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Nicola Pezzella

LA CHIESA DI SAN PAOLO


DI BREDA E I TEMPLARI

BIBLIOTECA COMUNALE BREDA DI PIAVE


Copertina: Marco Lorenzon
Progetto grafico e stampa: TIPSE Vittorio Veneto
Finito di stampare nel mese di dicembre 2000
per conto della Biblioteca Comunale di Breda di Piave
PRESENTAZIONE

“Q Q uando scocca l’ora della battaglia, i cavalieri si armano inte-


riormente con la fede, e all’esterno non di oro ma di ferro,
affinché, corazzati e non imbellettati, incutano terrore ai
nemici, piuttosto che provocarne l’avidità. Vogliono cavalli gagliardi e
veloci, non di colori sgargianti e di doviziosi finimenti: poiché pensano alla
battaglia e non alla parata, alla vittoria e non alla gloria …”.
In queste parole di San Bernardo si cela la visione che egli ha dei tem-
plari, o della Nuova Cavalleria, come egli definisce i membri dell’Ordine
del Tempio e ai quali l’abate cistercense dedica uno scritto elogiativo.
Ma in noi, quali immagini evocano le parole del Santo?
Cariche di cavalleria, cavalieri dai bianchi mantelli segnati da una
rossa croce, uomini barbuti rivestiti di argentee corazze che, lancia in
resta, si avventano contro gli infedeli, il tumulto degli assedi, l’eroismo in
battaglia e, per alcuni, anche il martirio.
Immaginare tutto ciò non è fantasia, è ricreare, col pensiero, parte
della gloriosa epopea che rese leggendario l’Ordine del Tempio e fu pro-
prio questa gloria e la sua tragica fine a perpetuarne, nei secoli, la memo-
ria.
Li ricordiamo sempre e solo come combattenti, ma il dualismo tem-
plare c’impone di vederli anche come monaci, perché l’uno senza l’altro
non possono esistere.
Certo la gloria dei cavalieri del Tempio viene ricordata nei testi di
storia, nelle memorie dei cronisti del loro tempo, ma chi ricorda l’altro
esercito di uomini, sempre del Tempio, addetti alla conduzione e allo sfrut-
tamento di ogni più piccola proprietà dell’Ordine e di ogni bene da essi
ricevuto in dono o acquistato?
Affinché il cavaliere templare potesse combattere in Terrasanta, un
suo confratello, magari a miglia di distanza, doveva controllare che dei ser-
vi coltivassero adeguatamente le terre della precettoria, che gli affittuari
pagassero, alle scadenze stabilite, i censi in denaro o in derrate alimentari
pattuiti. Un esercito di formiche operose che con il loro lavoro incessante
produssero ricchezza, quella ricchezza che permise al Tempio di mantene-
re le grandi fortezze di Terrasanta, i castelli tolti ai mori nelle terre di Spa-
gna, le navi che portavano pellegrini e mercanzie, l’approvvigionamento di
cavalli e di derrate, le armi e quant’altro potesse servire alla guerra.
Questi uomini, cavalieri e monaci, sono le due facce della stessa
medaglia, sono i due uomini su un solo cavallo che appaiono effigiati nel
sigillo templare. Tale sigillo detto “consueto” perché impiegato per scandi-
re tutti gli atti della vita quotidiana, racchiude in pieno il dualismo della
figura templare: il monaco e il soldato.
Le precettorie italiane dell’Ordine del Tempio, difficilmente potevano
offrire alla milizia templare cavalieri addestrati da impiegare come combat-

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tenti in Oltremare e ciò a causa della scarsità di un ceto cavalleresco feu-
dale del tipo francese o spagnolo. In Italia le magioni templari, alcune mol-
to ricche e dai vasti possessi fondiari, servirono essenzialmente da supporto
e rifornimento per le forze combattenti.
Una di queste era quella di Breda con la chiesa dedicata a San Paolo.
È grazie allo studio di Nicola Pezzella se possiamo ora annoverare
anche questa casa tra quelle dell’Ordine del Tempio, infatti sino a poco
tempo fa tutti erano convinti che essa fosse sempre appartenuta all’Ordine
di San Giovanni di Gerusalemme, oggi conosciuto come Ordine di Malta.
L’importanza di questa scoperta dello studioso trevigiano permetterà di
riscrivere alcune pagine di storia locale, quella storia spesso stilata con
superficialità da studiosi ferratissimi sul medioevo ma che ignorano com-
pletamente la tematica degli Ordini monastico-militari e dei templari in
particolare.
Non ci si improvvisa storici dell’Ordine del Tempio dall’oggi al
domani, sono necessari anni di studio e tanta, tanta pazienza perché spes-
so, dopo un’annosa ricerca, nuovi documenti smontano ipotesi faticosa-
mente elaborate. È poi sommamente importante l’interpretazione corretta
dei documenti rapportata ai vari aspetti specifici della storia templare e
Nicola Pezzella, che si è sempre attenuto a questo principio, ha ottenuto
ottimi risultati nella ricerca.
Dall’inventario dei beni della precettoria, stilato dagli incaricati degli
inquisitori, nel 1310, apprendiamo che essa aveva casa, terreni vari e chie-
sa. Dopo averla menzionata, i procuratori non parlarono più della casa, ma
solo della chiesa che non dovette essere ad uso esclusivo dei templari ben-
sì aperta a tutti i fedeli di Breda e questa, dal numero dei ben 11 libri sacri
posseduti, che costituivano una vera ricchezza, dobbiamo ritenerla una
parrocchia di non trascurabile importanza. Ciò è avvalorato anche dalla
notizia che l’edificio di culto aveva un campanile con due campane, inve-
ce del più modesto campaniletto a vela usuale nelle chiese medioevali
poste fuori città.
È probabile che siano stati gli Spineda, questa ricca famiglia del luo-
go, come ipotizzato dal Pezzella, a concedere ai templari la possibilità di
stabilirsi a Breda. Forse la zona era tutt’altro che produttiva e fertile e quei
nobili, conoscendo la fama di bonificatori e coltivatori esperti acquisita
dagli uomini del Tempio, concessero loro il luogo ove stabilirsi. Non pos-
siamo dire quale fu il risultato economico dell’insediamento dei templari a
Breda, perché mancano i libri contabili, ma se dobbiamo basarci su quanto
avvenuto nelle altre precettorie del Nord-Est, possiamo dire che esse ebbe-
ro tutte notevole prosperità e uno sviluppo demografico ragguardevole.
Ci auguriamo che si possano trovare altri documenti di epoca templa-
re che permettano all’autore di questo saggio di regalare altre pagine di sto-
ria perduta a Breda di Piave e a tutto il trevigiano.
Loredana Imperio
Presidente della L.A.R.T.I.
(Libera Associazione Ricercatori Templari Italiani)

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L’Ordine del Tempio imbarca per l’Occidente insieme ad altri
cavalieri, con l’intenzione di far appro-

T Tra i vari ordini monastico-militari


che sorsero nel XII secolo a difesa della
Terrasanta il più noto è quello dei Tem-
plari. La fondazione dell’ordine si attri-
vare la regola dell’ordine, elaborata in
Oriente, e allo stesso tempo di reclutare
adepti per la nuova milizia di Cristo.
L’anno successivo, il papa convocò un
concilio a Troyes, dove un monaco
buisce ad un cavaliere dello Champa-
cistercense, San Bernardo, diede la sua
gne, Hugues de Payns, il quale, secondo
approvazione alla regola. Inizialmente
la tradizione, si presentò con altri otto contrario alla formazione di un nuovo
cavalieri a re Baldovino I, dicendo di ordine monastico-militare, Bernardo, in
volersi dedicare alla difesa dei luoghi seguito, scriverà addirittura un’opera
santi, delle strade e dei pellegrini. altamente elogiativa dell’Ordine del
Nella figura del Templare conviveva- Tempio, ovvero il De Laude Novae Militiae.
no due aspetti completamente diversi: il Subito dopo il concilio arrivano le
monaco e il guerriero. Ma la necessità di prime donazioni: dalla Francia rapida-
creare una milizia permanente contro mente l’ordine si fa conoscere nella
gli “infedeli” fece ben presto superare le penisola iberica e un po’ in tutta Europa,
iniziali resistenze. Nel 1127 Ugo di ricevendo da tutti gli strati sociali beni
Payns, su mandato di re Baldovino, si mobili ed immobili.

La chiesa e il borgo di San Tomaso, sede dell’Ordine del Tempio a Treviso nel Medioevo
(Arch. Ordine di Malta, Venezia, b. 566).

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Ai Templari venivano affidati beni di In Italia l’ordine si installò abbastan-
pellegrini che si recavano nei luoghi di za presto, a partire dall’Italia settentrio-
pellegrinaggio; altre cose erano lasciate nale.
all’atto dei testamenti, terreni, castelli, Per quanto riguarda il trevigiano si
complessi religiosi affidati da nobili suppone che i Templari siano arrivati
locali o direttamente da vari sovrani così attorno alla metà del XII secolo, fondan-
che i cavalieri potessero presidiare e do a Treviso la precettoria di Santa
difendere luoghi strategici e le vie di Maria del Tempio (poi dopo qualche
pellegrinaggio. Come avvenne per altri tempo riconsacrata a San Tomaso di
Canterbury), e presso Ormelle la precet-
ordini monastici l’affidamento di terreni
toria di Santa Maria di Campagna.
incolti e improduttivi fu una politica
accorta di autorità civili ed ecclesiasti-
che: i Templari attraverso le bonifiche e
i sistemi oculati di sfruttamento del terri- “Domus et ecclesia”
torio, resero fertili e coltivabili zone
altrimenti abbandonate. Allo stesso tem-
po i monaci del Tempio, attraverso la
produzione in eccedenza e quindi la
vendita di cospicue derrate alimentari,
Q Quando si parla di insediamenti tem-
plari e di altri ordini monastico-miliatari
si fa riferimento a termini come
“domus”, oppure “mansio”, entrambi di
finanziavano la guerra in Terrasanta. origine latina. Per domus non si intende

Estimo di Breda, risalente al XVIII sec. (Arch. Ordine di Malta, Venezia, B; 566)

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tanto la casa in sé e per sé ma piuttosto essere concentrate presso i due maggiori
quell’insieme di edifici che formano un fronti di guerra, in Terrasanta e in peni-
particolare insediamento. Quindi, quan- sola iberica. In compenso operavano
do nei documenti si cita la “domus et monaci e laici affiliati al Tempio, la cui
ecclesia” si specifica che l’insediamento massima preoccupazione era quella di
è formato da una parte adibita agli usi amministrare e gestire al meglio il patri-
più svariati (refettorio, stalla, officina,
monio fondiario dell’ordine.
ecc.) e dalla parte riservata al culto. In
altri documenti, con un significato simi-
le e derivante dal latino medievale, si
parla di “mansio” e qualche volta in vol- La soppressione
gare di “mason” (in francese “maison”):
in italiano è rimasto nel toponimo man- dei Templari e il passaggio
sione o magione, mentre nel Veneto dei beni ai Giovanniti
ancora qualche località è chiamata
Mason.1

G
Gli ultimi anni della vita dell’Ordine
Le mansioni rurali sorgevano presso del Tempio rappresentano una delle
antiche strade romane o a vie di pelle- pagine più tristi e dolorose dell’intera
grinaggio medievale, e, quando era pos- storia medievale. Con la perdita della
sibile, vicino a vie fluviali, importantissi- Terrasanta e dell’ultimo baluardo cristia-
me per la sussistenza della comunità no, ovvero San Giovanni d’Acri (1291),
monastiche. gli ordini militari persero la loro prima-
Le domus cittadine, invece, si trova- ria ragione di vita: la guerra contro gli
vano spesso fuori o a ridosso delle mura, “infedeli”. La guerra continuava ad esse-
nei borghi che si erano andati formando re condotta contro i Mori nella penisola
attorno agli antichi nuclei urbani: così iberica e nelle zone del Baltico, dove
anche a Treviso, dove i Templari si inse- però spadroneggiava l’Ordine dei Cava-
diarono nel borgo che prese il nome lieri Teutonici. La massa dei beni fon-
dalla loro chiesa, ovvero quello di San diari e mobili, che serviva a ricavare i
Tomaso, oggi conosciuto come Borgo proventi per finanziare le zone di com-
Cavalli. battimento in Oriente, si trovarono dis-
La mansione di Tempio di Ormelle ponili ad accrescere la già consistente
era una “precettoria” o “balia”, ossia un potenza economica dell’Ordine in Euro-
insediamento di grande importanza da pa. Questo centro economico e finan-
cui dipendevano molte altre domus, non ziario era ora Parigi, e l’ordine, con i
solo del Trevigiano, ma anche del Vene- suoi possessi, diventava quasi uno stato
to e del Friuli: l’insediamento era impor- nello stato. Il re di Francia, Filippo il
tante non solo per la consistenza degli Bello, si era fortemente indebitato con i
edifici ma soprattutto per il vasto patri- Templari e tramò contro di loro: nell’ot-
monio fondiario che vi era tutt’attorno.2 tobre del 1307, fece arrestare i Templari
Sia nelle domus rurali che in quelle francesi, sottoponendoli ad assurdi inter-
cittadine non stavano cavalieri in assetto rogatori sotto torture disumane, allo sco-
di guerra, dato che le forze dovevano po di estorcere confessioni che gli con-

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sentissero di pretendere dal papa la con- dobbiamo precisare che, all’epoca degli
danna e la soppressione dell’ordine. Le arresti e dei processi, molte precettorie
false accuse comunque erano sufficienti furono nel mirino di signori potenti e
a convincere un papa creato dallo stesso varie autorità locali che misero le mani
re di Francia, ovvero Clemente V, e il su quell’allettante bottino. Comunque
processo farsa si trascinò fino al 1312 sia, quasi tutte le chiese templari passa-
quando il pontefice fece emanare la bol- rono, dunque, ai Giovanniti od Ospita-
la Vox in excelso che scioglieva l’ordine lieri, anch’essi monaci-cavalieri che
senza condannarlo. Nonostante ciò in avevano combattuto fianco a fianco con
Francia atti violenti ed esecuzioni som- i Templari in tante battaglie. In seguito
marie proseguirono: il 18 marzo 1314, conosciuti meglio col nome di Cavalieri
sull’isoletta della Senna, trovò la morte di Malta, mantennero le proprietà tem-
sul rogo anche il gran maestro dei Tem- plari fino al 1797, quando gli eserciti
plari Jacques de Molay. napoleonici si impadronirono anche di
Per fortuna in alcune zone dell’Italia questi possedimenti.
le cose andarono diversamente. Le con-
danne, se ci furono, si dimostrarono miti
e in certe zone il processo nemmeno si
svolse. Un nuovo documento
Per quanto riguarda la zona delle attesta che Breda
Venezie e dell’Istria fu incaricato ad
investigare l’arcivescovo di Ravenna fu dei Templari
Rinaldo da Concorezzo3, che non trovò
colpevoli i Templari e li assolse. Questo,
se non altro, permise loro, una volta
soppresso l’ordine, di continuare a vive-
re tranquillamente, o come ex Templari
A All’Archivio Arcivescovile di Raven-
na si conserva un fascicolo di pergame-
ne di grande importanza storica: si tratta
dell’inventario inquisitoriale, redatto
o cambiando l’abito monacale: infatti nell’anno 1310, riguardante i beni tem-
alcuni entrarono nell’ordine francesca- plari nell’Italia nord-orientale.4 Questo
no, altri in quello dei Cavalieri Gauden- importante documento si trova in que-
ti, altri ancora in quello di San Giovanni st’archivio proprio perché in quell’epo-
dell’Ospedale (Giovanniti). ca incaricato dell’inchiesta fu l’arcive-
L’Ordine di San Giovanni dell’Ospe- scovo di Ravenna Rinaldo da Concorez-
dale, detto poi di Rodi e di Malta dalla zo.
sede centrale dell’ordine nel corso dei In realtà non si tratta di un documen-
secoli, raccolse l’eredità dei Cavalieri to completo: mancano, ad un esame
del Tempio. Infatti con la bolla Ad pro- accurato, diverse pagine, ma quelle
vidam Christi Vicarii del 1312 il papa rimasteci ci delineano abbastanza bene
aveva prescritto che allo scioglimento le proprietà dell’Ordine del Tempio
dei Templari i beni sarebbero passati ai all’epoca della soppressione e menzio-
Giovanniti. Ciò in linea generale fu nano, appunto, una nuova mansione nel
quello che realmente avvenne, anche se territorio trevigiano: San Paolo di Breda.

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Mappa del territorio trevigiano, XVIII sec. (Biblioteca Comunale di Treviso, ms. 1682)

11
Nel proseguio di questo studio trattere- sia Sancti Pauli de Braida: est Templa-
mo più diffusamente di questo prezioso riorum Sancti Thomasii; ecclesia Sancti
documento. Andree de Bonisiolo; est Templariorum;
ecclesia Sancti Victoris de Cendono: est
Templariorum”. 6 Per Templari si deve
Un’errata attribuzione intendere, evidentemente Giovanniti, e

L La questione dell’appartenenza degli


insediamenti monastico-militari nell’a-
rea del trevigiano è estremamente com-
tuttavia una sfumatura può essere osser-
vata: San Paolo di Breda viene precisato
essere dei Templari di San Tomaso,
volendo intendendere con ciò che essa
plessa a causa di errori ed incompren- dipendeva od era in stretta relazione
sioni che rendono difficile l’assegnazio- con l’insediamento (ex templare) di San
ne all’uno o all’altro ordine monastico- Tomaso in Treviso, una informazione,
militare. All’origine vi è spesso il solito tuttavia, già chiara anche in documenti
equivoco che fa confondere l’Ordine precedenti.
dei Templari con quello dei Giovanniti, In base a questa fuorviante docu-
già diffuso negli eruditi del sette-otto- mentazione per un certo periodo si è
cento e che ancora oggi, purtroppo, non assegnato all’Ordine del Tempio la tota-
cessa di esistere, tanto è vero che sem- lità degli insediamenti citati, sulla base
bra riscontrarsi anche per Breda. Già della tradizione documentaria che non
all’inizio del ‘400 in alcuni documenti distingueva l’appartenenza ai Templari
era uso definire “dei Templari” tutte le o ai Giovanniti. In particolare è stata
chiese in realtà soggette all’Ordine di dimostrata una cosa: la chiesa di san
Malta.5 Nel Catastico delle chiese della Martino a Treviso non appartenne mai ai
diocesi di Treviso, trascritto dal notaio Templari e passò dai Benedettini Zenia-
Liberale da Bologna “ex catastico q. ni ai Giovanniti solamente nel 1321. 7
egregii ser Michaelis de Contrariis can- Da San Martino dipendevano alcune
cellarii episcopatus Tarvisi …, risalente chiese del territorio trevigiano, che ven-
al 1510 circa si legge: “ … Monasterium gono citate in una bolla di papa Onorio
Sancti Iohannis de Templo … est et ordi- III, del 1221, a favore del monastero di
nis Templariorum Hierosolimitani; San Zeno di Verona, le quali risultano
hospitale Sancti Thomasii cum ecclesia essere San Teonisto di Casier, San
in burgo Templariorum et habet paro- Lorenzo di Rovarè, San Giacomo di
chiam; monasterium Sancti Martini de Visnadello, San Vito di Postioma e San
Tarvisio et hospitale Sancti Zenone de Bartolomeo di Merlengo. 8 Quindi nel
prope Tarvisium: est Templariorum et momento in cui San Martino diventò dei
habet curam animarum a domino epi- Giovanniti anche le chiese dipendenti
scopo; hospitale Sancti Iohannis de da essa seguirono questa sorte.
Mestre: est Templariorum; hospitale Anthony Luttrell, scrivendo delle
Sancti Theonisti sive Iohannis de Pagna- possessioni giovannite nel trevigiano
no. Hospitale Sancti Theonisti de Case- commette a questo punto un errore. Egli
rio: est Templariorum, ut dicitur; eccle- infatti, afferma che dopo il 1315 San

12
La chiesa e la canonica di Breda prima dei rifacimenti di fine ’800, in un disegno del parroco Basso
(Arch. Curia Vescovile di Treviso, b. 14).

Martino, con alcune chiese dipendenti benedettine. 10 La documentazione su


da essa, passò ai Giovanniti, includendo queste chiese è scarna ma quella pre-
fra queste Sant’Andrea di Bonisiolo, San sente ci attesta che pur trovandoci di
Vittore di Cendon e San Paolo di Breda.9 fronte ad edifici già esitenti, Templari e
Ebbene di queste chiese non esiste Giovanniti si sono insediati o hanno
alcuna documentazione che esse siano ricevuto questi possedimenti in una data
state chiese filiali o dipendenti dal con- ancora da precisarsi. Per San Paolo di
vento benedettino di San Martino. Pro- Breda, dal documento di cui parleremo
babilmente l’errore nasce dal fatto che in seguito, ovvero l’inchiesta del 1310,
effettivamente Bonisiolo appare succes- sappiamo che si tratta di Templari. Per
sivamente tra le dipendenze di San Mar- Cendon e Bonisiolo invece deduciamo
tino assieme alle altre chiese già citate che l’appartenenza era degli Ospedalie-
fra la documentazione precedente. ri, i quali forse hanno ricevuto queste
Nelle “Collette” del 1330 vi sono chiese proprio nei primi decenni del XIV
elencati tutti i possessi giovanniti, tra i secolo, anche se mancano i documenti
quali San Paolo di Breda, San Vittore di in proposito.11
Cendon e Sant’Andrea di Bonisolo che
non sono mai state delle fondazioni

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Breda e la chiesa Da questo documento si evincerebbe
dunque che la chiesa di San Paolo e il
di San Paolo castello di Breda appartenevano a fami-

U
glie nobili. La tradizione vuole il castel-
Una tradizione, non suffragata però lo di Breda, detto anche di Valsorba,
dai documenti, fa risalire la chiesa di fosse custodito da certi Valvassori, nobi-
Breda al 900 circa, quando alcuni li trevigiani, che facevano riferimento al
monaci benedettini avrebbero costruito vescovo di Treviso, il quale ne deteneva
una piccola chiesa dedicata a San Pao- l’effettiva proprietà.13 Ma in base a que-
lo. Come abbiamo visto, però, nulla sto documento citato abbiamo delle pre-
c’entrano i benedettini zeniani di San cise indicazioni. I due fratelli erano figli
Martino e che vi fossero delle attinenze di un certo Pellegrino de Spineta; il
con i benedettini di Monastier è tutto da nome Pellegrino testimonia che egli
dimostrare. In realtà nei documenti non aveva fatto un viaggio verso il Santo
si accenna mai ad una appartenenza ad Sepolcro; il “de Spineta”, oltre che una
un preciso ordine. E’ senz’altro vero, semplice identificazione di origine,
comunque, che la chiesa di Breda è esi- potrebbe anche riferirsi proprio alla
stente fin dal XII secolo: infatti se ne par- famiglia Spineda, che tanto in seguito
la in un atto del 28 marzo 1119 per la sembra avuto a che fare con il territorio
vendita di otto masserizie, d’una porzio- di Breda,14 che ha avuto nelle sue file
ne di castello e della cappella dedicata a diversi esponenti dell’Ordine di Malta e
San Paolo, fatta dai fratelli Uberto e che nel suo stemma ha mantenuto nel
Ruberto, figli del fu Pellegrino da Spine- corso dei secoli la croce patente. Una
da, al conte Walperto di Cavaso. 12 conferma in questo senso la darebbe
anche Federici quando parla di una
Potrebbero sorgere dei dubbi se ci si
famiglia Spinelli, proprietaria del castel-
riferisca alla nostra Breda oppure a quel-
lo in Breda.15 Con “Spineta” o “Spine-
la di Asolo, anche perché Cavaso si tro-
da”, inoltre, si definiva una gran parte
va proprio vicino ad Asolo e l’atto è
del territorio fuori della città di Treviso
rogato presso il fiume Brenta, ma all’in-
vicino alla chiesa di San Tomaso. Forse
terno del documento le indicazioni
gli Spineda, che devono aver preso la
toponomastiche sono precise e non denominazione dal luogo di provenien-
lasciano ombra di dubbio: infatti leggia- za, ebbero, in precedenza, esponenti fra
mo “ … et molendino uno in fluvio i Templari e furono essi a favorirne l’in-
Musestro, et portione Castri et Capelle sediamento? Quale fu il ruolo dei conti
constructae in honorem S. Pauli, quam di Cavaso?
habere viti juris in Communitate tarvi- L’Agnoletti, che come al solito non
siensi, in villa Braide, et Pero, et Vacile, cita la fonte delle notizie riportate, affer-
et in Campo Racolario”. Il fiume Muse- ma che il vescovo di Treviso donò il
stre ancor oggi lambisce la parrocchiale castello ai Templari durante il periodo
di San Paolo a Breda e poco più in là si delle crociate, ma il fatto che egli non li
vedono i resti di un mulino; Pero e Vacil distingua dai Giovanniti non chiarisce
sono due frazioni di Breda. bene la questione.16

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Dal documento, inoltre, sembra che documenti più o meno coevi, pur dan-
la chiesa e il castello siano stati in stretta doci precise indicazioni toponomasti-
relazione. Forse che la cappella di San che, non ci danno alcun riferimento.21
Paolo nacque come cappella castrense e Per quanto riguarda il castello altri
solo successivamente si svincolò per documenti sono stati attribuiti da mons.
diventare parrocchia a sé stante? Nel Zangrando a questo fortilizio, anche se
1973, effettuando lavori di scavo all’in- in realtà è probabile che spesso le fonti
terno della chiesa, si misero in luce le si riferiscano alla “Brayda” di Asolo.22
fondamenta di un piccolo sacello, orien- Nel 1297, le Rationes Decimarum
tato a nord, che forse rappresentava la citano ancora una volta la “capella S.
testimonianza della prima cappella.17 Pauli de Brayda”che non era esente dal
La villa di Breda viene nominata pagamento della decima, alla quale
ancora una volta in una Bolla del 1170 provvide il prete Andrea. 23 E qui sorge
del Papa Alessandro III, per la conferma un interrogativo. Se la chiesa fosse
di privilegi e pertinenze di beni apparte- appartenuta ai Templari in questo perio-
nenti al collegio canonicale, senza darci do non avrebbe goduto dell’esenzione?
ulteriori indicazioni.18 Teoricamente sì, anche se in questa data
I vari documenti in nostro possesso si deve ipotizzare, dopo la perdita della
non fanno mai riferimento all’Ordine Terrasanta, anche quella di alcuni privi-
del Tempio: nel 1168 il Capitolo della legi di cui godevano gli ordini militari.
Cattedrale affitta terreni in Breda per la Mentre altre chiese dei Templari ed
terza parte del vino, “usque ad spinam ospedali dei Giovanniti nella Marca Tre-
vigiana e nel Veneto erano esenti dal
bono ordine factam.”19 E’ davvero stra-
pagamento, Tempio d’Ormelle risulta
no il fatto che non si nomino mai i Tem-
anch’essa soggetta a tassazione.24 Que-
plari, se pensiamo che dall’inchiesta del
ste anomalie non fanno altro che ingar-
1310 molti appezzamenti di terreno a
bugliare la situazione. Le decime del
Breda risultavano di loro proprietà.
1297 possono rappresentare una prova
Una vendita, che certe sorelle Gisla,
della non appartenenza di Breda, in
Giacomina e Tomasina effettuano nel
questa data, all’Ordine del Tempio ma
1288 a certa Margherita, di una clausura la cosa, come abbiamo visto, non risulta
“iacente in villa Brayde prope castella- così scontata: tuttavia, se sposiamo que-
rium” specifica che il terreno si trova “a sta tesi, dobbiamo supporre che la
mane ecclesie de Brayda, a meridie terra donazione ai Templari avvenga in un
condam Nicolay de Veronella partim et periodo compreso tra il 1297 e il 1307.
partim ecclesie Sancte Marie Nove et La cosa seppur plausibile resta contro-
partim terra Oti de Molino, a sero flu- versa, visto che i possessi in Breda e nel-
men Musestre, a monte via pubbli- le vicinanze erano talmente numerosi
ca…”.20 da non essere spiegati in acquisizioni di
Da questo documento sappiamo che pochi anni. Ma forse una spiegazione
il terreno era vicino al castello e che c’è. Quasi tutti i possessi risultano
confinava con la chiesa, ma non sappia- dipendenti non dalla “domus Sancti
mo la loro appartenenza. Anche altri Pauli” ma da quella di san Tomaso in

15
Treviso. E’ possibile, quindi, che data la zone del territorio di Breda, anche se la
mole elevata di possessi in questo terri- chiesa non viene mai menzionata.25
torio i Templari abbiano chiesto, ad un La mansione a Breda sorgeva,
certo momento, l’affidamento della comunque, in una località di grande
chiesa di San Paolo per costituire una importanza strategica: Breda si trova
domus indipendente, come risulta infatti quasi a metà strada fra la mansione cit-
dal documento del 1310. A meno che i tadina e quella di Tempio d’Ormelle,
Templari non siano arrivati ben prima e
sulla strada che viene definita con il
che nei documenti non risulti perché la
nome di “Cal Trevisana”, la quale par-
domus non era ancora indipendente da
tendo da Treviso raggiungeva il passo
San Tomaso.
Ma come arrivarono i Templari a sul Piave di Candelù. Quasi nello stesso
Breda? Hanno avuto un ruolo le famiglie punto confluiva anche l’antica via
comitali sunnominate o la donazione è Postumia, grande arteria di collegamen-
stata di ambito vescovile? I documenti to a nord della città. Dobbiamo ipotiz-
conservati alla Biblioteca Capitolare zare, dunque, che davanti la chiesa di
citano vasti fondi appartenenti ai cano- Breda passassero tutti quei pellegrini e
nici della cattedrale trevigiana in varie viaggiatori che erano diretti dal Friuli

La chiesa di S. Paolo e i vari edifici del “Priorato”, in un disegno della fine del XVII sec.
(Biblioteca Comunale di Treviso, ms. 1682).

16
verso Treviso e viceversa. Ciò non può mentre lasciò l’arredo della chiesa così
essere sottovalutato nell’assetto strategi- come stava. A San Tomaso invece risie-
co dell’Ordine del Tempio. deva ancora prete Pietro, in altre zone,
Arriviamo dunque alla fatidica data come a san Quirino o a Montebello i
del 1310, quando il 3 marzo gli inquisi- Templari in quella data stavano ancora
tori entrarono nella “tenutam et corpora- là. Qualcuno forse avrà pensato di tro-
lem posessionem domus et ecclesie var maggior rifugio a Venezia, dove il
Sancti Pauli de Brayda, ordinis supradic- priore Emanuele potè risiedere tranquil-
ti et diocesis tervisinam”.26 L’abate Enri- lamente fino al 1312, e la cosa sarebbe
co e ed Enrico “plebanus procuratoris” testimoniata dal fatto che anche alcune
avevano appena visitato la “ecclesia cose che si trovavano a Tempio furono
sancti Thomasy de Tervisio ordinis tem- trasportate in quella sede.28
plariorum jerosolimitanum”. Dell’inven- Dicevamo della grande quantità di
tario inerente a San Tomaso ci manca libri liturgici: un breviario di grande for-
tutta la parte relativa alla chiesa: sembra mato, un manuale di orazioni con le sto-
che l’arcidiacono di Aquileia, Giglione rie per tutto l’anno, un salterio a cui era-
di Villalta, avesse il controllo sulla chie- no premesse inni, litanie e l’officio per i
sa e forse non permise l’inquisizione defunti, un messale vecchio, un antifo-
all’interno dell’edificio.27 Comunque sia, nario del giorno, anche questo specifi-
ritornando alla nostra Breda, vediamo cato come vecchio, e ancora altri libri
come in quella data si trattasse di una per vari usi. Vengono poi nominati gli
domus assolutamente indipendente e oggetti di argenteria: un calice argenteo
piuttosto ricca. dorato sopra, il quale lo aveva il prete
L’atto viene rogato nella stessa chiesa (quale?), un turibolo di bronzo; poi un
di San Paolo e presenta elementi di paramento “de pignolato album cum
grande interesse. Innanzitutto troviamo suo aparatu pannui depicti per altaribus,
nominati una grande quantità di libri ad duo de lino”. Si trovavano due croci di
uso liturgico, elemento più che unico legno e due tavole dipinte; sei tovaglie
raro dato che si tratta di opere che gli per gli altari, un cassone e altri comuni
stessi Templari, come dice il documen- utensili per la chiesa. Nel campanile vi
to, avevano posseduto. All’interno della erano due campane. La domus com-
chiesa di Breda tutto o quasi era rimasto prendeva anche una casa di coppi con
com’era ma non c’era traccia di un due altre piccole casupole rustiche.
Templare; anzi curiosa è la notizia che I Templari di Breda possedevano
un Templare che lì si trovava portò via alcune proprietà fondiarie, in particolare
due arche vecchie, non sappiamo se “unum mansus terre aratorie in diversys
contenenti denari o reliquie. Fatto sta pecys in loco qui dicitur brayda, de quo
che qui non c’è traccia di un frate o di soliti erant percipere, staria bladi inter-
un prete: questo Templare, di cui non è ciati quindecim scilicet frumenti, mily et
precisato il nome, portò via forse qual- surigi”. E i lavoratori di questi mansi
cosa di maggior valore e che avrebbe davano venti soldi per raccolto e due
potuto essere più facilmente trasportato spalle di maiale ogni anno. Altri mansi e

17
altri diritti venivano amministrati nella Breda, che non viene mai citato nell’in-
villa di Cornudella, località al di là del ventario inquisitoriale. Aveva qualche
Piave, che testimonia, se ce ne fosse relazione con la presenza templare o la
bisogno, della continuità dei fondi tem- gestione era separata? Certo che le coin-
plari da Treviso fino alla precettoria di cidenze quando sono troppe fanno pen-
Tempio. sare: infatti la tradizione vuole che nel
Questi beni dipendevano dunque 1314 il castello di Breda fosse già
direttamente dalla domus di Breda. Ma distrutto. Poco dopo la soppressione del
in realtà i beni che i Templari possede- Tempio, dunque. Nella mia ricerca non
vano a Breda erano di gran lunga supe- ho trovato altri documenti sul castello
riori ma vengono citati nell’inventario di oltre a quelli già citati. Eppure questa
San Tomaso, come dipendenti dalla pre- costruzione non doveva essere di secon-
cettoria trevigiana. Dunque la consisten- daria importanza sia per la sua posizio-
za dei beni fondiari nel territorio di Bre- ne che per l’aspetto stesso dell’edificio.
da e nei dintorni era notevole. Che que- Infatti pur non possedendo notizie diret-
sto patrimonio si sia formato in pochi te sappiamo che nel 1875, il parroco
anni non ci sembra molto plausubile. I don Basso nella relazione al Vescovo
terreni di Breda dovevano, evidente- scriveva: “A poca distanza dalla chiesa,
mente, risultare come la risorsa econo- a mezzo giorno, nei campi di proprietà
mica e il sostentamento della precettoria ora Angelo Zangrando, esistevano dei
trevigiana, anche se sappiamo come le rialzi di terreno detti “motte” e, nel farli
rendite fondiarie servissero soprattutto a sparire (1871), si trovarono sepolte delle
sostenere la guerra in Terrasanta. Cono- frecce ed altre armi antiche”. Nell’inver-
sciamo anche qualche nome di questi no del 1872 a sud-est della canonica,
antichi bredesi lavoratori per i Templari: alla distanza di circa trenta metri, Zan-
Corrado, Jaconello Clerighetto, Michele, grando, nel voler livellare il terreno del
Zanino figlio di Michele da Molino, campo, trovò molti materiali che servi-
Giovanni Butiro, Liberale Francesco, vano di fondazione ad una torre. Forse
Ricomanno, Pietro della Dona, solo ancor oggi, con uno scavo archeologi-
nomi certo, ma pur sempre rare figure in co, sarebbe possibile ricostruire questa
questo sconosciuto periodo storico. pagina di storia sconosciuta. Il fatto che
Questi terreni erano in parte coltivati il castello e la chiesa di Breda non ven-
a vigneto, ma di solito alternavano varie gano quasi mai nominati nei documenti
colture di cereali, il cosiddetto raccolto vescovili (ribadisco, però, che molti
“interziato”, consistente in frumento, documenti che parlano di una certa Bre-
miglio e sorgo. Qualche altra rendita era da si riferiscono in realtà alla zona di
fornita dagli animali di allevamento, Asolo) potrebbe essere un motivo in più
quali capponi, oche, galline, maiali, per pensare ad una possibile conduzio-
poca cosa comunque, rispetto a quello ne templare, ma siamo nel campo delle
che si ricavava dall’agricoltura. ipotesi e, per ora, dobbiamo fermarci ai
Due parole sul cosiddetto castello di pochi dati in nostro possesso.

18
Il vecchio campanile della chiesa di Breda, che la tradizione vuole sia una torre del castello di Breda.

19
La soppressione no, datato 8 agosto 1373, recita:
“… dipende dal detto priorato o pre-
dei Templari e cettoria (di S. Tomaso) la cappella o
i Giovanniti a Breda chiesa curata di San Paolo di Breda, nel-
la detta diocesi trevigiana, nella quale è

Q Quando la mansione templare passò


ai Giovanniti? La mancanza di docu-
mentazione ci costringe a non risponde-
re, forse abbastanza precocemente, ver-
solito risiedere un sacerdote, nominato
dal priore o precettore della chiesa di
San Tomaso, dal quale priore o precetto-
re, o dai suoi predecessori, non erano
so il 1312 come a San Tomaso, ma si soliti percepire o avere alcunchè”.31
tratta soltanto di supposizioni. Si può intuire che durante il periodo
Breda viene nominata nel 1315, sen- giovannita non fosse cambiato molto
za indicazioni di appartenenza, quando nella gestione amministrativa delle pre-
vengono raccolte delle collette da parte cettorie ex templari, che fra l’altro conti-
del Comune di Treviso, e paga 4 soldi.29 nuavano a mantenere un precettore
In questo periodo Breda apparteneva ad distinto da quelle giovannite “ab initio”:
una delle otto divisioni territoriali della nel corso del ‘300, infatti, a Treviso vi
podesteria di Treviso, ovvero la cosid- erano due distinti precettori giovanniti
detta “Zosagna di sopra”. proprio per questo motivo. Come si può
Bisogna però arrivare alle collette del evincere da questo documento sum-
1330 per leggere il nome di San Paolo menzionato il prete di Breda era nomi-
di Breda sotto la gestione giovannita.30 nato dal precettore di san Tomaso ma in
Breda è nominata assieme alle altre realtà la domus non era proprio una
chiese dipendenti anticamente dal semplice dipendenza. Anche i docu-
monastero di San Martino, più alle altre menti successivi fanno sempre riferi-
due chiese giovannite di Cendon e mento al “Priorato di Breda”, con una
Bonisiolo. Ebbene mentre le altre chiese certa gestione autonoma, erede della
hanno una rendita che va dalle 5 alle 15 domus templare che abbiamo visto era
libre, Breda si distingue per essere valu- già distinta ed indipendente ad inizio
tata 40, il che dimostra la sua effettiva ‘300.
importanza.
Da altre collette vescovili, datate
1344, sappiamo che la cappella “S. Pau-
li de Braida non tenetur quia pertinet ad
La chiesa di san Paolo
hospitali S. Iohanni”: naturalmente i pri- e i suoi arredi
vilegi e le esenzioni che aveva l’Ordine
di S. Giovanni fu causa di continui dissi-
di con il vescovo di Treviso, che mal si
rassegnava alla cosa. Ma questo è fatto
I Interessante notare che nel 1439 vie-
ne menzionata in un documento la
“scola Sancte Marie de Brayda” e che
comune a quasi tutte le chiese dipen- all’interno della chiesa si conservava
denti dall’Ordine di Malta. una immagine della Beata Vergine, non
Un documento dell’Archivio Vatica- sappiamo di quale antichità e in quale

20
forma. 32 Non conosciamo in questo piedistallo di marmo che, dopo la puli-
periodo l’aspetto e il patrimonio della tura, ha messo in luce una scritta che
chiesa di San Paolo, anche se ci sono mette in relazione il dipinto con il giu-
noti ad esempio i nomi dei parroci che spatronato dell’Ordine di Malta sulla
ivi officiavano, provenienti dalle più dis- chiesa. Ai lati stanno san Pietro, la cui
parate regioni d’Italia e persino dall’Al- devozione era strettamente legata a
bania.33 quella di san Paolo, e san Giovanni Bat-
Zangrando vide dei documenti, atti tista, il patrono dei Cavalieri di Malta.
processuali risalenti a metà ‘500, in cui Sulla parte alta la Madonna in gloria è
si affermava che la chiesa aveva un por- accompagnata da angeli e putti che get-
ticato. Questo portico era ancora esi- tano intorno serti di rose con chiara allu-
stente nel 1592.34 Dunque anche qui un sione alla devozione del Rosario. Quasi
porticato, come a Tempio d’Ormelle, a inutile ricordare che la Vergine era la
San Tomaso, a San Giovanni dell’Ospe- protettrice dello scomparso Ordine dei
dale: non ci sembra una coincidenza da Tempio, che veniva celebrata anche
poco. Un portico doveva essere una successivamente nelle cosiddette “scole
caratteristica costruttiva degli ordini di devozione”.
ospedalieri e militari nelle nostre zone. Il 24 settembre 1568 la chiesa di Bre-
Sotto il portico trovavano rifugio i pelle- da riceve la visita vescovile, in cui si
grini di passaggio, si stilavano importan- esamina il Santissimo Sacramento e si
ti documenti o altro, insomma era una cita l’altare della Madonna, quello del
parte viva dell’edificio ecclesiale. Non Corpus Domini, un gonfalone dipinto di
sappiamo quando questi elementi archi- rosso con una mazza rossa, una pace di
tettonici furono eliminati, ma alcuni legno dipinta: ancora in questa data i
appunti del secolo scorso, raccolti dalla bredesi sono costretti a portare i battez-
Zangrando, ci informano che la chiesa zandi nella chiesa di Varago, pieve
fu visitata dal vescovo nel 1593, il quale matrice della zona in cui stava il fonte
ordinò come dovesse essere rifatta la battesimale per questo sacramento e da
povera chiesa. Non sappiamo se questo cui dipendevano anche Maserada, Can-
rifacimento avvenne immediatamente delù e San Giacomo.36
anche se, nel 1665, sappiamo che fu di Un’acquasantiera, quasi dello stesso
nuovo ampliata. periodo, è pur visibile nella chiesa di
Al XVI risalgono due pregevoli opere Breda, di materiale antico recuperato, in
d’arte che si conservano ancora nella quanto, come si evince dalla base sca-
chiesa: la pala dell’altar maggiore con il nalata, è stato scolpita da un’enorme
santo patrono e il fonte battesimale. La colonna di età romana. In una nota del
pala di Breda viene menzionata la prima libro della Luminaria, conservato nel-
volta in un documento del 21 marzo l’Archivio parrocchiale di Breda, datata
1564 ed è da annoverarsi al pittore di 1571, si legge dell’avvenuta “spesa per
origine cremonese Giovanni Pietro il battistero nuovo”, probabilmente da
Meloni. 35 Rappresenta il santo titolare identificarsi con quello che ancor oggi si
della chiesa di Breda, posto sopra un può ammirare nella chiesa. L’Agnoletti

21
afferma che il fonte di Breda serviva dì strada comune, a sera Reverende
solo per i casi di urgente necessità e monache della Celestia, a monte di
solo dopo il 1750 fu concordato che i Musestre … Sta due porte una alla fac-
battezzandi non fossero più portati a ciata, che è verso ponente, e l’altra ver-
Varago.37 so mezogiorno con sopra la Croce Bian-
Di un certo pregio sono anche le pic- ca dipinta a fresco. Il campanile poco
cole tele collocate in presbiterio raffigu- più alto della chiesa con due campane,
ranti scene dell’Antico Testamento, et una picola, e orologgio. Le muraglie
riconducibili ad un pittore veneto della tanto della chiesa che della sagrestia
prima metà del XVII secolo. sono in ottimo stato, a visseversa del sof-
In una visita del 13 maggio 1684, si fito del Coro che minaccia caduta”.
precisa che la “chiesa di S. Tomaso è Quindi si cita l’altar maggiore con la
capo di questo membro di Trevisana, e pala e le due statue ancor oggi esistenti,
le altre di S. Paolo di Breda, et quella di più due quadri ai lati con San Giovanni
S. Vettor e Corona di Cendon, come e San Giacomo “pitture di qualche con-
anco quella di S. Maria detta della Rove- siderazione”e “altri due grandi a lattere
re attinente, et dentro delli limiti della con soaza in legno pure in tella e consi-
parochia sudeta di S. Tomaso siano ben deratissimi”. All’altare del Cristo, in Cor-
tenute et officiate…”.38 Tra il 1665 e il nu Evangeli, vi si conservava la Reliquia
1668 la chiesa fu ampliata e furono eret- della SS. Croce, con reliquiario d’argen-
ti cinque altari.39 to, e un grande crocefisso di legno.41
Una serie di informazioni intereres- L’altare della Beata Vergine del Rosa-
santi, sia dal punto di vista documenta- rio, invece, possedeva una statua di
rio che iconografico, si possono trovare legno della Beata Vergine, vestita di raf-
nel Cabreo del Venerando Gran Priorato finati paramenti. L’altare della Beata
di Venezia, datato 1759, anche se assie- Vergine del Carmine aveva una pala
me a questo si conserva un catastico di dallo stesso soggetto, 42 con l’urna del
disegni acquarellati che pare di redazio- Conte Guglielmo d’Onigo e due reli-
ne più antica.40 La visita avvenne il 10 quiari con reliquie di San Valentino e
marzo del 1759, alla presenza del parro- Santa Vittoria. All’altare di San France-
co Giovanni Cecchetti. Il prete dichiarò sco d’Assisi stava la pala con il santo, e
che si pagava livello per due lire al Gran una statua in legno di San Valentino. Il
Priorato ed un paio di capponi per gli Battistero era di pietra con coperto di
antichi diritti del priorato sul fondo della legno, una statuina di San Giovanni Bat-
chiesa e della canonica; egli, per il suo tista e una “tella che copre”. Tra le altre
mantenimento esigeva dal popolo il cose presenti nella chiesa, oltre a nume-
quartese, più altre entrate concessegli rosi pezzi di argenteria e di mobilio pre-
anticamente dalla Religione di Malta. giato, una “imagine della Beatissima
Inoltre la Chiesa di san Paolo riscuoteva Vergine nichiata in muro di legno con
livello dal nobile signor Giacomo Spine- lampadetto d’otton davanti e catena di
da per alcuni campi. Quindi ci viene ferro”, oltre ad un organo con la sua
offerta una accurata descrizione della orchestra. In Sagrestia “un Cristo in
chiesa che confinava “a matina e mezo- legno con un quadro per parte del

22
Tizian corrosi dal tempo” e una “statuet- chiesa di San Paolo varie proprietà, “al
ta della Beata Vergine di legno in Palazzon, al Pascolletto, alle Levade, al
nichio”; nella stessa sagrestia si conser- Palazzetto, al Barbier, all’Ottiva, al
vava una notevole quantità di calici, pis- Campato sotto Varago, alle Brignagole,
sidi, ostensori, piviali e altri paramenti, al Palazzetto, alle Stradelle, alle Longhe-
due messali nuovi e due vecchi, tre libri re, alli Pra’ Moldure, all’Armentarezza,
con orazioni funebri. Insomma la chiesa alli Campati, alle Moldure, al Carpenè,
alla Cal di Varago, alla Rossa”. Ma mol-
di Breda appare piuttosto ricca, specie
tississimi altri appezzamenti erano di
se rapportata ad altre piccole comunità
prorietà dell’ordine, che li aveva dati in
di campagna. Molti di questi oggetti
affitto a varie famiglie dell’epoca, alcu-
sono andati dispersi quando l’ordine di ne di queste di nobile lignaggio, come
Malta dovette lasciare le proprietà alla gli Spineda, i Riccati, i Sugana”.43 Alcuni
fine del ‘700. di questi interessanti toponimi sono
Nel terzo volume della serie dei ancora rintracciabili, mentre altri sono
Cabrei citati, quello che sembra datarsi ormai scomparsi e sono di difficile indi-
a data più antica, si vede la chiesa ador- viduazione.
nata di croci di malta, il cimitero e altre Verso la metà del 700 fu rifatta la
case ad uso del prete, con giardino ed volta del coro, con stucchi di gusto
orto. Dipendevano direttamente dalla rococò.44

La chiesa di S. Paolo con gli edifici attigui, in un disegno del XVIII sc.
(Biblioteca Comunale di Treviso, ms. 1682).

23
Nella chiesa si trovavano due reli- che: infatti il podestà di Treviso Giusep-
quiari d’argento. Uno per la reliquia del- pe Olivi volle donare una preziosa reli-
la SS. Croce e l’altro per esporre le cosi- quia che un tempo si trovava nel mona-
dette quattro reliquie, cioè quelle di San stero trevigiano di San Paolo, ossia una
Paolo Apostolo, di San Giovanni Batti- porzione di clavicola del santo apostolo;
sta, di San Valentino e di Santa Vitto- inoltre Olivi donò un’antica immagine
ria.45 in cera rappresentate la Vergine e che
Il Fapanni, che visitò la chiesa di adornava un tempo l’Oratorio “dell’Al-
Breda nel 1858, ci racconta alcuni parti- bera”. Fu infine don Zangrando a impre-
colari intressanti. All’epoca si poteva ziosire la piccola chiesa di Breda donan-
vedere ancora sulla porta maggiore la do, di ritorno da un pellegrinaggio in
croce dell’Ordine di Malta. Il pavimento Terrasanta nel 1929, un prezioso reli-
di cotto era ormai logoro, mentre ancora quiario dove traslare l’importante reli-
funzionante era l’organo realizzato nel quia, oltre che commissionando una
1706 da Carlo De Benis di Verona. Di magnifica croce d’argento, nota come
estremo interesse questa annotazione: croce “costantiniana”.
“campanile aderente alla chiesa… è Un disegno del parroco Innocente
antico, a torretta, cogli archetti gotici … Basso, datato 26 aprile 1875, ci mostra
avvi l’orologio … sotto il quadrante vi è l’aspetto della chiesa prima dei rifaci-
dipinta una vecchia iscrizione, di cui menti, avvenuti fra il 1871 e il 1877. In
forse la metà potrebbesi leggere, salen- esso si vede il muro di cinta che com-
do sul tetto della chiesa. Avvi anche prende la chiesa e la casa canonica. Tra
un’epoca”.46 Niente oggi ci è dato sape- i particolari che si possono notare il
re su questa antica iscrizione vista dal campanile con l’orologio, non ancora
Fapanni, che ci informa anche che la oscurato dal rialzamento della chiesa,
Confraternita del SS. Rosario, eretta nel poi soppiantato dalla costruzione dell’e-
1613, si estinse nel 1821. Fino al XX norme campanile nel 1926.
secolo operarono, comunque, le scuole Sulla fronte della chiesa stava una
della Beata Vergine delle Grazie, di San iscrizione, presente anche nelle altre
Giuseppe e la Confraternita del SS. chiese trevigiane dell’Ordine di Malta,
Sacramento. che recitava “Sacrosantae Lateran.
Dopo molti secoli di governo del- Ecclesiae”, scomparsa nel rifacimento
l’Ordine di Malta, la chiesa nell’’800 dell’edificio.
divenne giuspatronato regio: fino a Nel 1875, in occasione della visita
pochi anni fa si potevano vedere due pastorale del vescovo Finelli, la vecchia
affreschi sul fianco esterno della chiesa, chiesa fu dichiarata pericolante e poi
uno rappresentate lo stemma dei Cava- sospesa, e per due anni il Santissimo
lieri di Malta, l’altro di Casa Savoia, dei Sacramento venne trasportato nell’orato-
quali ormai restano solo i riquadri sbia- rio delle Grazie.47 Intanto, venne com-
diti. Nonostante alcune perdite, anche missionato un nuovo edificio, realizzato
nell’800 la chiesa potè arricchirsi di dall’ing. Giulio Olivi di Treviso, che fu
nuove testimonianze storiche ed artisti- completato nell’ottobre del 1877. Alla

24
spesa concorsero il nobile Girolamo Dal
Vesco, comissario distrettuale domicilia-
to nella villa già appartenuta agli Spine-
da, e il Comune di Breda. Venne rispar-
miato il lavoro in stucco settecentesco
del coro e furono recuperati i vecchi
altari e le opere d’arte. Il vecchio cam-
panile, però, si trovò del tutto spropor-
zionato ed obsoleto rispetto alla mole
del nuovo edificio. E’ comunque una
fortuna, ancor oggi, vederlo in piedi
nonostante i vari rifacimenti della chie-
sa.
La chiesa attuale conserva la memo-
ria dell’antica appartenenza all’Ordine
di Malta e conserva ancora l’antica
dedicazione a San Paolo, celebrato sotto
il titolo della Conversione il 25 gennaio.
Al tempo dei Cavalieri di Malta, però, si
ricordavano anche San Giovanni Batti-
sta e San Barnaba, di cui si può vedere
una statua ai lati dell’altare di epoca set-
tecentesca. L’attuale parroco Don Bruno
Torresan ha voluto ripristinare l’antico
stemma dei cavalieri collocandolo
anche nei nuovi gonfaloni e nei para-
menti sacri della chiesa. Suggestivo ad
esempio, in prossimità della porta prin-
cipale sul sagrato della chiesa, il grande
stemma della parrocchia in marmi poli-
cromi che ricorda l’antica appartenenza
ai Cavalieri di Malta. Ora ricordare i
Templari con una targa o qualcos’altro
potrebbe essere un giusto ricordo ad un
ordine glorioso che anche in questo pic-
colo paese trevigiano lasciò la sua
impronta.

25
Trascrizione villa Brayde in loco ubi dicitur subtus
stratam et laboratur per Michaelem de
del documento del 1310 Brayda et nunc per Zaninum filium
(Arch. Arcivescovile Ravenna, perg. 12579) Michael de Molino et reddit dimidium

I
staria frumenti et duos capones.
In dicto millesimo et inditione et die Item quaedam terre et prata que fue-
dicti marcy. Presentibus Reverendo viro runt quondam Ricamari jacente in villa
domino Gualione archidiaconus Aquile- Brayde et laboratam per Johannem buti-
giensis ecclesie. Domino Petro dicto rum de Brayda et reddit per affictu tria
picinino monacho supradicto. Domino staria frumenti, tria de milio et duos suri-
presbitero Petro capellanum in dicta gi. Et quatordecim conzos medietate
ecclesia sancti Thomasy de Tervisio vini et duas gallinas.
ordinis templariorum Jerosolimitanum. Item unum sedimem Jacentem in dic-
Jacobutio de Glemona domicello dicti ta villa de Brayda laborantur per Libera-
archidiaconis et Bino de Sancto Miniato.
lem Francescum et reddit medietatem
Testibus vocatis et rogatis.
usufructure et vinum totum et est man-
Dicti domini Henricus abbas et Hen-
sionis. Et quedam dicte terre et posses-
ricus plebanus procuratoris ut omnibus
sionum quae fuerunt quondam Ricoma-
intraverunt tenutas et corporalem pos-
ni de Brayda et predicte colliguntur per
sessionem ecclesie sancti Thomasy Ter-
mansione per Coradum de Brayda.
visium predicto ordinis militie Templi
Item villa Spitignani habet unum
predicti tam spiritualium quam tempora-
mansum terre jacentem in dicta villa et
lium, pertinentium ad eadem ut omni-
laboratur per Albertum de dicta villa et
bus in alys. In qua quidem confessus fuit
redit quinque staria frumenti, quator
eis fore per inventarium quia dictum
archidiaconum num assignata. surigi et quator mily et solidos quadra-
In primis. Unum Mansum terre ginta per colta et honoranciam et medie-
jacentes in villa Brayde laboratam per tatem vini.
Coradum de Brayda et reddit viginti Item unum alium mansum terre labo-
novem staria bladi interciati medietatem rate jacentem in eodem loco, laboratur
vini et alias honorancias – solidos viginti per filios quondam domine Tonse et
quinque per colecta, unum plaustrum reddit tria staria frumenti, duo mily, duo
lignorum, unum feni et certam partem surigi et solidos decem per colta, duas
dociem ipsius mansi. spallas, duas fogacias et medietatem
Item unum mansum terre ibidem vini.
laboratur per Jacomellum Cleriguetum Item in villa Brayde de unum campus
et reddit per affictu staria duodecim de terre quod laboratur per Petrum de La
frumento, octo mily, octo surigi, solidos Dona et reddit per affictu unum staria
viginti quinque per colta et alias hono- frumenti.
rancias, unum plaustrum feni et unum Item unum campum jacentem in
lignorum, medietate vini et res ratione Magnigo et laboratur per Marsilium
de decimam. eidem loci et reddit quinque staria fru-
Item aliam clausuram jacentem in menti et quator mily.

26
Item in villa de Carbonaria duos Ternary et reddit duodecim staria bladi
mansos terre jacentem in dictam villam interciati medietatem vini, quinque soli-
qui laborantur per Coradum de Carbo- dos per colta, unam spallam et alias
naria, reddit unum modium frumenti, honorancias.
unam quadram, decem staria mily, Item in Selvana unam clausuras que
decem starie surigi et decimam et laboratur per Johannem de Stephano et
medietatem vini et decimam et quadra- reddit medietatem omnius usufructum
ginta solidos per colta, quator spallas, cum decima et honores.
quator fogacias, duas gallinas, 100 ova, Item habet in Burgetto unam clausu-
quator pullos et duas auchas. ram jacentem que laboratur per Domini-
Item medietatem unum mansus cum de Temary et reddit medietates
jacentem in villa de Fossa Daide de Car- omnius fructuorum et decimam.
bonaria laboratur per Venturam de Et decimam duorum mansorum de
Po(n)zano et reddit septem staria bladi Susigana, qui fuerunt domini Grossi de
interciati, duos conzos vini et unam Conum, per quibus reddit decem et sep-
anserem. tem librarum parvorum et decimam
Item in villa Bibani unum mansus unus alteri mansi jacentem in dicto loco
terre quem laborat Petrus de dicto loco et tenet etiam dominus Petrus. Et deci-
qui quondam fuit Carissinelle de Burgo mam unus mansi et dimidius qui fuerunt
Sancti Thomasy et redit quindecim staria dominum Petri Colte in villa de Petrinel-
bladi interciati et honores et medietatem lo et reddebat novem staria frumenti,
vini et solidos viginti per colta. quartas et decem quartas mily et Pasius
Item unum mansum jacentes in villa de Pitrinello, reddere debet per anno
de Barbarano que laborat Antholinus de preterito et presenti. Et decimam duo-
Barbarano et reddit octo staria frumenti, rum mansorum jacentem in Marcellinus
sex conzos vini, duas spallas, et alias qui fuit dominum Episcopum. Et deci-
honorancias et solidos viginti per colta. mam septem camporum jacentem in
Item unum mansum in Campagnoli dicto loco, que sunt Sancti Lazari de
que laboratur per fratrem de dicto loco Venecys quorum unus ex ditis mansis
et reddit per affictu staria quindecim bla- regit per Nicolaum de Martillinis. Et
di interciati, medietatem vini et deci- Pasius de Pitrinello procurat dictas deci-
mam, duas gallinas, duas spallas, duas mas. Item unum sedimem in dicta villa
fogacias et alias honorancias et viginti de Vanigo qui datus est ad affictum pre-
solidos per colta. sbitero Angelo plebano in dicto loco et
Item in villa Martignagy de Montello redit septem quartas frumenti.
unum mansus terre laboratur per Pau- Et decimam unius mansi in villa de
lum de Martignago et reddit per affictu Basilicis qui quondam laborabatur per
novem staria bladi interciati, septem Albertum fratrem plebani. Et Severus
conzos vini, duas spallas et alias hono- tabernarius de dicto loco reddit septem
rancias. quartas frumenti et duos pullos per affic-
Item habet in villa Fontanis duas clu- tu. Et nunc reddit presbiteri de Scandala-
suras que laborantur per Dominicum de rio. Et decimam duorum mansorum que

27
fuit Sancti Adriani de Venetys, positi in Item unam domum cum orto habi-
villa de Casalli, reddit quator libbrae et tante et laborante per Fredericum Theo-
quinque solidos parvorum per affictu. donicum ortolanum et reddit tredecim
Item in diocesis Veronensis et districtu librarum bagatinorum et medietatem
Padue in villa Fontanive unam alberga- vini.
riam cum sex equis, tribus fratribus et Item unam domum habitantes per
cum tribus servientibus. Et solidos viginti Odoricus Frulanum que reddit decem
parvorum quam albergariam et fictum librarum bagatinorum parvorum.
reddit de predictis dominus Coradinus Item unam aliam domum habitantem
in parte. Et domina Fontana uxor quon- per Vendraminus de Lecorda preconem
dam domini Barolfi in parte. Et Guido et per eis generum, reddit octo librarum
qui dicitur (in bianco) in parte. Et domi- bagatinorum parvorum.
na Hervilitas in parte. Et hoc per uno Item aliam domum habitantes per
livello posito usta plateam dicte ville. Et Nadum preconem qui reddere debet
supradicta servare et attendere tenerit librarum quator et mezo bagatinorum
annuatim in festo sancti Martini ante tri- parvorum.
bus diebus precedentibus ut in tribus Item aliam domum habitantem per
post dictum festum sequentibus, ut (in bianco) tamesarium et reddere debet
patet, publicis instrumentis fratris manu librarum quator et mezo de bagatino-
Peregrini notarius. Et predicta instru- rum.
menta sunt in domo de Padua, penes Item aliam domum habitantem per
fratrem Paganum. Michaelem marangonum et reddit libra-
Infrascripti habent solvere pensiones rum tres et solidos …. quinque bagati-
per possessoribus domorum positarum norum.
in Burgo Sancti Thomasy de Tervisio Item aliam domum habitantem per
ipsis Templarys. Biliam fornariam et sororem eis et reddit
In primis Trivisinus notarius quon- tres librarum bagatinorum et debet
dam Oderici habitat domum unam per coquere panem mansionis.
quia reddit novem librarum bagatino- Item unam domum positam prope
rum parvorum. ecclesiam sancti Bartholomei quae con-
Item aliam domum jacentem prope dam fuit Granolini notarius habitantes
illam habitantem per Guizardum caste- per ser Guarnerium de Lavazola et red-
narium et Margarita olearias et reddit dit viginti solidos grossos venetorum.
octo libram bagatinorum. Item tres cassos domorum jacentem
Item aliam domum prope illam in contrada sancti Johannis de Ripa
jacentem habitantem per Ognibene habitantur per Trivisium de La Bona
Rubeum de Pignolatis et reddit novem notarius hesarium et reddit duodecim
librarum bagatinorum. librarum parvorum bagatinorum.
Item aliam domum habitantem per Item domina Nicoletta uxor quon-
Petrum Casinum zaparium et reddit dam Granolini notarius de Manfredinis
duodecim librarum bagatinorum parvo- tenetur dare ad festum Nativitatem
rum. Domini solidos grossos septem et post

28
mortem suam relinquere de suis bonis in campanili. Unam domum cuppatam
mobilibus monastero predicto redditibus cum duabus tegetibus.
usque ad dictam summam septem soli- Duas archas veteres cetera asportavit
dos grossos. frater qui ibi erat.
Sic inveni ita scripsi nil mutans. Item invenimus dictos templarios
possedisse unum mansus terre aratorie
Die tertio dicti mensis dicti procura- in diversiys pecys in loco qui dicitur
tores intraverunt tenutam et corporalem brayda, de quo soliti erant percipere,
possessionem domus et ecclesie sancti staria bladi interciati quindecim scilicet
Pauli de Brayda, ordinis supradicti et frumenti, mily et surigi. Et laboratores
diocesis tervisinam. Presentes, Bino pre- dicti mansi omnes simul dant solidos
dicto et Johanne clerico filio Zuani de viginti per colta et duas spallas de porco
Troarefro testibus ut aliys omnibus. annuatim.
Actum in eadem ecclesia. Item unum mansum terre arative in
In qua quidem ecclesia invenimus villa quae dicitur Cornudella, tervisinem
possedisse ipsos templarios, unum diocesis et est totum in una pecia de qua
librum in modum breviary notatum et in soliti sunt percipere staria novem, bladi
magno volumen cui premittitur illum et interciati scilicet frumenti mily et surigi,
incipit veni et libera nos et sequitur solidos quindecim per colta et medieta-
rubrica. Incipit liber manuale et omni- tem vini quod est quator conzos plus vel
bus orationibus et sunt ystorie per totum minus, unam aucham in festo Omnium
annum et finit unusquisque cum Salve Sanctorum et duos pullos. Et hoc non
regina in nota. Item unum spalterium cui fuit publicatum.
premititur illum et ymnis et letanys et
officio mortuorum.
Item unum missale vetus cui premiti-
tur illum quod incipit per omniam et
sequitur secreta et infine sequitur anti-
phanarius de die vetus.
Item unum missale de missis votivis
habens quaternos novos cum nota, tres
parvi voluminis et incipit rubrica. In
vigilia Nativitate Domini.
Item unum calicem argenteum desu-
per deauratum, tenet presbiterus. Item
unum turibulum de brunzo, unum para-
mentum de pignolato album cum suo
aparatu panni depicti per altaribus, duo
de lino. Duas cruces de ligno et tabulas
duas depictas. Sex tobalias per altaribus.
Unum cassonem et alia vilia utensila
plura per ecclesia. Duas campanas in

29
NOTE

1 Presso Montebello, in provincia di Vicenza, 13 F. Agnoletti, Treviso e le sue Pievi, vol. II, p.
esistono tuttora gli edifici dei Templari, deno- 218.
minati “Mason”. 14 I beni di casa Spineda erano notevolissimi e
2 Per la questione dell’importanza dell’insedia- includevano vaste zone a ridosso della chiesa
mento si veda lo studio di Loredana Imperio di Breda, forse proprio dove un tempo sorgeva
Gli inventari inquisitoriali di San Quirino e il castello (cfr. in Arch Ordine di Malta a
della Domus de Campania, relazione al XVIII Venezia, b. 566 Estimi di Breda e Cendon). A
Convegno di Ricerche Templari, tenutosi nel Breda si ammira ancora la splendida Villa Spi-
settembre 2000 ad Altopascio e in corso di neda, adornata di magnifici affreschi: una
pubblicazione. grande croce di Malta adorna la facciata della
3 villa.
Cfr. R. Caravita, Rinaldo da Concorezzo, Arci-
vescovo di Ravenna (1303-1321) al tempo di 15 Federici, Historia de’ Cavalieri Gaudenti, t. II,
Dante, Firenze 1964. p. 21.
4 Arch. Arcivescovile di Ravenna, perg. 12579. 16 Agnoletti, t. II, p. 660.
Ringrazio lo studioso Renzo Caravita per aver- 17 Cfr. l’opuscolo 50 anni di sacerdozio di Don
mi segnalato il documento.
Bruno Torresan, Ponte di Piave 1999, p. 8.
5 Arch. Vesc. TV, Memorie Storiche, b. 1, Col- 18 Le notizie si leggono in appunti vari di mons.
letta 1418, c. 2v, citata da G. Cagnin, Templa-
ri e Giovanniti in territorio trevigiano (secoli Luigi Zangrando presenti all’Arch. Vesc. di
XII – XIV), Treviso 1992, nota 23. Treviso: si tratta di zibaldoni di documenti,
spesso ripetuti, e qualche volta senza precisi
6 Arch. Stato TV, Notarile II, b. 2312, cit. in riferimenti, raccolti nelle buste 14 “Parrocchia
Cagnin, nota 23. di Breda”. Pur commettendo a volte impreci-
7 sioni e forzature alcuni dati raccolti dallo Zan-
Cagnin, pp. 35-36. grando sono importanti nella povertà della
8 Cit. in I. Sartor, Treviso lungo il Sile. Vicende documentazione rimastaci inerente a Breda.
civili ed ecclesiastiche in San Martino, Treviso 19 Marchesan, p. 366. La località al Spin è nota
1989, p. 311. nella toponomastica bredese e testimonia
9 Cfr. A. Luttrell, The hospitallers of Rhodes at come fossero molte le zone incolte e con
Treviso: 1373, in Mediterraneo Medievale, vegetazione spontanea.
scritti in onore di Francesco Giunta, a cura di 20 Doc. citato in Gli Acta Comunitatis Tarvisii
P. Leo, Soveria Mannelli 1989, pp. 757 e 759. del sec. XIII, a cura di A. Michielin, Cittadella
Il Luttrell afferma che i dettagli si possono leg- 1998, p. 801.
gere in P. Passolunghi, Il Monachesimo bene-
dettino della Marca Trevigiana (Villorba, 21 Cfr. Gli Acta.., doc. del luglio 1285, pp. 759-
1980) ma in questo saggio non vi è menzione 766.
delle chiese citate dal Luttrel, in particolare di 22 I documenti che si riferiscono a “Brayda” sono
San Paolo di Breda, che in realtà, come vedre-
mo, era templare. identificabili appunto per la maggior parte con
la Breda di Asolo, dove i canonici della catte-
10 Arch. Vesc. di Treviso, Quaternus Collecta of drale e il vescovado controllavano diverse
1330, citate appunto dal Luttrell a p. 759 del proprietà. Cfr. vari documenti citati in A. Cam-
suo studio. pagner, Cronaca Capitolare. I canonici della
11 Per Cendon, pur essendoci molti riferimenti Cattedrale di Treviso, Treviso 1991.
all’Ordine di San Giovanni dell’Ospedale non 23 P. Sella – G. Vale, Rationes Decimarum Italiae
può essere escluso nemmeno in via definitiva nei secoli XIII e XIV: Venetiae-Histria-Dalma-
un suo possibile breve possesso templare, non tia, Città del Vaticano 1941, pp. 74-75.
fosse altro per il fatto che, nei cabrei di Malta, 24 Un atto non datato (Arch. di Stato TV, Notarile
San Vittore di Cendon risulta accorpato agli ex
possessi templari di San Tomaso e Breda. I, b. 145), riconducibile agli anni 1297-1304,
che riporta le solutiones pagate nel cenedese,
12 Non siamo più in possesso del manoscritto cita il precettore di Tempio, frate Giovanni,
segnalata da mons. Zangrando , ma se ne pos- che paga 12 lire entro il termine stabilito; cit.
siede la trascrizione nella Raccolta Scotti, in Cagnin, p. 16.
ms.234-4-III.

30
25 Il “Liber Maximus A”, conservato alla Capito- ne di Malta, fato per ordine di S.E. Sig. Com.
lare di Treviso, che pur citando varie volte la Frà Francesco Maria Co. Boccadiferro L.T.G.
località non menziona la nostra chiesa. del sudeto Gran Priorato, da me Angelo Prati
notaro publ. Di Treviso, nel quale si contiene
26 Arch. Vesc. Ravenna, perg. 12579. di fedele registro di tutti gli Estimi, Atti, condi-
27 Cfr. la relazione di Loredana Imperio presenta- tioni, Traslati. Instromenti, et Costituti legali
presi da Pubblici Offici, dagli Affittuali, Livel-
ta nel convegno di Altoposcio, alla quale van- lari, ed altri Contribuenti, che comprobano
no i miei ringraziamenti per avermi permesso gl’affiti, censi , livelli, e suoi rispettivi fondi
la consultazione. obbligati, nel presente volume registrati,
28 Cfr. la relazione già citata di L. Imperio al con- riguardanti i beni esistenti nel Territorio Trevi-
vegno di Altopascio. sano e Mestrino. Anno Domini MDCCLIX.
29 Cit. in A. Marchesan, Treviso Medievale, Tre- 41 Ancora una volta in una chiesa ex templare si
viso 1923, vol. I, p. 216. trova questa importante reliquia, certamente
portata dalla Terrasanta all’epoca delle crocia-
30 Arch. Vescovile TV, Quaternus Collecta del te.
1330, pp. 2-2v, 5, 7v, 16v-17. 42 Zangrando in Elenco…, informa che l’autore
31 Arch, Vaticano, Instrumenta Miscellanea della pala fu il pittore veneziano Bernardini, a
2804, pergamena Treviso 8 agosto 1373, trad. cui nel 1620 ca. i massari della chiesa com-
di L. Imperio. Il testo può essere letto anche in missionarono il lavoro.
Luttrell, op. cit. 43 Per completezza di informazione elenchiamo
32 Nel 1439 appunto Nascimben da Scorzè le proprietà: il conte e cavaliere Marco Anto-
lascia 24 soldi “ut ematur oleum – pro illumi- nio Spineda gestiva i campi alle “Piantade,
nando imaginem beate Virginis Marie in (dic- alle Brignagole, all’Arbara, al Bosco di
ta) ecclesia” e soldi 16 “ad illuminadum Cor- Ramon, al Pradel”; Antonio Fanton “all’Albe-
pus Christi”: Notar. II, 935, c. 272v., citato in ra”, come pure Giuseppe Battistella; “alla
L. Pesce, La chiesa di Treviso nel primo Quat- Nicoletta” possedevano campi Antonio
trocento, II, p. 78. Gasparini e Zuanne e Francesco Saviani; “al
Prà del strame” il conte Giordano Riccati,
33 Per queste ed altre notizie cfr. L. Pesce, cit.,
Adamo da Roro, il Collegio dei Nobili; il sig.
pp. 78-79. Girolamo Rugieri aveva possessi “alle Brigna-
34 Arch. Vesc. TV, Parrocchia di Breda, 1-11. 5a, gole”, Giuseppe Ovolo “alla Fracamata”;
ms. di mons. Zangrando, Elenchi delle cose Francesco Dolce “al Prà della Corte”; Valentin
appartenenti al culto nella chiesa parrocchiale Buso “al Spin”; il Collegio di San Giacomo di
di Breda e Catalogo delle cose d’arte o stori- Schiriale “al Talponazzo e al Perè”; Giulio
che con relative memorie. Foresti “alla Rossa, al Sedin, alle Moldure, alle
Masarade, alle 5 piante, al Perè; Antonio
35 Cfr. P. Barbisan, Giovanni Pietro Meloni e la Gasparini “alla Nicoletta” e “al Crespolo”,
pala della parrocchiale di Breda, in 50 anni di Domenico Scuri “al Boieco” e “al Canton”, il
sacerdozio…, cit., pp. 17-22. Marchese Giuseppe Sugana “al Caner, a Cal
36 Il parroco si trovava in condizioni di salute Boscaia, al Longher”, Giuseppe Antonio Olivi
“alla Cal Boscia, alle Masarade, ai Casali, al
precarie: giudicato “sordissimus” celebrava Caner”.
messa con vesti e paramenti vecchie e tutte
strappate, utilizzando oggetti liturgici “dirup- 44 F.S.Fapanni, Memorie storiche della Congre-
tis”, non celebrava messa, non pretendeva gazione di Lancenigo nella Diocesi di Treviso,
alcuni diritti, come quello di riscuotere un Treviso 1858, manoscritto che si conserva alla
secchio di vino per casa. Cfr. G. Liberali, La Biblioteca Comunale di Treviso. Egli cita la
Diocesi nelle visite pastorali, Treviso 1976, p. data del 1767, mentre Zangrando afferma che
436. fin dal 1710 vi erano degli stucchi che in quel-
37 Agnoletti, t. II, p. 660. la data furono lodati, mentre il coro fu amplia-
to nel 1778.
38 National Library di La Valletta, Malta, Miglio- 45 Arch. Ordine di Malta Ve, b. 523, Chiese
ramenti fatti dal V.ndo Priore Frà Guglielmo diverse, Inventario delle suppellettili ed utensi-
Balbiani, Priorato di Venezia 1685, c. 196. li della Chiesa di San Paolo di Breda, 22 set-
39 Arch. Vescovile, b. 14 A. tembre 1793.
40 Biblioteca Com. TV, Cabreo del Venerando 46 Fapanni, cit.
Gran Priorato di Ventia deto di S. Gio. del 47 Queste ed altre notizie in Arch. Vesc. TV, b.
Tempio della Sagra, et Eminentissima Religio- 14, 12-12, Documenti dal 1794 al 1858-92.

31
INDICE

Presentazione pag. 5

L’Ordine del Tempio » 7

“Domus et ecclesia” pag. 8

La soppressione dei Templari e


il passaggio dei beni ai Giovanniti pag. 9

Un nuovo documento attesta che


Breda fu dei Templari pag. 10

Un’errata attribuzione pag. 12

Breda e la chiesa di San Paolo pag. 14

La soppressione dei Templari e


i Giovanniti a Breda pag. 20

La chiesa di san Paolo e suoi arredi pag. 20

Trascrizione del documento pag. 26

Note pag. 30

32

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