Sei sulla pagina 1di 2

L’EMILIO DI RUSSEAU

“Emilio” o “Dell’educazione” è il romanzo pedagogico di Jean Jacques Rousseau. Pubblicato nel 1762, si
compone di cinque libri.

L’autore segue l’educazione di Emilio, un bimbo orfano, ricco, nobile e di sana costituzione, dalla nascita
fino al matrimonio.

Combattendo i pregiudizi del suo tempo, Rousseau raccomanda che il bimbo sia allattato al seno materno e
non venga stretto nelle fasce. Emilio vive in campagna ed è messo in guardia contro le inutili paure e un
apprendimento troppo rapido del linguaggio, considerato una forzatura del processo naturale.

Man mano che cresce, il precettore segue le reazioni che la natura provoca nell’allievo e lo sbocciare del
suo corpo e del suo caratttere. Nessuna imposizione, né nella vita morale né nelle letture. Secondo
Rousseau, il bambino non deve essere indottrinato, cioè imbottito a forza di conoscenze e valori calati
dall’alto, ma aiutato ad apprendere attraverso l’esperienza, in modo che possa far emergere le sue
potenzialità e le sue qualità migliori.

Dopo i quindici anni ha inizio la formazione spirituale: il rapporto con gli altri uomini e la lettura degli storici
antichi – soprattutto Plutarco – sviluppano in lui il senso dell’amicizia e dell’umanità.

Quando Emilio ha diciotto anni il precettore gli racconta l’incontro avuto durante la sua giovinezza con un
vicario savoiardo. Costui fa professione di fede deista, fondata sull’armonia dell’universo e la voce della
coscienza. Così Emilio può entrare nel mondo, sorretto da una concezione semplice e naturale della vita.
Nell’Emilio Rousseau illustra e difende il progetto dell’educazione negativa. Si tratta di un progetto
educativo fondato sulla conservazione della natura originaria dell’uomo, che mira a far sviluppare le
caratteristiche fisiche e spirituali del bambino in modo spontaneo. Ogni nuova acquisizione deve essere
quindi una creazione; nulla perciò deve essere imposto dall’esterno, ma tutto deve nascere dall’interno,
cioè dal sentimento e dall’istinto del bambino.

L’opera fu apprezzata dai contemporanei disposti a seguire le nuove regole dell’educazione moderna.
Tuttavia, fu anche disapprovata dagli illuministi e giudicata pericolosa dalle istituzioni pubbliche e dalla
Chiesa, al punto che l’opera fu condannata al rogo e l’autore, raggiunto dal mandato d’arresto, dovette
rifugiarsi in Svizzera

Potrebbero piacerti anche