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Marco Laracca
Novembre 2005
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Il Coordinatore Il Tutore
Prof. Giovanni Busatto Prof. Andrea Bernieri
Marco Laracca
Novembre 2005
Indice
Pagina
Introduzione 1
1.1 Generalità 7
1.2 Aspetti tecnico-economici delle Prove non Distruttive 10
1.3 Tipologia dei difetti riscontrabili 13
1.3.1 Difetti di produzione 14
1.3.2 Difetti di esercizio 17
1.4 I metodi di indagine non distruttiva 19
1.4.1 Esami visivi 20
1.4.2 Ultrasuoni 21
1.4.3 Liquidi penetranti 24
1.4.4 Termografia 26
1.4.5 Magnetoscopia 27
1.4.6 Radiografia 31
1.4.7 Ferrografia 33
1.4.8 Olografia 34
1.4.9 Correnti indotte 35
1.4.9.1 La rilevabilità dei difetti e la scelta della frequenza di lavoro 36
1.4.9.2 Costituzione di un apparecchio tipo per ECT 39
1.4.9.3 Applicazioni 42
1.5 La pericolosità dei difetti e l’affidabilità dei controlli non distruttivi 43
1.6 Conclusioni 45
2.1 Introduzione 47
2.2 Il metodo basato sul sensore fluxset 51
2.2.1 Il sensore fluxset 51
2.2.1.1 Sviluppo del sensore fluxset 54
2.2.2 Caratterizzazione metrologica del sensore fluxset 60
2.2.3 Il metodo proposto per l’esecuzione del test non distruttivo 67
2.2.4 Primi test sperimentali 70
2.3 Il metodo basato sulla tomografia induttiva 74
2.3.1 Il metodo 76
2.3.2 L’algoritmo di inversione 80
2.3.2.1 Soluzione del problema diretto 80
2.3.2.2 Soluzione del problema inverso 83
2.3.3 Il progetto della sonda 86
2.3.3.1 Analisi di sensibilità 87
2.3.3.1.1 Analisi al variare della distanza tra le bobine 91
2.3.3.1.2 Analisi al variare dell’altezza delle bobine 93
2.3.3.1.3 Analisi al variare dello spessore delle bobine 94
2.3.3.1.4 Analisi al variare del raggio interno delle bobine 94
2.3.3.1.5 Conclusioni 96
2.3.3.2 La sonda realizzata 97
2.3.4 Le prime prove sperimentali 98
Indice
Conclusioni 166
Bibliografia 169
Introduzione
interdipendenza tra i vari settori tecnici ed economici sia in ambito nazionale che
Alla scadenza del 1993, con il completamento dell'assetto del Mercato Europeo, é stata
liberalizzata la circolazione dei prodotti nei Paesi membri della Comunità Economica
Europea, con tutti i vantaggi prevedibili nell'incremento del volume di scambio; ciò ha
Tuttavia, per affrontare in modo efficace tali tematiche e presentarsi sul mercato con prodotti
prevenire eventuali anomalie che possono alterare le caratteristiche strutturali e/o funzionali
dei prodotti.
In tale contesto, le Prove non Distruttive e, più in generale, la Normativa Tecnica Nazionale
Introduzione
struttura e/o geometria iniziale del manufatto, gli Esami non Distruttivi consentono di
verificarne l'integrità strutturale al fine di prevenire sia l'insorgere di difetti durante le fasi di
Nello Stato Italiano, dal 30 luglio 1988 è in vigore il DPR n.224 del 24 maggio 1988, che
responsabilità dei produttori per i danni provocati dai prodotti (e/o dai loro componenti)
difettosi.
Gennaio 1993), ha introdotto nel nostro Paese un regime di parziale responsabilità oggettiva
E’ bene inoltre sottolineare che l'importanza della qualità va ben oltre l'obiettivo di
competitività delle imprese, in quanto investe molteplici aspetti, coinvolgendo non solo
problemi di natura economica. E’ facile infatti intuire, che l'esistenza di una costante verifica
dei cicli produttivi e dell'affidabilità dei manufatti risulta di interesse prioritario in tutti quei
casi in cui siano preminenti gli aspetti di sicurezza preventiva verso l'uomo e verso l'ambiente;
basti pensare a quei settori quali il nucleare, il petrolchimico, l’aerospaziale e similari, ove la
qualità dei prodotti è di fondamentale importanza per la sicurezza di mezzi e persone, nonché
Entrando nello specifico delle Prove Non Distruttive, queste rappresentano il complesso di
esami, prove e rilievi condotti impiegando metodi che non alterano il materiale e non
energia, l’emissione termica, le correnti indotte etc. Significativamente alcune di esse sono
I risultati delle indagini condotte applicando questi metodi sono alla base per la valutazione
Le Prove Non Distruttive sono condotte su materiali quali i metalli, i compositi, le plastiche, i
trasporto quali gli aerei, le navi, i treni, le funivie, gli autoveicoli, i razzi e le navicelle
spaziali, su installazioni quali piattaforme per la ricerca e l’estrazione del petrolio, i gasdotti, i
ponti, i viadotti, le dighe, le fondamenta, le caverne, sui pendii ed i suoli ed infine sulle opere
la qualità dei prodotti, per la sicurezza e l’affidabilità degli impianti, delle strutture, dei mezzi
E’ in tale contesto tecnico ed economico che si colloca l’attività di ricerca svolta, atta allo
sviluppo di metodi e strumenti di misura per l’esecuzione di Prove non Distruttive con la
Seppur tecnologicamente avanzati, le tecniche e gli strumenti ECT attualmente in uso non
difetti, aspetto invece di fondamentale importanza al fine sia di valutare con maggiore
sensibilità l’accettabilità del componente sotto test, che di determinare le origini del difetto
precedentemente menzionati e/o porsi all’avanguardia nella soluzione delle nuove frontiere
(intese come nuove necessità ispettive) decretate dallo sviluppo tecnologico nei diversi settori
disciplinari.
In tale contesto, tecnico, scientifico, economico e legislativo sono stati sviluppati due metodi
di misura capaci di eseguire Test Non Distruttivi con la tecnica delle correnti indotte, ognuno
dei quali con uno specifico settore applicativo. Il primo, basato sul sensore di campo
magnetico fluxset, capace di eseguire il Test Non Distruttivo anche a basse frequenze e di
indagare componenti di grandi dimensioni anche con geometrie complesse; il secondo, basato
Nel capitolo 2 vengono presentati entrambe i metodi ECT sviluppati. Rispetto al sistema
sviluppo del sensore fluxset (effettuato dal Research Institute for Technical Physics and
caratterizzazione metrologica del sensore che ha permesso sia di valutarne le prestazioni che
di acquisire le giuste conoscenze per la messa a punto del metodo di misura che sfruttasse
opportuno algoritmo di inversione numerica (questa tecnica infatti, è tra quelle cosiddette
model based, cioè basate sull’inversione numerica del modello matematico che governa il
realizzare la sonda; questa permette di effettuare una “fotografia elettromagnetica” del pezzo
in esame fornendo indicazioni tali da permettere, tramite l’inversione numerica, di risalire alle
4
Introduzione
Per entrambe i metodi proposti, nel Capitolo 2 vengono anche riportate le prove sperimentali
che hanno permesso la presa di coscienza delle potenzialità delle tecniche sviluppate nonché
In particolare, nel capitolo 3 viene riportata l’evoluzione del sistema basato sul sensore
fluxset. Dapprima è stata progettata, realizzata e caratterizzata una sonda bi-assiale che
utilizza due sensori fluxset per l’esecuzione del test non distruttivo.
taratura, che permette, nella fase di misura, sia di tener conto dell’ambiente elettromagnetico
di prova, sia di fornire risultati ripetibili ed espressi in Tesla, anche variando la sonda
utilizzata per quella particolare misura. Assodata la bontà del sistema realizzato,
realizzando e testando uno strumento compatto, che assolva alle diverse funzioni di
alimentazione della sonda, acquisizione ed elaborazione dei segnali provenienti dai sensori
sistema di auto calibrazione e taratura. La messa in opera dello strumento è stata resa
dei segnali acquisiti, atti all’estrazione delle informazioni riguardanti la presenza dei difetti.
Infatti, nella realizzazione di uno strumento che effettui l’intera procedura di analisi non
Goertzel.
elaborazione dei dati di misura, basato sulle Support Vector Machine (SVM), che permette di
5
Introduzione
identificare oltre che la presenza anche la posizione, la forma e le dimensioni geometriche dei
difetti.
Nel capitolo 4 viene infine riportato lo sviluppo e l’ottimizzazione della tecnica tomografica,
attuato sia da un punto di vista software che hardware. In particolare, una fase di
caratterizzazione sia del software di inversione che del software di misura realizzato, ha
numerica, dall’altro di fornire le giuste indicazioni per lo sviluppo della sonda. Per questa, con
l’obiettivo di innalzare sia la sensibilità della sonda rispetto ai difetti che il livello dei segnali
supporto in ferrite.
6
Capitolo 1
I controlli non distruttivi
1.1 Generalità
Le Prove non Distruttive (PnD) sono il complesso di esami, prove e rilievi condotti
Per chiarezza si può dire che in contrapposizione sono invece Prove Distruttive quelle
usualmente adottate nei laboratori prove materiali per determinare, su campioni e provette, le
energia, la emissione termica, etc. I risultati delle indagini condotte applicando questi metodi
sono alla base per la valutazione della qualità di un prodotto, per l’esame dell’integrità
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
recente; per il loro carattere non distruttivo, significativamente alcuni di essi sono derivati o
agli esami radiografici). Le PnD sono condotte su materiali quali i metalli, i compositi, le
mezzi di trasporto quali gli aerei, le navi, i treni, le funivie, gli autoveicoli, i razzi e le
navicelle spaziali, su installazioni quali piattaforme per la ricerca e l’estrazione del petrolio, i
gasdotti, i ponti, i viadotti, le dighe, le fondamenta, le caverne, sui pendii ed i suoli ed infine
importanza per la qualità dei prodotti, per la sicurezza e l’affidabilità degli impianti, delle
strutture, dei mezzi di trasporto e per la tutela dell’ambiente, dei beni strumentali e culturali
[1]-[5].
E’ opinione affermata dai tecnici del settore, che l’argomento delle Prove non Distruttive non
è disgiungibile da quello del Controllo della Qualità e che una conoscenza delle prime
secondo, sarebbe una conoscenza incompleta e comunque menomata [4]. Una visione più
ampia della collocazione e del ruolo delle Prove non Distruttive nel sistema industriale non
può quindi prescindere da una descrizione, seppur sintetica, del sistema di Controllo della
Qualità.
dimensionali, ai livelli qualitativi prefissati. Si definisce infatti Controllo della Qualità (C.Q.)
sulla linea di produzione, nella fase di collaudo finale, nella fase di ispezione al ricevimento,
Va sottolineato che la funzione del C.Q. non è solo una funzione esecutiva di prove ed esami,
ma è anche e soprattutto una gestione dei risultati, una elaborazione diagnostica degli stessi,
l’insieme degli esiti dei collaudi e la loro interpretazione, permette al Controllo di localizzare
le fasi di lavorazione ove più frequentemente si originano le cause di scarto ed i motivi che le
producono. Ciò induce ad intervenire con le verifiche di qualità sempre più a monte nel
processo produttivo, sino all’origine, ossia ai materiali base da lavorare. Tale cammino è
fortemente coadiuvato dallo sviluppo dei mezzi di indagine che la tecnica ha messo a
disposizione per gli esami non distruttivi dei materiali e dei prodotti di lavorazione. In
Controllo della Qualità nell’ambito del sistema industriale e, in un tale sistema, qual è il ruolo
delle Prove non Distruttive, che del Controllo della Qualità rappresentano uno dei principali
mezzi, o per meglio dire uno dei principali settori operativi [4].
L’importanza delle Prove non Distruttive è ancora più chiara se si considera che non è
possibile costruire ed esercire materiali senza generare difetti, e cioè che è un grave errore
pensare di poter costruire senza difetti materiali o prodotti, o pensare che questi non perdano
le loro caratteristiche nel tempo. Come nel campo delle misure esiste un sistema di tolleranze
così per i difetti si può definire un modello di difettosità accettabile, tale cioè da non
per confrontarle con gli standard di accettazione che fanno parte delle specifiche di prodotto
[6]-[8].
9
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
Un’analisi dell’argomento costo della qualità implica uno studio molto vasto, molteplici
essendo i fattori che vanno presi in considerazione. Se infatti è indubitabile che ad un risultato
o ad un prodotto di qualità più elevata corrisponda un costo finale parallelamente più elevato,
è anche vero che un pari livello di qualità finale può essere raggiunto con costi maggiori o
minori. Questa analisi, che lungi dall’essere esaustiva, permette di avere un quadro chiaro
PnD, sia nei riguardi della produzione che della manutenzione di componenti, strutture e
prodotti in genere. L’attenzione sarà inizialmente focalizzata ai fattori sia di costo che di
beneficio seguenti la costituzione di un servizio PnD per un dato processo produttivo, ovvero
relativo alle prove che rientrano nella classe delle ispezioni non distruttive in produzione
(preservice inspection).
Nello studio di progetto per la costituzione di un servizio PnD vanno presi in considerazione:
controllo PnD;
- utilizzazione al meglio di queste attività PnD, sia come strutture e punti di intervento,
sia come dati informativi ottenibili per il miglioramento del processo produttivo e
- quantizzazione del costo della gestione del servizio, che comprenderà, i costi diretti
interventi assicurativi, legali e di fisica sanitaria, quote spese generali della società,
etc.), e i costi derivanti (onere degli scarti, rallentamenti o varianti al percorso della
- valutazione del grado di utilizzazione dei risultati forniti dal controllo, che non va nel
Una quantificazione in termini economici dei fattori che concorrono a costituire i benefici è
sicuramente più ardua. Verranno quindi solo indicati una serie di fattori di cui tener conto in
un’analisi, in termini economici, dei benefici derivanti dalla costituzione di un servizio PnD.
Essi sono di tipo diretto (riduzione degli scarti di produzione, riduzione dei reclami da parte
degli utilizzatori, riduzione di tempi di lavorazione per introduzione di sistemi più idonei e di
materiali più consoni a seguito delle diagnosi elaborate dal servizio CnD, etc.) e di tipo
indiretto (miglioramento dell’immagine della società sul mercato, riflessi indotti sulla
professionalità degli addetti alle lavorazioni, diminuzione dei rischi civili e dei premi
In una trattazione economica delle prove non Distruttive ed in particolare dei benefici
seguenti alla costituzione di un servizio PnD, non possono non essere menzionati alcuni
aspetti legislativi. Nello Stato Italiano infatti, dal 30 luglio 1988 è in vigore il DPR n.224 del
produttori per i danni provocati dai prodotti (e/o dai loro componenti) difettosi [9].
Gennaio 1993), ha introdotto nel nostro Paese un regime di parziale responsabilità oggettiva
che prescinde da qualsiasi colpa del produttore. Essa, infatti, impone al costruttore il
risarcimento totale di tutti i danni subiti dal consumatore a causa della presenza del difetto,
anche se originariamente occulto, salvo quando il costruttore possa dimostrare che all’epoca
della produzione non esistevano mezzi tecnologici atti a rilevarne la presenza. Col termine
prodotto difettoso, come inteso dalla legislazione sulla responsabilità da prodotto, non s'indica
11
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
quello che non funziona o che risulta affetto da difetti fisici, ma quello che presenta o
dell'utilizzatore e che quindi non offre quella sicurezza che legittimamente ci si può attendere.
un organo meccanico, un’autovettura, un giocattolo, etc.), può essere tale da farne lievitare il
costo di produzione fino a parecchi ordini di grandezza superiore a quello delle sole materie
causare perdite economiche tanto maggiori quanto più tardi sia scoperto il difetto.
ispezionare sia il materiale di partenza sia il prodotto, durante e dopo ogni singola fase di
lavorazione, alla ricerca di eventuali difetti che potrebbero precluderne il corretto impiego o
Concludendo questa breve analisi economica delle prove non distruttive si vogliono chiarire
inspection). Queste sono rappresentate da quella classe di prove per la verifica dei materiali,
delle strutture e dei prodotti, che in seguito alla loro utilizzazione possono perdere le proprie
caratteristiche nel tempo. Rientrano quindi nelle procedure di manutenzione preventiva, sia
ordinaria che straordinaria, di notevole importanza per la sicurezza di mezzi e persone in quei
12
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
etc [6]-[8]. Particolare rilevanza viene però assunta anche nei confronti degli aspetti
Le voci di costo dell’inservice inspection sono molto simili a quelle relative alla preservice
inspection (le ispezioni in produzione), anche se vi sono alcune differenze tra cui si possono
menzionate:
- qualificazione del personale addetto alle PnD (l’efficacia delle PnD in esercizio è
basata principalmente sulla loro ripetibilità, è quindi necessario più che mai che le
Per quanto concerne i benefici economici dell’inservice inspection, può essere sicuramente
predittive rispetto ad improvvise rotture dei componenti d’impianto che oltre ad evolvere in
rotture di altri componenti, non garantiscono la disponibilità immediata sia dei componenti di
nei pezzi che dovranno poi essere sottoposti a test di indagine non distruttiva. La straordinaria
operatori del settore e dello sviluppo di molteplici tecniche di indagine, ognuna con proprie
13
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
I difetti presenti nei materiali sono numerosissimi e provengono dalle cause più disparate; essi
possono preesistere alla messa in servizio del materiale o essere conseguenza dell’esercizio.
- difetti di produzione
- difetti di esercizio
Sono essenzialmente tutti i difetti insiti nella realizzazione, a partire dalle materie prime, di
pezzi finiti di materiali metallici ferrosi o manufatti di alluminio e sue leghe. Per semplicità di
Sono così definiti quei difetti che insorgono durante la elaborazione in forno del bagno
Nell’elaborazione del bagno metallico possono venire a crearsi nell’acciaio difetti che
bagno metallico stesso. Si parla cioè delle inclusioni endogene, soprattutto di silice ed
maggior numero di difetti sia nel colaggio in lingotti che, ancor più, in getti. Le tipologie
14
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
difetti superficiali, difetti da segregazione, difetti da cavità di ritiro, cricche, difetti dovuti
Le lavorazioni a caldo consentono di passare dal pezzo colato (in genere lingotto) al pezzo
intermedio o finito. Per l’esecuzione di questo tipo di lavorazione sono disponibili vari
mezzi quali forgia, pressa e laminazione, ciascuno adatto per una particolare applicazione,
per cui la bontà finale di un manufatto dipende anche dall’idoneità del mezzo di
lavorazione scelto.
Tra le varie possibilità di origine di difetti nelle lavorazioni a caldo possono ricordarsi le
seguenti:
- Formatura a temperatura troppo bassa. Essa può dar luogo a tensioni di deformazione
- Formatura a temperatura troppo alta. Essa provoca l’ingrossamento del grano che
bruciatura.
cricche interne e, in casi gravi, anche di cricche esterne; la causa è sempre da ricercare
ricottura. Di regola il difetto che insorge nella lavorazione a freddo è sempre del tipo di
I difetti conseguenti a non idoneo trattamento termico possono essere di due tipi:
- Difetti strutturali.
previste con il trattamento termico prescelto. Questo tipo di problema esula dalla
- Lesioni.
Esse si originano, di regola, quando viene scelto un trattamento termico errato nei
tratta quasi sempre di temperature troppo alte o troppo basse o di non valutare in modo
pericolo è costituito dalle tensioni termiche che si palesa nei gravi fenomeni delle
cricche di tempra.
f) Difetti di saldatura
Nella categoria dei difetti di produzione possiamo includere anche la classe dei difetti di
saldatura. Saldatura intesa come parte del processo produttivo al fine di ottenere un
prodotto finito.
L’affidabilità delle strutture saldate risulta di primaria importanza, soprattutto nel caso di
infatti noti esempi di rotture premature e catastrofiche di strutture i cui difetti di saldatura
avevano giocato un ruolo preponderante nel verificarsi del fenomeno. Limiteremo a questo
16
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
Nel corso dell’esercizio un materiale metallico può andare soggetto a vari inconvenienti tra i
quali alcuni meritano particolare considerazione in quanto responsabili della maggior parte
delle rotture in esercizio degli organi di macchina. I più importanti, a questo proposito, sono
- Invecchiamento;
- Usura;
- Fatica;
- Corrosione;
- Erosione;
a) L’invecchiamento
Si definisce invecchiamento quel fenomeno che provoca la variazione nel tempo delle
dell’invecchiamento negli acciai dolci sono: carbonio, ossigeno e azoto. Di essi il più
nocivo è certamente l’azoto anche se l’ossigeno esplica gravi effetti poco considerati.
Molte sono state le spiegazioni del fenomeno; quella che oggi gode di maggior credito
b) L’usura
gran numero di modi e in condizioni molto diverse. L’analisi del fenomeno è molto
complicata perché esso risulta funzione di un gran numero di variabili quali: il tipo di
carico, l’ambiente in cui il pezzo lavora, la velocità relativa delle parti in contatto, la
temperatura di lavoro dei pezzi, la natura del lubrificante, la mutua compatibilità dei
Si può affermare che tutti gli organi di macchina che trasmettono azioni meccaniche per
dalle superfici, il quale può allontanarsi o rimanere in loco aggravando l’usura per effetto
abrasivo.
c) La fatica
inferiore al limite elastico del materiale, a causa della ripetizione dello sforzo per un
numero sufficiente di volte. Le teorie proposte per interpretare il meccanismo della rottura
per fatica sono più di una e non sono in completo accordo tra di loro se non su alcuni
pratico delle rotture per fatica è che esse avvengono per sollecitazioni inferiori alla
- la sollecitazione nei vari punti del materiale non è uniforme, ma presenta delle punte
Detto in parole molto semplici la rottura a fatica è causata da difetti preesistenti sul pezzo.
d) La corrosione
combinarsi con ossigeno, zolfo, anidride carbonica ecc., variabile da metallo a metallo a
seconda dell’affinità del metallo per quell’elemento, della possibilità del metallo ad
deterioramento del metallo che, se non tenuta opportunamente sotto controllo, può portare
e) L’erosione
L’erosione si differenzia dalla corrosione, per il fatto che avviene preminentemente per
pale d’elica, giranti e statori di turbine idrauliche, valvole ad ugello per la regolazione
della portata dei fluidi, tubazioni con liquidi che viaggiano in moto turbolento. L’azione
erosiva del liquido è simile, per certi aspetti, al fenomeno dell’usura, a parte il fatto che
uno dei due materiali è un liquido; gli effetti sono sostanzialmente gli stessi e cioè vi è
l’asportazione di materiale dalle superfici con conseguente riduzione dello spessore del
pezzo.
L’esigenza di rilevare una notevole varietà di difetti in pezzi aventi le forme più disparate e
realizzati con tipi di materiali diversi ha portato allo sviluppo di un notevole numero di
classi omogenee, ma il confine tra le varie prestazioni e caratteristiche non è ben definito.
Nonostante ciò, spesso, la classificazione più utilizzata è quella che suddivide le tecniche di
Controllo non Distruttivo in base al loro campo di applicabilità; esse infatti sono raggruppate
in tre classi:
Un altro fattore condizionante è legato al tipo di materiale testato, infatti non tutti i metodi si
prestano ad indagare la vasta gamma di materiali impiegati in tutti i campi che necessitano di
19
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
Nel seguito si riporta una panoramica sulle tecniche maggiormente utilizzate nei vari settori
industriali.
l’esame visivo. Infatti, in senso lato, tutti i risultati di ogni metodo di indagine devono essere
visivo si intende soltanto l’ispezione degli oggetti ad occhio nudo o col solo ausilio di lenti od
endoscopi a basso ingrandimento. Il principio si basa sull’impiego della luce come mezzo
rivelatore dei difetti. Analizzando la direzione, l’ampiezza e la fase della luce riflessa o
si possono ottenere informazioni sullo stato fisico dell’oggetto in esame. Sebbene sia il
metodo più naturale, richiede una discreta predisposizione all’osservazione ed una notevole
disponibili. Anche il solo esame ad occhio nudo è molto più complesso di quanto non si creda
Gli esami visivi, come anche suggerito dalla norma di riferimento UNI EN 13018 [10],
- esami visivi diretti: possono essere utilizzati quando sia possibile accedere con gli occhi
ad una distanza dalla superficie in esame non maggiore di circa 60 cm con una
- esami visivi remotizzati: vengono generalmente utilizzati quando non sia possibile
endoscopi, fibre ottiche, telecamere, ecc. In ogni caso, qualunque sia il mezzo utilizzato,
gli strumenti debbono avere una risoluzione almeno equivalente a quella dell’occhio
umano.
20
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
Per la corretta applicazione di questo metodo di esame non distruttivo, risulta essenziale
l’esatta conoscenza delle anomalie o del tipo di difetto che si intende rilevare. Il vantaggio di
di utilizzo senza un accesso diretto alla zona d’esame (è necessario avere un foro d’accesso) e
la soggettività del metodo dipendente dal parere dell’operatore e dalla sua esperienza.
I prodotti controllabili sono: motori, condotte di fluidi, serbatoi, vani nascosti, carrelli di
1.4.2 Ultrasuoni
Col termine ultrasuoni si intendono vari tipi di onde elastiche, atte a propagarsi in un
materiale per il quale sia possibile definirne le caratteristiche elastiche e la densità. Queste
onde sono costituite da vibrazioni elastiche di particelle di materia e possono quindi avvenire
anche nel vuoto. Come per tutti i fenomeni ondulatori, anche gli ultrasuoni sono caratterizzati
l’intensità, ecc. Inoltre nella loro propagazione, analogamente alle onde luminose, subiscono i
ostacoli.
In generale, quando un'onda attraversa la superficie di separazione fra due mezzi, la direzione
al fatto che la velocità di propagazione dipende dal mezzo in cui essa avviene.
La riflessione si ha ogni volta che un'onda incide sulla superficie di separazione tra due
mezzi, separandosi in due componenti: una prosegue nel secondo mezzo, subendo
21
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
Inoltre tutte le onde (a parte quelle monodimensionali, proprie di una corda), se passano
attraverso piccole aperture o incontrano un ostacolo sul loro cammino, deviano dalla
dispositivi capaci di trasformare energia da una forma in un’altra. Nel caso degli ultrasuoni
sono utilizzati trasduttori che trasformano energia elettrica in energia meccanica e viceversa,
L’applicazione degli ultrasuoni alle PnD è, a tutt’oggi, uno dei metodi di analisi
maggiormente utilizzato per l’ispezione volumetrica dei materiali che consentono un suo
utilizzo diretto.
ultrasonori" i quali, una volta attraversato il materiale e raggiunto il fondo, vengono riflessi
geometria e del tipo di materiale in esame, possono essere impiegate differenti tecniche
trasmettitori e ricevitori degli ultrasuoni (tecnica in Riflessione), altre invece utilizzano due
trasduttori diversi, uno per l'emissione e l'altro per la ricezione (tecnica in Trasparenza).
In ogni caso il fascio ultrasonoro, così come esce dal trasduttore è caratterizzato dalla sua
(valore di picco dell'impulso elettronico mostrato sullo schermo dello strumento in una
22
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
l'impulso di trasmissione e quello di ricezione, indicato dalla distanza tra i due impulsi
mostrati sullo schermo) che fornisce la misura indiretta del percorso effettuato dall'onda
ultrasonora nel mezzo. In altre parole il segnale di partenza degli ultrasuoni (chiamato "eco
di partenza") e quello riflesso dalla superficie opposta a quella d'entrata (chiamato "eco di
fondo"), vengono visualizzati sullo schermo dello strumento con dei picchi, la cui distanza
risulta proporzionale al tempo che gli ultrasuoni impiegano per percorrere il viaggio di
andata e di ritorno dalla sonda alla superficie riflettente presente all'interno del materiale.
Se durante tale percorso il fascio ultrasonoro incontra delle discontinuità esse fungono da
riflettori, e sullo schermo, tra i due precedenti picchi (eco di partenza ed eco di fondo), ne
compariranno degli altri che rappresentano delle indicazioni relative al tipo di discontinuità
I campi di applicazione sono i più svariati, essendo il metodo applicabile anche a materiali
L’ispezione mediante liquidi penetranti (LP) è da oltre 50 anni il metodo più semplice e meno
costoso per rilevare discontinuità e cricche di vario genere. E’ un metodo molto pratico perché
è applicabile a qualsiasi tipo di materiale non poroso. Esso consiste nello stendere sulla
superficie in esame uno speciale mezzo liquido (di solito oleoso e di colore variabile e/o
fisiche che ne consentono la penetrazione per capillarità all’interno delle discontinuità. Dopo
aver rimosso il liquido eccedente dal pezzo mediante un lavaggio con acqua corrente fredda
(l’acqua ha una tensione superficiale più elevata e una bagnabilità peggiore rispetto al liquido
penetrante per cui non lo rimuove dalle fessure nelle quali è penetrato) si applica, su tutta la
superficie da esaminare, uno speciale materiale assorbente, detto rilevatore, che riporta in
dimensioni maggiori del difetto che lo ha generato e fornire così una indicazione visibile dello
stesso.
Rispetto all’ispezione visiva, questo metodo rende più agevole per l’operatore la valutazione
maggiori di quelle del difetto e ciò rende possibile individuare anche cricche aventi
24
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
La Norma di riferimento per la tecnica di Controllo non Distruttivo con liquidi penetranti è la
UNI EN 571-1 [12]; essa prevede che la procedura di controllo venga effettuata nelle seguenti
sette fasi:
emulsificatore;
- ispezione;
- pulizia finale.
La preparazione della superficie è uno dei passi più critici, in quanto deve eliminare
completamente qualunque traccia di acqua, olio, grassi o altre sostanze che possono impedire
o limitare l’accesso del liquido penetrante all’interno dei difetti. La Norma impone alcuni
accorgimenti da prendere nelle diverse fasi del controllo; ad esempio il tempo di penetrazione
deve essere compreso tra 5 e 60 minuti, in dipendenza della caratteristica specifica del
L’ispezione con liquidi penetranti è uno dei metodi non distruttivi più utilizzati grazie alla sua
facilità di impiego e alla sua flessibilità. Può essere effettuata su qualsiasi superficie non
porosa di materiali metallici e non metallici (vetro, gomma, plastica, ceramica, acciaio,
I vantaggi maggiori di questa tecnica sono l’alta sensibilità alle piccole discontinuità
possono essere rilevati solo difetti superficiali, occorre una preparazione accurata della
dall’esperienza dell’operatore.
25
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
1.4.4 Termografia
temperatura presente nelle varie zone dell’oggetto esaminato. I segnali provenienti dai sensori
sono opportunamente trattati in modo da ottenere dei diagrammi o delle immagini che
dell’oggetto controllato.
Questo metodo di diagnosi è indicato in quei processi in cui si ha che fare con flussi di calore,
il quale può essere prodotto da un processo d’attrito, un fluido attraverso una conduttura, la
produzione di calore per effetto Joule, particolari processi di produzione, etc. Si tratta più che
difettoso prima che questo comporti danni maggiori o pericoli per l’incolumità delle persone.
movimento rotatorio (in fig.1.2 è mostrato un esempio di applicazione). Con essa si può
freni, frizioni etc. Possono essere sottoposti a termografia anche impianti e macchine
elettrico di linee o trasformatori, sovraccarico di motori, eccessiva usura delle spazzole dei
liquidi pericolosi.
specifiche costruttive.
26
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
Fig. 1.2 L’analisi termografica ad infrarossi rileva l’eccessivo calore sviluppato da un cuscinetto usurato
monitoraggio a distanza che può essere effettuato anche con continuità, può essere facilmente
inserito in un sistema automatizzato. Anche se non sempre viene rilevato con esattezza il tipo
di difetto esistente, però esso è individuato molto precocemente, prima che il danneggiamento
sia evidente e comporti gravi rischi. Individuata l’anomalia spesso si ha il tempo di intervenire
1.4.5 Magnetoscopia
corrispondenza dei difetti superficiali, o sub superficiali (con certe limitazioni in quest’ultimo
caso), mediante una opportuna magnetizzazione del pezzo in esame. La rivelazione dei difetti
viene fatta grazie alla captazione dei corrispondenti campi magnetici dispersi. I procedimento
più diffuso per ottenere la rivelazione è quello delle polveri, o particelle, magnetiche; esso
però è sostanzialmente basato sull’osservazione visiva delle indicazioni ottenute, con tutte le
conseguenze derivanti dalla soggettività dell’intervento dell’uomo. A ciò in certi casi (ove è
disperso:
27
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
elettrico, per ottenere la quale nel pezzo in esame viene inviata una corrente elettrica (vedi fig.
1.3); magnetizzazione col sistema magnetico, per ottenere la quale il pezzo in esame viene
In assenza di difetti le linee di campo sono tutte parallele ed equidistanti, mentre in presenza
di difetti, superficiali o sub superficiali, queste vengono deviate anche al di fuori del contorno
geometrico del pezzo: quindi in corrispondenza della discontinuità viene a formarsi un campo
magnetico disperso.
stesso. In linea di principio la rivelazione del campo magnetico disperso può avvenire per
mezzo di apposite sonde di tipo pick-up, tuttavia questa tecnica non è di impiego universale
per le difficoltà connesse con la geometria più o meno complessa dei pezzi che si incontrano
nella pratica. Il metodo più diffuso è invece quello delle particelle magnetiche, consistente
nello spruzzare in prossimità del campo magnetico disperso delle fini particelle, o polveri, di
magnetoscopico richiede le seguenti fasi esecutive, come anche imposto dalla specifica norma
necessaria per evitare che il grasso o lo sporco trattenga del rivelatore per aderenza,
possibile perpendicolare alla direzione presunta dei difetti; se ciò non è noto, occorre
eseguire più di un esame con due magnetizzazioni tra loro perpendicolari, onde
- Irrorazione del rivelatore. Bisogna fare una distinzione tra due possibili tecniche di
analisi. Il metodo continuo, ove, per l’individuazione del difetto, si sfrutta il campo
che cessi la magnetizzazione, in modo da evitare che per l’azione meccanica del getto
massima possibile, essendo stata prodotta mentre era massima l’azione attrattiva del
campo disperso. Il metodo residuo, ove, per l’individuazione del difetto, si sfrutta il
magnetismo residuo del pezzo; in tal caso il rivelatore è irrorato solo dopo che è cessata
la magnetizzazione. Le indicazioni così ottenute sono meno marcate a causa del più
Il metodo continuo è quello di gran lunga più usato, essendo più sensibile,tuttavia in certi
casi il metodo residuo è preferito per evitare di rilevare difetti irrilevanti in pezzi grezzi.
pezzi. Essa avviene generalmente per passaggio dei pezzi attraverso un tunnel di
smagnetizzazione può essere fatta con passaggio diretto di corrente a cicli decrescenti.
la ricerca di difetti superficiali o subsuperficiali. E’ un CnD più rapido, meno laborioso e più
Essa è poco adatta per l’esame di pezzi con superfici troppo scabrose, rugose, filettate e di
geometria troppo complessa. Infatti in tali casi presenta il grosso inconveniente, già citato per
processo difficilmente automatizzabile se non con l’impiego di rivelatori a sonda, peraltro più
1.4.6 Radiografia
interna dei materiali mediante la rappresentazione della relativa immagine su una pellicola
pellicola radiografica esposta alle radiazioni da questo trasmesse (in fig. 1.5 è riportato un
esempio).
- variazioni della struttura reticolare del materiale, causato da stress interno o presenza
di impurità;
- discontinuità del materiale più denso in alcune zone e più espanso in altre.
Questo sistema di indagine è applicato per il controllo di pezzi per prevenire rotture e per il
(presenza di impurità, omogeneità del materiale, etc.) e può essere utilizzato anche per
forniscono informazioni sulla profondità del difetto, esse si possono avere, però, effettuando
L’indagine radiografica è molto efficiente e rapida nel caso di oggetti di semplice geometria,
consente analisi approfondite e molto mirate. L’interpretazione dei risultati può essere
se l’oggetto possiede una geometria complicata. Nell’ultimo caso si richiedono analisi più
complesse.
Anche se le applicazioni sono le più svariate (non solo in campo industriale), l’utilizzo di
questa tecnica di PnD è limitata dalle costose apparecchiature che richiede, soprattutto per
quanto riguarda la protezione degli operatori dalle radiazioni e dalle sorgenti di raggi.
Infatti per legge è obbligatorio operare i test in adatti locali di irraggiamento (bunker),
opportunamente protetti con schermature di piombo o con pareti di cemento armato, e dotati
di opportuni allarmi che impediscano agli operatori di dare il via all’emissione di raggi X,
finché le porte d’accesso al bunker non siano state chiuse e le dovute protezioni inserite.
Anche nelle applicazioni esterne (per controlli in opera su impianti e cantieri industriali),
mediante unità radiografiche mobili, è necessario, per legge, operare opportuni accorgimenti
Tutte le disposizioni a riguardo sono riportate nella Norma di riferimento per questo tipo di
“L’esposizione del corpo umano o di sue parti ai raggi X o γ può essere gravemente nociva
per la salute. Ovunque siano in uso apparecchiature a raggi X o sorgenti radioattive devono
La scelta tra l’utilizzo di raggi X o raggi γ (che hanno un maggiore potere di penetrazione)
I raggi X anche più potenti non superano spessori d'acciaio superiori a circa 70 mm; mentre i
32
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
Il sistema PnD radiografico è spesso utilizzato dopo l’esecuzione di test con altri metodi di
difetti interni ed esterni ai materiali, è applicabile su tutti i materiali (ghisa, acciai, alluminio e
leghe leggere, materiali compositi, ceramiche, plastiche, ecc.). Un grosso vantaggio di questo
comparazione con campioni di confronto. Le limitazioni sono legate allo spessore massimo e
alla complessità geometrica dei pezzi da esaminare, alla forma e giacitura dei difetti e
1.4.7 Ferrografia
L’esame ferrografico è una tecnica PnD di tipo innovativo, generalmente applicata nel settore
aeronautico per l’esame degli oli lubrificanti dei motori a reazione, allo scopo di fornire utili
informazioni per l’individuazione e/o localizzazione del componente critico. Essa è infatti,
una tecnica di analisi delle particelle di usura avente l’obiettivo di definire e localizzare i
processi tribologici nei sistemi il cui funzionamento si basa su processi di dinamica fisica
operative:
- raccolta di frammenti di usura che si accumulano nei lubrificanti o nei fluidi di processo
morfologia e natura;
Il principale vantaggio della tecnica ferrografica deriva dalla possibilità di associare ad ogni
grado di fornire sia la stima qualitativa e quantitativa dei residui ferrosi presenti nell’olio sia
per una completa valutazione dei processi di usura all’interno del motore. E’ un esame molto
1.4.8 Olografia
L’olografia è un metodo di registrazione del campo della luce diffusa da un oggetto su una
metodo non distruttivo di tipo prevalentemente ottico che si avvale di sorgenti luminose
Uno degli esempi più significativi della proprietà olografica è denominato interferometria
olografica; essa consiste nel registrare sullo stesso ologramma due immagini di uno stesso
esame, la possibilità di utilizzo del processamento digitale delle immagini per automatizzare
34
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
Il metodo delle correnti indotte ECT (Eddy Current Testing) si inserisce fra i metodi non
metallici sia allo stato di semiprodotto (barre, tubi, etc.), che di particolari finiti di lavorazione
meccanica [4]-[5], [15]-[18]. Per mezzo delle correnti indotte è possibile effettuare vari tipi di
esami:
spinto. L’esame con correnti indotte consente, come le altre tecniche di esame non distruttivo,
servizio. Oltre ad una grande varietà di applicazioni, offre numerosi altri vantaggi: elevata
sensibilità d’esame, intesa come capacità di rilevare difetti di piccole dimensioni, grande
a) b) c)
H0 H0 H0
Jp
Ji
Hr Jp
Jp
Fig. 1.6 Bobina in aria a); bobina a contatto con il materiale in assenza b) ed in presenza c) di difetto.
35
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
affidabilità, rapidità di esecuzione, basso costo di esercizio. Risulta di grande utilità il poter
eseguire l’indagine senza che vi sia contatto diretto tra sonda e pezzo in prova, permettendo
controllo dei materiali direttamente all’uscita delle trafile e dei laminatoi, nonostante la loro
elevata velocità e temperatura. Per la stessa ragione, in campo artistico ed archeologico, non
esistono rischi di danneggiamento delle opere d’arte o dei reperti durante i controlli.
magnetico alternato, creato attraverso apposite bobine, nel pezzo in esame; in ossequio alla
legge di Lenz il materiale diviene sede di una f.e.m. indotta la quale, agendo in un mezzo con
conducibilità elettrica σ > 0, provoca una circolazione di corrente elettrica in seno al pezzo
stesso (corrente indotta). Il verso di circolazione di tale corrente sarà tale da produrre a sua
volta un campo magnetico opposto a quello del campo magnetizzante esterno (fig. 1.6).
seconda dell’entità, il percorso delle correnti indotte nel pezzo variandone di conseguenza il
Di conseguenza anche il campo magnetico associato a tali correnti varia in maniera analoga e
viene analizzato valutando i suoi effetti sulla corrente o sulla tensione della bobina inducente,
oppure sulla corrente o sulla tensione indotta in un altro avvolgimento posto, anch’esso in
36
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
J(x) = J 0 ⋅ e - δ /x dove:
- δ = 1/ πµ 0 σ f è lo spessore di penetrazione;
- J0 è il modulo della densità di corrente sulla superficie del conduttore (per x=0).
Il modulo delle correnti ad una profondità x=δ è circa il 37% di quello in superficie e il valore
di δ presenta una notevole diminuzione all’aumentare della frequenza del campo inducente
(questo fenomeno è illustrato in fig. 1.7). All’aumentare della frequenza, la corrente indotta di
addensa sulla superficie dell’oggetto esaminato per cui non saranno rilevati difetti
sottosuperficiali, d’altro canto, aumentando la frequenza del campo inducente, a parità di altre
condizioni, aumenta anche l’ampiezza delle correnti. Una maggiore ampiezza delle correnti
comporta una più semplice elaborazione del segnale distinguendolo con maggiore facilità dai
disturbi aleatori sovrapposti. Spesso si tende ad utilizzare frequenze alquanto elevate, anche
Da quanto fin qui esposto risulta evidente che la possibilità di rilevare difetti, dislocati nella
Forza delle
correnti indotte
0 37% 100%
δ
Penetrazione
- alla condizione che le correnti indotte penetrino in profondità nel materiale, fino ad
interessare tutto lo spessore del manufatto o comunque la porzione esterna di esso che si
- alla condizione che i segnali associati alla presenza di difetti siano discriminabili rispetto
Il problema della rilevabilità dei difetti nei manufatti può essere affrontato, almeno per quanto
attiene la seconda condizione, scegliendo di volta in volta il valore ottimale della frequenza
del campo magnetico indotto; è intuibile che il valore selezionato per tale parametro deve
risultare dal compromesso tra la necessità di penetrare una data porzione del materiale e
quella di ottenere sfasamenti quanto maggiori possibili tra il segnale utile associato ai difetti e
quelli associati a tutte le altre cause non interessanti il controllo e costituenti quello che
Per quanto attiene alla prima condizione invece, rileviamo che essa impone che il difetto, per
essere rilevato, debba essere situato entro lo spessore di conduzione delle correnti indotte in
indispensabile anche che la perturbazione abbia entità tale da poter essere sicuramente
correnti indotte nella sezione del conduttore, è evidente che tutti i difetti affioranti alla
superficie, intercettando gli strati a maggiore densità di corrente indotta, saranno sicuramente
rilevabili, mentre lo stesso può non accadere per i difetti non affioranti che interessano solo
gli strati più interni di conduzione ai quali, per certi valori di frequenza, compete una densità
E’ per questa ragione che normalmente si ritiene che la rilevabilità di un difetto sia assicurata,
purché questo sia ubicato entro la zona di conduzione, ad una profondità per cui la densità di
corrente indotta sia ancora pari a circa il 37% della densità di corrente dello strato superficiale
Risulta quindi evidente come la scelta della frequenza di lavoro rappresenta una fase molto
importante nell’esecuzione di ECT. Questa viene fatta in funzione del tipo di materiale che si
va ad indagare, del tipo di difetto, del tipo di sonda usata, della velocità di esecuzione della
prova, degli obiettivi della prova (se si vuole solo rilevare la presenza del difetto o anche
fornire informazioni aggiuntive) e quindi della precisione che si vuole garantire nella misura.
“penna”, utilizzando frequenze che vanno dai 100kHz ad alcuni MHz in funzione del
materiale esaminato: 2MHz per l’alluminio, 6MHz per il titanio, 100-200kHz per materiali
vengono effettuate con frequenze molto basse (dell’ordine del kHz), che riescano a garantire
Un generico apparecchio per il controllo dei materiali con correnti indotte deve assolvere alle
esame, generi in esso un flusso di correnti indotte; il generatore che fornisce la corrente
per la creazione di tale campo dovrà consentire che l’intensità di questo, e la sua
- rilevare le modificazioni del campo, associate alla variazione delle correnti indotte.
Le prime due funzioni sono affidate ad opportuni avvolgimenti in genere solenoidali, mentre
la terza viene espletata da una catena elettronica di elaborazione e valutazione del segnale.
A seconda della tipologia del prodotto da controllare, e del conseguente sistema adottato per il
prelievo del segnale, si può avere la separazione tra la funzione generatrice del campo e quella
39
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
di rivelazione del segnale, attribuendo ciascuna di queste a due avvolgimenti separati (bobina
di campo e bobina di misura), ovvero le due funzioni possono far capo ad un’unica bobina che
Così per materiali a sezione geometrica regolare (poligonale, circolare, tubolare, ecc.) di
dimensioni contenute, le due funzioni sono scisse normalmente tra loro e fanno capo a due
bobine coassiali realizzate in maniera tale da avvolgere il manufatto sotto controllo. Questo
viene fatto scorrere entro le bobine quindi esposto progressivamente al campo magnetizzante;
così viene realizzato il controllo del completo manufatto a meno di due brevi tratti di
Fig. 1.8 Schema di principio del complesso di eccitazione e di rivelazione per un apparecchio di controllo a
correnti indotte a bobine avvolgenti.
soltanto per punti, in corrispondenza di ciascuno dei quali il controllo coinvolge solo una
testina pick-up; in fig. 1.9 sono mostrate in modo schematico questo tipo di realizzazioni in
cui le due funzioni fondamentali, quali l’eccitazione e la rivelazione del segnale, possono
40
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
H0 H0 H0
J J J
Hr Hr Hr
a) b) c)
Fig. 1.9 Schema di principio del complesso di eccitazione e di rivelazione per un apparecchio di controllo a
correnti indotte e bobina a tastatore: a) eccitazione e rivelazione sono affidate ad un’unica bobina; b) le
due funzioni sono affidate a due bobine separate; c) esempio di applicazione di bobina a tastatore su tubi.
altre in relazione alle diverse necessità di controllo, tra le quali si può citare ad esempio quello
relativo all’esame di manufatti tubolari, eseguito però dall’interno, come nel caso di caldaie,
Bisogna infine dire che nell’esecuzione di un controllo ECT, alcuni fattori ne ostacolano uno
stato di integrità. Nel caso invece che il controllo venga effettuato con sonde a tastatore un
fenomeno analogo è provocato dalle variazioni inevitabili della distanza intercorrente tra
- rugosità superficiale del manufatto in esame, la quale provoca un incremento del rumore
- variazione localizzata della permeabilità magnetica del pezzo in esame, i segnali ad essa
difetti;
ciò comporta una complicazione strumentale e di processo che va ad influire sulla semplicità
1.4.9.3 Applicazioni
Per il suo principio di funzionamento l’ECT può essere utilizzato solo con materiali
conduttori, ma ciò non rappresenta un grosso limite, poiché la maggior parte dei manufatti che
posseggono dei requisiti di elevata resistenza meccanica e alla corrosione sono costruiti in
metallo e proprio su questi oggetti sono effettuati il maggior numero di test non distruttivi per
prevenire rotture improvvise. Sono quindi esaminabili tutti gli oggetti in ferro o acciaio, in
alluminio o lega d’alluminio, anche materiali non metallici ma conduttori come i composti
della grafite. Tale metodo risulta a tutt’oggi una valida alternativa alla difficoltà di
applicazione del controllo magnetoscopico per l’esame dei componenti realizzati in acciaio
inossidabile austenitico. Particolare importanza assume il fatto che, non essendo necessario il
contatto fisico tra sonda e superficie in esame, risulta possibile il controllo di manufatti in
molto elevate. Oltre al campo metallurgico, il metodo delle correnti indotte è ampiamente
utilizzato nel settore aeronautico; la sua applicazione risulta largamente diffusa sia per la
42
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
buona conduttività elettrica dei materiali in esame sia per la difettologia superficiale che si
Al fine di evidenziare incrinature, anche allo stato nascente, in modo sia da intervenire
preventivamente su possibili fenomeni di rottura che da avere dei criteri oggettivi di esame,
Il sistema presenta, come visto, alcuni inconvenienti legati al trattamento dei segnali, che
possono essere influenzati da disturbo e l’indagine può essere complicata da una geometria
non semplice dell’oggetto esaminato, che non consente un’aderenza della sonda alla
all’indagine ECT è inviato ad ulteriori esami più complessi e accurati (liquidi penetranti,
radioscopia, ultrasuoni) per individuare l’esatta entità del danno e se questo può comportare
rotture.
Le informazioni circa la difettosità del materiale, fornite dai vari metodi non distruttivi, sono
quasi mai direttamente traducibili in termini quantitativi di danno, ovvero di minor resistenza
superficiali, immagini, segnali elettrici, che in qualche modo devono essere “tarati” rispetto
alla caratteristica resistenziale di cui si vuole valutare il decadimento in funzione dei difetti
rilevati. Per chiarire la relazione esistente tra il risultato della prova non distruttiva e la
capacità del particolare esaminato di sopportare gli sforzi al quale è destinato, occorre
innanzitutto definire una classificazione dei difetti secondo la loro pericolosità ed, in
43
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
particolare, si deve giungere a stabilire il limite di accettabilità per ciascun tipo di difetto. Le
prove distruttive utili a questo fine possono essere di vario tipo: funzionamento, sovraccarico,
fatica. Generalmente queste prove sono assai complesse e la loro esecuzione corretta risulta
lunga e costosa: accade così che spesso non possono essere espletate completamente. In questi
casi è assai critico scegliere il giusto livello di qualità: se questo e mantenuto troppo alto si
incorre nello scarto di materiali che potrebbero funzionare regolarmente nonostante i difetti
accertati; se è mantenuto troppo basso si rischia di avere rotture in servizio dei materiali
esaminati. Senza entrare nel dettaglio dell’argomento, ampiamente trattato dalle moderne
teorie sulla meccanica della frattura, sarà bene accennare a due orientamenti fondamentali
nella filosofia ispiratrice del progetto di una struttura complessa. Se essa è concepita in modo
che gli sforzi siano sopportati singolarmente da particolari tutti essenziali, tali che la rottura di
uno di questi comporti la catastrofe1, allora la sua integrità dovrà essere assicurata fino al
termine della sua vita, garantendo che essa non contenga difetti suscettibili di propagarsi a
dimensioni critiche in esercizio; ossia, la vita sicura (safe-life) della struttura deve essere
garantita con controlli molto severi ed il criterio di tollerabilità dei difetti sarà di conseguenza
molto restrittivo.
Se invece la struttura è concepita in modo composito, tale che gli sforzi siano distribuiti fra
più elementi in parallelo (quindi non singolarmente essenziali), e la rottura di uno di questi sia
tollerata dai rimanenti, allora è evitata la catastrofe e quel elemento sarà poi sostituito con
minimo danno. Ad esempio, una giunzione effettuata con un solo bullone richiede che i due
fori passanti ed il bullone stesso non presentino inneschi di cricche, altrimenti per fatica si
giungerebbe alla catastrofe; invece se è effettuata con sei bulloni di minor sezione, ma
proporzionati in modo che cinque di essi siano ancora sufficienti a sopportare lo sforzo, la
11
Catastrofe intesa come grave danno apportato a cose e soprattutto a persone.
44
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
difetti, e la difficoltà estrema di una loro completa analisi (talvolta non sono neppure
accertabili con sicurezza la forma e le dimensioni del difetto), rendono conto della situazione
di disagio di chi deve deliberare l’accettazione dei materiali. L’assenza assoluta dei difetti non
è generalmente possibile e non si può quindi pretenderla nei materiali. Inoltre non devono
essere dimenticate altre considerazioni: economia, durata, prestigio, oltre alla sicurezza.
industriale, e questo impone ogni sforzo per distinguere tra i difetti che realmente
pregiudicano la resistenza dei materiali e quelli che sono innocui. In termini di affidabilità, la
durata, cioè la vita media che si pretende da un complesso meccanico, è un altro dato di
cicli molto maggiore di quello che si verificherà nell’intera vita presunta del complesso.
assolutamente innocui; oppure, in caso di incidenti, la presenza di difetti nel materiale, anche
quando essi sicuramente non sono imputabili di alcun concorso alla rottura, ha una negativa
contemperare diversi criteri talvolta contrastanti, ciascuno dei quali, di caso in caso, può avere
maggiore o minore importanza. L’unico criterio che in nessun caso può essere trascurato è
1.6 Conclusioni
I Controlli non Distruttivi sono diventati oggigiorno di fondamentale importanza non solo in
sicurezza è il bene primario e viene preservata con stringenti controlli di qualità sui
45
Capitolo 1 I controlli non distruttivi
componenti utilizzati.
sistema di Controllo della Qualità per ottenere benefici quali riduzione degli scarti, maggiore
prestigio, ecc., oggigiorno esistono precise disposizioni legislative a garanzia della qualità dei
prodotti. Questo, insieme ad altri fattori, ha portato negli ultimi decenni allo sviluppo di
molteplici tecniche di indagine non distruttiva che risultano spesso complementari tra loro.
Ognuna ha dei pregi, dei difetti e dei limiti che le rendono applicabili solo in specifici settori e
per la ricerca di difetti ben definiti. Alcune di queste posseggono requisiti di sensibilità,
affidabilità e versatilità molto alti, ma hanno di contro elevati costi quindi vengono utilizzate
anch’esse solo per scopi specifici. Il metodo ECT è tra i più diffusi in ambito industriale
perché ben si adatta alle esigenze del settore. Infatti richiede apparecchiature poco costose, è
46
Capitolo 2
I metodi di indagine proposti
2.1 Introduzione
Fattori di tipo tecnico, economico e legislativo hanno trainato, negli ultimi decenni, lo
sviluppo delle PnD sia in termini di nascita di nuove tecniche di indagine che di
più avanzati, rispondenti a più stringenti requisiti di resistenza e leggerezza, richiesti da alcuni
Per quanto concerne l’aspetto economico, la possibilità di effettuare l’analisi dei materiali con
costi minori, a parità di precisione nell’individuazione delle anomalie, già di per se giustifica
gli investimenti in questo settore della ricerca scientifica. Bisogna però dire che negli ultimi
anni si è avuta un’evoluzione del concetto economico connesso alla qualità, e quindi ai
dovuti alla riduzione degli scarti di produzione, all’ottimizzazione del processo produttivo, al
Alla scadenza del 1993 infatti, con il completamento dell'assetto del Mercato Europeo, é stata
liberalizzata la circolazione dei prodotti nei Paesi membri della Comunità Economica
Europea, con tutti i vantaggi prevedibili nell'incremento del volume di scambio; ciò ha
Infine, recependo l’importanza degli aspetti connessi alla qualità di prodotti e servizi, i
E’ in tale contesto tecnico ed economico che si colloca l’attività di ricerca svolta, atta allo
sviluppo di metodi e strumenti di misura per l’esecuzione di Prove non Distruttive con la
Seppur tecnologicamente avanzati, le tecniche e gli strumenti ECT attualmente in uso non
i. Uno dei maggiori limiti è rappresentato dalla scarsa penetrazione delle correnti indotte
dello spessore di penetrazione delle correnti indotte nel pezzo, decretando la possibilità di
dell’ampiezza delle correnti indotte con conseguente riduzione dei segnali. La situazione
ii. Sia per ragioni economiche che di sicurezza, in molte applicazioni è di fondamentale
difetti. Queste informazioni infatti, permettono sia di valutare con maggiore sensibilità
l’accettabilità del componente sotto test, che di determinare le origini del difetto nella
Tipicamente, nel campo dell’ECT attualmente in uso, la selezione dei componenti viene
eseguita da operatori esperti che decidono l’accettabilità del pezzo sotto test analizzando
opportune soglie predefinite. Esistono infine sul mercato strumenti più sofisticati, basati
all’esecuzione dei test, effettuare sofisticate analisi dei dati acquisiti, attivando opportuni
della forma del difetto con i valori numerici delle sue caratteristiche geometriche e della
relativa incertezza, è ancora una questione aperta, come confermato dall’attenzione che la
Da tutte queste considerazioni, risulta evidente come sia possibile, ma soprattutto necessario,
all’avanguardia nella soluzione delle nuove frontiere (intese come nuove necessità ispettive)
E’ in quest’ottica che si pone l’attività di ricerca svolta, sviluppando, come già menzionato,
metodi e strumenti di misura per l’esecuzione di Prove non Distruttive con la tecnica delle
Correnti Indotte.
Sono state messe a punto due tecniche d’indagine ispettiva, l’una fondata sul sensore di
campo magnetico innovativo fluxset [29]-[33], l’altra sulla tomografia induttiva [34]-[35].
In seguito alla messa a punto dei metodi di misura, l’attività di ricerca è proseguita:
b) sviluppando un sistema di auto calibrazione e taratura delle sonde, che permette sia
strumento compatto che assolva alle diverse funzioni di alimentazione della sonda,
d) la messa in opera dello strumento è stata resa possibile anche dal contemporaneo
50
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
[30], [32];
e) lo studio e la messa a punto di una tecnica di elaborazione dei segnali, basata sulle
Support Vector Machine (SVM), capace di fornire precise informazioni non solo
sulla presenza del difetto ma anche della sua posizione, forma, dimensioni
In seguito alla presentazione delle tecniche di indagine proposte, verranno esposte in dettaglio
Al fine di risolvere alcuni dei summenzionati problemi delle tecniche ECT attualmente in uso,
sia dei principi di funzionamento che delle potenzialità di questi sensori, l’attenzione sarà
posta sul sensore fluxset che, tra gli altri, è stato scelto nello sviluppo di questa attività di
ricerca.
I sensori fluxset sono nati per la misurazione, con buon grado di precisione, di campi
magnetici di bassa intensità, coprendo un range di frequenze che va dalla continua a circa 100
kHz [39]-[41]. Dal punto di vista costruttivo il fluxset è costituito da due solenoidi, detti di
In fig. 2.2 viene invece mostrata una fotografia del sensore fluxset; il confronto con una
51
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Solenoide di Nucleo
Pickup ferromagnetico
vs(t)
Solenoide di
ie(t)
Driving
internamente a quello di pick-up; questa, come verrà meglio illustrato in seguito, non è l’unica
Il nucleo è costituito da una lamina molto sottile (ordine dei 10 µm) di vetro metallico: un
52
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
ottimo materiale magnetico dolce, caratterizzato da elevata permeabilità iniziale (µr = 85000)
comando (driver) con una corrente ie(t) di forma d’onda triangolare che magnetizza
simmetrica (fig. 2.3 b)). Quando un campo esterno è sovrapposto all’eccitazione periodica, il
tempo necessario a saturare il nucleo in una direzione (ad esempio per valori positivi della
corrente di driving) è più elevato di quello speso per la saturazione nella direzione opposta
(per valori negativi della corrente di driving); ne consegue uno shift del segnale di pick-up che
perde la sua simmetria (fig. 2.3 c)). In conclusione alimentando opportunamente il sensore e
53
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
con una adatta geometria del nucleo, lo shift del segnale vs(t) dipende solo dal valore e dal
segno della componente del campo esterno, parallela all’asse del nucleo stesso.
¾ buona linearità;
¾ alta risoluzione spaziale (fino al decimo di mm, molto minore delle dimensioni del
dispositivo);
La sensibilità del fluxset è praticamente indipendente dalla frequenza del campo misurato, a
patto che la frequenza di driver sia almeno il doppio della più alta frequenza del campo
magnetico che deve essere rilevato. Si hanno buone prestazioni di funzionamento anche per
basse frequenze del campo magnetico misurato, caratteristica questa che permette di superare
uno dei grossi limite dei sistemi di indagine di tipo induttivo normalmente utilizzati, le cui
proprietà sono molto legate al valore della frequenza di funzionamento (questo aspetto verrà
meglio evidenziato nel § 2.2.3). Altra peculiarità del fluxset è quella di rilevare solo
Tutte queste caratteristiche unite al basso costo, sia del sensore che del sistema di rilevamento
L’accuratezza delle misure di campo per mezzo del sensore fluxset, dipende
pick-up. E’ infatti intuibile, che una più puntuale rilevazione del segnale di tensione rende
54
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
possibile individuare anche piccole differenze di tempo, determinando misure di campo più
geometria del nucleo ferromagnetico; infatti, più è uniforme il campo nel nucleo (cioè le
differenti regioni raggiungono la saturazione nello stesso istante), più regolare risulta il
segnale prelevato ai capi dell’avvolgimento di pick-up. La natura del nucleo e gli eventuali
caratteristica del sensore fluxset che può essere ottimizzata: la massima frequenza di driving
raggiungibile; risultati sperimentali mostrano che tale caratteristica dipende fortemente dalla
Sono quindi stati effettuati numerosi studi atti a determinare la migliore geometria e
composizione chimica del nucleo, ed individuare la geometria del sensore che meglio ne
caratteristiche che deve avere il nucleo magnetico, affinché il suo uso nel sensore fluxset sia
considerato ottimale, sono: elevata permeabilità iniziale, bassi valori del campo coercitivo e
alterazioni dimensionali) e di dilatazione termica per assicurare la stabilità della sonda alle
deformazioni meccaniche. Le ricerche condotte hanno portato alla conclusione che i migliori
risultati si ottengono con un nucleo realizzato da lamine amorfe di materiale magnetico dolce.
55
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
di ricottura in atmosfera d’idrogeno alla temperatura di 350°C per un’ora. Tale processo
incrementa la permeabilità e l’omogeneità del materiale; ciò comporta fronti più ripidi e
maggiore regolarità del segnale di pick-up con conseguente aumento di sensibilità e maggiore
eseguendo dapprima una levigatura grossolana, quindi, una più fine. Questo trattamento
diminuisce il livello di saturazione ed il valore del campo coercitivo, ciò comporta un segnale
Un’ulteriore caratteristica che influenza le prestazioni del sensore, è la geometria del nucleo.
possibile omogenea del nucleo stesso; ciò corrisponde alla necessità di avere un segnale di
pick-up quanto più possibile vicino ad un’onda rettangolare, indi un incremento in sensibilità
del sensore. Gli esperimenti effettuati hanno dimostrato che la geometria ottimale è quella
ellittica; tuttavia, tali studi, hanno anche evidenziato che il miglioramento delle prestazioni del
sensore derivanti dall’utilizzo di un nucleo ellittico anziché rettangolare, non sono tali da
La geometria del sensore ha una notevole influenza sulla massima frequenza di driving
raggiungibile, sulla sensibilità e sulla risoluzione spaziale del dispositivo. Per aumentare la
risoluzione spaziale, poiché il sensore rileva il campo medio nella regione del nucleo, è
diminuzione del volume del nucleo, comporta anche una minore sensibilità. Differenti sono
state, quindi, le geometrie realizzate e sperimentate al fine di determinare quella che permetta
56
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Il primo modello di fluxset risale al 1997: esso presenta sezione circolare e avvolgimento di
Questa geometria presenta un elevato traferro tra nucleo ed avvolgimento di driving; ciò
comporta un piccolo valore del flusso che investe il nucleo rispetto al flusso totale, con
Bobina di Bobina di
(Interna) (Esterna)
Pick-up Driving
(d2) Diametro: ~2.0 mm (d2) Diametro: ~2.0 mm
(l1) Lunghezza: ~5.0 mm (l2) Lunghezza: ~9.0 mm
(n1) Numero spire: 100 (n2) Numero spire: 470
Nucleo
(Nastro) Altri Dati
Magnetico
(l3) Lunghezza: ~9.5 mm Filo Diametro: ~30 µm
(l4) Larghezza: ~0.6 mm Filo Materiale Rame
· Spessore: ~20 µm
conseguente riduzione della sensibilità del sensore. E’ stata quindi realizzata la serie #2 dei
sensori fluxset, la quale presenta una sezione ellittica atta alla riduzione del traferro (fig. 2.5).
Dai dati costruttivi si evidenzia come la riduzione del traferro permette di raggiungere la
saturazione del nucleo con minori correnti di driver; il sensore può essere così pilotato con
57
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Bobina di Bobina di
(Interna) (Esterna)
Pick-up Driving
(d21) Diametro: ~0.5 mm (d2) Diametro: ~0.5 mm
(d22) Diametro: ~1.0 mm (d22) Diametro: ~1.0 mm
(l1) Lunghezza: ~3.0 mm (l2) Lunghezza: ~5.0 mm
(n1) Numero spire: 55 (n2) Numero spire: 420
(n1) Resistenza: ~3.0 Ohm (n2) Resistenza: ~16.7 Ohm
Nucleo
(Nastro) Altri Dati
Magnetico
(l3) Lunghezza: ~5.1 mm Filo Diametro: ~30 µm
(l4) Larghezza: ~0.6 mm Filo Materiale Rame
· Spessore: ~20 µm (d11) Diametro: ~0.2 mm
· -- -- (d12) Diametro: ~0.7 mm
L’evoluzione dei sensori è quindi protesa alla riduzione del traferro adottando geometrie
sempre più schiacciate. Si giunge così all’ultima versione del sensore fluxset (fig. 2.6), datata
1999. La riduzione del numero di spire dell’avvolgimento di driver comporta una diminuzione
della sua impedenza con conseguente aumento della frequenza di funzionamento del sensore;
Si arriva così all’ultima versione del fluxset, il cui avvolgimento di driver può essere pilotato
da segnali ad onda triangolare con frequenze che possono raggiungere i 250 kHz. Oltre tali
valori la forma d’onda del segnale di pick-up subisce delle deformazioni che rendono meno
affidabile, o comunque più complesso, l’utilizzo del sensore in test non distruttivi.
58
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
l2 0.4 mm l2 0.4 mm
Bobina di Pick-up: Bobina di Pick-up:
n2 5 n2 5
a 0.45 mm a 0.45 mm
b 1.40 mm b 1.40 mm
Altri dati: l3 10 mm Altri dati: l3 5 mm
l4 ~0.6 mm l4 ~0.6 mm
Th ~20 µm Th ~20 µm
Ulteriore accorgimento adottato nelle ultime realizzazioni del sensore, è stato porre
l’avvolgimento di driver all’interno di quello di pick-up, al fine di avere una più omogenea
59
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
In seguito allo studio teorico del sensore fluxset (sia in termini di principio di funzionamento
del metodo di misura che sfruttasse detto sensore per l’analisi non invasiva, è stata effettuata
la caratterizzazione metrologica del fluxset. L’obiettivo è stato raggiunto in due fasi distinte:
(i) lo studio e la scelta dei parametri di trasduzione dell’asimmetria del segnale prelevato ai
capi dell’avvolgimento di pickup in valori di campo magnetico misurato, che hanno portato
alla determinazione della funzione di conversione del sensore; (ii) la messa a punto di una
a) Nel dominio del tempo, vengono misurati gli intervalli di tempo t1 e t2 (tempi di salita
e di discesa, rispettivamente) tra il passaggio per lo zero (sia positivo che negativo) del
soglia (vedi fig. 2.7). In assenza di campo esterno la differenza (∆t = t1-t2) tra questi
intervalli di tempo è nulla, mentre diventa sempre più grande all’aumentare del campo
magnetico da misurare.
b) Nel dominio delle ampiezze, noto il periodo del segnale T si effettuano due
integrazioni: una dall’istante di passaggio per lo zero in salita fino a T/4, l’altra da T/4
al successivo passaggio per lo zero. Si ottengono così due aree (indicate con A1 e A2 in
fig. 2.7) la cui differenza (∆A = A1 - A2) è proporzionale al campo magnetico esterno.
60
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Fig. 2.7 Parametri caratteristici considerati per misurare il campo magnetico dall’asimmetria del
segnale di pickup.
c) Nel dominio delle frequenze, si effettua l’FFT del segnale di uscita del sensore. In
assenza di campo magnetico esterno detto segnale è simmetrico, quindi il suo spettro
(ii) I tre approcci definiti al punto (i) sono stati confrontati al fine di evidenziare quale
permette di fornire le migliori prestazioni metrologiche del sensore. In fig. 2.8 è mostrata
Il sensore fluxset F è stato tarato mediante confronto con un Gauss/Tesla Meter (FH27)
con una sonda ad effetto Hall (HS SAF 99) entrambe della F. W. Bell. Il campo magnetico
è stato generato da un opportuno solenoide S in cui sono stati inseriti sia il sensore fluxset
che la sonda ad effetto Hall. Variando l’ampiezza e la frequenza della corrente nel
61
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Fig. 2.8 Stazione di misura realizzata per caratterizzare il sensore di campo magnetico fluxset.
bobina di driving del sensore fluxset è stata alimentata da una corrente triangolare
(Imax=17.5 mA) fornita dal generatore di segnali G2. Sono state quindi acquisite sia la
corrente di driving (come caduta di tensione sullo shunt R) che la tensione ai capi della
Un primo gruppo di test è stato eseguito alimentando il solenoide S con una corrente
costante e variando la sua ampiezza. Per ogni valore di corrente è stato sia misurato il
campo magnetico mediante la sonda ad effetto Hall che acquisiti i segnali delle bobine di
driving e pickup del sensore fluxset. Questi sono stati quindi elaborati al fine di ottenere i
parametri precedentemente definiti (∆t, ∆A, V2nd), analizzando 5 periodi dei segnali
acquisiti. I valori così ottenuti sono stati confrontati con quelli misurati dalla sonda ad
effetto Hall. Fig. 2.9 mostra i risultati conseguiti insieme alle relative curve di regressione,
rappresentanti le caratteristiche nominali del sensore in funzione dei diversi parametri ∆t,
correlazione R2 ad esse associato, è possibile notare l’ottima linearità del sensore; solo nel
caso dell’analisi nel dominio della frequenza si evidenziano alcuni effetti di saturazione.
62
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
fluxset ha dimostrato buona ripetibilità e linearità, senza significanti effetti di bias (vedi
tab. 2.1).
Sono stati infine effettuati test al fine di verificare gli effetti di possibili fattori di
driving. I risultati ottenuti hanno mostrato una bassa incidenza della variazione di questo
fattore sul valore di campo misurato (errori contenuti in pochi µT per variazioni della
Un confronto delle caratteristiche ottenute con i tre differenti approcci mette in evidenza
come, seppur gli andamenti di campo nei tre casi risultano simili, l’approccio nel dominio del
tempo è quello che fornisce le prestazioni migliori. Si e quindi approfondito tale approccio
63
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Parametri misurati
∆t ∆A V2nd
Sensibilità 28 µT/µs 5.9 µT/(V·µs) 3.9 µT/mV
Ripetibilità [%F.S] 0.73 0.63 0.36
Errore di non
2.3 3.9 8.0
linearità [%F.S]
sensore in riguardo alla linearità, alla sensibilità ed alla risoluzione della sua caratteristica.
Questi obiettivi sono stati raggiunti mediante (i) l’implementazione di un nuovo e migliore
(i) Rispetto al software di elaborazione precedentemente realizzato, sono stati apportati due
cambiamenti fondamentali.
Viene svolta una interpolazione lineare ai minimi quadrati ottenendo la linearizzazione (la
migliore retta interpolante) del fronte di salita del segnale; il tempo di salita viene
calcolato tenendo conto dell’intervallo temporale (in punti di acquisizione) esistente tra il
passaggio per lo zero del segnale di pick-up, verso valori positivi, e il passaggio per lo
Analogo è il rilevamento dei tempi di discesa, intesi come lasso temporale esistente tra il
passaggio per lo zero del segnale di pick-up, verso valori negativi, e quello della retta
del sensore fluxset, avente il massimo del segnale di driving in corrispondenza dello zero
64
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Fig. 2.10 Rilevamento dei tempi di salita: a) retta interpolante ilfronte di salita, b)
retta di riferimento.
del segnale di pickup, quest’ultimo viene preso in corrispondenza del massimo del segnale
di driving. In questo modo si riduce l’inevitabile incertezza legata alla valutazione dello
zero del segnale di pickup (tipicamente rumoroso) migliorando la ripetibilità della misura.
ripetibilità, un’indipendenza dal valore del livello di riferimento scelto e una bassa
campo magnetico misurato dal sensore fluxset. Non è altrettanto chiaro però, come sia
possibile avere, nel caso di campi magnetici variabili nel tempo (ad esempio sinusoidali),
informazioni sul modulo e sulla fase di detto campo. Al fine di chiarire questo aspetto
25kHz. E’ chiaro che in queste condizioni, si avranno 25 periodi del segnale di pickup
65
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
una sinusoide a frequenza 1kHz (tenendo conto del segno di ∆t, dipendente dal verso della
Il modulo (∆tM) e la fase (∆tφ) del segnale corrispondente ai valori di ∆t valutati, sono
proporzionali al modulo ed alla fase del campo magnetico misurato. Questa precisazione
rende conto di un limite del sensore fluxset, in termini di frequenza del campo magnetico
misurabile, che deve essere inferiore alla frequenza del segnale di alimentazione
dell’avvolgimento di driving.
Vengono così ridotti il rumore sovrapposto e le armoniche ad alta frequenza. Questi due
elementi di disturbo, infatti, sono fonte di oscillazioni indesiderate dei fronti del segnale e
Nel processo di ottimizzazione sono state ricavate diverse caratteristiche del sensore al variare
migliore caratteristica di uscita. In particolare tale processo è stato sviluppato nei seguenti
punti:
- valutazione della migliore frequenza di taglio (per ogni valore della corrente di driver
- valutazione del miglior filtro (ottenuta la corrente di driver e la frequenza di taglio che
filtro applicato);
66
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
- valutazione della più bassa frequenza di campionamento (fissati tutti gli altri parametri
La scelta delle migliori caratteristiche di uscita del sensore è stata effettuata adottando
alle seguenti modalità di alimentazione del sensore ed elaborazione del segnale che
Fissate comunque le altre condizioni, cioè segnale di driver ad onda triangolare a 25kHz e
individuando e sviluppando un software di elaborazione del segnale di uscita del sensore che
Note le caratteristiche metrologiche del sensore fluxset, è stato possibile mettere a punto un
metodo ed una sonda, per l’esecuzione di test non distruttivi con il metodo delle correnti
Con il termine sonda si è soliti indicare un apparato, per le tecniche di indagine ECT, che
include un solenoide eccitatore, preposto a creare il campo magnetico che induce le eddy
67
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
magnetico a sua volta prodotto dalle eddy current (c.f.r. §1.4.9). Nel caso in esame
diamagnetico, sulla base del quale viene posto il sensore fluxset disposto ortogonalmente
all’asse del solenoide, come illustrato in fig. 2.11. La determinazione delle caratteristiche
fisiche e geometriche del primo prototipo della sonda è stata ottenuta sia dalle conoscenze
fisiche del fenomeno in esame che mediante l’ausilio di un opportuno software di simulazione
[44].
proposto per il test non distruttivo. Nell’esecuzione del test, la sonda viene posta
ossequio alla legge di Lenz il materiale diviene sede di una f.e.m. indotta la quale, agendo in
un mezzo con conducibilità elettrica σ > 0, provoca una circolazione di corrente in seno al
sarà tale da produrre un campo magnetico opposto a quello del campo magnetizzante esterno.
z
Bobina di
eccitazione
Supporto
diamagnetico
x fluxset y
68
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
pezzo in esame quindi al sensore fluxset (fig. 2.12a). Questi non vengono quindi rilevati dal
fluxset che per sua natura percepisce solo componenti di campo parallele al suo asse, così il
tipologia si ha una perturbazione della distribuzione delle correnti indotte nel pezzo:
generalmente vi sarà una componente di correnti indotte che supererà la cricca sviluppando
percorsi ad essa sottostanti Jt ed un’altra componente che si richiude intorno alla cricca Js
(fig. 2.12b).
campo magnetico nella direzione x (Bx ) mentre le componenti di tipo Js generano un campo
magnetico in tutte le direzioni (di tipo a fontana). Le componenti di campo dovute alla
perturbazione delle correnti indotte, cioè alla presenza del difetto, vengono rilevate dal
sensore con conseguente modifica della forma d’onda del segnale di pick-up che perde la sua
(c.f.r. §2.2.2) il grado di asimmetria della sua forma d’onda, si può individuare la presenza del
difetto. Per un’analisi più dettagliata del fenomeno, è necessario osservare che la suddetta
perturbazione delle correnti, del tutto generale, dipende dalle dimensioni del difetto e dalla
H0 H0
a) b)
I ex I ex
z
x
Js
y
Ji
Hr Jt
Js
Fig. 2.12 Andamento delle correnti indotte e dei campi magnetici di induzione e di reazione, in assenza a)
ed in presenza b) di un difetto.
69
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
frequenza del campo inducente: infatti una cricca più larga che profonda comporta quasi
(valutazioni queste, che risultano ancora più evidenti nei casi limite di difetti passanti o che
occupino l’intera lunghezza del pezzo in esame); queste considerazioni sono ovviamente
dipendenti dalla frequenza di lavoro cioè dallo spessore di penetrazione. Come vedremo in
seguito, ciò assumerà il giusto peso nelle motivazioni che hanno spinto la realizzazione di una
sonda bidimensionale.
A questo punto, noto il funzionamento della sonda fluxset in un sistema ECT, meglio si
comprende come il suo utilizzo superi i limiti intrinseci dei metodi tradizionali. Infatti, come
detto nel § 1.4.9, le tecniche tradizionali sono limitate dai bassi valori delle correnti indotte e
quindi dei campi da esse generati che rappresentano la fonte del segnale di output dei sensori;
così si spinge sulle frequenze di funzionamento andando ad incidere sulla rilevabilità di difetti
subsuperficiali. Nel sensore fluxset, invece, l’ampiezza del segnale di output è indipendente
dal campo esterno dovuto alle correnti indotte, dipendendo dalla saturazione del nucleo
segnale di output, così la rilevabilità dei difetti è svincolata dall’ampiezza del segnale ed è
legata solo alla sua asimmetria. In definitiva si passa da sistemi ove l’informazione sulla
presenza del difetto è contenuta nell’ampiezza del segnale di uscita, ad un sistema ove questa
Al fine sia di verificare la bontà del metodo proposto che di provare la qualità della sonda
realizzata, in termini di capacità nell’individuazione di difetti, sono stati eseguiti diversi test
Il primo passo è stato la messa a punto della stazione automatica di misura, riportata
schematicamente in fig. 2.13, che permettesse di eseguire il test non distruttivo utilizzando il
70
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Bobina di
eccitazione
Fig. 2.13 Stazione di misura messa a punto per l’esecuzione del test non distruttivo.
(Hewlett Packard 33120A) permette di alimentare, con segnale sinusoidale (740mA - 1kHz),
la bobina di eccitazione atta all’induzione delle correnti nel pezzo sotto test. Il generatore di
segnali G2 (gemello di G1) permette di alimentare, con segnale triangolare (24mA – 25kHz),
il segnale di driving (mediante lo shunt R) che il segnale di pickup con una frequenza di
campionamento di 5MHz.
L’intero sistema viene gestito automaticamente mediante un Personal Computer che, peraltro,
In fig. 2.14 è riportato sia l’ampiezza (∆tM) che la fase (∆tφ) del parametro ∆t ottenute
71
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
scandendo un pezzo di rame con un difetto noto, le cui caratteristiche sono anch’esse riportate
in fig.2.14.
a)
b)
c)
difetto
Fig. 2.14 Andamento di ∆tM a) e ∆tφ b) per una scansione mono-dimensionale della sonda fluxset
realizzata sul provino di rame specificato in c).
72
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
L’analisi dei risultati riportati in fig. 2.14, come anche degli altri test eseguiti su pezzi
costituiti da materiali diversi con difetti differenti sia in forma che dimensioni (non riportati
per brevità espositiva), mostrano la validità del metodo e della sonda realizzata nonché
limiti di generalizzazione: infatti in alcuni casi, per particolari scansioni rispetto alla cricca, il
di avere alcuna informazione sulla presenza della cricca. E’ questo il caso, ad esempio, di una
Risulta chiara la necessità di sviluppo ed ottimizzazione del sistema al fine sia di superare i
individuare delle precise correlazioni tra i segnali di output dei sensori e le caratteristiche del
73
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Con il termine Tomografia, dal greco tòmos “sezione, taglio” e grafia “studio”, si intende
definire l’insieme delle tecniche con le quali si è in grado di esplorare un oggetto a varie
mappa di eventuali lesioni interne all’oggetto non apprezzabili con i metodi ispettivi più
comuni.
In alcune discipline tale tecnica di ispezione non invasiva è già largamente usata, basti
grande anello (gantry), e da un lettino, in cui viene fatto sdraiare il paziente (fig. 2.16). I
raggi X che passano attraverso l'organo, vengono raccolti da una struttura di ricezione
Magnetica (RM), è una metodica d'indagine che sfrutta le proprietà delle onde
il corpo della persona che vi si sottopone, determina una temporanea alterazione degli
atomi di idrogeno di cui sono in gran parte costituiti i tessuti che formano gli organi e
gli apparati. Tale alterazione indotta dal campo magnetico produce alcuni segnali che
L'indagine RM, a differenza della TAC, fornisce immagini di sezioni del corpo non solo
Come già accaduto per altre tecniche di indagine non distruttive, partendo dall’esperienza
acquisita nel campo della diagnostica medicale, sono state messe a punto metodologie
A conferma di ciò, ad esempio, anche nel campo della geologia si eseguono oggigiorno esami
Il metodo che verrà proposto si colloca invece nel campo della diagnostica industriale, ed è
possibile identificarlo come una tomografia a variazione di impedenza [34], [35]. Infatti,
alimentando la sonda con correnti a diverse frequenze (ottenendo così diversi spessori di
penetrazione delle correnti indotte) si ottiene la matrice delle impedenze a diverse profondità
del materiale in esame; si ha così una “fotografia elettromagnetica” del pezzo che,
la mappa degli eventuali difetti superficiali e/o sub-superficiali presenti nel materiale in
esame.
tipologia di sonda necessaria per attuarlo. Infine verranno mostrati sia lo studio atto alla
75
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
determinazione delle caratteristiche della sonda sia le prove sperimentali effettuate sulla sonda
realizzata.
2.3.1 Il metodo
La messa a punto e lo sviluppo di metodi ed algoritmi per l’esecuzione di test non distruttivi,
i) problema inverso;
La soluzione del problema inverso (i) prevede, partendo dalle misure sperimentali delle
grandezze elettromagnetiche, la corretta stima dei valori della conducibilità elettrica del
materiale in esame, da cui si risale alle caratteristiche dei difetti; in questo processo è
possono in qualche modo ridurre la qualità delle misure ed inficiare i risultati ottenuti.
partendo dalle caratteristiche chimiche, fisiche e dimensionali del materiale sotto test. Questo
rappresenta un punto fondamentale solo nelle fasi di messa a punto degli algoritmi ed
eventualmente di progettazione delle sonde; infatti la soluzione del problema diretto non
eseguita utilizzando, e/o progettando, opportune sonde e sistemi di misura atti sia
all’induzione delle correnti indotte nel materiale in esame che alla rilevazione dei segnali
classiche dei metodi ECT, dovute sostanzialmente alla scelta della frequenza di lavoro, da cui
dipende l’ampiezza delle correnti indotte quindi dei segnali da misurare, e conseguentemente
76
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Come visto nel § 1.4.9, i metodi attualmente in uso per l’esecuzione di un test non distruttivo
con la tecnica delle correnti indotte sono basati sulla generazione, mediante un’apposita
bobina di eccitazione, delle correnti indotte nel pezzo sotto esame e la successiva captazione,
mediante una bobina di pickup, del segnale prodotto dal campo di reazione. Viene quindi
L’impedenza Ż così ottenuta rappresenta, però, solo l’area del provino in esame coperta dal
sensore durante la sessione di misura. Per ottenere informazioni sull’intero pezzo in prova
di movimentazione;
2) Utilizzare una sonda con più set di eccitazione/pick-up in modo tale da coprire
interamente l’area del provino da testare facendo a meno del sistema di movimentazione
citato.
L’approccio riportato al punto 1), permette di avere vantaggi sia in termini di semplicità
costruttiva del sensore, che in termini computazionali del relativo algoritmo di elaborazione
dei dati acquisiti; per contro, però, l’esecuzione dell’indagine sull’intero pezzo in prova, è
Fig. 2.17 Rappresentazione del percorso della sonda durante una scansione del provino.
77
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
specifiche esigenze che il metodo stesso richiede. Tale sistema, prevede il posizionamento
Questo modo di operare, generalmente utilizzato per l’esecuzione di test ECT, non è però
esente da problemi:
rendendo improponibile l’utilizzo in linea del metodo; questo problema può essere
elaborazione e controllo;
l’ausilio del sistema di movimentazione rende lo strumento poco portatile, quindi non
utilizzabile in loco;
l’accuratezza con cui si individuano le caratteristiche del difetto dipende anche dalla
precisione con cui il movimentatore fornisce la posizione della sonda nei diversi punti di
L’approccio di cui al punto 2), permette una più rapida scansione dell’oggetto in prova senza
permette di eliminare tutti i problemi legati alla scelta della corretta direzione con la quale
I vantaggi di una soluzione di questo tipo sono comunque evidenti, ed è per questo motivo
78
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
La tecnica proposta è fondata su questo secondo approccio ed è basata sulla misura delle
variazioni di resistività nei materiali conduttori dovute alla presenza del difetto. La sonda,
costituita da una matrice di bobine (fig. 2.18), induce le correnti indotte nel materiale sotto
In particolare, durante la sessione di misura una delle bobine costituenti la sonda (la bobina di
eccitazione) viene alimentata da un’appropriata corrente che induce il campo primario nel
provino, mentre ai capi di tutte le altre bobine (bobine di pick-up), viene prelevato il segnale
in tensione relativo al campo di reazione. Iterando questa procedura, usando come bobine di
delle mutue impedenze Ż = {Zij}, dove ogni elemento è relativo all’i-esima bobina di
eccitazione ed alla j-esima bobina di pick-up. La matrice delle impedenze così ottenuta,
possiede il contenuto informativo relativo alla presenza di difetti nel pezzo in prova; tali
ottenuta (problema inverso). In particolare, l’algoritmo realizzato permette non solo di fornire
caratteristiche geometriche e dimensionali del difetto stesso, partendo dai valori di Ż ottenuti
a diverse frequenze.
difetto, dipende fortemente dalla qualità dei dati contenuti nella matrice delle impedenze, e
In ultima analisi, si può affermare che il test non distruttivo eseguito con il metodo proposto,
elettromagnetica” del pezzo in prova. In quest’ottica le tecniche ispettive ECT, possono essere
dei difetti, offre, al metodo proposto, enormi potenzialità applicative in quanto risolve uno dei
di soluzione numeriche ed, in particolare, del metodo agli elementi finiti [46]-[49]. Nella sua
realizzazione, l’attenzione è stata ristretta al problema dei test non distruttivi mediante il
metodo delle correnti indotte per difetti in piastre metalliche non ferromagnetiche. In
particolare, è stato realizzato ad hoc per essere applicato al metodo proposto. Questo
algoritmo permette sia la soluzione del problema diretto (calcolo del campo elettromagnetico
partendo dalla conoscenza delle caratteristiche del materiale) che di quello inverso (estrazione
delle caratteristiche del difetto partendo dalla conoscenza del campo elettromagnetico).
distruttivo con il metodo proposto, è necessaria solo la soluzione del problema inverso. Come
In questa fase, per problema diretto si intende il calcolo numerico, e non la misura, del campo
80
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
materiale in esame in due domini a diversa conducibilità; uno rappresentativo del difetto
l’altro della parte “sana”. Praticamente il metodo è basato sulla considerazione che in tutte le
situazioni reali, una cricca di volume V0 è contenuta in una regione (nota a priori) VT che è
sfruttando il vincolo V0 ⊆ VT che questo metodo risolutivo del problema diretto, permette di
Come usuale, si assume di trascurare la corrente di spostamento e quindi che su ∂Vc è nulla la
corrente indotta nel materiale conduttore in presenza della cricca, dove J 0 è la densità di
basata sugli elementi di lato e, N l è l-esimo grado di libertà. L’unicità della soluzione e la
Sia P la matrice i cui elementi sono definiti da Pij = ∫ J i ⋅ J j dr , K una matrice la cui
VT
colonne sono una base ortonormale per lo spazio nullo di P , ed R una matrice le cui righe
sono una base ortonormale dello spazio lineare generato dalle righe di P . Introducendo il
cambio di variabile:
δI = KδX + R δY
T
(1)
81
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
dove δ X e δ Y sono i nuovi gradi di libertà, è possibile mostrare che la densità di corrente
( R δ Y ) è non nulla in V .
T
T
Per imporre che il volume V0 sia occupato dalla cricca, cioè che J ( r ) = 0 in V0, richiediamo
a) b)
Fig. 2.19 a) Distribuzione della densità di corrente J in presenza di difetto; b) distribuzione della densità
di corrente J0 in assenza di difetto.
P 0 R δY = w 0
T
(2)
82
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
µ0
integrale η ( r ) δ J ( r ) = − jω
4π V∫
δ J (r ') r − r ' dr ' − ∇δϕ ; ∀r ∈ Vc \ V0 , con il vincolo che
c
Il risultato finale è:
(3) ( K% Z
T
0 yy
% −K
K 0
% T Z Z−1 Z K
0 yx xx xy 0 ) 0 (
% T Z Z −1 Z − Z δ y ,
% δα = K
yx xx xy yy 0 )
dove Z xx , Z xy , Z yx e Z yy sono opportune matrici che possono essere pre-calcolate, ed inoltre
(4) ( )
δ X = − Z−xx1 Z xy K% 0δα − δ y 0 .
% , δy e
Il sistema (3) è di rapido assemblaggio in quanto, dato V0, è necessario ricalcolare K 0 0
formare alcuni prodotti matriciali. Inoltre, il sistema (3) è di rapida soluzione in quanto il
correnti non nulle in VT \ V0 il quale, a sua volta, è notevolmente inferiore al numero totale
Da quanto appena esposto, si evince che nella soluzione del problema diretto, il software
scelto, suffraga pienamente i requisiti richiesti, in particolare, si è visto che oltre a sussistere
l’invarianza funzionale per trasformazioni di variabili, si ha una notevole riduzione dei gradi
Come già descritto in precedenza, il problema inverso consiste nella ricostruzione della
posizione e forma di un eventuale difetto presente sul provino sotto test, attraverso la
83
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
finiti (mesh) che appartiene al difetto. Di conseguenza, di ciascuna faccia della mesh è
necessario capire se appartiene o meno al difetto, quindi si può affermare che il problema è di
natura binaria. Una volta accertato che una faccia appartiene proprio al difetto, il valore del
flusso di corrente che l’attraversa è noto, in quanto deve essere l’opposto del valore
imperturbato. Al contrario se la faccia non appartiene al difetto, il valore del flusso di corrente
è incognito. Naturalmente, una descrizione del difetto così realizzata, diventa sempre più
accurata man mano che la discretizzazione si raffina, aumentando però allo stesso tempo, il
lavoro computazionale necessario per giungere alla soluzione. In particolare, si assume che il
mezzo materiale sia un conduttore con proprietà diamagnetiche, abbia una resistività
di valore ηi . Inoltre, si assume che il sistema di misura sia costituito da N bobine e che la
misura della matrice delle impedenze mutue tra le bobine è data dalla Zcoil.
Il modello numerico per il calcolo delle correnti indotte nel dominio della frequenza per un
funzioni di forma basate sugli “elementi di lato” per rappresentare il potenziale vettore
elettrico ( J = ∇ × T, T( x) = ∑ I k Tk ( x)).
k
elettromagnetici, si ha:
µ0 ∇ × Ti (x) ⋅∇ × Tj (x ')
Rij = ∫ ∇ × Ti ⋅η∇ × Tj dV ,
4π V∫ V∫
Lij = dVdV ,
c c
x − x' Vc
U i = − jω ∫ ∇ × Ti ⋅ A 0 dV ,
Vc
84
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
A partire da questo modello numerico, si può risolvere il problema del calcolo di Zcoil per
scrivere come Zcoil = ω2MTZ-1M+Z0 dove Z0 è la matrice (nota) delle impedenze in assenza
vettore prodotto da una corrente unitaria circolante nella k-esima bobina quando è posta nello
spazio libero.
∗
che Rcoil = Re {Z coil
∗
} = ω 2 P(2) + O(ω 4 ) con
(5) P (2) = −MT R −1M. (momento del secondo ordine)
Affinché il modello matematico, utilizzato per la soluzione del problema inverso, ammetta
dove Pk(2) è il momento del secondo ordine (calcolato mediante la (5)), corrispondente alla
resistività ηk.
inclusioni, si ricava:
dove Dα e Dβ sono sottoinsiemi del dominio conduttore Vc, e Pk(2) è il momento del secondo
e η k ( x) = ηb in Vc\ Dk.
85
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
L’algoritmo di inversione utilizza come dato, il momento del secondo ordine P(2) che si può
estrarre, a partire da misure di Z*coil, per diversi valori della frequenza. In particolare,
basato sulla (7) per identificare gli insiemi Ωk candidati ad essere contenuti in V, il dominio
occupato dall’inclusione. Per essere più specifici, assunto che V sia unione di alcuni o tutti gli
insiemi Ωk, si costruisce una stima V facendo l’unione degli Ωk tali che P(2) −Pk(2) sia una
matrice semi-definita positiva, dove Pk(2) è il momento del secondo ordine associato ad una
inclusione in Ωk. Si noti che in questo modo V ⊆ V. Nella pratica V può non essere unione di
In questo caso per avere la certezza di discriminare correttamente gli insiemi Ωk canditati
definita da:
−1
⎛ ⎞⎛ ⎞
(8) sk = ⎜ ∑ λk , j ⎟ ⎜ ∑ λk , j ⎟ ,
⎝ j ⎠⎝ j ⎠
dove λk , j è l’autovalore j-esimo della matrice P(2) −Pk(2) . Si noti che sk è uguale all’unità, se
e solo se P(2) −Pk(2) è una matrice semi-definita positiva. Si definisce quindi la ricostruzione
con soglia Vε, con Vε = U Ω k , e si sceglie il valore ottimale della soglia ε, minimizzando il
k \ sk ≥ ε
2
funzionale Ψ (ε ) = P(2) −Pε(2) , dove è un’opportuna norma matriciale come la
norma di Frobenius.
(cioè all’aumentare degli insiemi Ωk) e che sk richiede il calcolo degli autovalori di una
Da un punto di vista prettamente misuristico, il metodo proposto presenta due aspetti critici,
86
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
classici dei metodi ECT che utilizzano sonde realizzate con bobine:
E’ necessario quindi porre particolare attenzione sia alla progettazione della sonda, onde
evitare l’effetto di mascheramento dovuto all’inevitabile rumore ambientale (punto a.), che
alla messa a punto della stazione di misura, al fine di migliorare le condizioni di rilevazione
delle variazioni della matrice delle impedenze causata dalla presenza del difetto (punto b.).
Propedeutica alla sua realizzazione, è stata quindi effettuata un’analisi di sensibilità atta alla
massimi valori della tensione indotta ai capi delle bobine di pick-up; è stato cioè eseguito un
determinate tecniche, in funzione del tipo di problema che si sta affrontando (ad esempio un
problema di ottimizzazione vincolata può essere risolto con la tecnica dei moltiplicatori di
porta all’individuazione della funzione obiettivo (la funzione che si vuole massimizzare o
minimizzare). Nel caso in esame risulta difficile determinare la funzione obiettivo (dipendente
dai parametri in gioco) che garantisca quelle caratteristiche di regolarità tali da poter applicare
87
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
rispetto a cui investigare il comportamento della sonda; sono stati individuati i seguenti:
I parametri summenzionati, possono essere indagati seguendo due possibili approcci: (i)
numero sufficiente di sonde diverse (in maniera da coprire l’intero campo di variazione di
modo da riuscire ad individuare tra i vari risultati, un set di parametri che ci consenta la
realizzazione della sonda ottimale). E’ evidente che un approccio di questo tipo presenta
alcuni svantaggi: in primo luogo, dovremo tener conto dei costi realizzativi di tutte le sonde
richieste per l’analisi, in secondo luogo, vi saranno ulteriori costi, in termini di tempo
dedicato all’esecuzione di tutte quelle sessioni di misura, atte al completamento del quadro
investigativo sul comportamento della sonda, al variare dei suoi parametri caratteristici.
tipo di scelta, oltre ad eliminare tutti gli oneri menzionati, permette di analizzare in modo più
88
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
collocazione del difetto, sia in termini di dimensioni, che in termini di posizione e forma.
Questa scelta viene anche supportata dal fatto che già si dispone del software necessario (c.f.r.
§ 2.3.2.1), capace cioè di fornire la matrice delle impedenze che una sonda costituita dalle
fornito.
A questo punto, scelto il modo ed il mezzo con cui operare, è necessario fare qualche
la voluta analisi di sensibilità. Ci si rende subito conto che, a causa del numero considerevole
delle variabili in gioco, se effettuassimo un’analisi della variazione del singolo parametro
(mantenendo tutti gli altri costanti), otterremmo sicuramente dei risultati poco degni di
attenzione sperimentale.
Per superare tali difficoltà, sulla base dell’esperienza maturata nel campo ECT ed in seguito
ad un’attenta analisi dei principi fisici che regolano il metodo stesso, è stato ridotto il numero
frequenza, implica una maggiore ampiezza della tensione indotta sulle bobine di pick-up,
i valori della frequenza del segnale di eccitazione, sono scelti in base al corrispondente
penetrazione relativo al range di frequenza usato, non dovrà essere inferiore a quello del
alcun tipo di analisi particolare; infatti basta pensare ai principi della fisica che regolano
il metodo ispettivo proposto, per dedurre che al crescere del numero di bobine presenti
89
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
sulla sonda, si ha una corrispondente crescita della risoluzione della sonda stessa (fissate
che siano le sue dimensioni estreme). Il valore di questo parametro sarà quindi scelto in
massime della sonda (atte a garantire che la distanza tra le bobine estreme sia tale da non
- Numero di spire della singola bobina. Dalla fisica dei campi magnetici sappiamo che il
valore del campo generato da una bobina, è proporzionale al numero di spire con le quali
è stato dimensionato il suo avvolgimento. In base a ciò, ci si aspetta che al crescere del
numero delle spire si ottenga, attraverso un legame di tipo lineare, un aumento del valore
del campo a parità di corrente. Il numero di spire sarà quindi il massimo possibile
spessore della bobina nonché del massimo valore di auto impedenza della bobina che
- Distanza del sensore dal pezzo da ispezionare. Il valore di tale parametro viene fissato,
aspetti, sia rispetto alle modalità di simulazione adottate sia rispetto alla presentazione dei
i Dalle considerazioni fatte ed avendo lasciato non vincolato il numero di bobine della
sonda, si è preferito considerare solo due bobine nel processo di simulazione. Questo
modo di operare infatti, permetterà sia una notevole riduzione dello sforzo
che una più semplice analisi dei risultati ottenuti. Infatti lo scopo è quello di
massimizzare il mutuo accoppiamento tra le bobine e questo può essere analizzato tra
solo due bobine, con il vantaggio di avere in uscita alle simulazioni degli elementi e non
90
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
tensione indotta sulle bobine di pickup. Infatti, durante una sessione di misura, il valore
risultati verrà quindi posta particolare attenzione alla tendenza dei valori dell’impedenza
iii Tutte le simulazioni sono state eseguite al variare della frequenza (nel range 500÷1500
Hz con step di 250Hz), in modo tale di investigare il provino alle diverse profondità.
iv Ad ogni parametro è stato associato un valore di default (riportato in tab. 2.2), ottenendo
un set di valori rispetto ai quali sono state poi imposte le variazioni del caso.
mm, avente uno spessore pari a 2 mm, sul quale è stato imposto un difetto passante dalle
dimensioni di 4×4 mm, posto in modo da essere centrato rispetto alla congiungente dei centri
91
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
delle due bobine di cui è stata modificata la distanza (fig. 2.21). Questa è stata variata
partendo da un valore minimo di 10 mm per il quale le bobine sono tangenti ed il loro punto
di contatto corrisponde al centro del difetto, sino ad un valore massimo di 46 mm (con passo 4
mm) per il quale le bobine sono ad una distanza di 2,5 mm dal bordo del provino.
In fig. 2.22, è riportato l’andamento dell’impedenza (Z) in funzione della distanza tra gli assi,
Fig. 2.21 Variazioni di distanza imposte (le dimensioni sono espresse in mm)
× 10-4
Z
[Ω]
d [mm]
Fig. 2.22 Andamenti di Z al variare della distanza “d” tra i centri delle bobine, per diversi valori della
frequenza.
92
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
Si può notare come il valore già molto piccolo dell’impedenza decresce velocemente
all’aumentare della distanza delle bobine, e che per distanze superiori ai 30 mm scende al
disotto di 0.5·10-4 Ω. E’ possibile inoltre notare che gli andamenti di Z sono molto simili al
Sono state inoltre eseguite analisi al variare della distanza tra le bobine secondo diverse
Osservando che la variazione dell’altezza della bobina, comporta variazioni nelle dimensioni
dell’avvolgimento atto a generare (captare) il campo, questo causerà sia variazioni nella
mutua che nell’auto-impedenza. In conseguenza di ciò, per questo parametro, come per tutti
quelli che rientrano in questa categoria, i risultati saranno completi anche delle variazioni
dell’auto-impedenza.
L’altezza della bobina è stata variata da 5mm a 45mm (assumendo i valori: [5, 10, 15, 30, 45]
mm) e per ogni valore dell’altezza è stata variata anche la distanza tra le bobine. Nelle figure
2.23 e 2.24, sono riportati, rispettivamente, gli andamenti di auto e mutua impedenza (Z) al
variare dell’altezza (h) e della distanza (d) tra le bobine, per tre differenti valori di frequenza.
Dall’analisi di fig. 2.23, è possibile trarre le seguenti considerazioni per la mutua impedenza:
h [mm]
h [mm] h [mm]
d [mm] d [mm] d [mm]
Fig. 2.23 Andamenti della mutua impedenza al variare dell’altezza “h” e della distanza “d” tra i centri
delle bobine per f=500Hz a), f=1000Hz b) ed f=1500Hz c).
93
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
× 10-4
a) × 10-3 b) × 10-3 c)
Z Z Z
Fig. 2.24 Andamenti dell’auto impedenza al variare dell’altezza “h” e della distanza “d” tra i centri delle
bobine per f=500Hz a), f=1000Hz b) ed f=1500Hz c).
Dall’analisi di fig. 2.24, è possibile trarre le seguenti considerazioni per l’auto impedenza:
In definitiva, sia l’auto che la mutua impedenza crescono al diminuire dell’altezza della
L’indagine di questo parametro non è stata effettuata in quanto non permesso dal software di
La simulazione è stata eseguita variando il raggio interno “r” della bobina da 2mm a 12mm
con passo 2mm e per ogni valore del raggio è stata variata la distanza “d” tra i centri delle
94
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
× 10-3
a) b) c)
× 10-3 × 10-3
Z Z Z
r [mm]
r [mm] d [mm] r [mm] d [mm]
d [mm]
Fig. 2.25 Andamenti della mutua impedenza al variare raggio interno “r” e della distanza “d” tra i centri
delle bobine per f=500Hz a), f=1000Hz b) ed f=1500Hz c).
Nelle figure 2.25 e 2.26, sono riportati, rispettivamente, gli andamenti di auto e mutua
impedenza (Z) al variare del raggio interno (r) e della distanza (d) tra le bobine, per tre
Dall’analisi di fig. 2.25, è possibile trarre le seguenti considerazioni per la mutua impedenza:
- si nota una variazione con la distanza delle bobine dovuta essenzialmente agli effetti di
Fig. 2.26 Andamenti dell’auto impedenza al variare raggio interno “r” e della distanza “d” tra i centri
delle bobine per f=500Hz a), f=1000Hz b) ed f=1500Hz c).
95
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
2.3.3.1.5 Conclusioni
L’analisi definitiva e complessiva dei risultati ottenuti, non ha portato banalmente alla scelta
dei parametri ottimali della sonda. Infatti le simulazioni, per ogni parametro, non hanno
prodotto andamenti tali da stabilire un valore di massimo assoluto. In altri termini, la funzione
che si vuole massimizzare, e cioè la tensione indotta ai capi delle bobine quindi l’impedenza
Z, non presenta massimi o minimi locali al variare dei diversi parametri, ma andamenti di tipo
con un numero di spire infinito, etc. Ciò è impensabile sia da un punto di vista fisico-
costruttivo che di legame tra i diversi parametri (ad esempio, estremizzando, non si può avere
A questo punto l’unico modo di procedere nel processo di ottimizzazione e quello di porre il
dei vincoli alla variabilità dei parametri oggetto dell’analisi. La scelta dei vincoli non può che
derivare dalla conoscenza del fenomeno fisico che si sta analizzando e dalla pratica
sperimentale.
Ad esempio si è visto come al crescere del raggio della bobina aumenti il valore di Z; è anche
evidente però, che con una bobina ad elevato raggio non si riesce ad avere alcun tipo di
migliora la qualità dei segnali rilevabili, dall’altro peggiorano le prestazioni complessive della
sonda in termini di risoluzione nell’individuazione dei difetti. Operando quindi una scelta
opportuna dei vincoli, si è giunti all’identificazione delle caratteristiche costruttive con cui
realizzare una prima sonda che possa essere utilizzata in modo proficuo per i primi test
sperimentali.
Ovviamente, è solo a valle di una verifica sperimentale, tenendo conto delle indicazioni
fornite dall’analisi fatta, che si può pensare di effettuare quella ulteriore calibrazione
L’analisi effettuata ha portato alla scelta dei seguenti parametri costruttivi della sonda:
Affinché la sonda realizzata sia funzionale, rispetto all’applicazione del metodo di indagine
- le bobine siano perfettamente parallele ed equidistanti tra loro, ortogonali alla piastra di
supporto, avente uno spessore tale da non permettere nessun tipo di deformazione
meccanica;
97
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
- l’avvolgimento della singola bobina sia realizzato con un conduttore di diametro tale, da
- il numero di spire della singola bobina sia, compatibilmente con le dimensioni della
bobina stessa, il più grande possibile, in maniera tale da massimizzare il campo prodotto.
Al fine sia di verificare la bontà del metodo tomografico proposto che di provare la qualità
della sonda realizzata, sono stati eseguiti diversi test sperimentali su pezzi con difetti noti.
Il primo passo è stato la messa a punto della stazione automatica di misura, che permettesse di
eseguire il test non distruttivo utilizzando il metodo proposto; capace cioè di fornire
dalle bobine di pick-up, ottenendo così, la matrice delle impedenze conforme alla successiva
In particolare, l’accuratezza richiesta nella fase di misura, insieme alla piccola ampiezza dei
a)
PC
IEEE488 bus
b)
AMP G
IEEE488 bus
DATA
M U X ACQ
c)
d)
Fig. 2.28 La stazione di misura realizzata: a) unità di gestione ed elaborazione dei segnali; b) unità di
generazione; c) unità di misura; d) sonda.
In fig. 2.28 è riportato lo schema a blocchi della stazione di misura realizzata, composta da
il software di misura, sviluppato ad hoc, che gestisce l’intera sessione di misura attraverso
l’interfaccia IEEE488. In particolare, oltre a pilotare gli strumenti della stazione di misura,
b) Generazione del segnale di eccitazione. Viene utilizzata per alimentare la sonda (con
(DATA ACQ.), e da un multimetro KEYTHLEY 7200 (6.5 digit), equipaggiato con una
scheda multiplexer, che permette la connessione della sonda alle unità di generazione ed
acquisizione;
99
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
d) Sonda. E’ la sonda realizzata, che viene collegata alla stazione di misura mediante cavi
La procedura imposta dal software di misura, per eseguire un’intera sessione di misura è la
seguente:
La procedura sopra riportata viene ripetuta per tutte la bobine presenti sulla sonda;
quale viene alimentata la sonda, e la tensione indotta ai capi delle bobine di pick-up; i
elaborazione digitale.
Il multimetro, oltre che la gestione del multiplexer, permette di misurare, con estrema
precisione, il valore efficace sia della corrente impressa dall’unità di generazione, che
I dati così acquisiti, vendono processati per determinare la matrice delle impedenze. In
particolare, viene eseguita una regressione sinusoidale dei segnali di tensione e corrente
Stimato lo sfasamento tra i due segnali (tensione e corrente), e dalla conoscenza dei loro
valori efficaci (misurati con il multimetro), il software effettua il calcolo della parte reale
Vij
Zij = ⋅ ( cos φij + j sin φij )
I
Questa procedura è ripetuta per i segnali relativi a tutte le bobine, ottenendo così la
Questa matrice, contenente le informazioni sulla difettosità del provino in esame, viene poi
100
Capitolo 2 I metodi di indagine proposti
fornita in ingresso all’algoritmo di inversione che permette di risalire alla posizione ed alle
Le prove sperimentali effettuate su provini con difetti noti, mediante l’uso della sonda e della
stazione di misura realizzata, hanno permesso di verificare la bontà del metodo di misura
proposto ma hanno anche mostrato, come ci si aspettava, la necessità di una successiva fase di
capitolo 4).
massimizzano la tensione indotta sulle bobine, fornendo dei valori di partenza per la
realizzazione del primo prototipo. La stazione di misura è stata messa a punto avendo come
obiettivo la riduzione dell’incertezza di misura. Non era però possibile prevedere la risposta
dell’intero sistema di misura sviluppato, nelle condizioni di funzionamento reali, che tenesse
conto del:
assenza di difetto.
Questi aspetti fanno si che, in molti casi, l’individuazione della presenza del difetto e/o la
101
Capitolo 3
Sviluppo ed ottimizzazione del sistema
basato sulla Sonda Fluxset
3.1 Introduzione
quindi di eseguire il test non distruttivo senza limitazioni e falsi negativi nella rilevazione dei
difetti, è necessario superare i limiti evidenziati dai test sperimentali eseguiti con l’ausilio
In particolare, il principale limite del prototipo realizzato è costituito dalla natura qualitativa
dei risultati ottenibili, sia per la loro dipendenza dall’orientamento relativo sonda-difetto sia
per la scarsità di informazioni in essi contenute che rendono difficile una valutazione
Verranno di seguito evidenziati i passi chiave che hanno portato non solo alla soluzione dei
il test non distruttivo, fornendo, oltre alle indicazioni circa la presenza e la posizione del
Al fine sia di incrementare le informazioni ottenibili dalla sonda che di evitare falsi negativi
materiale diamagnetico, sulla base del quale vengono posti due sensori fluxset collocati
ortogonalmente tra loro e rispetto all’asse del solenoide, come illustrato in fig. 3.1.
Supporto Solenoide di
fluxsets
z
eccitazione Solenoide di
eccitazione
22 mm 10 mm Supporto
40 mm
x fluxsets y
sensori fluxset misurano un campo magnetico nullo; la presenza di un difetto viene rilevata da
Nella realizzazione della sonda proposta, è stato innanzitutto verificato che i due sensori non
essi o di entrambe; considerando anche che i due fluxset sono sovrapposti, quindi posizionati
103
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
A tal fine la sonda è stata realizzata in due fasi successive: dapprima con un solo sensore e,
- E’ stata costruita la sonda mono-assiale (con un solo sensore fluxset) e sono stati eseguiti
- La stessa procedura è stata eseguita per la sonda bi-assiale inserendo anche il secondo
fluxset;
- Il confronto dei dati ottenuti (di cui un esempio è riportato in fig. 3.2), ha dimostrato come
Nell’esecuzione di questi test è stato però evidenziato un altro aspetto degno di attenzione,
riguardante la risoluzione della sonda (intesa come le dimensioni minime del difetto
Materiale Materiale
0.4mm
c) d)
Supporto
x [mm] x [mm]
Fig. 3.2 a) Scansione effettuata con la sonda monosensore; c) Andamento del modulo del campo relativo
alla scansione a); b) Scansione effettuata con la sonda multisensore; d) Andamento del modulo del campo
del sensore ortogonale alla cricca, relativo alla scansione b)
104
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
dimensioni geometriche della bobina di eccitazione, tenendo conto di due opposte esigenze:
più grande è il diametro della bobina di eccitazione minori sono gli effetti di bordo sui sensori
fluxset; più piccolo è il diametro della bobina di eccitazione migliore è la risoluzione spaziale
della sonda.
Fissate le dimensioni geometriche dei sensori fluxset, è stata quindi effettuata una scelta di
fig. 3.1.
Bisogna inoltre evidenziare come i risultati delle prove eseguite con la sonda bi-assiale,
operando scansioni monodimensionali sul pezzo, abbiano si evidenziato la bontà della scelta
scansioni intorno al difetto (fig. 3.3), atte alla determinazione di mappe di campo. E’ quindi
questa la scelta effettuata, che, come sarà meglio chiarito in seguito, unita all’utilizzo della
sonda bi-assiale, permette di avere ottime prestazioni sia in termini di rilevazione che di
passo di scansione
sonda difetto sonda difetto passo di scansione
Materiale a) Materiale b)
misura che deve alimentare le bobine di driving ed acquisire i segnali di pickup di due sensori
degli andamenti di campo in funzione di diverse tipologie di difetti e delle diverse possibili
In realtà in questo paragrafo verrà presentata una primissima caratterizzazione atta a mostrare
la tipologia di dati ottenibili dalla sonda bi-assiale e come questi permettano di ottenere
informazioni quantitative sulle caratteristiche dei difetti. Sarà poi nel §3.4 che verrà meglio
Come accennato nel paragrafo precedente, lo sviluppo del sistema ha portato parallelamente
In fig. 3.4 è mostrato lo schema a blocchi, rappresentativo della stazione automatica di misura
messa a punto, in cui vengono evidenziati i collegamenti logici tra le varie parti del sistema.
al sistema si scansione;
106
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
Sonda NDT G1 G2 G3
Personal x-y
Computer
Scheda di Sezione
controllo meccanica AMP
motore x scansione
Bobina di
eccitazione fluxsets
Sonda NDT
National National Scheda di
Instruments Instruments Circuito di
controllo
DAQ Drivers AT-MIO-16E- Condiz.
motore y
- Definita l’area ed il passo di scansione che si vuole realizzare, viene generata la matrice
sonda.
comanda i motori per il posizionamento della sonda nei vari punti di misura,
applicando gli approcci descritti nel §2.2.2 permette di definire il valore del campo
In fig. 3.4 è anche mostrato un dettaglio del sistema di alimentazione della sonda ed
acquisizione dei segnali di pickup. Questo può essere diviso in due parti fondamentali:
107
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
visualizzazione ed acquisizione dei segnali di pickup dei due sensori che vengono
generatori G2 e G3;
L’insieme dei due dispositivi permette di pilotare in AC, con la necessaria potenza, la
bobina di eccitazione.
Vengono di seguito riportati alcuni dei risultati ottenuti applicando la procedura descritta in
§3.2.1.1 su provini con difetti noti. I risultati così conseguiti sono stati anche confrontati con
Questa prova è stata effettuata su un provino in rame dello spessore di 2mm, avente una cricca
passante di 10mm. La scansione eseguita è illustrata in fig. 3.5, in cui sono evidenziate le
I risultati ottenuti dall’elaborazione dei segnali acquisiti, sono rappresentati in fig. 3.6. La
variazione di fase del sensore x (ortogonale al difetto) è di circa 150° ed avviene in x=10mm,
punto in cui è posizionata la cricca; la variazione di fase del sensore y (parallelo al difetto) è
di circa 150° ed avviene in y = 12mm, punto in cui è posizionato il centro della cricca; la
distanza tra i picchi del modulo del campo misurato dal sensore x, è 10mm, pari esattamente
108
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
z
2mm alla lunghezza della cricca. Si può notare la presenza
crack
di un fenomeno di deriva dovuto all’imperfetto
L’analisi della prova riportata (come anche di tutte le altre prove eseguite, che hanno mostrato
comportamenti similari e non sono state esposte solo per brevità espositiva) hanno confermato
l’efficienza dell’idea della sonda bi-assiale, insieme con la scelta di eseguire scansioni
a) b)
y [mm] x [mm]
x [mm]
y [mm]
c) d)
x [mm]
y [mm] x [mm]
y [mm]
Fig. 3.6 Mappe di campo sperimentali. a), c) Modulo e fase del sensore posto sull’asse x (ortogonale alla
cricca); b), d) Modulo e fase del sensore posto sull’asse y (parallelo alla cricca).
109
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
a) b)
x [mm]
y [mm]
y [mm]
c) d)
x [mm]
y [mm] x [mm]
y [mm]
Fig. 3.7 Mappe di campo simulate. a), c) Modulo e fase del sensore posto sull’asse x (ortogonale alla
cricca); b), d) Modulo e fase del sensore posto sull’asse y (parallelo alla cricca).
bidimensionali del pezzo ottenendo mappe di campo. Infatti, nelle condizioni attuali, si
superano i limiti evidenziati con il precedente sistema sia nei confronti dei falsi negativi che
della quantità e qualità delle informazioni ottenibili dall’esame non distruttivo. Sono chiare le
della cricca. Un esame attento permette anche di fornire indicazioni riguardo le caratteristiche
del difetto. Questo risultato rappresenta la base di partenza per lo sviluppo di un sistema
automatico ed oggettivo che analizzi a fondo i risultati ottenuti e fornisca tutte le grandezze di
interesse.
Questo aspetto verrà meglio affrontato ed illustrato nel §3.4. Qui si vuole invece porre
i. Il confronto tra i dati simulati e quelli sperimentali è stato fatto in termini relativi e
non assoluti. Infatti i valori simulati di campo sono espressi in Tesla, mentre quelli
reali sono ottenuti in termini di distanza temporale tra la migliore retta interpolante il
110
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
fronte di salita del segnale di pickup ed il suo passaggio per lo zero, quindi espresso
in secondi (c.f.r. §2.2.2). E’ evidente che una taratura per il riporto in Tesla è
necessaria, sia per un confronto tra dati simulati e sperimentali che tra dati
ii. Benché l’elaborazione dei segnali nel dominio del tempo ha mostrato avere le
A valle dell’analisi di questi due aspetti, si è deciso di operare, prima di effettuare la taratura
della sonda, un nuovo confronto tra le potenzialità dei tre approcci messi a punto per
l’estrazione delle informazioni relative al campo magnetico, tenendo conto come parametri di
elaborazione basato sull’approccio nel dominio della frequenza. Il codice quindi realizza la
trasformata di Fourier veloce (FFT) del segnale acquisito, ne estrae la seconda armonica (è
quella che maggiormente rappresenta l’asimmetria del segnale di pickup e quindi il campo
E’ rispetto all’utilizzo di questo nuovo algoritmo che è stata eseguita la fase di taratura e
La taratura di una sonda può essere effettuata seguendo diversi approcci. Il più semplice è
delle uscite delle due sonde spaziando tutto il range di funzionamento con un appropriato
numero di punti. In questo caso un approccio di questo tipo non può essere adottato per le
seguenti ragioni:
111
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
i. Le dimensioni del sensore fluxset sono di gran lunga inferiori alle dimensioni delle
campo magnetico.
Al fine di superare questi problemi, è stato seguito un approccio differente basato sull’utilizzo
magnetico misurato dalla sonda fluxset viene confrontato con quello generato dal sistema di
composto da una bobina capace di fornire un campo magnetico noto grazie all’ausilio di un
spire in rame su di un supporto in legno a sezione rettangolare, come mostrato in fig.3.8, dove
processo di taratura. Il valore del campo magnetico generato viene ottenuto attraverso un
bobina supporto
30mm
41mm
6mm
120mm
una regione 3D quando si è in presenza di una sorgente regolare (è questo il motivo per cui si
è scelta la struttura riportata in fig. 3.8) [50]-[52]. In particolare, il calcolo della “geometria”
del campo magnetico è basato su metodi integrali e di bordo in sottodomini cartesiani di base
Prima di utilizzare il generatore del campo magnetico di riferimento realizzato per la taratura
della sonda fluxset, questo è stato sperimentalmente testato confrontando i valori di campo
forniti dal software, per un dato punto nello spazio, con quelli misurati sperimentalmente
(SH27 GaussMeter by Magnet Physik) è stata posizionata con il suo centro a 2.5mm sulla
Il test è stato eseguito alimentando la bobina di generazione con una corrente continua il cui
valore è stato fatto variare nel range [–150, 150] mA con step di 10 mA, corrispondente a [-
27, 27] µT del campo magnetico. Settato il Gaussimetro ad un fondo scala di 30 µT, in cui
ammette 0.14 µT di incertezza, per ogni valore di corrente è stato misurato il relativo campo
magnetico (a cui è stato sottratto il campo magnetico misurato dal gaussimetro per una
corrente nulla nella bobina di generazione) e confrontato con quello calcolato dal software.
I risultati ottenuti sono riportati in fig. 3.10 dove è possibile osservare l’ottimo accordo tra i
valori di campo magnetico misurati e teorici, che confermano la bontà del sistema di
generazione del campo magnetico di riferimento realizzato. Si è quindi passati alla fase di
B [T]
3,00E-05
Teorico
Misurato
2,50E-05
2,00E-05
1,50E-05
1,00E-05
5,00E-06
0,00E+00
-150 -100 -50 0 50 100 150
I [mA]
Fig. 3.10 Confronto tra i valori teorici di campo e quelli misurati con il Gaussimetro.
Al fine di collocare correttamente la sonda sotto test (la sonda fluxset bi-assiale) sulla bobina
micrometrico capace di spostare, con elevata risoluzione e ripetibilità, la sonda al centro della
bobina stessa.
La sonda sotto test è stata quindi posizionata al centro ed un millimetro sopra la bobina di
generazione (vedi fig. 3.11). In queste condizioni è iniziata la procedura di taratura, eseguita
alimentando entrambe gli avvolgimenti di driving dei sensori fluxset con una corrente
triangolare di 25mA, e la bobina di eccitazione della sonda fluxset con una corrente
E’ stata quindi alimentata la bobina di riferimento, con una corrente continua il cui valore è
stato fatto variare nel range [–150, 150] mA con step di 10 mA, e sono stati acquisiti ed
x Bobina di taratura
Fig. 3.11 Confronto tra i valori teorici di campo e quelli misurati con il Gaussimetro.
114
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
elaborati (mediante l’algoritmo nel dominio della frequenza) i segnali di pickup di entrambe i
riferimento. I risultati ottenuti sono riportati in fig. 3.12 dove vengono mostrati sia i valori di
campo magnetico teorici che quelli misurati dal sensore fluxset posto nella direzione x quando
campo magnetico misurato dal sensore fluxset posto nella direzione y è praticamente nullo e
Come mostrato in fig. 3.12, l’ampiezza del campo misurato dalla sonda e sempre diverso da
fattori:
(a) la sonda fluxset sente non solo il campo generato dalla bobina di taratura ma anche il
(b) la struttura della sonda fluxset non è perfettamente simmetrica, conseguentemente essa
sente anche il campo magnetico dovuto agli effetti di bordo causati dalla bobina di
E’ evidente che questi effetti devono essere compensati al fine sia di evitare perdite di
Teorico [uT]
30 3,0E-04 0
[uT] Misurato [V] [V] [rad]
-0,5
25 2,5E-04
-1
20 2,0E-04
-1,5
15 1,5E-04
-2
10 1,0E-04 Teorico
-2,5
5 5,0E-05 Misurato
-3
(a) (b)
0 0,0E+00 -3,5
-150 -100 -50 0 50 100 150 -150 -100 -50 0 50 100 150
I [mA] I [mA]
Fig. 3.12 Campo magnetico teorico e misurato durante la prima fase di taratura: (a) ampiezza, (b) fase.
115
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
sensibilità della sonda che di perdere la possibilità di misurare ed usare la fase del campo
magnetico.
Bisogna inoltre sottolineare che questi effetti variano al variare delle condizioni operative di
progettazione.
calibrazione capace di rendere simmetrica l’uscita della sonda in assenza del campo
magnetico oggetto della misura (nel caso specifico, in assenza del campo magnetico dovuto
alla presenza di un difetto nel pezzo sotto test). In pratica questo sistema può essere visto
i. la sonda fluxset viene posizionata nelle stesse condizioni operative in cui verrà usata per
l’esecuzione della prova non distruttiva e sul pezzo in esame in una zona senza difetto;
ii. vengono alimentati gli avvolgimenti di driving dei due sensori fluxset e la bobina di
eccitazione con i segnali con cui verrà poi eseguito il test non distruttivo;
iv. l’ampiezza e la fase della risposta di entrambe i sensori fluxset (ovvero l’ampiezza e la
fase della seconda armonica dei segnali di pickup) viene analizzata e conseguentemente
viene aggiunta o sottratta una piccola corrente continua negli avvolgimenti di driving dei
due sensori fluxset finché i segnali di pickup non appaiono simmetrici (ovvero l’ampiezza
Questa procedura deve essere ovviamente ripetuta ogni qual volta la sonda fluxset viene
116
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
Fig. 3.13 Campo magnetico teorico e misurato durante la fase di taratura effettuata in seguito alla
procedura di azzeramento: (a) ampiezza, (b) fase.
Dopo aver messo a punto ed eseguito la procedura di azzeramento, è stata ripetuta la taratura
della sonda utilizzando per essa le stesse condizioni operative di eccitazione e posizione
I risultati ottenuti sono riportati in fig. 3.13 dove sono evidenti gli effetti benefici della
Sono state quindi calcolate le costanti di taratura per entrambe i sensori fluxset, dividendo i
valori riportati in tab.3.1. Il diverso valore assunto dalle costanti di taratura dei sensori fluxset
posizionati sui due assi è da attribuire diverso posizionamento dei due sensori rispetto alla
incertezza riportati in tab 3.1 sono stati calcolati portando in conto l’incertezza tipo del
117
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
z
2mm atti alla verifica dell’efficacia, ai fini dell’esecuzione
crack
del test non distruttivo, della taratura e della procedura
y in simulazione.
spaziale (passo) di 1mm. Il test è stato eseguito alimentando la bobina di eccitazione della
sonda fluxset con una corrente sinusoidale (500mA, 1kHz) e gli avvolgimenti di driving dei
sensori fluxset con correnti triangolari (25mA, 25kHz). Prima dell’esecuzione del test, è stata
Fig. 3.15 mostra i valori di campo magnetico sia misurati (a) che simulati (b), per il sensore
posto sull’asse y, il cui confronto mette in evidenza il buon accordo sia qualitativo che
quantitativo.
accurata, veloce e facile da integrare in una stazione automatica di misura per un’auto taratura
B [uT] a) B [uT] b)
y [mm] y [mm]
x [mm] x [mm]
Fig. 3.15 Ampiezza del campo magnetico misurato dal sensore y: (a) sperimentale, (b) simulato.
118
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
A questo punto dell’attività di ricerca è chiaro come il metodo e gli algoritmi di misura messi
portato alla realizzazione di un sistema di misura per eseguire Test Non Distruttivi
cioè su singoli strumenti adibiti alle diverse funzioni di alimentazione delle sonde,
movimentazione e così via. Ad esempio, oscilloscopi digitali per l’acquisizione dei segnali,
generatori di segnali per l’alimentazione dei sensori fluxset e della bobina di eccitazione, etc.
Le stazioni di misura così realizzate, essenziali per fornire tutta la flessibilità necessaria nelle
fasi di messa a punto del metodo, sviluppo ed ottimizzazione degli algoritmi di elaborazione
così come della procedura di calibrazione e taratura, non sono però adeguate ad un utilizzo in
applicazioni industriali, sia per l’elevato costo che per l’inadeguatezza all’ambiente
E’ per questa ragione che è stato progettato e realizzato uno strumento di misura capace di
assolvere a tutte le funzioni necessarie all’esecuzione del test non distruttivo con il metodo
Lo strumento è stato progettato e realizzato seguendo una filosofia di tipo modulare, costituito
a) Unità di generazione delle forme d’onda (WGU, Waveform Generation Unit), per
119
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
bobina di
eccitazione
PSU bobina di
ECU riferimento
disponibile
ingresso sincroniz-
zazione esterna
WGU
fluxset #1
fluxset #2
MDU AECU
fluxset #3
RS232
M M M
PC
b) Unità della bobina di eccitazione (ECU, Excitation Coil Unit), per l’alimentazione sia
della bobina di eccitazione della sonda fluxset che della bobina di riferimento (taratura);
c) Unità di pilotaggio dei motori (MDU, Motor Driver Unit), per l’alimentazione dei motori
Control Unit), per l’acquisizione e l’elaborazione dei segnali nonché la gestione del Test
Non Distruttivo;
a) Unità di alimentazione (PSU, Power Supply Unit), per l’alimentazione di tutte le unità
summenzionate.
Ogni scheda è strutturalmente divisa in tre parti: (i) l’interfaccia con il bus; (ii) l’interfaccia
L’interfaccia con il bus (i) è composta dal microcontrollore Motorola HC11 che gestisce la
comunicazione con gli altri moduli e spedisce i messaggi che arrivano dal controllore alle
strumento.
In fig. 3.17 è riportata una fotografia dello strumento realizzato ed il confronto con il
Prima di procedere nell’illustrazione delle singole unità, si vuole soffermare l’attenzione sulla
scelta effettuata per la strategia di comunicazione tra le diverse unità. Infatti, l’architettura
una dedicata. La soluzione è stata dettata dalla necessità di avere una comunicazione
personalizzata tra le diverse unità al fine di poter gestire al meglio l’intero sistema. E’ stata
quindi sviluppata un’interfaccia dedicata con un bus a 32 linee, divise in cinque gruppi
funzionali:
- Linee di massa analogiche e digitali (5, 10, 11, 13, 15, 18);
In tab. 3.2 è stata riportata una descrizione delle linee di dati, comandi, sincronizzazione ed
realizzati in fibra ottica, che permettono la comunicazione seriale con l’unità di elaborazione
esterna. Le linee RXD e TXD sono i canali di comunicazione dell’interfaccia RS232 (57600-
121
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
#
SIMBOLO DESCRIZIONE 115200 bps) utilizzata per
LINEA
1 RXA0 Optical Fiber serial data in
2 TXA Optical Fiber serial data out scambiare comandi e risposte ad
6 RXD RS 232 serial data in
7 TXD RS 232 serial data out eventi con un’unità di controllo
19 TXbus Common BUS TX
20 RXbus Common BUS RX
21 !PBRES Push button RESET basata su PC. TXbus ed RXbus
22 TRIWAVE Waveform generator interrupt signal
23 COIL Excitation coil generator interrupt signal sono due line seriali che
24 SYNC Synchronization line
permettono la comunicazione tra i
Tab. 3.2 Descrizione delle linee di dati&comandi e
sincronizzazione&interrupt
diversi moduli. Le linee
TRIWAVE e COIL sono due line di interrupt che permettono sia all’unità di generazione
delle forme d’onda che a quella di generazione del segnale per la bobina di eccitazione, di
inviare una richiesta di servizio all’unità di controllo (DSP). La linea !PBRES permette di
resettare qualunque scheda presente sullo strumento. Infine, la linea SYNC permette di
di driving.
Lo schema a blocchi della scheda costituente l’unita WGU è riportata in fig. 3.18. Il compito
principale di questa unità è l’alimentazione, con forme d’onda triangolare, degli avvolgimenti
La scheda, grazie al chip di generazione Maxim MAX038, è capace di generare sia forme
d’onda triangolare che sinusoidali e quadre. In questo modo lo strumento può essere utilizzato
anche con sonde a correnti indotte il cui principio di funzionamento sia differente da quello
usato dalla sonda fluxset. La corrente di uscita può essere variata, tramite il microcontrollore,
da 0.1 a 50 mA con passo di 0.1 mA. La definizione di questo range di variazione è stato
122
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
ext/int/DSP
AECU clock
µC
selector
definito mediante test effettuati sul sensore fluxset atti a valutarne i migliori valori di
eccitazione. Una tensione continua variabile (± 10 V, step 0.01 V) può inoltre essere aggiunta
precedentemente descritta.
d’onda triangolari è 200 kHz, variabile con step di 1 kHz. Anche questa scelta è dettata da
Questa unità può funzionare sia mediante un oscillatore interno a 20MHz sia tramite il clock
La gestione dell’intera unità, così come la comunicazione con le altre unità dello strumento, è
Il compito principale di questa unità è l’alimentazione, con forma d’onda sinusoidale, della
bobina di eccitazione della sonda fluxset. Questa unità prevede inoltre un secondo canale
dedicato all’alimentazione della bobina di taratura atta alla generazione del campo magnetico
123
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
Il chip di generazione è lo stesso usato nella WGU, permettendo anche in questo caso di
generare segnali sinusoidali, triangolari e quadri. In questo caso sono però necessari valori di
corrente più elevati cosicché a parità di prodotto banda guadagno si ha una riduzione della
banda. In particolare, la corrente può essere variata con step di 10mA fino ad un valore
Massimo di 1A, mentre la frequenza può essere variata fino a 20kHz utilizzando un prescaler
E’ oramai evidente che un sistema che esegua test non distruttivi utilizzando sonde del tipo a
posizionata nel punto di misura, in cui deve rimanere per il tempo necessario al
completamento del processo di acquisizione, per poi essere posizionata nel successivo punto
di misura. I punti di misura sono generalmente (ma non esclusivamente) posizionati lungo
linee o griglie regolari ed il sistema NDT deve poter controllare la distanza tra i punti.
La scansione può essere eseguita sia usando sistemi di scansione complessi che pilotando
direttamente degli appropriate motori passo passo. Il sistema NDT realizzato permette di
controllare tre motori passo passo fornendo una corrente massima di 3° per fase. Se
necessario questa unità lascia la gestione della scansione ad un sistema di scansione dedicato.
Questo è proprio ciò che accade nell’attuale configurazione del apparato realizzato in cui lo
strumento è connesso ad un sistema di scansione realizzato ad hoc dal Research Institute for
Technical Physics and Material Science (Hungary). Questo permette di variare sia l’intervallo
di tempo tra due punti di misura (con un valore minimo di 10ms) che il passo di scansione
(con una risoluzione di 0.1mm). In tab. 3.3 sono riportate le caratteristiche salienti del sistema
124
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
di scansione in oggetto. Questo può essere pilotato via software ed accetta coordinate globali
Questa unità rappresenta il cuore dello strumento realizzato, in quanto controlla e gestisce
particolare, acquisisce i segnali dai sensori fluxset e lancia (sul DSP) il programma di
elaborazione nel dominio della frequenza per l’estrazione delle informazioni relative al
modulo e fase del campo magnetico. Nella versione finale dello strumento verrà eseguita on
difetto. Nella versione attuale questa fase viene compiuta esternamente da un PC che riceve i
risultati della prima elaborazione, ovvero le mappe di campo relative a modulo e fase del
campo magnetico misurato dei due sensori fluxset, ed esegue un programma di elaborazione
In fig. 3.19 viene mostrato lo schema a blocchi dell’AECU. Il cuore è il DSP (Digital Signal
bordo sono anche installati una memoria RAM da 256 kword e tre convertitori A/D a 12-bit,
125
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
waveform
excitation coil
generation unit PC
unit
RS232
DSP
basati sul Burr Brown ADS801. La quantità di RAM installata permette di acquisire fino a
200000 punti (100000 per ogni sensore fluxset se vengono acquisiti contemporaneamente).
Va sottolineato che la fase di acquisizione è sincronizzata con la linea di clock del DSP e che
Va infine ricordato che questa unità garantisce, durante la procedura di misura, un controllo in
tempo reale dello strumento, grazie alla gestione della porta RS232 connessa al PC ed alla
sincronizzazione del processo di misura utilizzando le potenzialità offerte dal suo trigger
hardware.
efficace, automatico ed a basso costo che fosse capace di fornire in “tempo reale” le
indicazioni riguardo la difettosità del componente testato. Questo obiettivo è stato coadiuvato
acquisiti, atti all’estrazione delle informazioni riguardanti la presenza dei difetti. Infatti, nella
realizzazione di uno strumento che effettui l’intera procedura di analisi non distruttiva, oltre
velocità di calcolo (elaborazione in real time). Queste specifiche progettuali, sono state
utilizzato era basato su un approccio nel dominio del tempo che permetteva di avere le
all’approccio nel dominio della frequenza effettuando l’FFT del segnale ed analizzando il
L’analisi digitale dei segnali nel dominio della frequenza è strettamente legata al calcolo della
Trasformata Discreta di Fourier (DFT); questa però presenta il grosso problema di una
questo è nata la necessità di avvalersi di algoritmi con complessità minori, quali la FFT. In
realtà, l’acronimo FFT indica una classe di algoritmi efficienti per il calcolo della trasformata
discreta di una sequenza periodica per cui, generalmente, si ha una complessità di calcolo del
tipo N·log2(N). Questi algoritmi, se N è la lunghezza del time record, cioè il numero di punti,
Goertzel non è considerato un algoritmo FFT in quanto ha una complessità di calcolo di tipo
N2. Questo però permette, volendo, il calcolo di un numero ridotto di componenti spettrali (al
limite 1); in tal caso, se M è il numero di componenti che si vogliono calcolare, il peso totale
dei calcoli è proporzionale ad M·N. Conseguenza vuole che quando M< log2(N) l’algoritmo
127
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
di Goertzel è più veloce di un algoritmo FFT. Al limite, quando è necessario il calcolo di una
In aggiunta, l’algoritmo di Goertzel ha il grande vantaggio di poter processare i dati così come
arrivano, mentre gli algoritmi FFT devono aspettare che siano disponibili tutti i punti nella
In seguito a questa breve descrizione degli algoritmi per l’analisi dei segnali nel dominio della
frequenza, che lungi dall’essere esaustiva, risulta chiaro l’incremento di prestazioni ottenibili
l’algoritmo di Goertzel per l’estrazione della sola seconda armonica del segnale di pickup, si è
ottenuta una notevole riduzione sia dei tempi di calcolo che dell’occupazione in memoria.
gestito mediante un PC, permette di: effettuare la procedura di taratura e/o di calibrazione;
gestire la comunicazione tra le diverse unità al fine di permettere l’alimentazione della sonda
In seguito alla realizzazione dello strumento sono stati eseguiti numerosi test su provini con
particolare:
b) Valutare la ripetibilità del processo di misura, sia rispetto alla sonda che al sistema di
scansione;
128
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
d) Confermare il già accertato accordo tra dati sperimentali e simulati, con l’utilizzo dello
Goertzel.
A tal uopo è stata allestita la stazione di misura utilizzando lo strumento realizzato ed in fig.
3.20 ne viene riportata una foto con un particolare sulla sonda realizzata e descritta nel §3.2.
L’avvolgimento di eccitazione della sonda è stato alimentato con una corrente sinusoidale
(500mA, 5kHz), mentre entrambe gli avvolgimenti di driving dei sensori fluxset sono stati
alimentati con una corrente triangolare (44mA, 50kHz). Va evidenziata la differenza nei
segnali di forzamento dei sensori fluxset, rispetto alle prove riportate in precedenza, dovuta
Prima dell’esecuzione di ogni prova, la sonda viene automaticamente posizionata in una zona
senza difetto e viene eseguita la procedura di calibrazione; ricordiamo infatti che questa
procedura compensa il campo magnetico misurato dalla sonda anche in assenza di difetti
(offset) migliorando la sensibilità della sonda e rendendo valide le informazioni sulla fase del
campo magnetico. Questo offset può variare con la corrente di eccitazione della sonda, con il
pezzo in esame, con il rumore elettromagnetico presente, e deve quindi essere compensato
sonda stessa.
La verifica della ripetibilità del sistema è stata eseguita effettuando due set di misure:
i. fissando la sonda in un punto qualunque del provino ed effettuando 60 misure del campo
ii. effettuando una scansione in 60 step sul provino in una zona senza difetto e misurando il
129
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
scansione.
I risultati ottenuti sono riportati in tab. 3.4 dove si può evidenziare l’elevata ripetibilità del
E’ stata effettuata una misura del tempo necessario ad eseguire il test non distruttivo su di
alluminio di 2mm di spessore con una cricca passante di 5mm, utilizzando la massima
risoluzione spaziale consentita dal sistema di scansione (0.1mm), impiegando 2000s. E’ stata
poi effettuata una procedura di decimazione atta ad identificare quale fosse il massimo valore
130
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
Tab. 3.4 Valori medi e deviazioni standard del campo magnetico, ottenuti durante le
verifiche di ripetibilità del sistema.
presenza e le caratteristiche del difetto e permette un tempo di esecuzione del test di 67s.
difetto da individuare e non può essere assunto valido in generale. Quest’analisi però assicura
che utilizzando strategie di scansione adattative (ovvero risoluzioni spaziali variabili durante
il test e dipendenti dalla risposta delle sonde) è possibile indagare accuratamente, ed in tempi
La prova riportata è stata effettuata scandendo un provino di alluminio dello spessore di 2mm
con un difetto passante di 5mm. La scansione eseguita è illustrata in fig. 3.21, in cui sono
131
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
a) b)
x [mm] x [mm]
y [mm]
y [mm]
c) d)
Fig. 3.22 Mappe del modulo del campo magnetico simulate a), b) e sperimentali c), d) relative ai sensori
posti sull’asse x (ortogonale al difetto) b), d) ed y (parallelo al difetto) a), c).
caratteristiche geometriche e dimensionali del difetto oltre che la sua posizione. Ad esempio,
- i picchi del sensore y sono posizionati ad y=13.5mm ed y=18.5mm, posizione dei punti
estremi del difetto; la loro distanza è 5mm, pari alla lunghezza della cricca.
Queste informazioni hanno fornito le giuste motivazioni per lavorare allo sviluppo di un
132
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
tipicamente eseguita da un operatore umano che decide l’accettabilità del componente sotto
test valutando a vista le risposte delle sonde, ad esempio, il piano delle impedenze. Alcuni
dei comparatori che confrontano il livello dei segnali misurati con opportune soglie
prestabilite. Esistono infine strumenti più sofisticati, basati su tecnologie digitali, che
degli allarmi che dei segnali che provvedono alla marcatura od allo scarto del materiale sotto
test. Questi strumenti permettono di individuare anche particolari tipi di difetti, normalmente
non rilevabili con altri strumenti, ma la ricostruzione della loro forma così come la
determinazione del valore numerico delle loro caratteristiche geometriche e della relativa
incertezza, è ancora una questione aperta. Queste informazioni sono invece molto importanti
sia al fine di effettuare al meglio la selezione dei componenti sia nel controllo del processo
industriale come mezzo per trovare le cause che hanno generato il difetto, accomunando sia
Differenti sono le soluzioni proposte dalla comunità scientifica internazionale per risolvere
methods), dove la ricostruzione della forma del difetto è affidata ad algoritmi di inversione
numerica dei dati misurati; tuttavia, questi metodi sono generalmente limitati dalla
applicazioni in tempo reale. L’alternativa è costituita dai metodi non basati su modelli
(model-free methods). Anche in questo campo sono state proposte alcune soluzioni basate
Come ultima fase nello sviluppo del sistema ECT che utilizza il sensore fluxset, si è quindi
133
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
messa a punto una tecnica basata su Support Vector Machine (SVM), per la stima della forma
e delle caratteristiche geometriche dei difetti, che cade nella categoria dei metodi model-free.
Gli stimoli giusti alla fattibilità di questa procedura di analisi sono stati forniti dai risultati
preliminare fase di studio del comportamento delle mappe di campo al variare dei difetti.
Affinché ciò sia possibile è necessario avere a disposizione un consistente numero di risultati
da elaborare ed interpretare. Questa fase potrebbe essere compiuta per via sperimentale
eseguendo numerose prove su pezzi diversi con differenti tipologie di difetti noti.
con difetti noti di varia forma e giacitura e, per ogni tipologia di difetto, bisognerebbe testare
questo tipo comporta un notevole impegno sia in termini economici che in termini di tempo di
esecuzione dei test, oltre alle difficoltà relative alla realizzazione di campioni con difetti noti
interni.
accade nella soluzione di problemi progettuali e di ricerca, attraverso il quale si possa ottenere
effettuare una verifica di rispondenza dei dati ottenuti in simulazione con quelli sperimentali.
134
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
modo che questi rispondano alle condizioni operative in cui lavorerà il sistema reale. E’
inoltre necessario, se non fondamentale per lo scopo preposto, poter variare le dimensioni e la
La scelta è risultata tutt’altro che semplice data la complessità e particolarità del problema da
risolvere: infatti dovendo indurre correnti nel materiale da esaminare è necessario generare un
campo magnetico variabile nel tempo, conseguentemente campo elettrico e magnetico non
sono disaccoppiati e per l’analisi del fenomeno è necessario utilizzare il modello quasi
rappresentate dai difetti. I diversi software commerciali analizzati (quali, ad esempio, Opera,
Mega, Femlab, ecc) sono risultati poco idonei non rispondendo, in parte o completamente,
La scelta è quindi ricaduta su due software sperimentali, appositamente studiati per risolvere
problemi elettromagnetici nell’ambito ECT, l’uno specializzato per le cricche sottili, l’altro
analitiche sono valide in casi semplici e vanno subito in crisi se la geometria diventa più
sono invece, tra le altre, quelle alle differenze finite, agli elementi di frontiera e agli elementi
finiti; queste presentano caratteristiche tali da superare i limiti intrinseci ai metodi analitici.
problema elettromagnetico con il metodo degli elementi finiti, che consente di approssimare
finito di incognite. Entrambe i software consentono la risoluzione sia del problema diretto,
135
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
date le dimensioni della cricca si determina il campo ad essa associato, sia del problema
inverso, date le misurazioni esterne di campo si determina posizione e forma della cricca.
Verrà brevemente descritta la sequenza operativa con cui viene affrontato il problema
elettromagnetico nel software di simulazione per cricche sottili. Il metodo utilizzato si basa su
una formulazione integrale, che permette di superare alcune difficoltà degli approcci di tipo
vantaggi:
- basso numero di incognite nel problema inverso che risulta essere particolarmente
efficace;
- permette di risolvere, entro certi limiti, più problemi diretti senza dover riassemblare le
Il problema diretto consiste nel determinare la variazione di campo magnetico associato alla
Restringendo l’attenzione alla classe di problemi ECT per cricche sottili in pezzi di materiale
assunzione è che lo spessore del difetto è piccolo se comparato non solo alla sua profondità e
136
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
larghezza ma anche allo spessore di penetrazione relativo alla frequenza di eccitazione. Ciò
permette di schematizzare il difetto come un crack a spessore zero, ad esempio come una
Il problema viene quindi diviso in due fasi applicando la sovrapposizione degli effetti: la
provocata dalla presenza del difetto. In particolare, siccome la densità di corrente totale deve
essere nulla nella regione ove è situata la cricca, la variazione della densità di corrente è
imposto che sia esattamente l’opposto di quella imperturbata sulla cricca. Nella soluzione del
forme di strutture conduttrici (ad esempio per una piastra indefinita). Queste forniscono
approssimazioni accettabili nella maggior parte dei casi pratici, d’altra parte se gli effetti di
bordo non sono irrilevanti o la forma del campione non è canonica, il campo imperturbato
correnti indotte, modificato dalla presenza del difetto. Il crack viene descritto come una
superficie. In linea di principio, viene definita una superficie all’interno della quale deve
essere incluso il difetto e la perturbazione di corrente viene determinata per tutte le possibili
E’ solo in una fase successiva che si specifica la geometria del difetto per cui si vuole la
soluzione, definendo le facce di elementi finiti che appartengono al difetto stesso (fig. 3.23).
Così la soluzione è generalizzata a tutti i possibili difetti inclusi nel dominio prescelto: una
137
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
B
A
Fig. 3.23 Rappresentazione del dominio in cui deve essere incluso il difetto (A) e delle facce degli elementi
finiti che permettono di definire la geometria del difetto (B).
qualunque cricca all’interno del dominio può essere definita, ed è possibile ottenere per essa
la soluzione del problema elettromagnetico senza dover effettuare una nuova elaborazione.
Per problema inverso si intende la determinazione delle caratteristiche del difetto, partendo
natura binaria, in quanto per ogni faccia è necessario conoscere se essa appartiene o meno al
difetto. Dopo aver ottenuto questa informazione, nel caso in cui la faccia appartenga al difetto,
si conosce anche il valore del flusso di corrente che l’attraversa, in quanto sappiamo che deve
essere l’opposto del corrispondente valore imperturbato. Appare evidente che la descrizione
del difetto è tanto più accurata quanto più è fitta la discretizzazione della superficie.
Il problema inverso si risolve per iterazione del problema diretto: si effettuano diversi
problemi diretti sullo stesso campione, per differenti geometrie di difetti, fino a quando il
Il software utilizzato descrive un modello numerico per il calcolo del campo elettromagnetico
numerico per la risoluzione del problema diretto che riveste particolare importanza nell’ottica
138
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
Come avviene nel caso di cricche sottili, si deve scegliere a priori una regione all’interno della
quale sarà contenuto il difetto, per ottenere a valle di un’unica fase di processing le mappe di
In linea di principio quindi, il software utilizzato per i difetti volumetrici è simile a quello
Il punto di partenza è che in tutte le situazioni realistiche una cricca di volume V0 è contenuta
in una regione nota a priori VT. Sfruttando il vincolo V0 ⊆VT si riesce a ridurre il costo
Grazie alla linearità del sistema, il metodo sfrutta il principio di sovrapposizione degli effetti,
calcolando la densità di corrente indotta nel materiale conduttore in presenza di cricca come
J (r ) = ∂J (r ) + J 0 (r )
dove:
Con l’ausilio dei mezzi di simulazione esposti, sono state eseguite numerose simulazioni atte
permettesse di identificare quale potesse essere il mezzo più opportuno, per lo sviluppo
dell’algoritmo di elaborazione.
In prima analisi l’attenzione è stata focalizzata sulle cricche sottili. Nell’esecuzione delle
simulazioni sono state imposte condizioni operative collimanti con le situazioni reali di test.
spessore 3 mm, una frequenza di lavoro di 1kHz, nonché le caratteristiche della sonda
139
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
realizzata. In base a questi parametri e soprattutto in base all’area di definizione della cricca
(c.f.r. §3.4.1.1) è stata effettuata la scelta della mesh. Ricordiamo infatti che per gli algoritmi
mesh vanno definiti, macroscopicamente, in funzione delle dimensioni della cricca e dello
spessore di penetrazione, mentre in una fase successiva viene assestata mediante opportuni
test di consistenza.
massimo di 20mm di lunghezza (lungo l’asse x), 3mm di altezza (lungo l’asse z) ed un difetto
minimo di 1mm di lunghezza (lungo l’asse x), 0.5mm di altezza (lungo l’asse z); trattando il
caso di cricche sottili, lo spessore viene invece imposto pari a 1µm (lungo l’asse y).
campo ottenute.
In fig. 3.25 è mostrata la scansione imposta durante la simulazione che permette di definire il
140
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
sonda difetto
riferimento rispetto a cui verranno mostrati i
risultati.
picchi del campo e la lunghezza della cricca. Una correlazione simile esiste tra la lunghezza
della cricca e la distanza tra i picchi (come evidenziato nelle tabelle). Sono state anche
analizzati gli andamenti degli altri picchi presenti (massimi locali) senza trovare correlazioni
evidenti.
che della profondità della cricca. Il primo grosso risultato è che la distanza tra i picchi non
varia né al variare della profondità né dell’altezza, rimanendo quindi correlata alla sola
lunghezza del difetto. Come ci si aspettava, sono state invece trovate correlazioni con
Fig. 3.26 Ampiezza dei picchi del campo magnetico per il sensore posto sull’asse x.
141
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
Fig. 3.27 Ampiezza dei picchi del campo magnetico per il sensore posto sull’asse y.
fisica del fenomeno, creano però un grado di libertà che rende non facile definire se la cricca è
Per quanto riguarda le fasi del campo magnetico, per entrambe i sensori non sono state
delle fasi, sono però fondamentali nell’individuazione della posizione del difetto rispetto alla
l’individuazione della loro posizione un compito estremamente semplice. Per questa ragione,
d’ora in avanti l’attenzione sarà posta esclusivamente all’individuazione delle dimensioni dei
difetti.
Analisi simili a quelle mostrate per le cricche sottili sono state effettuate anche nel caso di
difetti volumetrici mediante l’ausilio del software descritto nel §3.4.1.2. I risultati ottenuti
Questa breve analisi ha permesso di delineare un quadro generale del problema così da poter
L’idea seguita nello sviluppo del software di analisi delle mappe di campo è di utilizzare
142
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
fornisce un insieme di coppie di I/O (x,y) ed il dispositivo trova i valori delle connessioni W
Forse i più noti dispositivi basati su questo concetto sono le reti neurali, costituite da modelli
matematici nati per svolgere la funzione di apprendimento. Accanto alle reti neurali trovano
posto dei classificatori a supporto vettoriale, le Support Vector Machine (SVM), che
permettono di superare molti problemi delle reti neurali e consentono di sfruttare l’esperienza
Nelle SVM si evita il rischio di trovare minimi locali, tipico delle reti neurali, in quanto si
innovativo nel settore di ricerca dei test non distruttivi. E’ per questi motivi che si è scelto di
utilizzare le SVM come mezzo per l’elaborazione delle mappe di campo al fine di estrarne le
Le Support Vector Machine hanno origine nella Statistical Learning Theory, sviluppata da
Vladimir Vapnik a partire dagli ultimi anni ’70, che si occupa di analizzare i criteri statistici
che regolano la capacità di generalizzazione di una macchina che apprende, detta appunto
sulle informazioni che è necessario conoscere di una dipendenza funzionale non nota per
statistica inferenziale, scienza che si occupa dello studio della struttura di una popolazione
Per Vapnik quindi è possibile fare inferenza usando un piccolo numero di dati, basandosi
sulla costruzione di macchine per l’apprendimento, per la cui costruzione sono necessari solo
143
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
(Empirical Risk Minimization, ERM). Quest’ultimo infatti consiste nel minimizzare una
funzione oggettiva dipendente dai campioni di training, mentre l’SRM minimizza un insieme
principale è quello di riuscire a costruire, sulla base del training set, una funzione che
corrispondente. Appare chiara l’importanza della scelta del training set, in quanto essa
Un indicatore della bontà della funzione trovata è il rischio atteso, la cui espressione è la
seguente:
1
R( f ) = ∫ yi − f ( xi ) dp ( x, y )
2
in cui la quantità yi − f ( xi ) è detta loss (perdita). Siccome non è nota la p(x,y), si calcola il
rischio empirico:
1
Remp ( f ) =
2
∑ yi − f ( xi ) .
L’algoritmo di apprendimento implementerà una serie di funzioni appartenenti ad un insieme
Λ e sceglierà la funzione che minimizza il rischio empirico, con un errore di stima in quanto
144
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
conseguente alla limitatezza delle funzioni implementabili. La somma di questi due errori
Vapkin ha dimostrato che esiste un termine di maggiorazione per il rischio atteso, dipendente
dal rischio empirico e dalla capacità di apprendere dagli esempi mostrati, ma indipendente
È quindi necessario trovare una classe di funzioni in grado di addestrare una macchina; per
trova la funzione h(x) tale che h( x) ≈ c( x) . In generale, se dato un nuovo x ' ∈ X si vuole
effettuare una predizione per c( x ' ) è necessario trovare una funzione che ne caratterizzi la
similarità:
k : XxX → ℜ
(x,x’) α k(x,x’).
Nel caso in cui i dati non siamo linearmente separabili ci sono due possibilità per lavorare su
di essi: è possibile fare riferimento alle SVM non lineari oppure rilassare i vincoli di corretta
classificazione tenendo conto della non perfetta separazione tra le due classi e tollerando un
saranno:
145
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
m
1 2
τ (w, x ) = w + C∑ξ i
2 i =1
con :
ξi ≥ 0
ci ((w • xi ) + b ) ≥ 1 − ξ i
0 ≤ α i ≤ C i = 1,...m
∑α c i i =0
in cui C è detto “upper bound” ed è un parametro che pone un limite al numero di “errori” di
classificazione.
Nel caso in cui non ci sia soluzione (insiemi non linearmente separabili), si introduce un
denominato feature space, di dimensioni molto più elevate dello spazio di origine, in cui gli
quindi, tramite una opportuna scelta della funzione kernel, i dati possono diventare separabili
da un iperpiano nello spazio delle features pur non essendolo nello spazio d’origine. È
- lineare: K ( xi , x j ) = xi • x j ;
del kernel;
In conclusione, per utilizzare una SVM è necessario stabilire il tipo di kernel da utilizzare, i
parametri del particolare kernel, il valore di ε (limite superiore sull’errore quadratico nella
146
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
fase di training), il valore di C. Non esistono particolari criteri teorici sulla base dei quali
effettuare tali scelte e generalmente tali parametri vanno scelti in base ai risultati sperimentali
ottenuti.
Le SVM possono essere applicate in vari settori: classificazione dei pattern, stima di funzioni
alle cricche sottili. Questa scelta è dettata esclusivamente dall’esigenza di ridurre la mole di
dati da analizzare per la costruzione della banca dati necessaria all’addestramento della SVR.
Soffermando l’attenzione a questo caso ed utilizzando il software descritto nel §3.4.1.1, sono
dimensioni e profondità).
In particolare, sono state imposte le stesse condizioni operative delle simulazioni mostrate nel
altezza), è stata divisa in una griglia regolare di 20x6 elementi lungo la lunghezza e l’altezza,
con passi di 1mm e 0.5mm rispettivamente (vedi fig. 3.28). All’interno della regione così
suddivisa, tutte le possibili combinazioni di altezza, lunghezza e profondità sono state imposte
come difetto, ottenendo le rispettive mappe di campo. Così facendo è stato possibile creare
una banca dati (training set) sufficientemente pregna di informazioni necessarie alla fase di
addestramento della SVR. In particolare, a valle dell’analisi fatta nel §3.4.2, il training set
numero dei picchi presenti nelle mappe di campo, nonché la rispettiva forma e dimensione dei
difetti.
147
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
Profondità “z”
3 mm
Altezza “a”
Lunghezza “l”
20 mm
Il comportamento della fase del campo magnetico, non fornendo informazioni su forma e
dimensione dei difetti non è stata inserita tra le grandezze costituenti il training set.
Come già accennato infatti, la fase del campo permette di individuare facilmente la posizione
del difetto; essendo questa operazione molto semplice, non è stata implementata
nell’algoritmo cosicché la posizione del difetto non risulta tra le grandezze in uscita alla SVR.
Una volta effettuata la fase di training, dando alla SVR le informazioni relative alle mappe di
campo di un difetto incognito, questa fornisce in uscita la lunghezza (l), l’altezza (a) e la
Il set di dati fornito alla SVR è rappresentato da un vettore (denominato feature vector). A
valle di un’attenta selezione si è giunti alla conclusione che i feature vector più appropriati per
come grandezze note permette la riduzione degli errori. Ovviamente l ed a sono grandezze
incognite; si è allora pensato di progettare tre differenti SVR, una per ogni incognita,
∧ ∧ ∧
utilizzando una struttura a cascata, come mostrato in fig. 3.29 dove: l = fl ( I l ) , a = f a ( I a , l ) e
148
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
∧ ∧ ∧
l,l a) ∧ a, a ∧ b) ∧z,z c)
l a z
fl fa fz
I1 Ia Iz
Sample in the test set Sample in the test set Sample in the test set
∧ ∧
z = f z ( I z , a) .
Non essendo disponibile un completo set di dati sperimentali, collezionati su difetti di diversa
natura, al fine di avere un primo feedback sulle performance della SVR realizzata, è stato
scelto di dividere il data set in training e test set. Cioè dei dati disponibili (data set) parte viene
utilizzata per addestrare la SVR (training set) e parte per la verifica (test set). Le prestazioni
dell’algoritmo sono state valutate usando l’errore medio assoluto (MAE, Mean Absolute
N
Error) sul test set: MAE = 1
∧
N
∑Im=1
m − I m *100 (dove N è la cardinalità del test set e I={l,a,z})
Il modulo SVM è stato implementato attraverso il tool LIBSVM [64] (ver. 2.7) in ambiente
Matlab®. Nella fase sperimentale è stato usato un kernel RBF con C=2048 e δ=32 (scelto in
una fase preliminare tra i kernel Polynomial, RBF, e sigmoid), c.f.r. §3.4.3. In fig. 3.30 sono
mostrati i risultati di ricostruzione ottenuti sul test set. In particolare, sono riportati sia i
parametri ricostruiti (Î) che il valore noto di essi (I). La bontà della ricostruzione è evidente
sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Questa viene comunque confermata dai
valori assunti dall’errore medio assoluto e dalla sua deviazione standard: MAEl=1.84%,
149
Capitolo 3 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Sonda Fluxset
I risultati così ottenuti sono stati anche confermati da alcuni test effettuati su mappe
sperimentali.
set di dati statisticamente valido, fornendo l’incertezza di misura dei parametri ricostruiti
portando in conto i contributi della sonda, dello strumento, e dell’algoritmo, anche a causa
comprensivo anche delle informazioni di questo tipo di difetti. L’idea è quella di realizzare
150
Capitolo 4
Sviluppo ed ottimizzazione del sistema
basato sulla Tomografia Induttiva
4.1 Introduzione
Come già menzionato nel § 2.3.4, i test sperimentali eseguiti con il sistema basato sulla
mettendo però in evidenza alcune difficoltà. Infatti, il prototipo realizzato spesso commette
Per certi versi questo comportamento era atteso da un primo prototipo, visto che l’algoritmo
di inversione risolve una situazione tipica dei cosiddetti problemi mal posti (ill posed
problem). Questo comporta che l’incertezza sulla misura della matrice delle impedenze può
comportare una grande incertezza sulla definizione delle caratteristiche del difetto.
Con il fine di superare questi problemi sono stati analizzati, ed ove necessario migliorati, sia
Al fine di valutare il comportamento del software di inversione sono state effettuate due
analisi:
i) valutazione del massimo rumore ammissibile sul segnale di ingresso al fine di ottenere una
ii) individuazione dei parametri che ottimizzano l’estrazione del momento del secondo ordine
P(2). Va infatti ricordato che l’algoritmo di inversione utilizzato (c.f.r. § 2.3.2), processa il
momento del secondo ordine P(2). Questo viene estratto dalla matrice delle impedenze,
ottenuta durante la fase di misura sul materiale sotto test e rappresenta il punto di
Per effettuare questa analisi, il software descritto nel § 2.3.2, è stato utilizzato non solo nella
fase di inversione ma anche in quella diretta, per la generazione delle matrici delle impedenze
forzamento della sonda realizzata, sono state effettuate diverse simulazioni imponendo
differenti difetti e livelli di rumore. E’ stato cioè modellato il rumore normalmente presente
nei segnali misurati, come un rumore moltiplicativo uniformemente distribuito sugli elementi
della matrice delle impedenze calcolata (soluzione del problema diretto). La matrice così
al fine di verificare la capacità di determinazione delle caratteristiche del difetto per i dati
livelli di rumore.
I risultati ottenuti sono mostrati in fig. 4.1 dove è anche riportata la geometria di riferimento e
la posizione della sonda (fig. 4.1a) nonché la suddivisione del dominio conduttore Vc, diviso
152
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
a) b)
c) d)
e) f)
Fig. 4.1 Ricostruzioni ottenute al variare del rumore. (a) geometria di riferimento e posizione della
sonda; (b) la partizione del pezzo effettuata (Ωk); (c) il difetto imposto; (d) difetto ricostruito con 0.5% ed
1% di rumore; (e) difetto ricostruito con 1.5% e 2% di rumore; (e) difetto ricostruito con 5% di rumore.
Il difetto imposto è rappresentato dal quadratino grigio, posizionato al centro del dominio Vc,
mostrato in fig. 4.1c. Le figure 4.1 d, e, f, mostrano invece i risultati della ricostruzione
Dall’analisi di queste figure è evidente come con livelli di rumore inferiori al 2% si hanno
ricostruzioni corrette, anche se con livelli di 1.5% e 2% viene identificato come difetto anche
un punto aggiuntivo (il quadratino nero in fig. 4.1e). Al crescere del livello di rumore al di
sopra del 5% la ricostruzione del difetto è completamente errata (vedi fig. 4.1f).
ridurre l’incertezza di misura oltre che la necessità di analizzare, ove fosse possibile, un
miglioramento delle condizioni di estrazione del momento del secondo ordine P(2).
153
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
Come esaurientemente descritto nel § 2.3.2.2, il problema inverso consiste nella ricostruzione
della posizione e forma di un eventuale difetto presente sul provino sotto test. Il momento del
esima frequenza utilizzata durante le misure, ed npk è un intero (usualmente non superiore a
10) usato come peso delle misure eseguite al variare della frequenza.
Tutti questi fattori, incidenti in modo diretto sul processo di estrazione di P(2), sono stati
analizzati al fine di individuare quali fossero i parametri che ottimizzano questo processo. In
particolare:
i) valore delle frequenze della corrente di eccitazione usata nella sessione di misura;
E’ stato indagato l’esito del processo di inversione al variare del numero e dei valori delle
frequenze utilizzate nella fase di misura (la scelta del range di frequenze di test è stata
ovviamente obbligata dagli aspetti inerenti alla penetrazione delle correnti indotte nel pezzo
esaminato).
Sono state quindi imposte in ingresso all’algoritmo di inversione delle matrici di impedenza
note, ottenute dalla soluzione del problema diretto, al variare del valore e del numero di
frequenze.
In tab. 4.1 sono riportati gli esiti delle ricostruzioni eseguite per un difetto di 1x1x1mm
imponendo le caratteristiche della sonda realizzata. Risultati analoghi sono stati ottenuti
500Hz. Questo aspetto non va assolutamente sottovalutato in quanto alle basse frequenze si
amplificano i problemi inerenti la qualità dei segnali; infatti, l’utilizzo di basse frequenze per
Ciò conferma quanto sia importante la ricerca del valore ottimale del parametro di peso delle
Al crescere di npk, l’algoritmo di inversione darà maggior peso al contenuto informativo delle
matrici Z ottenute alle alte frequenze. Per poter analizzare il comportamento del software di
inversione al variare di npk e delle frequenze è necessario definire quale sia il parametro di
confronto. Nel caso in esame, questo è costituito dal rendere il P(2) estratto il più possibile
L’analisi è stata quindi organizzata nel seguente modo: (i) sono state calcolate numericamente
le matrici delle impedenze (al variare del valore e numero delle frequenze) ed il momento del
( 2)
secondo ordine ( Pcal . ); (ii) dalle matrici calcolate al punto (i) viene estratto il momento del
( 2)
secondo ordine ( Pestr . ), al variare di npk e delle frequenze; (iii) si effettua il confronto tra il
155
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
Per quanto concerne il punto (i), è stata sfruttata la soluzione del problema diretto da parte del
software. Per il punto (ii) invece, è stato realizzato un programma in ambiente MatLab® che,
quarto ordine, P(2) e P(4). Per effettuare il confronto di cui al punto (iii) è stato necessario
definire appropriati indici che permettessero di superare le difficoltà connesse alla gestione
del confronto di matrici di grandi dimensioni; gli indici definiti sono i seguenti:
Re( R calc. − R ri c. )
I 4 = Re( R calc. − R ri c. ) I5 = fro
.100
fro
Re( R ri c. ) fro
dove: R ric . = ω 2 ( Pestr . ) + ω ( Pestr . ) rappresenta la parte reale della matrice delle impedenze
( 2) 4 2 ( 4) 4
Sono stati effettuati numerosi test al variare del range di frequenze, del numero e del valore
delle frequenze nei diversi range, e facendo variare il parametro npk da 0 a 15.
Di seguito vengono riportati i risultati ottenuti in due casi che possono essere ritenuti
Dall’analisi dei risultati ottenuti, si nota come, a parità di numero e valore delle frequenze
utilizzate, si hanno estrazioni migliori di P(2) all’aumentare del parametro npk, solitamente npk
> 6 fornisce buoni risultati (vedi figure 4.2 a), b), c) e/o 4.3 a), b), c)).
D’altra parte, l’approssimazione della parte reale di Z con un polinomio del quarto ordine è
156
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
a) b) c)
I1 I2 I3
[%]
d) e)
I4 [Ω] I5 [%]
npk npk
frequenza frequenza
Fig. 4.2 Capacità di estrazione di P(2) nel range di frequenze 100÷1500Hz. Evoluzione degli indici I1 (a),
I2 (b), I3 (c), I4 (d), I5 (e).
migliore per npk < 8 (vedi figure 4.2 d), e) e/o 4.3 d), e)). Questo ha portato a scegliere un
valore npk=8.
Si può inoltre osservare che per contenere l’errore percentuale nell’estrazione di P(2) (indice
I3) viene fortemente richiesto il contenuto informativo dovuto alla presenza delle matrici
ottenute a basse frequenze (inferiori a 300 Hz), anche per elevati valori di npk. Infatti, nel
caso di range di frequenza di 100÷1500Hz, per npk>6 l’indice I3 scende sotto il 5% (vedi fig.
4.2c), mentre nel caso di range di frequenza di 500÷1500Hz, anche per npk>6 l’indice I3 non
scende mai al di sotto del 20% (vedi fig. 4.3c). Questo risultato conferma quanto già ottenuto
nel § 4.2.1.1; qui ne viene messa in evidenza la causa ma anche l’impossibilità di risolvere
questo problema mediante una scelta opportuna del parametro nkp. Tutto ciò, unito ai
necessità sia di migliorare l’estrazione di P(2) che di incrementare il livello dei segnali.
157
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
a) b) c)
I1 I2 I3
[%]
d) e)
I4 [Ω] I5 [%]
npk npk
frequenza frequenza
Fig. 4.3 Capacità di estrazione di P(2) nel range di frequenze 500÷1500Hz. Evoluzione degli indici I1 (a),
I2 (b), I3 (c), I4 (d), I5 (e).
fine di ottenere lo sfasamento tra tensione e corrente e, dalla conoscenza dei loro valori
immaginaria dei vari elementi della matrice delle impedenze, utilizzando la relazione
Vij
Zij = ⋅ ( cos φij + j sin φij ) (c.f.r. § 2.3.4).
I
La misura della matrice delle impedenze è quindi soggetta alla misura di tensione, corrente e
del loro sfasamento. Fissata la sonda ed il metodo utilizzato, ridurre l’incertezza associata a
questa misura significa dunque migliorare le fasi di misura di queste tre grandezze oltre che,
ovviamente, ridurre per quanto possibile gli effetti dovuti al rumore elettromagnetico
presente. Essendo la misura dei valori efficaci di tensione e corrente affidata a strumentazione
158
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
In ingresso al sistema di acquisizione dati della stazione di misura descritta nel § 2.3.4, sono
stati quindi inviati invece che i segnali provenienti dalla sonda, due segnali di ampiezza e
caratteristiche tali da emulare i segnali presenti durante l’esecuzione del test non distruttivo.
In particolare, uno dei due segnali fissato in ampiezza (500 mV) e fase (0°) in modo da
proveniente dalla sonda (si ricorda infatti che la tensione prelevata ai capi delle varie bobine
di pickup varia in ampiezza e fase in funzione della distanza della bobina di pickup da quella
normalmente disponibili sulle bobine di pickup ha portato ad eseguire questa prova per tre
diversi valori di tensione (500mV, 3mV e 0.3mV). In tab. 4.2 sono riportati i risultati dei,
eseguiti variando lo sfasamento tra 0 e 360°. L’analisi di questi risultati mostra come per
Tab. 4.2 Caratterizzazione dell’algoritmo di calcolo dello sfasamento tra tensione e corrente.
159
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
sfasamento con un errore massimo di 0.11° (0.7%, escludendo il caso 0°); per livelli di
segnale dell’ordine del mV, l’errore massimo sale a 0.26° (2.5%, escludendo il caso 0°);
infine per livelli di segnale dell’ordine del decimo di mV, errore massimo diventa circa 1.5°
Tenendo conto che gli sfasamenti che il sistema verrà chiamato a misurare saranno tutti
intorno a 90°, è stato eseguito un altro test per verificare la capacità di discriminazione di
piccoli scostamenti intorno ai 90°. Questi test hanno confermato la bontà del software nella
determinazione dello sfasamento anche se hanno messo in evidenza come passando da segnali
dell’ordine delle centinaia di mV a segnali dell’ordine del decimo di mV, l’errore commesso
Le analisi effettuate nei § 4.2 e 4.3 hanno chiarito quali fossero i motivi generanti le errate
sistema, permettendo di effettuare scelte appropriate per le frequenze di analisi nonché per il
parametro npk; è stato però anche verificato come la sola imposizione di questi parametri non
permetta di risolvere tutti i problemi, oltre al grosso vincolo della necessità di almeno una
E’ stato infine confermato come l’incertezza di misura giochi un ruolo fondamentale per un
Tutto ciò, unito all’incertezza associata all’estrazione dello sfasamento, che cresce al
diminuire dell’ampiezza dei segnali, ed a prove sperimentali, atte a verificare l’influenza del
rumore elettromagnetico sulla qualità delle misure, che hanno dimostrato come il rapporto
segnale rumore delle grandezze misurate non sia adeguato ad assicurare l’incertezza di misura
160
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
Questi obiettivi sono stati ottemperati sia mediante l’utilizzo di materiali ferromagnetici per la
realizzazione del supporto della sonda, che mediante lo sviluppo di una particolare geometria
Per quanto concerne il primo aspetto, è stata effettuata un’analisi dei materiali ferromagnetici
in commercio al fine di identificare quello che meglio si adattasse al caso in esame e che fosse
facilmente modellabile nel software di inversione. La scelta è ricaduta sulla ferrite N27
Per quanto concerne invece la geometria della sonda, è stata scelta una struttura similare a
quella di un trasformatore; in questo modo il pezzo sotto test si comporta come il secondario
di un trasformatore il cui primario è costituito dalla sonda. Si riduce quindi il flusso disperso
Sulla base di queste indicazioni è stato realizzato il primo prototipo della sonda, costituito da
quattro bobine cilindriche con 111 spire in rame di 0.018mm2 di sezione, riportato in fig. 4.4a
e le cui caratteristiche geometriche sono riportate in fig. 4.4b. E’ stato inoltre realizzato un
scelte fatte (questa sonda verrà nel prosieguo indicata come sonda test in aria).
La presenza del materiale ferromagnetico modifica il sistema fisico e quindi le leggi che
161
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
12.7
1 2
0.65 3 4
10.1
0.65
Fig. 4.4 La sonda test realizzata. a) foto della sonda; b) caratteristiche geometriche (le dimensioni sono
espresse in mm).
debitamente in conto nell’algoritmo di inversione che invece, come descritto nel § 2.3.2,
Tenendo però conto che per l’applicazione ECT sviluppata, il campo magnetico assume valori
tali da garantire un comportamento lineare del materiale ferromagnetico (grazie anche alla
scelta fatta per esso) e che le frequenze variano in un range dove le proprietà del materiale
scelto sono quasi indipendenti dalla frequenza di lavoro, è possibile estendere l’approccio
χm
∫P ⋅ [M − B]dV = 0 , ∀k
µ 0 (1 + χ m )
k
Vf
162
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
In seguito alla realizzazione della sonda sono stati eseguiti numerosi test atti a valutarne le
prestazioni in termini di: (i) linearità della risposta della sonda; (ii) incremento dei valori di
impedenza misurati e riduzione della loro incertezza; (iii) accordo tra i valori dell’impedenza
(i) Innanzitutto è stato verificato che nel range di funzionamento della sonda questa avesse un
4.4.1 siano pienamente rispettate. A tal fine, è stata valutata la caratteristica ingresso uscita
della sonda nel range di frequenze compreso tra 100Hz e 2kHz. Per ogni frequenza, la sonda è
stata alimentata con una corrente sinusoidale, la cui ampiezza è stata fatta variare tra 50mA e
500mA con step da 50mA, e per ogni valore di corrente è stata misurata la tensione indotta ai
suoi capi.
In fig. 4.5 è mostrata, a titolo di esempio, la caratteristica ottenuta alla frequenza di 1000Hz,
ove viene anche riportata la sua retta interpolante; è evidente la buona linearità di risposta
della sonda, confermata dai test di regressione effettuati su tutte le caratteristiche ottenute alle
diverse frequenze, che hanno fornito un coefficiente di determinazione di 0.998 nel caso
peggiore.
(ii) L’incremento dei valori di impedenza misurati e la riduzione della loro incertezza è stata
V, Vlin
[V]
I [mA]
Fig. 4.5 La caratteristica ingresso uscita della sonda test in ferrite per la verifica della linearità.
163
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
verificata posizionando sia la sonda test in ferrite che quella in aria su di un piatto di
la procedura dettata dal metodo proposto (c.f.r. § 2.3.1). Tab. 4.3 mostra i valori medi dei
(iii) I valori di impedenza misurati sono stati confrontati con quelli calcolati mediante il
confronto per alcuni valori di auto e mutua induttanza, sia per la sonda test in ferrite che per
quella in aria. Risulta evidente come i valori ottenuti con la sonda test in ferrite siano più
attinenti a quelli calcolati; questa circostanza fornisce maggiori garanzie sull’esito del
(iv) E’ stato infine eseguito test di confronto sulla sensibilità delle due sonde test rispetto alla
presenza di un difetto. A tale scopo è stata eseguita una scansione (vedi fig. 4.6e) su di una
piastra di alluminio con un difetto noto (5mm lungo, 2mm profondo e 0.1mm spesso). La
Tab. 4.4 Confronto tra la sonda test in aria e quella in ferrite rispetto all’accordo tra dati calcolati e
misurati; il confronto è eseguito sull’auto induttanza della bobina #1 e sulla mutua induttanza tra le
bobine #1 e #3.
164
Capitolo 4 Sviluppo ed ottimizzazione del sistema basato sulla Tomografia Induttiva
Z [Ω] a) Z [Ω] c)
e)
z
2
crack
Z [Ω] b) 1 2 Z [Ω] d)
y 5
28
x
Fig. 4.6 Risultati dell’analisi di sensibilità: a) auto e b) mutua impedenza per la sonda test in ferrite; c)
auto e d) mutua impedenza per la sonda test in aria; e) la scansione eseguita (le dimensioni sono espresse
in mm).
scansione è stata condotta utilizzando solo due bobine adiacenti e misurando l’auto e la mutua
induttanza per entrambe le sonde. I risultati ottenuti sono riportati in fig. 4.6 dove è possibile
notare che per la sonda test in ferrite la mutua impedenza mostra chiaramente un massimo in
corrispondenza del difetto (vedi fig. 4.6b), mentre l’auto impedenza mostra un minimo (vedi
fig. 4.6a). Per quanto concerne la sonda test in aria invece, è possibile riscontrare un
comportamento simile (vedi figure 4.6c, d), ma con un livello di rumore che rende difficile
evidenziare quali fossero i punti deboli del primo sistema realizzato (che spesso portavano a
scelte fondamentali, sia dal punto di vista software che dal punto di vista hardware e di
condizioni operative di esecuzione del test, per il miglioramento delle prestazioni complessive
165
Conclusioni
Nell’ambito dei Test Non Distruttivi, l’attività di ricerca ha portato allo sviluppo di due
sistemi per la diagnostica non invasiva di materiali conduttori, basati sulla tecnica delle
Il primo sistema è costituito, come tutti i sistemi ECT attualmente in commercio, da uno
strumento e da una sonda, appositamente progettati e realizzati. La sonda, basata sul sensore
di campo magnetico fluxset, viene alimentata dallo strumento che gestisce automaticamente la
Questo sistema ha mostrato di poter facilmente valutare la presenza e la posizione di difetti sia
superficiali che sottosuperficiali entro limiti più ampi degli strumenti in uso. La caratteristica
che rende questo sistema competitivo è però costituita dalla quantità e qualità delle
geometriche dei difetti, in termini di forma e dimensioni. Questo è reso possibile mediante
sviluppato. Questo aspetto rappresenta la vera sfida tecnologica, non essendo disponibile una
Conclusioni
simile funzionalità su nessuno degli strumenti in commercio delle diverse aziende esaminate.
Nella versione attuale il sistema è capace di identificare la presenza (nel 100% dei casi), la
posizione (con una precisione dipendente esclusivamente dal sistema e dal passo di scansione
utilizzato), la lunghezza, l’altezza e la profondità del difetto con incertezza mai superiore al
5%. Va infine sottolineato come queste prestazioni non discendono da un sistema basato su
Il secondo sistema è basato sulla tomografia induttiva ed utilizza una sonda costituita da una
stesso obiettivo di quello basato sul sensore fluxset (la determinazione delle caratteristiche dei
difetti), ma è fondato su un metodo appartenente alla classe dei cosiddetti model based
elettromagnetico e dalle misure di impedenza è capace di risalire alla forma e dimensione del
l’ottimizzazione sia dell’algoritmo che della sonda e della stazione di misura, in modo da
ridurre al minimo gli effetti del rumore elettromagnetico che, sovrapposto al segnale misurato,
rende difficoltoso il processo di inversione (è questo uno dei grossi limiti delle tecniche model
based).
La sonda test con supporto in ferrite realizzata ha mostrato avere le giuste caratteristiche di
sensibilità nella rilevazione del difetto, incertezza nella misura dell’impedenza (mai superiore
allo 0.5% per le prove eseguite) e rapporto segnale rumore, tali da garantire un processo di
ed interdistanza delle bobine di cui è costituita. Da queste dipende inoltre la risoluzione del
sistema, intesa come dimensioni minime del difetto rilevabile. Si può quindi pensare di
realizzare più sonde con diverse caratteristiche geometriche e quindi diverse prestazioni in
ulteriormente l’incertezza nella misura dei parametri dei difetti, che di rendere il sistema
D’altro canto, il sistema basato sulla tomografia induttiva necessita il passaggio, dalla sonda
dell’intero sistema.
168
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