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Registrazione Tribunale di Milano n. 451 del 22 agosto 1994. Poste italiane spa – Spedizione in abbonamen-
to postale – Dl 353/2003 (conv. in legge 46/2004) articolo 1, comma 1, DCB Milano
L’intervento
La “direttiva Seveso” si applica anche ai rifiuti pericolosi pag. 3
di Sergio Baroni e Paolo Zoppellari
Edizioni Ambiente
nuova versione 5.2 2006
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Premessa
Con il Dlgs 238/2005 di attuazione della direttiva 2003/1045/Ce (cd.
“Seveso-ter”) sono definitivamente fugati i dubbi sulla applicabilità
delle norme in materia di rischio di incidente rilevante agli impianti
di gestione di rifiuti pericolosi.
Il Dlgs 334/1999 in materia di controllo dei pericoli di incidente rile-
vante dispone, al comma 1 dell’articolo 2, che “il decreto si applica
agli stabilimenti in cui sono presenti sostanze pericolose in quan-
tità uguali o superiori a quelle indicate nell’Allegato I”.
si applica anche 2003/1045/Ce al testo della medesima nota nella direttiva 96/82/Ce),
di seguito evidenziato all’interno della nota stessa che si riporta per in-
tero: “Per quanto riguarda le sostanze e i preparati che non sono
ai rifiuti pericolosi classificati come pericolosi ai sensi di una delle suddette direttive,
ad esempio i rifiuti, ma che si trovano o possono trovarsi in uno
Risulta facile ipotizzare che esista un nesso, nelle intenzioni del Legi-
slatore europeo, tra l’inciso aggiunto al testo della Nota 1 precedente-
mente riportato e l’emendamento comunque non accolto.
Tabella 1. Valori di soglia (quantità limite) per l’applicazione dei diversi adempimenti previsti per le categorie di sostanze e
preparati non indicati in modo specifico nella Parte 1 (Parte 2, Allegato I – Dlgs 334/1999 come modificato da Dlgs 238/2005)
Che la verifica delle quantità non sia vincolata alla “forma” con cui si gio e all’etichettatura delle sostanze pericolose;
presenta tale quantità è ribadito più volte nel testo del Dlgs 334/1999. direttiva 1999/45/Ce del Parlamento europeo e del Consiglio, del
Alla lettera e), punto 1, articolo 3 sono definite sostanze pericolose “le 31 maggio 1999, concernente il ravvicinamento delle disposizioni
sostanze, miscele o preparati elencati nell’Allegato I, parte 1, o ri- legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri re-
spondenti ai criteri fissati nell’Allegato I, parte 2, che sono presenti lative alla classificazione, all’imballaggio e all’etichettatura dei
come materie prime, prodotti, sottoprodotti, residui o prodotti in- preparati pericolosi.”
termedi, ivi compresi quelli che possono ragionevolmente ritenersi
generati in caso di incidente”: il termine “sostanza” è indubbia- Non vi è dubbio circa il fatto che qualsiasi sostanza pericolosa, ai
mente utilizzato con accezione generica mentre il rilievo è alla carat- sensi della direttiva 67/548/Cee e successive modifiche e adegua-
teristica oggettiva di pericolosità ad essa associata, indipendentemente menti, sia da considerare rifiuto pericoloso, ai sensi delle norme
dalla connotazione funzionale (materia prima, prodotto, sottoprodot- che regolamentano la classificazione dei rifiuti, nel momento in cui
to, residuo o prodotto intermedio) che la sostanza possa assumere. assuma la qualifica di rifiuto; e che valga lo stesso assunto per i pre-
E ancora è ribadito al punto 2 dell’Introduzione dell’Allegato I ove è parati pericolosi.
riportato “Le miscele e i preparati sono assimilati alle sostanze pu-
re, purché rientrino nei limiti di concentrazione stabiliti in base Infatti nell’Allegato III alla direttiva 91/689/Ce in tema di rifiuti perico-
alle loro proprietà nelle pertinenti direttive o degli ultimi adegua- losi (identicamente trasposto nell’Allegato I del Dlgs 22/1997 Ronchi),
menti al progresso tecnico di cui alla parte 2, nota 1, a meno che ove sono indicati i criteri per la individuazione dei rifiuti pericolosi, si
non siano specificati la composizione in percentuale o non sia for- fa espresso riferimento ai criteri stabiliti dalla direttiva 67/548/Cee rela-
nita un’altra descrizione”. tivamente all’attribuzione delle caratteristiche di pericolo. A tal propo-
Si è detto che la questione sulla applicabilità passa(va) attraverso le sito si riporta quanto contenuto nelle note dell’Allegato citato:
differenti norme sulla classificazione delle sostanze pericolose e dei ri- “1. L’attribuzione delle caratteristiche di pericolo “tossico” (e
fiuti pericolosi, e pur tuttavia, ad un’approfondita disamina, tale diffe- “molto tossico”), “nocivo”, “corrosivo” e “irritante” è effettuata se-
renza appare non così significativa. condo i criteri stabiliti nell’Allegato VI, parte I.A e parte II.B della
direttiva 67/548/Cee del Consiglio, del 27 giugno 1967, concer-
Sostanze, miscele e preparati pericolosi nente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamen-
e rifiuti pericolosi tari ed amministrative relative alla classificazione, all’imballag-
Nell’Allegato I del Dlgs 334/1999 (di seguito riportato nella versione gio e all’etichettatura delle sostanze pericolose, nella versione mo-
modificata dal Dlgs 238/2005), in cui vi è l’elenco delle sostanze, mi- dificata dalla direttiva 79/831/Cee del Consiglio.
scele e preparati pericolosi soggetti all’applicazione del decreto stesso, 2. Per quanto concerne l’attribuzione delle caratteristiche “cance-
sono indicati i riferimenti normativi per la classificazione della perico- rogeno”, “teratogeno” e “mutageno” e riguardo all’attuale stato
losità di sostanze e preparati. In particolare all’inizio della Nota 1 alla delle conoscenze, precisazioni supplementari figurano nella guida
tabella della Parte 2 dell’Allegato I è indicato che: per la classificazione e l’etichettatura di cui all’Allegato VI (parte II
“Le sostanze e i preparati sono classificati in base alla normativa D) della direttiva 67/548/ Cee, nella versione modificata dalla di-
di recepimento delle seguenti direttive e al loro attuale adegua- rettiva 83/467/Cee della Commissione.”.
mento al progresso tecnico:
direttiva 67/548/Cee dei Consiglio, del 27 giugno 1967, concer- Ulteriormente, e più recentemente, la decisione 2000/532/Ce, e succes-
nente il ravvicinamento delle disposizioni legislative, regolamen- sive modifiche, che ha introdotto il nuovo Catalogo europeo dei rifiuti
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tari ed amministrative relative alla classificazione, all’imballag- Cer ed è stata ripresa in Italia dalla direttiva del Ministero dell’am-
biente del 9 aprile 2002, nel definire la presenza di sostanze pericolose
sificazione delle sostanze e dei preparati pericolosi (mediante frasi R) rispettare le norme vigenti in materia di disciplina urbanistica,
e dei rifiuti pericolosi (mediante le categorie H) che, in effetti, tali dif- tutela della salute dell’uomo e dell’ambiente, rumore, igiene degli
ferenti sistemi di classificazione appaiono intimamente connessi e non ambienti di lavoro, industrie insalubri, sicurezza, prevenzione
sostanzialmente difformi. incendi e rischi di incidenti rilevanti”. Tale ultimo inciso fa ritenere
Pertanto già in precedenza, ancor prima delle decisive novità introdot- in maniera sufficientemente inequivocabile che il Legislatore abbia
te con il Dlgs 238/2005, era possibile, come in numerosi casi è stato considerato applicabili le norme in materia di rischi di incidente rile-
fatto, considerare applicabili le norme in materia di incidenti rilevanti vante alle attività di recupero dei rifiuti pericolosi.
al settore dei rifiuti pericolosi.
A conferma di questa linea interpretativa si potevano, e si possono tut- Conclusioni
tora senz’altro considerare, gli ulteriori seguenti elementi: Deve quindi concludersi, anche e soprattutto in considerazione del
– il Dlgs 334/1999 all’articolo 4, lettera f), comma 1, inserisce specifi- Dlgs 238/2005 recentemente pubblicato, che agli stabilimenti in cui
camente fra le attività escluse le sole discariche di rifiuti (tra l’altro, sono presenti determinate quantità di rifiuti pericolosi (ovviamente in
nella nuova formulazione della lettera f) come modificata dal Dlgs funzione delle singole caratteristiche di pericolo ed in quantità supe-
238/2005, con l’eccezione di determinati impianti di smaltimento riori ai valori di soglia indicati nell’Allegato I al Dlgs 334/1999) sia
connessi con l’industria mineraria considerati assoggettabili a seguito applicabile la disciplina sul controllo dei pericoli di incidenti rilevanti.
di quanto appreso con l’incidente di Baia Mare, Romania, che causò Ad esclusione delle discariche (eccezioni a parte) e delle attività di tra-
l’inquinamento del Danubio nel 2000); la specificazione di una tipo- sporto (comunque escluse per tutte le sostanze pericolose), sono per-
logia di impianto, tra le diverse attività possibili di smaltimento e re- tanto da considerare assoggettabili alle norme sul rischio di incidente
cupero, può essere considerata significativa; rilevante gli stabilimenti in cui sono svolte le attività di gestione di ri-
– il Dm 12 giugno 2002, n. 161, relativo al recupero di rifiuti pericolo- fiuti pericolosi con particolare attenzione, date le quantità e le tipolo-
si, recita al comma 5, articolo 1 che “le operazioni di messa in riser- gie di rifiuti usualmente presenti, agli stoccaggi provvisori, all’incene-
va e le attività, i procedimenti e i metodi di recupero di ciascuna rimento ed ai trattamenti di tipo chimico-fisico.
(1) Supplemento ordinario n. 189 alla Gazzetta ufficiale 21 novembre 2005 n. 271.
(2) Guce 29 aprile 2003 C 102 E/14.
piccole imprese
e ambiente guida agli adempimenti normativi
Piccole imprese e ambiente è una guida qualità, rifiuti, rischio di incidente rilevan- consultazione. Per ogni argomento gli e-
ai principali adempimenti normativi che le te, rumore, sicurezza, valutazione di im- sperti del settore propongono un percor-
PMI devono affrontare per essere in re- patto ambientale (Via). Ogni capitolo è so di lettura articolato in: quadro genera-
gola con la legislazione in materia di am- preceduto da una sintesi con le ultime le, individuazione dei soggetti obbligati e
biente e sicurezza. novità legislative in materia, un quadro di quelli esclusi, normativa di riferimento,
Il volume è strutturato per aree temati- generale introduce il lettore all’area, sistema sanzionatorio, istruzioni operati-
che: acque, aria, bonifiche, imballaggi, mentre diversi gradi di testo aiutano la ve per assolvere l’adempimento.
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Premessa
Con le sentenze 26379 del 18 luglio 2005 (c.c. 21 aprile 2005) (1) e
34665 del 28 settembre 2005 (c.c. 27 giugno 2005) – riportata a pag.
30 – la Suprema Corte ha preso decisamente posizione in ordine alla
vexata quaestio delle cosiddette ecopiazzole comunali, affermando
che tale forma di deposito dei rifiuti costituisce un vero e proprio stoc-
caggio e necessita, pertanto, di autorizzazione ai sensi del Dlgs
22/1997, secondo la procedura ordinaria ovvero, sussistendone i pre-
Il deposito di rifiuti
e i centri Stoccaggio e deposito temporaneo
L’articolo 6, Dlgs 22/1997, pur non fornendo una definizione espressa
di “deposito di rifiuti”, contempla due nozioni particolarmente signi-
per la raccolta ficative: quella di “stoccaggio” e quella di “deposito temporaneo”.
Ai sensi dell’articolo 6, lettera l), si intende per “stoccaggio” le attività
nel rispetto delle relative norme tecniche, nonché, per i rifiuti peri- recupero deve avvenire ogni 2 o 3 mesi (a seconda che si tratti di rifiuti
colosi, nel rispetto delle norme che disciplinano il deposito delle so- pericolosi o non pericolosi) ovvero anche prima qualora, entro il bi-
stanze pericolose in essi contenute; mestre o il trimestre, venga raggiunto il limite quantitativo di 10-20
5) devono essere rispettate le norme che disciplinano l’imballaggio metri cubi;
e l’etichettatura dei rifiuti pericolosi”. – se il deposito è effettuato nelle isole minori, quand’anche nell’arco
Mentre lo stoccaggio, integrando un’operazione di smaltimento o di di un anno venga superato il limite quantitativo di 10-20 metri cubi,
recupero, costituisce innegabilmente un’attività di gestione dei rifiuti e l’avviamento a recupero o smaltimento può avvenire anche oltre il li-
deve pertanto essere espressamente autorizzato dalla Regione (o mite temporale di 2 o 3 mesi, purché ciascun conferimento non superi
dall’Ente locale delegato) ovvero, ricorrendo i presupposti previsti dal il predetto limite quantitativo di 10-20 metri cubi.
Dm 5 febbraio 1998 o dal Dm 12 giugno 2002, n. 161, deve essere co-
municato alla Provincia affinché verifichi preventivamente la sussi- Secondo la dottrina prevalente (4), invece, nel limite temporale di 2
stenza di detti presupposti, il deposito temporaneo, collocandosi logi- o 3 mesi, il produttore può tenere in deposito temporaneo qualsiasi
camente e temporalmente prima della raccolta e dunque prima della quantitativo di rifiuti, mentre per potersi avvalere del più lungo ter-
vera e propria gestione, non necessita di autorizzazione, come confer- mine annuale è necessario che il quantitativo di rifiuti tenuti in de-
mato dall’articolo 28, comma 5 del Dlgs 22/1997, a mente del quale, posito non ecceda mai i 10-20 metri cubi (5).
“fatti salvi l’obbligo della tenuta dei registri di carico e scarico da
parte dei soggetti di cui all’articolo 12, ed il divieto di miscelazio- Un’altra questione affrontata sovente dalla giurisprudenza è quella del
ne, le disposizioni del presente articolo non si applicano al deposi- mancato rispetto delle condizioni previste dal più volte richiamato ar-
to temporaneo effettuato nel rispetto delle condizioni stabilite ticolo 6, lettera m).
dall’articolo 6, comma 1, lettera m)”. Secondo il prevalente orientamento dei giudici di legittimità (6), qua-
lora non vengano rispettate le condizioni dettate per il deposito tempo-
La richiamata disciplina nazionale appare in linea con quanto previ- raneo, è configurabile un deposito incontrollato, il quale, nel caso in
sto dalla normativa comunitaria. cui sia posto in essere da titolari di imprese (7) o da responsabili di
Infatti, la direttiva 75/442/Cee del 15 luglio 1975, come modificata enti, è sanzionato penalmente ai sensi dell’articolo 51, comma 2, Dlgs
dalla direttiva 91/159/Cee, prevede, agli articoli 9 e 10, che tutti gli 22/1997, mentre negli altri casi è punito solo con sanzione ammini-
stabilimenti o imprese che effettuano le operazioni di smaltimento e- strativa pecuniaria ai sensi dell’articolo 50, comma 1, del medesimo
lencate nell’allegato II A o le operazioni di recupero elencate nell’alle- decreto.
gato II B debbono ottenere un’autorizzazione a tal fine. Minoritaria, invece, appare l’interpretazione giurisprudenziale (8) se-
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
Peraltro, gli allegati II A e II B alla direttiva, nel prevedere rispettiva- condo la quale la mancata osservanza delle condizioni poste dall’arti-
mente le operazioni di deposito preliminare e di messa in riserva, e- colo 6, lettera m) comporta la configurabilità di uno stoccaggio (che
scludono espressamente da tali operazioni il deposito temporaneo, pri- richiede l’autorizzazione o la comunicazione in procedura semplifica-
ma della raccolta, nel luogo in cui i rifiuti sono prodotti. ta), mentre si ha deposito incontrollato o abbandono di rifiuti quando
La direttiva 75/442/Cee, a differenza del Dlgs 22/1997, non subordina il raggruppamento di essi viene effettuato in luogo diverso da quello in
la qualificabilità di un deposito come temporaneo alla ricorrenza di cui i rifiuti sono prodotti, e fuori dalla sfera di controllo del produttore
specifiche condizioni temporali, modali o quali-quantitative, ma nep- (9).
pure esclude che simili condizioni possano essere contemplate dalle
legislazioni nazionali. In ordine allo stoccaggio, infine, la Cassazione ha avuto occasione di
La Corte di Giustizia europea, con sentenza del 5 ottobre 1999 (proce- chiarire che esso non deve necessariamente avvenire nel suolo o nel
dimenti C-175/98 Lirussi e C-177/98 Bizzaro), nel pronunciarsi in via sottosuolo, bensì è configurabile anche quando i rifiuti vengono cu-
pregiudiziale su una questione interpretativa sollevata dal Pretore di stoditi all’interno di automezzi utilizzati per il loro trasporto, essen-
Udine, da un lato, ha confermato che il deposito preliminare non è dosi pur sempre in presenza di un’ipotesi di immagazzinamento
una vera e propria operazione di gestione, bensì è un’operazione pre- (10).
paratoria alla gestione in quanto avviene prima della raccolta, dall’al-
tro, ha opportunamente affermato che, sebbene le imprese che deten- La discarica
gono rifiuti e che procedono al loro deposito temporaneo possono non Un’ulteriore forma di deposito di rifiuti contemplata dal Dlgs 22/1997
essere soggette all’obbligo di registrazione o d’autorizzazione, ciò no- è la discarica. Di essa, il Dlgs 22/1997 non dà una definizione espressa
nostante le operazioni di deposito dei rifiuti, quand’anche effettuate a (al pari del previgente Dpr 915/1982), limitandosi a indicare la disca-
titolo temporaneo, potendo provocare gravi danni all’ambiente, sono rica quale ipotesi esemplificativa dell’operazione di smaltimento D1
sempre soggette al rispetto dei principi della precauzione e dell’azione (Deposito sul o nel suolo) e a sanzionare penalmente chiunque rea-
preventiva che l’articolo 4 della direttiva mira ad attuare e le compe- lizzi o gestisca una discarica non autorizzata (articolo 51, comma 3).
tenti autorità nazionali sono sempre tenute a vegliare sul rispetto degli È spettato, dunque, alla giurisprudenza individuare gli elementi di fat-
obblighi risultanti da detto articolo 4 (2). to necessari e sufficienti affinché potesse dirsi integrato il reato di rea-
In relazione alle nozioni di stoccaggio e di deposito temporaneo si so- lizzazione o gestione di discarica abusiva.
no poste diverse questioni. Anteriormente all’entrata in vigore del Dlgs 22/1997 (11), le Sezioni
La prima, in ordine di concreta rilevanza, è quella relativa all’inter- Unite (12) avevano sancito che:
pretazione dei punti 2 e 3 dell’articolo 6, lettera m), Dlgs 22/1997, os- – la realizzazione di discarica consiste nella destinazione e allesti-
sia alla cadenza con cui i rifiuti tenuti in deposito temporaneo devono mento a tale scopo di una data area, con l’effettuazione di norma del-
essere avviati alle operazioni di recupero o di smaltimento. le opere a tal fine occorrenti: spianamento del terreno impiegato, aper-
È noto che la Suprema Corte, con sentenza 21 aprile 2000, n. 4957, tura dei relativi accessi, sistemazione, perimetrazione e recinzione;
Rigotti, successivamente richiamata in svariati pronunciamenti (3), – la gestione di discarica senza autorizzazione presuppone l’appresta-
ritenendo con ciò di aderire all’interpretazione più conforme alla nor- mento di un’area per raccogliervi i rifiuti, e consiste nell’attivazione di
mativa comunitaria e ai relativi principi, ha stabilito che: una organizzazione, articolata o rudimentale non importa, di perso-
– il deposito temporaneo può essere mantenuto fino al termine di du- ne, cose e/o macchine dirette al funzionamento della discarica.
rata di un anno solamente se, in tutto questo arco temporale, e cioè
complessivamente, non venga superato il limite di 10-20 metri cubi (a Ad integrazione di tale dictum, la Suprema Corte ha avuto occasione
8 seconda che si tratti di rifiuti pericolosi o non pericolosi); di affermare che:
a) ai fini della configurabilità del reato di realizzazione o gestione di tore degli stessi, nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono sottoposti a
Sulla problematica (che assume evidente rilevanza ai fini del computo La principale argomentazione addotta a sostegno di questa tesi consi-
del termine prescrizionale del reato) la Suprema Corte si è pronuncia- ste nel ritenere che la raccolta differenziata di rifiuti all’interno dell’e-
ta in due occasioni, esprimendosi in termini diametralmente op- copiazzola non costituisca una forma di stoccaggio (D15 o R13), in
posti. Infatti: quanto si colloca nella fase gestionale della raccolta, ossia in una fase
– con sentenza 27 gennaio 2004, n. 2662, la III Sezione ha affermato che precede logicamente e temporalmente le fasi del trasporto e del re-
che il reato di cui all’articolo 51, comma 3, Dlgs 22/1997 ha natura per- cupero/smaltimento.
manente sino al decorrere di 10 anni dalla cessazione dei conferimenti Tale linea argomentativa è stata esplicitamente accolta dalla V Sezione
ovvero con l’ottenimento dell’autorizzazione o la loro rimozione; del Consiglio di Stato, la quale, con sentenza n. 609 del 17 febbraio
– al contrario, con sentenza 16 dicembre 2004, n. 48402, la medesima 2004, nel riformare la sentenza n. 8512 del 19 dicembre 2002 dal Tar di
Sezione ha ritenuto che la gestione post-operativa di una discarica Lecce, ha ritenuto legittima la delibera di una giunta municipale con
non autorizzata, pur ricompresa nella nozione di gestione dei rifiuti la quale era stato approvato, senza preventiva valutazione di impatto
introdotta dall’articolo 6, comma 1, lettera d), Dlgs 22/1997, non rap- ambientale e senza preventiva autorizzazione ai sensi dell’articolo 27,
presenta una protrazione del reato permanente di abusivo esercizio Dlgs 22/1997, il progetto preliminare di realizzazione di un’area ecolo-
della discarica, che è punito solo in relazione al funzionamento effet- gica per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani (anche pericolosi) e
tivo di essa, mentre con l’inizio della gestione post-operativa il sito di tutti i manufatti necessari ad attrezzare la medesima area quanto a
non è più destinato a luogo di scarico e deposito di rifiuti, seppure per- viabilità, parcheggi, urbanizzazioni secondarie e verde di rispetto.
durano nel tempo gli effetti del precedente illecito accumulo. A ulteriore conforto della tesi in esame, viene sovente argomentato che
l’attività di gestione dei rifiuti urbani, ai sensi dell’articolo 21, comma
Da ultimo, si ricorda che, in un recente pronunciamento (21), la 1, Dlgs 22/1997, viene svolta in privativa dai Comuni, i quali, in forza
Suprema Corte ha avuto modo di chiarire che il reato di gestione di del potere regolamentare loro riconosciuto dal secondo comma del
discarica abusiva deve ritenersi integrato anche nell’eventualità in medesimo articolo, provvedono a disciplinare detta attività, stabilendo,
cui vengano smaltiti in discarica rifiuti diversi da quelli per i quali è tra l’altro, “le modalità del conferimento, della raccolta differen-
stata rilasciata l’autorizzazione, atteso che il trattamento di un rifiuto ziata e del trasporto dei rifiuti urbani al fine di garantire una di-
diverso da quello autorizzato equivale a trattamento di rifiuti senza stinta gestione delle diverse frazioni di rifiuti e promuovere il re-
autorizzazione. cupero degli stessi”; sicché sarebbe ultroneo ritenere che l’allestimen-
to di ecopiazzole da parte dei Comuni o di imprese affidatarie del ser-
Il raggruppamento di rifiuti vizio pubblico necessiti anche dell’ulteriore controllo amministrativo
Resta, infine, da chiedersi se abbia un’autonoma valenza e una speci- rappresentato dall’autorizzazione ex articoli 27 e 28 o dalla comuni-
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
fica disciplina il concetto di “raggruppamento” di rifiuti, che, in più cazione ex articoli 31 e ss. Dlgs 22/1997.
occasioni, ricorre all’interno del Dlgs 22/1997. Non manca, infine, chi, in un’ottica più pragmatica che giuridica, e-
Infatti, come già detto, l’articolo 6, lettera m), nel fornire la definizio- videnzia come la repressione penale nei confronti di amministratori e
ne di deposito temporaneo, parla di “raggruppamento dei rifiuti ef- dirigenti comunali che, pur in assenza di autorizzazione, hanno co-
fettuato, prima della raccolta, nel luogo in cui sono prodotti”. munque intrapreso iniziative volte a favorire la raccolta differenziata
Ma anche l’articolo 6, lettera e) parla di raggruppamento, definendo ed il recupero dei rifiuti urbani a scapito del loro smaltimento, rischi
la raccolta come “l’operazione di prelievo, di cernita e di raggrup- di ritorcersi contro lo stesso obiettivo di protezione dell’ambiente ed in-
pamento dei rifiuti per il loro trasporto”. centivi, al contrario, l’abbandono dei rifiuti da parte di quanti si vedo-
L’allegato B, infine, nell’elencare le operazioni di smaltimento, con- no negato l’accesso alle ecopiazzole.
templa al punto D13 il “raggruppamento preliminare prima di
una delle operazioni di cui ai punti da D1 a D12”. Il fronte del “sì”
L’utilizzo che il Legislatore delegato fa del concetto di “raggruppa- In frontale contrapposizione con la tesi testé esposta si pone quella li-
mento” è dunque molto eterogeneo: nel primo caso per delimitare nea di pensiero che vuole l’ecopiazzola sempre e comunque soggetta
un’attività antecedente alla vera e propria gestione, nel secondo per al regime autorizzatorio previsto dal “decreto Ronchi”.
individuare un momento della prima fase gestoria che è la raccolta, In tale direzione si registra anzitutto la nota 5 agosto 1999, avente per
nel terzo per identificare addirittura un’operazione di smaltimento. oggetto “Gestione delle ecopiazzole comunali”, con la quale il
Ministero dell’ambiente – Servizio per la tutela delle acque, nel ri-
Pertanto, sembra potersi affermare con sufficiente tranquillità che il spondere ad un quesito posto dalla Provincia di Udine, afferma te-
termine “raggruppamento”, nell’ambito del Dlgs 22/1997, abbia un stualmente: “In riferimento alla vs richiesta si ribadisce quanto già
significato atecnico e non voglia individuare, in senso statico, una precisato nella nota 20349/ARS/R secondo cui le ecopiazzole pres-
forma di cumulo di rifiuti diversa e ulteriore rispetto a quelle sopra so cui viene effettuato il conferimento dei rifiuti urbani differen-
prese in esame, bensì identifichi genericamente, in senso dinamico, ziati si configurano come centri di stoccaggio (messa in riserva
un’attività di accorpamento di rifiuti propedeutica ad altra attività (di nel caso in cui i rifiuti siano destinati a successive operazioni di
raccolta, di prelievo da parte del trasportatore, di smaltimento). recupero e deposito preliminare nel caso in cui gli stessi siano de-
stinati allo smaltimento).
Le ecopiazzole Le ecopiazzole devono pertanto essere autorizzate ai sensi degli ar-
Come annunciato in premessa, prendiamo ora in esame quella pecu- ticoli 27 e 28 del Dlgs 22/1997 o, qualora ricorrano tutte le con-
liare forma di deposito che, nella prassi, è nota come ecopiazzola (o i- dizioni ai sensi dell’articolo 33, nel rispetto della normativa tecni-
sola ecologica o ecocentro, secondo una nomenclatura alla quale, co- ca attualmente in vigore ai sensi dell’articolo 57, comma 1, Dlgs
me si vedrà, non sempre viene attribuito significato univoco). 22/1997.
Trattasi, in buona sostanza, di aree perlopiù perimetrate e/o presidiate Nel caso specifico si fa riferimento alle disposizioni di cui al punto
che i Comuni, nell’ambito del compito istituzionale loro attribuito 2.2 della delibera del 27 luglio 1984, in cui viene precisato che
dall’articolo 21, Dlgs 22/1997, predispongono per la raccolta differen- nelle stazioni di trasferimento dei rifiuti urbani e negli impianti
ziata dei rifiuti urbani. di stoccaggio provvisorio realizzati in funzione del successivo av-
vio dei rifiuti al trattamento o alla discarica, devono essere adot-
Il fronte del “no” tate, per quanto applicabili, le caratteristiche costruttive e le moda-
Secondo una prima impostazione, accolta in numerose realtà locali, lità di esercizio richieste per gli impianti di discarica nonché i tem-
10 le ecopiazzole non sarebbero soggette al regime autorizzatorio previsto pi massimi di permanenza dei rifiuti in relazione ai pericoli per
la salute dell’uomo o per l’ambiente. mento e gestione dei Rsu potrebbero distinguersi in quattro categorie:
dura stabiliti dall’articolo 13 dello stesso Dlgs 22/1997”. I regolamenti comunali di cui al secondo comma dell’articolo 8
Fatta questa premessa, la Corte osserva come, nel caso di specie, l’eco- del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del 1982, pos-
piazzola non fosse destinata alla mera raccolta di rifiuti urbani da sono prevedere frequenze di raccolta diverse, purché adeguata-
parte dei cittadini (26) e dovesse pertanto essere qualificata come mente motivate, a condizione che non comportino maggiori rischi
centro di stoccaggio, soggetto, come tale, al regime autorizzatorio, or- per la salute dell’uomo e/o per l’ambiente e siano comunque sal-
dinario o semplificato, previsto dal “decreto Ronchi”. vaguardate le esigenze di decoro ambientale.
I tempi e le modalità di conferimento, le capacità dei contenitori
La sentenza 26379/2005 sembrava lasciare uno spiraglio alla possi- nei quali il conferimento viene effettuato, nonché le frequenze e le
bilità che non dovessero essere qualificate come centri di stoccag- capacità del sistema di raccolta, devono assicurare la corrispon-
gio, bensì come depositi temporanei, le isole ecologiche destinate e- denza, sia temporale che quantitativa, tra il flusso di ciascun ciclo
sclusivamente al conferimento, da parte dei cittadini, dei rifiuti urba- di conferimento ed il flusso di ciascun ciclo di raccolta.
ni in frazioni omogenee. I contenitori nei quali viene effettuato il conferimento devono esse-
Tale spiraglio è stato chiuso, oltre ogni possibile dubbio, dalla suc- re idonei a proteggere i rifiuti dagli agenti atmosferici e dagli ani-
cessiva sentenza 34665/2005. mali e ad impedire esalazioni moleste.
Detti contenitori devono essere sottoposti a periodiche ed adeguate
In quest’ultimo pronunciamento, infatti, la Cassazione, chiamata a bonifiche, al fine di impedire l’insorgere di pericoli di natura igie-
sindacare la legittimità del sequestro preventivo disposto sopra un’area nico sanitaria.
di circa 2.000 mq che un Comune aveva recintato e pavimentato per 2.2. Il trasporto dei rifiuti urbani di cui al terzo comma dell’arti-
consentire ai cittadini di conferire varie tipologie di rifiuti in forma colo 2) del decreto del Presidente della Repubblica n. 915 del
differenziata, ha affermato espressamente che i rifiuti urbani raccolti 1982, va effettuato secondo modalità e con l’impiego di mezzi tec-
nell’isola ecologica non possono dar luogo ad un deposito tempora- nici atti a impedire la dispersione di rifiuti e la fuoriuscita di esa-
neo, dal momento che il luogo in cui avviene la produzione (e la rac- lazioni moleste.
colta) dei rifiuti domestici individuati dall’articolo 7, comma 2, lettera I mezzi impiegati nel trasporto devono essere idonei a garantire la
a), Dlgs 22/1997 è l’insediamento adibito a civile abitazione, nel qua- protezione dei rifiuti trasportati dagli agenti atmosferici e vanno
le gli occupanti hanno svolto le attività produttrici dei rifiuti e hanno sottoposti a periodiche ed adeguate bonifiche.
inoltre provveduto alla loro cernita e raggruppamento per frazioni o- Nei casi in cui le Regioni, nell’ambito dei piani di organizzazione
mogenee. dei servizi di cui al primo comma dell’articolo 6 del decreto del
Da ciò discende, ad avviso della Corte, che anche la semplice piazzola Presidente della Repubblica n. 915 del 1982, prevedano la realiz-
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
ecologica destinata alla raccolta differenziata dei rifiuti urbani confe- zazione di stazioni di trasferimento e/o di impianti di stoccaggio
riti dai cittadini costituisce un centro di stoccaggio e necessita di pre- provvisorio, in funzione del successivo avvio dei rifiuti al tratta-
ventivo controllo da parte dell’autorità amministrativa, attraverso mento o allo stoccaggio definitivo, per tali stazioni ed impianti de-
un’autorizzazione espressa o attraverso una procedura semplificata. vono essere adottate le caratteristiche costruttive e le modalità di e-
La Corte, poi, ribadisce il principio già espresso nella sentenza n. sercizio richieste per gli impianti di stoccaggio definitivo per quan-
26379 ed afferma: “In assenza di specifica norma derogatoria, que- to applicabili, e fissati tempi massimi di permanenza dei rifiuti, al
sta previa abilitazione è necessaria anche nel caso in cui lo stoc- fine di evitare pericoli per la salute dell’uomo e/o per l’ambiente.
caggio sia effettuato dai Comuni. Ad eccezione di tali casi, non sono ammessi stoccaggi provvisori di
Ciò significa che la competenza dei Comuni a curare la gestione rifiuti urbani dal momento della raccolta a quello del loro scarico
dei rifiuti urbani e assimilati e a disciplinarla con appositi regola- negli impianti di trattamento o di stoccaggio definitivo”.
menti comunali ai sensi dell’articolo 21 Dlgs 22/1997, non confi- In base alla delibera 27 luglio 1984, pertanto:
gura alcuna deroga alla disciplina di cui ai capi IV e V del titolo I – una cosa sono i contenitori destinati alla raccolta dei rifiuti urbani,
dello stesso decreto: in particolare non esonera gli stessi Comuni i quali, rappresentando un mero strumento per veicolare i rifiuti urba-
che intraprendono operazioni di smaltimento o di recupero, an- ni verso i centri di stoccaggio provvisorio o definitivo, devono essere
che nella forma incoativa dello stoccaggio, dall’obbligo di munirsi strutturati e organizzati in modo tale da assicurare la corrispondenza
del necessario titolo abilitativo”. temporale e quantitativa tra il flusso di ciascun ciclo di conferimento e
il flusso di ciascun ciclo di raccolta, nonché devono garantire il rispet-
La delibera 27 luglio 1984 to del decoro ambientale ed evitare il formarsi di sporcizia diffusa, per-
Le pronunce della Corte di Cassazione, per quanto condivisibili, non colamenti e cattivi odori;
devono portare a conclusioni affrettate, giacché sarebbe semplicistico, – altra cosa sono gli impianti di stoccaggio provvisorio, i quali, aven-
oltre che aberrante, ritenere che ogni cassonetto deputato alla raccolta do la funzione di concentrare i rifiuti per periodi e/o per quantità su-
differenziata dei rifiuti urbani, realizzando un accumulo di rifiuti al periori a quelli del sistema di raccolta, in attesa del successivo avvio al
di fuori del luogo di produzione, integri un’operazione di stoccaggio e trattamento o allo stoccaggio definitivo, pongono problematiche am-
necessiti conseguentemente di preventiva autorizzazione (27). bientali ben maggiori e devono, pertanto, possedere caratteristiche co-
Nella speranza di contribuire ad una riflessione collettiva che riesca a struttive e gestionali analoghe a quelle degli impianti di stoccaggio de-
trovare un punto di incontro tra il rigore dell’interpretazione normati- finitivo.
va e le esigenze della pratica, si osserva come già la delibera del Sebbene la nomenclatura utilizzata nella delibera 27 luglio 1984 sia
Comitato interministeriale 27 luglio 1984 (recante “Disposizioni per quella contenuta nel Dpr 915/1982, la distinzione funzionale e strut-
la prima applicazione dell’articolo 4, Dpr 10 settembre 1982, n. turale tra contenitori per la raccolta ed impianti di stoccaggio ben può
915” ) distinguesse chiaramente, sia a livello funzionale che a livello essere applicata anche dopo l’entrata in vigore del Dlgs 22/1997, il
infrastrutturale, tra: quale, peraltro, all’articolo 57, comma 1, fa espressamente salve, fino
– “contenitori” destinati alla “raccolta” dei rifiuti urbani; all’adozione di nuove disposizioni attuative, le norme regolamentari e
– “impianti” finalizzati al loro “stoccaggio” provvisorio. tecniche già disciplinanti la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei
In particolare, il punto 2.1 della citata delibera, nel dettare i criteri re- rifiuti.
lativi alla raccolta e al trasporto dei rifiuti urbani, recita:
“2.1. La raccolta dei rifiuti urbani di cui al punto 1) del terzo In conclusione, dunque, sembra potersi affermare che un’ecopiazzola,
comma dell’articolo 2 del decreto del Presidente della Repubblica qualora risponda ai requisiti funzionali e strutturali di cui al punto
12 n. 915 del 1982, prodotti all’interno dei perimetri entro i quali è 2.1 della delibera 27 luglio 1984, rientri ancora nella fase della raccol-
ta e del trasporto dei rifiuti urbani (fase che inizia certamente all’in- da avviare al recupero, non v’è dubbio che tale soggetto debba:
(1) In questa Rivista n. 123 (11/05), pag. Infatti, lo schema di decreto legislativo di- sere raccolti ed avviati alle operazioni penale, sentenza 26 febbraio 2003, n.
24. ramato in data 24 ottobre 2005 dalla di recupero o di smaltimento secondo 9057, Costa; Corte di Cassazione, III
(2) L’articolo 4 della direttiva 75/442/Cee Commissione istituita dal comma 11 del- due diverse modalità alternative fra lo- Sezione penale, sentenza 5 febbraio 2004,
recita: la citata disposizione, contiene, all’artico- ro, a scelta del produttore: n. 4356; Corte di Cassazione, III Sezione
“Gli Stati membri adottano le misure lo 183, lettera m), la seguente definizione a) con cadenza almeno trimestrale penale, sentenza 27 aprile 2004, n. 19505,
necessarie per assicurare che i rifiuti di deposito temporaneo: “il raggruppa- dalla data di registrazione sul registro Ambrosi; Corte di Cassazione, III Sezione
siano ricuperati o smaltiti senza perico- mento dei rifiuti effettuato, prima della di cui all’articolo 188 del presente de- penale, sentenza 24 settembre 2004 n.
lo per la salute dell’uomo e senza usare raccolta, nel luogo in cui sono prodotti creto, indipendentemente dalle quan- 37879; Corte di Cassazione, III Sezione
procedimenti o metodi che potrebbero alle seguenti condizioni: tità in deposito; penale, sentenza 17 novembre 2004, n.
recare pregiudizio all’ambiente e in b) ovvero quando il quantitativo di ri- 44548.
particolare: m 1 – i rifiuti depositati non devono fiuti pericolosi in deposito raggiunge i (7) Ai fini della configurabilità della con-
– senza creare rischi per l’acqua, l’a- contenere policlorodibenzodiossine, po- 20 metri cubi. In ogni caso, allorché il travvenzione di cui all’articolo 51, com-
ria, il suolo e per la fauna e la flora; liclorodibenzofurani, policlorodibenzo- quantitativo di rifiuti non superi i 20 ma 2 Dlgs 22/1997, l’impresa può anche
– senza causare inconvenienti da ru- fenoli in quantità superiore a 2,5 parti metri cubi l’anno il deposito tempora- essere un’impresa di fatto, priva di perso-
mori od odori; per milione (ppm) né policlorobifenile, neo non può avere durata superiore ad nalità giuridica (in tal senso Corte di
– senza danneggiare il paesaggio e i si- policlorotrifenili in quantità superiore a un anno; lo stesso termine di durata Cassazione, III Sezione penale, sentenza
ti di particolare interesse. 25 parti per milione (ppm); massima si applica indipendentemente 10 novembre 2004, n. 43882).
Gli Stati membri adottano inoltre le m 2 – i rifiuti pericolosi devono essere dalle quantità, al deposito temporaneo (8) Cfr. Corte di Cassazione, III Sezione
misure necessarie per vietare l’abban- raccolti ed avviati alle operazioni di re- effettuato in stabilimenti localizzati penale, sentenza 19 giugno 2000, n. 7140,
dono, lo scarico e lo smaltimento in- cupero o di smaltimento secondo due nelle isole minori; Eterno; Corte di Cassazione, III Sezione
controllato dei rifiuti”. diverse modalità alternative fra loro, a m – 4 il deposito temporaneo deve esse- penale, sentenza 5 maggio 2004, n.
(3) Cfr. Corte di Cassazione, III Sezione scelta del produttore: re effettuato per tipi omogenei e nel ri- 21024, Eoli.
penale, sentenza 29 ottobre 2002; Corte di a) con cadenza almeno bimestrale spetto delle relative norme tecniche, (9) Sulla questione ho già avuto occasio-
Cassazione, III Sezione penale, sentenza dalla data di registrazione sul registro nonché, per i rifiuti pericolosi, nel ri- ne di sostenere la tesi secondo cui si a-
24 marzo 2003, n. 13113, Rofi; Corte di di cui all’articolo 188 del presente de- spetto delle norme che disciplinano il vrebbe un deposito incontrollato allor-
Cassazione, III Sezione penale, sentenza creto, indipendentemente dalle quan- deposito delle sostanze pericolose in essi quando il detentore dei rifiuti, pur rima-
20 maggio 2003, n. 22063, Mascheroni; tità in deposito; contenute; nendo tale, li tenga depositati direttamen-
Corte di Cassazione, III Sezione penale, b) ovvero quando il quantitativo di ri- m – 5 devono essere rispettate le norme te sul suolo, in modo disordinato, senza
sentenza 24 settembre 2004 n. 37879. fiuti pericolosi in deposito raggiunge i che disciplinano l’imballaggio e l’eti- controllo, come se giacessero in stato di
(4) Cfr. P. Ficco e M. Santoloci, “Discari- 10 metri cubi. In ogni caso, allorché il chettatura dei rifiuti pericolosi”. abbandono, mentre, nelle altre ipotesi di
ca abusiva e deposito temporaneo: i ter- quantitativo di rifiuti non superi i 10 (6) Cfr. Corte di Cassazione, III Sezione violazione delle condizioni previste
mini di una riflessione necessaria e non metri cubi l’anno il deposito tempora- penale, sentenza 15 luglio 1997, n. 9168, dall’articolo 6, lettera m), sarebbe inte-
rinviabile”, in questa Rivista n. 117 neo non può avere durata superiore ad Ciarcià; Corte di Cassazione, III Sezione grata la fattispecie di stoccaggio non au-
(4/05), pag. 10. un anno; lo stesso termine di durata penale, sentenza 3 luglio 2001, n. 31128, torizzato sanzionato dall’articolo 51,
(5) La questione, peraltro, sembra dover massima si applica indipendentemente Migliozzi; Corte di Cassazione, III Sezione comma 1 (cfr. “La violazione dell’articolo
presto ricevere soluzione normativa per dalle quantità, al deposito temporaneo penale, sentenza 5 marzo 2002, Amadori; 6, lettera m): stoccaggio non autorizzato
effetto dell’attuazione della delega conte- effettuato in stabilimenti localizzati Corte di Cassazione, III Sezione penale, o deposito incontrollato?”, in questa Rivi-
nuta nell’articolo 1 della legge 15 dicem- nelle isole minori; sentenza 28 maggio 2002, n. 20780, sta n. 118 (5/05), pag. 35). 13
bre 2004, n. 308. m 3 – i rifiuti non pericolosi devono es- Brustia; Corte di Cassazione, III Sezione Contrario a tale impostazione è V. Paone,
“Le sanzioni per abbandono e deposito temporaneo di rifiuti, ca non autorizzata” da “chiunque” illegittimo il ricorso alla disposizione
L’intervento Depositi, stoccaggi ed ecopiazzole
incontrollato di rifiuti”, in Ambiente – ma esclusi posta in essere ex articolo 51, 3 comma anzidetta per realizzare di fatto disca-
Consulenza e pratica per l’impresa, – gli impianti in cui i rifiuti sono scari- (cfr. Cass. 7746 del 1999; 34298 del riche permanenti, reiterando per anni
3/2004, pag. 271. L’Autore, pur ricono- cati al fine di essere preparati per il suc- 2002; 35551 del 2002; 1637 del le ordinanze, senza soluzione di conti-
scendo alla tesi indubbi profili di plausibi- cessivo trasporto in un impianto di re- 2003). nuità (vedi Corte di Cassazione, III Se-
lità, osserva come manchi nella vigente cupero, trattamento o smaltimento, e La Corte ha chiarito che “l’esercizio di zione penale, sentenza 17 aprile 1998,
normativa l’indicazione di chiare e precise – i depositi di rifiuti in attesa di recupe- discariche comunali di rifiuti senza n. 6292, Cuda; 15 luglio 1997, n.
precauzioni tecniche rispettando le quali ro o trattamento per un periodo infe- autorizzazione regionale” non costitui- 9157, Felice; 9 aprile 2002, n. 14762,
si possa parlare di deposito controllato. riore a tre anni come norma generale, sce solo “un reato in senso formale”, imp. Bluè). Non è neppure possibile fa-
(10) Cfr. Corte di Cassazione, III Sezione o ma un “reale pericolo per la salute e re ricorso ai poteri d’urgenza esclusiva-
penale, sentenza 16 gennaio 2002, n. – i depositi di rifiuti in attesa di smalti- l’ambiente”, beni primari che il sinda- mente per ragioni finanziarie, in
8526, Celano. mento per un periodo inferiore a un co ha il dovere di tutelare in concreto quanto non esiste un principio di giu-
(11) L’articolo 25, comma 2 del Dpr anno”. con tutte le iniziative pratiche necessa- stificazione di tipo economico nel siste-
915/1982, così come l’attuale articolo 51, (17) Corte di Cassazione, III Sezione pe- rio, stabilendo con la Regione un rap- ma del Dlgs 22/1997 come non esiste-
comma 3 Dlgs 22/1997, comminava una nale, sentenza 28 ottobre 2004, n. 42212; porto di reciproca e leale collaborazio- va nel Dpr 915/1982, giacché l’ente lo-
sanzione penale a carico di “chiunque Corte di Cassazione, III Sezione penale, ne (Corte di Cassazione, III Sezione pe- cale ha il dovere di dare la priorità alle
realizza o gestisce una discarica non au- sentenza 17 novembre 2004, n. 44548. nale, sentenza 16 maggio 1995, n. spese necessarie per un corretto smalti-
torizzata”. (18) Autorevole dottrina (P. Ficco e M. 7392, Alfieri) e che ogni incertezza deve mento dei rifiuti urbani, anche se il sito
(12) Corte di Cassazione penale, Sezione Santoloci, “Discarica abusiva e deposito essere evitata in ordine all’eventuale e- adatto si trovi ad una certa distanza e
Unite, sentenza 28 dicembre 1994 n. temporaneo: i termini di una riflessione sercizio dei poteri contingibili ed urgen- le risorse economiche comunali siano
12753, Zaccarelli. Successivamente, il necessaria e non rinviabile”, op cit.) ha e- ti. Già sotto la vigenza del Dpr 915/ limitate (vedi Corte di Cassazione, III
principio espresso dalle Sezioni Unite è spresso riserve in ordine a tale orienta- 1982 questa Corte aveva precisato Sezione penale, sentenza 13 ottobre
stato ripreso da Corte di Cassazione, III mento, ritenendo che “il dato letterale (Corte di Cassazione, III Sezione penale, 1995, n. 11336, Ranieri ed altri; Cass.
Sezione penale, sentenza 29 aprile 1997, dell’anno di giacenza del Dlgs 36/2003 sentenza 31 gennaio 1995, n. 1015, 10 maggio 1994, n. 1468, Meraglia; 3
n. 4013, Vasco e, in tempi più recenti, da non vada inteso in senso assoluto stanti Carpinelli), che il potere di ordinanza novembre 1993, n. 11041, Serafini; 21
Corte di Cassazione, III Sezione penale, le specifiche e peculiari caratteristiche del Sindaco ex articolo 12 Dpr 915/ ottobre 1993, n. 2180, Pm in proc.
sentenza 29 settembre 2004, n. 38318. della nostra normativa di settore ma 1982 era condizionato a precisi presup- Baffoni). Va infine precisato che l’ordi-
(13) Cfr. Corte di Cassazione, III Sezione soltanto come criterio di massima indi- posti per essere legittimo: a) la tempora- nanza di necessità non costituisce un
penale, sentenza 11 febbraio 1998, n. cativo di un termine che non può rite- neità; b) l’eccezionalità dell’evento ve- titolo di legittimazione sostitutivo del-
1654; Corte di Cassazione, III Sezione pe- nersi assoluto né in senso negativo né rificatosi; c) la necessità e l’urgenza di l’autorizzazione regionale ma, secondo
nale, sentenza 11 ottobre 2000, n. 3377; in senso positivo”. provvedere; d) la salvaguardia della l’orientamento di questa Corte (cfr. per
Corte di Cassazione, III Sezione penale, (19) Cfr. Corte di Cassazione, III Sezione salute e dell’ambiente; e) l’individua- tutte Cass. 25926 del 2002), configura
sentenza 13 novembre 2000, n. 11599; penale, sentenza 16 marzo 1998, n. 3257, zione delle concrete e positive misure una causa speciale di giustificazione
Corte di Cassazione, III Sezione penale, Santagata; Corte di Cassazione, III Sezio- con cui si doveva realizzare la forma per quelle attività di smaltimento non
sentenza 26 febbraio 2004, n. 8424; Corte ne penale, sentenza 29 maggio 1998, n. temporanea di smaltimento; f) una autorizzate che normalmente integre-
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
di Cassazione, III Sezione penale, senten- 6292; Corte di Cassazione, III Sezione pe- motivazione specifica e dettagliata. rebbero gli estremi di reato. Proprio
za 8 giugno 2004, n. 25463; Corte di nale, sentenza 2 dicembre 1998, n. 12692; Questi principi sono stati recepiti nel- perché il decreto funge da causa di giu-
Cassazione, III Sezione penale, sentenza 8 Corte di Cassazione, III Sezione penale, l’articolo 13 del Dlgs 22/1997, con ul- stificazione di un reato è consentito al
settembre 2004, n. 36062. sentenza 16 giugno 1999, n. 7748; Corte teriori ed opportune precisazioni. giudice penale sindacarlo al fine di ve-
Secondo un’isolata pronuncia (Corte di di Cassazione, III Sezione penale, senten- Invero la temporaneità non può essere rificare la sussistenza della dedotta
Cassazione, III Sezione penale, sentenza za 27 marzo 2000, n. 3878, Stillitani; Cor- superiore a mesi sei; il potere di reitera- causa di giustificazione”.
17 giugno 2004, n. 27296) sarebbe altresì te di Cassazione, III Sezione penale, sen- zione non può essere esercitato più di (20) Cfr. Corte di Cassazione penale,
necessaria, ai fini dell’integrazione del tenza 14 ottobre 2002, n. 34298, Busca- due volte, per cui l’efficacia dell’ordi- Sezione Unite, sentenza 28 dicembre 1994
reato de quo, l’eterogeneità dell’ammasso rino; Corte di Cassazione, III Sezione pe- nanza non può protrarsi oltre 18 mesi, n. 12753, Zaccarelli; Corte di Cassazione,
dei materiali. A ben vedere, tuttavia, l’ete- nale, sentenza 2 dicembre 2004, n. 46735. e soprattutto non è possibile derogare III Sezione penale, sentenza 3 ottobre
rogeneità dei materiali accumulati, più Nella recente sentenza n. 859 del 18 gen- alle disposizioni vigenti in materia am- 1997, n. 8944, Gangemi; Corte di Cassa-
che un imprescindibile elemento materia- naio 2005, la III Sezione ha così efficace- bientale e di sicurezza pubblica, come zione, III Sezione penale, sentenza 26 set-
le della fattispecie illecita, rappresenta un mente riassunto il proprio orientamento è espressamente precisato nel preambo- tembre 2002, n. 1566; Corte di Cassazione
indizio oggettivo della volontà di disfarsi sul punto: lo dell’articolo 13 citato, il presupposto penale, Sez. Fallimentare, sentenza 12 no-
dei medesimi (e, dunque, della loro quali- “… va ribadito il consolidato indirizzo rimane quello dell’eccezionale ed ur- vembre 2004, n. 44274.
ficabilità come rifiuti) nonché della ripe- di questa sezione in base al quale an- gente necessità di tutela della salute (21) Corte di Cassazione, III Sezione pe-
titività dei conferimenti. che il sindaco, pur essendo obbligato pubblica e dell’ambiente dove la con- nale, sentenza 1° aprile 2005, n. 12349.
(14) Cfr. Corte di Cassazione, III Sezione per legge allo smaltimento dei rifiuti giunzione “e” ha sostituito la “o” del (22) M. Santoloci, “Ecopiazzole, la disci-
penale, sentenza 20 febbraio 2002, n. urbani, per la gestione di una discari- testo previgente. Tale potere può quindi plina giuridica dello stoccaggio comunale
6796, Garzia; Corte di Cassazione, III ca, deve chiedere l’autorizzazione alla essere esercitato in presenza di una si- per la raccolta differenziata”, in questa
Sezione penale, sentenza 29 settembre Regione – spettando solo a questa nella tuazione sopravvenuta che presenti il Rivista n. 110 (8/9-04), pag. 6; P. Ficco,
2004, n. 38318. sua posizione sovraordinata assumere carattere dell’eccezionalità, come ad e- “Le ecopiazzole comunali devono essere
(15) Cfr. Corte di Cassazione, III Sezione le opportune decisioni in merito al rila- sempio un evento naturale straordina- autorizzate”, in www.reteambiente.it.
penale, sentenza 13 gennaio 1995, n. 163, scio dell’autorizzazione, valutate la rio (terremoto, alluvione, incendio, (23) E. Dello Vicario, “Ecopiazzole: isole
Zagni; Corte di Cassazione, III Sezione pe- quantità dei rifiuti da smaltire, le strut- ecc.), per cui si deve intervenire con ecologiche o ecocentri”? Un contributo al
nale, sentenza 29 luglio 1999, n. 1819; ture, l’idoneità delle discariche all’in- immediatezza, incompatibile con i dibattito (sul filo del lessico)”, in
Corte di Cassazione, III Sezione penale, terno del territorio regionale, sulla base tempi necessari per il rispetto della nor- www.dirittoambiente.com.
sentenza 31 gennaio 2005, n. 2950; Corte della comparazione di interessi pubbli- mativa vigente in materia. La deroga (24) C. Carruba e E. Quadraccia, “Eco-
di Cassazione, III Sezione penale, senten- ci e privati, trattandosi di attività che delle disposizioni vigenti, proprio perché piazzole, Isole ecologiche, Ecocentri. Con-
za 18 aprile 2005, n. 14285; Corte di non può essere riservata alla limitata deriva da una situazione contingente, tributo di analisi”, in www.lexambian-
Cassazione, III Sezione penale, sentenza prospettiva del sindaco. Tale principio, deve essere temporanea e limitata al te.com.
1° giugno 2005, n. 20499. già affermato sotto il vigore del Dpr periodo necessario per attivare la proce- (25) A titolo di mero esempio si cita l’at-
(16) Ai sensi dell’articolo 2, lettera g) 915/1982 (Corte di Cassazione, III Se- dura ordinaria. In altre parole la si- to di indirizzo concordato in sede di U-
della direttiva 26 aprile 1999, n. 1999/31/ zione penale, sentenza 23 ottobre tuazione emergenziale, che deve co- nione Regionale delle Province Marchi-
Ce deve intendersi per discarica: “un’area 1989, n. 2560, Cataldi; Corte di Cas- munque sussistere per giustificare il ri- giane in data 15 febbraio 2002:
di smaltimento dei rifiuti adibita al de- sazione, III Sezione penale, sentenza 8 corso alla procedura straordinaria, “In relazione al fatto se i centri-am-
posito degli stessi sulla o nella terra agosto 1989, n. 11017, Izzi; Corte di non deve poi costituire il pretesto per e- biente debbano o meno essere autoriz-
(vale a dire nel sottosuolo), compresa Cassazione, III Sezione penale, sentenza ludere la disciplina vigente in materia. zati ai sensi del Dlgs 22/1997, si fa rife-
– la zona interna adibita allo smalti- 21 aprile 1989 n. 6169, Porto; Corte di Da ciò consegue che il ricorso al provve- rimento al parere espresso dalla Re-
mento dei rifiuti (cioè la discarica in Cassazione, III Sezione penale, sentenza dimento d’urgenza non può essere in- gione Marche (nonché da altre Regioni
cui lo smaltimento dei rifiuti avviene 13 gennaio 1995, n. 163, Zagni, Corte vocato, in mancanza di situazioni ec- italiane) con Dgr n. 1115/ME/AMB del
nel luogo medesimo in cui essi sono di Cassazione, III Sezione penale, sen- cezionali, per risolvere l’ordinaria esi- 18 maggio 1998, la quale prevede che
stati prodotti e ad opera di chi li ha pro- tenza 30 giugno 1995, n. 7392, Alfieri) genza di smaltimento dei rifiuti e non “la conduzione delle stazioni e/o centri
dotti), e è stato, a maggior ragione, ribadito a può comunque protrarsi oltre il tempo di trasferimento e stazioni di conferi-
– un’area adibita in modo permanen- seguito del Dlgs 22/1997, che punisce necessario per adottare la procedura mento di rifiuti urbani è di competen-
14
te (cioè per più di un anno) al deposito la “realizzazione o gestione di discari- ordinaria. Questa Corte ha già ritenuto za e di privativa pubblica e rientra nel-
le operazioni di raccolta di cui all’arti- 1998, si effettuano operazioni ricom- rifiuti contenenti mercurio), 20.01.23*
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Premessa
Il sistema di classificazione dei rifiuti definito dal Dlgs 22/1997, im-
perniato sull’Elenco europeo dei rifiuti, pur apparendo molto nitido e
schematico, pone non poche difficoltà di applicazione e determina
delle ricadute gestionali pesanti in ambiti normativi diversi da quello
inerente i rifiuti. Tali ricadute sono, molto spesso, disattese sia dai pro-
duttori dei rifiuti che dagli operatori dello smaltimento/recupero e
contemporaneamente gli Enti competenti forniscono interpretazioni
Le fonti normative
Le direttive
La direttiva 91/156/Cee nei “considerando” recita: “(…) che per ren-
dere più efficace la gestione dei rifiuti nell’ambito della Comunità,
sono necessarie una terminologia comune e una definizione dei
rifiuti” e, all’articolo 1, che “La Commissione preparerà (…) un e-
lenco dei rifiuti che rientrano nelle categorie di cui all’allegato I. 17
Questo elenco sarà oggetto di un riesame periodico (…)”. L’allega- menclatura di riferimento con una terminologia comune per tut-
L’intervento Rifiuti pericolosi e altri ambiti normativi
to I citato descrive una serie di categorie di rifiuti a supporto della defi- ta la Comunità allo scopo di migliorare tutte le attività connesse
nizione di rifiuto sulla cui base sarà costituito poi il Catalogo europeo alla gestione dei rifiuti. A questo riguardo il Catalogo europeo dei
dei rifiuti, tale allegato corrisponde pienamente all’allegato A previsto rifiuti dovrebbe diventare il riferimento di base del programma
all’articolo 6, comma 1, lettera a) del Dlgs 22/1997. comunitario di statistiche sui rifiuti…”.
Ma, nel ritornare alla direttiva 91/689/Cee, si nota che essa va ben ol-
La direttiva 91/156/Ce, quindi, detta dei principi fondamentali cui le tre: “I metodi di prova sono intesi a conferire un significato specifi-
successive norme dovranno fare riferimento per i diversi dettagli co alle definizioni di cui all’allegato III. I metodi da utilizzare so-
tecnici e gestionali, il Catalogo è individuato come uno strumento no quelli descritti nell’allegato V della direttiva 67/548/Cee, (...) o
necessario a facilitare la comunicazione e lo scambio di dati in am- dalle successive direttive della Commissione che adeguano al pro-
bito comunitario. gresso tecnico la direttiva 67/548/Cee. Questi metodi sono basati
sui lavori e sulle raccomandazioni degli organismi internaziona-
La direttiva 91/689/Cee verte sui rifiuti pericolosi e, di nuovo, nei li competenti, in particolare su quelli dell’Ocse”.
“considerando” troviamo un riferimento alla necessità di uniformità:
“(…) considerando (…) è necessario usare definizioni precise ed Ecco quindi anche i metodi sperimentali per accertare le caratteri-
uniformi dei rifiuti pericolosi, basate sull’esperienza”, poi all’arti- stiche di rischio dei rifiuti; è inoltre chiaro che sia i metodi di prova
colo 1, comma 4, troviamo: “ai fini della presente direttiva, si inten- che i criteri di classificazione progrediscono di pari passo con i vari
de per “rifiuti pericolosi: adeguamenti (oggi siamo al 29°) della direttiva 67/548/Cee.
• i rifiuti precisati in un elenco da stabilirsi (…) e basato sugli
allegati I e II della presente direttiva (…). Tali rifiuti devono pos- L’Elenco europeo dei rifiuti
sedere almeno una delle caratteristiche elencate nell’allegato III. La successiva stesura del Catalogo, contenuta nella decisione 2000/
L’elenco precitato tiene conto dell’origine e della composizione dei 532/Ce (recepita nell’ambito del regolamento Ce 2557/2001 e oggetto
rifiuti e eventualmente dei valori limite di concentrazione (…); della MinAmbiente del 9 aprile 2002), migliora la situazione, inseren-
• qualsiasi altro rifiuto che (…) possiede una delle caratteristiche do molte nuove voci e, soprattutto, introduce per alcuni codici (i co-
indicate nell’allegato III”. siddetti codici a specchio) dei limiti di concentrazione: in tal modo, il
Quindi l’allegato III, di cui sopra, fornisce i riferimenti tecnici precisi: “criterio di provenienza” (il rifiuto è comunque pericoloso perché io
“L’attribuzione delle caratteristiche di pericolo tossico (e molto tossi- Legislatore voglio/ho appurato così) è affiancato dal “criterio di con-
co), nocivo, corrosivo e irritante è effettuata secondo i criteri stabiliti centrazione” (se si dimostra che la concentrazione di sostanze pe-
nell’allegato VI, parte I. A e parte II. B della direttiva 67/548/ Cee ricolose è al di sotto delle soglie previste, il rifiuto non è pericoloso).
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
del Consiglio, del 27 giugno 1967 (...). Per quanto concerne l’attri- Quest’ultimo, pur presente nella direttiva 91/689/Cee, era stato del tut-
buzione delle caratteristiche cancerogeno, teratogeno e mutageno e to ignorato nella prima elencazione dei rifiuti.
riguardo all’attuale stato delle conoscenze, precisazioni supplemen- Quali soglie di concentrazione impone, dunque, il Legislatore comu-
tari figurano nella guida per la classificazione e l’etichettatura di nitario per i rifiuti? Nient’altro che quelle stabilite dalle norme per la
cui all’allegato VI (parte II. D) della direttiva 67/548/Cee (...). classificazione ed etichettatura delle sostanze pericolose.
Gli allegati I, II e III citati sono ripresi fedelmente negli allegati G, H Riassumendo, appare evidente che:
ed I al Dlgs 22/1997 e rispettivamente indicano: – la classificazione dei rifiuti pericolosi ha come riferimento vinco-
– un elenco di categorie generali di rifiuti o processi produttivi (at- lante le norme per la classificazione e l’etichettatura delle sostanze
tenzione, sono queste le categorie di rifiuti che non possono es- pericolose, necessarie per valutare i rischi associati al rifiuto;
sere mescolate come recita l’articolo 9 del Dlgs 22/1997); – i criteri di classificazione dei rifiuti pericolosi si adeguano all’evo-
– un elenco di sostanze costituenti il rifiuto che lo rendono perico- luzione delle norme per la classificazione e l’etichettatura delle so-
loso “quando tali rifiuti possiedono le caratteristiche di cui stanze pericolose, anche per quanto riguarda i metodi di prova;
all’allegato III”; – il Catalogo europeo dei rifiuti è uno strumento necessario di orga-
– l’elenco delle caratteristiche di pericolo dei rifiuti, cui corrispon- nizzazione e pianificazione, nato al fine di semplificare la raccolta e
dono le diverse sigle “H” da 1 a 14. lo scambio di dati; lo stesso Legislatore riconosce che non è esausti-
vo (e non lo potrà mai essere) ed è per questo soggetto a revisione
Non siamo quindi ancora al Catalogo, ma vengono sanciti i riferi- periodica.
menti per la costruzione di questo e per la definizione di rifiuto perico-
loso, che sono cioè le norme per la classificazione e l’etichettatura del- Le ambiguità della disciplina legislativa
le sostanze pericolose. Va ricordato che tutti tali criteri e riferimenti so- I rifiuti pericolosi che non sono pericolosi
no presenti tal quali nella normativa italiana attualmente vigente, Il Legislatore comunitario nella realizzazione dell’Elenco europeo dei
quindi occorre tenerne conto nella gestione dei rifiuti. rifiuti, al fine di prevenire danni all’uomo ed all’ambiente, in confor-
mità al principio di precauzione, ha ritenuto che alcuni rifiuti sono
Il Catalogo europeo dei rifiuti sempre pericolosi, cioè tali rifiuti presentano sempre una o più carat-
Successivamente, la decisione della Commissione 94/3/Ce e la decisio- teristiche di rischio perché contengono sempre sostanze pericolose. È,
ne del Consiglio 94/904/Ce (ora abrogate dalla decisione 2000/532/Ce, quindi, prevalso il criterio di provenienza rispetto ai criteri di concen-
istitutiva dell’unico Elenco europeo dei rifiuti, dove trovano posto an- trazione pur previsti dalla direttiva 91/689/Cee, corrispondenti a quelli
che i rifiuti pericolosi), ci hanno consegnato il Catalogo europeo dei ri- della direttiva 67/548/Cee. Nella pratica quotidiana si verifica spesso il
fiuti (prima versione). Tale Catalogo fu frutto di un estenuante com- caso di rifiuti che sono chiaramente individuati come pericolosi (con
promesso fra gli interessi dei diversi Stati e non rifletteva i rigorosi crite- codice non a specchio) che però, grazie ad accertamenti analitici o al-
ri tecnici sopra citati, sacrificati a fronte di ben altre esigenze. Né è que- la verifica delle schede di sicurezza dei prodotti impiegati, non presen-
sta la sede per elencare i vistosi errori ed omissioni ivi presenti, così co- tano alcun rischio secondo i criteri delle norme sull’etichettatura di
me gli errori ulteriori aggiunti dalla traduzione italiana e nella tran- sostanze e preparati pericolosi e che quindi non sarebbero classificabili
scodifica dai vecchi codici del Catasto dei rifiuti, va piuttosto ribadito come pericolosi. È noto, poi, che per motivi di riduzione dell’impatto
che i criteri sopra elencati, pur traditi nella redazione del Catalogo, so- ambientale delle merci e per considerazioni relative alla sicurezza del
no tuttora i criteri che determinano se il rifiuto è pericoloso o meno. loro impiego è in atto la tendenza generale ad evitare o a ridurre l’im-
18 La stessa decisione 94/3/Ce recita: “il Catalogo vuole essere una no- piego di sostanze pericolose. Il risultato è che molti prodotti pericolosi
impiegati in diversi processi produttivi, cui corrispondevano rifiuti ratteristiche H1, H2, H9, H12, H13 e H14 al momento l’articolo 2
zione della sostanze pericolose, com’è già stato fatto peraltro per i ri- Anche qui, nei provvedimenti di iscrizione all’Albo, non troviamo altro
fiuti sanitari, introducendo H9 e definendo dei codici del Catalogo che che elenchi di codici rifiuto associati a targhe di veicoli, spesso questi
esprimono esplicitamente la necessità o meno di adottare “precauzio- ultimi sono poco o male descritti; non c’è alcun riferimento alle carat-
ni particolari”. teristiche di rischio. Eppure esistono norme specifiche che disciplinano
il trasporto e in particolare quello delle merci pericolose: il Codice del-
Le autorizzazioni la strada e le note norme Adr nell’edizione 2005 vigente. Queste ultime
Ciò che si riscontra nella norma italiana e nell’intero sistema gestio- sono in strettissima relazione con le caratteristiche chimico-fisiche ed
nale dei rifiuti è l’assoluta centralità del Catalogo dei rifiuti: tutto il si- i rischi delle merci da trasportare (3). In questo caso l’Ente compe-
stema autorizzativo è fondato esclusivamente sui codici rifiuto, come tente ne ha, a suo modo, tenuto conto: infatti è prevista tra le docu-
se l’unica discriminante fosse il codice, non le caratteristiche di rischio mentazioni da presentare ai fini dell’iscrizione, la comunicazione del-
che, al contrario erano state oggetto dell’attenzione primaria da parte la classificazione Adr di ogni codice Cer per cui si vuole essere abilitati
del Legislatore europeo. al trasporto (si veda la delibera Albo gestori 27 settembre 2000, sui
Certamente l’uso dei codici semplifica molto l’attività degli Enti com- contenuti della perizia giurata).
petenti e degli utenti: infatti il controllo tipico sull’idoneità degli ope-
ratori dello smaltimento/recupero si limita a verificare se l’autorizza- Ora è necessario chiarire due punti fondamentali:
zione è in corso di validità e se contiene il codice del rifiuto da conferi- – non tutti i rifiuti pericolosi sono merci pericolose ai fini del tra-
re. Eppure è evidente a tutti che moltissimi codici del Catalogo hanno sporto su strada, occorre infatti verificare per ogni rifiuto se questo
definizioni assolutamente generiche e che ognuna di queste può quin- soddisfa i requisiti per essere classificato come merce pericolosa in
di giustamente essere associata a rifiuti molto diversi e con caratteristi- conformità ai criteri di classificazione previsti nella norma; questi
che di rischio molto diverse che determineranno la necessità di dispor- criteri sono precisi e dettagliati, ma sono in molti casi diversi dai
re di impianti, di attrezzature e di modalità gestionali diverse. criteri di pericolosità dei rifiuti;
Altrettanto certamente, queste specificità dovrebbero essere oggetto di – è impossibile sostenere che ad un codice Cer corrisponda una
attenzioni particolari nella fase istruttoria del procedimento autorizza- classificazione Adr univoca (tranne che in due o tre casi molto parti-
tivo, ove l’Ente competente valuta in profondità tutti gli aspetti proget- colari), questo perché, come abbiamo già visto prima, le codifiche
tuali, tecnici e gestionali di un impianto che deve trattare rifiuti peri- del Catalogo sono generiche e le caratteristiche di rischio di rifiuti
colosi, ma nel documento di autorizzazione finale tali diversità si per- con lo stesso Cer possono essere le più varie (quindi diffidare dei
dono. Si giunge, infatti, a definire un elenco di codici cui corrisponde prontuari con tabelle di corrispondenza codice Cer = numero Onu e
un quantitativo totale massimo ammesso di rifiuti pericolosi (annuo o classe Adr).
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
La lettura di moltissimi provvedimenti di autorizzazione rilasciati ai A nostro avviso questa perizia è inutilmente ridondante: infatti sono
sensi dell’articolo 28 del Dlgs 22/1997 mostra quanto la considerazio- sempre le norme Adr a sancire tutti i requisiti di un mezzo adibito al
ne dei rischi associati ai rifiuti non sia la regola ma un’eccezione. trasporto di merci pericolose per il quale possono essere previste
Infatti, solo raramente si possono ritrovare tra le prescrizioni alcuni ri- anche delle omologazioni particolari, che si riscontrano poi nei do-
chiami molto generici, caso che capita ad esempio ove siano svolti cumenti del mezzo rendendo così superfluo ogni ulteriore atto. Se
trattamenti specifici su alcune linee di impianto particolari, quando mai sarebbe più utile richiedere copia della lettera di comunicazio-
poi però si vanno a vedere i codici autorizzati per quel trattamento si ne della nomina del consulente di cui sopra, inviata dal responsabile
trova un po’ di tutto e si comprende quindi come la prescrizione sia dell’impresa di trasporto al Dipartimento trasporti terrestri compe-
un blando consiglio cui non corrispondono dei criteri gestionali rigidi. tente per territorio.
Ciò pone seri dubbi circa la qualità con cui è stata svolta l’istruttoria e,
a prescindere dalla buona o cattiva fede di colui che chiede l’autoriz- Quanto esposto si ritiene che descriva in modo succinto la risposta su-
zazioni e dei funzionari che la concedono, il risultato è una bassa perficiale e pasticciata data dalle Istituzioni alle richieste di qualità e
qualità del sistema di gestione dei rifiuti con il conseguente mancato rigore sancite dal Legislatore europeo; inoltre la focalizzazione sui co-
conseguimento delle finalità di cui all’articolo 2 del Dlgs 22/1997. Né dici Cer ha fatto perdere di vista quelli che sono i reali rischi per l’uo-
giovano altri fattori quali la mole di alcuni provvedimenti autorizzati- mo e l’ambiente.
vi o la loro frammentazione su più atti diversi e successivi, che ne Di fatto l’ideale “catena della sicurezza”, fatta di formazione ed infor-
complicano la leggibilità, così come la non uniformità che si riscontra mazione che ha origine nel posto ove vengono prodotte le materie pri-
nei contenuti e nella stesura di provvedimenti rilasciati da ammini- me, che continua nelle fasi di utilizzazione e trasformazione delle
strazioni regionali o provinciali diverse. stesse ed in tutti i trasporti intermedi, già precaria, si interrompe
quando si forma il rifiuto.
L’iscrizione all’Albo gestori rifiuti Si potrebbe dire, in altri termini, che l’attenzione dei diversi soggetti
Ancora con riguardo alle caratteristiche di rischio, si formulano alcu- coinvolti (Enti competenti e di controllo, produttori di rifiuti, operatori
ne osservazioni circa l’altro provvedimento previsto dalla norma: l’i- dello smaltimento e del recupero) è volta troppo su aspetti formali e
20 scrizione all’Albo gestori per i trasportatori di rifiuti (nel nostro caso poco su quelli sostanziali.
Per concludere questo breve esame della situazione attuale, giova ri- origine sia indispensabile ai fini della classificazione del rifiuto
(1) È d’obbligo un riferimento al “decre- 3. La caratterizzazione di base è effet- sclusi dal conferimento in discarica i ri- non la definizione data dal Cer che è in-
to discariche” del 3 agosto 2005 che rece- tuata in corrispondenza del primo con- fiuti che presentano particolari caratteri- sufficiente, le operazioni di smaltimento/
pisce la direttiva 33/2003, premesso che è ferimento e ripetuta ad ogni variazione stiche di rischio, precisate all’articolo 6 recupero cui è conforme (sigle D/R come
limitato ai rifiuti da conferirsi in discari- significativa del processo che origina i del decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. da allegati B e C al Dlgs 22/1997), la clas-
ca, l’articolo 2 così recita: “Caratterizza- rifiuti e, comunque, almeno una volta 36, si comprende come l’individuazione sificazione ai fini Dpr 915/1982 (ancora
zione di base – 1. Al fine di determina- l’anno. delle effettive “H” del rifiuto è un passo necessaria poiché molti impianti di smal-
re l’ammissibilità dei rifiuti in ciascu- 4. Se le caratteristiche di base di una ti- fondamentale della caratterizzazione di timento hanno dei limiti/prescrizioni al
na categoria di discarica, così come de- pologia di rifiuti, dimostrano che gli stes- base; spicca il livello di dettaglio voluto riguardo), la classificazione ai fini del
finite dall’articolo 4 del decreto legisla- si soddisfano i criteri di ammissibilità dal Legislatore in questo che è il punto di trasporto merci pericolose, la classifica-
tivo 13 gennaio 2003, n. 36, il produt- per una categoria di discarica, tali rifiu- partenza della gestione di un rifiuto. Sono zione ai fini Dlgs 334/99 inerente gli inci-
tore dei rifiuti è tenuto ad effettuare la ti sono considerati ammissibili nella da notare le responsabilità poste – final- denti rilevanti.
caratterizzazione di base di ciascuna corrispondente categoria. La mancata mente in modo inequivocabile – in capo (2) A titolo di esempio si veda quanto sta-
tipologia di rifiuti conferiti in discarica. conformità ai criteri comporta l’inam- al produttore del rifiuto e la focalizzazio- bilito nella norma francese “Arrêté du 8
Detta caratterizzazione essere effettuata missibilità dei rifiuti a tale categoria. ne sulla composizione del rifiuto e sui ri- juillet 2003” che appunto esplicita i meto-
prima del conferimento in discarica 5. Al produttore dei rifiuti, o, in caso di schi associati ad esso, anziché sul codice di Onu come riferimento per le caratteri-
ovvero dopo l’ultimo trattamento effet- non determinabilità del produttore, al Cer. Questo procedimento di raccolta di stiche di rischio H1 H2 e H3.
tuato. gestore ai sensi dell’articolo 2, comma informazioni, di cui l’analisi chimica co- (3) Attenzione, ci può essere una corri-
2. La caratterizzazione di base deter- 1, lettera o) del decreto legislativo 13 stituisce un passaggio necessario ma non spondenza diretta delle H con una o più
mina le caratteristiche dei rifiuti attra- gennaio 2003, n. 36, spetta la respon- sufficiente, dovrebbe, a mio avviso, essere classi Adr, ma ciò non è sempre vero; il
verso la raccolta di tutte le informazio- sabilità di garantire che le informazio- preso come modello di valenza generale problema della classificazione Adr dei ri-
ni necessarie per lo smaltimento finale ni fornite per la caratterizzazione sono per la gestione dei rifiuti in condizioni di fiuti (tranne pochi casi ben definiti) è
le città
contro
l’effetto serra
280 pag. 18,00 e cento buoni esempi da imitare
L’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto missioni dei gas serra, ma se si allarga lo favore della sostenibilità.
costringe finalmente i governi nazionali a u- sguardo al di fuori delle politiche centrali il Le città contro l’effetto serra si propone di
scire dall’inerzia per attuare misure efficaci quadro risulta molto diverso. descrivere e discutere questi progetti sot-
che contrastino l’effetto serra, nel rispetto In Italia, come in Europa, sono stati infatti to forma di 100 schede dettagliate “pronte
degli impegni sottoscritti. Finora pochi so- soprattutto i Comuni ad aver preso l’inizia- all’uso”, a formare una sorta di ricettario di
no stati i paesi che hanno intrapreso con tiva con coraggio, realizzando efficaci pro- buone pratiche che hanno già dimostrato
coerenza la strada della riduzione delle e- getti e sperimentando misure concrete a la loro efficacia.
R
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Decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203 (*)
(Gazzetta ufficiale 3 ottobre 2005 n. 230)
dicembre 2006 (*) Convertita con modificazioni in legge, con legge 2 dicembre 2005, n. 248. Data di entrata in vigore delle modifiche: 3
dicembre 2005.
Progetto grafico e
Videoimpaginazione
Laura Petri
Ufficio stampa
Iride Baldo, Milano
iride.baldo@reteambiente.it
Hanno collaborato a questo numero
Sergio Baroni
Maurizio De Paolis
Leonardo Filippucci
Edizioni
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La massima
Rifiuti – Attività organizzata difforme dall’autorizzazione
– Reato di traffico illecito – Costituisce
La nozione giuridica di condotta abusiva di cui all’articolo 53 bis,
Giurisprudenza comma 1, Dlgs 22/1997 comprende – come attività organizzata
al traffico illecito di rifiuti – oltre quella cosiddetta “clandestina”
(ossia quella effettuata senza alcuna autorizzazione) e quella aven-
te per oggetto una tipologia di rifiuti non rientranti nel titolo abilita-
tivo, anche tutte quelle attività che, per le modalità concrete con
cui si esplicano, risultano totalmente difformi da quanto autorizza-
to, sì da non essere più giuridicamente riconducibili al titolo abili-
tativo rilasciato dalla competente Autorità amministrativa.
L’ingiusto profitto richiesto dall’articolo 53 bis, Dlgs 22/1997 non
È traffico illecito deve avere carattere necessariamente patrimoniale, potendo es-
sere costituito anche da vantaggi di altra natura. La circostanza
che la riduzione dei costi da parte dell’azienda, costituisca soltanto
la gestione del rifiuto uno dei parametri da valutare ai fini del conferimento dei premi di
produzione, non esclude affatto che detto parametro concorra a
determinare l’erogazione dei citati incentivi economici, con conse-
difforme guente profitto personale e patrimoniale da parte degli interessati.
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
La massima
Rifiuti – Gestione dei rifiuti – Irregolare attività di inter-
mediazione – Reato di traffico illecito – Costituisce
Giurisprudenza Le condotte sanzionate dall’articolo 53 bis del Dlgs 22/1997 si
riferiscono a qualsiasi gestione dei rifiuti, anche attraverso attività
di intermediazione e commercio, che sia svolta in violazione della
normativa speciale disciplinante la materia, sicché esse non pos-
so intendersi ristrette alla definizione di gestione di cui all’articolo
6, comma primo, lettera d), del Dlgs 22/1997, né limitate ai soli
casi in cui l’attività venga svolta al di fuori delle prescritte autoriz-
zazioni.
la srl “Niagara” aveva conferito alla La effettiva sussistenza del dolo non è cesso nel processo, ma svolgere l’indi- merso che la medesima srl conferiva
spa, “C&C” 3.000 tonnellate di fan- questione da verificare in sede di cau- spensabile ruolo di garanzia, tenendo anche ad altri impianti (ad esempio
ghi, nell’anno 2003 e di oltre 1.000 tela reale, però più che evidente deve nel debito conto le contestazioni di- la Inerteco e la Vallortigara Servizi
tonnellate nell’anno 2004 e, a fronte ritenersi, allo stato (la stessa ordinan- fensive sull’esistenza della fattispecie Ambientali);
di dati quantitativi di un’imponenza za impugnata palesa “la necessità di dedotta ed esaminando sotto ogni a- – non contrasta con la circostanza
oggettiva siffatta, non si pone sicura- più approfondite stime” dei prezzi del spetto l’integralità dei presupposti che (meramente assertiva) secondo la
mente la necessità (prospettata dal ri- conferimento dei fanghi nel regime legittimano il sequestro” (Cass., Sez. quale attualmente la srl “Niagara”
corrente) di “relativizzare tali dati as- di mercato), l’ipotizzabilità razionale Un., 29 gennaio 1997, n. 23, ric. Pm effettuerebbe conferimenti soltanto in
soluti” verificandone l’incidenza sul- anche dell’elemento soggettivo ri- in proc. Bassi e altri). discarica, trattandosi di decisione im-
l’intera produzione di rifiuti ricondu- chiesto dalla norma incriminatrice. prenditoriale comunque modificabile
cibile alla stessa srl “Niagara”. 4. Il “periculum in mora” e le nel tempo.
2.5 Il reato ipotizzato è punibile a tito- 3. I limiti dell’accertamento prescrizioni imposte 4.2 Il Gip, infine con il provvedimen-
lo di dolo specifico, in quanto la nor- incidentale demandato al 4.1 Il “periculum in mora” che – ai to di sequestro in oggetto, non ha im-
ma richiede in capo all’agente il fine Tribunale del riesame sensi del 1° comma dell’articolo 321 posto prescrizioni, né ha disciplinato
di conseguire un “profitto ingiusto”. Alla stregua della giurisprudenza del- C.p.p. – legittima il sequestro preven- lo svolgimento di una attività im-
Tale “profitto” non deve necessaria- le Sezioni Unite di questa Corte Su- tivo, deve intendersi come concreta prenditoriale sostituendosi surretti-
mente assumere natura di ricavo pa- prema, nei procedimenti incidentali possibilità desunta dalla natura del ziamente all’autorità amministrativa:
trimoniale; ben potendo lo stesso es- aventi ad oggetto il riesame di prov- bene e da tutte le circostanze del fat- ha soltanto consentito – con disposi-
sere integrato del mero risparmio di vedimenti di sequestro: to, che il bene stesso assuma carattere zione eccezionale di favore di cui la
costi o dal perseguimento di vantaggi – la verifica delle condizioni di legit- strumentale rispetto all’aggravamen- società interessata non ha interesse a
di altra natura. timità della misura da parte del Tri- to o alla protrazione delle conseguen- dolersi – che nello stabilimento se-
Non è affatto necessario, però – ai fi- bunale non può tradursi in una anti- ze del reato ipotizzato o alla agevola- questrato (qualora gli organi societa-
ni della perfezione del reato – l’effet- cipata decisione della questione di zione della commissione di altri reati. ri ne ravvisino l’opportunità), la pro-
tivo conseguimento di un vantaggio merito concernente la responsabilità Nella fattispecie in esame, corretta- secuzione dell’esercizio dell’attività di
siffatto. dell’indagato in ordine al reato o ai mente il Tribunale ha rilevato che il trattamento di rifiuti speciali anche
Nella fattispecie in esame – tenuto reati oggetto di investigazione ma de- conferimento ripetuto e non estempo- pericolosi possa eventualmente conti-
conto che l’impresa che conferisce i ve limitarsi al controllo di compatibi- raneo di rifiuti con codice di comodo nuare “con la verifica e vigilanza di
fanghi normalmente paga i propri lità tra fattispecie concreta e fattispe- “evidenzia un comportamento stabi- tutte le operazioni di gestione dei fan-
conferimenti – un’ipotesi di profitto cie legale ipotizzata, mediante una lizzato nel tempo e quindi induce a ghi prodotti, a cura del personale del-
può ragionevolmente ipotizzarsi non valutazione prioritaria ed attenta del- reputare una probabile ripetizione di la Pg delegato dalla Procura di Ve-
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
solo in un risparmio di costi nell’ef- la antigiuridicità penale del fatto tale condotta illecita” e che la libera nezia”.
fettuazione dei conferimenti ad una (Cass., Sez. Un. 7 novembre 1992, ric. disponibilità dell’impianto può age- 5. Al rigetto del ricorso segue la con-
ditta riutilizzatrice piuttosto che ad Midolini); volare “la commissione di ulteriori danna del ricorrente al pagamento
un’altra, ovvero ad un’impresa di ge- – “l’accertamento della sussistenza reati dello stesso tipo”. delle spese del procedimento.
stione di una discarica, ma anche (e del fumus commissi delicti va com- Detta valutazione:
ciò, nella specie, assume valenza pre- piuto sotto il profilo della congruità – viene corroborata dalla circostanza P.Q.M.
gnante) nella stessa possibilità di ef- degli elementi rappresentati che non che la srl “Niagara”, anche dopo i
fettuare conferimenti che non sareb- possono essere censurati in punto di primi riscontri di polizia giudiziaria La Corte Suprema di Cassazione,
bero possibili, ovvero richiederebbero fatto, per apprezzarne la coincidenza inerenti alla pericolosità del materia- visti gli articoli 127, 325 e 616 C.p.p.,
costi maggiori, in considerazione con le reali risultanze processuali, le fuoriuscente dal proprio impianto, rigetta il ricorso e condanna il ricor-
dell’effettivo grado di pericolosità dei ma che vanno valutati cosi come e- non aveva modificato il consueto rente al pagamento delle spese pro-
rifiuti che si intende conferire (onde sposti al fine di verificare se essi con- “modus operandi”; cessuali.
il vantaggio connesso al maschera- sentono di sussumere l’ipotesi formu- – non può considerarsi inficiata dal-
mento dei componenti effettivi dei ri- lata in questa tipica. Il Tribunale, l’intervenuto sequestro degli stabili- Così deciso in Roma il 6 ottobre 2005.
RIFIUTI on line:
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28 www.reteambiente.it
Corte di Cassazione – III Sezione penale
Sentenza 28 settembre 2005, n. 34665 (*)
La massima
Rifiuti – Ecopiazzole – Stoccaggio di rifiuti e necessità
dell’autorizzazione – Legittimità del sequestro preventivo
Giurisprudenza – Sussiste
La gestione delle isole ecologiche è uno stoccaggio di rifiuti; se
non si vuole incorrere nel reato di gestione illecita di rifiuti ex arti-
colo 51 del Dlgs 22/1997, tale attività va autorizzata dalla Re-
gione o comunicata in via semplificata alla Provincia.
L’ecopiazzola deve essere considerata “stoccaggio” di rifiuti nella
forma del deposito preliminare per lo smaltimento o della messa
in riserva per il recupero: è cioè un’attività tramite la quale “il de-
posito entra nella sfera pericolosa dello smaltimento e del recu-
pero” che la legge richiede “sia previamente controllata dall’auto-
L’isola ecologica rità amministrativa”.
Il Comune deve quindi ottenere l’autorizzazione ex articolo 28 del
Dlgs 22/1997 o effettuare la comunicazione ex articoli 31-33
è uno stoccaggio dello stesso Dlgs.
Comuni a curare la gestione dei rifiu- contravvenzione ex articolo 51, com- dubbio che il Comune di Cascia, e per processuali. Considerato il contenuto
ti urbani e assimilati e a disciplinarla ma 1, (in tal senso cfr. Cassazione esso il Sindaco, gestendo la piazzola o dell’impugnazione, non si ritiene di
con appositi regolamenti comunali ai Sezione III, sentenza n. 7140 del 19 isola ecologica sopra menzionata, ab- comminare anche la sanzione pecu-
sensi dell’articolo 21 Dlgs 22/1997, giugno 2000, Eterno, rv. 216977, se- bia effettuato operazioni di raccolta niaria a favore della Cassa delle am-
non configura alcuna deroga alla di- condo cui “Il deposito temporaneo di (assieme a quelle realitzzate dai resi- mende.
sciplina di cui ai capi IV e V del titolo rifiuti ai sensi dell’articolo 6, punto denti che conferivano i rifiuti da loro
I dello stesso decreto: in particolare m), del Dlgs 5 febbraio 1997 n. 22 è prodotti) e – quel che più conta – PQM
non esonera gli stessi Comuni che in- legittimo soltanto ove sussistano al- abbia esercitato attività di stoccaggio,
traprendono operazioni di smalti- cune precise condizioni temporanee che, in assenza del prescritto titolo a- la Corte Suprema di Cassazione riget-
mento o di recupero, anche nella for- quantitative o qualitative; in assenza bilitativo, è soggetta alla sanzione pe- ta il ricorso e condanna il ricorrente
ma incoativa dello stoccaggio, dal- di tali condizioni, il deposito di rifiuti nale di cui all’articolo 51, comma 1, al pagamento delle spese processuali.
l’obbligo di munirsi del necessario ti- nel luogo in cui sono stati prodotti è Dlgs 22/1997.
tolo abilitativo. equiparabile giuridicamente all’atti- In conclusione, tutti i motivi dedotti Così deciso in Roma il 27 giugno
Orbene, lo stoccaggio (deposito preli- vità di gestione di rifiuti non autoriz- devono essere disattesi e il ricorso va 2005
minare o messa in riserva) effettuato zata, prevista come reato dall’articolo respinto.
in assenza del necessario titolo abili- 51 del decreto legislativo 22). Consegue ex articolo 616 C.p.p. la (omissis)
manuale
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
della
sostenibilità
idee, concetti, nuove discipline
capaci di futuro
La sostenibilità è un approccio reciproche che caratterizza il
radicalmente diverso da quello che “sistema chiuso” del nostro pianeta.
ha guidato la scienza e la politica L’autore ricostruisce il significato
fino a pochi anni fa. È un modello di che il termine “sostenibilità” ha
pensiero che cerca di integrare la assunto negli anni più recenti,
civiltà contemporanea con la partendo dalle idee e dai concetti
complessità della natura e propone che ne hanno tracciato la storia per
un’idea credibile di “sviluppo”, in arrivare alle nuove discipline
opposizione al mito della “crescita” scientifiche che ne disegnano la
a tutti i costi. Per affrontare questa prospettiva. Il percorso si sviluppa
di Gianfranco Bologna sfida e indicare soluzioni concrete, attraverso argomenti disciplinari
336 pagine 20,00 e studiosi di tutto il mondo analizzano i diversi, citazioni, esempi, in un
processi naturali insieme a quelli mosaico ampio e documentato che
sociali, economici e produttivi, alla restituisce tutta la ricchezza del
luce della complessa rete di relazioni dibattito in corso.
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32
Sulle tecnologie ambientali
soffia un evento nuovo.
sionale attività di raccolta e di trasporto di bri e registri (articolo 2215 del Codice civi-
di tipo contabile rifiuti, compresi i commercianti e gli inter- le) per ogni 500 pagine o frazione di 500”.
mediari di rifiuti, ovvero svolge le operazio- La nota n. 1 al predetto articolo precisa inoltre
ni di recupero e di smaltimento dei rifiuti, che “la tassa (…) è dovuta per i registri di
nonché le imprese e gli enti che producono cui all’articolo 2215 del Codice civile e per
rifiuti pericolosi e le imprese e gli enti che tutti gli altri libri o registri che per obbligo
producono rifiuti non pericolosi di cui di legge o volontariamente (…) sono fatti
all’articolo 7, comma 3, lettere c), d) e bollare nei modi ivi indicati, tranne quelli
g)…”. la cui tenuta è prescritta soltanto da leggi
L’articolo 16 della tariffa allegata al Dpr 26 ot- tributarie”.
tobre 1972, n. 642, prevede, tra l’atro, l’impo- Dal tenore letterale della norma sopra riporta-
sta di bollo nella misura di euro 14,62 per ogni ta risulta evidente che le motivazioni esposte
cento pagine o frazione di cento pagine, riferi- che portano ad escludere il pagamento del-
ta ai: “repertori; libri di cui all’articolo l’imposta di bollo sono valide anche per esclu-
2214, primo comma, del Codice civile; ogni dere il pagamento della tassa sulle concessioni
altro registro se bollato e vidimato nei modi governative .
di cui agli articoli 2215 e 2216 del Codice Per completezza di argomento è opportuno
civile:…”. rammentare che per la bollatura e vidimazione
L’articolo 2214 del Codice civile prevede che dei predetti registri sono, invece, dovuti i ‘tribu-
l’imprenditore che esercita un’attività com- ti speciali’ nella misura di euro 3,72 per dirit-
merciale deve tenere il libro giornale, il libro to fisso e euro 1,24 prima pagina, in confor-
degli inventari e ogni altro libro necessario, a mità alle disposizioni tariffarie della tabella A –
seconda delle dimensioni e della natura Titolo II – allegata al Dpr 26 ottobre 1972, n.
dell’impresa. 648, come sostituita dall’articolo 3, comma 85
Inoltre, l’articolo 2215 del Codice civile stabili- della legge 28 dicembre 1995, n. 549.
sce che “… qualora sia previsto l’obbligo Con riferimento al “diritto d’urgenza” “…
della bollatura …” i libri contabili “… de- per la restituzione entro il giorno successivo
vono essere bollati in ogni foglio dall’Ufficio degli atti sottoposti alla registrazione e dei
del registro delle imprese o da un no- registri vidimati” lo stesso non è dovuto
taio…”. quando per prassi l’ufficio rende il servizio en-
Dopo le modifiche al Codice civile recate tro il termine stabilito per la richiesta del dirit-
dall’articolo 7 bis del decreto legge 10 giugno to d’urgenza o inferiore allo stesso.
1994, n. 357, convertito con modificazioni dal-
la legge 8 agosto 1994, n. 489, e dall’articolo 8
della legge 18 ottobre 2001, n. 383, il rinvio
(*) Si veda anche S. Pallotta: “Registri e formulari: il re- dell’articolo 16 della tariffa allegata al Dpr
gime della vidimazione”, in questa Rivista n. 124 (12/05), 642/1972 all’articolo 2216 non risulta più at-
34
Rubrica “Quesiti”. tuale, poiché lo stesso non contiene più alcuna
L’attività di formazione permanente sui rifiuti
si sviluppa attraverso una serie di seminari.
Essi vengono proposti in relazione a mutamenti
significativi dello scenario normativo di riferimento e
sono ripartiti in una parte espositiva e in una parte
interamente dedicata ai quesiti posti
dai partecipanti (Question Time).
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www.reteambiente.it
l
formazione
l
permanente
sui
rifiuti
Agli abbonati della rivista “Rifiuti” è
riconosciuto lo sconto del 10%
sul prezzo dei seminari.
L’attività di formazione si articola in tre livelli di approfondimento in ragione del grado di conoscenza
specifica dei partecipanti.
Primo livello: Secondo livello: Terzo livello:
Informazione e aggiornamento Approfondimenti su ambiti Ambiti applicativi “di confine”
per la gestione base dei rifiuti specifici di applicazione e interpretazione
Obiettivi: formazione di base e ag- Obiettivi: formazione e aggiornamen- Obiettivi: formazione e aggiornamento
giornamento costante per acquisire to costante su specifici flussi di rifiu- costante su tematiche che prescindo-
Edizioni Ambiente
e mantenere la necessaria dime- ti per mantenere e consolidare la co- no dalle disposizioni specifiche di set-
stichezza con gli obblighi e gli adem- noscenza degli obblighi e degli adem- tore e trovano la loro soluzione attra-
pimenti connessi alla gestione dei ri- pimenti. L’eventuale integrazione con verso l’approfondimento dell’apparato
fiuti. il primo e il terzo livello consente una codicistico e regolamentare di base
Destinatari: imprese manifatturiere, visione sistematica della disciplina. (es: traffico illecito, tecniche investiga-
commerciali e di servizi (produttori di Destinatari: produttori e gestori; re- tive). L’integrazione con il primo e il se-
rifiuti); raccoglitori, trasportatori, re- sponsabili ambiente di imprese, as- condo livello consente la creazione di
cuperatori e smaltitori (gestori di ri- sociazioni e enti pubblici; consulenti una professionalità specifica.
fiuti); responsabili ambiente di im- specializzati. Soggetti con esigen- Destinatari: produttori e gestori; con-
prese, associazioni e enti pubblici; ze di approfondimento su uno o più sulenti; decisori pubblici e privati; au-
consulenti di base. flussi specifici. torità di controllo.
a cura di Maurizio De Paolis
Direttore Servizio Massimario e Ruolo Generale del Consiglio di Stato
Riferimenti Massima
Tar Lazio, Pres. Mastrocola Rifiuti – Centro per la rottama- È illegittima e, di conseguenza, si deve sospendere l’efficacia dell’ordinanza del
Roma, Rel. Raggio zione di veicoli a motore – Città Ministro dell’interno 23 giugno 1999, n. 2992, nella parte in cui ha conferito al
ordinanza di Ric. G.C. di Roma (Comune e Provincia) Commissario governativo per l’emergenza dei rifiuti nella città di Roma (Comune e
sospensiva Res. Min. Interno – Poteri attribuiti al Commis- Provincia) poteri extra ordinem per la costruzione di centri per la rottamazione di
15 febbraio sario governativo per l’emer- veicoli a motore.
2001, n. 1143 genza rifiuti – Ordinanza Mini-
stro degli interni 23 giugno
1999, n. 2992 – Illegittimità –
Sospensione – Necessità
Rifiuti – Centro integrato per la È illegittimo e, di conseguenza, si deve sospendere l’efficacia del decreto del
rottamazione di veicoli a motore Commissario governativo per l’emergenza dei rifiuti nella città di Roma (Comune e
– Città di Roma (Comune e Provincia) 20 novembre 2000, n. 6 mediante cui è stato approvato il progetto de-
Provincia) – Commissario go- finitivo relativo al centro integrato per la rottamazione dei veicoli a motore ubicato
vernativo per l’emergenza rifiuti in località Maglianella e contestualmente autorizzata l’occupazione d’urgenza dei
– Decreto 20 novembre 2006, terreni necessari, in quanto non supportato da specifiche ed eccezionali esigenze
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
Tar Campania, Pres. Coraggio Rifiuti – Rifiuti solidi urbani – In applicazione delle disposizioni incardinate nel decreto legislativo 5 febbraio
Napoli, Sez. I, Rel. Monaciulini Servizio pubblico di smaltimen- 1997, n. 22, ciascun Comune ha piena autonomia nell’organizzare il servizio pub-
22 marzo Ric. Comune di to – Spazzamento, raccolta, blico per la gestione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani e di quelli ad essi
2000, n. 791 Caivano trasporto e raccolta differenzia- assimilati, nella fase di avvio allo smaltimento, che comprende lo spazzamento, la
Res. Pres. Giunta ta – Comune – È competente – raccolta, il trasporto e la raccolta differenziata, mentre compete alla Regione la
regionale Delimitazione degli ambienti ot- fase successiva, a partire dalla delimitazione degli ambienti ottimali per gestire i
Campania ed altro timali per gestire i rifiuti, appro- rifiuti e l’approvazione dei relativi impianti fino al rilascio dell’autorizzazione all’e-
vazione dei relativi impianti fino sercizio delle operazioni relative allo smaltimento e al recupero in forma integrata.
al rilascio dell’autorizzazione al-
l’esercizio delle operazioni rela-
tive allo smaltimento e al recu-
pero in forma integrata – Re-
gione – È competente
Tar Basilicata, Pres. Perticone Atto amministrativo – Ordi- Il presupposto per adottare le ordinanze del sindaco contingibili e urgenti si identi-
20 marzo Rel. Fortunato nanze – Ordinanze del sindaco fica in una situazione di necessità grave ed urgente nata in maniera accidentale e
2000, n. 150 Ric. Consorzio di contingibili e urgenti – Pre- imprevedibile che non può essere fronteggiata con i mezzi ordinari messi a dispo-
bonifica di supposti – Individuazione sizione dall’ordinamento giuridico.
Bradano e di
Metaponto Rifiuti – Area – Sgombero – L’ordine del sindaco di sgomberare i rifiuti da un’area ha natura di sanzione ripri-
Res. Comune di Ordinanza sindacale – Obbligo stinatoria dello status quo ante, di conseguenza presuppone il preventivo accerta-
Scanzano a carico del proprietario incol- mento della responsabilità da fatto illecito da attribuirsi al soggetto destinatario
pevole – Esclusione dell’ordinanza; pertanto, non è attribuibile alcun obbligo di smaltimento a carico
del proprietario del terreno qualora il proprietario dell’area sulla quale sono stati
abbandonati i rifiuti risulti non colpevole.
Tar Campania, Pres. Coraggio Rifiuti – Rifiuti solidi urbani – È illegittimo il provvedimento amministrativo adottato dal prefetto, su delega con-
Napoli, Sez. I, Rel. Monaciulini Concessione – Rinnovo – Prov- cessa dal Presidente del Consiglio dei Ministri mediante ordinanza, al fine di fron-
28 dicembre Ric. Comune di vedimento del Prefetto delegato teggiare una situazione di emergenza ambientale, con cui disponga il rinnovo di
1999, n. 3394 Ariano Irpino dal Presidente del Consiglio dei una concessione per la gestione di una discarica per i rifiuti solidi urbani.
Res. Prefetto di Ministri mediante ordinanza – (Nella fattispecie, il Comune di Ariano Irpino impugnava un provvedimento con cui
Napoli ed altri Illegittimità – Fattispecie il Prefetto di Napoli, delegato con ordinanza del Presidente del Consiglio dei Mi-
nistri, emanata al fine di fronteggiare la situazione di emergenza verificatesi nel
settore dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani nella Regione Campania, dispo-
neva il rinnovo della concessione per la gestione di una discarica per rifiuti solidi
urbani ubicata nel Comune di Ariano Irpino, località Difesa Grande).
36
a cura di Conai – Consorzio nazionale imballaggi
Rubriche Quesiti
coordina la bonifica di un sito, utilizzan- caso, sull’ambiente (ad esempio ponendo in
La Rubrica si propone di offrire un supporto opera-
tivo alla soluzione dei numerosi problemi interpre- do, nelle diverse fasi dell’attività, impre- essere su di essi una riduzione volumetrica
tativi ed applicativi che sorgono nella produzione, se di scavo/movimentazione, trasporto e o un trattamento chimico/fisico/biologico –
nella gestione e nel controllo dei rifiuti. smaltimento regolarmente autorizzate al cd. “produttore secondario”).
La Rubrica non esercita attività di consulenza, di- trattamento di rifiuti o iscritte all’Albo Della fondamentale diversificazione del con-
retta o indiretta, e non fornisce supporto a privati
nelle specifiche sezioni, può individuare cetto di produttore, è prova l’articolo 1, let-
per motivi personali.
I Curatori risponderanno solo a quesiti ritenuti, a come produttore dei rifiuti decadenti tera b), direttiva 91/156/Cee che, modifica-
loro insindacabile giudizio, di valenza generale. dall’attività di bonifica e usare registro, tiva della direttiva 75/442/Cee e che rappre-
Ciò al fine di operare una collaborazione culturale formulari e Mud a lei intestati, indicando senta la direttiva-quadro in materia di rifiuti,
e conoscitiva con il Pubblico direttamente coinvolto come luogo di produzione l’indirizzo del recepita nell’ordinamento positivo nazionale
con le tematiche specifiche.
cantiere e come attività di provenienza mediante il Dlgs 22/1997. La definizione ivi
Il servizio fornito dalla Rubrica è gratuito ed è ri- l’attività di bonifica? in proposito fornita dal Legislatore comuni-
servato agli abbonati alla Rivista (sia cartacea che
on line) e agli abbonati di “Osservatorio di norma-
tario è la seguente: “La persona la cui atti-
tiva ambientale” di ReteAmbiente; pertanto si pre- La definizione legislativa di “produttore” di vità ha prodotto rifiuti (“produttore iniziale”)
ga di evidenziare nel quesito il nome del soggetto rifiuti è rinvenibile nell’articolo 6, comma 1, e/o la persona che ha effettuato operazioni
intestatario dell’abbonamento. lettera b), Dlgs 22/1997 laddove esso è in- di pretrattamento, di miscuglio o altre ope-
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
I quesiti (la cui formulazione non deve superare le dividuato come “la persona la cui attività ha razioni che hanno mutato la natura o la
10 righe) possono essere inviati al seguente indiriz-
zo quesiti@reteambiente.it e troveranno risposta, prodotto rifiuti e la persona che ha effettuato composizione di detti rifiuti”.
ogni mese, su queste pagine. operazioni di pretrattamento o di miscuglio o Quindi, le definizioni comunitaria e nazionale
altre operazioni che hanno mutato la natura di “produttore” di rifiuti sono pressoché ana-
o la composizione dei rifiuti”. loghe, fatta salva la corretta precisazione
La lettura di tale disposizione non lascia che in sede comunitaria è stata espressa tra
Risponde Paola Ficco spazio a dubbi interpretativi, poiché è asso- parentesi, con riferimento al “produttore ini-
lutamente evidente che la nozione di produt- ziale”.
1. Chi è il produttore del rifiuto tore di rifiuto è riferita alle seguenti catego- Tutta la giurisprudenza di legittimità al ri-
a) Una società di pulizia, che opera sia rie di soggetti: guardo intervenuta, si è sempre e solo e-
per clienti pubblici che privati, conferisce – colui il quale esercita una qualsivoglia atti- spressa con riferimento ai rifiuti da costru-
i rifiuti prodotti dai clienti presso le aree vità che dia origine al rifiuto. Per sua intima zione e demolizione, ciò nulla toglie alla sua
da questi indicate (i clienti poi procedono natura tale attività genera un qualsivoglia ri- valenza interpretativa, e precisamente: Corte
autonomamente allo smaltimento). fiuto, poiché non esiste attività antropica che di Cassazione, III Sezione penale, sentenza
La società di pulizia, inoltre, con il tacito non generi rifiuti. Tale rifiuto, dunque, è pro- 21 aprile 2000, n. 4957 (Rigotti e altri); il
assenso del committente, conferisce i ri- dotto da colui il quale ha esercitato quella cui assunto è stato, successivamente, rifor-
fiuti generati dalla sua attività di pulizia attività; il rifiuto non si sarebbe generato da mato da:
(stracci, carta, flaconi vuoti). tale soggetto se costui non avesse intrapre- – Corte di Cassazione, III Sezione penale,
I contratti non indicano nulla circa la re- so quella determinata attività; sentenza 1° aprile 2003, n. 15165 (Capec-
sponsabilità per il relativo smaltimento. – colui il quale ha effettuato operazioni di chi);
È stato sollevato il dubbio che la società pretrattamento o di miscuglio o una qualsi- – Corte di Cassazione, III Sezione penale,
di pulizia non possa smaltire presso il voglia altra operazione che, agendo sui rifiuti sentenza 19 ottobre 2004, n. 40618 (Lilli e
committente i propri rifiuti derivanti dalle prodotti da terzi, ha mutato la natura o la altri) (1);
attività di pulizia svolte per conto di tale composizione dei rifiuti. – Corte di Cassazione, III Sezione penale,
committente presso il suo domicilio. Come è evidente, dunque, si è in presenza sentenza 12 ottobre 2005, n. 36963 (Re-
Si ritiene, invece, che la società di puli- di un duplice concetto di “produttore” che becchi) (2).
zie sia il produttore del rifiuto, mentre il risiede: Tali sentenze si concentrano sulla sussisten-
committente è il detentore del rifiuto – sia nella figura di colui il quale ha consen- za o meno della posizione di garanzia del
stesso e pertanto ai sensi del Dlgs 22/ tito con la propria attività che il rifiuto venis- committente di lavori edili dei confronti del-
1997 (articolo 10, comma 1) sia respon- se ad esistenza (cd. “produttore iniziale”); l’esecutore (sulla non sussistenza di tale po-
sabile del loro smaltimento. – sia nella figura di colui il quale, agendo su sizione militano, comunque, le due sentenze
Chi ha ragione? rifiuti prodotti da terzi, ha consentito che del 2003 e del 2004). Tutte e quattro le
quei rifiuti prodotti da un altro soggetto ve- sentenze sono conformi nel ritenere produt-
b) Una società commerciale di consulen- nissero reinseriti nel ciclo di gestione tal tore del rifiuto colui che pone in essere
38 za in campo ambientale che organizza e quali o diversi, ma meno impattanti, in ogni un’attività materiale. In tal modo, anche la
giurisprudenza di legittimità, fa sua (ovvia- te in relazione due o più parti per la conclu- fotostatica del formulario”. Come appare e-
Rubriche Quesiti
mente) la definizione legislativa di produttore sione di un affare, senza essere legato ad vidente, la figura dell’intermediario è di ca-
di rifiuto ravvisabile in chi “ha prodotto rifiu- alcuna di esse da rapporti di collaborazione, rattere suppletivo rispetto a quella dei tre
ti” (ex articolo 6, comma 1, lettera b), Dlgs di dipendenza o di rappresentanza”. protagonisti principali della transazione (pro-
22/1997), con riferimento al dato meramen- Pertanto, caratteristica della figura del me- duttore/detentore-trasportatore-destinata-
te materiale della condotta. diatore è la sua autonomia, cioè la sua im- rio), tanto da consentirgli (unico caso censito
Il principio giurisprudenziale, dunque, è or- parzialità, rispetto ad altri soggetti del rap- dalla disciplina) l’allegazione di una fotoco-
mai consolidato: per produttore di rifiuto si porto. Costui, quindi, non può operare nel- pia del formulario di spettanza del produtto-
deve intendere solo colui la cui attività ha l’interesse di nessuna delle parti. Avrà diritto re. Il che è corretto, poiché (nella configura-
prodotto i rifiuti. al compenso (provvigione) solo se l’affare, zione astratta della norma) l’intermediario
grazie alla sua opera, giunge a buon fine senza detenzione non è mai entrato in rap-
Quindi, alla luce di quanto precede, si ritiene (articolo 1755 C.c.). porto diretto con l’oggetto della transazione
che: L’intermediario con detenzione di rifiuti, (il rifiuto).
– con riferimento al quesito sub a), il pro- però, si qualifica come un gestore (come Pertanto, si ritiene che la presenza di un in-
duttore del rifiuto da pulizia (flaconi ecc.) sia correttamente ricorda la circolare Ambien- termediario vada indicata nello spazio del
la società di pulizie. Come tale essa è re- te/Industria 4 agosto 1998 sui registri e sui formulario riservato alle “annotazioni”. Al ri-
sponsabile del relativo smaltimento. È appe- formulari, n. 2, punto i). Infatti, costui pone guardo si osserva che non esiste alcuna in-
na il caso di notare che il “detentore” è colui in essere sui rifiuti o una operazione di dicazione formale, come non esiste neanche
il quale ha un rapporto materiale con la cosa smaltimento o una operazione di recupero o uno spazio apposito all’interno del modello
(la detenzione, che è la situazione possesso- il trasporto. Tale operazione si sostanzia ove censire l’intermediario; però, poiché il
ria base e che prescinde dal titolo giuridico (quantomeno) in uno stoccaggio (deposito formulario è l’unico documento che consen-
sottosostante). Quindi, nel caso di specie, il preliminare se i rifiuti vanno a smaltimento; te la “tracciabilità” del rifiuto, è necessario
detentore è la società di pulizie; poi divente- messa in riserva se i rifiuti vanno a recupe- riportare nel formulario tutte le indicazioni
ranno tali i soggetti che entrano in un rap- ro). Quindi, in questo caso l’intermediario si necessarie per consentire di rintracciare sia
porto materiale (cd. “signoria di fatto”) con “trasforma” in gestore di rifiuti a tutti gli ef- il carico specifico di quella singola tipologia
la cosa (rifiuto). fetti, con tutto quel che ne consegue. di rifiuto, sia tutti i soggetti che hanno parte-
In ragione di quanto precede, l’intermedia- cipato alla sua eliminazione (smaltimento o
Con riferimento, invece, al quesito sub b), si rio, per essere tale, deve essere autonomo recupero). Per gli stessi motivi, si ritiene che
XY sia il produttore del rifiuto rappresentato gale in ordine alle intestazioni del regi- Legislatore abbia concepito tali documenti
dalla schiarifica del manto stradale per i mo- stro di carico/scarico e dei formulari? come riferiti alla realtà di un determinato
tivi esposti nella risposta al quesito sub 1). Invece, cosa accade in caso di variazio- momento societario cristallizzata e fissata in
Pertanto, tale società deve rispettare tutto ne della ragione sociale? È possibile mo- un determinato momento, a prescindere da
quanto previsto in termini autorizzatori e do- dificare tali intestazioni (o farle modifi- modifiche.
cumentali dalla disciplina dettata dal quadro care) oppure deve dotarsi di nuovi bol-
legislativo di cui al Dlgs 22/1997 e succes- lettari? 6. Rifiuti C & D, rocce e terre di
sivi decreti attuativi, ivi compreso il Dm 5 scavo
febbraio 198 sul recupero agevolato dei ri- L’impresa economica opera sul mercato, Con riferimento al quesito n. 7), pubbli-
fiuti non pericolosi. per lo più, in regime di concorrenza; pertan- cato sul numero di novembre 2005 di
Chi scrive appartiene a quella scuola di pen- to, deve poter essere individuata e localizza- questa Rivista, si chiede come vadano
siero che ritiene disapplicabile l’articolo 14, ta. Come vi sono mezzi di individuazione e letti gli articoli 7, comma 3, lettera b); 8,
Dl 138/2002. È vero che con sentenza 13 punti di localizzazione della persona fisica, comma 1, lettera f-bis) e 11, comma 3,
maggio 2005, n, 17836, la III Sezione pena- parimenti, vi sono mezzi di individuazione e Dlgs 22/1997 in ordine ai rifiuti da co-
le della Corte di Cassazione ha ritenuto che punti di localizzazione dell’impresa. Vi sono, struzione/demolizione ed alle rocce e
questo non sia possibile. Però è altrettanto dunque, i cd. “segni distintivi dell’impresa”, terre di scavo?
vero che la giurisprudenza di legittimità, sul individuabili nei seguenti: ditta, insegna e Il Ministero dell’ambiente, con lettera del 1°
punto, non è affatto univoca. marchio. Tra questi, la ditta assume partico- marzo 2004 (in questa Rivista, n. 107
Non è un caso che, con ordinanza emessa il lare rilevanza, poiché si tratta del nome sot- (5/04) ha precisato che le analisi del terre-
29 giugno 2005 dal Tribunale di Terni, in to il quale l’imprenditore svolge la propria no, secondo i criteri previsti dal Dm 471/
ordine ad una causa penale relativa al regi- attività. A differenza del marchio e della in- 1999 sulle bonifiche, debbono eseguirsi so-
me dei rottami ferrosi ed alla loro esclusione segna (che sono meramente facoltativi), la lo qualora vengano utilizzate tecnologie di
dalla normativa dei rifiuti, in dipendenza del ditta è il mezzo di individuazione necessario scavo o perforazione che prevedono l’impie-
contrasto con la nozione di “rifiuto” della dell’impresa economica. Come la persona go di sostanze inquinanti. Pertanto, secondo
Corte di Giustizia europea, sia stata solleva- ha necessariamente un nome, l’impresa ha, il Ministero per adempiere alle indicazioni
ta eccezione di legittimità costituzionale per altrettanto necessariamente una ditta. previste dalla “Legge Lunardi” (come modi-
la inosservanza dei vincoli derivanti dall’ordi- Pertanto, nel sistema del Codice civile, la ficata dall’articolo 23 della “Legge
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
namento comunitario contro l’articolo 1, ditta è il mezzo di individuazione della per- Comunitaria 2003”), è sufficiente trasmette-
commi da 25 a 29 della legge 308/2004 sona in quanto imprenditore. La ragione so- re all’Arpa un’attestazione dell’impresa circa
(cd. “Delega ambientale”), dove il comma ciale è dunque il “nome di battesimo” della le metodologie di scavo e l’indicazione della
25 fa salvo il citato articolo 14, per violazio- singola azienda. destinazione finale del materiale. Il parere
ne degli articoli 11 e 117 Cost. (Gazzetta uf- La sede dell’impresa, invece, ha rilevanza del Ministero dell’ambiente è stato espresso
ficiale, I serie speciale, Corte Cost. n. 46 del sotto diversi aspetti: iscrizione nel registro mediante una lettera, in risposta ad uno
16 novembre 2005). Pertanto, allo stato at- delle imprese, competenza del tribunale per specifico quesito dell’Ance (Associazione
tuale della disciplina, è opportuno agire u- la dichiarazione di fallimento; invio di comu- nazionale costruttori edili), il che riduce la
sando il canone interpretativo relativo alla nicazioni all’imprenditore eccetera. (già ridotta) valenza interpretativa ufficiale
nozione di rifiuto deve essere improntato alla Alla luce di quanto precede, il registro e la il che normalmente viene affidata ad una cir-
maggiore estensività possibile, come chiara- formulario nella loro qualità di strumenti che colare ministeriale.
mente indicato dalla sentenza 18 aprile consentono il controllo e la tracciabilità dei Inoltre sembra che alcuni aspetti ancora
2002, C-9/00, Palin Granit Oy, dove al pun- flussi di rifiuti sono riferiti a quella impresa debbano essere chiariti, e cioè:
to 23, stabilisce che “Il verbo “disfarsi” deve che ha quella specifica ragione sociale e • chi sia il soggetto cui compete l’obbligo di
essere interpretato alla luce della finalità quella specifica sede come dichiarati nel richiedere il parere all’Arpa (committente o
della direttiva 75/442 che, ai sensi del terzo frontespizio dei singoli bollettari. Ogni modi- impresa);
considerando, è la tutela della salute umana fica intervenuta sulla ragione sociale e sulla • quale sia l’iter del parere dell’Arpa (modu-
e dell’ambiente contro gli effetti nocivi della sede introduce un mutamento sostanziale listica, tempi necessari, ufficio referente);
raccolta, del trasporto, del trattamento, nella possibilità concreta di reperimento ed • se sussista o meno l’obbligo di indicare la
dell’ammasso e del deposito dei rifiuti, ma individuazione del soggetto che deve essere destinazione finale del materiale di scavo.
anche alla luce dell’articolo 174, n. 2, Ce, reso palese a fronte della natura partecipati- Ciò premesso, si possono formulare le se-
secondo il quale la politica della Comunità in va degli obblighi relativi a registri e formula- guenti osservazioni.
materia ambientale mira ad un elevato livello rio. Poiché nel momento in cui si varia la ra- a) L’articolo 7, comma 3, lettera b) (che tra i
di tutela ed è fondata in particolare sui prin- gione sociale si dà luogo ad una persona rifiuti speciali cita “i rifiuti derivanti dalle atti-
cipi della precauzione e dell’azione preventi- giuridica diversa dalla prima (anche se la vità di demolizione, costruzione, nonché i ri-
va. Ne consegue che la nozione di rifiuto seconda subentra alla prima in termini di at- fiuti pericolosi che derivano dalle attività di
non può essere interpretata in senso restrit- tività e passività) e poiché nel momento in scavo” ) ha indotto taluni a ritenere che i ri-
tivo (come già in precedenza stabilito dalla cui si varia la sede legale, muta il principale fiuti non pericolosi derivanti da attività di
sentenza 15 giugno 2000, C-418/97 e C- e più significativo fattore di reperibilità scavo non siano rifiuti. Tale assunto si ritie-
419/97, Arco, punti 36-40). dell’impresa sul territorio, si ritiene che a ne sia destituito di fondamento in considera-
fronte di tali eventi sia indispensabile dotarsi zione della definizione di rifiuto di cui all’arti-
5. Modifica sede e segni distintivi di nuovi bollettari regolarmene vidimati e nu- colo 6, Dlgs 22/1997 (a prescindere dalla
dell’impresa: registri e formulari merati. Inoltre, poiché il Dm 145/1998 sul successiva “interpretazione autentica” che
ex novo formulario e il Dm 148/1998 sul registro di viene applicata a “macchi di leopardo” sul
40 Come si deve comportare una ditta nel carico e scarico nulla prevedono in caso di territorio nazionale) (si veda risposta a que-
sito n. 7, pubblicato sul numero di novem- autentica” nazionale di rifiuto). Inoltre, se è contengono la materia prima (plasma) per la
Rubriche Quesiti
bre 2005 di questa Rivista). Infatti, tali rifiuti vero che la citata sentenza Ue 11 settembre produzione di emoderivati non appaiono a-
non pericolosi sono speciali, ancorché non 2003, correttamente, stabilisce che è ben naloghi (in termini di rischio) ai rifiuti perico-
citati in dipendenza della loro derivazione possibile che uno Stato membro disciplini losi a rischio infettivo, poiché tali rifiuti sono
dalle attività che li generano. Infatti, le lette- con “altra normativa” (ex articolo 2, n. 1, definiti dall’articolo 2, comma 1, lettera d),
re c) e d) del citato articolo 7, comma 3, in- lettera b), direttiva 91/156/Cee) alcuni ma- Dpr 254/2003 solo tra quelli di cui ai Cer 18
dicano come “speciali” i rifiuti derivanti (ri- teriali, ma “a condizione che tale legge ri- 01 03 e 18 02 02 che versino nelle condi-
spettivamente ed inevitabilmente) da “lavo- guardi la gestione dei rifiuti”, si osserva che zioni declinate nei successivi punti da 1 a 3
razioni industriali” e “artigianali”. Quindi, alla la “Legge Lunardi” – in modo espresso – b), tra le quali figura la visibile contamina-
luce della legislazione vigente, sono rifiuti non riguarda la gestione dei rifiuti (poiché zione da sangue.
(speciali) anche i rifiuti non pericolosi deri- nega l’appartenenza di terre e rocce di sca- Le sacche di plasma, infatti, sono puntual-
vanti da attività di scavo, fato salvo il princi- vo a tale alveo concettuale). mente censite con il Cer 18 01 02 come ri-
pio comunitario di cui alla sentenza 11 set- c) L’articolo 11, comma 3, è relativo ai sog- fiuti sempre non pericolosi insieme alle parti
tembre 2003 (C-114/01) secondo il quale i getti obbligati a presentare il Mud. Poiché anatomiche e agli organi e alle riserve di
residui di produzione, laddove riutilizzati nel- per i motivi su esposti si ritiene che rifiuti da sangue. Sempreché, però, non debbano es-
lo stesso processo del produttore (e non costruzione e demolizione siano (appunto) sere smaltiti applicando precauzioni partico-
nello steso ciclo posto in essere da un sog- rifiuti a tutti gli effetti al pari delle terre e lari per evitare infezioni. In tal caso il Cer 18
getto diverso), e purché ciò sia necessario al rocce di scavo, tali rifiuti dovranno essere 01 02 (non pericoloso) si trasforma in 18 01
processo medesimo, non sono rifiuti (fatti- gestiti nel pieno rispetto delle regole dettate 03 (pericoloso).
specie: detriti o sabbia di scarto da opera- dal Dlgs 22/1997 (autorizzazioni – ordinarie Le sacche di plasma, dunque:
zioni di arricchimento di minerale provenien- o semplificate –, iscrizione all’Albo, registri, – laddove possano generare infezioni diver-
ti dallo sfruttamento di una miniera utilizzati formulari e Mud). rebbero rifiuti sanitari pericolosi a rischio in-
per riempire gallerie della stessa miniera, fettivo (18 01 03), contaminati da sangue in
fornendo garanzie sufficienti sull’identifica- 7. Non sempre le sacche di pla- modo visibile;
zione l’uso effettivo di tali sostanze e purché sma per produrre emoderivati in- – in caso contrario, invece, non si appliche-
tale riutilizzo sia una tappa del processo di dustriali sono rifiuti sanitari rebbe il principio dell’assimilazione ai rifiuti
produzione originario). In questa sentenza la Produciamo emoderivati; le sacche di sanitari (articolo 1, comma 5, lettera g ) in
Corte ha richiamato la sua giurisprudenza plasma che giungono in azienda, dopo quanto non presenterebbero rischio infettivo
teressato e ricevere i suoi scritti difensivi, • II scenario: smaltire i bicchierini tal quali,
pena il sorgere di un vizio procedimentale secondo quanto previsto dal Dpr 254/2003
che si riverbera in termini di invalidità sul 9. Rifiuti e metadone in materia di rifiuti sanitari (incenerimento in
provvedimento finale di applicazione della Come devono essere smaltiti i bicchieri- impianti autorizzati ai sensi della disciplina
sanzione. ni di plastica (del genere casalingo usati sui rifiuti di cui al Dlgs 22/1997), ma il tra-
Tuttavia, il trasgressore deve esercitare le anche per il caffè) utilizzati per sommini- sporto rimane disciplinato dal Dpr 309/
sue difese entro il termine perentorio di strare il metadone a coloro che sono in 1990; pertanto, andranno differenziati dagli
trenta giorni previsto dal citato articolo 18, terapia disintossicante nei Sert, tenuto altri rifiuti.
legge 689/1981. Tale termine – che decor- conto che nell’arco della giornata in un
re dalla data della contestazione immediata Sert se ne producono tanti? Per i flaconcini vuoti in vetro che hanno con-
o della notifica degli estremi della violazione Non mi riferisco all’eventuale residuo di tenuto il metadone, si ritiene che possano
da parte dell’organo di controllo – si compu- metadone eccedente la dose sommini- essere ipotizzati gli stessi due scenari qui
ta secondo le ordinarie regole del Codice di strata, ma alla gocciolina di metadone tracciati. Ove si operi il lavaggio, e solo dopo
procedura civile. Va sottolineato che la legge che è parte integrante della dose som- questa operazione, si potranno raccogliere
richiede che la memoria difensiva e/o la ri- ministrata e che rimane sulle pareti del unitamente al vetro recuperabile.
chiesta di audizione personale debbano bicchierino. Il problema nasce dalla mole
“pervenire” alla P.a. nel termine di trenta di bicchierini prodotti quotidianamente 10. Rifiuti e flebo da pronto soc-
giorni, non rilevando la mera data di spedi- da un Sert e che necessariamente devo- corso
zione da parte dell’interessato (1). no essere smaltiti. Il Dm 5 febbraio 1998 al punto 2.2.1 (“ri-
Si definisce tardiva la difesa pervenuta Alla fine della giornata, all’interno del fiuti di vetro in forma non dispersibile”)
all’amministrazione competente dopo che sacco di raccolta, le tante goccioline for- preclude la possibilità di raccolta diffe-
sia decorso il termine perentorio individuato mano un piccolo strato residuale di me- renziata del vetro sanitario proveniente
dal citato articolo 18, legge 689/1981. tadone. oltre che da reparti infettivi anche dai
Nel quesito proposto si chiede se le difese È proponibile l’inserimento della segatura luoghi di pronto soccorso. Pertanto, men-
pervenute oltre tale termine abbiano qualche (che assorbirebbe eventuali gocce di me- tre in tutto l’ospedale posso avviare a
rilevanza all’interno del procedimento ammi- tadone) all’interno dei sacchi deputati al- raccolta differenziata le bottiglie di flebo,
nistrativo sanzionatorio. la raccolta dei bicchierini ed il successivo se queste vengono tolte al pronto soccor-
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
Il termine previsto dall’articolo 18, legge allontanamento degli stessi attraverso il so devo smaltirle in maniera diversa. Tali
689/1981 è posto a pena di decadenza, per circuito urbano o bisogna avviare il tutto flebo vanno smaltite come rifiuti perico-
cui l’autorità competente ad irrogare la san- a termodistruzione? losi a rischio infettivo? Come rifiuti assi-
zione non ha alcun obbligo di valutare le di- In quest’ultimo caso sarebbe proponibile milati agli urbani o altro? Qual è la logica
fese tardive ai fini dell’emanazione del prov- l’allontanamento con la ditta che effettua di tale divieto (le flebo di glucosate, fisio-
vedimento di ingiunzione, né è tenuta a sen- il ritiro dei rifiuti sanitari pericolosi a ri- logiche ecc. che genere di rischio posso-
tire l’interessato che ne abbia fatto richiesta. schio infettivo o il percorso deve essere no determinare e come possono conta-
Tuttavia, sembra rientrare nella discreziona- differenziato? minarsi in pronto soccorso)?
lità dell’amministrazione procedente l’esame E i flaconcini vuoti che hanno contenuto
delle memorie difensive pervenute in ritardo: il metadone possono essere raccolti as- Il Dm 5 febbraio 1998 individua esclusiva-
infatti, in virtù del principio di buona ammi- sieme al vetro sanitario? mente quali tipologie di rifiuti possono esse-
nistrazione, si ritiene che l’autorità ammini- re avviate a recupero con procedure sempli-
strativa possa prendere in considerazione gli Fermo restando che il metadone deve esse- ficate. L’esclusione dei rifiuti in vetro da
elementi risultanti dalle difese dell’interessa- re considerato una sostanza stupefacente e pronto soccorso, ivi prevista, è stata fatta in
to, in modo da evitare l’adozione di un’ordi- come tale smaltita secondo le procedure base al “principio di precauzione/cautela”, in
nanza ingiunzione suscettibile di essere an- previste dal Dpr 9 ottobre 1990, n. 309 e quanto quando un paziente arriva al pronto
nullata dal giudice civile in caso di opposi- dal Dpr 15 luglio 2003, n. 254 (articolo 14, soccorso non è dato sapere se costui abbia
zione giudiziale. comma 3), per quanto riguarda i bicchierini o meno contratto – ad esempio – una pato-
Ad ogni modo, è importante sottolineare che contaminati da “gocce” di residuo di meta- logia di tipo infettivo. Quest’ultima, infatti,
un eventuale rifiuto della pubblica ammini- done si possono considerare due scenari: porta all’esclusione del recupero del vetro u-
strazione di fronte a memorie o richieste di tilizzato per flebo e quant’altro in procedura
audizione tardive non costituisce vizio di legit- • I scenario: effettuare un lavaggio di tali semplificata, perché potenzialmente infetto,
timità della successiva ordinanza ingiunzione. bicchierini con acqua; raccogliere le acque essendo entrato in contatto con il paziente.
di lavaggio in bidoni ed avviarle a smalti- Pertanto, si ritiene che tale vetro da pronto
(1) Corte di Cassazione, I Sezione penale, sen- mento come sostanze stupefacenti; conferi- soccorso vada conferito, in via cautelativa,
tenza 6 agosto 1992, n. 9317. re i bicchieri lavati nel circuito dei rifiuti spe- tra i rifiuti a rischio infettivo.
42
a cura di Paola Ficco e Maurizio Santoloci
Come si fa...
il formulario di identificazione
Rubriche per il trasporto dei rifiuti
Scheda n. 1 (S1)
Nozioni generali
Quali norme lo disciplinano Dm 1° aprile 1998, n. 145 che è entrato in vigore il 13 giugno 1998 (si aggiunge la circolare Ambien-
te/Industria 4 agosto 1998).
A cosa serve Il formulario rappresenta la prova della tracciabilità del ciclo del viaggio dei rifiuti. Costituisce dunque
l’unica impronta identificatrice in itinere e a posteriori del ciclo del viaggio operato per quel determina-
to carico di rifiuti.
Cosa deve risultare dal formulario a) Nome e indirizzo del produttore e del detentore (anche se coincidono);
b) origine, tipologia e quantità del rifiuto;
c) impianto di destinazione;
d) data e percorso dell’instradamento;
e) nome e indirizzo del destinatario.
Cosa sostituisce il formulario Sostituisce tutti gli altri documenti previsti per il trasporto di rifiuti ad esclusione di quanto previsto:
– dalla normativa Adr;
– dal regolamento Cee 259/93 sui transiti transfrontalieri;
– dall’allegato F al Dm 392/1996 (olio minerale usato);
– scheda di accompagnamento allegata al Dlgs 99/1992 (fanghi di depurazione).
di rifiuti soggetti
al formulario
Come vendere Il rivenditore deve rispettare quanto previsto dall’articolo 10, Dm Finanze 29 novembre 1978.
il formulario
Cfr. Circolare Ambiente/Industria 4 agosto 1998, punto 1), lettera d).
Come iniziare Innanzitutto occorre compilare il frontespizio del bollettario (o la prima pagina del modulo continuo) riportando gli elementi i-
ad usarlo, dove dentificativi richiesti (ditta, residenza o domicilio, codice fiscale, ubicazione esercizio, formulario dal n. … al n. …).
numerarlo e vidimarlo
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
Dove numerarlo Dopo tale compilazione (e solo dopo), il formulario deve essere numerato e vidimato da parte dell’Ufficio del Registro o della
e vidimarlo Cciaa. In difetto di tale compilazione la numerazione e la vidimazione non può essere effettuata.
Solo l’indicazione della “Ubicazione dell’esercizio” può essere compilata anche dopo la numerazione e la vidimazione.
In ogni caso, tutte le citate indicazioni devono essere apposte prima della emissione del primo formulario.
Poiché ciascun formulario si compone di 4 esemplari di cui 3 a ricalco, la vidimazione può essere apposta sul primo di essi
purché risulti visibile sugli altri 3.
Cfr. Circolare Ambiente/Industria 4 agosto 1998, punto 1), lettera a), f) e g).
Dove registrarlo Va registrato sul registro Iva-acquisti; cioè su tale registro dovrà essere registrata la fattura di acquisto del formulario. Da tale
fattura dovranno risultare gli estremi seriali e numerici del formulario. La registrazione deve avvenire prima dell’utilizzo del for-
mulario.
I soggetti che per esigenze operative utilizzano contestualmente più bollettari dovranno prestare particolare attenzione al ri-
spetto di questa disposizione, curando, inoltre, che la registrazione delle operazioni di trasporto sul registro di carico/scarico
rispetti l’ordine cronologico di emissione dei formulari.
Come descrivere Alla voce “descrizione” dovrà riportarsi l’aspetto esteriore dei rifiuti che consente di identificare il rifiuto con il massimo grado
il rifiuto di accuratezza, tenuto conto che la descrizione del Cer non è sempre esaustiva, soprattutto in riferimento ai codici che negli
ultimi due campi numerici recano le cifre “99”.
Cfr. Circolare Ambiente /Industria 4 agosto 1998, punto 1), lettera o).
Se e dove indicare Se si tratta di un rifiuto pericoloso, le caratteristiche di pericolo (H) vanno sempre indicate subito dopo lo stato fisico. Nulla è
le caratteristiche mutato in esito alla direttiva Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio 9 aprile 2002 che non è fonte normativa.
di pericolo (H)
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Rubriche Come si fa
La differenza tra Le “caratteristiche di pericolo” sono quelle proprie del singolo rifiuto pericoloso oggetto del trasporto.
“caratteristiche Le “caratteristiche chimico-fisiche”, invece, sono i tratti distintivi di un rifiuto a prescindere dal fatto che esso sia pericoloso o
di pericolo” e meno. Esse vanno indicate solo nel caso in cui il rifiuto sia destinato allo smaltimento in discarica; infatti sono necessarie per
“caratteristiche accertare la compatibilità del rifiuto con le prescrizioni dell’autorizzazione della discarica.
chimico-fisiche”
Cfr. Allegato C (descrizione tecnica), Dm 145/1998 e circolare Ambiente/Industria 4 agosto 1998, n. 1), lettera s).
A cosa è riferita La dizione “serie e numero” (riportata in alto a destra del formulario) è riferita solo al prefisso alfabetico di serie e al numero
la dizione progressivo attribuito a quel foglio dalla tipografia autorizzata. Quindi, il relativo campo non va mai compilato dall’impresa.
“serie e numero”
Cfr. Circolare Ambiente/Industria 4 agosto 1998, punto 1), lettera h).
Qual è la “data È quella di compilazione (in alto a destra) e deve essere, ovviamente, uguale per tutte le 4 copie del formulario. Questa data
di emissione” va riportata dall’impresa accanto a “serie e numero”.
La data di emissione non va confusa con la data di inizio del trasporto; infatti, essa può non corrispondere a quella riportata
alla voce “data/ora inizio trasporto” di cui allo specifico punto del formulario (in basso a sinistra).
Infatti, quest’ultima data si riferisce alla data ed ora effettiva di partenza del trasporto.
Qual è il “numero È il numero progressivo che individua l’annotazione sul registro dell’operazione di carico o di scarico relativa ai rifiuti traspor-
di registro” da inserire tati.
nel formulario Per questo le singole annotazioni delle operazioni di carico/scarico sul registro devono essere contraddistinte con un numero
progressivo.
Questo numero è quello proprio del registro del soggetto che rimane in possesso della copia del formulario di sua competen-
za. Quindi, è un numero che varia sulle diverse copie del formulario, poiché il produttore/detentore, il trasportatore e il desti-
natario finale apporranno ciascuno il numero del “proprio” registro, nel rispetto delle diverse cadenze temporali di annotazione
del registro di cui all’articolo 12, comma 1, lettera da a) a d), Dlgs 22/1997.
Quando deve essere Il “numero di registro” è noto solo dopo aver annotato il registro di carico/scarico. Quindi il “numero di registro” potrà e dovrà
Come indicare Il “numero di registro” deve essere apposto sul formulario da parte dei soggetti obbligati alla tenuta del registro di carico/sca-
il “numero di registro” rico. Laddove un soggetto non sia obbligato alla tenuta di tale registro (ad esempio i commercianti per i rifiuti non pericolosi),
da parte dei soggetti pur essendo tuttavia obbligato in ordine al formulario, costui dovrà indicare l’esonero dall’obbligo registro nell’apposito spazio
che non sono obbligati del formulario relativo alle “annotazioni” e conservare la copia del formulario di sua competenza.
alla tenuta del registro
medesimo Cfr. Circolare Ambiente/Industria 4 agosto 1998, n. 1), lettera l).
Come comportarsi nei Alla voce “quantità” deve sempre essere indicata la quantità di rifiuti trasportati.
confronti della voce Inoltre, dovrà essere sempre contrassegnata la casella “(.)” relativa alla voce “Peso da verificarsi a destino” nel caso in cui,
“Peso da verificarsi a per la natura del rifiuto o per l’indisponibilità di un sistema di pesatura, si possano, rispettivamente, verificare variazioni di pe-
destino” so durante il trasporto o una non precisa corrispondenza tra la quantità di rifiuti in partenza e quella a destinazione.
Quali documenti Il trasporto di rifiuti rappresentati da oli minerali usati deve essere accompagnato sia dal formulario sia dall’allegato F al Dm
devono accompagnare 16 maggio 1996, n. 392.
il trasporto di rifiuti
rappresentati da oli Cfr. Circolare Ambiente/Industria 4 agosto 1998, n. 1, lettera u).
minerali usati
Quali documenti Il trasporto di rifiuti rappresentati da fanghi di depurazione deve essere accompagnato dal formulario al quale allegare la
devono accompagnare scheda di accompagnamento di cui all’articolo 13, Dlgs 99/1992.
il trasporto di rifiuti
rappresentati da fanghi Cfr. Circolare Ambiente/Industria 4 agosto 1998, n. 1, lettera z).
di depurazione
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Cosa si intende per La sottoscrizione da parte della persona fisica che effettua il trasporto e ne assume la relativa responsabilità.
Rubriche Come si fa
Cosa fare se Il nuovo percorso e il nuovo destinatario, nonché i motivi della variazione devono essere riportati nello spazio del formulario re-
il trasportatore lativo alle “annotazioni”.
è costretto a cambiare
destinatario Cfr. Circolare Ambiente/Industria 4 agosto 1998, n. 1), lettera m).
(es. quello previsto
è impossibilitato Inoltre, si consiglia di avvisare il produttore/detentore, la Provincia e una Autorità di polizia o vigilanza (preferibilmente Polizia
a ricevere il rifiuto) provinciale se esistente, oppure Arpa o Forza di Polizia statale o locale) affinché l’evento possa essere reso visibile alla P.a. ai
fini del controllo e delle verifiche tese ad inibire attività fraudolente.
Il produttore dei rifiuti Il produttore che effettua il trasporto deve barrare la parentesi inserita dopo le parole “trasporto di rifiuti non pericolosi prodotti
non pericolosi da se nel proprio stabilimento”; la preposizione “di” deve indicare il luogo e lo stabilimento di produzione dei rifiuti trasportati.
stesso prodotti che, Costui non deve compilare il punto 3 del formulario, limitatamente ai seguenti dati “Trasportatore del rifiuto… CF… N.
quindi, non è iscritto Aut/Albo… del…”.
all’Albo nazionale
gestori rifiuti, Cfr. Circolare Ambiente/Industria 4 agosto 1998, n. 1) lettera r).
come deve compilare
il formulario
Cosa fare se, per Gli estremi identificativi dei diversi trasportatori (nominativo, codice fiscale, n. aut. Albo) e quelli dei diversi mezzi usati (es.
esigenze operative o targa), il nominativo del conducente e la firma di assunzione di responsabilità possono essere riportati sulle 3 copie che ac-
imprevisti tecnici, un compagnano il trasporto nello spazio riservato alle “annotazioni”.
trasporto di rifiuti In caso di trasporto misto (es. gomma/ferrovia; gomma/nave), occorre specificare nello spazio per le “annotazioni” la tratta
viene effettuato dallo ferroviaria o marittima interessata e allegare al formulario i documenti previsti dalle norme che disciplinano il trasporto ferro-
stesso trasportatore viario o marittimo.
con veicoli diversi o da Poiché in questo caso le 4 copie del formulario sono insufficienti poiché i soggetti che partecipano alla movimentazione sono
trasportatori diversi più di 3 (in quanto non esiste un solo trasportatore) è possibile conservare le fotocopie del formulario, fermo restando che il
trasporto dovrà essere sempre accompagnato dagli originali del formulario.
Quindi, a conclusione del trasporto gli originali dovranno rimanere:
– 2 al produttore/detentore;
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
Cosa fare in caso Il trasportatore deve emettere un nuovo formulario relativo al quantitativo di rifiuti conferito al secondo mezzo di trasporto.
di trasbordo parziale Nel nuovo formulario, il trasportatore deve indicare (nello spazio riservato al produttore/detentore) la propria ragione sociale e,
del carico su un mezzo nello spazio per le “annotazioni”:
diverso per motivi – motivo del trasbordo;
eccezionali – codice alfanumerico del primo formulario;
– nominativo del produttore di origine.
Nel primo formulario, nello spazio per le “annotazioni” devono essere indicati:
– codice alfanumerico del nuovo formulario emesso;
– estremi identificativi del trasportatore che prende in carico i rifiuti.
Al produttore dovrà comunque essere restituita la quarta copia del primo e del secondo formulario emesso.
Dove conservare Nel medesimo luogo dove viene conservato il registro. Quindi per “Ubicazione dell’esercizio” si deve intendere:
le copie – sede dell’impianto di produzione, stoccaggio, recupero e smaltimento dei rifiuti o la sede operativa delle imprese che effet-
tuano attività di raccolta e trasporto, intermediazione e commercio di rifiuti;
– sede di coordinamento organizzativo o centro equivalente di cui all’articolo 12, comma 3, Dlgs 22/1997.
Quanti formulari usare In caso di raccolta di rifiuti speciali della stessa tipologia ed individuati con lo stesso codice (Cer) da parte di un unico racco-
in caso glitore/trasportatore presso più produttori/detentori, il raccoglitore/trasportatore provvede ad effettuare un’unica annotazione
di “microraccolta” sul proprio registro di carico e scarico.
La registrazione unica, però, dovrà riguardare le utenze servite nell’arco della stessa giornata e dovrà contenere gli estremi
dei formulari emessi nell’arco della medesima giornata. Quindi, ogni presa deve essere assistita da un singolo formulario.
Quale formulario va Nel caso in cui in una transazione avente ad oggetto rifiuti, si inserisca un intermediario che, privo di detenzione, è tenuto a
annotato sul registro compilare il modello B allegato al Dm 148/1998 (relativo ai registri di carico/scarico), il formulario da prendere in considera-
dell’intermediario zione ai fini dell’annotazione sul registro è quello del produttore; mentre – ai fini dell’integrazione con il registro – l’interme-
senza detenzione diario dovrà allegare al suo registro “copia fotostatica del formulario”.
Profili sanzionatori
Quali sono le sanzioni 1) Trasporto dei rifiuti pericolosi senza formulario di identificazione (articolo 52, comma 3, prima parte, seconda i-
potesi, con rinvio quoad poenam all’articolo 483 Codice penale).
Condotta
Trasportare rifiuti pericolosi senza il prescritto formulario di identificazione (articolo 15).
A nostro avviso tale illecito è integrato da tutti i soggetti attivi nel sistema del trasporto, ivi incluso il soggetto che conferisce i
rifiuti al terzo trasportatore e che, dunque, attiva il meccanismo del viaggio dei rifiuti (e che avrebbe dovuto firmare per primo
il formulario, contribuendo alla sua stesura e realizzazione con precisi e conseguenti criteri di assunzione diretta di responsa-
bilità).
Sanzione
Reclusione fino a 2 anni (pena prevista dall’articolo 483 C.p.).
Con la sentenza di condanna o di “patteggiamento”, il giudice dispone obbligatoriamente la confisca obbligatoria del mezzo di
trasporto (articolo 53, comma 2, Dlgs 22/1997).
Ciò presuppone, in via logica, l’obbligo del sequestro da parte della Polizia giudiziaria al momento dell’accertamento del reato.
Tale sequestro può essere realizzato sia per esigenze probatorie (ex articolo 354 C.p.p.), sia con finalità preventive (articolo
321, comma 3-bis, C.p.p.) per evitare che la libera disponibilità del mezzo di trasporto possa aggravare o protrarre le conse-
guenze del reato, o agevolare la commissione di altri reati.
2) Trasporto di rifiuti pericolosi con indicazione di dati incompleti o inesatti nel formulario di identificazione (artico-
lo 52, comma 3, prima parte, seconda ipotesi, con rinvio quoad poenam all’articolo 483 Codice penale).
Condotta
Indicare dati incompleti o inesatti nel prescritto formulario di identificazione (articolo 15) per il trasporto di rifiuti pericolosi.
Sanzione
Reclusione fino a 2 anni (pena prevista dall’articolo 483 C.p.).
Con la sentenza di condanna o di “patteggiamento”, il giudice dispone obbligatoriamente la confisca obbligatoria del mezzo di
trasporto (articolo 53, comma 2).
Anche in questo caso consegue l’obbligo del sequestro da parte della Polizia giudiziaria al momento dell’accertamento del
reato. Come nel caso precedente, tale sequestro può essere realizzato sia per esigenze probatorie (ex articolo 354 C.p.p.), sia
con finalità preventive (articolo 321, comma 3-bis, C.p.p.) per evitare che la libera disponibilità del mezzo di trasporto possa
aggravare o protrarre le conseguenze del reato, o agevolare la commissione di altri reati.
A questo caso, che riguarda i rifiuti pericolosi, non si applica l’ipotesi minore depenalizzata prevista dall’articolo 52, comma
4 (applicabile solo al trasporto dei rifiuti non pericolosi).
Cfr. Corte di Cassazione, III Sezione penale, sentenze 1134/2000 e 1040/2000; si veda oltre in “Giurisprudenza di legitti-
mità”, sub 3) e 4).
3) Trasporto di rifiuti non pericolosi senza formulario di identificazione (articolo 52, comma 3, prima parte, prima i-
potesi, in relazione all’articolo 15).
Condotta
Trasportare rifiuti non pericolosi senza il prescritto formulario di identificazione (articolo 15). Anche tale illecito, a nostro avvi-
so, è integrato da tutti i soggetti attivi nel sistema del trasporto, ivi incluso il soggetto che conferisce i rifiuti al terzo trasporta-
tore.
Sanzione
Sanzione amministrativa da euro 1.549 a euro 9.296.
4) Trasporto di rifiuti non pericolosi con indicazione di dati incompleti o inesatti nel formulario di identificazione
(articolo 52, comma 3, prima parte, prima ipotesi, in relazione all’articolo 15).
Condotta
Indicare dati incompleti o inesatti nel prescritto formulario di identificazione (articolo 15) per il trasporto di rifiuti non pericolosi.
Anche tale illecito, a nostro avviso, è integrato da tutti i soggetti attivi nel sistema del trasporto, ivi incluso il soggetto che con-
ferisce i rifiuti al terzo trasportatore. In caso di sistematicità della condotta possono essere ipotizzate illegalità di più ampia
portata e di rilevanza penale.
Sanzione
47
Sanzione amministrativa da euro 1.549 a euro 9.296.
Competenza per l’irrogazione
Rubriche Come si fa
Provincia.
Ipotesi minore
Se le indicazioni sono formalmente incomplete o inesatte, ma contengono tutti gli elementi indispensabili per ricostruire le
informazioni dovute per legge, si applica la più mite sanzione amministrativa pecuniaria da euro 258 a euro 1.549 (arti-
colo 52, comma 4). Si tratta, in pratica, di caso di errore materiale grossolano e senza conseguenze di frode per la rego-
larità delle verifiche e degli accertamenti di rito.
5) False indicazioni nella predisposizione di un certificato di analisi di rifiuti (articolo 52, comma 3, seconda
parte, con rinvio quoad poenam all’articolo 483 Codice penale).
Condotta
Fornire false indicazioni sulla natura, sulla composizione e sulle caratteristiche chimico-fisiche dei rifiuti, nella predisposi-
zione di un certificato di analisi di rifiuti. A nostro avviso, tale illecito è integrato da tutti i soggetti attivi nel sistema di ge-
stione, ivi incluso il produttore/detentore.
Pena
Reclusione fino a 2 anni (pena prevista dall’articolo 483 C.p.).
Con la sentenza di condanna o di “patteggiamento”, il giudice dispone obbligatoriamente la confisca obbligatoria del
mezzo di trasporto (articolo 53, comma 3).
Ciò presuppone – in via logica – l’obbligo del sequestro da parte della Polizia giudiziaria al momento dell’accertamento
del reato.
Tale sequestro può essere realizzato sia per esigenze probatorie (ex articolo 354 C.p.p.), sia con finalità preventive (arti-
colo 321, comma 3-bis, C.p.p.) per evitare che la libera disponibilità del mezzo di trasporto possa aggravare o protrarre
le conseguenze del reato, o agevolare la commissione di altri reati.
6) Uso di certificato falso di analisi di rifiuti durante il trasporto (articolo 52, comma 3, seconda parte, con rinvio
quoad poenam all’articolo 483 Codice penale).
Condotta
Utilizzare, durante il trasporto di rifiuti, un certificato falso di analisi di rifiuti. A nostro avviso, tale illecito è integrato da
tutti i soggetti attivi nel sistema del trasporto, ivi incluso il soggetto che conferisce i rifiuti al terzo trasportatore.
Questo reato è ricorrente in sede di trasporto di rifiuti liquidi di acque reflue verso il depuratore comunale per dimostrare
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
– falsamente – che tali liquami rispettano i valori limite per lo scarico in fognatura ai sensi dell’articolo 36, comma 3,
Dlgs 152/1999 e poter essere così accettati nell’impianto che altrimenti non potrebbe riceverli.
Pena
Reclusione fino a 2 anni (pena prevista dall’articolo 483 C.p.).
Con la sentenza di condanna o di “patteggiamento”, il giudice dispone obbligatoriamente la confisca del mezzo di tra-
sporto (articolo 53, comma 2).
Consegue – in via logica – l’obbligo del sequestro da parte della Polizia giudiziaria al momento dell’accertamento del reato.
Tale sequestro può essere realizzato sia per esigenze probatorie (ex articolo 354 C.p.p.), sia con finalità preventive (arti-
colo 321, comma 3-bis, C.p.p.) per evitare che la libera disponibilità del mezzo di trasporto possa aggravare o protrarre
le conseguenze del reato, o agevolare la commissione di altri reati.
Quante volte si applica L’articolo 8, legge 689/1981, prevede la possibilità di applicare un’unica sanzione per più violazioni di una o più norme,
la sanzione ma solo nel caso in cui le stesse siano state commesse con un’unica azione od omissione (concorso formale di illeciti).
amministrativa a fronte Pertanto, la pluralità delle violazioni è invece riconducibile a condotte distinte (concorso materiale di illeciti).
della pluralità Questo significa che ogni trasporto di ogni singola tipologia di rifiuto (ricordiamo che ad ogni tipologia di rifiuto e ad ogni
delle violazioni suo viaggio corrisponde un formulario) rappresenta una condotta a sé, caratterizzata da uno specifico mezzo di trasporto,
uno specifico soggetto trasportatore, uno specifico destinatario ed un altrettanto specifico formulario (nonché da una spe-
cifica annotazione sul registro).
In altri termini, ogni trasporto di rifiuti ed ogni annotazione devono essere realizzati nei modi previsti dalla legge; diversamen-
te si incorre in un illecito amministrativo per il quale il Dlgs 22/1997 stabilisce un’apposita sanzione che viene applicata per
ogni trasporto di rifiuti non pericolosi senza formulario e/o per ogni formulario relativo ai rifiuti non pericolosi che conten-
ga dati inesatti o incompleti.
(1) Poiché questa disposizione non nel territorio del Comune o dei Co- urbani debba dotare ogni veicolo adi- (3) Si tratta, ovviamente, dei com-
precisa quale specifica figura giuridi- muni per i quali il servizio medesimo bito al trasporto di una copia dell’atto mercianti e degli intermediari senza
ca debba assumere tale “soggetto”, è gestito. Tuttavia, si ritiene che l’eso- di affidamento della gestione dal qua- detenzione. I commercianti e interme-
va da sé che esso può essere rappre- nero dall’obbligo del formulario di i- le risulti, appunto, l’impianto cui sono diari con detenzione rientrano inevita-
sentato da chiunque, nei modi con- dentificazione sia applicabile anche destinati i rifiuti); bilmente nel concetto di gestione;
sentiti, gestisca il servizio pubblico nel caso in cui il trasporto dei rifiuti 2) il conferimento di tali rifiuti ai pre- pertanto, costoro, devono rispettare (a
(Comune, municipalizzata, società mi- urbani venga effettuato al di fuori del detti impianti sia effettuato diretta- seconda dei casi) i tempi di annota-
sta, concessionario, Consorzio inter- territorio del Comune o dei Comuni mente dallo stesso mezzo che ha ef- zione previsti per produttori/detentori,
comunale). per i quali è effettuato il predetto ser- fettuato la raccolta. trasportatori e destinatari finali.
Inoltre, si ricorda che, sul punto, la vizio qualora ricorrano entrambe le Resta fermo che il trasporto di rifiuti (4) Sul punto, la circolare Albo nazio-
circolare Ambiente/Industria 4 agosto seguenti condizioni: urbani effettuato da un centro di stoc- nale gestori rifiuti 18 giugno 2003, n.
1998, n. 1), lettera n), ha precisato 1) i rifiuti siano conferiti ad impianti di caggio a un centro di smaltimento o 3934, “considerato che l’articolo 15,
che “in via di principio il trasporto di recupero o di smaltimento indicati recupero deve sempre essere accom- comma 2, del Dlgs 22/97 stabilisce
rifiuti urbani che non deve essere ac- nell’atto di affidamento del servizio di pagnato dal formulario di identifica- che il formulario di identificazione dei
compagnato dal formulario di identifi- raccolta e trasporto dei rifiuti urbani (e zione”. rifiuti è “compilato, datato e firmato”
cazione ai sensi dell’articolo 15, com- a tal fine si ritiene che il concessiona- (2) Si ritiene che tale data coincida dal detentore del rifiuto, mentre è solo
ma 4, Dlgs 22/1997, è quello effet- rio del servizio di raccolta di rifiuti ur- con l’inizio e non con la fine del tra- “controfirmato” dal trasportatore, ri-
48 tuato dal gestore del servizio pubblico bani e/o frazioni differenziate di rifiuti sporto. tiene che i due diversi termini utilizzati
dal Legislatore, firma per il detentore ai due soggetti. Pertanto, posto che la e totale per quanto il medesimo ha in- e dichiara e che non firma ma “con-
Rubriche Come si fa
e “controfirma” per il trasportatore, responsabilità del detentore del rifiu- dicato e dichiarato, la responsabilità trofirma”, può logicamente ritenersi
siano già indicativi della diversa natu- to, compilatore e sottoscrittore del assunta dal trasportatore che non diversa dalla prima, quindi non piena
ra delle responsabilità che fanno capo formulario, non può che essere piena compila il formulario, che nulla indica e non totale”.
Letture consigliate
Di seguito si evidenziano le “letture consigliate”, cioè gli interventi, i questi risolti e le sentenze di legittimità che, in ordine all’argomento, sono
già stati pubblicati da questa Rivista: tra parentesi è indicato il riferimento di pubblicazione.
Interventi
S. Pallotta e M. Santoloci “Procedimento amministrativo sanzionatorio in materia ambientale, il pagamento in misura tra Dlgs 22/1997 e Dlgs 152/1999”,
n. 107 (5/04).
S. Pallotta “L’atto di contestazione degli illeciti amministrativi in materia di rifiuti tra “Decreto Ronchi” e legge 689/1981”, n. 111 (10/04).
M. Santoloci “Il formulario questo (ancora) sconosciuto”, I-II, nn. 112 (11/04) e 114 (1/05).
M. Santoloci“Tecnica di polizia giudiziaria ambientale – Il trasporto illecito di rifiuti. Tecnica e procedura di controllo su strada”, inserto n. 1, n. 117 (4/05).
S. Baroni e P. Zoppellari “Caratterizzazione di rifiuti pericolosi: attribuzione della caratteristica di pericolo H”, n. 113 (12/04).
Risposte a quesiti
P. Ficco “Importazione dei rifiuti in Lista verde con trasportatore tedesco: è impossibile applicare le regole del Formulario”, n. 119 (6/05).
P. Ficco “I codici del recupero e dello smaltimento è opportuno che siano indicati anche sul formulario”, n. 122 (10/05).
P. Ficco “Giardinaggio e formulario”, n. 123 (11/05).
S. Pallotta “Formulari di identificazione dei rifiuti trasportati: divergenze tra il peso indicato dal produttore alla partenza e quello annotato dal destinatario
all’arrivo”, n. 119 (6/05).
S. Pallotta “Registri di carico e scarico dei rifiuti e compilazione da parte del produttore: il termine settimanale per eseguire le annotazioni in carico decorre
dalla produzione”, n. 122 (10/05).
S. Pallotta “Registri di carico e scarico dei rifiuti e compilazione da parte dei trasportatori: il termine settimanale per eseguire le annotazioni in carico decorre
dall’inizio del trasporto”, n. 122 (10/05).
S. Pallotta “Formulari e omessa indicazione dell’ora di inizio del trasporto”, n. 122 (10/05).
Giurisprudenza di legittimità
Estremi Massima
Acque La Commissione Ue ha presentato sette proposte Stato di approdo (sostituzione della direttiva 95/
legislative per prevenire e gestire le conseguenze 21/Ce) ed infine, di modificare la direttiva 2002/
Milano, 29 novembre 2005 degli incidenti in mare; principi cardine la re- 59/Ce sul monitoraggio del traffico.
A Bruxelles nuovo pacchetto sponsabilità e la sana concorrenza – basata sul Nel settore relativo al trattamento delle conse-
rispetto delle regole – tra operatori. guenze la Commissione propone un quadro ar-
RIFIUTI bollettino di informazione normativa n. 125 (1/06)
Aria Con l’approvazione degli ultimi regolamenti ope- Il sì dell’ex Unione Sovietica ha infatti consentito
rativi da parte della Conferenza Mondiale sul cli- di raggiungere il quorum necessario per l’entrata
Milano, 1° dicembre 2005 ma di Montreal è dal 30 novembre 2005 a pieno in vigore dell’accordo (la ratifica da parte dei
Protocollo di Kyoto a pieno regime regime il protocollo per la riduzione dei gas serra. Paesi che rappresentano almeno il 55% delle e-
L’accordo per la riduzione entro il 2012 dell’8% missioni di Co2), superando così l’ostacolo rap-
dei gas serra rispetto ai livelli del 1990 è entrato presentato dal dissenso degli Usa (che costitui-
in vigore – lo ricordiamo – lo scorso 16 febbraio scono da soli oltre il 36% delle emissioni prodot-
2005 con l’adesione della Russia avvenuta nel te dai Paesi industrializzati).
precedente settembre.
Elettrosmog All’Autorità giudiziaria ordinaria i ricorsi sulle san- atti autoritativi a tutela di interessi della colletti-
zioni amministrative, al Giudice amministrativo i vità fa degradare ad interessi legittimi i diritti sog-
Milano, 15 novembre 2005 ricorsi verso le ordinanze contingibili ed urgenti a gettivi sui quali tali provvedimenti incidono, con la
Controversie su inquinamento tutela della sanità pubblica. conseguente competenza del Giudice ammini-
elettromagnetico, Sezioni Unite A pronunciarsi sulla ripartizione di giurisdizione è strativo a decidere sulle relative controversie.
sulla giurisdizione la Corte di Cassazione, che a Sezioni Unite ha ri- La giurisdizione del Giudice ordinario sugli stessi
cordato lo spartiacque tra diritti soggettivi e inte- provvedimenti, avverte la Corte, sussiste (al di
ressi legittimi tracciato dai principi costituzionali e fuori di specifiche ipotesi di legge) solo quando
dalle norme ordinarie n materia. ad essere contestato è, alla radice, il potere in sé
Per la Cassazione (sentenza 28 ottobre 2005, n. esercitato dalla P.a.
20994) il potere attribuito al Comune di emanare
Energia Aggiornate dal Ministero delle attività produttive fonti rinnovabili da parte dei loro detentori), sia a
le regole di dettaglio sulla produzione obbligatoria livello generale che con particolare riferimento al-
Milano, 15 novembre 2005 di energia da fonti rinnovabili prevista dai decreti la produzione di energia termica da biomasse de-
Energia da fonti rinnovabili, nuove legislativi 79/1999 e 387/2003. stinata al teleriscaldamento.
regole per produttori ed importatori Con due omonimi decreti ministeriali (entrambi La nuova disciplina sostituisce quella dettata dal
targati 24 ottobre 2005) il Dicastero ha rivisitato Dm 11 novembre 1999, emanata in attuazione
le regole sull’emissione dei cd. “certificati verdi” del citato Dlgs 79/1999.
(i titoli che attestano la produzione di energia da
50
Rubriche Check Ambiente
Qualità In arrivo dall’Ue i criteri ecologici per griffare con ottobre 2005 nella forma di uno schema di deci-
il marchio europeo di qualità i prodotti della carta sione.
Milano, 15 novembre 2005 stampata che rispondono a determinati standard Le caratteristiche che apriranno alla carta stam-
Ecolabel, è il momento di libri e riviste ambientali. pata le porte dell’Ecolabel saranno l’alto tasso di
Le regole che declineranno i parametri del rego- riciclabilità dei materiali utilizzato ed il basso uti-
lamento Ce n. 1980/2000 sui prodotti editoriali lizzo di sostanze dannose per l’ecosistema.
sono state approvate dalla Commissione Ue il 7
Rifiuti Italia pronta ad allinearsi alla sentenza Ue 7 otto- diretta modifica del Dm 5 febbraio 1998 (il prov-
bre 2004 che ha sancito l’inesatta individuazione vedimento messo sotto accusa dalla Corte Ue di
Milano, 1° dicembre 2005 sul piano nazionale di tipi e quantità massime di Giustizia), modifica che sarà operata da un omo-
Recupero non pericolosi, pronta rifiuti non pericolosi sottoponibili a procedure nimo provvedimento targato MinAmbiente già li-
la revisione del Dm 5 febbraio 1998 semplificate. cenziato dalla Conferenza Stato-Regioni con pa-
La correzione delle norme interne avverrà con la rere favorevole lo scorso 24 novembre 2005.
Milano, 24 novembre 2005 Stabilito dal Dicastero con Dm 27 ottobre 2005 il se alla legge 7 novembre 2000, n. 327 (Gazzetta
Smaltimento rifiuti, il MinLavoro costo orario del lavoro del personale dipendente ufficiale n. 146 del 27 aprile 2005), recante “Va-
ridetermina il costo del personale da imprese di igiene ambientale, smaltimento ri- lutazione dei costi del lavoro e della sicurezza
fiuti, espurgo pozzi neri, depurazione delle acque. nelle gare di appalto” ed al Dm 12 aprile 2005
Il provvedimento è riferito ai mesi di luglio, set- relativo al personale del settore in parola.
tembre e ottobre 2005 ed è stato emanato in ba-
Milano, 23 novembre 2005 Siglato il 23 novembre un protocollo d’intesa tra realizzazione di strutture funzionali collocate in
Raccolta rifiuti natanti, Cobat, Coou Consorzio obbligatorio batterie esauste, Consor- punti strategici dove gli utenti della nautica da di-
e ItaliaNavigando insieme zio obbligatorio oli usati e la società controllata porto e non possono conferire i rifiuti in questione.
da Sviluppo Italia (agenzia nazionale per lo svilup- ItaliaNavigando è la nuova società del turismo
po d’impresa). nautico italiano costituita nel 2002 con l’obiettivo
Sicurezza Legittima l’astensione dall’attività lavorativa in ca- della corrispettività delle prestazioni sottesa al rap-
so di mancanza sui luoghi di lavoro delle misure di porto di lavoro – la controparte a sospendere il
Milano, 21 novembre 2005 sicurezza necessarie nel caso concreto a garantire proprio adempimento (ossia la prestazione dell’at-
Cassazione: legittimo non lavorare l’incolumità dei lavoratori esposti a rischi. tività lavorativa) ex articolo 1460 del Codice civile.
in assenza di condizioni di sicurezza Per la Suprema Corte di Cassazione la mancata Di conseguenza, avverte la Corte nella relativa
predisposizione da parte del datore di lavoro delle sentenza (7 novembre 2005, n. 21479), è illegit-
misure richieste dai lavoratori per essere tutelati timo il licenziamento per giusta causa o per giu-
da particolari rischi lavorativi configura un grave i- stificato intimato dal datore di lavoro al lavoratore
nadempimento contrattuale che giustifica – in virtù astenutosi dall’attività lavorativa.
Milano, 11 novembre 2005 Licenziato il 10 novembre dal Consiglio dei Mini- Con il recepimento della direttiva verranno ab-
Abbassamento dei decibel in vista stri il Dlgs di attuazione della direttiva 2003/10 bassate le soglie in decibel che rendono neces-
sulla protezione dei lavoratori dal rumore. Le sari gli interventi di protezione dei lavoratori, ma
nuove disposizioni sostituiranno quelle del Dlgs la scansione rimarrà su tre livelli, come già pre-
277/1991, stabilendo valori limite più bassi. visto dal Dlgs 277/1991.
Oltre a quanto già previsto dal Dlgs 277/1991, la Esteso l’uso obbligatorio dei dispositivi di prote-
valutazione dei rischi dovrà avere ad oggetto parti- zione individuale già a partire dagli 85 decibel.
colari fattori, come i rumori brevi e ripetuti (cd. “im- Con il superamento della stessa soglia sarà inol-
pulsivi”) e l’interazione tra rumori e altri fattori fisici, tre obbligatorio adottare misure necessarie per
come le vibrazioni presenti sul luogo di lavoro. ridurre l’esposizione.
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I temi di maggiore interesse trattati nei numeri precedenti
[numero 117 (4/05): Il precedente giurisprudenziale na- trali termoelettriche • L’autorizzazione integrata • Procedure bientali: le funzioni di polizia giudiziaria del personale di
zionale nell’ordinamento interno • Deposito temporaneo e di- e prime esperienze regionali • Aia e rifiuti • Le migliori tecni- controllo Arpa” (5° fascicolo) [ numero 123 (11/05):
scarica, la Cassazione rilegge gli istituti in modo non giustifi- che disponibili • Aia e variazioni della titolarità dell’impianto Incenerimento e coincenerimento alla luce del Dlgs 133/2005
cato • La sospensione dal registro del recupero è automatica • Industria cartaria • Disciplina sanzionatoria [ numero • Le carogne di animali, morti in azienda, sono rifiuti disci-
ma non coinvolge l’iscrizione all’Albo gestori • Inserto: 121 (8-9/05): Le discariche e il sistema Emas • Il diritto co- plinati dal regolamento 1774/2002 e non dalla direttiva
Tecnica di polizia giudiziaria ambientale, a cura di M. munitario ambientale negli Stati membri • Discariche, proro- 75/442 (Corte di Giustizia Ue, 8 settembre 2005, C-416/02) •
Santoloci “Il trasporto illecito di rifiuti: tecnica e procedure di ga al 31 dicembre 2005 (Dl 30 giugno 2005) • Recepimento Ecopiazzole, è attività di stoccaggio soggetta ad autorizzazio-
controllo su strada” (1° fascicolo) [numero 118 (5/05): della direttiva 2000/76/Ce su incenerimento e coincenerimen- ne regionale (Cass. pen., 18 luglio 2005, n. 26379) • Cam-
Dlgs 36/2005, le sanzioni specifiche per i rifiuti animali • E in- to (Dlgs 133/2005) • Albo gestori esteso a piccoli trasporti e al pionamento dei reflui, il punto di prelievo è a valle (Consiglio
controllato il deposito temporaneo difforme dalla norma • conto proprio (Corte Giustizia Ue 9 giugno 2005) • Inserto: di Stato, 9 settembre 2005, n. 4648) • Rifiuti farmaceutici,
Quesiti: Reato di gestione non autorizzata e violazione degli Tecnica di polizia giudiziaria ambientale a cura di M. Santo- l'accordo 25 maggio 2005 rispetta le regole fondamentali del-
obblighi di tenuta dei registri; Trasporto di rifiuti in Lista Verde loci “Controllo ed accesso in azienda da parte degli organi di la gestione [numero 124 (12/05): • Rifiuti ed emission
e formulario • Inserto: Tecnica di polizia giudiziaria ambien- vigilanza: ispezioni, prelievi e analisi” (4° fascicolo) [nu- trading • Discariche, le non conformità comunitarie del Dm 3
tale, a cura di M. Santoloci “Vasche, cisterne e reflui azienda- mero 122 (10/05): Discariche, abrogato il Dm 13 marzo agosto 2005 • Bonifiche, la sospensione condizionale della
li” (2° fascicolo) [numero 119 (6/05): Acquisti verdi: l’e- 2003 • Raee e impianti esistenti: domande di adeguamento • pena è subordinata all’eliminazione totale dell’inquinamento
sperienza della Provincia di Bologna • Il problema della com- I reflui dei frantoi oleari tentano (senza successo) la fuga dai (sentenza Cassazione 12343/2005) • Chiunque, anche se non
patibilità tra parchi e discariche • Inserto: Tecnica di polizia rifiuti • Bonifica dei siti inquinati, via all’iscrizione all’Albo professionista del settore, può gestire abusivamente i rifiuti
giudiziaria ambientale, a cura di M. Santoloci “L’accerta- • La sospensione condizionale della pena può subordinarsi al- (sentenza Cassazione 3322/2005) • Le discariche vecchie, ma
mento delle responsabilità soggettive durante il controllo in a- la riparazione anche dove non previsto dal “Ronchi” adeguate, equivalgono alle nuove (Tar Veneto, 27 giugno
zienda – la delega interna” (3° fascicolo) [numero 120 (Sentenza Cassazione 48061/04) • Inserto: Tecnica di polizia 2005, n. 2671) • Gomme e pneumatici: gli acquisti verdi della
(7/05) Numero speciale IPPC-AIA: Dlgs 59/2005 per cen- giudiziaria ambientale a cura di M. Santoloci “Verifiche am- P.a. (Circolare MinAmbiente 19 luglio 2005) • Indici annuali.
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