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IL REFERENDUM
Il referendum è un tipico istituto di democrazia diretta, previsto dalla Costituzione italiana in quattro
tipologie di casi: il referendum abrogativo di leggi ordinarie (art. 75), quello sulle leggi costituzionali e di
revisione costituzionale (art. 138), quello riguardante la fusione di regioni esistenti o la creazione di nuove
(art. 132, comma 1), e infine quello riguardante il passaggio da una regione ad un’altra di province o
comuni (art. 132, comma 2). Il primo comma dell’articolo 123 prevede inoltre che gli statuti regionali
regolino l’esercizio del referendum su leggi e provvedimenti amministrativi della regione.
Nella storia repubblicana hanno avuto luogo in Italia 66 consultazioni referendarie, di cui 62 aventi ad
oggetto l’abrogazione di leggi o di atti aventi forza di legge. A queste, il 12 e il 13 giugno dovrebbero
aggiungersene altre 4: il primo e il secondo quesito saranno dedicati all’acqua, in particolare alle modalità
di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali e alla determinazione della tariffa del servizio idrico
integrato; il terzo e il quarto riguarderanno invece la costruzione di centrali nucleari sul territorio nazionale
e il cosiddetto “legittimo impedimento”.
Secondo la nostra Carta fondamentale perché un referendum abrogativo venga indetto sono necessarie le
firme di cinquecentomila elettori, o le deliberazioni di almeno cinque consigli regionali; dalle consultazioni
sono escluse le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati
internazionali. La legge viene abrogata se partecipa alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se la
maggior parte di essi si esprime a favore dell’abrogazione (votando “sì”). Negli ultimi anni per i comitati
promotori ha costituito in particolare un problema il raggiungimento del cosiddetto quorum, visto che esso
non è stato più ottenuto dal 1995 e che ben 27 consultazioni referendarie sono state invalidate per la bassa
affluenza alle urne.
Sull’ammissibilità del referendum decide la Corte Costituzionale, mentre spetta all’Ufficio centrale per il
referendum presso la Corte di Cassazione il compito di vigilare sul rispetto delle procedure. L’Ufficio
controlla anche se la legge che si vuole sottoporre a referendum non sia stata nel frattempo abrogata; in
quest’ultimo caso le operazioni per il voto vengono bloccate, a meno che l’abrogazione non sia
accompagnata da un’altra disciplina che non modifichi né i principi ispiratori né i contenuti essenziali della
legislazione precedente, nel qual caso il referendum si effettuerà sulle nuove disposizioni legislative.