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Al tempo in cui 54

Elettrone regnava a Micene, andarono da lui i figli di Pterelao,


insieme con Tafio, e rivendicarono la sovranità di Mestore [loro
nonno materno]. Siccome Elettrione non dava loro ascolto, cercarono
di portargli via le sue vacche. Accorsero in difesa i figli di
Elettrione, si sfidarono e si uccisero gli uni con gli altri. Dei figli
di Elettrione si salvò solo Licimnio, che era ancora giovane, fra
quelli di Pterelao, Evere, che era rimasto a sorvegliare le navi. I
Tafi che riuscirono a fuggire si imbarcarono con le vacche ruba- 55
te e le affidarono a Polisseno, re degli Elei. Da Polisseno le riscattò
Anfitrione, che le condusse a Micene. Elettrione, che voleva
vendicare la morte dei figli, affidò ad Anfitrione il suo regno e
sua figlia Alcmena, facendogli giurare che ne avrebbe custodito la
verginità fino al suo ritorno: lui meditava di fare una spedizione
contro i Teleboi. Nel momento in cui Elettrione recuperava le 56
sue vacche, una di esse si allontanò; Anfitrione le scagliò contro
la clava che aveva in mano, e questa rimbalzò dalle corna della
vacca alla testa di Elettrione e lo uccise. Di conseguenza Stenelo,
grazie a questo pretesto, esiliò Anfitrione da tutto il territorio
dell’Argolide e prese lui stesso il potere a Micene e a Tirinto.
Mandò poi a chiamare i figli di Pelope, Atreo e Tieste, e affidò
loro Midia. Anfitrione, con Alcmena e Licimnio, si recò a Tebe, 57
dove fu purificato da Creonte, che dà in moglie a Licimnio sua
sorella Perimede. Poiché Alcmena aveva detto ad Anfitrione che
lo avrebbe sposato, se lui avesse vendicato la morte dei suoi fratelli,
egli si impegnò a farlo e organizzò una spedizione contro i
Teleboi invitando Creonte a prendervi parte. Creonte disse che
avrebbe partecipato, a patto che prima Anfitrione liberasse la terra
dei Cadmei dalla volpe; una volpe feroce devastava infatti la
Cadmea. Era destino che colui che l’ affrontava, non riuscisse comunque
a catturarla. 7. Il paese ne aveva un gran danno e ì 58
Tebani le offrivano ogni mese il figlio di uno dei cittadini; se non
l’avessero fatto, essa ne avrebbe rapiti molti. Anfitrione si recò ad
Atene, da Cefalo figlio di Deioneo, e lo persuase, in cambio di una
parte del bottino che avrebbe ricavato dai Teleboi, a portare a caccia
il cane che Procri aveva ricevuto da Minosse e che aveva portato
da Creta; questo cane aveva avuto in sorte di poter afferrare
tutto ciò che inseguiva. Stava inseguendo la volpe quando Zeus li 59
mutò entrambi in pietra. Anfitrione con i suoi alleati, Cefalo da
Torico in Attica, Panopeo della Focide, Eleio, figlio di Perseo, da
EIo in Argolide, Creonte da Tebe, devastò le isole dei Tafi. Ma, fin- éo
ché Pterealo era in vita, non poteva impadronirsi di Tafo. Quando
però la figlia di Pterelao, Cometo, si innamorò di Anfitrione
e strappò dalla testa del padre il capello d’oro, allora Pterelao morì
e Anfitrione conquistò tutte le isole. Poi uccide Cometo, torna a
Tebe con il bottino e cede le isole ad Eleio e a Cefalo: essi fondarono
le città che portano il loro nome e vi si stabilirono.

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