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Introduzione…………………………………………………………………………………………………………………….
Capitolo I
1. La povertà: un concetto apparentemente semplice…………………………………………11
1.1 Povertà assoluta e povertà relativa………………………………………………………………..14
1.2 Da povertà unidimensionale a povertà multidimensionale…………………………….16
1.3 Misurare la povertà, dal reddito all’i di e di s iluppo u a o…………………………18
1.4 L’app o io delle Capa ità………………………………………………………………………………24
1.5 Superamento dei limiti tradizionali…………………………………………………………………28
1.6 C iti he all’ope ati ità del odello…………………………………………………………………31
1.7 Capa ità e Di itti…………………………………………………………………………………………….35
Capitolo II
2. Esclusione sociale e diritti culturali dei musicisti Gāi es/Ga dha va in Nepal………………41
2.1 Musicisti Gāi es/Gandharva all'interno del sistema a caste nepalese…………………….
2.2 Dall'esclusione alla mobilità sociale……………………………………………………………………….44
3. Povertà culturale e musicale nell'Uttarakhand…………………………………………………………….48
3.1 Perdita e mancanza………………………………………………………………………………………………..50
3.2 Povertà culturale come mancanza………………………………………………………………………….53
3.3 Povertà culturale come perdita………………………………………………………………………………56
4. Sopravvivere alla povertà materiale grazie al benessere culturale: la musica al servizio
della comunità ad Haiti……………………………………………………………………………………………………60
4.1 Haiti povera/ricca: costruzione del concetto…………………………………………………………..61
4.2 Musica di comunità e azione culturale……………………………………………………………………64
5. Musica, salute e status socio-economico: povertà urbana in Canada…………………………..69
5.1 Collegamenti tra status socio-economico, salute e musica……………………………………..70
5.2 Variazioni di status socio-economico attraverso l'attività musicale…………………………
6. Suono, povertà e partecipazione sociale a Rio de Ja ei o……………………………………………..76
6.1 Povertà e dialogo culturale…………………………………………………………………………………….77
6.2 Musica e favela………………………………………………………………………………………………………
Conclusioni………………………………………………………………………………………………………………………………….86
Bibliografia………………………………………………………………………………………………………………………………….90
1
2
Introduzione
Il presente lavoro nasce dall'idea secondo la quale alcune tematiche sensibili alle strategie
che presenta in realtà numerosi punti di contatto con essa e con le sue strategie operative. I
fondamenti di uno strumento nuovo, in questo senso, giacciono nell'ambito della diversità
culturale, caratteristica della convivenza, e dello scontro, tra comunità nell'intero pianeta. Il
patrimonio culturale, così come si può evincere dai recenti episodi di violenza in nome di un
come ugualmente si può assumere in merito ad azioni volte alla sua distruzione.
secolo. Tuttavia, la varietà dei dibattiti che vengono riferiti più o meno confusamente alla
diversità culturale è tale da fare assumere alla nozione un significato al contempo vario e
mutevole. Per alcuni, la diversità culturale è positiva in sé poiché evoca la condivisione delle
ricchezze custodite in ogni cultura del mondo, e quindi i legami che ci uniscono nello scambio
e nel dialogo. Per altri, le differenze culturali farebbero smarrire il senso della nostra comune
umanità e sarebbero pertanto fonte di numerosi conflitti. Questa seconda diagnosi gode
religiose, che divengono fonte di conflitto. La sfida principale consiste quindi nel proporre una
isio e oe e te della di e sità ultu ale e ell’i di idua e le o dizio i g azie alle uali essa,
internazionale.
3
L'obiettivo di questo lavoro non è trovare soluzioni precostituite alle problematiche in cui
complessità di tali problemi, la cui soluzione non può essere solo una questione di
volontarismo politico, e che necessitano invece una migliore conoscenza dei fenomeni che
inglobano e una più ampia cooperazione internazionale, soprattutto grazie allo scambio di
Esiste una grande varietà di culture che si differenzia o se za diffi oltà all’osse azio e
etnografica, sebbene i contorni che delimitano una data cultura siano più ardui da definire di
quanto si possa credere. La cognizione della diversità si è per così dire banalizzata, poiché la
correlativamente, da una maggiore apertura delle società le une rispetto alle altre. Sebbene
non induca necessariamente un aumento della diversità tra le culture, una migliore
conoscenza della diversità culturale ha contribuito se non altro a conferirle maggiore visibilità.
Peraltro, la crescente diversità dei codici sociali in seno alle società e tra società differenti ha
società. A fronte di tale diversità di norme e di concezioni del mondo, gli Stati si trovano talora
sprovveduti, sia che si tratti di rispondervi, spesso con urgenza, sia che si tratti di provare a
2001, è stata emanata la Dichiarazione universale della diversità culturale. Il testo riconosce
ella di e sità t a le ultu e u pat i o io o u e dell’u a ità dal alo e i alie abile,
accostandola in tal modo alle biodiversità presenti in natura. La Dichiarazione, che individua
necessità della tolleranza, della coesione e delle pari opportunità di accesso alle nuove
4
te ologie i ua to ezzi i i u ia ili di esp essio e. I pa ti ola e all’a t. ie e esso i
isalto il lega e t a di e sità ultu ale e eati ità, e ide zia do la spe ifi ità dei e i e dei
servizi culturali, che, in quanto portatori di identità, di valori e di senso, non devono essere
caratterizzazione degli elementi costitutivi della diversità culturale. A tal proposito, i termini
une rispetto alle alt e, il te i e i iltà i a da a ultu e he, e te del a atte e u i e sale
dei propri valori o delle proprie concezioni del mondo, possono finire per assumere un
atteggiamento espansionistico nei confronti di quelle che non le condividono per nulla (o non
ancora). Il tentativo di indurre i diversi centri di civiltà a una coesistenza pacifica costituisce
dunque una sfida del tutto reale. Il modo in cui ad esempio l’UNE“CO intende la nozione di
i iltà – concezione molto lontana dalle costruzioni ideologiche che profetizzano uno
si gola ultu a del o do, sulla ase del i o os i e to della lo o pa i dig ità, all’i te o di
necessariamente un ulteriore punto di criticità che concerne il rapporto delle culture rispetto
al cambiamento. Ci sono voluti i primi sette decenni del XX secolo affinché le culture
cominciassero a essere percepite come entità mutevoli. Fino ad allora, si supponeva che
la cultura venga intesa meglio se considerata come processo: le società cambiano secondo
1
UNESCO (2001, p. 2)
5
percorsi che sono propri a ciascuna di esse. Il concetto di differenza rende bene conto di
questa dinamica particolare in virtù della quale una cultura cambia pur restando la stessa.
specifica il concetto di povertà, ampiamente discusso nel dibattito internazionale. Nel primo
capitolo verranno affrontate con particolare attenzione le difficoltà retrostanti una precisa
definizione di cosa sia la povertà. L'utilizzo frequente di questa parola nel linguaggio
sfumature che il termine stesso racchiude in sé. Di queste diverse interpretazioni si è scelto di
approfondire quelle che condividono una visione della povertà non solo come condizione di
privazione materiale, bensì come una situazione di privazione del tutto immateriale: povertà
tipo si è rivelato quello proposto dall'economista e filosofo indiano Amartya Sen: il Capability
Approach, o Approccio delle Capacità. L'innovazione principale apportata da Sen consiste nel
considerare, nello studio della povertà, le effettive e reali condizioni di libertà presenti nel
contesto analizzato. La povertà di cui parla Sen è una privazione di capacità umane, una
condizione in cui l'individuo non è libero di poter esprimere le sue attitudini, le sue passioni,
le sue ambizioni in totale libertà, e nel rispetto di quella altrui. Un approccio di questo genere
trova le sue radici nell'etica, disciplina storicamente alla base dell'economia. L'obiettivo
etica nella scienza economica, costruendo così una decisa critica nei confronti di quest'ultima,
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monodimensionale (basato su misurazioni economiche-finanziarie) ha inevitabilmente
prodotto, consegnando spesso una visione distorta delle reali condizioni di povertà nel
pianeta. L'analisi seniana si rivela pienamente affine alla proposta che questo lavoro tenta di
L’et o usi ologia u a dis ipli a he s atu is e dall’i teg azio e di studi usi ologi i e
non co e u fatto i s a o e il p odotto dell’i te azio e t a fatto i psi ologi i, ultu ali,
comportamento umano. La musica è intesa, quindi, come espressione sonora dei rapporti
L’et o usi ologia i ealtà u a fusio e dell’et ologia, dis ipli a he studia le so ietà
in modo specifico della musica: la dimensione etnomusicologica unifica quindi le due discipline
per indagare il fenomeno musicale ad un livello superiore e più approfondito. Tale disciplina
adotta, dalla musicologia, la capacità analitica musicale, la conoscenza delle forme musicali,
delle tecniche compositive e tutte quelle competenze che analizzano i vari aspetti della musica
intesa come costruzione e rappresentazione sonora (aspetti acustici, estetici, storici, teorici,
etc.).
Il quesito che si pone questo lavoro, e che mette in connessione il punto di vista
7
Per rispondere a questa domanda sono stati affrontati, nel secondo capitolo, cinque casi
di studio2 corrispondenti ad altrettante realtà differenti in cui attività a sfondo musicale hanno
influenzato, in maniera più o meno sensibile, la severa condizione di privazione vissuta nel
tessuto sociale. La selezione delle ricerche è avvenuta prendendo in esame il prezioso lavoro
diffusione della musica tradizionale di tutti i Paesi. A tal fi e l’o ga izzazio e istituis e og i
ultidis ipli a e e de l’atti ità dei g uppi di est e a i po ta za pe la p ofo dità della
annoverano ad esempio studi su archeologia musicale, sulle relazioni tra musica, genere e
minoranze, studi sulla musica mediterranea, sulla musica del mondo arabo e su quella
annuario che raccoglie le più importanti ricerche svolte dai membri e dai gruppi di studio,
approfondendo di volta in volta tematiche rilevanti per lo sviluppo delle conoscenze e dei
saperi tradizionali legati al linguaggio musicale e instaurando interessanti legami tra sfere
2
International Council for Traditional Music (2013)
8
disciplinari apparentemente disgiunte.
Le ricerche sul campo selezionate per questo lavoro hanno analizzato contesti specifici
differenti, sia per posizione geografica che per varietà di fattori socio-culturali determinati e
determinanti di un ambiente povero. Le L'apporto che gli studi musicali possono offrire nella
musica – intesa come espressione sociale multidimensionale che accoglie in primo luogo il
concezioni e problematiche inerenti il tema della povertà: in altri termini offre la possibilità di
utilizzare un nuovo e atipico strumento di percezione della povertà stessa, la cui atipicità
consente di esplorare ambiti e dimensioni del tutto inosservabili con altri mezzi. Inoltre la
stessa musica, utilizzata come strumento, diventa contemporaneamente oggetto dello studio
di deprivazione.
Gli studi delle relazioni tra musica e povertà, seppur recenti, hanno notevolmente
ricerche emergenti in questa disciplina, come quelle che si concentrano sulla relazione
esistente tra musica e migrazioni forzate, o ancora quelle riguardo a situazioni di estrema
una disciplina sempre più orientata allo studio delle problematiche sociali, è inevitabilmente
emersa la necessità di affrontare, attraverso il suo sguardo, uno dei temi maggiormente diffusi
a livello globale.
9
10
Capitolo I
Visualizzare ciò che noi intendiamo per povertà è un esercizio relativamente semplice se
messo a confronto con quello mirato invece a definirne il concetto. Questa complessità è insita
nella nozione stessa di povertà, strettamente connessa a quella di ineguaglianza, le cui radici
diversità nel reddito percepito dai diversi soggetti o side ati. U ’ele ata dispa ità ella
essere separata dalla visione etica sottostante: si dedusse come una forte irregolarità nella
sociale, nutrendo così la necessità di disporre di specifici indici in grado di segnalare anche la
componente etica del problema. La tipologia di indici utilizzati a riguardo risulta notevolmente
i flue zata sia dalle oti azio i sottosta ti l’atti ità della i e a he dalle o i zio i eti he
del ricercatore (essendo queste il fondamento sul quale il ricercatore stesso definirà il
maggiore o minore peso delle variabili reali capaci di incidere sulla distribuzione della
ricchezza).
linguaggio comune non sembra infatti essere potenziale fonte di equivoci, così come appare
11
chiaro cosa debba intendersi per il suo contrario. In verità, fin da una prima riflessione,
chiaro come il confronto tra diversi contesti generi necessariamente diverse definizioni di
pensiero alle quali ricondurre le differenti definizioni di povertà: la scuola Utilitarista, quella
dei Bisogni Primari e quella delle Capacità. I tre approcci condividono però la medesima idea
di base, secondo la quale un individuo può ritenersi povero nel momento in cui sia privo di
ual osa , al e o ad u li ello he possa esse e o side ato agio evolmente minimo. Per
i soste ito i dell’app o io utilita ista, il ual osa di ui p i ato l’i di iduo po e o il
benessere economico, inteso come utilità, ovvero come una condizione psicologica di felicità,
lavoro, suggerisce al contrario un radicale cambiamento di prospettiva rispetto alle prime due
s uole. Nato egli a i’ , ede o e suo assi o espo e te l’e o o ista e premio Nobel
prefigge un obiettivo ben più generale; si pone come reazione al paradigma della scuola
utilita ista, i ui l’utilità assu ta o e il solo i di atore di benessere, e quindi come base
unica di scelta sociale. La teoria di Sen mette infatti in discussione gli assiomi tipici delle
tradizioni precedenti:
3
Sen, A.K. (1979)
12
L’esiste za di u a elazio e, di etta e dete i ata, t a ua tità di
individuali.
quantità dei beni e dei servizi di cui dispone possa condurre a risultati fuorvianti; al contrario
appa e e essa io, se o do “e , sposta e l’atte zio e dai e i i ua to tali a ciò che da essi
elemento da cui poter dedurre e valutare il benessere rischia di essere un parametro riduttivo,
esempio alla soglia più bassa di desideri di cui dispone un individuo che vive in condizioni di
estrema privazione.
Fin da una prima analisi appare quindi chiaro come quella che in un primo momento
poteva sembrare una parola chiara e di ovvio significato, inizi in realtà ad assumere nel
4
Sen, A.K. (1994)
13
1.1 Povertà assoluta e povertà relativa
L’a alisi della po e tà può i olt e adotta e due diffe e ti pu ti di ista, o e t a dosi
e servizi primari (di tipo alimentare, abitativo, etc.) il cui consumo è ritenuto necessario per
evitare di cadere in uno stato di privazione. Tale paniere è successivamente espresso in termini
monetari, determinando così un livello minimo assoluto di spesa per consumi al di sotto del
di povertà assoluta comporta però alcuni inconvenienti. È difficile, in primo luogo, definire in
maniera esaustiva quali siano, in un dato contesto storico sociale ambientale e culturale, le
necessità di base proprie di un individuo. Inoltre la soglia di povertà assoluta, una volta
stimata, viene rivalutata annualmente in proporzione alle variazioni del costo della vita, non
considerando però la naturale evoluzione della quantità e della qualità dei beni ritenuti
primari. Rimane quindi invariata la composizione del paniere di riferimento, di cui muta
solamente la valorizzazione intesa in termini di spesa nominale necessaria per il suo acquisto.
Una visione della povertà intesa invece come fenomeno relativo permette di superare
questi inconvenienti e di disporre di una definizione più coerente con la realtà. Come
precedentemente accennato non è possibile quantificare un'unica soglia di povertà che possa
nel fatto che la vita sociale è essenzialmente una vita di relazione, di rapporti tra persone e
gruppi. La posizione che ciascuno ha nella struttura sociale assume significato solo se è
considerata in relazione alle posizioni degli altri: non si può dire ciò che si ha e ciò che si è se
5
Cfr. Rowntree, B.S. (1901)
14
non tenendo conto dell'intorno sociale con il quale si interagisce. Risulta pertanto opportuno
collocare alla base di ogni considerazione sulla povertà una definizione di povertà relativa, che
sia in correlazione con gli standard di vita preminenti in una data comunità, che accolga i
appaiono diverse perplessità. Quando infatti la povertà viene definita in riferimento alle
condizioni di vita medie di una società può accadere che in un paese ritenuto povero si
riscontri una percentuale di poveri inferiore a quella invece di un paese considerato ricco; così
o ei uest’ulti o, può essere ritenuta povera una fascia di popolazione che in un altro
paese non sarebbe affatto tale. Queste incongruenze possono essere decifrate richiamando
misu azio e dell’este sio e della disuguaglia za. I u paese o side ato po e o a o u a
povertà, in quanto gran parte della popolazione vive in condizioni di vita comprese entro un
piccolo intervallo. Viceversa risulterà in un paese mediamente ricco ma con una forte
disuguaglianza, in cui gran parte della popolazione vive in condizioni lontane dalla media.
Per meglio intendere questa dualità di concetto è riportato un celebre esempio tratto da
6
Cfr. Morlicchio, E. (2000)
7
Smith, A. (2008, 822), t ad. it. ad ope a dell’auto e: Io comprendo non solo le merci che sono
indispensabilmente necessarie per il sostegno della vita, bensì qualsiasi cosa il costume del paese renda
indecente per le persone lodevoli, anche per quelle dell'ordine più basso, esserne sprovvisti [...] Il costume,
allo stesso modo, ha reso le scarpe in pelle un bene necessario per vivere in Inghilterra. Le persone più
po e e e sti a ili di e t a i i sessi si e gog e e e o di appa i e i pu li o se za di esse .
15
Indossare scarpe di cuoio ell’I ghilte a del XVIII se olo e a o side ato e essa io pe
apparire in pubblico senza vergogna, in quanto così era solito fare il tipico cittadino inglese.
Questa necessità, nelle parole di Smith, non è relativa bensì assoluta: indossare scarpe di cuoio
non comportava provare meno vergogna di altri, ma più semplicemente il non vergognarsi.
Ritenere che la povertà sia una conseguenza estrema della disuguaglianza sociale può risultare
molto valido dal punto di vista operativo, comportando una ridefinizione delle politiche sociali
e assistenziali, sostituendo interventi diretti alle persone povere con efficaci azioni volte a
Nella percezione generale, ma anche negli studi a riguardo, la povertà è stata un concetto
p e ale te e te assi ilato a uello di iso se ate iali, po e do l’a e to sull’i suffi ie te
Contrariamente a questa accezione negli anni Ottanta prende voce una visione ben più
complessa del fenomeno, un nuovo approccio che non mette più solamente a fuoco la carenza
di reddito disponibile, come causa di povertà, ma prende in considerazione una ben più vasta
gamma di fattori che potrebbero, a prima vista, apparire distanti dalla tradizionale visione
16
soddisfa e ti ei setto i dell’edu azio e e della salute, l’esposizione al rischio, la mancanza di
appare evidente come queste siano tutte variabili capaci di influenzare in maniera molto
ultidi e sio ale o fe ata dall’a pia o side azio e i e uta e dalla f e ue te
utilizzazione che ne è stata fatta negli ultimi anni (di cui si parlerà in seguito), dando origine
U ’i dagi e po tata a a ti nel 2000 da Chambers, Narayan, Shah e Petesh, dal titolo
Voices of the poor – Crying out for changes8, pubblicata un anno dopo nel World Development
di esprimere cosa fosse per loro il benessere e il malessere in base alla loro esperienza, ha
fatto emergere dei risultati interessanti: mentre il primo è stato descritto con le diverse forme
prevalentemente emerso come il malessere possa essere attribuito alla mancanza di fiducia
nelle proprie capacità, e alla frustrazione che generalmente ne deriva: si può quindi assumere
capace di generare innumerevoli riflessioni, non solo per quanto riguarda il rapporto sotteso
tra benessere, welfare, felicità, coesione sociale e povertà, versante essenziale nelle politiche
8
Narayan, D. et al. (2000)
17
di cooperazione allo sviluppo, e sì pe iò he igua da l’i te p etazio e idutti a he la
teoria economica dominante accorda al significato di termini come fiducia nei confronti di una
presunta razionalità dei mercati e degli operatori economici. Dai risultati del sondaggio
benessere è inteso anche come libertà di scelta e di azione, come potere di controllo sulla
propria esistenza. Citando le parole di Amartya Sen, le molteplici forme di privazione riducono
the apa ilities that a pe so has, that is, the su sta ti e f eedo s he o she e jo s to lead
fenomeno che non si esaurisce nella sfera delle utilità (soddisfazione, felicità, realizzazione
considera queste come mezzi per raggiungere il benessere, non più come fini in sé.
sia l’e oluzio e del fe o e o he l’effi a ia delle politi he adottate pe o te e lo, idu lo o
ell’ipotesi iglio e eli i a lo. Queste ulti e o posso o i fatti ignorare o prescindere da
una documentata conoscenza di chi siano i poveri e di come essi reagiscano alle differenti
9
Sen, A.K. (1999, 87), t ad. it, ad ope a dell’auto e: Le apa ità he u a pe so a ha, o e o, le li e tà
effetti e godute pe o du e il tipo di ita he lui o lei app ezza .
18
strategie politiche. Possiamo individuare tre principali problematiche che emergono nel
informazioni disponibili.
Un indicatore di povertà può essere di tipo diretto o indiretto. Del primo tipo sono quegli
indicatori dedicati alla misurazione della dimensione stessa del fenomeno (ad esempio il
consumo giornaliero di un cibo), mentre appartengono alla variante indiretta quelli il cui
oggetto di misurazione è una conseguenza della dimensione considerata (nel nostro caso
intervento, utilizzano principalmente come indicatori il reddito e la spesa pro capite. Il primo
dei due indicatori economico-finanziari sopra menzionati è solitamente inteso come un flusso
di ricchezza percepito durante un dato periodo di tempo. Il reddito è quindi una variabile di
flusso, in quanto legata ad un preciso orizzonte temporale senza il quale perderebbe di senso.
La problematica principale che emerge designando questo tipo di indicatore concerne la sua
salario o stipendio, ma diventa più ostica se oggetto della valutazione diventano ad esempio
19
il valore dei lavori domestici o la variazione del valore degli immobili. A differenza del reddito
il secondo indicatore, vale a dire il consumo di beni e servizi, gode di una certa stabilità nel
tempo ed è di più facile osservazione in contesti in via di sviluppo. Esso infatti, seppur riduttivo,
Esistono però ulteriori indici di rilevazione che non si fondano esclusivamente su un livello
monetario. Seguendo le direttive dei Rapporti sullo Sviluppo dello United Nations
Development Programme (UNPD, ovvero il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo)
la negazione delle scelte e delle opportunità che consentono uno standard di vita
accettabile.10
In virtù di un approccio umano alla povertà il Programma delle Nazioni Unite per lo
Sviluppo pubblica annualmente (dal 1990) i Rapporti sullo Sviluppo Umano, ponendosi come
variante innovativa delle tradizionali vie di analisi dello sviluppo, eccessivamente (se non
esclusivamente) basate sulla crescita economica. Il nuovo approccio allo sviluppo umano
ridisegna i confini dello sviluppo stesso, dove la crescita economica si pone come mezzo e non
le relazioni che intercorrono tra sviluppo umano e crescita economica per poi concentrarsi su
10
United Nation Development Program (1997)
20
studi si affiancano numerosi altri rapporti elaborati da altrettante organizzazioni internazionali
quali ad esempio il Rapporto sulla Situazione Sociale nel Mondo (promosso dal Segretariato
delle Nazioni Unite), la Situazione dei Rifugiati nel Mondo (UNHCR, Alto Commissariato delle
Nazio i U ite pe i Rifugiati e i epo t i te azio ali sull’i fa zia UNICEF, Fo do delle Nazio i
Ideato el dall’e o o ista pakista o Mah u ul Ha col sostegno del già citato
Prodotto Interno Lordo per valutare la qualità della vita nei paesi membri. È tendenzialmente
costruito sulla base di tre indicatori quali speranza di vita, grado di istruzione e media del PIL
pro capite. Il suo valore è finalizzato ad indicare quanto ciascun Paese, in una scala da 0 a 1, si
è approssimato a:
(Parigi).
21
Food and Agriculture Organization (Roma).
Human Poverty Index, HPI o Indice di Povertà Umana, finalizzato a valutare il grado di presenza
(o di assenza) delle opportunità necessarie agli individui per condurre una vita lunga e sana e
mantenere un buon tenore di vita: vengono per la prima volta utilizzati i parametri
L’HPI utilizza i fatti i di ato i o e e ità della ita, a a za di ist uzio e di ase,
22
se izi sa ita i, all’a ua pota ile e la pe e tuale di a i i
L’I di e di “ iluppo U a o sop a des itto stato affia ato, a pa ti e dal , dal
Measu e o l’i te to di e ide zia e ello spe ifi o e t o uali te i i le do e sia o esse
dettagliate sulle ampie e ricorrenti discriminazioni tra donne appartenenti a diversi gruppi
11
Sen, A.K. (2000, p. II)
23
aggiu go o i olt e l’asse za di pa a et i o e o i po ta ti elati i all’a ie te, alla
I ulti a a alisi, seppu l’HDI rimanga uno strumento capace di rappresentare in maniera
immediata un contesto sociale aldilà della sola percezione economica, non bisognerebbe
t alas ia e, o sotto aluta e, l’i po ta za della ualità dei dati a disposizio e dell’UNDP: La
maggioranza dei Paesi dedica gran parte delle sue risorse alla pubblicazione di statistiche
inerenti la crescita economica, ma prodiga sforzi inferiori per quelle finalizzate a misurare la
condizione umana.12 La pa zialità o l’e essi a app ossi azio e dei dati fo iti dai governi,
utilizzati poi per la costruzione degli indici, rischiano così di mascherare (a volte
somma la debolezza cronologica dei dati stessi, in quanto i governi, tardando eccessivamente
nella trasmissione dei dati dal momento della loro rilevazione, rischiano di fornire delle
informazioni non più in grado di descrivere un quadro aggiornato dello sviluppo umano.
fondamentale criterio di interpretazione: benessere e libertà degli individui come fini dello
Prodotto Interno Lordo spesso non è stata in grado di percepire la debole dipendenza che
sussiste tra crescita del PIL e miglioramento della qualità della vita, ignorando oltretutto le
implicazioni di carattere morale sottese alle strategie politiche di sviluppo: il frequente ricorso
12
United Nation Development Program (1993)
24
alla figu a dell’ho o œ o o i us come rappresentazione realistica delle caratteristiche
Lo stesso Adam Smith, sia ne La teoria dei sentimenti morali che nel più celebre La
ricchezza delle nazioni, ele a u a o ezio e più a pia delle oti azio i sottosta ti l’agi e
etica-economia ha però radici ben più remote. Le prime attestazioni risalgono al IV secolo a.C.
perseguimento della ricchezza fine a se stessa, piuttosto che mezzo per il raggiungimento di
altri fini. La felicità, sostiene Aristotele, non è identificabile nei soli beni mondani, che
idu e e o l’uo o allo stadio a i ale se posti o e o ietti o di ita, e sì ell’utilizzo della
ratio umana, le virtù e le capacità pe ulia i dell’uo o esse a disposizio e del i e e so iale:13
Noi desideriamo [la felicità] sempre di per se stessa e mai per qualche altro fine; mentre
invece l'onore e il piacere e la ragione e ogni altra virtù li perseguiamo bensì di per se
stessi […], tutta ia li s eglia o a he i ista della feli ità, i agi a do di pote esse
felici attraverso questi mezzi.14
Ed p op io dalla iela o azio e dell’a istoteli a Etica Nicomachea che trae fondamento la
base intellettuale dell’i o ati o app o io alla po e tà a a zato dall’e o o ista i dia o
13
Scarnicci, M.C. (2012)
14
Aristotele, Etica Nicomachea, I, 7, 1097a-b.
25
Amartya Sen e ampiamente supportato dagli scritti della filosofa americana Martha
approccio e gli schemi delle tre tradizioni citate è la definizione di una nuova base informativa
pe la isu azio e del e esse e effetti o degli i di idui ell’a ito di u dete i ato
contesto economico-socio-culturale.
A differenza dei paradigmi neoliberista e utilitarista, che pongono merci e utilità come
metro di valutazione del benessere, i due filosofi si concentrano piuttosto sulle componenti
funzioname ti e alle apa ità. I p i i ostituis o o l’i sie e degli stati di esse e e di fa e delle
persone, stati dotati di buone ragioni per essere scelti e tali da qualificare lo star bene. Esempi
liberamente, ossia la libertà di scegliere fra una serie di ite possi ili: nella misura in cui i
acquisire lo star bene .16 Nella isio e se ia a il eale e esse e dell’i di iduo, o e o la
qualità sociale della sua vita, è inevitabilmente conseguenza dei funzionamenti acquisiti e
delle apa ità di ui egli dispo e, ale a di e l’effetti a li e tà e possi ilità di pote pe segui e
15
Nussbaum, M. (2012)
16
Sen, A.K. (2002)
26
i primi sulla base della propria natura, dei propri valori e delle proprie aspirazioni.
L’i o azio e p i ipale i t odotta dall’app o io delle Capa ità può si tetizza si
ell’a alisi e ella e ifi a olt e he degli stati di esse e e di fa e del g ado di effetti a li e tà
capacità il benessere effettivo individuale possa essere inteso come il frutto del libero sviluppo
di se stessi, dove il concetto di libertà deve essere inteso nella sua accezione positiva – libertà
di – e non negativa – libertà da.17 La dimensione per così dire attiva degli individui proposta in
disponibili gli elementi necessari agli individui per provvedere attivamente allo sviluppo del
prop io io, dell’io so iale. Affe a “e i Identità e violenza: Il iduzio is o solita ista
dell'identità umana ha conseguenze di ampia portata. Un'illusione evocata per dividere gli
individui in categorie straordinariamente rigide può essere usata per istigare scontri fra
g uppi .19 La ricchezza individuale, orientata al benessere condiviso, deve essere valorizzata,
la promozione e la garanzia di un ruolo attivo della persona, dice esplicitamente Sen 20, è
auspicabile non solamente come forma di riguardo della dignità individuale (motivazione
morale), ma in quanto condizione favorevole per il buen vivir dell’i te a olletti ità.
17
Sen, A.K. (2003).
18
Sen, A.K. e Nussbaum, M.C. (1993)
19
Sen, A.K. (2006)
20
Sen, A.K. (2000)
27
Lo stesso processo di sviluppo, e gli strumenti per promuoverlo, subiscono notevoli
dello sviluppo, rivolte ora a creare un contesto di appoggio e tutela degli interessi, delle
necessità e della creatività umana. È necessario a questo proposito porre una doverosa
di aspettative, ambizioni e valori da parte delle persone e delle Istituzioni, ovvero stimolare la
nascita e la coltivazione di una coscienza critica in essi: costruire una soggettività complessa,
Partendo da queste considerazioni affiora chiaramente il nuovo concetto di equità sociale utile
alla ridefinizione delle politiche internazionali, volte quindi a distribuire capacità e opportunità
i o elazio e alla edist i uzio e della i hezza: la posizio e e t ale dell’i di iduo el
interessanti perplessità che esso ha suscitato, è importante capire quali punti di imperfezione
e quali limiti delle scuole di pensiero tradizionali il modello seniano è in grado di superare. Si
21
Nussbaum, M.C. (2013, p. 154)
28
analizzerà per primo il modello proposto dalla Scuola Utilitarista.
La critica principale ai metodi di analisi del benessere condotti dai sostenitori delle utilità,
fondati sullo studio delle preferenze soggettive, e quindi del grado di soddisfazione personale
dell’i di iduo, t o a o igi e ell’i apa ità di o side a e la oltepli ità di situazio i uali
desideri delle persone: queste infatti, se accettassero con rassegnazione la loro condizione di
in grado di considerare rivendicazioni di diritto o di libertà se queste non influiscono sul grado
osservata dal punto di vista normativo) percezione delle reali condizioni degli individui.
approccio di questo tipo si dimostra sì avverso ad imporre qualcosa che sia estraneo
o desideri diversi, rimanendo in questo modo inerte innanzi ad un atteggiamento critico nei
Specialmente nella visione del approccio delle Capacità di Martha Nussbaum, che verrà
in seguito affrontata, ci si pone come finalità la definizione di giudizi di valore sulla reale e
oggettiva condizione degli individui, giudizi atti a perfezionare sia le condizioni stesse che le
norme volte a tutelarle, indipendentemente dal fatto che le persone si siano o meno adattate
dig itosa, pe ese pio a ausa di ual he ha di ap, uell’i apa ità i po tante di per sé,
non solo perché quella persona è insoddisfatta per tale insuccesso. La stessa debolezza nel
29
descrivere le reali condizioni degli individui viene attribuita, dai sostenitori delle capacità,
anche al paradigma dei beni fondamentali, il cui carattere distintivo è riposto nella valutazione
del benessere esclusivamente in base alla quantità di beni fondamentali posseduti dalle
desideri e la nostra capacità di provare piacere si adattano alle circostanze, soprattutto per
farci sopportare la vita nelle avversità, e il calcolo utilitaristico può essere profondamente
iniquo verso chi è deprivato in modo permanente, come le sempiterne bestie da soma delle
sottomesse senza speranza in culture duramente sessiste. I deprivati tendono a venire a patti
adeguare i desideri e le aspettative alle cose che – senza alcuna ambizione – considerano
fattibili. La misura mentale del piacere o anche del desiderio è troppo malleabile per
app ese ta e u i di ato e atte di ile della dep i azio e e dello s a taggio .22
22
Sen, A.K. (2000, p.87)
30
1.6 C iti he all’ope atività del modello
L’a alisi iti a del odello se ia o si è evoluta su molteplici dimensioni e punti di vista.
economico, una proposta di azione politica pubblica, una teoria etico-sociale, un paradigma
per ridefinire la qualità della giustizia e della vita nel suo complesso. Focalizzando la nostra
analisi sulle tematiche principali, emerge come una delle critiche più diffuse nel dibattito
perplessità e difficoltà da parte degli studiosi. Oltre alle difficoltà di un utilizzo effettivo degli
strumenti teorici suggeriti dal modello per misurare il livello di benessere oggettivo e
l’effetti a ualità della ita, isulta di o fa ile o p e sio e o e tali p i ipi possa o
Martha Nussbaum avanza una delle critiche più rilevanti a proposito23: concentrando la
sua disapprovazione sulla debole forza costruttiva del relativismo sociale e culturale seniano,
Nuss au iti a all’e o omista indiano, pervaso dalla ricerca di un punto di vista soggettivo
in modo assoluto, di non essere riuscito ad individuare una serie di capacità fondamentali
minime, una soglia di capacità universali, rendendo assai problematica la traduzione operativa
verificare la misura per cui un individuo sia in grado di realizzare, in uno specifico contesto, i
i de oli e e i olt e la alutazio e o ati a delle stesse aspi azio i dell’i di iduo, affi h
23
Nussbaum, M. C.e Glover, J. (1995)
31
possano o meno essere ritenute adeguate ad una vita degna di un essere umano (così come
Sen si prefigge). Tale difficoltà rispetto alla selezione di un elenco minimo di capacità era
d’alt a pa te stata affe ata da “e : egli stesso o side a a p esso h i isol i ile la
effi a i ella alutazio e del g ado di giustizia di u a so ietà ispetto ad u ’alt a, isio e e
diversa da quella che invece aspira alla definizione di una società ideale: Sen rivendica in
uesto odo l’affi ità del suo odello o la teo ia della s elta olletti a.24 La proposta di
osì di i po e l’esige za o ale di tutela delle aspi azio i fo da e tali alla escita umana.
Il valore che la filosofa americana riconosce in merito alle capacità va oltre la loro
strumentalità al raggiungimento di una migliore qualità della vita: esse sono valide in se stesse,
nella misura in cui rendono pienamente umana la vita che le include. Sono dieci le voci che
Nussbaum, col frutto di anni di discussioni e confronti interculturali, ha inserito nella lista delle
24
Sen, A.K. (2003)
32
Integrità fisica: essere in grado di muoversi liberamente da un
fuori di noi stessi, poter amare chi ci ama, essere liberi di soffrire,
traumatici.
Unione: Essere in grado di vivere con gli altri e rispetto agli altri, di
33
di avere le basi sociali per ottenere il rispetto di sé e non essere
etnica, nazionalità.
ricreative.
ingiustificate.25
La e essità di t adu e ope ati a e te l’i pia to teo i o dell’app o io delle Capa ità ha
fatto sì he l’O ga izzazio e delle Nazio i U ite giu gesse fi al e te ad affe a e la e essità
di assicurare le suddette capacità fondamentali ad ogni fase della crescita economica: il mancato
conseguimento delle capacità rende semplicemente impossibili sia molte scelte di azione politica
25
Nussbaum, M.C. (2000)
34
1.7 Capacità e Diritti
P o ede do ell’a alisi degli aspetti iti i i e e ti al pa adig a delle apa ità, affio a la
Emerge la concezione dei diritti intesi come capacità combinate, dove le stesse capacità
Capacità fondamentali
Capacità interne
Capacità combinate
e essa ia allo s iluppo di apa ità più a a zate 28, come ad esempio la capacità di provare
affetto. Per capacità interne sono rappresentati invece gli stadi di sviluppo della persona in
sia individualmente sia interagendo col contesto ambientale, come la capacità di parlare la
propria lingua. Sono le capacità interne combinate con condizioni esterne adatte ad esercitare
Nussbaum, ovvero sussistono quando un individuo ha maturato una determinata capacità che
viene però condizionata da un fattore esterno e, nel peggiore dei casi, esclusa dal diritto di
potersi esprimere: i diritti intesi come capacità combinate ritraggono perciò la relazione
26
Nussbaum, M.C. (2000)
27
Nussbaum, M.C. (2003)
28
Nussbaum, M.C. in Castiglione, S. (2012, p. 80)
29
Abbate, F. (2002)
35
a o i a sottesa t a le fa oltà s iluppate dall’i di iduo e la garanzia di poterle esercitare o
maniera esplicita, seppur con un approccio differente, il delicato discorso fin qui esposto, che
vede comparire quindi una netta relazione tra i concetti di diritto e di capacità. Benché
riconosca le analoghe finalità in seno ai due concetti, il Rapporto ribadisce infatti la loro
sullo Sviluppo Umano e quello sui Diritti Umani. Nel concetto di diritto, si può desumere dal
t adu e dosi i ulti a ista za ell’i elutta ile o giu zio e i te atti a tra sviluppo del
singolo e sviluppo della società, vista come dimensione spaziale della libertà. Sebbene con
capacità si debba intendere la libertà sostanziale di ogni individuo, essa è allo stesso tempo
manifestazione di un impegno sociale, la cui effettiva realizzazione non può prescindere dal
riflessione in merito al ruolo giocato dalla comunità di appartenenza nella formazione delle
30
Nussbaum, M.C. (2001, p. 115)
36
ella o suetudi e, a a he ell’i ti idazio e e el se ti e to di i giustizia.31 Le difficoltà
che emergono nella valutazione del grado di giustizia o di limitazione della libertà nei confronti
all’i de oli e to della teo ia stessa: l’a piezza he oi olge lo spazio di alutazio e e de
difficili e non particolarmente vigorose le critiche alle politiche pubbliche, rischiando inoltre di
teoria politica sostitutiva della dottrina dei diritti umani. Il suo piuttosto è un atteggiamento
dedicati alla prevenzione della corruzione) si possano ritenere essenziali per la tutela delle
capacità umane. La misurazione delle capacità si pone come vero nucleo innovativo del
paradigma, capace così di attribuire maggior rilevanza alle opportunità offerte dalla politica,
anziché alle risorse intese come mezzi per la realizzazione degli obiettivi sia individuali che
comunitari. In altri termini, possiamo dire che perseguire questo schema implichi
esse zial e te la alutazio e dell’esigi ilità del di itto u i e sale di pote dispo e
si passa ad esa i a e il uolo dei di itti u a i ell’a ito dello s iluppo, di e sio e i ui le
libertà sostanziali comprendono sia capacità elementari che libertà attinenti al diritto di
31
Nussbaum, M.C. (2007)
32
Ibidem
37
espressione, partecipazione, etc. Tendenzialmente gran parte dei governi autoritari
priorità di altri diritti: casi come la difesa del diritto allo sviluppo economico sono sostenuti
peggiore dei casi revocato, come se questi potessero ostacolare lo sviluppo stesso. Questo
bisogni materiali si rivela profondamente pretestuoso, alla luce di un modello di sviluppo che
dissenso e partecipazione politica sono presupposti costitutivi dello sviluppo. 34 La tutela dei
di itti politi i e i ili off e agli i di idui l’oppo tu ità, e la fo za o ati a, di se si ilizzazio e
delle istituzioni, affinché vengano promosse azioni pubbliche che non si limitino a
apa ità p oposto dall’e o o ista i dia o, spe ial e te pe ua to igua da l’ope ati ità di
esso (per via dello scarto giacente tra modello ideale e teoria reale), è altrettanto importante
riconoscergli il merito di aver avviato una nuova e profonda discussione sui nuovi orientamenti
allo sviluppo, dibattito che ora può dirsi arricchito della dimensione filosofica, di quella etica
può offrire muovendoci dai suoi obiettivi e dai diritti verso la costruzione di una decente
33
Sen, A.K. (2000)
34
Ibidem
38
società glo ale 35, nella quale il binomio Diritti Umani-Sviluppo Umano possa fungere da
35
Nussbaum, M.C. (2007a)
39
40
Capitolo II
2. Esclusione sociale e diritti culturali dei musicisti Gāi es/Ga dha va in Nepal
propone di indagare l'interazione tra musica, povertà, diritti umani e culturali e deprivazione
sociale. Una delicata relazione in cui emergono le capacità (sociali, culturali ed economiche)
di un preciso gruppo del contesto sociale nepalese, abile di sostenere, tutelare e tramandare
dell'esclusione, dell'estraniamento dalla vita politica e sociale della comunità, una condizione
capace di generare un reddito sensibilmente inferiore a quello del resto della comunità, e
motivo di una vita ai margini. Come lo stesso Sen36 afferma, situazioni di forte esclusione
irrimediabile delle capacità stesse: l'esclusione è spesso causa di meccanismi istituzionali che
estromettono gli individui dalla partecipazione alla vita della comunità, generando
Pirkko Moisala37, proviene dal Nepal, territorio che per lungo tempo ha rivendicato la sua
natura di unico stato Induista al mondo. Il sistema di organizzazione sociale suddiviso in caste,
sopravvissuto nel Paese fino agli anni '60, comporta tendenzialmente una forte gerarchia e
una marcata segregazione sociale all'interno della comunità, ponendo in una posizione di
svantaggio economico e culturale la casta gerarchicamente più bassa, tristemente nota come
asta degli i to a ili , i o porando allo stesso tempo varie forme di ingiustizia
36
Sen, A.K. (2000)
37
Moisala, P. (2013)
41
legittimata.38 Nonostante il Nepal abbia abbandonato ufficialmente il sistema delle caste nel
1962, ed abbia simultaneamente sancito la secolarizzazione delle sue istituzioni, gli effetti
dell'induizzazione sono tuttora presenti e negoziati nella vita quotidiana nepalese. Uno studio
condotto nel 2009 dal sociologo nepalese Krishna B. Bhattachan39 elenca circa 200 casi di
discriminazione castale tuttora presenti in Nepal, come il divieto d'accesso a servizi o alle
Gāi es/Ga dha va, appa te e ti alla asta degli i to a ili , o lo s opo di far luce sui diritti
culturale, attraverso le sue graduali e naturali trasformazioni lungo gli ultimi 50 anni.
2.1 Musicisti Gāi es/Ga dha va all'interno del sistema a caste nepalese
Ispirato dal sistema castale Hindu, il primo codice civile Nepalese, Muluki Ain, venne
emesso nel 1854 nel tentativo di organizzare i molteplici gruppi etnici e sociali in un unico
dinastia Shah e alla famiglia Rana del primo ministro nepalese. Dopo di essi si trovavano i
o -s hia i e ito i di al ol e gli s hia izza ili e ito i di al ol , hia ati oggigio o
casta degli i to a ili , hia ata oggi Dalit, stava nel livello più basso.41 Al giorno d'oggi circa
il 20% della popolazione Nepalese appartiene ai Dalit, ai livelli mondiali più bassi di Indice di
38
Nayak, P. (1995)
39
Battachan, K.B. et al. (2009)
40
Cfr. Gellner, D. et al. (1997)
41
Hofer, A. (2004)
42
Sviluppo Umano. Secondo le statistiche42, l'aspettativa di vita per questo gruppo si aggira
intorno ai 50,8 anni (a differenza di quella nazionale stabile sui 59 anni), il reddito pro-capite
percepito inoltre, 39,6 USD all'anno, è tra i più bassi al mondo. Anche la condizione delle
donne Dalit nel Paese presenta notevoli problematiche: circa il 92% di esse vive in una
condizione di povertà e di privazione dai bisogni primari a cui sono soggetti gli appartenenti al
Nelle prime attestazioni scritte riguardo i Gāi es/Ga dha va, risalenti al XVII secolo, essi
vengono descritti come una casta di musicisti itineranti, che viaggiavano di villaggio in villaggio
suonando il sā a gi, strumento tradizionale della musica indiana antico parente del violino
europeo, in cambio di denaro. La maggior parte, se non la totalità, dei musicisti sono uomini:
secondo la tradizione Hindu, infatti, si crede che la vita della donna si accorci se questa provi
a suonare il sā a gi, forse perché ritenuto assai pericoloso vagare per villaggi lontani senza la
Gāi es/Ga dha va di possedere una casa o un terreno, è al contrario vissuta e accettata da
essi come parte del proprio karma. Secondo la tradizione induista, il talento musicale dei
della assa o dizio e astale .44 Per un Gāi es/Ga dha va infatti, compiere azioni del karma
(legate cioè alla vita terrena in un binomio azione-reazione) come musicista itinerante che
tramanda storie del passato, miti e racconti, è il cammino da compiere per ottenere un buon
dharma (la giusta via, legata alla vita ultraterrena) in una vita successiva.45
42
Human Development Report Office (2013)
43
Helffer, M. (1977)
44
Bech, T. (1975)
45
Weishethaunet, H. (1998)
43
opportunità socio-economiche sono tristemente ovvie. Il presente caso studio tenta perciò di
analizzare come queste connessioni siano mutate el aso spe ifi o dei usi isti i to a ili
e delle loro capacità economico-sociali di tutela del proprio patrimonio culturale nel contesto
nepalese, dove le pratiche induiste sono oggetto di un graduale abbandono. Nel pensiero di
Moisala le ragioni della rinascita di una tendenza egualitarista non sono da ricercare
esclusivamente nell'abolizione del sistema castale del 1964, bensì nel People's
Democratization Movement comparso in Nepal negli anni '90. Come emerge dagli studi
successo al centro del dialogo politico nepalese le estreme condizioni di emarginazione a cui
deprivazione socio-economica dei musicisti Gāi es/Ga dha va, prende forma attraverso una
ambasciatori della tradizione nella società contemporanea, ponendosi quale esempio di come
condizioni sociali.
La vita itinerante dei musicisti Gāi es/Ga dha va è stata da sempre contraddistinta da un
operativo dal codice Muluki Ain precedentemente accennato. Quest'ultimo ha inoltre giocato
per anni un ruolo influente nelle pratiche musicali, prevenendo qualsiasi tipo di interazione e
46
Stirr, A. (2009)
44
contaminazione tra espressioni artistiche provenienti da caste diverse, strumenti musicali
compresi. L'adozione del nuovo codice civile nel 1964 rese finalmente permeabili i confini tra
La condizione dei musicisti Gāi es/Ga dha va subì notevoli trasformazioni in merito a
diversi aspetti: la diffusione di radio portatili e lettori di musicassette, ad esempio, rese più
ardua la possibilità di condurre una vita da musicista itinerante, così come subirono
turismo inoltre influenzò il repertorio tradizionale molto più della musica occidentale o del
suonare brani occidentali facilmente riconoscibili dai turisti, non più in cambio di denaro bensì
per vendere direttamente il proprio sā a gi, fatto che divenne così una delle attività di
maggior profitto.
Nonostante l'identità di casta sia ancora capace di ampliare ovvero ostacolare nuove
prospettive di vita, i vecchi confini tra caste stanno col tempo divenendo più labili. Questo
aspetto viene sottolineato diverse volte dall'etnomusicologa finlandese autrice della ricerca,
che riporta diverse testimonianze di come alcuni musicisti Gāi es/Ga dha va, gli unici
gerarchia vigente fino a pochi anni prima: la musica Gāi es/Ga dha va iniziò a ricoprire il
Le pratiche culturali e sociali subirono quindi trasformazioni di vario genere, in seguito alle
45
radicali trasformazioni politiche del Paese. L'abbandono delle tradizionali divisioni castali fece
diversità presenti nella regione.47 Anche se, a differenza di altri simili contesti, non è tuttavia
ancora comparsa una precisa campagna volta a individuare ufficialmente un simbolo (come
ad esempio il cajòn Afro-Peruviano)48, il sā a gi sembra stia divenendo uno dei simboli più
rappresentativi del carattere della nuova nazione. Il suo crescente riconoscimento in qualità
di strumento nazionale (seppur non ufficiale) pare in parte dovuto all'uso frequente dello
strumento come accompagnamento della musica locale nepalese (lok gīt) diffusa dai mass-
media nazionali (Radio Nepal, Royal Nepal Academy, Ratna Recording Company) per
promuovere l'unione delle diverse etnie del Paese: la musicalità Gāi es/Ga dha va accresce
la percezione dello spirito culturale nepalese, della quotidianità della vita rurale, narrando
l'anima dell'intera comunità, con una forza emotiva capace di colpire l'ascoltatore nel
profondo.49
L'utilizzo sempre più diffuso del sā a gi, sia nella musica tradizionale che in quella
sugli stessi musicisti. Oggigiorno essere Gāi es/Ga dha va è considerato un fattore di
ruolo nella società nepalese, in qualità di preziosi conservatori della storia nazionale.
Nonostante l'affievolimento della loro funzione trasmettitrice della tradizione, dovuto alla
sopravvive non solo in seno al consolidamento della loro identità, ma nelle loro azioni: sono
47
Stirr, A. (2009)
48
Léon, J.F. (2009)
49
Weisethaunet, H. (1998)
50
Per world music si intende generalmente un genere musicale di contaminazione fra elementi di musica
popolare e musica tradizionale (folk e etnica) emerso negli anni ’80.
46
infatti diverse le registrazioni su cassetta di episodi storici ca tati da usi isti i to a ili e
inatteso. Sebbene da un lato l'abolizione del sistema castale abbia creato le condizioni per una
crescente i teg azio e dei usi isti i to a ili ella so ietà epalese, ed u iglio a e to
delle loro condizioni economiche, dall'altro lato si sta purtroppo assistendo ad un graduale
indebolimento della tradizione Gāi es/Ga dha va: si può dedurre quindi che il loro
coinvolgimento nelle dinamiche sociali abbia sì portato ad una cultura dell'inclusione, aprendo
le porte di un mercato del lavoro in espansione e infrangendo storiche barriere castali di cui
gli stessi musicisti erano vittime, ma pure che esso abbia dato o igi e u a alga a ultu ale
47
3. Povertà culturale e musicale nell'Uttarakhand
Il secondo caso affrontato nel presente lavoro tenta di analizzare un ulteriore contesto
catena montuosa dell'Himalaya e che conta al suo interno circa 10 milioni di abitanti.
L'autore della ricerca sul campo, l'etnomusicologo statunitense Stefan Fiol51, propone una
visione ben definita del concetto di povertà, pienamente in linea con il paradigma delle
capacità avanzato da Amartya Sen e precedentemente esposto nel I capitolo di questo lavoro.
Nel pensiero di Fiol infatti, la povertà culturale è tendenzialmente definita come un'assenza o
una riduzione dei mezzi e degli strumenti di espressione culturale, dove quest'ultima, o meglio
la cultura in generale, è intesa come un insieme di abitudini, sentimenti, pensieri condivisi che
collegano ed uniscono gli individui alla collettività.52 Una riduzione dei mezzi di espressione
musicale, nel nostro caso, porterebbe quindi inevitabilmente ad una condizione di povertà
Fiol si pone di conseguenza un'interessante quesito: cosa può significare per un individuo
o per un gruppo sociale il non avere o il perdere la possibilità di espressione culturale? Sono
diversi gli esempi a cui si può far riferimento a riguardo, come quello dell'imperatore indiano
Moghul che proibì le performance musicali nel suo impero nel 1668, o casi storicamente meno
remoti, come il divieto di espressione musicale imposto dal regime talebano in Afghanistan
negli ultimi 20 anni o dagli estremisti islamici nel Nord del Mali. Il divieto, imposto a livello
ufficiale, comporta tendenzialmente una perdita del livello di espressività musicale in ogni
51
Fiol, S. (2013)
52
Turino, T. (2008)
53
Baily, J. (2009)
48
atteggiamento di questo tipo contribuisca comunque ad alimentare nuove e differenti
espressioni culturali.
Quando si parla in termini così generali si corre tuttavia il rischio di cadere in dilemmi
espressività musicale di una comunità? Si può affermare l'esistenza, all'interno di una società,
di una grande o piccola quantità di espressività culturale, intesa come fluttuanti quantitativi
di essa che si stabilizzano nel tempo, o come equilibrio di espressione culturale lungo una linea
spazio temporale? Sono tutti leciti interrogativi che tuttavia, considerando la cultura come un
del concetto stesso di cultura: persiste dunque una seria difficoltà di misurazione della povertà
culturale che si discosti dagli strumenti tipici dello sviluppo e dell'espansionismo capitalistico.
In un recente saggio dei sociologi nordamericani Mario Luis Small, David Harding e Michele
Lamont, intitolato Reconsidering Culture and Poverty54, viene sottolineata la pericolosità insita
nelle strategie economiche di poverty reduction che ignorano le variabili culturali dei contesti
di applicazione, variabili55 essenziali per uno studio approfondito delle varie realtà
di strumenti analitici formulati ad hoc. Fiol evidenzia inoltre come uno studio sui poveri intesi
come sottogruppo distinto dalla società, contribuisca ancora una volta ad ignorare l'ampiezza
del contesto socio-culturale a cui si deve fare riferimento per uno studio completo. Un
54
Small, M.L. et al. (2010)
55
Mario Luis Small propone una lista di sette variabili culturali fondamentali per un’analisi approfondita di un
contesto socio-economico. Le variabili individuate sono: valori, ambiente, repertori, letteratura, confini
simbolici, capitale culturale e istituzioni.
49
approccio del genere favorirebbe il rischio di allontanare le problematiche tipiche di una
condizione di povertà culturale dalla quotidianità decisamente più agiata delle élite presenti
nel contesto, ritraendo così un'immagine distorta della realtà in cui gli effetti della privazione
culturale che, discostandosi dai principi di accumulazione e profitto, assiomi classici del
paradigma capitalista in cui poveri e ricchi vengono trattati come categorie de facto, esamina
that the relationships to material forces is fundamentally shaped by how one approaches and
Sviluppato sul campo nel corso di circa dieci anni (dal 2003 al 2012), lo studio di Fiol ha
avuto come oggetto la condizione di estrema povertà culturale ed economica presente nella
come in molte altre regioni dell'India, dove numerose comunità ereditarie di musicisti e
56
Fiol, S. (2013, p. 84)
57
Mawdsley, E. (2002)
50
danzatori che ricoprono prestigiosi ruoli in occasione di festività e riti tradizionali, vengono
paradossalmente coloro che da una prospettiva culturale sarebbero da considerare come i più
L'aspetto più originale del lavoro di Fiol consiste nella definizione di due strumenti di
osservazione, due discorsi principali intorno all'analisi della povertà culturale: uno inerente ad
una situazione di mancanza, ed uno riguardo una condizione di perdita. Con il primo si fa
riferimento all'idea che certe forme e pratiche culturali attese, sono in realtà assenti nel
ultimi decenni, l'assalto furioso ad incessanti programmi di sviluppo delle infrastrutture, del
prosperità per l'intera regione, promesse non mantenute dal governo centrale. Questo
atteggiamento non ha fatto altro che esacerbare il livello di frustrazione della popolazione,
percezione assai diffusa di un Sud ricco e sviluppato a scapito di un Nord abbandonato dalle
istituzioni.
intesa come merce, la cui assenza dal mercato è percepita appunto come mancanza e come
musica tradizionale del suo villaggio, situato nei pressi di Badrinath, un noto sito di
espressa in termini di forte diminuzione delle vendite, se paragonate a quelle delle vicine aree
turistiche: dal momento in cui è divenuto usuale per una comunità rafforzare la propria
51
propria cultura nel mercato è percepita inevitabilmente come condizione di arretratezza. Il
ovvero una situazione in cui certe pratiche e forme culturali un tempo presenti sono invece
scomparse. L'etnomusicologo americano osserva come gli attivisti, gli accademici ma anche
gli abitanti delle aree più remote dell'Uttarakhand, dove sopravvivono ancora forme di
scambio che esulano dal mercato convenzionale, siano gli individui maggiormente suscettibili
pesante nel loro territorio come una seria minaccia per la sopravvivenza delle tradizioni locali.
Con essi anche i movimenti sociali comparsi nella regione negli ultimi 20 anni – la cui lotta mira
universitario, alla tutela ambientale e dei diritti umani – hanno spesso motivato numerose
iniziative di protesta in termini di perdita. Ugualmente si può affermare nei confronti di artisti,
sofferenza della popolazione di fronte al declino della tradizione. Tali espressioni di perdita,
nel pensiero di Fiol, emergono solitamente da una prospettiva che intende la cultura come
mettono a fuoco la necessaria e preziosa tutela di una continuità tra passato e presente:
espressione.
Emergono a tal riguardo due preziosi chiarimenti nella presente ricerca etnomusicologica.
Per Fiol una definizione completa di cultura deve accogliere entrambe le visioni descritte, in
un rapporto che non può ammettere una reciproca esclusione. Questo in merito ad un
approccio analitico che non può, o non dovrebbe, misurare la cultura: esistono fattori, come
52
la percezione o l'emotività, che non possono essere suscettibili di una valutazione oggettiva.
Il secondo chiarimento sottolinea invece la natura delle relazioni tra mancanza e perdita.
Poiché esse rappresentano due distinte visioni utilizzate dagli individui per descrivere
l'ambiente culturale in cui vivono, esse andrebbero assimilate tenendo sempre presente la
percezione individuale di povertà culturale che ogni abitante assume in relazione ad una
visione, positiva o negativa, delle strategie di sviluppo che hanno prevalentemente interessato
le aree meridionali pianeggianti della regione. Allo stesso modo Fiol descrive una realtà in cui
autostrade che attraversano le zone urbanizzate in espansione alle pendici delle montagne
migratori provenienti dall'area montuosa settentrionale, attratti dallo sviluppo del mercato
del lavoro industriale e dalle emergenti istituzioni educative. Superata la rete autostradale
verso Nord si iniziano però a notare in maniera tangibile i segni dell'estrema condizione di
povertà della regione: villaggi semi abbandonati e quasi inaccessibili popolati da anziani e
terrazzati incolti disegnano l'ambiente circostante. Solamente nei periodi di vacanza, o nella
stagione dei matrimoni, i villaggi vivono un ripopolamento tanto numeroso quanto breve,
Questo forte contrasto tra la pianura sviluppata a Sud e l'arretratezza dei villaggi
53
disoccupazione, pesante sfruttamento e degradazione ambientale ed una radicata corruzione
istituzionale hanno letteralmente demolito la fiducia della popolazioni nei confronti delle
azioni politiche intraprese dal governo centrale sin dai tempi dell'indipendenza nazionale nel
1947. Tuttavia, dopo anni di lotta dei movimenti popolari in difesa dei diritti civili ed
economici, nell'Uttarakhand persiste uno tra i tassi di povertà mondiale più alti (che si aggira
a circa 1.25 USD al giorno).58 Le strategie di sviluppo e gli aiuti umanitari predisposti
dall'Internatioal Fund for Agricoltural Development nel 201259, hanno comunque canalizzato
beneficio.
tra i giovani, gli emigrati e la popolazione urbana – la percezione della cultura come merce,
Nord e Sud rispecchia inevitabilmente una differente percezione culturale. In altre parole,
espressive, ma per coloro che aspirano a percepire i benefici del mercato queste forme
culturali non vengono considerate come una vera e propria forma culturale, per il semplice
fatto che sono tagliate fuori da ogni tentativo di investimento dedicato alla promozione
dell'identità locale, come invece avviene nelle pianure urbanizzate: nell'area montana questo
genere di investimento è del tutto assente, come del resto lo sono le sale di registrazione, i
Fiol sottolinea tuttavia come pratiche e forme musicali indigene continuino ad essere
praticate nell'area Himalayana durante eventi e festività religiose, così come è stato per secoli,
58
Silicon India (2012)
59
International Fund for Agricoltural Development (2012)
54
ed esclusivamente se commercializzate, esportate o promosse tramite canali istituzionali
cosiddetti plains-based, ovvero originari delle pianure urbane. I festival che si svolgono ogni
anno nelle città dell'Uttarakhand meridionale sono un chiaro esempio di funzionamento dei
associazioni culturali e ONG locali competono per aggiudicarsi i limitati fondi messi a
disposizione dal governo federato. Diversi gruppi portano quindi in scena le loro performances
un punto di vista estetico e tendente alla modernizzazione, tipico di una società urbana60, al
maniera artigianale: cantanti amatoriali settentrionali viaggiano verso le città del Sud e, una
volta ingaggiato un produttore, registrano il proprio repertorio da rivendere nei villaggi al loro
tappeto ritmico tradizionale. Il tentativo di confezionare il folklore tradizionale con una veste
parte dei musicisti dell'Uttarakhand, i quali aspirano a raggiungere uno status di cittadino
moderno, capace di guadagnare economicamente dalla propria arte ottenendo così maggior
identitaria modernista.
60
Turino, T. (2008)
55
La mancanza espressa nell'area montuosa dell'Uttarakhand presenta dunque una doppia
identità: può essere vista come una carenza di investimenti provenienti dalle pianure, ovvero
tuttavia un termine adottato dal linguaggio indiano per descrivere una situazione di
deprivazione economica, sociale ma soprattutto una depravazione morale. Per questo motivo
il prezzo della sposa), poligamia o matrimoni tra bambini, sono generalmente considerati
arretrati, anche da coloro che continuano a praticare queste usanze. Le élite politiche e
ultu ali del Paese so o solite poi o t i ui e all’eti hettatu a di ueste p ati he o e
arretrate per promuovere strategie di riforma culturale e non solo. Esistono infatti delle
Castes, le ST – Scheduled Tribes), strumentalizzate dal governo centrale per offrire posti di
lavoro e di studio nella regione. Queste politiche sono sicuramente efficaci se finalizzate alla
etichettatura piuttosto arbitrario appena descritto rischia di generare un ambiente nel quale
Durante la sua permanenza nell'Uttarakhand settentrionale, Stefan Fiol descrive come gli
dell'imminente costruzione di una rete viaria, che avrebbe messo in comunicazione il piccolo
centro abitato con il resto del Paese. La strada avrebbe facilitato l'arrivo di materie prime, beni
di consumo ma anche beni di lusso. L'entusiasmo della popolazione, racconta Fiol, venne però
s o zato dalle pa ole di u a zia o del illaggio: Whe e the e a e oads, the e is o
56
ultu e .61 Un monito, quest'ultimo, apparentemente illogico, ma che trova il suo fondamento
in simili episodi vissuti in diversi villaggi, in cui l'avvento della rete stradale venne subito
patrimonio, ovvero come un repertorio di usi, costumi e pratiche ereditati nei secoli. Laddove
based, il termine perdita sta ad indicare invece una condizione di povertà culturale figlia di
ritenersi necessariamente distinta dalle pianure urbanizzate, per via delle sue condizioni
percepito da studiosi e attivisti di città, ma anche da numerosi abitanti di villaggi tuttora quasi
inaccessibili: sono proprio loro a denunciare il grave danno che, disoccupazione prima e
Le ragioni della perdita, sostiene Fiol, sono assai complesse – dalla proibizione da parte del
governo di alcune pratiche rituali, alla stigmatizzazione della donna come artista, al divieto di
Nord pianificati in un'ottica di sviluppo plains-based: Fiol sottolinea come molti strumenti
musicali tradizionali siano ormai caduti in disuso, e come ciò costituisca una delle più gravi
pe dite ultu ali issute dalla so ietà dell’Utta akha d. La pe ezio e di pe dita gia e i olt e
61
Fiol, S. (2013, p. 91)
62
Fiol, S. (2011b)
57
scomodamente posizionata tra estraneità e degradazione. O meglio: permane la sensazione
che qualsiasi intervento esterno alla regione sia poco desiderabile, mentre ciò che nasce
dall'interno possa invece corrompersi col tempo. La vera identità è rintracciabile solo in un
passato precoloniale, idealizzato come uno spazio e un tempo in perfetta connessione con la
In ultima analisi Fiol descrive come per molti abitanti del Nord Uttarakhand l'industria
musicale amatoriale, descritta nel precedente paragrafo, sia l'ennesimo esempio di come
l'economia plains-based si sia appropriata del loro patrimonio culturale tradizionale: come se
musica, danza, costumi e letteratura del Nord fossero pratiche grezze, che necessitassero di
essere modificate, raffinate, confezionate e ridistribuite nel mercato, in linea con il binomio
cultura-merce, per poi vedere come unici beneficiari le compagnie del meridione. Senza
La musica amatoriale per certi versi è infatti da considerarsi ostile a certi atteggiamenti tipici
della registrazione in studio per fini commerciali: l'utilizzo di ritmi standardizzati, la scarsa
originalità dei testi e le tecniche di modulazione elettronica della voce hanno fatto sì che molto
del lirismo e della poesia in grado di trasmettere la tensione musicale tipica di questa
Gli indicatori materiali, sostiene Fiol, sono indispensabili per una corretta valutazione
delle condizioni di povertà culturale. La limitatissima presenza di cinema, case editrici e studi
sostegno delle attività culturali, indicano in maniera esaustiva la condizione di forte privazione
culturale presente ancora oggi nell'Uttarakhand, come in molte altre aree del mondo.
Nell'affermare questo non bisogna però ignorare un fattore essenziale: i modelli con cui gli
58
cultura e povertà economica sono correlati positivamente: al diminuire del benessere
economico, diminuirà anche la capacità degli individui di rafforzare la propria identità tramite
negativa: più il benessere economico sarà in grado di penetrare nella quotidianità, minore sarà
viceversa. Nonostante la loro suggestività, i modelli avanzati non sono comunque in grado di
dell'estremo Nord, al confine con Cina e Nepal, dove raramente – sostiene Fiol – la
Il valore di questo studio non consiste nel tentativo di creare una rigida struttura binaria,
bensì nell'osservare mancanza e perdita come discorsi interattivi che individui dello stesso
territorio ma di differenti caste, classi sociali, genere, provenienza ed età adottano per dare
un senso alla propria storia, alla propria identità: le due prospettive sono quindi entrambe
59
4. Sopravvivere alla povertà materiale grazie al benessere culturale: la musica al servizio della
comunità ad Haiti
estremizzata: l'isola caraibica è da una parte definita come il Paese più povero dell'emisfero
occidentale, allo stesso tempo la sua cultura è vista come una delle più ricche delle Americhe
capaci di sottolineare la forte dicotomia presente ad Haiti. Il caso di studio che si intende
presentare in questo paragrafo è frutto del lavoro svolto sul campo dall'etnomusicologa
statunitense Rebecca Dirksen63, nel tentativo di dare una risposta ad interessanti e innovativi
quesiti della ricerca etnomusicologica: può una condizione di povertà economica essere
In realtà, la popolazione haitiana vive una quotidiana lotta dicotomica. Versando in una
tattiche di sopravvivenza nel tentativo di sopperire alla grave situazione di povertà tramite
l'uso della propria conoscenza culturale e delle proprie capacità creative. Specialmente dopo
il catastrofico terremoto del 2010, sostiene Dirksen, hanno fatto la loro comparsa nell'isola
numerose realtà finalizzate all'utilizzo del linguaggio musicale come esplicito strumento di
chiaro esempio di come economia e cultura, spesso erroneamente considerati come due
63
Dirksen, R. (2013)
64
Haiti è tristemente vittima di una lunga lista di serie problematiche infrastrutturali – costantemente osservate
dagli organismi internazionali – tra cui: insufficiente energia elettrica, limitato accesso all’acqua potabile, precarie
condizioni igieniche dovute ad un inadeguato sistema di smaltimento dei rifiuti, insufficienti collegamenti stradali,
carenza di istituti sanitari professionali, debole controllo della sicurezza ed inefficiente sistema giudiziario.
60
presente ricerca tenta di affrontare i molteplici aspetti di questa riconciliazione.
Da perla delle Antille, così come era definita in epoca precoloniale, a golden opportunity
per gli investimenti (per via della manodopera a basso costo), Haiti è stata spesso descritta
come una realtà del benessere. Al contrario, una letteratura maggiormente contestualizzata65
ha tendenzialmente sottolineato il forte contrasto haitiano tra miseria e ricchezza delle arti,
della religione e dei suoi abitanti. Dirksen tenta di risolvere questa dicotomia esplorando la
seppure avvalorata da numerosi indici di misurazione del livello di povertà – non solo di
Development Index e Multidimensional Poverty Index)66 – può essere vista come una
costruzione politica prettamente occidentale figlia delle politiche interventiste di Stati Uniti
intere popolazioni dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina, dietro un'intenzione di una pace
e una sicurezza globali, fu trasformata in problema sociale: la coniazione del termine Terzo
Mondo, da parte del sociologo e demografo francese Alfred Sauvy nel 1952, divise
Guerra Fredda) viziata da politiche di riorganizzazione del potere. Weste -defined economic
indi ato s of po e t , sostie e Di kse , [...] ha e la gel failed to espe t alte ate li i g
65
Cfr. Escobar, A. (2012), o anche Rahnema, M. (1991)
66
United Nations Development Programme (2011)
61
styles, mores, needs, and values. They generally whitewhash the Haitian population as
financially homogeneous and fail to recognized that, out of necessity, individuals statistically
classified as poor find ways to make the system work for them, whenever and however
possi le .67 Uno studio sul campo, invece, può essere un ottimo strumento di comprensione
ipo tato u est atto di u ’i te ista effettuata da Di kse a Ke d Vérilus, una donna
haitiana:
[...] Poverty refers to an absence of possibility, an absence of means. It's not about
whether someone is living on less than one dollar each day. Instead, it's the degree of
well-being one can achieve with a dollar per day. In Haiti, how does [poverty] materialize?
Through a marginalized population, a group of people living at the threshold of existence.
It's the people who cope without solid infrastructure (without water, roads, electricity).
Together, these people organize themselves so they can live, one with another: they bring
water into the neighborhood, they improvise roads, they bring electricity in, without
respecting [official] regulations and principles.68
Una definizione del genere è il requisito per chiedersi cosa manchi effettivamente alla
popolazione haitiana, cosa è essenziale per le loro vite. Dallo studio di Dirksen, e dalle sue
materiale possa comunque essere compensata dalla presenza di una condizione al contrario
immateriale. D'altro canto la cultura nazionale spesso è stata elevata a proporzioni mitiche,
espressamente collegate con gli anni della rivoluzione d'indipendenza (1804).69 L'espressione
artistica è spesso stata motrice di una rinascita dopo ogni crisi vissuta dal Paese: è il tentativo
Nel linguaggio musicale haitiano, sia tradizionale che contemporaneo, si può spesso
67
Dirksen, R. (2013, p. 45)
68
Dirksen, R. (2013, ivi)
69
Cosentino, D. (1995)
62
rintracciare l'evolversi della percezione popolare in merito alle proprie condizioni di vita.
classi agiate, per esempio, sono state cantate sin dall'era prerivoluzionaria70, dando origine ad
un vero e proprio genere musicale detto mizik angaje, letteralmente musica impegnata.
Quest'ultima, insieme alla sua controparte strettamente correlata mizik sosyal (musica
sociale), è stata storicamente tra le più importanti e predominanti forme musicali nel Paese,
dal periodo coloniale ad oggi.71 Sin dagli anni '60 la mizik angaje ha affrontato vaste tematiche
sociali, come la scarsità di risorse, il debito, la fame e la sofferenza nelle sue molteplici forme.
Allo stesso modo la povertà è stata spesso oggetto di numerose liriche, specialmente dagli
anni '90, con l'emergere di nuovi generi musicali dalle forti influenze reggae e rap, provenienti
dimensione della vita ad Haiti può essere attribuita a molteplici fattori. Oltre alle politiche del
François Duvalier che, dal 1957 al 1971, indusse molti civili a ripensare cosa fosse necessario
per sopravvivere nell'isola, considerati la forte limitazione di libertà, l'altissimo costo della vita
movimento per la Négritude a sostegno delle radici africane della popolazione, contro le
populista Jean Bertrand Aristide negli anni '90, come primo presidente democraticamente
eletto, focalizzò ulteriormente la propria politica intorno all'esistenza della povertà.73 Questi
70
Sainvill, E.R. (2001)
71
Averill, G. (1997)
72
Dubois, L. (2012)
73
Dupuix, A. (2007)
63
eventi nel complesso hanno creato la percezione di povertà nella coscienza pubblica degli
Tradizionalmente, mizik angaje e mizik sosyal sono apprezzate per i loro testi, le loro
istituto, ponendosi come valida alternativa per i giovani alla vita di strada, spesso fonte di
all'allentamento dei rapporti spesso conflittuali tra i due Paesi confinanti (tensioni dovute ai
iniziative musicali nascono con lo scopo di contrastare gli effetti tipici di una situazione di
povertà diffusa: emigrazione in cerca di lavoro, violenza tra bande e spaccio di sostanze
stupefacenti. L'assenza di servizi sociali di base viene perciò compensata dall'attività di scuole
e gruppi musicali, capaci di identificare specifici bisogni della popolazione locale e di trovare
Prince, capitale del Paese. La città, con una popolazione di circa 2 milioni di abitanti, è vittima
64
di una crescente emergenza in merito allo smaltimento dei rifiuti. Il Service Métropolitain de
Collecte des Résidus Solides (l'autorità del governo che gestisce il ritiro e lo smaltimento dei
rifiuti urbani), nonostante il suo incessante lavoro, specialmente dopo il disastro causato dal
terremoto del 2010, riesce a smaltire solo il 20% dei rifiuti metropolitani, una quantità
insufficiente se si considera che l'area urbana della capitale produce circa 1.500 tonnellate di
rifiuti solidi ogni giorno.74 Stanchi di affrontare il costante stress psicologico dovuto ad una
vita condotta in un ambiente simile, un gruppo di ragazzi adolescenti di una zona altamente
l'emergenza rifiuti che colpisce duramente il loro quartiere. I giovani, che Dirksen ha avuto
l'opportunità di seguire dal 2009 al 2011, hanno fatto della musica rap e del servizio alla
comunità il loro strumento di azione e comunicazione. Due volte al giorno, tutti i giorni, i
membri del gruppo col sostegno di altrettanti volontari camminano per Rue Sans Fil, la strada
principale del quartiere, armati di pale e carriole, ripulendo letteralmente tutta l'area e
volontaria portata avanti dal gruppo di giovani haitiani, che prende il nome di Wucamp
(acronimo di Witness Utmost Camp – Campo di Massima Assistenza), non ha ricevuto nessun
sostegno finanziario da parte istituzionale. Per sostenere la propria attività il gruppo utilizza
i giovani promuovono le loro azioni tramite i testi delle loro canzoni, di matrice rap, che
Nonostante le palesi difficoltà (finanziarie e non) che ostacolano la sua attività, il Wucamp
74
SWANA Haiti Response Team (2010)
65
oggetto della propria protesta, fornendo una lezione evidente ma spesso trascurata.
L'azione culturale, sostiene Dirksen, può essere compresa nel contesto oggetto della
ricerca come un processo atto a di mettere la cultura al servizio (materiale e non) della
comunità e dei suoi obiettivi. Collegandosi alle parole del pedagogista brasiliano Paulo Freire,
sostenitore di una coscienza culturale come necessità primaria di una società finalizzata a
creare attori capaci di intervenire contro forze oppressive dominanti, l'azione culturale è
direttamente connessa con l'energia culturale di un popolo e con le sue opportunità. 75 Per
energia culturale si intende la forza sociale generata attraverso l'espressione culturale che
ispira e stimola gli individui a fronteggiare i problemi, a trovare soluzioni ed a promuovere una
L'opportunità della cultura, a sua volta, consiste nel riconoscimento della sua utilità come
anche in tempo di crisi.77 Risultano altrettanto meritevoli di nota le riflessioni proposte dal
musicista, educatore e politico venezuelano Josè Antonio Abreu citate da Dirksen. Scrive
No longer putting society at the service of art, and much less at the service of monopolies
of the elite, but instead art at the service of society, at the service of the weakest, at the
service of the children, at the service of the sick, at the service of the vulnerable, and at
the service of all those who cry for the vindication through the spirit of their human
condition and the raising up of their dignity.78
75
Freire, P. (2000)
76
Kleymeyer, C.D. (1994)
77
Yùdice, G. (2009)
78
Abreu, J.A. (2009) in Dirksen, R. (2013, p. 53)
66
Simili idee di rafforzamento sociale tramite le arti risuonano in molti angoli del pianeta,
l'espressione musicale può essere inserita, inoltre, in un quadro più ampio in termini di lavoro.
Dirksen riporta l'esempio del konbit haitiano, un sistema tradizionale di coltivazione collettiva
simile al kibbutz israeliano, capace di generare numerosi benefici per la comunità, in quanto
parte attiva. Le attività del konbit sono infatti accompagnate da canti e musiche
loro ruolo di leader e allo stesso tempo artisti della comunità, esercitando il loro mestiere per
somme di denaro. I benefici materiali dell'azione dei musicisti-leader dei konbit, non solo
disagio della comunità e allo stesso tempo ne incoraggiano una reazione, come un vero e
condizione di povertà vissuta nel tessuto sociale haitiano da un punto di vista innovativo, è
possi ile o stata e l’esiste za di u dato p ezioso: l’atti ità usi ale, in determinati contesti,
è in grado di giocare un ruolo di primo piano nel contrastare una situazione di povertà
ate iale e ultu ale. L’asso iazio e Wucamp, così come altre realtà affini, non solo è stata
capace di contribuire sensibilmente alla costruzione ed alla crescita di una coscienza critica in
situazio i di e e ge za. L’atti ità svolta dalle associazioni è stata inoltre capace di conciliare
79
Cfr. Araùjo, S. et al. (2006), o anche Ramos, S. et al. (2009)
67
le espressività musicale tradizionale della mizik angaje con influenze maggiormente
contemporanee, contribuendo così a rafforzare la base identitaria delle loro azioni a beneficio
della comunità. Affermare che ad Haiti non sussistano tuttora gravi condizioni di povertà
sarebbe tuttavia del tutto inopportuno, come del resto sarebbe fuori luogo ignorare
68
5. Musica, salute e status socio-economico: povertà urbana in Canada
Il caso di studio trattato in questo paragrafo è frutto della ricerca sul campo
canadese di Vancouver, un ambiente che negli anni ha accolto un modello di sviluppo socio-
tendenzialmente simili a quelle appartenenti a contesti sociali a noi più prossimi. All'interno
una offerta più o meno ricca di progetti culturali a sfondo musicale, promossa gratuitamente
alla comunità dai molteplici attori sociali, istituzionali e non. Molti di questi progetti
La ricerca di Harrison mette a fuoco inoltre le implicazioni che queste attività hanno sulla
nelle scienze mediche e sociali per definire diversi livelli o ranghi sociali all'interno di un
qualità di fattori determinanti la salute e la mortalità degli individui, un ruolo condiviso con
altri aspetti che trovano origine nella complessità di un contesto sociale urbano. Nello
specifico, per status socio-economico si intende un concetto che accoglie al suo interno tre
aspetti tra loro interconnessi, tre dimensioni individuali: lo stato economico, lo stato di
presenti in uno dei quartieri più problematici di Vancouver, il Downtown Eastside, conosciuto
come l'area più povera del Canada, che ospita al suo interno circa 20.000 residenti.
80
Harrison, K. (2013)
69
Approssimativamente l'85% di questi ultimi vive al di sotto del livello minimo di reddito annuo
canadese (12.400 CAD contro i 58.000 CAD del Paese).81 Circa il 60% di questo reddito
fasce di popolazione a rischio, offrendo diverse attività culturali sin dagli anni '80:
teatrali, incontri, lezioni e workshops artistici, corsi di storia della musica e delle arti di livello
dei diversi progetti, nel tentativo di cogliere obiettivi e benefici (materiali e non) in seno alle
degli individui ed alle reali implicazioni messe in atto nei confronti dello status socio-
Per analizzare al meglio le relazioni che intercorrono tra status socio-economico, salute
ed azioni a sfondo musicale, appare necessaria una premessa in merito ai caratteri medici
sottostanti alle tre differenti dimensioni, caratteri che verranno sinteticamente delineati, non
essendo questo il luogo più adatto per una loro analisi approfondita.
specifici temi di psicologia musicale e di percezione del suono. Studi simili, insieme a quelli in
realtà un'importante determinante sociale.83 Sebbene delle precise correlazioni tra una buona
81
Statistics Canada (2011)
82
Harrison, K. (2008, p.60)
83
Kreutz, G. et al. (2012)
70
o una cattiva salute, e un elevato o un basso status sociale, rispettivamente, siano ancora in
fase di studio, si può assumere, sostiene Harrison, che esse seguano degli andamenti generali.
Fattori di rischio per la salute strettamente correlati con status socio-economico e condizioni
di salute sono ad esempio il fumo, la scarsa attività fisica o una dieta povera: le caratteristiche
psicologiche della depressione, in genere, sono tra le più influenti in merito alle dimensioni
socio-economiche e della salute individuale. Ugualmente si può dire dello stress. Lo stress è
psicologa statunitense Nancy E. Adler84 afferma come ad un elevato livello di status socio-
economico si possa associare un basso livello di stress, e viceversa. Una condizione di stress è
solitamente caratterizzata da due fattori psicologici principali: da una parte può incidere
adattamento; dall'altra può essere vista come un vero e proprio stato dell'essere, indebolito
da una forte condizione di tensione personale, spesso dovuta alla paura individuale di non
con uno status relativamente alto – sostiene Marmot86 – godono generalmente di migliori
condizioni di salute, nonché di una maggiore longevità. La variazione dello status individuale,
quindi un mutamento delle condizioni di salute degli individui. Studi recenti e l'attivismo di
molti ricercatori in ambito medico, inclusa la Commissione sulle Determinanti Sociali della
Salute (facente parte dell'Organizzazione Mondiale della Sanità)87 affermano in maniera ancor
84
Adler, N.E. et al. (1994)
85
Adler, N.E. et al. (1994)
86
Marmot, M. (2004)
87
World Health Organization (2008)
71
più decisa l'influenza che una crescita del guadagno individuale provoca positivamente nei
confronti della salute e della longevità, così come è capace di farlo un miglioramento dello
viene infatti indebolito dal rilascio di una tipologia particolare di ormoni, detti appunto ormoni
dello stress, la cui produzione è generalmente dovuta a forti stati di tensione psicologica di un
non solo come strumento di accrescimento del proprio status socio-economico, bensì come
La maggior parte delle attività musicali, e dei benefici da esse scaturiti, che
economico e delle possibilità lavorative degli utenti, diversi dei quali hanno tradotto questi
e sono spesso promossi e finanziati dalle stesse istituzioni della città di Vancouver. Rientrano
tra i generi di attività gli incontri di improvvisazione musicale, tandem di insegnamento teorico
accesso offerti dalla University of British Columbia, workshops dedicati alla conservazione del
88
West, T. e Ironson, G. (2008)
72
patrimonio musicale aborigeno canadese, performance teatrali, musica di strada. Gran parte
di queste iniziative fanno inoltre parte di una serie di iniziative promosse dal distretto urbano
di Vancouver e finalizzate allo sviluppo di una cosiddetta creative city, una città creativa basata
sul fiorire dell'industria della creatività. La creative city è divenuta un'idea di forte attrazione
per policymakers e investitori locali: nell'iniziativa risiedono infatti grosse aspettative che
dell'industria dell'arte una rilevante opportunità di crescita economica per la città. Non sono
mancate però, sottolinea Harrison, delle posizioni critiche in merito alle conseguenze che una
creative city potrebbe generare. Si teorizza infatti che il progetto potrebbe dare vita ad uno
conviverebbero da una parte una fascia di lavoratori flessibili privilegiati (direttori e produttori
musicali, manager dello spettacolo, etc.), dall'altra una fascia di lavoratori flessibili precari
(artisti semi-professionali, musicisti freelance, etc.) con contratti di lavoro multipli, a breve
In merito alle opportunità economiche nel settore artistico, Harrison riporta i risultati di
un sondaggio di una compagnia di ricerca canadese specializzata nelle scienze sociali, la Hill
Strategies Researches inc.89 Secondo lo studio condotto dall'agenzia nel 2009, i redditi
percepiti dai lavoratori in ambito artistico occupano il gradino più basso della gerarchia
nazionale, circa 16.000 CAD annui contro i 18.000 CAD della media di reddito minimo nel
Paese: questi risultati, alla luce di un reddito medio di 43.000 CAD percepiti annualmente da
La compensazione della crescente disuguaglianza percepita non solo dai dati della Hill
Strategies Research inc., ma anche (e in maniera più sensibile) dagli addetti ai lavori, rientra
89
Hill Strategies Research (2009)
73
tra gli obiettivi principali delle attività promosse nel Downtown Eastside di Vancouver:
Gai i g edu atio a atal se ha ges to status of i o e a d o upatio .90 Sono diverse
le testimonianze che Harrison riporta nel suo studio in qualità di preziose prove dei benefici
L'originalità del lavoro svolto da Klisala Harrison risiede nell'aver affrontato il tema
condizioni socio-economiche di chi lo coltiva, bensì sul suo benessere fisico, sulla sua salute.
Dal lavoro sul campo, dalle intelligenti considerazioni e comparazioni multidimensionali, frutto
positivamente sulle modalità con cui gli individui percepiscono se stessi nella propria
comunità.
La difficoltà percepita dalle strategie creative nel miglioramento materiale delle condizioni
economiche degli individui, nel contesto urbano canadese, non è da ricercare nell'inefficacia
dei progetti. È la struttura della società canadese, con la sua forte gerarchia del mercato del
90
Harrison, K. (2013, p. 65)
74
distorcere i potenziali benefici di sviluppo urbano sul modello di una creative city altamente
non solo come strumento di comunicazione, bensì come efficace strumento di benessere
75
6. Suono, povertà e partecipazione sociale a Rio de Janeiro.
ONG e pubbliche istituzioni in merito all'offerta di progetti culturali in aree urbane socio-
culturale nel tessuto sociale, e di sviluppare quelle già esistenti. I due etnomusicologi brasiliani
Samuel Araùjo e Vincenzo Cambria91, autori della ricerca, hanno osservato il comportamento
di attori sociali e individui, analizzando inoltre la maniera in cui i programmi culturali hanno
coinvolto la struttura economica del territorio, influenzando ad esempio il mercato del lavoro.
campo dai due etnomusicologi in Maré, un quartiere della Zona Norte di Rio de Janeiro che
mostra forti segnali di povertà (sia materiale che immateriale) in un'area di grande estensione:
con circa 114.000 residenti, Maré è la seconda favela di Rio de Janeiro dopo la più nota Rocinha
(che conta più di 150.000 abitanti). In un simile contesto di ricerca è facile ritrovare differenti
che costantemente rimandano ad una mescolanza di approcci sia teoretici che applicati e
mostra come essi pervadano forme passate e presenti di socializzazione, giocando un ruolo
Araùjo e Cambria delineano inizialmente le modalità con cui il dibattito sulla definizione
del concetto di povertà e delle strategie politiche per combatterla, in un Brasile caratterizzato
ottenere riconoscimenti su più livelli pubblici: nelle accademie, tra la popolazione locale, tra
gli attivisti politici. I due ricercatori si pongono quindi degli interrogativi di carattere teorico e
metodologico emersi dalla percezione sociale, sia interna che esterna, relativamente ad una
91
Araùjo, S. e Cambria, V. (2013)
76
mancanza di musica di valore nel contesto, e la conseguente sensazione di privazione e crisi
attribuito al dibattito sulla povertà un aspetto imprescindibile dalle dinamiche sociali. Risulta
quindi necessario rivisitare alcuni sviluppi della storia del Brasile per fare luce sul delicato
rapporto sotteso tra riduzione della povertà da un lato e cultura e pratica del suono dall'altro.
L’inaugurazione nel 2003 della prima amministrazione federale brasiliana guidata dai
lavoratori metalmeccanici – i quali hanno spesso sottolineato la loro forzata migrazione socio-
economica, la carestia e la povertà come parte della loro esperienza delle politiche brasiliane
federale, conosciuto come Fome Zero (ovvero Fame Zero) e orientato allo sradicamento di
nonostante il suo relativo successo nel far diminuire l'ampia disuguaglianza di distribuzione
del reddito nel Paese abbia portato ad un riconoscimento internazionale del programma ed
alla sua replica in altri Paesi in via di sviluppo. Tuttavia Fome Zero ha suscitato nuovi punti di
classe ed a trasformazioni culturali, ovvero su come poter bilanciare gli aspetti economici di
questa nuova classe media dai più alti standard culturali, educativi e di partecipazione politica.
Il dibattito sulla trasformazione dei caratteri culturali e sulle nuove relazioni comparse nel
tessuto sociale brasiliano92 sono state l'oggetto della XXXVI Conferenza Mondiale del Consiglio
92
Cambria, V. (2008)
77
Internazionale per la Musica Tradizionale, svoltosi all'Università Federale di Rio de Janeiro nel
2001. L'incontro ha affrontato questi temi analizzando i risultati ottenuti da diversi progetti
culturali che hanno messo in stretto contatto la comunità accademica etnomusicologica con
la popolazione locale. Tra le partnerships che l'accademia ha creato con le ONG nel Maré,
Araùjo e Cambria riportano una delle più importanti, consolidata con il Centro de Estudos e
e il CEASM era limitata a degli incontri tra pochi ricercatori dell'università e i direttori del
progetto collettivo. In un secondo momento gli incontri sono stati aperti alla cittadinanza: ha
p eso ita il p ogetto Musi ultu a 93: gruppi di discussione aperti (tra popolazione ed
accademici) sulla musica e sulle problematiche tipiche della comunità di riferimento, finalizzati
al superamento dei più diffusi stereotipi delle arti, delle pratiche musicali e delle condizioni di
sulle nozioni critiche di autonomia e dialogo, i ricercatori universitari hanno agito come
nuove prospettive per creare e far nascere un dibattito attivo tra i residenti, mentre in altri
93
Musicultura (2011a,b)
94
Freire, P. (2000)
78
argomentazioni conflittuali che talvolta nascevano in merito a punti di vista del tutto personali
discorso musicale in senso pratico bensì circoscritto ad attività di confronto e dibattito, ha reso
praticabile un qualcosa che all'inizio non appariva tale: la giustapposizione tra diversi soggetti
con diverse posizioni che erano spesso in contraddizione e conflitto senza fine. Nonostante
questo aspetto sia familiare a tutte le collettività umane, sottolineano i due etnomusicologi,
la coesistenza è troppo spesso obliterata o data per scontata nelle analisi accademiche, in
La favela può essere vista come il risultato di una lunga lotta per il diritto alla città 95
perpetuata, già dalla fine del XIX secolo, dalle masse popolari della parte bassa di Rio de
Janeiro che non erano in grado di aspettare gli alloggi disposti dalla pubblica amministrazione.
La loro perdurante esistenza, tuttavia, riflette il gioco di interessi delle élite politiche
capitaliste di mantenere un diffuso livello di precarietà dei residenti in termini di diritti del
cittadino, per sfruttare la forza lavoro a bassissimo costo presente nella favela e per assicurare
state o side ate o oge ea e te o e luoghi dell’asse za, o se o do defi izio i politically
correct come comunità carenti, definite quindi sempre in termini di ciò che non hanno,
piuttosto che per ciò che sono o ciò che hanno realmente.96 La povertà, intesa come l'estrema
95
Lefebvre, H. (2005)
96
Machado da Silva, L.A. (2002)
79
basica di mancanza attribuita alla favela ed ai suoi residenti. Questa idea di mancanza è
sicurezza, di cultura, di valori civici e morali. Il crescente disinteresse delle istituzioni in merito
alle politiche sociali ha fatto sì che il cosiddetto terzo settore (fondazioni, associazioni, istituti,
ONG) guadagnassero un ruolo di primo piano in risposta ai pressanti bisogni della società civile
manifestati nella sfera pubblica, dando vita ad una moltitudine di progetti e di attività capaci
non solo di colmare il vuoto istituzionale fortemente percepito dai residenti, ma di proporsi
Araùjo e Cambria raccontano come attraverso una fitta rete di attività culturali, ONG
differenti presenti nel territorio (e diversamente in rete tra loro) abbiano tentato di perseguire
una serie di obiettivi sensibili alla popolazione di giovane età della favela: rafforzare il senso
generare reddito, creare immagini positive di successo per individui e collettività spesso
droga o in forme di vita criminale assai diffuse nella favela. In un generale interesse che la
gioventù ha dimost ato ei o f o ti dei p ogetti, il uolo e t ale he l’atti ità usi ale ha
dovuto al fatto che esse offrono l'opportunità di combinare tre idee di senso comune in merito
a musica ed ai residenti stessi. In primo luogo, emerge come la musica, o meglio le attività
volte a coltivare il linguaggio musicale, sono un qualcosa che ai residenti della favela manca;
in secondo luogo, si avverte come la musica sia tendenzialmente una pratica genuina, che ha
contrastare la violenza; infine, Araùjo e Cambria sottolineano come tra i residenti della favela
vi siano alcuni talenti naturali, e come progetti di questo genere si pongano come preziose
80
opportunità di miglioramento delle capacità creative per costruire carriere di successo.97
Facendo leva su queste idee, diversi programmi a sfondo musicale promossi dalle ONG del
territorio hanno proliferato negli ultimi venti anni, ottenendo sostegno pubblico e privato a
I progetti culturali fin qui esposti differiscono tra loro per ampiezza, disponibilità di risorse
e continuità nel tempo e conseguentemente in efficacia del loro lavoro. Dallo studio dei due
presentino differenti obiettivi specifici, la maggior parte dei progetti promossi sono spesso
sua educazione. Le pratiche coinvolte nelle attività musicali di queste istituzioni sono quindi
della ultu a , pa adig a e t ale sia ella fase post-dittatoriale brasiliana che dei programmi
di sradicamento della povertà nel territorio. Le pratiche musicali tradizionali della comunità,
oltre a non essere incorporate nella programmazione dei progetti culturali, sono oltretutto
che considera generalmente gli utenti come sprovvisti di pregresse esperienze musicali.
dell'autostima giovanile come principale obiettivo. Questo paradosso, più volte trasmesso
dagli etnomusicologi alle organizzazioni locali, è sintomatico della generale idea di mancanza:
definiscono come violenza simbolica, un concetto coniato per definire il potere che è espresso
97
Cambria, V. (2012)
98
Bourdieu, P. e Wacquant, J.D (2002)
81
rifiuta e opprime la parte invece dominata della società. Similmente a quanto sostenuto da
Antonio Gramsci99, questa forma di egemonia (e la sua pericolosità) è caratterizzata dal fatto
basata sul non riconoscimento della dominazione: in questo caso essa è come naturalizzata,
nascosto lavoro svolto dalle abitudini.100 Me t e l’ege o ia asata sul o se so dei g uppi
subordinati non è violenta, nel momento in cui il consenso è vinto dall'élite dominante e dato
dai governati in cambio di immediati benefici, la violenza simbolica merita questo nome se è
basata su di una nascosta imposizione dell'ordine delle cose, naturalizzato quindi dal senso
comune e protetto dal tendenziale silenzio della comunità. Entro questa prospettiva teorica,
il sentimento di una povertà culturale percettibile dietro la maggior parte delle iniziative
portate avanti dalle organizzazioni del terzo settore nelle favelas, è il risultato di un
accumulazione nel tempo di diversi discorsi, che hanno acquisito lo stato di verità e appaiono
oggi come stereotipati nei confronti di pratiche culturali al contrario proprie di una comunità.
secolo di intensi flussi di persone e pratiche espressive culturali provenienti sia dalla città che
dall'esterno: si percepisce una creativa soluzione che i residenti hanno sviluppato nel tempo
per gestire i piaceri e le paure della vita di tutti i giorni. Queste musiche dovrebbero essere
percepite e vissute come il risultato di un fitto intreccio di dinamiche sociali che hanno
storicamente definito la città, i suoi spazi sociali ineguali e il modo in cui essi si relazionano
l'un l'altro, mentre vengono oggigiorno denigrate dalle stesse organizzazioni che intendono
99
Gramsci, A. (1970)
100
Bourdieu, P. (1990)
82
arricchire un contesto definito povero culturalmente. Dalla ricerca di Araùjo e Cambria si può
quindi dedurre che i benefici apportati alla comunità dall'attività delle organizzazioni locali, in
delle organizzazioni. Le pratiche musicali rappresentative della vita nella favela, e percepite
come proprie dai suoi abitanti, sono spesso considerate povere dagli attori sociali, distorcendo
così una reale percezione di ciò che si può definire un ambiente povero culturalmente, e
allontanandosi di conseguenza dagli obiettivi che gli stessi programmi si prepongono. L'idea
di povertà costruita attorno al concetto di mancanza, trova nella favela una realtà ben diversa
diretta di questi ultimi nella definizione di ciò che è realmente percepito come mancante,
economico e culturale. La critica principale è indirizzata quindi alla condizione, già definita, di
delle pratiche musicali originarie della favela, le uniche capaci di descrivere l'ambiente di cui
sono figlie attraverso un linguaggio musicale, come una vera forma di resistenza pacifica.
Il p ezioso la o o s olto dal p ogetto Musi ultu a app ese ta u pi olo a effi a e
passo avanti nella lotta alla violenza simbolica nel Maré, dal momento in cui fonda la sua
processo di dialogo finalizzato alla produzione di conoscenza. Col tempo i partecipanti sono
innovativa. Appare quindi chiaro come una ricerca finalizzata a descrivere un contesto
83
culturale, sia esso povero o ricco, debba umilmente riconoscere che i processi socio-
economici, i suoi prodotti e i fattori che lo influenzano sono costantemente mediati e ridefiniti
locale.
84
85
Conclusioni
dei propri paradigmi teorici e delle relative strategie operative. È p op io ell’i te azio e delle
la p op ia italità, osì o e u ’i e ita ile o plessità. Questa atu a polied i a gia e alle
radici del presente lavoro, suggerendo un punto di vista apparentemente insolito ma abile in
odierne comunità umane. A questo proposito si è scelto di esplorare il tema della povertà
tramite un approccio etnomusicologico, il più idoneo, a mio parere, non solo ad avvalersi del
li guaggio usi ale o e st u e to d’a alisi e di des izio e della ealtà, a apa e alt esì
ridimensionare condizioni di estrema povertà che descrivono numerosi angoli del pianeta. In
Come già affermato, l'obiettivo di questo lavoro non è trovare soluzioni precostituite alle
e atipico strumento di percezione della povertà stessa, la cui atipicità rende possibile
l’esplo azio e di a iti e di e sio i del tutto i osse a ili o alt i ezzi.
sop attutto ella a ie a i ui essa ie e pe epita dagli i di idui. L’utilizzo del linguaggio
86
non solo nelle strategie di sviluppo promosse dalle istituzioni, ma anche nelle attività
sostenute dal basso. La perdita delle forme di musicalità tradizionali, la mercificazione della
cultura, la gerarchizzazione della creatività, sono solo pochi esempi di effetti più o meno
ollate ali i dotti da st ategie di s iluppo s ollegate o solo dall’a ie te desti ato ad
coglierne la reale essenza. Il concetto di violenza simbolica avanzato da Araùjo e Cambria nella
ricerca condotta a Rio de Janeiro, descrive efficacemente il modo in cui queste contraddizioni
in cui esse vengono percepite. Per questo, come sostengono i due etnomusicologi brasiliani,
una ricerca finalizzata a descrivere un contesto culturale, sia esso povero o ricco, deve
Una riflessione critica non deve allo stesso tempo ignorare gli importanti benefici che il
delicati contesti. I meriti conseguiti da progetti globalmente noti, come il modello didattico-
questo lavoro. È stato infatti possibile constatare come un ambiente povero possa essere
percepito maggiormente misero se privo (o privato) della sua ricchezza culturale, e come
87
i e e la p ese za di atti ità olte alla olti azio e di uest’ulti a agis a o positi a e te
sulle condizioni, materiali e non, degli individui. Il caso haitiano proposto da Dirksen è inoltre
atteggiamento del tutto estraneo alle esigenze teoriche e operative della cooperazione
i te azio ale. La i hezza delle i fo azio i he l’et o usi ologia i g ado di appo ta e
risulta fondamentale per calibrare efficacemente strategie ed azioni che si inseriscano nel
tessuto sociale limitando al massimo il rischio di collateralità dei loro effetti. Le riflessioni
proposte in questo lavoro forse non definiscono chiare modalità operative che associazioni o
istituzioni potrebbero accogliere nel perseguimento dei loro obiettivi specifici, ma tentano di
88
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