Sei sulla pagina 1di 16

CAPITOLO 2: IL LAVORO

1. IL LAVORO: NUOVI MODELLI


Il lavoro, oltre ad essere un aspetto fondamentale della vita di ognuno, è anche uno dei temi
attraverso cui si misurano la parità di genere e la giustizia sociale. Le posizioni di Rodari in merito
sono molte chiare ed espresse ne “Il libro dei perché”, dove difende la scelta di una madre di
andare a lavorare e non a fare la casalinga, facendo emergere anche un fondamento educativo:
stimola, infatti, i bambini a fare da sé per arrivare all’autonomia. Oltre a questo, la donna
lavorando diventerà utile alla società, contribuendo al progresso di quest’ultima.
Rodari auspica ad un lavoro che non sia di semplice assenza da casa ma sia un tempo pieno, un
tempo vivo nella mente dei bambini e delle bambine. Come emerge nel capitale saggio «Dalla
parte delle bambine», pubblicato nel 1973, se il lavoro delle donne fuori casa non è considerato
virgola allora quello svolto in casa sarà anche disconosciuto, infatti non solo non è retribuito ma
non è neanche ritenuto importante. Esiste quindi un lavoro nobile svolto dai maschi fuori casa e
un lavoro umile svolto dalle donne in casa.
2. IL LAVORO DOMESTICO
il lavoro domestico sembra essere un'umiliante prerogativa femminile. Ciò è rimarcato anche
dalla letteratura: per esempio, sia Perrault, sia il Grimm in molte celebri favole si soffermano
sulla descrizione del lavoro domestico che deve essere accettato dalla protagonista della
storia. Sei protagonisti maschili escono dallo spazio domestico intraprendono il viaggio che
cambierà il loro destino (come per esempio Pollicino), per le donne la reazione attesa è
rimanere in casa e accettare con pazienza le incombenze che vengono loro assegnate, fino a
che lo scioglimento della vicenda le porterà al riscatto finale. Per quanto riguarda la reazione
emotiva: i maschi non piangono per la durezza della loro condizione, mentre le donne sì.
invece, le donne superbe che non accettano di svolgere i lavori di casa finiscono per non essere
scelte dal principe e per non sposarsi; Mentre quelli che accettano di umiliarsi sono quelle che
alla fine otterranno il risultato ambito, ossia accasarsi. La ribellione, quindi, non è consentita,
l'unico pregio della donna consiste nell'essere utile e nell'accettare il proprio destino di
servitrice, fino a che qualcuno non la premierà per la sua pazienza.
ESEMPIO DI CENERENTOLA nella fiaba di Perrault, la protagonista viene descritta come
ubbidiente disposta dal suo gettarsi al lavoro casalingo, senza ribellarsi neanche di fronte agli
insulti di cui non ne parla neanche con il padre perché l'avrebbe sgridata: questo è un segno
che il suo ruolo subalterno e avallato dall'autorità che invece dovrebbe proteggerla.
-Un secolo dopo i fratelli Grimm, nonostante narrino una vicenda diversa, mantengono gli
aspetti accennati precedentemente, ovvero la descrizione del carattere docile della fanciulla e
il suo accettare di svolgere i compiti più umili. lo spazio dedicato all'elenco delle incombenze a
cui le ragazze sono sottoposte è piuttosto ampio appunto il binomio bella- docile e universale
nella favolistica occidentale, e il suo contrario viene aspramente sanzionato. Anzi, il prezzo da
pagare per la disobbedienza è molto duro, addirittura l'abbandono da parte dei genitori
ESEMPIO BIANCANEVE E ROSAROSSA fiaba dei Fratelli Grimm, Ad un certo punto entra in
scena un orso fatato, il quale stuzzicato dalle bambine, dice loro di tranquillizzarsi altrimenti
non si sarebbero sposate appunto le due bambine incontrarono poi un nato virgola che
aiutano più volte senza mai essere ringraziate: alla fine di una lunga serie di angherie condite
di insulti che nano infligge loro, l'orso si ripresenta e svela la propria natura magica.
L'idea di fondo comune a tutte queste fiabe e che la donna, assoggettandosi con pazienza
alle incombenze più umili, sarà riconosciuta per il proprio valore e quindi premiata.
Rodari, riprende la favola di Cenerentola per ragionare sul modello proposto alle bambine e ai
bambini e su quanto l'obbligo alla cura della casa influisca in senso negativo sulla formazione
della persona, mutilando nella le possibilità di crescita. Per Rodari la docilità è un sintomo di
debolezza caratteriale negativo e virgola inoltre, pone alcune questioni relative agli i libri del
rapporto di coppia chiedendosi se un uomo davvero cerca poco più di una domestica oppure
una compagna stimolante e piena di interessi con cui costruire un rapporto di scambio
duraturo.
Rodari, insomma, affronta il tema del lavoro casalingo ritenendolo il primo ostacolo alla
realizzazione dei talenti femminili, motivo per cui sfrutta e sviluppa più volte la struttura della
fiaba “Cenerentola” introducendo significative innovazioni: riscrive il ruolo della protagonista
che:
-non lavora più in casa ma in una tintoria, quindi esce dallo spazio domestico;
-elimina del tutto l'elemento magico e fa compiere alla sua Cenerentola- delfina un gesto di
trasgressione rispetto al modello di ragazza obbediente (infatti e delfina che prende l'iniziativa
di indossare l'abito da sera di una cliente della lavanderia senza averne il permesso ed esce
persino dal negozio indossando l'abito);
-riscrive anche la conclusione della fiaba, in cui Delfina sposò il giovane Presidente e fecero
affari d'oro.
la Cenerentola di Rodari è una donna emancipata, lavoratrice che decide di aprire un'attività
tutta sua e che si trova su un piano di parità rispetto al marito. Rodari cala il Presidente nella
realtà, infatti non è più un principe ma un lavoratore.
Più in generale, Rodari affronta il tema del lavoro domestico in alcune storie in cui il tema è
dibattuto con ampiezza, per esempio ne

 «Il robot che voleva dormire», un robot in tutto e per tutto uguale ad una casalinga che
si occupa dei lavori di casa presso una famiglia. Ironicamente, Rodari elenca tutte le
incombenze spesso anche inutili che vengono accollate al robot di nome Caterino,
pensato unicamente per essere utile. Egli, dopo aver occupato il suo tempo in attività
inutili, non so cosa farne del suo tempo libero e lo scandalo relativo alla Novella
riguarda proprio il suo desiderio trasgressivo di riposo, dove inizia persino a sognare la
reciprocità dell'impegno da parte del professor Isidoro di cui era stato servo per tutta la
vita.
 «Le scarpe del Conte Giulio», La signora Giuditta è una casalinga talmente remissiva non
era assimilato la formula “si, Giulio” come intercalare del proprio idioletto, formula con
cui dà sempre ragione a un marito arrogante e presuntuoso, Un cameriere arrogante
chiamato Conte dai suoi colleghi per il suo comportamento altezzoso. La formula “si,
Giulio”, ormai automatizzata, evidenzia l'equilibrio impari del rapporto di coppia e
l'appiattimento della dimensione umana della signora Giuditta, abituata a obbedire.
Alla fine, però, sarà capace di trovare una nuova realizzazione professionale grazie ai
suoi rapporti di amicizia con altre donne.
Il pubblico a cui si rivolge è adulto, ma Rodari è capace di adattare i propri ragionamenti
sulle disuguaglianze di genere legate al lavoro domestico anche in racconti per bambini più
piccoli, come quelli contenuti in «Novelle fatte a macchina».
-Nella novella «La bambola a transistor», la signora Lia, madre di Enrica, ripropone alla
figlia il modello domestico a cui lei stessa si è adattata. Seppur la madre sembri moderna, il
suo intento è quello di destinare la figlia al ruolo tradizionale della donna, per cui vuole
regalarle una bambola caratterizzata da una lavatrice incorporata (attività del bucato
associata alle donne). Lo zio Remo, con due o tre manovre trasforma la bambola in una
bambola apertamente femminista, ma verrà costretto dalla madre di Enrica a farla tornare
al suo carattere originario. A questo punto, la madre è rassicurata dal fatto che la bambola
sia rientrata nei ranghi e che risponda alle aspettative sociali, che sono quelle di accollarsi
il lavoro domestico senza protestare. Sarà Enrica, dopo aver osservato la situazione, a
scegliere di fare tesoro dell'esperienza per aprirsi finalmente al mondo.
Per Rodari, la partecipazione alla vita sociale e civile riguarda gli uomini e le donne allo
stesso modo. Il primo passo per una reale emancipazione femminile avviene attraverso la
liberazione dalla schiavitù del lavoro casalingo non retribuito e non riconosciuto, per
entrare a far parte in modo attivo e partecipato della vita produttiva del Paese. A questo
proposito è importante citare il volume «Giochi in Urss», in cui Rodari appunta delle
osservazioni relative alla distribuzione delle attività lavorative in Unione Sovietica.
Nonostante i tentativi di ridistribuzione dei ruoli a macchia di leopardo e discorsi a sfondo
ideologico, Rodari non può non constatare come le differenze di genere rispetto alle
professioni al lavoro domestico persistano anche in Unione Sovietica.
Inoltre, è interessato non solo al comportamento degli adulti, ma soprattutto a quello che
viene insegnato a scuola alle giovani generazioni osservando come le scuole tendano a
mantenere la rigida ripartizione di genere è legata alla professione. Anche qui, come
avviene in Italia in altri paesi occidentali, è la necessità di manodopera dovuta al ritmo
delle produzioni industriali che spinge le istituzioni a creare servizi che consentano alle
donne di accedere al lavoro retribuito.
3. IL LAVORO COME STRUMENTO DI EMANCIPAZIONE
Così come il lavoro domestico imposto alla donna è una schiavitù mascherata dalla tradizione e
impedisce lo sviluppo armonioso della società, il lavoro fuori casa può costituire una leva di
uguaglianza sociale di importanza fondamentale.
Rodari propone il proprio modello integrandolo nella propria narrazione:
-in «Delfina al ballo», riconduce i coniugi su un piano di parità professionale i due coniugi. Nel caso
di Giuditta, invece, la protagonista de «Le scarpe del conto Giulio», nella realizzazione delle
proprie aspirazioni professionali dovrà affrontare l’opposizione del marito per seguire le proprie
inclinazioni.
Per chiarire il proprio punto di vista, Rodari introduce variazioni in favole che trattano di temi
diverse, ma scrive delle novelle in cui affronta in modo strutturale il tema che ha scelto virgola in
questo caso l'emancipazione femminile attraverso il lavoro.
-Per esempio, nella citata “Le scarpe del Conte Giulio», tutta la novella verte sul rovesciamento
degli equilibri di potere da parte di una casalinga che inizialmente sembra destinata ad
un’obbedienza eterna e alla passività nei confronti di un marito non cattivo, ma meschino e
abituato a comandare.
In questo contesto, è ancora più straordinario lo strumento attraverso il quale la signora Giuditta
cambia il proprio destino e di conseguenza gli equilibri familiari, ossia il lavoro. Con le sue amiche,
la signora progetta una frigoscarpa, cioè un prodotto innovativo che le consenta di avere del
tempo libero e di smettere di occuparsi continuamente delle necessità del marito. Invece di
piangere sulla propria sorte, la signora Giuditta è in grado di convertire le proprie energie in
energie spese per se stessa per cambiare la propria condizione. Questo cambiamento genera
un’evoluzione interiore: Nel momento in cui la signora Giuditta smette di dipendere con noi
unicamente dal marito smette anche di subirne la pressione in maniera passiva punto non solo
smette di usare l'intercalare si Giulio, ma per la prima volta non accetta che il marito la interrompa
mentre sta parlando, quindi assume il diritto di parola. Al marito non resta che prendere atto del
mutamento della situazione e impara a lucidarsi le scarpe da solo che gli servono per il lavoro. ll
suo atteggiamento è di accettazione rassegnata, di fronte a questo evento che non può essere
cambiato.
-In «La freccia azzurra», la Befana è proprietaria di un negozio di giocattoli e soppesa attentamente
i ricavi della sua attività. Rodari non è ingenuo, ma attento ai pericoli del lavoro correlati
soprattutto al mercato e al capitalismo, come in questo caso l’avarizia.
È chiaro che il lavoro non è solo uno strumento di emancipazione, bensì può essere anche un
terribile strumento di asservimento. Per esempio, parla di sfruttamento del lavoro minorile in
quanto convinto che la vita reale debba entrare nelle favole nell'universo dei bambini,
naturalmente adattandola al loro linguaggio, ma senza obliterare la verità. 
-Nel romanzo «Piccoli vagabondi», Rodari descrive in modo asciutto il lavoro minorile nelle
famiglie povere e la vita miserabile di quei bambini che sono costretti a lavorare e non andare a
scuola.
Nella maggior parte dei casi, però, l'approccio di Rodari al lavoro è di taglio positivo, perché il
lavoro è da lui ritenuto
-un valore in sé
-è un mezzo fondamentale di progresso collettivo
-è uno strumento di sviluppo dei talenti di ciascuno.
L'orientamento verso una professione va determinato sulla base degli interessi e delle capacità e
non in base al genere o al censo e questo deve essere trasmesso sin da piccoli, che sono criteri
introdotti nella sua produzione di filastrocche e racconti nel modo più naturale possibile. È
fondamentale istituire il prima possibile dei modelli che restituiscano la scelta alle bambine e
veicoli l'idea che esse possano e debbano scegliere la propria realizzazione professionale,
assecondando le proprie abilità e capacità.
Per esprimere questo concetto, Rodari utilizza un passo de «La freccia azzurra», in cui parla
dell'aviazione, cioè una professione caratterizzata da dimestichezza tecnologica e autocontrollo,
due aspetti attribuiti solitamente al genere maschile. Favorire l'uguaglianza di genere di fronte al
lavoro a Rodari sembra necessario. Uno studio successivo del 2010, si occupa dei modelli e degli
stereotipi che sono proposti nei testi delle scuole elementari, in cui si hanno 33 rappresentazioni
iconografiche di professioni maschili e 11 raffigurazioni di professioni femminili. Tra quest'ultime
compaiono solo quelle tradizionali, come la maestra, commessa e casalinga. Si tratta di dati
coerenti con quelli registrati nei testi scritti e vanno ad amplificare il loro valore. Immagini e testi
concorrono nel modellare un immaginario in cui il mondo del lavoro è associato al genere
maschile la donna o non lavora o svolge professioni socialmente dequalificati.
CAPITOLO 3
Un altro sentimento importante nella coppia è la compassione, ossia la capacità di sentire nel
profondo le sofferenze dell’altro. L’empatia è la chiave attraverso cui si genera il vero amore.
Questo meccanismo è stato descritto da Verdi in Rigoletto. Rodari conosceva bene la musica ed è
per questo che conosceva quei versi, dove compare un altro elemento fondamentale, cioè il
pianto: il principe Aurelio piange quando conosce Rosa, perché è come se gli cadesse una benda
dagli occhi ed è attraverso la compassione per lei che se ne innamora e che, persino, impara a
ragionare. Lo stesso accade al principe Siro quando, non visto, ascolta le malefatte di suo padre nei
confronti di un gruppo di boscaioli.
In un altro racconto, «Il pastore e la Fontana», si verifica lo stesso fenomeno: il pastore
protagonista è talmente povero e ignorante che non sa nemmeno contare; quando arriva alla
Fontana delle 99 cannelle si dispera perché non sa più andare avanti e ha promesso alla vecchina
che ha incontrato che le avrebbe detto il numero esatto. In questa storia la pietà fa strada alla
tenerezza, sentimento attraverso il quale fa breccia l'amore, concepito come strumento di
soddisfazione individuale, bensì come mezzo per migliorare se stessi. L'amore ha dunque una
funzione catartica, in quanto non passa attraverso l'umiliazione dell'altro, ma attraverso la sua
esaltazione, come in questo caso la ragazza non denigra il pastore ma ne ha pietà e ne cambia il
suo destino.
Come molti altri racconti, le caratteristiche fisiche della donna sono del tutto assenti, infatti non è
descritto alcun elemento che invece caratterizza sempre le protagoniste delle fiabe tradizionali. Il
tema diventa la pietà e più nello specifico il pianto, come nella storia intitolata «La principessa
Allegra», ovvero una ragazza dal buon carattere e docile che accetta di buon grado anche rovesci
di fortuna, tra cui per esempio l'usurpazione del trono da parte del cugino Doriberto, il quale ne
approfitta per scatenare una guerra.
Quando Allegra si reinsedia sul trono non sa nulla di ciò che è accaduto e nessuno si preoccupa di
parlare seriamente con lei della situazione o di informarla. L'unico momento in cui il primo
ministro parla seriamente alla principessa è quando si tratta del suo matrimonio. Come sempre
accade nelle fiabe in questi frangenti, la fanciulla stabilisce una prova che i pretendenti dovranno
superare per poterla. Inizia, perciò, il consueto rituale di proposte di matrimonio da parte dei
principi. Benché sia dipinta come una ragazza buona e un po’ svanita, lei è alla continua ricerca
della verità motivo per cui non riesce a prendere sul serio le tradizionali dichiarazioni d'amore dei
pretendenti, tanto ampollose quanto false, anche se a un certo punto accade qualcosa che le fa
cambiare completamente atteggiamento. Nota tra i pretendenti un popolano mutilato ed è in
questo momento che si rende conto della superficialità del suo comportamento e si preoccupa
della sofferenza del suo pretendente. Ella rimprovera chi la circondava per non averla aiutata
prima a comprendere il mondo, quindi si ha un'accettazione lucida della realtà ed è ciò che rende
adulti questi personaggi è che li rende capaci di costruire finalmente una relazione amorosa
profonda fondata sulla verità.
La relazione tra sofferenza empatica e desiderio di incidere sulla realtà diventando cittadini attivi
per Rodari è molto profondo, come scrive in «Giornale dei genitori» la sofferenza empatica (che
magari provoca anche commozione o pianto) non è sterile un'utile, in quanto coincide con la
consapevolezza di sé e del mondo e con una conseguente assunzione di responsabilità. L'amore,
allora, diventa uno strumento attraverso cui aprirsi a una maggiore comprensione di quanto ci
circonda.
Questo concetto viene espresso da Rodari nella storia «Il principe boscaiolo», in cui il principe Siro
va a caccia nella foresta e si perde dove viene salvato dai boscaioli che gli danno da mangiare
nonostante la loro estrema povertà. Questo incontro cambierà il suo destino, per chi è anche il
principe Siro, così come la principessa Allegra, vive in un mondo fatto di privilegio e non si rende
conto di quanto la sua inconsapevolezza generi gravi conseguenze. La scelta di vedere la realtà per
come è, seppur più difficile, lo rende adulto: nel momento in cui si rende conto della verità delle
cose è determinante il gesto di pietà nei suoi confronti da parte della figlia del boscaiolo, pietà che
genera l'amore il matrimonio e la decisione di Siro di rimanere ad aiutare i boscaioli per cercare di
porre rimedio alla crudeltà del padre. Torna, quindi, il tema della felicità non come sentimento
egoistico, ma come conquista collettiva e, inoltre, Rodari sostituisce un nuovo tipo di conclusione
della storia, in cui la coppia neoformata assume insieme la responsabilità di un cambiamento
sociale. Il modello di uomo virile è alternativo rispetto a quello corrente: un vero uomo non è colui
che non piange, che è duro, ma al contrario chi piange ed è in grado di comprendere la sofferenza
degli altri e custodisce in sé il valore della solidarietà.
Nonostante la scelta di condurre un’esistenza più difficile, Siro era contento di quella vita semplice
e dura. Lo stesso concetto avviene nella storia “Tre bottoni”, dove un falegname generoso si
costruisce una casina in cui accoglie persone senza dimora, tra cui una vedova rimasta da sola con
tre figli da crescere. Nonostante lui sia poverissimo, è mosso dalla pietà e, rovesciando il consueto
modello fiabesco di favola romantica, Rodari fa sposare a Tre bottoni proprio la vedova che ha
accolto e li fa prendere carico dei figli, in una morosa assunzione di responsabilità. Inoltre, come
nelle altre storie viste e nuovamente assente il riferimento all'estetica virgola in quanto non si
conosce l'aspetto della donna perché è un elemento superfluo.
il fondamento di queste favole non è arrivare alla fine a essere egoisticamente felici, bensì
imparare a soffrire e a lottare per una nuova felicità, vissuta come sentimento condiviso e come
raggiungimento di equità sociale punto si tratta di una traslazione non solo dalle individuale al
collettivo, ma anche dall'immediato al futuro: e un diffondere in vista di un obiettivo più alto e
nobile di una semplice ed egoistica autorealizzazione e per Rodari il vero equilibrio, l'unico
modo in cui può esservi gioia, passa attraverso il lavoro svolto per migliorare le condizioni di vita
di tutti.
La felicità non è semplice e facile come una canzonetta, ma è una lotta punto non può esserci
felicità senza condivisione o dove c'è iniquità, ma allo stesso tempo, la felicità per Rodari non è
uno stato, bensì un atto volontario.
In queste storie, emerge come per Rodari sia importantissimo l'atto di vedere come gesto attivo e
come primo passo per l'azione. Il passaggio avviene tra un prima, in cui il o la protagonista non
“vedeva” a un dopo, in cui finalmente apre gli occhi e, attraverso la pietà, decide di cambiare il
proprio destino e quello degli altri. Il concetto è semplificato in una storia molto dura, «Il principe
cieco», il bambino protagonista è cieco dalla nascita, ma il suo istitutore trova il modo per aiutarlo
a vedere attraverso il racconto minuzioso di tutto quanto le accade intorno. Tuttavia, l'istitutore
sembra non essere in grado di educare il principe alla responsabilità, alla verità, perciò accade che
il principe Medoro rifiuti completamente di vedere tutto ciò che turba la sua tranquillità. Il suo
comportamento non è solo infantile, in quanto è affetto da una malattia peggiore della cecità,
perché non vuole vedere le cose per come sono.
Rodari ha una concezione negativa di chi rifiuta di prendersi le proprie responsabilità civili e
decide di non farsi carico della sofferenza degli altri, perché finisce per provocare dei danni anche
a chi si rifiuta di prendere atto dei fatti, così come la principessa allegra virgola che non prende
seriamente la gestione del suo Regno e quindi viene spodestata dal cugino, anche Medoro cade in
disgrazia perché governa il suo Regno facendo finta che la realtà non esiste e finendo così in
miseria. Il risveglio emotivo e civile avviene quando viene toccato da un bambino, cieco come lui:
questo contatto costringe Medoro a «vedere», suscita finalmente la sua pietà e genera da parte
sua un'assunzione di responsabilità, decidendo di fare da padre ai piccoli.
Con questo comportamento, non c'è più la vigliaccheria di chi fugge dalla verità, ma il coraggio di
chi decide di fare qualcosa per cambiarle, contribuendo così alla creazione di una porzione di
giustizia.
Tornando alla vicenda del principe Siro, il protagonista ha trovato una felicità più completa e meno
posticcia nella sua scelta di rinunciare al proprio destino di unico privilegiato, a favore di una scelta
di giustizia collettiva: quando il padre decide di fare imprigionare i boscaioli Siro li svela la sua
identità e pone il padre di fronte alla propria crudeltà; questi si rende conto delle malefatte che ha
compiuto e stiro lo aiuta a ritrovare il valore della fratellanza e dell'affetto attraverso l'esercizio
della solidarietà. Finalmente il re piange, cioè lascia che la pietà lo colga e si intenerisce. proprio in
questo momento, Siro mostra la moglie scelta, aspetto che nelle fiabe tradizionali viene
trascurato, sottolineando come la donna abbia scelto Siro senza sapere che fosse un principe.
Questo aspetto si pone in contraddizione rispetto alle fiabe tradizionali, in cui il marito deve
essere ricco il più possibile e la moglie il più attraente possibile.
Il consiglio dato in maniera sistematica alle donne è di sposare un sacco di zecchini o una
cassaforte. Isabella, che vuole sposare un uomo senza preoccuparsi del suo stato patrimoniale, e
bollata sbrigativamente come una stupida. Prendersi un marito povero sembra essere un brutto
affare, considerando che la moglie, secondo il canone tradizionale, non deve lavorare e che di
conseguenza la sua unica speranza di migliorare il proprio status e le proprie condizioni
economiche è appunto attraverso il marito.
Di tutt'altro avviso però è Rodari, come illustra in varie occasioni, per esempio nella novella «il
postino di Civitavecchia»: in questa storia, il postino Grillo è un sollevatore di pesi e potrebbe
vincere le Olimpiadi ed è così allenato perché ha un bel po’ di famiglia a carico. Rodari gioca sulla
rappresentazione letterale dell'espressione metaforica, riferendosi proprio alla capacità di portare
su di sé il peso delle proprie responsabilità. Il postino è così abituato a portare i pesi che per le
Olimpiadi si allena sollevando monumenti e di ciò il suo capo ne è molto entusiasta. Nelle
conversazioni tra il capo e Grillo, è presente anche la sua fidanzata Angela, innamorata di lui per la
sua generosità e non interessata alle sue condizioni economiche e allo stesso tempo è una donna
che vuole avere diritto di parola nelle scelte che riguardano la loro vita.
In questa novella sono espresse le condizioni di Rodari: il vero coraggio consiste nell’affrontare
con responsabilità la vita tutti i giorni, così come il matrimonio consiste ne cercare qualcuno che
ci apprezzi e che sia orgoglioso di noi proprio per quel coraggio.
-Tale approccio costruttivo è presente in “Teresin che non cresceva”  in un primo momento, di
fronte alla morte del padre in guerra, Teresin decide che non vuole più crescere, cioè si rifiuta di
“vedere”, come negli altri racconti analizzati. In un primo tempo, il suo rifiuto di crescere genera
anche il rifiuto del matrimonio, dagli altri considerato una tappa ineludibile della vita di una donna.
Mentre tutte le sue compagne si preparano alla loro vita adulta secondo i canoni, senza porsi
domande e senza mettere in dubbio il destino che è stato loro assegnato, Teresin rifiuta in blocco
tutto l'armamentario erotico-romantico (serenata, tacchi alti, quest'ultimo segno di omologazione
e simbolo sessualizzato e consumistico). Questo sottrarsi al destino di tutte è ritenuto stravagante,
al punto tale che e le altre donne prendono in giro Teresin. Dopo un po’, però, Teresin si rende
conto che la sua famiglia ha bisogno di lei e che restando piccola non può aiutarle: un po’ per volta
rivede la propria decisione e ricomincia a crescere, prima per aiutare la nonna che ormai è troppo
vecchia per fare i lavori di casa; poi diventa sempre più grande per aiutare la madre, il fratellino e
un po’ per volta anche altre persone che hanno bisogno aiuto, senza pensare alle conseguenze o a
preoccuparsi di soddisfare eventuali aspirazioni egoistiche. a questo punto, le amiche la criticano
perché è troppo grande: se prima non poteva mettere i tacchi alti, cioè non risultava abbastanza
attraente, almeno secondo il canone corrente, ora gli uomini potrebbero rifiutarla perchè diventa
superiore a loro. Ad una disparità fisica corrisponde una disparità di valore e il fatto che, nel
matrimonio tradizionale, la donna non può permettersi di essere migliore dell'uomo, per non
entrare in competizione con lui e non fargli ombra. teresina non è preoccupata di questo bel
sogno. ma è una donna autonoma e sensibile che ha deciso di impiegare la sua vita in un modo
che lei ritiene costruttivo, senza farsi spaventare dalle eventuali conseguenze sulla sua vita privata.
in questo racconto l'altezza è la rappresentazione letterale di una metafora del valore umano, di
abilità: più Teresin diventa generosa e altruista, più diventa grande.

Il tema del matrimonio come luogo di disparità è presente con grande frequenza nei testi di
Rodari ed egli spesso attribuisce tale disparità alla maggiore maturità emotiva da parte della
donna che si dimostra più coraggiosa e consapevole del consorte a dispetto dello stereotipo
corrente.
Tale tema viene affrontato, particolarmente, in due novelle molto simili che hanno come
protagonista il re mitologico Admeto:
 La prima, “Il filo di Admeto” il re viene a sapere che le tre Parche hanno deciso di tagliare
il filo della sua vita ma che, se troverà qualcuno che muoia al suo posto, esse lo
risparmieranno. Il re chiede al suo servo, ai genitori, a ministri, generali e sacerdoti di
sacrificarsi per lui, ma con sua grande rabbia nessuno si dichiara disponibile; giunto alla
disperazione, ne parla con la moglie. Admeto rifiuta di affrontare la morte, al contrario di
sua moglie coraggiosa che è disposta a morire al suo posto. Rodari rappresenta in questo
racconto il punto di vista tradizionale secondo il quale è naturale che sia la donna a
sacrificarsi per l'uomo. Infatti, Alcesti muore e Admeto sopravvive; durante il periodo del
lutto passa dagli Ercole che portò in vita la moglie Alcesti, voleva chiedere scusa al marito
per non essere riuscita a sacrificarsi fino all'estremo per lui. Rodari con queste pochissime
parole traccia con grande sensibilità l'interiorizzazione profonda, da parte delle donne, del
comportamento avvezzo al sacrificio che viene loro inculcato.
 La seconda, scritta una decina di anni dopo, “Per chi filano le tre vecchiette?” in Novelle
fatte a macchina, in cui viene ripresa la vicenda ampliandone le osservazioni legate alla
disparità di genere. Viene sottolineato il comportamento sprezzante da parte del re nei
confronti della moglie e l’ira nei confronti dei sudditi che non vogliono morire, per cui
vengono accusati di vigliaccheria.
Il tema del PREGIUDIZIO GRAZIE AL QUALE GLIU UOMINI SI RITENGONO SUPERIORI RISPETTO
ALLE COMPAGNE viene denunciato, per esempio,
-nella storia “Le mucche di Vipiteno” una mucca mangia un arcobaleno e il suo manto
diventa di tutti i colori, poi inizia a fare il latte blu; solo Elsa, che si occupa di fare la raccolta del
latte per una cooperativa, avrà l’intuizione giusta che confiderà al signor Walter. Egli, avendo
l’intenzione di sposarla, fa finta di crederle ma di tacere perché altrimenti l’avrebbero presa
per matta. La signora Elsa le canta chiare al signor Walter e si offende quando quest’ultimo la
tratta come una sciacquetta fantasiosa, tanto da rifiutare il suo pretendente dal tono
paternalista e assente in apprezzamenti personali o sentimenti.
Elsa accetterà Walter solo quando lui cambierà atteggiamento e sarà disposto a creare il loro
rapporto su nuove basi. La donna ha ben chiara l’importanza di un marito capace di
condividere con la donna un futuro di aspirazioni, sogni e sentimenti.
In realtà, quindi, Elsa, come Delfina, Rita e molte altre protagoniste femminili sono tutt’altro
che stupide, ma sono intelligenti e piene di risorse.
La riflessione sulla parità di genere attraversa profondamente tutta l'opera di Rodari, ma con il
tempo è andata maturando fino a una sistematica rappresentazione in senso esemplare del
matrimonio e della coppia.
Rodari rivela come la disparità tra coniugi riguardi anche la “doppia morale” in voga all'epoca,
una disparità in quell'uomo ha diritto alla promiscuità sessuale e in generale ha un
comportamento apertamente libertino, mentre la donna è tenuta a un comportamento
irreprensibile e discreto punto la realtà, come sempre, è presente nei racconti di Rodari con
tutte le sue contraddizioni che vengono sottolineate attraverso l'ironia.
Nella raccolta di poesie “il cavallo saggio”, destinata a un pubblico adulto, Rodari dipinge nella
maniera più chiara e grottesca possibile l'equilibrio ipocrita su cui si fonda la famiglia
tradizionale attraverso lo strumento della lapide, in genere impiegata per esaltare messaggi
patriottici e momenti di alto valore civile. Inoltre, Rodari, utilizza una scrittura ed un lessico ben
precisi per porre in ridicolo la relazione asimmetrica tra una procace diciottenne e un
attempato sessantenne, attraverso la descrizione dei loro corpi, in “Le spiaggie di Comacchio”
de “Il gioco dei quattro cantoni”.
In sintesi, il matrimonio deve essere una scelta, uno strumento attraverso il quale i coniugi si
completano l'un l'altro, partendo da un piano di parità con lo scopo di rendersi felici a vicenda
e di esaltare ciascuno i talenti dell'altro.
Come nel caso del racconto «La sposa sirena», in cui il terrestre Leo visita il pianeta Sirenide e
si innamora di Noa, che però può vivere solo nell'acqua. Leo e Noa si sposano, ma Noa per
respirare sulla terra deve usare un respiratore, motivo per cui suo marito lavorerà di nascosto
con un gruppo di scienziati per produrre una valvola che gli permetta di respirare facilmente
nell'acqua. Per farle una sorpresa, quando Noa torna da Sirenide si fa trovare immerso
nell'acquario di casa. Quindi, la reciprocità e lo sforzo per comprendere e soddisfare le
necessità del proprio compagno sono le chiavi per il vero matrimonio.
5. ATALANTA E IL MATRIMONIO
Atalanta è il romanzo che sintetizza il pensiero di Rodari sulla posizione della donna nella società
e non manca neanche il tema matrimoniale.
In un primo tempo, Atalanta non contempla l’idea del matrimonio, in quanto è vissuta libera,
allevata prima da un'orsa e poi accolta da Diana e dalle ninfe e non capisce come si possa vivere in
una città e in una casa, limitando così tanto la propria esistenza, dentro quella che percepisce
come una prigione. Atalanta, così come le sue amiche cresciute con Diana, è una donna abile,
selvaggia e indipendente. Sente di non appartenere al mondo degli uomini virgola di cui
percepisce il pericolo e la rapacità.
Per esprimere questo suo pensiero, Rodari riporta nella narrazione il mito di BRITOMARTI
(compagne di caccia di Atalanta), braccata da Minosse che voleva concepirla e che la insegue non
come un uomo innamorato che cerca di portare a sé la donna che ama, ma come cacciatore che
insegue la sua preda. Minosse cerca di allettare Britomarti con l'offerta di un Regno, che però a
quest'ultima non interessa; tuttavia, il re non si arrende al rifiuto ed insegue la ninfa letteralmente
per mari e monti fino a quando Britomarti, stanca, costretta a scegliere tra la morte e l'essere fatta
preda da Minosse, decide di morire. Minosse non piange solo di dolore, ma anche di rabbia, per
non essere riuscito a catturarla, proprio come si farebbe per un trofeo sfuggito.
L'unica memoria personale che Atalanta ha degli uomini e l'abbandono da parte di suo padre, il re
Jasa, che l'ha rifiutata perché è nata femmina. Il suo rifiuto viene descritto dettagliatamente da
Rodari, mentre della madre non si sa nulla, probabilmente è morta di dolore dopo che non è
riuscita a dare in vita un erede maschio a suo marito (la gente era pronta a dare la colpa per
questo agli dei).
Alla luce di questa vicenda, si può comprendere il risentimento da parte di Atalanta nei confronti
degli uomini e come, ad un certo punto, decida di sfidarli per vendicarsi, per mostrare loro che è
superiore. Decide quindi di lasciare Diana per partecipare a una caccia a un cinghiale che sta
devastando le campagne, caccia in cui si sfidano gli eroi più Valenti della Grecia. Inizialmente, la
maggior parte dei guerrieri non vuole neppure che Atalanta gareggi, infatti la prendono
apertamente in giro deridendo nelle intenzioni e le abilità.
E’ Meleagro, uno dei figli del re che ha indetto la caccia, ad accoglierla e, insieme a Teseo, a
permetterle di partecipare alla competizione. Meleagro si innamora di Atalanta, ma la sua scelta
incontra il rifiuto da parte di sua madre: in un colloquio privato tra altea e Atalanta, Rodari mette
in scena allo scontro tra una visione della donna (e del ruolo della madre) tradizionale,
rappresentato da Altea, il nuovo modello di donna impersonato da Atalanta.
Il tema del rifiuto della nuova compagna del proprio figlio maschio da parte della madre viene qui
affrontato con una rara schiettezza: Altea affronta apertamente Atalanta, ne critica il modello
progressista e quando Atalanta dichiara di non essere a caccia di un marito, Altea non crede alla
sua buona fede e la minaccia. Tuttavia, Atalanta colpita dalla tenerezza di Meleagro e dal suo
rispetto, inizia a farsi strada in lei l'idea che l'uomo possa non essere un nemico, bensì un fratello,
Imparando il valore dell'amicizia tra uomini e donne. A differenza di minosse virgola che cerca di
costringere Briomarti ad amarlo con la forza, Meleagro rispetta la volontà di Atalanta: non vuole
possederla, vuole farsi amare. La sua proposta di matrimonio è piena di sensibilità e non fa
pressione per ricevere una risposta, in quanto è consapevole che si tratti di una scelta davvero
importante che deve essere ponderata.
Meleagro comprende i timori di Atalanta, il suo desiderio di non perdere la propria indipendenza e
cerca di rassicurarla. Alla fine, l'amore folle di Altea, la madre di Meleagro, porterà alla vicenda alla
tragedia: pazza di gelosia per il fatto che il figlio ama Atalanta, la madre farà bruciare il tizzone da
cui dipende la sua vita assassinandolo.
A questo punto, atalante di nuovo sola e scopre troppo tardi di aver desiderato che Meleagro
diventasse il suo compagno. Decide quindi di partire e accompagnare Teseo alla ricerca del vello
d'oro, dove si instaura una forte amicizia tra lei, Teseo ed Ercole, attraverso cui Rodari mostra gli
equilibri possibili generati dalla condivisione di valori, quali il coraggio, la schiettezza, e l'amicizia
che trascendono dal genere.
Questo viaggio è anche una grande occasione per Atalanta per migliorare la sua conoscenza del
mondo e per riflettere sulla propria condizione di donna. Per la prima volta mette in discussione il
significato stesso della segregazione tra i sessi, in cui Rodari esprime anche indirettamente la
propria opinione sulle posizioni estremiste di alcune femministe: la soluzione rispetto alla
disparità di genere non consiste nel rifiuto dell'altro o nell'aggressività, ma nella ricerca di valori
comuni per cui lottare per una giustizia di tutti. Proprio per questo, il giudizio di Atalanta è molto
severo quando incontra Medea e Arianna, due personaggi mitologici femminili tragici, simbolo
dell'asservimento totale all'uomo che scelgono di seguire, anche a costo di tradire i propri valori. Il
tema del tradimento dei propri valori e delle proprie convinzioni è presente nella seconda parte
del romanzo e Atalanta, pensa virgola che se l'amore è fatto di sofferenza ed inganno non lo vorrà
mai incontrare, lo ritiene un'insensata abdicazione di sé.
Nel frattempo, parla con il suo amico Teseo di quello che sta accadendo tra Giasone e Medea,
quest'ultima disposta a tradire suo padre e la patria per amore. Per questo, lei si mette nelle
condizioni di non poter più ragionare con Giasone su un piano di parità e questa disparità nella
relazione sarà nefasta, in quanto Giasone a un certo punto virgola dopo averla usata, abbandonerà
Medea che non avrà posto più per tornare, causando così la morte dei propri figli.
Lo stesso insensato squilibrio regolerà anche i rapporti tra Teseo e Arianna, dimostrando come
Rodari o fra una rilettura di alcuni medi molto celebri che riguardano le vicende amorose di altre
donne virgola e li usa per mettere in luce la difficoltà e rischi generati da unioni in cui le donne
siano costrette a rinunciare ai loro principi, a umiliarsi pur di riuscire a conquistare l'uomo che
amano: da una disparità così profonda, da una distribuzione del potere così sbilanciata su un solo
membro della coppia, non possono che venirne che infelicità e ingiustizia.
Ma presto anche per Atalanta arriva il momento di prendere una decisione e parla con il padre che
vorrebbe vederla sposata. Seppur la fanciulla sia riuscita a fatica a ritagliarsi degli spazi di
autonomia, passando le giornate nei boschi sola come un cacciatore o non abbassando gli occhi
nel parlare con un uomo, non sfugge al destino di tutte le altre, ossia quello di accasarsi. Di fronte
alla richiesta del padre, Atalanta accetta di accontentare il padre, rispettando però la condizione di
sposare il giovane che l'avrebbe battuta nella corsa. Questa decisione viene presa con tristezza, in
quanto è ben consapevole del cambiamento che questo evento avrebbe portato nei suoi equilibri
e nelle sue priorità, dove sarebbe morta la fanciulla ribelle che era in lei e sarebbe nata la donna.
Atalanta scegli un tipo di prova in cui è praticamente impossibile batterla, perché sente che non
potrebbe accettare un marito che le è inferiore. A differenza di Medea e Arianna, che hanno
rinunciato a tutto per un uomo, Atalanta è certa che potrà rinunciare a parte della propria
indipendenza solo a patto di trovare un compagno alla sua altezza, infatti la prova si rivela ardua e
nessuno riesce a battere Atalanta.
Ma, a un certo punto, compare un pretendente diverso dagli altri, Melanione. Atalanta ha
incontrato l'amore, ma non per questo rinuncerà a se stessa e ai propri valori; sposerai il giovane
solo se lui la batterà in una gara reale.
Questo discorso è il momento culminante di tutto il discorso di Rodari sulla coppia e di tutto il
viaggio che Atalanta ha fatto attraverso le esperienze e gli amori degli altri, prima di affrontare il
proprio. Inoltre, ritorna anche il tema dei talenti: la vera Unione di due compagni si ha quando
l'uno e di stimolo all'altro per il reciproco miglioramento e sostegno punto è la fierezza che
impedisce ad Atalanta di accettare la proposta del padre, ma anche l'onestà: non vuole mentire al
suo compagno virgola non nonostante lo ami, bensì proprio perché lo ama punto e soprattutto
non vuole destinarsi a una vita in cui dovrebbe fingere continuamente di valere meno di quello che
è. E se Jaso ha chiesto ad Atalanta di sminuirsi, Melanione non la pensa così: non chiederebbe mai
ad Atalanta di mentire per stare con lui, sa bene che la ragazza correrà per vincere ed è sicurissimo
del suo valore, motivo per cui la ama. Nella corsa, il giovane ha deciso di utilizzare anche l'astuzia e
si è fatto regalare tre mele d'oro del giardino delle Esperidi; si tratta di pomi dal fascino
irresistibile, infatti chi le vede non può fare a meno di desiderarle.
Ogni volta che si accorge che Atalanta sta per superarlo, Melanione prende una mela dalla tunica
in cui l'ha nascosta e la fa cadere per terra, costringendo Atalanta a fermarsi per raccoglierla.
Per un soffio il giovane vince e Atalanta era felice, perché non era stata costretta a mentire, il
rifiuto di accettare la sistematica sottrazione di valore e di capacità per non risultare poco
appetibile per il proprio compagno sarà uno dei lei motive del rapporto di coppia così come lo
concepisce Rodari.
Inoltre, è come se perdendo, in realtà stesse vincendo, Poiché finalmente Atalanta ha trovato un
compagno con cui correre, con cui non deve fingere di valere meno di lui e che anzi, la ama per la
sua forza, il suo valore e le sue capacità ed è proprio in questo che consiste la vittoria dell'amore.
Il romanzo si conclude qui: Atalanta incontrato il suo compagno che non le chiederà mai di
sminuirsi per amor suo o di rinunciare ad essere se stessa, potendolo amare liberamente.

CAPITOLO 4: LA FAMIGLIA
1. IL CONTESTO STORICO
Per molto tempo a Rodari è stata attribuita una posizione conservatrice rispetto al matrimonio,
alla famiglia e al ruolo che l’uomo e la donna dovevano ricoprire; pochi lettori adulti sono riusciti
a cogliere la sua ironia nella rappresentazione della famiglia tradizionale.
Egli, come educatore, riconosce il primo imprinting nei bambini da parte della famiglia e si
impegna ad offrire un modello diverso rispetto a quello cattolico, tradizionale e reazionario. La
famiglia non deve essere uno strumento reazionario, è il luogo in cui si forma la coscienza umana
e civile del bambino e deve trasmettere un modello di uguaglianza, rispetto e solidarietà.
Nell’enciclica sulla famiglia Casti connubii, promulgata nel 1930, Pio XI ribadisce la vocazione della
donna di moglie e madre: se si occuperanno della famiglia, senza mettere a rischio il suo
matrimonio lavorando fuori casa, potranno aspirare alla santità; in caso contrario, ella ricadrà nella
vecchia servitù e ridiventerà un mero oggetto dell’uomo. Sostanzialmente, significa che: il compito
della donna è servire ed è meglio farlo auspicando alla santità, piuttosto che avere una vita di
bruta servitù.
Una terza via, quella che tende all’equilibrio tra i coniugi e alla realizzazione personale della donna
non è contemplata.
Anche Leone XIII si esprime riguardo alla rigida gerarchia di genere propria del cattolicesimo: la
donna deve essere soggetta ed obbediente al marito. Rodari ha a proposito una posizione
anticattolica e antifascista: cattolicesimo e fascismo, infatti coincidono e si rinforzano
reciprocamente nel costringere le donne a un ruolo secondario e subordinato rispetto al marito.
Anzi la donna deve sposarsi il prima possibile, così da passare direttamente dall'autorità paterna a
quella maritale.
In Italia, quindi, non esisteva alcuna alternativa al modello cattolico e fascista di donna-fattrice e
Rodari, essendo nato nel 1920, ha avuto modo di subire per intero la pressione della propaganda
fascista. Probabilmente, Rodari ha riflettuto sul ruolo fondamentale che la famiglia ha in una
società democratica sulla scorta del pensiero di Gramsci punto la posizione di quest'ultimo è
distante non soltanto da quella assunta dal fascismo, ma anche da quella dei governi socialisti che
si assunsero il compito di la popolazione e di assumere su di sé il ruolo educativo funzionale alla
propria organizzazione.
Per Gramsci e per Rodari, invece, è necessario che la famiglia possa avere a disposizione le risorse
per diventare un vero nucleo antifascista, la cellula primaria di una società più equa.
la sensibilità da parte di Rodari nel riconoscere il tentativo di manipolazione delle coscienze è
evidente anche nelle sue osservazioni su quella che all'epoca era l'Unione Sovietica, raccolte nel
diario di appunti «Giochi nell'Urss». La ragione per cui le dittature hanno sempre avuto interesse
nel controllare l'operato delle famiglie è che esse possono avere quella che Ferdinand Mount
chiama una natura sovversiva: anche se non si organizzano contro il regime, secondo Ginsborg
dispongono di particolari codici di culture di resistenza, per via di particolari caratteristiche e
risorse delle famiglie ossia flessibilità, solidarietà, reti, segreti gelosamente custoditi e così via.
Ginsborg sostiene che tutti i regimi, che in apparenza sembrano proteggere la famiglia, in realtà
fanno di tutto per controllarla. In altre parole, per Rodari è evidente come le forze reazionarie
cerchino di influire sui modelli educativi della famiglia per accaparrarsi le coscienze il prima
possibile. Egli, essendo un convinto antifascista, non poteva non considerare l’ambito familiare
come primo luogo in cui era fondamentale preservare i veri e profondi ideali democratici.
2. LA FAMIGLIA: UN NUCLEO DEMOCRATICO
La famiglia è un organo permeabile immerso nel tessuto sociale, da cui devono partire e da cui
devono rientrare tutte le spinte democratiche per la costruzione di una società più equa. La
famiglia è il mattone della società civile e per questo deve essere fondata sui valori che poi si
rispecchieranno nel vivere collettivo. L'individuo, che prima di tutto è un cittadino, deve essere
libero per poter creare una coppia tra pari, in cui sarà possibile dar vita a una famiglia che a sua
volta trasmette ai figli la libertà e la cittadinanza consapevole. Rodari ha una visione della coppia
molto diversa rispetto alla morale corrente: dopo aver riflettuto sugli equilibri e sui compiti di
ciascuno all'interno del matrimonio, non poteva non porre attenzione a questi equilibri che si
esplicitano all'interno del nucleo familiare e come essi incidono profondamente sui bambini,
determinandone i comportamenti futuri.
Rodari la famiglia, dunque, è un nucleo educativo fondamentale, perché
-per i bambini costituisce la prima esperienza di applicazione di principi etici fondamentali e
-perché la più importante occasione di imprinting per un essere umano.
Il modo in cui un bambino vedrà interagire i suoi genitori formerà il suo modo di vedere la
famiglia, il modello sarà interiorizzato e sarà necessario un grande lavoro su se stessi per
modificarlo da adulti in maniera consapevole. L'attenzione di Rodari per la famiglia si focalizza su
due aspetti:
 il primo riguarda il rapporto che in generale i genitori stavano con i figli e il modello di
famiglia e di coppia che tramandano:
 il secondo aspetto riguarda le storture emotive che le figure genitoriali possono esprimere
educando, cioè gli errori più comuni in cui i padri e le madri incappano durante il processo
educativo.
2.1 QUALE MODELLO DI FAMIGLIA?
Il modello tradizionale di famiglia deve essere ripensato virgola in particolare modo Rodari ritiene
che il modello autoritario sia fallimentare appunto esso è distruttivo perché non può che portare
all'aggressività: La mancanza di buone relazioni tra genitori e figli viene attribuita ai genitori che
possiedono la responsabilità educativa. Questo modello autoritario del pater familias e del,
letteralmente, “padrone” di proprietà e relazioni non investe soltanto il rapporto con i figli, ma
anche quello con la moglie. Di conseguenza i bambini imparano a essere aggressivi con le donne,
o al contrario, se sono bambine imparano ad essere remissive e ad accettare di farsi trattare
come serve.
Oltre agli scritti rivolte ai genitori, Rodari introduce questi temi anche nei testi rivolte ai bambini
mettendo in risalto il lato buffo, facendo il verso alla serietà con cui in genere si parla del ruolo del
padre (per esempio, ne “La bambola a transistor” quando il padre si dice d'accordo con la moglie
per l'acquisto della bambola lo proclama nella sua qualità di capofamiglia).
-Inoltre, viene dipinto in modo satirico il tradizionale ruolo della madre come mansueta e
affettuosa e del padre come impegnato e severo, da cui in qualche modo ci si deve difendere,
come in «Gip nel televisore». quando Gip cade dentro la tv, le reazioni della madre e del padre
sono totalmente opposte punto la prima reazione da parte della madre eh cosa avrebbe detto il
padre, quasi come se l'eventuale sanzione dovesse riguardare sia il figlio che la madre, proprio
perché l'esercizio dell'autorità e delegato al capofamiglia, ossia il padre. Quando il padre di Gip
arriva a casa, Rodari affronta il suo ruolo con ironia ed osserva come sia disorientato di fronte alle
cose che accadono in casa: e lì non ha la minima idea di quello che sta succedendo, perché non è
realmente presente nella vita familiare.
-Ne «le avventure di Tonino l'invisibile» affronta un altro tema difficile, ossia l'invisibilità dei
bambini e delle bambine non soltanto per la famiglia, ma anche per gli spazi comuni e per la
città che non è mai a misura di bambino. Nel romanzo Tonino, che non ha studiato la lezione,
vorrebbe con tutte le sue forze diventare invisibile per non dover subire l'interrogazione; quando
questo accade in un primo momento è contento, ma poi inizia a rendersi conto di che cosa voglia
dire veramente essere invisibili e torna a casa sperando che la madre lo veda. L'atteggiamento dei
genitori è opposto: l'assenza del figlio e capisce che sta succedendo qualcosa di strano, il padre
sembra totalmente assorbito dal suo giornale ed è indifferente alla sorte del figlio. La sua unica
preoccupazione riguarda la spesa costituita dall'avere figli. L’invisibilità letterale è l'espressione di
un’ invisibilità metaforica, ossia quella dei bambini di fronte ai loro genitori e in particolar modo ai
loro padri. un certo punto Tonino incontra Paola l'unica bambina che riesce a vederlo virgola e da
un atteggiamento più critico rispetto al comportamento dei genitori, infatti è proprio lei ha fornire
a Tonino la chiave di lettura della sua condizione.
gli adulti sono percepiti come simboli di un'autorità ingiustamente esercitata sui propri figli virgola
che non vengono veramente osservati e compresi. L'invisibilità dei bambini porta all'ingiustizia
educativa e ad una collettiva e sociale: le persone invisibili sono quelli che ci rifiutiamo di vedere,
secondo Rodari virgola che associa il comportamento nell'intimità al comportamento nella società.
In questo modo, attraverso questa storia, diventa comprensibile anche per un bambino l'ingiustizia
di non avere nessuno che si occupi di noi virgola che ci veda e che ci aiuti a soddisfare le nostre
necessità. Rodari ritiene necessario che la famiglia applichi su di sé un paradigma educativo
nuovo, attento all'etica e alla giustizia sociale, ma è necessario un grande lavoro su di sé e la
capacità di essere onesti fino in fondo del nucleo familiare i modelli fondati sull'autorità
all'ingiustizia, proponendo un modello basato sulla solidarietà.
3. QUANDO I GENITORI SBAGLIANO
Rodari ha sviluppato una sua analisi sui limiti educativi dei genitori cercando le storture che
l'educazione di tipo tradizionale ha generato.
3.1 LA MADRE
Rodari cerca sempre di osservare in modo parziale, individuando i talenti ma anche i limiti di
ciò che sottopone alla sua analisi. La madre ha una grande responsabilità educativa e le sue
difficoltà emotive possono avere importanti ricadute ai suoi figli. La madre, insomma è
imprigionato in un ruolo in cui l'unico potere è costituito dal rapporto con il figlio maschio può
sviluppare per quest'ultimo un attaccamento morboso con conseguenze dolorose per tutti
appunto la figura materna più tragica e terribile di tutta la produzione di Rodari e forse la
regina altea, la madre di Meleagro, che ha sviluppato un attaccamento nei confronti del figlio e
non sopporta che lui, diventata adulto, possa amare qualcuno che non sia lei. Invece di gioire
della sua felicità, Altea non sopporta di essere messa in ombra da un'altra donna, benché
questo sia nell'ordine naturale. Quindi Altea convoca Atalanta per minacciarla, il crollo del suo
primato. Un'evidenza contro la quale è inutile cercare giustificazioni e virgola malgrado tutte le
rassicurazioni di Atalanta, Altea l'aggredisce. L'unica donna che per Altea sarà accettabile per
suo figlio è una moglie succube che lei possa gestire senza problemi e che non metta in
discussione la sua autorità su di lui. La madre chiarisce ad Atalanta che se non desisterà dal suo
proposito sarà disposta persino a fare del male al suo stesso figlio, esprimendo con grande
intensità il potenziale violento contenuto nel rapporto materno.
Quando Meleagro, per difendere Atalanta, uccide i propri fratelli, Altea capisce che davvero il
figlio non potrà più essere suo e preferisce sacrificarlo piuttosto che vederlo felice con un'altra
donna, infatti la madre, pazza di rabbia, fa accendere un fuoco e butta nel braciere il tizzone
che teneva in vita il figlio destinandolo alla morte.
In questo tipo di rapporto madre-figlio non soltanto la madre non accetta che il figlio diventi
adulto, ma odia ferocemente la giovane donna che e, secondo lei, le toglie l'unico potere che
sia autorizzata ad esercitare. La condanna di questo comportamento da parte di Rodari è
presente attraverso la voce di un’anziana serva.
Secondo lui, la figura della madre è quasi sempre benevola, il genitore che è in grado davvero
di difendere i figli e di prendersi cura di loro.
 L'intervento salvifico delle madri compare in più racconti, per esempio nel racconto
«Nino e Nina», i quali sono stati abbandonati dal padre che non sa come mantenerli,
finché un fornaio non li trova ed è sua moglie che si prenderà cura di loro. La moglie del
fornaio è una donna che sa con sicurezza che cosa fare e che di fronte alle necessità dei
due bimbi non si fa intimidire nemmeno dalle forze dell'ordine, né dal marito virgola e
che costringe il padre dei bambini a superare la vergogna a raccontare la propria
vicenda: la narrazione è proprio l'elemento che poi spingerà il marito a trovare una
soluzione e a migliorare il futuro dei bambini.
 In «La torta in cielo», quando il padre di Paolo e Rita scopre che la figlia è implicata nel
mistero di un enorme disco volante sospeso sopra la città, vorrebbe portarla al
comando per farla interrogare, ma la moglie si rifiuta di lasciare andare la bambina.

Potrebbero piacerti anche