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Lezione del 17 Marzo (prima revisione)

Riprendiamo, allora, anche questa lezione è dedicata alla chiamata in garanzia, precedentemente,
nell’ultimo nostro incontro, ho passato in rassegna le fattispecie, i gruppi di fattispecie, che sul
piano processuale danno luogo alla chiamata in garanzia, riprendiamoli brevemente perché
occorre proseguire dal punto in cui ci siamo lasciati:

Abbiamo ricordato che la chiamata in garanzia, in anzitutto, si applica alla garanzia per evizione
anzi, come vi ho detto, storicamente parlando, la chiamata in garanzia nasce proprio su questa
fattispecie. La garanzia per evizione è un istituto che rinviene la propria disciplina nel contratto di
compravendita, ma sappiamo che, ha un ambito applicativo più esteso perché si applica a tutta
una serie ulteriori di ipotesi contrattuali in cui questo istituto è espressamente richiamato.
Con riferimento alla garanzia per evizione si parla della garanzia da trasferimento di un diritto,
l’ipotesi su cui noi ragioniamo è quella in cui l’attore agisce nei confronti del compratore
proponendo un’azione di rivendita o comunque una domanda di accertamento del proprio diritto
sul bene compravenduto e il compratore chiama in garanzia il venditore, esercitando, appunto,
l’azione di garanzia per evizione che abbiamo detto ha come contenuto la risoluzione del
contratto, la domanda di restituzione del prezzo, delle spese e degli interessi ed eventualmente il
risarcimento del danno.
Il secondo gruppo di fattispecie, abbiamo detto, ritrova il proprio referente nella figura della
fideiussione, che è una delle ipotesi di obbligazioni solidali ad interesse unisoggettivo, così come
previsto nell’art. 1298 del c.c. Abbiamo detto, anche questo, è un prototipo perché la stessa
struttura la ritroviamo anche in fattispecie diverse, come per esempio, la disciplina, la
responsabilità dei padroni e committenti art. 2049 c.c. e la responsabilità del proprietario e del
conducente del veicolo art. 2054 c.c.
A livello processuale si ha la chiamata in garanzia nel caso in cui il creditore agisce nei confronti del
fideiussore, il quale chiama in garanzia il debitore originario, esercitato che cosa? La c.d. azione di
regresso art. 1950 c.c., un’azione, per il cui tramite, il fideiussore vuole recuperare dal debitore
originario quanto ha pagato al creditore.
Il terzo gruppo, abbiamo detto, invece, rinviene il proprio prototipo nella assicurazione contro la
responsabilità civile, diversa, però, dalla responsabilità che deriva dalla circolazione dei veicoli e
dei natanti perché, con riferimento a queste particolari ipotesi, il legislatore ha previsto l’azione
diretta del danneggiato nei confronti della società assicuratrice. Abbiamo detto, che rientra in
questo stesso gruppo di ipotesi anche il mandato, il caso che ci interessa è quello in cui il
danneggiato agisce nei confronti del danneggiante il quale chiama in garanzia la propria
assicurazione, proponendo che cosa? L’azione di malleva, cioè, chiedendo alla società assicuratrice
di tenerlo indenne di quanto ha dovuto corrispondere al danneggiato.

Infine, l’ultimo gruppo rinviene il prototipo nelle vendite a catena o nelle vendite a catena ma,
abbiamo detto, che si tratta di un gruppo che comprende anche tutte le diverse forme di
subcontratto, il che può avvenire nell’ambito del trasporto, abbiamo detto dell’appalto, della
locazione, del deposito e via dicendo; il caso che ci interessa è quello in cui il consumatore fa
valere la propria azione di garanzia per vizi occulti nei confronti del proprio dettagliante, il quale
chiama in garanzia il grossista, il quale può chiamare in garanzia a sua volta il produttore,
esercitando che cosa? Appunto l’azione di garanzia per i vizi.
Ora, quello che ho cercato di evidenziare nel corso della passata lezione, è che tutte queste azioni
che abbiamo visto sono piuttosto eterogenee sul piano sostanziale, presentano un profilo comune,
perché appare evidente, che tutte queste azioni svolgono una funzione economica, cioè tutte le
domande sottese alla chiamata in garanzia, sono domande, per il cui tramite, il nostro convenuto
garantito vuole riversare sul terzo, sul garante, le conseguenze patrimoniali o economiche
negative che viene a subire a seguito della soccombenza nella causa principale, detto in altre
parole, se la domanda dell’attore viene accolta nei confronti del convenuto garantito, questi viene
a subire una perdita patrimoniale o economica; pensate all’ipotesi della garanzia per evizione in
cui il compratore scopre, improvvisamente, si ritrova senza il bene, che risulta appartenere
all’attore, oppure, pensate al fideiussore che deve pagare l’attore. Quindi,
alla soccombenza nella causa principale, all’accoglimento della domanda principale rivolta
dall’attore nei confronti del convenuto garantito, segue una perdita economica o patrimoniale,
attraverso la chiamata in garanzia, il garantito rivolge al garante una domanda per il cui tramite
vuole recuperare dal garante la perdita patrimoniale e o economica che ha subito nella causa
principale e questo, diciamo profilo, è un profilo molto importante, la chiamata in garanzia ha alla
sua base, sempre, una domanda che svolge una funzione economica; per questo motivo si afferma
che la chiamata in garanzia consiste nella proposizione di una, della domanda c.d. di regresso. La
nozione di regresso, a livello di diritto civile, a livello di codice civile, è una nozione di tipo
funzionale, cioè non mi vale ad individuare un’azione specifica, perché non c’è soltanto l’azione di
regresso che il fideiussore può esercitare nei confronti del debitore originario o che il condebitore
solidale può esercitare nei confronti dell’altro condebitore, il regresso è una nozione di tipo
funzionale, cioè mi indica un’azione che svolge una funzione economica, di recupero di una perdita
economica o di una perdita patrimoniale, quindi l’azione di garanzia consiste sempre nella
proposizione dell’azione di regresso.
Ma è molto importante soffermarsi anche sulla struttura di questi rapporti cioè il rapporto, sul
legame, che intercorre fra il rapporto giuridico oggetto originario del processo, quindi il rapporto
giuridico che corre fra l’attore e il convenuto garantito e il rapporto oggetto della chiamata in
garanzia, quindi il rapporto giuridico che corre fra garantito e garante.
La relazione che intercorre fra questi due rapporti giuridici è una relazione di successione logica e
cronologica, vediamo il motivo: possiamo parlare di una relazione di successione logica perché, tra
il rapporto principale e il rapporto di garanzia, corre sempre un nesso di pregiudizialità
dipendenza, infatti, ho richiamato la chiamata in garanzia o in altre, ma non diverse parole, come
forma, come figura di connessione per pregiudizialità dipendenza fra parti diverse; vi è una
relazione di successione cronologica perché, come cercherò adesso di spiegarvi, il rapporto
pregiudiziale e il rapporto di garanzia non sono due rapporti che vengono ad esistenza
contemporaneamente, il rapporto di garanzia è un rapporto che viene ad esistenza in un
momento temporale successivo rispetto al rapporto principale.
Andiamo, però, ad esaminare quanto vi ho appena detto. Torniamo sulle fattispecie per cercare di
comprendere quanto vi ho appena spiegato, cominciamo dalla GARANZIA PER EVIZIONE.
Abbiamo detto, studiando la disciplina della garanzia per evizione, che il presupposto di questa
azione della garanzia è appunto l’evizione del compratore, che cosa è l’evizione del compratore?
Vi ricordate, abbiamo detto è l’accertamento definitivo del diritto di proprietà sul bene
compravenduto in capo ad un terzo; abbiamo evidenziato, che questo accertamento definitivo del
rapporto del diritto, del diritto dell’attore sul bene compravenduto, può maturare secondo
modalità diverse: è la sentenza passata in giudicato che accerta l’esistenza di questo diritto, ma
abbiamo detto, che l’evizione può essere data anche dal riconoscimento spontaneo da parte del
compratore del diritto del terzo. Ecco, l’evizione è quindi presupposto indispensabile perché il
compratore possa pretendere la garanzia per evizione dal proprio venditore. Questo che cosa ci
consente di rilevare? Innanzitutto, che nella fattispecie costitutiva del diritto alla garanzia
rinveniamo: l’esistenza del rapporto fra attore e compratore, quindi l’esistenza del rapporto
giuridico oggetto della domanda originaria, quindi è il rapporto, è il diritto di proprietà del terzo sul
bene compravenduto, ma, nella fattispecie costitutiva rientra anche un ulteriore elemento che è il
fatto evizione. Il fatto evizione, abbiamo detto, è l’accertamento definitivo di esistenza di questo
diritto, vedete è un fatto che non è contemporaneo al sorgere del rapporto giuridico, è un fatto
necessariamente successivo al sorgere del rapporto giuridico, quindi del diritto del terzo sul bene
compravenduto, c’è, necessariamente, uno stacco temporale, perché l’accertamento definitivo di
esistenza di questo diritto (interruzione connessione min. 13.08 – 13.19).
Allora, tornando a quanto vi dicevo all’inizio della lezione..- Riprende quanto precedentemente
interrotto – infatti, è necessariamente successivo, quindi, dicevo, che nella fattispecie costitutiva
troviamo, sia il diritto del terzo sul bene compravenduto, sia il fatto evizione; quindi, il fatto
accertamento definitivo di esistenza di questo diritto nei confronti del compratore. Perciò, appare
evidente, che i due rapporti giuridici sono connessi per pregiudizialità dipendenza perché
l’esistenza del diritto del terzo, dell’attore sul bene, è elemento della fattispecie costituiva del
diritto alla garanzia del compratore nei confronti del venditore, quindi siamo di fronte ad una
forma di connessione per pregiudizialità dipendenza. Ma, bisogna anche dire, che questi due
rapporti non sono due rapporti contemporanei, perché il diritto alla garanzia, in verità, richiede
anche il venire ad esistenza di un ulteriore fatto che è il fatto evizione, accertamento definitivo di
esistenza di questo diritto; quindi, siamo di fronte ad una relazione di successione logica, data
dalla connessione per pregiudizialità dipendenza, ma anche cronologica, perché il diritto alla
garanzia per evizione sorge in un momento successivo al sorgere del diritto dell’attore sul bene
compravenduto.
Per complicare ulteriormente le cose, vorrei farvi notare, che in questa particolare ipotesi la
connessione per pregiudizialità dipendenza può atteggiarsi in un modo più complicato. È possibile,
infatti, che il terzo, cioè il nostro attore, abbia acquistato il suo diritto sul bene dallo stesso
venditore, sono i casi di doppia alienazione, quindi, in questa particolare ipotesi, saremo di fronte
ad una forma di connessione per pregiudizialità dipendenza c.d. bilaterale, perché, non abbiamo
soltanto il rapporto fra l’attore e il compratore garantito che è pregiudiziale rispetto al rapporto fra
il compratore e il venditore, ma, a monte del rapporto pregiudiziale, vi è un ulteriore rapporto che
lega l’attore con il venditore. Si tratta, evidentemente, di ipotesi particolari, ma, è importante, far
caso a questa possibile complicazione perché qui ci troveremo di fronte ad una connessione
trilatere, si parla di una connessione per pregiudizialità dipendenza bilaterale perché interessa tre
rapporti che corrono fra tre soggetti diversi: avremo il rapporto fra attore e venditore che è il
rapporto sulla cui base l’attore ha acquistato il suo diritto, c’è il rapporto tra l’attore e il
compratore che ha ad oggetto il diritto di proprietà dell’attore sul bene e c’è il rapporto di garanzia
per evizione che lega il compratore al venditore che è l’ultimo rapporto nella sequenza delineata.

Andiamo alla fideiussione. Nella fideiussione, come ipotesi di obbligazione solidale ad interesse
unisoggettivo, abbiamo visto, stante la lettera dell’art. 1950 c.c., che il fideiussore può esercitare la
sua azione di regresso, ha diritto al regresso nei confronti del debitore originario dopo aver
pagato il creditore; allora, appare evidente, dalla lettera dell’art. 1950 c.c., che l’esistenza del
rapporto fra creditore e fideiussore è elemento costitutivo della fattispecie giuridica da cui trae
origine il diritto del fideiussore di regresso nei confronti del debitore originario. Ma, dalla lettera di
questa disposizione, appare evidente anche, che in questa fattispecie vi troviamo anche un
elemento ulteriore che è il pagamento: il fideiussore ha diritto di regresso, soltanto dopo che ha
pagato il creditore, quindi, anche in questa ipotesi, possiamo affermare che tra il rapporto che lega
il creditore al fideiussore, che è il nostro garantito, e il rapporto tra fideiussore garantito e
debitore garante intercorre una relazione di successione logica perché il primo rapporto è
pregiudiziale, è elemento costitutivo della fattispecie da cui deriva il secondo; ma, c’è anche una
relazione di successione cronologica perché il diritto di regresso del fideiussore nei confronti del
debitore originario ha come presupposto necessario anche il pagamento del fideiussore, quindi
l’adempimento del fideiussore nei confronti del creditore originario e il pagamento, è un atto
necessariamente compiuto in un momento successivo rispetto alla nascita del rapporto. Anche in
questo caso devo aprire necessariamente una parentesi, perché, nell’ambito della fideiussione ma,
diciamo ancora più in generale nell’ambito delle ipotesi di solidarietà ad interesse unisoggettivo, la
connessione per pregiudizialità dipendenza si atteggia sempre in modo particolare, siamo sempre
di fronte ad una forma di connessione per pregiudizialità dipendenza c.d. bilaterale, mentre
nell’ipotesi della garanzia per evizione, la connessione bilaterale si ha in ipotesi circoscritte,
nell’ambito delle obbligazioni solidali ad interesse unisoggettivo è la regola generale; è vero che, il
rapporto tra creditore e fideiussore è pregiudiziale rispetto al rapporto di regresso tra fideiussore e
debitore originario ma, è anche vero, che a monte del rapporto tra creditore e fideiussore c’è il
rapporto di credito/debito originario, di cui sono titolari il creditore (attore nella causa principale)
e il debitore originario chiamato in garanzia. Quindi, anche in questa ipotesi, siamo di fronte ad
una catena di rapporti correnti tra questi tre soggetti, abbiamo il rapporto di credito/debito
originario che è il rapporto di base che è pregiudiziale rispetto al rapporto tra creditore e
fideiussore che è pregiudiziale rispetto al rapporto tra fideiussore e debitore originario.
Perciò, la connessione, è una connessione per pregiudizialità dipendenza c.d. bilaterale importante
perché, perché in queste ipotesi c’è, a livello sostanziale, un rapporto che lega l’attore e il terzo
chiamato in garanzia, il nostro garante, in questo caso il debitore originario.

Passando all’assicurazione contro la responsabilità civile, possiamo svolgere osservazioni analoghe


art. 1917 c.c.. Intanto, l’assicurato può esercitare l’azione di malleva nei confronti del proprio
assicuratore, in quanto esista, naturalmente, il rapporto tra danneggiato e danneggiante
assicurato; intanto il nostro danneggiante assicurato si è reso responsabile nei confronti del
danneggiato, intanto avrà diritto alla malleva nei confronti dell’assicuratore. Anche in queste
ipotesi, possiamo tranquillamente riconoscere che fra i due rapporti corre un nesso di successione
logica e cronologica: logica, perché il rapporto tra danneggiato e danneggiante è sicuramente
pregiudiziale, rispetto al rapporto di malleva fra danneggiante assicurato e assicuratore, in base
alla disciplina sostanziale, il nostro danneggiante assicurato non può agire in malleva nei confronti
dell’assicurazione, se non si è reso responsabile nei confronti del danneggiato.
Quindi, sicuramente, il rapporto danneggiato/danneggiante è un rapporto pregiudiziale rispetto al
rapporto di malleva che lega il danneggiante assicurato all’assicurazione. Ma, anche in questa
ipotesi, esiste una relazione di successione cronologica, perché, ai fini dell’esercizio del diritto di
malleva, dell’azione di malleva, non è sufficiente che il nostro danneggiante assicurato abbia
provocato un danno al nostro danneggiato, quindi non è sufficiente che si sia verificato il fatto
illecito, ma, è richiesto che il diritto al risarcimento del danno del danneggiato nei confronti del
danneggiante assicurato sia stato in qualche modo accertato; cioè, secondo le indagini che sono
state svolte a livello sostanziale, si richiede che questo diritto sia stato determinato nel suo
ammontare. Quindi, anche in queste ipotesi, non è sufficiente che sia venuto ad esistenza il diritto
al risarcimento del danno, il rapporto c.d. pregiudiziale, ma è necessario un fatto ulteriore, è
necessario, che l’ammontare di questo diritto sia stato accertato e questo accertamento è,
sicuramente, un fatto che è cronologicamente successivo, rispetto al momento in cui sorge il
diritto al risarcimento del danno, diritto al risarcimento del danno che sorge nel momento in cui si
verifica il fatto illecito.

Infine, le vendite a catena. Anche in queste ipotesi, dall’analisi sostanziale, emerge chiaramente
che, in presenza dei presupposti già richiamati, cioè una catena di contratti di compravendita
avente ad oggetto il bene viziato o mancante delle qualità promesse, vendita avvenuta a prezzo
pieno, abbiamo detto, che la reazione, la richiesta, l’esercizio dell’azione di garanzia per i vizi o di
garanzia per difetto delle qualità promesse dell’ultimo acquirente del bene di colui che ha nelle
sue mani il bene è un presupposto indispensabile, perché l’ultimo venditore (che nelle nostre
ipotesi era il dettagliante) possa agire contro il suo dante causa e pretendere la prestazione di
garanzia. Quindi, anche in questa ipotesi, appare chiaro che il rapporto tra consumatore e
dettagliante, quindi il rapporto oggetto della domanda principale, è presupposto, è fatto
costitutivo del diritto, del rapporto che lega il nostro convenuto garantito al garante, nel nostro
caso il rapporto che lega il nostro dettagliante al grossista. Ma, anche in queste ipotesi, non esiste
soltanto questa relazione di successione logica, esiste anche una relazione di successione
cronologica, perché, anche in questo caso, si può dire che si tratta di due rapporti giuridici che non
sono contemporanei, nel senso che, il diritto alla garanzia del dettagliante nei confronti grossista,
quindi del nostro garantito nei confronti del garante, è un diritto, che non nasce nel momento
stesso in cui è sorto il rapporto pregiudiziale, ma è un diritto che verrà ad esistenza solo nel
momento in cui il nostro garantito, il nostro dettagliante avrà prestato la garanzia al consumatore,
perché, solo in quel momento, nel momento in cui ha prestato la garanzia, verrà a subire a causa
del vizio quella perdita economica, quella perdita patrimoniale che abbiamo detto è il presupposto
per poter pretendere la garanzia per i vizi.
Allora, tornando a quanto si diceva all’inizio, in tutte queste fattispecie, che sul piano processuale
danno luogo alla chiamata in garanzia, noi rinveniamo una particolare relazione fra le situazioni
giuridiche dedotte in giudizio; siamo di fronte ad ipotesi in cui, attraverso la chiamata in garanzia,
viene dedotto in giudizio un rapporto giuridico che è legato al rapporto oggetto della domanda
principale da un nesso di successione logica e cronologica, logica perché è un rapporto
giuridicamente dipendente, cronologica perché è un rapporto che viene ad esistenza in un
momento temporale, necessariamente distinto, successivo rispetto al momento in cui è sorto il
rapporto principale. Questo rilievo, sulla struttura di questi rapporti, consente di evidenziare le
caratteristiche di questa chiamata in garanzia. La chiamata in garanzia consiste, abbiamo detto,
nella proposizione di una domanda che abbiamo definito come domanda di regresso, perché si
tratta di una domanda che ha ad oggetto un rapporto giuridico che svolge una funzione
economica; attraverso l’analisi sostanziale, infatti, si può fondare la considerazione secondo cui,
tutte queste azioni sono azioni, per il cui tramite, il nostro garantito vuole riversare sul garante le
conseguenze economiche o patrimoniali negative che subisce a causa della soccombenza nella
causa principale. A questo punto, alla luce dei rilevi svolti in ordine alla struttura di questi rapporti,
possiamo mettere in evidenza due caratteristiche che riguardano la domanda che il garantito
propone nei confronti del garante; si tratta, infatti, di una domanda proposta in via anticipata e
necessariamente condizionata. Queste due caratteristiche, il carattere anticipato, anticipatorio e il
carattere condizionato, sono le conseguenze necessarie della relazione che intercorre fra la
domanda originaria e la domanda di garanzia, sono le conseguenze necessarie del fatto che la
domanda di garanzia ha ad oggetto sempre una situazione giuridica legata da un nesso di
successione, non soltanto logica, ma anche cronologica. Infatti, se voi ragionate su quanto vi ho
appena spiegato, sulla disciplina sostanziale di questi rapporti, appare evidente che, nel momento
in cui viene proposta la chiamata in garanzia, in verità, il rapporto sostanziale che è sottostante a
questa chiamata in garanzia ancora non è sorto, perché? Perché la chiamata in garanzia viene
proposta, abbiamo detto, nel corso del processo che ha ad oggetto il rapporto principale. Se
questo è vero, allora appare evidente, però, che nel momento in cui viene chiamato in garanzia il
garante, la fattispecie costitutiva del rapporto di garanzia non si è ancora perfezionata perché,
sicuramente è venuto ad esistenza il rapporto pregiudiziale, cioè il rapporto oggetto della
domanda originaria del processo, ma, altrettanto sicuramente, nel momento in cui viene proposta
la domanda di garanzia, non è venuto ancora ad esistenza l’ulteriore fatto che abbiamo detto è
elemento della fattispecie costitutiva del rapporto di garanzia e che, di volta in volta, abbiamo
indicato nell’accertamento definitivo di esistenza del diritto, nel caso della evizione, nel
pagamento, nel caso della fideiussione e delle vendite a catena, nell’accertamento, nella liquidità
del rapporto principale e nel caso dell’assicurazione contro la responsabilità civile; Quindi, nel
momento in cui viene proposta la chiamata in garanzia, si propone una domanda che ha ad
oggetto un rapporto giuridico, la cui fattispecie costitutiva ancora non si è perfezionata, ed infatti,
nel momento in cui viene proposta la domanda di garanzia, ancora non si è concretizzata la
perdita patrimoniale e/o economica al cui ristoro è diretta la chiamata in garanzia, è diretta la
domanda giudiziale che il garantito rivolge al garante. Ecco, quindi, il carattere anticipatorio della
domanda di garanzia.
Ancora, dalla relazione di successione logica e cronologica, si trae che la chiamata in garanzia è
una domanda che viene proposta in forma sospensivamente condizionata all’accoglimento della
domanda principale: cioè, il garantito chiama in garanzia il suo garante, esercitando l’azione di
regresso ma la esercita sempre in via subordinata all’accoglimento della domanda proposta nei
suoi confronti. Questo è molto importante, perché, se la domanda di garanzia, la domanda sottesa
alla chiamata in garanzia, è una domanda condizionata, allora vuol dire, che nel caso in cui la
domanda principale viene rigettata, il giudice non si pronuncerà sulla domanda di garanzia, ma ne
dichiarerà l’assorbimento, (questo è molto importante, lo vedremo quando si tratterà di mettere a
fuoco il regime di impugnazione di questa sentenza, quando si tratterà di individuare lo strumento
per il cui tramite il garantito potrà portare la sua domanda di garanzia di fronte al giudice
dell’impugnazione, di volta in volta il giudice dell’appello o la corte di cassazione). Quindi, la
chiamata in garanzia, per chiudere, consiste nella proposizione anticipata e necessariamente
condizionata della c.d. domanda di regresso. Questa osservazione, ci consente, di tornare sul
termine garanzia. Il termine garanzia, è un termine molto usato dal nostro legislatore, di garanzia
si parla anche a livello sostanziale, studiando il diritto civile sicuramente vi siete occupate delle
garanzie reali o delle garanzie personali, come ad esempio è proprio la fideiussione; si tratta di
istituti, lo abbiamo già detto in altri momenti, che trovano collocazione diverse ma che svolgono
una funzione unitaria ed è una funzione di rafforzamento del credito e della posizione del
creditore. La domanda che ci dobbiamo porre è quella relativa al se anche la chiamata in garanzia
condivide la stessa funzione e la risposta che possiamo dare è una risposta positiva, proprio alla
luce di quanto abbiamo appena osservato. Dal momento in cui, infatti, il nostro ordinamento
consente al garantito di proporre la sua azione in via anticipata, quindi in un momento in cui il
rapporto sottostante ancora non è venuto ad esistenza perché la fattispecie costitutiva
sicuramente non si è perfezionata, ancora, abbiamo detto, non si è realizzata la perdita
economica, la perdita patrimoniale al cui ristoro è diretta la domanda di garanzia, allora, in pratica,
il legislatore consente al nostro garantito di ottenere una sentenza di condanna, prima che si sia
verificata la perdita patrimoniale al cui ristoro è diretta questa sentenza di condanna. Infatti, ad
esito del processo in cui sono cumulate la domanda principale e la domanda di garanzia, se le due
domande saranno entrambe accolte, sarà emanata una sentenza contente due capi di condanna:
la condanna del garantito nei confronti dell’attore e la condanna del garante nei confronti del
garantito. D’accordo? Ora, si tratta di due sentenze di condanna, due capi di condanna, la sentenza
è unitaria, due capi di condanna, i quali saranno entrambi immediatamente esecutivi, secondo la
regola fissata nell’art. 282 c.p.c.. Però, mentre la condanna del garantito è immediatamente
eseguibile, perché il diritto sottostante è un diritto sicuramente esistente, il nostro garantito non
potrà mettere in esecuzione immediatamente la condanna nei confronti del garante, perché?
Perché, prima di metterla in esecuzione, occorre che si perfezioni la fattispecie costitutiva del suo
diritto e di conseguenza si perfezioni la violazione alla cui repressione è diretta la condanna del
garante. Infatti, il capo di sentenza di condanna del garante nei confronti del garantito, in verità, è
una forma di condanna in futuro; cioè, è una sentenza di condanna emessa prima che si sia
verificata la violazione, perché ha ad oggetto un diritto, la cui fattispecie costitutiva ancora non si è
perfezionata e di conseguenza non è neppure stato violato. In questo senso, possiamo dire, che
anche la chiamata di garanzia assolve ad una funzione analoga alla funzione svolta dalle garanzie
sostanziali perché è una forma di rafforzamento del credito, consente al creditore (che in questo
caso è il garantito) di premunirsi di un titolo esecutivo, prima che il suo diritto sia sorto e quindi
prima che si verifichi la violazione. Di conseguenza, nel momento in cui il diritto sorge, potrà
immediatamente mettere in moto un processo esecutivo per ottenere il soddisfacimento appunto
dello stesso. Domanda poco pertinente di uno studente: min. 39.06
Min. 40. 32 Quindi, in questo senso, la chiamata in garanzia si presta ad essere affiancata alle
garanzie c.d. sostanziali perché, al pari delle garanzie sostanziali, è una forma di rafforzamento del
credito, consentendo al creditore di premunirsi di un titolo esecutivo che potrà azionare, nel
momento stesso in cui sorge il diritto sottostante. Quindi, è un istituto che consente di ridurre, per
non dire azzerare, lo scarto temporale che intercorre tra il momento in cui il creditore, che è il
garantito, subisce la perdita patrimoniale, la perdita economica e il momento in cui potrà essere
sollevato, potrà ottenere il ristoro di questa perdita patrimoniale e o economica.

Ora, introduciamo una piccola e ulteriore complicazione. Come vi dicevo, nel corso della passata
lezione, per molto tempo fino a qualche anno fa, la giurisprudenza italiana, seguita da quasi tutta
la dottrina, ha ritenuto che i quattro diversi gruppi di fattispecie che sul piano processuale danno
luogo alla chiamata in garanzia rispettivamente: 1) la garanzia da trasferimento dei diritti; 2) la
garanzia da vincoli di coobbligazione; 3) il settore dell’assicurazione contro la responsabilità civile;
4) le vendita a catena, in verità, dovessero essere divisi in due classi da una parte, la garanzia
c.d. propria, in cui si facevano rientrare la garanzia da trasferimento del diritto (quindi la garanzia
per evizione) e i vincoli di coobbligazione e dall’altra parte, la garanzia impropria in cui rientrava
l’assicurazione contro la responsabilità civile e le vendite a catena.

Questa distinzione, che ha una matrice giurisprudenziale sostanzialmente, ma si tratta di una


giurisprudenza che risale agli anni 20, era una distinzione a cui la giurisprudenza e in seguito anche
la dottrina, agganciava delle importanti ricadute processuali perché la giurisprudenza ha sempre
ritenuto che, da una parte tutte queste fattispecie rientrassero nell’ambito applicativo dell’art. 106
di conseguenza veniva sempre ammessa la chiamata in garanzia, ma dall’altra parte, ha sempre
ritenuto, che gli art. 32 e 108 (e poi vedremo, con riferimento al passaggio di fronte al giudice
dell’impugnazione, l’art. 331) dovessero essere applicati con riferimento esclusivo alla garanzia
c.d. propria. Quindi, garanzie da trasferimento del diritto e da vincoli di coobbligazione. Questa
distinzione, è una distinzione, come vi ho detto, molto risalente nel tempo, peraltro, a partire
diciamo dai primi anni del 2000 del XXI secolo, la tenuta di questa distinzione, diciamo, aveva
cominciato a vacillare perché c’erano state, c’era stato, un certo numero di sentenze le quali
avevano ritenuto che l’assicurazione contro la responsabilità civile fosse una forma di garanzia
propria, quindi la linea di confine era stata un po’spostata. Ma era una distinzione diciamo molto
importante, peraltro un unicum a livello europeo perché la chiamata in garanzia, vi ho detto, è un
istituto che ha origini molto remote e la si rinviene in tutti gli ordinamenti ma, da nessuna parte si
è mai distinto tra garanzia propria e garanzia impropria; la base di questa distinzione, ad avviso
della giurisprudenza, doveva essere ritrovata nella struttura delle relazioni giuridiche, perché,
secondo la giurisprudenza, soltanto nell’ambito delle fattispecie di garanzia propria si aveva una
forma di connessione, peraltro si parlava di una connessione per identità o dipendenza dei titoli su
cui le domande si basavano, mentre invece, nell’ambito delle fattispecie di garanzia impropria, si
riteneva non sussistere alcuna forma di connessione. Questa distinzione, è una distinzione che è
stata avversata da una parte minoritaria della dottrina e che finalmente è stata disconosciuta da
un fondamentale intervento delle sezioni unite: si tratta della sentenza 4 dicembre 2015 n° 24707.
La corte di cassazione a sezioni unite ha avallato pienamente la posizione di questa dottrina fino a
quel momento minoritaria, riconoscendo che si tratta di una distinzione assolutamente destituita
di fondamento, giacché tutte le fattispecie che, per opinione pacifica sono ricondotte, riportate
all’art. 106 e alla chiamata in garanzia, manifestano la stessa identica forma di connessione e
quindi devono andare soggette ad una disciplina unitaria. Peraltro, la definizione che la
giurisprudenza fino a quel momento aveva offerta, questa connessione per identità obiettiva dei
titoli, era una definizione molto risalente nel tempo, la giurisprudenza ancora si portava dietro una
definizione coniata in base alle nozioni in vigore all’inizio del XX secolo, in particolare era una
defezione che ancora non teneva conto degli studi svolti da Enrico Allorio nel 1934. Enrico Allorio
che, vi ricordate, è quello studioso che per primo ha evidenziato, ha delineato, quella forma di
connessione che abbiamo chiamato per pregiudizialità dipendenza, prima dello studio di Enrico
Allorio ,nel 1934, questa forma di connessione non era stata messa a fuoco, ancora la connessione
si faceva dipendere dalla identità di uno degli elementi identificativi della domanda e per questo si
parlava di connessione per identità o per identità del titolo posto a fondamento delle domande.
Quindi, era una definizione antiquata che la giurisprudenza si portava dietro senza neppure
prendersi la briga di aggiornarla. Per fortuna, le sezioni unite sono intervenute e diciamo che, dal
2015 (io ho fatto una verifica) non mi risulta che questa distinzione fra garanzia propria/impropria
sia più stata tirata fuori dalla giurisprudenza, salvo in un caso che, diciamo, può essere stato un
inciampo, quindi la possiamo ritenere tranquillamente archiviata.
Questa, si tratta di una soluzione sicuramente molto importante anche perché ci evita moltissimi
problemi, la chiamata in garanzia, la garanzia diciamo è contemplata anche in alcuni fronti
sovrannazionali, per es. era contemplata nell’ambito della convenzione di Bruxelles del 1967,
ancora oggi è prevista nel regolamento di Bruxelles 1215 e sapete che, con riferimento a questi
testi normativi, la funzione nomofilattica è svolta non dalla corte di cassazione ma, dalla Corte di
giustizia europea. Ebbene, né diciamo nella normativa europea, né nella giurisprudenza della
Corte di giustizia europea la distinzione fra garanzia propria/impropria mai avuto/ trovato
riconoscimento, anzi l’esempio tipico di chiamata in garanzia della normativa europea, come
potete immaginare, sono proprie le vendita a catena, perché i contratti a catena sono molto diffusi
in questa prospettiva sovrannazionale. Quindi, una volta sgombrato il campo da questa
distinzione, possiamo andare ad esaminare la disciplina processuale di questa particolare forma di
processo cumulativo. Come vi ricordate, la chiamata in garanzia trova menzione nell’ambito
dell’art. 32, che è una delle disposizioni che si occupano della deroga ai criteri originari di
competenza per motivi di connessione; infatti, trattandosi di una forma di connessione per
pregiudizialità dipendenza, stante tutto quanto ci siamo già detti, con riferimento a questo
particolare legame, c’è un forte interesse a favorire il cumulo processuale perché il cumulo
processuale è l’unica condizione che assicura, che mette al sicuro, il valore messo in campo da
queste particolari specie di connessione, ovvero l’esigenza di attuare il coordinamento delle
decisioni. Ora, l’art. 32, in verità, deve essere coordinato con quanto previsto nell’art. 40 perché,
anche nell’ambito della connessione fra parti diverse, dobbiamo tener conto della fondamentale
scelta che il legislatore del 1990 ha effettuato, ovvero con riferimento agli spostamenti di tipo
verticale, la scelta di prevalenza del giudice togato rispetto al giudice onorario. Allora, andiamo a
leggerci l’art. 32: “La domanda di garanzia può essere proposta al giudice competente per la causa
principale affinché sia decisa nello stesso processo. Qualora essa ecceda la competenza per valore
del giudice adito, questi rimette entrambe le cause al giudice superiore assegnando alle parti
un termine perentorio per la riassunzione.”
Allora, naturalmente il nostro legislatore anche nell’ambito della connessione fra parti diverse, per
facilitare il cumulo processuale e per facilitare la competenza del giudice adito in via originaria,
verifica la competenza del giudice con riferimento, nel caso in cui venga proposta una domanda in
forma incidentale, quindi nell’ambito di un processo già aperto, verifica la competenza del giudice
adito con riferimento limitato alla domanda successiva, senza fare la somma delle due domande.
Ora, l’art. 32 deve essere coordinato con l’art. 40 in particolare con il 6 comma dell’art. 40,
laddove si prevede che “Se una causa di competenza del giudice di pace sia connessa per i motivi di
cui agli articoli 31, 32, 34, 35 e 36 con altra causa di competenza del tribunale, le relative domande
possono essere proposte innanzi al tribunale affinché siano decise nello stesso processo.”
Quindi, in ogni caso, è il tribunale ad attrarre le due cause e questo a prescindere dal se la
competenza del tribunale riguardi la causa principale o la causa di garanzia; abbiamo già detto a
suo tempo, che questa è una scelta politica del legislatore e come tale va applicata.
Naturalmente, è possibile che le due domande vengano proposte anche separatamente e riunite
in un secondo momento ed anche in questo caso, la riunione dovrà essere effettuata di fronte al
tribunale, questo a prescindere, ancora una volta, dal se il tribunale sia competente per la causa
principale o per la causa di garanzia. Con riferimento invece alla competenza territoriale, quindi
agli spostamenti di tipo orizzontale, vale la regola dell’art. 32., quindi è il giudice della causa
principale ad attrarre la causa di garanzia; quindi, la causa di garanzia è attratta sempre di fronte al
foro della causa principale. Una regola analoga la ritroviamo nell’ambito del regolamento di
Bruxelles perché, nel regolamento di Bruxelles, la garanzia è una delle causa che può consentire la
deroga ai criteri originari di giurisdizione perché anche il legislatore europeo ha sempre voluto
favorire il cumulo di queste controversie.
Un altro istituto particolare e che opera nell’ambito della chiamata in garanzia è la
ESTROMISSIONE DEL GARANTITO art. 108 c.p.c.. Come vi ho detto, la estromissione è un istituto
che consente a chi, originariamente, è parte di un processo, parte in senso formale di un processo,
di perdere la qualità di parte uscendo dal processo stesso. L’art. 108 in modo particolare stabilisce
che: “Se il garante comparisce e accetta di assumere la causa in luogo del garantito questi può
chiedere qualora le altre parti non si oppongano la propria estromissione, questa è disposta dal
giudice con ordinanza, ma la sentenza di merito pronunciata nel giudizio spiega i suoi effetti anche
contro l’estromesso.” Allora, a seguito dell’estromissione, il garantito esce dal processo, quindi
perde la qualità di parte e il processo prosegue fra l’attore e il garante.
Dobbiamo riflettere su questa disposizione, noi abbiamo detto che la chiamata in garanzia consiste
nella proposizione di una vera e propria domanda giudiziale, abbiamo chiarito fin dall’apertura
delle lezioni dedicate a questo istituto e abbiamo fondato questa considerazione sulla lettura
dell’art. 32, se la chiamata in garanzia pone un problema di competenza è evidente che consiste
nella proposizione di una domanda giudiziale, perché solo una domanda giudiziale può spostare la
competenza. Ora, se l’estromissione del garantito determina la uscita del garantito dal processo,
che, ci dice la disposizione, prosegue solo tra attore e garante, voi capite che è necessario porre
delle condizioni perché, se il garantito ha proposto una domanda nei confronti del garante e se il
garantito esce dal processo, il rischio è che, con riferimento alla domanda di garanzia, il garante
assuma contemporaneamente la veste di attore e di convenuto, vi torna? E questo non è possibile,
non si può essere attori e convenuti contemporaneamente, con riferimento alla stessa domanda.
Infatti, si osserva che, laddove è stata proposta la vera e propria domanda di garanzia, condizione
indispensabile affinché il garantito possa uscire, è che questa domanda venga fatta cadere, ci sia
una rinuncia a questa domanda, rinuncia proposta dal garantito e accettata dal garante,
d’accordo? Perché all’uscita del garantito deve accompagnarsi, deve seguire, una semplificazione
del processo, il processo può proseguire fra attore e garante, ma con riferimento al rapporto
principale, infatti, il garante resta in causa in qualità di legittimato straordinario. Questa è una
forma di legittimazione straordinaria ed è un’ipotesi in cui, eccezionalmente, il legittimato
ordinario, il sostituito processuale non sta in causa, quindi non si applica la regola generale che,
abbiamo visto a suo tempo, sovraintende tutte le fattispecie di legittimazione straordinaria ad
agire, vi ricordate abbiamo detto, se il legittimato straordinario propone la domanda, il legittimato
ordinario è parte necessaria di questo processo, perché si controverte su un diritto che gli
appartiene quindi andrà a subire gli effetti della sentenza. Eccezionalmente, l’art. 108 consente al
garantito di uscire dal processo, quindi di perdere la qualità di parte ma, di restare soggetto agli
effetti della sentenza e questo lo dice espressamente l’art. 108 c.p.c. “la sentenza di merito
pronunciata nel giudizio spiega i suoi effetti anche contro l'estromesso .”  Che è il titolare del
rapporto giuridico controverso. Ma, dall’art. 108 si desume anche, che questa entrata del garante
nel processo, avente ad oggetto la domanda principale, può avvenire anche attraverso modalità
diverse dalla chiamata in garanzia, perché l’art. 108, infatti, viene richiamato fra le disposizioni,
non è l’unica, ma è una delle disposizione che fondano la considerazione, secondo cui, quando il
garantito chiama in causa il garante, lo può fare proponendo la chiamata in garanzia ed è l’istituto
che abbiamo sin qui esaminato, ma lo può fare anche per comunanza di causa, cioè può chiamare
il garante, in base alla previsione contenuta nell’art. 106 prima parte, chiama un terzo, al quale
ritiene comune la causa, lo chiama per comunanza di causa, senza dedurre in giudizio il rapporto di
garanzia, ma solo affinché l’esistenza e il modo d’essere del rapporto principale siano accertati
anche nei suoi confronti; quindi, per renderlo soggetto agli effetti della sentenza emessa sul
rapporto pregiudiziale. Naturalmente, in questa seconda ipotesi, su cui torno fra poco, non si pone
un problema, perché, in questo caso è evidente che il rapporto di garanzia non viene dedotto in
giudizio, quindi è una chiamata che determina un ampliamento in senso soggettivo del processo,
ma non anche oggettivo, di conseguenza non si pone la necessità di semplificare il processo.
Allora, in entrambe queste ipotesi quindi, sia nel caso in cui sia stata proposta la chiamata in
garanzia e il garantito rinunci alla domanda di garanzia, sia nel caso in cui il garantito abbia
chiamato il garante per comunanza di causa, senza proporre la domanda di garanzia se, vi dicevo,
si realizzano le condizioni fissate nell’art. 108, quindi, se il garante accetta, comparisce e accetta di
assumere la causa in luogo del garantito, questi può chiedere di essere estromesso, quindi può
chiedere di poter uscire da questo processo. Naturalmente, vedete, la disposizione richiede che le
altre parti non si oppongano, quindi l’attore non si deve opporre a questa uscita. Nel caso in cui
queste condizioni si realizzino, come vi dicevo, il garante resta nel processo in qualità di legittimato
straordinario; il processo ha ad oggetto il rapporto pregiudiziale di cui il nostro garante non è
titolare, quindi sta in causa come sostituto processuale, come legittimato straordinario, il garantito
esce dal processo, ma è soggetto agli effetti della sentenza. Perché? Qual è la ratio che sta a
fondamento di questo istituto? Perché il garante accetterà di assumere il processo? Di assumere la
causa in luogo del garantito? Perché, in virtù di quanto ci siamo detti precedentemente,
soprattutto nell’analisi che abbiamo svolto a livello sostanziale, appare evidente che il garante è
colui che ha maggior interesse a ciò che la domanda principale venga rigettata, perché è colui che
va a subire, in ultima analisi, le conseguenze patrimoniali ed economiche della vittoria dell’attore.
Inoltre, sempre in base a tutto quanto ci siamo detti e della disciplina sostanziale, appare evidente
che, molto spesso, il garante è il soggetto, è la parte che, meglio delle altre, è nella condizione di
resistere alla domanda dell’attore, cioè, è la parte che può effettivamente essere a conoscenza di
fatti o essere in possesso di prove in grado di convincere il giudice della non esistenza del diritto
dell’attore, questo non si verifica, tanto nell’ipotesi dell’assicurazione contro la responsabilità
civile perché l’assicuratore è evidentemente estraneo al rapporto principale, ma in tutti gli altri
casi non è così, (se riflettete sulla disciplina, sulle vicende sostanziali che stanno alla base di questo
processo, appare evidente che è proprio il garante, la parte che meglio di altri, può diciamo
opporsi alla domanda che l’attore ha proposto nei confronti del garantito).
Torniamo alla disciplina processuale, siamo di fronte ad un’ipotesi di processo litisconsortile
avente ad oggetto rapporti, abbiamo detto, connessi per pregiudizialità dipendenza. Quindi,
proprio come abbiamo a suo tempo evidenziato, parlando di questa forma di connessione fra le
stesse parti, si tratta di una forma di connessione che mette in campo valori molto importanti
quali, non soltanto e non tanto l’economica processuale quanto l’armonia delle decisioni; questo
ci consente di comprendere perché in queste particolari ipotesi il processo litisconsortile viene
favorito al massimo e deve essere favorite al massimo dall’operatore, andando anche ad integrare
la disciplina dettata dal codice di procedura civile, di cui abbiamo appena terminato l’analisi.
Questo processo litisconsortile, come vi ho detto, come regola generale passa attraverso la
chiamata in garanzia del garante, quindi passa attraverso l’art. 106 seconda parte. Tuttavia, non
possiamo escludere, che questo processo litisconsortile si possa formare anche attraverso strade
diverse. Innanzitutto, è possibile che le due domande vengano proposte ab origine,
contestualmente, si tratta probabilmente di un’ipotesi residuale che però non possiamo escludere,
per esempio, con riferimento alla garanzia per evizione, possiamo immaginare che sia il
compratore che propone una domanda di accertamento del proprio diritto di proprietà nei
confronti di un terzo e contemporaneamente chiami in garanzia il venditore per il caso in cui la sua
domanda dovesse essere respinta, d’accordo?
Quindi, è un’ipotesi un po’ particolare, ma non si può escludere che queste due domande vengano
proposte ab origine dallo stesso attore; naturalmente, siccome la parte comune dei rapporti è il
garantito, l’attore dovrà essere il garantito in questa particolare ipotesi.
Così come non si può escludere che le due domande vengano proposte separatamente di fronte a
due giudici diversi e vangano successivamente riunite, quindi, in questo caso, dovrà trovare
applicazione l’art. 40 del c.p.c., con una precisazione: trattandosi di una forma di connessione per
pregiudizialità dipendenza e quindi dovendosi favorire al massimo alla formazione del processo
cumulativo, dovrà essere disapplicato il secondo comma dell’art. 40 che vi ricordate stabilisce che
l’eccezione di connessione non può essere sollevata dopo la prima udienza, quindi, così come a
suo tempo abbiamo visto, con riferimento alla connessione fra le stesse parti, occorre ammettere
la riunione delle cause separatamente proposte in qualsiasi momento, ponendo come unico limite
l’ipotesi in cui le due domande pendono in gradi diversi perché allora la riunione non è pensabile.
Come è emerso, parlando dall’art. 108, si ammette anche che questo processo litisconsortile si
possa formare senza che la domanda di garanzia venga proposta nei confronti del garante, si
ammette cioè, che il garantito possa limitarsi a chiamare in causa il garante, chiedendo al giudice
di accertare, nei confronti del garante, l’esistenza e il modo d’essere del rapporto pregiudiziale.
Siamo di fronte ad una chiamata in causa per comunanza di causa, quindi una chiamata in causa
che ha come scopo quello di rendere il garante soggetto agli effetti della sentenza emessa inter
partes sul rapporto pregiudiziale; in questi limiti, si ammette che la chiamata del terzo possa
essere ordinata dal giudice e quindi possa passare attraverso la previsione dell’art. 107 del c.p.c.,
in questo caso, dovrà ammettersi anche un intervento volontario del garante, il garante è un terzo
titolare di un rapporto giuridicamente dipendente che, in quanto tale, deve essere ritenuto
legittimato ad esperire intervento adesivo-dipendente ai sensi dell’art. 105 secondo comma c.p.c..
Questa, è una forma di entrata nel processo, quindi il garante assume la veste di parte nel
processo, a cui non si correla la deduzione in giudizio del rapporto di cui il terzo assume essere
titolare. Naturalmente, stante la regola aurea che abbiamo detto regge tutte le ipotesi di processo
litisconsortile, il modo di instaurazione del processo è assolutamente indifferente ai fini della
disciplina processuale; quello che rileva è, semplicemente, la struttura dei rapporti di cui sono
titolari le parti di questo processo, quindi anche la circostanza che il terzo venga chiamato in
garanzia o più semplicemente venga chiamato in causa senza contestuale deduzione in giudizio del
rapporto di garanzia è indifferente, certo se il terzo è chiamato in causa, se il rapporto di garanzia
non viene dedotto in giudizio, è chiaro che il giudice si pronuncerà solo sul rapporto pregiudiziale,
d’accordo?
Ma, questo non significa che, per delineare la disciplina del processo litisconsortile non si debbano
applicare le stesse regole.
Ora, con riferimento a questo particolare processo, che cosa possiamo/dobbiamo limitarci a
pochissime osservazioni: è necessario assicurare l’armonia delle decisioni, quindi, come abbiamo
già potuto rilevare, con riferimento ad altre forme di connessione, laddove rileva questa
particolare esigenza, si pone in effetti la necessità di assicurare il coordinamento dei poteri
processuali che vengono esercitati dalle parti, perché il giudice, anche se ammette una sentenza
che ha ad oggetto due diversi rapporti, dovrà assicurare il coordinamento delle decisioni emesse
su questi due rapporti che sono connessi per pregiudizialità dipendenza. Inoltre, è evidente, che se
si vuole assicurare l’armonia delle decisioni, questi due rapporti, queste due cause, non potranno
mai essere separate, quindi il giudice non potrà mai utilizzare il potere di separazione, né nel corso
dell’attività istruttoria, né in fase decisoria; se poi il rapporto pregiudiziale è maturo per la
decisione in via anticipata rispetto al rapporto dipendente di garanzia, il giudice potrà emanare
sentenza, ma dovrà trattarsi di una sentenza non definitiva, quindi una sentenza emanata, ai sensi
dell’art. 279 comma secondo n° 4 nella parte in cui rinvia al n°3, perché, cosi come abbiamo già
osservato, con riferimento alla pregiudizialità dipendenza fra le stesse parti, il regime di
impugnazione della sentenza non definitiva che cosa assicura? Assicura il coordinamento delle
decisioni. Inoltre, fin da ora, richiamo la vostra attenzione su un punto che sarà pero oggetto di
esame in un altro momento e cioè, che in questa particolare forma di connessione, il punto più
interessante ma anche più problematico, è quello relativo ai poteri processuali che il terzo, titolare
del rapporto giuridicamente dipendente, può esercitare con riferimento alla causa pregiudiziale.
Quando siamo di fronte a questa forma di connessione, infatti, l’esigenza che deve essere
assicurata si lega al diritto di difesa di questo terzo; il terzo, titolare di un rapporto giuridicamente
dipendente, (come vedremo la prossima settimana), se rimane fuori dal processo avente ad
oggetto il rapporto pregiudiziale non sarebbe vincolato come regola generale alla sentenza resa
inter partes ma, nel momento in cui entra, invece, in questo processo è soggetto agli effetti di
questa sentenza perché la sentenza viene emessa anche nei suoi confronti. Se questo è vero
appare evidente che, l’entrata in questo processo, non si può tradurre in una diminuzione dei
poteri di cui avrebbe goduto se fosse rimasto estraneo al processo, quindi, se è vero che,
rimanendo fuori dal processo non sarebbe stato soggetto agli effetti della sentenza resa inter
partes, se viene chiamato nel processo o è lo stesso se entra volontariamente nel processo,
occorre assicurare, in maniera adeguata, il suo diritto di difesa, che cosa vuol dire? Vuol dire che è
necessario attribuire al terzo l’esercizio di poteri processuali idonei ad incidere sul convincimento
del giudice in ordine all’esistenza e al modo d’essere del rapporto pregiudiziale, non si può far
intervenire il terzo al processo, avente ad oggetto il rapporto pregiudiziale, e ridurlo a un convitato
di pietra, cioè metterlo nell’angolo con le mani legate ad ascoltare le parti del rapporto stesso, del
rapporto pregiudiziale, soprattutto sapendo che è il garante poi a pagare, a sopportare le
conseguenze economiche e patrimoniali di questa controversia. Quindi, a questo terzo devono
essere garantiti poteri processuali idonei, occorre metterlo nella condizione quindi di prendere
parte attivamente. Il problema però qual è? È che qui siamo di fronte ad un soggetto che è terzo
rispetto al rapporto, cioè, il terzo, per definizione, non è titolare del rapporto pregiudiziale, quindi
si tratta di vedere quali sono i poteri processuali che può esercitare, considerato che si tratta di un
terzo che, solo in ipotesi eccezionali, riveste la qualità di legittimato straordinario; la regola
generale, è che è terzo titolare di un rapporto giuridicamente dipendente che non è dotato di
alcun potere sul rapporto pregiudiziale.
Allora, si tratta di problematiche estremamente complesse che andremo ad analizzare nella
lezione che è dedicata all’intervento adesivo-dipendente art. 105 secondo comma, perché sono
problemi che vengono sempre analizzati, diciamo, in quella sede; ma in quella sede, richiamerò la
chiamata in garanzia, perché, come vi ho già richiamato, il fatto che lo stesso soggetto entri nel
processo volontariamente o perché chiamato in causa o che la chiamata in causa consista nella
proposizione di una domanda giudiziale o semplicemente si tratta di una chiamata in causa per
comunanza di causa, abbiamo detto è una circostanza assolutamente irrilevante ai fini della
disciplina processuale, è irrilevante nel momento in cui si delineano i poteri processuali del terzo.
L’unico elemento che ha rilevanza, è la struttura dei rapporti in gioco, il legame che intercorre fra il
rapporto giuridico oggetto del processo e il rapporto giuridico di cui è titolare il terzo e questo, a
prescindere dal se questo ulteriore rapporto viene dedotto in causa oppure rimane fuori dal
processo. Queste problematiche le andremo ad analizzare quando andremo a parlare
dell’intervento adesivo-dipendente art. 105 secondo comma.

Ancora, (rinvio alle prossime lezioni)*con riferimento ai problemi legati alla fasi di impugnazione
perché ne parleremo, dovremo tornare a considerare queste ipotesi, quando andremo a trattare
la disciplina del litisconsorzio in fase di gravame, quindi il passaggio del processo litisconsortile dal
grado precedente al grado successivo del processo. La connessione per pregiudizialità dipendenza
è l’ambito più delicato in cui i problemi sono più seri e tra l’altro, è il punto su cui erano chiamate a
pronunciarsi le sezioni unite del 2015. Quindi, la disciplina di questo particolare istituto non la
completiamo in questo momento, ma andremo a completarla soltanto nella lezione dedicata agli
artt. 331 e 332, diversamente, da quanto abbiamo visto con riferimento alle altre forme di
connessioni fra parti diverse, qui la disciplina non è affatto lineare; la connessione per
pregiudizialità dipendenza non si presta ad essere ricondotta in toto al 331, sebbene questa
disposizioni parli espressamente di causa dipendenti, ma la disciplina varia in ragione dell’esito a
cui perviene il processo, in ragione della parte che assume l’iniziativa impugnatori e in ragione dei
motivi su cui si basa l’impugnazione, quindi è una disciplina estremamente articolata che
ricostruiremo a tempo debito.

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