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AGRICOLTURA:

danni sull’ambiente
A partire dalla seconda metà del secolo scorso l’economia di mercato ha
dettato legge nel settore agroalimentare, così come negli altri settori
economici. Secondo questa logica è il mercato che stabilisce le quantità
prodotte e i generi da produrre. In parole povere si produce quello che si
vende, in un mutuo scambio in cui il mercato è continuamente stimolato a
soddisfare nuovi bisogni.

L’agricoltura intensiva è diventata la forma dominante di agricoltura. Alcuni


prodotti locali sono stati abbandonati rischiando di scomparire dalle nostre
stavole.

Agricoltura intensiva e ambiente

Tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Novanta del secolo scorso si sviluppa
l’agricoltura intensiva. La crescita della popolazione e la necessità di
sfamare circa 7 miliardi di persone, insieme alle logiche di mercato e alle
possibilità a livello tecnologico danno impulso all’agricoltura industriale.

L’agricoltura intensiva è un sistema di intensificazione e meccanizzazione


agricola che mira a massimizzare i rendimenti dei terreni disponibili
attraverso vari mezzi, come l’uso pesante di pesticidi e fertilizzanti chimici.
Questa intensificazione e meccanizzazione è stata applicata anche
all’allevamento di bestiame, con miliardi di animali come mucche, maiali e
polli, tenuti al chiuso in quelli che sono diventate le “fattorie industriali”

Impatto ambientale dell’agricoltura intensiva

Le conseguenze ecologiche dell’agricoltura intensiva sono gravissime.

Tra queste deforestazione, desertificazione, utilizzo di pesticidi e fertilizzanti,


inquinamento delle falde acquifere, piogge acide e conseguenti cambiamenti
climatici.
Vediamole tutte:

● suolo più fragile e esposto agli agenti atmosferici estremi (in


seguito allo sfruttamento del suolo mediante aratura profonda e
all’utilizzo di macchinari pesanti e alla deforestazione);
● perdita di biodiversità (dovuta alla prassi di coltivare monocolture
su larga scala, che danneggiano ulteriormente i campi e distruggono
interi habitat);
● inquinamento idrico (in seguito all’uso di pesticidi e fertilizzanti in
modo massiccio che inquinano le falde acquifere e rendono le piogge
acide);
● inquinamento atmosferico (per le emissioni di ammoniaca
derivanti dall’impiego di fertilizzanti azotati);
● drenaggio dei terreni, desertificazione e prosciugamento delle
falde acquifere (a causa dell’uso massiccio e indiscriminato delle
risorse idriche per l’irrigazione e per irrigare zone aride)

Ambiente e agricoltura in Italia

Il settore agricolo è uno dei punti di forza dell’economia italiana, esportatrice


di prodotti alimentari dal valore riconosciuto. L’agricoltura intensiva in
Italia viene praticata soprattutto in Puglia e nella Pianura Padana. In
particolare, a ridosso del Po è concentrato il 35% della produzione italiana.
Nonostante in queste zone si producano alcune delle migliori eccellenze
agroalimentari italiane, l’uso di pesticidi è tra i primi posti in Europa.

La strategia Farm to Fork

Oggi la Comunità Europea ha lanciato la strategia Farm to Fork che ha come


obiettivo ambizioso quello di ribaltare la logica di mercato alla base della
produzione e distribuzione nel settore agroalimentare. Il concetto è semplice,
sicuramente molto più semplice della sua concreta attuazione. Si tratta di
produrre localmente quello che è necessario a livello locale in un’ottica in cui
è il consumatore finale (le cucine professionali e quelle domestiche) che
scelgono e commissionano gli ingredienti di cui hanno bisogno, in base alla
stagionalità e alle possibilità del territorio.

Lo strategia fa parte del Green Deal. Ha lo scopo di diminuire il


riscaldamento globale, favorire un impatto neutro o positivo sull’ambiente,
favorire la biodiversità, garantire un’alimentazione nutriente e sicura ai
cittadini della Comunità Europea, preservare l’affordabilità del cibo e un
ritorno economico e una processazione e distribuzione sostenibile degli
alimenti.

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