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Coordinate: 48°51′04″N 2°20′05″E

Chiesa di Saint-Sulpice
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La chiesa di San Sulpizio (in francese église Saint-Sulpice) è un Chiesa di San Sulpizio
luogo di culto cattolico del centro di Parigi, situato nella piazza Église Saint-Sulpice
omonima, nel VI arrondissement.

Seconda chiesa di Parigi per grandezza dopo la cattedrale di


Notre-Dame, in seguito all'incendio di quest'ultima del 15 aprile
2019 è divenuta sede delle principali celebrazioni diocesane pur
senza essere insignita del titolo di procattedrale.[2] Su di essa
insiste l'omonima parrocchia,[3] affidata alla cura dei chierici
della compagnia dei sacerdoti di San Sulpizio.[4]

La chiesa si trova nei pressi delle stazioni della metropolitana


Mabillon (linea 10), Odéon (linee 4 e 10), Saint-Germain-des-
Prés e Saint-Sulpice (linea 4).

Indice
Storia La facciata
La chiesa medievale Stato Francia
La chiesa attuale
Regione Île-de-France
L'edificazione
L'erezione della facciata Località Parigi
Vicende successive Religione cattolica di rito
romano
Descrizione
Architettura Titolare Vergine Maria,
Esterno Pietro apostolo,
Facciata occidentale Sulpizio il Pio[1]
Fiancate, transetto e abside Ordine Compagnia dei
Interno sacerdoti di San
Piedicroce Sulpizio
Navate Arcidiocesi Parigi
Cappelle laterali Consacrazione 30 giugno 1745
Capocroce
Architetto Giovanni Niccolò
Transetto
Servandoni
Presbiterio
Stile barocco,
Coro e abside
architettonico neoclassico
Sacrestie e cappelle
Inizio 1646
Organi a canne
costruzione
Organo maggiore
Organi minori Completamento 1782
Sotterranei Sito web pss75.fr (https://pss
Nelle arti 75.fr/saint-sulpice-p
aris/)
Galleria d'immagini
Note
Bibliografia
Voci correlate
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Collegamenti esterni

Storia

La chiesa medievale

Nel sito della chiesa attuale sorgeva nel medioevo un oratorio


dedicato ai santi Giovanni Battista, Lorenzo martire e Sulpizio il Pio,
citato per la prima volta come esistente già nel 807 all'interno del
Martyrologium di Usuardo (IX secolo), monaco della non lontana
abbazia di Saint-Germain-des-Prés, nel quale viene indicato il 10
maggio come giorno della dedicazione;[5] pur trattandosi nello
specifico di un brano frutto di interpolazione del XII secolo, è
comunque probabile che all'epoca esistesse già tale chiesa, essendo
stata rinvenuta nell'area una lapide sepolcrale con caratteri del X
La chiesa medievale in un dipinto del
secolo, che indicherebbe la presenza di un luogo di culto con annesso
XVIII secolo di Matthijs
cimitero. Sulle origini della parrocchia, che era l'unica del borgo di Schoevaerdts
Saint-Germain-des-Prés allora situato fuori dalle mura di Parigi, vi
sono due tesi distinte: per Jean Leboef la chiesa sarebbe stata fin da
subito parrocchiale e battesimale, mentre secondo Jean-Baptiste-
Michel Renou de Chauvigné la parrocchia vi sarebbe stata trasferita
nel XII secolo dalla chiesa di Saint-Pierre,[6] situata lungo l'odierna rue
des Saint-Pères che da essa trae il nome,[7] che dal 1942 cattedrale
greco-cattolica ucraina di Saint-Volodymyr-le-Grand.[8] Il primo
documento nel quale viene citata la parrocchia è una bolla pontificia
di Innocenzo III del 28 giugno 1210; essa dipendeva dall'abbazia di
Saint-Germain-des-Prés e si estendeva sulla rive gauche sino a
Grenelle[9] e a Gros-Caillou,[10] e fino al 1345 il suo territorio
Il portale gotico, attualmente
comprese anche un'area situata dentro le mura della città, sulla quale
ingresso della chiesa di Saint-
esercitava la propria giurisdizione il vescovo di Parigi.[11] Saturnin a Nogent-sur-Marne

La chiesa originaria venne ricostruita alla metà del XIII secolo e


ampliata nel XIV; di modeste dimensioni e dall'aspetto rurale simile a
quello di Saint-Denys ad Arcueil (della prima metà del XIII secolo)[12] e di Saint-Hermeland a Bagneux
(edificata tra la metà del XII secolo e il 1240 circa)[13] era a tre navate di sei campate, delle quali la maggiore
terminava con abside quadrangolare; sull'ultima campata della navatella destra insisteva la torre campanaria.[14]
Tra il 1528 e il 1539 i proprietari di terreni attigui alla chiesa li vendettero alla parrocchia per consentire
l'ampliamento dell'edificio (che nel 1530 fu dotato di un'abside poligonale con deambulatorio e cappelle
radiali) e dell'annesso cimitero; il 29 marzo 1548 venne dedicato l'altare maggiore dall'abate dell'abbazia
benedettina di Saint-Magloire, sulla rive droite (ridedicato il 24 maggio 1620 da René Breslay, vescovo di
Troyes).[15] Tra il 1615 e il 1631 furono edificate delle cappelle anche lungo le navate minori su progetto
dell'architetto Christophe Gamard.[16] Al momento della sua demolizione, la chiesa si presentava come un
insieme eterogeneo di parti strutturali di diversi stili ed epoche, e misurava 51,18 metri di lunghezza e 27,17 di
larghezza.[17]

La chiesa attuale

L'edificazione

Nel 1642 divenne parroco di Saint-Sulpice Jean-Jacques Olier,


fondatore dell'omonima società di vita apostolica per la formazione
dei seminaristi; all'epoca la parrocchia contava circa 100 000 abitanti,
popolazione rispetto alla quale la chiesa si dimostrava del tutto
insufficiente; inoltre quest'ultima era sede di numerose
confraternite.[18] Il 10 ottobre 1643 si tenne un'assemblea generale dei
parrocchiani presieduta dal principe Luigi II di Borbone-Condé
durante la quale fu presa la decisione di demolire l'edificio esistente e
sostituirlo con una chiesa più grande.[19]

Venne interpellato nuovamente Gamard, il quale stilò tre progetti


differenti dei quali ne venne scelto uno il 15 agosto 1645; nei giorni
successivi iniziarono i lavori per la demolizione della chiesa
medievale (della quale venne preservato soltanto il portale gotico
fiammeggiante, trasferito dapprima sulla facciata del convento dei frati
minori recolletti di rue de Varenne, poi sul fianco della chiesa di Saint- Jean-Jacques Olier, parroco di Saint-
[20]
Saturnin a Nogent-sur-Marne ove si trova tutt'ora) e lo scavo delle Sulpice e iniziatore della costruzione
fondamenta; la prima pietra fu posata nel 1646 alla presenza di della chiesa attuale
Gastone, duca d'Orléans. L'edificazione procedette a rilento e subì
un'interruzione a causa dei disordini legati alla Fronda parlamentare
(1648-1650) e della morte dell'architetto (1649); inoltre, la chiesa ideata da Gamard risultò troppo piccola e fu
necessario che il suo allievo e successore Louis Le Vau ne progettasse l'estensione; la ripresa dei lavori si ebbe
nel 1655 alla presenza della reggente Anna d'Austria.[9][10][21][21][22] Il 7 aprile 1667, giovedì santo, venne
benedetta la cappella assiale e nel maggio 1673 venne realizzato un collegamento fra l'aula della chiesa
medievale - che ancora non era stata demolita - e il nuovo coro, fra i quali vi era un dislivello di circa 6 metri.
Alla morte di Le Vau (1670) il coro con il deambulatorio e le sue cappelle non era stato ancora portato a
termine; furono completati sotto la direzione di Pierre Gittard, e benedetti il 20 dicembre 1673 dall'arcivescovo
di Parigi François de Harlay de Champvallon;[23] Gittard avrebbe voluto il rifacimento della cappella assiale, a
suo parere troppo angusta, ma incontrò l'opposizione dei parrocchiani per le ingenti spese da loro sostenute per
la realizzazione della stessa. L'edificazione della chiesa proseguì con il transetto e la navata laterale di sinistra,
ma dovette bruscamente interrompersi nel 1675 per la mancanza di fondi.[24]

Fu il parroco Jean-Baptiste Joseph Languet de Gergy, nominato nel 1714, a dare nuovo impulso per il
completamento della chiesa. La lavori ripresero nel 1719 dal braccio destro del transetto, diretti inizialmente
dal figlio di Daniel Gittard, Pierre, poi dal solo Gilles Marie Oppenordt (il quale rimase fedele ai disegni di
Gittard),[25] e nel 1721 fu indetta una lotteria finalizzata al finanziamento della costruzione (analogamente a
quanto era successo nel 1705 per la chiesa di Saint-Roch), iniziativa che proseguì fino al 1746. Nel 1724 fu
portato a termine il transetto e demolito quanto restava della chiesa medioevale, e l'anno successivo venne
completata la cella campanaria ottagonale posta in corrispondenza della crociera (in luogo della cupola prevista
da Gittard),[26] che però dovette essere demolita nel 1731 perché sovraccaricava la volta dando evidenti segni
di cedimento.[27] Nel 1733 la nuova chiesa era completata ad eccezione della facciata principale.[28]
La chiesa venne dedicata in onore della Vergine Maria, e dei santi Pietro apostolo e Sulpizio il Pio, mercoledì
30 giugno 1745 nell'ambito dell'assemblea del clero francese; la celebrazione non fu presieduta
dall'arcivescovo di Parigi Charles-Gaspard-Guillaume de Vintimille du Luc, il quale rinunciò per la sua età
avanzata, ma da quello di Tours, Louis Jacques de Chapte de Rastignac, secondo presidente dell'assemblea, e
ad essa seguì un ottavario.[29]

L'erezione della facciata

Oppenordt realizzò tra il 1720 e il 1728[30] due diversi disegni per la


facciata di Saint-Sulpice, accomunati dalla suddivisione in due livelli
(dorico quello inferiore e ionico quello superiore) e dalla presenza di
una cripta per le sepolture e, alle estremità, di due torri campanarie;[31]
essi tuttavia non furono presi in considerazione, probabilmente in
seguito alle vicende legate alla sovrastruttura della crociera,[32] oppure
per il mancato allineamento con i nuovi gusti dell'epoca.[33] Nel 1726
Il coro con gli arredi progettati da
venne interpellato Juste-Aurèle Meissonnier, il quale presentò un
Oppenordt
progetto di chiara derivazione borrominiana e guariniana, anch'esso
rifiutato.[34] Il concorso per la sezione architettura per il Prix de Rome
dello stesso anno, ebbe come oggetto la facciata di una chiesa dalle
dimensioni simili a quelle di Saint-Sulpice; il primo premio venne
assegnato a François Carlier.[35] Nel 1730 anche Languet de Gergy
indisse un concorso per dotare la propria chiesa di un prospetto
monumentale, riservato ad artisti francesi e italiani; il vincitore si
sarebbe aggiudicato un premio di 6 000 livres.[36] Il vincitore fu
Giovanni Niccolò Servandoni, che era già stato interpellato dal
parroco nel 1729 per rivedere il progetto presentato da Meissonnier (il
quale aveva proposto anche un disegno per la facciata) tre anni prima Pierre-Antoine Demachy, La fiera di
per il rifacimento della cappella assiale.[37] Tanto Meissonnier, quanto Saint-Germain dopo l'incendio (1762
Servandoni erano stati probabilmente chiamati a lavorare nel cantiere circa): è ben visibile il terzo ordine
di Saint-Sulpice in quanto la chiesa era destinata «a diventare a Parigi della facciata
un baluardo anti-giansenista e un simbolo del potere del papato
d'oltralpe».[36] Oppenordt proseguì a lavorare al cantiere delle navate e
disegnò tutti gli arredi del coro, tra cui l'altare maggiore (realizzato tra il 1732 e il 1734,[38] la prima pietra del
quale fu solennemente posata dal nunzio apostolico in Francia Raniero d'Elci a nome di papa Clemente
XII),[39] l'altare posto al di sotto dell'arcata centrale dell'abside (con doppia mensa: quella verso il coro per le
celebrazioni feriali e quella verso la cappella assiale per la custodia del Santissimo Sacramento, i centodieci
stalli lignei, la balaustra e i due pulpiti, a ridosso dei pilastri d'ingresso, analoghi a quelli del duomo di
Milano.[40]

Il progetto di Servandoni, al quale si ispirerà Pablo Dambach per la facciata della cattedrale di Santiago a
Managua, nel Nicaragua (eretta tra il 1928 e il 1938),[41] prevedeva due campanili alle estremità di tre ordini
(dal basso: dorico, ionico e corinzio), con cuspide sommitale assimilabile ad analoghe strutture barocche
inglesi realizzate da Christopher Wren (quali, ad esempio, la cattedrale di St Paul's e la chiesa di St Mary-le-
Bow a Londra); la parte centrale del prospetto, corrispondente ai due ordini inferiori delle torri, presentava un
doppio loggiato e un timpano triangolare. L'impostazione generale era assimilabile al progetto di facciata
redatto da Giuliano da Sangallo nel 1515 per la basilica di San Lorenzo a Firenze.[42] I lavori iniziarono il 4
marzo 1733.[43]

Nel 1736 Servandoni presentò un nuovo progetto, fortemente influenzato dalla facciata interna della biblioteca
del Trinity College a Cambridge di Wren,[44] da quella occidentale della cattedrale di Londra dello stesso
autore, dal colonnato della facciata orientale del palazzo del Louvre attribuita a Le Vau o Charles Le Brun o
Claude Perrault,[45] e al vicentino palazzo Chiericati di Andrea Palladio,[46] riprendendo al tempo stesso
elementi dorici della facciata meridionale del transetto di Saint-
Sulpice, opera di Oppenordt. La grande novità era l'estensione del
doppio loggiato a tutto lo spazio fra i due campanili, passato così da
tre a cinque campate,[44] nonché la creazione di un ampio ambiente
aperto al primo piano, del tutto inedito nel panorama dell'architettura
religiosa parigina, derivato dalle logge delle benedizioni delle
basiliche papali romane e ulteriore richiamo al primato del papa in
chiave anti-giansenista; anche per questo motivo la facciata venne
aspramente criticata dai contemporanei.[47] Per consentire di demolire
il seminario antistante la chiesa al fine di edificare una piazza
monumentale su progetto dello stesso Servandoni, fu stabilito di
trasferire nella galleria superiore la biblioteca dell'istituto, con accesso
indipendente rispetto al luogo di culto; questo progetto, tuttavia, non
venne attuato. In quegli stessi anni, tra il 1740 e il 1744 l'architetto si
occupò anche della realizzazione della cantoria, a ridosso della parete
di controfacciata.[48] Disegnò inoltre il baldacchino ligneo dorato per
l'altare maggiore, eseguito da Sébastien-Antoine e Paul-Ambroise
Slodtz e rimosso nel 1758 perché considerato inadatto al contesto
architettonico.[49] Il campanile di destra, rimasto
incompiuto
I lavori di costruzione della facciata proseguirono a rilento per la
partenza da Parigi di Servandoni nel 1745, e la guerra di successione
austriaca, quando era stato completato solo il livello inferiore. Il nuovo parroco, François Dulau d'Allemand,
per dare nuovo impulso al completamento del prospetto chiese all'architetto di inviargli da Londra ove si
trovava, un nuovo progetto che consisteva, rispetto a quello precedente, in una conformazione differente dei
campanili e nell'eliminazione delle arcate dalle cinque campate centrali dei due loggiati (legata anche
probabilmente al venir meno della necessità di adibire quello superiore a biblioteca), soluzione quest'ultima che
avrebbe aumentato i problemi di staticità del corpo di fabbrica (soprattutto dovuti al gigantesco timpano
triangolare di coronamento. Fu tale problematica a spingere l'Académie royale d'architecture, interpellata da
Dulau d'Allemand per avere un parere sul disegno, a chiedere nel 1752 che esso fosse modificato, in
particolare riducendo il frontone e arretrandolo in corrispondenza della controfacciata. Servandoni ideò un
vero e proprio terzo ordine, spostato indietro come richiesto, privo di aperture e sormontato da tre statue
raffiguranti rispettivamente San Sulpizio, la Pace e la Religione; la sovrastruttura venne ampiamente criticata,
tanto che quando nel 1770 venne colpita e danneggiata da un fulmine, fu deciso di demolirla. Il secondo
ordine venne realizzato come previsto nel secondo progetto, ovvero con le arcate, e tra il 1752 e il 1578 lo
scultore Michel-Ange Slodtz realizzò l'apparato decorativo.[50]

Nel 1758 la mancanza di fondi causò nuovamente la sospensione dei lavori quando erano stati portati a
compimento i due loggiati ma non erano ancora stati iniziati i campanili. Quattro anni dopo, la competenza sul
cantiere fu trasferita dalla parrocchia all'amministrazione comunale di Parigi che lo pose sotto l'egida
dell'Académie royale d'architecture; venne creata un'apposita commissione della quale facevano parte anche
Servandoni, Pierre Contant d'Ivry (con ruolo di supervisore) e Jacques-Germain Soufflot (con ruolo di
interlocutore con il parroco), che tuttavia non riuscì a dare nuovo impulso al completamento della facciata. Nel
1765 Oudot de Maclaurin fu nominato architetto della fabbrica al posto di Servandoni, che sostituì
definitivamente il timpano del progetto del 1736 (oggetto di grande dibattito) con una balaustra (realizzata
soltanto nel 1868), e realizzò i due campanili conformemente al progetto originario; alla sua morte (1777) fu
deciso di sostituire le due torri, prive soltanto delle finiture, con altrettante più adeguate al gusto dell'epoca.[51]
L'incarico venne affidato a Jean Chalgrin, allievo prima di Servandoni e poi di Étienne-Louis Boullée,[52] ma
soltanto la torre di sinistra venne demolita per essere sostituita con una nuova, realizzata tra il 1780 e il 1782; al
suo interno venne posizionato un concerto di otto campane appositamente fuso nel 1781.[53] Il cantiere venne
dichiarato chiuso nel 1792.[54]
Vicende successive

Il 17 marzo 1762 un incendio scoppiato durante la fiera annuale di


Saint-Germain-des-Prés procurò ingenti danni alla chiesa di Saint-
Sulpice: la cappella della Comunione, situata all'angolo nord-
occidentale del complesso andò distrutta, mentre la cappella assiale
subì ingenti danni; i lavori di ripristino di quest'ultima furono condotti
tra il 1774 e il 1784 da Charles De Wailly, il quale apportò importanti
modifiche all'ambiente.[55] Lo stesso architetto disegnò nel 1789 il
pulpito.[56] Chalgrin, invece, oltre che della facciata si occupò anche
L'interno della chiesa in un'incisione
della realizzazione di due cappelle (rispettivamente battistero e
di Jacques Chéreau del 1775
cappella del Santo Viatico, tra il 1780 e il 1788) alla base delle due
torri, nonché dei disegni per il portale portale maggiore e della cassa
dell'organo a canne (1776);[57] quest'ultimo strumento venne costruito
dall'organaro François-Henri Clicquot e completato nel 1781,[58]
mentre lo scultore François-Joseph Duret si occupò della realizzazione
della cassa.[59]

Con lo scoppio della Rivoluzione francese, la chiesa di Saint-Sulpice


inizialmente venne mantenuta tale, e a motivo delle sue vaste
dimensioni e della suo pregio architettonico, fu luogo di celebrazioni a
sfondo patriottico come il Te Deum di ringraziamento per la presa Il banchetto offerto a Napoleone
della Bastiglia (14 luglio 1789) e la messa di suffragio per i Bonaparte il 6 novembre 1799 in
rivoluzionari caduti durante l'assalto della fortezza (19 agosto 1789); un'incisione di Jean-Baptiste Madou
inoltre, nel corso dell'agosto dello stesso anno, vi furono benedette le
bandiere dei battaglioni della neoistituita Guardia nazionale, e nei
primi giorni del mese successivo si tenne un'imponente processione
fino alla chiesa di Sainte-Geneviève di ringraziamento per il 14 luglio;
l'ampia e disordinata partecipazione a questi eventi causò ingenti
danni agli arredi interni della chiesa. Il 9 gennaio 1791 il territorio
parrocchiale venne ridotto a favore della creazione delle due nuove
parrocchie di Saint-Germain-des-Pres e di Saint-Thomas-d’Aquin; il 3
aprile successivo si insediò come parroco il costituzionale Jean Poiret,
C.O., in sostituzione di Antoine-Xavier Maynaud de Pancemont
(nominato nel 1788, primo parroco non appartenente alla Compagnia
dei sacerdoti di San Sulpizio dai tempi di Olier) che era apertamente
La chiesa in una fotografia di
contrario alla Costituzione civile del clero, alla cui morte nel 1792
Hippolyte Fizeau del 1841 circa:
subentrò Jacques-Antoine Mahieu, anche lui costituzionale. A partire
sono visibili i telegrafi ottici sopra i
dal 1793 la chiesa venne adibita a sede delle riunioni pubbliche e di
due campanili
alcuni uffici della section du Luxembourg che, fra le varie di Parigi, fu
una delle più violente; essa divenne inoltre tempio della Ragione (dal
luglio 1794 dell'Essere Supremo) e sull'altare maggiore furono posti i
busti di Félix Lepeletier, Jean-Paul Marat e Gaio Muzio Scevola. Dal 1798 al 1801 l'edificio fu tempio
teofilantropico con il nome di Temple des Victoires, e davanti al pulpito venne collocata una piramide in legno
dipinto a finto marmo, dedicata «A Dio eternamente buono» (in francese: «A Dieu toujours bon»);[60] con
delibera del 23 novembre 1798, il Direttorio stabilì che vi si celebrasse la festa annuale in occasione
dell'anniversario dell'esecuzione capitale di Luigi XVI;[61] al suo interno si svolse anche il fastoso banchetto
offerto il 6 novembre 1799 a Napoleone Bonaparte di ritorno dalla campagna d'Egitto da parte del Direttorio
stesso, con la partecipazione di 750 invitati, tre giorni prima che questi prendesse il potere con il colpo di Stato
del 18 brumaio.[62] Fino al 1850 sui due campanili furono installati da Claude Chappe due telegrafi ottici, l'uno
sulla linea per Strasburgo (aperta nel maggio 1789 e prolungata nel 1805 fino a Magonza),[63] l'altro sulla linea
per Lione (inaugurata nel gennaio 1799 e prolungata nel 1805 fino a Torino).[64]
Il decreto dei Consoli del 7 termidoro anno VIII (26 luglio 1800)
concesse la facoltà di considerare la domenica come giorno festivo, e
la chiesa di Saint-Sulpice venne riaperta al culto. Degli arredi originari
rimanevano soltanto alcune statue (che però erano state mutilate), il
pulpito (usato come palco per i comizi), l'organo a canne (all'accesso
del quale erano stati apposti dei finti sigilli) e la balaustra del
presbiterio (perché fatta credere recinzione dell'orologio solare).[65]
Mahieu, ripreso il suo ufficio di parroco, in luogo della statua della
Vittoria eretta al centro dell'abside, fece installare un altare provvisorio
(che si diceva essere stato l'altare maggiore della chiesa di Saint- La Guardia nazionale la sera del 12
Philippe-du-Roule), affiancato da due angeli in legno dipinto maggio 1871 fa sgomberare dai
(provenienti dalla chiesa di Saint-Denis-de-la-Chartre), alle sue spalle fedeli la chiesa, trasformata nella
gli stalli dell'abbazia agostiniana di Penthemont (soppressa nel 1790). sede del club del VI arrondissement
Il suo successore Charles-Louis-François-Marie de Pierre si adoperò durante la Comune di Parigi, in
un'incisione di Daniel Vierge
per riparare i danni della Rivoluzione a partire dal 1804 e il 23
dicembre di quell'anno la chiesa ricevette la visita di papa Pio VII;[66]
lo stesso pontefice il 2 febbraio successivo vi ordinò Dominique-
Georges-Frédéric Dufour de Pradt vescovo di Poitiers e Gabriel-
Laurent Pailloux vescovo di La Rochelle[67] (la celebrazione non poté
aver luogo nella cattedrale di Notre-Dame per la gelosia di Napoleone
nei confronti della grande popolarità del papa).[68] Il 27 ottobre 1824
fu dedicato dall'arcivescovo di Parigi Hyacinthe-Louis de Quélen il
nuovo altare maggiore, realizzato su disegno di Étienne-Hippolyte
Godde, e nelle settimane successivo venne installato un concerto di tre
campane, dotato di altri due bronzi nel 1829, in sostituzione di quello I funerali di Jacques Chirac (30
andato integralmente perduto durante la Rivoluzione.[69] settembre 2019)

Nel 1838 venne sollevata nel Conseil des Bâtiments civils (in italiano:
consiglio per gli edifici civili) la questione della torre di destra della facciata; furono avanzate dunque due
proposte: la prima prevedeva un suo completamento conformemente al progetto di Giovanni Niccolò
Servandoni rivisto da Oudot de Maclaurin; la seconda, invece, contemplava una ricostruzione ex novo della
stessa riproducendo l'altra torre, disegnata da Jean Chalgrin.[70] Venne approvata la rifinitura di quanto già
costruito, ritenendolo ormai parte integrante dello skyline parigino; i lavori, tuttavia, non furono mai intrapresi
e la torre rimase incompiuta.[71] L'altra, colpita dalle granate nemiche durante la guerra franco-prussiana nel
1871, fu ripristinata soltanto nel 1911.[72] Tra il 1845 e il 1875, su commissione del comune di Parigi il
transetto e alcune cappelle laterali furono affrescate da diciassette celebri pittori, tra i quali anche Eugène
Delacroix.[73] Tra il 1857 e il 1862 l'organo maggiore venne ricostruito da Aristide Cavaillé-Coll.[74]

Durante la comune di Parigi del 1871, come altre chiese della città anche Saint-Sulpice fu chiusa al culto e
adibita a sede di club. A causa del gran numero di parrocchiani presenti per le celebrazioni mariane del mese di
maggio e di un'imponente manifestazione organizzata in place Saint-Sulpice contro il provvedimento del
governo, la sera del 12 maggio la Guardia nazionale dovette intervenire con un centinaio di unità per far
sgomberare l'edificio dai fedeli e consentire al club del VI arrondissement di stabilirsi al suo interno.[75]

Nel 1888 il cardinale Charles-Martial-Allemand Lavigerie, arcivescovo di Cartagine e primate d'Africa,[76]


tenne nella chiesa una delle conferenze a favore dell'abolizione della schiavitù,[77] cui seguì due anni dopo un
convegno promosso da papa Leone XIII, che ebbe luogo in Saint-Sulpice il 22 e 23 settembre e al quale
parteciparono i rappresentanti di diversi paesi europei e non.[78]

Il 20 maggio 1915 la chiesa è stata dichiarata monumento storico di Francia.[79]


Nel XXI secolo la chiesa è stata oggetto di una serie di restauri che hanno interessato la parte sinistra della
facciata (2006-2011),[80][81] le tele di Charles-André van Loo della cappella assiale (2015)[82] i dipinti di
Delacroix (2015-2016)[83] e le statue del coro (2016).[84]

Il 17 marzo 2019 il portale del transetto sinistro è stato danneggiato da un incendio doloso.[85]

Nel corso dei secoli, nella chiesa sono state celebrate le nozze di alcune personalità di spicco, quali i
rivoluzionari Camille Desmoulins e Lucile Duplessis (29 dicembre 1790, che ebbero fra i testimoni Jacques
Pierre Brissot - che Desmoulins farà ghigliottinare nel 1793 - e Maximilien de Robespierre - che farà
ghigliottinare i due coniugi nel 1794)[86] e quelle tra lo scrittore Victor Hugo e Adèle Foucher (18 ottobre
1822).[87] Saint-Sulpice è stata anche luogo di importanti funerali, tra i quali quelli di Alexis Simon Belle (22
ottobre 1734),[88] Richard Descoings (11 aprile 2012),[89] Patrice Chéreau (16 ottobre 2013),[90] di Christophe
de Margerie (27 ottobre 2014),[91] Michel Delpech (8 gennaio 2016)[92] Mireille Darc (1º settembre 2017)[93] e
quelli di Stato dell'ex presidente della Repubblica francese Jacques Chirac (30 settembre 2019, essendo la
cattedrale di Notre-Dame inagibile a causa dell'incendio del 15 aprile precedente), che nella stessa chiesa si era
sposato con Bernadette Chodron de Courcel il 16 marzo 1956.[94]

Descrizione

Architettura

La chiesa di Saint-Sulpice sorge nell'area nord-occidentale del quartiere Odéon, nel VI arrondissement, e
costituisce un isolato a sé stante delimitato a nord da rue Saint-Sulpice, a sud da rue Palatine, ad est da rue
Garancière e ad ovest dalla place Saint-Sulpice (sulla quale prospetta la facciata).[95]

Orientata con l'abside ad est-nord-est, è a croce latina, con tre navate di cinque campate ciascuna nel
piedicroce, transetto poco sporgente e coro anch'esso a tre navate di due campate ciascuna; lungo le navatelle,
che si ricongiungono intorno all'abside semicircolare formando un deambulatorio, si aprono numerose cappelle
laterali.[96] L'edificio è interamente in blocchi di pietra lisci.[97] Tale struttura venne criticata da Eugène Viollet-
le-Duc:

(FR) (IT)

«Saint-Sulpice par son plan et son système «(...) Saint-Sulpice per la sua pianta e il suo
de structure, est encore une église sistema strutturale è ancora una chiesa
gothique, élevée par des constructeurs gotica, eretta da muratori poco abili che
médiocrement habiles qui n'ont rien trouvé non hanno trovato niente di meglio che
de mieux que de substituer aux supports sostituire i sottili sostegni delle chiese del
grêles des églises du moyen âge de lourds medioevo con pesanti pilastri che
piliers obstruant la vue et la circulation ; aux ostruiscono la vista e la circolazione; le
voûtes si ingénieusement combinées par volte così ingegnosamente combinate dai
les maîtres du XIIIe siècle, des berceaux en maestri del XIII secolo, da culle in bugnato
pierre de taille dont la poussée s'exerce sur la cui spinta è esercitata su tutta la
toute la longueur des murs et exige, pour lunghezza delle pareti, e richiede, per
les contrebuter, des amas de matériaux coprirle, cumuli di materiali il cui uso del
dont l'emploi du système gothique sistema gotico aveva permesso di
permettait de se passer.» superare.»

(Jean Bayet, Les églises de Paris, 1883. [98])

Critico anche Victor Hugo, che in Notre-Dame de Paris definì i due campanili «due grossi clarinetti» (in
francese: «deux grosses clarinettes»).[99]
Lo stile architettonico di Saint-Sulpice è frutto della
rielaborazione francese degli inizi del XVII secolo della chiesa-
tipo gesuita post-tridentina, della quale fu precursore Salomon de
Brosse[100] e che è stata ampiamente applicata in molteplici
varianti anche nella stessa città di Parigi.[101] Così lo ha descritto
da Jean Bayet:

(FR) (IT)

«Saint-Sulpice est un «Saint-Sulpice è uno


des types les plus degli esempi più
caractéristiques de caratteristici di
cette architecture, quell'architettura
inaugurée dès le XVIIo inaugurata nel XVII
siècle, où les artistes, secolo, dove gli artisti,
sans s'écarter des senza discostarsi dalle
dispositions disposizioni
consacrées par une consacrate da una
tradition constante et tradizione costante e
par les nécessités dalle stesse necessità
même du culte, ont del culto, cercarono di Pianta
cherché à remplacer sostituirne l'eleganza
l'élégance gothique gotica con la
par la majesté des maestosità degli ordini
ordres gréco-romains. greco-romani. Questo
Ce goût de l'antique, gusto per l'antico, che
qui s'affirmait dans la si affermò nella
plupart des édifices maggior parte degli
religieux de l'époque, edifici religiosi Sezione longitudinale
dans les églises de dell'epoca e nelle
Saint- Roch, de Notre- chiese di Saint-Roch,
Dame des Victoires, Notre-Dame des
de Saint-Louis en l'Ile, Victoires, Saint-Louis-
de Saint-Thomas en-l'Île, Saint-Thomas-
d'Aquin, a trouvé à d’Aquin, trovò in Saint-
Saint-Sulpice une Sulpice una forma
forme déjà plus ancor più enfatizzata. I
accentuée. Les ricordi di Roma e di
souvenirs de Rome et Atene hanno ispirato
d'Athènes ont inspiré tutti i dettagli strutturali Sezione trasversale
tous les détails de e ornamentali di
structure et questo edificio che
d'ornementation de cet tuttavia è ancora
édifice qui se conforme conforme alla pianta
pourtant encore au classica delle chiese
plan classique des gotiche, con le sue
églises gothiques, navate laterali che
avec ses bas côtés qui cingono il coro
contournent le chœur semicircolare, trafitte
en hémicycle, percés da cappelle laterali e
de chapelles latérales tagliate da un grande
et coupés par un large transetto.»
transept.»
(Jean Bayet, Les édifices religieux: XVII e, XVIII e, XIX e
siècles, 1909. [102])

Di seguito le principali misure della chiesa che, per grandezza, è la seconda della città dopo la cattedrale di
Notre-Dame, mentre supera di 13 metri l'altezza dei campanili della cattedrale:[103]

Parametro Misura

Lunghezza esterna 118,80 m[104]

Lunghezza interna (esclusa la cappella assiale) 87 m[105]

Larghezza della facciata 57 m[106]

Larghezza della navata centrale 13 m[105]

Larghezza delle navate laterali 7,50 m[105]

Diametro della cappella assiale 13,85 m[107]

Altezza della facciata escluse le torri 40 m[39]

Altezza della torre di destra 68 m[108]

Altezza della torre di sinistra 73 m[108]

Altezza della volta della navata centrale 29,20 m[105]

Altezza della volta della crociera 30,70 m[105]

Superficie interna 4 798,60 m2[104]

Esterno

Facciata occidentale

La facciata principale è opera di Giovanni Niccolò Servandoni, ad


eccezione della torre di sinistra che è di Jean Chalgrin, mentre quella
di destra venne realizzata da Oudot de Maclaurin conformemente ai
disegni di Servandoni. Essa si presenta per stile come un corpo di
fabbrica a sé stante, ponendosi in discontinuità sia con le fiancate della
chiesa, sia con il suo interno.[103]

Il prospetto si articola in due ordini sovrapposti, quello inferiore


dorico, mentre quello superiore corinzio; in corrispondenza delle tre
navate interne, si aprono nella facciata un pronao (in basso) e una
loggia (in alto). Il mezzanino e l'attico, che fungono da ambienti di
servizio, sono individuabili dall'esterno solo per le piccole finestre ad
arco. Il coronamento, piatto, è costituito da una balaustra (di de
Maclaurin) intervallata da quattro piedistalli al di sopra delle quali
avrebbero dovuto trovar luogo quattro statue sedute, realizzata da
Léon Ginain nel 1868.[109] I due loggiati, di cinque campate ciascuno, La facciata occidentale
si aprono verso l'esterno quello inferiore con coppie di colonne
scanalate, quello superiore con una fila anteriore di colonne scanalate
ed una posteriore di archi a tutto sesto su pilastri inquadrate fra paraste ioniche.[39]
Il portico inferiore si apre verso l'esterno con coppie di colonne
scanalate e presenta soffitto piano cassettonato decorato a bassorilievo
con greche ed elementi vegetali.[110] Nella parte superiore delle pareti
vi sono sette altorilievi realizzati da Michel-Ange Slodtz intorno al
1750 e raffiguranti rispettivamente (da sinistra a destra): la Giustizia,
la Carità, la Fortezza, la Fede, la Temperanza, la Speranza e la
Prudenza; dello stesso autore sono i medaglioni coevi collocati lungo
la parete di fondo e raffiguranti gli Evangelisti. Sono invece di Émile
Thomas le sculture poste nelle due nicchie ai lati del portale maggiore,
rispettivamente San Pietro (a sinistra) e San Paolo (a destra), del
1856. Alle due estremità del pronao si aprono altrettante cappelle,
poste alla base dei campanili, alle quali si accede anche dalle attigue
cappelle laterali interne e che presentano ambedue pianta circolare e
copertura a cupola cassettonata. Quella di sinistra è il battistero, ed
ospita le quattro statue della Sapienza, Fortezza, Grazia e Innocenza,
e il bassorilievo del Battesimo di Cristo scolpiti nel 1787 da Louis-
Simon Boizot; al centro dell'ambiente si trova il fonte battesimale, con
vasca sorretta da colonnine ioniche. La cappella di destra, del Santo
Viatico, è ornata con sculture eseguite da Louis-Philippe Mouchy: le
statue della Religione, Rassegnazione, Speranza e Umiltà, e il
bassorilievo della Morte di san Giuseppe.[111] Interno del pronao

La galleria superiore è coperta con volta a botte lunettata, ad


eccezione dei due ambienti alle estremità che hanno una cupoletta; la
decorazione interna non venne mai portata a compimento, e i capitelli
appaiono tutt'oggi appena sbozzati. Nelle tre campate centrali si
trovano altrettante statue, che furono realizzate a coronamento del
terzo ordine della facciata, non previsto nei progetti originari e
demolito nel 1770; esse raffigurano San Sulpizio, la Religione e la
Pace.[112]

Fra gli ambienti che compongono l'attico, il quale esternamente è


coperto con tetto a doppio spiovente posto trasversalmente rispetto
all'asse longitudinale della chiesa, vi è anche la cappella di Nostra-
Signora degli Studenti (in francese: Notre-Dame-des-Ètudiants), che
deve il suo nome all'essere destinata agli alunni del seminario della
Compagnia dei sacerdoti di San Sulpizio annesso alla chiesa.
Realizzata nel 1863, successivamente divenne uno studio d'arte ed è
attualmente in disuso; ospita ancora la statua della Madonna col
Bambino di Jean-Marie Bonnassieux (1876) in pietra con tracce di
policromia,[110] mentre l'organo positivo costruito da Nicolas Somer
nel 1747 per il delfino di Francia Luigi Ferdinando di Borbone-
Francia,[113] acquistato dalla parrocchia di Saint-Sulpice in occasione Interno della loggia
della visita di papa Pio VII nel 1804[114] attualmente si trova nella
reggia di Versailles.[115]

La torre di destra, priva delle rifiniture e della cuspide di copertura, si articola in due ordini: quello inferiore è
corinzio, a pianta ottagonale impostata su una base quadrata, e sui quattro lati maggiori presenta una finestra
quadrata con timpano spezzato, inquadrata fra due lesene che sorreggono il cornicione con al di sopra il
timpano di coronamento, a ellisse; quello superiore è a pianta circolare, con quattro finestre ad arco di modeste
dimensioni; il coronamento è costituito da una balaustra.[116]
La torre di sinistra si compone anch'essa di due piani: quello inferiore è a pianta quadrangolare e presenta su
ogni lato coppie di semicolonne corinzie in concatenazione con la finestra ad arco centrale, che sorreggono il
cornicione e il timpano triangolare, con frontone recante al centro il tetragramma biblico in caratteri ebraici
dorati; quello superiore presenta il medesimo costrutto con elementi compositi, è a pianta circolare e ai quattro
angoli presenta le statue degli Evangelisti, raffigurati assisi, realizzate da Boizot e Mouchy, e restaurate nel
1873 da Henri-Charles Maniglier; la copertura è piana e il coronamento è costituito da una balaustra.[116] Il
campanile ospita un concerto di cinque bronzi, dei quali il maggiore è il terzo più grande della città:[117]

Campana Nota Anno di fusione Fonditore Peso Diametro


Thérèse Fa#2 1824 Osmond, Dubois, Barrard e Morlet 6 000 kg 208 cm
Caroline Sol#2 1824 Osmond, Dubois, Barrard e Morlet 3 900 kg 188 cm
Louise La#3 1828 Osmond 2 780 kg 168 cm
Marie Si2 1828 Osmond 2 300 kg 158 cm
Henriette-Louise Mi3 1824 Osmond, Dubois, Barrard e Morlet 900 kg 116 cm

Fiancate, transetto e abside

Le fiancate della chiesa sono scandite da lesene che si alternano alle


grandi finestre ad arco che danno luce all'interno. Gli archi rampanti
sono pieni e afferiscono a due diverse tipologie: quelli della navata
maggiore sono concavi, mentre quelli delle navatelle convessi. Le
coperture sono a spioventi.[118]

Le due facciate del transetto, pur essendo di architetti differenti,


afferiscono al medesimo schema: ambedue sono a salienti, alle
estremità laterali presentano due grandi finestroni sormontati da
contrafforti concavi e pinnacoli angolari in forma di obelisco, mentre Veduta esterna dell'abside da sud-
al centro sono suddivise in due ordini scanditi in tre settori verticali da est, con la cappella dell'Assunzione
colonne; in quello inferiore vi è un portale sormontato da un rosone, (al centro) e quella assiale (a destra)
in quello superiore una finestra ad arco, ed il coronamento è costituito
da un timpano. La facciata del braccio di sinistra venne iniziata da
Daniel Gittard e completata da Gilles Marie Oppenordt; è tuscanica nel piano inferiore e ionica in quello
superiore; il timpano di coronamento è triangolare; nelle due nicchie ai lati del portale, vi sono le statue di San
Giuseppe (a sinistra) e San Giovanni Battista, scolpite da François Dumont nel 1725. Di quest'ultimo sono
anche le statue di San Pietro (a destra) e San Paolo (a sinistra) che adornano la facciata opposta; essa, iniziata
nel 1719, è opera del solo Oppenordt, integralmente corinzia e termina in alto con un timpano ellittico.[119]

Addossati alle estremità della navata traversa, in corrispondenza degli ambienti ricavati nelle cappelle laterali
più prossime al transetto, si elevano dei corpi di fabbrica realizzati nel 1895, i quali ospitano locali di
servizio.[120]

La cappella assiale, internamente circolare, presenta un fronte piatto su rue Garancière, recante nella parte
superiore una finestra a lunetta in luogo di quelle rettangolari del resto del tamburo (le quali sono scandite da
paraste); la parte inferiore della stessa è caratterizzata dalla sporgenza a forma di bovindo della nicchia interna
soprastante l'altare, con paramento murario in bugne lisce e, in alto, un fregio con cerchi concentrici. La cupola
della cappella, coperta con lastre di piombo, è priva di lanterna.[118] La copertura dell'annessa cappella detta
dell'Assunzione è sormontata dalla statua metallica a tutto tondo di un Pellicano che nutre i suoi pulcini.[121]

Interno
Piedicroce

Navate

Il piedicroce è opera di Gilles Marie Oppenordt. Le tre navate sono


divise da due file di archi a tutto sesto poggianti su pilastri
quadrangolari tuscanici con le basi in marmi policromi intarsiati a
formare specchiature rettangolari; tra le arcate sono poste lesene
corinzie scanalate che sorreggono il cornicione continuo posto alla
base della volta; quest'ultima è a botte lunettata, percorsa da costoloni
longitudinalmente (lungo la chiave) e trasversalmente (ad individuare
le campate. L'ambiente è illuminato da grandi finestre ad arco a tutto
sesto, poste in corrispondenza di ciascun arco e chiuse da vetrate per
lo più trasparenti.[122] Interno

A ridosso della parete di controfacciata si trova la cantoria, che


occupa interamente la prima campata della navata maggiore. Essa
venne innalzata tra il 1740 e il 1744 su disegno di Giovanni Niccolò
Servandoni, il quale riprese il progetto di Oppenordt e, al tempo
stesso, il deambulatorio della chiesa di St Mary Woolnoth a Londra,
opera di Nicholas Hawksmoor. La tribuna, il cui pavimento si trova
alla medesima altezza dell'imposta delle arcate laterali, è sorretta da
due file simmetriche di colonne composite scanalate e rudentate; il
soffitto è ornato con bassorilievi e pietre disposte in spirali con la
tecnica della stereotomia. La piattaforma è delimitata da un parapetto
con balaustri alternati a bassorilievi raffiguranti Strumenti
musicali.[123]

Al di sotto della seconda arcata di ciascun lato, a pavimento, vi sono


le acquasantiere, che Jean-Baptiste Pigalle realizzò utilizzando come
bacini due grandi valve di tridacna gigante che erano state donate a
Francesco I di Francia dalla Repubblica di Venezia e poi nel 1745 da
Luigi XV al parroco di Saint-Sulpice Jean-Baptiste Joseph Languet
de Gergy; Pigalle le adornò con un bordo in rame dorato e le collocò
al di sopra di una base in marmo bianco riproducente uno scoglio con Pulpito
piante marine, crostacei, molluschi e piovre; il basamento, in marmo
cipollino, imita l'incresparsi dell'acqua marina.[124] Le due
acquasantiere furono risparmiate dalle devastazioni rivoluzionarie in quanto vennero rimosse dalla chiesa nel
1793 e ricollocate nel 1802.[125]

Sotto la quarta arcata di destra, l'unica insieme a quella opposta a presentare l'intradosso dei pilastri in marmi
policromi, trova luogo il monumentale pulpito, donato dal duca di Aiguillon Armand Emmanuel de Vignerot
du Plessis e realizzato da Charles de Wailly in legno dipinto e dorato, e rivestito sul lato anteriore in
marmo.[126] Definito da Félix Lazare «una meraviglia di arditezza ed eleganza»,[127] è costituito da una
piattaforma circolare dal parapetto pieno bombato, ornato con due filari di motivi vegetali; il baldacchino,
anch'esso circolare, reca sulla faccia inferiore un bassorilievo con la Colomba dello Spirito Santo e motivi
ornamentali con spirali e intrecci di circonferenze; esso è sormontato da un gruppo scultoreo raffigurante la
Carità, opera di Jacques-Edme Dumont. La tribuna, notevolmente sollevata rispetto al pavimento della chiesa,
è sostenuta unicamente dalle due scale a due rampe perpendicolari, poste ai suoi lati, adornate con quattro
bassorilievi con i Simboli degli Evangelisti (anch'essi di Dumont) e con le statue a tutto tondo della Fede (a
sinistra) e della Speranza (a destra, entrambe di Louis-François Guesdon).[128] Dirimpetto al pulpito, si trova il
banco dell'opera, restaurato nel 1862, alle spalle del quale vi è una struttura lignea riccamente intagliata e
costituita da due archi ribassati sorretti da un pilastro centrale e sormontati da un Crocifisso bronzeo di
Hippolyte Maindron.[129]

Le navate laterali sono coperte con volta a crociera; nelle pareti esterne, intervallate da lesene corinzie
scanalate, si aprono arcate a sesto ribassato che danno accesso ciascuna ad una cappella, al di sopra di ognuna
delle quali vi è un rosone. Tutte le cappelle, ad eccezione delle due più prossime al transetto che sono absidate,
presentano il medesimo schema: pianta quadrangolare, volta a vela e grande finestrone ad arco.[122]

Cappelle laterali

Cappelle di destra

La prima cappella di destra è dedicata ai


santi Angeli ed accoglie tre brani di
pittura murale di vaste dimensioni opera
di Eugène Delacroix, cui vennero
commissionate nel 1849 e che realizzò tra
il 1855 e il 1861: sulla parete di destra vi è
Giacobbe che lotta con l'angelo, su quella
di sinistra l'Espulsione di Eliodoro dal
Tempio e sulla volta l'Arcangelo Michele
che sconfigge il demonio; le prime due
scene sono dipinte ad olio e cera
direttamente sulla parete, mentre la terza è
su tela applicata con la tecnica del
marouflage.[130] Nella realizzazione di
questi dipinti, che segnarono per il pittore
il «ritorno ad una complessità
Espulsione di Eliodoro dal Tempio (a sinistra) e Giacobbe che lotta
narrativa»,[131] Delacroix si rifece ad
con l'angelo (a destra) di Eugène Delacroix
illustri modelli precedenti attingendo
anche alla vasta mostra retrospettiva di
belle arti dell'Esposizione universale di
Parigi del 1855;[132] egli inoltre non volle raffigurare gli angeli come
«ministri della speranza e della carità, guardiani e consolatori della
miseria umana, creature gentili e belle, esempi di bellezza celeste»
bensì, «fedele al proprio temperamento», come «strumenti
soprannaturali di forza e rabbia, di lotta e punizione».[133]

Segue la cappella delle Anime del Purgatorio: sopra l'altare in marmo


rosso (sul cui paliotto vi è un Agnus Dei entro raggiera, in bronzo
dorato), le tre sculture di Jean-Baptiste Clésinger del 1868 con la
Pietà con la Maddalena (al centro) e due Angeli con i simboli della
Passione (ai lati), e la vetrata a grisaille di Henri Chabin con al centro
un medaglione policromo raffigurante Cristo in croce (1873).[134] Le
pitture murali furono eseguite da François-Joseph Heim nel 1845 e
raffigurano rispettivamente La Religione che esorta i cristiani a
soffrire in questa vita per evitare le pene del Purgatorio (parete
sinistra), La preghiera di suffragio ottiene la liberazione delle anime
purganti (parete destra) e Gesù e la Madonna intercedono presso il
Cappella di San Giovanni Battista
Padre in favore dei peccatori (sulla volta).[135]
La terza cappella è quella dei Santi Rocco e Giovanni Battista della Salle (fino al 1900 era intitolata ai santi
Giuliana, Rocco e Sebastiano),[136] che venne affrescata nel 1822 da Alexandre-Denis Abel de Pujol con San
Rocco prega per gli appestati di Roma (parete sinistra), San Rocco muore in prigione (parete destra), San
Rocco in gloria (volta), e le allegorie delle città italiane visitate dal santo durante la peste, rispettivamente
Piacenza, Cesena, Acquapendente e Roma (pennacchi);[137] dello stesso autore era anche il bassorilievo a
trompe-l'œil posto sull'altare con le Esequie di san Rocco,[138] sostituito con una copia della statua di San
Giovanni Battista della Salle di Alexandre Falguière.[139]

Contemporaneamente ad Abel de Pujol, Auguste Vinchon si occupò della realizzazione della decorazione
pittorica a fresco della quarta cappella, dedicata originariamente al solo san Maurizio e poi anche a santa
Giovanna d'Arco,[139] costituita da San Maurizio, sant'Eusperio e san Candido rifiutano di sacrificare agli dei
(parete destra), San Maurizio e compagni martiri dell'armata romana (parete sinistra), Tre angeli con gli
attributi del martirio (volta) e Religione, Speranza, Carità e Fortezza (pennacchi).[140] L'altare, rifatto nel
1898, è sormontato da una statua policroma di Santa Giovanna d'Arco, che sostituisce quella opera di Pierre-
Sébastien Guersant raffigurante San Maurizio, (1822).[141]

L'ultima cappella di destra è quella di San Giovanni Battista (già intitolata anche ai santi Eustachio e Teresa
d'Avila),[141] priva di dipinti. L'altare è posto non al di sotto della finestra (chiusa da una vetrata del XVII
secolo con medaglione policromo raffigurante San Giovanni Battista),[139] ma sulla parete di sinistra: è in
marmi policromi ed è sormontato da un'ancona lignea dipinta a finto marmo, costituita da due colonne corinzie
che sorreggono un timpano triangolare; al centro, entro una nicchia, è la statua marmorea raffigurante il santo
titolare, realizzata nel 1785 da Louis-Simon Boizot.[142] Sulla parete opposta si trova il monumento funebre di
Jean-Baptiste Joseph Languet de Gergy, parroco di Saint-Sulpice dal 1714 al 1748, opera di Michel-Ange
Slodtz (1753),[143] il quale si ispirò alla tomba di papa Alessandro VII di Gian Lorenzo Bernini (1672-1678):
al centro, al di sopra del sarcofago, vi è l'effige marmorea del defunto in preghiera; alla sua destra, l'allegoria
dell'immortalità, anch'essa in marmo bianco, solleva un drappo e mostra l'allegoria della morte, avente le forme
di uno scheletro bronzeo.[144] Alle spalle del gruppo, una piramide in breccia d'aleppo, mentre il sarcofago è in
marmo verde. Originariamente, l'immortalità teneva in mano la pianta della chiesa ed era affiancata dai geni
della religione e della carità.[145] La tomba è monumento storico di Francia dal 1905.[146]

Cappelle di sinistra

La prima cappella di sinistra è dedicata a san Francesco Saverio e venne dipinta nel 1859 da Jacques-Émile
Lafon con San Francesco Saverio risuscita un morto a Kollam (parete sinistra), Traslazione del corpo del
santo a Goa Velha (parete destra), San Francesco Saverio in gloria (volta) e le allegorie delle nazioni
evangelizzate dal santo (pennacchi);[147] l'opera di Lafon ricevette un così ampio apprezzamento che valse al
suo autore la nomina a cavaliere della Legion d'onore.[148] Al centro della vetrata, medaglione policromo
restaurato nel 1899 con San Francesco Saverio converte un indiano.[149]

La seconda cappella è quella di San Francesco di Sales; le pitture parietali, realizzate nel 1860 da Alexandre
Hesse, raffigurano rispettivamente la Predicazione di san Francesco di Sales (parete sinistra), San Francesco
di Sales e santa Giovanna Francesca de Chantal fondano l'ordine della Visitazione (parete destra) e San
Francesco di Sales in gloria (volta).[150] L'altare, in marmi policromi, è posto sotto la finestra, mentre a ridosso
della parete destra vi è una statua di San Giovanni Maria Vianney.[139]

Segue la cappella di San Paolo che ospita, sull'altare, un bassorilievo del XVII secolo di Cristo in croce, ed
una statua marmorea del titolare scolpita da Jean-Baptiste Révillon, il cui bozzetto era stato esposto al Salon
del 1850-1851. I dipinti furono invece eseguiti da Martin Drolling nel 1850: sulla parete sinistra vi è la
Vocazione di san Paolo, su quella dirimpetto San Paolo annuncia la resurrezione all'Areopago, sulla volta San
Paolo in gloria e nei pennacchi le allegorie delle città nelle quali l'apostolo portò l'annuncio evangelico.[150]
L'ambiente ospita dall'aprile 2021 un memoriale per le vittime francesi della pandemia di COVID-19.[151]
La quarta cappella è intitolata a san
Vincenzo de' Paoli; venne dipinta nel
1824 da Alexandre Charles Guillemot
con San Vincenzo arringa le dame della
carità (parete sinistra), San Vincenzo
assiste Luigi XIII in punto di morte
(parete destra), San Vincenzo in gloria
(volta) e, nei quattro pennacchi, San
Vincenzo, schiavo a Tunisi, converte il
suo padrone, San Vincenzo sfama e
converte i carcerati di Parigi, San
Vincenzo libera un galeotto, San
Vincenzo rifiuta di essere corrotto da un
amico.[152] Su un alto piedistallo a
pavimento, sulla destra, è la statua in
marmo bianco di Émilien Cabuchet
raffigurante San Vincenzo de' Paoli tiene
in braccio due bambini, copia di quella San Francesco Saverio risuscita un morto a Kollam (a sinistra) e
in bronzo realizzata dallo stesso artista Traslazione del corpo del santo a Goa Velha (a destra) di Jacques-
nel 1856 per la piazza principale di Émile Lafon
Châtillon-sur-Chalaronne.[153]

La cappella successiva, fino al 1748 dedicata ai santi Eustachio e Lorenzo e a tutti i Martiri, e da allora al
Sacro Cuore di Gesù,[154] è chiusa da una balaustra marmorea ed è ornata con una boiserie rococò
settecentesca in legno di rovere intagliato e dorato, che comprende due confessionali angolari e, sulla parete di
destra, l'altare; l'ancona è costituita da due colonne corinzie scanalate e rudentate che sorreggono un
coronamento ad arco al centro del quale vi è la raffigurazione dell'Agnus Dei; al di sopra del tabernacolo, sul
cui sportello è rappresentato la scena Gesù mostra le sue piaghe a Tommaso, vi sono un bassorilievo con
Quattro angeli adorano il Sacro Cuore coronato di spine e un grande Crocifisso; sul paliotto, Pellicano fra
spighe e tralci. Dirimpetto all'altare vi è il dipinto Il mondo intero adora il Sacro Cuore di Gesù di Jean-Simon
Berthélemy (1784).[155]

Capocroce

Transetto

Il transetto venne edificato in due fasi distinte: il braccio di sinistra tra il 1660 e il 1678 da Louis Le Vau e
Pierre Gittard, quello di destra tra il 1719 e il 1745 da Gilles Marie Oppenordt. La volta a botte lunettata dei
due bracci e quella a vela della crociera furono decorate con bassorilievi di Sébastien-Antoine e Paul-
Ambroise Slodtz; in particolare, il soffitto della crociera presenta al centro di una grande raggiera la Colomba
dello Spirito Santo, nei pennacchi Vasi floreali e, entro quattro tondi, dei dipinti eseguiti da François Lemoyne
e Noël Hallé raffiguranti rispettivamente (in senso orario a partire dal coro) i busti di Gesù Cristo, San
Giovanni Battista, Melchisedec e San Pietro.[156] Sulle pareti laterali delle campate esterne vi sono quattro
grandi pitture murali di Émile Signol: Tradimento di Giuda (1873, parete sinistra del braccio di sinistra), Morte
di Cristo (1873, parete destra del braccio di sinistra), Resurrezione di Cristo con in alto i Profeti Ezechiele,
Daniele e Aggeo (1876, parete sinistra del braccio di destra) e Ascensione (1876, parete destra del braccio
destro). Risalgono al 1851 le statue marmoree dell'Angelo della predicazione di Antoine Desboeufs (braccio
sinistro) e l'Angelo del martirio di Jules-Antoine Droz (braccio destro);[157] nel transetto di sinistra si trova
anche una riproduzione della statua bronzea di san Pietro di Arnolfo di Cambio, realizzata dall'atelier
Poussielgue-Rusand nel 1901.[158] Le pareti di fondo sono simmetriche: sono percorse orizzontalmente dalla
prosecuzione del cornicione posto alla base della volta, sorretta da una coppia di colonne corinzie scanalate
(come lo sono le lesene angolari); il rosone che si apre al di sopra del
portale, così come la grande finestra ad arco nella lunetta, è ornato con
bassorilievi in pietra dei fratelli Slodtz.[159]

La navata traversa è percorsa trasversalmente dall'orologio solare,


voluto dal parroco Jean-Baptiste Joseph Languet de Gergy che lo
commissionò nel 1727 all'orologiaio inglese Henry Sully, il quale
morì l'anno successivo e venne sostituito nel 1742 dall'astronomo
Pierre Charles Le Monnier, appartenente all'Accademia francese delle
scienze, che coadiuvato dall'ingegnere Charles Langlois portò a
termine l'opera nel 1744.[160] Lo scopo di Languet de Gergy era
quello rilevare con precisione il mezzogiorno (e, in una seconda fase,
l'equinozio di marzo per il calcolo della Pasqua),[161] al quale Le
Monnier aggiunse quello scientifico per lo studio dell'eclittica e
dell'inclinazione dell'asse terrestre.[162] L'orologio, orientato lungo
l'asse nord-sud, si compone di una fascia marmorea che corre
orizzontalmente lungo il pavimento e che, dovendo necessariamente
essere più lunga del transetto, giunta alla parete di fondo del braccio di Transetto e orologio solare
sinistra prosegue perpendicolarmente in verticale, con un obelisco in
marmo; le due estremità della linea corrispondono al solstizio d'estate
(meridionale, a pavimento) e a quello d'inverno (settentrionale, sull'obelisco), e nel tratto in cui essa entra nel
recinto presbiterale ricade l'ovale che segnala l'equinozio di marzo;[163] la luce entra da un foro situato a
25,98 metri da terra, nella vetrata della finestra superiore della facciata destra del transetto.[164]

Presbiterio

Il presbiterio si colloca a cavallo tra la metà orientale della crociera e


quella occidentale della prima campata del coro. L'area è caratterizzata
dall'avere forma semicircolare ed è sopraelevata di due gradini, in
marmo cipollino,[165] rispetto al pavimento dell'aula. Il fronte anteriore
è cinto da una balaustra in bardiglio con colonnine in bronzo dorato,
disegnata da Oppenordt.[166]

Al di sotto dell'arco absidale, ulteriormente sopraelevato su


piattaforma semicircolare di sei gradini, si trova l'altare maggiore,
realizzato tra il 1820 e il 1829 su disegno di Étienne-Hippolyte L'altare maggiore
[167]
Godde. La mensa è in marmo bianco e presenta su paliotto,
inquadrato fra due coppie di lesene, un bassorilievo in bronzo dorato
raffigurante Gesù fanciullo tra i dottori di Jean Baptiste Joseph De Bay sr. e Louise Isidore Choiselat (1828-
1829); l'alzata è in marmo giallo antico e reca sul lato anteriore un fregio neoclassico con teste d'angelo (al
centro) e motivi ornamentali (ai lati), mentre sul retro una fenestella permette di vedere le reliquie custodite al
suo interno. Facevano parte dell'insieme dell'altare anche sei candelieri e crocifisso in bronzo dorato recanti
sulla base lo stemma della parrocchia, le due torcere monumentali tutt'ora ai suoi lati e il tabernacolo,
attualmente collocato nella sacrestia dei matrimoni. In seguito al trasferimento delle principali celebrazioni
liturgiche dell'arcidiocesi di Parigi in Saint-Sulpice dopo l'incendio della cattedrale di Notre-Dame, è stata
allestita alle spalle dell'altare una pedana posticcia che consente a chi presiede la messa di farlo rivolto verso
ovest, utilizzando però non la mensa, ma l'alzata.[168]

Accanto all'ambone, il quale è stabilmente costituito da un leggio mobile coperto con drappo in damasco
dorato e posto su un'alta pedana alla destra dell'altare maggiore, in pendant con la sede presidenziale posta
sull'altro lato, si trova il monumentale candelabro del cero pasquale; esso risale alla seconda metà del XIX
secolo ed è opera dell'orafo Placide Poussielgue-Rusand; il fusto, impostato su un'alta base triangolare ornata
con i bassorilievi delle Virtù teologali, presenta colonne corinzie alternate a nicchie che ospitano le statuette
della Vergine Maria e di San Luigi IX.[139]

Coro e abside

Il coro e l'abside semicircolare della chiesa, realizzati da Le Vau e


Gittard tra il 1655 e il 1673, presentano le medesime caratteristiche
riprese da Oppenordt per il piedicroce. Lungo le pareti laterali della
navata mediana e dell'esedra terminale trovano luogo gli stalli lignei
disposti su due file: quelli dell'ordine inferiore vennero rilevati nel
1800 dell'abbazia agostiniana di Penthemont, mentre quelli dell'ordine
superiore provengono dalla cattedrale di Saint-Denis e furono
acquistati nel 1805.[169] Alle loro spalle, fra le arcate, vi è una
recinzione anch'essa in legno, semplicemente ornata con una serie di
specchiature quadrangolari;[170] solo in corrispondenza dell'arco
mediano dell'abside essa è in muratura, rivestita in marmi bianco e
nero, ed è in essa integrato il monumento funebre bronzeo di Charles-
Louis-François-Marie de Pierre, parroco di Saint-Sulpice dal 1802
sino alla sua morte, nel 1836, e vicario generale dell'arcidiocesi di
Parigi; il sepolcro venne realizzato nel 1839 da Victor-Edmond
Leharivel-Durocher.[171]

A ridosso dei pilastri che sorreggono gli archi laterali, vi sono dieci
sculture a tutto tondo eseguite da Edmé Bouchardon e dai suoi allievi
tra il 1734 e il 1750.[172] Le statue sono in pietra bianca di Tonnerre e Arcata centrale dell'abside (vista dal
ciascuna di esse è sorretta da una mensola a cul-de-lampe in pietra di deambulatorio) e monumento funebre
Saint-Leu-d'Esserent;[170] esse fanno parte di un progetto più ampio, di Charles-Louis-François-Marie de
mai portato a termine dallo scultore, che prevedeva la realizzazione di Pierre
ventiquattro statue da collocarsi anche lungo la navata maggiore: il
ciclo completo, infatti, oltre alle effigi di Gesù Cristo, della Madonna
e dei dodici apostoli, includeva quelle degli evangelisti, di san Paolo,
san Barnaba, san Sulpizio, san Martino di Tours, san Carlo Borromeo
e san Francesco di Sales. Il fatto che delle ventiquattro sculture
inizialmente ne venne realizzata solo la metà, è riconducibile alla mole
di impegni assunti da parte del loro autore, più che a problemi di
natura economica. Le prime due statue sono collocate a ridosso dei
pilastri che sorreggono l'arco absidale, nel transetto, e raffigurano
rispettivamente Cristo con gli strumenti della Passione (a sinistra,
ispirato al Cristo della Minerva di Michelangelo Buonarroti) e la Cleristorio del coro
Vergine addolorata (a destra); seguono nel coro, a partire da destra,
San Paolo, San Giacomo mimore, San Filippo, Sant'Andrea, San
Bartolomeo, San Giacomo Maggiore, San Giovanni evangelista e San Pietro.[173]

Le sette grandi vetrate del cleristorio[174] «sono rari e interessanti esemplari dell'arte del vetro del XVII
secolo».[175] Esse sono a grisaille con cornice policroma e raffigurazione centrale anch'essa policroma
rispettivamente (a partire da destra) di San Pietro (1673), dell'Annunciazione (1674), del Sacro Cuore di Gesù
(rifatta ex novo nel 1885 su cartone di Charles Lameire), dell'Ascensione (1672, restaurata nel 1884 da
Théodore Maillot con il rifacimento della testa), del Santissimo Sacramento (1673), di Maria regina del clero
(1674) e di San Sulpizio (1673); sono attribuibili a Pierre Le Vieil.[176]
Sacrestie e cappelle

Delle dodici cappelle radiali laterali che si aprono lungo il


deambulatorio, sono chiuse verso la chiesa da una parete la prima
(adibita a sacrestia) e l'ultima (ambiente di passaggio) di ciascun lato;
le cappelle sono tutte coperte con volta a vela, chiuse da una balaustra
in marmo bianco, illuminate da una grande finestra ad arco, dotate di
un altare in stucco e marmi policromi addossato alla parete rivolta
verso la cappella assiale, e presentano l'intradosso dell'arcata
d'ingresso rivestito di marmi. Le vetrate degli oculi del deambulatorio,
ornate con un bordo floreale policromo, risalgono agli anni 1670.[177]

Sacrestie

La sacrestia di destra, anche detta "delle messe", è quella che viene


ordinariamente utilizzata. La sua porta d'ingresso è sormontata da una
nicchia contenente la statua di San Sulpizio benedicente, di Jules
Franceschi (1864), mentre sul pilastro alla sua destra vi è la lapide
commemorativa di Jean-Jacques Olier, parroco dal 1642 al 1652,
scolpita da Louis Noël nel 1902.[178] Internamente, le pareti
dell'ambiente sono rivestite nella parte inferiore da una boiserie lignea
Il deambulatorio
in stile Luigi XV che costituisce «un insieme decorativo tra i più
ricchi ed eleganti»;[179] essa comprende gli armadi ed è intagliata con
motivi floreali e raffiguranti vasi sacri e attributi sacerdotali; anche la volta a vela in pietra è ornata con rilievi
vegetali; è di Sébastien-Antoine e Paul-Ambroise Slodtz il disegno della ringhiera in ferro battuto e dorato del
ballatoio che percorre la parete d'ingresso; il lavabo, in bronzo con vasca marmorea la cui base riproduce uno
scoglio con crostacei e conchiglie, è opera di Jean-Baptiste Pigalle.[180]

La sacrestia di sinistra, anche detta "dei matrimoni", ha la porta sormontata dalla statua di San Pietro assiso di
Gaston Guitton (1864) e affiancata, sulla sinistra, dalla lapide posta nel 1900 in ricordo delle due visite di papa
Pio VII a Saint-Sulpice (23 dicembre 1804 e 2 febbraio 1805).[181] All'interno, essa presenta una boiserie
lignea in stile Luigi XV di fattura più modesta rispetto a quella della sacrestia delle messe. Sulla credenza al di
sotto della finestra, si trovano la riproduzione della perduta statua in argento massiccio di Nostra Signora della
Vieille-Vaisselle commissionata per la cappella assiale da Jean-Baptiste Joseph Languet de Gergy a Edmé
Bouchardon che la realizzò nel 1733,[182] e il tabernacolo dell'altare maggiore; quest'ultimo è opera di Jean
Baptiste Joseph De Bay sr. e Louise Isidore Choiselat (1824) e ha la forma di tempietto corinzio, senza
timpano e con due porticati laterali; sullo sportello, Cristo che predica.[159] Nella sacrestia trovano luogo
diversi dipinti: sulla parete sinistra, Vergine Maria venerata dagli angeli di Pierre Mosnier (seconda metà del
XVII secolo)[183] e San Michele arcangelo sconfigge il demonio di Jean-Charles-Joseph Rémond (1827), su
quella di destra Nozze della Vergine di Antonio de Pereda (1640, donato a Saint-Sulpice nel 1843 da Édeline
Louise Fréteau de Pény vedova Eblé)[184] e Tobia e l'Angelo di Rémond (1827), al di sopra della porta
d'ingresso Cristo che porta la croce di Valère Baldassari, una copia della Santa Cecilia del Domenichino e una
tela non firmata con la Visione di san Francesco.[185]

Cappelle radiali di destra

La prima cappella radiale di destra è attualmente intitolata a san Dionigi, mentre fino alla Rivoluzione francese
lo era anche a san Rustico, sant'Eleuterio e a tutti i santi vescovi di Parigi, ed era di patronato della famiglia
Guisa prima, dei Condé poi, che ivi avevano le loro sepolture; sull'altare, poi, vi era una pala di Charles de La
Fosse con la Natività di Gesù (1716).[186] La cappella venne dipinta a cera tra il 1851 e il 1854 da Armand
Félix Marie Jobbé-Duval[187] con San Dionigi rifiuta di sacrificare agli dei (parete sinistra), San Dionigi e i
suoi compagni condotti al supplizio (parete destra) e motivi a grisaille (sulla volta) con quattro figure femminili
(nei pennacchi). La vetrata risale al 1692 e raffigura, al centro, il busto del santo titolare.[188] Al di sotto della
finestra vi è una lapide che commemora i chierici appartenenti alla
Compagnia dei sacerdoti di San Sulpizio che furono massacrati il 2
settembre 1792 nel convento dei Carmelitani dell'antica osservanza di
Parigi, beatificati da papa Pio XI nel 1926.[189][190]

La seconda cappella, oggi dedicata a san Martino di Tours,


originariamente lo era ai santi Eligio, Fiacrio, Onorato e Veronica, ed
era ornato da due tele di Claude Guy Hallé del Noli me tangere e
della Storia di san Fiacrio; il santo irlandese è raffigurato anche nella
vetrata (1692).[191] Attualmente l'ambiente è adornato da pitture murali
realizzate da Victor Mottez nel 1862-1863, che rappresentano
rispettivamente San Martino divide il suo mantello con un povero
(parete sinistra), San Martino resuscita un catecumeno (parete destra),
un medaglione con le iniziali del santo titolare (sulla volta) e quattro
medaglioni con le Virtù cardinali (nei pennacchi).[192]

Segue la cappella di Santa Genoveffa (rappresentata nella vetrata, che


risale al 1692), già anche dei Santi Barbara, Caterina, Chiara e
Cristoforo e di tutte le sante vergini.[193] Sulle pareti, dipinti di Louis
San Martino divide il suo mantello
Charles Timbal con Sante Genoveffa distribuisce il pane ai poveri di con un povero di Victor Mottez
Parigi (a sinistra) e Miracolo durante l'epidemia del 1129 (a
destra);[194] nei pennacchi della volta, invece, quattro Angeli, ciascuno
dei quali reca un cartiglio scritto indicante una diversa virtù del cristiano.[195] Davanti all'ingresso della
cappella, a pavimento nel deambulatorio, si trova il Crocifisso bronzeo di Louis Derbré (1965).[196]

L'ultima cappella di destra è dedicata a sant'Anna (in origine lo era agli Arcangeli e all'Angelo custode); la
titolare è raffigurata insieme alla Vergine Maria fanciulla sia nel medaglione policromo (1886) della vetrata
(1690), sia nel gruppo marmoreo posto davanti alla finestra,[193] di artista ignoto del XVII secolo.[177] Le
pitture parietali sono di Jules-Eugène Lenepveu, il quale nel 1864 rappresentò la Natività di Maria (parete
sinistra), la Presentazione di Maria al Tempio (parete destra), lo stemma di Anna d'Austria (sulla volta) e
quattro Profeti (nei pennacchi).[197]

Cappelle radiali di sinistra

La prima cappella di sinistra è quella di San Giovanni evangelista (già di San Martino e dei Santi Evangelisti)
la cui effigie è presente al centro della vetrata risalente al 1692. Le pareti vennero dipinte nel 1859 da Auguste-
Barthélemy Glaize con il Martirio di san Giovanni (parete sinistra), «Amatevi gli uni gli altri» (parete destra) e
quattro angeli (pennacchi).[198]

Segue la cappella di San Carlo Borromeo (originariamente intitolata anche a San Vincenzo de' Paoli e a tutti i
santi presbiteri), con vetrata recante l'immagine del titolare realizzata nel 1686. I dipinti sono opera di Auguste
Pichon e raffigurano rispettivamente sulla parete di sinistra San Carlo assiste Pio IV in punto di morte, su
quella dirimpetto San Carlo durante la peste del 1576-1577 e nei pennacchi della volta quattro Angeli.[198]

La terza cappella era inizialmente dedicata a santa Margherita, mentre attualmente lo è a san Giuseppe,
presente sulla vetrata (risalente al 1693 e aggiornata nel 1886 con il nuovo santo);[198] essa accoglie una statua
di San Giuseppe col Bambino degli inizi del XVII secolo, opera di Giovanni Marchiori.[177] La parete di destra
è ornata con il dipinto Sogno di san Giuseppe di Charles Landelle (1875), il quale contestualmente realizzò
anche la Morte di san Giuseppe su quella opposta; la volta reca una decorazione a grisaille.[199]

L'intitolazione della quarta cappella è a san Luigi IX, mentre anticamente era allo Spirito Santo e agli
Apostoli.[200] La decorazione pittorica è opera di Louis Matout che la realizzò nel 1870: essa si articola in San
Luigi libera un prigioniero (parete sinistra), San Luigi sotterra i morti di peste a Damietta (parete destra) e San
Luigi, Margherita di Provenza, un Vescovo e un Monaco nei pennacchi; la chiave di volta è scolpita con lo
stemma di Anna d'Austria a rilievo.[201] Al di sotto della finestra (la cui vetrata venne realizzata nel 1691 e
ridipinta nel 1885)[198] vi è una statua marmorea di Santa Teresa d'Avila.[177]

Cappella assiale

La cappella assiale è dedicata alla Vergine Maria; ad essa si accede da


un arco che si apre nella parete esterna della campata centrale del
deambulatorio; quest'ultima è coperta con una cupola cassettonata
priva di tamburo che, in luogo della lanterna, presenta un lucernario
circolare.[202] Sulle pareti ai lati dell'ingresso della cappella, vi sono
due dipinti su tela applicata con la tecnica del marouflage, realizzati
da Émile Bin nel 1874: la Dormizione di Maria (a sinistra) e
l'Assunzione al cielo (a destra).[203]

La cappella assiale venne iniziata nel 1645 e completata nel 1667 su


progetto di Christophe Gamard e Louis Le Vau; venne sopraelevata
nel 1727 da Juste-Aurèle Meissonnier e ridecorata una prima volta nel
1729-1731 su progetto di Giovanni Niccolò Servandoni, ed una
seconda nel 1774-1784 da Charles de Wailly.[204] L'ambiente è a
pianta circolare e le sue pareti, interamente rivestite di marmo, sono
scandite da lesene corinzie lisce con i capitelli dorati, che inquadrano
quattro tele eseguite da Charles-André van Loo nel 1746 e raffiguranti
rispettivamente (da destra a sinistra) l'Annunciazione, la Visitazione,
l'Adorazione dei pastori e la Presentazione di Gesù al Tempio (al di
sotto di ogni dipinto vi è un bassorilievo dorato con un pellicano), e le
due grandi finestre rettangolari, con vetrate policrome di Henri Chabin La cappella assiale
(1873);[205] Opposto all'ingresso si trova il presbiterio semicircolare,
cinto da una balaustra marmorea, che accoglie l'altare, dedicato il 7
dicembre 1778 dal nunzio apostolico in Francia Giuseppe Maria Doria Pamphilj all'Immacolata
Concezione:[206] quest'ultimo è costituito da una mensa in marmo bianco con paliotto a bassorilievo in bronzo
dorato raffigurante le Nozze di Cana, di Sébastien-Antoine e Paul-Ambroise Slodtz (1745), da un tabernacolo
con sportello opera del cesellatore Louis Barthélemy Hervieu raffigurante il Crocifisso e, a coronamento, un
Agnus Dei, dall'alzata tempestata di stelle dorate e dall'ancona incorniciata tra due gruppi di tre colonne
composite in marmo cipollino (le quattro esterne, provenienti da Leptis Magna)[207] o stucco dipinto a finto
marmo (le due interne), con basi e capitelli in bronzo, che sorreggono un catino cassettonato con vetrata
policroma ovale raffigurante il monogramma mariano, ornato con statue di putti e ghirlande (analoghe
decorazioni corrono per tutto il cornicione interno della cappella); in luogo della pala, si apre una nicchia
rivestita con stucchi di Louis-Philippe Mouchy riproducenti delle nubi e una raggiera[208] sulla quale si staglia
la statua in marmo bianco della Madonna col Bambino di Jean-Baptiste Pigalle (1780).[209] A pavimento nella
cappella, sulla destra, vi è una statua marmorea di San Luigi Maria Grignion de Montfort, di Pierre Resnay
(1890).[210]

Il soffitto dell'ambiente è costituito da una doppia cupola, delle quali quella inferiore è ribassata e presenta, al
centro, una vasta apertura ellittica; venne realizzata nel 1778 in quanto l'affresco di quella superiore era andato
perduto lungo i bordi per un incendio nel 1762;[55] la sua superficie è divisa da costolonature in stucco che
inquadrano pitture monocrome di Antoine-François Callet raffiguranti elementi ornamentali ed, entro tondi,
Scene dell'infanzia di Maria. Il dipinto soprastante fu eseguito nel 1731-1732 da François Lemoyne, integrato
da Callet nel 1763, restaurato una prima volta da Nicolas Sébastien Maillot nel 1830, ed una seconda nel 1849
da Philippe-Auguste Jeanron, il quale eseguì pesanti ridipinture;[211] esso raffigura l'Assunzione di Maria: al
centro, fra nubi e angeli vi è la Vergine, la quale intercede per i parrocchiani che vengono presentati dai santi
Pietro apostolo e Sulpizio il Pio; tra la folla, vi sono anche i parroci Jean-Jacques Olier e Jean-Baptiste Joseph
Languet de Gergy. L'affresco è illuminato da quattro finestre non visibili dall'interno della cappella.[212]
Cappella dell'Assunzione

All'angolo sud-est dell'isolato interamente occupato dalla chiesa di Saint-Sulpice, all'incrocio tra rue Palatine e
rue Garancière, è situata la cappella dell'Assunzione di Maria, anche detta "dei Tedeschi" (in francese: "des
Allemands") in quanto in origine era sede di una comunità cattolica di lingua tedesca; successivamente venne
impiegata per il catechismo dei fanciulli, e per questo detta anche "della Comunione" (in francese: "de la
Communion").[213] Venne realizzata nel 1750 su disegno di Jean-François Louis Laurent ed era
originariamente dedicata alla Natività di Gesù; per sfruttare al meglio il poco spazio a disposizione, fu
concepita con una pianta a forma di esagono irregolare.[154] Vi si accede, dall'interno della chiesa, dalla porta
alla destra della cappella assiale.[110] Attualmente la cappella è utilizzata per celebrazioni minori e per la messa
dei parlamentari, il mercoledì.[214]

L'ambiente è coperto con volta a padiglione al centro della quale Noël Hallé dipinse nel 1750-1751 la Stella
del mattino. Le pareti sono integralmente rivestite con una boiserie settecentesca in legno, costituita da
specchiature rettangolari intervallate a lesene composite lisce. A ridosso della parete nord-occidentale vi è il
pulpito, con doppia scala assiale di accesso e piattaforma sovrastata da un baldacchino. Sul lato opposto della
cappella trova luogo l'altare, anch'esso in legno intagliato e dorato, affiancato da due statue di Angeli
attribuibili a Edmé Bouchardon e sormontato da una statua della Madonna col Bambino in stucco. Lungo le
pareti vi sono quattro dipinti: una Annunciazione di Jean-Baptiste Santerre (XVII-XVIII secolo, alla sinistra
dell'altare), una Deposizione dalla croce di scuola italiana (alla destra dell'altare), una Adorazione dei pastori di
Charles-André van Loo (1734) e un Sinite parvulos di Hallé (1751).[215]

Organi a canne

Organo maggiore

Sulla cantoria in controfacciata si trova l'organo a canne principale


della chiesa, considerato uno dei più prestigiosi in assoluto.[216] Venne
costruito da François-Henri Clicquot tra il 1776 e il 1781 all'interno di
una cassa lignea disegnata da Jean Chalgrin ed eseguita nel 1788 dal
mastro falegname Jean-François Duret e dallo scultore François-
Joseph Duret; modificato nella prima metà del XIX secolo da Louis
Callinet e Pierre-Alexandre Ducroquet, venne ricostruito da Aristide
Cavaillé-Coll tra il 1857 e il 1862 (opus 118/63), il quale mantenne
circa il 40% del materiale fonico originario, nonché la cassa nella sua
interezza; fu modificato dai suoi successori nel 1903 e nel 1933, su L'organo maggiore
richiesta dell'organista titolare Charles-Marie Widor. È classificato
come monumento storico di Francia.[217]

Al momento della sua costruzione, lo strumento era insieme a quelli


della cattedrale di Liverpool e del duomo di Ulma il solo ad avere 100
o più registri.[218] Attualmente ne possiede 102, per un totale di circa
7000 canne, che ne fanno uno degli organi più grandi della città di
Parigi. Il sistema di trasmissione è integralmente meccanico con leva
Barker, ad eccezione dei due registri aggiunti nel 1933 che sono a
trasmissione pneumatica. La consolle è anch'essa situata in cantoria, e
dispone di cinque tastiere e pedaliera dritta; i registri sono azionati da
pomelli disposti su più gradoni a semicerchio ai lati dei manuali.[219] La consolle dell'organo maggiore
La cassa lignea che racchiude il materiale fonico è in stile neoclassico e fu per l'epoca totalmente innovativa:
essa, infatti, abbandona gli schemi classici francesi a favore di una struttura che richiama un peristilio sorretto
da colonne corinzie scanalate e rudentate, il quale si sviluppa intorno ad un'esedra centrale; negli intercolumni,
sculture di Re David citaredo (al centro), di quattro Angeli musicanti e delle Allegorie dell'abbondanza (alle
estremità); il coronamento della cassa è costituito da angeli che sorreggono strumenti musicali. Al centro della
balaustra, davanti al corpo d'organo, vi è il finto positivo tergale che occulta la consolle ed è sormontato dal
quadrante di un orologio sorretto da putti.[220]

L'organo fu inaugurato il 29 aprile 1862 con un concerto collettivo di César Franck, Camille Saint-Saëns,
Alexandre Guilmant, Auguste Bazille e l'organista titolare, Georges Schmitt,[221] al quale succederà poi Louis
James Alfred Lefébure-Wely l'anno successivo. Alla morte di quest'ultimo, Charles-Marie Widor ottenne il suo
posto in prova, senza però venire mai nominato ufficialmente, e vi rimase fino al 1933. Al suo posto venne
nominato Marcel Dupré (dal 1934 al 1971); dal 1985 è titolare Daniel Roth, insieme a Sophie Veronique
Choplin come titolare aggiunta.[222]

Organi minori

Nella chiesa si trovano altri tre strumenti:

a pavimento nell'abside, in corrispondenza dell'arcata


centrale, vi è l'organo del coro, realizzato da Aristide
Cavaillé-Coll nel 1858 e modificato nel 1903 da Charles
Mutin; a trasmissione meccanica, dispone di 22 registri su
due manuali e pedale; la sua cassa è riccamente decorata
con intagli;[223]
nella cappella dell'Assunzione si trova un organo da
continuo costruito nel 2019 da Gyula Vági, con 3 registri ed
unica tastiera;[224] L'organo del coro
nella cappella ipogea di Gesù Bambino c'è un organo
della ditta Gonzalez, della seconda metà del XX secolo,
utilizzato come strumento da studio, con 9 registri e due manuali e pedaliera.[225]

Sotterranei

Al di sotto del pavimento della chiesa si sviluppa un vasto sotterraneo, la cui estensione corrisponde alla
superficie dell'edificio soprastante; i due suoi ingressi principali danno su rue Palatine e rue rue Garancière.[226]
Esso si articola in più ambienti che hanno inglobato ai resti delle mura perimetrali e delle colonne della chiesa
medievale, nonché il basamento del suo campanile.[215]

Fino alla Rivoluzione francese i sotterranei ospitavano numerose sepolture, fra le quali anche quelle del
maresciallo di Francia Jean II d'Estrées († 1707), del pittore Jean Jouvenet († 1717), della regina consorte di
Spagna Luisa Elisabetta di Borbone-Orléans ( † 1742), del filosofo Montesquieu ( † 1755), del cardinale e
arcivescovo di Rouen Nicolas-Charles de Saulx-Tavannes († 1759) e del vescovo di Cahors Bertrand-Jean-
Baptiste-René du Guesclin († 1766); è inoltre stimato che fra il 1743 e il 1793 siano stati inumati sotto Saint-
Sulpice circa 5 000 cadaveri, utilizzando l'ipogeo come vero e proprio cimitero.[227] Fra le poche tombe
appartenenti all'epoca pre-rivoluzionaria, vi sono quella di Guillaume de Sève, maître des requêtes al
Parlamento di Parigi morto nel 1640 e inumato nella chiesa medievale di Saint-Sulpice, e quelle dei custodi
della chiesa, prive di monumentalità e scavate a terra in due locali sopraelevati nell'area settentrionale. Nel
1837 tutte le ossa superstiti furono raccolte in un piccolo ossario, al di sotto dell'abside.[214]

I sotterranei comprendono diverse cappelle:[214]


in corrispondenza della cappella assiale vi è quella di Gesù Bambino, a pianta circolare e
suddivisa in tre navatelle da pilastri romboidali che sorreggono le volte a crociera ribassata; in
una nicchia chiusa da una cancellata, vi è il sarcofago marmoreo di Amable Blanche de
Bérulle, marchesa di Lévis-Mirepoix († 1815);
a sostegno dell'altare maggiore vi è la cosiddetta "cripta dei vescovi", dalla presenza in origine
di sepolture di prelati;
la cappella di San Giusto, sotto il deambulatorio di sinistra, che ospita l'ossario del 1873 e
viene utilizzata per spettacoli teatrali;
la cappella del Rosario, sotto la navata laterale di destra, adibita a magazzino;
la cappella di San Francesco, nell'area della navata laterale e delle prime tre cappelle di
sinistra, attualmente sede della parrocchia della Santa Parasceve e di Santa Genoveffa dalla
comunità ortodossa rumena;[228]
la cappella di Sant'Agnese, corrispondente alla navata maggiore, che in un locale annesso
ospita un antico pozzo;
la cappella detta del Concilio Vaticano II, affrescata nel XIX secolo con motivi paleocristiani;,
nella quale vi è
la cripta dei sacerdoti di Saint-Sulpice, nella quale sono attualmente sepolti il parroco Charles
Collin († 1851) e l'organista Charles-Marie Widor († 1937).[229]

Nei sotterranei vi sono anche un fonte battesimale del XVI secolo e quattro grandi statue in stucco degli
evangelisti, tra le quali quella di San Giovanni venne realizzata da Louis Petitot nel 1817; vi è anche una
statua, opera di James Pradier che la scolpì nel 1822, raffigurante San Pietro.[230]

Nelle arti
La chiesa di Saint-Sulpice compare in numerose opere letterarie,
nonché in alcuni film:

Honoré de Balzac ambienta al suo interno il racconto


breve La messa dell'ateo (1836);[231]
il personaggio Vautrin del romanzo Splendori e miserie
delle cortigiane dello stesso autore (1838-1847) si finge un
sacerdote spagnolo di nome Carlos Herrera e viene
assegnato a Saint-Sulpice, dimorando nella non lontana
rue Cassette;[232]
Louis Carhaix, personaggio chiave del romanzo L'abisso
di Joris-Karl Huysmans (1891) è il campanaro principale
della chiesa, e una scena del libro si svolge nel
campanile;[233]
alla cappella dei Santi Angeli e ai dipinti di Eugène
Sigmund Sinding, The Church Saint-
Delacroix è dedicato il quinto capitolo del romanzo La
Sulpice in Paris (1920)
rivolta degli angeli del premio Nobel per la letteratura
Anatole France (1914);[234]
le stesse opere di Delacroix hanno un ruolo importante nel film Lezioni di tango di Sally Potter
(1997),[235] e nel libro La lutte avec l'ange di Jean-Paul Kauffmann (2002) sono il punto di
partenza per l'esplorazione della chiesa;[236]
alle torri di Saint-Sulpice è dedicata un'irriverente quartina di Raoul Ponchon e vengono citate
nella poesia Les tours de Notre-Dame di Jacques Roubaud (2006);[237]
diverse scene del romanzo thriller Il codice da Vinci di Dan Brown (2003) sono ambientate
nella chiesa di Saint-Sulpice (della quale si dice esser stata edificata su un tempio
pagano);[238] in particolare, il ventiduesimo capitolo è incentrato sull'orologio solare, chiamato
"Linea della Rosa" e fatto erroneamente coincidere con il meridiano di Parigi (che invece
passa dal non lontano osservatorio astronomico), il cui obelisco settecentesco viene
presentato come egizio;[239]
per la trasposizione cinematografica dello stesso (2006), la chiesa è stata parzialmente
ricostruita in teatro di posa e integrata graficamente, dal momento che venne negato il
permesso di effettuare le riprese al suo interno.[240]

Inoltre, nel 1897 Léon Bloy coniò l'espressione "style sulpicien" nel romanzo La Femme pauvre,[241] per
indicare lo stile stereotipato e di dubbio gusto di articoli religiosi quali statuette o dipinti devozionali, nonché
vetrate figurative;[242] tale aggettivo deriva dai numerosi negozi di tali oggetti, presenti nei dintorni della chiesa
di Saint-Sulpice.[243]

Étienne Bouhot riprodusse l'interno della cappella assiale in un olio su tela del 1821 (esposto ai Salon di Parigi
e di Arras dell'anno successivo),[244] John Scarlett Davis la navata centrale nel 1834.[245] La silhouette della
chiesa, invece, compare in due dipinti ad acquarello analoghi di Eugène Delacroix (l'uno esposto presso la
Kunsthalle di Brema, l'altro battuto all'asta da Sotheby's),[246] realizzati dal pittore probabilmente tra il 1838 e il
1846 dal suo studio all'ultimo piano di un'abitazione situata lungo la scomparsa rue Neuve-Guillemin, a nord-
ovest di Saint-Sulpice.[247] Jean-Baptiste Guillaumin rappresentò i campanili visti da sud nel 1900.[248] La
facciata e l'antistante fontana sono il soggetto di un olio su tavola del 1920 del pittore norvegese Sigmund
Sinding, esposto presso il Museo nazionale d'arte, architettura e disegno di Oslo.[249]

Galleria d'immagini
Facciata Facciata Acquasanti San Michele Pietà con la Maddalena, di
del del era, di sconfigge il Jean-Baptiste Clésinger
transetto transetto Jean- demonio, di Eugène
settentrio meridional Baptiste Delacroix
nale e Pigalle

Monument Vergine Vetrata Madonna


o funebre Addolorat centrale col
di Languet a, di dell'absi Bambino,
de Gregy, Edmé de di Jean-
di Michel- Bouchard Baptiste
Ange on Pigalle
Slodtz

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Voci correlate
Compagnia dei Sacerdoti di San Sulpizio
Jean-Jacques Olier
Jeunesse Sportive et Culturelle Pitray-Olier
Place Saint-Sulpice
Organi della chiesa di San Sulpizio a Parigi
Altri progetti
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Collegamenti esterni
(FR) Paroisse Saint-Sulpice, su pss75.fr. URL consultato il 6 novembre 2020.
(FR) Eglise Saint-Sulpice, su paris.fr. URL consultato il 9 novembre 2020.

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