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CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

Una volta promulgate le leggi occorre vigilare perché tutti i cittadini le rispettino e punire coloro
che le infrangono. A questo compito fondamentale provvede la Magistratura, che esercita il terzo
potere dello Stato: il potere giudiziario.
Per poter esercitare il potere giudiziario senza interferenze e garantire il principio
dell’uguaglianza di tutti davanti alla legge, la Magistratura deve essere indipendente. Per questo
la Magistratura non riceve il suo incarico dai cittadini o dal Parlamento o dal Governo, ma si
autogoverna: ogni magistrato risponde del suo operato solo davanti alla legge e davanti agli altri
magistrati.

Ecco perché a capo della Magistratura c’è il Consiglio superiore della Magistratura, formato per i
due terzi da membri eletti tra gli stessi magistrati e per un terzo da membri eletti dal Parlamento.
Solo il Consiglio superiore della Magistratura può indagare su un magistrato e, se necessario,
punirlo. A presiedere il Consiglio superiore della Magistratura è il Presidente della Repubblica.

I TRE AMBITI DELLA GIURISDIZIONE


In base alle situazioni e ai rapporti sui quali il giudice è chiamato a intervenire, si può dividere la
giurisdizione in tre grandi insiemi.

1. La giurisdizione civile, che concerne i rapporti regolati dal diritto privato (ad esempio, i


rapporti ereditari, le procedure del divorzio, le liti in materia di locazione, l’infortunistica
stradale ecc.). In tale ambito la funzione del magistrato è quella di individuare quale
delle parti in causa ha ragione e di provvedere al soddisfacimento delle sue richieste.
2. La giurisdizione penale, che fa invece riferimento a quei comportamenti (reati) sentiti
come lesivi di beni e valori fondamentali per il vivere sociale e per i quali la legge
stabilisce le conseguenze più gravi, cioè le pene. In questo caso, la funzione del giudice
è quella di accertare se l’imputato ha tenuto o meno il comportamento a lui attribuito e
di stabilire, di conseguenza, la pena a cui deve sottostare.
3. La giurisdizione amministrativa, che si attiva in quelle situazioni in cui un soggetto
ritiene di essere stato leso in un suo interesse da un atto illegittimo della pubblica
amministrazione (come, ad esempio, il mancato rilascio della patente di guida a un
soggetto che ha superato i test attitudinali o il provvedimento di esproprio di un’area
non indennizzato o non sorretto dalla motivazione di pubblica utilità). In tale giudizio si
tratta di accertare sia la lesione di una situazione meritevole di tutela (quella del
cittadino), sia l’illegittimintà dell’atto della pubblica amministrazione.

PRINCIPI E GARANZIE COSTITUZIONALI


Sono fondamentali:

• Il principio di difesa nell’art. 24, c. 2: afferma che la difesa è un diritto inviolabile in ogni
stato e grado del procedimento;
• Il principio di legalità e irretroattività della legge penale nell’art 25, c. 2 e c. 3: questo
articolo afferma che nessuno può essere punito se non in forza di una legge che sia entrata in
vigore prima del fatto commesso e che nessuno può essere sottoposto a misure di sicurezza se
non nei casi previsti dalla legge;
• Il principio di personalità della responsabilità penale nell’art 27, c.1: sostiene che la
responsabilità penale è personale;
• Il principio di presunzione di non colpevolezza nell’art 27, c.2: afferma che l’imputato non è
consideratore colpevole sino alla condanna definitiva.
• Il principio del giudice naturale dell’art 25, c.1: il quale articolo sostiene che il giudice
competente debba essere individuato in virtù di regole preesistenti e generali, questo al fine di
evitare qualsiasi precostituzione di opinione nel giudice di salvaguardare il principio di imparzialità;
• Strettamente collegato a quello di imparzialità, abbiamo il principio di indipendenza
dell’art.101 che afferma che i giudici sono soggetti soltanto alla legge e che la funzione
giurisdizionale è amministrata in nome del popolo.

In sostanza, i magistrati sono indipendenti e non possono essere sottoposti a condizionamenti di


alcun tipo in quanto la magistratura costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro
potere, e inoltre, il giudice deve decidere di applicare una legge con libero convincimento e
secondo coscienza, senza timore di dover subire per la sua decisione danneggiamenti sul piano
della posizione lavorativa.

PRINCIPI E GARANZIE COSTITUZIONALI


La Costituzione dedica ampio spazio alla Magistratura. Oltre a quanto stabilito dagli artt. 101-113,
sono fondamentali il principio di difesa (art 24, c. 2), il principio di legalità e irretroattività della
legge penale (art 25 c. 2 e c. 3), il principio di personalità della responsabilità penale (art. 27, c. 1)
e quello di presunzione di non colpevolezza (art. 27, c. 2).

L’art. 25, comma 1 stabilisce, inoltre, il principio del giudice naturale, il quale prevede che, al
momento in cui si rende possibile o necessario il ricorso alla giustizia, il giudice competente debba
essere individuato in virtù di regole preesistenti e generali e non possa essere indicato in base a
criteri stabiliti dopo il fatto da giudicare. Questo al fine di evitare qualsiasi precostituzione di
opinione nel giudice e di salvaguardare il principio di imparzialità.

L’INDIPENDENZA DEL POTERE GIUDIZIARIO


Strettamente legato a quello di imparzialità è il principio di indipendenza. È innanzitutto l’art. 101
che sancisce tale principio stabilendo, da un lato, che «i giudici sono soggetti soltanto alla legge» e,
dall’altro, che la funzione giurisdizionale è «amministrata in nome del popolo».
Tutto questo tende a riaffermare le garanzie di indipendenza del potere giudiziario e a sottolineare
che ciascun organo giurisdizionale (e quindi ciascun magistrato) è indipendente e non può essere
sottoposto a ingerenze o condizionamenti di alcun tipo, dal momento che «la magistratura
costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere» (art. 104 della Costituzione).

Il giudice deve quindi decidere il caso applicando la legge con libero convincimento e secondo


coscienza, senza timore di dover subire per la sua decisione danneggiamenti sul piano della
posizione lavorativa; per questo la nostra Costituzione ha stabilito, all’art. 107, che «i magistrati
sono inamovibili» e «non possono essere dispensati o sospesi dal servizio, né destinati ad altre
sedi o funzioni se non in seguito a decisoni del Consiglio superiore della magistratura».

ALTRE GARANZIE DI INDIPENDENZA consistono:

A) nel divieto di istituire giudici straordinari o speciali (art. 102, c. 2);


B)  nell’organizzazione interna di carattere non gerarchico richiesta dall’art. 107, comma 3,
laddove si stabilisce che «i magistrati si distinguono tra loro soltanto per la diversità di
funzioni». Questo significa che non c’è nessun obbligo per un giudice (per esempio un giudice
di pace o un giudice di Tribunale) di uniformarsi alle direttive di un altro “più autorevole” (ad
esempio, la Corte di Cassazione);
C) nel reclutamento tramite concorso (art. 106), per evitare favoritismi.

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