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1984 

(Nineteen Eighty-Four, in lingua originale) è un romanzo di Eric Arthur


Blair (1903-1950), meglio conosciuto come George Orwell, pubblicato nel 1949. Il
titolo, che indica l’anno nel futuro in cui sono ambientate le vicende narrate, deriva
dall’inversione delle due cifre finali dell’anno in cui Orwell inizia la stesura del romanzo.

1984 può essere a ragione considerato come uno dei primi e più importanti esempi
di romanzo distopico. L’opera infatti - secondo il neologismo coniato da John Stuart
Mill nel 1868 - è un’utopia negativa, che descrive pessimisticamente un futuro cupo in
cui, dopo una guerra nucleare, il mondo è diviso in potenze totalitarie; l’Inghilterra fa
parte della macro-nazione dell’Oceania, governata da un regime che si ispira ad una forma
radicale di socialismo. Il romanzo, pubblicato pochi anni dopo la conclusione del secondo
conflitto mondiale e dopo un’altra importante opera di Orwell (La fattoria degli animali,
1945), si presenta come un’aperta critica al regime stalinista.

Il romanzo di Orwell è diviso in tre parti ed è ambientato in un futuro prossimo, il 1984.


Il mondo è diviso in tre macro-nazioni che si contendono, in quella che viene chiamata
“la Terza Guerra Mondiale”, una quarta fascia territoriale. Questi super-stati
sono l’Oceania, che è composta da Nord e Sud America, Regno Unito ed Irlanda,
Australia, Nuova Zelanda e Africa meridioniale, l’Eurasia, che è composta da Europa e
Russia e l’Estasia, che è composta dai territori del Giappone, della Cina e del Tibet,
dell’India settentrionale. Il territorio restante va dall’Africa centro-settentrionale al Medio
Oriente fino al sud-est asiatico.

La storia si svolge a Londra, capitale dell’Oceania, retta da un regime di stampo socialista


fondato sugli ideali del Socing (che è l’acronimo per Socialismo Inglese). Il potere è retto
da un solo partito, che non ha rivali all’opposizione, al cui capo è posto il Grande
Fratello, una figura carismatica che nessuno ha mai visto e che viene rappresentato con
dei tratti che ricordano le fisionomie di Stalin e Hitler. La vita degli abitanti dell’Oceania
è costantemente spiata da telecamere, dette “teleschermi”, che sono presenti in ogni
abitazione e in ogni punto delle città. Questi sono gli strumenti con cui il potere diffonde
ininterrottamente la propria propaganda e controlla i cittadini anche nella loro vita
privata, assicurandosi un controllo totale sulle loro vite. Il potere è suddiviso tra diversi
enti: il Ministero dell’Amore (o Minluv), che si occupa della sicurezza interna
attraverso la sua polizia politica (detta “psicopolizia”) e della conversione di chiunque
abbia comportamenti devianti rispetto al credo del regime; il Ministero della
Pace (Minipax), che in realtà si occupa della guerra, il Ministero
dell’Abbondanza (Miniplenty), che si occupa delle questioni economiche, e
il Ministero della Verità (Minitrue), che si occupa della propaganda di partito, secondo
un revisionismo storico che porta a modificare libri, notizie e giornali del passato per
sostenere le posizioni attuali del governo. La società è rigidamente organizzata in classi,
mentre tutti sono iscritti al Partito: da un lato ci sono i funzionari di alto rango, che
compongono il Partito Interno, dall’altro le gerarchie più basse del sistema, che
costituiscono il Partito Esterno. Al di sotto di tutti c’è la classe lavoratrice (Prolet), che
vive in quartieri separati e si dedica a lavori manuali. La lingua è stata modificata
nel Newspeak (o Neolingua) per evitare ogni forma di libero pensiero: sono vietate di
conseguenza tutte le opere di invenzione e dal nuovo vocabolario sono escluse tutte
le parole e i pensieri non in linea con le direttive del Partito. Tutto ciò che viene censurato
viene etichettato (e punito) come “psicoreato” 1.

Il protagonista, Winston Smith, è un funzionario di basso rango del Partito Esterno che


lavora al Ministero della Verità: qui Winston modifica testi, libri e foto del passato
alterando la verità e ricreandone un’altra più adatta e confacente ai desideri del Partito.
Winston, nonostante le apparenze della sua esistenza quotidiana, mal sopporta la rigida
dottrina e la presenza assillante del regime, ed è conscio, proprio in virtù del lavoro
che svolge, delle mistificazioni in cui è tenuta gran parte della popolazione. Winston, che è
privo di famiglia e affetti, ha anche modo di constatare le miserevoli condizioni di vita della
classe proletaria, che è tuttavia meno controllata dagli organi della psicopolizia. Come
forma di ribellione personale, Winston ha iniziato a scrivere un diario, in cui riunisce
tutte le proprie critiche al Partito e alla realtà in cui è costretto vivere: quest’attività è di per
sé molto pericolosa, perché è una manifestazione di libero arbitrio e libero
pensiero, e non può essere controllato dalla strategia di propaganda e controllo mentale
del governo. Il protagonista è infatti costretto a scrivere le sue pagine nascosto nell’unico
angolo della casa dove il teleschermo non può registrarlo. Winston, disilluso sulle
possibilità di modificare la situazione, è poi ossessionato dalla figura di tale O’Brien, un
potente esponente del Partito Interno che il protagonista sospetta essere una spia della
Confraternita, una misteriosa organizzazione segreta che starebbe tramando contro il
Socing.

La situazione di Winston muta durante una manifestazione, chiamata “Due minuti


dell’odio”, indetta dal Partito contro Emmanuel Goldstein, nemico giurato del governo,
su cui si scarica la rabbia repressa della popolazione 2. Qui Winston incontra Julia, una
bella ragazza di ventisei anni che lavora anch’essa al Minitrue ma che si manifesta
apertamente ostile nei confronti del governo. Winston inizialmente sospetta Julia di essere
una spia della psicopolizia, pur essendo attratto da lei. Tuttavia un giorno Julia recapita a
Winston un biglietto di carta, su cui c’è solo la frase: “Ti amo”. Inizia così la relazione
tra i due protagonisti, tanto più pericolosa quanto più il regime proibisce il sesso,
ritenendolo funzionale esclusivamente alla procreazione e alla composizione di una
famiglia. I due amanti, quindi, dopo fugaci incontri in luoghi isolati in campagna, decidono
di affittare una stanza sprovvista di teleschermo nel settore proletario della città
da Mr. Charrington, che apparentemente condivide con loro l’opposizione al Partito e
che aveva già venduto a Winston il suo diario segreto. La relazione clandestina con Julia
nutre l’avversione ideologica di Winston per il Socing: se tuttavia Julia vede di fronte a sé
un futuro di libertà, il protagonista è più incerto e dubbioso.

Una seconda svolta è rappresentata dal ritorno in scena di O’Brien, che convoca Winston
e Julia nel suo lussuosissimo appartamento, riservato ai soli membri del Partito Interno.
O’Brien (per cui Winston nutre sentimenti ambivalenti, dalla paura all’ammirazione) rivela
di essere in effetti un membro della Confraternita e di lavorare per il crollo del
Socing. Egli consegna infatti ai due protagonisti il libro segreto di Goldstein, Teoria e
prassi del collettivismo oligarchico, da cui Julia e Winston apprendono le linee guida di
una futura società basata sui principi di classe 3. In realtà O’Brien è un emissario della
psicopolizia, così come Mr. Charrington: Winston e Julia sono così arrestati in
flagrante nella loro stanza e condotti al Ministero dall’amore, dove sono separati
e barbaramente torturati da O’Brien stesso. Oltre alla violenza fisica, il Partito ricorre
anche al condizionamento psicologico, secondo la logica del
Bipensiero (Doublethink in Newspeak), per cui bisogna imparare a sostenere
contemporaneamente idee e tesi opposte tra loro, in modo da essere sempre fedeli alla
ortodossia del Partito e alla sua opera di rimozione del passato. Il Bipensiero si suddivide
nelle tre fasi dell’apprendimento, della comprensione e dell’accettazione, che
culminano nel completo lavaggio del cervello della vittima e quindi nella costruzione di
una verità alternativa e più comodamente accettabile. Winston resiste strenuamente
alle torture fisiche per non tradire Julia, ma capitola quando, dopo mesi, viene condotto da
O’Brien nella famosa Stanza 101, dove l’aspetta la sua paura più grande: i topi.
Terrorizzato, provato fisicamente e psicologicamente, tradisce Julia; O’Brien, avendo
indotto il protagonista a rinnegare tutti i propri valori e a denunciare anche la donna
amata, ha raggiunto il suo obiettivo.

Winston viene così reinserito nel mondo civile, essendo ora un servitore devoto e fedele del
Grande Fratello. Quando in un parco incontra Julia, i due amanti si confessano di
essersi traditi vicendevolmente per sfuggire alle torture; Winston capisce di non
provare più sentimenti per lei. Benché turbato dall’affioramento dei ricordi del passato,
che ora il protagonista è convinto essere falsi, Winston è ormai incapace di reagire
all’omologazione di massa. Quando in un bar lo raggiunge la notizia di un importante
successo militare dell’Oceania nella guerra in Africa, Winston si rallegra della
grandezza del Grande Fratello e dell’amore che questo nutre nei suoi confronti.

1
 Tipiche espressioni del Newspeak sono gli slogan con cui il Partito fonda e diffonde la
propria ideologia, come: “La guerra è pace. La libertà è schiavitù. L’ignoranza è forza”
oppure “Chi controlla il passato, controlla il futuro: chi controlla il presente, controlla il
passato”.

2
 In accordo con i principi della propaganda e della deformazione della realtà del Socing,
Goldstein è rappresentato come un ebreo con la barba da capra; come per il Grande
Fratello, non ci sono prove della sua reale esistenza.

3
 In realtà nella terza parte del romanzo si scoprirà che il libro di Goldstein altro non è
che un prodotto della propaganda del Partito Interno.

Tematiche

Questo romanzo viene definito “utopia distopica” cioè una visione del futuro in
negativo, chiaramente questa interpretazione assolutamente negativa del futuro da
parte dello scrittore è fondata sugli eventi storici vissuti in prima persona dall’autore.
Bisogna ricordare che Orwell vive due conflitti mondiali e ne è chiaramente
influenzato come del resto gran parte della popolazione, provata da due guerre che
hanno totalmente sconvolto il modo di vivere e concepire gli eventi. Questo romanzo
rappresenta ciò che non dovrebbe succedere, riassume in se tutte le paure scaturite
da un evento catastrofico come la Seconda Guerra Mondiale, viene naturale chiedersi
perché si ipotizza un futuro così negativo? Qual è lo scopo dello scrittore? Ciò che
Orwell vuole mettere in risalto è che un futuro del genere non è mera fantasia, esso si
basa su eventi storici realmente accaduti e anche se situazioni così estreme sono
difficili da realizzarsi non bisogna credere che siano impossibili. In questo romanzo vi
è un concentrato di tutte le paure nate in seguito agli avvenimenti della prima parte
del novecento, la guerra vista come necessità per l’equilibrio mondiale, la tecnologia
usata per controllare le persone, l’utilizzo del potere per manipolare l’opinione
comune, l’assoluto annullamento dell’individualità.
Il Partito ad esempio rappresenta l’esasperazione dei principi socialisti e comunisti,
infatti il Partito non si configura come stato, non ci sono regole scritte, e sembra che
conceda piena libertà a tutti i cittadini, la società è amministrata secondo i principi del
Socing, un evoluzione dello Stalinismo, e su tutti prevale la figura del Grande Fratello,
che tiene sotto controllo tutti i cittadini, grazie ai teleschermi. Questa deformazione
dei principi socialisti porta quindi da stato socialista a regime totalitario, non a caso le
tre grandi nazioni in cui le terra viene idealmente divisa nel romanzo sono tre regimi
totalitari nati però dalla deformazione di governi di tipo diverso, questo particolare ci
indica che per Orwell l’esasperazione al controllo dell’individuo porta inevitabilmente
ad un regime totalitario, con il termine totalitarismo si intende uno stato che controlla
la vita privata dei singoli cittadini annullandone la volontà e la capacità di pensiero
libero. La guerra viene intesa da questi totalitarismi come un metodo per mantenere il
potere e il controllo sulla massa, indirizzando il malcontento verso un nemico esterno,
infatti, nel romanzo Orwell fa parlare Goldstein, acerrimo oppositore del Partito, gli fa
affermare che la guerra è necessaria per mantenere l’equilibrio tra i tre superstati,
l’obiettivo non è vincere o distruggere il nemico, il vero obiettivo è di mantenere la
situazione in stallo in modo da creare una condizione di guerra perenne ma in realtà
finta, si teme, infatti, un conflitto atomico che porterebbe alla distruzione del pianeta,
in questa considerazione Orwell ipotizza un futuro alla Guerra Fredda, che vedeva
contrapposti due grandi blocchi Stati Uniti e URSS che si contendevano il pianeta.
L’unico scopo del Partito è di rimanere al potere il più a lungo possibile e per fare ciò
si serve di tutti i mezzi a propria disposizione, la tecnologia quindi non viene più vista
sottoforma di progresso, ma per mantenere il controllo delle persone, i teleschermi,
infatti, sono uno dei mezzi più efficaci per controllare la vita privata dei cittadini; la
tecnologia quindi dal punto di vista di Orwell viene vista in modo negativo e quasi
diffidente questo a causa dell’uso “sbagliato” delle nuove tecnologia sviluppate
durante la Seconda Guerra Mondiale e utilizzate per fini bellici, prima tra tutti l’energia
atomica. Tutti i membri del Partito venivano spiati continuamente e bombardati da
pubblicità affine alle linee guida del Partito stesso, gli unici che non erano posti sotto
controllo erano i prolet, la maggior parte della popolazione che costituiva la forza
lavoro, tenuti in miseria e ignoranza non erano considerati un pericolo per il Partito e
quindi non erano spiati, con spirito socialista il protagonista del romanzo afferma che
“il futuro è dei prolet”.
Analisi tematica storica: La manipolazione del passato
Un punto fondamentale della politica del Partito è il controllo del passato e quindi dei
fatti accaduti per avere l’assoluto controllo sulla mente umana, uno slogan del partito
recita: “Chi controlla il passato, controlla il futuro; chi controlla il presente, controlla il
passato”. Infatti, essendo la storia, il passato, frutto solo di documenti e memoria, si
deduce che effettivamente la realtà perde la sua prospettiva oggettiva, e tende a
essere considerato come semplice frutto della mente umana, e quindi della memoria,
depositaria del passato. Il Partito controlla sia i documenti sia la memoria, quindi
controllando il passato tramite il loro continuo aggiornamento al presente, non fa
altro che controllare il futuro, cioè il presente di domani. Anche la lingua contribuisce
a questo controllo poiché la lingua che si parla in Oceania si sta trasformando in
Neolingua, un nuovo linguaggio in cui tutte le parole hanno un'unica accezione che
riducendo il significato ai concetti più elementari rende impossibile concepire un
pensiero critico individuale. Con la creazione della neolingua il partito censura quindi
l'utilizzo di molte parole, convogliando quelle sgradite (come ad esempio
"democrazia" ) nell'unico termine "psicoreato": in questo modo diventa impossibile
formulare, e a lungo andare anche solo pensare ad un argomento "proibito". I
semplici concetti che renderebbero discutibile l'operato del partito diventano
inesprimibili. La stessa parola "psicoreato" va ben oltre il divieto di esprimersi, ma si
spinge appunto a vietare anche solo di pensare in modo divergente dai dettami del
governo totalitario sotto il Grande Fratello. Tutti i fatti che rivelino contraddizione o
fallibilità del Partito vengono periodicamente e sistematicamente cancellati e
sostituiti, la storia non esiste più, se non per dare ragione al Partito. Si ci aspetta
quindi che gli uomini seguendo la logica del bispensiero, cancellino la memoria dei
fatti indesiderati e li sostituiscano con fatti che il Partito vuole che si ricordino. Questo
è uno degli aspetti più inquietanti di tutto il romanzo, l’idea che la realtà sia solo una
nostra convinzione e che il passato possa essere modificato a scelta e che tutto ciò
induca le persone a negare un loro ricordo per accettarne un altro ci sembra una cosa
assurda, ma a ben rifletterci è un evento alquanto possibile, nel momento in cui la
storia non è più analizzata in modo oggettivo basandosi sulle fonti storiche ma è
liberamente ricostruita si ha una libera reinterpretazione di un fatto storico.

Uno degli aspetti che rievoca più facilmente il collegamento con il momento attuale, è
sicuramente la rilevanza che lo scrittore assegna ai mass media.
Essi vengono concepiti come mero strumento il cui occulto potere è in grado, con non
troppe difficoltà, di creare consenso, controllare le masse, annullare l’individualità,
corrodere irrimediabilmente il senso critico personale per livellare ogni pensiero e
renderlo conforme ai dettami della ristrettissima élite dominante, sconosciuta e
invisibile, che agisce nascosta dietro la maschera di un viso probabilmente
immaginario, ma oltremodo pubblicizzato.
Come Orwell spiega per mezzo di alcuni “stralci” del “libro di Goldstein”, un
incremento generalizzato del benessere conseguente alla comparsa di macchine
industriali, avrebbe portato una maggiore alfabetizzazione, e di conseguenza, “la
massima parte delle persone che di norma sono come immobilizzate dalla povertà e
dall’analfabetismo” avrebbe compreso che la minoranza al potere non aveva alcuna
funzione e avrebbe così portato alla distruzione di una società organizzata
gerarchicamente che vede al vertice un’élite di pochi.
Anche oggi, come allora, la classe al potere è molto ristretta, e, ormai in tutto il
mondo, sarebbe più corretto parlare di un’oligarchia mondiale e capillare, presente
nella maggior parte delle nazioni dominanti, piuttosto che di vere e proprie
democrazie. Il popolo decide, il voto dà ad ognuno il potere di determinare, in minima
parte, il futuro, ma nei fatti si osserva sempre di più come la burocrazia renda vano
ogni sforzo democratico. In Italia si può osservare anche tuttora come il voto di un
partito possa contare più del voto della popolazione.
Seguendo il ragionamento di Orwell, quindi, viene spontaneo chiedersi per quale
motivo, se il benessere e l’alfabetizzazione continuano ad aumentare, anche se a volte
a rilento, il popolo non sia ancora riuscito a rovesciare l’oligarchia al potere, a ottenere
un reale potere delle masse, una reale democrazia.
Orwell, con l’atteggiamento profetico che caratterizza il suo romanzo, esplicita anche
la motivazione a tutto ciò: semplicemente, l’invenzione dei mass media ha permesso
agli oligarchi di ottenere lo strumento perfetto per controllare le masse, il pensiero, e
per preservare, così, il proprio potere.
Grazie all’invenzione della stampa prima, della televisione e del cinema poi, diviene
possibile, secondo lo scrittore, manipolare l’opinione pubblica a proprio piacimento.
Nello specifico, Orwell propone una società, un governo oligarchico, sostenuto da una
specifica disposizione mentale del popolo in linea con lo stato di guerra, giustificatore
di povertà e analfabetismo necessari a mantenere il controllo e il potere (i teleschermi
che a ogni ora riportano bollettini di guerra, i “due minuti d’Odio”, i grandi cartelloni
sparsi ogni dove raffiguranti un rassicurante e vincente “Grande Fratello”, slogan più
che espliciti e al contempo altrettanto sfumati e sfuggenti quali “la guerra è pace”, la
stampa sempre pronta a farsi portavoce di ogni notizia inerente alla guerra...).
Tutt’oggi, anche grazie a nuove tecnologie mediatiche quali soprattutto radio, internet,
e smartphone, è sempre più facile inculcare un determinato pensiero, una
determinata convinzione, un atteggiamento, un pregiudizio o uno stereotipo, anche in
modo occulto, in un popolo intero.
Le tecniche si sono affinate: ora per una pubblicità s’impiegano non solo grafici e
pubblicitari, ma, anche psicologi esperti e talvolta sociologi. Alcune grandi
multinazionali, allo scopo di creare, presentare e vendere meglio prodotti e servizi che
possano adattarsi a ogni cultura e popolo, hanno iniziato ad utilizzare antropologi
impiegati nello studio, atipico, delle moderne società occidentali, dei vari popoli che le
abitano, delle varie culture e subculture.
L’obiettivo non è plasmare la mente del singolo, ma della società intera.
Per raggiungere tale scopo, i mass media convincono l’individuo, sempre teso al
conformismo con la massa, di doversi uniformare alla società per quanto riguarda un
determinato dettaglio, e lo fanno soprattutto attraverso la televisione e internet.
In realtà il pensiero, l’atteggiamento, la convinzione che tanto pubblicizzano non è già
presente nella società, bensì lo diventa solo successivamente, solo dopo l’immenso
sforzo di conversione di ogni singolo individuo, convinto di ritrovarsi ormai solo a
contrastare un fenomeno di massa, e proprio come Winston, il protagonista di 1984,
anche il singolo si sente ‘’l’ultimo eroe’’, dapprima forte delle sue convinzioni
sovversive, per cedere poi alla pressione che gli pare “sociale”.
Inoltre, come sembra sottolineare anche Orwell delineando personaggi come Julia,
apparentemente conformista e devota al partito, in realtà ribelle e “anticonformista”,
non si può mai sapere chi si cela dietro la maschera del conformismo, e perciò, anche
se improbabile, si potrebbe quasi arrivare a immaginare un’intera società
apparentemente conformista, ma scossa nell’animo di ogni individuo da un’ombra di
dubbio, polemica e critica.
Proprio Julia subisce una trasformazione totale durante lo svolgimento del romanzo.
Dapprima vista da Winston come una “bigotta affiliata del partito”, a esso totalmente
devota, d’imperturbabile rigore morale, probabile spia dilettante, “una sciocca come
tutte le altre, con la testa piena di odio e menzogne, e il ventre di ghiaccio”, si
trasforma poi nel desiderio sessuale e raggiungibile del protagonista, nella sua spinta
propulsiva alla vita, si scopre la celata ribellione che ogni giorno porta avanti contro il
Partito, verso cui prova un odio profondo. Con ammirabile maestria, Orwell ci
accompagna nella conoscenza della ragazza seguendo le tempistiche e le scoperte
dello stesso Winston.
E si scopre così che la ragazza ribelle e anticonformista è in realtà cresciuta con
l’educazione del Partito, e proprio per questo la sua ribellione rimane negli atti del
quotidiano, nelle piccole cose, in ciò che la tocca da vicino, ma non si allarga al
pensiero complessivo, non formula alcuna critica generale rimanendo pressoché
indifferente alla dottrina del partito. Probabilmente proprio questo, la porta, negli
ultimi capitoli, a tradire Winston quasi immediatamente, appena viene sottoposta alle
torture nel Ministero dell’Amore.
Anche Winston, come Julia, subisce una trasformazione radicale, ancor più profonda e
sconvolgente.
Inizialmente viene delineato come una persona fisicamente debole, fiacca, ormai
rassegnata ad una morte temuta come imminente, triste e depresso, alcolizzato.
Porta avanti una ribellione del tutto privata contro il Partito, commettendo il reato più
grave, lo Psicoreato. Egli, infatti, tiene un diario, allo scopo unico di lasciare a qualcun
altro i suoi pensieri dopo la morte. Da questa visione del tutto pessimistica e
rassegnata della vita lo risveglia la relazione con Julia, l’amore che prova per lei, che gli
scalda il cuore e gli fornisce un nuovo stimolo, una nuova motivazione, il desiderio di
voler vivere, e di voler ribellarsi, rischiando anche di più, per poter proteggere e
mantenere una felicità privata e individuale appena conquistata. La morte rimane
come una presenza incombente, ma non è più causa d’inattività e depressione, né di
rassegnazione.
Successivamente viene arrestato e sottoposto a un lungo periodo di prigionia e
tortura, psicologica e fisica. Qui incontriamo un Winston che strenuamente porta
avanti una convinta resistenza mentale, fino a cedere però, proprio in conclusione,
prima tradendo Julia, poi tradendo se stesso e abbandonandosi, inconsapevolmente,
alla fede nel Partito.
O’Brien è sicuramente un personaggio che Orwell ha saputo tratteggiare
perfettamente, convincendo dapprima della sua probabile eterodossia politica, della
sua partecipazione alla Confraternita, della sua complicità con Winston, per mostrarlo
poi come il carnefice, il boia, il torturatore, l’insegnante, la spia, che abilmente celata
in un alleato, traeva Winston sempre più profondamente verso la sua fine, il suo
arresto, la sua capitolazione. Anche durante gli ultimi capitoli risulta graduale e
difficile il processo attraverso cui ci si convince di questa sua vera natura, perché
Orwell, scrivendo e facendoci quindi osservare e vivere la vicenda attraverso gli occhi
di Winston, ci trasmette la sua stessa incredulità, il suo stesso scetticismo, la sua
stessa “sindrome di Stoccolma” verso quello che gli era parso come l’ultimo bagliore di
speranza per una ribellione contro il Partito.
Infine Syme, forse il personaggio meno dinamico e più statico tra quelli ampiamente
descritti da Orwell, si configura come l’unico amico di Winston, e mostra come
effettivamente, nonostante la sua ortodossia maligna e il suo zelo instancabile, la sua
mancanza di discrezione, la sua incapacità di mantenere le distanze, la sua
intelligenza considerata pericolosa, nociva, dannosa dal Partito, ne causi infine la
morte, o meglio, la vaporizzazione.
Con “1984” Orwell denuncia apertamente il comunismo, che in Russia si era appena
espresso in un totalitarismo, e i totalitarismi in genere, per proporre invece la via
alternativa di un socialismo che rispetti il pluralismo e i diritti universali dell’uomo.
Egli descrive una società, in “1984”, che, cercando di fuggire dagli errori del
capitalismo puro arriva a risolversi in un totalitarismo che annulla ogni differenza, tra
ricchi e poveri, ma soprattutto tra un individuo e l’altro. Egli vuole mostrare come
certe linee di pensiero, certe ideologie politiche, possano diventare atroci totalitarismi,
in cui la ricchezza e il potere risulta in mani a pochi prescelti, mentre gli altri individui
sono obbligati a vivere esattamente secondo i dettami del Partito, pena la tortura e la
morte, o sono considerati sottouomini, esseri inferiori per natura, non meritevoli di
alcun interesse. Winston sembra, così, convinto che l’unica fonte di salvezza siano i
prolet. Solo fra loro poteva nascere la forza capace di distruggere il Partito. Era però
necessario che diventassero coscienti della loro forza, ma per farlo avrebbero dovuto
ribellarsi. Questo circolo vizioso di conclude quindi con la totale inattività dei prolet in
questo senso. Mentre, quindi, Marx profetizzava una necessaria e inevitabile lotta di
classe che il proletariato avrebbe portato avanti per combattere il capitalismo e
ottenere l’uguaglianza sociale, Orwell vuole mostrare come in realtà una simile
convinzione possa avere conseguenze terribili, e come sia invece indispensabile
promuovere non tanto l’uguaglianza, quanto la libertà, la libertà di essere ognuno
diverso dall’altro, specifico, individuo singolo uguale solo a se stesso, libero di poter
compiere le proprie scelte, anch’esse proprie e non collettive, uniche, individuali e non
sociali.
Quest’anti-utopistica società delineata in 1984, caratterizzata dal controllo completo e
totale sulla massa, si caratterizza soprattutto per il controllo mentale che viene
attuato. Questo, esercitato sul singolo come sulla massa, è reso possibile dal continuo
stato di paura in cui gli individui sono costretti a vivere, e soprattutto dalla minuziosa
manipolazione del linguaggio promossa dal Partito.
Viene così creata la neolingua, il cui fine specifico è quello di rendere impossibile ogni
forma di pensiero diversa da quella proposta, o meglio, imposta. La speranza, la
convinzione, è che, una volta che il nuovo linguaggio fosse stato adottato
completamente, e l’archeolingua dimenticata, ogni pensiero eretico (che si discostasse
dai principi del Socing) sarebbe stato letteralmente impossibile da formulare a parole.
Vengono così eliminate parole indesiderate, soppresso ogni significato secondario di
tutte le parole superstiti.
La neolingua era concepita per ridurre le capacità e le possibilità speculative, e questo
scopo era ampiamente raggiunto riducendo al minimo le possibilità di scelta. In
questo modo veniva reso molto difficile, se non impossibile, formulare espressioni
eretiche, opinioni non ortodosse. Le idee avverse al Socing potevano essere concepite
solo in forma vaga, non verbale, ed era praticamente impossibile sostenerle ed
argomentarle.
Oggigiorno la manipolazione del linguaggio viene messa in evidenza soprattutto dal
linguaggio cosiddetto “politically correct”.
Orwell dimostra come il linguaggio sia fondamentale per la percezione, e questo viene
ben sottolineato anche osservando il linguaggio odierno.
Seguendo, appunto, una linea di opinione e un atteggiamento sociale tipici del
“linguaggio politicamente corretto”, parole come “minorato” vengono gradualmente
sostituite nel linguaggio comune, formale e legale, con parole che rimandino ad
un’accezione più positiva, passando così per termini quali, ad esempio, “invalido”,
“handicappato”, “portatore di handicap” per giungere a “disabile” e infine
“diversamente abile”.
L’idea di partenza era quella di ridurre alcune consuetudini linguistiche giudicate
come discriminatorie ed offensive.
Il mutare nome alle cose però, non ne cambia automaticamente anche la sostanza,
che invece rimane invariata.
E così, l'adoperare eufemismi e termini socialmente “accettabili” per definire realtà
che non lo sono, diventa sempre più una pratica diffusa in una politica che cerca in
ogni modo di convincere una popolazione non troppo attenta a sostenere posizioni a
loro svantaggiose. Spesso basta una riflessione un poco più attenta per cogliere il
sottile significato, “il sottile gioco di parole”. Una riflessione, però, che richiede tempo,
un tempo che il continuo bombardamento di tv, radio, pubblicità, e internet, unito alla
frenesia della vita moderna, non concede, se non raramente. Altre volte, poi, tempo a
disposizione permettendo, anche leggendo attentamente articoli di giornale o
ascoltando interessati un’intervista, emergono termini che per loro natura risultano
fuorvianti, incomprensibili o comunque enigmatici nell’esprimere il loro vero
significato.
Come nella neolingua, vengono gradatamente eliminate le parole “indesiderate”. Il
controllo mentale non viene, così, esercitato sotto forma di un divieto di avere
pensieri divergenti, ma, piuttosto, come impossibilità o disinteresse nel voler appunto
formulare tali pensieri. Si mira ad un controllo sottile, ingannevole perché invisibile, di
cui troppe poche persone riescono ad accorgersi, e che ancora meno individui
riescono a contrastare.
Il controllo, elemento principale e caratterizzante di “1984”, viene reso possibile anche
grazie ad una vera e propria sorveglianza totale della società attuata dalla psicopolizia
attraverso quelli che Orwell definisce “teleschermi”. Questi oggetti, obbligatori in ogni
casa dei membri del partito, presenti ad ogni angolo nei quartieri di residenza, negli
edifici lavorativi di questi ultimi, erano, invece, praticamente assenti nei quartieri dei
prolet. I “teleschermi” non solo permettevano la vigilanza su ogni azione,
comportamento o espressione del singolo, ma trasmettevano anche,
ininterrottamente, ciò che era necessario per mantenere la sensazione di essere in
guerra, la sensazione di essere la superpotenza vincente grazie alla magnifica potenza
e alle supreme capacità dell’esercito e quindi del Partito Interno e del Grande Fratello.
Oggi, il controllo di ogni nostra azione non ci viene imposto, ma siamo noi stessi,
attraverso nuove tecnologie quali i social network, a permetterlo, e, anzi, a renderlo
possibile. Da tempo ormai si discute sulla possibilità che una nota piattaforma venga
utilizzata da alcune agenzie governative per ricavare ogni genere d’informazione sulla
popolazione, su ogni individuo, e per stimolare allo stesso tempo anche la diffusione
di determinati pensieri, opinioni, atteggiamenti.
Una sorta di sorveglianza viene però anche attuata senza il nostro consenso o senza
la nostra consapevolezza. A questo proposito basta ricordare il recente scandalo delle
intercettazioni telefoniche del NSA.
In conclusione, viene spontaneo valutare “1984” come un libro dal carattere altamente
profetico, il cui autore ha saputo delineare magistralmente una società caratterizzata
da stati totalitari, potere occulto dei mass media, controllo delle masse.
Sebbene tutto ciò si possa già riscontrare tuttora, e il libro si dimostri, infatti,
utilissimo nel permettere una valutazione più critica e obiettiva del presente odierno,
rimane indispensabile non sottovalutare il carattere di avvertimento che esso
possiede ancora oggi.

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