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Periodico dello
Stato Maggiore della Difesa
fondato nel 1981
Direttore responsabile
Col. Massimo Fogari
Redazione
Ten. Col. Ciro Esposito
Ten. Col. Valter Cassar
Reg. Dati Loredana Ambrosio
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Messaggio del Ministro della Difesa alle Forze Armate
Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri, il 4 novembre
1918, con l’armistizio di Villa Giusti, si chiudeva
l’imponente conflitto deflagrato dopo l’assassinio
dell’Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo.
Milioni di combattenti, milioni di caduti, feriti, mutilati,
anche fra le popolazioni civili; distruzioni enormi, mai
viste prima nella storia; un’Europa lacerata e divisa: questa
l’eredità della “Grande Guerra”.
L’Italia affrontò una prova estrema, che scosse il giovane
Stato unitario ma ne divenne il fondamento popolare.
Nella memoria collettiva degli Italiani sono impresse
indelebilmente le pagine di gloria scritte dai nostri
combattenti, protagonisti di un’impresa bellica memorabile,
spesso condotta in scenari operativi di estrema difficoltà.
Con la battaglia di Vittorio Veneto, l’Italia colse il
successo finale, portando a compimento
l’Unità nazionale. Fu l’ultima guerra del nostro
Risorgimento. Soldati, Marinai, Avieri, Carabinieri, in
un’Europa pacificata, celebrando la fine vittoriosa del
primo conflitto mondiale, non compiamo un’esaltazione del
nazionalismo o del bellicismo, bensì ribadiamo il monito di
quella immane strage.
La nuova Costituzione europea, solennemente sottoscritta a
Roma il 29 ottobre scorso, forgia nel diritto l’Europa
finalmente approdata alla compiuta unità politica.
L’Italia è convinta che tutti i popoli possano beneficiare
della pace nella libertà che l’Europa ha conseguito.
Perciò opera fattivamente per contribuire a rafforzare ed
estendere l’area della sicurezza democratica. Soldati,
Marinai, Avieri, Carabinieri, siate orgogliosi di
appartenere alle Forze Armate italiane.
Nel giorno dell’Unità nazionale, rinnovate il
giuramento di difendere il Tricolore ed i valori
umani che costituiscono l’alto retaggio della
nostra storia.
Antonio Martino
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Trieste, piazza dell’Unità d’Italia - 4 novembre 1954
… Ella signor Presidente del Consiglio,
insieme con i suoi collaboratori più
diretti al ministero degli Esteri, con i
rappresentanti italiani nelle capitali
straniere, e in particolare, con il nostro
ambasciatore a Londra, confortato dal
consenso dei suoi colleghi, ha ripreso la
fiaccola mai spenta ed oggi ha l’orgoglio
di consegnarla, viva di fiamma ardente,
all’Italia ed a Trieste.*
spoglie di 5 militari italiani caduti sul fronte russo durante la Seconda Guerra Mondiale. Esse
sono una rappresentanza di un gruppo di 577 militari caduti nella campagna di Russia del
1942-43, da poco rientrati in Italia e che riposano nel Tempio Ossario di Cargnacco. Le urne
sono state poste da militari al centro della scalinata del Sacrario.
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Il Presidente Ciampi ha poi
deposto una corona d’alloro sul
Monumento ai Caduti dove si è fer-
mato in raccoglimento, seguito
dalle note del Silenzio.
E’ stata celebrata una Santa
Messa alla memoria dei Caduti
dall’Ordinario Militare per l’Italia,
Mons. Angelo Bagnasco.
IL RICORDO
Dopo aver onorato i Caduti, l’Italia, rappre-
sentata dalle più alte Autorità civili e militari
dello Stato, è “rientrata” a Trieste dove era attesa
come 50 anni fa, da una folla entusiasta.
In Piazza dell’Unità d’Italia il Presidente
della Repubblica ha passato in rassegna lo schie-
ramento: la Banda dell’Esercito, i Reparti di
Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri,
Guardia di Finanza e Pubblica Sicurezza, i
Labari, il Nastro Azzurro e le Associazioni
d’Arma, il
Gonfalone
di Trieste,
decorato di
medaglia
d’oro al valor militare, insieme alle Bandiere di Guerra dei
Reparti ed agli stendardi.
L’ingresso è avvenuto durante una salva di cannoni spa-
rati dalla Nave Scuola della Marina Militare Amerigo
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“Autorità,
Cittadini di Trieste,
Militari,
…50 anni dal momento storico del rientro dell’Italia a Trieste, che le era stata strappata con l’armistizio dell’8 settembre
1943…
Dall’8 settembre 1943 al 26 ottobre 1954. In quegli undici anni Trieste continuò con forza a voler appartenere all’Italia
e i suoi Cittadini ebbero la costanza ed il coraggio di resistere e di alimentare sempre di più, questo loro sogno.
Alla fine della seconda guerra mondiale, il 30 aprile 1945 la città fu occupata dalle truppe jugoslave. Iniziò per Trieste un
periodo nero con le prospettive totalitariste di Tito. Il 12 giugno 1945 - dopo 40 lunghi giorni di dura ed insanguinata occu-
pazione jugoslava - gli Alleati costrinsero Tito a lasciare la città che venne amministrata da un Governo anglo-americano.
Il 19 giugno 1945 la Venezia Giulia venne divisa, sulla base della linea “Morgan”, in due zone: la zona “A”, presidiata dalle
truppe alleate, che comprendeva Trieste, Gorizia, Pola fino a Tarvisio, e la zona “B” che comprendeva Fiume e Istria, sotto
giurisdizione jugoslava.
* 4 novembre 2004 - Intervento del Presidente della Repubblica in occasione del 50° anniversario del ricongiungimento della città di Trieste
all’Italia
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Successivamente, il 10 febbraio 1947, il Trattato di Pace firmato a Parigi dal Governo Italiano, sancì ufficialmente la per-
dita dell’Istria e della Dalmazia e la suddivisione delle due zone (“A e B”) all’interno del “Territorio Libero di Trieste” (TLT).
L’anno decisivo si rivelò il 1953 quando, in particolare, dopo la nota anglo-americana dell’8 ottobre che prevedeva il riti-
ro delle truppe alleate dalla zona “A” e la loro sostituzione con le truppe italiane, Tito si oppose fermamente con durissimi
atteggiamenti nei confronti dell’Italia. Il Governo Italiano, guidato da Giuseppe Pella reagì duramente alle proteste jugosla-
ve, arrivando a schierare le truppe sul con-
fine orientale (“emergenza Trieste”). Messaggio del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi in risposta
alla comunicazione del Presidente del Consiglio Mario Scelba circa la
A Trieste, intanto, la popolazione chie-
conclusione dell'accordo per Trieste
deva con insistenza il ritorno della città
5 ottobre 1954
all’Italia e nel corso di violenti scontri con La ringrazio, signor Presidente del Consiglio, per la comunicazione che Ella ed i suoi colleghi del
la polizia civica al servizio degli Alleati, governo hanno voluto darmi della firma che il nostro ambasciatore sta per apporre all'accordo gra-
nelle giornate del 3 e 4 novembre, si con- zie al quale Trieste ritorna all'Italia e l'Italia a Trieste.
In ragione del mio presente ufficio, sono stato testimone degli sforzi assidui che i governi, i quali
tarono 6 morti e numerosi feriti tra i
si sono succeduti nel tempo, hanno ogni giorno senza tregua compiuto, in circostanze propizie ed
manifestanti. avverse, per tenere vivo nella coscienza universale il problema di Trieste e volgerne la soluzione a
Nel febbraio 1954 iniziarono i nego- pro dei diritti nostri.
ziati tra Italia, Regno Unito e Stati Uniti e Ella signor Presidente del Consiglio, insieme con i suoi collaboratori più diretti al ministero degli
Esteri, con i rappresentanti italiani nelle capitali straniere, e in particolare, con il nostro amba-
Jugoslavia che portarono il 5 ottobre, a sciatore a Londra, confortato dal consenso dei suoi colleghi, ha ripreso la fiaccola mai spenta ed
Londra alla firma del “Memorandum oggi ha l'orgoglio di consegnarla, viva di fiamma ardente, all'Italia ed a Trieste.
d’Intesa” con cui si spartì il TLT: Trieste Voi avete, per giungere alla meta, discusso clausola per clausola, parola per parola, per lunghi mesi,
l'accordo che oggi viene firmato. Avete difeso metro per metro quel territorio che nella vostra con-
tornava all’Italia e la zona “B” rimaneva in
vinzione doveva rimanere unito a Trieste. Alla fine, avete sentito che era giunta l'ora della deci-
Jugoslavia. Il 6 ottobre ci fu un importan- sione. Consentitemi di congratularmi con voi per avere - dando prova del coraggio, del non faci-
te incontro tra il Generale Edmondo de le coraggio di risolvervi per un compromesso - lavorato efficacemente per la pace e per la prospe-
rità dei popoli. Operando così, in silenzio, voi vi siete resi benemeriti della patria italiana.
Renzi (designato dal Governo Italiano a
ricevere i poteri civili e militari) il
Generale inglese JohnWinterton (Governatore
Militare e Comandante della zona di Trieste) e
il Generale John Dabnney (Vice governatore di
Trieste e Comandante delle truppe americane).
In tale circostanza furono concordati i punti del
piano di trasferimento dei poteri all’Italia: l’in-
gresso delle Truppe italiane sarebbe stato con-
sentito dalle ore 07,00 del 26 ottobre; le navi
della Marina Militare Italiana avrebbero potuto
attraccare al Molo Audace dalle ore 12,00 dello
stesso giorno; il trasferimento dei poteri sareb-
be avvenuto alle ore 12,00 e alle ore 15,00 si
sarebbe celebrata una cerimonia militare a
Piazza dell’Unità d’Italia.
Le truppe entrarono puntualmente, le navi 6 ottobre 1954 - Il Generale de Renzi appone la firma per il passaggio dei poteri
attraccarono come previsto, il Generale de
Renzi, attraversando faticosamente il mare di folla che gremiva Piazza dell’Unità, nonostante un tempo persistente di “…piog-
gia e media bora…” venne presentato dal Sindaco Gianni Bartoli - che per l’occasione ostentava, finalmente, la sua fascia trico-
lore - alla popolazione cui rivolse un vibrante discorso di saluto “… io porto a voi, fratelli Triestini, il palpito d’amore di tutto il
popolo italiano…”.
Ventiquattro aviogetti F84 dell’Aerobrigata di Treviso passarono sfrecciando. La folla intonò, all’unisono, l’inno del Piave,
mentre Batoli abbracciava il Generale italiano che, alla fine del suo saluto recitò: “… Ed ora uniamoci in un grido immenso
che valichi lo spazio, al di là dei monti e al di là del mare: Trieste Italia!”
E il grido della folla si levò possente: Trieste Italia!
Poiché l’ingresso delle truppe italiane si svolse senza alcun incidente, il 28 ottobre il Gen. de Renzi ricevette la comuni-
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cazione telegrafica del Presidente del Consiglio di passare tutti i poteri al Prefetto Giovanni Palamara.
Il 4 novembre di cinquanta anni fa l’allora Capo dello Stato, Luigi Einaudi, durante la cerimonia in occasione dell’anniver-
sario della Vittoria, celebrata per l’occasione a Trieste, decorò con la medaglia d’oro al valore militare il Gonfalone della città.
Questa è una sintesi degli avvenimenti che riportarono Trieste all’Italia. Come furono vissuti dai Triestini e da coloro che
in quei tempi parteciparono alla lotta per riuscirvi, può essere solo appena immaginato.
Proviamo a rivivere quei momenti riportando qualche testimonianza.
26 Ottobre 1954
Diario di una giornata indimenticabile
Tra vecchie carte in soffitta ho trovato questo diario di mio padre Alvino Burresi (deceduto parecchi anni fa) riguardante
l’arrivo delle truppe italiane a Trieste nel 1954.
Io ricordo ancora la ressa e la difficoltà di mia madre nel farsi strada tra la calca, tendendo per mano mia sorella e me, fino
ad arrivare fortunosamente al Lloyd Triestino. Mi ricordo che, nonostante mi trovassi in un ottimo posto di osservazione, riu-
scii a vedere ben poco a causa delle lacrime di commozione che mi riempivano gli occhi. Ricordo che mi sarebbe piaciuto riu-
scire a catturare anch’io una penna di Bersagliere, anche se in cuor mio speravo, da grande, di fare l’Alpino.
Dario Burresi
Peggior aiuto di così il tempo non poteva dare ai soldati italiani. Pioggia e
bora, bora e pioggia tutto insieme, forse nell’intento di trattenere i Triestini
nelle loro case. Quasi temevo che ci fosse poca gente in città, ma ben presto fui
tranquillizzato: le case si svuotavano, le automobili sfrecciavano verso il centro
e famiglie intere, uomini, donne, ragazzi, bimbi e vecchi scendevano la collina
(il Colle di San Vito) riparandosi alla meglio con i più svariati mezzi di fortu-
na nelle zone battute, ed aprendo ogni tanto qualche ombrello nei punti di
bonaccia. La marina era nera di gente, potemmo avvicinarci alle piazza (Piazza
Unità d’Italia) alla distanza di 300 metri al massimo. Più in là era impossibile
penetrare, tanto la calca era fitta. Finimmo col separarci; mia moglie Alda con
i ragazzi, girando per vie interne riuscì a raggiungere il Palazzo dei Lloyd Triestino e ad entrarvi. lo, avvolto nel mio impermeabile da
caccia, mi arrampicai sulle sartie di un peschereccio di altomare per vedere almeno da lontano l’arrivo delle navi. Sui tetti delle case
vicine, alle finestre, agli abbaini ed in qualunque luogo si potesse scorgere il mare c’era gente che guardava ed agitava bandiere, nastri,
drappi e fazzoletti bianchi rossi e verdi. Una folla immen-
sa sotto la bora e la pioggia violenta. Dall’alto dell’albero
del peschereccio, aggrappato alle sartie, mi godevo lo
spettacolo, con i calzoni, le scarpe ed ogni parte non rico-
perta dall’impermeabile, ridotti a stracci fradici. Quanti
ombrelli sfilavano davanti a me portati in mare da qual-
che refolo capriccioso che sconvolgeva le zone di calma.
Era un urlo continuo: “Giungono! Arrivano! Ecco le
navi! Ecco i Bersaglieri!” E via, un correre da una parte
all’altra per vedere i nuovi arrivati .... che spesso non
erano affatto arrivati! Finalmente apparvero davvero le
navi. Fra gli spruzzi delle onde apparve un caccia, poi l’in-
crociatore e poi ancora gli altri due caccia. La gente sem-
brava impazzita; era tutto un gridare, un agitarsi forsen-
nato. Undici anni di attesa, undici anni di ansia sfociava-
no in un immenso grido, in uno slancio incredibile ed
inimmaginabile per chi non lo abbia vissuto, verso le navi della Patria che giungevano in porto. Intanto da terra giungevano i
Bersaglieri. Oltre un’ora avevano impiegato con gli autocarri per fare sì e no un chilometro o poco più. Non c’erano più cordoni, non
c’era più limite a trattenere l’entusiasmo. Gli autocarri erano zeppi di Triestini. Erano entrati dappertutto; ed i poveri soldati pigiati
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dentro, mezzo soffocati dal grande abbraccio di tutto un popolo! Come riuscissero
a guidare gli autisti è una cosa che non potrò mai spiegare. Sul cofano, sui parafan-
ghi, sull’imperiale, ovunque ci fosse il più piccolo appiglio c’era arrampicato un gio-
vane o una ragazza. Ogni tanto appariva qualche cappello da Bersagliere ed una
mano toglieva le penne per donarle ai molti, ai troppi richiedenti. Quanti
Bersaglieri ho visto senza la minima traccia di penne sul cappello. Qualcuno ci rimi-
se il cappello, altri la giubba. Di bottoni sulle giubbe ne rimasero pochini perché
ogni cittadino pretendeva un ricordo dal primo soldato che riusciva ad avvicinare.
E gli autisti continuavano a guidare, un metro alla volta. Ora però mi viene il
dubbio che i motori non fossero neppure in moto, perché avanzavano fra la folla
più folta, forse spinti dalla folla stessa, senza la minima possibilità per il guidatore di vedere la strada .... che dico la strada, ma nep-
pure l’aria davanti a lui. Se non sconquassarono le balestre i camion con tutta quella gente arrampicata in ogni dove, si deve certa-
mente attribuire al fatto che le dovevano avere rinforzate. Insomma, malgrado le difficoltà di guida, non avvenne nessun incidente e
tutto filò liscio liscio, così come lo poteva permettere l’entusiasmo dei cittadini che sovverti l’ordine di ogni ben studiata cerimonia.
Anche l’assalto alle navi ebbe luogo a tempo debito, non appena accostarono, ed i marinai non poterono far altro che aiutare i molti
giovani d’ambo i sessi che s’erano lanciati all’arrembaggio. In pochi momenti a bordo si vedevano più borghesi che marinai e nulla
riusciva a trattenere gli assaltatori, neppure le onde, il vento e la pioggia che sulla riva facevano il diavolo a quattro.
Alvio Burresi
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LA FESTA
Trieste è in festa già da tempo; sono
state organizzate mostre, raduni, inizia-
tive come “Le nuove generazioni colo-
rano di tricolore la città”, la mostra di
mezzi storici e moderni in uso alle
Forze Armate. Una delle iniziative
ricorda che cinquant’anni orsono c’era-
no delle barre che separavano, ad occi-
dente, il Comune di Duino-Aurisina
dalla Repubblica Italiana.
Bisognava presentare i documenti, attendere che le barre si alzassero per potersi dirigere verso
Monfalcone, verso Venezia, verso Roma. Il 26 ottobre 1954, quelle barre inique sono state rimosse,
rispettando la volontà delle popolazioni, rispettando il senso della Storia e della Giustizia. Nel cin-
quantesimo anniversario di quella rimozione la Lega Nazionale (d’intesa con il Comune di Duino-
Aurisina e con il contributo della Provincia di Trieste e della Cava Romana) ha collocato un cippo a
ricordo di quello storico evento.
(www.leganazionale.it)
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