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Vincenzo Zeno-Zencovich

Ci vuole poco per fare una università migliore


Guardando oltre la “Riforma Gelmini”

nuovi percorsi

il Sirente
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Vincenzo Zeno-Zencovich
Ci vuole poco per fare una università migliore
Guardando oltre la “Riforma Gelmini”

il Sirente
Indice

p. 1 Introduzione. Il luogo comune

5 i. A che cosa serve l’università


5 a) L’università, un prodotto “nazionale”
6 b) L’università come comunità
7 c) Le due gambe dell’università
8 d) Università e società della conoscenza
9 e) L’università come servizio pubblico
9 f) I limiti del confronto Europa-USA

12 ii. Gli studenti


12 a) Sono i buoni studenti che fanno i buoni professori
13 b) Cominciare dalle scuole superiori
15 c) Limiti e pregi di una cultura umanista
16 d) Gli studenti come fruitori di un servizio
18 e) L’anacronistica concezione tributaria
19 f) La truffa del “diritto allo studio”
20 g) Il ruolo dell’orientamento
21 h) L’esamificio
23 i) Il grande e reale handicap: le lingue
25 l) L’università per i giovani...
27 m) ...e per chi già lavora

29 iii. I servizi e le strutture


29 a) L’università come impresa di servizi
30 b) Il luogo dello studio
32 c) L’importanza del personale “amministrativo”
34 d) Una “carta dei servizi” dello studente europeo
36 e) Dal “cosa” al “come” insegnare
x Indice

38 iv. La ricerca
38 a) Il mito della ricerca “pura”
39 b) La commistione fra le diverse forme di ricerca
40 c) L’università come consulente delle istituzioni
41 d) La naturale “fuga dei cervelli”

45 v. I professori
45 a) La cooptazione come processo di selezione
47 b) Quale professore?
48 c) La interazione fra docenti ed il resto del sistema
50 d) Le metodologie didattiche
51 e) Cosa insegnare?
53 f) I corsi in lingua
56 g) Le valutazioni degli studenti
57 h) Una organizzazione senza gerarchie

60 vi. Riforme? No, grazie


60 a) Il termine “riforma” fra favola e inganno
62 b) Perché “riformare” l’università?
63 c) Un approccio “minimalista”
65 d) Una sola “riforma”: le facoltà di medicina
66 e) Le politiche degli incentivi

68 vii. E i soldi?
68 a) I mendicanti nella città dell’oro
70 b) L’incomprensibile bilancio universitario
72 c) Le politiche di bilancio
73 d) Spesa statale, spesa individuale, spesa familiare
75 e) Una impresa a ciclo continuo

77 viii. La “Riforma Gelmini”


77 a) Un testo largamente condiviso
78 b) Una impostazione costruttivista
79 c) Dalla diarchia alla triarchia
80 d) Anno aetatis suae CMXXII obiit A.D. MMX
82 e) Dare i numeri
83 f) La sudditanza intellettuale verso il “politically correct”
84 g) I passi in avanti
86 h) Valutazione e concorsi: “Plus ça change, plus c’est la même chose”
Indice xi

88 Conclusioni

91 Postilla

93 Appendice
Legge 30 dicembre 2010, n. 240
Norme in materia di organizzazione delle università,
di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo
per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario.
(in GU n. 10 del 14-1-2011  - Suppl. Ordinario n.11)
Introduzione
Il luogo comune

“Con la ricetta della nonnina, zucchero, latte e fior di farina”. Vien da


canticchiare il jingle di un “carosello” di quasi mezzo secolo fa per dire
che gli ingredienti di una università migliore sono semplici e a portata
di mano.
Il problema è che non basta scrivere la ricetta e impararla a memo-
ria, per quanto semplice sia. Occorre prima di tutto liberarsi di una serie
di luoghi comuni che soprattutto negli ultimi anni si sono accumulati,
come materiali in una discarica, coprendo alla vista e alla ragione quel
che invece c’è.
Questi luoghi comuni sono risaputi: l’università italiana è arretrata,
inefficiente, corrotta. È governata da baronie che mescolano uso spre-
giudicato del potere e nepotismo. Insegna poco e male. Sforna disoccu-
pati i quali non sapranno cosa fare del pezzo di carta ottenuto ed entre-
ranno rapidamente nel vizioso circolo del clientelismo.
Di fronte a tale scenario sconfortante si può solo sperare in una rico-
struzione ab imis fundamentis, preparata da un diluvio che spazzi via gli
incompetenti ed i corrotti che imperversano.
Nel frattempo – sempre secondo la vulgata – non c’è alternativa per
i giovani meritevoli che l’emigrazione, quella “fuga dei cervelli” che im-
poverisce il nostro paese. All’estero – solo all’estero – potranno ricevere
una vera istruzione universitaria, farsi valere e lavorare senza sottostare
a umilianti vassallaggi.
Beninteso per chi è convinto – e lo urla ogni giorno ai quattro venti –
che l’Italia è uno dei paesi peggiori al mondo: povero, ingiusto, senza li-
bertà, corrotto e in mano a cricche criminali e politiche fra di loro alleate,
è ovvio che l’Università è solo una delle tante manifestazioni del malaf-
fare nazionale. Come la scuola, la sanità, la pubblica amministrazione,
2 Il luogo comune

i trasporti essa merita solo disprezzo. Ma verrà un giorno in cui le teste


dei baroni rotoleranno nei cesti o almeno i loro polsi saranno stretti dal-
le manette ed il neo-proletariato intellettuale che ha vissuto per decenni
fra stenti ed abusi prenderà il sopravvento inaugurando una nuova sta-
gione di libertà.
Chi invece guardi alla realtà con occhi meno offuscati si pone una
semplice domanda: com’è possibile che un paese che da decenni è fra i
più produttivi del mondo, nel quale il tenore di vita è arrivato a livelli
mai visti prima, nel quale la quasi totalità dei cittadini ama vivere e non
pensa minimamente di emigrare abbia una università così disastrosa? È
possibile che tutto il marcio si sia concentrato in una settantina di luo-
ghi sparsi per il paese, esercitando una forza centripeta quasi fossero dei
catalizzatori di sporcizia? Un marziano che guardasse dal suo pianeta
verso lo stivale sarebbe piuttosto sorpreso da una simile conclusione. In
società aperte, all’interno e verso l’esterno, articolate in una molteplicità
di attività, enti, istituzioni largamente indipendenti fra di loro, è diffici-
le che tutto il peggio – o il meglio – si racchiuda in un solo luogo.
E poi, se davvero le cose stessero come ci vengono raccontate, per-
ché mai centinaia di migliaia di giovani si affannerebbero ad iscriversi,
a studiare libri pesanti e indigesti, trascorrere alcuni degli anni più belli
della vita in luoghi inconcludenti e mefitici? Si va a scuola perché si è
obbligati, in ospedale perché malati, si prendono i trasporti pubblici
perché bisogna andare in un luogo. Ma nessuno li costringe ad affollare
le aule degli atenei: sono solo stati abbindolati da padre Dante, ma in-
vece di virtute e canoscenza, generazione dopo generazione imparano a
loro spese che sarebbe stato meglio viver come bruti?
E poi perché mai un certo numero di costoro, dopo anni trascorsi
nelle università come studenti, decidono di protrarre la loro permanen-
za in questo luogo di nequizie, come se fossero sotto un oscuro incante-
simo o fossero vincolati da una ancestrale servitù della gleba?
Il buon senso ci dice allora che le cose probabilmente non stanno
come si vorrebbe far credere. E questa impressione viene confermata
se leggiamo con attenzione i dati sui nostri laureati, sul loro accesso
al lavoro, sul loro reddito, sul loro giudizio sull’università che hanno
Introduzione 3

frequentato. Dati che forniscono un quadro ben diverso, ovviamente se-


gnato da luci e da ombre, ma complessivamente positivo. Evidentemente
la “ricetta della nonnina”, come l’acqua calda o l’ombrello, non ha biso-
gno di essere reinventata. C’è già chi la conosce e la mette in pratica,
senza che siano necessari super-poteri o furori ideologici.
Di qui l’utilizzo, nel titolo di questo lavoro, di un aggettivo compa-
rativo, “migliore”, il quale vuole suggerire che nel nostro paese vi è già,
diffusamente, una buona università che può – e deve – essere rafforzata
nelle sue qualità. Ancora una volta conviene avvertire che gli aggettivi
usati sicuramente esprimono valutazioni soggettive, le quali dipendono
da una molteplicità di fattori: cosa ci si attende da una università; qual’è
il suo ruolo nella formazione di persone dotate di conoscenze avanzate;
come si confrontano il livello dei laureati e quello della ricerca; che im-
portanza dare al giudizio degli utenti.
Variando questi fattori il risultato finale può cambiare, ed anche di
molto. Tuttavia una avvertenza è necessaria: chi pensa che ci sia un unico
metro per misurare la qualità delle istituzioni universitarie, applicabile
indistintamente a Chicago e ad Osaka, a Helsinki o a Torino commette
un grave errore. E se la proposta del metro unico proviene – come spesso
capita – da accademici questo fa sorgere un legittimo dubbio in ordine
alla qualità delle metodologie delle scienze sociali che hanno imparato,
piuttosto che su ciò che si sforzano di misurare.
Se misurazioni e confronti si devono fare – e come si devono fare!
– converrà distinguere fra situazioni profondamente diverse (una facol-
tà di medicina ed una di lettere); scienze universali (la matematica) e
ambiti legati al territorio (la storia); tenere conto dei fattori linguistici
come dell’organizzazione degli studi, sia prima che durante l’università.
Certamente va evitato il provincialismo di chi pensa di essere il mi-
gliore al mondo, perché appunto non ha messo piede fuori casa e dun-
que ignora che esiste un mondo al di fuori di essa. Ma parimenti occorre
fuggire dal suo opposto, l’esteromania che porta a ritenere, a priori, che
ciò che succede fuori casa sia meglio. Più prudente – e più attendibile
– appare dunque il confronto all’interno di una realtà nazionale, e fra
questa con la realtà di altri paesi in cui i punti di partenza e di arrivo
4 Il luogo comune

sono omogenei. Peraltro scopo di questo lavoro non è quello di distri-


buire medagliette o penitenze, ma molto più semplicemente illustrare
alcune semplici letture che possono contribuire a migliorare l’università
italiana. Se poi questa davvero non è all’altezza di un giudizio positivo,
vorrà dire che la “ricetta” potrà aiutare a conseguirlo.
Insomma, messa da parte la pubblicistica arrabbiata e apocalittica,
il principale difetto di una parte consistente di quella “colta” sta nella
assolutezza dei parametri valutativi che utilizza, i quali impediscono di
vedere quanto di buono c’è e prospettano modelli per un verso irrealisti-
ci, per altro verso sotto molti aspetti opinabili.
Il risultato cui pervengono entrambi i filoni è tuttavia identico: dif-
fondere l’idea che l’università italiana, per sintetizzare il giudizio con
una battuta, “fa schifo”. Su questo terreno la contestazione, anche vio-
lenta, di minoranze politiche trova la propria giustificazione; mentre
chi ci lavora perde ogni motivazione: perché impegnarsi in un’impresa
in stato pre-agonico?
Questo breve lavoro vuole puntare i riflettori su alcuni aspetti, so-
litamente negletti, che invece possono costituire dei punti di forza sui
quali lavorare, senza bisogno di tanti apporti esterni ma facendo affida-
mento sulle risorse, umane e materiali, che già esistono.
Capitolo primo
A che cosa serve l’università

a) L’università, un prodotto “nazionale”

La critica alla fiorente pubblicistica distruttiva e la (ri)proposizione


della “ricetta della nonnina” richiede una precisazione in ordine a qua-
le idea di università si abbia in mente, quali i suoi mezzi, quali i suoi
fini. Chiaramente ve ne possono essere tante, variabili nel tempo e nello
spazio, tutte legittime posto che nessuna legge divina ha stabilito, per
fortuna, come deve essere fatta e retta l’università.
Non si vuole fare sfoggio di un patetico orgoglio nazionale ricor-
dando, però, che l’idea di università, nel mondo occidentale, nasce
in Italia, a Bologna, sul finire del XI /inizio XII secolo, e si diffonde
rapidamente in tutta Europa. Lo si dice perché la fonte della “ricet-
ta” non è esotica, ma vicina geograficamente e culturalmente a noi.
Mille anni fa come oggi, giovani d’ogni parte si radunano in un luo-
go per apprendere cose che non sanno e che pensano possa servire
loro per una esistenza più ricca, economicamente e intellettualmente.
L’università nasce come un luogo di libertà: di pensare, di apprendere,
di organizzarsi, di comportarsi. C’è molta retorica, anche stucchevole,
nella storia dell’università, ma l’elemento della libertà rimarrà costan-
te e caratterizzerà questa organizzazione sociale (l’università, appun-
to) per la scarsa propensione verso le gerarchie e le formalizzazioni
amministrative.
Si tratta di un fattore che sarebbe il caso di tenere a mente, soprat-
tutto quando si propone di regolamentare l’università immaginando
che sia popolata di soldatini od operai che rispondono obbedienti agli
ordini che provengono dall’alto.
6 Capitolo primo

La sociologia dell’organizzazione universitaria, così semplice nei se-


coli e senza distinzione di frontiere, dice molte più cose di quanto tanti
esperti ritengono, e soprattutto evidenzia la sua scarsa permeabilità ad
approcci normativistici.

b) L’università come comunità

Se c’è un’altra cosa che la storia – e le vicende attuali – ci insegna


è che l’università è, in primo luogo, una comunità di persone, che
pur da prospettive diverse puntano ad obiettivi comuni. L’approccio
“comunitario” non ha alcuna connotazione ideologica, ma è un dato
di fatto: quando un gruppo consistente di persone sono legate da
rapporti di interazione, in maniera continuativa, per un numero
consistente di anni vengono a crearsi delle dinamiche sociali ben di-
verse da quelle che normalmente avvengono in un mercato o nella
erogazione di altri servizi pubblici, nei quali rilevano la occasiona-
lità e la mutevolezza delle scelte. Nell’università – almeno in Europa
(ma, in maniera significativa anche negli Stati Uniti) – si è docenti
per la vita, cominciando da giovani e progressivamente incanutendo,
mentre gli studenti hanno sempre la stessa fascia di età. E una volta
che lo studente si iscrive ad una università – a parte gli abbandoni
ed i rari trasferimenti – vi rimane fino a quando non si laurea. Non
si tratta di due corpi separati e casualmente accostati: essi interagi-
scono costantemente mettendo in moto delle dinamiche che talvolta
possono essere antagonistiche, ma il più delle volte sono cooperati-
ve. Il senso di appartenenza ad una comunità – che è una delle carat-
teristiche più distintive del mondo anglosassone, rispetto al modello
mediterraneo, che guarda più al nucleo famigliare – costituisce uno
degli elementi vivificanti – nei secoli – delle istituzioni universitarie.
Ed esso si fonda non tanto sul reciproco interesse, ma su un biso-
gno intellettuale – che il mondo occidentale racchiude da più di tre
millenni nel mito di Prometeo. L’università come luogo di dialogo,
discussione, approfondimento, scoperta, spesso senza un fine pre-
determinato ed in larga misura confidando nella universalità della
A che cosa serve l’università 7

conoscenza e nella casualità dei percorsi che portano ad allargarla,


individualmente e collettivamente.
Beninteso si tratta di una comunità aperta – anzi apertissima – al
resto della società, ma se essa non esiste o la sua percezione è debole,
essa non potrà mai svolgere il suo ruolo.

c) Le due gambe dell’università

Tornando però ad un modello condiviso di università, si può dire che


l’università ha come fine la formazione di conoscenze specialistiche di
livello elevato, necessarie in società complesse ed evolute. L’università
ne attesta l’apprendimento, seleziona in base alle capacità e il merito,
rende più fluido il mercato del lavoro favorendo l’incontro fra chi ha
talune competenze e chi cerca persone che ne dispongano. Se questi
compiti possono apparire quasi banali, si immagini per un istante come
funzionerebbero le società contemporanee senza di esse.
Per conseguire questi scopi l’università dispone, metaforicamente,
di due gambe, fra di loro coordinate, la didattica e la ricerca. Gambe
molto antiche se, come scrive verso la metà del ‘200 uno dei fondatori
della Scuola di Bologna, studendo coepit docere.
Mentre la prima è comune a tutte le istituzioni impegnate nell’istru-
zione, la seconda costituisce la caratteristica dell’università e ne è, sem-
pre metaforicamente, il combustile. Senza ricerca l’università è un luo-
go di mera trasmissione di conoscenze acquisite altrove, con un elevato
tasso di obsolescenza. La ricerca fa sì che le nuove frontiere che vengono
raggiunte nelle diverse discipline, appena consolidate, vengono trasfe-
rite attraverso la didattica aggiornando costantemente i suoi contenuti.
Questo processo assume un rilievo centrale nelle società contempora-
nee. Passati dall’economia dei beni primari, prodotti dalla terra e sog-
getti ad una modesta trasformazione, all’economia secondaria fondata
sulla rivoluzione industriale, per arrivare all’economia del terziario, fon-
data sui servizi, il cuore della riflessione batte da alcuni decenni sulla
conoscenza come il bene di maggiore valore e che viene prodotto attra-
verso un processo circolare ascendente. Le informazioni si intersecano
8 Capitolo primo

con l’esperienza pratica, generando nuove informazioni che vengono


organizzate in modo sistematico suscettibile di essere utilizzate, attra-
verso un costante affinamento e miglioramento.
Se questo processo è particolarmente evidente in talune branche
– tipicamente la medicina – esso caratterizza anche le altre discipline,
secondo dinamiche incrementali che hanno contraddistinto gran parte
dell’evoluzione dell’umanità.

d) Università e società della conoscenza

Se la conoscenza costituisce la autentica ricchezza delle società


contemporanee, le università sono uno dei luoghi principali ove essa
viene creata, distribuita, rigenerata, certificata. Le università sono luo-
ghi da sempre vocati a mettere a frutto la conoscenza che, secondo la
classificazione degli economisti, è un bene pubblico: non esclusivo, non
consumabile.
In concreto l’università è produttrice in proprio di conoscenze, ma
per farlo attinge a quelle di altri luoghi produttori di conoscenze, in pri-
mo luogo di altre università. Attraverso la didattica le mette in circolo,
formando persone che entreranno nelle varie attività con livelli di cono-
scenza più avanzati. Il confronto fra “vecchio” e “nuovo” darà vita ad una
dialettica la cui sintesi contiene elementi dell’uno e dell’altro.
Se, dunque, si vuole dare una lettura economicistica dell’università,
sarebbe opportuno considerare che essa è uno fra i principali luoghi di
produzione della ricchezza contemporanea. Questa ricchezza va misu-
rata, per quanto possibile, utilizzando non solo criteri di valutazione
formalizzati (tipicamente: i brevetti che vengono registrati) e altri mo-
delli contabili (il rapporto fra entrate e uscite) ma anche una serie di
esternalità positive che apportano benessere materiale ed intellettuale
a tutta la comunità.
Se ne tratterà più diffusamente oltre, ma fin d’ora va evidenziato
come uno dei principali difetti di talune letture fortemente critiche del
sistema universitario italiano sia quello di trascurare l’approccio di eco-
nomia della conoscenza e le implicazioni di social welfare.
A che cosa serve l’università 9

e) L’università come servizio pubblico

Con ciò si ritorna al tentativo di individuare i fini dell’università nel-


le società contemporanee. A mo’ di postulato si può affermare che si
tratta – quantomeno in Europa, ma in generale in gran parte del mon-
do – di un servizio pubblico. Il termine “servizio pubblico” ha assunto
nel corso dell’ultimo secolo una pluralità di significati, anche mutevoli
nel tempo. Ciò che si vuole indicare, in questo libro, è che l’università,
al pari di altri servizi educativi (prima fra tutti la scuola), oppure della
sanità, di talune forme di trasporto (come quello locale), viene offer-
to da soggetti pubblici, o sotto un penetrante controllo pubblico, per
soddisfare esigenze che nelle società vengono considerati di importanza
primaria anche per i diritti che vi sono sottesi (l’istruzione, la salute, la
possibilità di circolazione, appunto). L’economia dei servizi pubblici è
significativamente diversa da quella delle imprese private che fornisco-
no servizi analoghi nel senso che, anche se non si tratta di servizi privi
di prezzo, si dà per acquisito che il loro costo complessivo sarà posto a
carico della collettività.
È chiaro che ciò ha rilevanti implicazioni politiche, in quanto incide
sul prelievo fiscale e sulle scelte redistributive compiute dagli elettori e
dalle istituzioni che li rappresentano.
Tale scelta non è certamente irrazionale, salvo pensare che la razio-
nalità risiede solo in chi opera in un ambiente rarefatto dove le deci-
sioni vengono assunte esclusivamente utilizzando il bilancino del dare
e dell’avere. Se si ritiene preferibile porre a carico del contribuente il
costo dell’università (come anche della scuola e degli ospedali) è perché
si ritiene che esso produca, e sia in grado di produrre, effetti di beneficio
generale, che poi è lo scopo dello Stato, almeno dal XVIII secolo in poi
secondo talune non disprezzabili, nè tramontate, teorie politiche.

f) I limiti del confronto Europa-USA

A questo modello si oppone – talvolta con propositi polemici – quel-


lo statunitense, fondato prevalentemente sulla struttura privata delle
10 Capitolo primo

università, senza oneri a carico dello Stato e basato su una sana logica
di bilancio.
Dalla grande ed entusiasmante, sotto tanti aspetti, esperienza ame-
ricana si possono – e si devono – trarre molti ammaestramenti. Il primo
dei quali è quanto valore, non solo economico, si attribuisce all’istruzio-
ne; al giusto rapporto fra qualità dei servizi resi e loro corrispettivo eco-
nomico; la costante spinta verso il miglioramento; le valutazioni basate
sul merito dei singoli e delle istituzioni. Ma è bene evidenziarlo – tutto
ciò non è necessariamente una esclusiva di quel modello e lo si trova
anche, sotto forme diverse, in Europa ed in Italia.
In primo luogo va rimarcato che il sistema universitario statunitense
in larga misura ricalca un generale modello sociale che attribuisce ai
privati il compito di erogare taluni servizi sociali essenziali. L’università
non è diversa dalla scuola, dalla sanità, dalla previdenza. Nel complesso
gli americani non amano politiche fiscali redistributive e preferiscono
pagare meno tasse utilizzando i risparmi per acquistare quei servizi che
in Europa sono offerti dalla fiscalità generale. In questo c’è un consape-
vole esercizio della democrazia: se gli “have not” sono numericamente
superiori agli “have”, perché non votano per un modello social-demo-
cratico? Chiaramente i cittadini americani, soprattutto quelli che aspi-
rano ad un miglior tenore di vita, preferiscono wealth domani piuttosto
che welfare oggi.
E specularmente i cittadini europei altrettanto consapevolmente
hanno optato per una soluzione diversa. Ed è poco utile e credibile so-
stenere che si tratterebbe di scelte irrazionali e inefficienti, quando sono
compiute da qualche centinaio di milioni di persone, sotto cieli diversi e
liberi di votare e determinare il proprio governo.
Il modello americano trova poi le sue radici profonde in quell’etica
calvinista che ne plasmò le origini. Se da un lato occorre far fruttare
i talenti che si sono ricevuti, una volta che questi siano diventati una
fortuna la responsabilità morale impone di distribuirne una parte alla
comunità. E negli Stati Uniti restiamo sempre ammirati per i musei,
gli atenei, gli ospedali, i parchi, le fondazioni, nati dalla munificenza
privata e che svolgono compiti che in Europa vengono svolti dallo Stato.
A che cosa serve l’università 11

Se vogliamo, non metaforicamente, guardare al soldo occorrerebbe


chiedersi quanto di risparmiato dalle tasse le famiglie americane spen-
dono per l’istruzione dei figli; quanto incide l’indebitamento degli stu-
denti americani per pagarsi le rette universitarie sul loro ingresso sul
mercato del lavoro. E confrontarlo con la spesa pubblica europea per
l’università. E, alla fine, stabilito questo costo complessivo confrontarlo
con il risultato: la qualità dei laureati. Cosa sono in grado di fare, come
affrontano le sfide, quale sarà la loro progressione economica e sociale?
Non si tratta di affermare la superiorità di un modello su un altro,
ma semplicemente di capirne la reale natura e la sua interdipendenza
con altri fattori. Pare piuttosto evidente che in paesi nei quali la pres-
sione fiscale si aggira intorno al 50% (e più) del reddito, solo coloro che
sono molto abbienti possono – o potrebbero – permettersi di spendere
ogni anno intorno ai 30.000 euro per una istruzione universitaria pri-
vata, la quale peraltro viene fornita dallo Stato ad un decimo del prezzo
(se non meno).
L’importazione del modello americano, da più parti suggerita, è,
dunque, come l’espianto del cuore di un leone ed il suo trapianto nel
corpo di un elefante. È ozioso discutere su quale dei due animali sia
“superiore”, e dunque invocare il sopravvento di una specie e l’estinzio-
ne di un’altra. È utile, invece, partendo dall’assunto che al di qua e al di
là dell’Atlantico le università hanno il medesimo compito, vedere quali
“pezzi” del loro complesso meccanismo possono essere trasferiti e spe-
rimentati con successo in altri sistemi. Lo scambio, è bene chiarirlo, non
è unidirezionale e ci sono molto cose che i pur grandi e ricchi Stati Uniti
d’America possono ancora imparare dalla vecchia Europa e, persino,
dalla piccola Italia.
Si può, a questo punto, passare ad esaminarne i vari “ingredienti” di
buona università, che punta a migliorare le sue prestazioni.
Capitolo secondo
Gli studenti

a) Sono i buoni studenti che fanno i buoni professori

Quando i professori scrivono di università subiscono una compul-


sione interiore che li porta ad attribuire il ruolo di primo attore/prima
donna alla propria categoria.
Sono i professori che fanno l’università, che la possono salvare come
la possono distruggere. Ed attorno ad essi, e alle loro vicende – dal reclu-
tamento al governo degli atenei – tutto si riconduce.
Tale visione appare frutto di una notevole ipertrofia dell’io, per certi
versi soggettivamente comprensibile ma piuttosto lontana dalla realtà.
A rischio di proporre un paradosso si dovrebbe dire che sono i buoni
studenti a fare una buona università (e dunque a fare dei buoni pro-
fessori) e non viceversa. Il paradosso va smussato considerando che si
tratta di una relazione biunivoca e circolare nella quale i veri soggetti
interagiscono (positivamente o negativamente) fra di loro.
Non è dunque sbagliato partire dagli studenti. A qualcuno verrà da
esclamare “Bravi studenti? Ad averne!”. Tale atteggiamento riflette uno dei
più pervicaci modi di pensare dell’umanità: ciascuna generazione, rag-
giunta la maturità ed avviandosi verso la senilità, ritiene che la generazio-
ne che la segue sia composta da persone ignoranti, incapaci, irrispettose.
E questo sentimento è particolarmente acuito in tempi di rapi-
do cambiamento: chi non riesce a comprendere o accettare i tempi
nuovi si esprime negativamente nei confronti di coloro che ne sono i
protagonisti.
Ora si può dire, quasi da che mondo è mondo, che ogni padre ritiene
il proprio figlio uno scapestrato fannullone, pieno di idee balorde. Ed
Gli studenti 13

ogni madre pensa che la propria figlia sia – per dirla con parole di una
volta – immodesta, interessata solo ai divertimenti e ad amoreggiare
con detestabili coetanei senza né arte né parte. Ma, se davvero le cose
stessero così, l’umanità sarebbe avviata verso una inarrestabile regres-
sione, perdendo ogni conoscenza e capacità. Invece il percorso è inverso
e, col metro dei tempi lunghi, da mille anni in Europa ogni generazione
ha fatto dei passi avanti. Forse che gli inventori, i riformatori, i creatori
di nuove filosofie che hanno superato quelle del passato venivano da
un altro pianeta? Forse si tratta(va) di una eletta schiera che a dispetto
dell’imbarbarimento collettivo ha cambiato il corso della storia? Se si
giunge alla conclusione che i conflitti generazionali fanno parte della
nostra psiche e rispondono a meccanismi di autodifesa di chi si vede
franare il terreno sotto i piedi, è meglio lasciare talune ricorrenti lita-
nie alle deliziose commedie del Goldoni dove costituiscono l’anima del
divertimento.
Non c’è dunque nessun motivo per ritenere che gli odierni studenti
universitari siano più stupidi o svogliati di quelli di una o due generazio-
ni fa. Quello che non va non è la loro giovinezza bensì l’età che hanno
raggiunto le menti e gli occhi di chi li guarda.
Questo non vuole dire avere un atteggiamento concessivo o, peggio,
permissivo nei loro confronti. Anzi! Ma comporta valutare ciò che vera-
mente conta e non ciò che – se uno si guarda alle spalle – era il modo con
il quale si era visti dai propri genitori.

b) Cominciare dalle scuole superiori

Si parta dunque dalla considerazione che gli studenti di oggi non


sono né migliori né peggiori di quelli del passato, e che dovranno impa-
rare molto di più per affrontare una società più complessa. Come fare,
dunque, per avere dei “bravi studenti” che migliorino l’università?
La prima risposta, apparentemente ovvia, è fare in modo che siano
ben preparati nella e dalla scuola superiore.
A questa considerazione si replica, solitamente, con un sorriso di
compatimento, un gesto sconsolato, un garbato invito a sognare altrove.
14 Capitolo secondo

Anche in questo caso si coglie la pretesa – ed autoattribuita – superiorità


dell’università rispetto ai precedenti livelli di istruzione. L’educazione e
l’istruzione sono, invece, un continuo di evoluzione e di formazione e
non sarebbero pochi i pedagogisti che, al contrario, porrebbero al verti-
ce dell’importanza la scuola materna rispetto all’università.
Dunque quest’ultima è interessata – deve interessarsi – a quanto
avviene nella scuola superiore. Anziché cimentarsi nelle consuete ge-
remiadi sugli studenti che fanno grossolani errori di grammatica e di
sintassi; che sono incapaci di superare un semplicissimo test di mate-
matica etc. etc. sarebbe forse il caso di chiedersi: cosa può fare l’uni-
versità per migliorare la scuola superiore? E le risposte in larga parte ci
sono già: intensificare i rapporti negli ultimi due anni delle superiori, fa-
vorendo l’orientamento e l’emergere delle vocazioni. Trasmettere l’idea
che quello che può apparire un gradino finale, in realtà è quello iniziale
per realizzare le proprie ambizioni.
Questo in larga misura già lo si fa, e chi lo fa con attenzione è in gra-
do di misurare i risultati.
Ma quel che occorre soprattutto sono modi diversi di guardare
dall’università verso le scuole superiori. In primo luogo, abbandonando
la fastidiosa supponenza del professore universitario – l’unico vero, au-
tentico e certificato Professore – verso chi insegna nelle scuole superiori
fra mille difficoltà logistiche e di sistema, a fronte di una retribuzione a
dir poco modesta. E non si tratta di una questione di bon-ton sociale, di
benevolenza da dispensare generosamente verso classi di docenti rite-
nute svantaggiate. Significa valutare, criticare, stimolare, incoraggiare
quanto viene fatto nelle scuole superiori, lavorando assieme per il rag-
giungimento di obiettivi che sono comuni.
Basta, per cominciare, una azione semplice: segnalare a ciascun li-
ceo o istituto la progressione di carriera dei loro studenti nel curriculum
universitario, indicando livelli medi e punte di eccellenza e chiedendo
che chi sta dietro si ponga degli obiettivi di miglioramento.
Il secondo sguardo che andrebbe rivolto con maggiore lucidità è
alla qualità comparativa dei diplomati delle scuole superiori italia-
ne. Chiunque ha un minimo di esperienza di insegnamento all’estero
Gli studenti 15

oppure ha dimestichezza con i non pochi studenti stranieri che vengo-


no per un breve periodo presso le università italiane nel quadro degli
scambi Erasmus, può toccare con mano un dato di fatto: uno studente
di medio livello uscito da un liceo italiano è decisamente migliore dei
suoi coetanei usciti da analoghe scuole di gran parte degli altri paesi
dell’Unione Europea, a cominciare dal fin troppo sopravvalutato Regno
Unito. Non parliamo poi del confronto fra un liceo italiano e uno stu-
dente di una buona high school statunitense.

c) Limiti e pregi di una cultura umanista

Certamente – e test empirici lo confermano – l’insegnamento delle


materie scientifiche, a partire dalla matematica, è uno dei punti dolenti
della scuola superiore italiana con il risultato che nelle aree dove più ci
sarebbe bisogno di tali capacità – l’ingegneria, l’informatica – siamo in
cronico deficit.
Ma se è consentito azzardare una ipotesi questa non è una responsa-
bilità della scuola italiana e dei suoi insegnanti.
Come è stato da più parti sottolineato, il dominio intellettuale che per
quasi mezzo secolo hanno esercitato sulla cultura italiana due grandi filo-
sofi idealisti, Gentile e Croce (entrambi, in momenti diversi, con responsa-
bilità anche politiche) ha generato, inter alia, un generale disinteresse – se
non una ostilità – verso la scienza ed il pensiero scientifico, i quali si pongo-
no agli antipodi, con la loro logica induttiva, rispetto al dogmatismo della
concettuologia. Se dunque la cultura italiana ha una forte propensione ai
piani bassi verso il chiacchericcio e ai piani alti verso l’onanismo intellet-
tuale, non è colpa della scuola se non viene data – a differenza di altri paesi
– una importanza centrale alla matematica e alle scienze teoriche ed empi-
riche e di conseguenza alla formazione in questi campi.
A questo limite considerevole fa però da contrappeso il punto di
forza della scuola italiana: proprio per via di quella impronta idealista
essa è permeata da una generale visione umanista, con la creazione di
un quadrilatero di conoscenze fra di loro unite, costituito dalla storia,
dalla filosofia, dalla letteratura e dalle lingue antiche. Questo significa
16 Capitolo secondo

che ogni anno in Italia centinaia di migliaia di giovani studiano le radici


del mondo occidentale apprendendo i suoi blocchi fondanti e la inscin-
dibile connessione evolutiva che la caratterizza da circa tremila anni.
Qualcosa che è totalmente mancante – se non con riguardo alla propria
letteratura – nel mondo anglosassone dove tutto questo è oggetto di un
bricolage dai risultati modestissimi.
In altri paesi europei – in particolare in Francia ed in Germania – si
seguono percorsi analoghi all’Italia, ma la nostra peculiarità, racchiusa
nel liceo classico, è il legame fra lingua greca e latina e le loro espressioni
di pensiero e di arte. Ovviamente bisogna essere consapevoli – e saper
trasmettere questa convinzione – che il latino ed il greco non sono “lin-
gue morte”, ma consentono di comprendere come l’uomo occidentale
sia tutto racchiuso nell’odissea di Ulisse disposto a sfidare i nemici, la
natura e persino gli dei per ottenere quel che ritiene il suo diritto; come
l’umanità ancora, e per sempre, sarà fatta di conflitti fra individuo e or-
dine, fra passione e ragione scolpiti nelle tragedie greche; come l’espe-
rienza romana è l’archetipo di ogni impero successivo e attraverso la sua
storia siamo in grado di interpretare realisticamente le dinamiche ed i
fallimenti dell’attuale “impero” statunitense.
La digressione potrebbe sembrare fuor d’opera se non fosse che con-
sente di comprendere perché un gran numero di studenti universitari
italiani, comparativamente, dispongono di un bagaglio di conoscenze
all’apparenza non congruenti con taluni percorsi di studio, ma che in
realtà consentono loro di eccellere purché...

d) Gli studenti come fruitori di un servizio

Abbandonate le giaculatorie sui bei tempi andati e sulla decaden-


za cui siamo inevitabilmente destinati, si parta dalla constatazione che
l’università italiana dispone di un largo numero di studenti che hanno i
mezzi intellettuali per affrontare con successo studi avanzati.
Per valorizzare questo patrimonio di partenza non occorrono mira-
coli, ma semplicemente alcuni elementi lievitanti naturali, che contri-
buiscano a disperdere mentalità, qui davvero, sorpassate.
Gli studenti 17

Uno dei più diffusi preconcetti è quello di trattare per un verso gli
studenti come dei soggetti inerti nella elargizione del sapere da parte
dei professori; e per altro verso, contemporaneamente, quasi mossi da
un senso di colpa, giustificare e legittimare ogni loro mancanza.
Ritenere che gli studenti siano, in partenza, capaci non implica che
essi debbano essere blanditi e vezzeggiati, né può eliminare la distan-
za fra chi sa e deve insegnare quel che sa e chi non sa e deve imparare.
Mentre la scuola è per definizione legale il luogo dell’obbligo, l’universi-
tà è il luogo della (auto)responsabilità. Il primo compito dei professori
è convincere gli studenti che ciò che stanno studiando è importante per
loro e per il loro futuro; che sono dei privilegiati rispetto alla stragrande
maggioranza dei loro coetanei che l’università non la vedranno mai o
che l’abbandoneranno; che quel che oggi costa uno in termini di fatica
domani costerà cento; che per ogni lezione che perdono buttano via i
soldi che hanno già pagato (in media fra i 2 e 3 euro per ora).
Il generale approccio oggi è, a dir poco, primitivo e prescinde del
tutto da come oggi si configura il rapporto di cittadinanza.
Gli studenti sono cittadini maggiorenni che pagano per ricevere
un servizio pubblico comprensivo di lezioni, esami, materiali didattici,
orientamento nelle varie fasi della loro carriera, servizi bibliotecari fisici
e digitali, spazi di studio, luoghi di incontro, di ristorazione, di attività
culturale e sportiva extra-curriculare. Valutarlo solo sui primi due profili
è davvero riduttivo.
Questo servizio pubblico si distingue da altri (come la sanità e i
trasporti) perché richiede una attiva cooperazione dei suoi destinata-
ri. Il servizio del docente è del tutto inutile se colui cui è rivolto non
studia. Alla fine della degenza il paziente, che lo voglia o no, viene
dimesso; alla fine del viaggio l’utente scende dal treno. Per lo studente
la fine del servizio dipende dal superamento delle prove volte ad ac-
certare che effettivamente abbia acquisito quelle conoscenze inerenti
al servizio stesso.
In questa necessaria interazione sta l’essenza del servizio universi-
tario: come fare in modo che lo studente possa effettivamente acquisire
ciò per cui ha pagato e che dall’esterno gli si richiede sappia?
18 Capitolo secondo

Per questo non ci sono pietistiche scorciatoie da proporre; e quelle


che vengono offerte sul mercato da talune imprese private sono delle
vere e proprie truffe per quel che costano e per quel che (non) danno.

e) L’anacronistica concezione tributaria

Ma se è ovvio a chiunque guardi l’università all’interno di una socie-


tà moderna che il rapporto fra studenti e istituzione è quello tipico fra
utente ed erogatore di un servizio, questa percezione ancora sfugge al
legislatore italiano il quale, imbarcandosi ciclicamente in faraonici pro-
getti di “riforma”, trascura la circostanza – che ha dell’incredibile – che il
rapporto fra lo studente ed il suo Ateneo è di natura tributaria.
Ciò che viene pagato è, lo dice il nome, una “tassa universitaria” e
dunque lo studente si trova nel recinto sorvegliato e rigidissimo, del fi-
sco. Dunque non è un utente, con precisi diritti (e responsabilità come
si è visto), bensì un contribuente, che deve solo pagare. Tale impostazio-
ne ha, ovviamente, delle deleterie conseguenze sul governo del sistema
universitario che anziché ragionare in termini di qualità ed efficienza,
deve comportarsi da gabelliere di tasse decise da un sovrano distante e
indifferente.
In questo quadro assumono la natura di gargarismi retorici i discorsi
sulla “partecipazione” degli studenti alle decisioni sul governo dell’uni-
versitaria. Fuori della gabbia impositiva i cittadini “partecipano”, come
si dice in America, con i piedi, e cioè semplicemente muovendosi per
scegliere quel servizio che appare più confacente alle loro specifiche
esigenze.
Una volta riconosciuti gli studenti come utenti – e non come “tartas-
sati” – ne consegue, naturalmente e senza bisogno di rivoluzioni, tutto
ciò che questo status comporta: “carte dei servizi”, livelli misurabili della
qualità, verifiche della soddisfazione, confronti fra atenei basati su que-
sti dati, politiche di fidelizzazione nei confronti di chi è studente, lo è
stato, lo sarà. La forte identificazione di un ateneo con il territorio, il suo
vivere in simbiosi con una comunità, il saper creare fra i suoi studen-
ti una duratura rete di rapporti che conta soprattutto quando gli studi
Gli studenti 19

sono finiti, richiede in partenza una leale intesa fra chi eroga il servizio
educativo e chi lo sceglie fra tanti altri ed è messo in grado di valutarne
la qualità.
Occorre ribadire che la qualifica di utente attribuita agli studen-
ti non è né una concessione, né risponde ad una visione populistica
dell’università. Se il rapporto deve basarsi su una intesa leale, occorre
anche sgombrare il campo dal vergognoso inganno secondo cui qualsia-
si diplomato può iscriversi all’università.
È ovvio che questo sta bene allo stato-gabelliere il quale è contento
se cresce il numero di coloro che pagano le tasse universitarie, ed ancor
più contento se questi le pagano, ma non usufruiscono dei servizi offer-
ti, e dunque non aumentano in alcun modo il carico di lavoro.
Come pure sta bene allo stato-statistico il quale può ridurre il nume-
ro dei disoccupati inserendoli nella casella degli “studenti”.

f) La truffa del “diritto allo studio”

Pare ormai entrato nella sfera di percezione anche dei più ottusi che
l’accesso libero all’università, camuffato dalle altisonanti e false parole
di “diritto allo studio”, costituisce, come tutte le politiche demagogiche,
il peggior nemico di chi, asseritamente, si dice di voler proteggere.
Il risultato di circa 40 anni di “accesso libero” è che coloro che all’in-
terno della classi sociali più svantaggiate non avevano nessuna, nean-
che lontana, attitudine allo studio universitario sono stati abbindolati a
comprare il biglietto di una lotteria che non avrebbero mai potuto vin-
cere, ed i cui ricavi sono andati a favore di coloro che, appartenendo a
classi economicamente e culturalmente meno svantaggiate, potevano in
qualche modo sopperire alle loro deficienze accademiche. I più poveri
dunque hanno pagato gli studi degli abbienti. Una semplice correlazio-
ne – ormai disponiamo di decenni di statistiche – fra scuola superiore di
provenienza ed abbandoni mostra come la politica dell’“accesso libero”
si è rivelata avere la credibilità del “venghino, venghino” dell’imbonitore
in una fiera di campagna. Che poi ci si lamenti della “mortalità studen-
tesca” quando si sono aperti i cancelli a tutti, è come prima scoraggiare
20 Capitolo secondo

l’uso dei profilattici e poi lamentarsi che in Africa milioni di bambini


nascano (e poi muoiano) con l’AIDS.
La risposta a questo vero e proprio inganno non è in una politica
malthusiana. Per questo basta guardare alla recessione demografica del
nostro paese. Gli strumenti esistono già e sono semplicissimi. I test di
accesso da sostenere prima della iscrizione, e che la legge da tempo im-
pone, sono in primis un imperativo etico per l’università. Senza nean-
che bisogno di ricorrere a complesse pianificazioni le quali consentono
l’adozione del “numero chiuso”, il serio svolgimento di una prova volta
a cogliere reali capacità ed incolmabili lacune, eviterebbe un enorme
spreco di risorse umane e materiali, per il singolo e per la collettività.
Dietro il fenomeno degli abbandoni ci sono centinaia di milioni di euro
sprecati per tasse, per testi, per mobilità. Centinaia di migliaia di ore che
avrebbero potuto essere impiegate, almeno in parte, in attività lavorati-
ve o di formazione al lavoro.
Ma soprattutto vi sono sogni ed ambizioni che vengono demoliti e
generano frustrazione individuale e sociale.

g) Il ruolo dell’orientamento

Anche qui l’ingrediente lo offre la legge la quale prevede che nei test
di accesso venga attribuito un valore, fino al massimo di un quarto, ai
risultati conseguiti nella scuola superiore. Il che ovviamente crea una
spirale virtuosa fra scuola e università e sprona studenti e insegnanti
delle superiori a fare meglio.
Chiedere che l’università svolga una attività di orientamento all’in-
gresso – incoraggiando, indirizzando, dissuadendo – implica il rico-
noscimento che, per fortuna, gli studenti sono diversi fra di loro ed il
primo compito dell’educatore è cogliere le potenzialità racchiuse nelle
differenze, ma anche i limiti che ciascuno – foss’anche un genio – ha.
Una appropriata opera di orientamento prima della scelta univer-
sitaria si accompagna al servizio di orientamento in itinere. Accanto
ad attività ovvie – consigliare in ordine ad indirizzi, propedeuticità,
tesi – la sfida principale consiste nell’individuare precise azioni volte a
Gli studenti 21

contrastare il fenomeno degli abbandoni e a porre dei concreti (in ter-


mini percentuali) obiettivi di riduzione del numero di quanti perdono il
passo e progressivamente spariscono dalla vista della loro coorte.
Il ragionamento è semplice: se lo studente è un utente, se per sce-
gliere questo studente sono state impiegate risorse finanziarie ed or-
ganizzative (pubblicità, test), occorre fare di tutto per mantenere lo
studente in corso. Il monitoraggio degli esami sostenuti, soprattutto
nel primo anno (quello più a rischio) dovrebbe imporsi come la spe-
ciale cautela che si ha in un reparto di neonatologia. La segnalazione
del ritardo, la manifestazione, non paternalistica, della preoccupazione
dell’Ateneo per la situazione; l’offerta di servizi didattici di recupero;
sono tutte azioni che ormai sono a portata di mano grazie alle nuove
tecnologie informatiche e telematiche. È ovvio che se al secondo o terzo
anno ci si accorge che il 20% degli iscritti è “morto”, ed un altro 30% an-
naspa lontanissimo dalla pur ravvicinata meta di una laurea triennale, i
soccorsi giungeranno troppo tardi.
Soprattutto il tempestivo rilevamento statistico dovrebbe far com-
prendere dove e perché si sta sbagliando: nei test di accesso? Negli in-
dispensabili esami fondamentali? Nella distribuzione del carico didatti-
co? Domande che in qualsiasi organizzazione produttiva (e l’università
produce conoscenza) sollecitano risposte e reazioni.
Se si guarda allo studente non come una pecorella da tosare (il con-
tribuente) o come un fastidio (secondo taluni docenti vale il principio
“meno siamo, meglio stiamo), bensì come un valore presente e futuro
dell’università cambia la politica nei suoi confronti, senza accondiscen-
denza ma con intelligente coinvolgimento.

h) L’esamificio

Un’altra manifestazione della demagogica visione del rapporto stu-


dente-università sta nel considerare quest’ultima, tutt’al più, come un
esamificio.
La smisurata moltiplicazione degli appelli di esami – otto, nove, die-
ci l’anno – impegna ingenti risorse di tempo, sia dei docenti che dei
22 Capitolo secondo

discenti. Se poi si ignora del tutto la legislazione che vieterebbe tale pra-
tica, lo studente prova, riprova, e riprova ancora l’esame come se fosse il
biglietto di una lotteria o un gratta-e-vinci. Alla fine con un po’ di fortu-
na, per sfinimento dell’esaminatore, o per carità cristiana ce la farà. Ma è
difficile che gli adepti di questa pratica si chiedano il senso di tutto ciò.
In un processo di trasmissione della conoscenza l’esame costituisce
solo un piccolo momento della valutazione. Questa dovrebbe avvenire
durante il corso, ed anche quando le classi sono particolarmente nume-
rose ed impediscono un rapporto diretto fra docente e discente esistono
tanti strumenti – come ad esempio le prove intermedie – che consento-
no di accertare il progresso (o il regresso) degli studenti.
La moltiplicazione degli appelli – un fenomeno tutto nazionale, che
trova equivalenti solo in sistemi che difficilmente potrebbero fungere da
modello – costituisce la negazione della didattica: suppone che questa
sia inutile o che, comunque, essa possa essere totalmente scissa tem-
poralmente dalla prova di esame che può avvenire a distanza di mesi o
di anni. Costituisce l’invito, l’incentivo a non frequentare, allo studente
“fai da te” che si organizza gli esami pescando dal menù tutti i pasticcini
e lasciando alla fine i piatti indigesti. Come se non ci fosse una modu-
larità nella costruzione delle conoscenze, come se si potesse studiare la
storia contemporanea prima di (o senza) quella medievale; l’astrofisica
prima della fisica; la patologia prima dell’anatomia e via discorrendo.
La resa alle richieste demagogiche di autoproclamate rappresentanze
studentesche costituisce il massimo incentivo a finire fuori corso (tanto
l’esame lo si può dare quando si vuole) con conseguenze negative su tut-
to il sistema, in primo luogo sui docenti i quali preferiscono controllare
che insegnare.
Occorre infatti considerare il non trascurabile effetto di “trascina-
mento” che il binomio frequenza al corso–esami produce su tutta la co-
orte degli iscritti ad un certo anno accademico. Non solo stimola una
positiva emulazione, ma genera delle prassi che diventano il sentiero
sul quale lo studente si incammina molto più facilmente in gruppo, che
isolato. E, soprattutto, consente di individuare con facilità lo studente
con difficoltà e proporre iniziative di sostegno e recupero.
Gli studenti 23

D’altronde, per misurare la diversità dei modelli è sufficiente confronta-


re quei corsi di laurea nei quali la frequenza è obbligatoria, da quella in cui
essa è facoltativa. Nelle prime la lezione diventa il luogo non solo di socia-
lizzazione della conoscenza ma anche dove si individuano i punti più diffi-
cili della materia, si imprimono meglio nella memoria concetti ed esempi.
Per quanto i libri siano il fondamento dello studio universitario, il
lavoro del docente è quello della mediazione con il testo, che viene pre-
sentato alla conoscenza da chi già sa – e dunque può guidare – rispetto al
naturale smarrimento di chi deve ancora imparare tutto o molto.
D’altronde non occorre un grande sforzo di fantasia per individuare
e mettere in pratica forme di valutazione diverse dal tradizionale esame
orale, il quale se pure è utile per sviluppare capacità espositive e dialetti-
che spesso si rivela o in una giaculatoria ovvero in una moderna ordalia.
Si può invece ampiamente diversificare – a seconda della materia, del
numero, del livello – fra test, esami scritti, lavori individuali o di gruppo,
giochi di ruolo, vere e proprie gare, trasformando l’esame da semplice
verifica a momento (anche) di apprendimento.

i) Il grande e reale handicap: le lingue

Se c’è un aspetto nel quale gli studenti italiani risultano indietro ri-
spetto a quelli di molti dei paesi europei (sicuramente a Germania e pa-
esi nordici; alla pari dei francesi, meglio di spagnoli e inglesi) è nella co-
noscenza di una lingua straniera. In quasi il 90% dei casi questa lingua è
l’inglese, sia perché prevalente nell’insegnamento delle scuole superio-
ri, sia perché è ormai diventata la lingua veicolare globale, soprattutto
per le giovani generazioni le quali vivono parte significativa della loro
giornata connessi alla rete, dove l’inglese è assolutamente dominante, a
partire dal linguaggio gergale.
Pare inutile sottolineare l’importanza delle lingue nella istruzione
universitaria: esse aprono a nuove culture, favoriscono la intercompren-
sione fra persone e comunità di nazionalità diverse e, soprattutto, co-
stituiscono un titolo preferenziale nel mondo del lavoro. Un laureato
con votazione finale modesta (ad es. 90/95) ma con buona conoscenza
24 Capitolo secondo

delle lingue, ha molte più chances di assunzione rispetto a quello che


ottenuto il massimo dei voti e la lode ma è rigorosamente monolingue.
Il valore della lingua è ben colto dalla molteplicità di imprese private
che, a caro prezzo, organizzano corsi e rilasciano titoli della cui reale
consistenza spesso è lecito dubitare.
L’università è il luogo ideale per l’insegnamento del lingue, non
solo per via della presenza di specialisti madrelingua e di esperti glot-
todidatti, ma anche perché esso si associa ad un sistema complessivo di
formazione elevata. Ma anche il luogo di insegnamento necessario: se
l’università deve insegnare ad apprendere; se le conoscenze sono diffuse
in molte lingue, di cui alcune - in talune epoche storiche - dominanti
(banalmente: latino, italiano, francese, inglese); le carenze linguistiche
non consentono allo studente di accedere ad uno straordinario patrimo-
nio di conoscenze e ne limitano fortemente la crescita.
Gli attuali limiti del sistema sono, per un verso la sottovalutazione
dell’importanza delle lingue da parte da un numero consistente di do-
centi che essendo cresciuti in un ambiente monolinguistico non ne sen-
tono l’esigenza; per altro verso il perverso sistema dei “crediti minimi”
per le varie discipline fissato dai decreti ministeriali porta ad una aspra
contesa di accaparramento lasciando solo il minimo indispensabile alla
formazione linguistica. Se si considera che gli studenti hanno abilità
linguistiche differenziate sia per qualità naturali che per formazione, ci
si rende conto della esigenza di prevedere percorsi didattici adattati alle
specifiche esigenze dei vari gruppi di discenti con l’obiettivo di portare
tutti i laureati al medesimo livello di uscita.
Quello dell’insegnamento delle lingue costituisce il tipico esempio
di come un obiettivo interesse di tutti gli studenti possa venir sacrificato
a favore di piccole – e miopi – esigenze ispirate da un malinteso enciclo-
pedismo: si ritiene, spesso, più importante dal punto di vista formativo
l’impartire alcune nozioni obiettivamente marginali, piuttosto che svi-
luppare capacità la cui resa effettiva è almeno cento volte superiore.
Anche qui però, si tratta di scelte che non sono imposte dall’alto ma
frutto di una irrealistica percezione della graduatoria delle cose che si
devono imparare all’università.
Gli studenti 25

Accanto all’insegnamento delle lingue straniere, vi è anche l’inse-


gnamento dell’italiano agli studenti stranieri: esistono già, a Perugia e
Siena, due storiche università per stranieri che svolgono, fra l’altro, il
compito di formare coloro che intendono insegnare l’italiano nel pro-
prio paese di origine. Ma accanto a questo obiettivo “alto” vi è quello
molto più semplice di rendere gli studenti stranieri in grado di seguire i
corsi nelle nostre università. Mettendo da parte l’esperienza, importan-
te ma molto limitata nel tempo, degli studenti Erasmus, una delle ragio-
ni per le quali non riusciamo ad attirare studenti a tempo pieno da paesi
dove l’istruzione universitaria è ad un livello decisamente inferiore al
nostro è che non diamo sufficiente importanza al nostro patrimonio lin-
guistico che si esprime non solo attraverso i vertici inarrivabili di Dante,
Petrarca e Boccaccio, ma che permea tutta la cultura artistica italiana,
da Michelangelo a Rossini.
Sicuramente sarebbe compito in primo luogo dei governi – quale
che sia il loro orientamento - promuovere la diffusione della lingua ita-
liana. Ma l’università è il luogo ove la consapevolezza del patrimonio
linguistico di cui disponiamo dovrebbe essere più vivo. Ed è il luogo
dove è possibile, con semplicità ed anche a costi piuttosto modesti,
promuovere l’italiano come terza lingua per un numero significativo di
studenti universitari, soprattutto dell’area umanistica. L’inarrestabile
declino del francese – che pure esprime un insieme di valori equiva-
lenti ai nostri – apre grandi spazi all’italiano, che solo in parte sono
contrastati dallo spagnolo, che per la sua diffusione fra centinaia di
milioni di persone, e ragioni geopolitiche (l’essere la prima lingua di
quasi tutta l’America latina e la seconda lingua negli Stati Uniti) ha
una notevole forza d’urto, ma una incomparabilmente minore attra-
zione culturale.

l) L’università per i giovani...

Quando si parla di studenti universitari ci si riferisce generalmente


ad una consistente classe di giovani che si iscrivono sui 18/19 anni e fini-
scono, se va bene, i due livelli di laurea intorno ai 24/25 anni.
26 Capitolo secondo

Ancorché omogenei per età questi studenti sono – lo si ripete, per


fortuna – molto diversi fra di loro, e non solo per scuola di provenienza
e retroterra culturale e sociale.
Le differenze di attitudine, di capacità, di carattere costituiscono un
fattore importante se si vogliono valorizzare gli studenti e metterli in
grado di sfruttare appieno le loro potenzialità. Non si tratta certo di tra-
sformare gli atenei in centri di consulenza psico-pedagogica, nè chiede-
re ai docenti di fare da consiglieri spirituali. Quel che si vuole mettere
in luce – e che verrà meglio analizzato nel seguito – è che se si parte
dall’assunto che l’università mette in moto processi di approfondimen-
to–conoscenza, la consapevolezza in ordine ai processi di trasmissione
del sapere e alle caratteristiche dei discenti è molto importante. Saper
distinguere fra studenti di primo e studenti di ultimo anno; saper distin-
guere fra studenti che già dispongono di una base (perché il corso è lo
sviluppo modulare di altri) ovvero non ne dispongono affatto (un corso
di economia in una facoltà di lettere; un corso di diritto in una facoltà di
ingegneria) comporta un mutamento delle strategie didattiche, la foca-
lizzazione su taluni aspetti rispetto ad altri.
Sottolineare la centralità degli studenti e dei loro processi di appren-
dimento non risponde affatto a visioni caritatevoli, quasi fossero dei po-
veretti cui graziosamente dispensare l’infinita sapienza che risiede nelle
menti dei professori. Vuole invece valorizzare il ruolo della trasmissione
del sapere, e dunque dare un senso alla didattica. Ma, soprattutto, signi-
fica spostare i riflettori, generalmente puntati sul “cosa” e sul “quanto” si
insegna, sul “come” lo si insegna. Si sconta qui un’alta fallacia del retag-
gio idealista: e cioè che chi sa, sa anche insegnarlo. E si misura il docente
esclusivamente sulle centinaia o migliaia di pagine che ha scritto, non
sulla sua capacità di trasferire nozioni, semplici o complesse, ad altri. Il
che presuppone saper distinguere il pubblico cui ci si rivolge, guardare
all’effetto utile della comunicazione, tenere a freno l’impulso narcisisti-
co del parlarsi addosso. Questo non significa affatto che nell’università
italiana, in tutte le materie, non ci siano degli straordinari didatti, di cui
a distanza di decenni si ricordano ancora i concetti presentati e spie-
gati. Ma queste qualità se non vengono apertamente derise (dire di un
Gli studenti 27

professore che è un “ottimo didatta” è come dire di una ragazza che ha


dei begli occhi) certamente non sono evidenziate e indicate a modello,
quasi fossero degli optionals.

m) ...e per chi già lavora

Il discorso sulla didattica serve a mettere in luce come accanto alla


gran massa degli studenti “giovani” ve ne sono, in numero crescente,
altri che per varie ragioni sono diversi per molteplici ragioni.
Per un verso l’importanza che ha assunto anche nel nostro paese la
formazione continua (il c.d. “life-long learning”) pone l’università a con-
tatto con persone adulte già inserite nel mondo del lavoro per le quali
l’aggiornamento costituisce una necessità o una opportunità. La qualità
di una università va valutata anche in relazione all’approccio che ha nei
confronti di questa tipologia di discenti, anche perché la mette a contat-
to diretto con il mondo del lavoro, la sua evoluzione e trasformazione,
le nuove esigenze poste da un mondo globale. Il rapporto con questi
studenti è particolarmente importante non solo per le implicazioni eco-
nomico-sociali, ma perché stimola il docente ad un approccio diverso,
a confrontare la teoria – di cui è maestro – con la pratica incarnata nei
suoi studenti. Impara molto di realtà cui è spesso estraneo creando pro-
prio quel processo circolare di acquisizione ed elaborazione che è tipico
della conoscenza.
All’interno della categoria degli studenti “adulti” vi è quella degli
studenti-lavoratori. Secondo un certo modo di vedere si tratta di una
categoria svantaggiata per il fatto di non poter frequentare i corsi e de-
dicare molto tempo allo studio. L’idea si associa ad iniziative nate già nel
XIX secolo (i “corsi serali”) per la promozione dei soggetti socialmente
svantaggiati (i “lavoratori”, appunto).
Se si guardano alle cose in maniera meno oleografica le considera-
zioni da svolgere sono differenti. Il punto di partenza è che si tratta di
persone le quali hanno già – in maniera maggiore o minore – una oc-
cupazione. Circostanza non disprezzabile in periodi di elevata disoccu-
pazione giovanile, che non fa di loro dei privilegiati ma li rende, sotto
28 Capitolo secondo

certi aspetti, avvantaggiati rispetto ai loro colleghi più giovani. Il secon-


do punto da considerare è che gli studenti-lavoratori sono la migliore
dimostrazione del valore dell’istruzione universitaria: essi si iscrivono e
si sottopongono ad una non indifferente fatica perché sono consapevoli
che in questo modo miglioreranno la loro condizione. La finalità emi-
nentemente utilitaristica dello studio non lo svilisce affatto ma attribu-
isce ad esso significato importante.
Come fare, però, perché possano raggiungere il traguardo cui mira-
no? La concezione tradizionale che vede negli studenti-lavoratori dei
soggetti con disabilità da soccorrere, oltre che anacronistica, finisce per
proporre una discriminazione inversa, offrendo a taluni dei percorsi
agevolati per conseguire un medesimo titolo. La risposta è data, questa
volta, dalle nuove tecnologie, ampiamente sperimentate all’estero e in
Italia, che vanno sotto il nome di e-learning. Contrariamente a taluni
luoghi comuni, l’insegnamento a distanza su piattaforma telematica
non solo offre quella flessibilità di organizzazione che concilia lo studio
con gli impegni lavorativi, ma soprattutto consente di monitorare tutte
le attività dello studente ed i suoi effettivi progressi. Fatto in maniera
seria, un corso a distanza offre molto di più di un corso “in presenza”
perché consente di integrare le lezioni con i materiali, pone il discen-
te in un rapporto di “uno-a-uno” con il tutor, offre costanti occasioni
di verifica intermedia. Anche se prevalentemente utilizzata con grande
successo all’estero, si tratta ancora una volta di una ricetta semplice che
si fonda sul felice connubio fra la forte motivazione degli studenti e la
didattica digitale.
Capitolo terzo
I servizi e le strutture

a) L’università come impresa di servizi

L’università è una impresa che eroga servizi. Ma questi servizi sono


solo in parte strettamente didattici. Un corso, per quanto contenutisti-
camente eccellente, deve essere inserito in un contesto complessivo che
ne consenta la effettiva ed ottimale fruizione.
D’altra parte se si interrogano gli studenti – e ciò avviene costante-
mente ed in maniera uniforme in tutti gli atenei italiani – ciò che mag-
giormente apprezzano (o criticano) è la qualità dei servizi extra-didat-
tici che non possono essere considerati come accessori. Se si guarda alla
realtà della vita universitaria il primo e principale punto di contatto del-
lo studente – ben prima del professore, distante e scarsamente attento
ai problemi pratici – è con le segreterie, con i servizi di informazione,
con le strutture.
Le lezioni sono il nocciolo di un complesso di elementi articolati
i quali danno ad esse un sapore piacevole o sgradevole. Si cominci da
un, solo apparente, paradosso: la qualità dei servizi universitari si mi-
sura dalla qualità dei suoi servizi... igienici. Quanti sono in proporzione
all’utenza? Quando sono stati rinnovati l’ultima volta? Vengono rego-
larmente riforniti di carta igienica, sapone ed asciugamani? Quante vol-
te al giorno vengono puliti? Le serrature funzionano? A chi ritenesse che
si tratti di domande, letteralmente, triviali, si può rispondere con un’al-
tra domanda: come valutate una stazione ferroviaria, un terminal aero-
portuale, un ristorante se trovate i bagni sporchi e maleodoranti? Se si
pensa che gli studenti dovrebbero passare gran parte della loro giornata
all’università, per diversi giorni la settimana, per molti mesi l’anno la
30 Capitolo terzo

domanda non è oziosa, salvo che si ritenga che lo studente debba posse-
dere, oltre alla maturità, anche la virtù della continenza.
In realtà, il riferimento ai servizi igienici è, come si è detto, un pa-
radosso solo in apparenza. Essi costituiscono un indice dell’attenzione
che si rivolge all’utenza: se sono, letteralmente, dei cessi è difficile che
le aule, le biblioteche, gli spazi comuni possano essere trattati con mag-
giore cura.
Il problema è molto semplice: se l’università è organizzata attorno
all’offerta di servizi didattici è necessario che gli studenti ne possano
usufruire. Per fare questo è necessario “catturare” gli utenti rendendo
quanto meno non sgradevole la permanenza nei suoi ambienti. Non c’è
bisogno di elaborare teorie di psicologia del lavoro, per comprendere
che ciò che vale per qualunque lavoratore, vale almeno altrettanto per
lo studente, il cui “mestiere” è quello di applicarsi – non retribuito, ma
anzi, pagando – ad una occupazione intellettualmente impegnativa.

b) Il luogo dello studio

Nascosta dietro la burocratica etichetta di “edilizia universitaria” vi


è tutto lo spazio nel quale i servizi universitari devono essere erogati e
la cui qualità complessiva dipende non da chissà quale magica potenza,
bensì da tanti piccoli dettagli, che tutti coloro che hanno frequentato e
frequentano, da studente o docente, un ateneo ben conoscono. Si tro-
va posto in aula? Si sente bene la lezione? È climatizzata? Si possono
utilizzare gli strumenti informatici e telematici da parte di docenti e
studenti? Prima o dopo la lezione ci sono spazi dove stare assieme?
Dove studiare? C’è una mensa, un bar? Ci sono distributori automatici
di bevande e di snack? Vi sono armadietti custoditi? C’è un parcheggio?
La biblioteca di quanti posti dispone? Quante ore al giorno è aperta? I
libri sono reperibili direttamente oppure occorre richiederli al persona-
le addetto? Le fotocopiatrici funzionano? L’accesso alle banche di dati
on-line è facile? Gli edifici sono predisposti per l’accesso mobile alla rete
internet? Ci sono impianti sportivi? Per quali discipline? Vi sono luoghi
per attività culturali generali (ad es. teatro e musica)? Questo elenco
I servizi e le strutture 31

solo parziale non è la lista dei regali da chiedere a Babbo Natale: moltis-
sime università italiane soddisfano tutte queste esigenze. Il punto è che
se queste vengono scarsamente pesate nella valutazione degli atenei e
nella distribuzione delle risorse pubbliche è come se equiparassimo la
stamberga all’albero di lusso, la compagnia aerea sempre in ritardo con
quella quasi sempre puntuale.
In altre parole l’università considerata come un servizio va organiz-
zata come qualsiasi altro servizio che compete con altri e cerca di affer-
marsi sul mercato: e le strutture sono essenziali. Ma per la sua natura
di servizio pubblico essa richiede una particolare attenzione. La prima
attenzione è il rapporto con le amministrazioni locali: le università co-
stituiscono una ricchezza non solo per ciò che producono, ma perché
nella loro attività produttiva generano occupazione diretta ed indiretta
e caratterizzano il contesto urbano. Al tempo stesso richiedono spazi,
viabilità, trasporti. Se le due istituzioni si ignorano i risultati sono la-
sciati al caso. La cooperazione invece ha dato e dà risultati ottimi. La
seconda attenzione è verso la progettazione: è chiaro che se le attività
universitarie si svolgono in locali pensati con tutt’altra destinazione (ca-
serme, ospedali, uffici pubblici dismessi) i problemi saranno infiniti, dal
gelo invernale alle scale strette, dalla mancanza di insonorizzazione alla
disposizione labirintica. Un punto, fra i tanti e ovvi, andrebbe tenuto
a mente: l’esperienza universitaria è, in larga misura, collettiva. Crea
legami talvolta della durata di un corso, ma talvolta di una vita. Gli stu-
denti non sono la sommatoria aritmetica di tante individualità, ma una
comunità che agisce e reagisce in modi coerenti e prevedibili. La scelta e
l’organizzazione dello spazio in cui questa comunità si forma ed opera è
parte integrante della politica universitaria.
In questa prospettiva, l’attenzione verso l’organizzazione dell’attivi-
tà sportiva e la predisposizione degli impianti necessari non è affatto os-
sequio formale al trito detto mens sana in corpore sano. In un paese nel
quale la percentuale della popolazione, di qualsiasi età, dedita alle più
svariate attività sportive è altissima, è naturale che l’università sia uno
dei luoghi ove essa possa esplicarsi. Ma vi è soprattutto la funzione so-
cializzante - e, se si può usare il termine senza retorica, democratizzante
32 Capitolo terzo

- dello sport, dove non contano i titoli, la posizione professionale, o i


voti di esame, ma, come spesso avviene nella vita reale, altre qualità che
distinguono la persona dal computer. Certo, occorre tenere conto dei
cambiamenti di tendenza: più palestre e meno piste di atletica, più di-
scipline di ispirazione orientale, più rapporto fra attività fisica e preven-
zione delle malattie. Ma per questo non occorrono intuizioni, ma solo
l’osservazione di quel che, normalmente fanno, studenti e personale,
docente e non, quando non sono impegnai nelle loro ordinarie occupa-
zioni universitarie.
Una obiezione abbastanza naturale alle politiche di rinnovo edili-
zio è che la creazione di edifici appropriati è costosa. Tutto quanto si è
scritto, dunque, è una chimera. Se però si guarda alla realtà ci si avvede
che la maggior parte delle università italiane dispongono di un patri-
monio immobiliare ingentissimo. Una sua gestione dinamica, fatta di
dismissioni ed acquisizioni, di liquidazioni, investimenti e prudente
indebitamento può, in larga misura consentire di fare fronte alle nuove
necessità. Ancora una volta non si tratta di chissà quale rivoluzione, ma
di dare valore a ciò che già, intrinsicamente, lo ha; di guardare alle cose
con occhi diversi e considerare il patrimonio immobiliare per quel che
è, e cioè una voce dell’attivo, e non una passività.

c) L’importanza del personale “amministrativo”

Le lenti deformate con cui spesso si esamina l’università porta ad


ingigantire le figure dei professori e a rendere invisibili le tante altre
persone che ci lavorano. Il burocratese aiuta nel risultato nascondendo-
li sotto l’etichetta di “personale TAB” dove l’acronimo sta per “tecnico,
amministrativo, bibliotecario”. Certo, nella ricetta da cui si è partiti, oc-
corrono buoni studenti, ma senza un personale amministrativo adegua-
to si va davvero poco lontano. E proseguendo negli apparenti paradossi
si può dire che il professore, senza il supporto degli “amministrativi”,
può fare ben poco.
Si è già detto che il primo impatto dell’immatricolato è con i vari
uffici da cui dipende la sua “carriera”. Certamente molto oggi si può fare,
I servizi e le strutture 33

o fare meglio, attraverso procedure automatizzate. Ma dietro queste ci


sono sempre degli esseri umani e se non sono competenti il risultato
sarà coerente con le premesse.
Allora, anziché dedicare tante pagine e tante norme (sprecate come
si dirà) al reclutamento dei professori, ci si concentri piuttosto su come
reclutare il personale amministrativo. È ovvio che il modello obbligato è
quello, scarsamente flessibile, del concorso pubblico, ma già nella indi-
viduazione delle professionalità richieste, dei requisiti di accesso e delle
prove si può operare una qualche positiva selezione.
Ma è soprattutto nella formazione e nell’aggiornamento professio-
nale che si misura la volontà di un ateneo di offrire ai suoi utenti dei
servizi adeguati. Si parta da una realtà obiettiva: la maggior parte dei
dipendenti universitari – come quasi tutti quelli delle amministrazioni
dello stato – guadagnano in media poco più di mille euro al mese. E se
qualcuno può ritenere che per 36 ore la settimana e per un posto fisso
non è una cifra da poco se confrontata con la retribuzione in tanti setto-
ri privati e l’alea dell’impiego, è difficile pensare che si tratti di importi
incentivanti, soprattutto se si considerano i limiti rigidissimi al lavoro
straordinario. Ma il problema è che negli uffici che hanno più diretto
rapporto con le attività degli studenti il lavoro è incessante e sempre
superiore alle disponibilità del personale.
Come incentivare dunque il personale? Un primo passo è riconosce-
re che nell’università-impresa tutte le sue componenti sono essenziali e
contribuiscono ai successi (come agli insuccessi). Ciò richiede una forte
integrazione fra il lavoro comune. La diffusa, fra i professori, noncu-
ranza per il lavoro amministrativo non aiuta ed in realtà rende i primi
succubi del secondo.
Il porre obiettivi misurabili e comuni (ad es. la riduzione degli ab-
bandoni) ha l’effetto di cementare l’idea dell’università come identità,
come appartenenza, come luogo in cui riconoscersi.
In linea con la concezione degli studenti come utenti il periodico
rilevamento delle loro valutazioni trasmette non tanto l’idea di essere
giudicati, quanto il valore del servizio pubblico che soddisfa esigenze
essenziali e svolge un ruolo sociale fondamentale.
34 Capitolo terzo

E se la motivazione ideale di per sè non basta, occorre tenere pre-


sente che l’efficienza dei servizi amministrativi consente all’università
di attivare una serie di iniziative rivolte all’esterno (master, corsi di ag-
giornamento e formazione) che essendo retribuiti a parte consentono di
acquisire significative risorse finanziarie che possono essere distribuite
come incentivo economico. Ancora una volta qual che conta è il modo di
vedere le cose: l’efficienza non è una parola astratta, una categoria etica.
L’efficienza è un valore in senso proprio, perché porta vantaggi econo-
mici e non. Non c’è nessun bisogno di entrare in logiche mercantiliste,
ma semplicemente prendere atto del fatto che le università – a differen-
za di tanti altri servizi pubblici – sono in concorrenza fra di loro ed il
modo corretto con il quale ciò deve avvenire è sulla quantità e qualità
dei servizi che si offrono.
E questi servizi devono essere offerti anche ai dipendenti: non solo
per far crescere le loro capacità e la loro formazione avanzata, ma anche
per rendere più semplice e produttive le loro prestazioni: dal telelavo-
ro agli asili-nido, dalla flessibilità degli orari alla organizzazione degli
uffici.

d) Una “carta dei servizi” dello studente europeo

Di qui alla redazione di “carte dei servizi” il passo è breve. Qui il con-
fronto con altre esperienze è davvero utile: in tutta Europa vi sono uni-
versità organizzate come in Italia e che rilasciano titoli di studio equi-
pollenti. In tutta Europa la stragrande maggioranza degli atenei è stata-
le ed è finanziata dalla fiscalità generale. In tutta Europa le università si
trovano a fronteggiare i problemi posti dalla scarsità di risorse rispetto
alla crescita della domanda di istruzione di qualità. In tutta Europa l’im-
porto percentuale delle risorse destinate all’università non è – nel lungo
periodo – molto diverso, come non molto diverse sono le “tasse” univer-
sitarie ed i salari di docenti e personale amministrativo. Non c’è dunque
alcuna ragione per la quale lo studente italiano debba ricevere meno
servizi - e di minor qualità – rispetto ad uno spagnolo, tedesco, inglese
o francese. Ed in effetti in larga misura è così. La migliore riprova, al di
I servizi e le strutture 35

là di qualsiasi rilevazione statistica, sono gli studenti Erasmus, sia quelli


che dall’Italia vanno a studiare per un breve periodo in una università
straniera, sia quelli che fanno un percorso inverso.
Tutto ciò è chiaramente inserito in quel che comunemente viene
definito il “processo di Bologna”, che partendo dalla risoluzione dei mi-
nistri europei adottata nel 1999 nella culla dell’università occidentale,
punta ad assicurare uniformità nella formazione degli studenti e dun-
que automatico riconoscimento dei titoli e circolazione dei lavoratori
laureati. Ma esistono anche una serie di indicatori frequentemente uti-
lizzati e che possono essere adottati su base volontaria per verificare la
qualità dei servizi, come già avviene nel settore alberghiero, in quello
dei trasporti, nelle telecomunicazioni.
La circostanza che i primi siano settori privati – e dunque opera-
no con finalità prettamente lucrative – non è certo di ostacolo alla loro
adozione da parte dell’impresa-università che vive prevalentemente di
entrate statali, ma proprio per questo ha una responsabilità maggiore
nella loro efficiente gestione.
Solitamente le statistiche che vengono diffuse e commentate riguar-
dano unicamente il rapporto iscritti/laureati ed il tasso di occupazione
ad un certo numero di anni dalla laurea. Si tratta sicuramente di dati
importanti, ma la loro lettura rischia di essere parziale se non messa in
correlazione con l’ampiezza e la qualità dei servizi che vengono offerti
dall’università e che li influenzano in misura maggiore o minore.
Si pensi solo ai servizi di orientamento divisi in “orientamento in
entrata” “orientamento in itinere”, “orientamento in uscita”. Essi sono of-
ferti da praticamente tutte le università, soprattutto da quelle che sono
radicate nel territorio ed hanno un solido rapporto con le istituzioni
politiche e i soggetti economici. Dalla promozione degli studi univer-
sitari nelle scuole superiori; al tutorato; ai centri di ascolto psicologi-
co; agli stage; al collocamento post-lauream. Questi servizi funzionano
egregiamente in molti atenei, ed i risultati si vedono nelle carriere degli
studenti, nella loro qualità, nel loro accesso al mercato del lavoro.
Chi guarda alle statistiche negative con l’occhio del catastrofista
borbotta che “gli è tutto da rifare” e si mette ad elaborare chissà quale
36 Capitolo terzo

pozione magica. Chi le guarda come l’evidenza di processi organizzativi


inadeguati, sa che la soluzione è sotto gli occhi di tutti, e cioè in quelle
strutture universitarie, italianissime, dove viene fatto quel che oggi ci si
attende dall’università, e viene fatto non da chissà quali super-esseri, ma
da persone normali, che lavorano normalmente e la cui unica differenza
è, forse, l’orgoglio che hanno per il loro mestiere.
La “ricetta” è, dunque, quella della semplicità: si rediga la lista dei
servizi che sono necessari e sono comunemente offerti. Si verifichino
quali sono effettivamente prestati e a quale livello. Laddove mancano o
sono insoddisfacenti se ne comprendano le ragioni (mancanza di risor-
se finanziarie? ma quelle sono scarse ovunque; disorganizzazione? ma a
quella si può porre rimedio). Si metta in atto un piano graduale (cinque
anni sono un orizzonte ampio, ma adeguato per misurare i risultati) con
obiettivi scadenzati.
Per una semplice regola socio-economica sono proprio gli atenei
posti nelle peggiori posizioni ad avere – come si dice con gli studenti
svogliati – ampi margini di miglioramento con un ridotto impegno,
mentre è l’eccellenza che costa molto di più. Ma poichè l’università è
un sistema che si tiene, la riduzione dei livelli di inefficienza ai pia-
ni più bassi ha benéfici effetti complessivi ed ingenera una spirale
virtuosa.

e) Dal “cosa” al “come” insegnare

Le considerazioni appena svolte vogliono mettere in evidenza – ma


sul punto si tornerà più avanti – che una buona università è frutto di una
molteplicità di fattori di cui i contenuti dei corsi – su cui si concentra,
spesso monotematicamente, l’attenzione – sono solo un aspetto e di ri-
dotta importanza.
Per una certa visione corrente – che benevolmente potrebbe esse-
re definita enciclopedica, e meno eufemisticamente, nozionistica – il
percorso universitario è una sorta di barattolo che occorre riempire fino
all’inverosimile, chiudere con una pesante tesi e etichettare con il diplo-
ma di laurea.
I servizi e le strutture 37

Se, invece, si considera che gli studi universitari sono solo una tap-
pa di un processo continuo di apprendimento, ci si renderà conto che
l’università in minima parte deve insegnare “cose”, mentre il suo compi-
to principale è “insegnare ad imparare”: come apprendere qualcosa che
non si sa; quali fonti utilizzare; quanto tempo ed impegno sono neces-
sari; il rapporto fra sistema e particolare; le relazioni fra le diverse bran-
che del sapere.
Sempre nella visione dell’università come impresa di servizi non
è inutile sottolineare come questi siano in larga misura immateriali e
quindi facilmente fruibili attraverso le tecnologie digitali.
Si è già detto dell’e-learning. Ma nella società dell’informazione è
chiaro che non solo le lezioni possono essere veicolate dalla rete. Se si
considera la straordinaria penetrazione della telefonia mobile nel no-
stro paese e la quantità di servizi che vengono via via offerti senza costi
aggiuntivi è intuitivo comprendere come le comunicazioni fra atenei
e suoi iscritti siano fortemente facilitate. Ciò già avviene diffusamente
e segna una radicale semplificazione delle forme organizzative. Senza
considerare che, forse per la prima volta nella storia, assistiamo ad un
rovesciamento del tradizionale divario di conoscenze fra generazioni.
Solitamente chi è più anziano ha acquisito maggiori conoscenze; se
questo rimane in genere vero, con riguardo alle tecnologie digitale vale
l’opposto. Non occorre dunque “alfabetizzare” gli utenti, come solita-
mente avviene per altri servizi sociali o pubblici (nei trasporti, nelle pre-
stazioni sanitarie o previdenziali); gli studenti sono in genere molto più
avanzati rispetto alla maggior parte dei loro docenti e di una consistente
quota del personale amministrativo.
Da questo punto di vista si può prevedere – senza disporre di capa-
cità divinatorie – che l’università, inserita strategicamente nel processo
della formazione della conoscenza, è nella sua essenza in grado di co-
gliere appieno tutti i vantaggi, crescenti, dell’evoluzione tecnologica. E
non c’è bisogno di essere affetti da un inguaribile ottimismo per com-
prendere che le cose non potranno che migliorare: più servizi a minor
costo. È chiaro però che tutto ciò non avviene automaticamente, facen-
do affidamento semplice sulla forza della corrente dei megabit.
Capitolo quarto
La ricerca

a) Il mito della ricerca “pura”

L’università, lo si è detto, cammina con due gambe, quelle delle di-


dattica e della ricerca.
Senza quest’ultima la prima è, letteralmente, anchilosata perché i
docenti inevitabilmente finiscono per insegnare quello che hanno im-
parato decenni prima. L’insegnamento universitario è fortemente dina-
mico, nel senso che pur partendo da solide basi teoriche e metodologi-
che deve stare al passo con i tempi. Questo lo si vede in modo partico-
lare nelle scienze, dove i progressi sono quasi quotidiani, ma anche nel
settore umanistico cambiano i materiali, i baricentri, le interpretazioni.
Ci si attende che i docenti universitari siano impegnati nella ricerca per-
ché questa è la loro vocazione, per questo motivo sono stati reclutati,
questo è quello che li distingue dalle tante altre categorie di docenti.
Ma la ricerca oltre ad essere un compito individuale è anche missio-
ne di tutta l’università, la quale giustifica la sua esistenza non solo per i
servizi didattici ma anche per il suo contributo al complessivo avanza-
mento degli studi in un certo settore. Si parta dalla ricerca pura, quella
che è mossa dalla predominante motivazione della conoscenza, della
scoperta, dello stimolo intellettuale. Si tratta del più tipico, e storico,
prodotto dell’università. Nell’analizzarla occorre guardarsi da due defor-
mazioni: la prima è quella di ritenere che è la ricerca “pura” a mantenere
“pura” l’università da contaminazioni mercantiliste. Questo approccio
finisce per legittimare qualsiasi filone di ricerca, foss’anche sul nulla;
sulla ossessiva iterazione di indagini già compiute ed i cui risultati, se
esistenti, sono da tempo consolidati; sulla affabulazione narcisistica in
La ricerca 39

cui lo studioso narra interamente di sé stesso. La ricerca “pura” è fon-


damentale, invece, perché la sua indipendenza da fini professati e da
agenti esterni porta appunto alle “scoperte” casuali, alla interazione fra
fattori distanti, all’attenzione verso terreni poco battuti e non “di moda”,
al non conformismo. Teoricamente, il principio di efficienza dovrebbe
portare a concentrare le risorse intellettuali e finanziarie in taluni cam-
pi. Ma chi decide quali sono questi campi? Solo in un modello dirigisti-
co e pianificato si possono dare simili direttive, e non è proprio questa
l’università che si vuole.
Libertà di ricerca non implica tuttavia assenza di responsabilità.
Nella lunga vita dello studioso c’è tutto il tempo per effettuare delle ve-
rifiche periodiche sui risultati delle sue ricerche e sul loro rilievo. Per
quanto soggettivo e generalizzato, il giudizio della comunità degli stu-
diosi è rivelatore, come pure lo è il fatto che un lavoro venga ripreso e
commentato (in senso positivo o negativo), o venga del tutto ignorato.
Proprio perché la ricerca “pura” è l’anima dell’università non si può
cadere nella distorsione opposta, e cioè che la ricerca finanziata da terzi
e mirata a precisi obiettivi di ritorno economico sia lo sterco del demo-
nio. In primo luogo l’università ha una responsabilità verso la società,
quella di formare degli specialisti, e quello dell’avanzamento della cono-
scenza. Non è, nè può essere, un mondo separato dal resto, indifferente
a ciò che la circonda. Essa giustifica la sua esistenza se produce, buoni
laureati e buona ricerca. D’altra parte separare la ricerca “pura” da quella
a pagamento è una operazione sofistica. La ricerca “pura” è pagata da
tutti i contribuenti (i quali potrebbero avere qualche ragione per sapere
come sono spesi i propri soldi), ma anche dai proventi di quella su com-
missione. E, alla fine, quello che conta non è chi paga, ma il risultato.

b) La commistione fra le diverse forme di ricerca

Per fortuna, nella realtà, non si è posti di fronte ad alternative sec-


che, ma ci si confronta con una varietà di soluzioni poste su un con-
tinuum, prevalentemente concentrate, in termini percentuali, su posi-
zioni mediane, e frutto di scelte non obbligate ma libere. Di fronte a
40 Capitolo quarto

taluni anatemi che vengono indirizzati alla ricerca etero-finanziata sor-


ge il dubbio che chi li pronuncia si dolga del fatto che nessuno lo voglia
“comprare”.
Ma la ricerca su commissione non solo è un compito normale
dell’università, e non solo l’aiuta notevolmente dal punto di vista finan-
ziario, ma contribuisce significativamente a migliorare la comprensione
dei problemi e la didattica.
La maggior parte dei laureati entrerà nel mondo del lavoro non
per svolgervi degli esercizi intellettuali, ma per la soluzione di questio-
ni problematiche ed anche nuove che abbiano un valore economico.
Manifestare disprezzo per questa dimensione non è utile per i discenti
i quali finiscono per ritenere lo studio e la laurea come una scelta sno-
bistica e priva di utilità. Una visione d’insieme serve a stare con i piedi
per terra, individuare quel che è più importante che uno studente impa-
ri, in quali contesti si troverà a lavorare quando uscirà dalla isola felice
dell’università.

c) L’università come consulente delle istituzioni

Accanto all’attività tradizionale della ricerca applicata ve n’è un’altra


che viene solitamente trascurata quando si valuta l’università, e cioè la
quotidiana presenza di docenti nelle istituzioni, sia locali che centrali,
in attività di progettazione, consulenza, valutazione. Non ci si riferisce
ai numerosi casi di universitari “prestati” alle istituzioni, perché questo
dipende in larga misura da scelte e preferenze dei singoli, anche in re-
lazione ai loro legittimi orientamenti politici. Che si tratti di adottare
provvedimenti; che si tratti di reclutare personale o attribuire abilita-
zioni l’università viene, in quanto tale, investita del compito di assistere
il governo, il parlamento, l’autorità, la regione, la provincia, il comune,
gli ordini professionali.
Se questo può essere più evidente in talune attività (se si tratta di
formulare norme, i giuristi sono onnipresenti), considerata l’ampiez-
za delle competenze dei soggetti pubblici la richiesta di expertise è
assolutamente trasversale, dalla tutela delle belle arti all’innovazione
La ricerca 41

tecnologica; dalla progettazione di infrastrutture alle dinamiche demo-


grafiche; dalla protezione dell’ambiente all’epidemiologia.
Si potrebbe ritenere che questo sia un comune e storico compi-
to dell’università. Ma questo ha come ovvia conseguenza la verifica su
come tale compito viene assolto. Sul punto non vi sono indagini che
consentano di misurare la quantità e la qualità dell’impegno, ma alcune
considerazioni possono essere comunque svolte. Da un lato il costante
ricorso delle istituzioni alle università è stabilito da atti normativi ge-
nerali o particolari. Dunque vi sono state – e vi sono quotidianamente
– scelte pubbliche che individuano nell’università il soggetto più idoneo
allo svolgimento di talune attività. Se davvero l’università italiana fos-
se – come da taluno proclamato – allo sfascio, perché mai avvalersi di
essa? Possibile che coloro i quali sono in una posizione pubblica siano
ciechi come tanti troiani rispetto alle novelle cassandre? Solo costoro
sono consapevoli del disastro, e tutti gli altri lo ignorano? Nella diffusa
prospettiva catastrofista questa lettura più che plausibile, è certa. Ma se
ci si toglie il velo funebre, probabilmente la realtà è diversa.
Dall’altro lato la circostanza che l’università sia, oltre che una istitu-
zione in sè, un interlocutore costante delle istituzioni rafforza la teoria
di una società molto estesa ma anche coesa nella quale i vari aspetti
sono fra loro collegati. Per ribadire un concetto già espresso, è ben diffi-
cile che un paese fra i primi dieci per prodotto interno lordo del mondo
abbia un sistema universitario che viene collocato al livello di un paese
in via di sviluppo. O è sbagliata la prima misurazione, o è sbagliata la
seconda.

d) La naturale “fuga dei cervelli”

A questa considerazione si oppone, solitamente, un discorso che


viene brandito come l’arma dialettica che dimostra, inconfutabilmen-
te, il fallimento dell’università italiana e del paese: la “fuga dei cervelli”.
Quel che si vuole sostenere in queste pagine è che il termine “fuga dei
cervelli” è un’etichetta logora per qualificare negativamente un fenome-
no comune e, nel complesso, positivo.
42 Capitolo quarto

In primo luogo, va chiarito l’ambito di cui si discute: nella vulgata


ci si riferisce a laureati che anziché intraprendere (o proseguire) una
attività di ricerca presso una istituzione universitaria (o similare) italia-
na, accettano una proposta di lavoro all’estero. Non si sta parlando del
brillante laureato in economia o in ingegneria che viene assunto da una
impresa multinazionale o straniera. Apparentemente, quindi, questi
non sarebbero “cervelli in fuga”.
In secondo luogo, la circostanza che giovani italiani trovino più fa-
cilmente lavoro all’estero che in Italia sta ad indicare, per cominciare,
che si tratta di bravi laureati, usciti da una università italiana, le cui ca-
pacità sono apprezzate all’estero. Il contrario dunque della tesi dell’inar-
restabile declino. Chi fosse animato da visioni negative – e non manca-
no certo in altri paesi – dovrebbe lamentarsi del fatto che si è costretti
ad “importare” cervelli. Non consta tuttavia che in giro per il mondo ci
si lamenti di questa emigrazione italiana.
La ovvia, e terza, considerazione è che forse in talune aree discipli-
nari l’Italia “produce” un surplus di cervelli che non è in grado di assor-
bire. Se non si immagina l’università come un corpo separato, è piut-
tosto ovvio che in taluni settori lo sviluppo della ricerca universitaria
dipende dallo sviluppo dell’industria in quel settore. Non ha davvero
senso dare lavoro di ricerca a migliaia di persone che poi non hanno
degli interlocutori – o abbastanza interlocutori – nel mondo delle im-
prese. Certo si potrebbero pianificare gli accessi, ridurre il numero di
laureati, ma francamente appare preferibile produrre cervelli che do-
verli importare, come invece avviene in altri settori che richiedono pro-
fessionalità manuali, dall’agricoltura all’industria manifatturiera, alle
attività infermieristiche.
Ma anche se non ci fosse un surplus, comunque la circostanza che
“cervelli” italiani vadano all’estero è un fenomeno comune che si è ve-
rificato in tante altre epoche, con riguardo a tanti paesi. Ci si trova di
fronte a qualcosa di ben diverso dai flussi migratori che hanno portato
milioni di persone di miserrima condizione economica a lasciare il con-
tinente europeo e a cercare – il più delle volte trovandola – fortuna oltre
oceano. Né è qualcosa di simile all’emigrazione dal meridione d’Italia
La ricerca 43

verso il nord negli anni del boom economico. Qui ci si trova di fronte a
persone che, munite di un titolo di laurea, cercano non solo una occu-
pazione stabile, ma soprattutto uno stimolo intellettuale adeguato per
realizzare quanto hanno in mente. Ed è chiaro che trattandosi di perso-
ne intelligenti sono in grado di valutare rischi ed opportunità nel recarsi
all’estero in luoghi e contesti più appaganti. Perché non ci si straccia le
vesti se un nostro laureato trova subito lavoro a Wall Street, ed invece si
intonano canti funebri se è assunto al MIT? I “cervelli”, se funzionano,
è bene che scelgano strade diverse, e l’innovazione non sta solo nella
ricerca, ma anche nelle scelte di vita.
Si aggiunga a tutto ciò che la tanto deprecata “fuga dei cervelli” è
un fenomeno positivo sotto numerosi aspetti: in primo luogo perché
porta la specificità italiana, fatta di cultura ed inventività, all’interno di
istituzioni straniere. E solo chi non ha vissuto in contesti del genere può
trascurare le straordinarie qualità umane che la presenza italiana porta
in ambienti multiculturali. Ma non vi è solo una esportazione; i ricer-
catori italiani all’estero creano una rete di rapporti con la madre patria,
sottraggono taluni ambienti alla tentazione del provincialismo, offrono
opportunità di lavoro per altri giovani, spesso ritornano in Italia arric-
chiti di una preziosa esperienza che da noi non avrebbero fatto.
Insomma, se non è per guerra, persecuzioni o povertà, è bene che i
cervelli “fuggano”, perché dimostrano di voler funzionare e di non essere
succubi della “path dependency”. Semmai quel che va evitata è una cer-
ta pregiudiziale esterofilia che finisce per attribuire più valore all’attivi-
tà svolta presso una modesta università inglese che in un buon ateneo
italiano. E chiedersi, obiettivamente e caso per caso, il reale valore dei
“cervelli” che a tutti i costi si vogliono far “rientrare”.
Il problema è un altro, ma in qualche modo speculare: il modello
italiano è scarsamente attraente per ricercatori e studiosi stranieri sia
per le forti barriere amministrative all’accesso, sia per la non competiti-
vità dei salari. Legate a laboriose procedure concorsuali, imposte dalla
Costituzione (art. 98), riesce difficile spiegare ad uno straniero il perché
ci si mettano due, tre, quattro anni per assumere un professore di ruo-
lo. E forme di assunzione a tempo determinato sono solo per periodi
44 Capitolo quarto

assai brevi. Ed anche quando si riescano ad aggirare questi problemi, il


salario di ingresso non è competitivo e raggiunge livelli equiparabili a
quelli dei principali paesi europei solo dopo una notevole anzianità di
servizio. Questo profilo, tuttavia, rafforza la percezione delle università
come imprese di servizi che competono fra di loro anche sul mercato del
lavoro intellettuale altamente specializzato.
In conclusione, se la ricerca è e deve essere una delle gambe su cui
cammina l’università, questa certamente non manca negli atenei italia-
ni. Certamente, soprattutto nelle aree scientifiche, soffre delle ridotte
dimensioni dell’impresa italiana cui fa da riscontro una elevata concen-
trazione in altri paesi. Ma questa non è una “colpa” dell’università italia-
na e si collega a tutto il sistema del paese. Peraltro tale condizione può
essere – ed è nei fatti – superata dal crescente lavoro in rete di istituti di
ricerca universitari, soprattutto in ambito europeo. La creazione di con-
sorzi, stabili o su progetti, inter-universitari supplisce al sotto-dimen-
sionamento delle strutture nazionali e consente di creare delle virtuose
concorrenze con i mega-istituti statunitensi che, essendo prevalente-
mente “industry driven”, dispongono di risorse infinitamente superiori.
Capitolo quinto
I professori

a) La cooptazione come processo di selezione

Alla fine, si può analizzare l’ultimo ingrediente della ricetta di una


buona università: i professori. Auto-celebrativi e vituperati; eccezionali
e incomprensibili; mossi dalla passione e corrotti. Di recente è diventa-
to una sorta di tiro al piccione mediatico prendersela con i professori,
denunciandone le malefatte le quali trascinano sul fondo l’università. Si
è già detto come vi siano molti luoghi comuni dietro questa visione che
meritano di essere dissolti.
Il primo riguarda il “reclutamento”: secondo la voce corrente, nell’ac-
cademia italiana si entrerebbe solo grazie a favoritismi e clientelismi; sa-
rebbero premiati i parenti, gli amici e le amiche; i meritevoli verrebbero
scacciati con le buone o con le cattive. Questa rappresentazione è solo
grottesca: se davvero fosse così l’università costituirebbe la sentina dei
vizi, da isolare ed evitare, e lì, più che in qualsiasi altra amministrazione
pubblica, regnerebbe la corruzione. Allora perché mai questi numerosi
critici mandano i propri figli all’università in Italia? Perché quando essi
o qualche loro parente sono afflitti da guai di salute o legali si affidano (a
caro prezzo) ad un (tanto disprezzato) professore? Perché i giornalisti,
censori di ogni costume tranne il proprio, si affannano a chiedere com-
menti a o ad ingaggiare come “opinionisti” dei professori?
Il punto che non sembra essere compreso – per mancato studio del
fenomeno che viene criticato – è che in tutto il mondo l’accesso all’ac-
cademia è governato da lenti processi di cooptazione nei quali contano
non soltanto il merito e l’attitudine, ma anche le scelte metodologiche,
gli orientamenti socio-politici, la conoscenza personale che i cooptanti
46 Capitolo quinto

hanno del cooptato. Il candidato ad un posto di professore non è qual-


cuno di sconosciuto che tutto ad un tratto compare nel firmamento
dell’accademia e chiede di trovarvi posto, bensì è una persona che da
anni lavora nel campo e si è fatta una reputazione. E la misurazione
dei suoi meriti, tolte ovviamente le posizioni statisticamente marginali
degli eccezionalmente bravi e degli incapaci, è fortemente soggettiva.
Se si prende il paese più libero – sotto questo aspetto – del mondo
è assai difficile che negli Stati Uniti uno studioso di marcata connota-
zione conservatrice trovi spazio in università liberal; come in taluni altri
atenei sono preferiti studiosi che appartengono a talune minoranze; si
rifiutano docenti che hanno assunto posizioni che non sono ben viste
dalla comunità scientifica. Il candidato che aspira ad una posizione con-
fida che le lettere di raccomandazione che ha chiesto ai suoi maestri e
che fanno parte normale del processo di selezione siano prese in con-
siderazione. Le ragioni di questo fenomeno, comune a tutti i sistemi
universitari, sono legate in gran parte alle loro origini, in parte alla auto-
considerazione elitaria che i professori hanno della loro professione.
Ovviamente è legittimo sostenere che essi si sbagliano e che non devono
comportarsi come in un club (dove si è ammessi solo se ben presentati e
graditi). Ma fintanto che questo è il modo con cui normalmente si pro-
cede ovunque, e l’università funziona (grazie o nonostante, a seconda
dei punti di vista) con questi metodi, l’indignazione serve poco.
Come serve poco escogitare complesse procedure giuridiche per eli-
minare il processo cooptativo: sorteggi, maggioranze particolari, liste
uniche, rotazione dei selezionatori, obblighi di motivare in dettaglio le
scelte. Alla fine è difficile che il risultato cambi, e si appesantisce soltan-
to il processo decisionale.
Ben più utile, in un mercato reputazionale come quello dei profes-
sori, dare ampia pubblicità alle “prestazioni” scientifiche e didattiche
dei professori dopo la presa di servizio; cosa hanno scritto, cosa hanno
prodotto, cosa hanno insegnato e quale giudizio ne danno gli studenti.
Come pure basterebbe tenere conto di chi ha cooptato chi, anche per
misurarne l’affidabilità futura. Insomma, per dirla crudemente, se è vero
che i tanti sistemi che si sono succeduti in Italia negli ultimi 40 anni
I professori 47

hanno consentito di imbarcare degli asini protetti, è difficile trovare


qualcuno di veramente meritevole che sia stato escluso. E se poi ci si
chiede se altri meccanismi avrebbero funzionato meglio la risposta for-
nisce molti più dubbi che rassicuranti certezze.

b) Quale professore?

In realtà, concentrare gli strali sul processo di selezione dei profes-


sori è tipico di chi, non comprendendo il problema, individua un falso
obiettivo. Non sono i professori selezionati attraverso un procedimento
che non piace a fare una cattiva università. È la scarsa chiarezza, interna
ed esterna, degli obiettivi dell’università che fa sì che vengano scelti dei
docenti inadeguati.
Per un verso i concorsi sono fissati per legge prefigurando un model-
lo di docente del tutto immaginario che poteva vivere nell’università di
mezzo secolo fa, con pochi colleghi, pochi studenti e tanti libri. I com-
piti attuali del professore universitario sono cresciuti con lo sviluppo del
sistema universitario, ma soprattutto si sono fortemente diversificati per
aree disciplinari e per ateneo. I compiti organizzativi ed amministrativi
sono inimmaginabili oggi rispetto a pochi lustri fa. Non si tratta solo di
un appesantimento burocratico, generato dai tanti organismi intermedi
produttivi di molte chiacchiere e pochi fatti, ma anche del risultato di
una forte domanda di maggiori e migliori servizi dall’università, che ri-
chiedono capacità organizzative e progettuali.
Tuttavia, nonostante il meccanismo di selezione dei docenti sia an-
cora di stampo ottocentesco, ovunque nell’università (e non solo nelle
facoltà di medicina che da sempre se ne fanno carico) si trovano mi-
gliaia di persone che si sobbarcano oneri gravosi non retribuiti, o quasi.
Peraltro tutte queste persone si formano sul campo, senza essere pre-
viamente preparati, conoscendo poco o nulla della infinità di griglie
normative nelle quali la loro attività deve inserirsi. Eppure il sistema
funziona, e l’università italiana non deve ricorrere, se non in casi ecce-
zionali, a manager esterni la cui mentalità, probabilmente, poco si confà
all’accademia.
48 Capitolo quinto

Nei tanti bilanci che si fanno dell’università, sfugge all’occhio dei


critici questo impegno straordinario e volontario, che non conosce orari
o ferie, su cui una parte significativa dell’università si regge, e che com-
porta una sostanziale riduzione dei costi. Come sfugge anche l’appor-
to, privo di qualsiasi remunerazione economica, di migliaia di giovani i
quali dopo la laurea continuano a mantenere un contatto con l’universi-
tà contribuendo alle sue attività didattiche (in particolare esercitazioni
ed esami) e ricevendo uno stimolo alla specializzazione.
In sintesi, il sistema universitario italiano, quale che sia il modello
formale adottato, continua a selezionare persone eccellenti e molto mo-
tivate. Ovviamente, non tutti sono identificabili con questa fotografia,
ma piuttosto che andare alla ricerca di pozioni magiche, converrebbe
chiedersi se sistemi diversi di reclutamento, adottati in altri paesi, dan-
no risultati migliori. Per chi abbia frequentato atenei esteri ha potuto
constatare che anche nei migliori non mancano persone scialbe, di ri-
dotta competenza e poco motivate. Anche se a taluni critici piacerebbe
che l’Italia avesse il monopolio in questo campo, le cose non stanno così
ed i vizi degli accademici sono ben distribuiti nel mondo.
Si metta dunque da parte il falso problema – perché causalmente
scarsamente influente – dei concorsi universitari e ci si concentri invece
sulla realtà: la stragrande maggioranza dei docenti universitari italiani
sono preparati e motivati, con punte percentuali elevate di eccellenza
a livello europeo ed internazionale. Il vero problema, dunque, è come
valorizzare la competenza e stimolare le motivazioni.

c) La interazione fra docenti ed il resto del sistema

Se questo è l’obiettivo, si coglie subito il nesso con gli altri “ingre-


dienti” della ricetta. La qualità dei professori è in relazione di interdi-
pendenza con quella degli studenti, delle strutture, dell’organizzazione,
sulla quale è possibile intervenire attraverso le azioni che si sono deline-
ate nelle pagine precedenti. Viene quasi da dire che quando gli studenti
sono stati ben scelti, la struttura è adeguata e l’organizzazione efficiente,
è facile essere dei buoni professori, quanto meno dal punto di vista della
I professori 49

didattica. E non è un caso che in altre esperienze – tipicamente quella


statunitense – l’inserimento di nuovi elementi, scelti attraverso proce-
dure molto semplificate, non crea grandi problemi perché il docente
viene trascinato dalla corrente generata dall’ateneo nel suo complesso.
Se invece deve “arrangiarsi”, curando tutti gli aspetti collaterali della
propria attività, supplendo alle carenze e alle disfunzioni, inventando
incentivi e disincentivi, è chiaro che non tutti, anzi pochi, avranno la
voglia e la forza d’animo di incamminarsi in questa direzione.
Ancora una volta, dunque, è la visione d’insieme che serve e aiu-
ta a cogliere la realtà che invece sfugge se ci si concentra sugli episodi.
Questo contrasta con la concezione – ancora assai diffusa – individuali-
stica del professore, che da solo tutto sa, tutto fa e tutto può. Si tratta di
un modo di vedere le cose completamente avulso dalla realtà. È chiaro
che se in un paesino tutti pensano di avere dei super-poteri, ci si può
ingannare a vicenda per un bel po’ di tempo. Ma appena si mette il pie-
de fuori dal contado sono dolori se non ci si abitua a considerarsi delle
persone normali in un contesto sociale fatto di tante componenti, tutte
necessarie.
Il difetto, dunque, è di conoscenza: i professori, in larghe per-
centuali, non sanno come funziona una università, quali sono i tan-
ti passaggi amministrativi che riguardano la carriera dello studente,
l’organizzazione dei curricula, la gestione del personale e delle risor-
se finanziarie, solo per fare qualche esempio. Così come sono larga-
mente inconsapevoli delle infinite regole che governano il sistema.
Ovviamente conoscere questi aspetti non significa doversene occupa-
re, ma consente di fare meglio il proprio lavoro, di cogliere le tante
opportunità offerte, di superare ostacoli che a volte appaiono insupe-
rabili e che favoriscono l’immobilismo.
Senza bisogno di chissà quale riforma epocale basterebbe che ogni
nuovo assunto in un ateneo – ricercatore, professore – seguisse un corso
di poche ore su quanto attiene agli studenti, alla ricerca, al personale,
alle risorse. E per fare questo è sufficiente inserirlo nel bando di con-
corso o di trasferimento prevedendolo come pre-requisito della presa di
servizio.
50 Capitolo quinto

d) Le metodologie didattiche

Da quasi duecento anni l’insegnamento universitario segue, in ge-


nerale, un modello che è entrato nell’abito mentale del professore, di
qualunque professore ovunque collocato nel tempo e nello spazio: la
lezione cattedratica ad una platea di studenti in generale passivi; queste
lezioni, che fino ad alcuni decenni fa venivano raccolte dal docente o
dagli stessi studenti, diventavano prima un breve testo sintetico per poi
sfociare in un manuale, destinato a duraturo o effimero successo, ma
comunque inevitabilmente associato alla preparazione dell’esame.
Anche nelle materie scientifiche l’attenzione è prevalentemente fo-
calizzata sul “cosa” insegnare, piuttosto sul “come”, e l’introduzione di
metodologie sperimentali avviene al di fuori degli atenei: chi non ri-
corda “La lezione di anatomia del dr. Tulp” organizzata dal collegio dei
medici di Amsterdam e magistralmente dipinta da Rembrandt? Questa
visione è comune a gran parte dell’Europa e riflette l’idea che il profes-
sore è in primo luogo depositario di uno sconfinato sapere, che viene
erogato sotto forma di distillato nelle lezioni, o in maniera più ampia
nel manuale. Come abbia fatto ad imparare tutte queste cose è quasi
il segreto dell’alchimista, che non va divulgato per evitare che l’allievo
sappia più del maestro e lo renda inutile.
Nella società della conoscenza, nella quale l’università svolge un
ruolo centrale, il processo attraverso il quale vengono accumulate, ri-
elaborate e trasmesse le conoscenze costituisce uno degli aspetti più
importanti di tutto il sistema: non esserne consapevoli è come avere
una scatola di fiammiferi e non saperli accendere, avere un libro e non
saperlo leggere. Peraltro, da molto più di un secolo la pedagogia si inter-
roga sulle più appropriate metodologie didattiche con riguardo all’età
dei discenti, alla materia di insegnamento, al contesto educativo. Si trat-
ta, inutile dirlo, di studi che proprio nell’università si sono sviluppati
ed affermati e che formano il nucleo essenziale dei corsi di laurea in
pedagogia.
Insistere sulle metodologie vuole mettere in luce che è questa la vera
carenza del sistema didattico universitario italiano (ed in larga parte
I professori 51

europeo) fondato sull’errata idea della sapienza contenuta nella caraffa


del professore e da questi versata nei bicchieri degli studenti. Ma anche
qui non ci sono grandiose trasformazioni da realizzare: da tempo ed in
tutte le discipline esiste un nutrito gruppo di studiosi i quali si dedicano
a presentare e verificare, attraverso serie ricerche statistiche e docimolo-
giche, i metodi che si possono utilizzare per insegnare meglio la propria
materia. L’unica cosa da fare è squarciare il velo che separa queste due
aree, organizzando piccoli, in termini di partecipazione e di tempo, in-
contri che servano ad istruire ed aggiornare.
Niente da obiettare ad un sistema di reclutamento nazionale basato
essenzialmente sulle ricerche effettuate e sulle pubblicazioni presenta-
te. Ma quando un ateneo vuole assumere un nuovo docente dovrebbe
chiedersi quali siano le sue capacità didattiche. Si tratta di un punto che
basta esplicitare nel “manifesto” con il quale una università enuncia le
proprie caratteristiche, ed al quale far seguire semplici procedure: chie-
dere ai docenti che vogliono essere chiamati di produrre, oltre ai loro
titoli scientifici, anche le valutazioni che hanno in precedenza ricevuto
dagli studenti; come pure addestrare chi non ha precedenti esperienze
dirette di insegnamento. Ovviamente questo non farà sparire il profes-
sore le cui lezioni sono di una noia mortale (ma, si spera, compensate
da una forte capacità di ricerca), ma servirà a dare risalto ad una qualità
essenziale e che non può essere ignorata.

e) Cosa insegnare?

L’insistenza sulle metodologie didattiche non deve far dimentica-


re il contenuto di ciò che viene insegnato. Storicamente i corsi hanno
avuto una struttura ad accumulo: mano a mano che nuove conoscenze
si consolidano esse vengono aggiunte al programma dilatandolo a di-
smisura. Poi, con una cadenza all’incirca generazionale, il tutto viene
riorganizzato, eliminando o riducendo le parti di ricostruzione storica
e presentando gli argomenti in una veste ed in un ordine nuovi. Verso
la fine del ciclo i programmi sono diventati mastodontici, perché da
un lato non si vuole rinunciare al passato sul quale si è studiato, ma al
52 Capitolo quinto

tempo stesso occorre presentare ciò che è cambiato. Questa sequenza


avrebbe potuto ripetersi all’infinito se l’irrompere delle nuove tecnolo-
gie dell’informazione non avessero sconvolto i luoghi, i tempi e le for-
me della conoscenza. All’origine, l’università era la prima e principale
depositaria dei saperi elevati, la sua biblioteca il compendio di tutto lo
scibile formalizzato in un testo scritto, i manuali erano l’introduzione
alla specializzazione. Ora tutto questo è cambiato.
La rete internet consente a tutti, sempre, ovunque di accedere a
sconfinati materiali scritti, sonori, di immagini statiche ed in movi-
mento. E non solo informazioni generiche, elementari, di intratteni-
mento ma straordinari giacimenti culturali che per la prima volta sono
ora accessibili a chiunque, senza bisogno che ci si sposti fisicamente
per chiedere il permesso di entrare nel tempio del sapere, la bibliote-
ca universitaria. Tutto questo ha avuto effetti straordinari su una delle
fondamentali libertà, quella di conoscere, che è alla base della libertà di
pensiero. Gli effetti benefici di tutto ciò li constatiamo con mano ogni
qualvolta abbiamo un dubbio, cerchiamo la soluzione ad un problema,
vogliamo contattare una persona.
Perché questo influenza il contenuto dei corsi universitari? In primo
luogo perché non c’è più bisogno di fornire allo studente un “mattone”
contenente tutto quello che deve imparare, ma, in larga misura, è pos-
sibile rinviare a materiali effettivamente disponibili, anziché a quei lun-
ghi ed impressionanti “riferimenti bibliografici” che si trovano all’inizio
di ciascun capitolo e che non verranno neanche scorsi e men che meno
cercati.
Ma non si tratta solo di una dematerializzazione dei libri di testo;
il sapere specialistico di cui si nutre l’università circola con una rapi-
dità impensabile fino ad un decennio fa. Quel che prima, su carta, ci
metteva mesi ad arrivare in giro per il mondo ora è fruibile a distanza
di pochi minuti dalla pubblicazione, ingenerando reazioni, commen-
ti, ulteriori scritti. Molto rimarrà effimero, ma il consolidamento di
ciò che è comunemente accettato e ritenuto essenziale avviene molto
più rapidamente. Il ciclo generazionale non ha più senso ai tempi di
Internet.
I professori 53

Questa sconfinata mole di testi può per un verso spaventare, per-


ché ci si rende conto, visivamente e a portata di un click, di quanto si
dovrebbe sapere. Ma al tempo stesso l’infinito dello scibile dà valore
alla relatività di quanto si può realisticamente insegnare (ed impa-
rare). Proprio perché in teoria si potrebbe offrire tutto, nella pratica
è molto meglio concentrarsi sulle fondamenta a partire dalle quali è
possibile sviluppare le conoscenze successive. Occorre immaginare di
avere di fronte degli studenti i quali passano moltissime ore della loro
giornata connessi alla rete, in genere per intrattenimento e comuni-
cazioni personali, ma con la costante possibilità di acquisire informa-
zioni che mancano. Ciò che serve loro è una guida ai siti attendibili,
alle fonti primarie, a quelle storiche. Mentre una volta lo specialista
doveva basarsi su quanto imparato all’università e sull’esperienza che
si faceva nella attività professionale, ora questo iato non c’è più e l’in-
segnamento deve tenerne conto. Se per un verso il nozionismo rimane
pur sempre una base imprescindibile (certe cose o le si sanno oppure è
meglio lasciar perdere) ciò che si deve pretendere dallo studente non
è la risposta esatta alla domanda ma, il più delle volte, gli elementi
costitutivi della questione ed il percorso attraverso il quale si arriva
alla soluzione. Dunque il docente dovrebbe saper porre le domande,
ed il discente saper rispondere alle domande impreviste - quelle che
nella vita gli si presenteranno costantemente - utilizzando il materiale
a disposizione.
Ancora una volta, queste notazioni non rivelano alcuna straordina-
ria novità e riflettono esperienze diffuse nelle nostre università ed in
quelle di altri paesi. Quel che è importante è esserne, collettivamente,
consapevoli.

f) I corsi in lingua

Fra gli indicatori del declino dell’università italiana viene solita-


mente messo in elenco la mancata attrazione di studenti e di professori
stranieri. Vengono fatti confronti con l’eta pre-repubblicana con esiti
fortemente negativi.
54 Capitolo quinto

A voler vedere le cose in modo diverso le ragioni del fenomeno ap-


paiono legate a fattori diversi, primo fra tutti il fatto che i paesi dotati di
un sistema universitario, che erano poche decine un secolo fa, ora sono
centinaia. Vi sono poi fattori geopolitici: l’impero culturale americano
inevitabilmente esercita una attrazione straordinaria, ed il fattore lin-
guistico, unito ad una diffusa (ma tutt’altro che generale) eccellenza,
trascina quello inglese nell’orbita statunitense. Il sistema tedesco gode
di una, prevedibilmente transeunte, forte attrazione verso i paesi dell’est
europeo i cui sistemi universitari soffrono ancora dei retaggi anteceden-
ti alla caduta del Muro. Per quanto riguarda la Francia, a parte le sue
eccellenti écoles superiori, chi, se non un cittadino delle sue ex colonie,
manderebbe i figli a studiare lì?
Occorre dunque pensare a come attirare il notevole flusso di stu-
denti che sono interessati ad una formazione universitaria di qualità
superiore rispetto a quella che potrebbero ricevere nel proprio paese. Il
modo più semplice per fare questo è – cominciando con l’esperimento
di brevi corsi intensivi estivi – strutturare un biennio conclusivo intera-
mente in inglese. Dal punto di vista pratico l’operazione è assai meno
difficile di quanto sembri. Nelle facoltà scientifiche ormai la lingua di
riferimento è l’inglese e le pubblicazioni che valgono sono in inglese.
Lo stesso può dirsi largamente per le discipline economiche. Un elevato
numero di docenti non solo si è formato in università anglo-americane,
ma regolarmente partecipa a conferenze, in Italia o all’estero, presentan-
do relazioni in inglese.
Non si tratta di una resa all’anglofilia, ma semplicemente prendere
atto del fatto che ormai nell’accademia e nelle relazioni professionali
transnazionali la lingua veicolare è diventata l’inglese.
Ma l’insegnamento in inglese non solo offre a studenti stranieri, ai
quali è difficile chiedere quella conoscenza avanzata dell’italiano che
consenta loro di seguire un corso universitario, la opportunità di ve-
nire in Italia, ma ha due ulteriori benefici: il primo è nei confronti dei
nostri studenti i quali sono messi nella condizione di immergersi in
un contesto educativo interamente in inglese, nè più nè meno che se
si iscrivessero ad una università inglese o americana. Si tratta di una
I professori 55

esperienza particolarmente formativa perché costringe a passare dalla


conoscenza teorica di una lingua – buona per conversare con un cono-
scente, leggere un libro, guardare un film – in una esperienza pratica
in cui le quattro abilità, produttive e recettive, scritte e verbali, ven-
gono messe alla prova e notevolmente rafforzate. Un corso in inglese
costringe gli studenti alla partecipazione attiva alla classe, ad esporre,
prendere posizione, esprimere concetti dialettici rispetto ai propri col-
leghi e al docente.
Ma il secondo beneficio riguarda il docente e le sue capacità didat-
tiche: per un verso si allena, qualora non l’abbia mai fatto, a tenere un
corso in una università straniera il che ne rafforza le potenzialità di in-
ternazionalizzazione. Per altro verso l’insegnamento in inglese è pro-
fondamente diverso nella forma – e quindi anche nei contenuti – rispet-
to ad un corso in italiano. Alla lezione cattedratica, che gran parte dei
docenti preferiscono anche perché estremamente discorsiva e digressi-
va, occorre sostituire una esposizione asciutta, coadiuvata da supporti
digitali per rafforzare la memorizzazione e superare difficoltà di com-
prensione della pronuncia (non è un problema nostro: provate a sentire
la conferenza di un professore australiano o del Texas).
Ma, soprattutto, la scelta del corso in inglese costringe a seguire quel
modello didattico, faticoso ma premiante per tutti, della preparazione
di ciascuna lezione prima dell’inizio dell’anno accademico, la indica-
zione del calendario con gli argomenti che verranno trattati ed i relativi
materiali, la previsione che lo studente venga in classe avendo già letto
una serie di testi che formeranno oggetto della lezione. Ed è in questo
lavoro preparatorio che non solo si rafforzano le capacità argomentati-
ve, ma anche tutto il corso assume una compattezza ed una coerenza
che manca nella ordinaria sequenza, spesso casuale, di conferenze, tal-
volta molto belle ma talaltra anche noiosissime.
È evidente che questo modello non si può estendere a tutti i corsi:
non ha senso insegnare in inglese, ad un pubblico di studenti italiani, la
storia del risorgimento o le Rime del Tasso. Ma se si guarda all’insieme
dei corsi di laurea magistrali è facile individuare i percorsi che potreb-
bero essere facilmente internazionalizzati.
56 Capitolo quinto

g) Le valutazioni degli studenti

Da molti anni agli studenti viene periodicamente consegnato un


modulo standardizzato per la valutazione dei corsi che frequentano
e sul quale devono esprimere, seguendo talune graduazioni (decisa-
mente sì, più sì che no, più no che sì, decisamente no), il giudizio
sul corso, sulle strutture nelle quali si tiene, sul docente. In talune
università la “somministrazione” (questo l’orrendo termine gergale)
assume modalità rituali volte, apparentemente, ad assicurare il libero
esercizio di critica. Della fine di questi questionari poco, però si sa.
Sicuramente il singolo docente riceve la sintesi dei risultati assieme
agli eventuali commenti degli studenti; ugualmente i dati aggregati
di facoltà o di corso di laurea vengono utilizzati a fini sia interni di
ateneo che esterni nei confronti del Ministero e degli organismi di va-
lutazione. Tuttavia non è regolamentato l’uso che se ne può fare con
riguardo ai professori, nè chi sia abilitato a farlo. Se può suscitare una
comprensibile ritrosia la pubblicazione dei risultati quasi fossero i
quadri degli scrutini finali che si vanno a leggere per vedere chi è sta-
to promosso e chi invece bocciato, dovrebbe invece risultare normale
che essi vengano utilizzati per riconoscere o negare ulteriori incarichi
didattici retribuiti, assegnare somme per collaborazioni ai corsi, auto-
rizzare supplenze esterne. E non c’è neanche bisogno di rendere noto
nel dettaglio la performance di ciascun professore, essendo sufficiente
ripartirle per fasce di risultato (ad es. A sopra la media dell’8, B tra il 7
e l’8, C sopra il 6 e D sotto).
Con questo non si intende attribuire un ruolo taumaturgico al giudi-
zio degli studenti, nè cedere a facili demagogie, giacché si tratta solo di
uno fra i tanti aspetti del rapporto che si deve creare fra le varie compo-
nenti di un ateneo. Ma al tempo stesso non è accettabile l’atteggiamento
del “nessuno mi può giudicare” di tanti cattedratici, i quali temono chis-
sà quale “rappresaglia” studentesca. In primo luogo perché quando tali
questionari vengono distribuiti il corso è già in una fase avanzata e chi
non lo apprezza, in genere, ha già espresso il suo giudizio abbandonan-
do la frequenza. E laddove questa è obbligatoria è bene che le critiche
I professori 57

emergano. Nella logica del servizio pubblico la valutazione da parte de-


gli utenti non solo è un diritto ma anche un esercizio di auto-respon-
sabilità. E se gli studenti hanno diritto di voto alle tante consultazioni
elettorali e referendarie, esercitano le loro capacità critiche con riguardo
ai tanti servizi pubblici e privati di cui usufruiscono, sono parte attiva
dei rapporti di consumo, non si comprende perché l’università dovrebbe
essere l’unica zona insindacabile.
D’altronde il professore appena un po’ accorto dovrebbe essere al
corrente del fatto che lo stesso sito del proprio ateneo ospita quasi sem-
pre un forum degli studenti (e molti altri ne fioriscono altrove sulla rete)
sul quale oltre a piccoli annunci, la lista delle domande di esame, ri-
chieste di informazioni le più disparate, ci sono giudizi assai articolati
sui singoli docenti. Forse, dunque, è meglio affidarsi ad un sistema di
rilevazione ufficiale e più attendibile.
In conclusione, se è indispensabile che i professori valutino seria-
mente e senza dannose indulgenze gli studenti, altrettanto vale per l’in-
verso; e non è l’ottimismo a far ritenere che allo scrupolo degli uni corri-
sponda, e corrisponderà, quello degli altri.

h) Una organizzazione senza gerarchie

L’università è una impresa che eroga servizi. Tuttavia ha una parti-


colarità: in una delle sue componenti, essenziale anche se non prepon-
derante, essa è priva di una struttura gerarchica, che invece è propria di
organizzazioni produttive. I professori sono tutti uguali fra di loro, le
decisioni non fanno capo a dei centri decisionali monocratici ma a degli
organi collegiali; in ogni caso è assai difficile imporre queste decisioni a
chi non le condivida o semplicemente le ignori in quanto i poteri san-
zionatori sono assai deboli se non nei casi estremi.
Si tratta, all’apparenza, di una peculiarità claudicante se non para-
lizzante in quanto non consente di attuare cambiamenti e garantire il
principio di responsabilità decisionale. Di qui proposte volte a cambia-
re, significativamente, lo statuto giuridico dei professori introducendo
forme più o meno incisive di controllo e subordinazione.
58 Capitolo quinto

Conviene guardare il problema non con delle concezioni a priori,


ma in una ottica funzionale: cosa ci si aspetta dai professori? qual’è il
modo più efficiente per ottenere i risultati? quali sono i vantaggi e gli
svantaggi nell’adozione di taluni modelli?
Per un verso si deve osservare che l’università sceglie modelli varie-
gati: in talune strutture, quelle che ruotano attorno a grandi laboratori
o a vere e proprie aziende (ad es. i policlinici), il principio di gerarchia si
impone sia di fatto che in via regolamentare. In altre sedi, tipicamente le
facoltà umanistiche, l’individualismo pare la caratteristica dominante.
Il che fa comprendere che non è il professore, nella sua ontologia, ad es-
sere refrattario all’ordine ma dipende essenzialmente dal tipo di lavoro
che fa, o, per vederla dall’altra faccia della medaglia, si vuole che faccia.
In secondo luogo il modello seguito da gran parte dei professori, e
non solo in Italia, non è l’eredità di qualche bizzarra ed anacronistica
tradizione ma risponde ad altre forme di organizzazione sociale, prima
fra tutte quella politica. Anche se le differenze fra le due sono eviden-
ti, entrambe si reggono essenzialmente sul consenso e sulla volontaria
adesione alle decisioni assunte. Si tratta di contesti governati da quel
che comunemente si definiscono “norme sociali”, non fissate da una au-
torità ma condivise dalla comunità e la cui forza di imposizione è fon-
data su – da un lato – scelte di conformazione alle condotte generali e
– dall’altro – sanzioni di tipo reputazionale.
Non si tratta di esaltare il modello delle “norme sociali” come otti-
male rispetto a quello rigidamente gerarchico-regolamentare, ma sol-
tanto di prendere atto del fatto che nella società nel suo complesso, e
non solo nell’università, esistono modelli organizzativi differenziati che
vanno valutati per come sono e per quel che producono.
Occorre poi distinguere gli ambiti di lavoro: nella articolazione della
didattica si constata che esiste già un diffuso coordinamento – che in
genere funziona senza bisogno di usare autorità e proclami – per quan-
to attiene al suo svolgimento, nell’ambito degli spazi fisici, degli anni
di corso, della ripartizione semestrale o trimestrale. Esiste meno con
riguardo al coordinamento fra i contenuti dei corsi ed ancor meno per
quanto riguarda il contenuto specifico di ciascun corso. Quest’ultimo
I professori 59

limite va ricondotto ad una frettolosa lettura dell’art. 33 della nostra


Costituzione il quale garantisce sì la libertà di insegnamento ma non
l’insindacabilità della sua inadeguatezza, arretratezza o stravaganza.
Quanto al coordinamento fra i corsi è una naturale conseguenza del
principio di efficienza nell’erogazione di un servizio evitare ripetizioni e
sovrapposizioni (che implicano sprechi quantomeno di tempo): in mol-
ti corsi di laurea già lo si fa senza che per questo qualcuno si senta leso
nelle proprie prerogative.
Con riguardo alla ricerca, invece, le costrizioni organizzative sono
– e dovrebbero rimanere – frutto di scelte tanto individuali quanto co-
muni, mentre la regola generale dovrebbe continuare ad essere quella
della libertà, fermo restando quanto si è già scritto nel capitolo dedicato
al tema.
Capitolo sesto
Riforme? No, grazie

a) Il termine “riforma” fra favola e inganno

Da sempre l’umanità si duole del presente, rimpiange il passato e


spera in un futuro migliore. Nel paradiso terrestre Eva – probabilmente
sotto l’influsso di qualche docente della “Scuola di Chicago” – aveva da
ridire sulla regolamentazione del mercato della frutta e sul monopolio
della conoscenza, in ciò seguita da quel credulone di Adamo, forse un
bocconiano ante litteram. È comprensibile che in contesti assai meno
perfetti ci siano fondati motivi di doglianza.
L’università è lungi dall’essere come la si vorrebbe, non solo nel
nostro paese ma anche in quelli che talvolta prendiamo a modello, se-
gno che la insoddisfazione non è una specialità della società italiana.
La nostra risposta è però unica: qui ci vuole una bella riforma! Riforma
dell’università, della scuola, della sanità, della giustizia, delle professio-
ni, delle pensioni, e chi più ne ha più ne metta.
La ragione di ciò è legata alla valenza semantica che si attribuisce,
almeno da 60 anni, alla parola “riforma”: essa è, in sé, indistinguibile
da qualsiasi altro intervento legislativo e dunque viene caricata di un
significato esterno comunemente inteso in senso positivo (ed il suo op-
posto, “contro-riforma”, in senso negativo). È dunque comprensibile e
giustificato che la politica, la quale vive di consensi, voglia presentare
le sue iniziative come “riforme”. Meno comprensibile è che un pubblico
accorto “abbocchi”, a prescindere dal giudizio sul contenuto delle modi-
fiche proposte.
Insomma il termine “riforma” è una etichetta ingannevole che illude
sulla natura di ciò che dietro essa si nasconde e distoglie dall’esame obiettivo.
Riforme? No, grazie 61

Ma l’espressione “riforma” è indice di una radicata tendenza – la quale


prescinde del tutto dagli orientamenti politici – che si può definire co-
struttivista e che è la discendente del principio della supremazia della leg-
ge affermato con la rivoluzione francese. Essa esprime il convincimento
che compete a chi governa – anzi è suo dovere inderogabile – fissare per
legge o regolamento il funzionamento delle istituzioni sottostanti e di co-
loro che in essa operano. Le norme costituiscono per così dire il progetto
dell’architetto che la società poi provvede a realizzare. In questa visione
regna l’idea della onnipotenza del legislatore, il quale interpretando il
mandato ricevuto dal popolo sovrano, è in grado di attuare un illuminato
disegno potendo contare sulla spontanea adesione dei cittadini.
Gli errori di questa impostazione sono molteplici ma, come per le
superstizioni, sono difficili da sradicare. In primo luogo perché, nella
generalità dei casi, tra il dire del parlamento o del governo ed il fare dei
destinatari delle norme c’è una vasto mare fatto di una somma di com-
portamenti individuali che non sono automatici ma riflettono attitudi-
ni, interessi, idiosincrasie. Ciò che viene disposto per il bene comune,
non è affatto detto che venga interpretato in tale modo.
Ma il principale errore dell’approccio costruttivistico è pensare ci sia
qualcuno dotato di superiori capacità di ideazione e sintesi di un mo-
dello che si deve imporre a tutti. Senza rendersi conto che il mito della
immutabilità della legge è tramontato da molti decenni ed ormai l’oriz-
zonte temporale su cui si muove un sistema settoriale è non superiore
al lustro.
La rapidità dei cambiamenti sociali, la interazione con altre parti del
mondo (la c.d. globalizzazione), la inevitabile mutevolezza degli obiet-
tivi generali da perseguire fa comprendere che quando si prospettano
delle “riforme”, le quali per definizione dovrebbero cambiare in maniera
duratura il sistema, queste sono precocemente invecchiate già al termi-
ne della loro gestazione e vengono messe in circolazione quando i ter-
mini della questione sono in parte significativa mutati. Se poi non sono
di immediata attuazione ma richiedono, a cascata, rivoli di interventi di
adattamento, ci si rende conto della inanità dello sforzo: poco più che
raccogliere l’acqua con il colabrodo.
62 Capitolo sesto

b) Perché “riformare” l’università?

Neanche l’università sfugge alla vocazione riformatrice dei governi


e delle forze politiche, sostenuta da larghi settori dell’accademia. Così
nel corso dei decenni ciascun ministro competente per il settore sente
il bisogno – quasi a cercare imperitura fama – di associare il proprio co-
gnome a quello di una “riforma”. Le ragioni vengono ben esplicitate e si
fondano sulla insoddisfazione per lo status quo. Quel che invece è ben
lungi dall’essere chiaro è se ciò che viene proposto si confà all’obiettivo
da raggiungere, oppure sia il frutto di un disegno astratto.
Se proprio bisogna dirla tutta, quello di cui l’università italiana non
ha bisogno è di continui cambiamenti “riformatori” i quali, presentati
come grandi novità da un ministro devono poi essere corretti e “ri-ri-
formati” da quello successivo: l’esempio tipico è stato quello della arti-
colazione dei corsi di laurea in un primo livello triennale, seguito da un
secondo livello biennale che ha comportato, prima, la moltiplicazione
dei corsi di laurea, poi l’interrogarsi sul senso di questa deflagrazione,
ed infine ritirarsi sulle valli troppo precipitosamente discese. Se uno do-
vesse fare il conto, è sicuramente possibile affermare che, nel comples-
so, molte centinaia di migliaia di ore di lavoro, per fare e dopo disfare,
sono state sprecate sottraendole ad attività didattiche o di ricerca che
sarebbero state più proficue. Perché, a dispetto di tante lamentazioni, le
università sono piene di persone serie – tra personale docente e ammi-
nistrativo – che prendono sul serio le leggi della repubblica e cercano di
darvi attuazione.
Ma la domanda è un’altra: se una buona università dipende, in larga
misura, da come si scelgono e si seguono gli studenti, da come sono or-
ganizzati gli uffici e costruiti gli edifici, da quali servizi vengono offerti
e di che livello, dall’attenzione alle metodologie didattiche, c’è bisogno
di una “riforma” per ottenere tutto questo? Oppure è proprio l’idea, la
parola d’ordine di “riforma” che distoglie l’attenzione dalle soluzioni a
portata di mano?
In realtà, di fronte agli scarsi risultati delle tante reclamizzate “rifor-
me” c’è da considerare che forse un approccio diverso, il quale valorizzi
Riforme? No, grazie 63

l’esistente, possa essere molto più produttivo. Un atteggiamento lessi-


calmente, ma anche intellettualmente, opposto e cioè “conservatore”, il
quale punti a conservare quanto c’è di buono (cioè di funzionante) mi-
gliorandone le prestazioni. Questo approccio non è certamente ideolo-
gico, come taluno equivocando sulla contrapposizione fra “riformismo”
e “conservatorismo” potrebbe ritenere, ma è frutto dell’osservazione
dello sviluppo storico delle istituzioni. E l’università è fra queste.
In primo luogo, guardando alle istituzioni, è frutto di semplificazio-
ne retorica ritenere che i difetti i quali vengono riscontrati siano il frutto
di una precisa disfunzione, sicchè eliminandone la causa la conseguenza
viene corretta. Certamente ci si può divertire a immaginare, ed addirit-
tura ricostruire, una istituzione come un apparato meccanico o idrauli-
co, ma questo rimane appunto un divertissement. Già in natura è difficile
stabilire con esattezza relazioni causali fra un evento ed un altro, figurarsi
nei corpi sociali. È molto più utile considerare che in tali entità complesse
ogni risultato è frutto della interazione fra una molteplicità di elementi.
Si tratta di correggere tali relazioni, non pensare che il problema si risolva
facendo tabula rasa e rimettendo in piedi una nuova dinamica.
In secondo luogo, chiunque guardi alle istituzioni, ovunque esse si
trovino collocate nel tempo e nello spazio, constata che sempre, ben più
dei proclami, contano le prassi, le quali si perpetuano a dispetto anche di
rivolgimenti che appaiono storicamente epocali. La continuità delle pras-
si – bene espressa dal termine inglese, comune alle scienze sociali, di “path
dependency” – è facilmente riscontrabile in una istituzione come l’univer-
sità poco propensa ad una rigida organizzazione gerarchica e scarsamente
etero-plasmabile. Sono queste prassi che, nei fatti, governano l’università
e che, se inefficienti, vanno cambiate. Ma per apportare queste modifiche
non serve che un migliaio di parlamentari vengano chiamati a proporre,
discutere, emendare, votare taumaturgici provvedimenti legislativi.

c) Un approccio “minimalista”

Una buona università, come un buon ospedale, un buon albergo,


una buona compagnia aerea, è fatta di dettagli, una infinità di piccoli
64 Capitolo sesto

dettagli, dietro a ciascuno dei quali c’è una persona o un gruppo di per-
sone che di quel dettaglio hanno la responsabilità: dalla organizzazione
degli orari alla registrazione degli esami, dalla disponibilità dei testi e
dei materiali alla puntualità nelle lezioni e negli esami, dai tempi di
acquisizione di un libro nuovo a quelli di pagamento dei collaboratori
esterni, dalla gestione di un bando di gara alla organizzazione di tornei
sportivi. Fissato un quadro di tutela della sicurezza individuale, di cor-
retta gestione finanziaria, di prevenzione delle frodi, la gestione di una
istituzione non dipende da leggi ma da una attenta attività amministra-
tiva, e questa è dettata, dall’amor proprio e dal senso di responsabilità e,
occorrendo, da una appropriata politica di incentivi e disincentivi.
Ancorché questo approccio minimalista sia poco in sintonia con
quello epico-retorico delle “riforme”, al di là di ogni disquisizione ide-
ale, presenta numerosi vantaggi. In primo luogo esso mira a far com-
prendere che il successo ed il prestigio di una università non dipendono
dalla bacchetta magica del ministro, del governo o del parlamento, ma
dall’impegno di tutti coloro che ci lavorano ed il cui apporto, dal rettore
all’usciere, è altrettanto importante (e, volendo, dal punto di vista degli
studenti il secondo ben più del primo).
In secondo luogo, mentre le leggi sono precetti generali ed astrat-
ti rivolti al futuro ed il cui successo è difficilmente misurabile (manca
la controprova: occorrerebbe che gli atenei dalla A alla L applicassero
la “riforma” X, e quelli dalla M alla Z la “riforma” Y ), i dettagli sono
tutti misurabili, comparabili, aggregabili, rilevabili nel corso di anni. I
dettagli lasciano poco spazio alla retorica e per quanto rimanga vero il
detto del premier Gladstone secondo cui ci sono tre tipi di menzogne:
le bugie, le bugie sfacciate e le statistiche, chi arriva fra gli ultimi in
tutti i dettagli ha ben poco da imprecare contro l’avarizia del ministro
del tesoro, la congiuntura economica o il calo demografico. Infine l’at-
tenzione per i dettagli si concentra sul fare, semplice ed ordinato, anzi-
ché sul dire, spesso roboante e quasi sempre inconcludente. È ovvio che
– come per qualsiasi servizio – anche quello universitario occorre poi
pubblicizzarlo e “venderlo”, ma sulla base di fatti, non di chiacchiere o
slogan immaginifici. E questi fatti sono alla portata di tutti, facilmente
Riforme? No, grazie 65

comprensibili, realizzabili da persone normali che conducono una vita


normale ed alle quali non occorre chiedere nè lungimiranti visioni, de-
dizione alla missione, spirito di sacrificio.
Nella logica del dettaglio non serve che poche persone illuminate
siano all’avanguardia e distacchino, per impegno, intelligenza, capacità,
il resto del corpo sociale. Occorre che tutti, o quasi, facciano, assieme, un
passo avanti, foss’anche di un solo metro, e proseguano con continuità.

d) Una sola “riforma”: le facoltà di medicina

Se proprio bisogna accontentare i “riformisti”, e dare loro qualcosa


di nuovo da fare per tenere occupate le loro menti, questo riguarda le
facoltà di medicina. Assieme a quella di giurisprudenza e di teologia la
facoltà medica costituisce il nucleo fondante dell’università occidenta-
le ed ha sempre avuto un ruolo fondamentale non solo nel suo svilup-
po ma anche per il benessere sociale. Da quando lo stato si è assunto
come compito quello di tutelare la salute dei suoi cittadini, le facoltà
di medicina sono state investite di compiti crescenti, non solo per la
formazione dei medici, ma per la ricerca e per la gestione di strutture
sanitarie. La nascita dei policlinici universitari risponde ad una chiara
politica sociale che vedeva nella istruzione e nella sanità i pilastri della
futura società del benessere. Lo strettissimo collegamento fra didattica,
ricerca e pratica continua ad avere la sua ragion d’essere ed è impensabi-
le rinunciarvi, sia pure tenendo presente lo straordinario sviluppo delle
scienze mediche.
Dove sta il problema dunque? La crescita del servizio sanitario na-
zionale, il passaggio di gran parte delle sue competenze a livello regio-
nale, l’aumento della spesa rende il rapporto università-policlinici estre-
mamente complesso. Da un lato si offrono servizi didattici, da un altro
si svolge attività di ricerca, da un altro ancora si assicura (o, almeno, si
cerca di assicurare) a tutti i beni più preziosi: la vita e la salute.
In sintesi le facoltà di medicina svolgono un ruolo essenziale ma al
tempo stesso assolutamente diverso da quello delle altre facoltà, le qua-
li devono occuparsi solo di studenti e di ricerca. Ciò crea conflitti non
66 Capitolo sesto

facilmente risolubili a tutti i livelli: sia dei professori – i titolari di una


clinica sono a capo di una vera e propria azienda sanitaria, con respon-
sabilità penali, civili ed amministrative incomparabilmente superiori a
quella di tutti i loro colleghi –; sia del personale amministrativo, cui
sono affidati compiti profondamente diversi; sia degli studenti i quali
individuano nella struttura in cui studiano il loro potenziale primo da-
tore di lavoro.
La coesistenza fra queste due realtà è tutt’altro che facile, anche in
considerazione della gestione finanziaria e della provenienza delle risor-
se, in particolare con le disastrate casse delle regioni.
Tutto questo porta alla esigenza di separare nettamente, giuridica-
mente ed amministrativamente, l’università da un lato e il complesso
facoltà di medicina-policlinici dall’altro. Non certo perché quest’ultimo
sia meno università del resto ma per soddisfare meglio le sue particolari
ed uniche esigenze e non appesantire le due entità con incombenze e
prospettive che non sono le proprie.
Qui dunque l’intervento si giustifica non sulla base di costruzioni
aprioristiche bensì di concrete esigenze funzionali le quali hanno biso-
gno di un quadro normativo appropriato, a differenza di quello esistente
che non lo è.

e) Le politiche degli incentivi

Un servizio pubblico non viene gestito con finalità di lucro degli


azionisti (che non ci sono), ma nell’interesse della collettività. Questo
implica che gli utili costituiscono un obiettivo fondamentale dell’im-
presa perché consentono di realizzare quegli investimenti indispen-
sabili per il miglioramento dei servizi e per la maggiore competitività
dell’ateneo. Ancora una volta il problema è di cambio di prospettiva e
di mentalità: se si concepisce l’università come una divisione decentra-
ta del ministero il fine è la parità di bilancio. Se la si guarda come una
impresa erogatrice di servizi la cifra “zero” sulla riga dell’avanzo/disa-
vanzo di esercizio è indice di una istituzione che vivacchia e cerca, come
meglio può, di stare a galla. È in quest’ultima logica che si sono mossi i
Riforme? No, grazie 67

governi dell’ultimo decennio alle prese con una difficile crisi della finan-
za e con la sacrosanta esigenza di ridurre la spesa pubblica. In questo
modo di anno in anno si sono dovute ridurre le uscite rendendo asfittica
ogni prospettiva di sviluppo. Se si ragiona nell’ottica di una impresa la
risposta è quella degli incentivi, in particolare sotto forma di co-finan-
ziamenti. Attualmente questi sono solitamente dei sussidi mascherati:
se invece si ipotizza un meccanismo in base al quale per ciascun euro
che l’ateneo riceve – a qualsiasi titolo dall’esterno (escluse ovviamente
le rette degli studenti) – lo stato contribuisce in una certa percentuale
ed entro certi limiti, si mette in moto una spirale virtuosa che spinge ad
uscire dalla mentalità della lamentazione pauperistica.
Ma anche in una prospettiva di riduzione delle spese, è possibile
utilizzare, incrociandoli, incentivi positivi e negativi: si tratta di fissare
degli obiettivi, realistici, sia in assoluto che rispetto ai dati precedenti e
sulla base del loro raggiungimento attuare i tagli che a questo punto non
sarebbero più generalizzati ma solleciterebbero significativi recuperi di
efficienza.
La politica degli incentivi da generale può agevolmente essere ap-
plicata nelle singole realtà: nelle facoltà, nei dipartimenti, negli uffici
di ateneo. Di certo non si vuole sostenere che nella pubblica ammini-
strazione la monetizzazione dei risultati è l’unica strada percorribile.
Quello cui si deve puntare è premiare il diffuso impegno esistente ed
incoraggiare il superamento delle sacche di abulia.
Il che comporta una intelligente politica delle relazioni industriali,
come in qualsiasi impresa che produce servizi, ma che in questo caso lo
fa nell’interesse della collettività e non del management o degli azioni-
sti. Ed è dalla scarsa attenzione a questo profilo – come se una università
fosse una amministrazione come tante altre – che nascono spinte corpo-
rative o di sostanziale elusione degli obblighi di lavoro.
Capitolo settimo
E i soldi?

a) I mendicanti nella città dell’oro

Fra le più diffuse lamentazioni intorno all’università italiana è che essa


riceverebbe troppo poche risorse finanziarie dallo stato sia in assoluto che
in confronto con altri paesi europei. E che quel che si riceve a malapena
basta per pagare gli stipendi correnti. In molti atenei ben oltre il 90% del-
le entrate va in questa direzione, lasciando praticamente nulla per spese
straordinarie ed investimenti. Di qui una continua questua nei confronti
del governo e degli enti locali per arrivare al 27 del mese.
La situazione è davvero paradossale: la conoscenza è il bene più pre-
zioso nelle società contemporanee, le università ne sono fra i principali
produttori ed eccole con il cappello in mano come dei mendicanti sui
gradini di una chiesa a chiedere un soldo di carità.
Le ragioni di questa deplorevole condizione non sono legate solo
alla incomprensione per il ruolo che le università svolgono in un sistema
economico. Vi è sicuramente il fatto che esse hanno, in larga misura,
scelto la comoda strada del “vivere in famiglia” confidando sulla “pa-
ghetta” dello stato-genitore, piuttosto che imboccare la strada di una
(almeno relativa) autonomia finanziaria. Ma anche il fatto che è difficile
recidere il legame fra stato che vorrebbe governare l’istruzione univer-
sitaria e lo fa attraverso il suo bilancio, e qualche centinaia di migliaia
di persone (e le loro famiglie) che si sentono collettivamente dei dipen-
denti statali, nè più nè meno di un cancelliere di tribunale, di un funzio-
nario delle dogane o di un agente di pubblica sicurezza.
A tutto ciò è facile rispondere che ogni qualvolta un ateneo ha as-
sunto a tempo indeterminato un impiegato al livello più basso o un
E i soldi? 69

professore all’apice della propria carriera, lo ha fatto sulla base di preci-


se scelte di bilancio che, lo avrebbe capito anche un bambino, si sareb-
bero propagate per molti anni zavorrando il bilancio complessivo. Chi
oggi piange miseria in larga misura si è comportato da cicala negli anni
passati e giustamente suscita scarsa compassione, in primo luogo dal
ministro del tesoro, chiunque sia.
La prima domanda che occorre quindi farsi è: ma davvero le univer-
sità sono delle imprese così “labour intensive”, quasi fossero delle filan-
de dell’ottocento? Per un verso è ovvio che l’informatizzazione riduce,
come in tutte le attività amministrative, l’esigenza di lavoro personale;
e per le attività didattiche, oltre a quelle a distanza, anche quelle tradi-
zionali beneficiano della disponibilità di materiali e sussidi sulla rete.
Ma è soprattutto nel rapporto con gli studenti – i quali, come si è detto,
sono tecnologicamente molto più evoluti del personale docente e non
dell’ateneo – che è possibile abbattere i tempi ed i costi della interazione
e delle comunicazioni.
Ma la vera questione è quella del razionale impiego del personale
esistente, che in larga misura e a partire da ampie fasce di professori,
non è utilizzato al meglio.
Per dirla in altri termini la “crisi dell’università” – nella misura in cui
sia effettiva e non una qualifica permanente e dunque irrilevante – non
è dettata dalla mancanza di risorse finanziarie (che in certi periodi sono
anche state rilevanti) ma dalla incapacità di molti atenei a svolgere i
compiti affidati loro pur avendo a disposizione migliaia di dipendenti.
Si torna qui alla “politica dei dettagli”: solo osservando con atten-
zione i vari comparti che compongono una università; come sono orga-
nizzati; chi fa cosa, come, in quanto tempo; in che maniera potrebbero
essere meglio utilizzate le sette ore e dodici minuti dei cinque giorni la
settimana del personale dipendente e le capacità, necessariamente ela-
stiche, di quello docente; solo al termine di questo dettagliato esame si
potrà dire che, sì, effettivamente, l’università italiana ha bisogno di una
iniezione di ricostituenti finanziari. Altrimenti, per dirla con una colo-
rita espressione americana, la soluzione che si invoca equivale a lanciare
soldi contro il problema, non a risolverlo.
70 Capitolo settimo

b) L’incomprensibile bilancio universitario

L’insostenibilità dell’approccio puramente finanziario alla supposta


crisi universitaria si basa su un fatto estremamente semplice: attual-
mente i bilanci degli atenei e delle loro strutture interne sono privi di
qualsiasi senso e rendono totalmente opaca la comprensione dei feno-
meni finanziari che si svolgono al loro interno.
Si tratta di un modello di bilancio pensato per una amministrazio-
ne centrale dello stato – il ministero dell’agricoltura oppure il catasto
edilizio urbano – ma totalmente inadeguato per una impresa che eroga
servizi e compete con altre imprese, pubbliche e private, italiane ed eu-
ropee, di istruzione avanzata.
I bilanci sono fatti di tanti piccoli dettagli – espressi in euro e cen-
tesimi – corrispondenti ad entrate ed uscite. Servono a capire da dove
provengono le risorse e come sono stati spesi i soldi; servono a dare tra-
sparenza in ordine alle politiche di spesa; servono a responsabilizzare
chi deve effettuare delle scelte; servono a confrontare i rendimenti delle
diverse istituzioni.
L’attuale struttura dei bilanci di Ateneo – sia generale che nelle loro
varie strutture interne ( i c.d. “centri di spesa”) – è fatta apposta per
impedire tutto ciò. Possono bastare alcuni esempi banali: quanto co-
sta la Facoltà di Architettura dell’ateneo A? Quanto costa la Facoltà di
Economia dell’ateneo B? È difficilissimo saperlo, in primo luogo perché
nell’attuale sistema – nel quale alle facoltà sono attribuite tantissime
competenze sia nell’erogazione dei servizi didattici sia nella assunzio-
ne di nuovo personale docente – le facoltà non sono “centri di spesa”.
Occorre scorporare a livello di ateneo tutte le spese che questo sostie-
ne, e tutte le somme che esso incassa per quella facoltà e riaggregarle.
Questo viene fatto quasi mai e comunque il risultato non è pubblico:
quando vengono prese delle decisioni da parte delle facoltà (chiamare
un nuovo docente, istituire un numero programmato di studenti, creare
una nuova struttura edilizia) nessuno ha la più pallida idea di quanto
costerà. Sa solo che pagherà l’ateneo che, attraverso qualche acrobazia
non comprensibile ai più, ha trovato i fondi.
E i soldi? 71

Ma le cose non vanno diversamente nei “centri di spesa”, cioè quelle


strutture, come i dipartimenti, alcune biblioteche, vari centri di ateneo,
che ogni anno devono redigere un bilancio. Infatti quest’ultimo riguar-
da solo delle partite correnti, frutto della dotazione annuale che viene
versata dall’ateneo e che copre talune attività, e delle entrate che pro-
vengono da soggetti terzi (in ipotesi: il ministero che finanzia una ri-
cerca, l’azienda che ha commissionato un progetto, le royalties su un
brevetto). Ma le spese del personale continuano a gravare direttamen-
te sull’ateneo; gli immobili nei quali hanno la sede sono di proprietà
dell’ateneo ed il loro valore d’uso non viene conteggiato.
Si arriva poi all’assurdo quando si tratta di ammortamento: la foto-
copiatrice di una biblioteca acquistata per 20.000 euro continuerà ad
essere iscritta a bilancio con quel valore anche quando – dopo pochi
anni – sarà diventata un rottame.
Il problema non è ideologico, nè di principio. Una impresa è una im-
presa se ha un bilancio come tutte le imprese: punto e basta. Se non ha
un bilancio come tutte le altre imprese non si vuole che sia una impresa
ma semplicemente un imbuto che inghiottisce fondi pubblici senza che
se ne comprenda realmente la destinazione. E l’università – lo si voglia o
no – è dal punto di vista del diritto comunitario una impresa, opera sul
mercato, soggiace alle regole generali della concorrenza (si pensi solo a
quando università ed enti privati competono per aggiudicarsi impor-
tanti fondi di ricerca europei). Dunque non vi è alcuna ragione per la
quale non debba adottare un bilancio di impresa e, al contrario, tante
ragioni per le quali essa vi è tenuta.
Dai tempi della partita doppia i numeri iscritti a bilancio costitui-
scono un dovere verso ciò che si gestisce, ma anche espressione del cre-
dito di cui si dispone e di cui si gode, garanzia per i creditori e per gli
investitori. Anche se l’operazione può apparire complessa si prendano
le cifre, le si organizzino secondo i criteri – collaudati a livello interna-
zionale – del bilancio “civilistico” (quello, per intendersi, di qualunque
società) e lo stato di salute (o di dissesto) di un ateneo sarà molto più
evidente, e, soprattutto, sarà assai più chiaro quel che si può e ciò che si
deve fare.
72 Capitolo settimo

c) Le politiche di bilancio

Nulla esprime meglio la scarsa considerazione verso le cifre della


storica distinzione, fissata per legge, fra senato accademico e consiglio
di amministrazione. Al primo la “alta” politica culturale, al secondo la
“bassa” cucina finanziaria. L’assurdità di una tale impostazione è evi-
dente: è come se, in una compagnia aerea, in una stanza si decidessero
quali rotte aprire o mantenere e quale tipo di velivolo utilizzare, ed in
un’altra stanza si decidesse quanti soldi sono disponibili. Il risultato è
che o la mano destra non sa quel che fa la sinistra, o una mano cerca di
prendere il sopravvento sull’altra. Dovrebbe, invece, essere ovvio che
non ci può essere un serio indirizzo politico se al tempo stesso non si
conoscono bene e si controllano le risorse; e che il controllo delle risorse
è inutile se si ignorano le priorità presenti e future e non si è in grado di
effettuare i necessari bilanciamenti fra esigenze diverse.
Il dissesto o la quasi paralisi di molti atenei possono essere collegati
proprio alla scarsa trasparenza dei bilanci e alle noncuranti politiche di
spesa conseguenti. Beninteso, non è affatto detto che l’adozione di ap-
propriati criteri formali sia, di per sé, un antidoto alla cattiva gestione,
ma almeno questa si sarebbe evidenziata con largo anticipo e soprattut-
to nei momenti topici della vita di un ateneo, come il rinnovo dei suoi
organi di vertice.
La opacità di bilancio ha poi degli effetti punitivi nei confronti delle
strutture virtuose e premianti nei confronti di quelle inefficienti nella
misura in cui non consente di verificare e confrontare la qualità della
spesa. Le risorse dunque vengono distribuite in maniera sostanzialmen-
te paritaria sulla base di parametri formali quali, ad esempio, la dimen-
sione dell’ente, in base al numero di personale o di studenti, quasi si
trattasse di un organismo cui bisogna somministrare tanti grammi di
medicina per ciascun chilo di peso. Il che ovviamente favorisce il placi-
do ippopotamo rispetto al cavallo da corsa.
Una razionale politica di bilancio parte da alcuni dati, semplici.
Quanto costa erogare i servizi didattici a ciascuno studente, sia in un
determinato anno, sia durante tutta la sua carriera, assumendo che si
E i soldi? 73

mantenga in corso? Quanto paga ciascuno studente per questi servizi?


Quale rapporto c’è fra spesa e rendimento (in termini di studenti in cor-
so e/o laureati)? Ha senso applicare rette uguali per qualsiasi corso di
laurea, indipendentemente dal suo effettivo costo e dal suo rendimen-
to? Per le strutture non didattiche come si combinano i vari fattori del-
la produzione (personale, macchinari o beni mobili, strutture) e quale
rapporto hanno con i risultati dell’attività (tipicamente, la ricerca).
Sulla base di questi dati è possibile comprendere seriamente dove
vi possono essere significativi risparmi, economie di scala, recuperi di
efficienza; dove applicare politiche di incentivo. Ma soprattutto resi-
stere alle incessanti richieste di sussidio che provengono dalle singole
strutture, le quali hanno già dimenticato come hanno speso l’ultimo
centesimo erogato; e sfuggire alla logica di non scontentare nessuno di-
stribuendo a pioggia.
Insomma, i soldi all’università servono e non sono lo sterco del de-
monio; come è stato spiegato un paio di millenni fa il problema è come
ciascuno utilizza e fa fruttare i talenti che gli sono stati consegnati e
questi talenti non sono solo quelli della dotazione statale, ma ancor più
importanti i “talenti” individuali degli studenti che nell’università cre-
dono e nella quale investono tempo, danaro e speranze.

d) Spesa statale, spesa individuale, spesa familiare

Si è vista la difficoltà di confrontare il modello universitario statuni-


tense con quello italiano, per le tante diversità che esistono a tutti i livel-
li, fra cui anche quello finanziario: in America gli studenti pagano rette
estremamente alte (anche se per i bisognosi molto meritevoli esistono
borse di studio); si indebitano notevolmente per mantenersi agli studi,
il più delle volte in una sede centinaia se non migliaia di chilometri da
casa; passano i primi anni della loro attività professionale a ripagarsi il
mutuo erogato.
Nel modello europeo il costo degli studi universitari viene pagato
dalla fiscalità generale, con un effetto distributivo a favore di chi è in gra-
do di usufruire del servizio. In genere, comunque, vi è un significativo
74 Capitolo settimo

contributo delle famiglie, nel senso che è difficile che uno studente si in-
debiti per andare all’università, anche per le note strozzature all’accesso
al credito che, alla fin dei conti, non si sono rivelate totalmente negative.
Nel sistema italiano il ruolo delle famiglie è accentuato da due fat-
tori fra di loro correlati: per un verso la circostanza che i giovani italiani
lasciano il tetto familiare solo molto tardi rispetto ad altri paesi europei,
solitamente quando hanno un lavoro stabile e/o mettono su una famiglia
propria (le due cose spesso coincidono). Per altro verso vi è una scarsis-
sima mobilità studentesca, nel senso che, con il proliferare degli atenei
locali, vi è una forte propensione a svolgere gli studi nella città dove si
vive, o comunque ad una distanza da poter “pendolare”. Tale fenomeno si
collega al primo – la ritardata uscita dalla famiglia di origine - e rafforza
la contribuzione di quest’ultima al finanziamento degli studi universitari.
È un bene che l’istruzione universitaria in Italia sia finanziata, oltre
che dallo stato, anche dalle famiglie? Se l’alternativa è che gli studenti
si indebitino e che il sistema bancario si arricchisca è più efficiente la
prima soluzione non fosse altro perché risparmia sui costi di interme-
diazione finanziaria.
In realtà occorre volgere in positivo questo anomalo partenariato
pubblico-privato, considerando i complessivi vantaggi sociali che deri-
vano da un aumento della popolazione laureata. E al contrario dell’espe-
rienza americana nella quale si entra nel mercato del lavoro oberati da
debiti, immaginare, invece, dei crediti di imposta spendibili nei primi
anni dopo la laurea. In un sistema fortemente caratterizzato dalla fisca-
lità, questa, anziché scoraggiare forme di investimento privato (e quello
negli studi dei figli sicuramente lo è), può fungere da leva per incenti-
varle. La peculiarità del modello economico italiano, che vede l’organiz-
zazione familiare alla base sia del sistema delle piccole e medie imprese,
sia di uno dei tassi di propensione al risparmio più elevati nel mondo
occidentale, se pure ha in sè notevoli limiti (non ultimo il provinciali-
smo), costituisce una straordinaria (e spesso non valutata) ricchezza.
Un netto ed esplicito miglioramento dei servizi educativi accompagnato
da sgravi fiscali è in grado di giustificare, in primo luogo politicamente,
proporzionati aumenti di retta.
E i soldi? 75

e) Una impresa a ciclo continuo

Nella logica di un’impresa di servizi le entrate dipendono da una


efficiente utilizzazione dei fattori della produzione: locali, strutture,
personale. Per l’università non dovrebbe essere diverso e consentirebbe
di incrementare significativamente le sue risorse.
Occorre abbandonare, ovviamente, quell’idea, coeva dei treni a va-
pore, dell’università che comincia a metà novembre e finisce verso la
fine di aprile e nei sei mesi intermedi vivacchia con un po’ di esami; una
idea che in fondo coincideva con quella scuola, che i più anziani ancora
ricordano, in cui il primo giorno era il 1° ottobre e l’ultimo era il 10/15
giugno e poi si entrava nella lunga stagione della villeggiatura.
Ora l’università non si rivolge solo agli studenti tradizionali, ma ad
una molteplicità di soggetti che intendono approfondire la loro istru-
zione oppure hanno bisogno di aggiornarla: scuole dottorali, master,
formazione continua per insegnanti delle scuole primarie e secondarie
e per professionisti. Senza contare la forte richiesta che viene dall’estero
per corsi di lingua, letteratura ed arte italiane.
Non c’è davvero motivo per il quale l’università non debba essere un
erogatore di servizi a ciclo continuo, esclusi alcuni giorni sotto le ferie
natalizie e verso la metà di agosto.
È chiaro che questo tipo di offerta non può riguardare – almeno
all’inizio – tutte le facoltà, ma, per rendersi conto della domanda che
c’è, basta pensare al numero dei nostri laureati che approfittano delle
ferie estive per frequentare “summer schools” in paesi o atenei stranie-
ri – anche improbabili – con costi non indifferenti anche di soggiorno.
Lo stesso può dirsi per il fiorire di iniziative formative post laurea,
spesso organizzate da soggetti con scarse credenziali scientifiche, che
stanno occupando una fetta del mercato che le università rischiano di
lasciare scoperte. Si assiste ad un fenomeno in qualche modo speculare
a quello della sanità, dove l’inefficienza delle strutture pubbliche assicu-
ra la fortuna – al costo di una fortuna – delle cliniche private.
Se è vero che in società della conoscenza si è di fronte a crescenti
fenomeni di “life-long learning”, è chiaro che le università devono essere
76 Capitolo settimo

attrezzate per una attività di “year-round teaching”. Va solo aggiunto che


l’aumento delle attività didattiche non solo comporta un più efficiente
utilizzo delle strutture – i “posti aula” vanno considerati come i posti
letto di un albergo, lasciarli vuoti è una perdita secca – ma accresce no-
tevolmente l’occupazione soprattutto di giovani studiosi e di altri sog-
getti non stabilmente incardinati nell’università, con generali benefìci
da indotto.
La redditività di tali iniziative – le cui ricadute positive vanno a fa-
vore dell’ateneo e delle strutture che vi si impegnano consentendo di
svolgere altre attività istituzionali per le quali vi è carenza di fondi –
risulta evidente se si considera che mentre lo studente immatricolato
paga mediamente 2/3 euro per ora di lezione, in questi casi il prezzo –
onesto – corrente sul mercato arriva fino a dieci volte tanto.
Ancora una volta non è una questione di cambiare il quadro norma-
tivo: è una questione di mentalità. Occorre che chi lavora nell’università,
a tutti i livelli, si convinca di svolgere una attività non solo socialmente
importantissima ma anche produttiva di grandi utili sia per chi la svolge
che per chi la acquista.
Capitolo ottavo
La “Riforma Gelmini”

a) Un testo largamente condiviso

A dispetto del gran vociare (rigurgito di un passato ben poco glo-


rioso) che ha accompagnato le ultime fasi dell’approvazione della
L. 240/10 il testo emerso dal lungo (oltre un anno) dibattito parlamen-
tare ed extra-parlamentare è frutto di una visione largamente condivisa.
Una diversa maggioranza non avrebbe approvato un testo molto diver-
so, ma tutt’al più ci avrebbe spruzzato sopra degli aromi sociali, volatili
per la generale penuria di risorse finanziarie.
Di certo non è mancata la discussione attorno alle “Norme in ma-
teria di organizzazione delle università, di personale accademico e
reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità
e l’efficienza del sistema universitario” non solo da parte dei parla-
mentari, ma di tutti coloro che al di fuori degli organi legislativi si
occupano di università, in primo luogo la Conferenza dei rettori ita-
liani (CRUI). Un testo figlio di molti padri, il che consentirà di riven-
dicare a sé i begli occhi, le lunghe gambe o la folta chioma della legge
neonata.
Il testo interessa perché, nel suo complesso, esso riflette una certa
idea della università che si sono fatta non solo i politici – i quali legit-
timamente rappresentano gli elettori – ma anche gran parte del ceto
accademico.
Al di là della retorica il dibattito si è concentrato attorno a taluni
punti – quei luoghi comuni che si sono evidenziati in apertura – e che
secondo i fautori la legge dovrebbe contribuire a debellare, e secondo i
detrattori ad acuire.
78 Capitolo ottavo

b) Una impostazione costruttivista

La “legge Gelmini” esprime – e non poteva essere diversamente – la


generale cultura costruttivista della politica (nel senso più ampio del ter-
mine) italiana. Il convincimento, cioè, che spetta al legislatore disegnare
le istituzioni – pubbliche, economiche, sociali – alle quali i singoli, da soli
o in forma associata, dovranno adeguarsi. Si è già evidenziata la fallacia,
storica e sociologica, di questa visione, in particolare in un paese come
l’Italia dove, per nostra fortuna, non si vive nell’ansia dell’ordine formale
e nel convincimento che si può fare solo quello che è stato espressamente
autorizzato e solo nei modi prescritti, come invece avviene in alcuni altri
paesi che vorrebbero imporre le loro paure al resto d’Europa.
Dunque una università efficiente che sia “luogo di apprendimento
ed elaborazione critica delle conoscenze” ed operi “combinando in modo
organico ricerca e didattica, per il progresso culturale, civile ed econo-
mico della Repubblica” deve essere costruita secondo un modello unico,
rispondente alla illuminata visione del legislatore, che si suppone sia in
grado di sintetizzare le migliori soluzioni disponibili e soprattutto di
garantirne una lunga e proficua durata.
Già questa “taglia unica” – “one size fits all” dicono gli americani
– rivela i suoi limiti perché non tiene conto delle diverse storie e com-
posizioni dei singoli atenei e delle loro vocazioni. Molto banalmente
c’è una significativa differenza fra una università di un grande centro
metropolitano ed una, anche di lunga tradizione, di una piccola città di
provincia: cambia il “bacino di utenza”, cambia il rapporto con le isti-
tuzioni locali, cambia la domanda di laureati del territorio, cambiano
le relazioni transnazionali. Perché Bologna e Macerata, La Sapienza di
Roma e Verona, Napoli e Foggia debbano, per ordine dei superiori, se-
guire lo stesso modello non è dato comprendere. Molto più semplice la-
sciare alla scelta di ciascun ateneo il modello organizzativo ritenuto più
appropriato offrendo, da parte del ministero, alcuni modelli di statuto
da adottare ed adattare.
Comunque, mettendo da parte inutili elucubrazioni su quel che
avrebbe potuto essere, occorre prendere atto che per almeno i prossimi
La “Riforma Gelmini” 79

due anni tutti gli atenei saranno impegnati nel complesso lavoro di
modifica dei propri statuti e dei connessi regolamenti. La legge as-
segna sei mesi, ma ove si considerino le molteplici fasi consultive e
deliberative, è difficile immaginare che per la approvazione di un te-
sto così articolato e fondamentale come lo statuto ci si possa mettere
meno tempo. A ciò si aggiunga l’anno di tempo per l’emanazione di
una serie di altri importanti provvedimenti da parte del Ministero ed
il biennio sta già stretto.

c) Dalla diarchia alla triarchia

Coerentemente con la sua impostazione prescrittivista, la legge si


premura di elencare gli organi necessari dell’ateneo, prospettando, dal
punto di vista del governo effettivo, una triarchia: rettore, senato acca-
demico e consiglio di amministrazione. Al primo sono attribuite “fun-
zioni di indirizzo, di iniziativa e di coordinamento delle attività scien-
tifiche e didattiche; della responsabilità del perseguimento delle finalità
dell’università secondo criteri di qualità”, la “proposta del documento di
programmazione strategica triennale di ateneo”, la proposta del bilan-
cio. Al secondo la competenza “a formulare proposte e pareri obbligatori
in materia di didattica, di ricerca e di servizi agli studenti” approvando-
ne i regolamenti; proposte “di attivazione, modifica o soppressione di
corsi, sedi, dipartimenti, strutture”; “svolgere funzioni di coordinamento
e di raccordo con i dipartimenti” e con quelle che dovrebbero essere le
future “facoltà”. Al terzo, infine, sono attribuite le “funzioni di indirizzo
strategico, di approvazione della programmazione finanziaria annuale e
triennale e del personale, nonché di vigilanza sulla sostenibilità finanzia-
ria delle attività; della competenza a deliberare, previo parere del senato
accademico, l’attivazione o soppressione di corsi e sedi; della competenza
ad adottare il regolamento di amministrazione e contabilità”, l’approva-
zione del bilancio e delle proposte di chiamata dei professori.
I vari commentatori hanno visto in questo disegno una ridistribu-
zione dei poteri, in precedenza prevalentemente concentrati nel sena-
to accademico, verso il rettore ed il consiglio di amministrazione e la
80 Capitolo ottavo

formulazione testuale sicuramente milita in questa direzione. Ma il pro-


blema non è se ciò sia corretto, quanto piuttosto che senso abbia una tri-
partizione dei poteri all’interno di un ente chiamato principalmente ad
erogare servizi, di elevato valore e dietro corrispettivo, seguendo criteri
di efficienza e buona amministrazione. I tre organi non sono rappresen-
tativi di realtà diverse o di elettorati portatori di interessi necessitanti
di una espressione corporativa, i quali hanno bisogno di bilanciarsi fra
loro, interloquendo nelle varie fasi del processo decisionale. E se indub-
biamente vi erano state negli anni diffuse critiche alla figura del rettore
come un soggetto dotato di poteri in larga misura non formali e soggetti
a continua negoziazione, la tripartizione divisata dalla legge non fa cer-
to venire meno le preoccupazioni di stalli assemblearistici.
Il punto va espresso con semplicità: il bilancio dell’ateneo è unico;
tutte le decisioni che vanno prese devono tenere conto delle compati-
bilità di bilancio e dunque vanno prese da chi ha la responsabilità del
bilancio. Chi non risponde delle scelte finanziarie non ha titolo per in-
terloquire su decisioni che hanno implicazioni di entrata o di uscita.

d) Anno aetatis suae CMXXII obiit A.D. MMX

Negli ultimi nove secoli le università si sono sviluppate attorno a


delle strutture – le facoltà – che corrispondevano ad un corso di studi,
il quale a sua volta apriva a delle professioni: inizialmente la medicina,
l’avvocatura, il clero; poi a partire dal XIX secolo altre branche del sape-
re applicato, scientifiche, sociali, umanistiche. La centralità delle facoltà
non impediva il crearsi di strutture di più ridotte dimensioni, gli istituti,
i quali erano focalizzati su ambiti tematici e in prevalenza dediti alla
ricerca. Almeno dall’800 questa dualità è sempre esistita ed è espressio-
ne delle due gambe dell’università, quella della didattica e quella del-
la ricerca. Le cose non sono cambiate granché, in Italia, quando sulla
porta di molti degli istituti esistenti è stata sostituita la targa chiaman-
doli dipartimenti. In tal modo si dava veste formale ad una situazione
sedimentata. E mentre la struttura dipartimentale ha avuto in genere
successo laddove ad essa sono annessi laboratori e vi è la necessità di
La “Riforma Gelmini” 81

lavorare in équipe, ben diverso è il risultato laddove l’impegno è preva-


lentemente individuale ed isolato.
La legge presenta come un grande, ed innovativo, cambiamento la
– almeno formale – soppressione delle facoltà, giustificata dall’obietti-
vo della “semplificazione dell’articolazione interna”, e la “attribuzione
al dipartimento delle funzioni finalizzate allo svolgimento della ricerca
scientifica, delle attività didattiche e formative, nonché delle attività ri-
volte all’esterno ad esse correlate o accessorie”.
Le università possono – ma non devono – “istituire tra più diparti-
menti, raggruppati in relazione a criteri di affinità disciplinare, strutture
di raccordo, comunque denominate, con funzioni di coordinamento e ra-
zionalizzazione delle attività didattiche, compresa la proposta di attiva-
zione o soppressione di corsi di studio, e di gestione dei servizi comuni”.
Dunque la parola “facoltà” non viene nemmeno menzionata, quasi fosse
colpita da una damnatio memoriae.
Beninteso non si tratta di fare del conservazionismo istituzionale:
nel corso dei secoli – ed ancor più degli ultimi decenni – scompaio-
no specie viventi, mestieri, città, nazioni. Dunque, nulla di male se si
prendesse atto dell’inutilità di talune forme di aggregazione formale,
sostituendole con altre. Ma, nel caso delle facoltà, così non è: esse con-
tinuano ad essere il luogo di appartenenza e di sintesi di una moltepli-
cità di soggetti portatori di visioni ed interessi anche differenziati. In
taluni casi si tratta di organi pletorici nei quali i processi decisionali
sono estremamente complessi, se non impossibili. Ma questo dipende
dalle persone, non dagli enti: chi ha nel sangue la vocazione assemblea-
re – discutiamo tutti, non decidiamo nulla – troverà sempre un luogo (il
condominio, la bocciofila, il consiglio dei genitori) ove esprimere questa
sua tendenza inconcludente.
Il problema è un’altro: un corso di laurea non è la sommatoria di
tante aree disciplinari; la visione necessariamente parziale di un dipar-
timento difficilmente si concilia con l’esigenza di avere un orizzonte am-
pio e trasversale. Ancora una volta la soluzione proposta appare quella
della “taglia unica”: per alcuni corsi di studio abbastanza compatti (si
pensi alla laurea in giurisprudenza o ad un corso di laurea in filosofia)
82 Capitolo ottavo

la attribuzione ai dipartimenti delle scelte didattiche potrebbe compor-


tare pochi effetti negativi. Ma in altri percorsi che sono per loro natura
interdisciplinari (sia pensi alle lauree in economia o in scienze politi-
che, ad altre in ambito tecnico-scientifico) la istituenda “struttura di
raccordo” finirà inevitabilmente per essere il luogo della “lottizzazione”
di pacchetti preconfezionati di saperi. Sicuramente più snella ma anche
più rigida nelle sue determinazioni.
Vi è poi un punto sul quale è bene insistere: chi controlla le risorse
finanziarie per la didattica? Se sono decise dall’ateneo, i dipartimen-
ti assumeranno decisioni senza una responsabilità di bilancio; se esse
sono oggetto del potere di disposizione dei singoli dipartimenti ciascu-
no penserà al proprio interesse particolare, e non a quello complessivo
del corso di laurea. Perché – è bene non dimenticarlo – uno studente
non si iscrive ad un dipartimento, ma ad una facoltà, o ad un corso di
laurea offerto dalla facoltà, e da essa si attende un insieme di servizi per
i quali paga e dai quali confida di trarre il massimo profitto.
Estinte le facoltà, si estingue anche la secolare figura del preside,
che in un gran numero di casi, storicamente, ha rappresentato eponi-
mamente le fortune o le sfortune della istituzione nella quale operava
come primus inter pares ma con il prestigio e l’autorità che sapeva con-
quistarsi. La sua posizione è in qualche modo similare – ma ancor più
affievolita – a quella dei rettori; semmai essa andava dotata di poteri e
responsabilità, agevolando l’esercizio di un mandato impegnativo ma
anche importantissimo.

e) Dare i numeri

La legge – in modo assolutamente coerente con l’idea di una univer-


sità disegnata dal legislatore razionale e nazionale – è zeppo di numeri:
non più di 35 i componenti il senato; non più di undici quelli del consiglio
di amministrazione; non meno di 35 oppure 40 gli afferenti ad un dipar-
timento; non più di dodici “strutture di raccordo”; almeno 50 professori
per ciascun settore concorsuale; e via discorrendo. Chiaramente, quando
si imbocca la strada delle definizioni quantitative, dare i numeri finisce
La “Riforma Gelmini” 83

per essere una scelta obbligata. Ma al di là della assoluta (e naturale: non


esistono numeri perfetti) opinabilità delle indicazioni, si potrebbe anche
ritenerle sostanzialmente convenzionali e come tali inoffensive.
Dove, invece, i numeri hanno un ben preciso significato politico è
nel termine massimo di sei anni fissato per la durata in carica dei rettori.
Sono ben note le ragioni dietro tale disposizione: in molti atenei i ret-
tori sono in carica da 15 e più anni e, anche quando lo statuto fissava dei
limiti, in numero di mandati o di anni di carica, questi venivano spesso
aggirati attraverso modifiche ad personam dello statuto. Beninteso non
vi è nulla, in sè, di errato nel ritenere che le cariche elettive debbano
avere un orizzonte temporale. È difficile però non interpretare la dispo-
sizione come una sanzione nei confronti di un corpo sociale – quello dei
professori universitari – dove le cariche e gli incarichi sono scarsamente
influenzati dagli orientamenti politici dei candidati e sicuramente non
sono determinati ab externo dal ceto politico vero e proprio.
Indubbiamente uno dei principali limiti del sistema italiano è la sua
gerontocrazia: mentre grandi paesi democratici eleggono ai propri vertici
esponenti nemmeno cinquantenni, da noi se non si sono superati i set-
tanta si è ancora dei lattanti. Nulla di male nella saggezza che viene dalla
lunga esperienza, ma è difficile che chi si è formato 30 o 40 anni prima sia
in grado di portare delle grandi novità e di stare al passo con i tumultuosi
tempi moderni. Ma vedere nei ripetuti mandati dei rettori – democrati-
camente eletti da un vasto corpo elettorale, certamente non composto da
persone sprovvedute o suggestionabili – il cattivo esempio da sradicare sa
di argomento demagogico da dare in pasto ai “benpensanti”. Si potrebbe
anche ritenere che, in fondo, la disposizione fa poco male perché le uni-
versità sono piene di persone capaci e motivate in grado di fare i rettori, se
non fosse sintomatica della considerazione di cui – a torto o a ragione – i
vertici universitari godono fra la classe politica.

f) La sudditanza intellettuale verso il “politically correct”

La norma sul limite temporale del mandato dei rettori è uno dei
tanti frutti di quella diffusa concezione dell’università come luogo di
84 Capitolo ottavo

abusi di potere e di corruzione, da ripulire con una legge igienizzante.


Soprattutto nel passaggio alla Camera dei deputati si è attinto a piene
mani alla vacua ideologia del “politicamente corretto”: “quote rosa” nei
consigli di amministrazione, l’esclusione da cariche accademiche dei
professori a tempo definito, l’obbligo di adozione di “codici etici”. Il giu-
rista coglie in ciò l’assai poco razionale rapporto con le norme alla cui
base c’è l’hoc volo, sic iubeo, fit pro ratione voluntas. Il massimo della
contraddizione sta nella previsione dei c.d. “codici etici”: non c’è biso-
gno di filosofeggiare per comprendere la distanza che c’è tra legge ed
etica, essendo il primo precetto eterodeterminato, la seconda pulsione
interna, intellettuale, spontanea. Qui la legge impone che si scriva un
testo il quale “determina – niente poco di meno – i valori fondamentali
della comunità universitaria”. Non si tratta solo di etichette mal con-
fezionate: in fondo basterebbe prevedere un regolamento che stabili-
sca obblighi e responsabilità, casi di conflitto di interesse, sanzioni. La
nuova previsione si innesta su un articolato tessuto disciplinare che ri-
guarda tutti i pubblici dipendenti e che era sufficiente tirare fuori dai
cassetti e chiedere di rispettare. Ma la vocazione alle grida manzoniane
non viene mai meno

g) I passi in avanti

Se i punti che si sono evidenziati in precedenza sono frutto della


concezione costruttivista del legislatore italiano e, nella migliore delle
ipotesi, faranno perdere migliaia di ore di lavoro per disfare, rifare e dare
l’impressione che sulla carta l’università corrisponde ai desiderata parla-
mentari, vi sono, nel testo, approvato, alcuni passi in avanti.
• Il più importante è la previsione della “revisione della disciplina
concernente la contabilità, al fine di garantirne coerenza con la pro-
grammazione triennale di ateneo, maggiore trasparenza ed omoge-
neità, e di consentire l’individuazione della esatta condizione patri-
moniale dell’ateneo e dell’andamento complessivo della gestione”;
questo attraverso la “introduzione di un sistema di contabilità eco-
nomico-patrimoniale e analitica, del bilancio unico e del bilancio
La “Riforma Gelmini” 85

consolidato di ateneo sulla base di princìpi contabili e schemi di


bilancio stabiliti e aggiornati dal Ministero”. Occorre però avvertire
che si tratta solo di un piccolo segnale; se lo schema di bilancio non
terrà conto della natura di impresa di servizi dell’università e rical-
cherà quello di un ufficio del catasto edilizio, di strada se ne farà
davvero poca. E poi, il bilancio è solo un termometro per verificare
lo stato di salute di un ateneo ed assumere le decisioni più appro-
priate, non certo la medicina che lo immunizza dal pericolo di una
gestione inefficiente o, peggio, dissipatrice.
• La previsione di svolgimento di prove nazionali per la valutazione
degli iscritti al primo anno e a quelli successivi sia ai fini dell’eroga-
zione di borse, sia per la ripartizione dei fondi ministeriali. Si tratta
di una misura che, sia pure non generalizzata, riprende quanto già
effettuato nelle scuole medie con la c.d. prova INVALSI, la quale ser-
ve a verificare il livello di preparazione degli studenti in tutta Italia
e a confrontarlo con quello degli altri paesi della Comunità europea.
• La proposta di “fornire buoni studio, che prevedano una quota, deter-
minata in relazione ai risultati accademici conseguiti, da restituire a
partire dal termine degli studi” con esclusione dalla restituzione per
coloro che conseguono la laurea con il massimo dei voti e in corso,
costituisce una tipica misura di incentivo alla puntuale conclusione
degli studi. Tuttavia essa si ridurrà a ben poca cosa, soprattutto in
tempi di finanza pubblica allo stremo, se le rette universitarie rimar-
ranno al livello attuale. Cosa mai si potrà restituire (o vedersi abbuo-
nato) su un importo di circa 5/6mila euro versati nel quinquennio
di studi?
• La promozione della indispensabile internazionalizzazione degli
studi attraverso la mobilità di docenti e studenti; borse di studio a
questi ultimi per le esperienze di formazione all’estero; attivazione
di insegnamenti e corsi di studio, nonchè di selezione svolti in lin-
gua straniera.
• Forte effetto di responsabilizzazione e di deterrenza – ma tutto di-
pende dai tempi entro i quali si riuscirà ad introdurre una nuova di-
sciplina di bilancio – dovrebbe avere la “previsione della declaratoria
86 Capitolo ottavo

di dissesto finanziario nell’ipotesi in cui l’università non possa garan-


tire l’assolvimento delle proprie funzioni indispensabili ovvero non
possa fare fronte ai debiti liquidi ed esigibili nei confronti dei terzi”.
Già ora numerosi atenei si trovano in queste condizioni per aver se-
guito la politica della cicala. I tempi concessi per il rientro appaiono
tuttavia troppo lunghi (un quinquennio) e la minaccia del commis-
sariamento di difficile attuazione.
• La previsione della riduzione dei settori scientifico-disciplinare che
nel corso degli anni, secondo la logica degli orticelli recintati erano
cresciuti fino all’astronomico numero di quasi 300. Una situazione
che non ha eguali in nessun paese del mondo. Il consiglio universi-
tario nazionale ha già provveduto, nel novembre 2009, a proporre
una significativa sforbiciata, ma pure così i settori rimangono più di
150. Per comprendere l’ipertrofia basta un esempio: i settori giuridici
attualmente sono 21, dovrebbero essere ridotti ad una dozzina; nei
principali paesi europei, se esistono, sono al massimo due o tre.

h) Valutazione e concorsi: “Plus ça change, plus c’est la même chose”

Da quindici anni si parla e si legifera in materia di valutazione della


didattica e della ricerca. Nonostante le numerose commissioni, costi-
tuite da persone di grandi capacità ed equilibrio, i risultati concreti
non si vedono. La legge dedica molto spazio alle competenze dell’AN-
VUR (Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e del-
la ricerca) la quale dovrebbe “verifica(re) e valuta(re) i risultati secon-
do criteri di qualità, trasparenza e promozione del merito, anche sulla
base delle migliori esperienze diffuse a livello internazionale, garanten-
do una distribuzione delle risorse pubbliche coerente con gli obiettivi,
gli indirizzi e le attività svolte da ciascun ateneo, nel rispetto del prin-
cipio della coesione nazionale, nonché con la valutazione dei risultati
conseguiti”. Si tratta di formule già sentite tante volte. Conferma che
le parole del legislatore non spostano di una enne la realtà, la quale
cambia solo se tante formichine decidono di muoversi in una certa
direzione.
La “Riforma Gelmini” 87

Per il reclutamento dei professori viene ripresa la previsione – risa-


lente ad un decennio fa – della lista di abilitazione nazionale. Anche qui
alle parole della legge non era seguito nulla. L’unico elemento di relativa
positività è la soppressione dell’irresponsabile meccanismo del sorteg-
gio puro – irresponsabile perché soggetti scelti a caso e privi di qualsiasi
forma di legittimazione assumono la veste di arbitri occasionali delle
sorti altrui senza portarne alcuna conseguenza – ad uno più temperato
di sorteggio fra presunti ottimati. Ma chi è passato personalmente, come
candidato e come commissario, attraverso una mezza dozzina di sistemi
diversi ha qualche motivo di rimanere scettico sulla resa di un sistema
fondato sull’idea che con le regolette si producono risultati efficienti.
Conclusioni

Chi ha avuto la pazienza di arrivare alla fine di questo lavoro e ha qual-


che dimestichezza con le cose universitarie si porrà la domanda sul senso
di quanto ha letto: in fondo si suggerisce di badare di più alla selezione e
alla cura degli studenti, di organizzare servizi efficienti, di non disdegnare
la ricerca su commissione, e di motivare i professori capaci che già ci sono.
Indicazioni banali, che tutti già sanno e in larga misura mettono in pratica.
Ma – se questa è l’impressione conclusiva – era proprio quella che si
voleva provocare: che per migliorare l’università italiana non occorro-
no miracoli ma ricette semplici, basate su quello che già c’è. Come per
Monsieur Jourdain che faceva della prosa tutti i giorni senza saperlo, in
Italia tutti i giorni si fa della buona università anche se non se ne è con-
sapevoli, e, soprattutto, non ne sono consapevoli all’esterno.
La valutazione critica della legge approvata del parlamento non vuo-
le sminuire il valore dell’impegno di chi, al ministero o in parlamento, vi
ha lavorato, quanto mettere in guardia da attese messianiche.
L’università migliorerà non perché così vuole la legge, ma perché
coloro che ad essa tengono – in primo luogo coloro che vi lavorano –
pensano che si possa fornire un servizio di qualità, pur in condizioni (di
strutture, di personale, di risorse) ben lungi dall’ottimale.
Se questo atteggiamento scettico può sembrare strano provenendo da un
giurista – come chi scrive – in realtà è proprio l’osservazione della distanza fra
diritto scritto e diritto vivente, fra enunciazioni verbali e prassi normative, fra
intenzione e risultati, e la ricorrente eterogenesi dei fini, che porta ad attribu-
ire un peso rilevante ma tutt’altro che determinante alla legge.
L’insistenza sull’esempio – che è sotto gli occhi di chiunque voglia
guardare senza pregiudizi all’università italiana – di tante realtà esisten-
ti non è dovuto ad uno spirito evangelico o ad un revival deamicisia-
no. Fra gli atenei italiani – o almeno la loro maggior parte – esiste una
Conclusioni 89

concorrenza attenuata ma virtuosa che porta ad un progressivo innalza-


mento degli standards. Certo non è una concorrenza come la si vorreb-
be, basata sul conquistarsi studenti, docenti e risorse in base alla qualità
(e, perché no?, costo) dei servizi offerti. Ma chi ha frequentato l’univer-
sità 30/40 anni fa in mezzo a violenze di minoranze squadristiche, a una
diffusa indifferenza dei docenti, alla mancanza della cultura del servizio
pubblico nelle strutture amministrative, è in grado di vedere come le
istituzioni universitarie – al pari di tanti altri settori della società italia-
na – sono migliorate.
L’esigenza appare dunque quella di stimolare i germogli di concor-
renza esistenti, e ciò lo si può fare, molto meglio che con provvedimenti
generali all’apparenza assai incisivi, con micro-interventi di natura re-
golamentare, volti, in primo luogo, a rimuovere ostacoli e colli di botti-
glia di prevalente natura amministrativa.
Uno dei tipici elementi della concorrenza – ormai superata la fase
della scarsità di offerta attraverso una settantina di atenei variamente
distribuiti sul territorio – è quello della diversificazione e specializza-
zione della offerta formativa, concentrando l’impegno non su tutti i
possibili corsi di laurea ma su alcuni, individuati anche attraverso un
coordinamento inter-regionale.
E sempre nell’ottica di graduali miglioramenti occorre ridurre la
vincolatività del numero di crediti formativi attribuiti a questa o quel-
la disciplina. Dietro l’argomento della completezza dei curricula si cela
spesso una logica di occupazione di orticelli del sapere (“la storia dei
marziani è mia, e nessun’altro può insegnarla”) che si pone in netto con-
trasto con la naturale interdisciplinarietà della conoscenza e crea delle
rendite di posizione difficilmente riducibili.
Insomma, se si guarda all’insieme dei servizi universitari secondo i
criteri – si perdoni l’uso degli orrendi ma espressivi termini da marke-
ting – del consumer oriented e dell’user friendly, è possibile individuare
in ciascuna piccola rotella che compone il grande orologio dell’univer-
sità procedimenti che possono essere migliorati, semplificati, ampliati.
Le periodiche conferenze di ateneo sulla didattica, la ricerca, l’orien-
tamento, i servizi bibliotecari etc. possono essere una utile occasione
90 Conclusioni

per confrontare esperienze, valutare bilanci, proporre linee-guida, in-


dicare obiettivi dal cui raggiungimento dipende l’attribuzione di quote
crescenti delle risorse di ateneo.
Il senso di queste, solo parzialissime, indicazioni è che l’autonomia
universitaria – per quanto octroyée da un governo centrale che mescola
buone dosi di dirigismo, avarizia e abulia – va intesa in senso effettivo in
primo luogo dalle università, senza accampare scuse sui lacci che sareb-
bero imposti dal centro.
E autonomia, presa nel senso letterale del termine, vuol dire darsi
regole da sé, scegliere le forme organizzative più appropriate, verificare
che esse vengano rispettate. Ed in questi anni molto si poteva fare ed in
effetti è stato fatto, sia pure a macchia di leopardo. Le periodiche lamen-
tazioni – che sono diventate una delle specializzazioni della conferenza
dei rettori – andrebbero dunque rivolte, più che contro il ministero ed
il governo di turno, nei confronti di sè stessi, chiedendo “rector, cura te
ipsum”, interrogandosi su che cosa è stato fatto, e, soprattutto, cosa non
è stato fatto pur in presenza di un quadro generale che offriva, ed offre,
ampi spazi di manovra.
L’ampio dibattito che la “riforma Gelmini” ha provocato – al di là dei
variegati giudizi che se ne possono dare – dovrebbe suggerire un fattivo
ed innovativo ruolo delle università nel loro insieme e delle singole loro
strutture, senza il quale si perpetuerà il convincimento, a livello centra-
le, di avere a che fare con strutture periferiche le quali hanno bisogno di
molto bastone e qualche carota. Il che è comprensibile, a livello politico:
il successo di un ministro dell’università dipende dai successi degli ate-
nei, come singoli e come sistema. E se i risultati sono considerati mo-
desti o, peggio, tutto è paralizzato, come è avvenuto qualche anno fa in
Francia (a dimostrazione che l’imbecillità non è un monopolio italiano),
ciò si riverbera in danno del vertice del dicastero. Vi sono dunque delle
fruttuose convergenze di interessi le quali, come in tutti i rapporti fra
soggetti diversi, generano una dialettica da indirizzare nella direzione
auspicata da entrambe le parti.
Postilla

È naturale che uno scritto su un tema di attualità rifletta non solo i


personali – e sempre opinabili – convincimenti individuali, ma anche le
concrete esperienze fatte.
Per quanto soggettive siano le idee espresse nelle pagine precedenti
vi è tuttavia un dato oggettivo: l’università che chi scrive ha conosciuto
in vent’anni di vita accademica è ben diversa da quella che normalmente
viene descritta. Studenti motivati e con obiettivi chiari, in larga parte
raggiunti; giovani studiosi che hanno preferito la difficile strada della
ricerca a ben più redditizie carriere professionali; colleghi straordina-
riamente dedicati e competenti, pur nella loro insopprimibile diversità
anche caratteriale; personale amministrativo competente e comunque
volonteroso.
E poiché è improbabile che si sia trattato di un complesso di circo-
stanze fortuite e non ripetibili, o di una sindrome panglossiana, viene da
pensare che la realtà percepita abbia un suo fondamento di verità.
Di certo, però, è un fortunato – almeno per chi scrive – caso ritrovarsi
nello stesso ateneo in cui insegna, con ben maggiore prestigio, Raffaele
Simone, il cui libretto su “L’università dei tre tradimenti” (Laterza, 1993)
ha costituito una lettura formativa e ha radicato il convincimento – forse
non atteso dalla pessimistica visione di quell’Autore – che si potesse (e
si dovesse!) non tradire le tante aspettative che la società nelle varie sue
componenti ripone nell’università.
Sono grato agli amici Paolo Benvenuti, Emanuele Conte, Giulio
Napolitano e Giorgio Resta che, nelle varie fasi della stesura e pur non
necessariamente condividendo l’intero lavoro, mi hanno offerto spunti
critici che ho cercato di recepire.
Appendice
Legge 30 dicembre 2010, n. 240
Norme in materia di organizzazione delle università, di personale
accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare
la qualità e l’efficienza del sistema universitario. (in GU n. 10 del 14-1-
2011  - Suppl. Ordinario n.11)*

*
Avvertenza:
- Il testo delle note pubblicate in fondo al testo della legge è stato redatto dall'am-
ministrazione competente per materia, ai sensi dell'art. 10, commi 2 e 3, del testo uni-
co delle disposizioni sulla promulgazione delle leggi, sull'emanazione dei decreti del
Presidente della Repubblica e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana,
approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n.1092, al solo fine di facilitare la lettura delle
disposizioni di legge modificate o alle quali è operato il rinvio. Restano invariati il valore
e l'efficacia degli atti legislativi qui trascritti.
94 Appendice

TITOLO I non regolamentare, definisce i criteri


ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA per l’ammissione alla sperimentazio-
UNIVERSITARIO ne e le modalità di verifica periodica
dei risultati conseguiti.
Art. 1. 3. Il Ministero, nel rispetto delle
(Principi ispiratori della riforma) competenze delle regioni, provvede a
valorizzare il merito, a rimuovere gli
1. Le università sono sede primaria ostacoli all’istruzione universitaria e a
di libera ricerca e di libera formazione garantire l’effettiva realizzazione del
nell’ambito dei rispettivi ordinamen- diritto allo studio. A tal fine, pone in
ti e sono luogo di apprendimento ed essere specifici interventi per gli stu-
elaborazione critica delle conoscenze; denti capaci e meritevoli, anche se
operano, combinando in modo orga- privi di mezzi, che intendano iscri-
nico ricerca e didattica, per il progres- versi al sistema universitario della
so culturale, civile ed economico della Repubblica per portare a termine il
Repubblica. loro percorso formativo.
2. In attuazione delle disposizioni 4. Il Ministero, nel rispetto della
di cui all’articolo 33 e al titolo V della libertà di insegnamento e dell’auto-
parte II della Costituzione, ciascuna nomia delle università, indica obietti-
università opera ispirandosi a principi vi e indirizzi strategici per il sistema e
di autonomia e di responsabilità. Sulla le sue componenti e, tramite l’Agenzia
base di accordi di programma con il nazionale di valutazione del sistema
Ministero dell’istruzione, dell’univer- universitario e della ricerca (ANVUR)
sità e della ricerca, di seguito deno- per quanto di sua competenza, ne
minato «Ministero», le università che verifica e valuta i risultati secondo
hanno conseguito la stabilità e soste- criteri di qualità, trasparenza e pro-
nibilità del bilancio, nonché risultati mozione del merito, anche sulla base
di elevato livello nel campo della di- delle migliori esperienze diffuse a li-
dattica e della ricerca, possono speri- vello internazionale, garantendo una
mentare propri modelli funzionali e distribuzione delle risorse pubbliche
organizzativi, ivi comprese modalità coerente con gli obiettivi, gli indirizzi
di composizione e costituzione degli e le attività svolte da ciascun ateneo,
organi di governo e forme sostenibi- nel rispetto del principio della coesio-
li di organizzazione della didattica e ne nazionale, nonché con la valuta-
della ricerca su base policentrica, di- zione dei risultati conseguiti.
verse da quelle indicate nell’articolo 2. 5. La distribuzione delle risorse
Il Ministero, con decreto di natura pubbliche deve essere garantita in
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 95

maniera coerente con gli obiettivi e gli 3) consiglio di amministrazione;


indirizzi strategici per il sistema e le 4) collegio dei revisori dei conti;
sue componenti, definiti ai sensi del 5) nucleo di valutazione;
comma 4. 6) direttore generale;
6. Sono possibili accordi di pro- b) attribuzione al rettore della
gramma tra le singole università o ag- rappresentanza legale dell’univer-
gregazioni delle stesse e il Ministero sità e delle funzioni di indirizzo, di
al fine di favorire la competitività del- iniziativa e di coordinamento delle
le università, migliorandone la qualità attività scientifiche e didattiche; del-
dei risultati, tenuto conto degli indi- la responsabilità del perseguimento
catori di contesto relativi alle condi- delle finalità dell’università secon-
zioni di sviluppo regionale. do criteri di qualità e nel rispetto dei
principi di efficacia, efficienza, tra-
Art. 2. sparenza e promozione del merito;
(Organi e articolazione interna delle della funzione di proposta del docu-
università) mento di programmazione triennale
di ateneo, di cui all’articolo 1-ter del
1. Le università statali, nel quadro decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7,
del complessivo processo di riordi- convertito, con modificazioni, dalla
no della pubblica amministrazione, legge 31 marzo 2005, n. 43, anche te-
provvedono, entro sei mesi dalla data nuto conto delle proposte e dei pareri
di entrata in vigore della presente del senato accademico, nonché della
legge, a modificare i propri statuti in funzione di proposta del bilancio di
materia di organizzazione e di orga- previsione annuale e triennale e del
ni di governo dell’ateneo, nel rispetto conto consuntivo; della funzione di
dei principi di autonomia di cui all’ar- proposta del direttore generale ai sen-
ticolo 33 della Costituzione, ai sensi si della lettera n) del presente comma,
dell’articolo 6 della legge 9 maggio nonché di iniziativa dei procedimenti
1989, n. 168, secondo principi di sem- disciplinari, secondo le modalità pre-
plificazione, efficienza, efficacia, tra- viste dall’articolo 10; di ogni altra fun-
sparenza dell’attività amministrativa zione non espressamente attribuita
e accessibilità delle informazioni re- ad altri organi dallo statuto;
lative all’ateneo, con l’osservanza dei c) determinazione delle modalità
seguenti principi e criteri direttivi: di elezione del rettore tra i professori
a) previsione dei seguenti organi: ordinari in servizio presso le univer-
1) rettore; sità italiane. Qualora risulti eletto
2) senato accademico; un professore appartenente ad altro
96 Appendice

ateneo, l’elezione si configura anche a svolgere funzioni di coordinamento


come chiamata e concomitante tra- e di raccordo con i dipartimenti e con
sferimento nell’organico dei profes- le strutture di cui al comma 2, lettera
sori della nuova sede, comportando c); a proporre al corpo elettorale con
altresì lo spostamento della quota maggioranza di almeno due terzi dei
di finanziamento ordinario relativa suoi componenti una mozione di sfi-
alla somma degli oneri stipendiali in ducia al rettore non prima che siano
godimento presso la sede di prove- trascorsi due anni dall’inizio del suo
nienza del professore stesso. Il posto mandato; ad esprimere parere obbli-
che si rende in tal modo vacante può gatorio sul bilancio di previsione an-
essere coperto solo in attuazione del- nuale e triennale e sul conto consunti-
le disposizioni vigenti in materia di vo dell’università;
assunzioni; f) costituzione del senato accade-
d) durata della carica di rettore mico su base elettiva, in un numero di
per un unico mandato di sei anni, non membri proporzionato alle dimensio-
rinnovabile; ni dell’ateneo e non superiore a tren-
e) attribuzione al senato accade- tacinque unità, compresi il rettore e
mico della competenza a formulare una rappresentanza elettiva degli stu-
proposte e pareri obbligatori in mate- denti; composizione per almeno due
ria di didattica, di ricerca e di servizi terzi con docenti di ruolo, almeno
agli studenti, anche con riferimento al un terzo dei quali direttori di dipar-
documento di programmazione trien- timento, eletti in modo da rispettare
nale di ateneo, di cui all’articolo 1-ter le diverse aree scientifico-disciplinari
del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. dell’ateneo;
7, convertito, con modificazioni, dalla g) durata in carica del senato ac-
legge 31 marzo 2005, n. 43, nonché di cademico per un massimo di quattro
attivazione, modifica o soppressione anni e rinnovabilità del mandato per
di corsi, sedi, dipartimenti, strutture una sola volta;
di cui al comma 2, lettera c); ad ap- h) attribuzione al consiglio di
provare il regolamento di ateneo; ad amministrazione delle funzioni di
approvare, previo parere favorevole indirizzo strategico, di approvazio-
del consiglio di amministrazione, i ne della programmazione finanziaria
regolamenti, compresi quelli di com- annuale e triennale e del personale,
petenza dei dipartimenti e delle strut- nonché di vigilanza sulla sostenibilità
ture di cui al comma 2, lettera c), in finanziaria delle attività; della com-
materia di didattica e di ricerca, non- petenza a deliberare, previo parere
ché il codice etico di cui al comma 4; del senato accademico, l’attivazione
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 97

o soppressione di corsi e sedi; della competenza in campo gestionale ov-


competenza ad adottare il regola- vero di un’esperienza professionale
mento di amministrazione e contabi- di alto livello con una necessaria at-
lità, nonché, su proposta del rettore e tenzione alla qualificazione scienti-
previo parere del senato accademico fica culturale; non appartenenza ai
per gli aspetti di sua competenza, ad ruoli dell’ateneo, a decorrere dai tre
approvare il bilancio di previsione an- anni precedenti alla designazione e
nuale e triennale, il conto consuntivo per tutta la durata dell’incarico, di un
e il documento di programmazione numero di consiglieri non inferiore a
triennale di cui alla lettera b) del pre- tre nel caso in cui il consiglio di am-
sente comma; del dovere di trasmette- ministrazione sia composto da undici
re al Ministero e al Ministero dell’eco- membri e non inferiore a due nel caso
nomia e delle finanze sia il bilancio di in cui il consiglio di amministrazione
previsione annuale e triennale sia il sia composto da un numero di mem-
conto consuntivo; della competenza bri inferiore a undici; previsione che
a conferire l’incarico di direttore ge- fra i membri non appartenenti al ruo-
nerale di cui alla lettera a), numero lo dell’ateneo non siano computati i
6), del presente comma; della com- rappresentanti degli studenti iscritti
petenza disciplinare relativamente ai all’ateneo medesimo; previsione che
professori e ricercatori universitari, ai il presidente del consiglio di ammi-
sensi dell’articolo 10; della competen- nistrazione sia il rettore o uno dei
za ad approvare la proposta di chia- predetti consiglieri esterni ai ruoli
mata da parte del dipartimento, ai dell’ateneo, eletto dal consiglio stes-
sensi dell’articolo 18, comma 1, lettera so; possibilità di prevedere il rinnovo
e), e dell’articolo 24, comma 2, lettera non contestuale dei diversi membri
d); del consiglio di amministrazione al
i) composizione del consiglio di fine di garantire un rinnovo graduale
amministrazione nel numero mas- dell’intero consiglio;
simo di undici componenti, inclusi l) previsione, nella nomina dei
il rettore, componente di diritto, ed componenti il consiglio di ammini-
una rappresentanza elettiva degli strazione, del rispetto, da parte di
studenti; designazione o scelta degli ciascuna componente, del principio
altri componenti, secondo modalità costituzionale delle pari opportunità
previste dallo statuto, tra candidatu- tra uomini e donne nell’accesso agli
re individuate, anche mediante avvi- uffici pubblici;
si pubblici, tra personalità italiane o m) durata in carica del consiglio
straniere in possesso di comprovata di amministrazione per un massimo
98 Appendice

di quattro anni; durata quadriennale tecnico-amministrativo dell’ateneo,


del mandato fatta eccezione per quel- nonché dei compiti, in quanto com-
lo dei rappresentanti degli studenti, patibili, di cui all’articolo 16 del de-
di durata biennale; rinnovabilità del creto legislativo 30 marzo 2001, n. 165;
mandato per una sola volta; partecipazione del direttore generale,
n) sostituzione della figura del senza diritto di voto, alle sedute del
direttore amministrativo con la figura consiglio di amministrazione;
del direttore generale, da scegliere tra p) composizione del collegio dei
personalità di elevata qualificazione revisori dei conti in numero di tre
professionale e comprovata esperien- componenti effettivi e due supplen-
za pluriennale con funzioni dirigen- ti, di cui un membro effettivo, con
ziali; conferimento da parte del consi- funzioni di presidente, scelto tra i
glio di amministrazione, su proposta magistrati amministrativi e conta-
del rettore, sentito il parere del senato bili e gli avvocati dello Stato; uno
accademico, dell’incarico di diretto- effettivo e uno supplente, designati
re generale, regolato con contratto di dal Ministero dell’economia e delle
lavoro a tempo determinato di diritto finanze; uno effettivo e uno supplen-
privato di durata non superiore a quat- te scelti dal Ministero tra dirigenti e
tro anni rinnovabile; determinazione funzionari del Ministero stesso; no-
del trattamento economico spettante mina dei componenti con decreto
al direttore generale in conformità a rettorale; durata del mandato per un
criteri e parametri fissati con decreto massimo di quattro anni; rinnovabi-
del Ministro dell’istruzione, dell’uni- lità dell’incarico per una sola volta e
versità e della ricerca, di seguito de- divieto di conferimento dello stesso
nominato «Ministro», di concerto a personale dipendente della mede-
con il Ministro dell’economia e delle sima università; iscrizione di almeno
finanze; previsione del collocamento due componenti al Registro dei revi-
in aspettativa senza assegni per tutta sori contabili;
la durata del contratto in caso di con- q) composizione del nucleo di
ferimento dell’incarico a dipendente valutazione, ai sensi della legge 19
pubblico; ottobre 1999, n. 370, con soggetti di
o) attribuzione al direttore ge- elevata qualificazione professionale
nerale, sulla base degli indirizzi in prevalenza esterni all’ateneo, il cui
forniti dal consiglio di amministra- curriculum è reso pubblico nel sito in-
zione, della complessiva gestione ternet dell’università; il coordinatore
e organizzazione dei servizi, delle può essere individuato tra i professori
risorse strumentali e del personale di ruolo dell’ateneo;
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 99

r) attribuzione al nucleo di valu- parte del consiglio di amministrazio-


tazione della funzione di verifica della ne delle scuole di specializzazione; di
qualità e dell’efficacia dell’offerta di- rivestire alcun incarico di natura po-
dattica, anche sulla base degli indi- litica per la durata del mandato e di
catori individuati dalle commissioni ricoprire la carica di rettore o far parte
paritetiche docenti-studenti, di cui del consiglio di amministrazione, del
al comma 2, lettera g), del presen- senato accademico, del nucleo di va-
te articolo, nonché della funzione di lutazione o del collegio dei revisori
verifica dell’attività di ricerca svolta dei conti di altre università italiane
dai dipartimenti e della congruità del statali, non statali o telematiche; di
curriculum scientifico o professionale svolgere funzioni inerenti alla pro-
dei titolari dei contratti di insegna- grammazione, al finanziamento e alla
mento di cui all’articolo 23, comma 1, valutazione delle attività universita-
e attribuzione, in raccordo con l’atti- rie nel Ministero e nell’ANVUR; de-
vità dell’ANVUR, delle funzioni di cui cadenza per i componenti del senato
all’articolo 14 del decreto legislativo 27 accademico e del consiglio di ammi-
ottobre 2009, n. 150, relative alle pro- nistrazione che non partecipino con
cedure di valutazione delle strutture e continuità alle sedute dell’organo di
del personale, al fine di promuovere appartenenza.
nelle università, in piena autonomia 2. Per le medesime finalità ed en-
e con modalità organizzative proprie, tro lo stesso termine di cui al comma
il merito e il miglioramento della per- 1, le università statali modificano, al-
formance organizzativa e individuale; tresì, i propri statuti in tema di artico-
s) divieto per i componenti del lazione interna, con l’osservanza dei
senato accademico e del consiglio di seguenti vincoli e criteri direttivi:
amministrazione di ricoprire altre a) semplificazione dell’articola-
cariche accademiche, fatta eccezione zione interna, con contestuale attri-
per il rettore limitatamente al senato buzione al dipartimento delle funzio-
accademico e al consiglio di ammini- ni finalizzate allo svolgimento della
strazione e, per i direttori di diparti- ricerca scientifica, delle attività didat-
mento, limitatamente allo stesso se- tiche e formative, nonché delle attivi-
nato, qualora risultino eletti a farne tà rivolte all’esterno ad esse correlate
parte; di essere componente di altri o accessorie;
organi dell’università salvo che del b) riorganizzazione dei diparti-
consiglio di dipartimento; di ricoprire menti assicurando che a ciascuno di
il ruolo di direttore o presidente del- essi afferisca un numero di profes-
le scuole di specializzazione o di fare sori, ricercatori di ruolo e ricercatori
100 Appendice

a tempo determinato non inferiore a professori, di ricercatori di ruolo e


trentacinque, ovvero quaranta nelle ricercatori a tempo determinato in-
università con un numero di profes- feriore a cinquecento unità, di darsi
sori, ricercatori di ruolo e a tempo un’articolazione organizzativa interna
determinato superiore a mille unità, semplificata alla quale vengono attri-
afferenti a settori scientifico-discipli- buite unitariamente le funzioni di cui
nari omogenei; alle lettere a) e c);
c) previsione della facoltà di isti- f) istituzione di un organo delibe-
tuire tra più dipartimenti, raggrup- rante delle strutture di cui alla lettera
pati in relazione a criteri di affinità c), ove esistenti, composto dai direttori
disciplinare, strutture di raccordo, dei dipartimenti in esse raggruppati,
comunque denominate, con funzioni da una rappresentanza elettiva de-
di coordinamento e razionalizzazione gli studenti, nonché, in misura com-
delle attività didattiche, compresa la plessivamente non superiore al 10 per
proposta di attivazione o soppressio- cento dei componenti dei consigli dei
ne di corsi di studio, e di gestione dei dipartimenti stessi, da docenti scelti,
servizi comuni; previsione che, ove con modalità definite dagli statuti, tra
alle funzioni didattiche e di ricerca i componenti delle giunte dei diparti-
si affianchino funzioni assistenziali menti, ovvero tra i coordinatori di cor-
nell’ambito delle disposizioni stata- si di studio o di dottorato ovvero tra i
li in materia, le strutture assumano i responsabili delle attività assistenziali
compiti conseguenti secondo le mo- di competenza della struttura, ove
dalità e nei limiti concertati con la re- previste; attribuzione delle funzioni
gione di ubicazione, garantendo l’in- di presidente dell’organo ad un profes-
scindibilità delle funzioni assistenzia- sore ordinario afferente alla struttura
li dei docenti di materie cliniche da eletto dall’organo stesso ovvero nomi-
quelle di insegnamento e di ricerca; nato secondo modalità determinate
d) previsione della proporzionali- dallo statuto; durata triennale della ca-
tà del numero complessivo delle strut- rica e rinnovabilità della stessa per una
ture di cui alla lettera c) alle dimen- sola volta. La partecipazione all’organo
sioni dell’ateneo, anche in relazione di cui alla presente lettera non dà luogo
alla tipologia scientifico-disciplinare alla corresponsione di compensi, emo-
dell’ateneo stesso, fermo restando che lumenti, indennità o rimborsi spese;
il numero delle stesse non può co- g) istituzione in ciascun dipar-
munque essere superiore a dodici; timento, ovvero in ciascuna delle
e) previsione della possibilità, strutture di cui alle lettere c) ovvero
per le università con un organico di e), senza maggiori oneri a carico della
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 101

finanza pubblica, di una commissione l) rafforzamento dell’internazio-


paritetica docenti-studenti, compe- nalizzazione anche attraverso una
tente a svolgere attività di monitorag- maggiore mobilità dei docenti e de-
gio dell’offerta formativa e della quali- gli studenti, programmi integrati di
tà della didattica nonché dell’attività studio, iniziative di cooperazione in-
di servizio agli studenti da parte dei teruniversitaria per attività di studio
professori e dei ricercatori; ad indivi- e di ricerca e l’attivazione, nell’ambi-
duare indicatori per la valutazione dei to delle risorse umane, finanziarie e
risultati delle stesse; a formulare pare- strumentali disponibili a legislazione
ri sull’attivazione e la soppressione di vigente, di insegnamenti, di corsi di
corsi di studio. La partecipazione alla studio e di forme di selezione svolti in
commissione paritetica di cui alla pre- lingua straniera;
sente lettera non dà luogo alla corre- m) introduzione di sanzioni da ir-
sponsione di compensi, emolumenti, rogare in caso di violazioni del codice
indennità o rimborsi spese; etico.
h) garanzia di una rappresentan- 3. Gli istituti di istruzione univer-
za elettiva degli studenti negli organi sitaria a ordinamento speciale adotta-
di cui al comma 1, lettere f), i) e q), no, senza nuovi o maggiori oneri per
nonché alle lettere f) e g) del presen- la finanza pubblica, proprie modalità
te comma, in conformità a quanto di organizzazione, nel rispetto dei
previsto dall’articolo 6, comma 1, del principi di semplificazione, efficien-
decreto-legge 21 aprile 1995, n. 120, za, efficacia, trasparenza dell’attività
convertito, con modificazioni, dal- amministrativa e accessibilità delle
la legge 21 giugno 1995, n. 236; attri- informazioni relative all’ateneo di cui
buzione dell’elettorato passivo agli al comma 1 del presente articolo, fatto
iscritti per la prima volta e non oltre salvo quanto disposto dall’articolo 6,
il primo anno fuori corso ai corsi di comma 9, della legge 9 maggio 1989,
laurea, laurea magistrale e dottorato n. 168.
di ricerca dell’università; durata bien- 4. Le università che ne fosse-
nale di ogni mandato e rinnovabilità ro prive adottano entro centottanta
per una sola volta; giorni dalla data di entrata in vigore
i) introduzione di misure a tute- della presente legge un codice etico
la della rappresentanza studentesca, della comunità universitaria formata
compresa la possibilità di accesso, nel dal personale docente e ricercato-
rispetto della vigente normativa, ai re, dal personale tecnico-ammini-
dati necessari per l’esplicazione dei strativo e dagli studenti dell’ateneo.
compiti ad essa attribuiti; Il codice etico determina i valori
102 Appendice

fondamentali della comunità univer- delibera del senato accademico, pre-


sitaria, promuove il riconoscimento e vio parere favorevole del consiglio di
il rispetto dei diritti individuali, non- amministrazione.
ché l’accettazione di doveri e respon- 6. In caso di mancato rispetto del
sabilità nei confronti dell’istituzione termine di cui al comma 1, il Ministero
di appartenenza, detta le regole di assegna all’università un termine di
condotta nell’ambito della comunità. tre mesi per adottare le modifiche
Le norme sono volte ad evitare ogni statutarie; decorso inutilmente tale
forma di discriminazione e di abuso, termine, il Ministro costituisce, senza
nonché a regolare i casi di conflitto di nuovi o maggiori oneri per la finanza
interessi o di proprietà intellettuale. pubblica, una commissione composta
Sulle violazioni del codice etico, qua- da tre membri, compreso il presiden-
lora non ricadano sotto la competen- te, in possesso di adeguata professio-
za del collegio di disciplina, decide, nalità, con il compito di predisporre le
su proposta del rettore, il senato necessarie modifiche statutarie.
accademico. 7. Lo statuto, adottato ai sensi dei
5. In prima applicazione, lo statu- commi 5 e 6 del presente articolo, è
to contenente le modifiche statutarie trasmesso al Ministero che esercita il
di cui ai commi 1 e 2 è predisposto da controllo previsto all’articolo 6 del-
apposito organo istituito con decreto la legge 9 maggio 1989, n. 168, entro
rettorale senza nuovi o maggiori one- centoventi giorni dalla ricezione dello
ri per la finanza pubblica e composto stesso.
da quindici componenti, tra i quali 8. In relazione a quanto previsto
il rettore con funzioni di presidente, dai commi 1 e 2, entro trenta giorni
due rappresentanti degli studenti, dalla data di pubblicazione dei nuovi
sei designati dal senato accademico e statuti nella Gazzetta Ufficiale, i com-
sei dal consiglio di amministrazione. petenti organi universitari avviano le
La partecipazione all’organo di cui procedure per la costituzione dei nuo-
al presente comma non dà luogo alla vi organi statutari.
corresponsione di compensi, emo- 9. Gli organi collegiali delle uni-
lumenti, indennità o rimborsi spese. versità decadono al momento della
Ad eccezione del rettore e dei rappre- costituzione di quelli previsti dal nuo-
sentanti degli studenti, i componenti vo statuto. Gli organi il cui mandato
non possono essere membri del sena- scade entro il termine di cui al comma
to accademico e del consiglio di am- 1 restano in carica fino alla costituzio-
ministrazione. Lo statuto contenente ne degli stessi ai sensi del nuovo sta-
le modifiche statutarie è adottato con tuto. Il mandato dei rettori in carica
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 103

al momento dell’adozione dello statu- 13. A decorrere dalla data di en-


to di cui ai commi 5 e 6 è prorogato trata in vigore delle modifiche statu-
fino al termine dell’anno accademico tarie, adottate dall’ateneo ai sensi del
successivo. Sono comunque fatte salve presente articolo, perdono efficacia
le scadenze dei mandati in corso pre- nei confronti dello stesso le seguenti
viste alla data dell’elezione dei rettori disposizioni:
eletti, o in carica, se successive al pre- a) l’articolo 16, comma 4, lettere
detto anno accademico. Il mandato b) ed f), della legge 9 maggio 1989, n.
dei rettori i quali, alla data di entrata 168;
in vigore della presente legge, sono b) l’articolo 17, comma 110, della
stati eletti ovvero stanno espletando legge 15 maggio 1997, n. 127.
il primo mandato è prorogato di due
anni e non è rinnovabile. Tale proroga Art. 3.
assorbe quella di cui al terzo periodo (Federazione e fusione
del presente comma. di atenei e razionalizzazione
10. Ai fini dell’applicazione delle dell’offerta formativa)
disposizioni sui limiti del mandato o
delle cariche di cui al comma 1, lettere 1. Al fine di migliorare la quali-
d), g) e m), sono considerati anche i tà, l’efficienza e l’efficacia dell’attività
periodi già espletati nell’ateneo alla didattica, di ricerca e gestionale, di
data di entrata in vigore dei nuovi razionalizzare la distribuzione del-
statuti. le sedi universitarie e di ottimizzare
11. L’elettorato passivo per le cari- l’utilizzazione delle strutture e delle
che accademiche è riservato ai docen- risorse, nell’ambito dei principi ispi-
ti che assicurano un numero di anni ratori della presente riforma di cui
di servizio almeno pari alla durata del all’articolo 1, due o più università pos-
mandato prima della data di colloca- sono federarsi, anche limitatamente
mento a riposo. ad alcuni settori di attività o strutture,
12. Il rispetto dei principi di sem- ovvero fondersi.
plificazione, razionale dimensiona- 2. La federazione può avere luo-
mento delle strutture, efficienza ed go, altresì, tra università ed enti o
efficacia di cui al presente articolo istituzioni operanti nei settori del-
rientra tra i criteri di valutazione del- la ricerca e dell’alta formazione, ivi
le università valevoli ai fini dell’allo- compresi gli istituti tecnici supe-
cazione delle risorse, secondo criteri riori di cui al capo II del decreto del
e parametri definiti con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
Ministro, su proposta dell’ANVUR. 25 gennaio 2008, pubblicato nella
104 Appendice

Gazzetta Ufficiale n. 86 dell’11 aprile tre mesi, previa valutazione dell’AN-


2008, nonché all’articolo 2, comma 4, VUR e dei rispettivi comitati regionali
del regolamento di cui al decreto del di coordinamento di cui all’articolo 3
Presidente della Repubblica 15 marzo del regolamento di cui al decreto del
2010, n. 87, e all’articolo 2, comma 4, Presidente della Repubblica 27 genna-
del regolamento di cui al decreto del io 1998, n. 25.
Presidente della Repubblica 15 marzo 5. In attuazione dei procedimen-
2010, n. 88, sulla base di progetti coe- ti di federazione o di fusione di cui al
renti ed omogenei con le caratteristi- presente articolo, il progetto di cui al
che e le specificità dei partecipanti. comma 3 dispone, altresì, in merito a
3. La federazione ovvero la fusione eventuali procedure di mobilità dei
ha luogo sulla base di un progetto con- professori e dei ricercatori, nonché del
tenente, in forma analitica, le motiva- personale tecnico-amministrativo. In
zioni, gli obiettivi, le compatibilità fi- particolare, per i professori e i ricerca-
nanziarie e logistiche, le proposte di ri- tori, l’eventuale trasferimento avviene
allocazione dell’organico e delle strut- previo espletamento di apposite proce-
ture in coerenza con gli obiettivi di cui dure di mobilità ad istanza degli inte-
al comma 1. Nel caso di federazione, il ressati. In caso di esito negativo delle
progetto deve prevedere le modalità di predette procedure, il Ministro può
governance della federazione, l’iter di provvedere, con proprio decreto, al tra-
approvazione di tali modalità, nonché sferimento del personale interessato
le regole per l’accesso alle strutture di disponendo, altresì, in ordine alla con-
governance, da riservare comunque a cessione agli interessati di incentivi fi-
componenti delle strutture di gover- nanziari a carico del fondo di finanzia-
nance delle istituzioni che si federano. mento ordinario, sentito il Ministero
I fondi risultanti dai risparmi prodotti dell’economia e delle finanze.
dalla realizzazione della federazione 6. Le disposizioni di cui al comma
o fusione degli atenei possono resta- 5 si applicano anche a seguito dei pro-
re nella disponibilità degli atenei che cessi di revisione e razionalizzazione
li hanno prodotti, purché indicati nel dell’offerta formativa e della conse-
progetto e approvati, ai sensi del com- guente disattivazione dei corsi di stu-
ma 4, dal Ministero. dio universitari, delle facoltà e delle
4. Il progetto di cui al comma 3, sedi universitarie decentrate, ai sensi
deliberato dai competenti organi di dell’articolo 1-ter del decreto-legge
ciascuna delle istituzioni interessate, 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con
è sottoposto per l’approvazione all’esa- modificazioni, dalla legge 31 marzo
me del Ministero, che si esprime entro 2005, n. 43.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 105

TITOLO II c) garantire finanziamenti ero-


NORME E DELEGA LEGISLATIVA gati per le finalità di cui al presente
IN MATERIA DI QUALITÀ ED comma.
EFFICIENZA DEL SISTEMA 2. Gli interventi previsti al com-
UNIVERSITARIO ma 1 sono cumulabili con le borse di
studio assegnate ai sensi dell’articolo
Art. 4. 8 della legge 2 dicembre 1991, n. 390.
(Fondo per il merito) 3. Il Ministro, di concerto con il
Ministro dell’economia e delle finan-
1. È istituito presso il Ministero ze, sentita la Conferenza permanente
un fondo speciale, di seguito deno- per i rapporti tra lo Stato, le regioni
minato «fondo», finalizzato a pro- e le province autonome di Trento e di
muovere l’eccellenza e il merito fra gli Bolzano, con propri decreti di natura
studenti dei corsi di laurea e laurea non regolamentare disciplina i criteri
magistrale individuati, per gli iscrit- e le modalità di attuazione del presen-
ti al primo anno per la prima volta, te articolo ed in particolare:
mediante prove nazionali standard a) i criteri di accesso alle prove
e, per gli iscritti agli anni successivi, nazionali standard e i criteri nazio-
mediante criteri nazionali standard di nali standard di valutazione di cui al
valutazione. Il fondo è destinato a: comma 1;
a) erogare premi di studio, estesi b) i criteri e le modalità di attribu-
anche alle esperienze di formazione zione dei premi e dei buoni, nonché le
da realizzare presso università e centri modalità di accesso ai finanziamenti
di ricerca di Paesi esteri; garantiti;
b) fornire buoni studio, che pre- c) i criteri e le modalità di resti-
vedano una quota, determinata in tuzione della quota di cui al comma 1,
relazione ai risultati accademici lettera b), prevedendo una graduazio-
conseguiti, da restituire a partire dal ne della stessa in base al reddito per-
termine degli studi, secondo tem- cepito nell’attività lavorativa;
pi parametrati al reddito percepito. d) le caratteristiche, l’ammon-
Nei limiti delle risorse disponibili sul tare dei premi e dei buoni e i criteri
fondo, sono esclusi dall’obbligo della e le modalità per la loro eventuale
restituzione gli studenti che hanno differenziazione;
conseguito il titolo di laurea ovvero di e) l’ammontare massimo garanti-
laurea specialistica o magistrale con il to per ciascuno studente per ciascun
massimo dei voti ed entro i termini di anno, anche in ragione delle diverse
durata normale del corso; tipologie di studenti;
106 Appendice

f) i requisiti di merito che gli stu- 4. L’ammissione, a seguito del


denti devono rispettare nel corso de- relativo bando di concorso, presso i
gli studi per mantenere il diritto a pre- collegi universitari legalmente rico-
mi, buoni e finanziamenti garantiti; nosciuti e presso i collegi di cui all’ar-
g) le modalità di utilizzo di premi, ticolo 1, comma 603, della legge 27
buoni e finanziamenti garantiti; dicembre 2006, n. 296, costituisce un
h) le caratteristiche dei finanzia- titolo valutabile per i candidati, ai fini
menti, prevedendo un contributo a della predisposizione delle graduato-
carico degli istituti concedenti pari rie per la concessione dei contributi di
all’1 per cento delle somme erogate e cui al comma 3.
allo 0,1 per cento delle rate rimborsate; 5. Il coordinamento operativo del-
i) i criteri e le modalità di utilizzo la somministrazione delle prove nazio-
del fondo e la ripartizione delle risor- nali, da effettuare secondo i migliori
se del fondo stesso tra le destinazioni standard tecnologici e di sicurezza, è
di cui al comma 1; svolto dal Ministero, secondo moda-
l) la predisposizione di idonee lità individuate con decreto di natura
iniziative di divulgazione e informa- non regolamentare del Ministro, di
zione, nonché di assistenza a studenti concerto con il Ministro dell’economia
e università in merito alle modalità di e delle finanze, che disciplina altresì il
accesso agli interventi di cui al pre- contributo massimo richiesto agli stu-
sente articolo; denti per la partecipazione alle prove,
m) le modalità di monitoraggio, con l’esenzione per gli studenti privi
con idonei strumenti informatici, di mezzi, nonché le modalità di predi-
della concessione dei premi, dei buo- sposizione e svolgimento delle stesse.
ni e dei finanziamenti, del rimborso 6. Gli oneri di gestione e le spe-
degli stessi, nonché dell’esposizione se di funzionamento degli interventi
del fondo; relativi al fondo sono a carico delle ri-
n) le modalità di selezione con sorse finanziarie del fondo stesso.
procedura competitiva dell’istituto o 7. Il Ministero dell’economia e
degli istituti finanziari fornitori delle delle finanze, con propri decreti, de-
provviste finanziarie; termina, secondo criteri di mercato,
o) la previsione, nell’ambito del- il corrispettivo per la garanzia dello
la programmazione degli accessi alle Stato, da imputare ai finanziamen-
borse di studio, di riservare la quota ti erogati. I corrispettivi asserviti
del 10 per cento agli studenti iscritti all’esercizio della garanzia dello Stato
nelle università della regione in cui ri- sono depositati su apposito conto
sultano residenti. aperto presso la Tesoreria statale.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 107

8. Il fondo, gestito dal Ministero imposte sui redditi di cui al decreto


di concerto con il Ministero dell’eco- del Presidente della Repubblica 22
nomia e delle finanze, è alimentato dicembre 1986, n. 917, dopo le parole:
con: «articolo 59, comma 3, della legge 23
a) versamenti effettuati a titolo dicembre 2000, n. 388,» sono inserite
spontaneo e solidale da privati, socie- le seguenti: «del Fondo per il merito
tà, enti e fondazioni, anche vincolati, degli studenti universitari».
nel rispetto delle finalità del fondo, a
specifici usi; Art. 5.
b) trasferimenti pubblici, previsti (Delega in materia di interventi
da specifiche disposizioni, limitata- per la qualità e l’efficienza del
mente agli interventi di cui al comma sistema universitario)
1, lettera a);
c) i corrispettivi di cui al comma 1. Il Governo è delegato ad adot-
7, da utilizzare in via esclusiva per le tare, entro il termine di dodici mesi
finalità di cui al comma 1, lettera c); dalla data di entrata in vigore della
d) i contributi di cui al comma 3, presente legge, uno o più decreti legi-
lettera h), e al comma 5, da utilizzare slativi finalizzati a riformare il sistema
per le finalità di cui al comma 6. universitario per il raggiungimento
9. Il Ministero, di concerto con dei seguenti obiettivi:
il Ministero dell’economia e delle fi- a) valorizzazione della qualità e
nanze, promuove, anche con apposite dell’efficienza delle università e con-
convenzioni, il concorso dei privati e seguente introduzione di meccani-
disciplina con proprio decreto di na- smi premiali nella distribuzione delle
tura non regolamentare le modalità risorse pubbliche sulla base di crite-
con cui i soggetti donatori possono ri definiti ex ante, anche mediante
partecipare allo sviluppo del fondo, previsione di un sistema di accredi-
anche costituendo, senza nuovi o tamento periodico delle università;
maggiori oneri per la finanza pubbli- valorizzazione dei collegi universitari
ca, un comitato consultivo formato da legalmente riconosciuti, ivi compre-
rappresentanti dei Ministeri, dei do- si i collegi storici, mediante la previ-
natori e degli studenti, questi ultimi sione di una apposita disciplina per
designati dal Consiglio nazionale de- il riconoscimento e l’accreditamento
gli studenti universitari (CNSU) tra i degli stessi anche ai fini della conces-
propri componenti. sione del finanziamento statale; valo-
10. All’articolo 10, comma 1, let- rizzazione della figura dei ricercatori;
tera l-quater), del testo unico delle realizzazione di opportunità uniformi,
108 Appendice

su tutto il territorio nazionale, di ac- dell’articolo 17, comma 2, della legge


cesso e scelta dei percorsi formativi; 31 dicembre 2009, n. 196.
b) revisione della disciplina con- 3. Nell’esercizio della delega di cui
cernente la contabilità, al fine di ga- al comma 1, lettera a), del presente ar-
rantirne coerenza con la programma- ticolo, il Governo si attiene ai principi
zione triennale di ateneo, maggiore di riordino di cui all’articolo 20 della
trasparenza ed omogeneità, e di con- legge 15 marzo 1997, n. 59, e ai seguen-
sentire l’individuazione della esatta ti principi e criteri direttivi:
condizione patrimoniale dell’ateneo a) introduzione di un sistema di
e dell’andamento complessivo della accreditamento delle sedi e dei corsi
gestione; previsione di meccanismi di di studio universitari di cui all’artico-
commissariamento in caso di dissesto lo 3 del regolamento di cui al decreto
finanziario degli atenei; del Ministro dell’istruzione, dell’uni-
c) introduzione, sentita l’ANVUR, versità e della ricerca 22 ottobre 2004,
di un sistema di valutazione ex post n. 270, fondato sull’utilizzazione di
delle politiche di reclutamento degli specifici indicatori definiti ex ante
atenei, sulla base di criteri definiti ex dall’ANVUR per la verifica del pos-
ante; sesso da parte degli atenei di idonei
d) revisione, in attuazione del ti- requisiti didattici, strutturali, orga-
tolo V della parte II della Costituzione, nizzativi, di qualificazione dei docen-
della normativa di principio in mate- ti e delle attività di ricerca, nonché di
ria di diritto allo studio, al fine di ri- sostenibilità economico-finanziaria;
muovere gli ostacoli di ordine econo- b) introduzione di un sistema di
mico e sociale che limitano l’accesso valutazione periodica basato su criteri
all’istruzione superiore, e contestuale e indicatori stabiliti ex ante, da parte
definizione dei livelli essenziali delle dell’ANVUR, dell’efficienza e dei risul-
prestazioni (LEP) erogate dalle uni- tati conseguiti nell’ambito della didat-
versità statali. tica e della ricerca dalle singole univer-
2. L’attuazione del comma 1, let- sità e dalle loro articolazioni interne;
tere a), b) e c), ad eccezione di quan- c) potenziamento del sistema di
to previsto al comma 3, lettera g), e al autovalutazione della qualità e dell’ef-
comma 4, lettera l), non deve deter- ficacia delle proprie attività da parte
minare nuovi o maggiori oneri per la delle università, anche avvalendosi
finanza pubblica. Gli eventuali mag- dei propri nuclei di valutazione e dei
giori oneri derivanti dall’attuazione contributi provenienti dalle commis-
del comma 1, lettera d), dovranno sioni paritetiche di cui all’articolo 2,
essere quantificati e coperti, ai sensi comma 2, lettera g);
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 109

d) definizione del sistema di valu- g) revisione del trattamento eco-


tazione e di assicurazione della quali- nomico dei ricercatori non conferma-
tà degli atenei in coerenza con quanto ti a tempo indeterminato, nel primo
concordato a livello europeo, in parti- anno di attività, nel rispetto del limite
colare secondo le linee guida adottate di spesa di cui all’articolo 29, comma
dai Ministri dell’istruzione superiore 22, primo periodo.
dei Paesi aderenti all’Area europea 4. Nell’esercizio della delega di
dell’istruzione superiore; cui al comma 1, lettera b), il Governo
e) previsione di meccanismi volti si attiene ai seguenti principi e criteri
a garantire incentivi correlati al con- direttivi:
seguimento dei risultati di cui alla a) introduzione di un sistema di
lettera b), nell’ambito delle risorse di- contabilità economico-patrimoniale e
sponibili del fondo di finanziamento analitica, del bilancio unico e del bi-
ordinario delle università allo scopo lancio consolidato di ateneo sulla base
annualmente predeterminate; di principi contabili e schemi di bilan-
f ) previsione per i collegi univer- cio stabiliti e aggiornati dal Ministero,
sitari legalmente riconosciuti, quali di concerto con il Ministero dell’eco-
strutture a carattere residenziale, di nomia e delle finanze, sentita la
rilevanza nazionale, di elevata qua- Conferenza dei rettori delle università
lificazione culturale, che assicura- italiane (CRUI), garantendo, al fine
no agli studenti servizi educativi, del consolidamento e del monitorag-
di orientamento e di integrazione gio dei conti delle amministrazioni
dell’offerta formativa degli atenei, pubbliche, la predisposizione di un
di requisiti e di standard minimi a bilancio preventivo e di un rendiconto
carattere istituzionale, logistico e in contabilità finanziaria, in confor-
funzionale necessari per il ricono- mità alla disciplina adottata ai sensi
scimento da parte del Ministero e dell’articolo 2, comma 2, della legge 31
successivo accreditamento riservato dicembre 2009, n. 196;
ai collegi legalmente riconosciuti da b) adozione di un piano econo-
almeno cinque anni; rinvio ad appo- mico-finanziario triennale al fine di
sito decreto ministeriale della disci- garantire la sostenibilità di tutte le at-
plina delle procedure di iscrizione, tività dell’ateneo;
delle modalità di verifica della per- c) previsione che gli effetti delle
manenza delle condizioni richieste, misure di cui alla presente legge tro-
nonché delle modalità di accesso ai vano adeguata compensazione nei
finanziamenti statali riservati ai col- piani previsti alla lettera d); comuni-
legi accreditati; cazione al Ministero dell’economia e
110 Appendice

delle finanze, con cadenza annuale, infrastrutturali in cui opera l’universi-


dei risultati della programmazione tà, cui collegare l’attribuzione all’uni-
triennale riferiti al sistema univer- versità di una percentuale della parte
sitario nel suo complesso, ai fini del di fondo di finanziamento ordinario
monitoraggio degli andamenti della non assegnata ai sensi dell’articolo 2
finanza pubblica; del decreto-legge 10 novembre 2008,
d) predisposizione di un piano n. 180, convertito, con modificazioni,
triennale diretto a riequilibrare, entro dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1; indi-
intervalli di percentuali definiti dal viduazione degli indici da utilizzare
Ministero, e secondo criteri di piena per la quantificazione del costo stan-
sostenibilità finanziaria, i rapporti di dard unitario di formazione per stu-
consistenza del personale docente, dente in corso, sentita l’ANVUR;
ricercatore e tecnico-amministrativo, g) previsione della declaratoria
ed il numero dei professori e ricer- di dissesto finanziario nell’ipotesi in
catori di cui all’articolo 1, comma 9, cui l’università non possa garantire
della legge 4 novembre 2005, n. 230, l’assolvimento delle proprie funzioni
e successive modificazioni; previsione indispensabili ovvero non possa fare
che la mancata adozione, parziale o fronte ai debiti liquidi ed esigibili nei
totale, del predetto piano comporti la confronti dei terzi;
non erogazione delle quote di finan- h) disciplina delle conseguenze
ziamento ordinario relative alle uni- del dissesto finanziario con previsio-
tà di personale che eccedono i limiti ne dell’inoltro da parte del Ministero
previsti; di preventiva diffida e sollecitazione
e) determinazione di un limite a predisporre, entro un termine non
massimo all’incidenza complessiva superiore a centottanta giorni, un
delle spese per l’indebitamento e delle piano di rientro da sottoporre all’ap-
spese per il personale di ruolo e a tem- provazione del Ministero, di concerto
po determinato, inclusi gli oneri per con il Ministero dell’economia e delle
la contrattazione integrativa, sulle en- finanze, e da attuare nel limite mas-
trate complessive dell’ateneo, al netto simo di un quinquennio; previsione
di quelle a destinazione vincolata; delle modalità di controllo periodico
f) introduzione del costo stan- dell’attuazione del predetto piano;
dard unitario di formazione per stu- i) previsione, per i casi di manca-
dente in corso, calcolato secondo ta predisposizione, mancata appro-
indici commisurati alle diverse tipo- vazione ovvero omessa o incompleta
logie dei corsi di studio e ai differen- attuazione del piano, del commissa-
ti contesti economici, territoriali e riamento dell’ateneo e disciplina delle
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 111

modalità di assunzione da parte del percorso di dottorato e di post-dotto-


Governo, su proposta del Ministro, di rato, o, nel caso delle facoltà di medi-
concerto con il Ministro dell’economia cina e chirurgia, di scuola di specializ-
e delle finanze, della delibera di com- zazione, nella medesima università;
missariamento e di nomina di uno o la percentuale dei professori reclutati
più commissari, ad esclusione del ret- da altri atenei; la percentuale dei pro-
tore, con il compito di provvedere alla fessori e ricercatori in servizio respon-
predisposizione ovvero all’attuazione sabili scientifici di progetti di ricerca
del piano di rientro finanziario; internazionali e comunitari; il grado
l) previsione di un apposito fondo di internazionalizzazione del corpo
di rotazione, distinto ed aggiuntivo docente.
rispetto alle risorse destinate al fon- 6. Nell’esercizio della delega di
do di finanziamento ordinario per le cui al comma 1, lettera d), il Governo
università, a garanzia del riequilibrio si attiene ai seguenti principi e criteri
finanziario degli atenei; direttivi:
m) previsione che gli eventua- a) definire i LEP, anche con riferi-
li maggiori oneri derivanti dall’at- mento ai requisiti di merito ed econo-
tuazione della lettera l) del presente mici, tali da assicurare gli strumenti
comma siano quantificati e coperti, ai ed i servizi, quali borse di studio, tra-
sensi dell’articolo 17, comma 2, della sporti, assistenza sanitaria, ristora-
legge 31 dicembre 2009, n. 196. zione, accesso alla cultura, alloggi, già
5. Nell’esercizio della delega di disponibili a legislazione vigente, per
cui al comma 1, lettera c), il Governo il conseguimento del pieno successo
si attiene al principio e criterio diretti- formativo degli studenti dell’istruzio-
vo dell’attribuzione di una quota non ne superiore e rimuovere gli ostacoli
superiore al 10 per cento del fondo di di ordine economico, sociale e perso-
funzionamento ordinario correlata a nale che limitano l’accesso ed il con-
meccanismi di valutazione delle po- seguimento dei più alti gradi di istru-
litiche di reclutamento degli atenei, zione superiore agli studenti capaci e
elaborati da parte dell’ANVUR e fon- meritevoli, ma privi di mezzi;
dati su: la produzione scientifica dei b) garantire agli studenti la più
professori e dei ricercatori successi- ampia libertà di scelta in relazione
va alla loro presa di servizio ovvero alla fruizione dei servizi per il diritto
al passaggio a diverso ruolo o fascia allo studio universitario;
nell’ateneo; la percentuale di ricer- c) definire i criteri per l’attribu-
catori a tempo determinato in servi- zione alle regioni e alle province au-
zio che non hanno trascorso l’intero tonome di Trento e di Bolzano del
112 Appendice

Fondo integrativo per la concessione trasmessi alle Camere per l’espres-


di prestiti d’onore e di borse di studio, sione del parere delle Commissioni
di cui all’articolo 16, comma 4, della parlamentari competenti per mate-
legge 2 dicembre 1991, n. 390; ria e per i profili finanziari, le quali si
d) favorire il raccordo tra le regio- esprimono entro sessanta giorni dalla
ni e le province autonome di Trento data di trasmissione; decorso tale ter-
e di Bolzano, le università e le diver- mine, i decreti sono adottati anche in
se istituzioni che concorrono al suc- mancanza del parere. Qualora il ter-
cesso formativo degli studenti al fine mine per l’espressione del parere par-
di potenziare la gamma dei servizi e lamentare scada nei trenta giorni che
degli interventi posti in essere dalle precedono la scadenza del termine di
predette istituzioni, nell’ambito della cui al comma 1, o successivamente,
propria autonomia statutaria; quest’ultimo termine è prorogato di
e) prevedere la stipula di specifi- sessanta giorni.
ci accordi con le regioni e le province 8. In attuazione di quanto sta-
autonome di Trento e di Bolzano, per bilito dall’articolo 17, comma 2, della
la sperimentazione di nuovi modelli legge 31 dicembre 2009, n. 196, in con-
nella gestione e nell’erogazione degli siderazione della complessità della
interventi; materia trattata dai decreti legislativi
f) definire le tipologie di struttu- di cui al comma 1 del presente artico-
re residenziali destinate agli studenti lo, nell’impossibilità di procedere alla
universitari e le caratteristiche pecu- determinazione degli effetti finanzia-
liari delle stesse. ri dagli stessi derivanti, la loro quan-
7. Gli schemi dei decreti legislati- tificazione è effettuata al momento
vi di cui al comma 1 sono adottati, su dell’adozione dei singoli decreti le-
proposta del Ministro, di concerto con gislativi. I decreti legislativi dai quali
il Ministro dell’economia e delle finan- derivano nuovi o maggiori oneri sono
ze e con il Ministro per la pubblica am- emanati solo successivamente all’en-
ministrazione e l’innovazione, e, con trata in vigore dei provvedimenti le-
riferimento alle disposizioni di cui al gislativi che stanzino le occorrenti
comma 6, di concerto con il Ministro risorse finanziarie. A ciascuno sche-
della gioventù, previa intesa con la ma di decreto legislativo è allegata
Conferenza permanente per i rappor- una relazione tecnica, predisposta ai
ti tra lo Stato, le regioni e le province sensi dell’articolo 17, comma 5, della
autonome di Trento e di Bolzano, ai citata legge n. 196 del 2009, che dà
sensi dell’articolo 3 del decreto legi- conto della neutralità finanziaria del
slativo 28 agosto 1997, n. 281, e sono medesimo decreto ovvero dei nuovi o
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 113

maggiori oneri da esso derivanti e dei 3. I ricercatori di ruolo svolgono


corrispondenti mezzi di copertura. attività di ricerca e di aggiornamen-
9. Entro diciotto mesi dalla data to scientifico e, sulla base di criteri e
di entrata in vigore dei decreti legisla- modalità stabiliti con regolamento
tivi di cui al comma 1, il Governo può di ateneo, sono tenuti a riservare an-
adottare eventuali disposizioni inte- nualmente a compiti di didattica in-
grative e correttive, con le medesime tegrativa e di servizio agli studenti,
modalità e nel rispetto dei medesimi inclusi l’orientamento e il tutorato,
principi e criteri direttivi. nonché ad attività di verifica dell’ap-
prendimento, fino ad un massimo di
Art. 6. 350 ore in regime di tempo pieno e
(Stato giuridico dei professori e fino ad un massimo di 200 ore in regi-
dei ricercatori di ruolo) me di tempo definito.
4. Ai ricercatori a tempo inde-
1. Il regime di impegno dei profes- terminato, agli assistenti del ruolo
sori e dei ricercatori è a tempo pieno ad esaurimento e ai tecnici laureati
o a tempo definito. Ai fini della ren- di cui all’articolo 50 del decreto del
dicontazione dei progetti di ricerca, Presidente della Repubblica 11 luglio
la quantificazione figurativa delle at- 1980, n. 382, che hanno svolto tre anni
tività annue di ricerca, di studio e di di insegnamento ai sensi dell’articolo
insegnamento, con i connessi compiti 12 della legge 19 novembre 1990, n. 341,
preparatori, di verifica e organizzativi, e successive modificazioni, nonché ai
è pari a 1.500 ore annue per i profes- professori incaricati stabilizzati sono
sori e i ricercatori a tempo pieno e a affidati, con il loro consenso e fermo
750 ore per i professori e i ricercatori a restando il rispettivo inquadramento
tempo definito. e trattamento giuridico ed economi-
2. I professori svolgono attività di co, corsi e moduli curriculari compa-
ricerca e di aggiornamento scientifico tibilmente con la programmazione
e, sulla base di criteri e modalità sta- didattica definita dai competenti or-
biliti con regolamento di ateneo, sono gani accademici nonché compiti di
tenuti a riservare annualmente a com- tutorato e di didattica integrativa. Ad
piti didattici e di servizio agli studen- essi è attribuito il titolo di professore
ti, inclusi l’orientamento e il tutorato, aggregato per l’anno accademico in
nonché ad attività di verifica dell’ap- cui essi svolgono tali corsi e moduli. Il
prendimento, non meno di 350 ore in titolo è conservato altresì nei periodi
regime di tempo pieno e non meno di di congedo straordinario per motivi di
250 ore in regime di tempo definito. studio di cui il ricercatore usufruisce
114 Appendice

nell’anno successivo a quello in cui ha altresì la differenziazione dei compiti


svolto tali corsi e moduli. Ciascuna didattici in relazione alle diverse aree
università, nei limiti delle disponibi- scientifico-disciplinari e alla tipologia
lità di bilancio e sulla base di criteri di insegnamento, nonché in relazio-
e modalità stabiliti con proprio rego- ne all’assunzione da parte del docente
lamento, determina la retribuzione di specifici incarichi di responsabilità
aggiuntiva dei ricercatori di ruolo ai gestionale o di ricerca. Fatta salva la
quali, con il loro consenso, sono affi- competenza esclusiva delle università
dati moduli o corsi curriculari. a valutare positivamente o negativa-
5. All’articolo 1, comma 11, della mente le attività dei singoli docenti e
legge 4 novembre 2005, n. 230, le pa- ricercatori, l’ANVUR stabilisce criteri
role: «per il periodo di durata degli oggettivi di verifica dei risultati dell’at-
stessi corsi e moduli» sono sostituite tività di ricerca ai fini del comma 8.
dalle seguenti: «per l’anno accademico 8. In caso di valutazione negati-
in cui essi svolgono tali corsi e moduli. va ai sensi del comma 7, i professori
Il titolo è conservato altresì nei periodi e i ricercatori sono esclusi dalle com-
di congedo straordinario per motivi di missioni di abilitazione, selezione e
studio di cui il ricercatore usufruisce progressione di carriera del personale
nell’anno successivo a quello in cui ha accademico, nonché dagli organi di
svolto tali corsi e moduli». valutazione dei progetti di ricerca.
6. L’opzione per l’uno o l’altro re- 9. La posizione di professore e
gime di cui al comma 1 è esercitata su ricercatore è incompatibile con l’eser-
domanda dell’interessato all’atto del- cizio del commercio e dell’industria
la presa di servizio ovvero, nel caso fatta salva la possibilità di costituire
di passaggio dall’uno all’altro regime, società con caratteristiche di spin off
con domanda da presentare al retto- o di start up universitari, ai sensi degli
re almeno sei mesi prima dell’inizio articoli 2 e 3 del decreto legislativo 27
dell’anno accademico dal quale far de- luglio 1999, n. 297, anche assumendo
correre l’opzione e comporta l’obbligo in tale ambito responsabilità forma-
di mantenere il regime prescelto per li, nei limiti temporali e secondo la
almeno un anno accademico. disciplina in materia dell’ateneo di
7. Le modalità per l’autocerti- appartenenza, nel rispetto dei criteri
ficazione e la verifica dell’effettivo definiti con regolamento adottato con
svolgimento della attività didattica e decreto del Ministro ai sensi dell’arti-
di servizio agli studenti dei professo- colo 17, comma 3, della legge 23 ago-
ri e dei ricercatori sono definite con sto 1988, n. 400. L’esercizio di attività
regolamento di ateneo, che prevede libero-professionale è incompatibile
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 115

con il regime di tempo pieno. Resta conseguimento di obiettivi di comune


fermo quanto disposto dagli articoli interesse. La convenzione stabilisce
13, 14 e 15 del decreto del Presidente altresì, con l’accordo dell’interessato,
della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, le modalità di ripartizione tra i due
fatto salvo quanto stabilito dalle con- atenei dell’impegno annuo dell’inte-
venzioni adottate ai sensi del comma ressato, dei relativi oneri stipendiali e
13 del presente articolo. delle modalità di valutazione di cui al
10. I professori e i ricercatori a comma 7. Per un periodo complessi-
tempo pieno, fatto salvo il rispetto vamente non superiore a cinque anni
dei loro obblighi istituzionali, posso- l’impegno può essere totalmente svol-
no svolgere liberamente, anche con to presso il secondo ateneo, che prov-
retribuzione, attività di valutazione vede alla corresponsione degli oneri
e di referaggio, lezioni e seminari di stipendiali. In tal caso, l’interessato
carattere occasionale, attività di colla- esercita il diritto di elettorato attivo
borazione scientifica e di consulenza, e passivo presso il secondo ateneo.
attività di comunicazione e divulga- Ai fini della valutazione delle attività
zione scientifica e culturale, nonché di ricerca e delle politiche di recluta-
attività pubblicistiche ed editoriali. I mento degli atenei, l’apporto dell’in-
professori e i ricercatori a tempo pie- teressato è ripartito in proporzione
no possono altresì svolgere, previa alla durata e alla quantità dell’impe-
autorizzazione del rettore, funzioni gno in ciascuno di essi. Con decreto
didattiche e di ricerca, nonché com- del Ministro, da emanare entro cen-
piti istituzionali e gestionali senza toventi giorni dalla data di entrata
vincolo di subordinazione presso enti in vigore della presente legge, sono
pubblici e privati senza scopo di lucro, stabiliti i criteri per l’attivazione delle
purché non si determinino situazioni convenzioni.
di conflitto di interesse con l’universi- 12. I professori e i ricercatori a tem-
tà di appartenenza, a condizione co- po definito possono svolgere attività
munque che l’attività non rappresenti libero-professionali e di lavoro auto-
detrimento delle attività didattiche, nomo anche continuative, purché non
scientifiche e gestionali loro affidate determinino situazioni di conflitto di
dall’università di appartenenza. interesse rispetto all’ateneo di appar-
11. I professori e i ricercatori a tenenza. La condizione di professore
tempo pieno possono svolgere attivi- a tempo definito è incompatibile con
tà didattica e di ricerca anche presso l’esercizio di cariche accademiche. Gli
un altro ateneo, sulla base di una con- statuti di ateneo disciplinano il regime
venzione tra i due atenei finalizzata al della predetta incompatibilità. Possono
116 Appendice

altresì svolgere attività didattica e di ri- 36 e 38 del decreto del Presidente della
cerca presso università o enti di ricerca Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, fer-
esteri, previa autorizzazione del rettore mo restando quanto previsto in mate-
che valuta la compatibilità con l’adem- ria dal decreto-legge 31 maggio 2010,
pimento degli obblighi istituzionali. In n. 78, convertito, con modificazioni,
tal caso, ai fini della valutazione delle dalla legge 30 luglio 2010, n. 122. La
attività di ricerca e delle politiche di valutazione del complessivo impegno
reclutamento degli atenei, l’apporto didattico, di ricerca e gestionale ai fini
dell’interessato è considerato in propor- dell’attribuzione degli scatti triennali di
zione alla durata e alla quantità dell’im- cui all’articolo 8 è di competenza delle
pegno reso nell’ateneo di appartenenza. singole università secondo quanto sta-
13. Entro centoventi giorni dalla bilito nei regolamenti di ateneo. In caso
data di entrata in vigore della presente di valutazione negativa, la richiesta di
legge, il Ministero, di concerto con il attribuzione dello scatto può essere rei-
Ministero della salute, d’intesa con la terata dopo che sia trascorso almeno un
Conferenza permanente per i rapporti anno accademico. Nell’ipotesi di man-
tra lo Stato, le regioni e le province au- cata attribuzione dello scatto, la somma
tonome di Trento e di Bolzano, sentita corrispondente è conferita al Fondo di
la Conferenza dei presidi delle facoltà ateneo per la premialità dei professori e
di medicina e chirurgia riguardo alle dei ricercatori di cui all’articolo 9.
strutture cliniche e di ricerca trasla-
zionale necessarie per la formazione Art. 7.
nei corsi di laurea di area sanitaria (Norme in materia di mobilità
di cui alla direttiva 2005/36/CE del dei professori e dei ricercatori)
Parlamento europeo e del Consiglio,
del 7 settembre 2005, predispone 1. I professori e i ricercatori univer-
lo schema-tipo delle convenzioni al sitari possono, a domanda, essere col-
quale devono attenersi le università locati per un periodo massimo di cin-
e le regioni per regolare i rapporti in que anni, anche consecutivi, in aspet-
materia di attività sanitarie svolte per tativa senza assegni per lo svolgimento
conto del Servizio sanitario nazionale. di attività presso soggetti e organismi,
14. I professori e i ricercatori sono pubblici o privati, anche operanti in
tenuti a presentare una relazione trien- sede internazionale, i quali provvedo-
nale sul complesso delle attività didatti- no anche al relativo trattamento eco-
che, di ricerca e gestionali svolte, unita- nomico e previdenziale.
mente alla richiesta di attribuzione del- 2. Il collocamento in aspettati-
lo scatto stipendiale di cui agli articoli va di cui al comma 1 è disposto dal
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 117

rettore, sentite le strutture di afferen- 4. In caso di cambiamento di sede,


za del docente, e ad esso si applicano i professori, i ricercatori di ruolo e i ri-
le disposizioni di cui all’articolo 13, cercatori a tempo determinato respon-
commi quarto, quinto e sesto, del de- sabili di progetti di ricerca finanziati
creto del Presidente della Repubblica da soggetti diversi dall’università di
11 luglio 1980, n. 382. È ammessa la ri- appartenenza conservano la titolarità
congiunzione dei periodi contributivi dei progetti e dei relativi finanziamen-
a domanda dell’interessato, ai sen- ti, ove scientificamente possibile e con
si della legge 7 febbraio 1979, n. 29. l’accordo del committente di ricerca.
Quando l’incarico è espletato presso 5. Con decreto del Ministro sono
organismi operanti in sede interna- stabiliti criteri e modalità per favorire,
zionale, la ricongiunzione dei periodi senza nuovi o maggiori oneri per la
contributivi è a carico dell’interessato, finanza pubblica, la mobilità interre-
salvo che l’ordinamento dell’ammini- gionale dei professori universitari che
strazione di destinazione non dispon- hanno prestato servizio presso corsi
ga altrimenti. di laurea o sedi soppresse a segui-
3. Al fine di incentivare la mobili- to di procedure di razionalizzazione
tà interuniversitaria del personale ac- dell’offerta didattica.
cademico, ai professori e ai ricercatori
che prendono servizio presso atenei Art. 8.
aventi sede in altra regione rispetto (Revisione del trattamento
a quella della sede di provenienza, economico dei professori e
o nella stessa regione se previsto da dei ricercatori universitari)
un accordo di programma approvato
dal Ministero ovvero, a seguito delle 1. Entro sei mesi dalla data di en-
procedure di cui all’articolo 3, in una trata in vigore della presente legge il
sede diversa da quella di appartenen- Governo, tenendo conto anche del-
za, possono essere attribuiti incentivi le disposizioni recate in materia dal
finanziari, a carico del fondo di finan- decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78,
ziamento ordinario. L’incentivazione convertito, con modificazioni, dalla
della mobilità universitaria è altresì legge 30 luglio 2010, n. 122, adotta un
favorita dalla possibilità che il tra- regolamento ai sensi dell’articolo 17,
sferimento di professori e ricercatori comma 2, della legge 23 agosto 1988,
possa avvenire attraverso lo scambio n. 400, per la revisione della disciplina
contestuale di docenti in possesso del trattamento economico dei pro-
della stessa qualifica tra due sedi uni- fessori e dei ricercatori universitari
versitarie consenzienti. già in servizio e di quelli vincitori di
118 Appendice

concorsi indetti fino alla data di en- conseguente rivalutazione del tratta-
trata in vigore della presente legge, mento iniziale;
come determinato dagli articoli 36, 38 c) possibilità, per i professori e i
e 39 del decreto del Presidente della ricercatori nominati secondo il regi-
Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, se- me previgente, di optare per il regime
condo le seguenti norme regolatrici: di cui al presente comma.
a) trasformazione della progres- 4. I regolamenti di cui al presente
sione biennale per classi e scatti di sti- articolo sono adottati su proposta del
pendio in progressione triennale; Ministro, sentito il Ministro dell’eco-
b) invarianza complessiva della nomia e delle finanze.
progressione;
c) decorrenza della trasforma- Art. 9.
zione dal primo scatto successivo a (Fondo per la premialità)
quello in corso alla data di entrata in
vigore della presente legge. 1. È istituito un Fondo di ateneo
2. È abrogato il comma 3 dell’arti- per la premialità di professori e ricer-
colo 3-ter del decreto-legge 10 novem- catori tenuto conto di quanto previsto
bre 2008, n. 180, convertito, con modifi- dall’articolo 1, comma 16, della legge 4
cazioni, dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1. novembre 2005, n. 230, cui affluiscono
3. Entro sei mesi dalla data di en- le risorse di cui all’articolo 6, comma
trata in vigore della presente legge, 14, ultimo periodo, della presente leg-
il Governo adotta un regolamento ai ge. Ulteriori somme possono essere
sensi dell’articolo 17, comma 2, della attribuite a ciascuna università con
legge 23 agosto 1988, n. 400, per la ri- decreto del Ministro, in proporzione
modulazione, senza nuovi o maggiori alla valutazione dei risultati raggiunti
oneri per la finanza pubblica, della effettuata dall’ANVUR. Il Fondo può
progressione economica e dei relativi essere integrato dai singoli atenei an-
importi, anche su base premiale, per che con una quota dei proventi delle
i professori e i ricercatori assunti ai attività conto terzi ovvero con finan-
sensi della presente legge, secondo le ziamenti pubblici o privati. In tal
seguenti norme regolatrici: caso, le università possono prevedere,
a) abolizione del periodo di straor- con appositi regolamenti, compensi
dinariato e di conferma rispettivamen- aggiuntivi per il personale docente e
te per i professori di prima fascia e per i tecnico amministrativo che contri-
professori di seconda fascia; buisce all’acquisizione di commesse
b) eliminazione delle proce- conto terzi ovvero di finanziamen-
dure di ricostruzione di carriera e ti privati, nei limiti delle risorse del
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 119

Fondo non derivanti da finanziamenti eventualmente assistito da un difen-


pubblici. sore di fiducia, entro trenta giorni
esprime parere sulla proposta avanza-
Art. 10. ta dal rettore sia in relazione alla rile-
(Competenza disciplinare) vanza dei fatti sul piano disciplinare
sia in relazione al tipo di sanzione da
1. Presso ogni università è istitui- irrogare e trasmette gli atti al consiglio
to un collegio di disciplina, composto di amministrazione per l’assunzione
esclusivamente da professori univer- delle conseguenti deliberazioni. Il
sitari in regime di tempo pieno e da procedimento davanti al collegio resta
ricercatori a tempo indeterminato in disciplinato dalla normativa vigente.
regime di tempo pieno, secondo mo- 4. Entro trenta giorni dalla rice-
dalità definite dallo statuto, compe- zione del parere, il consiglio di ammi-
tente a svolgere la fase istruttoria dei nistrazione, senza la rappresentanza
procedimenti disciplinari e ad espri- degli studenti, infligge la sanzione
mere in merito parere conclusivo. Il ovvero dispone l’archiviazione del
collegio opera secondo il principio procedimento, conformemente al pa-
del giudizio fra pari, nel rispetto del rere vincolante espresso dal collegio
contraddittorio. La partecipazione al di disciplina.
collegio di disciplina non dà luogo alla 5. Il procedimento si estingue ove
corresponsione di compensi, emolu- la decisione di cui al comma 4 non in-
menti, indennità o rimborsi spese. tervenga nel termine di centottanta
2. L’avvio del procedimento disci- giorni dalla data di trasmissione degli
plinare spetta al rettore che, per ogni atti al consiglio di amministrazione. Il
fatto che possa dar luogo all’irrogazio- termine è sospeso fino alla ricostitu-
ne di una sanzione più grave della cen- zione del collegio di disciplina ovvero
sura tra quelle previste dall’articolo 87 del consiglio di amministrazione nel
del testo unico delle leggi sull’istruzio- caso in cui siano in corso le operazio-
ne superiore di cui al regio decreto 31 ni preordinate alla formazione dello
agosto 1933, n. 1592, entro trenta giorni stesso che ne impediscono il regolare
dal momento della conoscenza dei fat- funzionamento. Il termine è altresì
ti, trasmette gli atti al collegio di disci- sospeso, per non più di due volte e
plina, formulando motivata proposta. per un periodo non superiore a ses-
3. Il collegio di disciplina, udi- santa giorni in relazione a ciascuna
ti il rettore ovvero un suo delegato, sospensione, ove il collegio ritenga di
nonché il professore o il ricercatore dover acquisire ulteriori atti o docu-
sottoposto ad azione disciplinare, menti per motivi istruttori. Il rettore è
120 Appendice

tenuto a dare esecuzione alle richieste legge 9 gennaio 2009, n. 1. Il calcolo de-
istruttorie avanzate dal collegio. gli squilibri finanziari dei singoli atenei
6. È abrogato l’articolo 3 della leg- può tenere conto delle specificità delle
ge 16 gennaio 2006, n. 18. università sede di facoltà di medicina
e chirurgia collegate ad aziende ospe-
Art. 11. daliere nate da ex policlinici a gestione
(Interventi perequativi per diretta, escludendo ogni intervento per
le università statali) il ripiano di eventuali disavanzi previsto
dall’articolo 5, comma 4, lettere g), h),
1. A decorrere dal 2011, allo scopo di i), l) e m), della presente legge.
accelerare il processo di riequilibrio del- 2. Il Ministro provvede con pro-
le università statali e tenuto conto della prio decreto alla ripartizione della
primaria esigenza di assicurare la coper- percentuale di cui al comma 1.
tura delle spese fisse di personale di ruo-
lo entro i limiti della normativa vigente, Art. 12.
una quota pari almeno all’1,5 per cento (Università non statali
del fondo di finanziamento ordinario e legalmente riconosciute)
delle eventuali assegnazioni destinate
al funzionamento del sistema universi- 1. Al fine di incentivare la cor-
tario è destinata ad essere ripartita tra le relazione tra la distribuzione delle
università che, sulla base delle differen- risorse statali e il conseguimento di
ze percentuali del valore del fondo di fi- risultati di particolare rilievo nel cam-
nanziamento ordinario consolidato del po della didattica e della ricerca, una
2010, presentino una situazione di sot- quota non superiore al 20 per cento
tofinanziamento superiore al 5 per cen- dell’ammontare complessivo dei con-
to rispetto al modello per la ripartizione tributi di cui alla legge 29 luglio 1991,
teorica del fondo di finanziamento or- n. 243, relativi alle università non
dinario elaborato dai competenti orga- statali legalmente riconosciute, con
nismi di valutazione del sistema univer- progressivi incrementi negli anni suc-
sitario. L’intervento perequativo viene cessivi, è ripartita sulla base di criteri,
ridotto proporzionalmente laddove la determinati con decreto del Ministro,
situazione di sottofinanziamento derivi sentita l’ANVUR, tenuto conto degli
dall’applicazione delle misure di valu- indicatori definiti ai sensi dell’articolo
tazione della qualità di cui all’articolo 2, comma 1, del decreto-legge 10 no-
5 della presente legge e all’articolo 2 vembre 2008, n. 180, convertito, con
del decreto-legge 10 novembre 2008, n. modificazioni, dalla legge 9 gennaio
180, convertito, con modificazioni, dalla 2009, n. 1.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 121

2. Gli incrementi di cui al com- progetti di ricerca di rilievo nazionale


ma 1 sono disposti annualmente, con ed internazionale assegnati all’ateneo»;
decreto del Ministro, in misura com- b) dopo il comma 1, è inserito il
presa tra il 2 per cento e il 4 per cento seguente:
dell’ammontare complessivo dei con- «1-bis. Gli incrementi di cui al
tributi relativi alle università non sta- comma 1 sono disposti annualmente,
tali, determinata tenendo conto delle con decreto del Ministro dell’istruzio-
risorse complessivamente disponibili ne, dell’università e della ricerca, in
e dei risultati conseguiti nel miglio- misura compresa tra lo 0,5 per cento
ramento dell’efficacia e dell’efficienza e il 2 per cento del fondo di finanzia-
nell’utilizzo delle risorse. mento ordinario di cui all’articolo 5
3. Le previsioni di cui al presente della legge 24 dicembre 1993, n. 537,
articolo non si applicano alle universi- determinata tenendo conto delle ri-
tà telematiche ad eccezione di quelle, sorse complessivamente disponibili
individuate con decreto del Ministro, e dei risultati conseguiti nel miglio-
sentita l’ANVUR e, nelle more della sua ramento dell’efficacia e dell’efficienza
costituzione, con il parere del Comitato nell’utilizzo delle risorse».
nazionale per la valutazione del siste-
ma universitario (CNVSU), che rispet- Art. 14.
tino i criteri di cui al comma 1. (Disciplina di riconoscimento
dei crediti)
Art. 13.
(Misure per la qualità 1. All’articolo 2, comma 147, del
del sistema universitario) decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262,
convertito, con modificazioni, dalla
1. All’articolo 2 del decreto-legge legge 24 novembre 2006, n. 286, la
10 novembre 2008, n. 180, convertito, parola: «sessanta» è sostituita dalla
con modificazioni, dalla legge 9 gen- seguente: «dodici» e sono aggiunti, in
naio 2009, n. 1, sono apportate le se- fine, i seguenti periodi: «Il riconosci-
guenti modificazioni: mento deve essere effettuato esclusi-
a) al comma 1, lettera c), è aggiun- vamente sulla base delle competen-
to, in fine, il seguente periodo: «Ai fini ze dimostrate da ciascuno studente.
di cui alla presente lettera, sono presi Sono escluse forme di riconoscimento
in considerazione i parametri relativi attribuite collettivamente. Le univer-
all’incidenza del costo del personale sità possono riconoscere quali crediti
sulle risorse complessivamente dispo- formativi, entro il medesimo limi-
nibili, nonché il numero e l’entità dei te, il conseguimento da parte dello
122 Appendice

studente di medaglia olimpica o para- TITOLO III


limpica ovvero del titolo di campione NORME IN MATERIA DI
mondiale assoluto, campione europeo PERSONALE ACCADEMICO E
assoluto o campione italiano asso- RIORDINO DELLA DISCIPLINA
luto nelle discipline riconosciute dal CONCERNENTE IL RECLUTAMENTO
Comitato olimpico nazionale italiano
o dal Comitato italiano paralimpico». Art. 15.
2. Con decreto del Ministro, adot- (Settori concorsuali e settori
tato ai sensi dell’articolo 17, comma 3, scientifico-disciplinari)
della legge 23 agosto 1988, n. 400, sen-
titi i Ministri competenti, sono defini- 1. Entro sessanta giorni dalla data
te le modalità attuative e le eventuali di entrata in vigore della presente leg-
deroghe debitamente motivate alle di- ge il Ministro, con proprio decreto di
sposizioni di cui al comma 1, anche con natura non regolamentare, sentito
riferimento al limite massimo di credi- il Consiglio universitario nazionale
ti riconoscibili in relazione alle attivi- (CUN), definisce, secondo criteri di
tà formative svolte nei cicli di studio affinità, i settori concorsuali in rela-
presso gli istituti di formazione della zione ai quali si svolgono le procedure
pubblica amministrazione, nonché per il conseguimento dell’abilitazione
alle altre conoscenze e abilità maturate di cui all’articolo 16. I settori concor-
in attività formative di livello post-se- suali sono raggruppati in macroset-
condario, alla cui progettazione e rea- tori concorsuali. Ciascun settore con-
lizzazione l’università abbia concorso. corsuale può essere articolato in set-
3. Con il medesimo decreto di cui tori scientifico-disciplinari, che sono
al comma 2 sono definiti i criteri per utilizzati esclusivamente per quanto
il riconoscimento dei crediti acquisiti previsto agli articoli 18, 22, 23 e 24 del-
dallo studente a conclusione dei per- la presente legge, nonché per la defi-
corsi realizzati dagli istituti tecnici nizione degli ordinamenti didattici di
superiori di cui al capo II del decreto cui all’articolo 17, commi 95 e seguen-
del Presidente del Consiglio dei mini- ti, della legge 15 maggio 1997, n. 127.
stri 25 gennaio 2008, pubblicato nella 2. Ai settori concorsuali afferi-
Gazzetta Ufficiale n. 86 dell’11 aprile scono, in sede di prima applicazione,
2008, definiti ai sensi dell’articolo 69, almeno cinquanta professori di prima
comma 1, della legge 17 maggio 1999, n. fascia e, a regime, almeno trenta pro-
144, nell’ambito dei progetti attuati con fessori di prima fascia.
le università attraverso le federazioni di 3. Con il decreto di cui al comma 1
cui all’articolo 3 della presente legge. sono definite le modalità di revisione
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 123

dei settori concorsuali e dei relativi sintetica descrizione del contributo


settori scientifico-disciplinari con ca- individuale alle attività di ricerca e
denza almeno quinquennale. sviluppo svolte, ed espresso sulla base
di criteri e parametri differenziati per
Art. 16. funzioni e per area disciplinare, defi-
(Istituzione dell’abilitazione niti con decreto del Ministro;
scientifica nazionale) b) la possibilità che il decreto di
cui alla lettera a) prescriva un numero
1. È istituita l’abilitazione scien- massimo di pubblicazioni che ciascun
tifica nazionale, di seguito denomi- candidato può presentare ai fini del
nata «abilitazione». L’abilitazione ha conseguimento dell’abilitazione, an-
durata quadriennale e richiede re- che differenziato per fascia e per area
quisiti distinti per le funzioni di pro- disciplinare e in ogni caso non infe-
fessore di prima e di seconda fascia. riore a dodici;
L’abilitazione attesta la qualificazione c) meccanismi di verifica quin-
scientifica che costituisce requisito quennale dell’adeguatezza e con-
necessario per l’accesso alla prima e gruità dei criteri e parametri di cui
alla seconda fascia dei professori. alla lettera a) e di revisione o adegua-
2. Entro novanta giorni dalla data mento degli stessi con apposito decre-
di entrata in vigore della presente leg- to ministeriale;
ge, con uno o più regolamenti emanati d) l’indizione obbligatoria, con
ai sensi dell’articolo 17, comma 2, della frequenza annuale inderogabile, del-
legge 23 agosto 1988, n. 400, su pro- le procedure per il conseguimento
posta del Ministro, di concerto con il dell’abilitazione;
Ministro dell’economia e delle finanze e) i termini e le modalità di esple-
e con il Ministro per la pubblica ammi- tamento delle procedure di abilitazio-
nistrazione e l’innovazione, sono di- ne, distinte per settori concorsuali, e
sciplinate le modalità di espletamento l’individuazione di modalità, anche
delle procedure finalizzate al conse- informatiche, idonee a consentire la
guimento dell’abilitazione, in confor- conclusione delle stesse entro cin-
mità ai criteri di cui al comma 3. que mesi dall’indizione; la garan-
3. I regolamenti di cui al comma 2 zia della pubblicità degli atti e dei
prevedono: giudizi espressi dalle commissioni
a) l’attribuzione dell’abilitazione giudicatrici;
con motivato giudizio fondato sulla f ) l’istituzione per ciascun settore
valutazione analitica dei titoli e del- concorsuale, senza nuovi o maggiori
le pubblicazioni scientifiche, previa oneri a carico della finanza pubblica
124 Appendice

ed a carico delle disponibilità di bi- una per ciascun settore concorsuale


lancio degli atenei, di un’unica com- e contenente i nominativi dei profes-
missione nazionale di durata bienna- sori ordinari appartenenti allo stesso
le per le procedure di abilitazione alle che hanno presentato domanda per
funzioni di professore di prima e di esservi inclusi, corredata della docu-
seconda fascia, mediante sorteggio di mentazione concernente la propria
quattro commissari all’interno di una attività scientifica complessiva, con
lista di professori ordinari costituita particolare riferimento all’ultimo
ai sensi della lettera h) e sorteggio quinquennio; l’inclusione nelle liste
di un commissario all’interno di una dei soli professori positivamente va-
lista, curata dall’ANVUR, di studiosi lutati ai sensi dell’articolo 6, comma
e di esperti di pari livello in servizio 7, ed in possesso di un curriculum,
presso università di un Paese ade- reso pubblico per via telematica,
rente all’Organizzazione per la coo- coerente con i criteri e i parametri di
perazione e lo sviluppo economico cui alla lettera a) del presente com-
(OCSE). La partecipazione alla com- ma, riferiti alla fascia e al settore di
missione nazionale di cui alla pre- appartenenza;
sente lettera non dà luogo alla corre- i) il sorteggio di cui alla lettera h)
sponsione di compensi, emolumenti assicura che della commissione faccia
ed indennità; parte almeno un commissario per cia-
g) il divieto che della commissio- scun settore scientifico-disciplinare,
ne di cui alla lettera f) faccia parte più ricompreso nel settore concorsuale, al
di un commissario della stessa univer- quale afferiscano almeno trenta pro-
sità; la possibilità che i commissari in fessori ordinari; la commissione può
servizio presso atenei italiani siano, a acquisire pareri scritti pro veritate
richiesta, parzialmente esentati dalla sull’attività scientifica dei candidati
ordinaria attività didattica, nell’ambi- da parte di esperti revisori in possesso
to della programmazione didattica e delle caratteristiche di cui alla lettera
senza oneri aggiuntivi per la finanza h); i pareri sono pubblici ed allegati
pubblica; la corresponsione ai com- agli atti della procedura;
missari in servizio all’estero di un l) il divieto per i commissari di
compenso determinato con decreto far parte contemporaneamente di più
non regolamentare del Ministro, di di una commissione di abilitazione
concerto con il Ministro dell’econo- e, per tre anni dalla conclusione del
mia e delle finanze; mandato, di commissioni per il con-
h) l’effettuazione del sorteggio di ferimento dell’abilitazione relativa a
cui alla lettera f ) all’interno di liste, qualunque settore concorsuale;
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 125

m) la preclusione, in caso di man- Presidente della Repubblica 10 marzo


cato conseguimento dell’abilitazione, 1982, n. 162, riconosciuti al termine di
a partecipare alle procedure indette un corso di durata triennale, e i diplomi
nel biennio successivo per l’attribu- universitari istituiti ai sensi della legge
zione della stessa o per l’attribuzio- 19 novembre 1990, n. 341, purché della
ne dell’abilitazione alla funzione medesima durata, sono equipollenti
superiore; alle lauree di cui all’articolo 3, comma
n) la valutazione dell’abilitazione 1, lettera a), del regolamento di cui al
come titolo preferenziale per l’attri- decreto del Ministro dell’università e
buzione dei contratti di insegnamen- della ricerca scientifica e tecnologica 3
to di cui all’articolo 23, comma 2; novembre 1999, n. 509.
o) lo svolgimento delle procedure 2. Ai diplomati di cui al comma
per il conseguimento dell’abilitazio- 1 compete la qualifica accademica di
ne presso università dotate di idonee «dottore» prevista per i laureati di cui
strutture e l’individuazione delle pro- all’articolo 13, comma 7, del decreto
cedure per la scelta delle stesse; le uni- del Ministro dell’istruzione, dell’uni-
versità prescelte assicurano le struttu- versità e della ricerca 22 ottobre 2004,
re e il supporto di segreteria nei limiti n. 270.
delle risorse umane, strumentali e 3. Ai diplomi delle scuole diret-
finanziarie disponibili e sostengono te a fini speciali, istituite ai sensi del
gli oneri relativi al funzionamento di citato decreto del Presidente della
ciascuna commissione; di tale onere si Repubblica n. 162 del 1982, e ai diplo-
tiene conto nella ripartizione del fon- mi universitari istituiti ai sensi della
do di finanziamento ordinario. citata legge n. 341 del 1990, di dura-
4. Il conseguimento dell’abilita- ta inferiore a tre anni, si applicano le
zione scientifica non costituisce titolo disposizioni di cui all’articolo 13, com-
di idoneità né dà alcun diritto relati- ma 3, del citato regolamento di cui al
vamente al reclutamento in ruolo o decreto del Ministro dell’università e
alla promozione presso un’università della ricerca scientifica e tecnologica
al di fuori delle procedure previste n. 509 del 1999.
dall’articolo 18. 4. Con decreto del Ministro, da
emanare entro centoventi giorni dalla
Art. 17. data di entrata in vigore della presen-
(Equipollenze) te legge, è identificata l’attuale classe
di appartenenza del titolo di laurea a
1. I diplomi delle scuole dirette a fini cui fanno riferimento i diplomi uni-
speciali istituite ai sensi del decreto del versitari rilasciati dalle scuole dirette
126 Appendice

a fini speciali e i diplomi universitari professori di prima e di seconda fascia


dell’ordinamento previgente. possono partecipare altresì i professo-
ri, rispettivamente, di prima e di se-
Art. 18. conda fascia già in servizio alla data di
(Chiamata dei professori) entrata in vigore della presente legge,
nonché gli studiosi stabilmente impe-
1. Le università, con proprio rego- gnati all’estero in attività di ricerca o
lamento adottato ai sensi della legge 9 insegnamento a livello universitario
maggio 1989, n. 168, disciplinano, nel in posizioni di livello pari a quelle og-
rispetto del codice etico, la chiamata getto del bando, sulla base di tabelle
dei professori di prima e di seconda di corrispondenza, aggiornate ogni
fascia nel rispetto dei principi enun- tre anni, definite dal Ministro, sentito
ciati dalla Carta europea dei ricerca- il CUN. In ogni caso, ai procedimen-
tori, di cui alla raccomandazione della ti per la chiamata, di cui al presente
Commissione delle Comunità euro- articolo, non possono partecipare co-
pee n. 251 dell’11 marzo 2005, e specifi- loro che abbiano un grado di paren-
camente dei seguenti criteri: tela o di affinità, fino al quarto grado
a) pubblicità del procedimen- compreso, con un professore apparte-
to di chiamata sul sito dell’ateneo e nente al dipartimento o alla struttura
su quelli del Ministero e dell’Unione che effettua la chiamata ovvero con il
europea; specificazione del settore rettore, il direttore generale o un com-
concorsuale e di un eventuale profilo ponente del consiglio di amministra-
esclusivamente tramite indicazione zione dell’ateneo;
di uno o più settori scientifico-disci- c) applicazione dei criteri di cui
plinari; informazioni dettagliate sulle alla lettera b), ultimo periodo, in rela-
specifiche funzioni, sui diritti e i do- zione al conferimento degli assegni di
veri e sul relativo trattamento econo- ricerca di cui all’articolo 22 e alla sti-
mico e previdenziale; pulazione dei contratti di cui all’arti-
b) ammissione al procedimento, colo 24 e di contratti a qualsiasi titolo
fatto salvo quanto previsto dall’arti- erogati dall’ateneo;
colo 29, comma 8, di studiosi in pos- d) valutazione delle pubblica-
sesso dell’abilitazione per il settore zioni scientifiche, del curriculum e
concorsuale e per le funzioni oggetto dell’attività didattica degli studiosi di
del procedimento, ovvero per funzio- cui alla lettera b). Le università posso-
ni superiori purché non già titolari no stabilire il numero massimo delle
delle medesime funzioni superiori. pubblicazioni in conformità a quanto
Ai procedimenti per la chiamata di prescritto dal decreto di cui all’articolo
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 127

16, comma 3, lettera b), e accertare, stipendiali, dagli incrementi annuali


oltre alla qualificazione scientifica e dalla dinamica di progressione di
dell’aspirante, anche le competenze carriera del personale. La program-
linguistiche necessarie in relazione al mazione assicura altresì la copertura
profilo plurilingue dell’ateneo ovvero finanziaria degli oneri derivanti da
alle esigenze didattiche dei corsi di quanto previsto dall’articolo 24, com-
studio in lingua estera; ma 5.
e) formulazione della proposta di 3. Gli oneri derivanti dalla chia-
chiamata da parte del dipartimento mata di professori di cui al comma 1
con voto favorevole della maggioran- e dall’attribuzione dei contratti di cui
za assoluta dei professori di prima all’articolo 24 possono essere a cari-
fascia per la chiamata di professori di co totale di altri soggetti pubblici e
prima fascia, e dei professori di prima di soggetti privati, previa stipula di
e di seconda fascia per la chiamata dei convenzioni di durata almeno quindi-
professori di seconda fascia, e appro- cennale per i professori e i ricercatori
vazione della stessa con delibera del titolari del secondo contratto di cui
consiglio di amministrazione. all’articolo 24, comma 5, ovvero di du-
2. Nell’ambito delle disponibilità rata almeno pari a quella del contratto
di bilancio di ciascun ateneo i proce- per i ricercatori.
dimenti per la chiamata dei professori 4. Ciascuna università statale,
di prima e di seconda fascia di cui al nell’ambito della programmazione
comma 1, nonché per l’attribuzione triennale, vincola le risorse corrispon-
dei contratti di cui all’articolo 24, di denti ad almeno un quinto dei posti
ciascun ateneo statale sono effettua- disponibili di professore di ruolo alla
ti sulla base della programmazione chiamata di coloro che nell’ultimo
triennale di cui all’articolo 1, comma triennio non hanno prestato servizio,
105, della legge 30 dicembre 2004, o non sono stati titolari di assegni di
n. 311, e di cui all’articolo 1-ter del ricerca ovvero iscritti a corsi universi-
decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, tari nell’università stessa.
convertito, con modificazioni, dalla 5. La partecipazione ai gruppi e
legge 31 marzo 2005, n. 43, nonché ai progetti di ricerca delle università,
delle disposizioni di cui all’articolo qualunque ne sia l’ente finanziatore, e
5, comma 4, lettera d), della presen- lo svolgimento delle attività di ricer-
te legge. La programmazione assicura ca presso le università sono riservati
la sostenibilità nel tempo degli oneri esclusivamente:
stipendiali, compresi i maggiori oneri a) ai professori e ai ricercatori uni-
derivanti dall’attribuzione degli scatti versitari, anche a tempo determinato;
128 Appendice

b) ai titolari degli assegni di ricer- a) il comma 2 è sostituito dal


ca di cui all’articolo 22; seguente:
c) agli studenti dei corsi di dotto- «2. I corsi di dottorato di ricerca
rato di ricerca, nonché a studenti di sono istituiti, previo accreditamento
corsi di laurea magistrale nell’ambito da parte del Ministro dell’istruzione,
di specifiche attività formative; dell’università e della ricerca, su con-
d) ai professori a contratto di cui forme parere dell’Agenzia nazionale
all’articolo 23; di valutazione del sistema universi-
e) al personale tecnico-ammini- tario e della ricerca (ANVUR), dalle
strativo in servizio a tempo indeter- università, dagli istituti di istruzione
minato presso le università purché universitaria ad ordinamento specia-
in possesso di specifiche competenze le e da qualificate istituzioni italiane
nel campo della ricerca; di formazione e ricerca avanzate. I
f) ai dipendenti di altre ammini- corsi possono essere altresì istituiti da
strazioni pubbliche, di enti pubblici o consorzi tra università o tra universi-
privati, di imprese, ovvero a titolari di tà ed enti di ricerca pubblici e privati
borse di studio o di ricerca banditi da di alta qualificazione, fermo restan-
tali amministrazioni, enti o imprese, do in tal caso il rilascio del relativo
purché sulla base di specifiche conven- titolo accademico da parte delle isti-
zioni e senza oneri finanziari per l’uni- tuzioni universitarie. Le modalità di
versità ad eccezione dei costi diretti re- accreditamento delle sedi e dei corsi
lativi allo svolgimento dell’attività di ri- di dottorato, quale condizione neces-
cerca e degli eventuali costi assicurativi. saria ai fini dell’istituzione e dell’at-
6. Alla partecipazione ai progetti di tivazione dei corsi, e le condizioni di
ricerca finanziati dall’Unione europea eventuale revoca dell’accreditamen-
o da altre istituzioni straniere, interna- to, nonché le modalità di individua-
zionali o sovranazionali, e allo svolgi- zione delle qualificate istituzioni ita-
mento delle relative attività si applicano liane di formazione e ricerca di cui al
le norme previste dai relativi bandi. primo periodo, sono disciplinate con
decreto del Ministro dell’istruzione,
Art. 19. dell’università e della ricerca, su pro-
(Disposizioni in materia posta dell’ANVUR. Il medesimo de-
di dottorato di ricerca) creto definisce altresì i criteri e i pa-
rametri sulla base dei quali i soggetti
1. All’articolo 4 della legge 3 luglio accreditati disciplinano, con proprio
1998, n. 210, sono apportate le seguen- regolamento, l’istituzione dei corsi di
ti modificazioni: dottorato, le modalità di accesso e di
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 129

conseguimento del titolo, gli obietti- 3 luglio 1998, n. 210, come sostituito
vi formativi e il relativo programma dalla lettera a) del medesimo comma
di studi, la durata, il contributo per 1 del presente articolo.
l’accesso e la frequenza, il numero, le 3. All’articolo 2, primo comma,
modalità di conferimento e l’importo della legge 13 agosto 1984, n. 476, e
delle borse di studio di cui al comma successive modificazioni, sono appor-
5, nonché le convenzioni di cui al tate le seguenti modificazioni:
comma 4»; a) al primo periodo, dopo le parole:
b) al comma 5, lettera c): «è collocato a domanda» sono inserite
1) le parole: «comunque non in- le seguenti: «, compatibilmente con le
feriore alla metà dei dottorandi» sono esigenze dell’amministrazione,»;
soppresse; b) sono aggiunti, in fine, i seguen-
2) dopo le parole: «borse di studio ti periodi: «Non hanno diritto al con-
da assegnare» sono inserite le seguen- gedo straordinario, con o senza asse-
ti: «e dei contratti di apprendistato di gni, i pubblici dipendenti che abbiano
cui all’articolo 50 del decreto legislati- già conseguito il titolo di dottore di
vo 10 settembre 2003, n. 276, e succes- ricerca, né i pubblici dipendenti che
sive modificazioni, da stipulare»; siano stati iscritti a corsi di dottorato
c) dopo il comma 6 è inserito il per almeno un anno accademico, be-
seguente: neficiando di detto congedo. I conge-
«6-bis. È consentita la frequenza di straordinari e i connessi benefici in
congiunta del corso di specializzazio- godimento alla data di entrata in vi-
ne medica e del corso di dottorato di gore della presente disposizione sono
ricerca. In caso di frequenza congiun- mantenuti».
ta, la durata del corso di dottorato è
ridotta ad un minimo di due anni»; Art. 20.
d) è aggiunto, in fine, il seguente (Valutazione tra pari per
comma: la selezione dei progetti di ricerca)
«8-bis. Il titolo di dottore di ricer-
ca è abbreviato con le diciture: “Dott. 1. Con decreto del Presidente del
Ric.” ovvero “Ph. D.”». Consiglio dei ministri, da emanare,
2. La disposizione di cui al nume- di concerto con il Ministro e con il
ro 1) della lettera b) del comma 1 del Ministro della salute, entro sessanta
presente articolo acquista efficacia a giorni dalla data di entrata in vigore
decorrere dalla data di entrata in vi- della presente legge, si provvede, a va-
gore del decreto del Ministro di cui lere sulle risorse finanziarie, umane e
al comma 2 dell’articolo 4 della legge strumentali disponibili a legislazione
130 Appendice

vigente, per un periodo sperimentale Art. 21.


di tre anni ad applicare il principio (Comitato nazionale dei
della tecnica di valutazione tra pari, garanti per la ricerca)
svolta da comitati composti per al-
meno un terzo da studiosi operanti 1. Al fine di promuovere la qualità
all’estero, ai fini della selezione di tutti della ricerca e assicurare il buon fun-
i progetti di ricerca, finanziati a carico zionamento delle procedure di valu-
delle risorse di cui all’autorizzazio- tazione tra pari previste dall’articolo
ne di spesa recata dall’articolo 12 del 20, è istituito il Comitato nazionale
decreto legislativo 30 dicembre 1992, dei garanti per la ricerca (CNGR). Il
n. 502, e successive modificazioni, e a CNGR è composto da sette studiosi,
carico del Fondo per gli investimenti italiani o stranieri, di elevata quali-
nella ricerca scientifica e tecnologica, ficazione scientifica internazionale,
di cui all’articolo 1, comma 870, della appartenenti a una pluralità di aree
legge 27 dicembre 2006, n. 296, ferma disciplinari, tra i quali almeno due
restando la possibilità di una discipli- donne e due uomini, nominati dal
na particolare in relazione al Fondo Ministro, il quale sceglie in un elenco
per le agevolazioni alla ricerca, di cui composto da non meno di dieci e non
all’articolo 5 del decreto legislativo 27 più di quindici persone definito da
luglio 1999, n. 297. Restano ferme le un comitato di selezione. Il comitato
norme di cui all’articolo 1, commi 814 di selezione, istituito con decreto del
e 815, della legge 27 dicembre 2006, Ministro, è composto da cinque mem-
n. 296, e successive modificazioni, bri di alta qualificazione, designati,
e all’articolo 2, commi 313, 314 e 315, uno ciascuno, dal Ministro, dal presi-
della legge 24 dicembre 2007, n. 244. dente del Consiglio direttivo dell’AN-
Sono altresì fatti salvi, nel rispetto, VUR, dal vice presidente del Comitato
ove possibile, del principio della tec- di esperti per la politica della ricerca
nica di valutazione tra pari, i vincoli (CEPR), dal presidente dell’Europe-
già previsti di destinazione di quote an Research Council, dal presidente
dei suddetti stanziamenti in favore di dell’European Science Foundation.
determinati settori, ambiti di soggetti 2. Il CNGR indica criteri generali
o finalità. per le attività di valutazione dei risul-
2. All’articolo 2, comma 313, del- tati, tenendo in massima considera-
la legge 24 dicembre 2007, n. 244, zione le raccomandazioni approvate
dopo le parole: «italiana o stranie- da organismi internazionali cui l’Ita-
ra,» sono inserite le seguenti: «in lia aderisce in virtù di convenzioni
maggioranza». e trattati; nomina gli studiosi che
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 131

fanno parte dei comitati di selezione nomina i componenti del CNGR de-
di cui al comma 1 dell’articolo 20 e co- termina le indennità spettanti ai suoi
ordina le attività dei comitati suddet- componenti.
ti; subentra alla commissione di cui 4. Il CNGR definisce le proprie
all’articolo 3, comma 1, del decreto regole di organizzazione e funziona-
del Ministro dell’istruzione, dell’uni- mento ed elegge al proprio interno
versità e della ricerca 26 marzo 2004, il presidente, a maggioranza dei due
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale terzi dei suoi componenti. I dipen-
n. 173 del 26 luglio 2004, nonché alla denti pubblici possono essere collo-
commissione di garanzia prevista per cati in aspettativa per la durata del
i programmi di ricerca di interesse mandato. I componenti del CNGR
nazionale. Le predette commissioni restano in carica per un triennio e non
sono soppresse dalla data in cui sono possono essere nuovamente nomina-
nominati i componenti del CNGR. ti prima che siano trascorsi almeno
Con specifici accordi di programma cinque anni. Essi cessano automatica-
dotati di adeguata copertura degli mente dalla carica al compimento del
oneri da essi derivanti, il CNGR può settantesimo anno di età. Se uno dei
provvedere all’espletamento delle componenti cessa dalla carica prima
procedure di selezione dei proget- della scadenza del proprio mandato,
ti o programmi di ricerca attivati da il componente che viene nominato in
enti pubblici o privati. Nell’esercizio sostituzione resta in carica per la du-
delle sue funzioni, il CNGR si avva- rata residua del mandato. Il predetto
le delle risorse umane, strumentali componente è scelto dal Ministro nel-
e finanziarie del Ministero relative lo stesso elenco di cui al secondo pe-
alle attività contemplate dal presente riodo del comma 1.
comma. 5. In sede di prima applicazione,
3. La spesa per il funzionamen- mediante sorteggio, sono individuati
to del CNGR e per i compensi re- due componenti del CNGR che du-
lativi alle procedure di selezione e rano in carica due anni e tre compo-
valutazione dei progetti di ricerca è nenti che durano in carica tre anni. Il
compresa nell’ambito dei fondi ri- CNGR predispone rapporti specifici
guardanti il finanziamento dei pro- sull’attività svolta e una relazione an-
getti o programmi di ricerca, per un nuale in materia di valutazione della
importo massimo non superiore al ricerca, che trasmette al Ministro, il
3 per cento dei predetti fondi, senza quale cura la pubblicazione e la diffu-
nuovi o maggiori oneri per la finanza sione dei rapporti e delle relazioni del
pubblica. Il decreto del Ministro che CNGR.
132 Appendice

Art. 22. specializzazione di area medica cor-


(Assegni di ricerca) redato di una adeguata produzione
scientifica, costituiscono requisito
1. Le università, le istituzioni e obbligatorio per l’ammissione al ban-
gli enti pubblici di ricerca e speri- do; in assenza di tale disposizione, i
mentazione, l’Agenzia nazionale per suddetti titoli costituiscono titolo
le nuove tecnologie, l’energia e lo svi- preferenziale ai fini dell’attribuzione
luppo economico sostenibile (ENEA) degli assegni.
e l’Agenzia spaziale italiana (ASI), 3. Gli assegni possono avere una
nonché le istituzioni il cui diploma durata compresa tra uno e tre anni,
di perfezionamento scientifico è stato sono rinnovabili e non cumulabili
riconosciuto equipollente al titolo di con borse di studio a qualsiasi titolo
dottore di ricerca ai sensi dell’artico- conferite, ad eccezione di quelle con-
lo 74, quarto comma, del decreto del cesse da istituzioni nazionali o stra-
Presidente della Repubblica 11 luglio niere utili ad integrare, con soggiorni
1980, n. 382, nell’ambito delle relati- all’estero, l’attività di ricerca dei tito-
ve disponibilità di bilancio, possono lari. La durata complessiva dei rap-
conferire assegni per lo svolgimen- porti instaurati ai sensi del presente
to di attività di ricerca. I bandi, resi articolo, compresi gli eventuali rin-
pubblici anche per via telematica sui novi, non può comunque essere supe-
siti dell’ateneo, ente o istituzione, riore a quattro anni, ad esclusione del
del Ministero e dell’Unione europea, periodo in cui l’assegno è stato fruito
contengono informazioni dettagliate in coincidenza con il dottorato di ri-
sulle specifiche funzioni, sui diritti e i cerca, nel limite massimo della durata
doveri relativi alla posizione e sul trat- legale del relativo corso. La titolarità
tamento economico e previdenziale dell’assegno non è compatibile con la
spettante. partecipazione a corsi di laurea, lau-
2. Possono essere destinatari de- rea specialistica o magistrale, dotto-
gli assegni studiosi in possesso di rato di ricerca con borsa o specializ-
curriculum scientifico professionale zazione medica, in Italia o all’estero,
idoneo allo svolgimento di attività di e comporta il collocamento in aspet-
ricerca, con esclusione del personale tativa senza assegni per il dipenden-
di ruolo dei soggetti di cui al comma 1. te in servizio presso amministrazioni
I medesimi soggetti possono stabilire pubbliche.
che il dottorato di ricerca o titolo equi- 4. I soggetti di cui al comma 1
valente conseguito all’estero ovvero, disciplinano le modalità di confe-
per i settori interessati, il titolo di rimento degli assegni con apposito
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 133

regolamento, prevedendo la possibi- legge 13 agosto 1984, n. 476, nonché,


lità di attribuire gli stessi mediante le in materia previdenziale, quelle di cui
seguenti procedure: all’articolo 2, commi 26 e seguenti,
a) pubblicazione di un unico della legge 8 agosto 1995, n. 335, e suc-
bando relativo alle aree scientifiche cessive modificazioni, in materia di
di interesse del soggetto che intende astensione obbligatoria per materni-
conferire assegni per attività di ricer- tà, le disposizioni di cui al decreto del
ca, seguito dalla presentazione diret- Ministro del lavoro e della previdenza
tamente dai candidati dei progetti sociale 12 luglio 2007, pubblicato nella
di ricerca, corredati dei titoli e delle Gazzetta Ufficiale n. 247 del 23 otto-
pubblicazioni e valutati da parte di bre 2007, e, in materia di congedo per
un’unica commissione, che può avva- malattia, l’articolo 1, comma 788, della
lersi, senza oneri aggiuntivi a carico legge 27 dicembre 2006, n. 296, e suc-
della finanza pubblica, di esperti re- cessive modificazioni. Nel periodo di
visori di elevata qualificazione italiani astensione obbligatoria per materni-
o stranieri esterni al soggetto medesi- tà, l’indennità corrisposta dall’INPS ai
mo e che formula, sulla base dei pun- sensi dell’articolo 5 del citato decreto
teggi attribuiti, una graduatoria per 12 luglio 2007 è integrata dall’univer-
ciascuna delle aree interessate; sità fino a concorrenza dell’intero im-
b) pubblicazione di bandi relativi porto dell’assegno di ricerca.
a specifici programmi di ricerca do- 7. L’importo degli assegni di cui
tati di propri finanziamenti, secondo al presente articolo è determinato dal
procedure stabilite dal soggetto che soggetto che intende conferire gli as-
intende conferire assegni per attività segni medesimi, sulla base di un im-
di ricerca. porto minimo stabilito con decreto
5. I soggetti di cui al comma 1, con del Ministro.
proprio regolamento, possono riser- 8. Gli assegni non danno luogo a
vare una quota di assegni di ricerca a diritti in ordine all’accesso ai ruoli dei
studiosi italiani o stranieri che han- soggetti di cui al comma 1.
no conseguito il dottorato di ricerca, 9. La durata complessiva dei rap-
o titolo equivalente, all’estero ovvero porti instaurati con i titolari degli as-
a studiosi stranieri che hanno conse- segni di cui al presente articolo e dei
guito il dottorato di ricerca in Italia. contratti di cui all’articolo 24, inter-
6. A decorrere dall’anno 2011, agli corsi anche con atenei diversi, statali,
assegni di cui al presente articolo si non statali o telematici, nonché con
applicano, in materia fiscale, le di- gli enti di cui al comma 1 del presen-
sposizioni di cui all’articolo 4 della te articolo, con il medesimo soggetto,
134 Appendice

non può in ogni caso superare i dodici lavoro autonomo o dipendente, fermi
anni, anche non continuativi. Ai fini restando i requisiti richiesti. I con-
della durata dei predetti rapporti non tratti a titolo gratuito, ad eccezione di
rilevano i periodi trascorsi in aspetta- quelli stipulati nell’ambito di conven-
tiva per maternità o per motivi di sa- zioni con enti pubblici, non possono
lute secondo la normativa vigente. superare, nell’anno accademico, il 5
per cento dell’organico dei professori
Art. 23. e ricercatori di ruolo in servizio presso
(Contratti per attività di l’ateneo.
insegnamento) 2. Fermo restando l’affidamento a
titolo oneroso o gratuito di incarichi di
1. Le università, anche sulla base insegnamento al personale docente e
di specifiche convenzioni con gli enti ricercatore universitario, le università
pubblici e le istituzioni di ricerca possono, altresì, stipulare contratti a
di cui all’articolo 8 del regolamento titolo oneroso, nell’ambito delle pro-
di cui al decreto del Presidente del prie disponibilità di bilancio, per fare
Consiglio dei ministri 30 dicembre fronte a specifiche esigenze didattiche,
1993, n. 593, possono stipulare con- anche integrative, con soggetti in pos-
tratti della durata di un anno accade- sesso di adeguati requisiti scientifici e
mico e rinnovabili annualmente per professionali. Il possesso del titolo di
un periodo massimo di cinque anni, a dottore di ricerca, della specializzazio-
titolo gratuito o oneroso, per attività ne medica, dell’abilitazione, ovvero di
di insegnamento al fine di avvaler- titoli equivalenti conseguiti all’estero,
si della collaborazione di esperti di costituisce titolo preferenziale ai fini
alta qualificazione in possesso di un dell’attribuzione dei predetti contratti.
significativo curriculum scientifico o I contratti sono attribuiti previo esple-
professionale, che siano dipendenti tamento di procedure disciplinate con
da altre amministrazioni, enti o im- regolamenti di ateneo, nel rispetto
prese, ovvero titolari di pensione, ov- del codice etico, che assicurino la va-
vero lavoratori autonomi in possesso lutazione comparativa dei candidati e
di un reddito annuo non inferiore a la pubblicità degli atti. Il trattamen-
40.000 euro lordi. I predetti contratti to economico spettante ai titolari dei
sono stipulati dal rettore, su proposta predetti contratti è determinato, entro
dei competenti organi accademici. tre mesi dalla data di entrata in vigore
I contratti a titolo gratuito possono della presente legge, con decreto del
essere stipulati esclusivamente con Ministro, di concerto con il Ministro
soggetti in possesso di un reddito da dell’economia e delle finanze.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 135

3. Al fine di favorire l’internazio- di didattica integrativa e di servizio


nalizzazione, le università possono agli studenti nonché delle attività di
attribuire, nell’ambito delle proprie ricerca.
disponibilità di bilancio o utilizzando 2. I destinatari sono scelti me-
fondi donati ad hoc da privati, impre- diante procedure pubbliche di se-
se o fondazioni, insegnamenti a con- lezione disciplinate dalle università
tratto a docenti, studiosi o professio- con regolamento ai sensi della legge 9
nisti stranieri di chiara fama. Il tratta- maggio 1989, n. 168, nel rispetto dei
mento economico è stabilito dal con- principi enunciati dalla Carta euro-
siglio di amministrazione sulla base di pea dei ricercatori, di cui alla racco-
un adeguato confronto con incarichi mandazione della Commissione delle
simili attribuiti da altre università Comunità europee n. 251 dell’11 marzo
europee. La proposta dell’incarico è 2005, e specificamente dei seguenti
formulata al consiglio di amministra- criteri:
zione dal rettore, previo parere del se- a) pubblicità dei bandi sul sito
nato accademico e pubblicizzazione dell’ateneo e su quelli del Ministero
del curriculum del candidato nel sito e dell’Unione europea; specificazio-
internet dell’università. ne del settore concorsuale e di un
4. La stipulazione di contratti eventuale profilo esclusivamente tra-
per attività di insegnamento ai sen- mite indicazione di uno o più settori
si del presente articolo non dà luogo scientifico-disciplinari; informazioni
a diritti in ordine all’accesso ai ruoli dettagliate sulle specifiche funzioni,
universitari. sui diritti e i doveri e sul relativo trat-
tamento economico e previdenziale;
Art. 24. previsione di modalità di trasmissio-
(Ricercatori a tempo determinato) ne telematica delle candidature non-
ché, per quanto possibile, dei titoli e
1. Nell’ambito delle risorse di- delle pubblicazioni;
sponibili per la programmazione, al b) ammissione alle procedure
fine di svolgere attività di ricerca, di dei possessori del titolo di dottore di
didattica, di didattica integrativa e ricerca o titolo equivalente, ovvero,
di servizio agli studenti, le università per i settori interessati, del diploma
possono stipulare contratti di lavoro di specializzazione medica, nonché
subordinato a tempo determinato. di eventuali ulteriori requisiti defi-
Il contratto stabilisce, sulla base dei niti nel regolamento di ateneo, con
regolamenti di ateneo, le modalità di esclusione dei soggetti già assunti a
svolgimento delle attività di didattica, tempo indeterminato come professori
136 Appendice

universitari di prima o di seconda fa- stesso ovvero alle esigenze didattiche


scia o come ricercatori, ancorché ces- dei corsi di studio in lingua estera; la
sati dal servizio; prova orale avviene contestualmente
c) valutazione preliminare dei alla discussione dei titoli e delle pub-
candidati, con motivato giudizio ana- blicazioni. Nelle more dell’emanazio-
litico sui titoli, sul curriculum e sulla ne del decreto di cui al primo periodo,
produzione scientifica, ivi compresa si applicano i parametri e criteri di
la tesi di dottorato, secondo criteri e cui al decreto del Ministro adottato
parametri, riconosciuti anche in am- in attuazione dell’articolo 1, comma 7,
bito internazionale, individuati con del decreto-legge 10 novembre 2008,
decreto del Ministro, sentiti l’ANVUR n. 180, convertito, con modificazioni,
e il CUN; a seguito della valutazione dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1;
preliminare, ammissione dei candi- d) formulazione della proposta di
dati comparativamente più merite- chiamata da parte del dipartimento
voli, in misura compresa tra il 10 e il con voto favorevole della maggioran-
20 per cento del numero degli stessi za assoluta dei professori di prima e
e comunque non inferiore a sei unità, di seconda fascia e approvazione del-
alla discussione pubblica con la com- la stessa con delibera del consiglio di
missione dei titoli e della produzio- amministrazione.
ne scientifica; i candidati sono tutti 3. I contratti hanno le seguenti
ammessi alla discussione qualora il tipologie:
loro numero sia pari o inferiore a sei; a) contratti di durata triennale
attribuzione di un punteggio ai titoli prorogabili per soli due anni, per una
e a ciascuna delle pubblicazioni pre- sola volta, previa positiva valutazione
sentate dai candidati ammessi alla delle attività didattiche e di ricerca
discussione, a seguito della stessa; svolte, effettuata sulla base di modali-
possibilità di prevedere un numero tà, criteri e parametri definiti con de-
massimo, comunque non inferiore a creto del Ministro; i predetti contratti
dodici, delle pubblicazioni che cia- possono essere stipulati con il mede-
scun candidato può presentare. Sono simo soggetto anche in sedi diverse;
esclusi esami scritti e orali, ad ecce- b) contratti triennali non rinno-
zione di una prova orale volta ad ac- vabili, riservati a candidati che hanno
certare l’adeguata conoscenza di una usufruito dei contratti di cui alla let-
lingua straniera; l’ateneo può specifi- tera a), ovvero, per almeno tre anni
care nel bando la lingua straniera di anche non consecutivi, di assegni di
cui è richiesta la conoscenza in rela- ricerca ai sensi dell’articolo 51, com-
zione al profilo plurilingue dell’ateneo ma 6, della legge 27 dicembre 1997, n.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 137

449, e successive modificazioni, o di assicura la disponibilità delle risorse


borse post-dottorato ai sensi dell’arti- necessarie in caso di esito positivo
colo 4 della legge 30 novembre 1989, della procedura di valutazione. Alla
n. 398, ovvero di analoghi contratti, procedura è data pubblicità sul sito
assegni o borse in atenei stranieri. dell’ateneo.
4. I contratti di cui al comma 3, 6. Nell’ambito delle risorse dispo-
lettera a), possono prevedere il regime nibili per la programmazione, fermo
di tempo pieno o di tempo definito. I restando quanto previsto dall’articolo
contratti di cui al comma 3, lettera b), 18, comma 2, dalla data di entrata in
sono stipulati esclusivamente con re- vigore della presente legge e fino al 31
gime di tempo pieno. L’impegno an- dicembre del sesto anno successivo, la
nuo complessivo per lo svolgimento procedura di cui al comma 5 può esse-
delle attività di didattica, di didattica re utilizzata per la chiamata nel ruolo
integrativa e di servizio agli studenti è di professore di prima e seconda fascia
pari a 350 ore per il regime di tempo di professori di seconda fascia e ricer-
pieno e a 200 ore per il regime di tem- catori a tempo indeterminato in servi-
po definito. zio nell’università medesima, che ab-
5. Nell’ambito delle risorse di- biano conseguito l’abilitazione scien-
sponibili per la programmazione, nel tifica di cui all’articolo 16. A tal fine le
terzo anno di contratto di cui al com- università possono utilizzare fino alla
ma 3, lettera b), l’università valuta il metà delle risorse equivalenti a quelle
titolare del contratto stesso, che abbia necessarie per coprire i posti disponi-
conseguito l’abilitazione scientifica di bili di professore di ruolo. A decorrere
cui all’articolo 16, ai fini della chiama- dal settimo anno l’università può uti-
ta nel ruolo di professore associato, ai lizzare le risorse corrispondenti fino
sensi dell’articolo 18, comma 1, lettera alla metà dei posti disponibili di pro-
e). In caso di esito positivo della valu- fessore di ruolo per le chiamate di cui
tazione, il titolare del contratto, alla al comma 5.
scadenza dello stesso, è inquadrato 7. Si applicano le disposizioni di
nel ruolo dei professori associati. La cui all’articolo 22, comma 9.
valutazione si svolge in conformità 8. Il trattamento economico spet-
agli standard qualitativi riconosciu- tante ai destinatari dei contratti di
ti a livello internazionale individuati cui al comma 3, lettera a), è pari al
con apposito regolamento di ateneo trattamento iniziale spettante al ri-
nell’ambito dei criteri fissati con de- cercatore confermato a seconda del
creto del Ministro. La programma- regime di impegno. Per i titolari dei
zione di cui all’articolo 18, comma 2, contratti di cui al comma 3, lettera b),
138 Appendice

il trattamento annuo lordo onnicom- svolgimento di attività finalizzate alla


prensivo è pari al trattamento iniziale diffusione della lingua e della cultura
spettante al ricercatore confermato a del Paese di origine e alla cooperazio-
tempo pieno elevato fino a un massi- ne internazionale.
mo del 30 per cento. 2. Gli incarichi di cui al comma
9. I contratti di cui al presente arti- 1 sono conferiti con decreto rettora-
colo non danno luogo a diritti in ordi- le, previa delibera degli organi acca-
ne all’accesso ai ruoli. L’espletamento demici competenti. Con decreto del
del contratto di cui al comma 3, lettere Ministro, di concerto con il Ministro
a) e b), costituisce titolo preferenziale degli affari esteri e con il Ministro
nei concorsi per l’accesso alle pubbli- dell’economia e delle finanze, sono
che amministrazioni. definite le modalità per il conferi-
mento degli incarichi, ivi compreso il
Art. 25. trattamento economico a carico degli
(Collocamento a riposo accordi di cui al comma 1.
dei professori e dei ricercatori) 3. L’articolo 1, comma 1, del de-
creto-legge 14 gennaio 2004, n. 2,
1. L’articolo 16 del decreto legisla- convertito, con modificazioni, dalla
tivo 30 dicembre 1992, n. 503, non si legge 5 marzo 2004, n. 63, si interpre-
applica a professori e ricercatori uni- ta nel senso che, in esecuzione della
versitari. I provvedimenti adottati sentenza della Corte di giustizia delle
dalle università ai sensi della predetta Comunità europee 26 giugno 2001,
norma decadono alla data di entrata nella causa C-212/99, ai collabora-
in vigore della presente legge, ad ecce- tori esperti linguistici, assunti dalle
zione di quelli che hanno già iniziato università interessate quali lettori di
a produrre i loro effetti. madrelingua straniera, il trattamen-
to economico corrispondente a quel-
Art. 26. lo del ricercatore confermato a tem-
(Disciplina dei lettori di scambio) po definito, in misura proporzionata
all’impegno orario effettivamente
1. In esecuzione di accordi cul- assolto, deve essere attribuito con ef-
turali internazionali che prevedo- fetto dalla data di prima assunzione
no l’utilizzo reciproco di lettori, le quali lettori di madrelingua straniera
università possono conferire a stu- a norma dell’articolo 28 del decreto
diosi stranieri in possesso di quali- del Presidente della Repubblica 11
ficata e comprovata professionalità luglio 1980, n. 382, sino alla data di
incarichi annuali rinnovabili per lo instaurazione del nuovo rapporto
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 139

quali collaboratori esperti linguistici, Art. 28.


a norma dell’articolo 4 del decreto- (Istituzione di un Fondo per
legge 21 aprile 1995, n. 120, converti- la formazione e l’aggiornamento
to, con modificazioni, dalla legge 21 della dirigenza presso il Ministero
giugno 1995, n. 236. A decorrere da dell’istruzione, dell’università e
quest’ultima data, a tutela dei diritti della ricerca)
maturati nel rapporto di lavoro pre-
cedente, i collaboratori esperti lin- 1. Al fine di contribuire alla for-
guistici hanno diritto a conservare, mazione e all’aggiornamento dei
quale trattamento retributivo indivi- funzionari pubblici, con particolare
duale, l’importo corrispondente alla attenzione al personale degli enti lo-
differenza tra l’ultima retribuzione cali in vista delle nuove responsabi-
percepita come lettori di madrelin- lità connesse all’applicazione del fe-
gua straniera, computata secondo deralismo fiscale, è istituito presso il
i criteri dettati dal citato decreto- Ministero il Fondo per la formazione
legge n. 2 del 2004, convertito, con e l’aggiornamento della dirigenza. A
modificazioni, dalla legge n. 63 del valere su detto Fondo, il Ministro può
2004, e, ove inferiore, la retribuzione concedere contributi per il finanzia-
complessiva loro spettante secondo mento di iniziative di studio, ricerca
le previsioni della contrattazione col- e formazione sviluppate da università
lettiva di comparto e decentrata ap- pubbliche in collaborazione con le re-
plicabile a norma del decreto-legge gioni e gli enti locali.
21 aprile 1995, n. 120, convertito, con 2. Possono accedere alle risorse
modificazioni, dalla legge 21 giugno del Fondo università pubbliche, priva-
1995, n. 236. Sono estinti i giudizi in te, fondazioni tra università ed enti lo-
materia, in corso alla data di entrata cali, anche appositamente costituite,
in vigore della presente legge. nell’ambito delle risorse umane, stru-
mentali e finanziarie disponibili a
Art. 27. legislazione vigente, per le finalità di
(Anagrafe degli studenti) cui al presente articolo, in numero
massimo di due sul territorio nazio-
1. All’articolo 1-bis, comma 1, nale, di cui una avente sede nelle aree
alinea, del decreto-legge 9 maggio delle regioni dell’obiettivo 1 di cui al
2003, n. 105, convertito, con modifi- regolamento (CE) n. 1260/1999 del
cazioni, dalla legge 11 luglio 2003, n. Consiglio, del 21 giugno 1999.
170, le parole: «, in particolare,» sono 3. Con decreto del Ministero, da
soppresse. emanare entro centoventi giorni dalla
140 Appendice

data di entrata in vigore della presente data di entrata in vigore della presen-
legge, sono stabiliti i criteri e le mo- te legge in materia di assunzione in
dalità di attuazione delle presenti di- servizio, fino alla adozione dei regola-
sposizioni e sono altresì individuati i menti di cui all’articolo 18, comma 1.
soggetti destinatari. 3. All’articolo 1, comma 4, del
4. Per le finalità del presente arti- decreto-legge 10 novembre 2008, n.
colo è autorizzata la spesa di 2 milioni 180, convertito, con modificazioni,
di euro annui a decorrere dall’anno dalla legge 9 gennaio 2009, n. 1, dopo
2012 e fino all’anno 2017. il quinto periodo è inserito il seguen-
5. All’onere derivante dalle dispo- te: «Si procede altresì direttamente al
sizioni di cui al presente articolo si sorteggio nell’ipotesi in cui il numero
provvede mediante corrispondente dei professori ordinari appartenenti
riduzione del Fondo per interventi al settore scientifico disciplinare og-
strutturali di politica economica, di getto del bando è inferiore a quattro».
cui all’articolo 10, comma 5, del de- 4. Coloro che hanno conseguito
creto-legge 29 novembre 2004, n. 282, l’idoneità per i ruoli di professore as-
convertito, con modificazioni, dalla sociato e ordinario possono comun-
legge 27 dicembre 2004, n. 307. que essere destinatari di chiamata ai
6. Il Ministro dell’economia e del- sensi della legge 3 luglio 1998, n. 210,
le finanze è autorizzato ad apportare, fino al termine del periodo di durata
con propri decreti, le occorrenti varia- dell’idoneità stessa previsto dall’arti-
zioni di bilancio. colo 1, comma 6, della legge 4 novem-
bre 2005, n. 230. In tale ipotesi e nel
Art. 29. caso di idoneità conseguita all’esito
(Norme transitorie e finali) delle procedure di valutazione com-
parativa, bandite ai sensi dell’articolo
1. Fermo restando quanto previsto 12, comma 2, del decreto-legge 31 di-
dal comma 2 del presente articolo, a cembre 2007, n. 248, convertito, con
decorrere dalla data di entrata in vigo- modificazioni, dalla legge 28 febbraio
re della presente legge, per la copertu- 2008, n. 31, e successive modificazio-
ra dei posti di professore ordinario e ni, e dell’articolo 4-bis, comma 16, del
associato, di ricercatore e di assegni- decreto-legge 3 giugno 2008, n. 97,
sta di ricerca, le università possono convertito, con modificazioni, dalla
avviare esclusivamente le procedure legge 2 agosto 2008, n. 129, nei no-
previste dal presente titolo. vanta giorni successivi alla delibera-
2. Le università continuano ad av- zione, da parte dell’università che ha
valersi delle disposizioni vigenti alla indetto il bando, di voler effettuare
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 141

la chiamata, devono seguire il decre- di alta qualificazione, identificati con


to di nomina e la presa di servizio decreto del Ministro dell’istruzione,
dell’idoneo, in mancanza dei quali dell’università e della ricerca, sentiti
quest’ultimo può essere chiamato da l’Agenzia nazionale di valutazione del
altre università, ferma restando per sistema universitario e della ricerca e
l’università che ha indetto il bando la il Consiglio universitario nazionale,
possibilità di ripetere la chiamata. finanziati dall’Unione europea o dal
5. I contratti di cui all’articolo 24, Ministero dell’istruzione, dell’univer-
comma 3, lettera b), possono essere sità e della ricerca»; il secondo perio-
stipulati, con le modalità previste dal do è soppresso; al quarto periodo, le
medesimo articolo, anche con coloro parole: «A tal fine» sono sostituite
che hanno usufruito per almeno tre dalle seguenti: «A tali fini».
anni dei contratti stipulati ai sensi 8. Ai fini dei procedimenti di
dell’articolo 1, comma 14, della citata chiamata dei professori di cui all’arti-
legge n. 230 del 2005. colo 18 della presente legge l’idoneità
6. Entro centottanta giorni dal- conseguita ai sensi della legge 3 lu-
la data di entrata in vigore della pre- glio 1998, n. 210, è equiparata all’abi-
sente legge, il Ministro, con decreto litazione limitatamente al periodo di
adottato di concerto con il Ministro durata della stessa di cui all’articolo 2,
della salute, provvede alla ridetermi- comma 1, lettera g), della medesima
nazione del numero dei posti dispo- legge, nonché all’articolo 1, comma 6,
nibili nei corsi di laurea in medicina della legge 4 novembre 2005, n. 230, e
e chirurgia e alla loro distribuzione su successive modificazioni.
base regionale anche al fine di riequi- 9. A valere sulle risorse previste
librare l’offerta formativa in relazione dalla legge di stabilità per il 2011 per il
al fabbisogno di personale medico del fondo per il finanziamento ordinario
bacino territoriale di riferimento. delle università, è riservata una quo-
7. All’articolo 1, comma 9, della ta non superiore a 13 milioni di euro
legge 4 novembre 2005, n. 230, e suc- per l’anno 2011, 93 milioni di euro per
cessive modificazioni, al primo perio- l’anno 2012 e 173 milioni di euro annui
do, dopo la parola: a decorrere dall’anno 2013, per la chia-
«universitarie» sono inserite le mata di professori di seconda fascia,
seguenti: «o di ricerca» e dopo le pa- secondo le procedure di cui agli arti-
role: «proposta la chiamata» sono ag- coli 18 e 24, comma 6, della presente
giunte le seguenti: «, ovvero di studio- legge. L’utilizzo delle predette risorse
si che siano risultati vincitori nell’am- è disposto con decreto del Ministro,
bito di specifici programmi di ricerca adottato di concerto con il Ministro
142 Appendice

dell’economia e delle finanze, previo 15. All’articolo 6, comma 12, quar-


parere conforme delle Commissioni to periodo, del decreto-legge 31 mag-
parlamentari competenti. gio 2010, n. 78, convertito, con modi-
10. La disciplina dei trasferimenti ficazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n.
di cui all’articolo 3 della legge 3 luglio 122, dopo le parole: «compiti ispet-
1998, n. 210, si applica esclusivamente tivi» sono aggiunte le seguenti: «e a
ai ricercatori a tempo indeterminato. quella effettuata dalle università e da-
11. A decorrere dalla data di entra- gli enti di ricerca con risorse derivanti
ta in vigore della presente legge sono da finanziamenti dell’Unione europea
abrogati: ovvero di soggetti privati».
a) l’articolo 14, quinto comma, 16. All’articolo 2, comma 140, let-
della legge 18 marzo 1958, n. 311; tera b), del decreto-legge 3 ottobre
b) l’articolo 4 della legge 30 no- 2006, n. 262, convertito, con modi-
vembre 1989, n. 398; ficazioni, dalla legge 24 novembre
c) l’articolo 1, commi 8, 10, 11 e 14, 2006, n. 286, dopo le parole: «e le
della legge 4 novembre 2005, n. 230; relative indennità» sono aggiunte, in
d) l’articolo 51, comma 6, della fine, le seguenti parole: «, preveden-
legge 27 dicembre 1997, n. 449. do che, ferma restando l’applicazione
12. A decorrere dalla data di en- delle disposizioni vigenti in materia
trata in vigore dei regolamenti di cui di collocamento a riposo, la carica di
all’articolo 16, comma 2, della presen- presidente o di componente dell’orga-
te legge, è abrogato il decreto legisla- no direttivo può essere ricoperta fino
tivo 6 aprile 2006, n. 164. al compimento del settantesimo anno
13. Fino all’anno 2015 la laurea di età».
magistrale o equivalente, unitamen- 17. Nella prima tornata del-
te ad un curriculum scientifico pro- le procedure di abilitazione di cui
fessionale idoneo allo svolgimento di all’articolo 16, qualora l’ANVUR
attività di ricerca, è titolo valido per la non abbia provveduto in tempo uti-
partecipazione alle procedure pubbli- le a formulare la lista di studiosi ed
che di selezione relative ai contratti di esperti in servizio all’estero di cui al
cui all’articolo 24. citato articolo 16, comma 3, lettera
14. Fino alla definizione dei criteri f ), in relazione a uno specifico set-
di cui all’articolo 5, comma 1, lettera tore concorsuale, la commissione
c), e dei criteri e indicatori di cui al nazionale, relativamente a tale set-
comma 3, lettera b), del medesimo tore, è integralmente composta ai
articolo, continuano ad applicarsi le sensi della lettera h) del medesimo
disposizioni vigenti in materia. comma 3.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 143

18. All’articolo 66, comma 13, del 7 agosto 1990, n. 245, e quanto a 50 mi-
decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, lioni di euro per ciascuno degli anni
convertito, con modificazioni, dalla 2012 e 2013, mediante corrispondente
legge 6 agosto 2008, n. 133, e succes- riduzione delle proiezioni, per l’anno
sive modificazioni, il secondo periodo 2012, dello stanziamento del fondo
è sostituito dal seguente: «Ciascuna speciale di parte corrente, iscritto, ai
università destina tale somma per una fini del bilancio triennale 2010-2012,
quota non inferiore al 50 per cento nell’ambito del programma «Fondi
all’assunzione di ricercatori e per una di riserva e speciali» della missione
quota non superiore al 20 per cento «Fondi da ripartire» dello stato di pre-
all’assunzione di professori ordinari». visione del Ministero dell’economia
19. In attuazione di quanto di- e delle finanze per l’anno 2010, allo
sposto dagli articoli 6, comma 14, e 8 scopo parzialmente utilizzando l’ac-
della presente legge, e fermo restando cantonamento relativo al Ministero
quanto previsto dall’articolo 9, com- dell’istruzione, dell’università e della
ma 21, del decreto-legge 31 maggio ricerca. Il Ministro dell’economia e
2010, n. 78, convertito, con modifi- delle finanze è autorizzato ad appor-
cazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. tare, con propri decreti, le occorrenti
122, è autorizzata la spesa di 18 milio- variazioni di bilancio.
ni di euro per l’anno 2011 e di 50 mi- 20. Agli studiosi impegna-
lioni di euro per ciascuno degli anni ti all’estero che abbiano svolto per
2012 e 2013. Con decreto del Ministro, chiamata diretta autorizzata dal
adottato di concerto con il Ministro Ministero nell’ambito del program-
dell’economia e delle finanze entro ma di rientro dei cervelli un perio-
quarantacinque giorni dalla data di do di ricerca e di docenza nelle uni-
entrata in vigore della presente legge, versità italiane, il servizio prestato
sono indicati criteri e modalità per è riconosciuto per i due terzi ai fini
l’attuazione del presente comma con della carriera e per intero, a domanda
riferimento alla ripartizione delle ri- e con onere a carico del richiedente,
sorse tra gli atenei e alla selezione dei ai fini del trattamento di quiescenza
destinatari dell’intervento secondo e previdenza. Al relativo onere, pari
criteri di merito accademico e scien- a euro 340.000 annui a decorrere
tifico. Al relativo onere si provvede, dall’anno 2011, si provvede mediante
quanto a 18 milioni di euro per l’anno corrispondente riduzione dell’auto-
2011, mediante corrispondente ridu- rizzazione di spesa di cui all’artico-
zione dell’autorizzazione di spesa di lo 5, comma 1, della legge 19 ottobre
cui all’articolo 17, comma 2, della legge 1999, n. 370.
144 Appendice

21. Con decreto del Ministro, da Note all’art. 1


emanare entro centottanta giorni
dalla data di entrata in vigore del- - Il testo dell’art. 33 della Costituzione
la presente legge, previo parere del è il seguente: «Art. 33. - L’arte e la scienza
sono libere e libero ne è l’insegnamento.
CUN e del Consiglio nazionale per
La Repubblica detta le norme genera-
l’alta formazione artistica e musicale li sulla istruzione ed istituisce scuole sta-
(CNAM), sono disciplinate le moda- tali per tutti gli ordini e gradi.
lità organizzative per consentire agli Enti e privati hanno il diritto di istituire
studenti la contemporanea iscrizione scuole ed istituti di educazione, senza
a corsi di studio universitari e a corsi oneri per lo Stato.
di studi presso i conservatori di mu- La legge, nel fissare i diritti e gli obbli-
sica, gli istituti musicali pareggiati e ghi delle scuole non statali che chiedono
l’Accademia nazionale di danza. la parità, deve assicurare ad esse piena li-
bertà e ai loro alunni un trattamento sco-
22. All’onere derivante dall’appli-
lastico equipollente a quello degli alunni
cazione dell’articolo 5, comma 3, let- di scuole statali.
tera g), si provvede nel limite massi- È prescritto un esame di Stato per la
mo di 11 milioni di euro per l’anno 2011 ammissione ai vari ordini e gradi di scuole
mediante corrispondente riduzione o per la conclusione di essi e per l’abilita-
per il medesimo anno dell’autoriz- zione all’esercizio professionale.
zazione di spesa di cui all’articolo 5, Le istituzioni di alta cultura, univer-
comma 1, della legge 19 ottobre 1999, sità ed accademie, hanno il diritto di darsi
n. 370. All’onere derivante dall’articolo ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti
dalle leggi dello Stato.»
22, comma 6, valutato in 3,5 milioni di
euro annui, a decorrere dall’anno 2011, Note all’art. 2
si provvede mediante corrispondente
riduzione dell’autorizzazione di spe- - Per il testo dell’articolo 33 della
sa di cui all’articolo 5, comma 1, del- Costituzione si veda la nota all’art. 1.
la medesima legge n. 370 del 1999. Il - Il testo dell’articolo 6, della leg-
Ministro dell’economia e delle finanze ge 9 maggio 1989, n. 168 (Istituzione del
è autorizzato ad apportare, con propri Ministero dell’università e della ricerca
decreti, le occorrenti variazioni di bi- scientifica e tecnologica) è il seguente:
«Art. 6. - 1. Le università sono dotate
lancio. Dall’attuazione delle rimanen-
di personalità giuridica e, in attuazione
ti disposizioni della presente legge dell’articolo 33 della Costituzione, hanno
non devono derivare nuovi o maggiori autonomia didattica, scientifica, orga-
oneri per la finanza pubblica. nizzativa, finanziaria e contabile; esse si
danno ordinamenti autonomi con propri
statuti e regolamenti.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 145

2. Nel rispetto dei principi di au- provvedono all’istituzione, organizzazio-


tonomia stabiliti dall’articolo 33 della ne e funzionamento delle strutture didat-
Costituzione e specificati dalla legge, le tiche, di ricerca e di servizio, anche per
università sono disciplinate, oltre che dai quanto concerne i connessi aspetti ammi-
rispettivi statuti e regolamenti, esclusiva- nistrativi, finanziari e di gestione.
mente da norme legislative che vi operino 6. I regolamenti di ateneo e quelli in-
espresso riferimento. È esclusa l’applicabi- terni di ciascuna struttura sono emanati con
lità di disposizioni emanate con circolare. decreto del rettore nel rispetto dei principi e
3. Le università svolgono attività di- delle procedure stabiliti dallo statuto.
dattica e organizzano le relative strutture 7. L’autonomia finanziaria e contabile
nel rispetto della libertà di insegnamento delle università si esercita ai sensi dell’ar-
dei docenti e dei principi generali fissati ticolo 7.
nella disciplina relativa agli ordinamenti 8. La legge di attuazione dei principi
didattici universitari. Nell’osservanza di di autonomia di cui al presente articolo
questi principi gli statuti determinano i stabilisce termini e limiti dell’autonomia
corsi di diploma, anche effettuati presso delle università, quanto all’assunzione e
scuole dirette a fini speciali, di laurea e di alla gestione del personale non docente.
specializzazione; definiscono e discipli- 9. Gli statuti e i regolamenti di ateneo
nano i criteri per l’attivazione dei corsi di sono deliberati dagli organi competen-
perfezionamento, di dottorato di ricerca e ti dell’università a maggioranza assoluta
dei servizi didattici integrativi. dei componenti. Essi sono trasmessi al
4. Le università sono sedi primarie Ministro che, entro il termine perentorio
della ricerca scientifica e operano, per la di sessanta giorni, esercita il controllo di
realizzazione delle proprie finalità istitu- legittimità e di merito nella forma della ri-
zionali, nel rispetto della libertà di ricer- chiesta motivata di riesame. In assenza di
ca dei docenti e dei ricercatori nonché rilievi essi sono emanati dal rettore.
dell’autonomia di ricerca delle strutture 10. Il Ministro può per una sola volta,
scientifiche. I singoli docenti e ricercatori, con proprio decreto, rinviare gli statuti e
secondo le norme del rispettivo stato giu- i regolamenti all’università, indicando le
ridico, nonché le strutture di ricerca: norme illegittime e quelle da riesaminare
a) accedono ai fondi destinati alla nel merito. Gli organi competenti dell’uni-
ricerca universitaria, ai sensi dell’arti- versità possono non conformarsi ai rilievi
colo 65 del decreto del Presidente della di legittimità con deliberazione adottata
Repubblica 11 luglio 1980, n. 382; dalla maggioranza dei tre quinti dei suoi
b) possono partecipare a programmi componenti, ovvero ai rilievi di merito
di ricerca promossi da amministrazioni con deliberazione adottata dalla maggio-
dello Stato, da enti pubblici o privati o da ranza assoluta. In tal caso il Ministro può
istituzioni internazionali, nel rispetto del- ricorrere contro l’atto emanato dal retto-
le relative normative. re, in sede di giurisdizione amministra-
5. Le università, in osservanza del- tiva per i soli vizi di legittimità. Quando
le norme di cui ai commi precedenti, la maggioranza qualificata non sia stata
146 Appendice

raggiunta, le norme contestate non posso- d) i programmi di internazionalizzazione;


no essere emanate. e) il fabbisogno di personale docente
11. Gli statuti delle università sono e non docente a tempo sia determinato
pubblicati nella Gazzetta Ufficiale, i re- che indeterminato, ivi compreso il ricorso
golamenti nel Bollettino Ufficiale del alla mobilità.
Ministero.» 2. I programmi delle università di cui
- Il testo dell’articolo 1-ter, del decre- al comma 1, fatta salva l’autonoma determi-
to-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, nazione degli atenei per quanto riguarda il
con modificazioni, dalla legge 31 marzo fabbisogno di personale in ordine ai settori
2005, n. 43 (Disposizioni urgenti per l’uni- scientifico-disciplinari, sono valutati dal
versità e la ricerca, per i beni e le attività Ministero dell’istruzione, dell’università e
culturali, per il completamento di gran- della ricerca e periodicamente monitorati
di opere strategiche, per la mobilità dei sulla base di parametri e criteri individuati
pubblici dipendenti, e per semplificare gli dal Ministro dell’istruzione, dell’università
adempimenti relativi a imposte di bollo e e della ricerca, avvalendosi del Comitato
tasse di concessione, nonché altre misure nazionale per la valutazione del sistema
urgenti) è il seguente: universitario, sentita la Conferenza dei ret-
«Art. 1-ter. - 1. A decorrere dall’anno tori delle università italiane. Sui risultati
2006 le università, anche al fine di per- della valutazione il Ministro dell’istruzio-
seguire obiettivi di efficacia e qualità dei ne, dell’università e della ricerca riferisce al
servizi offerti, entro il 30 giugno di ogni termine di ciascun triennio, con apposita
anno, adottano programmi triennali coe- relazione, al Parlamento. Dei programmi
renti con le linee generali di indirizzo de- delle università si tiene conto nella riparti-
finite con decreto del Ministro dell’istru- zione del fondo per il finanziamento ordi-
zione, dell’università e della ricerca, sen- nario delle università.
titi la Conferenza dei rettori delle univer- 3. Sono abrogate le disposizioni del re-
sità italiane, il Consiglio universitario golamento di cui al decreto del Presidente
nazionale e il Consiglio nazionale degli della Repubblica 27 gennaio 1998, n. 25, ad
studenti universitari, tenuto altresì conto eccezione dell’articolo 2, commi 5, lettere
delle risorse acquisibili autonomamente. I a), b), c) e d), 6 e 7, nonché dell’articolo 3
predetti programmi delle università indi- e dell’articolo 4.»
viduano in particolare: - Il testo dell’art. 16, del decreto legi-
a) i corsi di studio da istituire e atti- slativo 30 marzo 2001, n. 165 (Norme gene-
vare nel rispetto dei requisiti minimi es- rali sull’ordinamento del lavoro alle dipen-
senziali in termini di risorse strutturali ed denze delle amministrazioni pubbliche) è
umane, nonché quelli da sopprimere; il seguente:
b) il programma di sviluppo della ri- «Art. 16. - 1. I dirigenti di uffici diri-
cerca scientifica; genziali generali, comunque denominati,
c) le azioni per il sostegno ed il po- nell’ambito di quanto stabilito dall’artico-
tenziamento dei servizi e degli interventi lo 4 esercitano, fra gli altri, i seguenti com-
a favore degli studenti; piti e poteri:
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 147

a) formulano proposte ed esprimo- g) richiedono direttamente pareri


no pareri al Ministro nelle materie di sua agli organi consultivi dell’amministrazio-
competenza; ne e rispondono ai rilievi degli organi di
a-bis) propongono le risorse e i profili controllo sugli atti di competenza;
professionali necessari allo svolgimento h) svolgono le attività di organizza-
dei compiti dell’ufficio cui sono preposti zione e gestione del personale e di gestio-
anche al fine dell’elaborazione del docu- ne dei rapporti sindacali e di lavoro;
mento di programmazione triennale del i) decidono sui ricorsi gerarchici con-
fabbisogno di personale di cui all’articolo tro gli atti e i provvedimenti amministra-
6, comma 4; tivi non definitivi dei dirigenti;
b) curano l’attuazione dei piani, pro- l) curano i rapporti con gli uffici
grammi e direttive generali definite dal dell’Unione europea e degli organismi in-
Ministro e attribuiscono ai dirigenti gli ternazionali nelle materie di competenza
incarichi e la responsabilità di specifici secondo le specifiche direttive dell’organo
progetti e gestioni; definiscono gli obiet- di direzione politica, sempreché tali rap-
tivi che i dirigenti devono perseguire e at- porti non siano espressamente affidati ad
tribuiscono le conseguenti risorse umane, apposito ufficio o organo;
finanziarie e materiali; l-bis) concorrono alla definizione di
c) adottano gli atti relativi all’organiz- misure idonee a prevenire e contrastare i
zazione degli uffici di livello dirigenziale fenomeni di corruzione e a controllarne il
non generale; rispetto da parte dei dipendenti dell’uffi-
d) adottano gli atti e i provvedimen- cio cui sono preposti.
ti amministrativi ed esercitano i poteri di 2. I dirigenti di uffici dirigenziali ge-
spesa e quelli di acquisizione delle entrate nerali riferiscono al Ministro sull’attività
rientranti nella competenza dei propri uf- da essi svolta correntemente e in tutti i
fici, salvo quelli delegati ai dirigenti; casi in cui il Ministro lo richieda o lo ri-
d-bis) adottano i provvedimenti pre- tenga opportuno.
visti dall’articolo 17, comma 2, del decreto 3. L’esercizio dei compiti e dei pote-
legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e succes- ri di cui al comma 1 può essere conferito
sive modificazioni; anche a dirigenti preposti a strutture or-
e) dirigono, coordinano e controllano ganizzative comuni a più amministrazioni
l’attività dei dirigenti e dei responsabili dei pubbliche, ovvero alla attuazione di parti-
procedimenti amministrativi, anche con colari programmi, progetti e gestioni.
potere sostitutivo in caso di inerzia, e pro- 4. Gli atti e i provvedimenti adottati
pongono l’adozione, nei confronti dei diri- dai dirigenti preposti al vertice dell’am-
genti, delle misure previste dall’articolo 21; ministrazione e dai dirigenti di uffici diri-
f) promuovono e resistono alle liti ed genziali generali di cui al presente articolo
hanno il potere di conciliare e di transi- non sono suscettibili di ricorso gerarchico.
gere, fermo restando quanto disposto 5. Gli ordinamenti delle amministra-
dall’articolo 12, comma 1, della legge 3 zioni pubbliche al cui vertice è preposto
aprile 1979, n. 103; un segretario generale, capo dipartimento
148 Appendice

o altro dirigente comunque denominato, a) monitora il funzionamento com-


con funzione di coordinamento di uffici plessivo del sistema della valutazione,
dirigenziali di livello generale, ne defini- della trasparenza e integrità dei controlli
scono i compiti ed i poteri.» interni ed elabora una relazione annuale
- La legge 19 ottobre 1999, n. 370 sullo stato dello stesso;
(Disposizioni in materia di università e b) comunica tempestivamente le cri-
di ricerca scientifica e tecnologica) è pub- ticità riscontrate ai competenti organi in-
blicata nella Gazzetta Ufficiale 26 ottobre terni di governo ed amministrazione, non-
1999, n. 252. ché alla Corte dei conti, all’Ispettorato per
- Il testo dell’articolo 14, del de- la funzione pubblica e alla Commissione
creto legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 di cui all’articolo 13;
(Attuazione della legge 4 marzo 2009, n. c) valida la Relazione sulla perfor-
15, in materia di ottimizzazione della pro- mance di cui all’articolo 10 e ne assicura
duttività del lavoro pubblico e di efficienza la visibilità attraverso la pubblicazione sul
e trasparenza delle pubbliche amministra- sito istituzionale dell’amministrazione;
zioni) è il seguente: d) garantisce la correttezza dei pro-
«Art. 14. - 1. Ogni amministrazio- cessi di misurazione e valutazione, non-
ne, singolarmente o in forma associata, ché dell’utilizzo dei premi di cui al Titolo
senza nuovi o maggiori oneri per la fi- III, secondo quanto previsto dal presente
nanza pubblica, si dota di un Organismo decreto, dai contratti collettivi nazionali,
indipendente di valutazione della dai contratti integrativi, dai regolamenti
performance. interni all’amministrazione, nel rispetto
2. L’Organismo di cui al comma 1 del principio di valorizzazione del merito
sostituisce i servizi di controllo interno, e della professionalità;
comunque denominati, di cui al decreto e) propone, sulla base del sistema di
legislativo 30 luglio 1999, n. 286, ed eser- cui all’articolo 7, all’organo di indirizzo
cita, in piena autonomia, le attività di cui politico-amministrativo, la valutazione
al comma 4. Esercita, altresì, le attività annuale dei dirigenti di vertice e l’attribu-
di controllo strategico di cui all’articolo zione ad essi dei premi di cui al Titolo III;
6, comma 1, del citato decreto legislati- f) è responsabile della corretta appli-
vo n. 286 del 1999, e riferisce, in propo- cazione delle linee guida, delle metodo-
sito, direttamente all’organo di indirizzo logie e degli strumenti predisposti dalla
politico-amministrativo. Commissione di cui all’articolo 13;
3. L’Organismo indipendente di valu- g) promuove e attesta l’assolvimento
tazione è nominato, sentita la Commissione degli obblighi relativi alla trasparenza e
di cui all’articolo 13, dall’organo di indirizzo all’integrità di cui al presente Titolo;
politico-amministrativo per un periodo di h) verifica i risultati e le buone prati-
tre anni. L’incarico dei componenti può es- che di promozione delle pari opportunità.
sere rinnovato una sola volta. 5. L’Organismo indipendente di
4. L’Organismo indipendente di valu- valutazione della performance, sul-
tazione della performance: la base di appositi modelli forniti dalla
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 149

Commissione di cui all’articolo 13, cura an- misurazione della performance, dotata
nualmente la realizzazione di indagini sul delle risorse necessarie all’esercizio delle
personale dipendente volte a rilevare il li- relative funzioni.
vello di benessere organizzativo e il grado 10. Il responsabile della struttura
di condivisione del sistema di valutazione tecnica permanente deve possedere una
nonché la rilevazione della valutazione specifica professionalità ed esperienza
del proprio superiore gerarchico da parte nel campo della misurazione della perfor-
del personale, e ne riferisce alla predetta mance nelle amministrazioni pubbliche.
Commissione. 11. Agli oneri derivanti dalla costitu-
6. La validazione della Relazione sul- zione e dal funzionamento degli organi-
la performance di cui al comma 4, lettera smi di cui al presente articolo si provvede
c), è condizione inderogabile per l’accesso nei limiti delle risorse attualmente desti-
agli strumenti per premiare il merito di nate ai servizi di controllo interno.»
cui al Titolo III. - Si riporta il testo del comma 1,
7. L’Organismo indipendente di va- dell’art. 6, del decreto-legge 21 aprile 1995,
lutazione è costituito da un organo mo- n. 120, convertito, con modificazioni, dal-
nocratico ovvero collegiale composto da la legge 21 giugno 1995, n. 236 Pubblicato
3 componenti dotati dei requisiti stabiliti nella Gazz. Uff. 22 aprile 1995, n. 94 e
dalla Commissione ai sensi dell’articolo convertito in legge, con modificazioni,
13, comma 6, lettera g), e di elevata pro- dall’art. 1, comma 1, L. 21 giugno 1995, n.
fessionalità ed esperienza, maturata nel 236 recante disposizioni urgenti per il fun-
campo del management, della valutazione zionamento delle università.»:
della performance e della valutazione del Art. 6. - «1. Le università deliberano i
personale delle amministrazioni pubbli- propri statuti e regolamenti, ai sensi della
che. I loro curricula sono comunicati alla legge 9 maggio 1989, n. 168, nel rispetto
Commissione di cui all’articolo 13. delle norme di cui al decreto legislativo 3
8. I componenti dell’Organismo in- febbraio 1993, n. 29, all’articolo 5 della leg-
dipendente di valutazione non possono ge 24 dicembre 1993, n. 537, e al presente
essere nominati tra soggetti che rivestano decreto, inderogabilmente entro un anno
incarichi pubblici elettivi o cariche in par- dalla data di entrata in vigore della legge di
titi politici o in organizzazioni sindacali conversione del presente decreto, decorso
ovvero che abbiano rapporti continuativi il quale non possono accedere ai finanzia-
di collaborazione o di consulenza con le menti oggetto degli accordi di programma
predette organizzazioni, ovvero che ab- di cui alla citata legge n. 537 del 1993 e al
biano rivestito simili incarichi o cariche o decreto-legge 31 gennaio 1995, n. 26, con-
che abbiano avuto simili rapporti nei tre vertito, con modificazioni, dalla legge 29
anni precedenti la designazione. marzo 1995, n. 95. Gli statuti degli atenei
9. Presso l’Organismo indipendente stabiliscono anche la composizione degli
di valutazione è costituita, senza nuovi organi collegiali, assicurando la rappre-
o maggiori oneri per la finanza pubblica, sentanza degli studenti in misura non in-
una struttura tecnica permanente per la feriore al 15 per cento.»
150 Appendice

- Il comma 4, lettere b) ed f) dell’art. Note all’art. 3


16, della legge 9 maggio 1989, n. 168 è il
seguente: Il decreto del Presidente del Consiglio
«4. Gli statuti devono comunque dei ministri 25 gennaio 2008, pubblicato
prevedere: nella Gazzetta Ufficiale n. 86 del 11 aprile
a) (omissis) 2008, reca: «Linee guida per la riorganiz-
b) una composizione del senato acca- zazione del Sistema di istruzione e forma-
demico rappresentativa delle facoltà isti- zione tecnica superiore e la costituzione
tuite nell’ateneo; degli istituti tecnici superiori»
c) - e) (omissis) - Il comma 4, dell’art. 2 del regola-
f) una composizione del consiglio di mento di cui al decreto del Presidente
amministrazione che assicuri la rappre- della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87
sentanza delle diverse componenti previ- (Regolamento recante norme per il rior-
ste dalla normativa vigente.» dino degli istituti professionali, a norma
- Il comma 110 dell’art. 17 della legge dell’articolo 64, comma 4, del decreto-
15 maggio 1997, n. 127 (Misure urgenti per legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito,
lo snellimento dell’attività amministrativa con modificazioni, dalla legge 6 agosto
e dei procedimenti di decisione e di con- 2008, n. 133) è il seguente:
trollo) è il seguente: «4. Agli istituti professionali si riferi-
«110. Il contratto di lavoro del diret- scono gli istituti tecnici superiori secondo
tore amministrativo, scelto tra dirigenti quanto previsto dal decreto del Presidente
delle università, di altre amministrazio- del Consiglio dei Ministri 25 gennaio
ni pubbliche, ovvero anche fra estranei 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
alle amministrazioni pubbliche, è a tem- n. 86 dell’11 aprile 2008, con l’obiettivo
po determinato di durata non superiore prioritario di sostenere lo sviluppo del-
a cinque anni, rinnovabile. Si applicano le professioni tecniche a livello terziario,
l’articolo 3, comma 8, del decreto legisla- mediante le specializzazioni richieste dal
tivo 30 dicembre 1992, n. 502, in quanto mondo del lavoro, con particolare riferi-
compatibile, e l’articolo 20 del decreto mento alle piccole e medie imprese.»
legislativo 3 febbraio 1993, n. 29, come - Il testo del comma 4, dell’art. 2
sostituito dall’articolo 6 del decreto legi- del regolamento di cui al Presidente
slativo 18 novembre 1993, n. 470; la rela- della Repubblica 15 marzo 2010, n.88
zione di cui al comma 1 di detto articolo è (Regolamento recante norme per il rior-
presentata al rettore e da questi trasmessa dino degli istituti tecnici a norma dell’ar-
al consiglio di amministrazione e al senato ticolo 64, comma 4, del decreto-legge 25
accademico. In prima applicazione il con- giugno 2008, n. 112, convertito, con modi-
tratto di lavoro è stipulato con il direttore ficazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133)
amministrativo in carica alla data di entra- è il seguente:
ta in vigore della presente legge per la du- «4. Agli istituti tecnici si riferiscono
rata determinata dagli organi competenti gli istituti tecnici superiori secondo quan-
dell’ateneo.» to previsto dal decreto del Presidente del
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 151

Consiglio dei Ministri 25 gennaio 2008, sede universitaria ai fini del supporto tec-
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 86 nico e amministrativo.
dell’11 aprile 2008, con l’obiettivo priorita- 3. I comitati, oltre alle funzioni di cui
rio di sostenere lo sviluppo delle profes- all’articolo 2, comma 3, lettera c), provve-
sioni tecniche a livello terziario, mediante dono al coordinamento delle iniziative in
le specializzazioni richieste dal mondo materia di programmazione degli accessi
del lavoro, con particolare riferimento alle all’istruzione universitaria, di orientamen-
piccole e medie imprese.» to, di diritto allo studio, di alta formazione
- Il testo dell’art. 3, del regolamento di professionale e di formazione continua e
cui al Presidente della Repubblica 27 gen- ricorrente, di utilizzazione delle strutture
naio 1998, n. 25 (Regolamento recante di- universitarie, nonché al coordinamento
sciplina dei procedimenti relativi allo svi- con il sistema scolastico, con le istituzioni
luppo ed alla programmazione del sistema formative regionali, con le istanze econo-
universitario, nonché ai comitati regionali miche e sociali del territorio.»
di coordinamento, a norma dell’articolo - Per il testo dell’articolo 1-ter del de-
20, comma 8, lettere a) e b), della L. 15 creto legge 31 gennaio 2005, n. 7, converti-
marzo 1997, n. 59) è il seguente: to, con modificazioni, dalla legge 31 marzo
«Art. 3. - 1. I comitati regionali di 2005, n. 43 si veda nelle note all’art. 2.
coordinamento sono costituiti dai rettori
delle università aventi sede nella stessa Note all’art. 4
regione, dal presidente della giunta regio-
nale o da un suo delegato, nonché da un - Il testo dell’art. 8 della legge 2 di-
rappresentante degli studenti se nella re- cembre 1991, n. 390 (Norme sul diritto agli
gione hanno sede fino a due atenei, da due studi universitari) è il seguente:
rappresentanti se ivi hanno sede fino a tre «Art. 8. - 1. Le regioni determinano
atenei e da tre per un numero di atenei la quota dei fondi destinati agli interven-
nella regione superiore a tre, eletti dalla ti per il diritto agli studi universitari, da
componente studentesca dei senati acca- devolvere annualmente all’erogazione di
demici e dei consigli di amministrazione borse di studio per gli studenti iscritti ai
delle università della regione, riunita in corsi di diploma e di laurea nel rispetto dei
seduta comune. Nella regione Trentino- requisiti minimi stabiliti ai sensi dell’arti-
Alto Adige si istituiscono due comitati colo 4 e secondo le procedure selettive di
provinciali di coordinamento, ciascuno cui all’articolo 7, comma 1, lettera c). Le
di essi composto dal presidente della pro- regioni possono anche trasferire i predetti
vincia autonoma, o da un suo delegato, fondi alle università, affinché queste prov-
dai rettori delle università della provincia vedano ad erogare le borse.»
e dai rappresentanti degli studenti delle - Il comma 603 dell’art. 1 della legge
medesime, determinati ai sensi del pre- 27 dicembre 2006, n. 296 (Disposizioni
sente comma. per la formazione del bilancio annuale e
2. I comitati eleggono nel loro seno pluriennale dello Stato -legge finanziaria
il rettore che li presiede ed individuano la 2007) è il seguente:
152 Appendice

«603 Tutti i collegi universitari ge- alla determinazione degli effetti finan-
stiti da fondazioni, enti morali, nonché ziari derivanti dai decreti legislativi, la
enti ecclesiastici che abbiano le finalità di quantificazione degli stessi è effettuata al
cui all’articolo 1, comma 4, primo periodo momento dell’adozione dei singoli decre-
della legge 14 novembre 2000, n. 338, ed ti legislativi. I decreti legislativi dai qua-
iscritti ai registri delle prefetture, sono li derivano nuovi o maggiori oneri sono
equiparati ai collegi universitari legal- emanati solo successivamente all’entrata
mente riconosciuti.» in vigore dei provvedimenti legislativi che
- Il comma 1, lettera l-quater dell’art. stanzino le occorrenti risorse finanziarie.
10, del testo unico delle imposte sui red- A ciascuno schema di decreto legislativo
diti di cui al decreto del Presidente del- è allegata una relazione tecnica, predi-
la Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 sposta ai sensi del comma 3, che dà conto
(Approvazione del testo unico delle im- della neutralità finanziaria del medesimo
poste sui redditi), come modificato dalla decreto ovvero dei nuovi o maggiori one-
presente legge, è il seguente: ri da esso derivanti e dei corrispondenti
«l-quater) le erogazioni liberali in de- mezzi di copertura.»
naro effettuate a favore di università, fon- - L’articolo 20 della legge 15 marzo
dazioni universitarie di cui all’articolo 59, 1997, n.59 (Delega al Governo per il confe-
comma 3, della legge 23 dicembre 2000, n. rimento di funzioni e compiti alle regioni
388, del Fondo per il merito degli studenti ed enti locali, per la riforma della Pubblica
universitari e di istituzioni universitarie Amministrazione e per la semplificazione
pubbliche, degli enti di ricerca pubbli- amministrativa) è il seguente:
ci, ovvero degli enti di ricerca vigilati dal «Art. 20. - 1. Il Governo, sulla base di
Ministero dell’istruzione, dell’università e un programma di priorità di interventi,
della ricerca, ivi compresi l’Istituto supe- definito, con deliberazione del Consiglio
riore di sanità e l’Istituto superiore per la dei Ministri, in relazione alle proposte
prevenzione e la sicurezza del lavoro, non- formulate dai Ministri competenti, sentita
ché degli enti parco regionali e nazionali.» la Conferenza unificata di cui all’articolo
8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n.
Note all’art. 5 281, entro la data del 30 aprile, presenta
al Parlamento, entro il 31 maggio di ogni
- Il testo del comma 2, dell’art. 17 del- anno, un disegno di legge per la sempli-
la legge 31 dicembre 2009, n. 196 (Legge ficazione e il riassetto normativo, volto a
di contabilità e finanza pubblica.) è il definire, per l’anno successivo, gli indiriz-
seguente: zi, i criteri, le modalità e le materie di in-
«2. Le leggi di delega comportanti tervento, anche ai fini della ridefinizione
oneri recano i mezzi di copertura neces- dell’area di incidenza delle pubbliche fun-
sari per l’adozione dei relativi decreti le- zioni con particolare riguardo all’assetto
gislativi. Qualora, in sede di conferimento delle competenze dello Stato, delle regio-
della delega, per la complessità della ma- ni e degli enti locali. In allegato al disegno
teria trattata, non sia possibile procedere di legge è presentata una relazione sullo
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 153

stato di attuazione della semplificazione e previsti dal comma 2 del presente artico-
del riassetto. lo, nell’ambito dei principi stabiliti dalla
2. Il disegno di legge di cui al comma legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive
1 prevede l’emanazione di decreti legisla- modificazioni;
tivi, relativamente alle norme legislative d) eliminazione degli interventi am-
sostanziali e procedimentali, nonché di ministrativi autorizzatori e delle misure
regolamenti ai sensi dell’articolo 17, com- di condizionamento della libertà contrat-
mi 1 e 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, tuale, ove non vi contrastino gli interessi
e successive modificazioni, per le norme pubblici alla difesa nazionale, all’ordine
regolamentari di competenza dello Stato. e alla sicurezza pubblica, all’amministra-
3. Salvi i principi e i criteri direttivi zione della giustizia, alla regolazione dei
specifici per le singole materie, stabiliti mercati e alla tutela della concorrenza,
con la legge annuale di semplificazione e alla salvaguardia del patrimonio cultura-
riassetto normativo, l’esercizio delle dele- le e dell’ambiente, all’ordinato assetto del
ghe legislative di cui ai commi 1 e 2 si at- territorio, alla tutela dell’igiene e della sa-
tiene ai seguenti principi e criteri direttivi: lute pubblica;
a) definizione del riassetto normativo e) sostituzione degli atti di autoriz-
e codificazione della normativa primaria zazione, licenza, concessione, nulla osta,
regolante la materia, previa acquisizione permesso e di consenso comunque de-
del parere del Consiglio di Stato, reso nel nominati che non implichino esercizio
termine di novanta giorni dal ricevimen- di discrezionalità amministrativa e il cui
to della richiesta, con determinazione dei rilascio dipenda dall’accertamento dei
principi fondamentali nelle materie di le- requisiti e presupposti di legge, con una
gislazione concorrente; denuncia di inizio di attività da presentare
a-bis) coordinamento formale e da parte dell’interessato all’amministra-
sostanziale del testo delle disposizioni zione competente corredata dalle attesta-
vigenti, apportando le modifiche neces- zioni e dalle certificazioni eventualmente
sarie per garantire la coerenza giuridica, richieste;
logica e sistematica della normativa e per f) determinazione dei casi in cui le
adeguare, aggiornare e semplificare il lin- domande di rilascio di un atto di consen-
guaggio normativo; so, comunque denominato, che non im-
b) indicazione esplicita delle norme plichi esercizio di discrezionalità ammini-
abrogate, fatta salva l’applicazione dell’ar- strativa, corredate dalla documentazione
ticolo 15 delle disposizioni sulla legge in e dalle certificazioni relative alle caratte-
generale premesse al codice civile; ristiche tecniche o produttive dell’attività
c) indicazione dei principi generali, da svolgere, eventualmente richieste, si
in particolare per quanto attiene alla in- considerano accolte qualora non venga
formazione, alla partecipazione, al con- comunicato apposito provvedimento di
traddittorio, alla trasparenza e pubblicità diniego entro il termine fissato per cate-
che regolano i procedimenti amministra- gorie di atti in relazione alla complessità
tivi ai quali si attengono i regolamenti del procedimento, con esclusione, in ogni
154 Appendice

caso, dell’equivalenza tra silenzio e dinie- flessibilità dell’adeguamento dei parame-


go o rifiuto; tri stessi alle esigenze manifestatesi nel
g) revisione e riduzione delle fun- settore regolato;
zioni amministrative non direttamente l) attribuzione delle funzioni ammi-
rivolte: nistrative ai comuni, salvo il conferimento
1) alla regolazione ai fini dell’incenti- di funzioni a province, città metropolita-
vazione della concorrenza; ne, regioni e Stato al fine di assicurarne
2) alla eliminazione delle rendite e l’esercizio unitario in base ai principi di
dei diritti di esclusività, anche alla luce sussidiarietà, differenziazione e adegua-
della normativa comunitaria; tezza; determinazione dei principi fonda-
3) alla eliminazione dei limiti all’ac- mentali di attribuzione delle funzioni se-
cesso e all’esercizio delle attività economi- condo gli stessi criteri da parte delle regio-
che e lavorative; ni nelle materie di competenza legislativa
4) alla protezione di interessi primari, concorrente;
costituzionalmente rilevanti, per la realiz- m) definizione dei criteri di adegua-
zazione della solidarietà sociale; mento dell’organizzazione amministrati-
5) alla tutela dell’identità e della qua- va alle modalità di esercizio delle funzioni
lità della produzione tipica e tradizionale di cui al presente comma;
e della professionalità; n) indicazione esplicita dell’autorità
h) promozione degli interventi di au- competente a ricevere il rapporto relati-
toregolazione per standard qualitativi e vo alle sanzioni amministrative, ai sensi
delle certificazioni di conformità da parte dell’articolo 17 della legge 24 novembre
delle categorie produttive, sotto la vigilan- 1981, n. 689.
za pubblica o di organismi indipendenti, 3-bis. Il Governo, nelle materie di
anche privati, che accertino e garantisca- competenza esclusiva dello Stato, comple-
no la qualità delle fasi delle attività econo- ta il processo di codificazione di ciascuna
miche e professionali, nonché dei processi materia emanando, anche contestual-
produttivi e dei prodotti o dei servizi; mente al decreto legislativo di riassetto,
i) per le ipotesi per le quali sono una raccolta organica delle norme regola-
soppressi i poteri amministrativi auto- mentari regolanti la medesima materia, se
rizzatori o ridotte le funzioni pubbliche del caso adeguandole alla nuova disciplina
condizionanti l’esercizio delle attività di livello primario e semplificandole se-
private, previsione dell’autoconforma- condo i criteri di cui ai successivi commi.
zione degli interessati a modelli di rego- 4. I decreti legislativi e i regolamen-
lazione, nonché di adeguati strumenti di ti di cui al comma 2, emanati sulla base
verifica e controllo successivi. I modelli di della legge di semplificazione e riassetto
regolazione vengono definiti dalle ammi- normativo annuale, per quanto concerne
nistrazioni competenti in relazione all’in- le funzioni amministrative mantenute, si
centivazione della concorrenzialità, alla attengono ai seguenti principi:
riduzione dei costi privati per il rispetto a) semplificazione dei procedimenti
dei parametri di pubblico interesse, alla amministrativi, e di quelli che agli stessi
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 155

risultano strettamente connessi o stru- f-bis) generale possibilità di utilizza-


mentali, in modo da ridurre il numero re, da parte delle amministrazioni e dei
delle fasi procedimentali e delle ammini- soggetti a queste equiparati, strumenti
strazioni intervenienti, anche riordinando di diritto privato, salvo che nelle materie
le competenze degli uffici, accorpando le o nelle fattispecie nelle quali l’interesse
funzioni per settori omogenei, soppri- pubblico non può essere perseguito senza
mendo gli organi che risultino superflui e l’esercizio di poteri autoritativi;
costituendo centri interservizi dove ricol- f-ter) conformazione ai principi di
locare il personale degli organi soppressi e sussidiarietà, differenziazione e adegua-
raggruppare competenze diverse ma con- tezza, nella ripartizione delle attribuzioni
fluenti in un’unica procedura, nel rispetto e competenze tra i diversi soggetti istitu-
dei principi generali indicati ai sensi del zionali, nella istituzione di sedi stabili di
comma 3, lettera c), e delle competenze concertazione e nei rapporti tra i soggetti
riservate alle regioni; istituzionali ed i soggetti interessati, se-
b) riduzione dei termini per la con- condo i criteri dell’autonomia, della leale
clusione dei procedimenti e uniformazio- collaborazione, della responsabilità e del-
ne dei tempi di conclusione previsti per la tutela dell’affidamento;
procedimenti tra loro analoghi; f-quater) riconduzione delle intese,
c) regolazione uniforme dei pro- degli accordi e degli atti equiparabili co-
cedimenti dello stesso tipo che si svol- munque denominati, nonché delle confe-
gono presso diverse amministrazioni renze di servizi, previste dalle normative
o presso diversi uffici della medesima vigenti, aventi il carattere della ripetitivi-
amministrazione; tà, ad uno o più schemi base o modelli di
d) riduzione del numero di procedi- riferimento nei quali, ai sensi degli articoli
menti amministrativi e accorpamento dei da 14 a 14-quater della legge 7 agosto 1990,
procedimenti che si riferiscono alla mede- n. 241, e successive modificazioni, siano
sima attività; stabilite le responsabilità, le modalità di
e) semplificazione e accelerazione attuazione e le conseguenze degli even-
delle procedure di spesa e contabili, anche tuali inadempimenti;
mediante l’adozione di disposizioni che f-quinquies) avvalimento di uffici e
prevedano termini perentori, prorogabili strutture tecniche e amministrative pub-
per una sola volta, per le fasi di integra- bliche da parte di altre pubbliche ammi-
zione dell’efficacia e di controllo degli atti, nistrazioni, sulla base di accordi conclusi
decorsi i quali i provvedimenti si intendo- ai sensi dell’articolo 15 della legge 7 agosto
no adottati; 1990, n. 241, e successive modificazioni.
f) aggiornamento delle procedu- 5. I decreti legislativi di cui al comma
re, prevedendo la più estesa e ottimale 2 sono emanati su proposta del Ministro
utilizzazione delle tecnologie dell’infor- competente, di concerto con il Presidente
mazione e della comunicazione, anche del Consiglio dei Ministri o il Ministro
nei rapporti con i destinatari dell’azione per la funzione pubblica, con i Ministri
amministrativa; interessati e con il Ministro dell’economia
156 Appendice

e delle finanze, previa acquisizione del Con effetto dalla stessa data sono abrogate
parere della Conferenza unificata di cui le norme, anche di legge, regolatrici dei
all’articolo 8 del decreto legislativo 28 procedimenti.
agosto 1997, n. 281, e, successivamente, 8. I regolamenti di cui al comma 2
dei pareri delle Commissioni parlamenta- si conformano, oltre ai principi di cui al
ri competenti che sono resi entro il termi- comma 4, ai seguenti criteri e principi:
ne di sessanta giorni dal ricevimento della a) trasferimento ad organi monocra-
richiesta. tici o ai dirigenti amministrativi di funzio-
6. I regolamenti di cui al comma 2 ni anche decisionali, che non richiedono,
sono emanati con decreto del Presidente in ragione della loro specificità, l’esercizio
della Repubblica, previa deliberazione in forma collegiale, e sostituzione degli or-
del Consiglio dei Ministri, su proposta del gani collegiali con conferenze di servizi o
Presidente del Consiglio dei Ministri o del con interventi, nei relativi procedimenti,
Ministro per la funzione pubblica, di con- dei soggetti portatori di interessi diffusi;
certo con il Ministro competente, previa b) individuazione delle responsabili-
acquisizione del parere della Conferenza tà e delle procedure di verifica e controllo;
unificata di cui all’articolo 8 del decreto c) soppressione dei procedimenti che
legislativo 28 agosto 1997, n. 281, quan- risultino non più rispondenti alle finalità e
do siano coinvolti interessi delle regioni agli obiettivi fondamentali definiti dalla le-
e delle autonomie locali, del parere del gislazione di settore o che risultino in con-
Consiglio di Stato nonché delle compe- trasto con i principi generali dell’ordina-
tenti Commissioni parlamentari. I pareri mento giuridico nazionale o comunitario;
della Conferenza unificata e del Consiglio d) soppressione dei procedimenti che
di Stato sono resi entro novanta giorni comportino, per l’amministrazione e per
dalla richiesta; quello delle Commissioni i cittadini, costi più elevati dei benefici
parlamentari è reso, successivamente ai conseguibili, anche attraverso la sostitu-
precedenti, entro sessanta giorni dal- zione dell’attività amministrativa diretta
la richiesta. Per la predisposizione degli con forme di autoregolamentazione da
schemi di regolamento la Presidenza del parte degli interessati, prevedendone co-
Consiglio dei Ministri, ove necessario, munque forme di controllo;
promuove, anche su richiesta del Ministro e) adeguamento della disciplina so-
competente, riunioni tra le amministra- stanziale e procedimentale dell’attivi-
zioni interessate. Decorsi sessanta giorni tà e degli atti amministrativi ai principi
dalla richiesta di parere alle Commissioni della normativa comunitaria, anche so-
parlamentari, i regolamenti possono esse- stituendo al regime concessorio quello
re comunque emanati. autorizzatorio;
7. I regolamenti di cui al comma 2, f) soppressione dei procedimenti che
ove non diversamente previsto dai decreti derogano alla normativa procedimentale
legislativi, entrano in vigore il quindicesi- di carattere generale, qualora non sussi-
mo giorno successivo alla data della loro stano più le ragioni che giustifichino una
pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. difforme disciplina settoriale;
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 157

g) regolazione, ove possibile, di tutti formulare osservazioni e proporre sug-


gli aspetti organizzativi e di tutte le fasi gerimenti per la modifica delle norme
del procedimento. stesse e per il miglioramento dell’azione
8-bis. Il Governo verifica la coeren- amministrativa».
za degli obiettivi di semplificazione e di - Il testo dell’articolo 3 del rego-
qualità della regolazione con la definizio- lamento di cui al decreto del Ministro
ne della posizione italiana da sostenere dell’istruzione, dell’università e della ri-
in sede di Unione europea nella fase di cerca 22 ottobre 2004, n. 270 (Modifiche al
predisposizione della normativa comu- regolamento recante norme concernenti
nitaria, ai sensi dell’articolo 3 del decreto l’autonomia didattica degli atenei, appro-
legislativo 30 luglio 1999, n. 303. Assicura vato con D.M. 3 novembre 1999, n. 509
la partecipazione italiana ai programmi di del Ministro dell’università e della ricerca
semplificazione e di miglioramento della scientifica e tecnologica) è il seguente:
qualità della regolazione interna e a livello «Art.3. - 1. Le università rilasciano i
europeo. seguenti titoli:
9. I Ministeri sono titolari del pote- a) laurea (L);
re di iniziativa della semplificazione e del b) laurea magistrale (L.M.).
riassetto normativo nelle materie di loro 2. Le università rilasciano altresì il di-
competenza, fatti salvi i poteri di indi- ploma di specializzazione (DS) e il dotto-
rizzo e coordinamento della Presidenza rato di ricerca (DR).
del Consiglio dei Ministri, che garantisce 3. La laurea, la laurea magistrale, il
anche l’uniformità e l’omogeneità degli diploma di specializzazione e il dottora-
interventi di riassetto e semplificazione. to di ricerca sono conseguiti al termine,
La Presidenza del Consiglio dei Ministri rispettivamente, dei corsi di laurea, di
garantisce, in caso di inerzia delle ammi- laurea magistrale, di specializzazione
nistrazioni competenti, l’attivazione di e di dottorato di ricerca istituiti dalle
specifiche iniziative di semplificazione e università.
di riassetto normativo. 4. Il corso di laurea ha l’obiettivo di
10. Gli organi responsabili di direzio- assicurare allo studente un’adeguata pa-
ne politica e di amministrazione attiva in- dronanza di metodi e contenuti scientifici
dividuano forme stabili di consultazione generali, anche nel caso in cui sia orienta-
e di partecipazione delle organizzazioni to all’acquisizione di specifiche conoscen-
di rappresentanza delle categorie econo- ze professionali.
miche e produttive e di rilevanza sociale, 5. L’acquisizione delle conoscenze
interessate ai processi di regolazione e di professionali, di cui al comma 4 è preor-
semplificazione. dinata all’inserimento del laureato nel
11. I servizi di controllo interno com- mondo del lavoro ed all’esercizio delle
piono accertamenti sugli effetti prodotti correlate attività professionali regolamen-
dalle norme contenute nei regolamenti tate, nell’osservanza delle disposizioni di
di semplificazione e di accelerazione dei legge e dell’Unione europea e di quelle di
procedimenti amministrativi e possono cui all’articolo 11, comma 4.
158 Appendice

6. Il corso di laurea magistrale ha «2. I decreti legislativi di cui al com-


l’obiettivo di fornire allo studente una for- ma 1 sono emanati nel rispetto dei seguen-
mazione di livello avanzato per l’esercizio ti principi e criteri direttivi:
di attività di elevata qualificazione in am- a) adozione di regole contabili unifor-
biti specifici. mi e di un comune piano dei conti integra-
7. Il corso di specializzazione ha to al fine di consentire il consolidamento
l’obiettivo di fornire allo studente cono- e il monitoraggio in fase di previsione,
scenze e abilità per funzioni richieste gestione e rendicontazione dei conti delle
nell’esercizio di particolari attività pro- amministrazioni pubbliche;
fessionali e può essere istituito esclusiva- b) definizione di una tassonomia per
mente in applicazione di specifiche norme la riclassificazione dei dati contabili e di
di legge o di direttive dell’Unione europea. bilancio per le amministrazioni pubbliche
8. I corsi di dottorato di ricerca e il tenute al regime di contabilità civilistica,
conseguimento del relativo titolo sono di- ai fini del raccordo con le regole contabili
sciplinati dall’articolo 4 della legge 3 luglio uniformi di cui alla lettera a);
1998, n. 210, fatto salvo quanto previsto c) adozione di comuni schemi di bi-
dall’articolo 6, commi 5 e 6. lancio articolati in missioni e programmi
9. Restano ferme le disposizioni di coerenti con la classificazione economica
cui all’articolo 6 della legge 19 novembre e funzionale individuata dagli appositi re-
1990, n. 341, in materia di formazione fi- golamenti comunitari in materia di conta-
nalizzata e di servizi didattici integrativi. bilità nazionale e relativi conti satellite, al
In particolare, in attuazione dell’articolo fine di rendere più trasparenti e significa-
1, comma 15, della legge 14 gennaio 1999, tive le voci di bilancio dirette all’attuazio-
n. 4, le università possono attivare, disci- ne delle politiche pubbliche, e adozione
plinandoli nei regolamenti didattici di di un sistema unico di codifica dei singoli
ateneo, corsi di perfezionamento scien- provvedimenti di spesa correlati alle voci
tifico e di alta formazione permanente e di spesa riportate nei bilanci;
ricorrente, successivi al conseguimento d) affiancamento, ai fini conoscitivi,
della laurea o della laurea magistrale, al sistema di contabilità finanziaria di un
alla conclusione dei quali sono rilasciati i sistema e di schemi di contabilità econo-
master universitari di primo e di secondo mico-patrimoniale che si ispirino a comu-
livello. ni criteri di contabilizzazione;
10. Sulla base di apposite convenzio- e) adozione di un bilancio consolida-
ni, le università italiane possono rilasciare to delle amministrazioni pubbliche con le
i titoli di cui al presente articolo, anche proprie aziende, società o altri organismi
congiuntamente con altri atenei italiani o controllati, secondo uno schema tipo de-
stranieri.» finito dal Ministro dell’economia e delle
- Il testo del comma 2, dell’artico- finanze d’intesa con i Ministri interessati;
lo 2 della legge 31 dicembre 2009, n. 196 f) definizione di un sistema di indica-
(Legge di contabilità e finanza pubblica) tori di risultato semplici, misurabili e ri-
è il seguente: feriti ai programmi del bilancio, costruiti
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 159

secondo criteri e metodologie comuni alle e della ricerca il quale concede o rifiu-
diverse amministrazioni individuati con ta il nulla osta alla nomina previo parere
decreto del Presidente del Consiglio dei del Consiglio universitario nazionale.
ministri.» Nell’ambito delle relative disponibilità di
- Il comma 9, dell’articolo 1 della legge bilancio, le università possono altresì pro-
4 novembre 2005, n. 230 (Nuove disposi- cedere alla copertura dei posti di profes-
zioni concernenti i professori e i ricerca- sore ordinario mediante chiamata diretta
tori universitari e delega al Governo per il di studiosi di chiara fama. A tali fini le
riordino del reclutamento dei professori università formulano specifiche proposte
universitari), come modificato dalla pre- al Ministro dell’istruzione, dell’università
sente legge, è il seguente: e della ricerca il quale concede o rifiuta il
«9 Nell’ambito delle relative dispo- nulla osta alla nomina, previo parere di
nibilità di bilancio, le università possono una commissione, nominata dal Consiglio
procedere alla copertura di posti di pro- universitario nazionale, composta da tre
fessore ordinario e associato e di ricerca- professori ordinari appartenenti al setto-
tore mediante chiamata diretta di studiosi re scientifico-disciplinare in riferimento
stabilmente impegnati all’estero in attività al quale è proposta la chiamata. Il rettore,
di ricerca o insegnamento a livello univer- con proprio decreto, dispone la nomina
sitario da almeno un triennio, che ricopro- determinando la relativa classe di stipen-
no una posizione accademica equipollen- dio sulla base della eventuale anzianità di
te in istituzioni universitarie o di ricerca servizio e di valutazioni di merito.»
estere, ovvero che abbiano già svolto per - Il testo dell’articolo 2 del decreto-
chiamata diretta autorizzata dal Ministero legge 10 novembre 2008, n. 180, conver-
dell’istruzione, dell’università e della ri- tito, con modificazioni dalla legge 9 gen-
cerca nell’ambito del programma di rien- naio 2009, n.1 (Disposizioni urgenti per
tro dei cervelli un periodo di almeno tre il diritto allo studio, la valorizzazione del
anni di ricerca e di docenza nelle universi- merito e la qualità del sistema universita-
tà italiane e conseguito risultati scientifici rio e della ricerca), come modificato dalla
congrui rispetto al posto per il quale ne presente legge, è il seguente:
viene proposta la chiamata, ovvero di stu- «Art. 2 (Misure per la qualità del siste-
diosi che siano risultati vincitori nell’am- ma universitario). - 1 A decorrere dall’an-
bito di specifici programmi di ricerca di no 2009, al fine di promuovere e sostenere
alta qualificazione, identificati con decre- l’incremento qualitativo delle attività delle
to del Ministro dell’istruzione, dell’uni- università statali e di migliorare l’efficacia
versità e della ricerca, sentiti l’Agenzia e l’efficienza nell’utilizzo delle risorse,
nazionale di valutazione del sistema uni- una quota non inferiore al 7 per cento del
versitario nazionale, finanziati dall’Unio- fondo di finanziamento ordinario di cui
ne europea o dal Ministro dell’istruzione, all’articolo 5 della legge 24 dicembre 1993,
dell’università e della ricerca. A tali fini le n. 537, e successive modificazioni, e del
università formulano specifiche proposte fondo straordinario di cui all’articolo 2,
al Ministro dell’istruzione, dell’università comma 428, della legge 24 dicembre 2007,
160 Appendice

n. 244, con progressivi incrementi negli - Il testo del comma 4, dell’articolo


anni successivi, è ripartita prendendo in 16, della legge 2 dicembre 1991, n. 390 è il
considerazione: seguente:
a) la qualità dell’offerta formativa e i «4. Ad integrazione delle disponi-
risultati dei processi formativi; bilità finanziarie destinate dalle regioni
b) la qualità della ricerca scientifica; agli interventi di cui al presente articolo,
c) la qualità, l’efficacia e l’efficien- è istituito, per gli anni 1991 e 1992, pres-
za delle sedi didattiche. Ai fini di cui alla so il Ministero, un «Fondo di intervento
presente lettera, sono presi in considera- integrativo per la concessione dei prestiti
zione i parametri relativi all’incidenza del d’onore». Il Fondo è ripartito per i medesi-
costo del personale sulle risorse comples- mi anni fra le regioni che abbiano attivato
sivamente disponibili, nonché il numero le procedure per la concessione dei presti-
e l’entità dei progetti di ricerca di rilievo ti, con decreto del Presidente del Consiglio
nazionale ed internazionale assegnati dei ministri su proposta del Ministro, sen-
all’ateneo. tita la Conferenza permanente per i rap-
1-bis. Gli incrementi di cui al comma porti tra lo Stato, le regioni e le province
1 sono disposti annualmente, con decreto autonome. L’importo assegnato a ciascu-
del Ministro dell’istruzione, dell’universi- na regione non può essere superiore allo
tà e della ricerca, in misura compresa tra stanziamento destinato dalla stessa per le
lo 0,5 per cento e il 2 per cento del fondo finalità di cui al presente articolo».
di finanziamento ordinario di cui all’arti- - Il testo dell’articolo 3 del decreto le-
colo 5 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, gislativo 28 agosto 1997, n. 281 (Definizione
determinata tenendo conto delle risorse ed ampliamento delle attribuzioni della
complessivamente disponibili e dei risul- Conferenza permanente per i rapporti tra
tati conseguiti nel miglioramento dell’ef- lo Stato, le regioni e le province autonome
ficacia e ell’efficienza nell’utilizzo delle di Trento e Bolzano ed unificazione, per le
risorse. materie ed i compiti di interesse comune
2. Le modalità di ripartizione del- delle regioni, delle province e dei comuni,
le risorse di cui al comma 1 sono definite con la Conferenza Stato-città ed autono-
con decreto del Ministro dell’istruzione, mie locali) è il seguente:
dell’università e della ricerca, avente na- «Art. 3. - 1. Le disposizioni del pre-
tura non regolamentare, da adottarsi, sente articolo si applicano a tutti i procedi-
in prima attuazione, entro il 31 marzo menti in cui la legislazione vigente prevede
2009, sentiti il Comitato di indirizzo per un’intesa nella Conferenza Stato-regioni.
la valutazione della ricerca e il Comitato 2. Le intese si perfezionano con
nazionale per la valutazione del sistema l’espressione dell’assenso del Governo e
universitario. In sede di prima applica- dei presidenti delle regioni e delle provin-
zione, la ripartizione delle risorse di cui al ce autonome di Trento e di Bolzano.
comma 1 è effettuata senza tener conto del 3. Quando un’intesa espressamente
criterio di cui alla lettera c) del medesimo prevista dalla legge non è raggiunta en-
comma.» tro trenta giorni dalla prima seduta della
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 161

Conferenza Stato-regioni in cui l’oggetto docenza universitaria, relativa fascia di


è posto all’ordine del giorno, il Consiglio formazione nonché sperimentazione or-
dei Ministri provvede con deliberazione ganizzativa e didattica) è il seguente:
motivata. «Art. 50 (Inquadramento nella fascia
4. In caso di motivata urgenza il dei professori associati). - Nella prima ap-
Consiglio dei Ministri può provvede- plicazione del presente decreto possono
re senza l’osservanza delle disposizioni essere inquadrati, a domanda, previo giu-
del presente articolo. I provvedimenti dizio di idoneità nel ruolo dei professori
adottati sono sottoposti all’esame della associati:
Conferenza Stato-regioni nei successivi 1) i professori incaricati stabilizza-
quindici giorni. Il Consiglio dei Ministri è ti di cui all’art. 4 del D.L. 1° ottobre 1973,
tenuto ad esaminare le osservazioni della n. 580, convertito in legge, con modifica-
Conferenza Stato-regioni ai fini di even- zioni, dalla L. 30 novembre 1973, n. 766,
tuali deliberazioni successive. e successive modificazioni e integrazioni:
- Il comma 5 dell’articolo 17 della leg- nonché quelli che completano il triennio
ge 31 dicembre 2009, n. 196 è il seguente: di cui al D.L. 23 dicembre 1978, n. 817, con-
«5 Le Commissioni parlamenta- vertito in legge con modificazioni dalla L.
ri competenti possono richiedere al 19 febbraio 1979, n. 54, al termine dell’an-
Governo la relazione di cui al comma 3 per no accademico 1979-80. I professori inca-
tutte le proposte legislative e gli emenda- ricati che non hanno completato il trien-
menti al loro esame ai fini della verifica nio di cui al D.L. 23 dicembre 1978, n. 817,
tecnica della quantificazione degli oneri convertito in legge, con modificazioni,
da essi recati. La relazione tecnica deve dalla L. 19 febbraio 1979, n. 54, maturano
essere trasmessa nel termine indicato il diritto all’inquadramento nel ruolo dei
dalle medesime Commissioni in relazio- professori associati all’atto del compimen-
ne all’oggetto e alla programmazione dei to del triennio medesimo. Per i professori
lavori parlamentari e, in ogni caso, entro incaricati a titolo gratuito è titolo il com-
trenta giorni dalla richiesta. Qualora il pimento del periodo necessario alla stabi-
Governo non sia in grado di trasmettere lizzazione, di cui all’art. 4 del D.L. 1° otto-
la relazione tecnica entro il termine sta- bre 1973, n. 580, convertito in legge, con
bilito dalle Commissioni deve indicarne modificazioni, dalla L. 30 novembre 1973,
le ragioni. I dati devono essere trasmessi n. 766, ed integrato dall’articolo unico del
in formato telematico. I regolamenti par- D.L. 23 dicembre 1978, n. 817, converti-
lamentari disciplinano gli ulteriori casi in to in legge con modificazioni, dalla L. 19
cui il Governo è tenuto alla presentazione febbraio 1979, n. 54, certificato dal rettore
della relazione tecnica di cui al comma 3.» dell’Università o dal direttore dell’istituto
di istruzione superiore con documenta-
Note all’articolo 6 zione degli atti ufficiali della facoltà con i
quali l’incarico è stato conferito;
- Il testo dell’articolo 50, del DPR 11 2) gli assistenti universitari del ruolo
luglio 1980, n. 382 (Riordinamento della ad esaurimento di cui all’art. 3 del D.L. 1°
162 Appendice

ottobre 1973, n. 580, convertito in legge, 2. È altresì compito istituzionale dei


con modificazioni, dalla L. 30 novembre professori e dei ricercatori guidare il pro-
1973, n. 766; cesso di formazione culturale dello stu-
3) i tecnici laureati, gli astronomi e dente secondo quanto previsto dal sistema
ricercatori degli osservatori astronomici e di tutorato di cui all’articolo 13.
vesuviano, i curatori degli orti botanici, i 3. Ferma restando per i professori la
conservatori dei Musei, in servizio all’atto responsabilità didattica di un corso re-
dell’entrata in vigore del presente decreto, lativo ad un insegnamento, le strutture
inquadrati nei rispettivi ruoli, che entro didattiche secondo le esigenze della pro-
l’anno accademico 1979-80 abbiano svolto grammazione didattica, attribuiscono ai
tre anni di attività didattica e scientifica, professori e ai ricercatori, con le moda-
quest’ultima comprovata da pubblicazioni lità di cui al decreto del Presidente della
edite, documentate da atti della facoltà ri- Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, e con il
salenti al periodo di svolgimento delle at- consenso dell’interessato, l’affidamento
tività medesime. A tal fine il preside della e la supplenza di ulteriori corsi o modu-
facoltà rilascia sulla base della documen- li che, comunque, non danno diritto ad
tazione in possesso della facoltà attesta- alcuna riserva di posti nei concorsi. La
zione che l’avente titolo ha effettivamente programmazione deve in ogni caso assicu-
prestato attività didattica e scientifica.» rare la piena utilizzazione nelle strutture
- L’articolo 12, della legge 19 novem- didattiche dei professori e dei ricercatori e
bre 1990, n. 341 (Riforma degli ordina- l’assolvimento degli impegni previsti dalle
menti didattici universitari) è il seguente: rispettive norme di stato giuridico.
«Art. 12 (Attività di docenza). - 1. 4. I ricercatori possono essere com-
I professori di ruolo, a integrazione di ponenti delle commissioni di esame di
quanto previsto dagli articoli 1, 9 e 10 del profitto nei corsi di diploma universitario,
decreto del Presidente della Repubblica di laurea e di specializzazione e relatori di
11 luglio 1980, n. 382, e successive modi- tesi di laurea.
ficazioni, e dall’articolo 4 del decreto del 5. Sostituisce il primo comma dell’art.
Presidente della Repubblica 10 marzo 114, D.P.R. 11 luglio 1980, n. 382
1982, n. 162, adempiono ai compiti di- 6. Gli insegnamenti nei corsi di laurea
dattici nei corsi di diploma universitario e di diploma sono di norma sdoppiati ogni
e nei corsi di cui all’articolo 6, comma 1, qualvolta il numero degli esami sostenuti
lettera a), e comma 2, della presente leg- nell’anno precedente, moltiplicato per il
ge. I ricercatori, a integrazione di quanto rapporto tra gli iscritti nell’anno in corso
previsto dagli articoli 30, 31 e 32 del de- e gli iscritti dell’anno precedente, supera
creto del Presidente della Repubblica 11 250. Gli insegnamenti sdoppiati possono
luglio 1980, n. 382 adempiono ai compiti essere coperti dai professori e dai ricerca-
didattici in tutti i corsi di studio previsti tori per supplenza o per affidamento.
dalla presente legge, secondo le modalità 7. La supplenza o l’affidamento di un
di cui ai commi 3, 4, 5, 6 e 7 del presente corso o modulo, che rientrino nei limiti
articolo. dell’impegno orario complessivo previsto
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 163

per i professori e per i ricercatori dalle ri- compiti di tutorato e di didattica integra-
spettive norme, sono conferiti a titolo gra- tiva. Ad essi è attribuito il titolo di pro-
tuito. Le supplenze e gli affidamenti che fessore aggregato per l’anno accademico
superino i predetti limiti possono essere in cui essi svolgono tali corsi e moduli. Il
retribuiti esclusivamente con oneri a cari- titolo è conservato altresì nei periodi di
co degli ordinari stanziamenti dello stato congedo straordinario per motivi di stu-
di previsione del Ministero dell’università dio di cui il ricercatore usufruisce nell’an-
e della ricerca scientifica e tecnologica, no successivo a quello in cui ha svolto tali
fatta salva la possibilità di quanto previ- corsi e moduli. Lo stesso titolo è attribu-
sto dal quinto comma dell’articolo 9 del ito, per il periodo di durata dell’incarico,
decreto del Presidente della Repubblica 11 ai ricercatori reclutati come previsto al
luglio 1980, n. 382. comma 7, ove ad essi siano affidati corsi
8. L’istituto del contratto previsto dal o moduli curriculari.»
D.P.R. 11 luglio 1980, n. 382, e dal D.P.R. - Il testo degli articoli 2 e 3 del d.lgs 27
10 marzo 1982, n. 162, si estende ai corsi luglio 1999, n. 297 (Riordino della discipli-
di diploma universitario. Per i professori na e snellimento delle procedure per il so-
a contratto sono rispettate le incompati- stegno della ricerca scientifica e tecnologi-
bilità di cui all’articolo 13 del decreto del ca, per la diffusione delle tecnologie, per la
Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, mobilità dei ricercatori)è il seguente:
n. 382, e successive modificazioni.» «Art. 2 (Soggetti ammissibili). - 1.
- Il comma 11 dell’articolo 1 della legge Sono soggetti ammissibili agli interventi
4 novembre 2005, n. 230 (Nuove disposi- di cui al presente titolo:
zioni concernenti i professori e i ricerca- a) le imprese che esercitano le attivi-
tori universitari e delega al Governo per il tà di cui all’articolo 2195 del codice civile,
riordino del reclutamento dei professori numeri 1) e 3);
universitari), come modificato dalla pre- b) le imprese artigiane di produzione
sente legge, è il seguente: di cui alla legge 8 agosto 1985, n. 443;
«11. Ai ricercatori, agli assistenti del c) i centri di ricerca con personalità
ruolo ad esaurimento e ai tecnici laure- giuridica autonoma promossi dai soggetti
ati di cui all’articolo 50 del decreto del di cui alle lettere a) e b);
Presidente della Repubblica 11 luglio d) società, consorzi e società consor-
1980, n. 382, che hanno svolto tre anni di tili comunque costituite, con partecipa-
insegnamento ai sensi dell’articolo 12 del- zione in ogni caso superiore al 50 per cen-
la legge 19 novembre 1990, n. 341, nonché to, ovvero al 30 per cento se hanno sede
ai professori incaricati stabilizzati, sono in aree depresse, da imprese e centri di
affidati, con il loro consenso e fermo re- ricerca di cui alle lettere a), b) e c), nonché
stando il rispettivo inquadramento e trat- eventualmente da altri soggetti tra: uni-
tamento giuridico ed economico, corsi e versità, enti di ricerca, ENEA, ASI, società
moduli curriculari compatibilmente con di assicurazione, banche iscritte all’albo
la programmazione didattica definita dai di cui all’articolo 13 del decreto legislati-
competenti organi accademici nonché vo 1° settembre 1993, n. 385, intermediari
164 Appendice

finanziari iscritti nell’elenco generale di generale di cui all’articolo 106 del decreto
cui all’articolo 106 del decreto legislativo legislativo 1° settembre 1993, n. 385, fon-
1° settembre 1993, n. 385, fondi mobiliari di mobiliari chiusi istituiti con legge 14
chiusi istituiti con legge 14 agosto 1993, n. agosto 1993, n. 344, società finanziarie per
344, società finanziarie per l’innovazione l’innovazione e lo sviluppo istituite con
e lo sviluppo istituite con l’articolo 2 della l’articolo 2 della legge n. 317 del 5 ottobre
legge 31 luglio 1991, n. 317, fondi mobilia- 1991, fondi mobiliari chiusi di cui all’arti-
ri chiusi di cui all’articolo 37 del decreto colo 37 del decreto legislativo 24 febbraio
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, inter- 1998, n. 58, intermediari finanziari iscritti
mediari finanziari iscritti all’albo di cui all’albo di cui all’articolo 107 del decreto
all’articolo 107 del decreto legislativo 1° legislativo 1° settembre 1993, n. 385;
settembre 1993, n. 385; f) università, enti di ricerca anche
e) società di recente costituzione ov- a carattere regionale, ENEA ed ASI per i
vero da costituire, finalizzate all’utilizza- casi di cui alle lettere d) ed e) e al comma
zione industriale dei risultati della ricerca, 2, nonché per le attività di cui all’artico-
per le attività di cui all’articolo 3, comma 1, lo 3, comma 1, lettera c), numero 2 e per
lettera b), numero 1, con la partecipazione attività, proposte in collaborazione con i
azionaria o il concorso, o comunque con soggetti di cui alle lettere a), b), c), d), e),
il relativo impegno di tutti o alcuni tra i di ricerca e di alta formazione tecnologica
seguenti soggetti: finalizzate agli obbiettivi di cui all’articolo
1) professori e ricercatori universitari, 1, comma 1;
personale di ricerca dipendente da enti di f-bis) i parchi scientifici e tecnologici
ricerca, ENEA e ASI, nonché dottorandi istituiti con legge regionale.
di ricerca e titolari di assegni di ricerca 2. I soggetti industriali possono pre-
di cui all’articolo 51, comma 6, della leg- sentare i progetti di cui all’articolo 3,
ge 27 dicembre 1997, n. 449, sulla base di comma 1, lettera a), numeri 1, 2 e 3, non-
regolamenti delle università e degli enti ché comma 1, lettera d), numero 2, anche
di appartenenza, che ne disciplinino la congiuntamente con università, enti di
procedura autorizzativa e il collocamento ricerca, ENEA ed ASI. Nel caso di progetti
in aspettativa ovvero il mantenimento in relativi ad attività svolte nelle aree depres-
servizio o nel corso di studio, nonché le se del paese, la partecipazione finanziaria
questioni relative ai diritti di proprietà in- dei soggetti industriali non può essere
tellettuale e che definiscano le limitazioni inferiore al 30 per cento dell’impegno fi-
volte a prevenire i conflitti di interesse con nanziario previsto. Per progetti relativi ad
le società costituite o da costituire; attività svolte nelle restanti aree del paese
2) soggetti di cui alle lettere a), b), c), la predetta percentuale non può essere in-
d) e f); feriore al 51 per cento.
3) società di assicurazione, banche 3. I soggetti di cui al comma 1 accedo-
iscritte all’albo di cui all’articolo 13 del de- no agli interventi di cui al presente titolo
creto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, esclusivamente se hanno stabile organiz-
intermediari finanziari iscritti nell’elenco zazione sul territorio nazionale.»
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 165

«Art. 3 (Attività finanziabili). - 1. c) interventi di sostegno all’occupa-


Sono ammissibili per: zione nella ricerca industriale, come defi-
a) interventi di sostegno su progetti nita ai sensi dell’articolo 1, comma 2, alla
o programmi di ricerca industriale, come mobilità temporanea dei ricercatori e alla
definita all’articolo 1, comma 2: connessa diffusione delle tecnologie:
1) le attività svolte in ambito naziona- 1) le assunzioni di titolari di diploma
le, sulla base di progetti autonomamente universitario, di diploma di laurea, di spe-
presentati da soggetti industriali, assimi- cializzazione e di dottorato di ricerca per
lati e associati; avviamento ad attività di ricerca, da parte
2) le attività svolte nel quadro di pro- di soggetti industriali e assimilati;
grammi dell’Unione europea o di accordi 2) i distacchi temporanei di cui al
internazionali, sulla base di progetti auto- comma 2;
nomamente presentati da soggetti indu- 3) l’alta formazione di ricercatori
striali, assimilati e associati; e tecnici di ricerca operanti nel settore
2-bis) le attività di assistenza a sog- industriale;
getti individuali, assimilati e associati 4) l’assunzione, da parte di soggetti
ai fini della predisposizione di progetti industriali e assimilati, di oneri relativi a
da presentare nell’ambito degli inter- borse di studio concesse per la frequenza a
venti previsti da programmi dell’Unione corsi di dottorato di ricerca, nonché ad as-
europea; segni di ricerca di cui all’articolo 51, com-
3) le attività svolte sulla base di pro- ma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. 449,
getti predisposti in conformità a bandi nel caso il relativo programma di ricerca
emanati dal MURST per obiettivi specifici, sia concordato con il medesimo soggetto
da parte di soggetti industriali, assimilati industriale o assimilato;
e associati; d) interventi di sostegno ad infra-
4) i contratti affidati da soggetti indu- strutture, strutture e servizi per la ricerca
striali e assimilati ad università, enti di ri- industriale, come definita ai sensi dell’ar-
cerca, ENEA, ASI e fondazioni private che ticolo 1, comma 2, e per la diffusione delle
svolgono attività di ricerca; tecnologie:
b) altri interventi di sostegno su pro- 1) l’affidamento da parte di soggetti
getto o programma: industriali e assimilati a laboratori di ri-
1) le attività di ricerca industriale, svi- cerca esterni pubblici e privati, dei quali si
luppo precompetitivo, diffusione di tec- sia accertata la qualificazione e l’idoneità,
nologie, fino all’avvio e comunque finaliz- di studi e ricerche sui processi produttivi,
zate a nuove iniziative economiche ad alto di attività applicative dei risultati della ri-
contenuto tecnologico, per l’utilizzazione cerca, di formazione del personale tecnico
industriale dei risultati della ricerca da per l’utilizzazione di nuove tecnologie, di
parte di soggetti assimilati in fase d’avvio, prove e test sperimentali;
su progetto o programma presentato an- 2) la realizzazione, l’ampliamento, la
che da coloro che si impegnano a costitui- ristrutturazione, la delocalizzazione, il ri-
re o a concorrere alla nuova società; orientamento, il recupero di competitività,
166 Appendice

la trasformazione, l’acquisizione di centri e ordinamento della Presidenza del


di ricerca, nonché il riorientamento e il Consiglio dei Ministri è il seguente:
recupero di competitività di strutture di «3. Nomine alla presidenza di enti,
ricerca di soggetti industriali e assimilati, istituti o aziende di competenza dell’am-
con connesse attività di riqualificazione e ministrazione statale.
formazione del personale. 1. Le nomine alla presidenza di enti,
2. Il personale di ricerca, dipenden- istituti o aziende di carattere nazionale, di
te da enti di ricerca, ENEA, ASI, nonché competenza dell’amministrazione statale,
i professori e i ricercatori universitari, fatta eccezione per le nomine relative agli
possono essere temporaneamente distac- enti pubblici creditizi, sono effettuate con
cati, ai sensi del presente comma, presso decreto del Presidente della Repubblica
soggetti industriali e assimilati, con prio- emanato su proposta del Presidente del
rità per piccole e medie imprese nonché Consiglio dei ministri, previa deliberazio-
presso i soggetti assimilati in fase d’avvio ne del Consiglio dei ministri adottata su
e le iniziative economiche di cui al comma proposta del ministro competente.
1, lettera b), numero 1), su richiesta degli 2. Resta ferma la vigente disciplina
stessi soggetti e previo assenso dell’inte- in ordine all’acquisizione del parere delle
ressato, per un periodo non superiore a competenti Commissioni parlamentari.
quattro anni, rinnovabile una sola volta. Il - Gli articoli 13, 14 e 15 del decreto del
personale distaccato mantiene il rapporto Presidente della Repubblica 11 luglio 1980,
di lavoro con il soggetto da cui dipende e n. 382 (Riordinamento della docenza uni-
l’annesso trattamento economico e con- versitaria, relativa fascia di formazione
tributivo. Il servizio prestato durante il nonché sperimentazione organizzativa e
periodo di distacco costituisce titolo valu- didattica) sono i seguenti:
tabile per le valutazioni comparative per «Art. 13 (Aspettativa obbligatoria per
la copertura di posti vacanti di professore situazioni di incompatibilità). - Ferme re-
universitario e per l’accesso alle fasce su- stando le disposizioni vigenti in materia
periori del personale di ricerca degli enti. di divieto di cumulo dell’ufficio di profes-
Il distacco avviene sulla base di intese tra sore con altri impieghi pubblici o privati,
le parti che regolano le funzioni, le moda- il professore ordinario è collocato d’ufficio
lità di inserimento e l’attribuzione di un in aspettativa per la durata della carica del
compenso aggiuntivo da parte del desti- mandato o dell’ufficio nei seguenti casi:
natario. Le università e gli enti di ricerca, 1) elezione al Parlamento nazionale
nell’ambito della programmazione del od europeo;
personale, l’ENEA, l’ASI, possono ricevere 2) nomina alla carica di Presidente
contributi a valere sul Fondo di cui all’arti- del Consiglio dei Ministri, di Ministro o di
colo 5, per assunzioni a termine in sostitu- Sottosegretario di Stato;
zione del personale distaccato.» 3) nomina a componente delle istitu-
- Il testo del comma 3, dell’arti- zioni dell’Unione europea;
colo 17, della legge 23 agosto 1988, n. 3-bis) nomina a componente di or-
400 (Disciplina dell’attività di Governo gani ed istituzioni specializzate delle
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 167

Nazioni Unite che comporti un impegno di rettore, pro-rettore, preside di facoltà e


incompatibile con l’assolvimento delle direttori di dipartimento, di presidente di
funzioni di professore universitario; consiglio di corso di laurea, di componen-
4) (abrogato); te del Consiglio universitario nazionale. La
5) nomina a presidente o vice presi- limitazione è concessa con provvedimen-
dente del Consiglio nazionale dell’econo- to del Ministro della pubblica istruzione
mia e del lavoro; e non dispensa dall’obbligo di svolgere il
6) (abrogato); corso ufficiale. Il professore che venga a
7) nomina a presidente o componen- trovarsi in una delle situazioni di incom-
te della giunta regionale e a presidente del patibilità di cui ai precedenti commi deve
consiglio regionale; darne comunicazione, all’atto della nomi-
8) nomina a presidente della giunta na, al rettore, che adotta il provvedimento
provinciale; di collocamento in aspettativa per la dura-
9) nomina a sindaco del comune ca- ta della carica, del mandato o dell’ufficio.
poluogo di provincia; Nel periodo dell’aspettativa è corrisposto
10) nomina alle cariche di presidente, il trattamento economico previsto dalle
di amministratore delegato di enti pub- norme vigenti per gli impiegati civili dello
blici a carattere nazionale, interregionale Stato che versano in una delle situazioni
o regionale, di enti pubblici economici, di indicate nel primo comma. È fatto salvo il
società a partecipazione pubblica, anche a disposto dell’art. 47, secondo comma, del-
fini di lucro. Restano in ogni caso escluse la legge 24 aprile 1980, n. 146. In mancan-
le cariche comunque direttive di enti a ca- za di tali disposizioni l’aspettativa è senza
rattere prevalentemente culturale o scien- assegni. Il periodo dell’aspettativa, anche
tifico e la presidenza, sempre che non re- quando questo ultimo sia senza assegni, è
munerata, di case editrici di pubblicazioni utile ai fini della progressione nella carrie-
a carattere scientifico; ra, del trattamento di quiescenza e di pre-
11) nomina a direttore, condiretto- videnza secondo le norme vigenti, nonché
re e vice direttore di giornale quotidiano della maturazione dello straordinariato ai
o a posizione corrispondente del settore sensi del precedente art. 6.
dell’informazione radio-televisiva; Qualora l’incarico per il quale è previ-
12) nomina a presidente o segreta- sta l’aspettativa senza assegni non compor-
rio nazionale di partiti rappresentati in ti, da parte dell’ente, istituto o società, la
Parlamento; corresponsione di una indennità di carica
13) nomine ad incarichi dirigenziali si applicano, a far tempo dal momento in
di cui all’art. 16 del D.P.R. 30 giugno 1972, cui è cominciata a decorrere l’aspettativa, le
n. 748, o comunque previsti da altre leggi disposizioni di cui alla L. 12 dicembre 1966,
presso le amministrazioni dello Stato, le n. 1078. Qualora si tratti degli incarichi pre-
pubbliche amministrazioni o enti pubbli- visti ai nn. 10), 11) e 12) del presente articolo,
ci economici. Hanno diritto a richiedere gli oneri di cui al n. 3) dell’art. 3 della citata
una limitazione dell’attività didattica i L. 12 dicembre 1966, n. 1078, sono a carico
professori di ruolo che ricoprano la carica dell’ente, istituto o società.
168 Appendice

I professori collocati in aspettativa tale periodo l’interessato può riassumere


conservano il titolo a partecipare agli or- servizio presso l’Università entro i succes-
gani universitari cui appartengono, con le sivi trenta giorni e, in mancanza, decade
modalità previste dall’art. 14, terzo e quar- dall’ufficio di professore.
to comma, della L. 18 marzo 1958, n. 311; Il periodo di aspettativa, di cui al pre-
essi mantengono il solo elettorato attivo cedente comma, non è computabile né ai
per la formazione delle commissioni di fini economici né ai fini giuridici.
concorso e per l’elezione delle cariche ac- Le stesse norme si applicano agli assi-
cademiche previste dal precedente secon- stenti del ruolo ad esaurimento.»
do comma ed hanno la possibilità di svol- «Art. 15 (Inosservanza del regime del-
gere, nel quadro dell’attività didattica pro- le incompatibilità). - Nel caso di divieto di
grammata dal consiglio di corso di laurea, cumulo dell’ufficio di professore ordinario
di dottorato di ricerca, delle scuole di spe- o fuori ruolo con altri impieghi pubblici
cializzazione e delle scuole a fini speciali, o privati, l’assunzione del nuovo impiego
cicli di conferenze e di lezioni ed attività pubblico comporta la cessazione di diritto
seminariali anche nell’ambito dei corsi dall’ufficio di professore, salvo quanto di-
ufficiali di insegnamento, d’intesa con il sposto dal precedente art. 14.
titolare del corso, del quale è comunque Nel caso di cumulo con impieghi pri-
loro preclusa la titolarità. È garantita loro, vati si applicano le disposizioni previste
altresì, la possibilità di svolgere attività di dai successivi commi per l’incompatibilità.
ricerca anche applicativa, con modalità da Il professore ordinario che violi le
determinare d’intesa tra il professore ed il norme sulle incompatibilità è diffidato
consiglio di facoltà e sentito il consiglio di dal rettore a cessare dalla situazione di
istituto o di dipartimento, ove istituito, e incompatibilità.
di accedere ai fondi per la ricerca scientifi- La circostanza che il professore ab-
ca. Per quanto concerne l’esclusione della bia ottemperato alla diffida non preclude
possibilità di far parte delle commissioni l’eventuale azione disciplinare.
di concorso sono fatte salve le situazioni Decorsi quindici giorni dalla diffida
di incompatibilità che si verifichino suc- senza che l’incompatibilità sia cessata, il
cessivamente alla nomina dei componenti professore decade dall’ufficio.
delle commissioni. Alla dichiarazione di decadenza si
Il presente articolo si applica anche ai provvede con decreto del Ministro della
professori collocati fuori ruolo per limiti pubblica istruzione su proposta del ret-
di età.» tore, sentito il Consiglio Universitario
«Art. 14 (Aspettativa dei professori Nazionale.»
che passano ad altra amministrazione). - - La direttiva 2005/36/CE del
Il professore universitario, che assume un Parlamento europeo e del Consiglio del 7
nuovo impiego con altra amministrazione settembre relativa al riconoscimento delle
statale o pubblica, è collocato in aspetta- qualifiche professionali è pubblicata nel-
tiva per tutto il periodo di prova richiesto la Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea
per la conferma in ruolo. Al termine di del 30.9.2005.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 169

- Il testo degli articoli 36 e 38, del cita- I professori universitari di ruolo in


to decreto del Presidente della Repubblica servizio alla data di entrata in vigore del
11 luglio 1980, n. 382, è il seguente: presente decreto sono inquadrati nella
«Art. 36 (Progressione economica prima fascia del ruolo dei professori uni-
del ruolo dei professori universitari). - La versitari, dalla stessa data ai fini giuridici
progressione economica nel ruolo dei pro- e dal 1° novembre 1980 ai fini economici,
fessori universitari, articolato nelle due fa- sulla base degli anni di servizio ricono-
sce dei professori ordinari e dei professori sciuti nella carriera di appartenenza per
associati è determinata dalle disposizioni effetto delle vigenti disposizioni, ovvero,
contenute nei successivi commi del pre- se più favorevoli, sulla base di quelli risul-
sente articolo. tanti dal riconoscimento dei servizi previ-
Ai professori appartenenti alla prima sti dal presente decreto.
fascia all’atto del conseguimento della no- Il professore ordinario che alla data
mina ad ordinario è attribuita la classe di dell’inquadramento giuridico nel ruolo
stipendio corrispondente al 48,6 per cen- godeva del trattamento economico corri-
to della retribuzione del dirigente gene- spondente alla classe finale di stipendio
rale di livello A dello Stato, comprensiva conserva, qualora più favorevole, il diritto
dell’eventuale indennità di funzione. all’equiparazione economica alla retribu-
Fino al conseguimento della nomina zione del dirigente generale di livello A
ad ordinario lo stipendio è pari al 92 per dello Stato, in applicazione dei principi
cento di quello risultante al preceden- derivanti dalle norme sulle carriere e re-
te comma ferma restando la possibilità tribuzioni dei Dirigenti statali. Nel caso
dell’aumento biennale del 2,50 per cento. in cui lo stesso abbia optato per il regime
L’ulteriore progressione economica si di impegno a tempo definito, la differenza
sviluppa in sei classi biennali di stipendio tra la misura dello stipendio in godimento
pari ciascuna all’8 per cento della classe e quello che gli compete in applicazione
attribuita ai medesimi all’atto della no- del presente decreto è conservata a titolo
mina ad ordinario ovvero del giudizio di di assegno ad personam pensionabile e ri-
conferma ed in successivi scatti biennali assorbibile con i miglioramenti economici
del 2,50 per cento calcolati sulla classe di e di carriera.
stipendio finale. In sede di primo inquadramento e
Lo stipendio spettante ai professori successivamente nelle ipotesi di passaggio
appartenenti alla seconda fascia è pari al di qualifica di carriera, o da una ad altra
70 per cento di quello spettante, a pari- fascia, al personale con stipendio supe-
tà di posizione al professore della prima riore a quello iniziale di inquadramento
fascia. o rispettivamente di accesso a posizione
La misura del trattamento economico superiore, sono attribuiti nella nuova po-
previsto dai precedenti commi è maggio- sizione stipendiale tanti scatti del 2,50 per
rata del 40 per cento a favore dei profes- cento necessari ad assicurare uno stipen-
sori universitari che abbiano optato per il dio di importo pari o immediatamente su-
regime di impegno a tempo pieno. periore a quello in godimento.»
170 Appendice

«Art. 38 (Progressione economica del Note all’articolo 7


ruolo dei ricercatori).
La progressione economica dei ricer- - Per il testo dell’articolo 13 del citato
catori universitari confermati si sviluppa decreto del Presidente della Repubblica
in sette classi biennali di stipendio pari 11 luglio 1980, n. 382, si veda nelle note
ciascuna all’8 per cento del parametro all’art. 6.
iniziale 330 ed in successivi scatti bienna- - La legge 7 febbraio 1979, n. 29
li del 2,50 per cento, calcolati sulla classe (Ricongiunzione dei periodi assicurativi dei
finale. lavoratori ai fini previdenziali) è pubblicata
Ogni punto parametrale corrisponde nella Gazz. Uff. 9 febbraio 1979, n. 40.
a lire 18.000 annue lorde.
Al ricercatore universitario all’atto Note all’articolo 8
dell’immissione in ruolo, e fino al con-
seguimento del giudizio favorevole per - Il decreto-legge 31 maggio 2010, n.
l’immissione nella fascia dei ricercatori 78 (Misure urgenti in materia di stabiliz-
confermati, è attribuito lo stipendio corri- zazione finanziaria e di competitività eco-
spondente al parametro 300 e gli aumenti nomica), convertito in legge, con modifi-
biennali del 2,50 per cento calcolati su tale cazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n.122,
parametro. è pubblicato nella Gazz. Uff. 31 maggio
Coloro i quali conseguono il primo 2010, n. 125, S.O.
giudizio di idoneità sono inquadrati nel - Il testo dell’articolo 17, comma 2,
ruolo dei ricercatori universitari a decor- della legge 23 agosto 1988, n. 400 è il
rere dalla data di entrata in vigore del pre- seguente:
sente decreto agli effetti giuridici e dalla «2. Con decreto del Presidente del-
data di effettiva assunzione in servizio agli la Repubblica, previa deliberazione del
effetti economici. Consiglio dei ministri, sentito il Consiglio
Al personale provvisto di uno stipen- di Stato e previo parere delle Commissioni
dio superiore a quello previsto per la classe parlamentari competenti in materia, che
iniziale di stipendio dei ricercatori, sono si pronunciano entro trenta giorni dalla
attribuiti gli scatti biennali del 2,50 per richiesta, sono emanati i regolamenti per
cento calcolati sulla medesima, necessari la disciplina delle materie, non coperte
per assicurare uno stipendio di importo da riserva assoluta di legge prevista dal-
pari o immediatamente superiore a quello la Costituzione, per le quali le leggi della
in godimento.» Repubblica, autorizzando l’esercizio della
- Il decreto-legge 31 maggio 2010, n. potestà regolamentare del Governo, de-
78 recante Misure urgenti in materia di terminano le norme generali regolatrici
stabilizzazione finanziaria e di competi- della materia e dispongono l’abrogazione
tività economica, convertito in legge, con delle norme vigenti, con effetto dall’entra-
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, ta in vigore delle norme regolamentari»
n.122, è pubblicato nella Gazz. Uff. 30 lu- - Per gli articoli 36 e 38 del DPR 11 luglio
glio 2010, n. 176, S.O. 1980, n. 382 si veda nella note all’articolo 6.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 171

- Si riporta il testo dell’art. 12 del le indennità previste ai precedenti commi


decreto-legge 1 ottobre 1973, n. 580, con- rispettivamente per le due fasce e le corri-
vertito, con modificazioni, dalla legge 30 spondenti classi di stipendio, sono ridotte
novembre 1973, n. 766, come modificato del 50 per cento.
dall’art 39 del decreto del Presidente della Le indennità di cui ai precedenti com-
Repubblica 11 luglio 1980, n. 382: mi non sono pensionabili, sono subordi-
«Art. 12 Trattamento economico del nate alla corresponsione dello stipendio
personale docente universitario. e sono ridotte nella stessa proporzione di
Al personale insegnante delle univer- questo e per lo stesso periodo di tempo.
sità ed istituti d’istruzione universitaria di Le indennità previste dai precedenti
ruolo, fuori ruolo e incaricato è attribuito commi sono riassorbibili con i futuri mi-
a decorrere dalla data di entrata in vigore glioramenti economici fino alla concor-
del presente provvedimento, un assegno renza del 50 per cento per i professori di
annuo pensionabile e utile ai fini dell’in- ruolo appartenenti alle due fasce che opti-
dennità di buonuscita, con esclusione di no per il regime di impegno a tempo pieno
ogni effetto sugli aumenti periodici dello e fino alla concorrenza del loro intero am-
stipendio e sulla tredicesima mensilità, montare nei confronti dei professori che
nella misura di cui alla tabella allegata. optino per il regime di impegno a tempo
Detto assegno è sostitutivo dell’in- definito.
dennità di ricerca scientifica di cui all’art. Con decreto del Ministro della pub-
22, L. 26 gennaio 1962, n. 16, e successive blica istruzione, su conforme parere del
modificazioni. rettore e delle facoltà interessate, i pro-
L’assegno di cui al primo comma può fessori ordinari, straordinari ed associati
essere percepito in base ad un solo titolo possono dirigere un istituto, laboratorio o
e non è cumulabile con altri assegni o in- centro del Consiglio nazionale delle ricer-
dennità di analoga natura né con tratta- che o di istituti ed enti di ricerca a carat-
menti economici onnicomprensivi. tere nazionale. L’incarico non può avere
Ai professori di ruolo appartenenti durata superiore a 5 anni e non è imme-
alla seconda fascia che optino per il re- diatamente rinnovabile.
gime di impegno a tempo pieno e per la Lo stanziamento di lire cento milioni
durata dell’opzione, è attribuita in aggiun- iscritto nello stato di previsione della spe-
ta al trattamento economico previsto dal sa del Ministero della pubblica istruzione,
precedente art. 36, per dodici mensilità ai sensi dell’art 24 della L. 24 febbraio 1967,
all’anno, un assegno aggiuntivo pari al 70 n. 62, per il conferimento di incarichi di
per cento delle misure forfettarie lorde lettore di lingua e di lingua e letteratura
previste per i professori di ruolo apparte- straniera a cittadini stranieri, in esecuzio-
nenti alla prima fascia nelle corrisponden- ne di accordi culturali debitamente ratifi-
ti classi di stipendio. cati, è elevato a lire 300 milioni a decorrere
Ai professori di ruolo appartenenti dall’esercizio finanziario 1973.
alla prima e alla seconda fascia che optino I rettori comunicano, all’inizio di ogni
per il regime di impegno a tempo definito, anno accademico, l’elenco degli incarichi
172 Appendice

di nuova attribuzione alle competenti economico dei professori universitari arti-


direzioni provinciali del Tesoro che sono colato secondo il regime prescelto a tempo
autorizzate ad aprire una partita di spesa pieno ovvero a tempo definito. Tale trat-
fissa provvisoria in attesa della registrazio- tamento è correlato all’espletamento delle
ne da parte degli organi di controllo.» attività scientifiche e all’impegno per le
- Si riporta il testo dell’art. 3-ter del D.L. altre attività, fissato per il rapporto a tem-
10 novembre 2008 n.180, convertito con mo- po pieno in non meno di 350 ore annue di
dificazioni dalla legge 9 gennaio 2009 n. 1, didattica, di cui 120 di didattica frontale,
come modificato dalla presente legge: e per il rapporto a tempo definito in non
«Art. 3-ter (Valutazione dell’attività meno di 250 ore annue di didattica, di cui
di ricerca). - 1. Gli scatti biennali di cui agli 80 di didattica frontale. Le ore di didattica
articoli 36 e 38 del decreto del Presidente frontale possono variare sulla base dell’or-
della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, de- ganizzazione didattica e della specificità
stinati a maturare a partire dal 1° gennaio e della diversità dei settori scientifico-di-
2011, sono disposti previo accertamento sciplinari e del rapporto docenti-studenti,
da parte della autorità accademica della sulla base di parametri definiti con decreto
effettuazione nel biennio precedente di del Ministro dell’istruzione, dell’universi-
pubblicazioni scientifiche. tà e della ricerca. Ai professori a tempo
2. I criteri identificanti il carattere pieno è attribuita una eventuale retribu-
scientifico delle pubblicazioni sono sta- zione aggiuntiva nei limiti delle disponi-
biliti con apposito decreto del Ministro bilità di bilancio, in relazione agli impegni
dell’istruzione, dell’università e della ri- ulteriori di attività di ricerca, didattica e
cerca, su proposta del Consiglio univer- gestionale, oggetto di specifico incarico,
sitario nazionale e sentito il Comitato di nonché in relazione ai risultati consegui-
indirizzo per la valutazione della ricerca. ti, secondo i criteri e le modalità definiti
3. (abrogato). con decreto del Ministro dell’istruzione,
4. I professori di I e II fascia e i ricer- dell’università e della ricerca, sentiti il
catori che nel precedente triennio non Ministro dell’economia e delle finanze e il
abbiano effettuato pubblicazioni scientifi- Ministro per la funzione pubblica. Per il
che individuate secondo i criteri di cui al personale medico universitario, in caso di
comma 2 sono esclusi dalla partecipazione svolgimento delle attività assistenziali per
alle commissioni di valutazione compara- conto del Servizio sanitario nazionale, re-
tiva per il reclutamento rispettivamente di sta fermo lo speciale trattamento aggiun-
professori di I e II fascia e di ricercatori.» tivo previsto dalle vigenti disposizioni.»

Note all’articolo 9 Note all’articolo 10

- Il comma 16, dell’articolo 1 della leg- - Il testo dell’articolo 87 del regio de-
ge 4 novembre 2005, n. 230 è il seguente: creto 31 agosto 1933, n. 1592 (Approvazione
«16. Resta fermo, secondo l’attua- del testo unico delle leggi sull’istruzione
le struttura retributiva, il trattamento superiore) è il seguente:
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 173

«Art. 87. - I professori di ruolo pos- Note all’articolo 14


sono essere inflitte, secondo la gravità
delle mancanze, le seguenti punizioni - Il comma 147 dell’articolo 2 del
disciplinari: decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262
1) la censura; (Disposizioni urgenti in materia tributaria
2) la sospensione dall’ufficio e dallo e finanziaria) convertito, con modificazio-
stipendio ad un anno; ni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286 è
3) la revocazione; il seguente:
4) la destituzione senza perdita del «147. All’articolo 22, comma 13, della
diritto a pensione o ad assegni; legge 28 dicembre 2001, n. 448, nel primo
5) la destituzione con perdita del di- periodo, le parole: «è riconosciuto» sono
ritto a pensione o ad assegni.» sostituite dalle seguenti: «può essere ri-
L’articolo 3 della legge 16 gennaio conosciuto». Le università disciplinano
2006 n. 18, abrogato dalla presente legge, nel proprio regolamento didattico le co-
recava: «Collegio di disciplina» noscenze e le abilità professionali, cer-
tificate ai sensi della normativa vigente
Note all’articolo 11 in materia, nonché le altre conoscenze e
abilità maturate in attività formative di li-
- Per il testo dell’articolo 2 del decreto vello post-secondario da riconoscere quali
legge 10 novembre 2008, n. 180, convertito crediti formativi. In ogni caso, il numero
con modificazioni dalla legge 9 gennaio di tali crediti non può essere superiore a
2009, n. 1 si veda nelle note all’articolo 5. sessanta.»
- Per il testo dell’articolo 17, comma 3,
Note all’articolo 12 della legge 23 agosto 1988, n. 400 si veda
nelle note all’articolo 6.
- Il testo della legge 29 luglio 1991, - Il comma 1, dell’articolo 69 della leg-
n. 243 recante Università non statali le- ge 17 maggio 1999, n. 144 (Misure in mate-
galmente riconosciute è pubblicato nella ria di investimenti, delega al Governo per
Gazz. Uff. 6 agosto 1991, n. 183. il riordino degli incentivi all’occupazione
- Per il testo del comma 1, dell’artico- e della normativa che disciplina l’INAIL,
lo 2 del decreto legge 10 novembre 2008, nonché disposizioni per il riordino degli
n. 180, convertito con modificazioni dalla enti previdenziali) è il seguente:
legge 9 gennaio 2009, n. 1 si veda la nota «1. Per riqualificare e ampliare l’of-
all’articolo 5. ferta formativa destinata ai giovani e agli
adulti, occupati e non occupati, nell’am-
Note all’articolo 13 bito del sistema di formazione integrata
superiore (FIS), è istituito il sistema della
- Per il testo dell’articolo 2 del decreto istruzione e formazione tecnica superiore
legge 10 novembre 2008, n. 180, convertito (IFTS), al quale si accede di norma con
con modificazioni dalla legge 9 gennaio il possesso del diploma di scuola secon-
2009, n. 1 si veda la nota all’articolo 5. daria superiore. Con decreto adottato di
174 Appendice

concerto dai Ministri della pubblica istru- legge, ovvero da disposizioni dei commi
zione, del lavoro e della previdenza sociale da 96 a 119 del presente articolo. I decre-
e dell’università e della ricerca scientifica ti di cui al presente comma determinano
e tecnologica, sentita la Conferenza unifi- altresì:
cata di cui al decreto legislativo 28 agosto a) con riferimento ai corsi di cui al
1997, n. 281, sono definiti le condizioni di presente comma, accorpati per aree omo-
accesso ai corsi dell’IFTS per coloro che genee, la durata, anche eventualmente
non sono in possesso del diploma di scuo- comprensiva del percorso formativo già
la secondaria superiore, gli standard dei svolto, l’eventuale serialità dei predetti
diversi percorsi dell’IFTS, le modalità che corsi e dei relativi titoli, gli obiettivi for-
favoriscono l’integrazione tra i sistemi for- mativi qualificanti, tenendo conto degli
mativi di cui all’articolo 68 e determinano sbocchi occupazionali e della spendibilità
i criteri per l’equipollenza dei rispettivi a livello internazionale, nonché la previ-
percorsi e titoli; con il medesimo decreto sione di nuove tipologie di corsi e di titoli
sono altresì definiti i crediti formativi che universitari, in aggiunta o in sostituzione
vi si acquisiscono e le modalità della loro a quelli determinati dagli articoli 1, 2, 3,
certificazione e utilizzazione, a norma comma 1 e 4, comma 1, della legge 19 no-
dell’articolo 142, comma 1, lettera c), del vembre 1990, n. 341, anche modificando
decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112». gli ordinamenti e la durata di quelli di cui
al decreto legislativo 8 maggio 1998, n. 178,
Note all’articolo 15 in corrispondenza di attività didattiche di
base, specialistiche, di perfezionamento
- Il testo del comma 95 e seguenti scientifico, di alta formazione permanen-
dell’articolo 17 della legge 15 maggio 1997, te e ricorrente;
n. 127 è il seguente: b) modalità e strumenti per l’orienta-
«95. L’ordinamento degli studi dei mento e per favorire la mobilità degli stu-
corsi universitari, con esclusione del dot- denti, nonché la più ampia informazione
torato di ricerca, è disciplinato dagli ate- sugli ordinamenti degli studi, anche attra-
nei, con le modalità di cui all’articolo 11, verso l’utilizzo di strumenti informatici e
commi 1 e 2, della legge 19 novembre 1990, telematici;
n. 341, in conformità a criteri generali defi- c) modalità di attivazione da parte di
niti, nel rispetto della normativa comuni- università italiane, in collaborazione con
taria vigente in materia, sentiti il Consiglio atenei stranieri, dei corsi universitari di
universitario nazionale e le Commissioni cui al presente comma, nonché di dotto-
parlamentari competenti, con uno o più rati di ricerca, anche in deroga alle dispo-
decreti del Ministro dell’università e della sizioni di cui al Capo II del Titolo III del
ricerca scientifica e tecnologica, di concer- decreto del Presidente della Repubblica 11
to con altri Ministri interessati, limitata- luglio 1980, n. 382.
mente ai criteri relativi agli ordinamenti 96. Con decreti del Ministro dell’uni-
per i quali il medesimo concerto è previsto versità e della ricerca scientifica e tecno-
alla data di entrata in vigore della presente logica, emanati sulla base di criteri di
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 175

semplificazione delle procedure e di ar- 98. I decreti di cui al comma 95 con-


monizzazione con la revisione degli ordi- tengono altresì norme per la formazione
namenti di cui al comma 95, è altresì ride- degli insegnanti delle scuole della regione
terminata la disciplina concernente: Valle d’Aosta, delle province autonome di
a) il riconoscimento delle scuole di Trento e di Bolzano, nonché delle scuo-
cui alla legge 11 ottobre 1986, n. 697, l’atti- le in lingua slovena ai fini di adeguarla
vazione dei corsi, il rilascio e la valutazio- alle particolari situazioni linguistiche.
ne dei relativi titoli; Ai predetti fini le regioni Valle d’Aosta e
b) il riconoscimento degli istituti di Friuli-Venezia Giulia, nonché le province
cui all’articolo 3, comma 1, della legge 18 autonome di Trento e di Bolzano possono,
febbraio 1989, n. 56, e la valutazione dei sentiti i Ministeri dell’università e della
titoli da essi rilasciati; ricerca scientifica e tecnologica e della
c) il differimento dei termini per la pubblica istruzione, stipulare apposite
convalida dei titoli di cui all’articolo 3, convenzioni con università italiane e con
comma 1, del decreto del Presidente del- quelle dei Paesi dell’area linguistica fran-
la Repubblica 5 luglio 1989, n. 280, e la cese, tedesca e slovena. Tali convenzioni
valutazione dei diplomi rilasciati entro disciplinano il rilascio di titoli di studio
il 31 dicembre 1996 dalle scuole di cui universitari da parte delle università non-
all’articolo 6 del decreto del Presidente ché le modalità di finanziamento. La stes-
della Repubblica 15 gennaio 1987, n. 14, sa disciplina si applica ai diplomi di cui
anche ai fini dell’iscrizione al relativo albo agli articoli 2 e 4 della legge 19 novembre
professionale; 1990, n. 341.
d) il riordino delle università per stra- 99. Dalla data di entrata in vigore
nieri, prevedendo anche casi specifici in della presente legge, si provvede, con uno
base ai quali è consentito l’accesso a stu- o più decreti del Ministro dell’università
denti italiani; e della ricerca scientifica e tecnologica,
e) i professori a contratto di cui agli su proposta del Consiglio universita-
articoli 25 e 100 del decreto del Presidente rio nazionale, secondo criteri di affinità
della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, pre- scientifica e didattica, all’accorpamento
vedendo apposite disposizioni in materia e al successivo aggiornamento dei settori
di requisiti scientifici e professionali dei scientifico-disciplinari, nell’ambito dei
predetti professori, di modalità di impie- quali sono raggruppati gli insegnamenti,
go, nonché di durata e di rinnovabilità dei anche al fine di stabilire la pertinenza del-
contratti. la titolarità ai medesimi settori, nonché i
97. Le materie di cui all’articolo 3, raggruppamenti concorsuali.
comma 6, e all’articolo 4, comma 4, del- 100. Il Ministro dell’università e della
la legge 19 novembre 1990, n. 341, sono ricerca scientifica e tecnologica presenta
disciplinate con decreto del Ministro ogni tre anni al Parlamento una relazio-
dell’università e della ricerca scientifica e ne sullo stato degli ordinamenti didattici
tecnologica, di concerto con altri Ministri universitari e sul loro rapporto con lo svi-
interessati. luppo economico e produttivo, nonché
176 Appendice

con l’evoluzione degli indirizzi culturali e Note all’articolo 17


professionali.
101. In ogni università o istituto - Il decreto del Presidente della
di istruzione universitaria, nelle more Repubblica 10 marzo 1982, n. 162 recante
dell’attuazione della disciplina di cui al «Riordinamento delle scuole dirette a fini
comma 95, si applicano gli ordinamenti speciali, delle scuole di specializzazione e
didattici vigenti alla data di entrata in vi- dei corsi di perfezionamento» è pubbli-
gore della presente legge fatta salva la fa- cato nella Gazz. Uff. 17 aprile 1982, n. 105,
coltà per il Ministro dell’università e della S.O.
ricerca scientifica e tecnologica di autoriz- - La legge 19 novembre 1990, n. 341 re-
zare, sperimentalmente e per una durata cante «Riforma degli ordinamenti didatti-
limitata, con proprio decreto, previo pa- ci universitari» è pubblicata nella Gazz.
rere del Consiglio universitario nazionale Uff. 23 novembre 1990, n. 274.
(CUN), modifiche ai predetti ordinamenti - Il decreto del Ministro dell’univer-
ovvero l’attivazione di corsi universitari, sità e della ricerca scientifica e tecnolo-
per i quali non sussistano ordinamenti di- gica del 3 novembre 1999, n. 509 recante
dattici alla data di entrata in vigore della «Norme concernenti l’autonomia didatti-
presente legge, purché previsti nei pia- ca degli atenei» è pubblicato nella Gazz.
ni di sviluppo del sistema universitario e Uff. 4 gennaio 2000, n. 2.
dagli strumenti attuativi del regolamento - Il comma 7 dell’articolo 13 del decre-
di cui all’articolo 20, comma 8, lettera a), to del Ministro dell’istruzione, dell’uni-
della legge 15 marzo 1997, n. 59, ovvero versità e della ricerca del 22 ottobre 2004,
per i quali sia stato comunque acquisito il n. 270 (Modifiche al regolamento recante
parere favorevole del comitato regionale norme concernenti l’autonomia didattica
di coordinamento di cui all’articolo 3 del degli atenei, approvato con D.M. 3 novem-
decreto del Presidente della Repubblica bre 1999, n. 509 del Ministro dell’universi-
27 gennaio 1998, n. 25. I regolamenti di- tà e della ricerca scientifica e tecnologica)
dattici di ateneo disciplinano le modalità è il seguente:
e i criteri per il passaggio al nuovo ordi- «7. A coloro che hanno conseguito,
namento, ferma restando la facoltà degli in base agli ordinamenti didattici di cui al
studenti iscritti di completare i corsi di comma 1, la laurea, la laurea magistrale o
studio, ovvero di transitare ai nuovi cor- specialistica e il dottorato di ricerca, com-
si previo riconoscimento, da parte delle petono, rispettivamente, le qualifiche ac-
strutture didattiche competenti, degli esa- cademiche di dottore, dottore magistrale
mi sostenuti con esito positivo.» e dottore di ricerca. La qualifica di dottore
magistrale compete, altresì, a coloro i qua-
Note all’articolo 16 li hanno conseguito la laurea secondo gli
ordinamenti didattici previgenti al decre-
- Per il testo del comma 2, dell’artico- to ministeriale 3 novembre 1999, n. 509.»
lo 17 della legge 23 agosto 1988, n. 400 si - Il comma 3, dell’articolo 13 del de-
veda nelle note all’articolo 8. creto del Ministro dell’università e della
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 177

ricerca scientifica e tecnologica 3 novem- restando il limite del 90 per cento ai sensi
bre 1999, n. 509 è il seguente: della normativa vigente.»
«3. Gli studi compiuti per conseguire - Per il testo dell’articolo 1-ter del de-
i diplomi universitari in base ai previgen- creto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, converti-
ti ordinamenti didattici sono valutati in to con modificazioni dalla legge 31 marzo
crediti e riconosciuti dalle università per 2005 n, 43 si veda nelle note all’articolo 2.
il conseguimento della laurea di cui all’ar-
ticolo 3, comma 1. La stessa norma si ap- Note all’articolo 19
plica agli studi compiuti per conseguire i
diplomi delle scuole dirette a fini speciali - Il testo dell’articolo 4 della legge 3
istituite presso le università, qualunque luglio 1998, n. 210 (Norme per il recluta-
ne sia la durata.» mento dei ricercatori e dei professori uni-
versitari di ruolo), come modificato dalla
Note all’articolo 18 presente legge, è il seguente:
«Art. 4 (Dottorato di ricerca). - 1. I
- La legge 9 maggio 1989, n. 168 re- corsi per il conseguimento del dottorato
cante: «Istituzione del Ministero dell’uni- di ricerca forniscono le competenze ne-
versità e della ricerca scientifica e tecnolo- cessarie per esercitare, presso università,
gica» è pubblicata nella Gazz. Uff. 11 mag- enti pubblici o soggetti privati, attività di
gio 1989, n. 108, S.O. ricerca di alta qualificazione.
- La Carta europea dei ricercatori, al- 2. I corsi di dottorato di ricerca sono
legata alla raccomandazione n. 2005/251/ istituiti, previo accreditamento da parte
CE della Commissione è pubblicata nella del Ministro dell’istruzione, dell’univer-
Gazz. Uff. dell’Unione Europea L75 del sità e della ricerca, su conforme parere
22.3.2005 p. 67. dell’Agenzia nazionale di valutazione
- Il testo del comma 105, dell’artico- del sistema universitario e della ricerca
lo 1 della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (ANVUR), dalle università, dagli istituti di
(Disposizioni per la formazione del bilan- istruzione universitaria ad ordinamento
cio annuale e pluriennale dello Stato (leg- speciale e da qualificate istituzioni italia-
ge finanziaria 2005) è il seguente: ne di formazione e ricerca avanzate. I corsi
«105. A decorrere dall’anno 2005, le possono essere altresì istituiti da consorzi
università adottano programmi trienna- tra università o tra università ed enti di
li del fabbisogno di personale docente, ricerca pubblici e privati di alta qualifica-
ricercatore e tecnico-amministrativo, zione, fermo restando in tal caso il rilascio
a tempo determinato e indeterminato, del relativo titolo accademico da parte
tenuto conto delle risorse a tal fine stan- delle istituzioni universitarie. Le modalità
ziate nei rispettivi bilanci. I programmi di accreditamento delle sedi e dei corsi di
sono valutati dal Ministero dell’istruzio- dottorato, quale condizione necessaria ai
ne, dell’università e della ricerca ai fini fini dell’istituzione e dell’attivazione dei
della coerenza con le risorse stanziate nel corsi, e le condizioni di eventuale revoca
fondo di finanziamento ordinario, fermo dell’accreditamento, nonché le modalità
178 Appendice

di individuazione delle qualificate istitu- b) il numero di dottorandi esonerati


zioni italiane di formazione e ricerca di dai contributi per l’accesso e la frequenza
cui al primo periodo, sono disciplinate ai corsi, previa valutazione comparativa
con decreto del Ministro dell’istruzione, del merito e del disagio economico;
dell’università e della ricerca, su proposta c) il numero e l’ammontare delle bor-
dell’ANVUR. Il medesimo decreto defini- se di studio da assegnare e dei contratti
sce altresì i criteri e i parametri sulla base di apprendistato di cui all’articolo 50 del
dei quali i soggetti accreditati disciplina- decreto legislativo 10 settembre 2003, n.
no, con proprio regolamento, l’istituzione 276, e successive modificazioni, da stipu-
dei corsi di dottorato, le modalità di acces- lare, previa valutazione comparativa del
so e di conseguimento del titolo, gli obiet- merito. In caso di parità di merito prevar-
tivi formativi e il relativo programma di rà la valutazione della situazione econo-
studi, la durata, il contributo per l’accesso mica determinata ai sensi del decreto del
e la frequenza, il numero, le modalità di Presidente del Consiglio dei Ministri 30
conferimento e l’importo delle borse di aprile 1997, pubblicato nel supplemento
studio di cui al comma 5, nonché le con- ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 132 del
venzioni di cui al comma 4. 9 giugno 1997, e successive modificazioni
3. Alle borse di studio di cui al com- e integrazioni.
ma 5, nonché alle borse di studio confe- 6. Gli oneri per il finanziamento delle
rite dalle università per attività di ricerca borse di studio di cui al comma 5 possono
post-laurea si applicano le disposizioni di essere coperti mediante convenzione con
cui all’articolo 6, commi 6 e 7, della legge soggetti estranei all’amministrazione uni-
30 novembre 1989, n. 398. Con decreti del versitaria, secondo modalità e procedure
Ministro sono determinati annualmente i deliberate dagli organi competenti delle
criteri per la ripartizione tra gli atenei del- università.
le risorse disponibili per il conferimento 6-bis. È consentita la frequenza con-
di borse di studio per la frequenza dei cor- giunta del corso di specializzazione me-
si di perfezionamento, anche all’estero, e dica e del corso di dottorato di ricerca. In
delle scuole di specializzazione, per i corsi caso di frequenza congiunta, la durata del
di dottorato di ricerca e per attività di ri- corso di dottorato è ridotta ad un minimo
cerca post-laurea e post-dottorato. di due anni.
4. Le università possono attivare cor- 7. La valutabilità dei titoli di dotto-
si di dottorato mediante convenzione con rato di ricerca, ai fini dell’ammissione a
soggetti pubblici e privati in possesso di concorsi pubblici per attività di ricerca
requisiti di elevata qualificazione cultura- non universitaria, è determinata con uno
le e scientifica e di personale, strutture ed o più decreti del Presidente del Consiglio
attrezzature idonei. dei Ministri, su proposta del Ministro, di
5. Con decreti rettorali sono determi- concerto con gli altri Ministri interessati.
nati annualmente: 8. Le università possono, in base ad
a) il numero di laureati da ammettere apposito regolamento, affidare ai dot-
a ciascun corso di dottorato; torandi di ricerca una limitata attività
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 179

didattica sussidiaria o integrativa che non a corsi di dottorato per almeno un anno
deve in ogni caso compromettere l’attività accademico, beneficiando di detto con-
di formazione alla ricerca. La collabora- gedo. I congedi straordinari e i connessi
zione didattica è facoltativa, senza oneri benefici in godimento alla data di entrata
per il bilancio dello Stato e non dà luogo in vigore della presente disposizione sono
a diritti in ordine all’accesso ai ruoli delle mantenuti.
università. Il periodo di congedo straordinario
8-bis. Il titolo di dottore di ricerca è è utile ai fini della progressione di car-
abbreviato con le diciture: «Dott. Ric.» ov- riera, del trattamento di quiescenza e di
vero «Ph. D.» previdenza.»
- Il testo dell’articolo 2 della legge 13
agosto 1984, n. 476 (Norma in materia di Note all’articolo 20
borse di studio e dottorato di ricerca nelle
Università), come modificato dalla pre- - L’articolo 12 del decreto legislativo
sente legge, è il seguente: 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della
«Art. 2. Il pubblico dipendente am- disciplina in materia sanitaria, a norma
messo ai corsi di dottorato di ricerca è dell’articolo 1 della L. 23 ottobre 1992, n.
collocato a domanda, compatibilmente 421) è il seguente:
con le esigenze dell’amministrazione, in «Art. 12 (Fondo sanitario nazionale).
congedo straordinario per motivi di studio - 1. Il Fondo sanitario nazionale di parte
senza assegni per il periodo di durata del corrente e in conto capitale è alimentato
corso ed usufruisce della borsa di studio interamente da stanziamenti a carico del
ove ricorrano le condizioni richieste. In bilancio dello Stato ed il suo importo è an-
caso di ammissione a corsi di dottorato di nualmente determinato dalla legge finan-
ricerca senza borsa di studio, o di rinun- ziaria tenendo conto, limitatamente alla
cia a questa, l’interessato in aspettativa parte corrente, dell’importo complessivo
conserva il trattamento economico, pre- presunto dei contributi di malattia attri-
videnziale e di quiescenza in godimento buiti direttamente alle regioni.
da parte dell’amministrazione pubblica 2. Una quota pari all’1% del Fondo
presso la quale è instaurato il rapporto sanitario nazionale complessivo di cui al
di lavoro. Qualora, dopo il conseguimen- comma precedente, prelevata dalla quota
to del dottorato di ricerca, il rapporto di iscritta nel bilancio del Ministero del teso-
lavoro con l’amministrazione pubblica ro e del Ministero del bilancio per le parti
cessi per volontà del dipendente nei due di rispettiva competenza, è trasferita nei
anni successivi, è dovuta la ripetizione capitoli da istituire nello stato di previsio-
degli importi corrisposti ai sensi del se- ne del Ministero della sanità ed utilizzata
condo periodo. Non hanno diritto al con- per il finanziamento di:
gedo straordinario, con o senza assegni, i a) attività di ricerca corrente e finaliz-
pubblici dipendenti che abbiano già con- zata svolta da:
seguito il titolo di dottore di ricerca, né i 1) Istituto superiore di sanità per le
pubblici dipendenti che siano stati iscritti tematiche di sua competenza;
180 Appendice

2) Istituto superiore per la prevenzio- Conferenza permanente per i rapporti tra


ne e la sicurezza del lavoro per le temati- lo Stato, le regioni e le province autono-
che di sua competenza; me; la quota capitaria di finanziamento da
3) istituti di ricovero e cura di diritto assicurare alle regioni viene determinata
pubblico e privato il cui carattere scienti- sulla base di un sistema di coefficienti pa-
fico sia riconosciuto a norma delle leggi rametrici, in relazione ai livelli uniformi di
vigenti; prestazioni sanitarie in tutto il territorio
4) istituti zooprofilattici sperimentali nazionale, determinati ai sensi dell’art. 1,
per le problematiche relative all’igiene e con riferimento ai seguenti elementi:
sanità pubblica veterinaria; a) popolazione residente;
b) iniziative previste da leggi nazio- b) mobilità sanitaria per tipologia di
nali o dal Piano sanitario nazionale ri- prestazioni, da compensare, in sede di ri-
guardanti programmi speciali di interesse parto, sulla base di contabilità analitiche
e rilievo interregionale o nazionale per per singolo caso fornite dalle unità sanita-
ricerche o sperimentazioni attinenti gli rie locali e dalle aziende ospedaliere attra-
aspetti gestionali, la valutazione dei ser- verso le regioni e le province autonome;
vizi, le tematiche della comunicazione e c) consistenza e stato di conserva-
dei rapporti con i cittadini, le tecnologie zione delle strutture immobiliari, degli
e biotecnologie sanitarie e le attività del impianti tecnologici e delle dotazioni
Registro nazionale italiano dei donatori di strumentali.
midollo osseo; 4. Il Fondo sanitario nazionale in con-
c) rimborsi alle unità sanitarie locali to capitale assicura quote di finanziamen-
ed alle aziende ospedaliere, tramite le re- to destinate al riequilibrio a favore delle
gioni, delle spese per prestazioni sanitarie regioni particolarmente svantaggiate sulla
erogate a cittadini stranieri che si trasfe- base di indicatori qualitativi e quantitati-
riscono per cure in Italia previa autoriz- vi di assistenza sanitaria, con particolare
zazione del Ministro della sanità d’intesa riguardo alla capacità di soddisfare la do-
con il Ministro degli affari esteri. manda mediante strutture pubbliche.
A decorrere dal 1° gennaio 1995, la 5. Il Fondo sanitario nazionale di par-
quota di cui al presente comma è ride- te corrente assicura altresì, nel corso del
terminata ai sensi dell’art. 11, comma 3, primo triennio di applicazione del presen-
lettera d), della L. 5 agosto 1978, n. 468, e te decreto, quote di finanziamento desti-
successive modificazioni. nate alle regioni che presentano servizi e
3. Il Fondo sanitario nazionale, al prestazioni eccedenti quelli da garantire
netto della quota individuata ai sensi del comunque a tutti i cittadini rapportati agli
comma precedente, è ripartito con rife- standard di riferimento.
rimento al triennio successivo entro il 15 6. Le quote del Fondo sanitario na-
ottobre di ciascun anno, in coerenza con zionale di parte corrente, assegnate alle
le previsioni del disegno di legge finanzia- regioni a statuto ordinario, confluiscono
ria per l’anno successivo, dal CIPE, su pro- in sede regionale nel Fondo comune di cui
posta del Ministro della sanità, sentita la all’art. 8, L. 16 maggio 1970, n. 281, come
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 181

parte indistinta, ma non concorrono ai rotativo, che opera con le modalità conta-
fini della determinazione del tetto mas- bili di cui al soppresso Fondo speciale per
simo di indebitamento. Tali quote sono la ricerca applicata. La gestione del FAR è
utilizzate esclusivamente per finanziare articolata in una sezione relativa agli in-
attività sanitarie. Per le regioni a statuto terventi nel territorio nazionale e in una
speciale e le province autonome le rispet- sezione relativa ad interventi nelle aree
tive quote confluiscono in un apposito ca- depresse. Al FAR affluiscono, a decorrere
pitolo di bilancio». dall’anno 2000, gli stanziamenti iscrit-
- Il comma 870, dell’articolo 1 della leg- ti nello stato di previsione del Ministero
ge 27 dicembre 2006, n. 296 (Disposizioni dell’università e della ricerca scientifica e
per la formazione del bilancio annuale e tecnologica all’unità previsionale di base
pluriennale dello Stato (legge finanziaria 4.2.1.2. «Ricerca applicata».
2007) è il seguente: 2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e
«870. Al fine di garantire la massima della programmazione economica è auto-
efficacia degli interventi nel settore della rizzato ad apportare, con propri decreti, le
ricerca, è istituito, nello stato di previsio- occorrenti variazioni di bilancio.»
ne del Ministero dell’università e della ri- - I commi 814 e 815 dell’articolo 1 del-
cerca, il Fondo per gli investimenti nella la legge 27 dicembre 2006, n. 296 sono i
ricerca scientifica e tecnologica (FIRST). seguenti:
Al Fondo confluiscono le risorse annuali «814. A decorrere dall’anno 2007,
per i progetti di ricerca di interesse na- nell’ambito delle risorse di cui all’auto-
zionale delle università, nonché le risorse rizzazione di spesa recata dall’articolo 12
del Fondo per le agevolazioni alla ricerca, del decreto legislativo 30 dicembre 1992,
di cui all’articolo 5 del decreto legislativo n. 502, come determinata dalla Tabella
27 luglio 1999, n. 297, del Fondo per gli C allegata alla presente legge, una quota
investimenti della ricerca di base, di cui non inferiore al 5 per cento relativamente
all’articolo 104 della legge 23 dicembre al 2007 e al 10 per cento a partire dal 2008
2000, n. 388, e, per quanto di competenza è destinata, ai progetti di ricerca sanitaria
del Ministero dell’università e della ricer- svolta dai soggetti di cui all’articolo 12-bis,
ca, del Fondo per le aree sottoutilizzate di comma 6, del citato decreto legislativo n.
cui all’articolo 61 della legge 27 dicembre 502 del 1992, presentati da ricercatori di
2002, n. 289, e successive modificazioni». età inferiore ai quaranta anni e previa-
- Il testo dell’articolo 5 del decre- mente valutati, secondo la tecnica di va-
to legislativo 27 luglio 1999, n. 297 è il lutazione tra pari, da un comitato. Detto
seguente: comitato è composto da ricercatori, di
«Art. 5. Fondo agevolazioni per la nazionalità italiana o straniera, di età in-
ricerca. feriore ai quaranta anni, operanti, almeno
1. Le attività di cui all’articolo 3 sono per la metà, presso istituzioni ed enti di
sostenute mediante gli strumenti di cui ricerca non italiani e riconosciuti di livello
all’articolo 4 a valere sul Fondo per le age- eccellente sulla base di indici bibliome-
volazioni alla ricerca (FAR), a carattere trici, quali l’impact factor ed il citation
182 Appendice

index. L’attuazione del presente com- dell’università e della ricerca, da adottare


ma è demandata ad apposito decreto del entro sessanta giorni dalla data di entrata
Presidente del Consiglio dei Ministri, da in vigore della presente legge, nel rispetto
adottarsi di concerto con il Ministro della dei criteri stabiliti dal regolamento di cui
salute ed il Ministro dell’università e della all’articolo 1, comma 873, della legge 27 di-
ricerca entro sessanta giorni dalla data di cembre 2006, n. 296.
entrata in vigore della presente legge. 315. All’onere derivante dall’istituzio-
815. L’onere derivante dall’istituzione ne e dal funzionamento del comitato di
e dal funzionamento del comitato di cui al cui al comma 313, quantificato nel limite
comma 814 è quantificato nel limite mas- massimo di 100.000 euro annui, si prov-
simo di 100.000 euro annui.» vede mediante incremento, con decreto
- Il testo dei commi 313, come modifi- del Ministro dell’economia e delle finan-
cato dalla presente legge, 314 e 315 dell’ar- ze, delle aliquote di base di cui all’artico-
ticolo 2 della legge 24 dicembre 2007, n. lo 5 della legge 7 marzo 1985, n. 76, per il
244( Disposizioni per la formazione del calcolo dell’imposta sui tabacchi lavorati
bilancio annuale e pluriennale dello Stato destinati alla vendita al pubblico nel ter-
(legge finanziaria 2008)è il seguente: ritorio soggetto a monopolio.»
«313. A decorrere dall’anno 2008, una
quota, non inferiore al 10 per cento, dello Note all’articolo 21
stanziamento complessivo del Fondo per
gli investimenti nella ricerca scientifica - Il decreto del Ministro dell’istru-
e tecnologica (FIRST) di cui all’articolo zione, dell’università e della ricerca del 26
1, comma 870, della legge 27 dicembre marzo 2004 reca «Criteri e modalità pro-
2006, n. 296, è destinata ai progetti di cedurali per l’assegnazione delle risorse
ricerca di base presentati da ricercatori finanziarie del FIRB - Fondo per gli inve-
di età inferiore ai quaranta anni operanti stimenti della ricerca di base».
a qualunque titolo in attività di ricerca e
previamente valutati, secondo il metodo Note all’articolo 22
della valutazione tra pari, da un comitato.
Detto comitato è composto da ricercatori, - Il testo dell’articolo 74, quarto
di nazionalità italiana o straniera, in mag- comma, del decreto del Presidente del-
gioranza di età inferiore ai quaranta anni e la Repubblica 11 luglio 1980, n. 382 è il
riconosciuti di livello eccellente sulla base seguente:
di indici bibliometrici, quali l’impact fac- «Il Ministro della pubblica istruzio-
tor ed il citation index, e operanti presso ne con suo decreto, su conforme parere
istituzioni ed enti di ricerca, almeno per del Consiglio universitario nazionale,
la metà non italiani, che svolgono attività potrà stabilire eventuali equipollenze con
nei settori disciplinari relativi alla ricerca il titolo di dottore di ricerca dei diplomi
scientifica e tecnologica. di perfezionamento scientifico rilasciati
314. L’attuazione del comma 313 è de- dall’Istituto universitario europeo, dalla
mandata ad apposito decreto del Ministro Scuola normale superiore di Pisa, dalla
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 183

Scuola superiore di studi universitari e di ancorché non esclusiva, attività di lavoro


perfezionamento di Pisa, dalla Scuola in- autonomo, di cui al comma 1 dell’articolo
ternazionale superiore di studi avanzati di 49 del testo unico delle imposte sui red-
Trieste e da altre scuole italiane di livello diti, approvato con decreto del Presidente
post-universitario e che siano assimilabili della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917,
ai corsi di dottorato di ricerca per strut- e successive modificazioni ed integrazio-
ture, ordinamento, attività di studio e di ni, nonché i titolari di rapporti di colla-
ricerca e numero limitato di titoli annual- borazione coordinata e continuativa, di
mente rilasciati.» cui al comma 2, lettera a), dell’articolo 49
- Il testo dell’articolo 4, della legge 13 del medesimo testo unico e gli incaricati
agosto 1984, n. 476 è il seguente: alla vendita a domicilio di cui all’articolo
«Art. 4. - Sono esenti dall’imposta lo- 36 della legge 11 giugno 1971, n. 426. Sono
cale sui redditi e da quella sul reddito del- esclusi dall’obbligo i soggetti assegnatari
le persone fisiche le borse di studio di cui di borse di studio, limitatamente alla re-
all’articolo 75 del decreto del Presidente lativa attività.
della Repubblica 11 luglio 1980, n. 382, e 27. I soggetti tenuti all’iscrizione pre-
gli assegni di studio corrisposti dallo Stato vista dal comma 26 comunicano all’INPS,
ai sensi della legge 14 febbraio 1963, n. 80, entro il 31 gennaio 1996, ovvero dalla data
e successive modificazioni, dalle regioni a di inizio dell’attività lavorativa, se poste-
statuto ordinario, in dipendenza del tra- riore, la tipologia dell’attività medesima, i
sferimento alle stesse della materia con- propri dati anagrafici, il numero di codice
cernente l’assistenza scolastica nell’am- fiscale e il proprio domicilio.
bito universitario, nonché dalle regioni a 28. I soggetti indicati nel primo
statuto speciale e dalle province autono- comma dell’articolo 23 del decreto del
me di Trento e Bolzano allo stesso titolo. Presidente della Repubblica 29 settembre
È abrogato il quarto comma dell’ar- 1973, n. 600, che corrispondono compensi
ticolo 34 del decreto del Presidente del- comunque denominati anche sotto forma
la Repubblica 29 settembre 1973, n. 601, di partecipazione agli utili per prestazio-
come sostituito dall’articolo 4 della legge ni di lavoro autonomo di cui al comma 26
3 novembre 1982, n. 835.» sono tenuti ad inoltrare all’INPS, nei termi-
- Il testo dell’articolo 2, commi 26 e ni stabiliti nel quarto comma dell’articolo 9
seguenti, della legge 8 agosto 1995, n. 335 del decreto del Presidente della Repubblica
(Riforma del sistema pensionistico obbli- 29 settembre 1973, n. 600, una copia del
gatorio e complementare)è il seguente: modello 770-D, con esclusione dei dati
«26. A decorrere dal 1° gennaio 1996, relativi ai percettori dei redditi di lavoro
sono tenuti all’iscrizione presso una ap- autonomo indicati nel comma 2, lettere
posita Gestione separata, presso l’INPS, da b) a f), e nel comma 3 dell’articolo 49
e finalizzata all’estensione dell’assicura- del testo unico delle imposte sui redditi,
zione generale obbligatoria per l’invalidi- approvato con decreto del Presidente della
tà, la vecchiaia ed i superstiti, i soggetti Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e suc-
che esercitano per professione abituale, cessive modificazioni ed integrazioni.
184 Appendice

29. Il contributo alla Gestione separa- quello del contributo dovuto per l’anno
ta di cui al comma 26 è dovuto nella misura di riferimento, l’eccedenza è computata
percentuale del 10 per cento ed è applicato in diminuzione dei versamenti, anche di
sul reddito delle attività determinato con acconto, dovuti per il contributo relativo
gli stessi criteri stabiliti ai fini dell’imposta all’anno successivo, ferma restando la fa-
sul reddito delle persone fisiche, quale ri- coltà dell’interessato di chiederne il rim-
sulta dalla relativa dichiarazione annuale borso entro il medesimo termine previsto
dei redditi e dagli accertamenti definitivi. per il pagamento del saldo relativo all’an-
Hanno diritto all’accreditamento di tut- no cui il credito si riferisce. Per i soggetti
ti i contributi mensili relativi a ciascun che non provvedono entro i termini sta-
anno solare cui si riferisce il versamento i biliti al pagamento dei contributi ovvero
soggetti che abbiano corrisposto un con- vi provvedono in misura inferiore a quella
tributo di importo non inferiore a quello dovuta, si applicano, a titolo di sanzione,
calcolato sul minimale di reddito stabilito le somme aggiuntive previste per la gestio-
dall’articolo 1, comma 3, della legge 2 ago- ne previdenziale degli esercenti attività
sto 1990, n. 233, e successive modificazioni commerciali.
ed integrazioni. In caso di contribuzione 31. Ai soggetti tenuti all’obbligo con-
annua inferiore a detto importo, i mesi di tributivo di cui ai commi 26 e seguenti si
assicurazione da accreditare sono ridotti applicano esclusivamente le disposizioni
in proporzione alla somma versata. I con- in materia di requisiti di accesso e calco-
tributi come sopra determinati sono attri- lo del trattamento pensionistico previsti
buiti temporalmente dall’inizio dell’anno dalla presente legge per i lavoratori iscritti
solare fino a concorrenza di dodici mesi per la prima volta alle forme di previdenza
nell’anno. Il contributo è adeguato con successivamente al 31 dicembre 1995.
decreto del Ministro del lavoro e della pre- 32. Con decreto del Ministro del la-
videnza sociale di concerto con il Ministro voro e della previdenza sociale di concerto
del tesoro, sentito l’organo di gestione con il Ministro del tesoro, l’assetto orga-
come definito ai sensi del comma 32. nizzativo e funzionale della Gestione e del
30. Con decreto del Ministro del lavo- rapporto assicurativo di cui ai commi 26 e
ro e della previdenza sociale, di concerto seguenti è definito, per quanto non diver-
con i Ministri delle finanze e del tesoro, samente disposto dai medesimi commi, in
da emanare entro il 31 ottobre 1995, sono base alla legge 9 marzo 1989, n. 88, al de-
definiti le modalità ed i termini per il creto legislativo 30 giugno 1994, n. 479, e
versamento del contributo stesso, preve- alla legge 2 agosto 1990, n. 233, e successi-
dendo, ove coerente con la natura dell’at- ve modificazioni ed integrazioni, secondo
tività soggetta al contributo, il riparto criteri di adeguamento alla specifica disci-
del medesimo nella misura di un terzo plina, anche in riferimento alla fase di pri-
a carico dell’iscritto e di due terzi a cari- ma applicazione. Sono abrogate, a decor-
co del committente dell’attività espletata rere dal 1° gennaio 1994, le disposizioni di
ai sensi del comma 26. Se l’ammontare cui ai commi 11, 12, 13, 14 e 15 dell’articolo 11
dell’acconto versato risulta superiore a della legge 24 dicembre 1993, n. 537.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 185

33. Il Governo della Repubblica è de- iscritti alla gestione separata. La misura
legato ad emanare, entro dodici mesi dalla della predetta prestazione è pari al 50 per
data di entrata in vigore della presente leg- cento dell’importo corrisposto a titolo di
ge, norme volte ad armonizzare la disci- indennità per degenza ospedaliera previ-
plina della gestione «Mutualità pensioni», sto dalla normativa vigente per tale cate-
istituita in seno all’INPS dalla legge 5 mar- goria di lavoratori. Resta fermo, in caso di
zo 1963, n. 389, con le disposizioni recate degenza ospedaliera, il limite massimo in-
dalla presente legge avuto riguardo alle dennizzabile di centottanta giorni nell’ar-
peculiarità della specifica forma di assi- co dell’anno solare. Per la certificazione e
curazione sulla base dei seguenti principi: l’attestazione dello stato di malattia che
a) conferma della volontarietà dia diritto alla predetta indennità si ap-
dell’accesso; plicano le disposizioni di cui all’articolo
b) applicazione del sistema 2 del decreto-legge 30 dicembre 1979, n.
contributivo; 663, convertito, con modificazioni, dalla
c) adeguamento della normativa legge 29 febbraio 1980, n. 33, e successive
a quella prevista ai sensi dei commi 26 modificazioni. Ai lavoratori di cui al pre-
e seguenti, ivi compreso l’assetto au- sente comma si applicano le disposizioni
tonomo della gestione con partecipa- in materia di fasce orarie di reperibilità e
zione dei soggetti iscritti all’organo di di controllo dello stato di malattia di cui
amministrazione.» all’articolo 5, comma 14, del decreto-legge
- Il testo del comma 788, dell’articolo 12 settembre 1983, n. 463, convertito, con
1, della legge 27 dicembre 2006, n. 296 è il modificazioni, dalla legge 11 novembre
seguente: 1983, n. 638, e successive modificazioni.
«788. A decorrere dal 1° gennaio 2007, Ai lavoratori di cui al presente comma,
ai lavoratori a progetto e categorie assimi- che abbiano titolo all’indennità di mater-
late iscritti alla gestione separata di cui nità, è corrisposto per gli eventi di parto
all’articolo 2, comma 26, della legge 8 ago- verificatisi a decorrere dal 1° gennaio 2007
sto 1995, n. 335, non titolari di pensione un trattamento economico per congedo
e non iscritti ad altre forme previdenziali parentale, limitatamente ad un periodo
obbligatorie, è corrisposta un’indennità di tre mesi entro il primo anno di vita del
giornaliera di malattia a carico dell’IN- bambino, la cui misura è pari al 30 per
PS entro il limite massimo di giorni pari cento del reddito preso a riferimento per
a un sesto della durata complessiva del la corresponsione dell’indennità di mater-
rapporto di lavoro e comunque non in- nità. Le disposizioni di cui al precedente
feriore a venti giorni nell’arco dell’anno periodo si applicano anche nei casi di ado-
solare, con esclusione degli eventi mor- zione o affidamento per ingressi in fami-
bosi di durata inferiore a quattro giorni. glia con decorrenza dal 1° gennaio 2007. Le
Per la predetta prestazione si applicano i prestazioni di cui al presente comma sono
requisiti contributivi e reddituali previsti finanziate a valere sul contributo previsto
per la corresponsione dell’indennità di de- dall’articolo 84 del testo unico delle di-
genza ospedaliera a favore dei lavoratori sposizioni legislative in materia di tutela e
186 Appendice

sostegno della maternità e della paternità, - dall’Area di ricerca di Trieste.


di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, 2. Il contratto collettivo nazionale ri-
n. 151.» guardante i dipendenti pubblici di cui al
comma 1 è stipulato:
Note all’articolo 23 a) per la parte pubblica:
- dall’Agenzia di cui all’art. 50 del de-
- Il testo dell’articolo 8 del regola- creto legislativo n. 29/1993;
mento di cui al decreto del Presidente del b) per la parte sindacale:
Consiglio dei Ministri 30 dicembre 1993, - dalle organizzazioni sindacali mag-
n. 593 (Regolamento concernente la de- giormente rappresentative sul piano na-
terminazione e la composizione dei com- zionale nell’ambito del comparto di cui al
parti di contrattazione collettiva di cui presente articolo;
all’art. 45, comma 3, del decreto legislativo - dalle confederazioni sindacali
3 febbraio 1993, n. 29)è il seguente: maggiormente rappresentative sul piano
«Art. 8 (Comparto del personale nazionale.»
delle istituzioni e degli enti di ricerca e
sperimentazione). Note all’articolo 24
- 1. Il comparto di contrattazione col-
lettiva di cui all’art. 2, comma 1, lettera F), - La legge 9 maggio 1989, n. 168 è
comprende il personale dipendente: pubblicata sulla Gazz. Uff. dell’11 maggio
- dagli enti scientifici di ricerca e di 1989, n. 108 S.O.
sperimentazione di cui al punto 6 del- - La Carta europea dei ricercatori è ri-
la tabella allegata alla legge 20 marzo chiamata nelle note all’articolo 18
1975, n. 70, e successive modificazioni ed - Il testo del comma 7, dell’articolo
integrazioni; 1, del decreto-legge 10 novembre 2008, n.
- dall’Istituto superiore di sanità (ISS); 180, convertito, con modificazioni, dalla
- dall’Istituto superiore per la preven- legge 9 gennaio 2009, n. 1, è il seguente:
zione e la sicurezza del lavoro (ISPESL); «7. Nelle procedure di valutazione
- dall’Istituto italiano di medicina comparativa per il reclutamento dei ricer-
sociale; catori bandite successivamente alla data
- dall’Istituto nazionale di statistica di entrata in vigore del presente decreto,
(ISTAT); la valutazione comparativa è effettuata
- dagli istituti di ricerca e sperimenta- sulla base dei titoli e delle pubblicazio-
zione agraria e talassografici; ni dei candidati, ivi compresa la tesi di
- dalle stazioni sperimentali per dottorato, discussi pubblicamente con
l’industria; la commissione, utilizzando parametri,
- dal Centro ricerche esperienze studi riconosciuti anche in ambito internazio-
applicazioni militari (C.R.E.S.A.M.); nale, individuati con apposito decreto del
- dall’Istituto per le telecomunica- Ministro dell’istruzione, dell’università e
zioni e l’elettronica della marina militare della ricerca, avente natura non regola-
«Giancarlo Vallauri» (Marinateleradar); mentare, da adottare entro 30 giorni dalla
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 187

data di entrata in vigore della legge di con- decreto del Presidente della Repubblica
versione del presente decreto, sentito il 11 luglio 1980, n. 382, fermo restando il
Consiglio universitario nazionale.» superamento delle prove di ammissione.
- Il testo del comma 6, dell’articolo Le università possono fissare il numero
51, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 massimo dei titolari di assegno ammes-
(Misure per la stabilizzazione della finan- si a frequentare in soprannumero i corsi
za pubblica)è il seguente: di dottorato. Il titolare in servizio presso
«6. Le università, gli osservatori amministrazioni pubbliche può essere
astronomici, astrofisici e vesuviano, gli collocato in aspettativa senza assegni. Agli
enti pubblici e le istituzioni di ricerca di assegni di cui al presente comma si appli-
cui all’articolo 8 del decreto del Presidente cano, in materia fiscale, le disposizioni di
del Consiglio dei ministri 30 dicembre cui all’articolo 4 della legge 13 agosto 1984,
1993, n. 593, e successive modificazioni n. 476, e successive modificazioni e inte-
e integrazioni, l’ENEA e l’ASI, nonché il grazioni, nonché, in materia previdenzia-
Corpo forestale dello Stato, nell’ambito le, quelle di cui all’articolo 2, commi 26 e
delle disponibilità di bilancio, assicu- seguenti, della legge 8 agosto 1995, n. 335,
rando, con proprie disposizioni, idonee e successive modificazioni e integrazioni.
procedure di valutazione comparativa e Per la determinazione degli importi e per
la pubblicità degli atti, possono conferire le modalità di conferimento degli asse-
assegni per la collaborazione ad attività di gni si provvede con decreti del Ministro
ricerca. Possono essere titolari degli asse- dell’università e della ricerca scientifica e
gni dottori di ricerca o laureati in posses- tecnologica. I soggetti di cui al primo pe-
so di curriculum scientifico professionale riodo del presente comma sono altresì au-
idoneo per lo svolgimento di attività di ri- torizzati a stipulare, per specifiche presta-
cerca, con esclusione del personale di ruo- zioni previste da programmi di ricerca, ap-
lo presso i soggetti di cui al primo periodo positi contratti ai sensi degli articoli 2222
del presente comma. Gli assegni hanno e seguenti del codice civile, compatibili
durata non superiore a quattro anni e pos- anche con rapporti di lavoro subordinato
sono essere rinnovati nel limite massimo presso amministrazioni dello Stato ed enti
di otto anni con lo stesso soggetto, ovvero pubblici e privati. Gli assegni e i contratti
di quattro anni se il titolare ha usufrui- non danno luogo a diritti in ordine all’ac-
to della borsa per il dottorato di ricerca. cesso ai ruoli dei soggetti di cui al primo
Non è ammesso il cumulo con borse di periodo del presente comma.»
studio a qualsiasi titolo conferite, tranne - Il testo dell’articolo 4 della legge 30
quelle concesse da istituzioni nazionali o novembre 1989, n. 398 (Norme in mate-
straniere utili ad integrare, con soggiorni ria di borse di studio universitarie) è il
all’estero, l’attività di ricerca dei titolari di seguente:
assegni. Il titolare di assegni può frequen- «Art. 4 (Borse di studio per attività
tare corsi di dottorato di ricerca anche in di ricerca post-dottorato). - 1. Nell’ambito
deroga al numero determinato, per ciascu- dei finanziamenti di cui all’articolo 7,
na università, ai sensi dell’articolo 70 del le università possono conferire borse di
188 Appendice

studio ai laureati in possesso del titolo della legge 23 ottobre 1992, n. 421, per un
di dottore di ricerca conseguito in Italia periodo massimo di un biennio oltre i li-
o all’estero per lo svolgimento di attività miti di età per il collocamento a riposo
di ricerca post-dottorato. Il conferimento per essi previsti. In tal caso è data facoltà
avviene per programmi correlati alle esi- all’amministrazione, in base alle proprie
genze delle attività di ricerca svolte nelle esigenze organizzative e funzionali, di ac-
strutture dell’ateneo. cogliere la richiesta in relazione alla par-
2. Le modalità di conferimento e con- ticolare esperienza professionale acquisita
ferma delle borse e i limiti di età per poter- dal richiedente in determinati o specifici
ne usufruire sono stabiliti con decreto del ambiti ed in funzione dell’efficiente anda-
rettore, previa deliberazione del senato mento dei servizi. La domanda di tratteni-
accademico. mento va presentata all’amministrazione
3. Le commissioni giudicatrici devono di appartenenza dai ventiquattro ai dodici
essere composte da professori straordina- mesi precedenti il compimento del limite
ri, ordinari ed associati e presiedute da un di età per il collocamento a riposo previsto
professore ordinario. Di tali commissioni dal proprio ordinamento. I dipendenti in
possono far parte i ricercatori confermati. aspettativa non retribuita che ricoprono
4. I borsisti di cui al presente arti- cariche elettive presentano la domanda
colo possono partecipare, previa auto- almeno novanta giorni prima del compi-
rizzazione, a progetti di ricerca, coerenti mento del limite di età per il collocamento
con i programmi di cui al comma 1, svolti a riposo.
anche all’estero presso enti di ricerca ed 1-bis. Per le categorie di personale
università. di cui all’articolo 1 della legge 19 febbraio
5. Le borse di studio di cui al comma 1981, n. 27, la facoltà di cui al comma 1 è
1 hanno durata biennale, sono sottoposte estesa sino al compimento del settanta-
a conferma allo scadere del primo anno e cinquesimo anno di età.»
non sono rinnovabili.»
Note all’articolo 26
Note all’articolo 25
- Il testo del comma 1, dell’articolo
- Il testo dell’articolo 16 del decreto le- 1, del decreto-legge 14 gennaio 2004, n.
gislativo 30 dicembre 1992, n. 503 (Norme 2 (Disposizioni urgenti relative al tratta-
per il riordinamento del sistema previ- mento economico dei collaboratori lin-
denziale dei lavoratori privati e pubblici, guistici presso talune Università ed in ma-
a norma dell’articolo 3 della L. 23 ottobre teria di titoli equipollenti), convertito, con
1992, n. 421) è il seguente: modificazioni, dalla legge 5 marzo 2004,
«Art. 16 (Prosecuzione del rapporto n. 63, è il seguente:
di lavoro). - 1. È in facoltà dei dipenden- «Art. 1 (Ex lettori di madre lingua
ti civili dello Stato e degli enti pubblici straniera).
non economici di permanere in servizio, - 1. In esecuzione della sentenza pro-
con effetto dalla data di entrata in vigore nunciata dalla Corte di Giustizia delle
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 189

Comunità europee in data 26 giugno 2001 laurea o titolo universitario straniero ade-
nella causa C-212/99, ai collaboratori lin- guato alle funzioni da svolgere, e di idonea
guistici, ex lettori di madre lingua stra- qualificazione e competenza, con contrat-
niera delle Università degli studi della to di lavoro subordinato di diritto privato
Basilicata, di Milano, di Palermo, di Pisa, a tempo indeterminato ovvero, per esi-
La Sapienza di Roma e de L’Orientale di genze temporanee, a tempo determinato.
Napoli, già destinatari di contratti stipu- Fino alla stipulazione del primo contratto
lati ai sensi dell’articolo 28 del decreto collettivo l’entità della retribuzione, il re-
del Presidente della Repubblica 11 luglio gime di impegno e gli eventuali obblighi
1980, n. 382, abrogato dall’articolo 4, com- di esclusività sono stabiliti dal consiglio di
ma 5, del decreto-legge 21 aprile 1995, n. amministrazione delle università, attra-
120, convertito, con modificazioni, dalla verso la contrattazione decentrata con le
legge 21 giugno 1995, n. 236, è attribuito, rappresentanze sindacali rappresentative
proporzionalmente all’impegno orario dei collaboratori ed esperti linguistici.
assolto, tenendo conto che l’impegno pie- 3. L’assunzione avviene per selezione
no corrisponde a 500 ore, un trattamento pubblica, le cui modalità sono disciplinate
economico corrispondente a quello del dalle università secondo i rispettivi ordi-
ricercatore confermato a tempo definito, namenti. Le università, nel caso in cui si
con effetto dalla data di prima assunzione, avvalgano della facoltà di stipulare i con-
fatti salvi eventuali trattamenti più favo- tratti di cui al comma 2, hanno l’obbligo
revoli; tale equiparazione è disposta ai soli di assumere prioritariamente i titolari
fini economici ed esclude l’esercizio da dei contratti di cui all’articolo 28 del de-
parte dei predetti collaboratori linguisti- creto del Presidente della Repubblica 11
ci, ex lettori di madre lingua straniera, di luglio 1980, n. 382, in servizio nell’anno
qualsiasi funzione docente.» accademico 1993-1994, nonché quelli ces-
- L’articolo 4 del decreto-legge 21 sati dal servizio per scadenza del termine
aprile 1995, n. 120 (Disposizioni urgenti dell’incarico, salvo che la mancata rinno-
per il funzionamento delle università), vazione sia dipesa da inidoneità o da sop-
convertito, con modificazioni, dalla legge pressione del posto. Il personale predetto,
21 giugno 1995, n. 236 è il seguente: ove assunto ai sensi del presente comma,
«Art. 4. - 1. A decorrere dal 1° gen- conserva i diritti acquisiti in relazione ai
naio 1994, le università provvedono alle precedenti rapporti.
esigenze di apprendimento delle lingue e 4. Le università procedono annual-
di supporto alle attività didattiche, anche mente, sulla base di criteri predeterminati
mediante apposite strutture d’ateneo, isti- dagli organi competenti secondo i rispet-
tuite secondo i propri ordinamenti. tivi ordinamenti, alla verifica dell’attività
2. In relazione alle esigenze di cui al svolta. La continuità del rapporto di la-
comma 1, le università possono assumere, voro è subordinata al giudizio sulla veri-
compatibilmente con le risorse disponibili fica dell’attività svolta con riguardo agli
nei propri bilanci, collaboratori ed esperti obblighi contrattuali. Resta fermo che
linguistici di lingua madre, in possesso di la riduzione del servizio deliberata dai
190 Appendice

competenti organi accademici costitui- d) individuare idonei interventi di


sce per l’università giustificato motivo di incentivazione per sollecitare la doman-
recesso. da e lo sviluppo di servizi agli studenti,
5. L’articolo 28 del decreto del avendo come riferimento specifiche esi-
Presidente della Repubblica 11 luglio 1980, genze disciplinari e territoriali, nonché
n. 382, è abrogato.» le diverse tipologie di studenti in ragio-
ne del loro impegno temporale negli
Note all’articolo 27 studi;
e) supportare i processi di accredita-
- Il testo del comma 1, dell’articolo mento dell’offerta formativa del sistema
1-bis, del decreto-legge 9 maggio 2003, n. nazionale delle istituzioni universitarie;
105 (Disposizioni urgenti per le università f) monitorare e sostenere le esperien-
e gli enti di ricerca nonché in materia di ze formative in ambito lavorativo degli
abilitazione all’esercizio di attività profes- studenti iscritti, anche ai fini del ricono-
sionali), convertito in legge, con modifica- scimento dei periodi di alternanza studio-
zioni, dalla legge 11 luglio 2003, n. 170 è il lavoro come crediti formativi.»
seguente:
«Art. 1-bis. - 1. Per i fini di cui all’arti- Note all’articolo 28
colo 1, presso il Ministero dell’istruzione,
dell’università e della ricerca è istituita, - Il Regolamento CE n. 1260/1999 del
entro un anno dalla data di entrata in vigo- Consiglio del 21 giugno 1999 recante di-
re della legge di conversione del presente sposizioni generali sui Fondi strutturali è
decreto, nell’ambito delle ordinarie risor- pubblicato nella G.U.C.E. 26 giugno 1999,
se di bilancio, e comunque senza nuovi n.. L 161.
o maggiori oneri per la finanza pubblica, - Il testo del comma 5, dell’articolo
l’Anagrafe nazionale degli studenti e dei 10 del decreto-legge 29 novembre 2004,
laureati delle università, avente, in parti- n. 282 (Disposizioni urgenti in materia
colare, i seguenti obiettivi: fiscale e di finanza pubblica), convertito
a) valutare l’efficacia e l’efficienza dei in legge, con modificazioni, dalla L. 27 di-
processi formativi attraverso il monitorag- cembre 2004, n. 307, è il seguente:
gio tempestivo delle carriere degli iscritti «5. Al fine di agevolare il persegui-
ai vari corsi di studio; mento degli obiettivi di finanza pubbli-
b) promuovere la mobilità nazionale ca, anche mediante interventi volti alla
e internazionale degli studenti agevolan- riduzione della pressione fiscale, nello
do le procedure connesse ai riconosci- stato di previsione del Ministero dell’eco-
menti dei crediti formativi acquisiti; nomia e delle finanze è istituito un appo-
c) fornire elementi di orientamento sito «Fondo per interventi strutturali di
alle scelte attraverso un quadro informa- politica economica», alla cui costituzione
tivo sugli esiti occupazionali dei laureati e concorrono le maggiori entrate, valutate
sui fabbisogni formativi del sistema pro- in 2.215,5 milioni di euro per l’anno 2005,
duttivo e dei servizi; derivanti dal comma 1.»
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 191

Note all’articolo 29 nell’ipotesi in cui il numero dei professori


ordinari appartenenti al settore scientifico
- Il testo del comma 4, dell’articolo disciplinare oggetto del bando è inferiore
1, del decreto-legge 10 novembre 2008, n. a quattro. Il sorteggio è effettuato in modo
180, convertito, con modificazioni dalla da assicurare, ove possibile, che almeno
legge 9 gennaio 2009, n. 1, come modifica- due dei commissari sorteggiati apparten-
to dalla presente legge, è il seguente: gano al settore disciplinare oggetto del
«4. Per le procedure di valutazione bando. Ciascun commissario può, ove
comparativa per il reclutamento dei pro- possibile, partecipare, per ogni fascia e
fessori universitari di I e II fascia della settore, ad una sola commissione per cia-
prima e della seconda sessione 2008, le scuna sessione.»
commissioni giudicatrici sono composte - La legge 3 luglio 1998, n. 210 recante:
da un professore ordinario nominato dalla «Norme per il reclutamento dei ricercato-
facoltà che ha richiesto il bando e da quat- ri e dei professori universitari di ruolo» è
tro professori ordinari sorteggiati in una pubblicata nella Gazz. Uff. 6 luglio 1998,
lista di commissari eletti tra i professori n. 155.
ordinari appartenenti al settore scientifi- - Il comma 6, dell’articolo 1 della legge
co-disciplinare oggetto del bando, in nu- 4 novembre 2005, n. 230 è il seguente:
mero triplo rispetto al numero dei com- «6. A decorrere dalla data di entrata
missari complessivamente necessari nella in vigore della presente legge sono bandi-
sessione. L’elettorato attivo è costituito dai te per la copertura dei posti di professore
professori ordinari e straordinari apparte- ordinario e professore associato esclusi-
nenti al settore oggetto del bando. Sono vamente le procedure di cui al comma 5,
esclusi dal sorteggio relativo a ciascuna lettera a). Sono fatte salve le procedure di
commissione i professori che appartengo- valutazione comparativa per posti di pro-
no all’università che ha richiesto il bando. fessore e ricercatore già bandite alla data
Ove il settore sia costituito da un nume- di entrata in vigore del decreto legislativo
ro di professori ordinari pari o inferiore di attuazione della delega di cui al com-
al necessario, la lista è costituita da tutti ma 5 e, comunque, non oltre il 30 giugno
gli appartenenti al settore ed è eventual- 2006, nel rispetto dei limiti di cui all’arti-
mente integrata mediante elezione, fino colo 51, comma 4, della legge 27 dicembre
a concorrenza del numero necessario, da 1997, n. 449, e all’articolo 1, comma 105,
appartenenti a settori affini. Nell’ipotesi della legge 30 dicembre 2004, n. 311. I can-
in cui il numero dei professori ordinari didati giudicati idonei, e non chiamati a
appartenenti al settore scientifico-disci- seguito di procedure già espletate, ovvero
plinare oggetto del bando, integrato dai i cui atti sono approvati, conservano l’ido-
professori ordinari appartenenti ai setto- neità per un periodo di cinque anni dal
ri affini, sia inferiore al triplo del numero suo conseguimento. La copertura dei po-
dei commissari necessari nella sessione, sti di professore ordinario e di professore
si procede direttamente al sorteggio. Si associato da parte delle singole università,
procede altresì direttamente al sorteggio mediante chiamata dei docenti risultati
192 Appendice

idonei, tenuto conto anche di tutti gli in- 28 febbraio 2008, n. 31, le parole: «fino
crementi dei contingenti e di tutte le riser- al 31 dicembre 2008» sono sostituite dal-
ve previste dalle lettere a), b), c), d) ed e) le seguenti: «fino al 31 dicembre 2009» e
del comma 5, deve in ogni caso avvenire le parole: «entro il 30 giugno 2008» sono
nel rispetto dei limiti e delle procedure sostituite dalle seguenti: «entro il 30 no-
di cui all’articolo 51, comma 4, della legge vembre 2008».
27 dicembre 1997, n. 449, e all’articolo 1, Resta fermo quanto previsto dall’arti-
comma 105, della legge 30 dicembre 2004, colo 66 del decreto-legge 25 giugno 2008,
n. 311.» n. 112. Alle procedure indette dopo il 30
- Il comma 2 dell’articolo 12 del decre- giugno 2008 si applica il disposto dell’ar-
to-legge 31 dicembre 2007, n. 248 (Proroga ticolo 1, comma 2-bis, del decreto-legge 31
di termini previsti da disposizioni legisla- gennaio 2005, n. 7, convertito, con modifi-
tive e disposizioni urgenti in materia fi- cazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43.»
nanziaria), convertito, con modificazioni, - Il comma 14, dell’articolo 1 della leg-
dalla legge 31 dicembre 2007, n. 248, è il ge 4 novembre 2005, n. 230 è il seguente:
seguente: «14. Per svolgere attività di ricerca e di
«2. In attesa della definizione ed at- didattica integrativa le università, previo
tuazione della disciplina delle procedure espletamento di procedure disciplinate
di reclutamento dei professori universitari con propri regolamenti che assicurino la
di prima e seconda fascia, fino al 31 dicem- valutazione comparativa dei candidati e
bre 2009 continuano ad applicarsi, relati- la pubblicità degli atti, possono instaura-
vamente a tale reclutamento, le disposi- re rapporti di lavoro subordinato tramite
zioni della legge 3 luglio 1998, n. 210, e del la stipula di contratti di diritto privato a
decreto del Presidente della Repubblica 23 tempo determinato con soggetti in pos-
marzo 2000, n. 117; gli organi accademici sesso del titolo di dottore di ricerca o equi-
delle università, nell’ambito delle rispet- valente, conseguito in Italia o all’estero, o,
tive competenze, possono indire, entro il per le facoltà di medicina e chirurgia, del
30 novembre 2008, le relative procedure di diploma di scuola di specializzazione, ov-
valutazione comparativa.» vero con possessori di laurea specialistica
- Il testo del comma 16, dell’artico- e magistrale o altri studiosi, che abbiano
lo 4-bis del decreto-legge 3 giugno 2008, comunque una elevata qualificazione
n. 97 (Disposizioni urgenti in materia di scientifica, valutata secondo procedure
monitoraggio e trasparenza dei meccani- stabilite dalle università. I contratti hanno
smi di allocazione della spesa pubblica, durata massima triennale e possono esse-
nonché in materia fiscale e di proroga di re rinnovati per una durata complessiva di
termini) convertito in legge, con modifi- sei anni. Il trattamento economico di tali
cazioni, dalla L. 2 agosto 2008, n. 129 è il contratti, rapportato a quello degli attuali
seguente: ricercatori confermati, è determinato da
«16. All’articolo 12, comma 2, del ciascuna università nei limiti delle compa-
decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, tibilità di bilancio e tenuto conto dei criteri
convertito, con modificazioni, dalla legge generali definiti con decreto del Ministro
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 193

dell’istruzione, dell’università e della ri- esclusivamente a domanda degli interes-


cerca, di concerto con il Ministro dell’eco- sati e dopo tre anni accademici di loro
nomia e delle finanze, sentito il Ministro permanenza in una sede universitaria, an-
per la funzione pubblica. Il possesso del che se in aspettativa ai sensi dell’articolo
titolo di dottore di ricerca o del diploma di 13, primo comma, numeri da 1) a 9), del
specializzazione, ovvero l’espletamento di decreto del Presidente della Repubblica 11
un insegnamento universitario mediante luglio 1980, n. 382».
contratto stipulato ai sensi delle disposi- Si riporta il testo dell’articolo 14, del-
zioni vigenti alla data di entrata in vigo- la legge 18 marzo 1958, n. 311 (Norme sullo
re della presente legge, costituisce titolo stato giuridico ed economico dei profes-
preferenziale. L’attività svolta dai soggetti sori universitari), come modificato dalla
di cui al presente comma costituisce ti- presente legge:
tolo preferenziale da valutare obbligato- «Art. 14. Il professore universitario,
riamente nei concorsi che prevedano la con l’inizio dell’anno accademico succes-
valutazione dei titoli. I contratti di cui al sivo a quello in cui compie il 70° anno di
presente comma non sono cumulabili con età, assume la qualifica di professore fuori
gli assegni di ricerca di cui all’articolo 51 ruolo, ai sensi del decreto legislativo del
della legge 27 dicembre 1997, n. 449, per i Capo provvisorio dello Stato 26 ottobre
quali continuano ad applicarsi le disposi- 1947, n. 1251, ratificato, con modificazioni,
zioni vigenti. Ai fini dell’inserimento dei con legge 4 luglio 1950, n. 498.
corsi di studio nell’offerta formativa del- Ai professori di cui all’art. 19 del de-
le università, il Ministro dell’istruzione, creto legislativo luogotenenziale 5 aprile
dell’università e della ricerca deve tenere 1945, n. 238 è data facoltà di chiedere il
conto del numero dei professori ordinari, collocamento fuori ruolo, a norma del
associati e aggregati e anche del numero precedente comma.
dei contratti di cui al presente comma.» Ai fini della determinazione del nu-
- Per il testo del comma 9, dell’artico- mero legale richiesto per la validità delle
lo 1 della legge 4 novembre 2005, n. 230 si adunanze del Corpo accademico e del
veda nelle note all’articolo 5. Consiglio di facoltà, si tiene conto del pro-
- Il testo dell’articolo 3 della legge 3 fessore fuori ruolo soltanto se intervenga
luglio 1998, n. 210 (Norme per il recluta- all’adunanza.
mento dei ricercatori e dei professori uni- Qualora la deliberazione debba essere
versitari di ruolo), pubblicata nella Gazz. adottata con la maggioranza assoluta dei
Uff. 6 luglio 1998, n. 155 è il seguente: professori «appartenenti alla Facoltà», si
«Art. 3 (Trasferimenti). - 1. I rego- tiene conto del professore fuori ruolo solo
lamenti di cui all’articolo 1, comma 2, di- nel caso che intervenga all’adunanza.»
sciplinano i trasferimenti, assicurando la - L’articolo 4, della legge 30 novembre
valutazione comparativa dei candidati 1989, n. 398 (Norme in materia di borse di
secondo criteri generali predeterminati e studio universitarie), abrogato dalla pre-
adeguate forme di pubblicità della proce- sente legge, recava: «Borse di studio per
dura, nonché l’effettuazione dei medesimi attività di ricerca post-dottorato».
194 Appendice

- Si riporta il testo dell’articolo 1, della 4. Il professore, a qualunque livello


legge 4 novembre 2005, n. 230, come mo- appartenga, nel periodo dell’anno sabba-
dificato dalla presente legge: tico, concesso ai sensi dell’articolo 17 del
«Art. 1. - 1. L’università, sede della for- decreto del Presidente della Repubblica
mazione e della trasmissione critica del 11 luglio 1980, n. 382, è abilitato senza
sapere, coniuga in modo organico ricerca restrizione alcuna alla presentazione di
e didattica, garantendone la completa li- richieste e all’utilizzo dei fondi per lo svol-
bertà. La gestione delle università si ispi- gimento delle attività.
ra ai principi di autonomia e di respon- 5. Allo scopo di procedere al riordino
sabilità nel quadro degli indirizzi fissati della disciplina concernente il recluta-
con decreto del Ministro dell’istruzione, mento dei professori universitari garan-
dell’università e della ricerca. tendo una selezione adeguata alla qualità
2. I professori universitari hanno il delle funzioni da svolgere, il Governo è
diritto e il dovere di svolgere attività di delegato ad adottare, entro sei mesi dal-
ricerca e di didattica, con piena libertà di la data di entrata in vigore della presente
scelta dei temi e dei metodi delle ricerche legge, nel rispetto dell’autonomia delle
nonché, nel rispetto della programmazio- istituzioni universitarie, uno o più decreti
ne universitaria di cui all’articolo 1-ter del legislativi attenendosi ai seguenti principi
decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, con- e criteri direttivi:
vertito, con modificazioni, dalla legge 31 a) il Ministro dell’istruzione, dell’uni-
marzo 2005, n. 43, dei contenuti e dell’im- versità e della ricerca bandisce, con pro-
postazione culturale dei propri corsi di prio decreto, per settori scientifico-disci-
insegnamento; i professori di materie plinari, procedure finalizzate al consegui-
cliniche esercitano altresì, senza nuovi o mento della idoneità scientifica nazio-
maggiori oneri per la finanza pubblica, e nale, entro il 30 giugno di ciascun anno,
ferme restando le disposizioni di cui all’ar- distintamente per le fasce dei professori
ticolo 5 del decreto legislativo 21 dicembre ordinari e dei professori associati, stabi-
1999, n. 517, funzioni assistenziali inscin- lendo in particolare:
dibili da quelle di insegnamento e ricerca; 1) le modalità per definire il numero
i professori esercitano infine liberamente massimo di soggetti che possono conse-
attività di diffusione culturale mediante guire l’idoneità scientifica per ciascuna
conferenze, seminari, attività pubblicisti- fascia e per settori disciplinari pari al fab-
che ed editoriali nel rispetto del manteni- bisogno, indicato dalle università, incre-
mento dei propri obblighi istituzionali. mentato di una quota non superiore al 40
3. Ai professori universitari compete per cento, per cui è garantita la relativa
la partecipazione agli organi accademici copertura finanziaria e fermo restando
e agli organi collegiali ufficiali riguardan- che l’idoneità non comporta diritto all’ac-
ti la didattica, l’organizzazione e il coor- cesso alla docenza, nonché le procedure e
dinamento delle strutture didattiche e di i termini per l’indizione, l’espletamento e
ricerca esistenti nella sede universitaria di la conclusione dei giudizi idoneativi, da
appartenenza. svolgere presso le università, assicurando
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 195

la pubblicità degli atti e dei giudizi for- cento aggiuntiva rispetto al contingente
mulati dalle commissioni giudicatrici; di cui alla lettera a), numero 1), ai profes-
per ciascun settore disciplinare deve co- sori incaricati stabilizzati, agli assistenti
munque essere bandito almeno un posto del ruolo ad esaurimento e ai ricercatori
di idoneo per quinquennio per ciascuna confermati che abbiano svolto almeno tre
fascia; anni di insegnamento nei corsi di studio
2) l’eleggibilità, ogni due anni, da par- universitari. Una ulteriore quota dell’1
te di ciascun settore scientifico-disciplina- per cento è riservata ai tecnici laureati già
re, di una lista di commissari nazionali, ammessi con riserva alla terza tornata dei
con opportune regole di non immediata giudizi di idoneità per l’accesso al ruolo
rieleggibilità; dei professori associati bandita ai sensi del
3) la formazione della commissione decreto del Presidente della Repubblica
di ciascuna valutazione comparativa me- 11 luglio 1980, n. 382, e non valutati dalle
diante sorteggio di cinque commissari na- commissioni esaminatrici;
zionali. Tutti gli oneri relativi a ciascuna d) nelle prime quattro tornate dei
commissione di valutazione sono posti a giudizi di idoneità per la fascia dei profes-
carico dell’ateneo ove si espleta la proce- sori associati di cui alla lettera a), numero
dura, come previsto al numero 1); 1), l’incremento del numero massimo di
4) la durata dell’idoneità scientifica soggetti che possono conseguire l’idoneità
non superiore a quattro anni, e il limite scientifica rispetto al fabbisogno indicato
di ammissibilità ai giudizi per coloro che, dalle università è pari al 100 per cento del
avendovi partecipato, non conseguono medesimo fabbisogno;
l’idoneità; e) nelle prime due tornate dei giudi-
b) sono stabiliti i criteri e le modalità zi di idoneità per la fascia dei professori
per riservare, nei giudizi di idoneità per la ordinari di cui alla lettera a), numero 1),
fascia dei professori ordinari, una quota l’incremento del numero massimo di sog-
pari al 25 per cento aggiuntiva rispetto al getti che possono conseguire l’idoneità
contingente di cui alla lettera a), numero scientifica rispetto al fabbisogno indicato
1), ai professori associati con un’anzianità dalle università è pari al 100 per cento del
di servizio non inferiore a quindici anni, medesimo fabbisogno.
compreso il servizio prestato come profes- 6. A decorrere dalla data di entrata
sore associato non confermato, maturata in vigore della presente legge sono bandi-
nell’insegnamento di materie ricomprese te per la copertura dei posti di professore
nel settore scientifico-disciplinare oggetto ordinario e professore associato esclusi-
del bando di concorso o in settori affini, vamente le procedure di cui al comma 5,
con una priorità per i settori scientifico- lettera a). Sono fatte salve le procedure di
disciplinari che non abbiano bandito con- valutazione comparativa per posti di pro-
corsi negli ultimi cinque anni; fessore e ricercatore già bandite alla data
c) nelle prime quattro tornate dei giu- di entrata in vigore del decreto legislativo
dizi di idoneità per la fascia dei professori di attuazione della delega di cui al com-
associati è riservata una quota del 15 per ma 5 e, comunque, non oltre il 30 giugno
196 Appendice

2006, nel rispetto dei limiti di cui all’arti- procedere alla copertura di posti di profes-
colo 51, comma 4, della legge 27 dicembre sore ordinario e associato e di ricercatore
1997, n. 449, e all’articolo 1, comma 105, mediante chiamata diretta di studiosi sta-
della legge 30 dicembre 2004, n. 311. I can- bilmente impegnati all’estero in attività di
didati giudicati idonei, e non chiamati a ricerca o insegnamento a livello universi-
seguito di procedure già espletate, ovvero tario da almeno un triennio, che ricoprono
i cui atti sono approvati, conservano l’ido- una posizione accademica equipollente in
neità per un periodo di cinque anni dal istituzioni universitarie estere, ovvero che
suo conseguimento. La copertura dei po- abbiano già svolto per chiamata diretta
sti di professore ordinario e di professore autorizzata dal Ministero dell’istruzione,
associato da parte delle singole università, dell’università e della ricerca nell’ambito
mediante chiamata dei docenti risultati del programma di rientro dei cervelli un
idonei, tenuto conto anche di tutti gli in- periodo di almeno tre anni di ricerca e di
crementi dei contingenti e di tutte le riser- docenza nelle università italiane e conse-
ve previste dalle lettere a), b), c), d) ed e) guito risultati scientifici congrui rispetto
del comma 5, deve in ogni caso avvenire al posto per il quale ne viene proposta
nel rispetto dei limiti e delle procedure la chiamata. A tali fini le università for-
di cui all’articolo 51, comma 4, della legge mulano specifiche proposte al Ministro
27 dicembre 1997, n. 449, e all’articolo 1, dell’istruzione, dell’università e della ri-
comma 105, della legge 30 dicembre 2004, cerca il quale concede o rifiuta il nulla osta
n. 311. alla nomina previo parere del Consiglio
7. Per la copertura dei posti di ricer- universitario nazionale.
catore sono bandite fino al 30 settembre Nell’ambito delle relative disponi-
2013 le procedure di cui alla legge 3 luglio bilità di bilancio, le università possono
1998, n. 210. In tali procedure sono valuta- altresì procedere alla copertura dei posti
ti come titoli preferenziali il dottorato di di professore ordinario mediante chia-
ricerca e le attività svolte in qualità di asse- mata diretta di studiosi di chiara fama.
gnisti e contrattisti ai sensi dell’articolo 51, A tal fine le università formulano specifi-
comma 6, della legge 27 dicembre 1997, n. che proposte al Ministro dell’istruzione,
449, di borsisti postdottorato ai sensi della dell’università e della ricerca il quale con-
legge 30 novembre 1989, n. 398, nonché cede o rifiuta il nulla osta alla nomina,
di contrattisti ai sensi del comma 14 del previo parere di una commissione, no-
presente articolo. L’assunzione di ricer- minata dal Consiglio universitario nazio-
catori a tempo indeterminato ai sensi del nale, composta da tre professori ordinari
presente comma è subordinata ai medesi- appartenenti al settore scientifico-disci-
mi limiti e procedure previsti dal comma plinare in riferimento al quale è proposta
6 per la copertura dei posti di professore la chiamata. Il rettore, con proprio de-
ordinario e associato. creto, dispone la nomina determinando
8. (abrogato). la relativa classe di stipendio sulla base
9. Nell’ambito delle relative dispo- della eventuale anzianità di servizio e di
nibilità di bilancio, le università possono valutazioni di merito.
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 197

9-bis. Dalle disposizioni di cui al medesimi, per realizzare programmi di ri-


comma 9 non devono derivare nuovi oneri cerca affidati a professori universitari, con
a carico della finanza pubblica. definizione del loro compenso aggiuntivo
10. (abrogato). a valere sulle medesime risorse finanzia-
11. (abrogato). rie e senza pregiudizio per il loro status
12. Le università possono realizzare giuridico ed economico, nel rispetto degli
specifici programmi di ricerca sulla base impegni di istituto.
di convenzioni con imprese o fondazioni, 14. (abrogato).
o con altri soggetti pubblici o privati, che 15. Il conseguimento dell’idoneità
prevedano anche l’istituzione tempora- scientifica di cui al comma 5, lettera a), co-
nea, per periodi non superiori a sei anni, stituisce titolo legittimante la partecipa-
con oneri finanziari a carico dei medesimi zione ai concorsi per l’accesso alla dirigen-
soggetti, di posti di professore straordi- za pubblica secondo i criteri e le modalità
nario da coprire mediante conferimento stabiliti con decreto del Ministro per la
di incarichi della durata massima di tre funzione pubblica, sentito il Ministro
anni, rinnovabili sulla base di una nuova dell’istruzione, dell’università e della ri-
convenzione, a coloro che hanno conse- cerca, ed è titolo valutabile nei concorsi
guito l’idoneità per la fascia dei professori pubblici che prevedano la valutazione dei
ordinari, ovvero a soggetti in possesso di titoli.
elevata qualificazione scientifica e profes- 16. Resta fermo, secondo l’attuale
sionale. Ai titolari degli incarichi è ricono- struttura retributiva, il trattamento econo-
sciuto, per il periodo di durata del rappor- mico dei professori universitari articolato
to, il trattamento giuridico ed economico secondo il regime prescelto a tempo pieno
dei professori ordinari con eventuali in- ovvero a tempo definito. Tale trattamento
tegrazioni economiche, ove previste dal- è correlato all’espletamento delle attività
la convenzione. I soggetti non possessori scientifiche e all’impegno per le altre atti-
dell’idoneità nazionale non possono par- vità, fissato per il rapporto a tempo pieno
tecipare al processo di formazione delle in non meno di 350 ore annue di didattica,
commissioni di cui al comma 5, lettera a), di cui 120 di didattica frontale, e per il rap-
numero 3), né farne parte, e sono esclusi porto a tempo definito in non meno di 250
dall’elettorato attivo e passivo per l’accesso ore annue di didattica, di cui 80 di didat-
alle cariche di preside di facoltà e di retto- tica frontale. Le ore di didattica frontale
re. Le convenzioni definiscono il program- possono variare sulla base dell’organizza-
ma di ricerca, le relative risorse e la desti- zione didattica e della specificità e della
nazione degli eventuali utili netti anche a diversità dei settori scientifico-discipli-
titolo di compenso dei soggetti che hanno nari e del rapporto docenti-studenti, sulla
partecipato al programma. base di parametri definiti con decreto del
13. Le università possono stipulare Ministro dell’istruzione, dell’università e
convenzioni con imprese o fondazio- della ricerca. Ai professori a tempo pieno
ni, o con altri soggetti pubblici o priva- è attribuita una eventuale retribuzione
ti, con oneri finanziari posti a carico dei aggiuntiva nei limiti delle disponibilità
198 Appendice

di bilancio, in relazione agli impegni ul- economico in godimento, ivi compreso


teriori di attività di ricerca, didattica e l’assegno aggiuntivo di tempo pieno. I
gestionale, oggetto di specifico incarico, professori possono optare per il regime di
nonché in relazione ai risultati consegui- cui al presente articolo e con salvaguardia
ti, secondo i criteri e le modalità definiti dell’anzianità acquisita.
con decreto del Ministro dell’istruzione, 20. Per tutto il periodo di durata dei
dell’università e della ricerca, sentiti il contratti di diritto privato di cui al com-
Ministro dell’economia e delle finanze e il ma 14, i dipendenti delle amministrazioni
Ministro per la funzione pubblica. Per il statali sono collocati in aspettativa senza
personale medico universitario, in caso di assegni né contribuzioni previdenzia-
svolgimento delle attività assistenziali per li, ovvero in posizione di fuori ruolo nei
conto del Servizio sanitario nazionale, re- casi in cui tale posizione è prevista dagli
sta fermo lo speciale trattamento aggiun- ordinamenti di appartenenza, parimenti
tivo previsto dalle vigenti disposizioni. senza assegni né contributi previdenziali.
17. Per i professori ordinari e associa- 21. Con decreto del Ministro dell’istru-
ti nominati secondo le disposizioni della zione, dell’università e della ricerca, adot-
presente legge il limite massimo di età per tato di concerto con i Ministri dell’inter-
il collocamento a riposo è determinato al no, degli affari esteri e del lavoro e delle
termine dell’anno accademico nel quale si politiche sociali, sono definite specifiche
è compiuto il settantesimo anno di età, ivi modalità per favorire l’ingresso in Italia
compreso il biennio di cui all’articolo 16 dei cittadini stranieri non appartenenti
del decreto legislativo 30 dicembre 1992, all’Unione europea chiamati a ricoprire
n. 503, e successive modificazioni, ed è posti di professore ordinario e associato ai
abolito il collocamento fuori ruolo per li- sensi dei commi 8 e 9, ovvero cui siano at-
miti di età. tribuiti gli incarichi di cui ai commi 10 e 12.
18. I professori di materie cliniche in 22. A decorrere dalla data di entrata
servizio alla data di entrata in vigore del- in vigore dei decreti legislativi di cui al
la presente legge mantengono le proprie comma 5 sono abrogati l’articolo 12 della
funzioni assistenziali e primariali, inscin- legge 19 novembre 1990, n. 341, e gli arti-
dibili da quelle di insegnamento e ricerca coli 1 e 2 della legge 3 luglio 1998, n. 210.
e ad esse complementari, fino al termine Relativamente al reclutamento dei ri-
dell’anno accademico nel quale si è com- cercatori l’abrogazione degli articoli 1 e 2
piuto il settantesimo anno di età, ferma della legge n. 210 del 1998 decorre dal 30
restando l’applicazione dell’articolo 16 del settembre 2013. Sono comunque portate a
decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. compimento le procedure in atto alla pre-
503, e successive modificazioni. detta data.
19. I professori, i ricercatori univer- 23. I decreti legislativi di cui al comma
sitari e gli assistenti ordinari del ruolo 5 sono adottati su proposta del Ministro
ad esaurimento in servizio alla data di dell’istruzione, dell’università e della ri-
entrata in vigore della presente legge con- cerca, di concerto con il Ministro dell’eco-
servano lo stato giuridico e il trattamento nomia e delle finanze e con il Ministro per
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 199

la funzione pubblica, sentiti la CRUI e il anni 1999 e 2000 non sia superiore a quello
CUN e previo parere delle Commissioni dell’anno precedente maggiorato del tasso
parlamentari competenti per materia e programmato di inflazione. Il Ministro
per le conseguenze di carattere finanzia- dell’università e della ricerca scientifica e
rio, da rendere entro trenta giorni dalla tecnologica procede annualmente alla de-
data di trasmissione dei relativi schemi. terminazione del fabbisogno finanziario
Decorso tale termine, i decreti legisla- programmato per ciascun ateneo, sentita
tivi possono essere comunque emanati. la Conferenza permanente dei rettori del-
Ciascuno degli schemi di decreto legisla- le università italiane, tenendo conto degli
tivo deve essere corredato da relazione obiettivi di riequilibrio nella distribuzione
tecnica ai sensi dell’articolo 11-ter, comma delle risorse e delle esigenze di razionaliz-
2, della legge 5 agosto 1978, n. 468, e suc- zazione dell’attuale sistema universitario.
cessive modificazioni. Saranno peraltro tenute in considerazione
24. Ulteriori disposizioni correttive le aggiuntive esigenze di fabbisogno fi-
ed integrative dei decreti legislativi di cui nanziario per gli insediamenti universitari
al comma 5 possono essere adottate, con previsti dall’articolo 9, D.P.R. 30 dicembre
il rispetto degli stessi principi e criteri di- 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale
rettivi e con le stesse procedure, entro di- n. 50 del 29 febbraio 1996.
ciotto mesi dalla data della loro entrata in 2. Il Consiglio nazionale delle ricer-
vigore. che, l’Agenzia spaziale italiana, l’Istitu-
25. Dall’attuazione delle disposizioni to nazionale di fisica nucleare, l’Istituto
della presente legge non devono deriva- nazionale di fisica della materia, l’Ente
re nuovi o maggiori oneri per la finanza per le nuove tecnologie, l’energia e l’am-
pubblica.» biente concorrono alla realizzazione degli
- Si riporta il testo dell’articolo 51, del- obiettivi di finanza pubblica per il triennio
la legge 27 dicembre 1997, n. 449 (Misure 1998-2000, garantendo che il fabbisogno
per la stabilizzazione della finanza pubbli- finanziario da essi complessivamente ge-
ca) Pubblicata nella Gazz. Uff. 30 dicem- nerato nel 1998 non sia superiore a 3.150
bre 1997, n. 302, S.O., come modificato miliardi di lire, e per gli anni 1999 e 2000
dalla presente legge: non sia superiore a quello dell’anno prece-
«Art. 51 (Università e ricerca). - 1. Il dente maggiorato del tasso programmato
sistema universitario concorre alla realiz- di inflazione. Il Ministro del tesoro, del bi-
zazione degli obiettivi di finanza pubblica lancio e della programmazione economi-
per il triennio 1998-2000, garantendo che ca, sentiti i Ministri dell’università e della
il fabbisogno finanziario, riferito alle uni- ricerca scientifica e tecnologica e dell’in-
versità statali, ai policlinici universitari a dustria, del commercio e dell’artigianato,
gestione diretta, ai dipartimenti ed a tutti procede annualmente alla determinazio-
gli altri centri con autonomia finanziaria ne del fabbisogno finanziario program-
e contabile, da esso complessivamente ge- mato per ciascun ente.
nerato nel 1998 non sia superiore a quello 3. Le disposizioni di cui agli articoli 7
rilevato a consuntivo per il 1997, e per gli e 9 del decreto legislativo 7 agosto 1997,
200 Appendice

n. 279, sono estese a partire dal 1° gennaio statali definiscono e modificano gli orga-
1999 alle università statali, sentita la nici di ateneo secondo i rispettivi ordi-
Conferenza permanente dei rettori delle namenti. A decorrere dal 1° gennaio 1998
università italiane. Il Ministro del tesoro, alle università statali e agli osservatori
del bilancio e della programmazione eco- astronomici, astrofisici e vesuviano si ap-
nomica determina, con proprio decreto, le plicano, in materia di organici e di vincoli
modalità operative per l’attuazione delle all’assunzione di personale di ruolo, esclu-
disposizioni predette. sivamente le disposizioni di cui al presen-
4. Le spese fisse e obbligatorie per il te articolo.
personale di ruolo delle università statali 6. (abrogato).
non possono eccedere il 90 per cento dei 7. Ai fini dell’applicazione della pre-
trasferimenti statali sul fondo per il finan- sente legge, per enti di ricerca o per enti
ziamento ordinario. Nel caso dell’Univer- pubblici di ricerca si intendono i sog-
sità degli studi di Trento si tiene conto an- getti di cui all’articolo 8 del decreto del
che dei trasferimenti per il funzionamento Presidente del Consiglio dei ministri 30
erogati ai sensi della legge 14 agosto 1982, dicembre 1993, n. 593, e successive modi-
n. 590. Le università nelle quali la spesa ficazioni e integrazioni, nonché l’ENEA.
per il personale di ruolo abbia ecceduto All’ASI si applicano esclusivamente le di-
nel 1997 e negli anni successivi il predet- sposizioni di cui ai commi 2 e 6 del pre-
to limite possono effettuare assunzioni di sente articolo, fatto salvo quanto disposto
personale di ruolo il cui costo non superi, dall’articolo 5.
su base annua, il 35 per cento delle risorse 8. (omissis).
finanziarie che si rendano disponibili per 9. A partire dall’anno 1998, il Ministro
le cessazioni dal ruolo dell’anno di riferi- del tesoro, del bilancio e della program-
mento. Tale disposizione non si applica mazione economica su proposta del
alle assunzioni derivanti dall’espletamen- Ministro dell’università e della ricerca
to di concorsi già banditi alla data del 30 scientifica e tecnologica trasferisce, con
settembre 1997 e rimane operativa sino a proprio decreto, all’unità previsionale di
che la spesa per il personale di ruolo ecce- base «Ricerca scientifica», capitolo 7520,
da il limite previsto dal presente comma. dello stato di previsione del Ministero
5. Al comma 3 dell’articolo 5 della leg- dell’università e della ricerca scientifica e
ge 24 dicembre 1993, n. 537, dopo le pa- tecnologica, al fine di costituire, insieme
role: «a standard dei costi di produzione alle risorse ivi già disponibili, un Fondo
per studente» sono inserite le seguenti: «, speciale per lo sviluppo della ricerca di
al minore valore percentuale della quota interesse strategico, da assegnare al fi-
relativa alla spesa per il personale di ruolo nanziamento di specifici progetti, un
sul fondo per il finanziamento ordinario». importo opportunamente differenziato e
Sono abrogati i commi 10, 11 e 12 dell’arti- comunque non superiore al 5 per cento di
colo 5 della legge 24 dicembre 1993, n. 537, ogni stanziamento di bilancio autorizza-
nonché il comma 1 dell’articolo 6 della to o da autorizzare a favore del Consiglio
legge 18 marzo 1989, n. 118. Le università nazionale delle ricerche, dell’Agenzia
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 201

spaziale italiana, dell’Istituto nazionale modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010,


di fisica nucleare, dell’Istituto nazionale n. 122, come modificato dalla presente
di fisica della materia, dell’Osservatorio legge:
geofisico sperimentale, del Centro italia- «12. A decorrere dall’anno 2011 le am-
no ricerche aerospaziali, dell’Ente per le ministrazioni pubbliche inserite nel conto
nuove tecnologie, l’energia e l’ambiente, economico consolidato della pubblica am-
del Fondo speciale per la ricerca applicata ministrazione, come individuate dall’Isti-
di cui all’articolo 4 della legge 25 ottobre tuto nazionale di statistica (ISTAT) ai sen-
1968, n. 1089, nonché delle disponibilità a si del comma 3 dell’articolo 1 della legge
valere sulle autorizzazioni di spesa di cui 31 dicembre 2009, n. 196, incluse le auto-
al decreto-legge 22 ottobre 1992, n. 415, rità indipendenti, non possono effettuare
convertito, con modificazioni, dalla leg- spese per missioni, anche all’estero, con
ge 19 dicembre 1992, n. 488. Il Ministro esclusione delle missioni internazionali di
dell’università e della ricerca scientifica e pace e delle Forze armate, delle missioni
tecnologica, con proprio decreto emanato delle forze di polizia e dei vigili del fuoco,
dopo aver acquisito il parere delle compe- del personale di magistratura, nonché di
tenti Commissioni parlamentari, determi- quelle strettamente connesse ad accordi
na le priorità e le modalità di impiego del internazionali ovvero indispensabili per
Fondo per specifici progetti. assicurare la partecipazione a riunioni
10. L’aliquota prevista dal comma 4 presso enti e organismi internazionali o
dell’articolo 1 della legge 25 giugno 1985, comunitari, nonché con investitori istitu-
n. 331, e la riserva di cui al comma 8 dell’ar- zionali necessari alla gestione del debito
ticolo 7 della legge 22 dicembre 1986, n. pubblico, per un ammontare superio-
910, sono determinate con decreto del re al 50 per cento della spesa sostenuta
Ministro dell’istruzione, dell’università e nell’anno 2009. Gli atti e i contratti posti
della ricerca di concerto con il Ministro in essere in violazione della disposizione
dell’economia e delle finanze.» contenuta nel primo periodo del presente
- Il decreto legislativo 6 aprile 2006, comma costituiscono illecito disciplinare
n. 164 abrogato dalla presente legge, a e determinano responsabilità erariale. Il
decorrere dalla data di entrata in vigore limite di spesa stabilito dal presente com-
dei regolamenti di cui all’art. 16, comma ma può essere superato in casi ecceziona-
2, recava: «Riordino della disciplina del li, previa adozione di un motivato prov-
reclutamento dei professori universitari, vedimento adottato dall’organo di vertice
a norma dell’articolo 1, comma 5 della L. dell’amministrazione, da comunicare
4 novembre 2005, n. 230» ed è pubblicato preventivamente agli organi di control-
nella Gazz. Uff. 3 maggio 2006, n. 101. lo ed agli organi di revisione dell’ente. Il
- Si riporta il testo del comma 12, presente comma non si applica alla spesa
dell’articolo 6, del decreto-legge 31 mag- effettuata per lo svolgimento di compiti
gio 2010, n. 78 (Misure urgenti in materia ispettivi e a quella effettuata dalle uni-
di stabilizzazione finanziaria e di com- versità e dagli enti di ricerca con risorse
petitività economica), convertito, con derivanti da finanziamenti dell’Unione
202 Appendice

europea ovvero di soggetti privati. A de- in deroga alle disposizioni sulla contabili-
correre dalla data di entrata in vigore del tà generale dello Stato;
presente decreto le diarie per le missioni b) la nomina e la durata in carica dei
all’estero di cui all’art. 28 del decreto-legge componenti dell’organo direttivo, scelti
4 luglio 2006, n. 223, convertito con legge anche tra qualificati esperti stranieri, e le
4 agosto 2006, n. 248, non sono più do- relative indennità, prevedendo che, ferma
vute; la predetta disposizione non si ap- restando l’applicazione delle disposizioni
plica alle missioni internazionali di pace vigenti in materia di collocamento a ripo-
e a quelle comunque effettuate dalle Forze so, la carica di presidente o di componente
di polizia, dalle Forze armate e dal Corpo dell’organo direttivo può essere ricoperta
nazionale dei vigili del fuoco. Con decreto fino al compimento del settantesimo anno
del Ministero degli affari esteri di concer- di età.»
to con il Ministero dell’economia e delle - Si riporta il testo del comma 13
finanze sono determinate le misure e i dell’articolo 66 del decreto-legge 25 giu-
limiti concernenti il rimborso delle spese gno 2008, n. 112 (Disposizioni urgenti per
di vitto e alloggio per il personale inviato lo sviluppo economico, la semplificazione,
all’estero. A decorrere dalla data di entrata la competitività, la stabilizzazione della
in vigore del presente decreto gli articoli finanza pubblica e la perequazione tribu-
15 della legge 18 dicembre 1973, n. 836 e 8 taria), convertito, con modificazioni, dalla
della legge 26 luglio 1978, n. 417 e relative legge 6 agosto 2008, n. 133, come modifi-
disposizioni di attuazione, non si appli- cato dalla presente legge:
cano al personale contrattualizzato di cui «13. Per il triennio 2009-2011, le uni-
al D.Lgs. n. 165 del 2001 e cessano di ave- versità statali, fermi restando i limiti di
re effetto eventuali analoghe disposizioni cui all’articolo 1, comma 105, della legge
contenute nei contratti collettivi.» 30 dicembre 2004, n. 311, possono pro-
- Si riporta il testo del comma 140, cedere, per ciascun anno, ad assunzioni
dell’articolo 2, del decreto-legge 3 ottobre di personale nel limite di un contingente
2006, n. 262, convertito, con modificazio- corrispondente ad una spesa pari al cin-
ni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, quanta per cento di quella relativa al per-
come modificato dalla presente legge: sonale a tempo indeterminato comples-
«140. Con regolamento emanato ai sivamente cessato dal servizio nell’anno
sensi dell’articolo 17, comma 2, della leg- precedente. Ciascuna università destina
ge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del tale somma per una quota non inferiore al
Ministro dell’università e della ricerca, pre- 50 per cento all’assunzione di ricercatori
vio parere delle competenti Commissioni e per una quota non superiore al 20 per
parlamentari, sono disciplinati: cento all’assunzione di professori ordina-
a) la struttura e il funzionamento ri. Fermo restando il rispetto dei predetti
dell’ANVUR, secondo principi di impar- limiti di spesa, le quote di cui al periodo
zialità, professionalità, trasparenza e pub- precedente non si applicano agli Istituti di
blicità degli atti, e di autonomia organiz- istruzione universitaria ad ordinamento
zativa, amministrativa e contabile, anche speciale. Sono fatte salve le assunzioni dei
Legge 30 dicembre 2010, n. 240 203

ricercatori per i concorsi di cui all’artico- progressione automatica degli stipendi, gli
lo 1, comma 648, della legge 27 dicembre anni 2011, 2012 e 2013 non sono utili ai fini
2006, n. 296, nei limiti delle risorse resi- della maturazione delle classi e degli scatti
due previste dal predetto articolo 1, com- di stipendio previsti dai rispettivi ordina-
ma 650. Nei limiti previsti dal presente menti. Per il personale di cui all’articolo 3
comma è compreso, per l’anno 2009, an- del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165
che il personale oggetto di procedure di e successive modificazioni le progressioni
stabilizzazione in possesso degli specifici di carriera comunque denominate even-
requisiti previsti dalla normativa vigente. tualmente disposte negli anni 2011, 2012 e
Nei confronti delle università per l’anno 2013 hanno effetto, per i predetti anni, ai
2012 si applica quanto disposto dal comma fini esclusivamente giuridici. Per il perso-
9. Le limitazioni di cui al presente comma nale contrattualizzato le progressioni di
non si applicano alle assunzioni di perso- carriera comunque denominate ed i pas-
nale appartenente alle categorie protette. saggi tra le aree eventualmente disposte
In relazione a quanto previsto dal presente negli anni 2011, 2012 e 2013 hanno effetto,
comma, l’autorizzazione legislativa di cui per i predetti anni, ai fini esclusivamente
all’articolo 5, comma 1, lettera a) della leg- giuridici.»
ge 24 dicembre 1993, n. 537, concernente il - Il comma 2, dell’articolo 17 della leg-
fondo per il finanziamento ordinario delle ge 7 agosto 1990, n.245 (Norme sul piano
università, è ridotta di 63,5 milioni di euro triennale di sviluppo dell’università e per
per l’anno 2009, di 190 milioni di euro per l’attuazione del piano quadriennale 1986-
l’anno 2010, di 316 milioni di euro per l’an- 1990) è il seguente:
no 2011, di 417 milioni di euro per l’anno «2. Per gli anni 1990-1992 la spesa è
2012 e di 455 milioni di euro a decorrere determinata, per la parte corrente, in lire
dall’anno 2013.» 48.500 milioni per l’anno 1990, lire 128.500
- Il testo dell’articolo 9, comma 21, del milioni per l’anno 1991 e lire 148.500 milio-
decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, con- ni per l’anno 1992, e per la parte in conto
vertito, con modificazioni, dalla legge 30 capitale in lire 50.000 milioni per l’anno
luglio 2010, n. 122 è il seguente: 1990, lire 130.000 milioni per l’anno 1991 e
«21. I meccanismi di adeguamento lire 150.000 milioni per l’anno 1992. A de-
retributivo per il personale non contrattua- correre dal 1993 le quote annue, rispettiva-
lizzato di cui all’articolo 3, del decreto legi- mente di parte corrente e di parte capitale,
slativo 30 marzo 2001, n. 165, così come pre- sono determinate dalla legge finanziaria
visti dall’articolo 24 della legge 23 dicembre ai sensi dell’articolo 11, comma 3, lettera
1998, n. 448, non si applicano per gli anni c), della legge 5 agosto 1978, n. 468, come
2011, 2012 e 2013 ancorché a titolo di accon- sostituito dall’articolo 5 della legge 23 ago-
to, e non danno comunque luogo a succes- sto 1988, n. 362. A decorrere dal 1996 le
sivi recuperi. Per le categorie di personale quote di spesa annuali sono determinate
di cui all’articolo 3 del decreto legislativo dalla legge finanziaria ai sensi della lettera
30 marzo 2001, n. 165 e successive modifi- d) del citato comma 3 dell’articolo 11 della
cazioni, che fruiscono di un meccanismo di legge n. 468 del 1978.»
204 Appendice

- Si riporta il testo dell’articolo 5, della


legge 19 ottobre 1999, n.370 (Disposizioni
in materia di università e di ricerca scien-
tifica e tecnologica):
«Art. 5. Assegni di ricerca e scuole di
specializzazione.
1. È autorizzata la spesa nel limite mas-
simo di lire 33,5 miliardi per l’anno 1999, di
lire 38,5 miliardi per l’anno 2000 e di lire 51,5
miliardi a decorrere dall’anno 2001, per il
cofinanziamento di importi destinati dagli
atenei all’attivazione di assegni di ricerca ai
sensi dell’articolo 51, comma 6, della legge
27 dicembre 1997, n. 449. L’importo è ripar-
tito secondo criteri determinati con decreti
del Ministro dell’università e della ricerca
scientifica e tecnologica, tenendo conto del-
le esigenze di potenziamento dell’attività di
ricerca delle università. I medesimi decreti
prevedono altresì le modalità di controllo si-
stematico e di verifica dell’effettiva attivazio-
ne degli assegni. Alla scadenza del termine
di durata dell’assegno, apposite commissio-
ni istituite dagli atenei formulano un giudi-
zio sull’attività di ricerca svolta dal titolare,
anche ai fini del rinnovo.
2. È autorizzata la spesa di lire 7,7 mi-
liardi per l’anno 2000 e di lire 8 miliardi
per l’anno 2001, da ripartire tra gli atenei
come contributi alle spese di funziona-
mento delle scuole di specializzazione per
le professioni legali di cui all’articolo 16
del decreto legislativo 17 novembre 1997,
n. 398, con i medesimi criteri adottati nei
provvedimenti attuativi della programma-
zione del sistema universitario 1998-2000.
3. È autorizzata la spesa di lire 2 mi-
liardi per l’anno 2000 e di lire 2 miliardi
per l’anno 2001, da ripartire tra gli atenei
che gestiscono le scuole di specializzazio-
ne per la formazione degli insegnanti.»
constantia
Questo libro è stato stampato in constantia, un carattere tipogra-
fico disegnato da John Hudson originariamente per il testo continuo di
pubblicazioni elettroniche e su carta. Le proporzioni classiche dell’oc-
chio medio e i lunghi ascendenti/discendenti rendono la famiglia di
caratteri Costantia ideale per pubblicazioni di libri e giornali, mentre
le forme leggermente squadrate e i caratteri aperti assicurano la sua leg-
gibilità anche a piccole dimensioni, funzionalmente alla recente contra-
zione del gap tra la leggibilità sullo schermo e la stampa tradizionale.
John Hudson è nato a Bristol (Regno Unito) nel 1968 e ha trascorso
la sua giovinezza nel Galles del sud. Ha iniziato a occuparsi del design di
caratteri nei primi anni ’90, incoraggiato da Gerald Giampa della Lanston
Type Co., e nel 1994 ha fondato con Ross Mills la Tiro Typeworks. La Tiro
è specializzata nella creazione di serie complete di caratteri personaliz-
zati per l’uso del computer e le pubblicazioni multilingua.
Hudson ha realizzato il design di caratteri tipografici per testi in la-
tino, greco ed ebraico, e ha vinto riconoscimenti per il design di carat-
teri in cirillico e per il suo “outstanding contribution to the development
of Cyrillic typography and international typografic communication”. Ha
collaborato al design di serie di caratteri arabi ed etiopi.
foliazione X-206 pp.
formato chiuso 16 x 21,5 cm.
formato aperto 32 x 21,5 cm.

finito di produrre il 30 gennaio 2011 dai lavoratori della Editrice il Sirente, Via Fonte di Sotto, 1 - 67020 Fagnano Alto (AQ)
La “riforma Gelmini” dell’Università è
fresca di stampa. Il volume di Vincenzo
Zeno-Zencovich costituisce un primis-
simo commento “a caldo” di una legge
di cui molto si è discusso e che, negli
ultimi mesi, ha sollevato intense po-
lemiche. Ma soprattutto il volume indica
il percorso che l’università italiana, a
prescindere dalle innovazioni legisla-
tive, deve seguire – ed in larga misura
sta già seguendo – per fornire servizi
didattici di elevata qualità, in linea con
l’importanza internazionale del nostro
paese. Si tratta di un ideale vademe-
cum per valorizzare il grande potenziale
rappresentato dai docenti, dagli stu-
denti e dal personale universitario, con
particolare attenzione alla difficile, ma
non drammatica, situazione finanziaria
degli atenei italiani.
Il volume pubblica in appendice il testo
della Legge 30 dicembre 2010, n. 240.

Vincenzo Zeno-Zencovich è profes-


sore di diritto comparato nell’Università
Roma Tre e si occupa principalmente
di diritto privato europeo, di media e di
nuove tecnologie della informazione e
della comunicazione. è intensamente
impegnato nelle relazioni universitarie
internazionali.

In copertina: Francesco Borromini, parti-


colare dalla Cupola di S. Ivo alla Sapienza,
Roma

€ 18,00

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