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6) Nagib Mahfuz
7) Nizar Qabbani
8) Ghassan Kanafani
9) Mahmud Darwish
10) Parlami della situazione geopolitica del mondo arabo tra gli anni 90' e 2000 e che tipo di letteratura
nacque!
I-----------------------------------------------I
1) Parlami della situazione geopolitica del mondo arabo nel periodo della guerra fredda e sulla sua
influenza della letteratura!
Il secondo dopoguerra è durissimo per il mondo arabo. Nel 1948 nasce lo Stato d'Israele e questo
comporta una perdita di una parte della Palestina in favore del nascente stato ebraico. Subito dopo la
nascita di Israele, i paesi arabi confinanti con l'ormai ex Palestina (Siria, Libano, Giordania, Iraq ed
Egitto) l'hanno invasa per combattere il nascente esercito israeliano derivato dalla Haganah, ma senza
successo, e questo ha comportato l'esodo di massa dei Palestinesi verso i paesi vicini, concretizzando
la Nakba. In paesi quali l'Egitto, il Sudan, la Siria e l'Iraq si sono succedute delle rivoluzioni, ma le
speranze di queste rivoluzioni sono illusorie perché ben presto questi regimi rivoluzionari
diventeranno dittatoriali, sopraffacendo la popolazione e attuando dei sistemi di controllo totalitari. La
letteratura aveva bisogno di un linguaggio adatto alla situazione e nacque il verso libero. Nei testi di
questo periodo, si andava contro la morale araba di quel tempo e gli autori non esitarono ad attaccare
la società araba e il suo maschilismo, come fece il siriano Nizar Qabbani. Per quanto la narrativa, essa
ha conosciuto un certo sviluppo, ma è il romanzo che ha conosciuto un grandissimo successo e il più
importante romanziere arabo del tempo è Nagib Mahfuz, appartenente alla generazione degli anni
60', che nelle sue opere esprime il senso di frustrazione del popolo egiziano di fronte ai regimi
autoritari (in particolare quello di Gamal Abd en-Nasser, entrato al potere nel 1952). Mahfuz racconta
un Egitto martoriato e secondo lui i veri egiziani sono il popolo, non i governanti, e quindi Mahfuz sta
dalla parte del popolo. Inizialmente, altri autori del movimento letterario degli anni 60' appoggiarono i
rivoluzionari, che nel tempo hanno mostrato il loro vero volto dispotico, ma poi si sono allontanati.
La letteratura palestinese è particolare, perché è una letteratura resistente e ribelle che sta dalla parte
dei diseredati, di coloro che hanno perso i beni e soprattutto sta dalla parte di coloro che hanno perso
la patria. È riuscita a produrre delle opere straordinarie che meritano di essere conosciute e lette, e
visto che la cultura palestinese è stata danneggiata dalle incursioni israeliane, la letteratura
palestinese merita di essere digitalizzata. I rapporti tra governanti e intellettuali erano tesi già tesi
prima della guerra dei Sei giorni nel 1967. In quell'anno, Israele occupa anche le zone a maggioranza
araba, come la Cisgiordania, buona parte della Galilea, la Striscia di Gaza e il Sinai. Alla fine della
guerra, i rapporti tra gli intellettuali e i governanti si deteriorarono, con gli intellettuali (tra cui Nizar
Qabbani) che accusarono i governanti arabi di essere codardi e spregevoli, sopraffacendo i loro popoli.
Dal punto di vista territoriale, la Galilea finì interamente in mani israeliane, la Cisgiordania venne
annessa alla Giordania, mentre la Striscia di Gaza e il Sinai vennero annessi all'Egitto.
Per quanto riguarda la Nakba, essa è un processo che iniziò nel 1883 e che si concretizza nel 1948, con
la nascita dello Stato di Israele. Nella seconda metà dell'Ottocento, gli ebrei subirono varie purghe in
tutta Europa, in particolare in Russia, dove gli ebrei subirono confische, omicidi e persecuzioni e tutto
questo li ha spinti ad emigrare in Palestina, all'epoca sotto il dominio ottomano. La Palestina era nel
pieno della Nahda e la capitale Gerusalemme era una città dalle dimensioni di un paese (aveva 10.000
abitanti, di cui una percentuale tra il 10% e il 15% erano ebrei). Gerusalemme era una città
politicamente non importante, visto che era sotto gli Ottomani e nel 1864, nel contesto delle tanzimat,
da sangiaccato diventa governatorato a causa degli scontri religiosi tra cristiani e musulmani a
Damasco. Questa decisione presa dal governo ottomano fa crescere Gerusalemme in importanza e
popolazione, arrivando a contare una popolazione di circa 40.000 abitanti. Gerusalemme, grandissima
meta di pellegrinaggi per ebrei, cristiani e musulmani, fiorisce da un punto di vista culturale, politico
ed economico e fondamentale per la città era il ceto del notabilato, che faceva da intermediario tra il
governo ottomano (con il quale aveva forti legami) e il popolo palestinese. Importanti famiglia
appartenenti al notabilato gerosolimitano sono gli al-Khalibi, gli al-Budayri e gli al-Husayni, da dove
proverrà Yasser Arafat. Queste famiglie gestivano delle biblioteche importantissime per il patrimonio
culturale palestinese, tra cui la Biblioteca della Moschea al-Aqsa, che subirono poi saccheggi da parte
degli israeliani, che alterarono i testi palestinesi in chiave sionista e oggi questi testi possono essere
salvati e recuperati tramite la digitalizzazione che la moderna tecnologia può offrire. Quindi la Nakba
non è solo politica e sociale, ma anche culturale. Un notabile di origine algerina è Tahir al-Jaza2iri,
discendente del grande capo Abd al-Qadir al-Jaza2iri che si è trasferito a Damasco e da lì i loro
discendenti si propagheranno per tutta la Siria storica, in particolare la Siria e la Palestina. Durante
l'Ottocento anche in Palestina, come nel vicino Libano, sorsero delle ambasciate e delle scuole di tipo
europeo che garantivano una qualità di istruzione superiore rispetto alle scuole coraniche, e le scuole
di tipo occidentale erano a base confessionale (scuole cattoliche -> create da francesi ed italiani; scuole
protestanti -> create da anglosassoni e tedeschi; scuole ortodosse -> create da russi). Qui si
apprendevano le scienze, la filosofia e le lingue straniere e si doveva trasmettere il sapere occidentale
ai palestinesi. I palestinesi non erano ignoranti, ma lo erano i contadini. L'influsso occidentale ha
contribuito all'innalzamento culturale di Gerusalemme, la cui porta era Jaffa (l'attuale Tel Aviv). Jaffa
(località balneare) e Gerusalemme (metà di pellegrinaggi delle tre religioni abramitiche) erano le due
principali località turistiche della Palestina. Questa trasformazione finì nel 1948 con la nascita dello
Stato sionista d'Israele. Durante la seconda guerra mondiale, gli ebrei subirono massacri indicibili nei
campi di concentramento da parte dei nazisti e questo ha creato una seconda e più grande ondata di
migrazioni ebraiche verso la Palestina. Da una minoranza si è passati a una maggioranza e questo ha
contribuito, con il benestare degli inglesi che colonizzarono fino a quel momento la Palestina, alla
nascita dello Stato israeliano, il cui esercito, derivato dalle milizie paramilitari della Haganah, ha
rastrellato casa per casa al fine di cacciare i palestinesi dalle loro terre, confiscando loro i beni e
saccheggiando le loro biblioteche e il notabilato vede calare il suo prestigio. Questo ha contribuito ad
un esodo di massa nei paesi vicini, creando non pochi problemi, soprattuto in Giordania e in Libano,
dove sia per causa dei palestinesi che della frammentaria composizione religiosa (i maroniti
fiancheggiati dall'Occidente, da Israele e dagli stati arabo-maghrebini filo-occidentali contro i
musulmani spalleggiati dai Paesi del Blocco sovietico, dai palestinesi e dagli stati arabi anti-occidentali)
scoppiò la guerra civile che durò dal 1975 al 1990, con l'apice raggiunta nel 1982, quando gli israeliani
occupano Beirut. L'antisionismo non deve essere confuso con l'antisemitismo. L'obiettivo non è
cacciare gli ebrei dalla Palestina, ma restituire i beni ai palestinesi e salvaguardare il patrimonio
culturale palestinese.
Gli autori maghrebini hanno sofferto molto la colonizzazione francese dei loro paesi. Il Marocco e la
Tunisia si sono resi independenti nel 1956, mentre l'Algeria ha dovuto combattere una guerra contro i
francesi tra il 1957 e il 1962, anno dell'indipendenza del Paese. Gli algerini sono quelli che
maggiormente hanno sofferto la colonizzazione francese, che non teneva conto delle diverse tradizioni
linguistiche e culturali. Il Maghreb è composto da arabi e berberi, si parlavano l'arabo e il berbero. I
colonizzatori francesi hanno imposto con la forza la lingua francese, facendo diventare francofoni i
maghrebini. Dopo l'indipendenza, i paesi del Maghreb attuarono un programma di arabizzazione e
durante questi anni la voce più importante è quella del tunisino Abd el-Kacem ech-Chebbi. La
letteratura maghrebina tiene conto della memoria, e recuperare il passato è necessario per recuperare
i tasselli di una lingua che è in pericolo di estinzione. Ma dal punto di vista politico non cambia molto,
perché i maghrebini continuano ad essere oppressi. I governanti maghrebini, dopo l'indipendenza dei
loro paesi dalla Francia, instaurarono dei regimi autoritari che bandivano la libertà di espressione e di
parola e che violavano costantemente i diritti umani e l'Algeria è l'eccellenza del male maghrebino ed
arabo, perché considerato un paese dal futuro promettente. L'Algeria, nel 1991, precipita nella guerra
civile tra il governo militare e i fondamentalisti islamici, reclutati tra i giovani delle classi basse. Per
quanto riguarda i paesi del Sahel, assistiamo ad un sincretismo tra cultura araba e cultura africana. In
particolare vi sono autori che mescolano proprio cultura araba e cultura non araba, come il tuareg
libico Ibrahim al-Kuni, che mescola cultura araba e cultura tuareg, il mauritano Musa Ould Ibnu e il
sudanese Tayyib as-Salih, che mescolano cultura araba e cultura africana.
A causa dei regimi autoritari, molti scrittori vennero incarcerati e tra gli anni 60' e 70' nacque la
letteratura di prigione, che è un filone interessanre. Sempre in quel periodo, si adoperò il romanzo
storico, dove gli autori sceglievano quei periodi in cui si era registrato il tramonto di un vecchio
mondo, dominato dal dispotismo e dalla decadenza delle istituzioni. Nel secondo dopoguerra, le
donne sono emerse con forza, ma già erano emerse durante la Nahda. Ma in questo caso, si trattava di
donne provenienti dalle classi alte delle società arabe, mentre in questo periodo le donne scrittrici
provenivano da tutte le classi sociali grazie all'accessibilità dell'istruzione per tutti i ceti sociali. Le
donne sono emerse per prima in Egitto, Siria storica ed Iraq, e sono emerse dopo nel Maghreb e nella
Penisola araba, dove ancora oggi alcuni diritti non vengono sanciti. La creatività femminile è accelerata
dai conflitti che erano in corso in quel momento e la presenza delle scrittrici è un fattore
imprescindibile della vità pubblica e la loro voce si è fatta sentire forte. Dal punto di vista stilistico, loro
utilizzano delle modalità di scrittura sempre più raffinate.
6) Nagib Mahfuz
Nagib Mahfuz è stato uno scrittore, giornalista e sceneggiatore egiziano. Nasce al Cario nel 1911 e
morirà lì nel 2006. È l'unico autore arano insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1988, ed è
uno tra gli autori arabi più importanti del suo tempo. Mahfuz diede forma ad una narrativa araba di
portata universale. Nato nel quartiere di Gamāliyya della capitale egiziana, proveniva da una famiglia
piccolo-borghese. Si laureò in filosofia presso l'Università del Cairo e venne assunto
nell'amministrazione pubblica. Lui segue la moda letteraria (ma dai profondi risvolti etico-filosofici) del
cosiddetto "Faraonismo",[2] Mahfuz subì l'influenza politica del grande pedagogo egiziano Salama
Musa, un socialista vicino al pensiero del Fabianesimo e inaugurò il filone narrativo del realismo
sociale, ambientando le sue opere nei luoghi più tradizionali del Cairo. A tal proposito vanno citati
Khan el-Khalili (nome dell'antico bazar della città) e Zuqāq al-Midaq (il "Vicolo del mortaio", da cui
prende il titolo un suo romanzo). Nel 1956 pubblicò il primo volume della trilogia: Bayn al-Qaṣrayn (Tra
i due palazzi), Qaṣr al-Shawq (Il palazzo del desiderio) e al-Sukkariyya (nome di una strada del Cairo).
Al 1959 risale Figli del nostro quartiere; al 1967 Mīrāmār. Nel 1975 pubblicò Storie del nostro
quartiere, il suo romanzo più autobiografico. Dal 1971 continuò la sua prolifica attività di scrittore e di
editorialista del celebre quotidiano al-Ahram. Mahfuz scriveva ciò che conosceva. In particolare storie
ambientate al Cairo. Libri in grado di evocare, anche a grande distanza di tempo dall'epoca narrata, la
medesima atmosfera che ancora oggi si assapora, rendendo così la sua opera sempre attuale. Nagib
Mahfuz ha vissuto nella zona di Khan el-Khalili, una delle più suggestive del Cairo dove si trovano
bazar e mercati, dove turisti e gente locale si riversa in gran numero quotidianamente nella strada e
nell'aria si sente quel particolare odore di spezie e caffè, che fanno da sfondo ideale ai suoi romanzi
che in quel suq sono spesso ambientati. Mahfuz ha scritto anche per il cinema, del quale egli ha detto:
“Sono diventato un poeta, perché sono un impiegato”, come i personaggi del libro Il giorno in cui fu
ucciso il leader, libro che scrisse nel 1985 ma che è stato tradotto in italiano solo nel 2005, ambientato
nel 1981 quando il Presidente Anwar al-Sadat venne assassinato da parte di esponenti traditori
dell'esercito. Tra gli scritti per il cinema si ricordano: La battaglia di Tebe, Akhenaton e La maledizione
di Cheope. Mahfuz ha pubblicato una cinquantina di romanzi, tra cui la Trilogia del Cairo (1956-57), Il
rione dei ragazzi (1959), a lungo censurato per blasfemia in Egitto, Il ladro e i cani (1961) e Il nostro
quartiere. Nei suoi romanzi, egli descrive in maniera molto approfondita gli aspetti della vita popolare
cairota. Gli unici romanzi non ambientati nella capitale egiziana sono Mīrāmār e La quaglia e
l'autunno, testi incentrati su Alessandria d'Egitto. Nel 1994 subì un attentato da parte dei
fondamentalisti islamici, ma sopravvisse.
7) Nizar Qabbani
Nizar Qabbani è stato un diplomatico, poeta e editore siriano, tuttora uno dei più importanti e più
famosi poeti arabi nei tempi moderni. Nasce a Damasco nel 1923 da una famiglia agiata e si laureò in
Giurisprudenza all'Università di Damasco nel 1945 e da quel momento intraprese un'intensa carriera
diplomatica in giro per il mondo. Lui lasciò la sua carriera diplomatica nel 1966, quando decise di
dedicarsi completamente alla letteratura. Lui ha fondato una sua casa editrica, Manshurat Nizar
Qabbani. La sua poetica vanta di 40 raccolte poetica, molte delle quali incentrate sulla donna e
sull'amore, che sono i suoi temi più tipici. Alcune delle sue poesie vennero musicate dai musicisti arabi
del momento, tra cui la libanese Fairuz, e lui voleva promuovere un'immagine non convenzionale della
donna e non esitò a utilizzare un linguaggio spudorato e focoso. Infatti, le sue poesie erano
considerate oscene e contrarie alla morale araba ed islamica. La sua raccolta più importante risale al
1970, chiamata "Kitab al-Hubb" (Libro dell'Amore), in cui usa un tono leggero e audace. Sebbene Nizar
Qabbani fosse conosciuto con l'epiteto di "Sha3r al-mar2a" (poeta della donna), si occupò anche di
politica. Una sua poesia politica, "Khubz wa hashish wa qamar", ha creato forti dibattiti nel
parlamento siriano negli anni 50'. In questa poesia, Qabbani attacca la società araba, accusata di
essere troppo maschilista e di soffocare le libertà dei cittadini, considerati complici dei regimi
autoritari. Dopo la guerra dei Sei giorni del 1967, Qabbani acquisisce dei toni più duri, accusando i
regimi arabi di avere solo abilità oratorie e di sopraffare i loro popoli e di non consentire loro di
dissentire. Famosa è anche la poesia "Atfal al-hijara", dedicata alla Intifada palestinese.
8) Ghassan Kanafani
Ghassan Kanafani, assieme a Mahmoud Darwish, è stato uno tra i principali autori palestinesi. Nasce
nel 1936 ad Acri, nel nord della Palestina (Galilea), dove visse l'infanzia, e nel 1948, quando nasce lo
Stato di Israele, Kanafani fugge con la sua famiglia prima nel sud del Libano, poi in Siria, Kuwait e in
fine a Beirut. A Beirut, Kanafani fonderà il giornale "Al-Hadaf" nel 1969, e tre anni dopo, nel 1972,
venne assassinato a seguito di un attacco compiuto dalle forze militari israeliane. Molte sue opere
vennero tradotte dall'arabo a varie lingue occidentali, tra cui l'italiano. Il suo capolavoro è "Rijalu fish-
Shamsi" (Uomini sotto il sole) del 1969, in cui l'autore racconta tre generazioni di emigranti palestinesi
lasciate al loro destino sia dagli arabi che dagli occidentali. La prima parte è inerente all'anziano Abu
Qays, che lascia il campo profughi per andare a vivere in Kuwait accompagnato da un autista
palestinese (Sa3ad) affinché possa raggiungere la meta, assieme ad altri due sventurati. Il brano
"Ritorno ad Haifa" racconta il ritorno di una famiglia palestinese a Haifa dopo 20 anni, e vedono una
città irriconoscibile, abitata da ebrei polacchi scampati alla Shoah. Il figlio di questa coppia palestinese
è stato abbandonato e affidato ad una famiglia ebrea che lo ha avviato alle armi. Appena vede i suoi
genitori naturali, lui accusa i suoi ex genitori di essere codardi, per il fatto che se ne sono fuggiti invece
di combattere. Questo brano è la sintesi del conflitto tra i palestinesi della diaspora e i palestinesi che
sono rimasti in Palestina diventati cittadini israeliani. Kanafani condanna l'atteggiamento
dell'Occidente riguardo la questione palestinese, ma mette in guardia anche gli stessi palestinesi di
fronte alle proprie responsabilità.
9) Mahmud Darwish
Mahmoud Darwish è uno tra i principali poeti arabi contemporanei. Nacque nel 1941 nel villaggio di
al-Birwa, situato in Alta Galilea a est della città di Akko (Acri). Il suo villaggio natale fu distrutto nel
corso del conflitto arabo-israeliano del 1948, e dichiarato unilateralmente zona militare inaccessibile
nel 1951. Nel 1948 si rifugiò in Libano con il resto della popolazione, ma furono tra i pochissimi che
riuscirono a rientrare nel loro paese, illegalmente, dopo appena un anno. Nel frattempo però la loro
terra d'origine era diventata parte dello stato di Israele e i loro beni erano stati confiscati. Da giovane
fece parte del partito comunista israeliano e fu arrestato e condannato più volte a pene detentive, per
la sua presenza in Israele senza permesso e per aver recitato poesie sovversive in pubblico. Studiò
peraltro la lingua ebraica israeliana, perfezionando la conoscenza della sua lingua natia (l'arabo).
Pubblicò la sua prima raccolta di poesie, Uccelli senza Ali, a diciannove anni nel 1960. L'opera che lo
rese famoso, "Foglie D'Ulivo", fu pubblicata nel 1964. È un'opera che trasfigura in quadri di forte
impatto l'identità nazionale palestinese. Divennero famose alcune poesie che raccontano la condizione
dolorosa e folle dell'esilio. La carriera poetica di Mahmoud Darwish, dall'epoca della prima
pubblicazione, mantiene legami ideali con la lotta armata del popolo palestinese per il ritorno alla sua
terra (l'attività dei gruppi armati cominciò anch'essa nel 1964). La poesia di Darwish assumeva un
ruolo di riferimento collettivo per la causa palestinese. Infatti, lui si iscrisse all'OLP guidata da Yasser
Arafat, del cui fu uno tra i suoi fedelissimi. Nel 1970, lascia la Palestina per andare prima in Russia e
poi in Libano, nella capitale Beirut dilaniata dalla guerra civile. Visse nella capitale libanese fino al
1982, quando la città fu assediata dall'esercito israeliano. Darwish dovette abbandonare il Libano
insieme allo Stato Maggiore e al Comitato Esecutivo dell'OLP (l'organo di governo dell'OLP). Dopo un
periodo di esilio a Cipro, visse tra Beirut e Parigi. Lavorò anche al Cairo presso il quotidiano nazionale
"al-Ahrām". Nel 1987 fu eletto nel Comitato Esecutivo dell'OLP. Si dimise dal Comitato Esecutivo sei
anni dopo, nel 1993, perché contrario agli accordi di Oslo (accusò Yasser Arafat di eccessiva
arrendevolezza nei negoziati e quindi di aver tradito la Palestina e i palestinesi). Mahmoud Darwish è
morto all'età di 67 anni a Houston (Texas) il 9 agosto 2008, per le complicanze di un delicato intervento
al cuore (già ne aveva subiti nel 1984 e nel 1998). I suoi versi si arricchiscono di miti e simboli e l'esilio
è interiore, e tale visione si mantienr e anche nelle raccolte successive, in cui la patria sembra
trasformarsi in un sogno irrealizzabile. In molte sue opere, lui affronta il tema della convivenza tra
arabi ed ebrei, con alcuni poemi che celebrano storie d'amore con ragazze israeliane. Non bisogna
odiarsi per un ideale antico, e la miglior soluzione è convivere senza conflitti. La Palestina è il frutto
delle civiltà che si sono succedute (ebrei, greci, romani, bizantni, arabo-musulmani, mamelucchi,
ottomani e inglesi) e anche il poeta lo è. Anche nelle sue utlime raccolte, l'identità è un tema
preponderante e nasce dal desiderio di pensare a un futuro pacifico per i due Stati: Palestina e Israele.
Molte sue poesie furono musicate dai musicisti arabi.
10) Parlami della situazione geopolitica del mondo arabo tra gli anni 90' e 2000, e che tipo di letteratura
nacque!
Negli anni 90' la situazione geopolitica del mondo arabo era disastrosa. Nel 1991 scoppiò la guerra
civile algerina, che vide contrapposti i militari saliti al potere con un colpo di Stato e i fondamentalisti
islamici legati ad al-Qaida, e nello stesso anno scoppiò la Prima Guerra del Golfo, causata
dall'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq di Saddam Hussein. E queste guerre hanno lasciato delle
ferite che ancora non si sono rimarginate e i cui effetti si intravedono ancora oggi. L'11 settembre 2001
c'è stato l'attacco alle Twin Towers di New York e questo fatto ha contribuito a cancellare
definitivamente i già tesi rapporti tra mondo arabo ed Occidente. Tutti questi avvenimenti hanno
contribuito a stimolare la creatività degli scrittori arabi, che optarono per generi letterari moderni di
tipo poliziesco, noir, simbolista, giallo, fantascientifico e fantastico. I regimi dittatoriali sopravvissero
grazie a dei raffinati sistemi di controllo totalitario e molti di questi regimi finiranno agli inizi degli
anno 2010 nel contesto della Primavera araba. Il fondamentalismo islamico è in crescita, soprattutto
tra i giovani delle classi basse delle società arabe e il fondamentalismo islamico venne combattuto
coraggiosamente con la scrittura, e non con le armi. Prevale un sentimento di angoscia derivato dalla
perdita di tutti i punti di riferimento e prevale anche il pessimismo, adducendo la modernità come
causa dei mali del mondo arabo. Le società arabe hanno avuto a che fare con i sistemi politici
autoritari che non permettono lo sviluppo economico dei paesi arabi e quindi sono incapaci di
modernizzarsi. In questo periodo entrano in scena degli scrittori provenienti dalla regione del Golfo,
che portano tematiche nuove. I loro paesi sono delle petrolmonarchie, cioè quei paesi la cui economia
si basa sulla raffinazione del petrolio, generando abnormi introiti nella casse statali. La ricchezza
economica e tecnologica si contrappone ad una mentalità arretrata rimasta addirittura ai tempi degli
abbasidi. Per il fatto che le petrolmonarchie siano ricchissime e dunque non hanno bisogno di tassare
il popolo, gli scrittori temono che questo possa provocare uno strappo all'interno delle società del
Khalij, creando persone apatiche e dipendenti economicamente da questi paesi. Altre tematiche degli
scrittori del Golfo sono legate alla manodopera proveniente dal subcontinente indiano. Questa
manodopera è sfruttata e subisce delle ingiustizie e gli autori non esitano a denunciare lo stato in cui si
trovano questi immigrati. Per quanto riguarda la libertà di stampa, essa può essere pagata a caro
prezzo. In particolare, gli scrittori yemeniti sono stati perseguitati perché hanno denunciato l'estrema
arretratezza della società yemenita, la corruzione dilagante e la miseria, e anche gli scrittori arabi
fecero la loro fine per gli stessi motivi. In generale, gli scrittori arabi intimano il popolo a ribellarsi
contro le ingiustizie sociali negli Stati arabi, e auspicano la creazione di un regime democratico che
rispetti le minoranze etniche, religiose, culturali e sociali.
Nel dicembre 2010 si è aperto un nuovo capitolo per la storia politica e letteraria araba
contemporanea. Mohamed Bouazizi, un commerciante ambulante tunisino, si è immolato contro il
caro vita in Tunisia, e da allora il popolo tunisino è sceso in piazza a protestare contro il carovita e
contro il regime di Zayn al-'Abidin bin 3ali, dando inizio alla Rivoluzione dei Gelsomini (Thawrat al-
Yasmin). Dalla Tunisia, le rivoluzioni si propagheranno in tutto il mondo arabo, con esiti differenti. In
Tunisia, Egitto e Yemen il capo dello stato è stato deposto e sono stati creati dei governi di transizione,
mentre in Libia e Siria le rivoluzioni sono sfociate in guerre civili, di cui una ancora in corso (quella
siriana). La prima guerra civile libica, quella contro Gheddafi, è durata 8 mesi con l'uccisione dello
stesso Gheddafi, mentre la guerra civile siriana è ancora in corso. Ma la partecipazione della società
civile è stata debole e questo non ha permesso la creazione dei regimi democratici, che i regimi
autoritari non hanno permesso antecedentemente. Solo in Tunisia è stato creato un regime
democratico, ma che ultimamente sta spianando la strada verso l'autoritarismo. La primavera araba è
stata promossa dai social network, dove gli autori musicali e letterari hanno condiviso le loro opere,
soprattutto gli autori giovani. Ma anche gli scrittori più maturi hanno convidiso le loro opere musicali e
letterarie nei social, soprattutto YouTube. Fiorisce così un nuovo tipo di letteratura ribelle e resistente
che si batte per la democrazia, per i diritti umani e per la libertà. La poesia sta rinascendo nel mondo
arabo ed emergono delle voci poetiche che diventano i portavoci delle speranze del popolo e uno di
questi portavoci popolari è il poeta tunisino Mohamed Sghaier Awlad Ahmed, che ha scritto una
bellissima poesia sul connazionale Mohamed Bouazizi. Le opere di narrativa sono dei veri e propri
scoop che raccontano fatti reali e i personaggi sono reali, con le loro speranze, ossessioni e paure, ma
che hanno un grande coraggio al loro interno e che non hanno nessuna voglia di arrendersi. Si auspica
la cacciata dei tiranni, che saranno giudicati dalla storia e da Dio. Una grande lezione che proviene dal
drammaturgo siriano Sa3dullah al-Wannus è che siamo condannati a sperare anche nei momenti più
difficili.