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Favaretto
R: Libralesso Psichiatria Data 04-04-22
DELIRIUM
(CONTINUA)
CAUSE DI DELIRIUM
• Sistemiche:
• malattie carenziali (tiamina, sindrome da refeeding, acido folico);
• infezioni sistemiche;
• stato post-operatorio, che può essere a volte confuso con disorientamento o stato crepuscolare, ma
che in realtà è una forma di delirium importante per la prognosi del paziente;
• disturbi elettrolitici;
• ipossia;
• Tossiche, sia da uso che da astinenza:
• anticolinergici (inclusi antipsicotici di prima generazione e antiparkinsoniani): l’intossicazione da
anticolinergici, anche associata all’autolesionismo, andrebbe sempre considerata quando il
paziente ha a disposizione questo tipo di farmaci.
• antiipertensivi di prima generazione (imipramina)
• anticonvulsivanti (in particolare levetiracetam)
• antidolorifici/oppiacei
• salicilati
• alcool: nella sua manifestazione astinenziale può determinare delirium tremens (di cui parleremo
più avanti)
DIAGNOSI
La diagnosi del delirium secondo il DSM-V (2013) riassume tutte le caratteristiche del delirium fin qui trattate:
1. Alterazione dell’attenzione (ridotta capacità di focalizzare, dirigere, mantenere o spostare l’attenzione) e
della consapevolezza (ridotta capacità di orientamento nello spazio e nel tempo).
2. L’alterazione si sviluppa in un breve periodo di tempo (ore/giorni), rappresenta un cambiamento rispetto
al livello di base dell’attenzione e della consapevolezza e presenta fluttuazioni della gravità nel corso
della giornata.
3. Un’ulteriore modificazione cognitiva (riduzione della memoria, del linguaggio, disorientamento spazio-
temporale e disturbi della percezione).
4. Le alterazioni dei criteri 1 e 3 non sono meglio spiegate da un disturbo neuro-cognitivo preesistente o da
un livello di attivazione gravemente ridotto (coma).
5. Vi sono evidenze, in base ad anamnesi, EO, esami di laboratorio, che l’alterazione è la conseguenza diretta
di un’altra condizione medica, di intossicazione o di astinenza da sostanze o dovuta a eziologie molteplici.
Sempre dal DSM-V vengono suddivisi i quadri di delirium a seconda della tipologia.
• Delirium da intossicazione da sostanze (alcool, cannabis, fenciclidina, oppiacei, sedativi ipnotici, cocaina,
amfetamina, ansiolitici, altro – si può dire che quasi tutte le sostanze possano dare delirium);
• Delirium da astinenza da sostanze (alcol, cannabis e tutte le sostanze associate anche a intossicazione),
nel caso da alcol noto come delirium tremens;
• Delirium dovuto a un’altra condizione medica (includere il nome dell’altra condizione medica, come ad
es. epilessia, encefalopatia epatica, etc.);
• Delirium dovuto a eziologie molteplici (encefalopatia epatica + astinenza da alcol);
• Delirium con altra specificazione (sindrome da delirium attenuato: con compromissione cognitiva
attenuata);
• Delirium senza specificazione (situazioni di pronto soccorso).
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
S: Rinaldi, Gastaldello Lez.11 Prof. Favaretto
R: Libralesso Psichiatria Data 04-04-22
CLINICA
• Obnubilamento della coscienza (livello più lieve di compromissione della coscienza) e incapacità di
attenzione;
• Alterazione della vigilanza (con ipo o iper-attività) e disturbi del ritmo sonno-veglia, in quanto spesso
insorge di notte;
• Disorientamento spazio-temporale, fino ad arrivare alle false convinzioni (ad es non essere in ospedale);
• Alterazioni del linguaggio (incoerenza, divagazioni, incapacità di comprensione);
• Possibile presenza di ansia, agitazione, incubi, segni autonomici (vomito, rossore, tachicardia,
sudorazione);
• Alterazione della percezione (allucinazioni principalmente visive, ma anche uditive);
• Sintomi neurologici (tremore, incontinenza, disfasia).
Nel delirium possono essere presenti sintomi psicotici, che riguardano anche > 50% dei pazienti; le alterazioni del
contenuto del pensiero vanno dalla semplice sospettosità fino al franco delirio, come convinzione di minaccia e
persecuzione. L’ideazione delirante è poco strutturata e strettamente legata al momento, con pazienti convinti per
esempio di essere al lavoro o in caserma in seguito ad un arresto, oltre che meno stereotipata che nella schizofrenia
o nell’Alzheimer; è frequentemente relativa a temi persecutori, riferita a pericoli immediati nell’ambiente (ad es
essere avvelenati dagli infermieri).
Le dispercezioni, che si identificano osservando il paziente nelle sue reazioni all’ambiente circostante, includono
illusioni e allucinazioni (più spesso visive, ma potenzialmente anche tattili e uditive). Possono inoltre esserci
depersonalizzazione e falsi riconoscimenti. Gli stati emotivi sono fluttuanti (ansia, disperazione, felicità), non si
presentano in maniera costante.
TERAPIA
• Rimozione della condizione sottostante che ha causato il delirium, se è possibile determinarla; potrebbe
essere, come abbiamo già detto, un disturbo neurologico o sistemico o un’intossicazione.
• Sostegno fisico e sensoriale: si devono evitare eventuali incidenti dovuti a cadute; è opportuno porre il
paziente in un ambiente tranquillo in cui non sia sottoposto a stimoli eccessivi, evitare situazioni che
possano scatenare crisi e, se possibile, è opportuna la presenza dei familiari, che può far mantenere al
paziente un contatto con la realtà, così come è importante la consapevolezza dell’alternanza luce/buio e la
consapevolezza dello spazio e del tempo.
• Farmaci:
• Aloperidolo (2-10 mg im per 2) per l’agitazione intensa, ma non nel delirium tremens;
• Contrastare la disidratazione, che può peggiorare lo stato di delirium.
• Evitare anticolinergici, che possono peggiorare il quadro; per l’intossicazione da anticolinergici
utilizzare un antagonista, come la fisostigmina ev o im.
• Evitare i barbiturici e benzodiazepine a lunga emivita, tranne che nel delirium tremens, nel quale è
corretto utilizzare benzodiazepine come il diazepam (Valium) in ev per il trattamento della fase più
intensa dell’agitazione.
A Padova esiste un percorso assistenziale specifico per il delirium che comprende la prevenzione e la terapia del
paziente. In questo protocollo sono state definite alcune scale di valutazione del rischio, anche a seconda di linee
guida del NICE, e anche alcune attività di prevenzione in generale del delirium; sono descritti anche dei
provvedimenti di base. Il professore non richiede agli studenti di studiarlo nel dettaglio, ma lo presenta leggendo
velocemente le slide e soffermandosi su alcuni punti.
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
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R: Libralesso Psichiatria Data 04-04-22
Prevenzione specifica:
• Somministrazione di melatonina, che secondo le metanalisi riesce a ridurre l’incidenza del delirium nei
casi altamente a rischio (anche se non ha effetti sui disturbi del ritmo sonno-veglia); al contrario, né
musicoterapia né utilizzo preventivo di antipsicotici sono risultati efficaci
Per la prevenzione del delirium tremens vengono utilizzate benzodiazepine e valproato, anche se senza evidenze di
efficacia; pare che il valproato sia in grado di ridurre l’entità della crisi di delirium.
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
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DEMENZA
Tra i disturbi neurocognitivi, oltre al delirium (acuto), si ritrova anche la demenza (o disturbo neurocognitivo
maggiore). Si tratta di uno stato di sofferenza delle funzioni mentali nel loro complesso che, a differenza del
delirium, si mantiene nel tempo e diventa cronico. È oggetto di studi di svariate specializzazioni, ma nel contesto
psichiatrico quello che interessa è, oltre alla perdita delle funzioni, l’impatto che ha nel contesto relazionale, emotivo
e personale dell’individuo, fondamentali da analizzare per permettere un adeguato sostegno alla famiglia nella
gestione di questo tipo di disturbo. Ne esistono forme statiche, come risultato di un unico grave insulto cerebrale
(es post emorragia), e forme progressive, come l’Alzheimer (declino a lungo termine); è molto comune nella
popolazione geriatrica e si considera ad esordio precoce se compare prima dei 65 anni (1-2% di prevalenza nella
popolazione rispetto al 30% a 80 anni). Si tratta di un deterioramento/grave perdita delle capacità cognitive globali
in una persona precedentemente integra, al di là di quanto ci si potrebbe aspettare dal normale processo di
invecchiamento.
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
S: Rinaldi, Gastaldello Lez.11 Prof. Favaretto
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La demenza non è una singola malattia, bensì una sindrome non specifica, cioè un insieme di segni e sintomi.
Questi riguardano alterazione di un insieme di funzioni cognitive: memoria, attenzione, linguaggio, capacità di
risolvere i problemi. Si riscontra anche un’alterazione del tono dell’umore, dell’ideazione, della capacità critica,
della capacità di giudizio. Normalmente i sintomi devono essere presenti per un periodo di almeno 6 mesi per
confermare la diagnosi;
Si distingue dal delirium perché in questo caso non si hanno alterazioni della coscienza.
La demenza può essere classificata come condizione reversibile o irreversibile in relazione all’eziologia: la
reversibilità è strettamente riconducibile a eventuali fattori tossici o ad altre cause mediche come la depressione (si
parla di pseudodemenza in questo caso); tuttavia, solo < 10% dei casi di demenza sono dovuti a cause che si possono
modificare con il trattamento.
Tale sindrome, più che le sole funzioni cognitive, riguarda la globalità nel soggetto in tutte le sue performance
comportamentali e relazionali; viene persa la capacità di effettuare anche funzioni semplici e svolte autonomamente
per tutta la vita, come prepararsi da mangiare, o di dare sfogo alle proprie passioni personali (lettura, lavori fai-da-
te, etc. etc.) e soprattutto nel primo caso questo ha un forte impatto sul soggetto. La demenza, infatti, è caratterizzata
anche da una consapevolezza del soggetto di questo suo decadimento e deterioramento cognitivo, e questo spiega
come mai nella letteratura vi si associno ansia e depressione in circa il 20-30% dei casi; per l’esperienza e l’opinione
personale del professore, comunque, tali cifre sono fortemente sottostimate e risultano essere in realtà molto più
prevalenti. Sono inoltre presenti sintomi psicotici in circa il 20% dei soggetti, soprattutto (ma non esclusivamente)
nelle fasi avanzate; si può trattare di psicosi con delirio di persecuzione e stati di agitazione psicomotoria, che
spesso si manifestano con l’incapacità di comprendere che quella della televisione sia una realtà virtuale, lontana e
distante, da cui deriva la convinzione che i soggetti in TV stiano parlando direttamente a loro senza che ne capiscano
il motivo. Altre situazioni descritte dal professore sono riportate “confidenzialmente” da signori e signore anziane
che rivelano di essere tenuti segregati dalle proprie badanti mandate per conto di potenze Est europee con lo scopo
di impossessarsi dei loro beni.
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
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DEMENZA E DEPRESSIONE
La relazione fra demenza e depressione è di particolare interesse. Le persone con disturbo neurocognitivo minore
sono spesso depresse come effetto secondario della disfunzione cognitiva. È importante in questi pz trattare la
depressione poiché questa può peggiorare la qualità di vita e può essere un ostacolo all’approccio
terapeutico/riabilitativo con questi pz (cognitive remediation o attività occupazionali).
Importante è inoltre focalizzarsi sulla forma di demenza nota come pseudodemenza depressiva: questa è una
situazione di apparente decadimento cognitivo che si tende ad attribuire ad un processo patologico che avviene in
persone anziane, ma che in realtà ha una natura esclusivamente affettiva, cioè è legata ad un drammatico calo del
tono dell’umore e, quindi, ad un episodio di depressione maggiore. Il paziente presenta i sintomi classici della
depressione, contemporaneamente a delle difficoltà di tipo cognitivo che emergono però in maniera nettamente più
brusca e meno insidiosa e progressiva rispetto alle forme di demenza dovute all’anzianità o ad altre cause;
[clinicamente le persone con pseudodemenza quando viene testata la loro memoria rispondono spesso che non
sanno rispondere alla domanda, mentre l’attenzione e la concentrazione sembrano intatte. Appaiono inoltre turbati
o angosciati; al contrario, quelli con demenza vera spesso danno risposte sbagliate e hanno scarsa attenzione e
concentrazione. Inoltre, indagini tipo SPECT mostrano flussi di sangue ridotti in alcune aree del cervello nelle
persone con malattia di Alzheimer a confronto con flussi normali in pz con pseudodemenza]; proprio questo aspetto
relativo all’esordio è molto utile nell’indicare una diagnosi differenziale precisa. La distinzione fra questi due tipi
di patologia è essenziale perché il paziente con pseudodemenza può essere recuperato tramite trattamento con
antidepressivi [o con terapia elettroconvulsiva o con entrambi], che, oltre al tono dell’umore, ripristinano anche le
capacità cognitive e la memoria.
Al tempo stesso, però, può essere che un episodio depressivo in un soggetto di una certa età sia il primo segno
dell’inizio del processo di decadimento cognitivo riconducibile alla demenza ed è da intendere come tale soprattutto
in soggetti che non abbiano mai sofferto di tali problematiche nel corso della loro vita.
Le 10 classi sopra citate non hanno in realtà una netta separazione: spesso il loro utilizzo è concomitante nello stesso
soggetto, come il classico accompagnamento “alcol-fumo-caffeina”.
È anche palese che l’uso di alcune di loro non rappresenti di per sé una patologia, nientedimeno è un problema il
concetto di illegale o legale: lo scopo è comprendere se biologicamente riescano ad attivare il sistema cerebrale fino
a generare un disturbo.
In particolare, tali sostanze sono in grado di attivare in maniera diretta il sistema cerebrale di ricompensa, che
coinvolto nella produzione e conservazione dei ricordi/memoria e nel rafforzamento dei comportamenti. Le sostanze
producono un'attivazione così intensa del sistema di ricompensa che le normali attività possono venire trascurate.
Ciò vale anche per il gioco d’azzardo. È l’unico comportamento incluso nei disturbi da dipendenza senza
caratteristiche biochimiche. Altri comportamenti simili, non ancora inclusi nel DSM-5, sono lo shopping
compulsivo e la dipendenza da Internet. Tali situazioni mimano gli effetti delle sostanze biochimiche in quanto il
soggetto viene stimolato a produrre neuromediatori e sostanze endogene.
Ciò che è comune nei soggetti che soffrono di tali dipendenze è la ricerca continua della gratificazione e ricompensa,
che diviene lo scopo principale di vita.
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
S: Rinaldi, Gastaldello Lez.11 Prof. Favaretto
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CLINICA
Il paziente si presenta dal medico poiché l’uso di queste sostanze interferisce con la quotidianità, percepisce la
difficoltà e la perdita di possibilità relazionali e professionali, è concentrato al massimo nella ricerca dell’assunzione
della sostanza alla base del suo disturbo. Dal colloquio si studia se può essere coinvolto in un progetto di
cambiamento, se attribuisce il problema agli altri, quale sia la posizione del paziente nei confronti dell’assunzione
stessa; l’obiettivo finale sarà di costruire insieme un progetto definendo modi, tempi e strumenti per giungere ad un
cambiamento delle abitudini legate all’assunzione.
La dipendenza da sostanze è un gruppo di sintomi cognitivi, comportamentali e fisiologici indicativi che il soggetto
continua a far uso della sostanza nonostante la presenza di problemi significativi correlati alla sostanza.
Esiste una familiarità per tendenza alla dipendenza.
Il craving (provato da tutti i soggetti con dipendenza) viene definito come una forte pulsione soggettiva ad usare
la sostanza. È un fortissimo desiderio, un’intrusione costante nei pensieri. Si pensi al giocatore d’azzardo e alla
frase: “Non vedo l’ora di andare a giocare, non posso farne a meno”.
La tolleranza è la graduale riduzione dell’effetto a parità di dose assunta. Per avere le stesse sensazioni e
gratificazioni, il soggetto deve aumentare la dose costantemente. I livelli di tolleranza variano molto da sostanza a
sostanza (oppiacei fino a 10 volte la dose). La tolleranza va distinta dalla sensibilità individuale iniziale alla sostanza.
L’astinenza è una condizione di sofferenza importante non solo mentale ed emotiva, ma anche fisica, legata
all’attivazione del sistema simpatico o parasimpatico a seconda del tipo di sostanza. È una modificazione patologica
del comportamento, con eventi fisiologici e cognitivi concomitanti, che si verifica quando le concentrazioni
ematiche o tissutali di una sostanza declinano in un soggetto che ne ha fatto un uso prolungato e significativo. Dopo
aver sviluppato sintomi da astinenza, la persona tende ad assumerla per evitare o attenuare i sintomi, tipicamente
iniziando dal risveglio. I sintomi di astinenza variano molto da sostanza a sostanza e sono assenti per gli
allucinogeni. Alcuni esempi: l’astinenza da oppiacei produce ipersensibilità dolorosa, l’astinenza da benzodiazepine
comporta intensa ansia ed agitazione.
[L’astinenza è la sofferenza mentale e fisica che la persona correla all’assenza della sostanza: al craving, quindi, si aggiunge il
bisogno di evitare l’astinenza, che varia da sostanza a sostanza, oltre che a livello interindividuale. È un evento molto problematico
dettato dalla diminuzione sotto un certo livello soglia delle concentrazioni ematiche e tissutali della sostanza, portando così allo
sviluppo di una sintomatologia indicativa di necessità dell’assunzione della sostanza al fine di garantire certe sensazioni e di
attenuarne (o evitarne) altre. Possono essere distinte un’astinenza psicologica (il craving) ed un’astinenza fisica (che può portare a
sintomi anche molto intensi).
Il craving non è rivolto verso la sostanza ma verso il suo effetto: la tolleranza aggrava il craving. La tolleranza può ridursi dopo un
periodo di astinenza: se il soggetto tornasse ad utilizzare la sostanza alla dose precedente potrebbe andare in overdose.]
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
S: Rinaldi, Gastaldello Lez.11 Prof. Favaretto
R: Libralesso Psichiatria Data 04-04-22
ALCOOL
Aumentando drasticamente i livelli ematici di alcol si verifica un accrescimento degli effetti psichici sedativi di tale
sostanza fino a confusione, coma e morte. A bassi livelli di assunzione si verifica disinibizione ed euforia. In Italia
è una bevanda piuttosto diffusa, il 20,6% della popolazione ne fa uso giornalmente (dato che rivela una diminuzione
rispetto al 2008, dove i consumatori giornalieri erano il 27,4%). È tuttavia in aumento la percentuale dei consumatori
occasionali.
Negli ultimi anni è di moda il Binge drinking, espressione che significa “abbuffata di alcolici” o “bere fino a
ubriacarsi” ed indica l'assunzione di 5 o più bevande alcoliche in un intervallo di tempo molto ristretto
(indicativamente 2-3 ore). Il fenomeno si traduce in un'immediata ubriacatura, con perdita del controllo.
La concentrazione ematica di alcol ha il suo picco a circa 45 minuti-1 ora. A seconda della tolleranza del soggetto,
può dare una diversa sintomatologia. Nausea e vomito sono causati da uno spasmo del piloro e dalla produzione di
muco nello stomaco: meccanismi difensivi per rallentare l’assorbimento di un eccesso di alcol.
Il metabolismo dell’alcool avviene per il 90% a livello epatico, mentre il 10% viene eliminato per via renale e
polmonare. Nel fegato è metabolizzato grazie agli enzimi alcool-deidrogenasi (trasforma l’etanolo in acetaldeide) e
aldeide-deidrogenasi (acetaldeide trasformata in acido acetico). Sull’aldeide DH agisce il Disulfiram, farmaco
disincentivante che, inibendo l’enzima, favorisce l’accumulo di acetaldeide (tossica) ed il manifestarsi di sintomi di
profondo malessere.
EFFETTI DELL’ALCOOL
L’etanolo a livello chimico-fisico esercita:
Ø Effetti depressivi a livello del SNC (come i barbiturici e le benzodiazepine)
Ø Aumenta la fluidità delle membrane neuronali (nell’alcolismo cronico già di per sé danneggiate)
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
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CRITERI DSM-5
Il prof si limita a puntualizzare l’importanza del craving (il desiderio persistente) e sottolinea la rilevanza di far
leva sulla consapevolezza “di non farcela”, di “non riuscire a farne a meno” per definire con il paziente un progetto
di cura, svezzamento e riabilitazione.
INTOSSICAZIONE ALCOLICA
È ciò che comunemente definiamo stato di ubriacatura, visibile poiché determina alterazioni comportamentali
significative, sintomi e segni fisici.
Si contraddistingue per:
1. Recente ingestione di alcool;
2. Comportamenti problematici clinicamente significativi che si sviluppano durante o poco dopo l’ingestione
di alcol:
• Psicologici: atteggiamenti sessuali inappropriati, polemicità, confusione, disinibizione
• Aggressività
• Labilità dell’umore
• Difficoltà a sviluppare giudizi e discorsi in maniera coordinata (capacità critica compromessa)
3. Uno o più dei seguenti segni o sintomi neurologici che correlano con la quantità di alcol assunta:
• Eloquio inceppato
• Mancanza di coordinazione
• Andatura instabile
• Nistagmo
• Compromissione dell'attenzione o della memoria
• Stupor o coma.
4. I segni o sintomi non sono attribuibili ad un’altra condizione medica e non sono meglio spiegati da un altro
disturbo mentale, compresa un’intossicazione da altra sostanza.
ASTINENZA ALCOLICA
È una condizione che prevede la sospensione dell'assunzione di alcol da parte di un soggetto che ne assumeva
quantità notevoli. In genere i sintomi iniziano circa 4-12 ore dopo l’interruzione, ma possono iniziare anche dopo
alcuni giorni. Il picco di intensità, in genere, è alla seconda giornata, con miglioramento dal quarto/quinto giorno.
Alcuni sintomi possono persistere fino a 3 o 6 mesi, come l’insonnia o disturbi neurovegetativi e autonomici. Meno
del 5% dei soggetti che sviluppano astinenza alcolica presentano sintomi drammatici come delirium tremens o crisi
di grande male (episodi convulsivi).
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
S: Rinaldi, Gastaldello Lez.11 Prof. Favaretto
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Il delirium tremens si manifesta in genere in soggetti con abuso pesante di alcol da almeno 5-10 anni. Malattie
fisiche, come ad esempio epatiti o pancreatiti, ne aumentano il rischio, mentre avviene raramente in soggetti in
buona salute. Il delirium può manifestarsi in soggetti ricoverati per altre patologie come unico segno di una
condizione di abuso alcolico precedentemente non diagnosticato.
Il prof cita l’esempio di un caso tipico di un tempo: signore anziano che rientra a casa dall’osteria in motorino o
bicicletta dopo aver fatto uso prolungato e massivo di alcool. “Il fato” vuole che faccia un incidente e venga
ricoverato in ortopedia per fratture. Non potendo bere in ospedale il paziente dopo 1 giorno inizia ad avere episodi
di delirium in reparto.
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
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TERAPIA DELL’ALCOLISMO
È un approccio terapeutico integrato con diverse strategie che avviene in diversi setting, da quello ospedaliero alla
struttura riabilitativa all’ambulatorio predisposto.
La terapia multidisciplinare è caratterizzata da:
Ø L’abolizione dell’uso della sostanza deve essere assoluta. Parlando di alcol, questo è un concetto
abbastanza scontato, ma fondamentale (se si parla di consumo di altre sostanze forse non è più un concetto
così banale, per esempio in caso di dipendenza da oppiacei). È possibile iniziare con metodiche
detossificanti e di disassuefazione.
Ø Sostegno fisico per complicanze e aspetti nutrizionali.
Ø Sicuramente è fondamentale la motivazione della persona e la volontà di prendere distanza dalla sostanza.
Questo va di pari passo con la consapevolezza dei danni che la sostanza ha arrecato alla vita della persona
(relazioni, famiglia, lavoro, studi), invece che dargli il piacere sperato. L’aspetto psicologico è importante:
bisogna cercare di ricondurre il problema dell’alcolismo alla causa scatenante, per esempio alcune forme
di depressione si evolvono in alcolismo, per cui bisogna curare la depressione. In questo tipo di pazienti
bisogna fare molta attenzione anche ai farmaci prescritti e alla dipendenza che essi possono causare. Per
esempio, è opportuno non prescrivere benzodiazepine in un soggetto alcolista perché queste hanno un alto
rischio di causare dipendenza. Inoltre, c’è il rischio che il paziente assuma sia alcool sia i farmaci, andando
a peggiorare il quadro. I farmaci antidepressivi, quindi, possono essere prescritti, ma bisogna prima valutare
attentamente il contesto sociale in cui si trova il paziente.
Ø Il contesto sociale è rappresentato per esempio da gruppi di auto-aiuto (Alcolisti Anonimi), costituiti da
persone che hanno vissuto la stessa esperienza e che con un atteggiamento moralista e rigoroso impongono
l’astinenza, il riconoscimento e l’accettazione della condizione di alcolista. I membri, quindi, si supportano
fra loro, visti gli obiettivi comuni. Questi gruppi attribuiscono il problema alla persona, non al
comportamento. “Sono dieci giorni che non bevo” non costituisce la risoluzione del problema di alcolismo
perché i sintomi di dipendenza non sono sotto controllo.
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
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[Si tratta di un approccio che considera l’alcolismo come una malattia incurabile e sostituisce la
dipendenza da alcol con la dipendenza dal gruppo]. Nel nostro territorio si trova anche il gruppo ACAT
(alcolisti in trattamento), simile agli alcolisti anonimi.
SETTING
- I gruppi di auto-aiuto associati a terapia ambulatoriale hanno un buon funzionamento in chi ha una
chiara consapevolezza di sé e non presenta gravi comorbidità psicopatologiche. La terapia psichiatrica
ambulatoriale prevede:
o Terapia cognitivo-comportamentale
o Terapia di rilassamento. Funziona a dovere solo in caso di un percorso già intrapreso e con
risultati sostanziosi.
o [Terapia psicodinamica]
- Esistono anche strutture riabilitative in cui la persona può svolgere dei percorsi riabilitativi in modo
intensivo. In alcuni contesti più difficili queste strutture riabilitative rappresentano un passaggio
obbligato, per poi continuare con terapie ambulatoriali una volta raggiunto un livello di consapevolezza
adeguato.
- Il ricovero ospedaliero diventa necessario solo nei casi in cui ci siano sintomi da intossicazione acuta
grave, sintomi da astinenza gravi o per curare delle eventuali complicanze fisiche gravi che si possono
delineare. Non ci sono assolutamente evidenze che un ricovero ospedaliero sia sufficiente.
TERAPIA PSICOFARMACOLOGICA
Si somministrano diversi tipi di farmaci a seconda di dove c’è necessità di agire:
Ø Farmaci che agiscono su aspetti della dipendenza
Ø Farmaci per trattare l’intossicazione e l’astinenza
Ø Farmaci che diminuiscono gli effetti rinforzanti
Ø Farmaci revulsivanti
Ø Farmaci sostitutivi
Ø Farmaci per comorbilità psichiatrica.
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
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CANNABIS
La cannabis è una sostanza molto diffusa. In Italia circa il 32,7 % nella fascia d'età compresa tra i 15 e 64 anni ha
fatto uso di cannabis almeno una volta nella sua vita. Questo dato piazza l’Italia quarta su 30 Stati, dietro a Francia
Danimarca e Spagna.
Vi era stato un calo del consumo tra il 2008 e il 2011, ma negli anni successivi questo è progressivamente risalito;
attualmente è sostanzialmente stabile rispetto a 10 anni fa [anche se il prof si dice curioso di vedere come l’uso
possa essere variato durante la pandemia]. Osservando il 2019 si nota che i più giovani consumano più cannabis:
• tra i 15 e 24 anni hanno assunto cannabis il 23,7%
• nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni il 18,4%
• nella fascia tra i 35 e i 44 anni il 9,8%
• nella fascia tra i 45 e 54 anni il 3.5%
• nella fascia tra i 55 e 64 anni l’1,7%.
COCAINA
La cocaina è stata provata almeno una volta nella vita dal 6,9% della popolazione tra i 15 e i 64 anni. Con questo
dato l'Italia si posiziona quarta su 30 stati dietro a Regno unito, Spagna e Irlanda.
L’1,2% della popolazione ne ha fatto uso nell’ultimo anno, trend in discesa rispetto al 2008.
La fascia d’età dove il consumo è maggiore è quella tra i 25 e i 34 anni (2,2%), seguita da quella tra i 35 e i 44 anni
(1,9%). I più giovani (15-24 anni) hanno un dato in linea con quello dell'intera popolazione, a differenza della
cannabis dove erano i principali consumatori.
AMFETAMINE
Circa il 2,4% della popolazione le ha assunte una volta nella vita,
lo 0.1% ne ha fatto uso nell’ultimo anno.
MDMA
Il consumo nell’ultimo anno, per la popolazione tra i 15 e i 64
anni ha coinvolto lo 0,4 % (4 adulti su 1000). La percentuale
raddoppia (0,8%) tra i giovani tra i 15 e 34 anni. Il consumo di
ecstasy diminuisce con l’avanzare dell’età.
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Delirium, disturbo da uso di sostanze
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EROINA
In Italia ci sono circa 235.000 consumatori di eroina ad alto rischio, più dello 0,5% della popolazione nella fascia
di età tra i 15 e i 64 anni. Questo dato ci colloca tra i paesi dell'unione europea con le percentuali più alte. L'età dei
consumatori di eroina, calcolata guardando la media di chi si rivolge alle strutture di supporto, sembrava essere in
costante aumento. In realtà, attualmente i consumatori sono diventati più precoci, includendo anche i giovanissimi,
con età tra i 13 e i 14 anni. Vi è stato un rilancio dell'eroina nei mercati, con una tendenza elevata che sembrava
passata e superata.
Domanda: Come si riflette una comorbidità fra disturbo bipolare e disturbo ossessivo-compulsivo nella fase
maniacale?
Risposta: Si tratta di una situazione rara ma presente, nella quale più che accentuare la fase di eccitazione si
verifica un viraggio verso stati misti, dovuto al fatto che in tale fase maniacale la persona possa essere “bloccata”
dalla ripetizione ossessiva di compulsioni. L’eccitazione verrà influenzata più che amplificata dall’ossessività.
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Delirium, disturbo da uso di sostanze