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CARLO GOLDONI: Vita

Carlo Goldoni nacque a Venezia nel 1707, primogenito di una famiglia borghese. Nei suoi primi anni di vita diede
prove di un’intelligenza precoce, infatti a:
 4 anni sapeva leggere e scrivere
 8 anni compose l’abbozzo di una commedia
Questi anni Goldoni li trascorse in diverse città italiane, seguendo i trasferimenti del padre medico, che avrebbe
voluto avviarlo alla sua stessa professione, dopo averlo fatto studiare filosofia, con la quale iniziava la carriera medica
all’epoca.
Constatato però lo scarso interesse del figlio per la medicina, il quale addirittura fuggì a 14 anni con una compagnia di
commedianti dal collegio a Rimini per abbandonare tali studi, prova della sua incredibile passione per il teatro, il
padre decise di fargli compiere gli studi di giurisprudenza, conclusi a Padova nel 1731, anno:
 Della morte del padre
 In cui cominciò la sua attività forense a Venezia al fine di sostenere i costi della sua famiglia
Nel 1733 Goldoni conobbe Imer, impresario di teatro che, apprezzando la tragicommedia intitolata “Belisario”, gli
commissiona, per il teatro San Samuele, degli intermezzi, brevi composizioni comiche, che gli garantiranno immediati
consensi da parte del pubblico:
 Accompagnate da musica
 Rappresentate tra un atto e il successivo
Goldoni, seguendo Imer in diverse località italiane, giunse a Genova, dove conobbe e sposò Nicoletta Connio, figlia di
un notaio. Grazie alla commedia “Belisario”, Goldoni ricevette l’incarico di dirigere il teatro San Giovanni Crisostomo
a Venezia, iniziando a scrivere alcune commedie, quali “Momolo cortesan” e “La donna di garbo”, nelle quali le
battute dei protagonisti erano scritte: ciò segnò l’inizio della riforma goldoniana.
Nel 1745 Goldoni fu costretto a trasferirsi a Pisa per esercitare a tempo pieno l’attività forense al fine di risanare i
debiti dovuti ad una truffa subita dal fratello. Nel frattempo l’attore Sacchi, interprete di Arlecchino, lo esortò a
comporre una commedia ad hoc per lui, che verrà poi:
 Intitolata “Arlecchino servitore di 2 padroni”
 Sceneggiata al teatro San Samuele di Venezia, dove riscuoterà molto successo
Le sue commedie intanto avevano suscitato l’interesse di Medebach, capocomico del teatro Sant’Angelo di Venezia,
con il quale Goldoni, che nel 1748 abbandonò l’attività forense per dedicarsi al teatro, strinse un contratto di
produzione di 8 otto comedie all’anno. Furono anni:
 Di grande attività, in cui videro la luce commedie ancora oggi celebri come “La famiglia dell’antiquario”, “La
bottega del caffè” e soprattutto, nel 1753, “La locandiera”.
 Di crisi e depressione, dovuti alla scrittura di ben 16 commedie e al peso di dover sostenere una famiglia
comprendente anche la moglie e sua figlia
Dopo essersi scontrato con Medebach, il quale gli rifiutò i diritti d’autore, nel 1753, Goldoni strinse un contratto più
vantaggioso con Vendramin, proprietario del teatro San Luca, per il quale scrisse i capolavori intitolati “Le baruffe
chiozzotte” e “Trilogia della villeggiatura”. Ma se il favore del pubblico cresceva, altrettanto accadeva per le critiche:
gli veniva infatti rimproverato, soprattutto da parte di Gozzi, avversario della sua riforma, di:
 Lasciare poco spazio alle atmosfere fiabesche e fantasiose di moda nel teatro di quegli anni.
 Mettere in ridicolo la nobiltà;
Amareggiato dalle polemiche, nel 1762 accettò l’incarico di direttore della Commedia dell’Arte di Parigi, dove si
trasferì. Anche in Francia il suo modo di fare teatro suscitò adesioni e critiche, quest’ultime placate dal successo della
commedia “Il burbero benefico”, scritta in francese. In quegli anni:
 Venne chiamato a Versailles come insegnante di italiano delle figlie di Luigi XV
 Cominciò a scrivere, nel 1784, in francese, la sua autobiografia, le “Memoires”
Durante il periodo rivoluzionario, gli venne revocata la pensione, per cui morì quasi in miseria nel 1793.
CARLO GOLDONI: Opere teatrali
Arlecchino servitore di 2 padroni
Nell’”Arlecchino servitore di 2 padroni”, pubblicata nel 1745 e sceneggiata al teatro San Samuele, il protagonista
Arlecchino, interpretato dall’attore Sacchi, cerca di trarre maggiori profitti servendo 2 diversi padroni inconsapevoli.
La locandiera
“La locandiera” è una commedia scritta nel 1753, sceneggiata al teatro Sant’Angelo e ambientata da Goldoni a
Firenze per:
 Ridicolizzare alcuni personaggi della nobilità veneziana, che si sarebbero riconosciuti se la vicenda fosse stata
ambientata in laguna
 Rivolgersi ad un pubblico più vasto di quello di Venezia
La protagonista di tale opera è Mirandolina, donna affascinante intelligente e abile negli affari, che si lascia
corteggiare, senza impegnarsi con nessuno, dai clienti della sua locanda, tra i quali:

 Conte d’Albafiorita, aristocratico decaduto


 Marchese di Forlipopoli, mercante che, arricchitosi, è entrato a far parte della nuova nobiltà comprando il
titolo
 Cavaliere di Ripafratta, aristocratico misogino
Alla fine della vicenda, Mirandolina sposa Fabrizio, cameriere della locanda che mai limiterà la sua libertà. Mirandolina
è una figura di donna molto moderna che:

 Ama la propria indipendenza


 Non si lascia incantare dalle promesse degli spasimanti
La locanda è frequentata da personaggi di tutte le classi sociali:

 Nobili, come il Marchese di Forlipopoli, messi in ridicolo nella loro presunzione di superiorità sociale
 Borghesi, come Mirandolina, laboriosa e attenta al guadagno;
 Popolani, come Fabrizio, il quale auspica di poter salire di gradino dal punto di vista sociale
I personaggi della commedia sono resi verosimili mediante i dialoghi, che ne mettono in luce i caratteri nella
concretezza delle situazioni.
Le baruffe chiozzotte
Nella commedia “Le baruffe chiozzotte”, sceneggiata al teatro San Luca, scritta nel 1762 nel dialetto di Chioggia, si
descrivono i litigi dovuti alle gelosie e ai sospetti, deformati dal pettegolezzo, scatenati dalle mogli di una comunità di
pescatori mentre quest’ultimi sono in mare.
Trilogia della villeggiatura
Nella “Trilogia della villeggiatura” Goldoni critica la tendenza della frivola borghesia a sperperare denaro per l’inutile
esibizione del lusso, che:
 Potrebbe innescare rivalità e invidie
 Non consente di esprimere una concezione sobria e moralmente responsabile della vita e dei rapporti sociali
CARLO GOLDONI: Memoires
L’opera intitolata “Memoires” è un’autobiografia scritta in prosa e pubblicata nel 1787. L’opera è divisa in 3 parti:
 La 1° parte tratta della sua giovinezza, del suo approccio al teatro, della sua riforma del teatro
 La 2° parte tratta delle sue commedie, di cui ne spiega le trame, i personaggi e le chiavi interpretative
 La 3° parte descrive gli anni trascorsi in Francia
Come tutte le autobiografie, l’opera non è attendibile in quanto sono presenti numerose omissioni, non è obiettiva al
100%, ma in essa sono contenute le esperienze che Goldoni ha vissuto.

La bottega del Caffè


“La bottega del Caffè” è una delle 16 commedie composte da Goldoni nel 1750 per il teatro Sant’Angelo. Goldoni:
 Realizzò tale commedia ispirandosi ad un intermezzo composto per Imer in cui il protagonista Narciso, gestore
di una bottega del caffè, insieme dalla scaltra Dorilla, approfitta dello sciocco prodigo Zanetto per truffarlo.
 Fece sì che i protagonisti in scena fossero il protagonista Brighella e il garzone Arlecchino, entrambi maschere
della Commedia dell’Arte, la quale si unì alla riforma goldoniana, per cui la commedia ebbe un successo
strepitoso
Quando Goldoni pubblicò la commedia in forma scritta, la fisionomia dei personaggi mutò:
 Brighella divenne Ridolfo
 Arlecchino divenne Trappola
Goldoni ambientò la sua commedia in una bottega del caffè, luogo di incontro:
 Di tutti i ceti sociali, accumunati dalla passione per la bevanda, piccolo lusso che rende tutti uguali
La commedia riformata di Goldoni non si distaccò mai dalla Commedia Tradizionale, basata sulle unità di luogo, spazio
e tempo. Anche la “Bottega del Caffè” infatti:
 Si svolge:
o In un unico giorno (Unità di tempo)
o Nella piazzetta sulla quale la bottega del caffè si affaccia (Unità di luogo)
 Ma ha molti personaggi a differenza dei 3 presenti nella commedia greca (Unità d’azione)
Trama
La commedia si avvia alle prime luci dell'alba di un mite mattino invernale a Venezia, durante il Carnevale, per
concludersi quando scende la notte.
Ridolfo, che gestisce la Bottega del Caffè, la quale si affaccia su una piazza veneziana nella quale è inoltre presente un
parrucchiere e una bisca, sta prendendo a cuore la sorte del giovane mercante di stoffe Eugenio, che da qualche
tempo frequenta assiduamente la bisca di Pandolfo, dove ha subìto perdite ingenti giocando con Flaminio, un giovane
torinese che si spaccia per nobile ed è divenuto amante della ballerina Lisaura con il nome di Leandro.
A cercar di far ravvedere i 2 uomini sono le loro mogli:
 Vittoria, moglie di Eugenio;
 Placida, moglie di Leandro-Flaminio, la quale, travestita da pellegrina, ignora la nuova identità assunta dal
marito
Entrambe le donne sono esposte alle insidie tessute da don Marzio, nobile napoletano prepotente, ambiguo e
chiacchierone che prova piacere nel frapporre ostacoli al desiderio delle 2 mogli di ricondurre sulla retta via Eugenio e
Leandro-Flaminio.
I tranelli di don Marzio trovano una fiera oppositrice in Ridolfo e nel suo garzone Trappola, che aprono gli occhi a
Eugenio e a Leandro-Flaminio: pentiti, i 2 si ricongiungono alle mogli, mentre don Marzio lascia la città.
I personaggi
Nella commedia sono presenti personaggi appartenenti alla classe:
 Borghese, con:
o Virtù, come Ridolfo, il quale ha saputo mettere in piedi un’attività dignitosa, conformandosi, nella vita
quotidiana, alle virtù dell’onestà, della riconoscenza, della parsimonia, della razionalità e della
prudenza.
o Vizi, come:
 Eugenio, ingenuo attratto dai piaceri, dalla trasgressione e dal desiderio di un facile guadagno.
 Pandolfo, avido, il quale pone il profitto al di sopra di tutto
 Leandro-Flaminio, falso e profittatore che sfrutta la buona fede altrui
 Aristocratica, come don Marzio, rappresentante di una classe parassitaria, oziosa e improduttiva, incapace di
contribuire al miglioramento della società e ad accogliere la laboriosità borghese
Nella commedia, le donne, giudicate da Goldoni come il nucleo fondante della società, sono invece le tenaci paladine
della famiglia che rivelano spirito pratico, determinazione e capacità di sopportazione.
CARLO GOLDONI: Grandi temi
Mondo e teatro: la riforma goldoniana

Al tempo di Goldoni il teatro comico era dominato dalla Commedia dell'Arte:


 Recitata da compagnie di girovaghi e saltimbanchi;
 Basata sull'improvvisazione da parte degli attori, i quali:
o Non avevano tratti psicologici ben precisi, ma erano maschere, come Arlecchino, Colombina, Pantalone
etc., che si limitavano a riprodurre tipi fissi: il vecchio brontolone, il servo furbo, i due giovani innamorati,
etc.;
o Inventavano le battute, improvvisando sulla base di un canovaccio, cioè di uno schema della trama;
 Divenuta, col tempo, vuota, ripetitiva, stereotipata e volgare.
Goldoni intendeva quindi reagire attuando una riforma teatrale, con la quale:
 Impose agli attori il copione, sul quale erano presenti le battute che dovevano esporre;
 Scrisse i suoi testi in prosa, per garantire realismo ai dialoghi;
 Rifiutò gli intrecci avventurosi e poco credibili, ideando situazioni teatrali ispirate alla vita vera e a esperienze
quotidiane concrete;
 Delineò personaggi realistici e credibili: né:
o Maschere, come nel teatro comico;
o Tipi astratti, come nella tragedia;
 Si propose di divertire e intrattenere il pubblico, ma anche di farlo riflettere, trasferendo sulla scena la realtà
sociale e morale del suo tempo.
Nello scrivere le sue commedie, Goldoni dichiarò di essersi ispirato non ai trattati teorici e astratti dei più grandi
autori della letteratura, che comunque ha studiato, ma al:
 Libro del Mondo, costituito da:
o Esperienze di una vita piena di avvenimenti e avventure
o Osservazione attenta della società e dei suoi ambienti
 Libro del Teatro, che rappresenta la conoscenza della finzione scenica, la quale consente di illustrare
efficacemente le situazioni, i sentimenti, le passioni, i vizi e le virtù dell’uomo.
Aristocrazia, borghesia e popolo: lo sguardo sulla società

I protagonisti delle commedie di Goldoni sono uomini e donne:


 Non privi di difetti e di limiti, ma accomunati da un sostanziale buon senso.
 Attraverso i quali il commediografo:
o Critica la nobiltà retriva e parassitaria nei suoi peggiori difetti: l’ozio, l’incapacità di lavorare e di
produrre, la superbia e l’abitudine di sperperare inutilmente il denaro;
o Tratta della nuova borghesia mercantile e commerciale di Venezia, di cui i protagonisti sono per lo più
gli esponenti:
 Esaltando i valori positivi della cultura illuministica che essa incarna: la laboriosità, l’onestà di
fondo e la capacità di amministrare i propri affari.
 Denunciando i vizi che condivide con la nobiltà.
o Ammira i ceti popolari, pur senza idee di sovvertimento dell’ordine sociale
Goldoni vuole soprattutto mostrare al pubblico i comportamenti scaturiti dall’egoismo e dalla grettezza, promuovendo
una nuova moralità fondata sulla dignità, sulla giustizia e sulla ricerca del benessere individuale.
Linguaggio: tra italiano e dialett o

Nelle sue commedie, Goldoni si serve di:


 Un nuovo “italiano”, costituito da un toscano arricchito di termini lombardi, venetismi, francesismi e forme
colloquiali fiorentine al fine di far comprendere un pubblico più ampio;
 Un linguaggio con uno stile semplice per una comunicazione più efficace;
 Dialetto veneziano per conferire loro un maggiore realismo.

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