Le idee di Bernays vengono esposte nel corso degli anni Venti, in un paio di libri che rinforzano il successo del freudismo, legittimandone definitivamente l’uso nel campo delle pubbliche relazioni. Nel 1923, anno in cui tiene il primo corso di pubbliche relazioni presso l’Università di New York, Bernays pubblica Crystallizing Public Opinion. Times Square, 12.10.1920: finale di baseball tra Cleveland Indians e Brooklyn Robins.
Bernays traduce in un gergo pseudo-scientifico
intriso di psicologismo idee ampiamente condivise dai suoi contemporanei, in un clima di aperta fiducia nelle tecniche manipolative(di tipo giornalistico o pubblicitario), che alimentano molte più speranze che sospetti. IL GREGGE
«Il cittadino medio è il più efficiente censore del
mondo. La sua mente è la barriera più solida fra lui e i fatti. Il suo comportamento “a prova di logica” e la sua rigidità (absolutism) sono gli ostacoli che gli impediscono di vedere in termini di esperienza e ragionamento anziché in termini di reazione di gruppo». Bernays, Crystallizing Public Opinion Nel 1928 esce invece Propaganda, il libro che professa apertamente l’incrocio tra le scienze sociali e la psicologia nell’uso dei simboli e nella manipolazione delle masse. VENDERE LE IDEE
«Questa è un’epoca di produzione di massa. Nella
produzione di massa di merci è stato sviluppato e applicato un ampio corredo di tecniche per la loro distribuzione. In quest’epoca, dunque, ci deve essere una tecnica anche per la distribuzione di massa delle idee». Chiaro, no? IL GOVERNO INVISIBILE
Bernays apre così il suo libro: «La manipolazione
consapevole e intelligente delle abitudini e delle opinioni delle masse è un elemento importante nella società democratica. Coloro che manovrano questo meccanismo nascosto della società costituiscono un governo invisibile che è il vero potere regolatore del nostro paese». IL GOVERNO INVISIBILE
«Noi siamo governati, le nostre menti sono
modellate, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite in modo significativo da persone di cui non sappiamo niente. Questo è un logico risultato del modo in cui è organizzata la nostra società democratica». IL GOVERNO INVISIBILE
«Grandi masse di uomini devono cooperare in questa
maniera se devono vivere insieme come una società che funziona senza intoppi. (…) In quasi ogni atto della nostra vita quotidiana, sia nella sfera politica o degli affari, nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero morale, noi siamo dominati da un numero relativamente piccolo di persone (…) che comprendono i processi mentali e i modelli sociali delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano il pensiero collettivo (public mind)». Nel libro spiega la lezione della Grande Guerra: «Se noi comprendiamo il meccanismo e i motivi della mente collettiva (group mind) non è forse possibile controllare e irreggimentare le masse secondo la nostra volontà, senza che se ne accorgano? La recente pratica della propaganda ha provato che questo è possibile, almeno fino a un certo punto ed entro certi limiti». Propaganda, ed. 2005, p. 71 L’INGEGNERIA DEL CONSENSO
Il corredo di tecniche per la
circolazione delle idee che consente «ai membri più intelligenti di una comunità» di «trascinare il popolo in tutto ciò che essi desiderano» è dunque già a disposizione della minoranza intelligente e si chiama propaganda: il braccio armato del governo invisibile per disinnescare il potenziale distruttivo delle masse. L’INGEGNERIA DEL CONSENSO
Bernays chiama queste
tecniche “scientifiche” di modellamento dell’opinione engineering of consent: «L’ingegneria del consenso è la vera essenza del processo democratico, la libertà di persuadere e di consigliare».
(E. Bernays, «The Engineering of Consent», in Annals of the American
Academy of Political and Social Science, March 1947) Karl von Weigand ospite di Hitler, 23 luglio 1940
Queste stimolano una smisurata fiducia nei confronti dei
media di massa, amplificando le aspettative sui loro effetti. Goebbels, ad esempio, conosce bene le idee di Bernays e non vede l’ora di applicarle. Lo stesso Bernays, ricordando una cena a casa sua nel 1933, disse: «Karl von Weigand, corrispondente estero dei giornali di Hearst, esperto di cose europee appena tornato dalla Germania, ci stava parlando di Goebbels e dei suoi piani propagandistici per consolidare il potere nazista». «Mostrando la sua biblioteca sulla propaganda, la più bella che Weigand abbia mai visto, Goebbels gli ha detto che stava usando il mio volume Crystallizing Public Opinion come base per la sua campagna distruttiva contro gli ebrei tedeschi. Questo mi ha scioccato... » DEMOCRAZIA E GOVERNO INVISIBILE
Secondo Freud all’interno di una massa e per influsso di
questa, il singolo subisce una profonda modificazione della propria attività psichica: la sua affettività viene straordinariamente esaltata, mentre la sua capacità intellettuale si riduce considerevolmente ed entrambi i processi tendono manifestamente a uguagliarlo agli altri individui della massa. Gli individui che fanno parte di una massa perdono dunque autonomia ed equilibrio, ma acquisiscono la sensazione di essere forti, in quanto parte di un tutto organizzato, che rassicura e protegge. La massa, interamente governata dall’inconscio, è impulsiva e irritabile, non tollera indugi fra il desiderio e la sua realizzazione: incapace però di volontà duratura, ha aneliti brevi e incostanti. Il timore principale, dentro questo schema, è dunque il caos sociale. Bernays sostiene la necessità di una manipolazione “scientifica” dell’opinione pubblica, per controllare il caos e i conflitti nella società. Questa rappresenta per Bernays il bene assoluto poiché può indurre la maggior parte della popolazione a “collaborare e cooperare” in modo da rendere possibile il funzionamento ordinato della società. Ispirandosi al grande zio, Bernays descrive il pubblico come “un gregge che ha bisogno di essere guidato” e resta sempre fedele al principio che bisogna controllare le masse senza che queste lo sappiano. Egli sostiene infatti: «In quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico, o negli affari o nella nostra condotta sociale, o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone”. Il vero potere dunque non è nei parlamenti o nel popolo, a cui si assegna formalmente la sovranità, ma in un ristretto gruppo di persone che domina effettivamente, realmente, la società. Come scriveva Lippman (Public Opinion, 1922) «L’ambiente reale, preso nel suo insieme, è troppo grande, troppo complesso e troppo fuggevole per consentire una conoscenza diretta. Non siamo attrezzati per affrontare tante sottigliezze, tante varietà, tante mutazioni e combinazioni» e inoltre «in qualsiasi società che non sia talmente assorbita nei suoi interessi, né tanto piccola che tutti siano in grado di sapere tutto ciò che vi accade, le idee si riferiscono a fatti che sono fuori del campo visuale dell’individuo e che per di più sono difficili da comprendere». Dovendo operare in questo ambiente, gli individui sono dunque costretti a rappresentarselo per mezzo di immagini più semplici, i modelli di realtà. Bernays riprende tutti questi concetti nel libro Propaganda, aggiungendo che, in uno Stato democratico come l’America, è pura teoria che ogni cittadino possa votare chi desidera. Infatti, se tutti i cittadini (anche i meno acculturati, che sono la maggioranza) dovessero studiare tutte le informazioni di ordine economico, politico, morale, che entrano in gioco quando si affronta ogni minimo argomento, non si arriverebbe mai a nessuna conclusione. C’è poi la paura della massa organizzata. Con la Rivoluzione Industriale ottocentesca, basata sulla macchina a vapore, la stampa e l’alfabetizzazione di massa, dice Bernays, si è di fatto strappato il potere ai sovrani e all’aristocrazia per darlo alla borghesia, che lo ha ricevuto in retaggio. Questo processo è stato rafforzato dal suffragio universale, al punto che la borghesia comincia – dice ancora Bernays – a temere il popolo minuto, le masse che a loro volta si ripromettono di giungere al potere. Occorre dunque profilare per tempo una reazione, plasmando l’opinione delle masse, in modo da convincerle a orientare nella direzione voluta la forza acquisita. Questo può accadere attraverso la propaganda, il mezzo con cui la minoranza può influenzare la maggioranza in funzione dei suoi interessi. In questo modo, osserva Bernays, la forza da poco acquisita dalle masse, può essere “spinta nella direzione voluta”. In una democrazia organizzata dunque, i responsabili della manipolazione delle masse costituiscono “un vero e proprio governo invisibile che regge le sorti del Paese” e che utilizza la propaganda e le pubbliche relazioni, per “dare forma al caos”. Queste persone hanno lo scopo di “inventare nuovi modi per organizzare il mondo e guidarlo”: loro dovere è passare al vaglio tutte le informazioni in loro possesso, per individuare il problema principale e ricondurre le scelte a proporzioni realistiche. Questa struttura secondo Bernays deve rimanere invisibile, legandosi però attraverso vari legami sociali, a innumerevoli gruppi e associazioni. In questo modo si possono ottenere gli scopi desiderati e nello stesso tempo conservare la forma democratica dello Stato. L’organo esecutivo di questo governo invisibile è la propaganda: dirigenti, ugualmente invisibili, devono controllare il destino di milioni di esseri umani. Bernays si rende conto degli aspetti critici dei fenomeni derivanti dall’uso di queste strategie, in particolare la manipolazione delle informazioni, l’esaltazione dell’individualismo e tutto il battage pubblicitario sui personaggi pubblici o i prodotti commerciali, ma deve prevalere il realismo: “Anche se talvolta si fa un cattivo uso degli strumenti che consentono di organizzare e polarizzare l’opinione pubblica, queste attività sono però necessarie per una vita bene ordinata”. L’INGEGNERIA DEL CONSENSO
La “propaganda moderna” di Bernays è una pratica che
consiste nel creare situazioni e immagini nella mente di milioni di persone in modo simultaneo. “Lo scopo è inquadrare l’opinione pubblica così come un esercito inquadra i suoi soldati”, dice l’inventore delle PR. Del resto, non è possibile ignorare che nella moderna organizzazione sociale ogni progetto importante deve essere approvato dall’opinione pubblica. L’INGEGNERIA DEL CONSENSO
Una volta coloro che governavano erano delle guide, dei
capi, orientavano il corso della storia facendo ciò che avevano progettato, spiega Bernays, ma:” Oggi, se non c’è il consenso delle masse, quei personaggi non potrebbero più esercitare il loro potere, semplicemente in virtù della loro posizione”. Il Consulente di PR è dunque “colui che, servendosi dei mezzi della comunicazioni di massa e delle associazioni presenti nella società, si incarica di far conoscere una determinata idea al grande pubblico”. Questa figura professionale studia i comportamenti, le dottrine, i sistemi, le maniere, per ottenere il sostegno popolare, conosce i prodotti commerciali, i servizi pubblici, le grandi corporazioni e le associazioni. È un po’ come un avvocato, semplifica Bernays, solo che questo si concentra sugli aspetti giuridici dell’azione del proprio assistito, mentre il consulente di PR lavora sui punti di contatto fra attività del cliente e pubblico. Studia i gruppi che il suo cliente vuole raggiungere, individua i leader che possono facilitare l’approccio. Si tratta di gruppi sociali, economici o territoriali, classi di età, formazioni politiche o religiose, comunità etniche, linguistiche o culturali: queste sono le categorie per cui, per conto del cliente, si rivolge al grande pubblico. Il suo mestiere è quello di sedurre le masse e destare il loro interesse. Bernays arriva a dire che l’’ingegneria del consenso è “l’essenza stessa del processo democratico, avendo la libertà di persuadere e suggerire. La libertà di parola, di stampa, di petizione, di assemblea, le libertà che rendono la progettazione del consenso possibile, sono tutte previste dalla Costituzione degli Stati Uniti”. E ancora: Quando ci sono decisioni urgenti da prendere, un leader spesso non può attendere che anche il suo popolo arrivi alla comprensione generale delle cose. In alcuni casi, i leader democratici devono fare la loro parte nel condurre il pubblico attraverso l’ingegneria del consenso per perseguire obiettivi socialmente costruttivi e valori. Questo ruolo impone naturalmente loro l’obbligo di utilizzare il processo dell’istruzione, come pure altre tecniche disponibili, per realizzare una comprensione quanto più completa possibile. In nessun caso l’ingegneria del consenso può sostituire o rimuovere le funzioni educative, sia formali che informali. L’ingegneria del consenso è spesso un supplemento al processo educativo. Se in un Paese dovessero esservi un giorno degli standard di istruzione più elevati, generando un maggiore livello di conoscenza e comprensione, questo approccio manterrebbe ancora il suo valore, secondo Bernays, dal momento che: “Anche in una società con uno standard educativo perfetto, il progresso non potrà essere ottenuto in ogni campo. Ci sarebbero sempre ritardi e punti di debolezza, e per questo l’ingegneria del consenso sarebbe ancora essenziale. L’ingegneria del consenso sarà dunque sempre necessaria in aggiunta al processo educativo”. «Non conosco alcun luogo sicuro per il potere supremo della società che non sia il popolo stesso, e se pensiamo che non sia sufficientemente illuminato per esercitare il controllo con sano giudizio, il rimedio non è togliergli il potere, ma ragguagliarne la capacità di giudizio». Thomas Jefferson