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BIOGON 38mm f
ABSTRACT
it's family tree starting from the Aviogon project and ending with the 38mm
f/2,8 prototype,
all drawings, NASA versions, unusual applications and a resolution test for this
immortal lens.02/09/2008L'immortale Biogon f/4,5 da 90° di
Ludwig Bertele
è già stato dibattuto nel pezzo generale che
link in calce alla pagina), tuttavia ho voluto scendere un po' nel dettaglio per
rimarcare degnamente
e la resa ottica del Biogon era di un livello tale che passarono lustri prima
che le emulsioni convenzionali
lunghezze focali, coprendo l'intervallo che spaziava dal 24x36mm al 9x12cm; vide
così la luce il 21mm
per il formato 24x36mm, il 38mm per il formato 6x6cm, fu abbozzato un 45mm
dedicato al 6x7cm e
furono prodotti anche un 53mm per il formato 6x9 ed un 75mm che copriva il
9x12cm.Si tratta di obiettivi dotati dello
stesso schema ottico, di pari
luminosità ed angolo di campo e caratterizzati
mantenne in produzione per decenni e lo vide impiegato nei settori più critici
e disparati, esplorazioni
disposizione del fortunato e facoltoso proprietario tutto quello che serviva per
ottenere una immagine
Bievres da un collega turco proveniente dalla Germania, che a sua volta l'aveva
del 1977 (notare la finitura laccata nera, con magazzino cromato) appartiene
alla
identica a questa SWC, monta un Biogon della stessa generazione (C-nero T*) ma
presenta una minima modifica allo zoccolo di attacco rapido al cavalletto che
permette
l'applicazione del dorso Polaroid 100, preclusa all'esemplare della foto per
questioni
di interferenze meccaniche.
nel corso di mezzo secolo, fermo restando l'obiettivo in
dotazione e le caratteristiche
il modello originale del 1954, che all'epoca della presentazione fece scalpore
per l'angolo
Wide Angle; all'epoca non era ancora stata impostata la serie di obiettivi C con
otturatore
centrale Syncro Compur della Deckel (lanciata nel 1957), ed i corpi macchina
reflex erano
Il corpo SWA non prevedeva dunque alcun otturatore, mentre un modello centrale
della Deckel
consiste nel fatto che l'otturatore viene armato e fatto scattare tramite
levette poste sull'otturatore
spesso, proprio come avviene sugli obiettivi da banco ottico, e non esiste alcun
rinvio meccanico
col corpo macchina nè accoppiamento col sistema di avanzamento del film; dal
momento che
dando vita al modello SW (per Super Wide), la cui principale miglioria consiste
nell'applicazione
luogo del nottolino rotante; questa versione del 1957, ribattezzata SWC (Super
Wide Compur),
degli utenti, un aspetto fuori dal tempo e dalle mode che rimase invariato per
oltre 25 anni
(fino all'introduzione del Biogon con finitura gommata CF), con due uniche
varianti per l'ottica:
dei primi anni '80 e a quella CFi, priva di vetri inquinanti a base di Arsenico,
Piombo e
Lo schema ottico dei tre obiettivi è teoricamente identico, ma sul modello CFi
sono stati
Una vista di profilo di una 903 SWC col Biogon sezionato; questo schema
non così corta, credo che sarebbe stato auspicabile fornire lo stesso numero di
riferimenti su scala del primo modello C... E' comunque possibile applicare
pozzetto Hasselblad per corpi reflex e persino un pentaprisma TTL, con il quale
teoricamente è praticabile la lettura esposimetrica throu the lens, anche se vi
sono
Germania, trovando dimora e nascendo ad una seconda vita nel cantone San Gallo,
nei pressi
che gli garantì una vecchiaia decisamente agiata grazie alle royalties
garantite dai progetti...
(altre sarebbero seguite nei successivi tre lustri) sia quello relativo ad un
wide f/4,5 da 90° che
sarebbe divenuto leggenda col nome di Zeiss Biogon; analizzando i prototipi Aviogon,
il modello di
famose aero-fotocamere, con grande gioia del committente svizzero!Ho personalmente disegnato i vari schemi
che scandiscono l'origine e la storia del
Biogon f/4,5
inferiori: lo schema Aviogon di partenza (un f/6,3 da circa 125° di campo) era
ad aria ad ogni estremità e due tripletti collati ai lati del diaframma, con
raggi di
di Abbe 66,7 del "vecchio" Schott BK-10 (ora sostituito dal tipo N
ecologico) al
70,3 del tipo FK-5 al 95,2 della terza lente realizzata in Fluorite, cui segue
un quarto
elemento in moderno (per l'epoca) Schott LAK10; pur nella sua complessità,
questo
dal Biogon; in questo esemplare i tre menischi anteriori sono stati ridotti a
due, con una
configurazione che è già simile a quella del Biogon; anche in questo caso i
menischi anteriori
sono realizzati con vetro a bassa dispersione (entrambi in Schott FK-5), seguiti
da una lente
caso i menischi esterni di grande diametro sono due sia anteriormente che
posteriormente, avvicinando
Alcuni di questi vetri sono stati poi riproposti in versione N, ecologica, con
valori nD e vD leggermente
diversi, il che ha imposto una minima riprogettazione del Biogon per la versione
CFi.
del complicato schema originale: in questo caso i menischi esterni sono singoli
su entrambi i lati dell'ottica
dal Costruttore come l'occasione per migliorare ulteriormente la resa ottica del
Biogon 38mm, tuttavia - per
quello che valgono - i riscontri MTF originali parlano di una leggera flessione
al diaframma di lavoro ottimale
gli MTF del Biogon 38mm C e CFi a confronto: sul piano teorico
il modello
rivisto con vetri ecologici tiene un filo meglio sul campo ad f/4,5 e 40 l/mm
quello che non cambia in tutte le versioni del Biogon 38mm è l'eccezionale
correzione della
campo, anche con soggetti critici e con forti ingrandimenti; gli ultimi modelli
avevano trasferito
d'uso più disparate, dando vita nel tempo ad una serie di modelli speciali,
modificati in funzione delle
che a sua volta trovi applicazione nel settore; per un impiego motorizzato a
distanza, in modo
del modello reflex ELX e di uno spartano quanto efficace rinvio di moto esterno
coperto da un
MK-WE, dove M sta per Metric; infatti questo modello ricalca le impostazioni
meccaniche della
SWC-E con l'aggiunta sul piano focale della piastra reseau in vetro con
crocicchi fotogrammetrici
e la relativa ricalibratura della messa a fuoco sul Biogon; anche la staffa per
il mirino esterno è stata
spostata sul lato sinistro, come sui modelli MK dotati di Biogon 60mm f/5,6
metrico non retrofocus;
e glorioso Syncro-Compur.
ai tempi delle missioni Gemini, a metà anni '60, l'Ente Spaziale americano era
molto interessato al
immagini ad ampio respiro della superficie terrestre furono riprese proprio con
corpi SWC, leggermente
con resina epossidica, etc.); in realtà la SWC utilizzata dalle missioni Gemini
è estremamente simile al
per la NASA presentava una finitura grigio scuro (che anticipava di anni i nuovi
obiettivi C in livrea nera)
al maneggio con gli ingombranti guanti delle tute spaziali; i Biogon dello schema
(in realtà due esemplari
Michael Collins, fluttuando nel vuoto cosmico mentre era in orbita attorno alla
Terra con la sua Gemini 9,
lasciò sfuggire l'Hasselblad SWC che stava utilizzando e non fu più in grado
di recuperarla, trasformandola
per quanto privo del modulo posteriore, presenta tutto il gruppo ottico
anteriore montato,
probabilmente per conferire alla visione frontale del gruppo di lenti un aspetto
realistico;
ai prototipi.
Un prototipo datato 1988 per il corpo 903 SWC, il modello che
andò
i suoi apparecchi sott'acqua; questi due articoli erano previsti per la SWC
telaio a crociera.
preso dal mucchio un negativo che impressionai nel 1992, utilizzando l'Hasselblad
SWC illustrata all'inizio di
per 9'30" @ 20°C.. Si tratta di un negativo che all'epoca scartai (si vede
la mia ombra, coperta nel mirino dalla
D'altro canto, il Biogon è accreditato di oltre 200 l/mm, con un picco ottimale
di 250 l/mm; vediamo dunque di
questo dettaglio, stampato con un Apo-Rodagon 50mm f/2,8 @ f/5,6 per usufruire
del massimo potere risolvente possibile, è stato ingrandito con un grosso IFF
Eurogon
18,85 metri di lato: se questo è morbido, ben vengano altri... (gli artefatti
sull'immagine sono riflessi della
SO WHAT?
Parlare bene del Biogon 38mm f/4,5 è fin troppo facile ed ovvio... La
scelta lungimirante e coraggiosa di
di UFO mai visto prima sul mercato, con l'effetto di un macigno in una pozza d'acqua; il passare del tempo
anche catorci male in arnese della prima ora continuano a spuntare valutazioni
più che dignitose; per mia
esperienza personale con una SWC degli anni '60, la presenza o meno
dell'antiriflessi T* non influisce in
ribadita persino sui dorsi digitali (che onestamente non sfruttano la copertura
fino ai bordi, non certo
MARCOMETER