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John Locke

È stato un filosofo e un medico inglese, considerato padre del liberalismo classico (è una dottrina
politica improntata sulla difesa dei diritti e delle libertà individuali, individuati come naturali e indicati
come unica giustificazione dell'esistenza di un'autorità pubblica), dell’empirismo moderno (è una
corrente filosofica e sostiene che tutta la conoscenza viene acquisita dalla nostra coscienza
tramite sensazioni interne o esterne),  e uno dei più influenti anticipatori dell’illuminismo e del
criticismo.

Per quanto riguarda il quadro storico in cui nacque John Locke ci troviamo nel periodo più violento
della storia inglese, che diede le due memorabili rivoluzioni: prima, la decapitazione di Carlo I
(1649) e la repubblica di Cromwell, seguita nel 1660 dalla restaurazione della monarchia degli
Stuarts; poi, dalla loro cacciata nel 1688, e dalla instaurazione della monarchia costituzionale con
Guglielmo di Orange.
È da evidenziare che la questione politica fu alimentata sempre, in questo periodo, da quella
religiosa fra le varie chiese che si contendevano il potere anche politico, finché la Chiesa Alta,
ovvero quella anglicana, finì con avere il predominio.

Per quanto riguarda il quadro culturale, Cartesio è il pensatore a cui Locke si rifà di più: anche se
le conclusioni e il modo di procedere sono molto differenti, rimangono cartesiani la fiducia nella
ragione, l'applicazione metodica della ragione stessa, l'attenzione esclusiva al soggetto, l'esame
introspettivo, e la problematica essenzialmente psicologica.
Locke comincia dal dubbio, come Cartesio, e respinge ogni tradizione ed autorità stabilita; ma non
cade poi nel dogmatismo e non si avventura nella metafisica; resta fedele all'esperienza e procede
guardingo in tutte le sue asserzioni, introducendo il libero esame in ogni ramo del sapere;
inoltre Locke nella dimostrazione della nostra esistenza si fonda sul "cogito" di Cartesio, e nella
prova dell'esistenza di Dio ricorre alla consapevolezza indubitabile del nostro esistere, quindi
sempre al principio cartesiano;
infine egli ammette una conoscenza intuitiva delle proposizioni analitiche, della nostra esistenza e
del principio di causa, il che ricorda le verità chiare e distinte di Cartesio.

John Locke, pose al centro della sua riflessione la LIBERTÀ DEGLI INDIVIDUI.
Partendo dal presupposto che l’uomo allo stato di natura non fosse malvagio e mosso dal bisogno
di sopraffare i suoi simili (come sosteneva Hobbes, che era anche lui un filosofo inglese, il quale
aveva una concezione “pessimistica” dell’uomo al suo stato naturale perché lo vedeva sopraffatto
da una continua lotta con i suoi simili), Locke sosteneva invece che il compito del sovrano era
quello di salvaguardare i diritti naturali comuni a tutti gli uomini, ovvero la ragione, l’uguaglianza e
la libertà.
Per lui la società civile delega il potere allo Stato per ottenerne un proprio vantaggio, ma conserva
la facoltà di revocarlo se questo non garantisce la salvaguardia dei diritti fondamentali e
inalienabili.
A differenza di quanto sosteneva Hobbes (che era assolutamente contrario alla divisione dei poteri
poiché vedeva ciò come un pericolo per la forza e per la stabilità dello Stato), per Locke la
separazione dei poteri garantiva un controllo reciproco e l’esercizio della giustizia; non solo i
cittadini non dovevano rinunciare ai loro diritti cedendoli allo Stato, ma secondo lui i cittadini
possono ribellarsi, anche ricorrendo alla forza, nel caso in cui lo Stato venga meno al proprio
compito.
Per Locke il potere non è e non può essere concentrato nelle mani di un'unica entità, né tanto
meno è irrevocabile, assoluto e indivisibile.
Il potere supremo è il potere legislativo che è supremo, non perché senza limiti, ma perché è
quello posto al vertice della piramide dei poteri, il più importante.
È il potere di predisporre ed emanare leggi e appartiene al popolo che lo conferisce per delega ad
un organo preposto ad adempierlo, che è costituito dal Parlamento.
Subordinato al potere legislativo, c'è il potere esecutivo che spetta al sovrano e consiste nel far
eseguire le leggi.
Successivamente Locke individua altri due poteri ascrivibili ai precedenti:

 Il potere giudiziario rientrante nel potere legislativo, è preposto a far rispettare la legge, la


quale deve essere unica per tutti e deve far sì che tutti siano uguali di fronte ad essa e che ci
sia certezza del diritto (principio di legalità). Quindi il potere legislativo compie due funzioni:
quella di emanare leggi e quella di farle rispettare.
 Il potere federativo - nel significato derivato dal latino foedus, patto - che rientra nel potere
esecutivo e prevede la possibilità di muovere guerra verso altri Stati, di stipulare accordi di
pace, di intessere alleanze con tutte quelle comunità extra-pattizie, ovvero che si collocano al
di fuori della società civile o politica.

Locke nel corso della sua vita scrisse varie opere tra cui, un’opera intitolata
Saggio sull'intelletto umano, in cui si propone di misurare i poteri conoscitivi dell’uomo.

Pubblicato nel 1690 il saggio riguarda i fondamenti della formazione della conoscenza umana e
dell'intelletto. Il filosofo descrive la mente umana, dalla sua nascita, come una tabula rasa riempita
in seguito attraverso le esperienze. Il Saggio fu una delle principali fonti dell’empirismo moderno ed
influenzò molti filosofi dell’illuminismo.
In quest'opera, di grande spessore pedagogico, Locke sostiene che il processo di apprendimento
prenda avvio dall'esperienza, che può essere interna o esterna al soggetto, la quale attraverso
l'associazione di idee semplici, porta alla formulazione di idee complesse e di un giudizio.
Osservando bene si può percepire come questa tesi abbia non soltanto un fondamento di tipo
pedagogico (storicamente innovativo) ma anche un fondamento di tipo psicologico; la psicologia
infatti pone alla base del processo di apprendimento oltre alla percezione e all'esercizio anche
l'esperienza.

Nel 1° libro la tesi centrale di Locke è che la mente di un neonato sia una tabula rasa e che tutte le
idee si sviluppino dall'esperienza. Il Libro I del Saggio è un attacco all’innatismo, cioè alla dottrina
delle idee innate; Locke ammette che alcune idee sono nella nostra mente dalla nascita, ma
argomenta che queste idee sono fornite dai sensi fin dal grembo materno: ad esempio la
differenza tra colori e sapori.
Nel 2° libro spiega che ogni idea è derivata dall'esperienza, attraverso le sensazioni –
informazione sensoriale diretta – oppure attraverso la riflessione – "la percezione delle operazioni
della nostra mente dentro di noi, così come è impiegata sulle idee che ha ricevuto".
Nel 3° libro Locke discute le idee astratte generali; Ogni cosa che esiste nel mondo è un
particolare oggetto (idea). Le idee generali si realizzano quando raggruppiamo insieme le idee
simili particolari, mettendo da parte le differenze (astrazione) fino ad ottenere solo le idee simili.
Quindi possiamo usare queste similarità per creare un termine generale, come ad esempio
“albero”, che diventa così anche un'idea generale.
Nel 4° libro Locke affronta il problema della conoscenza e dei limiti della mente umana.
Locke definisce la conoscenza come” la percezione delle connessioni e dell'accordo o disaccordo
(rifiuto) di ogni possibile idea"; Questa definizione di conoscenza è in contrasto con la definizione
cartesiana in cui tutte le idee sono chiare e distinte; Locke afferma che non possiamo conoscere le
sostanze, in quanto le nostre idee su di esse sono sempre oscure e relative alle sole
caratteristiche esteriori delle stesse.

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