2010
Oddis M., Cialfi R., Iannarelli A., Leonardi M., Pacioni G., 2010: Heavy metals bioaccu-
mulation in truffle and quality assessment of the product from Abruzzi.
Key words: truffle, heavy metals, bioaccumulation, AAS, ICP-OES, commercial val-
orization.
Riassunto: Da qualche anno molti alimenti sono stati analizzati per quel che riguarda il
loro contenuto in metalli pesanti, ed alcuni casi, alimenti di origine vegetale e funghi,
hanno evidenziato una spiccata attitudine al “bioaccumulo”. Sui tartufi sono state condot-
te solo analisi sul contenuto di alcuni elettroliti d’interesse nutrizionale, si è ritenuto per-
ciò necessario procedere a questo tipo di indagine su un campione rappresentativo delle
diverse specie e dei diversi terreni della Regione Abruzzo. Le analisi condotte con l’im-
piego della Spettrometria ad Assorbimento Atomico (AAS) e Spettrometria Ottica in
Emissione con Plasma Accoppiato Induttivamente (ICP-OES), hanno permesso il rileva-
mento e la quantificazione di elementi quali bario, cadmio, cromo, nichel, piombo, rame,
zinco e manganese. A differenza di quanto è emerso per alcuni funghi considerati ottimi
commestibili, ammessi al commercio dalla vigente normativa, e per i quali analisi succes-
sive hanno dimostrato una capacità di bioaccumulo di pericolosi metalli pesanti e radio-
nuclidi preoccupante, i tartufi sembrano al momento essere un alimento perfettamente
salubre da questo punto di vista. I risultati ottenuti con i due diversi metodi analitici, infat-
ti, concordano sulla selettività nell’assunzione di ioni dalle soluzioni circolanti nel suolo
da parte dei tartufi. Rimane, pertanto, da chiarire se la mancanza di bioaccumulo di metal-
li pesanti, sia una caratteristica generale dei tartufi o sia, in realtà, connessa con le carat-
teristiche dei suoli tartuficoli. I terreni abruzzesi nei quali si sviluppano i tartufi sono carat-
terizzati infatti da un basso contenuto di metalli pesanti e da un pH alcalino, che limita
l’assunzione di metalli. Allo stato attuale, benché sia necessario proseguire con ulteriori
analisi per raggiungere dati significativi dal punto di vista statistico, i tartufi abruzzesi, sia
che provengano da tartufaie spontanee sia prodotti in impianti artificiali, risultano di otti-
ma e sicura qualità, ed altrettanto si può ritenere siano i suoli di produzione.
Abstract: Many kinds of food have been analyzed for their content of heavy metals over
the past few years. In some cases, it has turned out that foods of vegetal origin, including
1
Corresponding author: giovanni.pacioni@univaq.it
34 Oddis M., Cialfi R., Iannarelli A., Leonardi M. & Pacioni G.
INTRODUZIONE
zione di tali metalli nei loro tessuti (DOJMI DI DELUPIS et al., 1996; CARVALHO et al., 2005;
COCCHI et al., 2005). In Boletus edulis si è visto che la concentrazione di cadmio e mer-
curio è legata ad alcuni peptidi della famiglia delle fitochelatine che catturano tali sostan-
ze e le concentrano soprattutto nel pileo. La distribuzione di metalli nella frazione citoso-
lica è stata analizzata con la cromatografia ad esclusione, mentre la concentrazione è stata
determinata con Spettrometria ad Assorbimento Atomico e ICP-MS (Inductively coupled
plasma-mass spectrometry). Il risultato più importante ottenuto, dimostra che la capacità
citosolica di catturare il cadmio è dose-dipendente (COLLIN-HANSEN et al., 2007).
Precedentemente COLLIN-HANSEN et al. (2005a, 2005b) avevano saggiato l’azione di
diversi metalli pesanti e dimostrato che l’esposizione a tal’uni elementi, quali lo zinco,
induce danni ossidativi al DNA di Boletus edulis, e come ad es. la presenza di mercurio
nel corpo fruttifero sia correlata a tali danni.
La concentrazione di elementi in traccia viene generalmente considerata specie-speci-
fica, ma la composizione del substrato di crescita è ugualmente molto importante.
Il metabolismo dell’assorbimento dei metalli da parte dei funghi non è ancora com-
pletamente noto, per cui resta difficile individuare una specie fungina che possa, in rela-
zione alle concentrazioni di metalli pesanti o altre sostanze chimiche, essere definita come
uno standard di controllo della capacità di assorbimento. Un importante contributo sui
meccanismi di assorbimento degli elementi inquinanti è stato ottenuto recentemente
(BYSTRZEJEWSKA-PIOTROWSKA & BAZALA, 2008) esaminando l’assunzione del radio cesio
nei basidiomi di Pleurotus eryngii, in coltura controllata. I risultati ottenuti indicano che i
meccanismi responsabili dell’assorbimento ed incorporazione di questo ione da parte del
fungo sono diversi da quelli noti per le piante. In particolare potrebbero essere presenti due
tipi di meccanismi implicati nel trasporto passivo del cesio all’interno del micelio: a)
assunzione mediate da un canale non specifico per il potassio localizzato nella membrane
cellulari (simile al VICC, Voltage-Insensitive Cation Channel) seguito da un trasporto per
diffusione all’interno delle ife; b) trasporto extracellulare dal substrato attraverso gli spazi
inter-ifali fino dentro il corpo fruttifero, riproponendo l’ipotesi del fungo come “spugna”.
Il micelio fungino normalmente è a contatto con i metalli nell’ambiente naturale e
alcuni di essi sono essenziali per la sua crescita e per il suo metabolismo (Na, K, Zn, Co,
Ca, Mg, Fe), ma anche questi, se presenti in concentrazioni troppo elevate, possono
esercitare un’azione tossica (POMA et al., 2006). L’azione tossica da parte dei metalli si
esplica con diverse modalità: inibizione di enzimi, possibile distruzione di membrane,
interazione con le normali barriere contro l’effetto dannoso dei radicali liberi; essi inoltre
possono: inibire la crescita del micelio e la germinazione di spore, ridurre l’abilità di
funghi micorrizici a colonizzare le radici della pianta ospite.
Tuttavia sono tanti i funghi che crescono in ambienti inquinati da metalli pesanti e
riescono a tollerarli mediante diversi meccanismi, quali ad esempio la riduzione dei
metalli e la loro immobilizzazione.
Scopo della presente indagine è quello di definire i livelli di accumulo biologico dei
tartufi nella Regione Abruzzo in relazione ai metalli pesanti. Vanno sotto il nome di metal-
li pesanti una serie di elementi appartenenti in massima parte al cosiddetto gruppo degli ele-
menti di transizione, ai quali vengono aggiunti altri elementi quali bario e metalloidi come
arsenico, antimonio, bismuto e selenio che pur non appartenendo a tale gruppo, possiedo-
no proprietà chimiche e fisiche molto simili. Tutti questi elementi presentano caratteristi-
che in comune quali: densità superiore a 5 g/cm3, hanno il comportamento caratteristico dei
cationi, hanno bassa solubilità dei loro idrati, formano facilmente complessi, hanno eleva-
ta affinità per i disolfuri, il loro stato di ossidazione dipende dal pH e dall’Eh (FAURE, 1992).
36 Oddis M., Cialfi R., Iannarelli A., Leonardi M. & Pacioni G.
MATERIALI E METODI
Campionamento
Il contesto geopedologico e vegetazionale della Regione Abruzzo in relazione alle aree
tartuficole è stato oggetto di approfondite indagini (DE LAURENTIIS et al., 2005; DE
LAURENTIIS & SPINELLI, 2009); sulla base di tali studi sono state operate raccolte di asco-
mi di diverse specie di tartufo e del terreno circostante.
Più dettagliatamente, sono stati scelte diverse località abruzzesi al fine di avere una
gamma sufficientemente ampia di tartufi e di terreni caratteristici (Tab. 1 e Fig. 1).
Il protocollo operativo prevede questo duplice campionamento per il confronto delle
concentrazioni dei metalli trovate nel tartufo e nel terreno, al fine di determinare l’accu-
mulo effettivo.
Analisi
Le analisi del contenuto dei metalli pesanti sono state condotte seguendo i metodi uffi-
ciali previsti dalle normative nazionali ed internazionali, ovvero:
per i tartufi:
- EPA 7470 A (CV-AAS) per Hg;
- ISTISAN 96/34 (BALDINI et al., 1996) per tutti gli altri metalli.
per i terreni:
- EPA 7470 A (CV-AAS) per Hg;
- D.M.13/09/1999 per tutti gli altri metalli.
Sono stati ricercati i seguenti metalli: rame, piombo, cadmio, cromo, nichel, zinco,
bario e manganese.
L’analisi nella maggior parte dei casi è stata effettuata utilizzando la tecnica del for-
netto di grafite, più sensibile di quella con l’atomizzatore a fiamma (diluendo opportuna-
mente i campioni ove necessario).
Alla Spettrofotometria di Assorbimento Atomico, è stata affiancata l’ICP-OES
(Inductively Coupled Plasma-Optical Emission Spectrometry; Perkin Elmer Optima
7300), una tecnica innovativa che consente un’analisi multi-elemento, che fornisce un’in-
formazione complessiva sulla presenza di diversi metalli, con tempi di esecuzione più
rapidi anche se di costo più elevato. I dati forniti da questa metodica si presentano sotto
forma di un unico istogramma in cui è possibile riconoscere per ogni picco la concentra-
zione di un determinato metallo.
RISULTATI
Per definire meglio la relazione esistente tra le concentrazioni di metalli nel tartufo e
nel terreno, è stato calcolato il “fattore di concentrazione” Fc = CT/CS, dove CT è la
concentrazione di un metallo nel tartufo e CS è la concentrazione dello stesso metallo
nel suolo (COCCHI et al., 2006). Valori superiori ad 1 indicano capacità di bioaccumulo.
I valori risultanti sono mostrati in Tab. 6.
Da questi risultati si può rilevare che in tutte le specie di tartufi c’è la tendenza a bioac-
cumulare cadmio, rame e cromo. Tra di essi Tuber borchii sembrerebbe essere la specie
con una maggior capacità di bioaccumulo: infatti rame, cromo, cadmio, ferro ed alluminio
presentano un Fc superiore ad uno, e per gli altri metalli valori che si avvicinano ad uno.
Di un certo interesse, per eventuali considerazioni nutrizionali, i dati riguardanti il
selenio che sembrerebbe essere accumulato in particolare in T. melanosporum (Fc 5,82)
ed in T. magnatum (Fc 8,64), ma purtroppo avendo a che fare con valori di concentrazione
al limite delle rilevabilità strumentale, non riteniamo, per il momento, affidabili tali dati.
Anche il nichel è un metallo che sembra concentrarsi leggermente in alcune specie
(T. melanosporum, T. aestivum e T. magnatum), come anche lo zinco (T. mesentericum
e T. magnatum).
Bioaccumulo di metalli pesanti nei tartufi 39
DISCUSSIONE
Export Committee on Food Additives, JECFA, 2001) che fissavano l’assunzione settima-
nale tollerabile di metalli pesanti in un uomo adulto, al Regolamento CE n.1881/2006 del
19 dicembre 2006 definisce i tenori massimi di vari contaminanti, compresi i metalli
pesanti, nei prodotti alimentari.
Bioaccumulo di metalli pesanti nei tartufi 41
MEDIE
terreno Fe Cd Al As Be Co Cr Cu Hg Ni Pb Se V Zn
T. melanosporum 310,03 0,03 507,56 0,28 0,06 0,07 1,06 1,76 0,01 1,23 0,45 0,01 1,31 92,64
T. aestivum 367,18 0,05 654,20 0,27 0,06 0,12 1,57 1,74 0,04 1,64 0,80 0,05 2,04 96,41
T. borchii 327,02 0,02 660,31 0,43 0,11 0,01 2,07 1,02 0,01 0,87 1,10 0,01 3,32 43,08
T. macrosporum 230,45 0,01 434,35 0,17 0,03 0,03 1,32 1,21 0,01 0,70 0,35 0,00 1,52 52,86
T. mesentericum 232,51 0,02 474,50 0,26 0,05 0,03 1,56 2,55 0,01 0,65 0,60 0,01 1,99 108,96
T. magnatum 414,17 0,01 680,38 0,27 0,03 0,03 2,68 1,51 0,01 1,37 0,56 0,01 2,24 68,53
Tab.4 - Concentrazioni medie di metalli pesanti nei terreni corrispondenti alle sei specie
di tartufo (valori in mg/kg di campione secco).
MEDIE
tartufo Fe Cd Al As Be Co Cr Cu Hg Ni Pb Se V Zn
T. melanosporum 131,78 0,41 85,70 0,05 0,01 0,01 0,21 4,56 0,05 0,38 0,12 0,04 0,20 74,00
T. aestivum 133,01 0,11 111,01 0,04 0,01 0,03 0,22 1,88 0,02 0,25 0,26 0,01 0,24 29,27
T. borchii 340,16 0,31 692,81 0,16 0,04 0,00 0,98 3,08 0,01 0,37 0,30 0,00 1,35 41,93
T. macrosporum 105,83 0,03 12,75 0,01 0,00 0,00 0,05 4,46 0,01 0,04 0,13 0,01 0,05 25,27
T. mesentericum 99,44 0,06 68,74 0,03 0,00 0,00 0,19 6,69 0,01 0,09 0,32 0,01 0,21 156,40
T. magnatum 130,75 0,16 150,52 0,03 0,01 0,01 0,22 3,56 0,06 0,16 0,18 0,09 0,27 70,98
Tab. 5 -Concentrazioni medie di metalli pesanti nelle sei specie di tartufi, raccolti in diver-
se aree della regione Abruzzo (valori in mg/kg di campione secco).
Fc Fe Cd Al As Be Co Cr Cu Hg Ni Pb Se V Zn
T. melanosporum 0,43 13,13 0,17 0,18 0,22 0,07 1,06 1,76 0,01 1,23 0,27 5,82 0,15 0,80
T. aestivum 0,40 2,04 0,17 0,15 0,18 0,12 1,57 1,74 0,04 1,64 0,33 0,21 0,12 0,30
T. borchii 1,04 17,4 1,05 0,37 0,35 0,01 2,07 1,02 0,01 0,87 0,27 0,22 0,41 0,97
T. macrosporum 0,46 2,42 0,03 0,06 0,10 0,03 1,32 1,21 0,01 0,70 0,36 1,63 0,03 0,48
T. mesentericum 0,43 4,07 0,14 0,12 0,06 0,03 1,56 2,55 0,01 0,65 0,54 1,95 0,10 1,44
T. magnatum 0,32 15,54 0,22 0,10 0,25 0,03 2,68 1,51 0,01 1,37 0,33 8,64 0,12 1,04
Per questa ragione i risultati della nostra indagine rappresentano il primo contributo
organico alla conoscenza di questo particolare aspetto che riguarda, contemporaneamen-
te, la biologia e la merceologia dei tartufi, e la salute umana.
In Abruzzo il tartufo ha assunto notevole importanza e sta acquisendo un ruolo di rilie-
vo come fattore di sviluppo economico delle aree interne: la raccolta del tartufo è pratica-
ta in tutta la Regione sia in tartufaie spontanee che artificiali e sono quasi seimila i racco-
42 Oddis M., Cialfi R., Iannarelli A., Leonardi M. & Pacioni G.
Fig. 2 - Concentrazione media del ferro, zinco e alluminio nelle diverse specie di tartufo.
Fig. 3 - Concentrazione media del cadmio, mercurio e piombo nelle diverse specie di tartufo.
Fig. 4 - Concentrazione media degli altri metalli pesanti analizzati nelle diverse specie di
tartufo.
Fig. 5 - Fattore di concentrazione di mercurio, cadmio e piombo (in senso orario). Solo
per Cd è evidente il bioaccumulo.
radioisotopi (Cs e Sr) (KALAÃ et al, 2004), i tartufi sembrano, al momento, essere un ali-
mento perfettamente sicuro da questo punto di vista.
I risultati ottenuti con i due diversi metodi analitici, infatti, concordano sulla selettivi-
tà nell’assunzione di ioni dalle soluzioni circolanti nel suolo da parte dei tartufi. Più volte
è stato evidenziato che i tartufi accumulano fortemente elementi utili come K e S, mentre
è stata posta scarsissima attenzione ad eventuali bioaccumulazioni nocive, che fortunata-
mente però non sembrano essere messe in atto dai tartufi. I dati ottenuti confermano i
risultati dall’unico lavoro sull’argomento (GIACCIO et al., 1992), che aveva sempre inte-
ressato i tartufi abruzzesi. Benché i dati di concentrazione dei metalli, esaminati in prece-
denza, (Cr, Mn, Ni, Cu, Zn, Cd e Pb) non fossero stati correlati con il contenuto dei sin-
goli suoli di produzione, già allora non erano stati evidenziati valori preoccupanti.
Da sottolineare che i valori assoluti rilevati nel nostro studio anche se molto al di sotto
della soglia di guardia, sono in realtà ancor più bassi. Nella normativa (Regolamento CE
n.1881/2006), infatti, i valori soglia indicati sono riferiti alle concentrazioni su peso fre-
sco di alimento, mentre i nostri valori, per motivi di uniformità metodologica, sono riferi-
ti al peso secco. Quindi i valori effettivi riferiti alla normativa vanno diminuiti di un fat-
tore 10. Si aggiunga, inoltre, che il quantitativo di tartufi che viene consumato pro capite
è irrisorio, non potendosi minimamente confrontare con quello di un alimento di uso
comune.
Accertata la assoluta sicurezza di questo prodotto di eccellenza, rimane da chiarire se
la mancanza di bioaccumulo di metalli pesanti, sia una caratteristica generale dei tartufi o
sia, in realtà, connessa con le caratteristiche dei suoli tartuficoli studiati. I terreni nei quali
si sviluppano i tartufi sono caratterizzati, almeno in Abruzzo, da un basso contenuto di
metalli pesanti. Fatto questo confermato dall’ampio riferimento statistico prodotto dai
progetti ARSSA (DE LAURENTIIS et al., 2005; DE LAURENTIIS & SPINELLI, 2009). Sia per-
ché, in genere, i suoli tartuficoli presentano pH alcalino (7,2-8,1) ed è noto che in queste
condizioni i metalli non sono resi facilmente disponibili (GEOFFREY & GADD, 2007).
A questo aspetto ecologico, si aggiunga che il micelio di Tuber borchii, la specie che
sembra essere quella maggiormente coinvolta nel bioaccumulo di alcuni metalli tossici,
44 Oddis M., Cialfi R., Iannarelli A., Leonardi M. & Pacioni G.
RINGRAZIAMENTI
Siamo grati a Valentina Ferrari, alla dott.ssa Rosita Abbate e alla dott.ssa Monalisa Di
Nino dell’ARTA per il prezioso aiuto tecnico nell’uso della strumentazione; al dr. Gabriele
De Laurentiis e Domenico Spinelli dell’ARSSA, a Carmine Visca dell’Università
dell’Aquila, ed ai signori Laurentino Oddis e Silvio Guardiani per la raccolte del materia-
le studiato.
BIBLIOGRAFIA
BALDINI M., FABIETTI F., GIAMMATIOLI S., ONORI R., OREFICE L.& STECCHINI A, 1996:
RAPPORTI ISTISAN 96/34. Metodi di analisi per il controllo chimico
degli alimenti. http://www.iss.it/binary/publ2/cont/Rapporto%2096-
34.1140450878.pdf
BENCIVENGA M. & GRANETTI B., 1989: Indagine preliminare sul contenuto in macro e
microelementi del terreno e dei carpofori di Tuber melanosporum Vitt.
Micol Ital. 3: 25-30.
CARVALHO M. L., PIMENTEL A. C. & FERNANDES B., 2005: Study of heavy metals in wild
edible mushrooms under different pollution conditions by X-ray fluores-
cence spectrometry. Anal Sci. July. 21 (7): 747-750.
COCCHI L., VESCOVI L., PETRINI L. E. & PETRINI O., 2005: Heavy metals in edible mush-
rooms in Italy. Food Chemistry 98: 277-284.
COLLIN-HANSEN C., PEDERSEN S. A., ANDERSEN R. A., STEINNES E., 2005a: Molecular
defense systems are expressed in the king bolete (Boletus edulis) growing
near metal smelters. Mycologia 97: 973-983.
COLLIN-HANSEN C., PEDERSEN S. A., ANDERSEN R. A., STEINNES E., 2005b: Damage to
DNA and lipids in Boletus edulis exposed to heavy metals. Mycological
Research 109:1386-1396.
Bioaccumulo di metalli pesanti nei tartufi 45
COLLIN-HANSEN C., PEDERSEN S. A., ANDERSEN R. A. & STEINNES E., 2007: First report of
phytochelatins in a mushroom: induction of phytochelatins by metal expo-
sure in Boletus edulis. Mycologia 99:161-174.
DE LAURENTIIS G., SPINELLI D. & CIMINI G., 2005: Carta delle potenzialità tartuficole della
regione Abruzzo: risultati dell’indagine preliminare. Avezzano, Italia:
Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo.
DE LAURENTIIS G. & SPINELLI D. (eds), 2009: Carta della vocazionalità tartuficola della
Regione Abruzzo. Risultati dell’indagine conclusiva. Avezzano, Italia:
Agenzia Regionale per i Servizi di Sviluppo Agricolo.
D. M. DEL 13/09/1999: Approvazione dei “Metodi ufficiali di analisi chimica del suolo”.
Ministro per le Politiche Agricole. Gazz. Uff. Suppl. Ordin. n° 248 del
21/10/1999.
DOJMI DI DELUPIS G. & DOJMI DI DEPULIS F., 1996: Contaminazione di funghi commesti-
bili con mercurio, cadmio e piombo. Rapporto ISTISAN 96/36. Roma:
Istituto Superiore di Sanità.
FAURE G., 1992: Principles and application of inorganic geochemistry. Maxwell Mcmillan
International Editions: New York.
GIACCIO M., DI GIACOMO F. & MARCHIGIANI R., 1992: Il contenuto di cromo, manganese,
nichel, rame, zinco, cadmio e piombo in alcune specie di tartufi. Micologia
Vegetazione Mediterranea 7: 287-294.
GIACCIO M., & CICCHELLI A., 1986: L’accumulo di oligoelementi nei funghi basidiomiceti.
Micol. Ital. 15: 37-41.
KALAÃ P. & SVOBODA L., 2000: A review of trace elements concentrations in edible
mushrooms. Food Chemistry. 69: 273-281.
KALAÃ P., SVOBODA L. & HAVLÌÃKOV? B., 2004: Contents of cadmium and mercury in
edible mushrooms. Journal of Applied Biomedicine 2:15-20.
LORENZELLI R., ZAMBONELLI A., SERRA F. & LAMMA A, 1996: 137Cs content in the fruit
bodies of various Tuber species. Health Physics 71: 956-959.
POMA A., RAGNELLI A. M., PACIONI G., AIMOLA P. P. & LIMONGI T., 2006: Effects on deve-
lopment and programmed cell death (PCD) induced by heavy metals (Pb
and Cd) on Tuber borchii mycelium in vitro. Recent Res. Devel.
Microbiology 10: 57-63.