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Chuan C.

Chang

i fondamenti dello
studio del pianoforte
È UN LIBRO DI

juppiter
consulting
PUBLISHING COMPANY
I Fondamenti dello Studio del Pianoforte
di Chuan C. Chang

Titolo originale dell’opera:


Fundamentals of Piano Practice
Copyright © 1991…2004, Colts Neck, N.J., U.S.A.

Traduzione dall’americano a cura di Roberto Gatti


Copyright © 2004, Milano. Proprietà letteraria riservata.
ISBN: 88-900756-5-1.

Editore: Juppiter Consulting Publishing Company


tel. 02 5275500, http://www.juppiterconsulting.it
http://www.studiarepianoforte.it

Prima edizione, marzo 2004.


Stampa: Selecta SpA, via Quintiliano, Milano.

Giammai nessuna parte del presente libro potrà essere riprodotta, memorizzata in un sistema che ne permetta
l’elaborazione, né trasmessa, in qualsivoglia forma e con qualsivoglia mezzo elettronico o meccanico, né potrà
essere fotocopiata, registrata o riprodotta in altro modo, senza previo consenso scritto dell’Editore, tranne nel
caso di brevissime citazioni contenute in articoli o recensioni.
Capitolo Tre
IL METODO SCIENTIFICO,
LA TEORIA
DELL’APPRENDIMENTO ED
IL CERVELLO
1 - Introduzione
La prima parte di questo capitolo descrive la mia idea di cosa sia il me-
todo scientifico e di come lo abbia usato per scrivere questo libro.
Questo approccio scientifico è la ragione principale per cui è diverso da
tutti gli altri sull’argomento di imparare a suonare il pianoforte.
Le altre sezioni trattano argomenti sull’apprendimento in generale e
viene derivata l’equazione per il calcolo del tasso di apprendimento.
Questa è l’equazione che è stata usata per calcolare il tasso di appren-
dimento del pianoforte nel Capitolo Uno, Sezione IV.5. Tratterò an-
che argomenti riguardanti il cervello perché è, ovviamente, parte inte-
grante del meccanismo che suona il pianoforte. Tranne la parte iniziale
su come si sviluppa il cervello con l’età e come questo sviluppo influi-
sca sull’apprendimento del pianoforte, gli altri argomenti hanno co-
munque poca rilevanza diretta con lo strumento. Abbiamo chiaramen-
te bisogno di molta più ricerca sul ruolo giocato dal cervello quando
impariamo a suonare il pianoforte. Ho inserito anche un’analisi, ri-
guardo l’interpretazione dei sogni, che getta più luce su come funziona
il cervello. Infine descriverò le mie esperienze con il cervello subcon-
scio che mi è stato utile in numerose occasioni.
372 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

2 - L’Approccio Scientifico
Questo libro è stato scritto con il miglior approccio scientifico che sono
riuscito a mettere insieme usando ciò che ho imparato durante i miei
trentuno anni di carriera da scienziato. Sono stato coinvolto non sono
nella ricerca di base (ho ottenuto sei brevetti), ma anche nelle scienze
materiali (matematica, fisica, chimica, biologia, ingegneria meccanica,
elettronica, ottica, acustica, metalli, semiconduttori, isolatori), nella so-
luzione di problemi industriali (meccanismi di fallimento, affidabilità,
produzione) e nelle pubblicazioni scientifiche (ho pubblicato oltre cento
articoli nella maggior parte delle maggiori riviste scientifiche). Anche
dopo aver ottenuto il mio Dottorato in Fisica dalla Cornell University,
i miei datori di lavoro hanno dovuto spendere oltre un milione di dol-
lari per far avanzare la mia cultura durante la mia carriera. Riguar-
dando indietro tutta questa formazione scientifica è stata indispensabile
per scrivere questo libro. Questo bisogno di capire il metodo scientifi-
co suggerisce che la maggior parte dei pianisti avrebbe avuto delle diffi-
coltà se avesse provato a replicare i miei sforzi. Spiegherò ulteriormen-
te più avanti che i risultati degli sforzi scientifici sono utili a tutti, non
solo agli scienziati. Quindi il fatto che questo libro sia stato scritto da
uno scienziato significa che tutti dovrebbero essere in grado di capirlo
più facilmente rispetto ad un libro simile scritto da un non-scienziato.
Un obiettivo di questa sezione è spiegare questo messaggio
Imparare il pianoforte, l’algebra, la scultura, il golf, la fisica, la biolo-
gia, la meccanica quantistica, la muratura, la cosmologia, la medicina,
la politica, l’economia, ecc. – che cosa hanno in comune tutte queste
cose? Sono tutte discipline scientifiche e perciò condividono un gran
numero di principi fondamentali. Nella sezione seguente spiegherò
molti degli importanti principi del metodo scientifico e mostrerò come
siano necessari per poter produrre qualcosa di utile, come un manuale
per imparare il pianoforte. Questi requisiti per un tale manuale non
sono diversi da quelli necessari per scrivere un libro di testo avanzato
sulla meccanica quantistica: sono simili, sebbene i contenuti siano due
mondi a parte. Inizierò con la definizione di metodo scientifico perché
è così spesso mal compresa dalla gente. Descriverò poi i suoi contributi
nello scrivere questo libro. In questo processo indicherò dove storica-
mente l’insegnamento del pianoforte è stato scientifico o meno. Nelle
ultime centinaia di anni abbiamo avuto enorme successo nell’applicare
il metodo scientifico a praticamente tutte le discipline, non è il momen-
to di fare lo stesso con l’apprendimento/insegnamento del pianoforte?
2 - L’APPROCCIO SCIENTIFICO 373

Questa sezione è stata scritta principalmente per delineare il metodo


scientifico nella speranza di aiutare altri ad applicarlo all’insegnamento
del pianoforte. Un altro obiettivo è spiegare perché c’è voluto uno
scienziato come me per scrivere un libro del genere. Perché i musicisti
senza formazione scientifica non avrebbero potuto scriverne uno mi-
gliore sull’imparare il pianoforte? Dopotutto sono loro gli esperti più
all’avanguardia nel campo! Darò sotto alcune delle risposte.
Ho il sospetto che nel leggere il seguito si troveranno concetti diversi
dalla propria idea di scienza. Fondamentalmente la scienza non è ma-
tematica, fisica ed equazioni, ma riguarda l’interazione tra uomini che
conferiscono potere ad altri uomini. Ho visto tanti “scienziati” non ca-
pire cosa fosse la scienza e fallire nella loro vocazione (essere licenziati).
Il semplice studiare otto ore al giorno non rende necessariamente piani-
sti esperti, passare tutti gli esami di fisica e di chimica non rende scien-
ziati: si deve ottenere qualcosa da quella conoscenza. Sono stato parti-
colarmente impressionato da tanti tecnici di pianoforte che hanno una
compressione pratica della fisica pur non avendo diplomi scientifici.
Questi tecnici devono essere scientifici perché il pianoforte ha profonde
radici nella fisica. Così la matematica, la fisica, ecc. non definiscono la
scienza (una incomprensione comune): questi campi si sono rivelati uti-
li agli scienziati perché conferiscono loro potere in modo assolutamente
prevedibile. Quello che spero di mostrare più avanti è una vista
dall’interno di come viene condotta la scienza.
Può qualcuno del tutto a digiuno di scienza leggere quanto segue ed
iniziare ad usare istantaneamente l’approccio scientifico? Molto proba-
bilmente no, non c’è una ricetta facile tranne studiare la scienza. Si ve-
drà che i requisiti e la complessità del metodo scientifico presentano o-
stacoli insuperabili per la maggior parte delle persone. Questa è chia-
ramente una spiegazione del perché questo libro è così unico. Si avrà
però almeno qualche idea su quali siano alcuni dei suggerimenti utili se
si vuole seguire l’approccio scientifico.
Prima di imbarcarci nella definizione, esaminiamo un comune esem-
pio di come la gente fraintende la scienza perché questo ci aiuterà a
stabilire il motivo del bisogno di una definizione. Si può sentire un in-
segnante di pianoforte o di danza dire di aver descritto un’emozione,
una sensazione, il volo di un uccello o il movimento di un gatto e lo
studente ha subito afferrato l’idea su come suonare o danzare in un
modo che l’insegnante non avrebbe potuto indicare descrivendo il mo-
vimento della ossa, dei muscoli, delle braccia, eccetera. L’insegnante
afferma poi che l’approccio artistico è migliore di quello scientifico.
374 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

Quello di cui non si rende conto è che ha probabilmente usato un me-


todo scientifico molto buono. Facendo un’analogia o descrivendo il
prodotto finale della musica si possono spesso trasmettere molte più in-
formazioni che descrivendo in dettaglio ciascuna componente del mo-
vimento: è come passare da banda stretta a banda larga nelle trasmis-
sioni ed è un approccio scientifico valido, ha poco a che fare con la di-
stinzione tra scienza ed arte. Questo tipo di incomprensione sorge
spesso perché la gente pensa che la scienza sia bianco o nero – che
qualcosa è scientifico o non lo è. La maggior parte delle cose della vita
sono più o meno scientifiche, una questione di grado. Ciò che rende
questi metodi di insegnamento più o meno scientifici è quanto essi sia-
no buoni nel trasmettere le necessarie informazioni. A questo riguardo
molti artisti famosi, che sono anche buoni insegnanti, sono maestri in
questo tipo di scienza. Un’altra incomprensione frequente è che la
scienza sia troppo difficile per gli artisti. Questo fa veramente allibire.
I processi mentali attraverso i quali passano gli artisti nel produrre i più
alti livelli di musica, o di altre arti, sono tanto complessi almeno quanto
quelli degli scienziati che contemplano l’origine dell’universo. Ci può
essere qualche validità nella questione se le persone nascano con talen-
to diverso nell’arte e nella scienza, tuttavia io non sottoscrivo questa
visione – per la vasta maggioranza della gente si può essere artisti o
scienziati in base alla esposizione a ciascun campo, specialmente nella
prima infanzia. La maggior parte delle persone che ora sono buoni
musicisti ha la capacità di essere scienziati. Infine, dopo aver studiato
arte tutta la vita non si avrà molto tempo di studiare la scienza, come si
possono quindi combinare le due? La mia interpretazione è che arte e
scienza siano complementari: l’arte aiuta la scienza e viceversa. Gli ar-
tisti che evitano la scienza si stanno solo facendo del male e gli scienzia-
ti che evitano l’arte tendono ad avere meno successo. La cosa che mi
ha più colpito nei giorni del college è stato il gran numero di miei com-
pagni studenti di scienza che erano anche musicisti.

3 - Cos’è Il Metodo Scientifico?


Una frequente idea sbagliata è che siccome suonare il pianoforte è
un’arte, l’approccio scientifico non sia possibile e non sia applicabile.
Questa idea sorge dall’incomprensione di cosa sia la scienza. Potrebbe
sorprendere molti che la scienza è, di fatto, un’arte; la scienza e l’arte
non si possono separare, proprio come la tecnica pianistica e la musica-
lità nel suonare. Se non lo si crede si provi ad andare in qualsiasi
grande università: ci sarà sempre un Dipartimento di Arti e Scienze.
3 - COS’È I L M ETODO SCIENTIFICO? 375

Entrambi richiedono immaginazione, originalità e la capacità di esegui-


re. Dire che una persona non conosce la scienza e quindi non può usa-
re l’approccio scientifico è come dire che sapendo meno si dovrebbe
imparare meno. Non ha senso perché praticamente la persona che sa
meno è quella che ha bisogno di imparare di più. Ovviamente abbia-
mo bisogno di definire chiaramente cosa sia la scienza.
Definizione: la definizione più semplice di metodo scientifico è che si
tratta di qualsiasi metodo che funziona. Il metodo scientifico è quello
in più stretta armonia con la realtà o la verità. La scienza è conferi-
mento di potere. Dire: “La scienza e solo per gli scienziati.” è quindi
come dire che i jumbo-jet sono solo per gli ingegneri aeronautici: è vero
che gli aeroplani possono essere costruiti solo da loro, ma questo non
impedisce a nessuno di noi di usare l’aereo per i nostri viaggi – di fatto
gli aeroplani sono stati costruiti per noi. In maniera simile, lo scopo
della scienza è di rendere la vita più facile a tutti, non solo agli scienzia-
ti.
Sebbene siano necessari scienziati intelligenti per far avanzare la
scienza, chiunque può trarne vantaggio. Perciò un altro modo di defi-
nire la scienza è dire che rende possibili i compiti che prima non lo e-
rano e rende più semplici quelli difficili. Da questo punto di vista la
scienza è a vantaggio di quelli meno colti rispetto ai meglio informati
che possono risolvere le cose per contro proprio. Se ad esempio venis-
se chiesto ad una persona ignorante di sommare un numero di sei cifre,
da solo non avrebbe modo di farlo. Un qualunque scolaro di terza e-
lementare, che abbia imparato l’aritmetica, potrebbe tuttavia eseguire il
compito data carta e penna. Oggi si può insegnare a quella persona i-
gnorante a sommare in due minuti quei due numeri con una calcolatri-
ce. Si è dimostrato che la scienza ha reso facile a tutti un compito pri-
ma impossibile per alcuni.
La definizione di metodo scientifico data sopra non fornisce nessuna
informazione diretta su come eseguire un progetto scientifico. Una de-
finizione pratica di approccio scientifico è dire che si tratta di un in-
sieme di oggetti definiti univocamente e delle relazioni tra essi. Una
delle relazioni più utili è lo schema di classificazione che mette gli og-
getti in classi e sottoclassi. Si noti che la parola “definire” assume un
significato molto speciale. Gli oggetti devono essere definiti in modo
tale che siano utili e che le relazioni tra essi possano essere descritte con
precisione. Tutte queste definizioni e relazioni devono essere corrette
scientificamente (è qui che i non-scienziati hanno dei problemi).
376 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

Vediamo alcuni esempi. I musicisti hanno definito tali oggetti di base


con scale, accordi, armonie, abbellimenti, eccetera. In questo libro so-
no stati definiti con precisione concetti importanti come lo studio a ma-
ni separate, gli attacchi ad accordo, gli insiemi paralleli, lo studio seg-
mentato, il miglioramento post studio, eccetera. Affinché il metodo
scientifico, nello scrivere questo libro, funzioni (cioè ci faccia ottenere
un manuale d’apprendimento utile) è necessario associare tutte le rela-
zioni utili tra questi oggetti. In particolare è importante essere in grado
di anticipare quello di cui il lettore ha bisogno. L’attacco ad accordo è
stato definito come risposta al bisogno di risolvere un problema di ve-
locità. Si può vedere qui il perché la fisica non è così importante quan-
to il conferimento di poteri umani: ho letto diversi libri che parlano del-
lo staccato senza neanche definirlo. La scienza interviene ai livelli più
bassi di definizione, spiegazione ed applicazione. Lo scrittore deve ave-
re un’intima dimestichezza con la materia in oggetto analizzata in modo
da non fare affermazioni errate. Questo è il cuore della scienza, non la
matematica o la fisica.
Uno dei problemi del libro della Whiteside è la carenza di definizioni
precise. Lei usa molte parole e concetti senza definirli, come ritmo e
delineamento. Questo rende difficile al lettore capire cosa dice e come
usare le sue istruzioni. Definire concetti complessi come quelli incon-
trati spesso nella musica potrebbe certamente sembrare impossibile
all’inizio, specialmente se si vogliono tutta la complessità e le sfumature
che accompagnano un concetto difficile. Usare i qualificatori per limi-
tare le definizioni quando si usano esempi specifici ed altri qualificatori
per espandere le definizioni ad altre possibilità è tuttavia una procedura
scientifica convenzionale: è solo questione di comprendere la materia
così come i bisogni del lettore. I libri di Fink e Sandor forniscono eccel-
lenti esempi di definizioni, ciò in cui sono carenti sono le relazioni:
manca un approccio sistematico ed organizzato su come usare queste
definizioni per acquisire la tecnica passo dopo passo. Si sono anche la-
sciati sfuggire alcune importanti definizioni date in questo libro.
L’ingrediente principale del metodo scientifico è la conoscenza, ma il
solo sapere non basta. Questa conoscenza deve essere assemblata in
una struttura tale da poter vedere, capire e sfruttare le relazioni tra gli
oggetti. Senza queste relazioni non si può sapere se si possiedono tutte
le parti necessarie e nemmeno come usarle. Gli insiemi paralleli, ad e-
sempio, sono piuttosto inutili se non si conosce lo studio a mani separa-
te. Il modo più comune di costruire questa super-struttura è lo schema
di classificazione. In questo libro i vari procedimenti sono stati classifi-
cati in metodi iniziali, stadio intermedio dell’apprendimento, metodi di
3 - COS’È I L M ETODO SCIENTIFICO? 377

memoria, metodi per aumentare la velocità, brutte abitudini, eccetera.


Una volta note le definizioni e lo schema di classificazione, si devono
riempire i dettagli di come sta tutto insieme e se ci sono elementi man-
canti. Parleremo ora di alcune componenti specifiche del metodo scien-
tifico.

A) La Ricerca
Un manuale sul suonare il pianoforte è essenzialmente un elenco di
scoperte fatte da qualcuno per risolvere alcuni problemi tecnici: è un
prodotto della ricerca. Nella ricerca scientifica si eseguono esperimenti,
si raccolgono dati e si scrivono i risultati in modo tale che altri possano
capire cosa è stato fatto e riprodurlo. Insegnare pianoforte non è diver-
so: si devono prima ricercare i vari metodi di studio, raccoglierne i ri-
sultati e scriverli in modo che altri possano trarne vantaggio. Sembra
banalmente semplice, ma se ci si guarda intorno questo non è ciò che è
accaduto nell’insegnamento del pianoforte. Liszt non ha mai scritto i
suoi metodi di studio. Il “metodo intuitivo” (come descritto in questo
libro) non richiede ricerca, è il metodo di studio meno informato.
Questo è il motivo per cui il libro della Whiteside ebbe così successo –
condusse della ricerca e ne registrò i risultati. Sfortunatamente non a-
veva formazione scientifica e fece un pasticcio con aspetti importanti
come una scrittura chiara coincisa (specialmente le definizioni) e l’orga-
nizzazione (classificazioni e relazioni). Chiaramente se potessimo cor-
reggere questa mancanza avremmo allora qualche speranza di applicare
metodi scientifici all’insegnamento del pianoforte. Ovviamente è stata
condotta una tremenda quantità di ricerca da parte di tutti i grandi pia-
nisti, sfortunatamente ne è stata documentata molto poca, cadendo vit-
time dell’approccio non scientifico alla pedagogia del pianoforte.

B) La Documentazione e La Comunicazione
L’obiettivo di primo piano della documentazione è la registrazione di
tutta la conoscenza nel campo – è una perdita incalcolabile che Bach,
Chopin, Liszt, ecc. non abbiano scritto i loro metodi di studio.
Un’altra funzione della documentazione scientifica è l’eliminazione de-
gli errori. Chiaramente un’idea corretta, anche enunciata da un grande
maestro, che venga tramandata oralmente dall’insegnante agli studenti
è suscettibile agli errori e del tutto non scientifica. Una volta scritta, ne
possiamo controllare l’accuratezza, togliere gli errori e aggiungere nuo-
ve scoperte. Ovvero la documentazione crea una via a senso unico nel-
la quale l’idea può solo migliorare in precisione col passare del tempo.
378 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

Una scoperta che ha sorpreso anche gli scienziati è che circa la metà
delle nuove scoperte non viene fatta durante la ricerca, ma quando se
ne scrivono i risultati. Per questa ragione la scrittura scientifica si è e-
voluta in un campo con requisiti specifici progettati non solo per mini-
mizzare gli errori, ma anche per massimizzare il processo di scoperta.
È stato durante la scrittura di questo libro che ho scoperto la spiegazio-
ne dei muri di velocità: dovevo affrontare il fatto di scrivere qualcosa
su di essi ed ho iniziato in modo naturale a chiedermi cosa fossero e co-
sa li provocasse. È ben noto che una volta poste le domande giuste si è
sulla strada di trovare le risposte. In modo simile il concetto di insieme
parallelo è stato sviluppato per lo più durante la scrittura che durante la
ricerca (lettura di libri, conversazioni con insegnanti, uso di internet) e
la sperimentazione personale al pianoforte. Questo concetto era neces-
sario ogni volta che qualche procedura di studio dava problemi, diven-
ne perciò indispensabile verificarlo con precisione per poterlo usare ri-
petutamente in così tanti punti.
È importante comunicare con tutti gli altri scienziati che stanno af-
frontando un lavoro simile, per discutere apertamente qualsiasi nuovo
risultato. Il mondo del pianoforte è stato, a questo riguardo, comple-
tamente non scientifico. La maggior parte dei libri sul suonare il piano-
forte non ha neanche i riferimenti (compresa la prima edizione del mio
libro, perché scritto in un lasso di tempo limitato – questa lacuna è stata
colmata in questa seconda edizione) e raramente si basa sul lavoro pre-
cedente di altri. Gli insegnanti delle maggiori istituzioni musicali fanno
un lavoro migliore nel comunicare, rispetto agli insegnanti privati, per-
ché sono confinati in una situazione per cui non possono evitare di in-
contrarsi. La pedagogia del pianoforte in queste istituzioni è di conse-
guenza superiore a quella della maggior parte degli insegnanti privati.
Troppi insegnanti di pianoforte sono inflessibili riguardo all’adottare o
ricercare metodi di insegnamento migliori e sono spesso critici di qua-
lunque cosa si allontani dai loro metodi. Questa è una situazione molto
non scientifica.
Esempi di comunicazione aperta nel mio libro sono l’intrecciarsi di
concetti da: metodi del peso del braccio e del rilassamento (approccio
tipo Taubman), idee dai libri della Whiteside (critica degli esercizi tipo
Hanon e del metodo del pollice sotto), inclusione di vari movimenti
della mano descritti da Sandor, eccetera. Siccome internet è la forma
ultima di comunicazione aperta, il suo avvento può essere l’elemento
singolo più importante che permetterà alla pedagogia del pianoforte di
essere condotta scientificamente e di questo non c’è miglior esempio
che questo libro.
3 - COS’È I L M ETODO SCIENTIFICO? 379

La mancanza di comunicazione è ovviamente la ragione principale del


perché così tanti insegnanti di pianoforte usano ancora i metodi intuiti-
vi, nonostante la maggior parte dei metodi descritti in questo libro sia
stata insegnata dall’uno o dall’altro insegnante negli ultimi duecento
anni. Se l’approccio scientifico della comunicazione totalmente aperta e
della documentazione appropriata fosse stato adottato prima, dalla co-
munità dell’insegnamento del pianoforte, la situazione attuale sarebbe
molto diversa ed un gran numero di studenti starebbe imparando a ve-
locità considerata incredibile rispetto agli standard di oggi.
Nello scrivere la prima edizione del libro l’importanza della corretta
documentazione ed organizzazione è stata dimostrata dal fatto che, seb-
bene conoscessi la maggior parte delle idee da circa dieci anni, non ne
avevo tratto pienamente beneficio finché non lo terminai. In altre paro-
le quello che mi successe fu, dopo aver finito il libro, di rileggerlo e
provarlo sistematicamente. Fu allora che feci la scoperta di quanto fos-
se efficace il metodo! Apparentemente, sebbene conoscessi la maggior
parte degli ingredienti, c’erano alcune lacune che non furono riempite
se non quando dovetti mettere insieme tutte le idee in una struttura uti-
le ed organizzata; come se avessi avuto tutti pezzi di un’automobile: i-
nutili a trasportare alcunché finché un meccanico non li avesse assem-
blati e regolati.
Non avevo ad esempio del tutto capito perché il nuovo metodo fosse
così veloce (mille volte più veloce del metodo intuitivo) finché non feci
i calcoli del tasso di apprendimento (si veda il Capitolo Uno, Sezione
IV.5). Inizialmente li avevo fatti per curiosità: speravo di scrivere un
capitolo sulla teoria dell’apprendimento. Di fatto mi ci è voluto quasi
un anno per convincermi che i calcoli avevano una qualche validità –
un tasso di apprendimento di mille volte più veloce sembrava all’inizio
un risultato ridicolamente improbabile finché non mi resi conto che gli
studenti che usano il metodo intuitivo spesso non vanno oltre il livello
intermedio durante tutta la loro vita, mentre altri possono diventare
pianisti concertisti in meno di dieci anni. La maggior parte della gente
tende a spiegare un’alta differenza nel tasso di apprendimento attri-
buendola al talento, ma questo non si accorda con le mie osservazioni.
Un sottoprodotto di questi calcoli è stata una migliore comprensione
del motivo per cui è più veloce, non si può scrivere una equazione senza
conoscere i processi fisici coinvolti. Una volta che le formule matema-
tiche mi hanno detto quali parti acceleravano maggiormente l’ap-
prendimento sono riuscito a progettare metodi di studio più efficaci.
380 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

Un esempio principe di una scoperta fatta scrivendo questo libro è il


concetto di insieme parallelo. Senza di esso ho trovato impossibile met-
tere insieme in modo coerente tutte queste idee. Una volta introdotto,
ha portato in modo naturale agli esercizi. Non sarebbe accaduto nulla
di tutto ciò se non avessi scritto il libro, sebbene li usassi sempre senza
rendermene conto. Questo perché l’attacco d’accordo è una forma
primitiva di esercizio per insieme parallelo; anche la Whiteside descrive
metodi per studiare i trilli che sono fondamentalmente esercizi per gli
insiemi paralleli.

C) Le Verifiche di Auto-Coerenza
Molte scoperte scientifiche vengono fatte come risultato della verifica di
auto-coerenza. Questi controlli funzionano come segue. Si supponga
di conoscere dieci fatti riguardo al proprio esperimento e di scoprire un
undicesimo fatto. Si ha ora la possibilità di verificare questo nuovo ri-
sultato con i vecchi e spesso questo controllo porterà ad una nuova
scoperta. In effetti una singola scoperta può potenzialmente portare a
dieci altri risultati senza ulteriore sperimentazione. I nuovi metodi di
questo libro, ad esempio, hanno portato ad un apprendimento molto
più veloce e questo ha suggerito che il metodo intuitivo debba contene-
re procedimenti di studio che in realtà lo frenano. Sapendo questo è
stato semplicemente una questione di trovare gli aspetti che rallentano i
progressi. Questa rivelazione delle debolezze del metodo intuitivo sa-
rebbe stata quasi impossibile se fosse stato l’unico noto. Si tratta di una
verifica di auto-coerenza perché se entrambi i metodi fossero stati cor-
retti sarebbero dovuti essere ugualmente efficaci. Un tale processo
mentale di verifica automatica dell’auto-coerenza di tutto ciò che si in-
contra può non essere naturale a tutti; come scienziato, tuttavia, l’ho
fatto consapevolmente per pura necessità durante tutta la mia carriera.
Le verifiche di auto-coerenza sono il modo più economico e rapido di
trovare gli errori e di fare nuove scoperte perché si ottengono risultati
senza fare altri esperimenti. Costa poco di più, tranne il tempo. Si può
ora vedere perché il processo di documentazione può essere così pro-
duttivo: tutte le volte che viene introdotto un nuovo concetto può esse-
re verificato rispetto a tutti gli altri conosciuti per ottenere potenzial-
mente nuovi risultati. Il metodo è potente grazie al gran numero di fat-
ti già noti. Assumiamo di poter contare queste verità note e che siano,
diciamo, mille. Una nuova scoperta significa allora che si possono veri-
ficare in modo incrociato mille nuove possibilità per altre scoperte!
Le verifiche di auto-coerenza sono importanti per eliminare gli errori
e sono state usate in questo libro per minimizzarli. Studiare lentamente
3 - COS’È I L M ETODO SCIENTIFICO? 381

è, ad esempio, sia benefico che dannoso. Questa inconsistenza deve es-


sere eliminata in qualche modo e questo viene fatto definendo con at-
tenzione le condizioni che richiedono lo studio lento (memoria, studio a
mani separate) e quelle in cui è dannoso (metodo intuitivo senza studio
a mani separate). Chiaramente qualsiasi affermazione generica che dice
“studiare lentamente fa bene perché studiare veloce tutto il tempo porta
problemi” non è auto-coerente con tutti i fatti noti. Ogni volta che uno
scrittore fa un’affermazione sbagliata, una verifica di auto-coerenza è
spesso il modo migliore per trovare l’errore.

D) La Teoria di Base
I risultati scientifici devono sempre basarsi su qualche teoria o principio
verificabile da altri. Molti pochi concetti stanno da soli indipendente-
mente da qualsiasi altra cosa. In altre parole qualsiasi cosa qualcuno
rivendichi funzionare è meglio abbia una buona spiegazione del perché,
altrimenti è sospetta. Spiegazioni come “con me ha funzionato” oppure
“la ho insegnata per trent’anni” o anche “questo è come faceva Liszt”,
semplicemente non sono abbastanza buone. Se un insegnante ha inse-
gnato un procedimento per trent’anni dovrebbe aver avuto un sacco di
tempo per scoprire il perché funziona. Le spiegazioni sono spesso più
importanti dei procedimenti che spiegano. Ad esempio lo studio a ma-
ni separate funziona perché semplifica un compito difficile. Una volta
stabilito questo principio di semplificazione si possono iniziare a cercare
più cose simili come accorciare i passaggi difficili o delineare. Un e-
sempio di spiegazione elementare è la correlazione tra la forza di gravi-
tà, il metodo del peso del braccio e la sua relazione col peso del tasto.
Entrambi la pesante mano del lottatore di sumo e quella leggera del ra-
gazzetto (si veda Capitolo Uno, Sezione II.10) devono ad esempio pro-
durre un suono di uguale intensità quando le mani vengono lasciate
cadere dalla stessa altezza in una caduta corretta. Questo è ovviamente
più difficile per il lottatore di sumo a causa della sua tendenza ad incli-
narsi sul pianoforte per poter fermare la pesante mano. La caduta cor-
retta è quindi per lui più difficile da eseguire. Capire questi sottili det-
tagli basati sulla teoria è ciò che porta alla corretta esecuzione di una
vera caduta. In altre parole, in una caduta corretta non ci si può incli-
nare sul pianoforte per fermare la mano se non dopo aver completato
la discesa del tasto; per realizzare questo gesto è necessario un polso
molto flessibile.
Ci sono sempre sicuramente alcuni concetti che resistono ad una
spiegazione ed è estremamente importante classificarli chiaramente co-
me “principi validi senza spiegazione”. In questi casi chi siamo noi per
382 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

dire che sono validi? Possono essere considerati validi dopo aver stabi-
lito una registrazione inconfutabile di verifica sperimentale. Etichettarli
chiaramente è importante perché le procedure senza spiegazione sono
più difficili da applicare e sono soggette a modifiche se apprendiamo di
più e le capiamo meglio. La cosa più bella dei metodi che hanno buone
spiegazioni è che non è necessario farsi dire ogni dettaglio di come ese-
guire la procedura – possiamo spesso ricavarla da soli dalla compren-
sione del metodo.
Sfortunatamente la storia della pedagogia del pianoforte è piena di
procedure per acquisire la tecnica che non hanno supporto teorico di
base e che, nonostante ciò, hanno ottenuto ampia accettazione. Gli e-
sercizi Hanon ne sono un esempio illustre. Gran parte delle istruzioni
senza spiegazione del perché funzionano hanno poco valore in un ap-
proccio scientifico. Questo non solo per l’alta probabilità che queste
procedure possano essere sbagliate, ma anche perché è la spiegazione
che aiuta ad usare correttamente la procedura. Siccome non ci sono
basi teoriche dietro gli esercizi Hanon, quando ci esorta ad “alzare in
alto le dita” ed a “studiare un’ora al giorno” non abbiamo nessun modo
di sapere se questi procedimenti possono davvero aiutarci. In qualsiasi
procedura della vita reale è quasi impossibile a chiunque scrivere tutti i
passi necessari in tutte le circostanze, è la comprensione del perché fun-
ziona a permettere a ciascuno di modificarla per soddisfare i bisogni
specifici di situazioni individuali e mutevoli.
Gli insegnanti che usano il metodo intuitivo raccomanderanno ad e-
sempio di iniziare con precisione lentamente e di aumentare gradual-
mente la velocità, altri scoraggeranno il più possibile lo studio lento
perché è un tale spreco di tempo. Nessuno degli estremi è ottimizzato:
suonare lentamente nell’approccio intuitivo non è desiderabile perché si
potrebbero congelare movimenti che interferiscono con il suonare più
veloce; d’altro canto suonare lentamente, una volta in grado di farlo
velocemente, è molto utile per memorizzare e per praticare il rilassa-
mento e la precisione. L’unico modo di scegliere la velocità di studio
giusta è quindi capire in dettaglio il perché si sta scegliendo quella velo-
cità. In questa era di tecnologie dell’informazione e di internet non do-
vrebbe praticamente esserci più spazio per la fede cieca.
Questo non significa che non esistano regole senza spiegazione, dopo-
tutto ci sono ancora molte cose a questo mondo che non comprendia-
mo. Nel pianoforte la regola di suonare lentamente prima di smettere
ne è un esempio: ci deve essere una buona spiegazione, ma non ne ho
ancora sentita alcuna che considero soddisfacente. Il principio di esclu-
3 - COS’È I L M ETODO SCIENTIFICO? 383

sione di Pauli (due fermioni non possono occupare lo stesso stato quan-
tico) e il principio di indeterminazione di Heisemberg sono, nella scien-
za, esempi di regole che non si possono derivare da principi più pro-
fondi. Così è ugualmente importante capire qualcosa proprio come sa-
pere cosa non capiamo. I professori di fisica più colti sono quelli che
sanno citare tutte le cose che ancora non comprendiamo.

E) I Dogmi e L’Insegnamento
Tutti noi sappiamo che non si possono violare le regole che ci pare e
suonare ancora con musicalità, a meno di non avere le iniziali LVB. I
metodi di insegnamento dogmatici, così prevalenti nella pedagogia del
pianoforte, si sono evoluti in questo ambiente ristretto dalle difficoltà di
guidare gli studenti a produrre musica. L’approccio dogmatico è, per
metterla cinicamente, un modo conveniente di nascondere l’ignoranza
dell’insegnante spazzando tutto sotto il tappeto del dogma. Tutte le
grandi lezioni che ho sentito da artisti famosi sono piene di spiegazioni
scientifiche sul perché si dovrebbe o meno eseguire in un certo modo.
Non tutti i grandi esecutori sono tuttavia dei buoni insegnanti e non
tutti sono in grado di spiegare ciò che fanno. La lezione per lo studente
è che in generale non dovrebbe accettare nulla che non capisce e questo
tenderà ad alzare il livello di istruzione che riceve. Sono convinto che
anche l’interpretazione della musica, con il tempo, diverrà più scientifi-
ca proprio come l’alchimia alla fine si è evoluta nella chimica.
Sfortunatamente un approccio dogmatico all’insegnamento non è sem-
pre segno di un insegnante peggiore. Di fatto la tendenza sembra esser
opposta, probabilmente per ragioni storiche. Fortunatamente molti
bravi giovani insegnanti, specialmente quelli nelle grandi istituzioni, so-
no meno dogmatici – sanno spiegare. Col divenire più colti gli inse-
gnanti dovrebbero essere in grado di sostituire più dogmi con una com-
prensione più profonda dei principi sottostanti. Questo dovrebbe
migliorare significativamente l’efficienza e la facilità di apprendimento
degli studenti.
La maggior parte delle persone si rende conto che gli scienziati devo-
no studiare tutta la vita e non solo quando sono al college per prendere
la laurea. I più, tuttavia, non si rendono conto fino a che punto essi
dedicano il loro tempo all’istruzione, non solo imparando, ma anche
insegnando a tutti gli altri, specialmente ai loro compagni scienziati. Di
fatto, per poter massimizzare le scoperte, l’istruzione deve diventare
una passione quotidiana, travolgente. Uno scienziato diventa quindi
spesso più, diciamo, di un insegnante di pianoforte o di scuola a causa
del più ampio spettro di “studenti” che incontra, così come del più am-
384 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

pio respiro delle materie che deve coprire. Quanto si debba sapere per
fare anche solo una piccola nuova scoperta è veramente sbalorditivo.
Una parte necessaria della documentazione scientifica deve perciò in-
cludere le più alte capacità di insegnamento. Un rapporto di ricerca
scientifica non è tanto la documentazione di ciò che è stato fatto, quan-
to un manuale di insegnamento su come riprodurre l’esperimento e su
come capire i principi sottostanti. Il metodo scientifico è quindi ideal-
mente progettato per insegnare ed è un metodo di insegnamento dia-
metralmente opposto a quello dogmatico.

F) Conclusioni
L’approccio scientifico è più di un modo preciso di documentare i risul-
tati di un esperimento: è un processo progettato per eliminare gli errori
e generare scoperte ed è, soprattutto, fondamentalmente un mezzo per
conferite potere all’uomo. Se fosse stato adottato prima, la pedagogia
del pianoforte sarebbe oggi certamente diversa. Internet accelererà si-
curamente l’adozione di approcci più scientifici all’apprendimento del
pianoforte.

4 - La Teoria Dell’Apprendimento
Non è strano che quando andiamo al college scopriamo che “Fonda-
menti dell’Apprendimento” non sia un corso obbligatorio (se esiste)? I
college e le università si suppone siano i centri dell’apprendimento. I
dipartimenti di psicologia hanno spesso corsi ad-hoc sulle abitudini di
studio, ecc., ma si penserebbe che la scienza dell’apprendimento sia una
delle cose primarie in ogni centro di apprendimento. Ho scoperto, nel-
lo scrivere questo libro, la necessità di pensare ad un processo di ap-
prendimento per derivare un’equazione, per quanto approssimata, del
tasso di apprendimento.
[…sezione incompleta…]

5 - La Causa Dei Sogni ed I Metodi Per Controllarli


Questa sezione non ha niente a che fare con il pianoforte, viene inclusa
qui per gettare un po’ di luce su come funziona il cervello. Non cono-
sco nessuna ricerca riguardo alla causa dei sogni ed i metodi per con-
trollarli come descritto più avanti. Se qualcuno avesse un tale riferi-
mento mi spedisca una e-mail.
Si è mai fatto un sogno ricorrente e ci si è mai chiesti quale ne fosse la
causa? Oppure sogni tipo incubi di cui ci si vuole disfare? Sembra che
5 - LA CAUSA DEI SOGNI ED I METODI PER CONTROLLARLI 385

abbia trovato le risposte ad entrambe le domande e nel farlo ho scoper-


to alcune intuizioni su come funziona il cervello mentre dormiamo.
La maggior parte di chi oggi interpreta i sogni è come chi legge la
mano: si sforza di predire il futuro e assegna poteri magici o messaggi
ai sogni, sarebbe bello se fosse vero, ma sfortunatamente sono realistici
come le sedute spritiche o la lettura delle foglie di te. Ho scoperto che
un’interpretazione dei sogni basata sull’evidenza fisica ci può dire molto
su come funziona il cervello. Analizzo qui quattro tipi di sogni che ho
fatto e di cui ho scoperto le spiegazioni fisiche. Parlandone con amici
ho scoperto che molti altri hanno sogni simili e, quasi certamente, simili
cause. Nella sezione finale analizzo cosa ci dicono questi sogni sul fun-
zionamento del cervello. Sono giunto alla conclusione che questo ap-
proccio ai sogni è molto più gratificante di quello degli indovini e di
simili interpretatori di sogni. I quattro sogni sono: (1) cadere,
(2) incapacità a correre, (3) essere in ritardo agli appuntamenti o agli
esami e (4) un mio sogno specifico lungo e complesso. Credo che i
primi tre siano piuttosto generali e che li abbiano molte persone.

A) Il Sogno di Cadere
In questo sogno sto cadendo, non da un posto specifico verso un punto
particolare, ma decisamente cadendo in modo spaventoso. Sono del
tutto impotente nel fermare la caduta. Invariabilmente quando atterro
non mi faccio male. Non c’è dolore. Infatti, sebbene abbia colpito il
fondo, sembra come un atterraggio morbido. Il sogno termina non ap-
pena atterro. L’atterraggio morbido è particolarmente curioso perché
in qualsiasi caduta su quasi tutte le superfici in genere si finisce con
qualche tipo di disastro. Cosa potrebbe spiegare tutti i dettagli di que-
sto sogno? Ne ho scoperto la causa fisica quando un giorno mi sono
svegliato immediatamente dopo e mi sono reso conto che le ginocchia
erano cadute. Stavo dormendo sulla schiena con le ginocchia sollevate
e nel raddrizzare le gambe il peso delle coperte e delle gambe stesse ha
provocato lo slittamento dei piedi e la caduta delle ginocchia. La cadu-
ta delle ginocchia ha fatto creare al cervello il sogno di cadere!
All’inizio questa era solo una spiegazione ipotetica ed anche una pale-
semente stupida: perché il cervello non sarebbe riuscito a capire che le
ginocchia stavano cadendo? Una volta formulata l’ipotesi sono però
riuscito a verificarla tutte le volte che avevo il sogno (nell’arco di diver-
si anni) e l’ho fatto con successo diverse volte. Al risveglio potevo di-
stintamente ricordare che le ginocchia erano appena cadute. Il fatto
che cadano su un soffice letto spiega l’atterraggio morbido e, siccome
dopo non accadde nulla, il sogno termina. Perché sono impotente nel
386 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

fermare la caduta delle ginocchia? Come mostrato ripetutamente più


avanti, quando si dorme si ha, a volte, molto poco controllo dei musco-
li. Non solo questo, ma il cervello dormiente non sa capire neanche il
semplice fatto che le ginocchia stanno cadendo, inoltre escogita quello
che normalmente sarebbe uno scenario incredibile per la caduta ed alla
fine ci credo. L’ultima è la parte più assurda, perché mi sto di fatto
prendendo gioco di me stesso!

B) Impossibilità a Correre
Questo è un sogno molto frustrante. Voglio correre, ma non ci riesco.
Non ha importanza se qualcuno mi stia inseguendo o se voglio sempli-
cemente andare da qualche parte velocemente, non riesco a correre.
Quando si corre è necessario inclinarsi in avanti e quindi nel sogno cer-
co di farlo, ma senza riuscirci. Qualcosa quasi mi spinge all’indietro.
In sogno ho anche fatto il ragionamento che se non riesco a correre in-
clinandomi in avanti allora perché non inclinarmi e correre all’indietro?
In questo modo almeno potrei muovermi. Ciò che accade è che non
riesco neanche ad inclinarmi all’indietro, i piedi sono immobilizzati e
non faccio molti progressi né in avanti né all’indietro. Quando si corre
è necessario anche portare le ginocchia in avanti e in alto, in modo da
spingere indietro, ma non riesco a fare neanche questo. Cosa potrebbe
provocare una tale situazione mentre dormo? Ho scoperto la causa di
questo sogno dopo aver risolto quello della caduta perciò la spiegazione
è stata più facile da scoprire. La spiegazione è arrivata di nuovo appe-
na mi sono svegliato immediatamente dopo il sogno e mi sono ritrova-
to a pancia in giù, sullo stomaco. Eureka! Quando si sta a pancia in
giù non si può cambiare l’angolo del corpo rispetto al letto, non ci si
può inclinare in avanti. Non si possono neanche sollevare le ginocchia
perché c’è il letto di mezzo. Non ci si può inclinare all’indietro perché
la forza di gravità spinge in giù. Questo dimostra di nuovo che quando
si dorme non si ha molto controllo dei muscoli perché se si fosse svegli
sollevare le ginocchia non sarebbe così difficile, anche a pancia in giù.
Dopo aver trovato la spiegazione fui di nuovo in grado di verificarla
diverse volte: quando mi svegliavo ero a pancia in giù. A questo punto
ho iniziato a rendermi conto che forse la maggior parte dei miei sogni
aveva una spiegazione fisica. Tutta la cosa non ha tuttavia molto senso
– perché il cervello non avrebbe saputo che le ginocchia stavano ca-
dendo o che dormivo a pancia in giù? Come poteva fare un sogno così
complesso e ciononostante non essere in grado di capire cose così sem-
plici? Ed ancora, il cervello aveva escogitato una situazione falsa ed era
riuscito a farmela credere mentre dormivo.
5 - LA CAUSA DEI SOGNI ED I M ETODI PER CONTROLLARLI 387

C) Arrivare in Ritardo agli Esami o Perdersi


Questo è un altro sogno frustrante. Si riesce a veder emergere uno
schema? Ipotizzerò più avanti sul perché i sogni tendono ad essere ne-
gativi o incubi. Questo non è un sogno specifico, ma una classe di so-
gni nei quali sto provando ad andare ad un esame o da qualche parte,
ma sono in ritardo e non riesco ad arrivarci o a trovarlo. Devo sceglie-
re tra una salita ripida o un giro intorno all’edificio. Oppure, se sono
in un palazzo, attraverso un labirinto di rampe, scale, porte, ascensori,
ecc., ma non riesco neanche a tornare dove sono partito. Diventa in-
fatti sempre peggio e sempre più complicato e dopo un po’ mi ritrovo
ad essere piuttosto stanco. Questo sogno può capitare quando dormo
in una posizione stramba o scomoda dalla quale non riesco ad uscire
facilmente, come dormire sulla mano o rimanere ingarbugliato in len-
zuola e coperte: qualsiasi tipo di posizione scomoda dalla quale vorrei
uscire, ma che non riesco a cambiare facilmente mentre dormo. Se so-
no ingarbugliato nelle lenzuola non riesco a districarmi facilmente nel
sonno e più mi ingarbuglio e più diventa faticoso. Non sono riuscito,
come negli altri tre sogni, a collegare univocamente e direttamente que-
sta famiglia di sogni, o qualcuno dei suoi membri, ad una causa specifi-
ca. Tuttavia soffro un leggero caso di apnea nel sonno ed i primi inizi
di questo tipo di sogni coincide con ciò che stimo essere l’esordio della
mia apnea. Il sogno potrebbe perciò essere legato all’incapacità di re-
spirare.
Qualunque sia la causa precisa, una posizione scomoda o l’apnea, è
chiaro che se fossi stato sveglio avrei trovato facilmente una soluzione.
Lo schema che sta emergendo è quindi che la mia capacità di ragionare
e di risolvere i problemi viene enormemente impedita: quando dormo
problemi molto semplici mi possono frustrare.

D) Soluzione del Mio Sogno Lungo e Complesso


Dopo aver risolto i tre sogni precedenti ero convinto che un altro so-
gno ricorrente avesse una causa fisica. Questo sogno è lungo e com-
plesso, ma sempre lo stesso. Inizia piacevolmente: sto andando a fare
una passeggiata e di fronte a me c’è una dolce collina o un prato ondu-
lato che porta ad una montagna in lontananza. La prima indicazione
che qualcosa non va bene arriva da lì: sale con ripidi pendii verticali e
la cima è così alta che riesco a scorgerla a malapena. Nonostante ciò
mi imbarco nella mia camminata, ma sorge immediatamente una situa-
zione spaventosa: sono sul bordo di un burrone e non riesco neanche a
vederne il fondo! Spaventato, mi giro immediatamente per tornare in-
dietro, ma il ciglio su cui sto passando diventa più stretto, come se
388 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

camminassi su una trave da ginnastica. Alla fine sento di essere vicino


alla fine, ma devo superare un ultimo ostacolo: un fiume! Prima di sa-
lire sulle rocce per attraversarlo lo tocco con la mano per controllare e
l’acqua è fredda e profonda. Più o meno questo punto il sogno termi-
na. Come avrei potuto spiegare un sogno così complesso? L’ho risolto
di nuovo al risveglio subito dopo di esso. Stavo dormendo sul bordo
del letto, con una mano penzolante fuori dalle coperte. Ora potevo
spiegare ogni dettaglio del sogno! Il mio sogno comincia apparente-
mente con me che dormo a pancia in giù, il mento sul letto guardando
il cuscino di fronte a me (il prato ondulato), oltre il cuscino c’è la spal-
liera verticale fatta di blocchi di legno di noce canadese che sembra un
ripido pendio: è la montagna. Con il mento sul letto riesco a malapena
a vedere la cima della spalliera. Sin qui è interessante come apparen-
temente stiamo guardando le cose nel sonno. Siccome sto dormendo
sul bordo del letto, una mano cade da esso e quello è il bordo del bur-
rone su cui mi trovo. A circa sette pollici dal letto c’è il comodino con
il bordo stretto e a gradini, simile alla parte superiore di una trave da
equilibrio (difficile da descrivere). Perciò la mano sembrerebbe tastare
tutto intorno. Siccome ora è fuori dalle coperte, sente freddo (il fiume
freddo). Ecco fatto! Queste spiegazioni descrivono ogni dettaglio del
mio sogno! Mi hanno convinto che i sogni si possono interpretare e
che gran parte di essi possono avere cause fisiche. Se tutto questo fosse
vero allora dovremmo essere in grado di usare le cause e le spiegazioni
per dedurre cosa fa il cervello durante il sonno. Una prospettiva ecci-
tante che neanche gli indovini e gli interpretatori di sogni potrebbero
mai sognare di ottenere.

E) Controllare I Sogni
La cosa sbalorditiva dello spiegare questi sogni è stato lo sviluppo di un
qualche controllo su di essi. Dopo essermi pienamente convinto che
ogni spiegazione era corretta questi sogni sono scomparsi! Non potevo
più prendermi gioco di me stesso. Pensare che le ginocchia che cadono
equivalga a cadere da un tetto o da un burrone è chiaramente un pren-
dersi in giro. Una volta capito il meccanismo, il cervello non si lascia
ingannare, sebbene sia abbastanza spento da farlo durante il sonno, ha
ancora abbastanza capacità di riconoscere la verità una volta risolto il
meccanismo.
Ingannare me stesso mi sembrava ancora in qualche modo inverosi-
mile. Dovevo trovare un esempio nella vita reale per potermi convin-
cere che questo tipo di inganno fosse possibile. Fortunatamente ne ho
trovato uno: è quello che fanno i maghi quando si guarda un trucco
5 - LA CAUSA DEI SOGNI ED I M ETODI PER CONTROLLARLI 389

magico. Si sa che non è magia, ma ci si casca sempre, nel senso che è


del tutto mistificatorio e molto eccitante. Ora, le cose cambierebbero
completamente se qualcuno spiegasse il trucco. Allora, d’improvviso, il
mistero e l’eccitamento scomparirebbero e si finirebbe per concentrarsi
su come il mago lo esegue, non si può continuare ad essere ingannati a
pensare che si tratti di magia. In un sogno il cervello può perciò essere
ingannato finché non sa di esserlo. Siccome la maggior parte delle per-
sone non conosce la spiegazione del sogno, non si rende ovviamente
conto di venire ingannata ed il sogno continua. Una volta a conoscen-
za della causa, si sa che il cervello veniva ingannato e perciò è ora mol-
to più facile per esso capire la verità ed il sogno scompare. Prima di
capire la verità il cervello non sapeva neanche di essere ingannato, non
aveva perciò neanche motivo di provare a cercare la verità. Ora sem-
bra tutto avere senso.

F) Cosa I Sogni ci Insegnano sul Cervello


Questi quattro esempi ci suggeriscono che la maggior parte dei sogni
ha una qualche origine fisica concreta. Non ho mai visto una spiega-
zione del genere prima e nonostante questo sembra ragionevole. Il so-
gno di cadere è, per quanto ne sappia, abbastanza universale – lo han-
no in molti. Per me era il ginocchio che cadeva, per qualcun altro po-
trebbe essere un braccio o una gamba che scivola dal bordo del letto.
I risultati precedenti forniscono una pletora di possibilità per fare ipo-
tesi su come funziona il cervello. Ecco alcune idee. Durante il sonno
gran parte del cervello è spento, non c’è quindi da sorprendersi che
venga ingannato facilmente. Sembra che le funzioni più elevate venga-
no spente più appieno in modo che la capacità di ragionare sia la più
impedita. Potrebbe essere che la paura sia l’emozione spenta per ultima
quando ci si addormenta e accesa per prima quando ci si sveglia, forse
per motivi di sopravvivenza. Se un nemico attaccasse durante il sonno
la paura sarebbe la prima emozione da risvegliare e questo suggerisce
che la maggior parte dei sogni tenda ad essere da incubo. Di certo, pe-
rò, potrebbe essere diverso da persona a persona ed alcuni potrebbero
avere sogni principalmente piacevoli, in base alla loro disposizione per-
sonale. Nel mio caso l’evidenza suggerisce che i sogni che ho già risol-
to avvengono appena prima di svegliarmi, ciò suggerisce che la mag-
gior parte di essi accade nel breve periodo tra il sonno profondo ed il
risveglio. Nonostante ci siano sonnambuli che riescono a controllare i
muscoli forti durante il sonno, quanto detto indica che lo sforzo di
muovere i muscoli durante un sogno non sì trasforma bene nei movi-
menti concreti. L’esempio 4 di prima indica che c’è abbondanza di
390 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

movimento durante il sonno oltre a quello normale necessario a cam-


biare posizione periodicamente per prevenire la perdita di sangue a
causa dei punti di pressione. Il movimento del corpo durante il sonno
è perciò un processo perfettamente normale in risposta al dolore che si
sviluppa dopo essere stati in una posizione per troppo tempo. Una mi-
noranza di persone sembra essere in grado di dormire tutta la notte in
essenzialmente la stessa posizione: queste persone devono avere qual-
che metodo per fornire ossigeno, ecc. ai punti di pressione in modo da
non far venire lividi (forse si spostano impercettibilmente da un lato
all’altro per alleviare temporaneamente la pressione).
Credo di aver qui dato alcuni convincenti esempi di come si possano
concretamente interpretare i sogni basandosi sulla realtà piuttosto che
sui poteri sovrannaturali storicamente associati all’interpretazione dei
sogni. Questo approccio sembra fornire una comprensione profonda
su come funziona il cervello durante il sonno. Un possibile uso dei so-
gni, collegabile alla realtà, è che potrebbero diventare strumenti di dia-
gnosi utili per malattie come l’apnea durante il sonno. Ci possono dire
molto riguardo ai movimenti durante di esso e come cambiare le cose
in modo da averne uno migliore.

6 - Usare Il Cervello Subconscio


Il cervello ha una parte conscia e una subconscia. La maggior parte
delle persone non è capace di usare il subconscio, ma il suo uso è im-
portante perché: (1) controlla le emozioni, (2) funziona ventiquattro ore
al giorno sia da svegli sia che si dorma e (3) può fare delle cose che la
parte conscia non può fare semplicemente perché è un tipo diverso di
cervello. Sebbene sia difficile confrontare il cervello conscio con il su-
bconscio, perché eseguono funzioni diverse, possiamo indovinare stati-
sticamente che, per metà della popolazione umana, il subconscio sia più
intelligente del conscio. Così oltre al fatto di avere a disposizione delle
ulteriori capacità cerebrali, non ha senso non utilizzare questa parte del
cervello che potrebbe essere più intelligente. In questa sezione presento
le mie idee riguardo a come potrebbe funzionare il subconscio e dimo-
stro come, usandolo, potremmo realizzare alcune meravigliose imprese.

A) Le Emozioni
Il subconscio controlla le emozioni in almeno due modi. Il primo è una
reazione rapida “combatti o fuggi” – una generazione istantanea di rab-
bia o paura. Quando sorge una situazione del genere si deve reagire
più velocemente di quanto si possa pensare, così la mente conscia deve
6 - U SARE I L C ERVELLO S UBCONSCIO 391

essere scavalcata, per ottenere una reazione immediata, da qualcosa di


automatico e pre-programmato. La seconda è una realizzazione molto
lenta e graduale di una situazione profonda o fondamentale. Se il pri-
mo o il secondo tipo di cervello subconscio siano parte dello stesso sub-
conscio è una questione accademica, perché quasi sicuramente abbiamo
molti tipi di comportamenti subconsci. I sentimenti di depressione du-
rante una crisi di mezza età potrebbero essere il risultato del lavoro del
secondo tipo di subconscio: ha avuto il tempo di capire tutte le situa-
zioni negative che si sviluppano invecchiando ed il futuro comincia a
sembrare meno speranzoso. Un processo del genere richiede la valuta-
zione di una miriade di buone o cattive possibilità di ciò che il futuro
potrebbe portare. Se provasse a valutare una tale situazione futura il
cervello conscio dovrebbe elencare tutte le possibilità, valutarne ciascu-
na e provare a ricordarle. Il subconscio funziona diversamente: valuta
varie situazioni in un modo non sistematico, come ne scelga una in par-
ticolare non è sotto il proprio controllo ed è controllato più dagli eventi
quotidiani. Il subconscio immagazzina le sue conclusioni in quelli che
possiamo chiamare “secchielli emotivi”. Per ogni emozione c’è un sec-
chiello ed ogni volta che il subconscio arriva ad una conclusione, di-
ciamo una felice, la deposita in un “secchiello felice”. Il riempimento di
ciascun secchiello determina lo stato emotivo. Questo spiega perché le
persone hanno la sensazione che qualcosa sia giusto/sbagliato o se una
situazione sia buona/cattiva senza saperne esattamente la ragione. Il
subconscio quindi influenza la nostra vita molto più di quanto la mag-
gior parte di noi se ne renda conto.

B) Usare Il Cervello Subconscio


Il subconscio di solito va per la sua strada: normalmente non control-
liamo quali idee conserverà perché gran parte di noi non ha imparato a
comunicare con esso. Gli eventi che si incontrano nella vita di tutti i
giorni, tuttavia, rendono di solito abbastanza chiaro quali fattori sono
importanti e quali no ed il subconscio gravita naturalmente verso le i-
dee più importanti. Si interessa di più quando queste portano a conclu-
sioni importanti. Si metterà in contatto con noi non appena ne verran-
no accumulate un numero sufficiente. Questo spiega il motivo per cui
un’intuizione inaspettata qualche volta lampeggia all’improvviso nel
cervello conscio. La domanda importante qui è quindi: come si può
comunicare al meglio con il subconscio?
Qualsiasi idea con la quale si riesca a convincere se stessi è importan-
te e qualsiasi rompicapo o problema che si è cercato di risolvere con
grande impegno sarà ovviamente un candidato alla considerazione da
392 IL METODO SCIENTIFICO, LA TEORIA DELL’APPRENDIMENTO ED IL CERVELLO

parte del subconscio. Questo è di conseguenza un modo nel quale pre-


sentare un problema al subconscio. Inoltre, per poter riuscire a risolve-
re un problema, il subconscio deve avere tutte le informazioni necessa-
rie. Fare tutte le ricerche e raccogliere più informazioni possibile ri-
guardo al problema è perciò importante. È così che al college ho risol-
to molti problemi ed esercizi che i miei compagni più intelligenti non
riuscivano a risolvere. Loro provavano semplicemente a sedersi, a fare
i loro compiti ed a sperare di risolverli. I problemi in un ambiente sco-
lastico sono tali da poter essere sempre risolti con le informazioni date
a lezione o nel libro di testo. Si devono solo assemblare le varie parti
per ottenere una risposta. Quello che facevo, quindi, era di assicurarmi
di aver studiato tutto il materiale del corso. Se non riuscivo a risolvere
il problema immediatamente, sapevo che il subconscio ci avrebbe lavo-
rato sopra e perciò potevo semplicemente dimenticarmene e tornarci su
dopo. L’unico requisito era perciò di non aspettare l’ultimo momento
per provare a risolvere problemi del genere, perché qualche tempo do-
po la risposta mi sarebbe spuntata in testa, spesso in momenti strani ed
inaspettati. Venivano più spesso a galla al mattino presto quando la
mente è fresca e riposata. Con l’esperienza si può quindi imparare a
presentare materiale al subconscio così come riceverne delle conclusio-
ni. In generale la risposta non arrivava chiedendola direttamente, ma
arrivava mentre facevo qualcosa che non aveva niente a che fare con il
problema. Si può usare il subconscio anche per richiamare qualcosa
che si è dimenticato. Si provi prima a richiamarlo meglio possibile e si
lasci poi completamente perdere lo sforzo per un attimo, dopo un po’
di tempo spesso il cervello lo ricorderà.
Certamente ancora non sappiamo di nessun modo diretto di parlare
al subconscio. Questi canali di comunicazione sono molto diversi da
persona a persona, per cui ciascuno deve sperimentare per vedere cosa
funziona meglio. Si può chiaramente migliorare la comunicazione così
come bloccarla. Molti dei miei amici più intelligenti al college erano
frustrati quando scoprivano che avevo trovato la risposta senza sforzo,
mentre loro non ci erano riusciti e sapevano di essere più brillanti.
Questo tipo di frustrazione può portare allo stallo in qualsiasi comuni-
cazione tra le varie parti del cervello, è quindi meglio mantenere un at-
teggiamento positivo e rilassato e lasciare fare al cervello le sue cose.
Questo è probabilmente il motivo per cui le cose come la meditazione
ed il Chi-Gong funzionano così bene. Sono metodi efficaci, verificati
nel tempo, per comunicare con le varie parti del cervello e del corpo.
Si noti che parti diverse del cervello controllano direttamente molte
funzioni corporee come il battito cardiaco, la pressione sanguigna, la
6 - U SARE I L C ERVELLO S UBCONSCIO 393

sudorazione, la digestione, la salivazione, il funzionamento degli organi


interni, la risposta sensoriale, eccetera. Queste sono potenti funzioni
che possono generare o sprecare enormi quantità di energia perciò
quando funzionano fluidamente assieme o una contro l’altra hanno un
notevole effetto sulla salute generale e sulle funzioni mentali. Un altro
metodo importante per fare massimo uso del subconscio è, una volta
presentatogli il problema, lasciarlo stare senza interferenze da parte del
cervello conscio.
In altre parole ci si dovrebbe dimenticare del problema e dedicarsi ad
uno sport, andare a vedere un film o fare altre delle cose preferite ed il
subconscio farà un lavoro migliore perché è una parte del cervello com-
pletamente diversa. Se si pensa sempre consciamente al problema si
polarizza il subconscio e non gli si permette di fare liberamente le sue
esplorazioni.
Il cervello ha tante parti ed è a nostro vantaggio conoscerle ed impa-
rare ad usarle. La mente subconscia è probabilmente una delle parti
più sotto-utilizzate perché troppi di noi non sono consapevoli della sua
esistenza. Ci devono sicuramente essere molti altri argomenti utili sul
cervello. Ci sono, ad esempio, numerosi processi automatici che con-
dizionano la nostra vita quotidiana. Quando vediamo un’immagine
con gli occhi accadono immediatamente e automaticamente molte cose.
Quando si riceve un’immagine, il cervello diventa temporaneamente
sovraccarico, a causa dell’elaborazione delle informazioni, a tal punto
da non poter svolgere bene altri compiti. Questo è il motivo per cui si
sente meno dolore ad occhi aperti che ad occhi chiusi. Un effetto simi-
le avviene con il suono: urlare riduce realmente il dolore. Il suono pia-
cevole della musica è un’altra reazione automatica come lo sono quelle
visuali tipo un bel fiore, delle calmanti viste panoramiche di monti e di
fiumi o l’effetto degli odori piacevoli o spiacevoli. Quando ascoltiamo
la musica invochiamo una di queste reazioni automatiche; inoltre, pro-
prio come non sappiamo ben spiegare perché un bel fiore appare bello,
non sappiamo ancora spiegare perché la musica suona così bene. Forse
è una di quelle reazioni subconscie pre-programmate.
L’identificazione delle diverse parti del cervello sarà sicuramente una
delle future rivoluzioni in arrivo. La scienza medica sta avanzando più
rapidamente che mai e capire il cervello sarà uno dei più grandi passi in
avanti, a partire da come si sviluppa nell’infanzia e come possiamo faci-
litarne lo sviluppo. È del tutto possibile quindi che Mozart non fosse
un genio musicale, ma un genio creato dalla musica.

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