Per norma giuridica si intende un insieme di regole che concorrono a disciplinare la vita
organizzata. Caratteri della norma giuridica sono la sanzionabilità, l’imperatività, la
generlità e l’astrattezza
a) la sanzionabilità
- la garanzia dell’osservanza della norma è data da sanzioni ( def. Conseguenza sfavorevole
per l’inosservanza della norma) esterne ( n.b. la sanzionabilità è fondamentale in quanto
determina la garanzia sociale della norma) che possono essere di tipo:
Fonti del diritto sono gli atti o fatti dai quali traggono esistenza le norme giuridiche. Le fonti del
diritto si distinguono in diverse categorie. Tali categorie hanno differente efficacia normativa in
quanto le une prevalgono sulle altre (ad es., la legge prevale sul regolamento). L'ordine delle
categorie normative secondo la loro prevalenza costituisce la gerarchia delle fonti del diritto
Fonti formali del diritto devono ritenersi attualmente:
A) la costituzione, le leggi costituzionali; e i regolamenti comunitari
(La costituzione è la legge che enuncia i principi basilari e stabilisce l’organizzazione e la funzione
dei poteri, accanto alla costituzione al vertice della gerarchia vi sono le leggi costituzionali e i
regolamenti comunitari)
B) le leggi ordinarie; (emanate dal Parlamento con l’iter ordinario) e le leggi regionali (emanate
dalle regione nelle materie previste dall’art 117 della costituzione)
C) i regolamenti; (Emanati dal Governo con il compito di chiarire l’applicazione della legge nei casi
dubbi)
D) gli usi. (o consuetudini) (Sono fonti non scritte costituite da due elementi, ripetizione nel tempo e
convinzione della loro obbligatorietà)
La prevalenza delle fonti normative secondo la loro gerarchia non deve essere confusa con l'ordine
di applicazione delle norme, e cioè con l'ordine di preferenza nell'applicazione delle norme alle
della norma cioè dalla ragione che ne determina la promulgazione (in parole povere dallo scopo per
cui è stata fatta dal legislatore).
In alcuni casi al’intenzione ci porta a interpretare una parola con un significato più ampio, per es la
parola tasso può essere interpretata come corrispettivo oppure può essere che al termine usato si dia
una interpretazione più restrittiva, la parola danno può essere interpretata come danno patrimoniale
(art 2043 Risarcimento per fatto illecito. Qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un
danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno.)
Il risultato finale interpretativo funzionale appena decritto non può essere in contrasto con
quello letterale, ma può essere che l’interpretazione funzionale modifichi il significato letterale.
C. L'interpretazione sistematica
L’interpretazione della norma non può essere effettuata con il solo riguardo alla norma interpretata.
Ma occorre esaminare la legge nel suo complesso in quanto l’interesse normativo è sempre
dimensionato e condizionato dalla rilevanza riconosciuta agli altri interessi. L’interpretazione deve
essere coerente con il sistema generale dei valori posti alla base della convivenza di una comunità e
quindi deve essere coerente con la Costituzione.
D. L'interpretazione evolutiva
L’interpretazione evolutiva consente di adeguare le norme alle nuove esigenze. In mancanza di
una specifica previsione normativa si rende allora necessario il ricorso all’analogia.nuova realtà
sociale. (Ad esempio il comune senso del pudore ha subito modifiche sostanziali negli anni, in
passato atteggiamenti o modi di fare che noi consideriamo normali era considerati reato)
4. Analogia
- L’analogia è il criterio in base al quale alla fattispecie non regolata da alcuna norma si applicano le
norme regolatrici di fattispecie simili (analogia legis) (art. 12 disp. Prel).
- Questo accade quando nonostante la tendenza ad una completa regolamentazione delle materie ne
esistono alcune socialmente e giuridicamente rilevanti non regolate da alcuna norma.
Serve a colmare un vuoto di disciplina e nella sintesi permette di ricostruire una regola quando essa
manca, facendo riferimento a regole/situazioni contesti simili.
Ci sono dei presupposti minimi per poter creare una norma attraverso il processo analogico,
a) in primis l'assenza della norma nell'ordinamento giuridico (il legislatore non deve aver avuto
l’intenzione di dettare alcuna regola per quel caso, né espressamente né implicitamente, in quanto a
volte la disciplina negativa si ricava dall’assenza di specifica disposizione positiva),
b) secondo deve esserci una norma che regola un caso simile o una materia analoga e
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a) si riconosce alle leggi interpretative che fissano formalmente il significato di una legge – e lo
fanno quindi dalla sua entrata in vigore. Vi deve essere certezza che la norma interpreti e non
sostituisca.
b) si riconosce in Costituzione ai decreti legge emanati dal Governo senza delega dal Parlamento in
casi di necessità ed urgenza. Questi devono però essere convertiti entro 2 mesi altrimenti perdono
retroattivamente la loro efficacia ( art. 77 cost).Tutti gli effetti decadono e trova applicaz. La
vecchia norma abrogata. Questo per evitare che siano regolati rapporti in maniera definitiva senza la
garanzia e controllo del Parlamento.
Ciascuna legge emanato può contenere norma transitorie per regola il conflitto tra vecchia e nuova
norma e che ne stabiliscono i limiti di applicazione a fatti già sorti o in via di formazione.
- la capacità di agire indica invece l’idoneità del soggetto ad esplicare direttamente la propria
autonomia negoziale e processuale.
La mancanza o limitazione della capacità di agire non implica la mancanza di capacità giuridica, ma
solo che per compiere alcuni atti al soggetto occorre un rappresentale legale o curatore; la mancanza
di capacità giuridica invece comporta l’impossibilità a rendersi titolare di diritto neppure a mezzo
rappresentante.
L’atto compiuta da persona incapace di agire è annullabile, ma se e fino a quando non viene
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L'incapacità di agire comporta di massima la inidoneità del soggetto a compiere o ricevere gli atti
giuridici, salvo che diversamente non risulti in ragione della natura dell'atto e della causa
dell'incapacità, in tal caso gli atti devono essere compiuti o ricevuti dal rappresentante legale.
11. Emancipazione
• L’emancipazione è lo stato di ridotta capacità di agire che il minore acquista col
matrimonio ( art. 390 cc)
Con l’emancipazione il soggetto acquisisce piena capacità di agire per gli atti di ordinaria amm.ne e
gli atti di natura personale, mentre per quelli di str amm.ne è necessaria l’assistenza di un curatore.
• Il curatore emette un consenso al compimento dell’atto avente natura di autorizzazione
privata.
• Con l’emancipazione il minore si sottrae alla rappresentanza legale di genitori e tutori e
emette in primo gli atti. Questo istituto ha applicazione marginale in quanto e cosa eccezionale
che il tribunale autorizza a contrarre matrimonio al compimento del 16° anno di età.
• Con la maggiore età decade lo stato di emancipazione.
• In caso di conflitto di interessi viene nominato dal giudice tutelare un curatore speciale.
• Al curatore è fatto esplicito divieto di acquistare diritti del minore. La violazione rende
annullabile il negozio si istanza dell’emancipato o dei suoi successori ( art. 378-396 cc)
affetto da una abituale malattia mentale. Il secondo presupposto per la dichiarazione di interdizione
è che a causa dell'infermità mentale il soggetto non sia in grado di provvedere adeguatamente ai
propri interessi. Non basta pertanto che il soggetto sia mentalmente malato, ma occorre anche che
l’infermità incida sulla sua attitudine a curare adeguatamente i propri affari patrimoniali e personali.
L'azione per l'interdizione può essere proposta dal coniuge, dai parenti entro il 4° grado e dagli
affini entro il 2° grado. In ogni caso, è legittimato ad agire il pubblico ministero.
A seguito della dichiarazione giudiziale d'interdizione il soggetto perde la capacità di agire.
Lo stato giuridico dell'interdetto è in larga parte corrispondente a quello del minore, salve alcune
differenze che trovano ragione nella diversa causa dell'incapacità. Mentre il minore, infatti, è
protetto per una presunzione di non raggiunta maturità, l'interdetto è privo della capacità di agire a
seguito di una sentenza che lo ha riconosciuto incapace d'intendere o di volere per una stabile
infermità mentale.
Come il minore, l'interdetto difetta della capacità negoziale. Gli atti negoziali devono essere
compiuti nel suo nome e nel suo interesse dal tutore. Gli atti compiuti direttamente dall'interdetto
possono essere annullati su istanza del tutore dell'interdetto o dei suoi eredi o aventi causa. L'azione
si prescrive in 5 anni decorrenti dalla cessazione dello stato d'incapacità.
Come il minore, t'interdetto difetta inoltre della capacità di stare in giudizio. Questa capacità gli
è tuttavia riconosciuta nel giudizio di interdizione, anche a seguito della nomina del tutore
provvisorio, e nel giudizio di revoca dell'interdizione.
Del fatto dannoso e ingiusto dell'interdetto risponde chi è tenuto alla sua sorveglianza, salvo che
provi di non avere potuto impedire il fatto. Responsabili sono ancora eventualmente i precettori e
gli istruttori per il tempo in cui l'interdetto è sotto la loro vigilanza (20482 c.c.).
L’inabilitazione
L’inabilitazione è lo stato giudizialmente dichiarato di ridotta capacità di agire della persona
maggiorenne che per le sue condizioni mentali o fisiche non è pienamente in grado di curare i
propri interessi economici
• Lo stato di ridotta capacità corrisponde al minore emancipato.
• Gli atti di str amm.ne necessitano dell’assistenza di un curatore.
• L’inabilitato può essere autorizzato all’esercizio di impresa purchè si tratti di continuazione di
una già esistente (art. 45 cc) e previa la nomina di un preposto con poteri di rappresentanza.
• L’inabilitazione può essere dichiarata quando il soggetto abbia raggiunto l’ultimo anno della
minore età e non sia pienamente in grado i provvedere ai proprio interessi per una delle seguenti
cause:
1) non grave infermità mentale: alterazione permanente che però non è così grave da escludere
per intero la capacità di intendere e volere;
2) prodigalità: impulso patologico che spinge il soggetto allo sperpero non valutando il
significato economico dei suoi atti;
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3) abuso abituale di alcolici o droghe: se si traduce in una permanente condizione patologica che
espone il soggetto o i suoi congiunti a grave danno economico;
4) sordomutismo/cecità dalla nascita: quando il soggetto non abbia ricevuto una educazione
sufficiente che gli permetta di provvedere autonomamente ai suoi affari.
• L’insufficiente maturità sociale deve essere accertata per sentenza e dichiarata a seguito di
processo ordinario.
• Legittimati sono: l’inabilitando, il pubblico ministero (stante l’interesse pubblico quando la
persona è esposta a rilevante pregiudizio non essendo in grado di provveder adeguatamente ai
suoi affari)
Nella nostra Costituzione essi sono previsti come diritti "inviolabili". Con questo termine, si vuole
esprimere il solenne impegno dello Stato a garanzia di tali diritti e vuole esprimere inoltre una
scelta di fondo dell' ordinamento.
Sulla scorta delle norme costituzionali e delle indicazioni contenute nei rinnovati riconoscimenti
internazionali dei diritti dell'uomo, è possibile distinguere una prima categoria di diritti di rispetto
della personalità umana.
1° categoria
Nell'ambito dei diritti di rispetto della personalità umana la distinzione procede più
particolarmente secondo i valori tutelati e precisamente: a) la vita e l'integrità fisica; b) l'integrità
morale; c) le libertà civili; d) l'intimità privata; e) l'identità personale; f) la paternità morale.
2° categoria
Una seconda categoria di diritti della personalità è quella dei diritti di solidarietà quali:
a) l'eguaglianza; b) il lavoro e la retribuzione; c) l'assistenza materiale e morale; d) la sicurezza
sociale; e) la salute.
Caratteri comuni dei diritti della personalità sono l'indisponibilità e la non patrimonialità.
Trattandosi di diritti che tutelano valori essenziali della persona si non possono eesere oggetto di
cessione o di rinunzia. La tutela della personalità umana risponde infatti ad un interesse della
collettività e si pone pertanto come un principio inderogabile di ordine pubblico.
L'indisponibilità dei diritti fondamentali non ne esclude in via assoluta una parziale limitazione o
rinunzia. (ad esempio si può autorizzare l’uso dell’immagine cosa frequente tra personaggi famosi)
Alla indisponibilità dei diritti della personalità si accompagna il carattere della non patrimonialità.
La non patrimonialità significa che il diritto non ha un valore di scambio.
La patrimonialità del diritto deve essere ulteriormente distinta rispetto alla patrimonialità del
danno. Il danno è infatti la conseguenza della violazione del diritto e questa conseguenza può
avere carattere patrimoniale a prescindere dalla natura del diritto leso
La persona alla quale sia negata la tutela giudiziaria dei suoi diritti fondamentali o che subisca la
violazione di essi per effetto di atti legislativi o amministrativi può ricorrere alla Corte dei diritti
dell'uomo
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Il riconoscimento dei diritti fondamentali deve quindi procedere sulla base della identificazione e
imputazione di tali valori, senza essere condizionato da preclusioni di ordine formale.
Ciò deve essere tenuto presente, anzitutto, con riguardo alla questione della possibile spettanza di
questi diritti al nascituro. La questione non può essere adeguatamente risolta applicando la norma
civilistica che collega l'acquisto della capacità giuridica al momento della nascita (art. 1 c.c.).
Questa norma, infatti, non esclude che il nascituro sia in atto portatore di interessi giuridicamente
tutelati.
Secondo una corretta impostazione occorre piuttosto avere riguardo alla riferibilità di valori
essenziali all'essere umano anche prima dell' evento della nascita (ad es., la salute): il nascituro è
infatti un essere umano, seppure non ancora dotato di vita autonoma. A questa impostazione
risponde appunto il riconoscimento della nostra Corte costituzionale che tra i diritti inviolabili dell
'uomo deve collocarsi, sia pure con le particolari caratteristiche sue proprie, la situazione giuridica
del concepito.
La titolarità dei diritti fondamentali viene meno, invece, con la morte della persona.
In quanto i diritti fondamentali sono posti a tutela della dignità umana essi spettano anche allo
straniero.
Il diritto alla vita tutela l'interesse dell'essere umano al godimento del fenomeno naturale della
propria integrità psico fisica. Pur non essendo specificamente menzionato nella nostra Carta
costituzionale, tale diritto rientra tra i tipici diritti fondamentali dell 'uomo ed è proclamato nella
Dichiarazione delle Nazioni Unite (art. 3) e nella Convenzione di Roma (art. 2). Il bene
dell’integrità psicofisica esige il rispetto ma anche la cura della persona.
Il diritto alla salute comprende queste due forme di tutela, ponendosi come diritto di rispetto della
persona da parte dei terzi e come diritto di solidarietà nei confronti dello Stato.
Nei confronti dei privati il diritto all'integrità psicofisica è un diritto assoluto che implica a carico
di tutti i terzi il divieto di comportamenti che importino sofferenze, malattie o menomazioni.
Il diritto all'integrità psicofisica è tutelato sul piano della responsabilità extracontrattuale, dando
luogo al risarcimento del danno biologico, inteso come qualsiasi alterazione fisica o psichica
dell'organismo.
Come diritto di solidarietà il diritto alla salute è il diritto della persona all’assistenza sanitaria
pubblica.
Il diritto all'integrità morale tutela l'esigenza dell'essere umano al godimento del suo onore e del
suo decoro come singolo e come membro di una collettività.
I diritti di libertà tutelano in generale l'esigenza della persona umana di esplicarsi secondo le
proprie scelte.
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Il diritto al segreto tutela l'interesse della persona a che i fatti della propria vita privata non
vengano abusivamente conosciuti o comunicati a terzi.
Il diritto alla riservatezza ha un duplice significato come diritto alla protezione dei dati personali e
come diritto al rispetto della propria vita privata.
Il diritto all'immagine tutela l'interesse del soggetto a che il suo ritratto non venga diffuso o
esposto pubblicamente. L'intimità della vita privata della persona è appunto violata anche quando
il ritratto della persona venga offerto alla pubblica curiosità.
Il diritto al nome rientra tra i diritti della personalità in quanto esso tutela un interesse che è
reputato essenziale della persona.
Il sesso rileva come primo segno di identificazione della persona nel contesto sociale.
Il diritto all'identità morale designa il diritto della persona a non vedere alterata la verità della
propria vita e delle proprie idee.
Il rispetto dell'identità morale esige precisamente che la divulgazione di fatti e idee della persona
non sia falsa o distorsiva.
Il diritto all'identità morale si distingue infatti rispetto al diritto all'integrità morale, che tutela il
bene dell'onore e del decoro, mentre il diritto all'indentità morale tutela la verità dell'immagine
della persona.
Il diritto alla retribuzione trova ormai generale riconoscimento tra i diritti fondamentali dell'uomo
quale pretesa ad una remunerazione che garantisca al lavoratore e alla sua famiglia una vita libera
e dignitosa.
Altri diritti, oltre a quelli sopra menzionati, sono tradizionalmente inclusi tra i diritti della
personalità, come ad es., il diritto alla paternità morale, cioè il diritto della persona ad essere
riconosciuto quale autore dell' opera dell'ingegno da lui creata (art. 25772 c.c.).
Figure di diritti della personalità vanno poi emergendo tra l'altro nel campo della solidarietà (es.: il
diritto alla sicurezza sociale: (art. 381 Cost.)) e della tutela del minore, della quale si è occupata la
Convenzione dell'O.N.U. del 20 novembre 1989, sui diritti del fanciullo (ratif. 1. 27 maggio 1991,
n. 176).
In questa convenzione sono stati proclamati diritti del minore che la nostra legislazione ignorava e
che tendono ad essere riconosciuti anche in Italia quali diritti fondamentali della persona. Basti
menzionare il diritto all’ascolto (il minore che abbia capacità di discernimento ha il diritto di
essere ascoltato in tutti i procedimenti che lo riguardano) e il diritto del minore di crescere nella
propria famiglia.
Stenta invece ad affermarsi il diritto all’eguale stato di figlio. Tra i diritti di solidarietà, che
tutelano l’interesse del soggetto a realizzare la propria personalità mediante l’altrui prestazione, si
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rappresentante. Oltre ad essere dotato di capacità giuridica, l'ente è anche dotato di capacità di agire.
L'ente si avvale necessariamente di persone fisiche, le quali decidono e compiono gli atti imputati
all'ente medesimo, ma non per ciò esso può essere equiparato ai minori e agli interdetti.
è lo stesso ente ad agire mediante i suoi organi. L'organo è in generale l'ufficio competente ad
esercitare una funzione dell’'ente. Gli organi possono essere esterni o interni a seconda che abbiano
o no il potere di rappresentanza.
Sono imputabili all’ente gli atti compiuti dall’organo ma anche gli eventuali atti illeciti, sempre che
l’illecito sia compiuto nell’esercizio di una funzione dell’ente. Un recente d lgs ha stabilito che tutti
gli enti giuridici privati, dotati o no di personalità giuridica sono responsabili per i reati commessi
nel loro interesse o a vantaggio di chi ne ha la rappresentanza, la gestione, il controllo o la direzione.
Tale responsabilità è solo amministrativa in quanto la responsabilità penale ricade sulle persone
fisiche che hanno effettivamente compiuto l’illecito.
Proseguire spiegazione con la classificazione.
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non può prescindere dalla valutazione della meritevolezza del fine perseguito, che dev’essere tale da
giustificarel’immobilizzazione di una ricchezza sottratta ai normali investimenti produttivi.
La fondazione deve avere uno scopo non lucrativo. La fondazione, cioè, non può perseguire un mero
vantaggio economico di determinati beneficiari ma deve soddisfare interessi ideali o bisogni
fondamentali di un generalità o collettività di destinatari.
La legge prevede anche fondazioni familiari, destinate a vantaggio di una o più famiglie determinate
(art. 283 c.c.).
Il carattere non lucrativo dello scopo non esclude che la fondazione svolga attività economica. La
stessa amministrazione del patrimonio è un'attività economica che può comportare, quando vi siano
beni agricoli, anche una gestione aziendale.
La fondazione non può invece esercitare in via esclusiva o principale un'impresa commerciale,
neanche se il profitto venga utilizzato per il perseguimento di scopi altruistici.
La fondazione è gestita da un organo amministrativo, composto da uno o più amministratori, che ha
il potere di decidere gli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione.
Generalmente l'organo amministrativo è collegiale e prende il nome di consiglio di amministrazione.
Gli amministratori sono quindi responsabili verso la fondazione per i danni derivanti dalla loro
negligente gestione.
Gli amministratori sono inoltre responsabili verso i terzi per i danni arrecati mediante illeciti
extracontrattuali.
Questa responsabilità si estende alla fondazione se il comportamento illecito rientra nell' esercizio
delle incombenze dell'organo.
.
Fondamentale sarà però il riconoscimento altrimenti tutti gli atti saranno da imputare ai titolari dei
beni e dei debiti risponderanno personalmente coloro che li hanno assunti.
I controlli pubblici
Le delibere del consiglio di amministrazione che eccedono i limiti dello statuto non sono senz’altro
inefficaci, ma possono essere annullate dall’autorità governativa ( art 25 cc).
Questa possibilità rientra in un più ampio controllo che l’autorità governativa esercita sull’ente e in
base al quale può annullare le delibere contrarie alla legge, l’ordine pubblico e il buon costume.
L’autorità pubblica può sostituire o nominare amministratori quando non si possa provvedere in
base allo statuto. Può sciogliere il c.d.a. e nominare un commissario quando gli amministratori
violini sistematicamente la legge, lo statuto o non perseguano lo scopo della fondazione ( art. 25 cc).
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L’associazione è una organizzazione stabile di persone per il perseguimento di uno scopo non
lucrativo.
Nell’associarsi si effettua la profonda esigenza sociale dell’uomo di unirsi e cooperare con altri al
fine di realizzare interessi e valori comuni.
Il nostro ordinamento distingue in le associazioni in due grandi categorie:
a) Associazioni riconosciute: che hanno personalità giuridica;
b) Associazioni non riconosciute: che sono prive della personalità giuridica
NB: la mancanza della personalità giuridica non esclude l’esistenza dell’associazione nonchè
dall’applicazione di quelle norme che prescindono dalla personalità.
L’associazione riconosciuta. L’atto costitutivo. Il riconoscimento
L'associazione ha la sua fonte nell' atto costitutivo, che è il negozio formale mediante il quale più
persone si organizzano in gruppo stabile per il perseguimento di uno scopo non lucrativo. L'atto
costitutivo dell'associazione è una convenzione plurilaterale che deve essere stipulata per atto
pubblico a pena di nullità
L'atto costitutivo deve contenere l'indicazione dello scopo, del nome, della sede, del patrimonio.
Esso deve inoltre indicare i diritti e gli obblighi degli associati, le condizioni della loro ammissione,
le disposizioni sull' ordinamento e l'amministrazione, ed eventualmente quelle relative all'estinzione
dell'ente (art. 16 c.c.). l’atto costitutivo è il negozio formale mediante il quale più persone si
organizzano in modo stabile per il perseguimento di uno scopo non lucrativo. =convenzione
plurilaterale che deve avere la forma pubblica pena la nullità (art. 14 cc)
La parte normativa dell' atto costitutivo rappresenta lo statuto della associazione.
Il riconoscimento dell’autorità governativa comporta il riconoscimento capacità giuridica ( in attesa
può iniziare l’attività come associazione non riconosciuta).
Denominazione e sede
La denominazione è l’appellativo che contraddistingue l’associazione.
Deve essere contenuta nell’atto costitutivo e il suo mutamento comporta modifica di tale atto e
l’autorizzazione governativa.
E’ tutelata alla stregua del nome e ha diritto all’uso esclusivo.
La sede è il luogo in cui l’associazione ha il centro principale della sua attività
Va indicata nell’atto costitutivo e deve risultare dal registro delle persone giuridiche. A questa
devono far riferimento i terzi. La sede è importante in quanto determina il foro generale
dell’associazione in sede processuale.
Lo scopo e l'attività
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• L’associazione si costituisce per il perseguimento di uno scopo non lucrativo che è la funzione
pratica che il gruppo assolve e per la quale è giuridicamente tutelato. Non può svolgere in
maniera prevalente attività finalizzate al conseguimento di un profitto altrimenti rientrerebbe
nello schema della società ( art 2247 cc).
• L’associazione può soddisfare un interesse economico dei suoi membri ma in maniera che
l’interesse economico sia realizzato attraverso una utilità percepita direttamente dall’associato.
• Non si può parlare di esercizio di impresa quando vi sono iniziative occasionali volte al
reperimento di fondi a fini ricreativi o culturali (vendita di pubblicazioni, organizzazioni di viaggi
20. Organi dell'associazione
Gli organi dell’associazione sono l’assemblea e gli amministratori
L'assemblea
• L’assemblea è la riunione degli associati in funzione deliberante.
• E’ l’organo fondamentale dell’associazione al quale spettano le decisioni concernenti l’esistenza,
disciplina e attività dell’ente. Essa infatti esprime in forma collegiale la volontà degli associati
quali sono portatori dell’interesse all’esistenza e all’attività dell’ente.
• La delibera assembleare è un atto collegiale al quale si applicano le norme del contratto.
• Le delibere contrarie alla legge o all’atto costitutivo o allo statuto sono ANNULLABILI.
L’azione di annullabilità può essere proposta dagli organi dell’ente, dal p.m. o da qualsiasi
associato (art 23 cc).
• Sono legittimati coloro che sono lesi dalla delibera.
• Prima che si giunga all’annullamento della delibera essa può essere sospesa dall’autorità
giudiziaria cioè privata temporaneamente dei suoi effetti in casi di gravi motivi ( art. 23 cc – le
delibere contrarie a ordine pubblico o buon costume posso essere sospese anche dall’autorità
prefettizia).
Gli amministratori
Gli amministratori sono gli organi competenti a gestire e a rappresentare l’associazione.
Le limitazioni dei poteri devono risultare dal registro delle persone giuridiche e in mancanza di
tale pubblicità le limitazioni non hanno effetto salvo per chi ne era a conoscenza (art. 19 cc).
Le responsabilità verso l’associazione e verso i terzi sono analoghe a quelle per la fondazione.
l rapporto associativo. Recesso ed esclusione dell'associato
L’associato è membro dell’associazione attraverso un rapporto associativo che lo rende
partecipe degli interessi e dei poteri del gruppo e che lo impegna all’osservanza dello statuto.
L’associato ha il diritto di recedere in ogni momento dall’associazione, tale diritto non può essere
escluso o reso difficoltoso dallo statuto. E’ ammissibile che l’associato si obblighi
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nell’associazione per un periodo limitato (art. 24 cc) purchè il limite temporale sia compatibile
con le libertà di scelta costituzionalmente garantite.
L’associato ha comunque facoltà di recedere per giusta causa. L’espulsione può essere deliberata
solo per gravi motivi o nei casi espressamente previsti dallo statuto.
La delibera che espelle arbitrariamente l’associato può essere impugnata dall’interessato davanti
all’a.g. (entro 6 mesi dalla notifica della delibera di esclusione a pena decadenza del diritto).
L’estinzione del rapporto associativo non da diritto ad alcun diritto di rimborso dei contributi, ne
liquidazione di quote, ne l’associato può accampare pretese sui beni sociali.
A differenza di quanto previsto per la fondazione l’autorità governativa non ha il potere di decidere
la trasformazione dell’associazione
21. Differenza tra associazioni riconosciute e non riconosciute;
Il nostro ordinamento distingue in:
a)Associazioni riconosciute: hanno personalità giuridica;
b) Associazioni non riconosciute: che ne sono prive
L'associazione non riconosciuta è un'associazione priva di personalità giuridica.
Pur essendo priva di personalità giuridica l'associazione non riconosciuta è un ente giuridico dotato
di capacità giuridica generale.
La mancanza di personalità giuridica comporta soltanto la mancanza di autonomia patrimoniale
perfetta: l'associazione non riconosciuta può assumere obbligazioni, ma la sua responsabilità si
accompagna sempre a quella di coloro che hanno agito in nome e per conto di essa.
Ulteriore differenza è che per costituire un’associazione non riconosciuta non è necessario l’atto
pubblico
NB nelle riconosciute per gli atti risponde l’ente, nelle non riconosciute rispondono gli coloro che
agiscono in nome e per conto di essa.
comitato ad esempio il comitato per la festa della fragola, la festa del santo. Patrono etc).
• Dall’atto costitutivo deve risultare il nome se con personalità giuridica; in caso contrario acquista
la denominazione data dai terzi nell’applicazione della sua attività.
• La sede è il centro principale della sua attività.
• Per perseguire lo scopo può esercitare attività economica, ma non una attività commerciale in via
esclusiva. La dotazione patrimoniale è data dai fondi raccolti sui quali i membri non hanno alcun
diritto.
La responsabilità del comitato e dei suoi componenti
Se il comitato non ha personalità giuridica delle obbligazioni assunte dagli organi rappresentativi
rispondono in solido e personalmente tutti i componenti del comitato (art. 41 cc).
Questa regola per dare la massima attenzione da parte dell’organizzazione alla gestione del
denaro offerto dal pubblico
Impresa Familiare
Riforma del diritto di famiglia ha introdotto l’art 230 bis nel codice civile.
Questo articolo rappresenta una famiglia più ampia, non più in senso patriarcale, non esistono
privilegi per il capofamiglia come in passato. Se si presta attività unitaria in maniera continuativa,
questo comporta partecipazione all’impresa familiare. La legge valorizza ogni tipo di attività
compresa quella prestata all’interno delle mura domestiche. Nella vecchia concezione il marito
lavorava con affini e parenti e la moglie a casa occupandosi di pulizia finalizzata all’impresa, questa
attività viene considerata all’interno dell’impresa familiare.
“Secondo tale norma si intende come familiare il coniuge, i parenti entro il terzo grado, gli affini entro il
secondo; per impresa familiare quella cui collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado, gli affini
entro il secondo”
In caso di divisione ereditaria o di trasferimento dell'azienda i partecipi di cui al primo comma
hanno diritto di prelazione sull'azienda
. I compartecipi hanno il diritto di mantenimento, il diritto di partecipazione agli utili e agli
incrementi e determinati poteri di cogestione (art. 230 bis c.c.).
Per partecipare a tutti gli effetti all'impresa familiare è necessario lo svolgimento di un'attività
economica continuativa da parte di un gruppo familiare. L'impresa familiare ha quindi la sua fonte
nella legge e non nel contratto.
Il singolo familiare è partecipe dell'impresa in quanto presta continuativamente la sua attività
lavorativa in essa o anche nella famiglia.
Le imprese familiari sono molto numerose ad esempio le cantine i vigneti etc.
La norma indica il coniuge e i parenti ma non esplica di chi siano parenti.
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NOZIONE DI BENE
Il codice civile definisce i beni come le cose che possono formare oggetto di diritti (art. 810 c.c.). I
beni in senso giuridico sono quindi qualsiasi entità materiale o ideale giuridicamente rilevante.
La nozione di bene per il diritto è più ampia della nozione di bene economico. Giuridicamente
rilevanti e oggetto di tutela giuridica possono infatti essere entità economicamente non valutabili,
come ad es. i beni essenziali della persona (la salute, l’onore, ecc.). L’uomo non è un bene in senso
giuridico in quanto non è oggetto di diritti ma titolare di essi, e ragione ultima dell’ordine giuridico.
Una delle principali distinzioni del codice è quella tra beni immobili e beni mobili. Beni immobili
sono il suolo, le sorgenti, i corsi d’acqua, gli alberi, gli edifici e in genere tutto ciò che è
naturalmente o artificialmente incorporato al suolo (art. 812_1 c.c.). Sono considerati invece beni
mobili tutti gli altri beni (art. 812_3 c.c.). Così, ad es., deve reputarsi bene mobile l’acqua che ha
cessato di scorrere o che è stata artificialmente canalizzata.
Beni pubblici sono i beni che appartengono allo Stato e agli altri enti pubblici.
Il codice distingue due categorie di beni pubblici:
1) il demanio pubblico, comprendente, tra l’altro, il lido del mare, la spiaggia, i porti, i laghi, i
torrenti, nonché le autostrade, gli aeroporti, gli immobili riconosciuti di interesse storico,
archeologico e artistico (art. 822 c.c.; d. lgs, 22 gennaio 2004, n. 41 (codice dei beni culturali).
Condizione giuridica di tali beni è la inalienabilità (art. 823 c.c.);
2) il patrimonio indisponibile, comprendente beni che non appartengono al demanio pubblico ma
che soddisfano un interesse generale: es., le foreste, le miniere, le cave e le torbiere. Condizione
giuridica di tali beni è la vincolatività della destinazione: dalla loro destinazione essi non possono
essere distratti se non nei modi stabiliti dalle leggi che li riguardano (art. 828 c.c.). La stessa
condizione giuridica è prevista per i beni destinati all’esercizio pubblico del culto cattolico. Questi
beni non possono essere sottratti alla loro destinazione neppure per effetto di alienazione (art. 8312
c.c.).
Le pertinenze sono “le cose destinate in modo durevole al servizio o ad ornamento di un’altra cosa”
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I diritti reali
Diritti reali sono i diritti che conferiscono un potere assoluto e immediato su una cosa.
I diritti reali si distinguono in diritti reali di godimento e diritti reali di garanzia secondo che
conferiscano poteri di godimento o di garanzia.
Diritto reale di godimento per eccellenza è la proprietà, a fronte della quale si collocano i diritti reali
su cosa altrui. Diritti reali di godimento su cosa altrui sono la superficie, l'enfiteusi, l'usufrutto,
l'abitazione, l'uso, le servitù.
Diritti reali di garanzia sono il pegno e l'ipoteca.
Caratteri dei diritti reali sono l'immediatezza, l'assolutezza e l'inerenza.
L'immediatezza indica la diretta soggezione della cosa al potere del titolare del diritto reale, nel
senso che il titolare esercita il suo potere senza il tramite di una prestazione altrui.
L'assolutezza indica la tutelabilità del diritto nella vita di relazione, e la conseguente esperibilità di
esso nei confronti di chiunque lo contesti o lo pregiudichi o sia destinatario dei suoi effetti.
L'inerenza designa l'opponibilità del vincolo a chiunque possieda la cosa o vanti un diritto su di essa.
Oggetto dei diritti reali sono le cose materiali. Oltre che per la materialità, l'oggetto dei diritti reali si
caratterizza per la specificità.
Il carattere della specificità sta ad indicare che oggetto del diritto possono essere esclusivamente
cose specifiche e attualmente esistenti.
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La proprietà è il diritto reale che ha per contenuto la facoltà di godere e disporre delle cose in
modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dall’ordinamento
giuridico ( art. 832 cc)
La facoltà di godimento comprende tutte le possibili forme di utilizzazione: il proprietario può
disporre a suo arbitrio in senso giuridico (dandole in pegno) sia in senso materiale (mutuandone la
dest. Economica)
I caratteri della proprietà sono:
1) Realità: la proprietà è il diritto reale per eccellenza nei confronti del quale tutti gli altri diritti si
qualificano come limitati. La realità del diritto comporta: immediatezza, assolutezza, inerenza e
materialità.;
2) Pienezza: ciò che distingue la proprietà dagli altri diritti reali è la pienezza del potere di
godimento. Il proprietario può fare del bene tutto ciò che non è vietato.
3) Elasticità: Se vi erano dei limiti (usufrutto) che comprimevano il diritto, questo si riespande
automaticamente al venir meno dei limiti;
4) esclusività: il proprietario può escludere altri dal godimento della cosa o in termini più ampi gli
altri non devono invadere al sua sfera di godimento.
5) Imprescrittibilità: la proprietà è un diritto imprescrittibile. E’ tale anche l’azione di
rivendicazione ( art. 948 cc). Il proprietario può rivendicare in ogni momento il suo diritto di
proprietà delle cose.
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— le luci e le vedute (artt. 900-907 c.c.): le prime sono quelle che danno solo passaggio alla luce ed
all'aria, mentre le vedute o i prospetti permettono di affacciarsi;
— lo stillicidio, il proprietario di un fondo deve fare in modo che le acque piovane che cadono dai
suoi tetti non scolino nel fondo del vicino.
Limiti ed obblighi non fanno altro che identificare il contenuto del diritto di proprietà.
La presenza di limiti e di obblighi non ridicono il diritto di proprietà, ma ne definiscono la portata.
Infine il proprietario non può compiere atti, che non abbiano altro scopo che quello di nuocere o
recare molestia ad altri: il codice (art. 833) i cosiddetti atti emulativi.
Requisiti della emulatività dell’atto sono: a) l’esercizio del diritto di proprietà; b) la finalità
pregiudizievole; c) l’inutilità dell’atto.
Non posso ergere un muro alto 10 metri per fare ombra al giardino del vicino con lo scopo di
impedire la coltivazione di fiori o ortaggi. Tale atto non porta alcun vantaggio al proprietario ma ha
il solo scopo di produrre nocumento altrui.
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Esistono anche leggi speciali che prevedono modi di acquisto della proprietà e sono:
l’espropriazione per pubblica utilità, la confisca, la vendita forzate dei beni etc.
26. Accessione
incorporazione di opere fatte dal proprietario del suolo con materiali altrui ( 935);
incorporazione di opere fatte dal proprietario del suolo con materiali propri ( 936);
incorporazione di opere fatte da un terzo con materiali altrui ( 937);
Il proprietario del suolo, secondo il codice, acquista immediatamente la proprietà delle cose
inseparabili, e può reclamare la proprietà di quelle separabili.
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b) accessione invertita: attribuisce al costruttore la proprietà del fondo ove sia costruito l’immobile
(per questo invertita in quanto sarebbe il contrario). Il codice disciplina questa materia nel caso in
cui il costruttore occupa in buona fede una porzione del fondo attiguo e il proprietario non fa
opposizione entro tre mesi dal giorno dell’occupazione. Il costruttore è tenuto a pagare oltre ai danni
il doppio del valore della superficie occupata ( 938 cc)
Ipotesi particolare è prevista in favore della P.A. che occupa un suolo senza titolo ma per scopi di
interesse pubblico ( occupazione appropriativi ed è disciplinata dal t.u. sull’espropriazione: dpr
8/6/01 n 327).
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Se l’acquisto è a titolo originario è sufficiente esibire il titolo. L’azione è imprescrivibile (948 cc).
Fondamento dell’azione = lesione del diritto di proprietà (causa petendi)
Oggetto dell’azione = condanna del convenuto alla restituzione del bene o pagam. in
denaro dell’equivalente (petitum)
Nel caso in cui la cosa venga alienata dopo la proposizione della domanda il giudizio prosegue e il
convenuto è obbligato a recuperare la cosa per l’attore a proprie spese o a corrispondere il valore
oltre al risarcimento del danno (948 cc)
L’azione negatoria
• L’azione negatoria è una azione a difesa della proprietà diretta a far dichiarare
l’inesistenza di diritti reali affermati da terzi sulla cosa e far cessare eventuali turbative o
molestie che manifestino l’esercizio di tali diritti ( 949 cc)
• Trattasi di azione reale imprescrittibile.
L’oggetto non è la restituzione del bene, ma l’accertamento della libertà della cosa.
• L’attore è tenuto a provare la proprietà delle cose ( basta il titolo derivativo anche se si tratta
di immobili) e deve provare anche l’inesistenza dei diritti affermati dai terzi.
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29 Nozione di condominio
Il condominio è la comunione degli edifici composti da più unità abitative in proprietà esclusiva.
La comunione in senso oggettivo designa la situazione di appartenenza della proprietà o altri diritti
reali a più titolari per quote ideali.
La comunione della proprietà prende il nome di comproprietà.
La comunione in senso soggettivo designa il gruppo dei comproprietari o contitolari del diritto
comune.
Con riguardo al titolo costitutivo la comunione si distingue in
a) comunione volontaria, che le parti pongono in essere mettendo in comune beni di loro
appartenenza o acquistando congiuntamente le quote di proprietà di un bene o aderendo ad una
comunione già costituita;
b) comunione incidentale, che si costituisce senza un atto volontario dei compartecipi, ma ad es., a
seguito di successione ereditaria o per unione o commistione;
c) comunione forzosa, che si costituisce a seguito dell'esercizio di un diritto potestativo legale.
Tipica ipotesi è la comunione forzosa del muro (art. 874 cc).
Il diritto di comunione conferisce quindi ai singoli contitolari la facoltà di godere della cosa
comune, con conseguente acquisto dei vantaggi . Tra i vantaggi sono inclusi l'acquisto dei frutti
civili e naturali della cosa e in generale gli acquisti a titolo originario.
Il codice detta una particolare disciplina dell'uso della cosa comune che prevede le seguenti regole:
1) Ciascun partecipante può servirsi della cosa comune, purché non impedisca agli altri partecipanti
di farne parimenti uso secondo il loro diritto (art. 1102, 1° co, cc.). La facoltà di utilizzare la cosa
comune è integrale e non è quindi riferita alla quota. A tal fine può apportare a proprie spese le
modificazioni necessarie al godimento della cosa.
2) Limite all'uso della cosa comune. Ciascun partecipante, nel servirsi della cosa comune non può
tuttavia alterare la destinazione economica (art. 1102, 1° co, cc.). Tale limite è diretto a
salvaguardare l'interesse degli altri compartecipi a conservare l'oggetto del loro diritto nella sua
identità economico-sociale; (immobile ad uso residenziale non posso adirlo a studio perché si
priverebbe altri del godimento del bene, stesso dicasi per un parcheggio).
3) Altro limite all'uso della cosa comune. Ciascun partecipante non può estendere il suo diritto sulla
cosa comune in danno degli altri partecipanti, se non compie atti idonei a mutare il titolo del suo
possesso
Caratteristica del condominio è la coesistenza di un diritto di comunione sulle parti comuni con
diritti di proprietà esclusiva sulle parti non comuni. Esso è qualificato come comunione speciale
regolate da apposite norme che integrano o derogano quelle sulla comunione ordinaria.
La disciplina legale del condominio si caratterizza rispetto a quella della comunione ordinaria per le
seguenti regole:
LE PARTI COMUNI
Sule parti comuni, ciascun partecipante vanta un diritto che è proporzionato al piano o al valore del
piano su cui vanta una proprietà esclusiva. Il condòmino deve contribuire alle spese per la
conservazione delle parti comuni e non può sottrarsi a tale obbligo attraverso la rinunzia. Per
esempio un condòmino non può sottrarsi al pagamento delle spese per la manutenzione
dell'ascensore, rinunziando al diritto di utilizzarlo. Le parti comuni sono indivisibili, a meno che la
divisione possa farsi senza rendere più incomodo l'uso della cosa a ciascun condòmino. Per
esempio, il lastrico solare può essere diviso, se vi è il consenso degli altri condòmini. Ciascun
partecipante non può eseguire opere che rechino danni alle cose comuni ed è tenuto a partecipare
alle spese di conservazione e gestione delle parti comuni, secondo la regola della comunione
ordinaria.
L'ASSEMBLEA
Nel condominio, il ruolo e le funzioni dell'assemblea, a differenza della comunione ordinaria, sono
più articolate. In particolare l'assemblea, oltre a nominare e revocare l'amministratore, provvede ad
approvare il regolamento, a confermare l'amministratore e a decidere della sua retribuzione.
L'assemblea approva il preventivo annuale delle spese e il rendiconto annuale dell'amministratore.
L'assemblea inoltre approva le opere di manutenzione straordinaria, costituendo, se occorre, un
fondo speciale.
L'amministratore non può infatti disporre di opere di manutenzione straordinaria, a meno che queste
non abbiano il carattere dell'urgenza. Per esempio l'amministratore, anche senza convocare
l'assemblea, può disporre che sia immediatamente riparato un cornicione al fine di scongiurare un
danno a terzi.
L'AMMINISTRATORE
L'amministratore è l'organo preposto alla gestione ordinaria del condominio. A differenza della
comunione ordinaria, la cui nomina è facoltativa, la nomina è obbligatoria nel caso di condomini
con più di quattro condòmini. Egli è il garante dei condòmini per la cura e la manutenzione delle
cose comuni, nonché per l'osservanza delle deliberazioni assembleari. Inoltre l'amministratore
svolge funzioni di gestione economica e di contabilità per tutto quello che riguarda le spese e il
calcolo dei contributi di ciascun condòmino. Inoltre all’amministratore spetta uno specifico potere
di rappresentanza dei condòmini. In particolare egli può agire in giudizio, sia contro i condòmini,
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sia contro i terzi. Egli può essere convenuto in giudizio per qualunque azione riguardante le parti
comuni
La revoca dell'amministratore può essere deliberata in ogni tempo dall'assemblea, con la
maggioranza prevista per la sua nomina oppure con le modalità previste dal regolamento di
condominio
Compiti (attrubuzioni) dell'amministratore. (1)
L'amministratore, oltre a quanto previsto dall'articolo 1129 e dalle vigenti disposizioni di legge,
deve:
1) eseguire le deliberazioni dell'assemblea, convocarla annualmente per l'approvazione del
rendiconto condominiale di cui all'articolo 1130-bis e curare l'osservanza del regolamento di
condominio;
2) disciplinare l'uso delle cose comuni e la fruizione dei servizi nell'interesse comune, in modo che
ne sia assicurato il miglior godimento a ciascuno dei condomini;
3) riscuotere i contributi ed erogare le spese occorrenti per la manutenzione ordinaria delle parti
comuni dell'edificio e per l'esercizio dei servizi comuni;
4) compiere gli atti conservativi relativi alle parti comuni dell'edificio;
5) eseguire gli adempimenti fiscali;
6) curare la tenuta del registro di anagrafe condominiale contenente le generalità dei singoli
proprietari e dei titolari di diritti reali e di diritti personali di godimento, (ad esempio i conduttori e
chi usufruisce di un comodato d’uso) comprensive del codice fiscale e della residenza o domicilio, i
dati catastali di ciascuna unità immobiliare, nonché ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza
delle parti comuni dell'edificio.
Costituzione dell'assemblea e validità delle deliberazioni
L'assemblea in prima convocazione è regolarmente costituita con l'intervento di tanti condomini che
rappresentino i due terzi del valore dell'intero edificio e la maggioranza dei partecipanti al
condominio.
Sono valide le deliberazioni approvate con un numero di voti che rappresenti la maggioranza degli
intervenuti e almeno la metà del valore dell'edificio.
Se l'assemblea in prima convocazione non può deliberare per mancanza di numero legale,
l'assemblea in seconda convocazione delibera in un giorno successivo a quello della prima e, in
ogni caso, non oltre dieci giorni dalla medesima. L'assemblea in seconda convocazione è
regolarmente costituita con l'intervento di tanti condomini che rappresentino almeno un terzo del
valore dell'intero edificio e un terzo dei partecipanti al condominio.
La deliberazione è valida se approvata dalla maggioranza degli intervenuti con un numero di voti
che rappresenti almeno un terzo del valore dell'edificio.
L'assemblea, oltre che annualmente in via ordinaria per le deliberazioni indicate dall'articolo 1135
del codice, può essere convocata in via straordinaria dall'amministratore quando questi lo ritiene
necessario o quando ne è fatta richiesta da almeno due condomini che rappresentino un sesto del
valore dell'edificio. Decorsi inutilmente dieci giorni dalla richiesta, i detti condomini possono
provvedere direttamente alla convocazione.
L'avviso di convocazione, contenente specifica indicazione dell'ordine del giorno, deve essere
comunicato almeno cinque giorni prima della data fissata per l'adunanza in prima convocazione, a
mezzo di posta raccomandata, posta elettronica certificata, fax o tramite consegna a mano, e deve
contenere l'indicazione del luogo e dell'ora della riunione. In caso di omessa, tardiva o incompleta
convocazione degli aventi diritto, la deliberazione assembleare è annullabile ai sensi dell'articolo
1137 del codice su istanza dei dissenzienti o assenti perché non ritualmente convocati. (1)
L'assemblea in seconda convocazione non può tenersi nel medesimo giorno solare della prima.
30 l regolamento condominiale
35
Il possesso è il potere sulla cosa che si manifesta in un’attività corrispondente all’esercizio della
proprietà o di altro diritto reale ( 1140 cc)
Elementi costitutivi
POTERE DI FATTO SULLA COSA: disponibilità di fatto della cosa (possesso diretto).
Possiede una cosa colui che la tiene nella sua sfera di controllo avendone la concreta
possibilità di disposizione. Questo potere non richiede necessariamente un contatto fisico
con la cosa che può essere detenutala un terzo che ha la disponibilità di fatto in via vicaria
(possesso indiretto) (1140 cc);
ANIMUS POSSIDENDI: (secondo elemento secondo la dottrina); volontà del soggetto del
di possedere la cosa come se egli ne fosse il proprietario. Questo elemento distingue il
36
Le definizioni ci dicono che con la detenzione il soggetto è consapevole che la cosa è di proprietà di
altri , con il possesso il soggetto ha la volontà di possedere la cosa come se egli ne fosse il
proprietario. La differenza secondo la dottrina sta nell’animus possidenti presente solo nel possesso.
L'espressione in nome altrui significa che il potere sulla cosa è subordinato al potere di un altro
soggetto, il possessore, e dipende da quest'ultimo in termini di autorizzazioni, concessioni.
La detenzione comprende due gruppi di ipotesi:
a) detenzione qualificata. Si tratta della detenzione che ha titolo in un diritto personale di
godimento del bene (locazione, precario, ecc.), o in un potere di gestione nell'interesse altrui (es.,
mandato, curatela testamentaria, ecc.)
b) detenzione non qualificata. Si tratta delle ipotesi in cui il detentore tiene la cosa a disposizione
del possessore.
Rientrano in queste ipotesi la detenzione per ospitalità (es., un amico che è ammesso ad abitare a
casa mia) o per ragioni di servizio o lavoro (un prestatore di lavoro che prende in consegna la
autovettura per ripararla).
Solo la detenzione qualificata viene, per certi versi, tutelata alla stregua del possesso. Il detentore
qualificato, per es., al pari del possessore, può avvalersi dell'azione di spoglio.
I diritti reali su cosa altrui sono diritti reali aventi ad oggetto un bene che è di proprietà di un
soggetto diverso dal titolare del diritto
I diritti reali su cosa altrui coesistono con il diritto del proprietario e lo limitano per tutta la loro
durata. I diritti reali su cosa altrui non integrano un'ipotesi di frazionamento del diritto di proprietà
ma di limitazione dello stesso. L'elasticità del diritto di proprietà importa la riespansione di esso una
volta estinto il diritto reale su cosa altrui che lo limitava.
La superficie è un diritto reale di godimento su cosa altrui che consiste:
37
a) nel diritto di costruire un'opera sopra un suolo di proprietà altrui. In deroga alla regola
dell’accessione il superficiario acquista la proprietà dell'opera realizzata (c.d. proprietà
superficiaria);
b) nel diritto di "mantenere" e alienare la costruzione di sua proprietà separatamente dalla proprietà
del suolo che resta al concedente
L’enfiteusi è il diritto reale che conferisce un’ampia facoltà di utilizzazione e di disposizione di un
fondo, con l’obbligo di migliorarlo e di pagare un canone al proprietario
L’usufrutto è un diritto reale di godimento che attribuisce al titolare il diritto di godere della cosa e
di trarne ogni utilità economica, salvo l'obbligo di rispettarne la destinazione economica. Oggetto di
usufrutto possono essere beni immobili e beni mobili in consumabili
L'uso attribuisce al titolare il diritto di servirsi di un bene e, se è fruttifero, di raccoglierne i frutti
limitatamente ai bisogni propri e della propria famiglia.
L'abitazione attribuisce al titolare il diritto di abitare una casa limitatamente ai bisogni propri e della
propria famiglia. Entrambe le figure si caratterizzano per attribuire rilevanza all'interesse familiare
La servitù consiste nel peso imposto sopra un fondo (fondo servente) per l’utilità di un altro fondo
(fondo dominante), appartenente ad un diverso proprietario (art. 1027 c.c.). L’utilità può consistere
nella maggiore comodità o amenità del fondo dominante o in un obiettivo vantaggio connesso alla
destinazione industriale del fondo. Esempio una servitù di passaggio impone al titolare del fondo
servente solo l’obbligo di tollerare il passaggio altrui
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La regola concerne cose mobili suscettibili di possesso. Ne rimangono pertanto esclusi i beni
immateriali e i crediti.
Es. entro in un negozio compro una borsetta, la merce proviene da un refurtiva ma esibendo il titolo
valido (lo scontrino di acquisto) ne sono il proprietario a tutti gli effetti. Ero in buona fede,
l’alienante non era legittimato a vendermi la borsa, esercito il possesso. Oppure acquisto un
motorino rubato in buona fede vale la regola del possesso vale titolo, non è necessario il possesso
prolungato come per l’usocapione
35 L’usucapione abbreviata
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Esistono altri tipi di usucapione di tipo c.d abbreviata perché richiedono tempi più brevi al fine
dell’acquisto della proprietà. Ad esempio:
a) Acquisto in buona fede dal non proprietario: i requisiti sono:- la non legittimazione
dell’alienante;
buona fede;
titolo astrattamente idoneo all’acquisto;
trascrizione del titolo;
possesso continuato x 10 anni;
b) Usucapione di piccola proprietà rurale: i tempi sono ridotti a 15 e 5 anni per coloro
che abbia conseguito in buona fede il possesso del fondo in base ad un titolo astrattamente
idoneo all’acquisto. Tale usucapione è stata inserita al fine di favorire la proprietà
contadina (fine sociale) e suo oggetto sono fondi rustici situati in comuni montani o a
basso reddito.
37 Azione di reintegrazione
L’azione di reintegrazione o di spoglio è l’azione volta a reintegrare nel possesso del bene chi
sia stato vittima di spoglio violento o clandestino (1168 cc)
( Def. SPOGLIO: privazione totale o parziale della cosa o più ingenerale, il fatto che impedisce
durevolmente al possessore l’esercizio del possesso.)
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38 Il contratto: nozione
Il contratto è l’accordo di due o più parti per costituire regolare o estinguere tra loro un rapporto
giuridico patrimoniale ( 1321 cc).
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Le parti possono essere definite come un centro autonomo di imputazione di interessi, tale nozione
è strettamente economica e ci permette tendenzialmente di ridurre quasi sempre a due i centri di
interessi.
Il contratto rientra nella più ampia categoria degli atti di autonomia o negozi giuridici ossia in
quegli atti mediante i quali il soggetto dispone della propria sfera giuridica. Il contratto è quindi un
negozio giuridico in quanto si perfezione con il consenso delle parti e per questo si distingue da
quello unilaterale che si perfeziona con la sola manifestazione della volontà dell’autore senza che
occorra accettazione (es. testamento). Altro carattere del contratto è la patrimonialità: esso ha per
oggetto rapporti suscettibili di una valutazione economica.
Gli elementi costitutivi rubricati all’art. 1325 del c.c. sono:
1) l’accordo;
2) la causa;
3) l’oggetto;
4) la forma (se prevista a pena la nullità).
L’accordo è l’incontro tra le manifestazioni di volontà delle parti. Esso è espresso quando si
realizza con una dichiarazione esplicita di volontà, scritta, orale o con un’altra espressione
equiparata al linguaggio. Nessun rilievo di impegno ha invece il silenzio rispetto alla dichiarazione
di volontà di un terzo
La causa è l’interesse meritevole di tutela secondo l’ordinamento giuridico che le parti
esteriorizzano attraverso il contratto
l’oggetto, rubricato agli art. 1346-1349: è il contenuto concreto del contratto; si confonde con la
causa in concreto per la fusione dei codici, civile e del commercio, fatto dal legislatore nel 1942 e
alla moda della pandettistica tedesca di quegli anni.
la forma: il modo in cui si manifesta la volontà; (è la modalità con cui si esteriorizza il contratto
Il negozio giuridico
Contratto è un particolare Negozio Giuridico (atto di volontà diretto ad uno scopo effetto giuridico)
Il negozio giuridico è un atto di esplicazione dell’autonomia privata quale potere del soggetto di
decidere della propria sfera giuridica personale o patrimoniale.
Il nostro codice (ispirazione francese) contiene disciplina generale del contratto ed è previsto che
tale disciplina si applichi agli atti unilaterali fra vivi aventi carattere patrimoniale in quanto
compatibile con la loro natura( 1324 )
Ulteriori elementi da ricordare
Nell’accordo Ciascuno delle parti decide in ordine ad un suo interesse
La delibera esercizio di autonomia privata, ma nell’interesse del gruppo (interesse comune dei
partecipanti) ogni partecipante concorre alla decisione in ordine all’interesse del gruppo. Viene
presa a maggioranza ed è imputata al gruppo o all’ente di cui il gruppo deliberante è organo
L’enfiteusi è un diritto reale di godimento su cosa altrui consistente nel potere di utilizzare un fondo
altrui, percependone i frutti, con l’obbligo di migliorarlo e di pagare un canone periodico in denaro
o in natura. Si ha enfiteusi quando il proprietario, che non vuole direttamente interessarsi di un bene
immobile, ne cede ad altri il godimento, con l'obbligo di pagare un canone e di migliorare il fondo.
La costituzione, che è fatta in perpetuo o per lungo tempo (è chiamata anche locazione perpetua) è
quasi una virtuale alienazione. Fattispecie ormai desueta
44
La rappresentanza è diretta quando il rappresentante agisce in nome e per conto di un altro soggetto.
In essa gli effetti del negozio si producono immediatamente e direttamente nella sfera del
rappresentato.
Nella rappresentanza indiretta, invece, il rappresentante non dichiara di agire in nome altrui. Egli
acquista in suo nome i diritti derivanti dal negozio concluso e diventa correlativamente soggetto
degli obblighi nascenti dal negozio. Occorrerà quindi un altro negozio per trasmettere gli effetti
dell’atto compiuto nel patrimonio della persona nel cui interesse l’atto è stato compiuto.
Il nuncius è figura diversa dal rappresentante in quanto si limita a manifestare all’esterno la volontà
già formata del rappresentato sostanzialmente solo un portavoce
La rappresentanza è volontaria quando trae origine dalla volontà dell’interessato.
La rappresentanza volontaria può riguardare qualsiasi contratto con l’eccezione dei negozi che, per
la loro natura, devono essere compiuti personalmente dall’interessato (ad esempio, il matrimonio o
le donazioni che sono atti personalissimi). Mentre nella rappresentanza diretta il rappresentato
diviene parte sostanziale del contratto assumendo la titolarità del rapporto, in quella indiretta il
rappresentato non diviene parte del contratto.
Tipico esempio di rappresentanza indiretta è il mandato senza rappresentanza
Solo la legge o l’interessato possono autorizzare un terzo a compiere atti che incidano in una sfera
giuridica diversa dalla propria
42 ) Il difetto di rappresentanza
Il difetto di rappresentanza riguarda l’ipotesi del contratto stipulato da chi non ha alcun potere
rappresentativo (o eccede i limiti della procura).
45
Premesso che nello svolgimento delle trattative e nella formazione del contratto le parti devono
comportarsi secondo buona fede (art. 1337 c.c.). La buona fede si specifica nei due fondamentali
aspetti della lealtà e della salvaguardia.
Gli elementi essenziali del contratto sono quattro, definiti dal codice civile (1325 c.c.)
•----accordo delle parti è l'incontro delle volontà delle parti; può essere espresso o tacito
•----la causa: La causa è l’interesse meritevole di tutela secondo l’ordinamento giuridico che le
parti esteriorizzano attraverso il contratto;
•----l’oggetto: la prestazione che una parte ha l'obbligo di eseguire in favore dell'altra o il diritto che
viene trasferito dal contratto; dev'essere possibile (quando è un qualcosa che esiste o può venire
ad esistenza), lecito (quando non è contrario a norme imperative, all'ordine pubblico ed al buon
costume), determinato o determinabile (quando viene determinata quantità e qualità)
•----la forma: il modo in cui si manifesta la volontà; nel nostro ordinamento vige il principio di
libertà della forma, ma in alcuni casi può essere richiesta una forma determinata affinché il
contratto sia valido (es. la forma scritta per i contratti immobiliari).
La mancanza anche di uno solo di questi requisiti genera nullità del contratto (art. 1418)
44 L'accordo
L'accordo delle parti è uno dei requisiti del contratto nell'ordinamento civile italiano. Lo stabilisce
l'art. 1325 del codice civile ai sensi del quale: "I requisiti del contratto sono: l'accordo delle parti; la
causa; l'oggetto; la forma, quando risulta che è prescritta dalla legge sotto pena di nullità".
L’accordo è l’incontro tra le manifestazioni di volontà delle parti.
Esso è espresso quando si realizza con una dichiarazione esplicita di volontà, scritta, orale o con
un’altra espressione equiparata al linguaggio. Nessun rilievo di impegno ha invece il silenzio
rispetto alla dichiarazione di volontà di un terzo.
46
Il contratto può essere concluso in modo simultaneo, con la presenza contestuale o virtuale delle
parti. Infine un contratto si può concludere attraverso lo scambio di proposta o accettazione. La
proposta e l’accettazione. La proposta è la dichiarazione di volontà proveniente da un soggetto che
prende l’iniziativa di concludere un certo contratto.
L'accordo fra le parti può essere manifestato in due modi:
Tacito: L'intenzione di stipulare il contratto è manifestata dal comportamento delle parti
Espresso: Consiste in una dichiarazione specifica, scritta (firma del contratto con dichiarazione di
volontà) o orale (manifestazione orale di volere concludere il contratto (es: semplice acquisto dal
macellaio dove noi chiedendo il prodotto manifestiamo di voler concludere il contratto di acquisto
del determinato prodotto) che contiene la volontà di concludere un determinato contratto.
L’accordo è requisito essenziale la cui mancanza prevede l’inesistenza del contratto nonostante
quanto previsto dall’art. 1418 (Cause di nullità del contratto Producono nullità del contratto la
mancanza di uno dei requisiti indicati dall'articolo 1325, questo deriva dal fatto che nel 1942 il
codice non prevedeva l’inesistenza, la mancanza di effetti all’epoca era riconosciuta come nullità)
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46 Offerta al pubblico
E’ una proposta contrattuale che invece di rivolgersi a una o più parti determinate, si rivolge alla
generalità dei soggetti che possono essere interessati all'offerta
Esempi di offerte al pubblico le troviamo nella vita di tutti i giorni; sono proposti tramite offerte al
pubblico i prodotti in un supermercato perché hanno esposto il prezzo di vendita, offerte al pubblico
sono avanzate nelle televendite. L'offerta al pubblico non deve essere nemmeno confusa con la
promessa al pubblico di cui all'art. 1989 c.c. In questo caso, la promessa (che è negozio
unilaterale) è vincolante appena è resa pubblica; non è volta alla conclusione di un contratto, ma si
promette una prestazione a favore di chi si trovi in una certa situazione o compia una determinata
azione. Tipico esempio di promessa la pubblico è quello relativo alla offerta di una somma di
denaro a chi ritrovi un cane smarrito .
L'offerta al pubblico può essere revocata nelle stesse forme dell'offerta o in un'altra equivalente (art.
1336 comma 2). Non è necessario che chi abbia avuto notizia dell'offerta debba poi avere notizia
anche della revoca perché questa sia efficace anche nei suoi confronti; basta, che offerta e revoca
siano eseguite.
Da sottolineare che per aversi offerta la pubblico è necessario che questa contenga tutti gli elementi
del contratto che si vuole concludere, deve essere, in definitiva, vera proposta contrattuale; in caso
contrario la proposta mancante di alcuni elementi, (come , ad esempio, la mancanza del prezzo di
vendita) non vale come offerta al pubblico, ma come invito a fare delle offerte (o meglio delle
proposte) che dovrebbero, di conseguenza, essere poi accettate
Il proponente si può obbligare a rendere irrevocabile la proposta per un certo tempo; la proposta
rimane irrevocabile anche nel caso di morte o sopravvenuta incapacità del proponente, a meno che
la natura dell'affare o altre circostanze rendano revocabile la proposta. Come si vede il proponente
per accentuare la serietà della sua proposta, la rende irrevocabile e, di conseguenza, sarebbe
inefficace la sua eventuale revoca.
Questo non vuol dire che il proponente debba essere legato per sempre alla sua proposta; accade,
infatti, che la revoca è efficace nel caso in cui giunga dopo la scadenza del temine di efficacia della
proposta e sempre che, nel detto termine, non sia giunta al proponente l'accettazione del contratto.
Non c'è poi bisogno di aspettare la scadenza del termine di efficacia nel caso in cui l'oblato (e cioè
l'altra parte) la rifiuti o l'accetti in maniera difforme.
48
La proposta di concludere un contratto da cui scaturiscono obbligazioni solo a carico del proponente
si considera irrevocabile non appena giunge a conoscenza del destinatario la parte più interessante
dell'ipotesi dell'art. 1333 è quella contenuta nel secondo comma, secondo cui il destinatario può
rifiutare la proposta nel termine richiesto dalla natura dell'affare o dagli usi, ma nel caso in cui non
ci sia questo rifiuto il contratto è concluso. È uno dei casi in cui la legge dà valore al silenzio,
equiparandolo a accettazione contrattuale.
Nel diritto di opzione invece le parti convengono che una formuli la proposta contrattuale, mentre
l'altra è libera di accettarla o meno in termine stabilito. La proposta formulata si considera
irrevocabile a norma dell'art. 1329 c.c. con l'accettazione, e quindi con l'esercizio del diritto di
opzione, il contratto si conclude senza bisogno di ulteriori manifestazioni di volontà.
48 Contratto preliminare
Il contratto preliminare è il contratto mediante il quale una o entrambe le parti si obbligano alla
stipulazione di un successivo contratto detto definitivo.
L’obbligo di stipulare il contratto definitivo implica la preparazione tempestiva della prestazione
che dovrà essere effettuata in esecuzione del contratto. Il preliminare può anche prevedere una
parziale anticipata esecuzione delle prestazioni finali
E’ una fattispecie usata spesso nei contratti tra privati.
Ha la funzione di “bloccare” un affare rinviando il definitivo instaurarsi del rapporto,
procedimentalizzando l’iter di realizzazione dell’assetto di interessi a cui mirano le parti
(distinzione con la c.d. minuta) (Le richieste di modifica di stanze o altri lavori in genere fanno
parte della cosiddetta minuta)
Nella minuta le parti non sono ancora vincolate e non si può considerare un contratto preliminare
Funzioni specifiche (es.):
-Valutare l’affidabilità di controparte
-Procurarsi dei documenti rilevanti per la conclusione dell’affare
-Procurarsi un mutuo per il pagamento del prezzo
-Esaminare se sussistono cause di annullamento (errori rilevanti, incapacità, ecc.) o di nullità (es.:
violazione di norme imperative) o di risoluzione (es.: vizi della cosa)
Può essere prevista una caparra confirmatoria al fine di tutelare le due parti.
Dal 1997 è stata prevista la trascrivibilità del contratto preliminare
Per la risoluzione consensuale di un preliminare non è previsto lo stesso adempimento formale ma
la giurisprudenza lo richiede.
Se un preliminare viene concluso e il venditore non vuole più vendere il compratore può rivolgersi
all’autorità giudiziale per ottenere una sentenza che produca gli effetti del contratto ovvero il
trasferimento della proprietà. La possibilità si ottiene con l’eventuale trascrizione del preliminare
prima che il venditore abbia trascritto una eventuale vendita ad altri dello stesso bene
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indurre l’altra parte nel confidare ragionevolmente nella conclusione del contratto). Un’altra ipotesi
di responsabilità precontrattuale è la violazione dei doveri di buona fede.
Lo svolgimento delle trattative non comporta nessun obbligo a contrarre infatti il contraente può
ritirare la sua proposta o la sua accettazione sino alla conclusione del contratto senza che si
costituisca per questo violazione ad alcun obbligo.
La responsabilità deriva dall’aver dolosamente o colposamente indotto l’altra parte a confidare
ragionevolmente nella conclusione del contratto tale recesso ingiustificato è fonte di responsabilità
precontrattuale in quanto secondo quanto previsto dal codice “Le parti, nello svolgimento delle
trattative e nella formazione del contratto, devono comportarsi secondo buona fede” cioè tene un
comportamento leale e corretto, se vi sono cause conosciute di invalidità del contratto vi è l’obbligo
di informare l’altra parte.
Affinchè vi sia responsabilità precontrattuale il presupposto deve necessariamente essere il fatto che
non si sia concluso il contratto, ad es. Se ci sono degli accordi tra ad es il costruttore ed un
compratore su eventuali migliorie da apportare ad un appartamento senza concordare un prezzo non
si può parlare di accordo, il contratto non si concluso.
Se il contratto non è concluso l’altra parte può ancora informare la prima parte dell’eventuale
errore.
Prima della conclusione del contratto l’altra parte può sempre informare. (ad avviso del prof si
rientra ancora nella parte precontrattuale).
Il danno viene definito come limitato al mero interesse negativo ovvero nelle spese effettuate da un
soggetto per arrivare a quel contratto valido. Nei limiti in cui i due soggetti si potevano aspettare da
un determinato danno. Non si può andare a risarcire un danno non determinabile.
L’interesse positivo è l’interesse che corrisponde all’esatta esecuzione del contratto.
Con l’art 1338 ci si ferma al momento della stipula, ho perso tempo l’altra parte non mi ha
informato della nullità del contratto e quindi devo essere risarcito.
Presupposto di applicazione di questa norma è che si stipulato un contratto invalido.
Sono inutili gli sforzi per catalogare la responsabilità precontrattuale, ma il metodo corretto è
l’interpretazione analogica delle singole fattispecie. Ogni caso concreto ha le sue sfaccettature ed il
giudice dovrebbe ragionare applicando una norma che regola un caso simile
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realizzano nella inefficacia di talune clausole particolarmente gravose, dette clausole vessatorie.
52 Le clausole vessatorie
Le clausole vessatorie sono condizioni generali che aggravano la posizione dell’aderente rispetto
alla disciplina del contratto. La legge prevede una serie di queste clausole e ne condiziona
l’efficacia alla specifica approvazione scritta dell’aderente (1341).
Non hanno effetto sull’aderente senza la sua specifica approvazione per iscritto le condizioni
che stabiliscono:
a favore del predisponente: limitazioni di responsabilità, facoltà di recedere dal contratto o di
sospenderne l’esecuzione;
ovvero
a carico dell’aderente: decadenze, limitazioni alla facoltà di opporre eccezioni, restrizioni alla
libertà contrattuale nei rapporti coi terzi, proroghe tacite o rinnovazioni del contratto, clausole
compromissorie e deroghe alla competenza dell’attività giudiziaria.
La previsione dell’onere formale della specifica sottoscrizione è da intendersi solo per le clausole
previste dalla legge e non può estendersi analogicamente ad altre clausole altrettanto gravose
(tassatività delle clausole vessatorie).
Se manca l’approvazione per iscritto la clausola vessatoria è priva di effetto anche se l’aderente ne
aveva preso effettiva conoscenza al momento della conclusione del contratto. La specifica
approvazione per iscritto non è necessaria quando le citate clausole sono negoziate dalle parti.
52
del contratto);
- l’ambito soggettivo (limitato ai contratti stipulati tra professionisti e consumatori);
- divieto di inserire clausole vessatorie e conseguente nullità delle stesse;
- la tutela inibitoria: contro la predisposizione di condizioni generali di contratto vessatorie.
In questo modo la nuova normativa ha previsto una duplice tutela:
tutela individuale: può essere fatta valere mediante accertamento giudiziale della
vessatorietà delle clausole inserite nei singoli contratti;
tutela collettiva: volta ad impedire in via preventiva l’inserimento di condizioni di contratto
nei singoli contratti.
l'ordinamento giuridico. Si distingue dai motivi proprio perchè questi ultimi rappresentano interessi
non esteriorizzati in contratto.
Il motivo viene anche definito usualmente come lo scopo pratico, individuale, che la parte o le parti
perseguono.
(Es. voglio acquistare un appartamento perché voglio contrarre matrimonio, nulla posso eccepire s
poi in matrimonio non viene celebrato, i motivi sono personali e non hanno rilevanza giuridica)
(Altra cosa è se devo comprare una automobile sportiva per partecipare ad una gara, l’auto deve
avere caratteristiche tali da potere partecipare alla gara stessa).
Altri esempi: Tizio si decide ad acquistare il fondo A in quanto desidera costruirvi la propria casa al
fine di andare ad abitarvi; Caio invece vuole acquisire un'area contigua a quella che già gli
appartiene allo scopo di edificarvi un capannone industriale per sviluppare la propria attività in forte
espansione
Infine secondo quanto disposto dall’art. 1418 del c.c il contratto è nullo per illiceità della causa. La
causa è illecita quando è contraria a norme imperative, all’ordine pubblico e al buon costume (es lo
scambio di stupefacenti è illecito)
Va poi ricordato che l'errore sul motivo è causa di annullabilità del testamento (art. 624_2 c.c.) e
della donazione (art. 787 c.c.) quando il motivo risulta dall' atto e sia stato il solo a determinare il
suo compimento.
(se su un testamento viene lasciato un legato perchè tizio ha salvato la vita a caio ma non
corrisponde verità in tal caso si parla di errore sul motivo).
56 La presupposizione
La presupposizione è una circostanza esterna, attuale o futura, che, senza essere espressamente
menzionata nel negozio, ne costituisce il presupposto oggettivo.
Le parti, pur non facendone espressa menzione nel contratto, hanno considerato pacifica e come
determinante per la conclusione dell'affare una data situazione di fatto attuale o futura.
Es. mi impegno a pagare una somma di denaro per poter aver accesso in un dato giorno ad un
balcone, senza che si dica espressamente che il contratto viene stipulato per assistere al passaggio di
un corteo, sebbene sia evidente e pacifico che questa è la ragione che induce alla stipulazione.
La presupposizione si differenzia dalla condizione perché quest'ultima tratta di un avvenimento
futuro ed incerto dal quale dipendono l'inizio (condizione sospensiva) o la cessazione (condizione
risolutiva) degli effetti del contratto e dev'essere menzionata espressamente nel negozio, mentre la
presupposizione è una circostanza esterna che non dev'essere espressa.
Il concetto di presupposizione evoca quello di una base negoziale oggettiva, presupposta dalle parti.
Si pensi al noto esempio della locazione di una finestra o di un balcone per il giorno del Palio in
Piazza del Campo a Siena.
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E' evidente che, se le parti hanno concluso un accordo in base al quale, a fronte della corresponsione
di una determinata somma di denaro, viene consentito l'accesso alle finestre ed ai balconi di una
casa che prospetta sulla Piazza, pur senza menzionare che ciò avviene allo scopo di poter assistere
alla storica competizione, questo elemento è comunque tale da determinate l'intera pattuizione. Chi
mai si sognerebbe di pagare una somma non indifferente, semplicemente per affacciarsi senza un
preciso motivo sul prospetto di una pubblica piazza?
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Nel nostro ordinamento vige il principio di libertà della forma, ma in alcuni casi può essere richiesta
una forma determinata affinché il contratto sia valido L’art 1350 indica quali sono gli atti che
devono farsi per atto pubblico o per scrittura privata, sotto pena di nullità ad es.
- I contratti che trasferiscono la proprietà di beni immobili.
- I contratti di locazione di beni immobili per una durata superiore a nove anni;
- I contratti che costituiscono, modificano o trasferiscono il diritto di usufrutto su beni immobili, il
diritto di superficie, il diritto del concedente e dell’enfiteuta;
Fra i negozi che esigono essenzialmente l'atto pubblico si segnalano la donazione (art. 782_1 c.c.),
l'atto costitutivo della società per azioni (art. 2328 c.c.), le convenzioni matrimoniali.
L’atto pubblico è il documento redatto da un notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato ad
attribuirgli pubblica fede (art. 2699 c.c.).
Pubblica fede vuol dire piena efficacia probatoria dell’atto. L’atto pubblico, precisamente, fa piena
prova – fino a querela di falso – di ciò che in esso è documentato, ossia della provenienza del
documento dal pubblico ufficiale, delle dichiarazioni della parti e degli altri fatti che il pubblico
ufficiale attesta essere avvenuti in sua presenza.
L’enfiteusi è un diritto reale di godimento su cosa altrui consistente nel potere di utilizzare un fondo altrui,
percependone i frutti, con l’obbligo di migliorarlo e di pagare un canone periodico in denaro o in natura. Si
ha enfiteusi quando il proprietario, che non vuole direttamente interessarsi di un bene immobile, ne cede ad
altri il godimento, con l'obbligo di pagare un canone e di migliorare il fondo. La costituzione, che è fatta in
perpetuo o per lungo tempo (è chiamata anche locazione perpetua) è quasi una virtuale alienazione.
Fattispecie ormai desueta.
59 Interpretazione del contratto
diretta a fissare il significato del contratto quando è dubbia la comune intenzione delle parti.
Di questo secondo gruppo fanno parte norme che indicano che nel dubbio il contratto debba
interpretarsi nel senso in cui possa avere qualche effetto, le clausole ambigue vanno interpretate
secondo le pratiche generali del luogo della conclusione del contratto o del luogo dell’impresa (se
uno è imprenditore), le clausole inserite nelle condizioni generali devono intendersi nel senso più
favorevole all’aderente , nel dubbio persistente il contratto va interpretato nel senso meno gravoso
per l’obbligato (crt a titolo gratuito) o nel senso che realizzi equo contemperamento di interessi (ctr
a titolo oneroso).
Nel caso in cui le intenzioni restino dubbiosi il contratto si uniforma a canoni legali improntati alla
conservazione dell’atto alla tipicità e all’equità.
Tra i due gruppi di norme è collocata la regola che impone di interpretare il contratto secondo la
regola della buona fede. L’interpretazione secondo i criteri di buona fede rileva come obbligo di
lealtà, infatti esige di preservare il ragionevole affidamento di ciascuna parte sul significato
dell’accordo. L’interprete deve adeguare l’interpretazione al significato cui le parti – in relazione
alle circostanze potevano e dovevano fare ragionevolmente affidamento.
Nelle regole oggettive è inserita la regola secondo la quale le espressioni con più sensi vanno intese
nel senso più conveniente alla natura dell’oggetto del contratto interpretazione funzionale).
I contratti a effetti reali sono quelli con i quali immediatamente si realizza l'oggetto del contratto
stesso e quindi il trasferimento del bene oggetto del contratto; quelli ad effetti obbligatori sono i
contratti dai quali le parti fanno nascere reciproci obblighi e diritti.
In base agli effetti che producono:
contratti obbligatori: sono quelli che producono effetti obbligatori
contratti ad efficacia reale: sono quelli che producono l'immediato trasferimento, la
costituzione o modificazione di diritti
I contratti ad effetti reali non vanno confusi con i contratti reali ossia quelli che si perfezionano con
la consegna della cosa che ne è oggetto come ad esempio il mutuo, il comodato, il deposito, il
pegno, il riporto. In questi contratti la consegna è un elemento costitutivo senza del quale il
contratto non s’intende formato.
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b) termine
c) modo
La condizione è una clausola che fa dipendere l’efficacia o la risoluzione de contratto dal
verificarsi di un evento futuro e incerto ( 1353). Ad esempio comprerò quel determinato
appartamento se il mio datore di lavoro mi trasferirà a Milano
La condizione che sospende l’efficacia è detta sospensiva, mentre quella che ne prevede la
risoluzione è detta risolutiva.
La condizione può essere volontaria o legale a seconda che sia posta dalle parti o dalla legge..
La condizione legale (condicio juris) è una condizione posta dalla legge.
Il termine è un elemento che fa riferimento ad un evento certo nel suo accadimento anche se è
incerto il momento nel quale l’accadimento avrà luogo = a differenza dalla condizione non rende
incerto il rapporto. La morte è un evento certo, non sappiamo quando ma accadrà.
Il modo o onere è la clausola dei negozi a titolo gratuito che obbliga il beneficiario
dell’attribuzione a devolverla in tutto o in parte per una data finalità.
59
a seguito di sentenza.
L’annullamento è pronunziato su domanda della parte legittimata alla quale spetta la decisione se
mantenere in vita o meno il contratto. Legittimata è la parte nel cui interesse è prevista l’invalidità
del contratto.
A differenza del contratto nullo quello annullabile produce provvisoriamente effetti. Il contartto
diviene definitivamente efficace a seguito della prescrizione dell’azione di annullamento o a seguito
di convalida.
Cause di annullabilità:
a) incapacità legale o naturale;
b) vizi del consenso ( 1425). – (errore – violenza – dolo)
c) situazioni di abuso a danno di una della parti.
60
Indicano la contrarietà ai principi basilari del nostro ord. Giuridico che per larga parte trovano
espressione nella costituzione. Vi rientrano in particolare i diritti fondamentali della persona.
Norme del buon costume
La contrarietà al buon costume esprime i canoni fondamentali di onestà pubblica e privata alla
stregua della coscienza sociale.
E’ contraria al buon costume anche un comportamento che in un dato ambiente e momento storico è
condannato dalla coscienza sociale (tangente x raccomandazione), non solo gli atti lesivi della
dignità sessuale.
Il contratto contrario al buon costume è nullo ma le prestazioni eseguite non possono essere ripetute
Illeciti possono anche essere i motivi (1345) = rende nullo il contratto quando sia determinante del
consenso, esclusivo e comune di entrambe le parti.
Il contratto è altresì nullo negli altri casi previsti dalla legge (1418) es. i casi di divieto di patti
successori (458), del patto commissorio (2744) (Patto leonino. È nullo il patto con il quale uno o più
soci sono esclusi da ogni partecipazione agli utili o alle perdite)
Al terzo comma sono previste le nullità speciali ovvero gli altri casi previsti dalla legge potremmo
citare a titolo di esempio la nullità delle clausole vessatorie (art 33 del codice del consumo)
64 La nullità virtuale
La cause di nullità del contratto sono previste all’art. 1418 del c.c., tale articolo prevede che il
contratto sia nullo per la mancanza di uno degli elementi costitutivi previsti all’art. 1325 ovvero la
mancanza della causa, dell’oggetto e della forma prevista dalla legge, in mancanza della’accordo
nonostante quanto previsto dall’art. 1418 il contratto non è nullo ma inesistente, senza accordo non
vi po’ essere contratto.
Il contratto è altresì nullo per illiceità della causa (es scambio di stupefacenti), illiceità dei motivi
(quando le parti si accordano per concludere un contratto con un motivo illecito).
L’art. 1418 al comma 1. prevede che il contratto sia nullo “quando è contrario a norme imperative,
salvo che la legge disponga diversamente”.
Con il termine nullità virtuali vengono in esame quelle cause di nullità non espressamente previste
come tali dalla legge, bensì ricavate dalla interpretazione della norma.
In questo caso sarà il giudice a stabilire la soluzione del caso concreto, e a individuare quando un
contratto è affetto da tale vizio.
Dobbiamo tenere presente che un precetto potrebbe essere considerato inderogabile ed imperativo
in un determinato abito ad es. nel diritto privato ma non per es. nel diritto amministrativo
65 L'azione di nullità
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L’azione di nullità è l’azione che tende all’accertamento della nullità del contratto.
Il provvedimento che accoglie la domanda è una sentenza dichiarativa in quanto la causa di nullità
opera di diritto, ma la sentenza si rende necessaria per far valere la nullità se la fattispecie
contrattuale si presenta come un titolo presuntivamente valido.
Legittimato ad esercitare l’azione è chiunque vi abbia interesse.
L’azione di nullità è imprescrittibile.
L'ordinamento proibisce in via generale la convalida del negozio nullo, ma consente una particolare
forma di sanatoria in specifici casi (es. testamento art. 590 c.c. e donazione art. 799)
L’azione di nullità può accompagnarsi a richiesta di risarcimento del danno se ricorrono gli estremi
di responsabilità contrattuale (se si è dovuto il risarcimento nel limite dell’interesse negativo che
comprende la perdita delle occasioni favorevoli + la corresponsione degli interessi sulle somme
versate in esecuzione del contratto dal momento del pagamento).
A prescindere dalla responsabilità precontrattuale le prestazione eseguite in tutto o in parte
costituiscono un indebito oggettivo in quanto prive di titolo è vanno restituite.
67 L'errore
L’errore è una falsa rappresentazione della realtà che concorre a determinare la volontà del
soggetto.
L’errore si divide in :
a) L’errore vizio. L’errore vizio è quello ordinario, consistente in quella falsa rappresentazione
della realtà di cui si è detto. L'errore vizio attiene alla formazione della volontà della parte (senza
l'errore la parte non avrebbe concluso il contratto). (Credo ad esempio che l’auto acquistata sia
sportiva invece è un diesel di marca americana (che notoriamente ha le prestazioni di un calesse).
b) L’errore ostativo. E’ errore ostativo quello che cade sulla dichiarazione (dico 100 e volevo dire
1000; dico sì ma volevo dire no; un caso tipico di scuola è quello del telegramma in cui per errore
scrivo male il testo, o l’impiegato lo trascrive in modo errato).
L’errore poi può essere di fatto o di diritto.
L’errore di distingue ancora in :
c) errore di fatto: cade sugli elementi contrattuali o circostanze esterne;
d) errore di diritto: cade sulle norme giuridiche (per non conoscenza della norma per ignoranza).
L’errore è causa di annullamento del contratto ma la parte interessata non può esercitare l’azione
se, l’altra parte si offre di eseguirlo in modo conforme al contenuto e alle modalità del contratto
che essa intendeva concludere
L’errore è causa di annullamento del contratto quando è
essenziale Quando ricade sulla natura o sull’oggetto del contratto; sul identità dell’oggetto
della prestazione o su una qualità del medesimo che secondo il comune apprezzamento deve
ritenersi determinante del consenso; sull’identità o sulle qualità dell’altro contraente semprechè
l’una o le altre siano state determinanti del consenso
riconoscibile. L’errore è riconoscibile quando una persona usando la normale diligenza avrebbe
dovuto rilevare l’errore (1431) cioè avrebbe dovuto riconoscere la falsa rappresentazione della
controparte
L’errore sul motivo può essere decisivo per la parte ma di regola non è causa di annullamento del
ctr. Una deroga e contenuta nella disciplina della donazione la quale può essere impugnata per
errore sul motivo se questo risulta dall’atto ed è il solo che ha determinato il donante a compiere
l’atto (1429)
68 La violenza
63
69 Il dolo
Il dolo è qualsiasi forma di raggiro che altera la volontà contrattuale della vittima.
Il dolo si individua in uno specifico comportamento volto ad ingannare, a far cadere in errore.
Il dolo è causa di annullabilità quando sia determinante del consenso ossia quando il raggiro induce
il soggetto a stipulare un contratto che altrimenti non avrebbe stipulato.
Si può parlare in questo caso di: - dolo vizio (causam dans)
Il dolo vizio si distingue rispetto al dolo incidente (incidens) quale raggiro che non è determinante,
ma agisce sul contenuto del contratto. Il dolo incidente non da luogo ad annullamento ma solo al
risarcimento del danno.
Il dolo può trarre in inganno anche sui motivi del contratto.
Il dolo posto in essere da un terzo è causa di annullabilità del ctr quando esso era noto al contraente
che ne ha tratto vantaggio (1439). Il dolo costituisce comunque illecito in quanto lesivo della libertà
negoziale.
Il "dolo" si distingue dalla "colpa" intesa nel senso che gli effetti delle proprie azioni non sono
voluti, ma verificatisi per imprudenza, negligenza, imperizia.
64
L’obbligazione è lo specifico dovere giuridico in forza del quale un soggetto, detto debitore, è
tenuto ad una determinata prestazione patrimoniale per soddisfare l’interesse di un altro soggetto
detto creditore.
In tale rapporto giuridico si possono individuare i seguenti elementi:
• i soggetti, ossia il debitore e il creditore;
• il contenuto, rappresentato dal diritto (un diritto relativo) del creditore nei confronti del
debitore (credito) e dal correlativo obbligo del debitore nei confronti del creditore (debito);
• l'oggetto, ossia la prestazione, un comportamento di contenuto positivo (dare o fare) o
negativo (non fare).
Per comprendere le obbligazioni ricorriamo ad un semplice esempio:
pensiamo al caso banale in cui si chiama un idraulico per la riparazione di un rubinetto. L'idraulico
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si impegna a riparare il rubinetto in modo che non vi siano più perdite d'acqua, ci promette, quindi,
di eseguire la sua prestazione per risolvere il nostro piccolo problema. In questo caso noi
assumiamo la veste di creditore e l'idraulico di debitore.
L’obbligazione è un vincolo giuridico che si crea tra due o più soggetti, creditore e debitore, in base
al quale il debitore s'impegna a compiere una prestazione a favore del creditore secondo le regole
dell'ordinamento giuridico.
Altro esempio: “Tizio si rivolge a una banca al fine di ottenere un mutuo per l’acquisto della prima
casa. Una volta ottenuto il mutuo, Tizio dovrà restituire la somma comprensiva di interessi a
scadenze stabilite. Tizio ha un’obbligazione nei confronti della banca creditrice
Il termine obbligazione oltre a designare l’obbligazione designa anche il rapporto che intercorre tra
debitore e creditore che prende il nome di rapporto obbligatorio.
E’ necessario sottolineare che l’obbligazione va tenuta distinta dall’onere
L’obbligazione E’ imposta al soggetto per il soddisfacimento di un interesse altrui giuridicamente tutelato.
L’inadempimento comporta una situazione giuridica che esige la riparazione dell’interesse leso.
l’onere: è un co
(Es. per
interrompere la prescrizione il soggetto ha l’onere di compiere atti interruttivi)
72 Le fonti dell'obbligazione
Fonti dell’obbligazione sono: contratto, l’atto illecito e qualsiasi atto o fatto idoneo a produrla in
conformità dell’ordinamento giuridico.
Anche se derivante dal contratto il rapporto obbligatorio non va confuso col rapporto contrattuale.
L’obbligazione indica in generale il vincolo per cui una prestazione è dovuta da un soggetto all’altro.
Il rapporto contrattuale indica il complesso unitario delle posizioni scaturenti dal contratto.
Il contratto è l’accordo tra due o più parti…..Es Tizio compra un motorino impegnandosi a pagare il
prezzo a rate, Tizio è debitore fino al completo pagamento del prezzo, l’obbligo di Tizio è di pagare
il prezzo del bene in seguito a sottoscrizione del contratto.
Con Il fatto illecito: si intende qualunque fatto doloso o colposo che cagiona ad altri un danno
66
ingiusto. Di solito, le obbligazioni che nascono da fatto illecito consistono nel risarcimento del
danno arrecato. L’esempio tipico è quello del conducente di un’auto che tampona il veicolo davanti.
In questo caso, il conducente che ha tamponato dovrà risarcire il danno;
Ogni altro fatto o atto ritenuto dalla legge idoneo a produrre un’obbligazione: si tratta di ipotesi
residuali previste dalla legge. In questa categoria rientrano sia fonti volontarie, come l’emissione di
una cambiale, sia fonti non volontarie come il pagamento dell’indebito. Pensiamo al caso in cui
Antonio paga a Massimo una somma di denaro che, si scopre in seguito, non essere dovuta. In
questo caso Massimo sarà obbligato a restituire la somma indebitamente ricevuta.
Nell’ultima categoria parte della dottrina vi fa rientrare anche gli atti di volontà unilaterale. In altri
termini, le obbligazioni possono nascere, solo nei casi previsti dalla legge, anche da atti unilaterale
come le promesse unilaterali di cui agli artt. 1987 ss. c.c. Per esempio la promessa al pubblico
Oltre che di effetti obbligatori il contratto può inoltre essere fonte di altri effetti: reali, estintivi,
soggezioni. La distinzione tra il rapporto contrattuale e le varie posizioni di debito e credito si
coglie chiaramente in tema di cessione: si ha cessione del contratto quando la parte cede la titolarità
del rapporto contrattuale; si ha cessione di credito se la parte cede la singola pretesa creditoria
avente titolo nel contratto.
Una classificazione tradizionale divide le obbligazioni in obbligazioni di dare, fare, non fare.
Obbligazioni di dare sono le obbligazioni aventi a contenuto il trasferimento di un diritto o la
consegna di un bene.
Le obbligazioni di dare si distinguono in specifiche e generiche.
Le obbligazioni specifiche hanno ad oggetto beni specificati nella loro identità (Tizia, interessata a
trasferirsi all’estero, si è impegnata a vendere il proprio appartamento a un suo conoscente).
mentre le obbligazioni generiche hanno ad oggetto beni designati secondo l'appartenenza ad un
genere, ossia secondo l'appartenenza ad una categoria di beni. (Fabio, fruttivendolo, si è impegnato
a vendere 1 kg di pere in cambio di un corrispettivo in denaro)
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Le obbligazioni multiple sono quelle in cui vi è una molteplicità di soggetti (più debitori e/o più
creditori) (artt. 1292-1313 c.c.). Le obbligazioni multiple, a loro volta, si distinguono in: parziarie e
solidali.
Parziarietà - Le obbligazioni sono parziarie quando essendovi più debitori, ciascuno è tenuto a
pagare la propria quota di debito; oppure, essendovi più creditori, ciascuno può riscuotere solo la
propria quota.
Solidarietà - Le obbligazioni sono solidali quando, essendovi più debitori (solidarietà passiva),
ciascuno di essi, a scelta del creditore, è tenuto a pagare l'intero debito; oppure, essendovi più
creditori (solidarietà attiva), ciascuno può chiedere l'intera prestazione.
Nell'ipotesi della solidarietà passiva, l'adempimento eseguito da un debitore libera tutti gli altri nei
confronti del creditore. Naturalmente colui che ha pagato ha il diritto di esigere dai condebitori la
loro quota (diritto di rivalsa).
Nell’ipotesi di solidarietà attiva il creditore che ha ottenuto il pagamento è tenuto a ripartire quanto
riscosso con gli altro concreditori.
Tipica obbligazione di mezzi è, ad es., quella del medico, il quale è obbligato a prestare la propria
opera ma non a guarire il paziente, e, in genere, quella del professionista intellettuale.
La differenza tra obbligazioni di mezzi e obbligazioni di risultato è la differenza tra due diversi
contenuti della prestazione dovuta. Precisamente, nelle prime la prestazione dovuta prescinde da un
particolare esito positivo dell'attività del debitore, e il debitore adempie quindi esattamente
l'obbligazione se svolge l'attività prevista nel modo dovuto.
i distinguono in:
o O. CUMULATIVE, hanno per oggetto più prestazioni che devono essere tutte
eseguite;
o O. GENERICHE, hanno per oggetto una prestazione individuata per quanto riguarda
il genere (100 l. di vino dell’annata 2002); tali obblig. vanno adempiute consegnando
qualcosa di quel genere di qualità non inferiore alla media. Se la cosa perisce prima
dell’adempimento, il debitore non si libera finché esisterà una cosa dello stesso genere;
l’obbligazione si estingue solo se tutte le cose di quel genere siano perite (se esiste, da
qualche parte nel mondo, vino dell’annata 2002, il debitore resta obbligato a consegnarlo).
o O. DI MEZZI, sono obbligazioni di fare nelle quali la prestazione del debitore non
coincide esattamente con l’aspettativa finale del creditore; qui la diligenza costituisce, e
allo stesso tempo esaurisce, il contenuto della prestazione (ad es. l’obbligazione assunta
dal medico o dall’avvocato i quali non si impegnano a guarire il paziente o a far vincere la
causa al cliente, trattandosi di eventi sottratti al loro controllo, ma a fare ogni sforzo, in
rapporto agli standard di diligenza professionali consolidati, affinché tali risultati si
verifichino.
Solidarietà passiva (nel caso di più debitori): il creditore può rivolgersi ad uno
dei debitori in solido e chiedere tutta la prestazione che libera anche gli altri
condebitori; in questo caso il debitore ha un’azione di regresso nei confronti degli
altri debitori, a cui può rivolgersi per chiedere la parte corrispondente; se uno dei
condebitori è insolvente (cioè non può pagare), la perdita si ripartisce tra tutti gli
altri.
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Solidarietà attiva (nel caso di più creditori): qualunque creditore può rivolgersi al
debitore e chiedere tutta la prestazione. Il debitore, in tal modo, si libera
completamente dell’obbligazione.
74 Le obbligazioni pecuniarie
Obbligazioni pecuniarie sono le obbligazioni aventi ad oggetto una somma di denaro (1224)
La specialità delle obbligazioni pecuniarie è data dalla specialità del denaro che non è ne un bene di
consumo ne un bene produttivo non essendo idoneo a soddisfare direttamente un determinato
bisogno ne a produrre altri beni. Denaro = bene caratterizzato dalla sua autonoma funzione quale
mezzo generale di acquisto e pagamento.
Il denaro è monopolio di stato ed ha corso legale ( in un dato ordinamento giuridico è detta valuta)
ossia è mezzo legale di pagamento. I debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale
nello stato al tempo del pagamento e per il suo valore nominale ( 1277) – principio nominalistico.
Al principio nominalistico sono assoggettate le obbligazioni pecuniarie dette di valuta: sono
obbligazioni di valuta le obbligazioni pecuniarie aventi ad oggetto un importo nominale di denaro.
Sono dette invece obbligazioni di valore quelle obbligazioni pecuniarie determinabili
esclusivamente in ragione di un dato valore economico (es. obbligo del risarcimento del danno). La
giurisprudenza secondo definizione corrente indica che i debiti di valore avrebbero senz’altro ad
oggetto un valore economico.
Ai sensi dell’art. 1277 i debiti pecuniari si estinguono con moneta avente corso legale nello Stato al
tempo del pagamento (a partire dal marzo 2002 nessun creditore di uno stato dell’Unione Europea
può accettare un pagamento in una moneta diversa dall’euro). Inoltre l’ammontare del debito
pecuniario è dato dal valore nominale della moneta (PRINCIPIO NOMINALISTICO).
70
Ad es. se ho l’obbligo di pagare 1000€ fra un anno adempio l’obbligazione consegnando i 1000€
(anche se fra un anno tale somma non ha lo steso valore attuale), cioè la stessa quantità
indipendentemente dal valore (DEBITO DI VALUTA). Si parla, invece, di DEBITI DI VALORE nel
caso il denaro funga da semplice misuratore di un valore economico diverso, cioè sia rapportato
ad un certo parametro (ad es. si ha l’obbligo di pagare la somma di denaro necessaria per
acquistare 2t. di petrolio (non si sa, però, in futuro quanto valga il petrolio). Una volta che tali debiti
di valore siano stati liquidati, cioè tradotti in una misura monetaria, essi verranno trasformati in
debiti di valuta con conseguente riespansione del principio nominalistico.
Per evitare, però, che tale principio vada ad avvantaggiare il debitore diminuendo la consistenza
del proprio impegno (ad es. a causa dell’inflazione) si ricorre alle c.d. CLAUSOLE DI
INDICIZZAZIONE con le quali si rapporta il valore del debito pecuniario a quelli di un bene
sensibile all’andamento dell’economia reale, come ad es. l’oro.
Chiunque conceda in godimento ad altri una somma di denaro, avrà diritto al pagamento degli
interessi (corrispettivi) a meno che non sia stato pattuito il contrario.
Se non sono stati specificati, pattuiti, saranno misurati secondo il tasso di interesse legale, oggi
corrispondente al 3%.
Se gli interessi sono superiori alla misura legale (non possono però valicare una certa soglia)
devono essere determinati per iscritto. Distinguiamo:
o INTERESSI COMPENSATIVI: interessi sul prezzo di una cosa venduta che produce
frutti.
Gli interessi scaduti possono produrre a loro volta altri interessi (ANATOCISMO), solo dal giorno in
cui il creditore chiede l’adempimento al giudice, o per accordo successivo alla scadenza degli
interessi (art. 1283). Nel settore bancario è stata derogata tale norma. L’anatocismo bancario
consiste nella possibilità di capitalizzare gli interessi, diversamente da come è stabilito nell’art.
1283, cioè in base a un accordo stabilito prima della scadenza degli interessi (già nel contratto).
75 Adempimento
L’adempimento è esecuzione della prestazione
La legittimazione ad adempiere e a ricevere la prestazione
Requisiti soggetti dell’adempimento sono: a) la legittimazione ad adempiere (adempiente) b) la
legittimazione a ricevere (destinatario).
La legittimazione ad adempiere designa la capacità del soggetto ad eseguire la prestazione; la
legittimazione a ricevere designa la capacità del soggetto ad accettare la prestazione con effetto
liberatorio per il debitore.
La nozione di legittimazione non va confusa con quella di titolarità del rapporto obbligatorio.
La titolarità del rapporto obbligatorio è la spettanza delle posizioni di debito e di credito. Titolari
71
Il debitore
I suoi ausiliari
Persone autorizzata da legge o dal giudice
Tutti i terzi (salvo che il creditore abbia un apprezzabile interesse a non ricevere la prestazione dal terzo)
Nell’ipotesi del fallimento il debitore è eccezionalmente privo di legittimazione ad adempiere infatti i
pagamenti eseguiti dal fallito dopo la dichiarazione di fallimento sono inefficaci nei confronti dei creditori
concorsuali.
L’incapacità del debitore non esclude la sua legittimazione ad adempiere, infatti il debitore non può ripetere
la prestazione a causa della sua incapacità (1191). Ciò comporta che l’adempimento eseguito dal debitore
incapace è liberatorio e non può essere legittimamente dal creditore.
Il debitore incapace può tuttavia risultare pregiudicato da una prestazione eseguita con modalità o contenuti
diversi da quelli previsti se tale diversità implica a suo carico un detrimento economico superiore a quello
richiesto dal preciso adempimento. In questo caso avrà diritto ad essere indennizzato per il pregiudizio subito
entro i limiti dell’arricchimento conseguito dal creditore.
L’adempimento è il modo di estinzione tipico delle obbligazioni e consiste nella esatta esecuzione
dell'obbligazione. Con l'adempimento cessa l'obbligazione e vengono meno sia ha la pretesa del creditore sia
l'obbligo del debitore.
Secondo l'articolo1183 c.c. se è stabilito un termine l' adempimento deve essere eseguito entro il termine
convenuto. In mancanza di termine la prestazione può esigesi immediatamente
Quando le parti non hanno convenuto diversamente, oppure quando non vi siano usi o circostanze da cui si
possa desumere il luogo il pagamento, è necessario seguire queste regole:
1.se l'obbligazione è di consegnare una cosa certa è determinata, la consegna deve essere adempiuta nel
luogo in cui si trovava cosa quando l'obbligazione è sorta;
2.se l'obbligazione ha per oggetto una somma di denaro, questa deve essere adempiuta al domicilio che il
creditore ha al tempo della scadenza dell'obbligazione. Se questo domicilio e diverso da quello che aveva il
creditore al tempo della nascita l'obbligazione e ciò rende più gravoso l'adempimento, il debitore ha diritto,
previa dichiarazione al creditore, eseguire il pagamento al proprio domicilio;
3.in tutti gli altri casi l'obbligazione deve essere adempiuta al domicilio che il debitore ha al tempo della
scadenza.
garanzie di adempimento : reali(pegno, ipoteca) personali (fideiussione) azione surrogatoria e revocatoria.
72
- La dazione liberarsi eseguendo una prestazione diversa da quella dovuta. In tal caso
l'obbligazione originaria si estingue se vi è il consenso del creditore e la diversa prestazione viene
effettivamente eseguita.
- La compensazione si verifica quando due persone sono obbligate una verso l'altra per debiti
e crediti reciproci; in questo caso i reciproci debiti e crediti si estinguono per le quantità
corrispondenti. La compensazione rientra tra i modi satisfattivi di estinzione dell'obbligazione.
- Impossibilità sopravvenuta.
Home
La cessione del credito è il negozio mediante il quale il creditore (cedente) trasferisce il diritto di
credito ad un terzo (cessionario)
Il codice stabilisce (1260) espressamente il principio di libera cessione dei crediti statuendo che il
trasferimento può avvenire a titolo oneroso o gratuito e anche senza il consenso del debitore.
In deroga a questo principio i crediti sono incedibili quando:
a) hanno carattere strettamente personale;
b) la cessione è vietata dalla legge;
c) la cessione è esclusa per volontà delle parti.
73
La causa della cessione è interesse che di volta in volta l’atto è diretto a realizzare e che giustifica
l’atto medesimo (si può avere una vendita di credito, cessione in pagamento, cessione a causa di
garanzia). Il credito si trasferisce assieme ai suoi accessori (che sono i diritti accessori
espressamente menzionati sono i diritti di garanzia – 1263 -)-
Le garanzie si trasferiscono automaticamente, ma l’ipoteca richiede l’annotazione della
trasmissione in margine dell’iscrizione ipotecaria (1843)
Il credito può essere ceduto senza il consenso del debitore purchè sia portato a conoscenza della
cessione del credito per sapere a chi dovrà effettuare il pagamento. E’ obbligatorio quindi che il
debitore venga informato in modo adeguato. Una volta effettuata, il debitore ceduto sa che dovrà
effettuare il pagamento a un nuovo soggetto (il cessionario). Se paga al vecchio titolare del credito,
non viene liberato dall’obbligo, correndo il rischio di pagare due volte.
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74
- L'espromissione è il negozio mediante il quale un terzo (espromittente) assume nei confronti del
creditore (espromissario) l'obbligazione del debitore espromesso) senza delega di quest'ultimo.
L'espromittente non può avvalersi delle eccezioni relative al suo rapporto col debitore originario
salvo diverso accordo col creditore. L'espromittente può invece sollevare le eccezioni relative al
rapporto di valuta (espromesso-espromissario). Esempio emblematico, appunto, è quello del padre
che, volendo evitare che il figlio possa subire delle conseguenze pregiudizievoli in caso di
inadempimento, si impegna a pagare il debito contratto da quest’ultimo, il quale non prende parte
all’accordo di espromissione.
- L'accollo è il contratto mediante il quale il debitore (accollato) e un terzo (accollante)
convengono che questi assuma il debito del primo. Il creditore (accollatario) può aderire
all'accollo, rendendo irrevocabile la stipulazione a suo favore.
L'accollo si distingue rispetto all'espromissione, che è un negozio intercorrente tra il creditore e un
terzo, mentre l'accollo è un accordo tra il debitore e un terzo.
Tizio, imprenditore edile, prende a mutuo dalla banca una somma pari a 2 milioni di euro per
realizzare un complesso residenziale. Successivamente, vende a Sempronio una delle unità
immobiliari per un corrispettivo pari a 500000 Euro. Tizio (accollato) e Sempronio (accollante) si
accordano affinchè Sempronio paghi a Tizio 250000 e si accolli una quota (pari a 250000 euro) del
debito che Tizio aveva assunto verso la banca (creditore accollatario).
80 Le obbligazioni solidali
75
liberati dall’obbligazione)
I debitori sono obbligati in solido quando le obbligazioni:
a) derivano dalla stessa fonte;
b) hanno ad oggetto un’unica prestazione pur se con diverse modalità.
Se si è in presenza di questi presupposti il vincolo di solidarietà si basa sulla regola generale c.d.
presunzione di solidarietà salvo che dal titolo o dalla legge non risulti diversamente.
L’identità della prestazione non esclude che i singoli coobbligati siano tenuti con modalità diverse
(1293). Questa diversità può riguardate: tempo, luogo o altri aspetti che non alterino la sostanziale
identità del bene o dei servizi dovuti.
L’obbligazione può essere costituita anche nell’interesse esclusivo di alcuno dei debitori (es. obblig.
Fidejussoria).
Obbligazioni solidali attive sono le obbligazioni che fanno capo a più creditori tutti aventi diritto
ad una sola prestazione in modo che l’adempimento fatto ad uno di essi libera il debitore anche nei
confronti degli altri.
A e B devono avere 500 euro (in totale) da C. Dopo un mese C paga tutti i 500 euro a B. Ha
effettuato il pagamento in misura completa e non deve più nulla neanche ad A.
Nelle obbligazioni solidali attive il debitore può pagare uno o l’altro creditore seconda la sua scelta.
Questa facoltà viene meno quando uno dei creditori lo abbia prevenuto mediante domanda giudiziale (
1296).
Molto semplicemente Le obbligazioni solidali si distinguono in obbligazioni solidali passive e
obbligazioni solidali attive (art. 1292 c.c.). Le obbligazioni solidali passive sono le obbligazioni che
fanno capo a più debitori, tutti tenuti ad una sola prestazione in modo che l'adempimento dell'uno
libera gli altri.
I debitori sono obbligati in solido quando le obbligazioni a) derivano dalla stessa fonte, e b) hanno
ad oggetto un'unica prestazione, pur se con diverse modalità. Il lato esterno della solidarietà
riguarda i rapporti tra debitori e creditori mentre il Iato interno riguarda i rapporti tra i condebitori
81 La risoluzione contrattuale
La risoluzione del contratto è un istituto giuridico dell'ordinamento civile italiano che scioglie il
vincolo contrattuale. La risoluzione, si può far valere solo prima che il contratto sia compiutamente
eseguito. (cfr. artt. 1453 e ss. codice civile)
La risoluzione del contratto per inadempimento è il rimedio che consente alla parte non
inadempiente di sciogliersi dal rapporto contrattuale inadempiuto.
La risoluzione è un rimedio specifico contro l'inadempimento imputabile del contratto e s'inserisce
pertanto nel quadro della responsabilità per inadempimento.
76
Fondamento della risoluzione per inadempimento è l'esigenza di tutelare l'interesse della parte a non
essere più vincolata da un contratto reso inattuabile o inaffidabile dal grave inadempimento della
controparte.
Il rimedio della risoluzione è applicabile ai contratti « con prestazioni corrispettive ».
Ai fini della risoluzione del contratto l'inadempimento, oltre che grave, deve essere imputabile al
debitore, ossia deve essere un inadempimento di cui il debitore risponde.
Se infatti il debitore non risponde dell'inadempimento, ciò vuol dire che la prestazione è divenuta
impossibile per causa a lui non imputabile. In tal caso trova applicazione la risoluzione per
impossibilità sopravvenuta.
A differenza di quanto accade nei casi di nullità e annullabilità del contratto, la risoluzione opera
anche se all'origine, il contratto era stato validamente stipulato ed era esente da vizi.
In questo caso inoltre, a differenza di quanto abbiamo visto accadere nelle ipotesi di rescissione del
contratto, la stipula è avvenuta in condizioni per così dire “normali”.
La risoluzione del contratto per inadempimento comporta il risarcimento del danno.
La clausola che priva il creditore del diritto di chiedere la risoluzione del contratto è nulla in quanto
vessatoria.
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82 Responsabilità contrattuale
L’inadempimento può riferirsi anche mancato rispetto del termine stabilito, la prestazione in questo
caso è provvisoriamente ineseguita, infine l’inadempimento può essere imputabile o non imputabile
in questa ultima ipotesi si possono verificare dei fattori esterni indipendenti dalla sfera di controllo
del debitore.
La responsabilità per inadempimento è prevista dal codice il quale dispone che il debitore che non
esegue la prestazione dovuta è tenuto al risarcimento del danno se non prova che l’inadempimento
o i ritardo è stato determinato da impossibilità della prestazione derivante da causa a lui non
imputabile.
Nell'adempiere l'obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia.
Nell'adempimento delle obbligazioni inerenti all'esercizio di un'attività professionale, la diligenza
deve valutarsi con riguardo alla natura dell'attività esercitata.
Nell’abito di una attività professionale la diligenza deve essere valutata come la diligenza che si
deve attendere da un professionista
Esempio Si promette in vendita un casolare, un fulmine colpisce e distrugge l’oggetto in questo
caso si parla di imputabilità materiale.
L’imputabilità può essere anche giuridica, per es promessa di vendere un bene che risulta
inalienabile.
Altra cosa è la mera difficoltà di esecuzione o l’eccessiva onerosità sopravvenuta, in questo caso vi
sono norme precise che regolamentano tale situazione in apposito modulo art 1467 e seg c.c.
Nella disciplina dei contratti tipici sono enunciate varie regole di responsabilità de debitore che
sono riconducibili al criterio della colpa.
Questa responsabilità del debitore per il fatto degli ausiliari prescinde dalla colpa nella scelta o nella
78
Fondamento di questa regola è: chi si appropria dell’operato altrui ne assume anche i rischi per i
danni arrecati ai terzi ( questo fatto è comune alla norma che sancisce la responsabilità extracontr.
Per il fatto dannoso dei preposti.)
estraneo alla figura dell’ausiliario è il terzo che gestisce o è incaricato di un servizio pubblico o che
generalmente svolge la sua attività fuori da ogni ingerenza del debitore.
il carattere doloso o colposo del fatto: il debitore risponde del fatto doloso o colposo
dell’ausiliario, quindi se il fatto dell’ausiliario è immune da dolo o colpa il debitore non è
responsabile per l’inadempimento causato dal fatto.
83 La responsabilità extracontrattuale
L’illecito civile
La responsabilità extracontrattuale è la responsabilità sancita a carico dell’autore del fatto doloso
o colposo che cagiona ad altri un danno ingiusto (l’illecito civile)
Il principio della responsabilità extracontrattuale è enunciato dall’art. 2043 che indica nell’obbligo
del risarcimento del danno la fondamentale sanzione della responsabilità extracontrattuale e
identifica gli elementi costitutivi dell’illecito civile:
a) il fatto;
b) il dolo o la colpa;
c) il danno ingiusto;
d) il nesso di causalità tra fatto e danno.
Mentre la responsabilità contrattuale nasce con l’inadempimento di una obbligazione, se non vi è
una obbligazione precedente la responsabilità viene definita extracontrattuale e deriva quindi da
fatto illecito. Tecnicamente la responsabilità contrattuale si dovrebbe chiamare responsabilità da
inadempimento di una obbligazione .Es. di un incidente stradale.
Succede un incidente si rompe il vetro dell’auto tale evento è un fatto illecito per il nostro
ordinamento, vi è stata una condotta che contravviene un danno e c’è stato un danno.
79
Se non vi è danno non c’è responsabilità extracontrattuale. L’eventuale pericolo non si configura
nella fattispecie e non può essere proposta azione inibitoria.
Altro caso è quello del pericolo temuto regolamentato all’art 1172 (denunzia di danno temuto).
Affinchè vi sia responsabilità extracontrattuale devono esserci un fatto, il dolo o la colpa, il danno
ingiusto e il nesso di causalità tra fatto e danno.
Il dolo in questo caso è riferito all’intenzionalità di causare un danno Il dolo in questo caso rileva
come intenzionalità (intenzione di mettere in atto un comportamento per creare un danno ingiusto
con conseguente obbligo del risarcimento).
Esiste anche il dolo virtuale come accettazione del rischio che si possa creare un danno (lancio un
mattone fuori della finastra non voglio colpire nessuno ma accetto il rischio che si possa verificare
un danno.) In questo caso il dolo è un po’ meno grave.
L’art 2056 afferma che “Il lucro cessante è valutato dal giudice con equo apprezzamento delle
circostanze del caso” Il mancato guadagno è valutato dal giudice in modo più severo in caso di
dolo.
La colpa
In linea di massima e definita coma la divergenza tra lo standard di comportamento che
orinariamente un soggetto deve avere in determinato contesto e il comportamento effettivamente
tenuto.
In altre parole lo scostamento dallo standard, per negligenza, distrazione, imperizia, imprudenza.
Se in auto corro ad alta velocità e provoco un incidente è colpa grave
Se non mi accorgo che la mia scarpa è liscia e non riesco a frenare in tempo la colpa è lieve
Ai fini del mancato guadagno è valutato dal giudice in modo più severo in caso di colpa grave.
Si può avere anche la colpa cosciente sono convinto delle mie capacità prendo una strada in divieto
di accesso sono convinto che non passerà nessuno perché sono bravo ma succede l’incidente, in
questo caso la colpa è simile al dolo.
Sul nesso di causalità vi sono diverse teorie come ad es. Rapporto tra il fatto e il danno, Condicio
sine qua non, Teoria della causalità efficiente, Teoria della causalità adeguata, ciò che importa è che
il soggetto abbia cagionato il danno
80
Accanto alla figura dell’illecito vi sono figure speciali di responsabilità civile caratterizzate dalla,
particolarità del fatto lesivo in quanto compiuto nell’esercizio di una determinata attività (es. attività
pericolose) o della particolarità del rapporto intercorrente tra responsabile e autore del fatto (es.
allievo-insegnante).
Le figure di responsabilità civile speciale possono ricondursi allo schema della responsabilità
aggravata caratterizzata da presunzione di colpa o nello schema della responsabilità oggettiva
caratterizzata dalla irrilevanza della colpa.
Può anche trattarsi di figure complesse riconducibili in parte alla resp. Aggravata e in parte alla
responsabilità oggettiva.
Fondamento della responsabilità civile è: la violazione del precetto di rispetto altrui (alterum
non laedere)
84 Il danno ingiusto
Non tutti gli interessi sono rilevanti giuridicamente, il risarcimento dei danni è ammesso soltanto
per la lesione di interessi altrui che costituiscono un "danno ingiusto".
Il danno ingiusto è il presupposto di un fatto illecito che a sua volta è fra i presupposti della
responsabilità extracontrattuale
Il fatto non consiste necessariamente in un’azione umana; può consistere anche in una vicenda della
natura. Importa che la vicenda sia riconducibile ad un autore cioè ad un soggetto che l’ha provocata
o che aveva il dovere di impedirla. Può corrispondere ad una vicenda che non ha posto in essere, ma
che gli è imputata in ragione di un particolare collegamento di fatto o di diritto.
Il fatto può essere ISTANTANEO (si esaurisce con la produzione istantanea del danno) o
PERMAMENTE (continua a causare il danno nel tempo)
Esistono anche dei “danni giusti” nell’art Art. 2740. Responsabilità patrimoniale. Il debitore
risponde dell'adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri.
Le limitazioni della responsabilità non sono ammesse se non nei casi stabiliti dalla legge. Per
esempio nelle esimenti di responsabilità un soggetto che in situazione di pericolo sfondi una porta
non è tenuto al risarcimento del danno.
85 La colpa
o Negligenza: consiste nel difetto dell’attenzione volta alla salvaguardia altrui (omesso
compimento di un'azione doverosa - mancanza di impegno, di attenzione,
d'interessamento nel compimento dei proprî doveri, nell'espletamento delle mansioni
affidate) (es la madre disattenta fa cadere il neonato)
o Imprudenza consiste nel difetto delle misure di cautela idonee a prevenire il danno
(Mancanza di prudenza; atteggiamento di chi, per sventatezza, per eccessiva audacia,
per trasgressione delle norme dettate dalla ragione o dall'esperienza, agisce in modo
da mettere in pericolo sé stesso o altri o comunque non valuta sufficientemente le
possibili conseguenze dannose dei propri atti), (es. accendere un fiammifero in
prossimità di sostanza infiammabili, oppure non adottare le misure necessarie volte a
scongiurare che lo sbandamento di una vettura ferisca gli spettatori durante una gara)
o Imperizia consiste nell’inosservanza delle regole tecniche di una determinata attività
(Mancanza di abilità e di esperienza, soprattutto nelle cose che riguardano la propria
professione).
86 Le esimenti di responsabilità
lesioni subite (salvo che siano state violate le regole che disciplinano quello sport e che i giocatori
s'impegnano ad osservare).
Già il divieto degli atti emulativi, risalente alle fonti, indica come abuso l'esercizio del diritto volto
al solo scopo del pregiudizio altrui
2) responsabilità aggravata (si presume la colpa del danneggiante che si può liberare dando prova
contraria)
3) responsabilità oggettiva (si presume la colpa del danneggiante che non è ammesso a provare il
contrario: in questo caso il danneggiante può salvarsi solo invocando e provando il caso fortuito).
Es. quando un domestico cagiona danni ad altri il suo datore di lavoro è sempre responsabile in
senso oggettivo
I genitori e i tutori sono rispettivamente responsabili dei danni causati dai figli minori non
emancipati e dalle persone soggette alla loro tutela, con loro conviventi (art. 20481 c.c.).
Questa previsione normativa va coordinata con quella che sancisce la responsabilità per il fatto
dannoso degli incapaci (art. 2047 c.c.). Il coordinamento va inteso nel senso che genitori e tutori
rispondono dei fatti illeciti compiuti dai figli minori, pur se persone capaci d'intendere e di volere,
mentre la norma sulla responsabilità dei sorveglianti riguarda in generale coloro che in ragione della
loro incapacità d’intendere o di volere sono affidati alla vigilanza altrui. I genitori sono entrambi
responsabili in via solidale. La responsabilità dei genitori è una responsabilità per fatto altrui a titolo
di colpa personale, e precisamente di colpa presunta. Questi soggetti sono infatti ammessi a provare
di non avere potuto impedire il fatto (art. 20483 c.c.).
Indica l’insieme dei diritti e dei doveri, di volta in volta indicati dalla legge, che spettano e
gravano su entrambi i genitori verso figli. In casi particolari la responsabilità è esercitata da un solo
genitore.
La responsabilità genitoriale è stata introdotta dal d.lgs. 154\2013 che ha riscritto gli articoli art.
315 e ss. del codice civile. Da un lato ha meglio individuato i doveri dei genitori verso i figli, e
83
Chi svolge una attività pericolosa per sua natura o per la natura dei mezzi operati deve risarcire il
danno causato, salvo che provi di aver adottato tutte le misure idonee a evitare il danno
L'art. 2050 prevede un'altra ipotesi di responsabilità presunta a carico di chi svolge un certo tipo di
attività definita "pericolosa".
I problemi interpretativi che sorgono da questo articolo riguardano l'individuazione del requisito
della pericolosità e il contenuto della prova liberatoria.
attività pericolosa- è pericolosa quella attività che per la sua stessa natura o per le caratteristiche dei
mezzi adoperati comporti la rilevante possibilità del verificarsi di un danno per la sua spiccata
potenzialità offensiva.
Chi esercita un’attività pericolosa può allora liberarsi, secondo l'interpretazione giurisprudenziale,
quando provi di avere adottato le cautele che sono normalmente adeguate, cioè le misure di
prudenza e di perizia che sono normalmente appropriate in relazione alla natura pericolosa di una
data attività e che si conformano alle prescrizioni tecnico-normative che governano l'attività stessa.
Chi ha in proprietà o si serve di un animale, risponde del danno causato da questo, anche se smarrito
o fuggito, salva la prova del caso fortuito (art. 2052 c.c.).
Primo presupposto della responsabilità per danni da animali è che il danno sia «cagionato»
dall'animale: ciò è inteso nel senso che il danno deve essere conseguente al comportamento
dell'animale, con esclusione quindi dei casi in cui l'animale è un corpo inerte o mero veicolo
d'infezioni
E’ necessario che vi sia un rapporto di causalità tra il fatto dell'animale e il danno. Gli animali,
infatti, sono esseri viventi e da questo punto di vista l'ipotesi dell'art. 2052 si distingue da quella
dell'art. 2051 relativo ai danni da cose in custodia.
Troverà quindi applicazione l'art. 2052 nel caso di un cavallo che, fuggito dalla stalla, ferisca un
passante, ma si applicherà l'art. 2051 se un animale morto, per una cattiva conservazione della
carcassa, provochi delle infezioni.
84
Da una parte vi sono coloro che sostengono che la prova liberatoria consiste nella dimostrazione
della mancanza del nesso di causalità tra fatto cagionato dall'animale e danno, realizzando, in tal
modo, una ipotesi di responsabilità oggettiva; Dall'altra parte ci sono quagli autori che identificano
il contenuto della prova liberatoria nella dimostrazione di aver usato la necessaria diligenza per
evitare il danno. Sarebbe, quindi, questo un caso di responsabilità aggravata, ma non di
responsabilità oggettiva, perché il custode dell'animale può sempre provare la sua mancanza di
colpa.
I preponenti sono responsabili per i fatti illeciti compiuti dai loro preposti nell'esercizio delle
incombenze loro affidate (art. 2049 c.c.)
per "padroni e committenti" intendiamo, in realtà, tutti i casi in cui vi sia un rapporto di
preposizione, rapporto che si realizza quando un soggetto utilizza e dispone del lavoro altrui.
È vero, infatti, che anche per far sorgere questo tipo di responsabilità è pur sempre necessario che vi
sia sempre un rapporto di causalità tra fatto ed evento.
Per le ipotesi di responsabilità oggettiva il preponente per essere esente da responsabilità dovrà
dimostrare:
che, non esisteva alcun rapporto di preposizione, cosa possibile solo nel caso in cui non vi sia un
rapporto di dipendenza con l'autore del danno. È anche vero, però, che quando il preponente è il
committente di un'opera o di un servizio rientra fra i soggetti responsabili quando conserva un
potere di controllo sull'operato dell'incaricato.
che il danno non è stato cagionato a causa del lavoro cui era adibito il preposto.
Il preponente è è responsabile quando vi sia vero rapporto di causalità tra mansioni e evento
dannoso (come nel caso di un dipendente di una officina meccanica che per una errata riparazione
provochi un sinistro), ma anche nell'ipotesi di agevolazione, nel senso che il preposto è stato
agevolato nel compimento del fatto illecito per le mansioni svolte, come nel caso del dipendente di
una impresa di pulizie che commetta un furto nell'appartamento che era incaricato di pulire.
Da questi esempi si comprende poi che il preponente risponde dei danni non solo nell'eventualità in
cui il preposto abbia agito con colpa, ma anche nei casi in cui abbia agito dolosamente.
92 Trascrizione: nozione
Essa si attua per mezzo di pubblici registri e ha principalmente ad oggetto gli atti che costituiscono,
modificano o estinguono diritti reali sui beni immobili e sui beni mobili registrati.
Il regime della trascrizione immobiliare si realizza attraverso un sistema di pubblicità a base
personale, e cioè un sistema di registri ordinati con riferimento alle persone e non ai beni. L'atto è
85
trascritto contro e a favore dei destinatari degli effetti di esso. I registri immobiliari consentono di
accertare quali sono gli atti trascritti contro o a favore di una determinata persona.
In alcune regioni, e precisamente nel Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige, è stato
conservato il sistema di pubblicità tavolare vigente nell' ordinamento austriaco (rd. 28 marzo 1929,
n. 499).
2. - Soggetti a trascrizione sono fondamentalmente i contratti traslativi della proprietà di beni
immobili e i contratti che costituiscono, trasferiscono o modificano diritti reali immobiliari di
godimento (art. 2643 c.c.). La legge indica poi dettagliatamente altri contratti soggetti a trascrizione,
e tra questi ad es. le locazioni ultranovennali.
Sono soggette a trascrizione, tra l'altro, anche le domande giudiziali e arbitrali che si riferiscono ai
diritti derivanti da atti soggetti a trascrizione (art. 2652, 2653 c.c.). Qui la trascrizione ha la
funzione di assicurare all'attore gli effetti favorevoli della sentenza di accoglimento della domanda.
La sentenza è anch' essa soggetta a trascrizione, ma gli effetti decorrono dalla trascrizione della
domanda (c.d. effetto conservativo o prenotativo).
3. – La trascrizione è un sistema di pubblicità dichiarativa al quale non si connettono né effetti
costitutivi né effetti sananti. Ciò vuol dire che il contratto si perfeziona ed è efficace a prescindere
dalla trascrizione e che la trascrizione non comporta la sanatoria o la convalida del contratto nullo o
annullabile.
Va però tenuto presente che sono trascrivibili le domande volte a far dichiarare la nullità o a far
pronunziare l’annullamento di atti soggetti a trascrizione. Se le domande sono trascritte dopo 5 anni
dalla trascrizione degli atti impugnati la sentenza non pregiudica i diritti acquistati dai terzi di buona
fede. La sentenza di annullamento non pregiudica comunque i terzi che abbiano acquistato in buona
fede e a titolo oneroso in base ad atti trascritti anteriormente alla trascrizione della domanda di
annullamento, tranne che l’annullamento sia pronunziato a causa di incapacità legale. L'effetto
normale della trascrizione è quello di rendere opponibile l'atto trascritto rispetto agli altri atti.
ugualmente soggetti a trascrizione o iscrizione. La prevalenza dell'atto si determina secondo il
principio della
priorità temporale della trascrizione2643 c.c.).
contratti che costituiscono o modificano servitù prediali, il diritto di uso sopra beni
immobili, il diritto di abitazione
Sono soggette a trascrizione, tra l'altro, anche le domande giudiziali e arbitrali che si riferiscono ai
diritti derivanti da atti soggetti a trascrizione (art. 2652, 2653 c.c.). Qui la trascrizione ha la funzione
di assicurare all'attore gli effetti favorevoli della sentenza di accoglimento della domanda. La
sentenza è anch' essa soggetta a trascrizione, ma gli effetti decorrono dalla trascrizione della
domanda (c.d. effetto conservativo o prenotativo).
L’effetto normale della trascrizione è quello di rendere opponibile l’atto trascritto rispetto agli altri
atti ugualmente soggetti a trascrizione o iscrizione. La prevalenza dell’atto trascritto si determina in
base al principio della priorità temporale della trascrizione che è espresso dalle seguenti regole:
a) gli atti soggetti a trascrizione non sono opponibili ai terzi che hanno acquistato diritti
in base ad un atto anteriormente trascritto;
b) a seguito della trascrizione non può avere effetto contro coli che ha trascritto alcuna
trascrizione di diritti acquistati verso il suo autore se l’acquisto risalda a data anteriore
In base a questo principio: tra più atti di disposizione dello stesso diritto da parte del
titolare prevale quello che è trascritto per primo a prescindere dal momento in cui gli altri
si sono perfezionati.
Art. 2645 bis: Trascrizione. Opponibilità in seguito alla trascrizione del definitivo, che deve
avvenire entro tre anni al massimo.
Tale norma tutela gli acquirenti verso quegli imprenditori che stipulavano preliminari su terreni con
case da costruire e poi fallivano senza ovviamente restituire il denaro ricevuto.
Chi prima trascrive prima ottiene il diritto reale
Se si richiede in tempo la trascrizione si ha privilegio speciale, il privilegio speciale non è
opponibile
Se viene iscritta ipoteca su quel determinato bene immobile la banca viene tutelata e non possiamo
far valere il nostro privilegio speciale
In caso di ipoteca chi ha trascritto il preliminare tranne il caso delle banche non può venirsi
eccepito, prima verrà il promissario acquirente e poi un eventuale terzo
95 La prelazione;
87
In altre parole, l'esistenza di una causa di prelazione lascia il concedente libero di scegliere se
stipulare o meno il contratto ma, nel momento in cui decida di contrarre, lo vincola nella scelta del
contraente.
La prelazione può essere fatta valere solo se:
a) il patto costitutivo sia fatto per iscritto;
b) il patto abbia data certa;
c) indichi in modo determinante pegno e credito (2787)
il creditore cui è consegnata la cosa ne diviene possessore ma deve custodirla con normale diligenza
non può ne venderla ne usarla ne concederla in pegno o in godimento a terzi.
Può soddisfarsi sui frutti civili imputandosi prima alle spese la conservazione del bene poi agli
interessi e al capitale.
96 Il Pegno;
Il pegno è il diritto reale di garanzia costituito su cose mobili o diritti mobiliari che conferisce al
creditore il diritto di prelazione sulla cosa o sul diritto ricevuto in pegno (2784).
Può essere costituito dal debitore o da un terzo in favore del debitore.
Il patto costitutivo del pegno su cosa mobile si perfeziona solo a seguito della consegna della cosa
al creditore o del documento che ne attribuisce la legittimazione esclusiva a disporre (2786).
Consegnatario può anche essere il terzo in qualità di custode.
La permanenza del pegno nel possesso del creditore o terzo custode condiziona il diritto di
prelazione pignoratizio (2787).
97 L'ipoteca:
L’ipoteca è il diritto reale di garanzia che ha ad oggetto beni immobili o diritti reali di godimento
sui beni immobiliari e conferisce al creditore ipotecario il diritto di seguito e il diritto di prelazione
DIRITTO DI SEGUITO:
è insito nel carattere reale della garanzia e significa che il creditore ipotecario può fare espropriare
il bene ipotecato chiunque ne sia divenuto proprietario;
DIRITTO DI PRELAZIONE: significa che il creditore ipotecario può soddisfarsi sul ricavato
della vendita del bene o del diritto ipotecario con preferenza rispetto agli altri creditori che non
abbiano un prevalente diritto di prelazione.
88
Il creditore ipotecario non ha il possesso del bene ipotecato ma può agire per far cessare
comportamenti suscettibili di provocare il perimento o il deterioramento del bene (2813).
L’ipoteca può essere :
volontaria, Trova la sua fonte nella volontà delle parti
legale o giudiziale Quando ad esempio un titolo esecutivo è costituito da una sentenza di
condanna al pagamento
Il patto commissorio è l'accordo con il quale debitore e creditore convengono che, in caso di
inadempimento dell'obbligazione, il bene dato o promesso in garanzia passi in proprietà del
creditore.
Nell'attuale codice il patto commissorio è disciplinato da due norme: l'art. 1963 c.c., che sancisce la
nullità di qualunque patto, concepito anteriormente o posteriormente al contratto di anticresi, con il
quale le parti concordano che, in caso di mancato pagamento del debito, la proprietà dell'immobile
passi al creditore; e dall'art. 2744 c.c., nel quale si prevede la nullità del patto con il quale il debitore
e creditore convengono che, in mancanza di pagamento del debito nel termine stabilito, la cosa
ipotecata o data in pegno diventi di proprietà del debitore La ratio del divieto è diversamente
ricondotta dalla dottrina all'esigenza di tutelare la posizione del debitore contro un accordo
capestro, alla necessità di rispettare la par condicio creditorum senza creare cause di prelazione non
previste dall'ordinamento, all'applicazione del principio costituzionale di solidarietà, ovvero al
mancato riconoscimento di forme convenzionali di soddisfacimento delle obbligazioni contrarie
all'ordine pubblico economico.
99 La prescrizione
La prescrizione è un modo generale di estinzione dei diritti che non sono esercitati per il tempo
determinato (2934)
Fondamento della prescrizione è una valutazione legale di disinteresse del titolare che trascura di far
valere il suo diritto per un lungo periodo.
Questa valutazione prescinde dai motivi per i quali il diritto non è stato esercitato, ma quello che
importa è che poteva essere esercitato e non è stato fatto: è dal momento in cui il diritto può essere
fatto valere che decorre la prescrizione (2935)
Secondo la giurisprudenza l’impossibilità di fatto non impedirebbe il decorso della prescrizione.
89
In effetti, entrambi sono istituti che onerano il titolare di un diritto ad esercitarlo entro un certo
termine, se non vuole perderlo.
La differenza è stabilita nell'art. 2964 del codice civile.
Secondo questa norma, mentre la prescrizione può essere interrotta o sospesa, la decadenza non può
mai essere interrotta e può essere sospesa solo nei casi espressamente indicati dalla legge.
A questo punto è evidente che per comprendere che differenza passi tra prescrizione e decadenza è
necessario capire cosa siano l'interruzione e la sospensione di un certo termine.
L'istituto della decadenza è molto simile a quello della prescrizione, e la dottrina si è sforzata di
ricercare le differenze tra i 2 istituti:
Prescrizione:
- i tempi necessari per maturare la prescrizione sono in genere lunghi
- è frequente nella maggior parte dei diritti soggettivi
- l'attività necessaria per impedire la prescrizione non è di solito rigidamente predeterminata
- una volta interrotta la prescrizione, nasce un nuovo periodo prescrizionale uguale al precedente
b)Decadenza:
- i tempi necessari per far maturare una decadenza sono in genere brevi
- è più frequente in quella categoria di diritti soggettivi detti diritti potestativi
- l'attività necessaria per impedire la decadenza e normalmente rigidamente predeterminata
- una volta impedita la decadenza non si produrrà un nuovo periodo di decadenza uguale al
precedente, ma il diritto potrà essere normalmente esercitato col solo limite della prescrizione
L’art 458 del c.c. dispone che è nulla ogni convenzione con cui il soggetto dispone della propria
successione. È del pari nullo ogni atto col quale il soggetto dispone dei diritti che gli possono
spettare su una successione non ancora aperta, o rinunzia ai medesimi.
La legge ha voluto assicurare la libertà del soggetto, in ordine alla disposizione dei propri beni, per
tutta la vita resta salva però la possibilità dei legittimari di fare opposizione alle donazioni ex art.
563 c.c.
L’eredità si devolve per legge o per testamento che è l’unico atto formale con il quale si può
disporre delle proprie sostanze quando si è cessato di vivere.
Domicilio
Il domicilio è il luogo in cui la persona ha stabilito il centro principale dei suoi affari e interessi (art.
421 c.c.). In linea di massima il domicilio coincide con il luogo nel quale la persona ha fissato
stabilmente l'abitazione sua e della sua famiglia, e cioè con la sua residenza
Residenza
La residenza è il luogo dove la persona ha fissato la sua abituale dimora (art. 432 c.c.).
Per abituale dimora s'intende il luogo di normale abitazione, e cioè il luogo dove il soggetto vive
normalmente l'intimità sua e della sua famiglia
Dimora
90
La dimora è la sede nella quale la persona abita Affinchè un luogo possa qualificarsi dimora occorre
quindi che alla stregua della comune valutazione sociale la persona abiti in quel luogo.
Ne consegue che non può parlarsi di dimora se, ad es., una persona si ferma per breve tempo in
albergo.
In numerosi casi la legge equipara domicilio e residenza (es.: l'atto notarile deve contenere
l'indicazione del domicilio o della residenza delle parti (art. 511. 16 febbraio 1913, n. 89).
La scomparsa
Indica l’allontanamento della persona fisica dalla residenza o dal domicilio senza un giustificato
motivo
L’assenza
Indica la dichiarazione giudiziale che il soggetto è scomparso da più di due anni. Dà luogo ad una
situazione di incertezza giuridica in merito all’esistenza della persona.
L'assenza è dichiarata con sentenza del tribunale su ricorso di chi presume essere successore
legittimo o testamentario dello scomparso o comunque di avere diritti in dipendenza della sua morte
(ad es.: chi diverrebbe pieno proprietario a seguito della morte dell'usufruttuario). Non è invece
sufficiente un interesse meramente morale né l'iniziativa può essere presa dal pubblico ministero
(art. 729 c.p.c.).
L'assenza non presuppone nè fa presumere la morte della persona. D'altro canto, essa non consente
più di presumere che la persona sia ancora in vita. L'assenza dà luogo allora ad una situazione di
giuridica incertezza sull'esistenza della persona.
I diritti spettanti allo scomparso si devolvono provvisoriamente ai presunti eredi e legatari.
Quando la dichiarazione di assenza è divenuta esecutiva, il tribunale, su istanza di qualsiasi
interessato o anche del pubblico ministero, ordina l'apertura di eventuali testamenti.
Su istanza, poi, dei presunti eredi, e cioè di coloro che sarebbero eredi se la morte dell' assente
cadesse nel giorno in cui risale l'ultima notizia di lui, il tribunale li autorizza ad immettersi nel
possesso temporaneo dei beni (art. 502
L'assenza non scioglie il matrimonio e quindi il coniuge dell' assente non può passare a nuove
nozze. Se tuttavia il coniuge dell' assente contrae ugualmente matrimonio, questo non può essere
impugnato finché dura l'assenza (art. 1173 cc) poiché l'obiettiva incertezza sulla sorte del coniuge
assente rende incerta la sussistenza dell'impedimentodel vincolo coniugale.
Gli effetti della dichiarazione di assenza cessano se l'assente ritorna o ne è provata l'esistenza (art.
56 c.c.). La cessazione è automatica e non richiede una nuova pronunzia giudiziale.
L'assente recupera i suoi beni ma i frutti e le rendite spettano a coloro che ne hanno avuto il
godimento (art. 562 c.c.), a meno che questi siano stati in mala fede (cfr. l'art. 1148 c.c.)
La morte presunta
Indica la dichiarazione giudiziale della morte del soggetto, la cui scomparsa persista in circostanze
ordinarie per più di dieci anni.
Commorienza
Indica la morte concomitante di due o più soggetti. Ha rilevanza giuridica ai fini ereditari.
91
Con la morte si estingue la capacità giuridica della persona fisica, vengono meno i diritti personali,
quelli patrimoniali sono trasmessi come previsto dal codice agli eredi legittimi in assenza di un
testamento valido.
Con la morte della persona si apre la successione (art. 456 c.c.).
L’apertura della successione non comporta l’automatica trasmissione dell’eredità ai successori. A
seguito dell’apertura della successione coloro che sono chiamati a succedere hanno il diritto di far
propria l’eredità: ma l’acquisto dipende da una loro manifestazione di volontà, l’accettazione.
L’investitura in capo al chiamato del diritto di succedere prende il nome di delazione.
La delazione è sospesa nei casi di disposizione testamentaria sottoposta a condizione sospensiva e
di disposizione in favore di nascituro non concepito e di ente da costituire.
La successione mortis causa è anche un modo di acquisto della proprietà a titolo derivativo.
La legittima è il diritto di successione che spetta agli stretti congiunti anche contro la volontà del
defunto. Legittimari, e cioè titolari del diritto di legittima, sono il coniuge, i figli e, in mancanza di
questi, gli ascendenti.
Ai legittimari la legge garantisce in via successoria una quota di valore della massa fittiziamente
formata dai beni dell' asse ereditario e dai beni donati in vita dal defunto (relitto più donato)
La legittima prende anche il nome di riserva perché essa appunto garantisce il diritto di successione
di fronte ad una diversa volontà del testatore. In questo senso, la successione dei legittimari è
chiamata comunemente successione necessaria
Da tenere presente che L'eredità si devolve per legge o per testamento.
Non si fa luogo alla successione legittima se non quando manca, in tutto o in parte, quella
testamentaria. Tuttavia le disposizioni testamentarie non possono pregiudicare i diritti che la legge
riserva ai legittimari.
Il soggetto ha quindi il diritto di disporre delle proprie sostanze in ogni momento, anche revocando
un eventuale precedente testamento.
Di conseguenza, il potenziale futuro erede legittimo non ha alcuna aspettativa tutelata.
Stessa cosa vale per l'erede testamentario, in quanto, come detto, il testamento può sempre essere
revocato.
Il nostro ordinamento sancisce il divieto dei patti successori, cioè dei negozi che attribuiscono o
negano diritti su una successione non ancora aperta (art. 458 c.c.).
Sotto l’ampia denominazione di patti successori si distinguono tradizionalmente i patti successori
istitutivi, dispositivi e rinunciativi.
Il patto successorio istitutivo è il patto col quale il soggetto dispone della propria successione.
Il suo divieto trovata fondamentale ragione nell’esigenza di tutela della libertà testamentaria, e cioè
nell’esigenza di assicurare alla persona la facoltà di disporre liberamente dei propri beni mediante
testamento.
Oltre al patto istitutivo la legge vieta, anche i negozi mediante i quali il soggetto dispone o rinunzia
ai diritti che gli potranno spettare su una successione non ancora aperta (c.d. patti dispositivi e
rinunciativi).
La ragione del divieto è qui da ravvisare nella radicata ripugnanza sociale verso tutti gli atti di
speculazione sull’eredità di persona ancora vivente.
Il testamento è l'atto di ultima volontà mediante il quale la persona dispone della proprie sostanze o
di parte di esse per quando avrà cessato di vivere (art. 5871 c.c.).
92
Il testamento è un negozio a causa di morte che si contrappone agli atti tra vivi, i quali sono gli
ordinari atti negoziali volti a soddisfare le varie esigenze della vita di relazione.
Caratteri del testamento sono la personalità, l'unilateralità, l'esc!usività, la formalità, la revocabilità,
la patrimonialità.
Rispetto ai caratteri del testamento vanno distinti i requisiti del contenuto: possibilità, liceità,
determinatezza o determinabilità (art. 1346 c.c.).
Il testamento è un atto personalissimo in quanto deve essere compiuto direttamente dal suo autore.
Il principio della personalità del testamento comporta che questo negozio non ammette che sia posto
in essere a mezzo di rappresentante. La procura a fare testamento è radicalmente nulla come è nullo
il testamento fatto in nome e per conto di altra persona.
La stretta personalità esclude, ancora, che la determinazione del contenuto essenziale del testamento
possa essere rimessa alla volontà altrui.
La responsabilità extracontrattuale invece, disciplinata dall'art 2043 del cc (Qualunque fatto doloso
o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire
93
il danno), nasce dal riconoscimento di violazione di beni patrimoniali e non altrui, è personale e
deriva da un fatto illecito.
- il criterio di imputazione è il criterio della colpa;
- RICHIEDE LA CAPACITÀ DI INTENDERE E VOLERE DEL SOGGETTO;
- il debitore è tenuto a risarcire TUTTI I DANNI ARRECATI, prevedibili e non;
- il rimedio è il risarcimento del danno, diritto che si può esercitare nel limite dei 5 anni (in
mancanza di titolo, i fatti si devono ricostruire e andando troppo indietro nel tempo si rischia di non
trovare più testimonianze/documenti etc.);
- ONERE DELLA PROVA: a carico del danneggiato;
- MORA AUTOMATICA
La riforma del diritto di famiglia del 1975 ha introdotto l’art 230 bis nel codice civile.
Questo articolo ha valorizzato il rapporto familiare rendendo i familiari partecipi dei profitti
dell’impresa rappresentando una famiglia più ampia ma non più intesa in senso patriarcale.
Se si presta attività unitaria in maniera continuativa, questo comporta partecipazione all’impresa
familiare. La legge valorizza ogni tipo di attività compresa quella prestata all’interno delle mura
domestiche. Nella vecchia concezione il marito lavorava con affini e parenti e la moglie a casa
occupandosi di pulizia finalizzata all’impresa, questa attività viene considerata all’interno
dell’impresa familiare
L’art 230 bis dispone che “Salvo che sia configurabile un diverso rapporto, il familiare che presta in
modo continuativo la sua attività di lavoro nella famiglia o nell'impresa familiare ha diritto al
mantenimento secondo la condizione patrimoniale della famiglia e partecipa agli utili dell'impresa
familiare ed ai beni acquistati con essi nonché agli incrementi dell'azienda, anche in ordine
all'avviamento, in proporzione alla quantità e qualità del lavoro prestato.”
Inoltre “le decisioni concernenti l'impiego degli utili e degli incrementi nonché quelle inerenti alla
gestione straordinaria, agli indirizzi produttivi e alla cessazione dell'impresa sono adottate, a
maggioranza, dai familiari che partecipano all'impresa stessa”.
Quindi anche la donna che stira gli abiti dell’impresa deve essere convocata e partecipa alle
votazioni sulle decisioni dell’impresa. I familiari partecipanti all'impresa che non hanno la piena
capacità di agire sono rappresentati nel voto da chi esercita la potestà su di essi.
94
Sempre l’art 230 bis prevede che “Ai fini della disposizione di cui al primo comma si intende come
familiare il coniuge, i parenti entro il terzo grado, gli affini entro il secondo; per impresa familiare
quella cui collaborano il coniuge, i parenti entro il terzo grado, gli affini entro il secondo”
“Il diritto di partecipazione di cui al primo comma è intrasferibile, salvo che il trasferimento
avvenga a favore di familiari indicati nel comma precedente col consenso di tutti i partecipi. Esso
può essere liquidato in danaro alla cessazione, per qualsiasi causa, della prestazione del lavoro, ed
altresì in caso di alienazione dell'azienda. Il pagamento può avvenire in più annualità, determinate,
in difetto di accordo, dal giudice.
In caso di divisione ereditaria o di trasferimento dell'azienda i partecipi di cui al primo comma
hanno diritto di prelazione sull'azienda. Si applica, nei limiti in cui è compatibile, la disposizione
dell'articolo 732. Le comunioni tacite familiari nell'esercizio dell'agricoltura sono regolate dagli usi
che non contrastino con le precedenti norme.”
Le imprese familiari sono molto numerose ad esempio le cantine i vigneti etc.
La norma indica il coniuge e i parenti ma non esplica di chi siano parenti.
Vi sono due visioni:
1) la prima presuppone che i parenti siano in capo a chi ha avviato l’impresa. (tale tesi è la più
diffusa)
2) Un’altra visione è più ampia e considera tutti i compartecipi.
(es. la moglie dello zio che lavora nell’impresa o il figlio dello zio che sarebbe parente di quarto
grado nei confronti del titolare), secondo questa tesi viene estesa la solidarietà e con i relativi diritti
previsti a tutti i compartecipi.
La giurisprudenza non da rilievo alla famiglia di fatto anche se una recente sentenza della
cassazione (2006) ha indicato una strada diversa.
Da questa norma derivano diritti come
Il mantenimento, è il primo dei diritti da assicurare, una eventuale decisione di distribuzione degli
utili non può prescindere dal mantenimento.
Partecipazione agli utili e agli acquisti fatti con essi
Partecipazione agli incrementi
L’amministrazione ordinaria spetta all’amministratore dell’impresa o al consiglio di
amministrazione.
La maggioranza non si calcola per quote, si calcola per persona, perché siamo al’interno di una
comunità. Le decisioni possono anche riguardare l’esclusione di uno dei familiari per giusta causa.
Quando cessa o si trasferisce l’impresa ciascun compartecipe ha una prelazione secondo quanto
previsto dall’art. 732 del c.c. Il compartecipe ha il diritto di riscatto.
L’impresa familiare ha carattere residuale, in questo istituto manca un rapporto di lavoro
subordinato o di tipo societario, un eventuale patto di famiglia non può derogare alla prelazione, si
applica anche in caso di attività di lavoro prestata in modo precario, vige il divieto di concorrenza
per chi cede l'azienda e partecipa poi a impresa familiare,
La Costituzione
• la Legge è un precetto normativo emanato dallo Stato nell’esercizio della sua potestà
normativa che è appunto la potestà legislativa.
• La Costituzione è stata emanata il 27/12/1947 ed è considerata al vertice della gerarchia
delle fonti (art. 1 disp. Prel.). Sono preminenti anche le altre leggi costituzionali ossia
quelle deliberate dal Parlamento secondo la procedura di normazione costituzionale.
LA COSTITUZIONE E’ LA LEGGE CHE ENUNCIA LE BASILARI SCELTE POLITICHE
95
In Italia il primo codice civile è stato emanato con l’unificazione del Regno nel 1865 e rimase in
vigore fino al 1942.
96
Si distingue da tutti gli altri istituti: mediazione prevista dal codice (es mediazione immobiliare), giudizio
ordinario, arbitrato, transazioni.
Oggi la mediazione è condizione di procedibilità, ovvero deve essere obbligatoriamente tentata prima di
poter andare in giudizio nei casi di una controversia in materia di:
• diritti reali (proprietà, usufrutto, usucapione, compravendite immobiliari ecc.);
• divisione e successioni ereditarie
• patti di famiglia;
• locazione e comodato;
• affitto di aziende (sentenza del Tribunale di Treviso affitto di aziende);
• risarcimento danni da responsabilità medica e sanitaria;
• diffamazione con il mezzo della stampa o con altro mezzo di pubblicità;
• contratti assicurativi, bancari e finanziari;
• condominio (liti condominiali)
• Esperire un tentativo di conciliazione è inoltre obbligatorio quando la mediazione è demandata da
un giudice oppure quando è prevista da clausole contrattuali o statutarie (clausole compromissorie).
In queste situazioni è obbligatoria l’assistenza di un avvocato, mentre ordinariamente la procedura si rivolge
direttamente alle parti, ovvero i cittadini che possono accedere agli Istituti ed avviare la procedura in maniera
indipendente.
IL MEDIATORE
Il mediatore è un professionista con requisiti di onorabilità, competenza, terzietà e imparzialità che,
individualmente o collegialmente, svolge la mediazione rimanendo privo, in ogni caso, del potere di
rendere giudizi o decisioni vincolanti per i destinatari del servizio medesimo.
Il suo compito è quello di aiutare le parti in lite a trovare una soluzione soddisfacente per entrambe al
contenzioso, portandole al raggiungimento di un accordo condiviso ed evitando quindi il ricorso al giudice;
il verbale di -conciliazione che riporta tale accordo, omologato dal Presidente del Tribunale di competenza,
costituisce titolo esecutivo per le parti.
In particolare, i mediatori sono stati selezionati sulla base di rigorosissimi criteri di competenza e
valutando a fondo le loro capacità comunicative, al fine di offrire alle parti un supporto fondamentale
che le possa guidare verso un accordo condiviso e pienamente soddisfacente.
GLI ORGANISMI DI MEDIAZIONE
Gli enti abilitati a svolgere la mediazione possono essere pubblici o privati (società, associazioni),
ovvero organi o articolazioni interne degli enti medesimi (camere di conciliazione istituite dalle
Camere di commercio, organismi non autonomi di società); prima di concedere l'accreditamento a un
ente privato il responsabile del registro (registro degli organismi di mediazione tenuto dal Ministero
della Giustizia) deve vagliare anche i requisiti di onorabilità di tutti i soci (o associati), degli
amministratori e dei rappresentanti degli organismi.
Ogni organismo deve dotarsi di un regolamento e di un codice etico, comunicati al Ministero, che
garantiscano i requisiti di terzietà, imparzialità e riservatezza di chi svolge il procedimento di
mediazione; anche le indennità che le parti dovranno pagare per il procedimento devono rientrare
nelle tabelle fissate dal Ministero ed essere comunicate al responsabile del registro.
PROCEDURA
La procedura di mediazione è rapida: deve, infatti, concludersi in quattro mesi e il primo incontro di
programmazione tra le parti viene fissato entro poche settimane dalla presentazione della domanda di
mediazione.
Il primo incontro consiste in una sessione preliminare in cui il mediatore ha il compito di informare le parti
sulle caratteristiche e sulle modalità di svolgimento della procedura e verificare insieme alle stesse e ai loro
consulenti, eventualmente presenti, la possibilità di iniziare la procedura di mediazione. Se il primo
incontro si conclude con la mancata prosecuzione della mediazione, le parti non dovranno versare
all'Organismo le spese di mediazione.
Nel caso in cui tutte le parti aderenti alla mediazione siano assistite da un avvocato, l'accordo di
mediazione sottoscritto dalle parti e dai loro avvocati costituisce titolo esecutivo per l'espropriazione
forzata, l'esecuzione per consegna e rilascio, l'esecuzione degli obblighi di fare e non fare, nonché per
l'iscrizione di ipoteca giudiziale. In tutti gli altri casi l'accordo potrà essere omologato su istanza di parte
con decreto del Presidente del tribunale.
Il procedimento di mediazione può essere attivato mediante il deposito della domanda anche in forma
telematica, dopodiché una volta verificata la completezza della domanda in tutte le sue parti, la Segreteria:
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Durante il primo incontro il mediatore chiarisce alle parti la funzione, le caratteristiche e le modalità
di svolgimento della mediazione. Il mediatore, sempre nello stesso primo incontro, invita le parti e i
loro avvocati ad esprimersi sulla possibilità di iniziare o meno la procedura di mediazione.
Le parti partecipano all'incontro personalmente o, in alternativa, possono farsi sostituire da un proprio
rappresentante informato sui fatti e munito dei necessari poteri (procura notarile per la sottoscrizione
dell’accordo, essendo questi una scrittura privata autenticata)
Il mediatore conduce l'incontro senza formalità di procedura e, d'intesa con le parti, può fissare eventuali
incontri successivi al primo
CONCLUSIONE DEL PROCEDIMENTO DI MEDIAZIONE
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