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L’urbanistica è la scienza che si occupa degli insediamenti edilizi nel territorio nazionale o
che sovrintende alla generale utilizzazione del territorio. Essa tende in sostanza a
migliorare le condizioni di esistenza e di lavoro degli individui e ad assicurare un ordinato
svolgimento della vita sociale delle collettività, attraverso un razionale insediamento, nel
territorio, dei vari elementi che costituiscono le componenti essenziali del vivere civile.
Prime disposizioni generali. La prima legge sull’urbanistica si è avuta in Italia nel 1942. Si
aveva la coesistenza di due istituti: il regolamento edilizio e l’espropriazione. Con il
regolamento edilizio i comuni potevano stabilire i piani regolatori; ma dall’espropriazione si
è evoluta la disciplina urbanistica. Nella legge del 1865 vennero previsti due piani edilizi: i
piani regolatori e i piani di ampliamento. Con i piani regolatori edilizi s’intendeva
provvedere alle esigenze più urgenti della salubrità e delle necessarie comunicazioni e si
escludevano più ampie finalità che potevano, invece, conseguirsi con i piani di
ampliamento. Nel decreto di approvazione del piano regolatore poteva essere stabilito il
limite di tempo non superiore a 25 anni per l’esecuzione del piano stesso e l’approvazione
medesima aveva valore di dichiarazione di pubblica utilità.
I piani di ampliamento avevano più vaste finalità, in quanto si riferivano a zone non ancora
facenti parte dell’aggregato urbano e potevano essere elaborati da qualsiasi comune che
avesse la necessità di estendere l’abitato al fine della sua salubrità e della più sicura,
comoda e decorosa sua disposizione.
Evoluzione del diritto di proprietà. Nel C.c. vigente la proprietà è riconosciuta come tale e
se ne consacrano sia la pienezza e sia l’esclusività del dominio; pur facendosi richiamo a
limiti ed a obblighi stabiliti dell’ordinamento nonché ad un obbligo di esercizio per i beni
che interessano la produzione nazionale, pena la espropriazione in caso di abbandono
che nuoccia gravemente a detta produzione. Nella costituzione si consacra la pienezza e
la esclusività della proprietà, pur con esplicito riferimento a limiti ad essa imposti in
collegamento con il fine di assicurarsene la funzione sociale.
I compiti dello Stato e i diritti fondamentali dell’individuo. Tra i compiti fondamentali dello
Stato in materia urbanistica sono da porre senz’altro in evidenza quelli di tutela del
paesaggio e del patrimonio storico ed artistico della nazione, nonché quelli di tutela della
salute, come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività.
Diritti fondamentali e inviolabili dei cittadini possono considerarsi la libertà di stabilimento
e di circolazione, fatta eccezione per le restrizioni che possono essere imposte soltanto
per ragioni di sanità e di sicurezza, e la libertà di riunione.
Per i compiti affidati allo Stato dalla Costituzione ha particolare rilevanza, in materia
urbanistica, l’art. 3 che riguarda l’uguaglianza dei cittadini e recita: E’ compito della
Regione rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la
libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale
del Paese.
L’urbanistica nel codice civile. I proprietari di immobile nei comuni dove sono formati piani
regolatori devono osservare le prescrizioni dei piani stessi nelle costruzioni e nelle
riedificazioni o modificazioni delle costruzioni esistenti.
Quando è prevista la formazione di comparti gli aventi diritto sugli immobili compresi nel
comparto devono regolare i loro reciproci rapporti in modo da rendere possibile
l’attuazione del piano. Le regole da osservare nelle costruzioni sono stabilite dalle leggi
specifiche o dai regolamenti edilizi comunali.
Il codice civile tende a fare una distinzione tra disciplina della utilizzazione del territorio
(piani regolatori), e la disciplina dell’attività costruttiva (norme di edilizia e regolamenti
edilizi).
La legislazione urbanistica italiana. All’autorità statale sono stati attribuiti ampi poteri:
1. formazione e approvazione dei piani territoriali di coordinamento;
2. rendere obbligatoria la formazione del PRG;
3. nel partecipare alla formazione dei piani regolatori dei comuni;
4. nel disciplinare la formazione dei piani intercomunali;
5. nell’esercitare le misure repressive nei confronti delle costruzioni contrarie alla legge;
6. nell’annullare le licenze illegittime;
7. nell’accertare la conformità delle costruzioni statali alle prescrizioni del piano regolatore
e del regolamento edilizio vigenti nel territorio del comune in cui esse ricadono;
8. nell’esprimere il parere che deve precedere gli ordini del Sindaco di demolizione delle
opere illegittime.
Le funzioni amministrative trasferite alle regioni a statuto ordinario possono essere così
elencate:
1. approvazione dei piani territoriali di coordinamento;
2. determinazione dell’estensione del piano intercomunale;
3. approvazione dell’elenco dei comuni soggetti all’obbligo della formazione del PRG;
4. approvazione dei PRG;
5. approvazione dei piani di ricostruzione;
6. approvazione dei piani delle zone destinate all’edilizia economica e popolare;
7. fissazione dei termini per la formazione dei piani particolareggiati, l’approvazione dei
medesimi e delle relative varianti;
1. approvazione dei regolamenti edilizi comunali e dei programmi di fabbricazione;
1. il nulla osta all’autorizzazione comunale dei piani di lottizzazione;
1. il nulla osta al rilascio delle concessioni edilizie;
1. la sospensione e demolizione di opere difformi dal piano regolatore;
1. il parere sulla demolizione di costruzioni abusive;
1. le attribuzioni esercitate dal Ministero Beni Culturali e Ambientali;
1. la redazione e l’approvazione dei piani territoriali paesistici;
1. gli interventi per la protezione della natura, le riserve, i parchi naturali.
La legge del 1977 ha introdotto nuovi istituti, come la concessione onerosa che sostituisce
la licenza edilizia i programmi pluriennali di attuazione degli strumenti urbanistici e
l’edilizia convenzionata.
La legislazione speciale. Numerose sono le leggi che, pur avendo come oggetto
principale materie diverse, svolgono effetti sostanziali in materia urbanistica ed edilizia in
genere, in quanto dettano norme inderogabili dirette alla tutela di rilevanti interessi della
collettività.
Le principali leggi speciali riguardano:
1. la tecnica costruttiva e norme antisismiche;
1. vincoli monumentali;
1. le zone di rispetto.
Organi urbanistici centrali. L’ordinamento statale dei servizi urbanistici non comprende
soltanto gli organi del Ministero dei LL. PP. ma anche di altri organi.
Al Ministero dei LL. PP. erano attribuite tutte le competenze che riguardavano la vigilanza
sull’attività urbanistica, nonché l’accertamento della conformità delle costruzioni statali alle
prescrizioni del piano regolatore comunale e del regolamento edilizio. Spettano agli organi
del Ministero Beni Culturali i seguenti compiti: a) essere sentito sulle modifiche che si
intende introdurre nei PRG riguardanti la tutela del paesaggio o di complessi storici; b)
dettare prescrizioni particolari per singoli immobili di interesse storico-artistico. I compiti
affidati ai Soprintendenti: a) dare parere ai comuni per la perimetrazione dei centri abitati;
b) dare il proprio nulla osta ai comuni per il rilascio delle licenze in deroga.
I Sindaci non possono rilasciare concessioni edilizie nelle zone vincolate dai piani
territoriali paesaggistici o dalla dichiarazione di notevole interesse pubblico sotto il profilo
della bellezza ambientale se non previo avviso favorevole delle Regioni.
Organi urbanistici regionali e locali. I Comuni non hanno poteri propri esclusivi o
indipendenti, in materia urbanistica. Il procedimento di pianificazione territoriale non è
lasciato, infatti, all’iniziativa dei singoli Comuni. Ad ogni comune spetta la redazione e
l’adozione di:
piani regolatori generali comunali;
piani particolareggiati;
regolamenti edilizie programmi di fabbricazione.
In particolare ai Sindaci competono i seguenti atti:
il rilascio della concessione a costruire;
la vigilanza sulle costruzioni;
l’ordine di immediata sospensione;
l’ordine di demolizione;
l’adozione dei provvedimenti previsti dai regolamenti edilizi;
l’emanazione delle ordinanze d’urgenza in materia;
il rilascio dei visti di abitabilità.
I piani urbanistici generali sono ripartiti in base alla estensione territoriale in:
- piani territoriali di coordinamento;
- piani intercomunali;
- piani comunali.
I piani urbanistici speciali sono:
- piani paesistici;
- piani formati dall’autorità militare;
- piani per le aree di sviluppo industriale;
- piani di zona per l’edilizia popolare;
- piani di trasferimento degli abitati.
Piano territoriale regionale e il quadro di riferimento territoriale. Tra gli urbanisti è stata
messa in dubbio la necessità di un piano territoriale regionale inteso come strumento di
disciplina di tutto il territorio in considerazione delle esigenze di flessibilità della
pianificazione territoriale.
Al piano territoriale di coordinamento si è quindi contrapposto un quadro di riferimento
territoriale rappresentato da indirizzi e criteri da approvarsi dal Consiglio regionale e da
osservare in sede di pianificazione territoriale dei vari livelli subregionali.
Piano urbanistico delle comunità montane. E’ un tipo di piano territoriale nel quale si tiene
conto della redazione dei piani regolatori e dei programmi di fabbricazione che i Comuni
sono tenuti ad adottare.
Piani per le aree ed i nuclei di sviluppo industriale. La necessità di dare sviluppo alle aree
destinate all’insediamento industriale ha imposto l’esigenza di provvedere alla formazione
di appositi piani regolatori. Gli effetti dei piani sono quelli del piano territoriale di
coordinamento ed i destinatari sono i Comuni e le amministrazioni pubbliche statali e non.
Quanto ai privati, il piano dell’area ha effetto per essi prima di essere emanato, poiché
sono applicabili le misure di salvaguardia; una volta emanato cessa di avere effetti diretti
perché i suoi effetti sono quelli del piano territoriale di coordinamento.
Piani territoriali paesistici. La materia è regolata sulla protezione delle bellezze naturali.
Questo piano è diretto a salvaguardare un solo interesse, quello della conservazione della
natura e del paesaggio. Il contenuto riguarda:
1. le zone di rispetto;
1. il rapporto tra le aree libere e aree fabbricabili;
1. le norme per i diversi tipi di costruzione;
1. la distribuzione ed il vario allineamento dei fabbricati;
1. le istruzioni per la scelta e la varia distribuzione della flora.
I rapporti fra piani paesistici, piani territoriali di coordinamento e piani regolatori generali si
presentano diversi a seconda che i primi siano stati formati prima o dopo dei secondi.
Piano della rete di vendita. Promuove una evoluzione dell’apparato distributivo che
assicuri una migliore funzionalità del servizio da rendere alla popolazione e un equilibrato
rapporto fra le strutture commerciali fisse e la presumibile domanda delle popolazioni
stesse.
Qualora siano necessari espropri, il progetto deve essere accompagnato da una relazione
di previsione delle spese. In questo momento dell’elaborazione, le categorie politiche,
sociali, economiche e sindacali possono avanzare le loro richieste. Una volta compiuta la
preparazione, il progetto è adottato con provvedimento del Consiglio Comunale con
approvazione dell’organo regione di controllo. Il provvedimento regionale è pubblicato
dalla Gazzetta Ufficiale e in quel momento il piano entra in vigore.
Effetti del piano regolatore generale. Il PRG ha vigore per un tempo indeterminato. I
proprietari degli immobili hanno l’obbligo di osservare nelle costruzioni e nelle ricostruzioni
le linee e le prescrizioni di zona che sono indicate nel piano. Alcune Regioni assegnano
un termine di scadenza o introducono il criterio della pianificazione processo. Per i piani a
tempo indeterminato si possono comunque applicare delle variazioni a seconda delle
necessità.
Le indicazioni del PRG, nella parte in cui incidono su beni determinati ed assoggettano i
beni stessi a vincoli preordinati all’espropriazione o a vincoli che comportino l’inedificabilità
hanno vigore per cinque anni. Le prescrizioni devono essere rispettate, oltre che dai
privati, anche da Enti pubblici e dalle amministrazioni pubbliche.
Effetti speciali. I comuni possono esercitare la facoltà di esproprio entro le zone di
espansione dell’aggregato urbano, la rettifica di confini delle varie proprietà e di imporre
l’obbligo ai privati di cedere le aree necessarie per la formazione di vie.
Il PP è concepito dalla legge come mezzo di attuazione e di sviluppo esecutivo del PRG.
Esso precisa gli elementi del PRG che non hanno carattere essenziale e permanente per
lo sviluppo urbanistico complessivo, ma riguardano invece dettagli esecutivi riferiti a
ciascuna zona particolare. Risulta in ogni caso subordinato al PRG. Gli elementi che
devono comporre il PP consistono:
1. indicazione della rete stradale
1. masse e altezze delle costruzioni
1. edifici destinati a demolizione o ricostruzione
1. spazi riservati ad opere di interesse pubblico
1. suddivisione degli isolati in lotti fabbricabili
1. elenchi catastali degli espropri
1. profondità zone laterali ad opere pubbliche.
1. previsione di spesa.
Effetti. Fin dal momento della sua adozione il piano particolareggiato determina
l’applicazione delle norme di salvaguardia. L’approvazione del piano comporta la
dichiarazione di pubblica utilità delle opere.
Comparti edificatori. Non sempre il complesso di aree edificabili formante un isolato può
essere impiegato per la costruzione di un solo edificio che utilizzi il complesso stesso nella
sua totalità. Si offre quindi ai Comuni, la possibilità di formare il comparto edificatorio.
Esso consiste in un aggregato di aree confinanti, appartenenti anche a proprietari diversi,
che ha per scopo l’attuazione di un complesso edilizio di carattere unitario o la
trasformazione dei fabbricati sul medesimo esistenti. Il sindaco, formato il comparto, deve
invitare i proprietari a far conoscere se intendano procedere da soli o riuniti in Consorzio.
Per legge i Comuni individuano le zone dove è necessario un intervento per recuperare il
patrimonio edilizio e urbanistico. Le zone sono individuate in sede di progettazione del
PRG o per delibera comunale. Gli scopi del piano sono la conservazione e il recupero di
immobili esistenti degradati, destinandoli anche a nuovi utilizzi. Il piano dovrà essere
dettagliato circa le tipologie e le modalità di intervento.
Finalità, natura e contenuto. I piani di ricostruzione sono previsti per far fronte a situazioni
di urgenza, come la ricostruzione dovuta ad eventi bellici o a catastrofi naturali. Il piano di
ricostruzione ha l’effetto di un piano particolareggiato.
Procedura di formazione. I comuni inclusi in una lista del Ministero dei LL. PP. devono
provvedere alla compilazione del piano. Il progetto deve essere costituito da due
planimetrie (prima e dopo dell’accaduto) e da una relazione. Il piano deve essere
depositato in Comune per 30 giorni, disponibile ai cittadini, i quali possono muovere
obiezioni e consigli. Dopo altri 8 giorni deve essere trasferito al Ministero.
Piani di ricostruzione di abitati colpiti da calamità naturali. Si attuano nei casi di distruzione
o di gravi danneggiamenti causati da calamità naturali. Detti piani hanno valore di PP. e la
loro approvazione comporta la dichiarazione di pubblica utilità e di urgenza delle opere.
Scopo, natura e contenuto. I piani per l’edilizia popolare, istituiti dalla legge del 1962,
hanno il duplice scopo di assicurare delle aree per l’attività edilizia popolare e di
programmare quest’attività armonicamente nello spazio e nel tempo. Il piano di zona ha la
natura di uno strumento urbanistico ed ha il valore di piano particolareggiato. Esso
comporta la dichiarazione di pubblica utilità delle opere. Le aree da comprendere nei piani
vanno scelte tra le zone residenziali dei piani regolatori, o, in mancanza di essi, di
programmi di fabbricazione.
Il progetto di piano è costituito da:
1. una planimetria con le previsioni del PRG;
1. planimetria con gli elementi del piano;
1. un compendio delle norme urbanistiche;
1. elenchi catastali delle proprietà;
1. relazione illustrativa.
Concetto, natura e contenuto. Gli elementi costitutivi della lottizzazione sono quattro:
1. creazione di porzioni di terreno idonee alla costruzione;
1. frazionamento della proprietà dell’immobile;
1. scopo edilizio;
1. razionale utilizzazione delle aree.
Gli oneri. Le convenzioni. La legge del 1967 ha introdotto l’obbligo di apposite convenzioni
con le quali i proprietari debbono assumersi tutti gli oneri per l’urbanizzazione primaria e
secondaria. Nella convenzione è anche prevista la cessione gratuita delle aree necessarie
alle opere di urbanizzazione.
Approvazione. I R.e. devono essere adottati dal Consiglio Comunale e sono approvati
dalla Regione (180 gg dalla presentazione). Al momento della sua approvazione possono
essere apportate delle modifiche d’ufficio ritenute indispensabili.
XVII. Standard urbanistici ed edilizi. Introdotti dalla legge del 1967, si dividono in due
categorie: generali e speciali. Entrambe le categorie incidono sul potere del proprietario di
costruire o modificare la proprietà.
Gli S.U. generali sono validi su tutto il territorio nazionale e sono stabiliti per legge; gli S.U.
speciali sono differenti a seconda del tipo di zona e sono stabiliti con decreto ministeriale.
Gli S.U. generali sono di tre tipi:
1. per comuni non dotati di PRG o di programma di fabbricazione;
1. per comuni dotati di PRG o di programma di fabbricazione;
1. per piani particolareggiati.
Per i comuni che non sono dotati di PRG gli S.U. prevedono tre tipi di aree:
1. centri storici;
1. zone di edilizia residenziale;
1. zone di edilizia non residenziale.
1.
Nei centri storici non è consentita l’edificazione di aree libere e sono consentiti solo lavori
di consolidamento e restauro. Per le zone di edilizia residenziale si deve fare un’ulteriore
distinzione tra centro abitato e la restante parte del comune. Per questo tipo di zone sono
previsti quattro tipi di limitazioni: per volume, per numero di piani, per altezze, per distanza
dagli edifici vicini.
Per le zone a edilizia non residenziale si ha un solo tipo di limitazione: le superfici coperte
non possono superare un terzo dell’area.
Per i comuni dotati di PRG gli S.U. stabiliscono limitazioni per volume e per altezza.
Gli S.U. speciali sono stabiliti per zone territoriali tipiche. Stabiliscono quattro parametri
riguardanti: altezza, densità edilizia, distanza tra fabbricati, rapporti massimi.
Effetti e destinatari. Gli S.U. generali incidono sui poteri dei proprietari, in quanto
determinano l’uso della proprietà, e sono validi per tutto il territorio nazionale. Gli S.U.
speciali rappresentano ordini per chi predispone i piani urbanistici. Sono in definitiva
prescrizioni per i piani urbanistici.
XVIII. Misure di salvaguardia. La legge del 1952 ha stabilito che il Sindaco, nell’intervallo
di tempo tra la deliberazione e l’adozione di un PRG, può sospendere ogni
determinazione sulle domande di licenza di costruzione, quando si riconosca che tali
domande siano in contrasto con il PRG in formazione. Con le leggi del ‘67, del ‘68 e del
‘71, le misure di salvaguardia sono obbligatorie per i PRG, PP. e per i piani di
fabbricazione.
Natura e finalità. Le misure di salvaguardia hanno scopo cautelare in quanto sono dirette
a evitare che possano sorgere opere che pregiudichino la realizzazione di un piano
urbanistico in formazione. Danno quindi la possibilità di impedire nuove costruzioni
durante i lunghi periodi di tempo necessari per l’approvazione degli strumenti urbanistici.
Termini di validità. Il potere di sospensione può essere esercitato non oltre tre anni dalla
data di deliberazione del piano urbanistico.
Licenza edilizia e concessione. Con la legge del ‘77 la licenza edilizia viene sostituita dalla
concessione per tutte le attività che comportino la trasformazione urbanistica ed edilizia
del territorio. Questa nuova legge comporta una serie di cambiamenti: l’edificabilità viene
fatta rientrare nella sfera pubblica e deve essere trasferita dall’ente pubblico al privato
mediante un atto che assume la natura di un provvedimento concessorio.
Fasi del rilascio. La concessione può essere richiesta dal proprietario dell’area o da chi
abbia il titolo.
Il rilascio avviene con le seguenti fasi:
1. domanda del richiedente;
1. esame tecnico del progetto;
1. parere delle commissione edilizia comunale;
Autorizzazione per interventi di manutenzione straordinaria. Con al legge del ’78, per gli
interventi di manutenzione straordinaria non è più richiesta la concessione gratuita, ma
soltanto un’autorizzazione del Sindaco ad eseguire i lavori. L’innovazione incide
unicamente sul tipo di atto da adottare e sul suo regime e non sui suoi presupposti. La
legge del ‘85 ha stabilito che non sono soggette a concessione ne ad autorizzazione le
opere interne alle costruzioni che non consistono in semplici interventi di manutenzione
ordinaria.