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Lo stesso argomento in dettaglio: Antonio Meucci § La paternità del telefono, Alexander Graham
Bell § Invenzione del telefono e Storia della telefonia in Italia.
I primi tentativi di realizzare una trasmissione a distanza del suono erano basati sul trasporto delle onde
sonore attraverso l'aria, piuttosto che tramite segnali elettrici generati dalla voce. Secondo una lettera
pubblicata sulla Gazzetta di Pechino, nel 968, l'inventore cinese Kung-Foo-Whing inventò il thumstein,
che probabilmente trasportava la voce attraverso dei tubi.
La paternità dell'invenzione del telefono elettrico è ancora oggi contestata. Così come per altre
invenzioni, come quella della radio, della televisione, della lampadina e del computer, diversi furono i
pionieri che svolsero lavoro sperimentale sulla trasmissione della voce via cavo, spesso sviluppando il
proprio lavoro sulla base di quello svolto da altri. Su questa situazione, spesso e volentieri finiscono con
l'entrare in gioco considerazioni di carattere nazionalistico nel creare opinioni e pareri
divergenti. Charles Bourseul, Antonio Meucci, Innocenzo Manzetti, Johann Philipp Reis, Alexander
Graham Bell ed Elisha Gray, tra i tanti, sono stati tutti accreditati con l'invenzione del telefono.[1][2]
Manzetti morì a 52 anni nel 1877 (un anno dopo la prima attribuzione a Bell dell'invenzione del
telefono), tutti i suoi prodotti scientifici (bussole, barometri, termometri ed il prototipo del "téléphone")
vennero ceduti dalla moglie Maria Rosa Anzola, con atto notarile del 7 febbraio 1880, a due viaggiatori
americani: Max Meyer, uomo d'affari, e Horace H. Eldred che si scoprì essere direttore dei telegrafi
di New York.