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CHI E DOVE

i lotofagi, che in greco vuole dire "mangiatori di loto".


A sud della Tunisia si trova l'isola di Djerba, cantata da Omero nell’Odissea quale
patria dei Lotofagi dove i compagni di Ulisse approdarono dopo nove giorni di
tempesta e cibandosi del fiore di loto, su consiglio degli stessi Lofotagi,
rischiarono di dimenticare il loro passato e con esso la terra da cui provenivano.
Ammaliati dalle spiagge sabbiose bordate di palme, dal mare turchese, dai paesaggi
sereni e dai tramonti fiammeggianti di Djerba l’equipaggio dell’eroe omerico
avrebbe voluto fermarsi in quell’isola.

FIORI
come si legge nel IX libro dell'odissea, Ulisse nel suo viaggio di ritorno verso
itaca, approda, spinto da venti contrari, nella terra dove vive una popolazione che
si ciba unicamente dei frutti di una pianta chiamata loto. Tale terra si trovava
forse lungo le coste della Cirenaica; alcuni dicono che si possa trattare di
Djerba, nel sud tunisino. I Lotofagi accolgono Ulisse ed i compagni con ospitalità
ed offrono ad alcuni di loro, inviati in ispezione, il cibo di cui usano nutrirsi.

AVVENTURA
Odisseo e i suoi compagni conquistarono la città di Ismaro (in Tracia)ma
successivamente vennero attaccati dai Ciconi. Furono costretti a scappare ma
vennero sorpresi da una forte tempesta e vagarono quasi alla deriva, finché
approdarono sulla terra dei Lotofagi. Popolo quieto in una terra dai dolci profumi,
ammaliano i loro ospiti attraverso una pietanza gustosa. Gli abitanti di questo
piccolo paradiso si nutrono infatti di loto. Questi dolci frutti, portano con loro
l'oblio delle cose passate e delle destinazioni future.Furono accolti apertamente
e, in segno di pace, gli offrirono i loro frutti. Proprio per questo motivo Ulisse
fu costretto a lasciare l'isola il prima possibile, prima che tutto l'equipaggio,
cibandosi del loto, dimenticasse diversi valori, come quello della patria.

ANALISI
libro IX dell'Odissea. Versi 82-105.
In questo passo ci vengono raccontate le avventure che Odisseo e i suoi compagni
devono affrontare per fuggire dalla terra dei lotofagi.

VERSI
Di qui per nove giorni fui spinto da venti nemici
sovra il pescoso mare. Nel decimo, infine, giungemmo
dei Lotòfagi al suolo, che cibano fiori di loto.
Qui dalle navi al lido scendemmo, attingemmo dell’acqua,
ed i compagni presso la nave imbandiron la mensa.
Quando rempiuti poi si furon di cibo e di vino,
io dei compagni spedii, che andassero a chieder notizie,
che gente fosse quella che pane in quei luoghi pasceva:
due dei compagni scelsi, per terzo v’aggiunsi l’araldo.
Súbito andarono, e giunser vicino ai Lotòfagi. E questi
non macchinarono danno veruno ai diletti compagni:
anzi, cibare i frutti soavi li fecer del loto.
E chi d’essi gustava quel frutto piú dolce del miele,
piú non voleva tornare, recar non voleva il messaggio;
ma rimanere li volea coi Lotòfagi, e loto
perennemente gustare, né darsi pensier del ritorno.
Io li condussi a forza, che pianto versavano, al lido,
li trascinai su le navi, li spinsi e legai sotto i banchi.
Poi diedi súbito l’ordine agli altri diletti compagni
d’entrare senza indugio nei rapidi legni, ché alcuno
piú non cibasse loto, ponendo il ritorno in oblio.

Per nove giorni fui spinto da venti contrari


sul mare pescoso: al decimo approdammo
alla contrada dei Lotòfagi, che mangiano fiori.
Sbarcati sul lido, attingemmo acqua:
subito i compagni consumarono il pasto presso le navi.
Una volta sazi di cibo e di bevande,
mandai dei compagni ad esplorare,
per conoscere quali abitanti nutrisse quella terra:
scelsi due uomini ed aggiunsi come terzo un araldo.
Questi partirono e giunsero tra i Lotofagi.
I Lotofagi non tramavano la morte contro i nostri
compagni, ma diedero loro il loto da mangiare.
Chi di essi gustava il dolcissimo frutto del loto
non aveva voglia di tornare e riferire notizie,
ma preferiva restare con quelle genti,
a gustare il loto dimenticando la terra natia.
Ma io li riportai alle navi a forza, anche se piangevano,
e una volta trascinati li legai ai banchi dei remi;
poi ordinai agli altri fedeli compagni
di salire rapidamente sulle veloci navi,
perché nessuno dimenticasse il suolo natio gustando il loto.
Essi si imbarcarono subito, presero posto sui banchi
e seduti in fila battevano con i remi il mare pieno di spuma:
ci allontanammo da lì navigando, afflitti nel cuore.

SITO
https://www.studenti.it/ulisse-e-polifemo-testo-parafrasi-analisi-libro-9-
odissea.html

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