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STORICO
BIBLICHE
SEMESTRALE 2017 LUGLIO-DICEMBRE
a cura di
GIUSEPPE BELLIA – DARIO GARRIBBA
Scritti di
Giuseppe Bellia Frédéric Manns
Dario Garribba Enrico Norelli
Santiago Guijarro Mauro Pesce
Giorgio Jossa Piero Stefani
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RS Abbonamento annuo (2017):
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Ricerche Storico Bibliche
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Europa
Noventa Padovana (PD) 2017
LA RISCOPERTA
DEL GESÙ EBREO
ATTI DEL XVI CONVEGNO DI STUDI NEOTESTAMENTARI
(NAPOLI, 10-12 SETTEMBRE 2015)
a cura di
Giuseppe Bellia – Dario Garribba
/RBS
SOMMARIO
3
SANTIAGO GUIJARRO
L’ambiente galilaico,
gli scavi di Magdala e il «documento Q»*
Anche se sono ancora poco noti, gli scavi effettuati negli ultimi
anni nell’antica città di Magdala rivestono un’enorme importanza per
la conoscenza della Bassa Galilea ai tempi di Gesù.2 Questi scavi hanno
riportato alla luce una buona parte della fiorente città che era ubicata
sulla sponda occidentale del lago di Galilea, a metà strada tra Cafarnao
e Tiberiade (figura 1). La città appare con il nome comune Migdal (Mig-
dal Saba’ayya o Migdal Nunayya) nelle fonti giudaiche, mentre nei testi
* Per l’apparato fotografico, l’editore è a disposizione degli aventi diritto che non
è stato possibile contattare.
1 La più recente sintesi sistematica è il lavoro in due volumi a cura di D.A. FIENSY
– J.R. STRANGE (edd.), Galilee in the Late Second Temple and Mishnaic Periods, Vol. I:
Life, Culture, and Society, Minneapolis, MN 2014; Vol. II: The Archaeological Record
from Cities, Towns, and Villages, Minneapolis, MN 2015. Si veda altresì l’eccellente sin-
tesi realizzata da U. LEIBNER, Settlement and History in Hellenistic, Roman an Byzantine
Galilee, Tübingen 2009.
2 Fortunatamente abbiamo già un bilancio provvisorio delle scoperte principali: R.
25
Figura 1 - Magdala nel contesto del lago di Genesaret.
ellenistico-romana di Magdala Taricheae. Gli scavi del Magdala Project 2007 e il 2008.
26
Le relazioni archeologiche pubblicate fino a oggi consentono di far-
si un’idea solo provvisoria di come si presentava la città al tempo di Gesù
e della sua influenza nella regione dove si è sviluppato gran parte del suo
ministero. Tuttavia, i dati disponibili sono sufficienti per proporre una
revisione dell’immagine che convenzionalmente gli studiosi hanno avuto
su alcuni aspetti della Galilea. Non è questo il luogo per una dettagliata
trattazione di questi aspetti, quindi mi limiterò a citarne brevemente tre
che trovo più rilevanti: a) l’impronta asmonea della città; b) la fusione
culturale che rivelano le caratteristiche giudaiche ed ellenistiche dei suoi
edifici e di altri resti archeologici; c) gli indizi di un’intensa attività indu-
striale e commerciale.
portato i sovrani asmonei a espandere i loro territori sono argomenti ancora discussi.
C’è stata, a quanto pare, un’occupazione progressiva, motivata da interessi religiosi,
demografici e commerciali: E. REGEV, The Hasmoneans: Ideology, Archaeology, Identity,
Göttingen 2013, 271-272.
5 LEIBNER, Settlement and History, 17.
27
Figura 2 - Strada principale della città (cardo).
28
Figura 3 - Angolo a sud-est del quadriportico.
portante. Ciò indica che essi rimasero in attività durante l’epoca asmonea
ed erodiana, e che l’attività all’interno di essi si intensificò alla fine di
quest’ultimo periodo.8
I ritrovamenti archeologici del settore nord arricchiscono questa
visione della città. Il più importante di tutti è senza dubbio la sinagoga,
scoperta durante gli scavi del 2009 (figura 4). Questo edificio, al momen-
to, rappresenta l’unica sinagoga anteriore al 70 d.C. scoperta nella Bassa
Galilea.9 L’edificio fu fondato verso la metà del I sec. a.C., anche se è
probabile che in questa prima fase non venisse utilizzato come sinagoga.
29
Figura 4 - Sinagoga con una replica della pietra trovata in essa.
scoperto un’altra sinagoga dello stesso periodo a Tel Rechesh, vicino a monte Tabor
(http: www.haaretz.com/jewish/archeology/1.736752, consultato il 2 marzo 2017).
10 BAUCKHAM – DE LUCA, «Magdala as We Now Know it», 106-114.
11 Secondo Stefano De Luca, a Magdala sono state trovate quattro tipi di case: a)
grandi case con cortile lastricato; b) case ampie con rifiniture di media qualità, che hanno
spesso un cortile interno; c) case annesse a strutture economiche o artigianali; d) abita-
zioni rurali trovate nei dintorni della città (informazione personale).
30
Figura 5 - Bagno di casa benestante (miqveh?).
12 Anche se la data esatta di arrivo degli asmonei in Galilea è una questione ancora
controversa, l’investimento fatto a Magdala rivela che essi avevano un progetto sociale e
commerciale che diede un notevole impulso alla regione e lasciò un segno indelebile su
di essa: M. AVIAM, «Land, Economy, and Belief in First-Century Galilee and Its Origins:
A Comprehensive Archaeological Synthesis», in D.A. FIENSY – R.K. HAWKINS (edd.), The
Galilean Economy in the Time of Jesus, Atlanta, GA 2013, 5-48, in partic. 11-15.
31
di Erode il Grande.13 Gli scavi di Magdala, al momento, non hanno rive-
lato alcuna ristrutturazione importante direttamente ascrivibile all’inter-
vento di Erode, anche se economicamente, durante il suo regno, la città
rimase molto fiorente. Similmente, fino a ora, non ci sono prove del diret-
to coinvolgimento di suo figlio, Erode Antipa, nell’attività edilizia della
città (se si esclude, forse, la costruzione dell’ippodromo menzionato da
Flavio Giuseppe che, però, non è ancora stato rinvenuto).14 A differen-
za di suo padre e per ragioni differenti, Erode Antipa aveva intrapreso
un ambizioso progetto di urbanizzazione della Galilea. In tale progetto,
tuttavia, non ci sono prove che Magdala sia stata direttamente coinvolta,
perché esso riguardò dapprima la ricostruzione di Sefforis e poi la fonda-
zione di Tiberiade. La creazione di questa nuova capitale, a soli quattro
chilometri a sud di Magdala, evidenzia le tensioni esistenti tra i reges socii
della famiglia erodiana e l’aristocrazia asmonea della Galilea.15
La situazione cambiò solo quando Nerone cedette ad Agrippa II le
città di Tiberiade e Magdala, collegandole così ai territori orientali che
costituivano il nucleo del suo dominio (Batanea, Traconitide, Gaulaniti-
de e Abilene). In tal modo, entrambe le città acquisirono una maggior
importanza commerciale, in quanto funsero da collegamento tra le rotte
commerciali d’Oriente e i porti del Mediterraneo. I rinvenimenti archeo-
logici attestano questa nuova situazione, e denunciano chiari segni di
investimenti infrastrutturali che sono visibili nel porto, nei bagni e nella
sinagoga.
investimenti diretti nella regione sembra indicare la sua distanza dal progetto asmoneo:
P. RICHARDSON, Herod. King of the Jews and Friend of the Romans, Minneapolis, MN
1996, 175-176; AVIAM, «Land, Economy, and Belief in First-Century Galilee and Its Ori-
gins», 15-16. FLAVIO GIUSEPPE racconta come Erode il Grande intervenne personalmente
per sedare la rivolta dei galilei proprio vicino a Tarichea (Ant. 14,415-433; Bell. 1,307-
313). LEIBNER, Settlement and History, 210-212 fa notare che nella seconda metà del I sec.
a.C. ci furono diverse rivolte contro il dominio erodiano nella zona.
14 DE LUCA, «La città ellenistico-romana di Magdala», 429.
15 La politica di Erode il Grande e di suo figlio, Erode Antipa, rispondeva agli
interessi di Roma nella regione. Questo spiega la distanza tra il substrato asmoneo della
Galilea, rappresentato dalla città di Magdala, e questi nuovi governanti pro-romani. Gli
interessi degli uni e degli altri avevano a che fare con il commercio che aveva condizio-
nato la politica della regione: GUIJARRO, «Magdala and Trade».
16 Il consenso costruito alla fine del secolo scorso sull’ellenizzazione della Galilea è
stato messo in discussione e ridimensionato nelle pubblicazioni più recenti: M.A. CHANCEY,
32
Figura 6 - Una delle piscine dei bagni pubblici.
The Myth of a Gentile Galilee, Cambridge 2002; ID., Greco-Roman Culture and the Galilee
of Jesus, Cambridge 2005.
33
Figura 7 - Le latrine adiacenti ai bagni.
spazi di incontro e di interazione sociale: Y.Z. ELIAV, «Bathhouses as Places of Social and
Cultural Interaction», in C. HEZER (ed.), The Oxford Handbook of Jewish Daily Life in
Roman Palestine, Oxford 2010, 605-622.
18 W. BALL, Rome in the East: The Transformation of an Empire, London-New
34
Figura 8 - Pietra scolpita con immagini allusive al tempio di Gerusalemme.
in BAUCKHAM – DE LUCA, «Magdala as We Now Know It», 110. Si veda anche DE LUCA –
LENA, «Magdala/Taricheae», 313-317.
35
ca di Magdala fu definita e profondamente segnata dall’ideologia asmo-
nea, dove il tempio di Gerusalemme occupava un posto preminente.20
Così gli scavi di Magdala ci permettono di identificare alcune
caratteristiche importanti del substrato identitario degli abitanti della
Galilea. Molti erano emigrati dalla Giudea, non solo in cerca di migliori
opportunità, ma anche per seguire lì un progetto religioso che mirava a
ripristinare la terra donata da Dio ai loro antenati (1Mac 15,33-34). In
questo senso, la sintonia delle popolazioni rurali, tra le quali gli emigranti
dalla Giudea si erano stabiliti, con la città di Magdala era probabilmente
molto più marcata di quella che potrebbero aver avuto con Sefforis o
Tiberiade, le città fondate da Antipa.21 Di conseguenza, i risultati degli
scavi fatti a Magdala sono verosimilmente più rilevanti di quelli fatti a
Sefforis o a Tiberias per conoscere più da vicino l’ambiente in cui si svi-
luppò il ministero di Gesù.
Time of Jesus.
23 Menzionata la prima volta in una lettera di Cassio a Cicerone del 43 a.C. (CICE-
lungo muro di attracco confinante con il lago ospitasse diversi porti dedicati ad attività
differenti.
36
Figura 9 - Molo d’attracco nell’area sud del porto.
37
Figura 10 - Pietre per la gru con funzione di carico e scarico.
essere stata adibita al traffico commerciale tra le due sponde del lago, in
particolare con i porti di Kursi a nord, di Hippos a est e di Gadara a sud.26
Le monete rinvenute nell’area testimoniano quanto, per Magdala,
il commercio fosse importante. In totale, finora, sono state repertate
circa 5.000 monete, di cui il 60% sono delle zecche asmoneo-erodiane.27
In proporzione alla superficie scavata e alla successione delle fasi inse-
diative seguenti, il numero dei rinvenimenti numismatici è considerevole.
D’altra parte, il fatto che la maggior parte di essi risalga al periodo asmo-
neo ed erodiano permette di quantificare un aumento del volume delle
attività commerciali nella zona durante questo periodo.28
LENA, «The Harbor of the City of Magdala/Tarichaee on the Shores of the Sea of Galilee,
from the Hellenistic to the Byzantine Times. New Discoveries and Preliminary Results»,
in S. LADSTÄTTER – F. PIRSON – T. SCHMIDTS (edd.), Häfen und Hafenstädte im östlichen
Mittelmeerraum von der Antike bis in byzantinische Zeit. Neue Entdeckungen und aktuelle
Forschungsansätze / Harbours and Harbour Cities in the Eastern Mediterranean, 2voll.,
Istanbul 2014, I, 113-163.
27 Questa cifra è il risultato della somma dei singoli rinvenimenti numismatici pro-
venienti dalle diverse campagne: V.C. CORBO, «La città romana di Magdala: Rapporto
preliminare dopo la IV campagna di scavo: 1 ottobre-8 dicembre 1975», in E. TESTA – I.
MANCINI – M. PICCIRILLO (edd.), Studia Hierosolymitana in onore di P. Bellarmino Ba-
gatti. Vol. I: Studi archeologici, Jerusalem 1976, 355-378; Y. MESHORER, «A Hoard of
Coins from Migdal», in ‘Atiqot 11(1976), 54-71; DE LUCA, «La città ellenistico-romana di
Magdala Taricheae», 445. Informazioni orali di S. De Luca per le campagne successive.
28 M.H. JENSEN, «Message and Minting. The Coins of Herod Antipas in Their Sec-
ond Temple Context as a Source for Understanding the Religio-Political and Socio-Eco-
nomic Dynamics of Early First-Century Galilee», in ZANGENBERG – HATTRIDGE – MARTIN
(edd.), Religion, Ethnicity, and Identity in Ancient Galilee, 277-313.
38
Altri ritrovamenti minori aiutano a percepire la dimensione e la
portata di questo commercio. Tra questi, i frammenti di ceramiche pro-
venienti da lontano, come le anfore da Cipro, Rodi e dall’Asia Minore, i
resti di marmo di Iasos e della Frigia, gli unguentari che contenevano il
balsamo trasportato dall’Arabia, o gli strumenti di ornamento personale,
che erano prodotti di lusso per l’epoca.29
Un’indicazione finale dell’importanza commerciale di Magdala è
fornita dalla scoperta di due pesi ponderali in piombo: uno è di origine
fenicia, databile tra il I sec. a.C e il I sec. d.C.; nell’altro, che riporta
un’iscrizione che lo data al tempo di Agrippa II, sono menzionati due
personaggi che esercitavano l’ufficio di ἀγορανόμοι.30
Al fine di interpretare correttamente questi reperti archeologici, è
necessario collocarli in un contesto che permetta di cogliere la complessi-
tà delle operazioni commerciali di cui erano parte. Può servire allo scopo
la classificazione tipologica dei vari mercati proposta da Jack Pastor.
Pastor suggerisce che la posizione geografica della Palestina e il sistema
di strade che collegavano le principali città avrebbero notevolmente
facilitato l’esistenza di questi vari mercati.31 Se ne possono distinguere
fondamentalmente quattro che operavano in parallelo: un commercio
locale, dedicato alla compravendita di prodotti locali; un commercio
regionale, che riguardava un’area geografica più ampia e implicava un
interscambio di prodotti entro una zona relativamente accessibile; un
commercio interregionale (o internazionale), che canalizzava i prodotti
di importazione ed esportazione; e un commercio di transito, attraverso
il quale circolavano prodotti che avevano la loro origine e destinazione
in altre regioni.32
I resti archeologici rinvenuti a Magdala possono essere messi in
relazione con alcune di queste tipologie di mercato. Le installazioni
industriali del settore nord e la corrispondente sezione del complesso
portuale, che erano legate ai processi di trasformazione del pesce, po-
trebbero indicare l’esistenza di scambi internazionali.33 Invece, le monu-
Handbook of Jewish Daily Life in Roman Palestine, Oxford 2010, 297-307, in partic. 299.
32 PASTOR, «Trade, Commerce, and Consumption», 300.
33 Questa industria, tuttavia, aveva un’enorme impatto sulla regione, come ha
dimostrato K.C. HANSON, «The Galilean Fishing Economy and the Jesus Tradition», in
BTB 27(1997), 99-111.
39
mentali strutture portuali scavate nel settore sud sembrano essere legate
al commercio di transito. Infatti, in quell’area del porto, apparentemente,
non ci sono negozi, e la piazza porticata è collegata alla grande via baso-
lata che attraversa l’area e che avrebbe potuto facilitare la circolazione
delle merci da e verso i porti del Mediterraneo. A questi due mercati
dovrebbero essere aggiunti il commercio regionale, dove avvenivano le
transazioni con le città vicine, e il commercio locale con le popolazioni
rurali più prossime.
La conclusione più importante che deriva dall’analisi di questi dati
è, probabilmente, che Magdala, e con essa la Galilea, erano collegate a
un’ampia rete commerciale nella quale circolavano non solo le merci, ma
anche le persone e le idee. La provenienza tanto variegata della cerami-
ca e di altri prodotti e utensili, così come l’origine diversa delle monete
repertate nella città, denota che il complesso portuale di Magdala era
un luogo di incontro e di interscambio a diversi livelli. Da un lato, essa
apparteneva a una rete urbana e commerciale che comprendeva alcune
delle città della Decapoli (soprattutto Hippos e Gadara) e le città costiere
(Tolemaide e, più tardi, Cesarea Marittima). Dall’altro, si trovava nell’im-
portante striscia che collegava le rotte della Transgiordania con i porti del
Mediterraneo. Queste rotte provenivano dalla Cina e dall’India attraverso
il Mar Rosso e risalivano fino in Siria attraverso i territori nabatei.34 Data
la posizione strategica della Palestina, Magdala era, quindi, pienamente
coinvolta come stazione di transito nei traffici tra Roma e l’Oriente.
L’importanza di Magdala in questo commercio internazionale ci
permette di collocare la Galilea del tempo di Gesù in un contesto sociale
e culturale nuovo. In questo senso, l’archeologia ha permesso di espande-
re sempre più l’orizzonte in cui dobbiamo collocare il ministero di Gesù.
Gli scavi dell’ultimo terzo del secolo scorso hanno scoperto la necessità
di adottare una prospettiva regionale.35 In seguito, alcuni autori hanno
rilevato la necessità di inquadrare la Galilea nel contesto dell’Impero
romano, dando maggiore importanza al processo di romanizzazione della
regione.36 Ora sappiamo che il quadro sociale e culturale della Galilea
era più ampio.
34 Sul commercio di Roma con l’Oriente e le varie rotte commerciali, cf. S.E.
SIDEBOTHAM, Roman Economic Policy in the Erythra Thalassa: 30 B.C.–A.D. 217, Leiden
1986; R. MCLAUGHLIN, Rome and the Distant East: Trade Routes to the Ancient Lands of
Arabia, India and China, London-New York 2010.
35 In grande misura a partire dalla distribuzione della ceramica locale: D. ADAN-
BAYEWITZ, Common Pottery in Roman Galilee: A Study of Local Trade, Ramat-Gan 1993.
36 Questa è la prospettiva che adotta M. CHANCEY, Graeco-Roman Culture and the
40
2. IL «DOCUMENTO Q»
Galilee in the Hellenistic and Early Roman Periods: Probes into the Archaeological and
Literary Evidence», in ZANGENBERG – HATTRIDGE – MARTIN (edd.), Religion, Ethnicity,
and Identity in Ancient Galilee, 133-159, in partic.133-136.
38 D. ZELLER, «Redaktionsprozesse und wechselnder “Sitz im Leben” beim Q-Ma-
terial», in J. DELOBEL (ed.), Logia: Les Paroles de Jésus – The Sayings of Jesus: Memorial
Joseph Coppens, Leuven 1982, 359-409.
39 A. DESTRO – M. PESCE, Il racconto e la scrittura. Introduzione alla lettura dei
Vangeli, Roma 2014, 81-89, giustamente suggeriscono che è necessario distinguere tra il
luogo dell’evento, il luogo del racconto e il luogo della scrittura.
40 Le diverse proposte e i loro argomenti si possono vedere in D. ÁLVAREZ CINEI-
41
Figura 11 - Iscrizione greca del mosaico trovato nei bagni.
Culture and the Galilee of Jesus, Cambridge 2006, 122-165, e, in particolare per le iscri-
zioni, cf. M.A. CHANCEY, «The Epigraphic Habit of Hellenistic and Roman Galilee», in
ZANGENBERG – HATTRIDGE – MARTIN (edd.), Religion, Ethnicity, and Identity in Ancient
Galilee, 83-98. Secondo Giovanni Bazzana, il «Documento Q» è stato composto per ga-
lilei che avevano acquisito conoscenza del greco attraverso il loro coinvolgimento con la
pubblica amministrazione: G. BAZZANA, Kingdom of Bureaucracy. The Political Theology
of Village Scribes in the Sayings Gospel Q, Leuven 2015. In uno studio recente W. AMEL-
ING, «Epigraphy and the Greek Language in Hellenistic Palestine», in SCI 34(2015), 1-18,
fa questa osservazione: «For anyone who wished to profit from the enormous economic
possibilities opened under the Hellenistic monarchies, knowledge of the Greek language
was of paramount importance» (p. 7).
42 Sulla localizzazione di Q in Galilea, si veda J.L. REED, Archaeology and the
Q. Synopsis including the Gospels of Matthew and Luke, Mark and Thomas with English,
German, and French Translations of Q and Thomas, Leuven 2000.
42
documento e i dati archeologici, analizzerò tre aspetti: a) la posizione
sociale dei trasmettitori e dei destinatari di Q; b) il ruolo dell’eredità giu-
daica e della cultura ellenistica nella costruzione della loro identità come
gruppo; e c) le allusioni all’economia e al commercio.
a) Posizione sociale
structing Early Christian Families, London 1997, 42-65. Questa tipologia corrisponde alle
case che sono state trovate a Magdala; vedi supra, nota 11.
43
Figura 12 - Strutture di una casa benestante di Magdala.
nucleate (Q 6,47-49; 10,5-7; 11,33; 12,3; 15,8-9; forse anche Q 12,53; 14,26;
16,18; 17,27); e le persone familiarmente emarginate (Q 9,57-58, 59-60; cf.
anche Q 10,7; 14,26; 12,53).45
Ora, quando questi riferimenti vengono esaminati con maggior
attenzione, si scopre che il punto di vista da cui si osservano le case e le
relazioni familiari è differente. I grandi palazzi delle famiglie allargate
sono visti dall’esterno (figura 12). Si parla dei palazzi dei re e delle case
dei notabili, ma sono menzionate solo le parti esterne: il tetto (Q 7,1-10),
il muro che può essere valicato dai ladri (Q 12,39), o la porta che si chiu-
de (Q 13,25). D’altro canto, le relazioni tra i suoi membri si conoscono
appena, a meno che non si tratti di quella del signore con i suoi schiavi
(Q 12,42-46; 14,16-23; 19,12-26), che era la più percepibile dall’esterno.
Questi dati rivelano che i trasmettitori e i destinatari di Q non appartene-
vano al livello sociale superiore. Infatti, la maggior parte dei riferimenti
a tali case o famiglie non si trovano in esortazioni dirette, ma in parabole
e similitudini.
44
I riferimenti alle famiglie multiple e nucleate rivelano un punto di
vista completamente diverso. La maggior parte di essi si trovano in esor-
tazioni dirette e lasciano trapelare una conoscenza precisa delle case in
cui queste famiglie vivevano e delle relazioni tra i loro membri. Anche
se alcuni di questi detti, come quello della lucerna che si accende perché
faccia luce a tutti quelli che sono in casa (Q 11,33), alludono a una casa
con un unico ambiente, la maggior parte di essi sembra riferirsi a famiglie
multiple che abitavano in case con la corte in comune, o in abitazioni
collegate. La raccomandazione di proclamare ciò che si è ascoltato «sul
tetto» (Q 12,3) potrebbe riferirsi a un tipo di casa a più piani dove il sof-
fitto della camera bassa serviva da pavimento per la stanza superiore.46
Similmente, alcune citazioni dei rapporti familiari sembrano riferirsi a
famiglie in cui i figli vivevano vicino ai loro genitori (Q 12,53; 14,26).
Queste allusioni non solo indicano una conoscenza dettagliata delle
case e delle relazioni familiari, ma anche una conoscenza precisa delle
parti interne delle abitazioni: il piano terra, il lampadario, il tetto, ecc. I
detti sui rapporti familiari mostrano, altresì, una conoscenza dei conflitti
propri delle famiglie multiple. Tutto indica, quindi, che i trasmettitori e i
destinatari di Q appartenevano allo strato sociale di questo tipo di fami-
glie, che sono quelle che appaiono in maniera più evidente.
Il «Documento Q» ha incorporato anche alcuni detti di Gesù sulla
rottura con la famiglia e sullo stile di vita itinerante (Q 9,59-60; 12,53;
14,26), che nella versione finale sono stati modificati. Ciò denota che per
i membri del gruppo di Q questi detti erano importanti perché conser-
vavano la memoria delle proprie origini, ma ormai non rispecchiavano
più la situazione che essi vivevano. La casa ora occupava un posto molto
importante nella vita del gruppo ed era diventata una delle principali
metafore della sua retorica.
Queste osservazioni permettono di azzardare un’ipotesi provviso-
ria sulla posizione sociale del gruppo di Q. Possiamo affermare che i suoi
aderenti appartenevano ai ceti intermedi di quella società. Si può notare,
inoltre, che facevano parte delle famiglie multiple, a cui appartenevano
i funzionari. Si può anche dire che vivevano in case tradizionalmente
giudaiche (case con una stanza e case con cortile in comune), a differen-
za delle classi superiori, che frequentemente vivevano in palazzi di stile
ellenistico. È molto probabile, infine, che queste case si trovassero in
ambienti urbani, in quanto non vi è alcuna menzione in Q di abitazioni o
installazioni tipicamente rurali.
I trasmettitori e i destinatari di Q si trovavano in una posizione
sociale diversa da quella che occupavano gli abitanti delle dimore più
ing Jewish in the Roman East, Waco, TX 2004, 73-90, in partic. 79.
45
agiate. Ma a Magdala si sono trovate anche delle case che si adattano
al suo profilo sociale. Quindi, non è escluso che alcuni di loro vivessero
a Magdala o conoscessero e frequentassero la città. Nelle istruzioni per
la missione contenute in Q 10,5-12 ci sono due dati che lo confermano.
Il primo è la raccomandazione che si fa a coloro che vengono inviati
affinché, quando entrano in una casa, mangino e bevano ciò che gli si
offre, il che avrebbe facilitato l’accesso alle abitazioni che non soddi-
sfacevano tutti i requisiti di purità rituale; il secondo è l’ampio spazio
che occupano le raccomandazioni su come agire quando si entra in una
città (πόλις).47
Il contrasto tra la posizione sociale di coloro che abitavano i quar-
tieri più agiati a Magdala e i trasmettitori e destinatari del «Documento
Q» ci fornisce due punti di vista complementari della Galilea del I sec.
d.C. Anche se è rischioso, si è tentati di metterli in relazione, ascrivendo
questi ultimi al gruppo dei funzionari, i quali fungevano da intermediari
tra le famiglie delle élites e gli strati più bassi della popolazione. Se questa
identificazione è corretta, si potrebbe allora dire che i membri del grup-
po di Q potevano trovarsi in una posizione privilegiata per realizzare un
progetto di rinnovamento sociale.48
Gli scavi di Magdala hanno indicato che gli abitanti della città, e
della Galilea in generale, avevano un solido substrato giudaico, ma han-
no anche dimostrato che questo era arricchito con elementi della cultura
ellenistica. Ci chiediamo ora se si possa dire lo stesso per i trasmettitori
e destinatari di Q.
A questa domanda si può rispondere analizzando il ruolo svolto in
questo documento dalle Scritture ebraiche, poiché queste costituivano la
memoria culturale di Israele ed erano, quindi, il riferimento principale per
la costruzione di un’identità comune. Nel «Documento Q» si osserva un
particolare interesse per il passato. Non solo per il passato immediato in
cui si situavano i ricordi di Gesù, ma anche per il passato remoto che aveva
plasmato l’identità del popolo ebraico. Questo particolare interesse a col-
in Mc 6,7-13. La scena dei bambini in piazza (Q 7,31-35) ha anche una certa atmosfera
urbana (gruppi di bambini oziosi che cantano e litigano), e lo stesso nome con cui essa
è designata (ἀγορά), evoca il riferimento alla piazza del mercato, a cui si riferisce anche
il peso ponderale trovato in Magdala, dove, come abbiamo visto sopra, si menzionano i
nomi di due ἀγορανόμοι.
48 La redazione finale di Q riflette la situazione vitale dei funzionari (incarichi, pro-
getti, ecc.) e la morale di mediazione che caratterizzava questo gruppo: E. MIQUEL, «Del
movimiento de Jesús al grupo de Q. Un estudio sobre la localización social de la moral»,
in S. GUIJARRO (ed.), Los comienzos del cristianismo, Salamanca 2006, 93-115.
46
legare il presente del gruppo sia con il passato prossimo di Gesù che con il
passato remoto che costituiva la memoria culturale di Israele, è un chiaro
indizio che il gruppo Q stava cercando di definire la propria identità.49
Nel «Documento Q», effettivamente, troviamo molti riferimenti
a personaggi o eventi della storia fondante di Israele. In alcuni detti si
menzionano i patriarchi: Abramo (Q 3,8); Abramo, Isacco e Giacobbe
(Q 13,28-29); Noè (Q 17,26-27). Vi sono, inoltre, diversi riferimenti ai
profeti (Q 6,23; 10,23-24; 11,47-48.49-51; e 13,34). Infine, si ricordano
alcuni gruppi o persone non ebrei, il cui atteggiamento fu esemplare:
la Regina del Sud, che seppe riconoscere la saggezza di Salomone (Q
11,31); gli abitanti di Ninive, che risposero alla predicazione di Giona (Q
11,32); o gli abitanti di Tiro e Sidone, che se avessero visto i segni di Gesù
si sarebbero convertiti (Q 10,13-15).
Oltre a questi e ad altri riferimenti espliciti (Q 10,12; 12,27; 10,23-
24?; 17,32?), il «Documento Q» evoca spesso vari testi delle Scritture
ebraiche, i quali si trasmisero in forma scritta e anche per via orale.50
Tale presenza delle Scritture in Q stabilisce un importante collegamento
di intertestualità che evidenzia il ruolo delle Scritture d’Israele nell’auto-
comprensione del gruppo.51
Il collegamento del gruppo di Q con la memoria culturale di
Israele s’inserisce perfettamente nell’ambiente che gli scavi di Magdala
riflettono. La cultura materiale della città in epoca asmonea ed erodia-
na testimonia, di fatto, una chiara definizione dell’identità giudaica dei
suoi cittadini, che si rende concreta con l’esistenza di una sinagoga, con
le legende sulle monete, con la relativa abbondanza di bagni rituali e
l’assenza di raffigurazioni umane e animali. Perciò, quello che la cultura
materiale indica riguardo all’identità degli abitanti di Magdala è molto
simile a quello che rivelano i riferimenti alle Scritture di Israele in Q ri-
guardo al gruppo dei suoi trasmettitori e destinatari.
Tuttavia, se esaminassimo più in dettaglio i riferimenti espliciti di
Q alle Scritture, noteremmo che essi rivelano una prospettiva regionale
particolare. In essi, infatti, le figure che vengono presentate come modelli
per il gruppo non sono i re o i sacerdoti, piuttosto legati a Gerusalemme,
ma sono i patriarchi e i profeti, tra cui Giona, che era originario della
Galilea (Q 11,29-32). Secondo Jonathan Reed, questo allontanamento
GIL (edd.), Reimaginando los orígenes del cristianismo. Relevancia social y eclesial de los
estudios sobre Orígenes del cristianismo, Estella 2008, 193-218.
50 R. HORSLEY, «Israelite Traditions in Q», in R. HORSLEY – J. DRAPER (edd.),
Whoever Hears You Hears Me. Prophets, Performance and Tradition in Q, Harrisburg,
PA 1999, 94-122, in partic. 98-104.
51 C.M. TUCKETT, «Scripture in Q», in ID. (ed.), The Scriptures and the Gospels,
47
da re e sacerdoti, così come la menzione di patriarchi e profeti rivela una
prospettiva galilaica, caratterizzata da un distacco da Gerusalemme e,
allo stesso tempo, da un’apertura verso i gentili. Tale prospettiva viene
rafforzata attraverso la valutazione positiva degli atteggiamenti dei nini-
viti e della Regina del Sud, e la immaginata conversione degli abitanti di
Tiro e Sidone.52
La prospettiva regionale rivelata dai riferimenti espliciti di Q alle
Scritture ebraiche viene confermata quando si osserva che il gruppo di Q
aveva un atteggiamento critico nei confronti di Gerusalemme e del suo
tempio (Q 4,9; 11,42. 49-51; 13,34).53 Questa attitudine, però, contrasta
con i riferimenti positivi verso il tempio che sono stati identificati sul
tavolo di pietra scoperto nella sinagoga di Magdala. Tale osservazione
suggerisce che in Galilea esistevano diverse modalità per vivere l’identità
giudaica, la quale avrebbe potuto variare nel tempo.54 Se il tavolo di pie-
tra rinvenuto nella sinagoga e il «Documento Q» sono contemporanei, la
differente visione del tempio apprezzabile in entrambi potrebbe essere
espressione della pluralità del giudaismo galilaico. In ogni caso, questo
dato renderebbe poco plausibile il collegamento dei discepoli galilei di
Gesù con questa sinagoga.
Il modo di interpretare la Scrittura nel «Documento Q» potrebbe
rivelare, in aggiunta, una certa influenza della cultura ellenistica. Come
s’è visto in precedenza, i riferimenti e le allusioni ai testi sacri di Israele
riflettono una conoscenza della sua tradizione epica, ma non presup-
pongono una conoscenza dettagliata dei testi. Questo modo di citare la
Scrittura risulta peculiare se la compariamo con altri scritti cristiani. Essa
rivela però un’attitudine che ricorda quella adottata dai filosofi cinici
riguardo ai testi degli autori classici. Gli scavi hanno rivelato che la città
di Magdala, e tutta la Bassa Galilea attraverso di essa, mantennero una
stretta relazione commerciale con le città della Decapoli, e sappiamo che
in una di esse, Gadara, fiorì una scuola cinica. Sebbene sia molto ipoteti-
co, alcuni autori hanno messo in relazione questa maniera di interpretare
la Scrittura, incluso il modo in cui i detti di Gesù sono stati trasmessi nel
gruppo di Q, con questa scuola filosofica.55
governanti asmonei avevano promosso il rapporto con il tempio. Tuttavia, quando ebbe
luogo la composizione di Q, chi governava la Giudea erano i procuratori romani, e non
c’è da stupirsi che i giudei stabilitisi in Galilea mantenessero un atteggiamento critico
verso la loro politica in rapporto al tempio.
55 L.E. VAAGE, «Jewish Scripture, Q and the Historical Jesus. A Cynic Way with
the Word?», in A. LINDEMAN (ed.), The Saying Source Q and the Historical Jesus, Leuven
2001, 479-475, in partic. 480-491. La relazione del «Documento Q» con il movimento
48
La centralità che il «Documento Q» attribuisce alle Scritture di
Israele indica che l’identità sociale dei suoi trasmettitori e destinatari
era radicata nella tradizione giudaica, mentre la forma impiegata per
evocare e interpretare i testi sacri potrebbe evidenziare un influsso della
cultura ellenistica. Questo equilibrio calcolato tra l’identità giudaica e la
cultura ellenistica, che è molto simile a ciò che hanno rivelato gli scavi di
Magdala, dimostra che la politica degli asmonei segnò in modo decisivo
l’identità degli abitanti della Galilea, e non solo di quelli che vivevano nei
villaggi e nelle piccole città, ma anche dei cittadini di Magdala. A questo
proposito, la distanza dei governanti erodiani nei confronti di Magdala e
l’interesse di Antipa a edificare due nuove città potrebbero avere il loro
contrappunto nell’atteggiamento critico del «Documento Q» verso l’am-
ministrazione erodiana.56
c) L’economia e il commercio
cinico è stata ampiamente discussa, anche se in questa discussione non si fa di solito rife-
rimento a Magdala e al suo rapporto con Gadara. Per una sintesi delle varie posizioni si
può vedere KLOPPENBORG, Excavating Q, 420-432.
56 Sono molti gli autori che concordano nel segnalare questo aspetto, anche se non
tutti lo interpretano allo stesso modo. R.A. HORSLEY, «Moral Economy and Renewal
Movement in Q»; e M. MORELAND, «The Jesus Movement in the Villages of Roman Gal-
ilee. Archaeology, Q, and Modern Anthropological Theory», entrambi in R.A. HORSLEY
(ed.), Oral Performance, Popular Tradition, and the Hidden Transcript in Q, Atlanta,
GA 2006, 143-157 e 159-180, prendono come riferimento gli studi di James C. Scott e
collocano questa attitudine nelle comunità rurali. Tuttavia R.A. PIPER, «The Language of
Violence and the Aphoristic Sayings in Q: A Study of Q 6:27-36», in J.S. KLOPPENBORG,
Conflict and Invention: Literary, Rhetorical and Social Studies on the Sayings Gospel Q,
Valley Forge, PA 1995, 53-72, studiando i detti che mostrano diffidenza verso il sistema
giudiziario, suggerisce che tali detti possano riflettere l’atteggiamento degli scribi che
vivevano anche nelle città.
57 Per gli argomenti di entrambe le posizioni si veda D.E. OAKMAN – J.A. OVERMAN,
49
Alcuni detti di Gesù raccolti in Q testimoniano l’esistenza di diverse
tipologie di commercio nell’ambiente vicino ai suoi destinatari.58 In uno di
essi, Gesù si riferisce al prezzo dei passeri che si vendevano nel mercato
locale (Q 12,6). È interessante notare che anche in questo mercato locale
l’uso delle monete era generalizzato. Invece, la parabola delle dieci mine
(Q 19,12-26) evoca una situazione che potrebbe benissimo essere relativa
agli scambi internazionali e, soprattutto, al commercio di transito, perché
era in esso che si sarebbe potuta ottenere la massima redditività.59 Si noti
che, come per le case e le relazioni familiari, i destinatari di Q sembrano
essere più vicini al mercato locale che a quello di transito.
Altri detti suggeriscono che nell’ambiente circostante esistevano
enormi disuguaglianze sociali. Le beatitudini sono indirizzate ai poveri,
agli affamati e agli afflitti (Q 6,20-21). I poveri qui menzionati non sono
coloro che vivevano entro i limiti della soglia di sussistenza (πένητες),
ma coloro che dovevano mendicare per vivere (πτωχοί), coloro che sof-
frivano la fame ed erano afflitti. Tuttavia, nelle sue parabole, Gesù parla
anche delle famiglie aristocratiche che possedevano grandi palazzi e una
numerosa servitù (Q 12,42-46), delle persone che potevano organizzare
una cena con molti invitati (Q 14,16-23), di notabili che possedevano
denaro per commerciare (Q 19,12-26), inclusi quelli che vivevano nei
palazzi reali e si vestivano lussuosamente (Q 7,25). Ancora una volta, è
evidente nella retorica di Q la vicinanza rispetto ai primi e la lontananza
rispetto ai secondi.
Chiaramente, nel contesto di Q, vi era un gruppo importante di fa-
miglie che godeva di una buona posizione economica. Infatti, nell’imma-
ginario sociale che questo documento presuppone, l’immagine del tesoro
occupa un posto importante (Q 6,45; 12,33-34), il che indica che alcuni
avrebbero potuto accumulare lo scarso surplus prodotto da quella socie-
tà. Di conseguenza, al posto più basso della piramide sociale si stavano
accumulando le famiglie indebitate a causa delle tasse, di prestiti non cor-
risposti o di contratti agricoli non onorati a causa degli scarsi raccolti. Il
debito, che è l’altra grande metafora economica della retorica di Q (6,34;
11,4), era una preoccupazione centrale per i contadini della Galilea e la
principale causa di instabilità sociale nella regione.60
di denaro, che di solito era composta da monete d’oro. Secondo 1Mac 14,24, Simone
Maccabeo inviò a Roma uno scudo d’oro che equivaleva a mille mine. Negli scritti del NT
il termine compare soltanto nella versione lucana di questa parabola che proviene da Q.
60 Sui debiti: D.E. OAKMAN, Jesus, Debt and the Lord’s Prayer, Eugene, OR 2014,
17-41; sulle tasse: F. UDOH, «Taxation and other Sources of Government Income in the
50
L’immagine di una società economicamente prospera, com’è rifles-
sa dal «Documento Q», si sposa perfettamente con ciò che è risultato
dagli scavi di Magdala. Tuttavia, i detti di Q dimostrano che questa è
una visione molto parziale, perché, come quasi sempre accade, i poveri
lasciano poche tracce. Perciò, per ricostruire l’ambiente della Galilea al
tempo di Gesù, non si può dimenticare quest’altra realtà che i detti di Q
riflettono. Per di più, essi prendono posizione contro di essa, cercando
di cambiare le dinamiche che governavano questa società basata sul po-
tere e sui privilegi.61 Negli insegnamenti di Gesù ai suoi discepoli, che i
membri del gruppo Q preservarono e trasmisero, si esorta, infatti, a con-
cedere prestiti a chi magari non poteva restituirli (Q 6,34), a non esigere
la rata dei debiti (Q 6,30; 11,4), a non accumulare ricchezze (Q 12,33-34)
e a liberarsi delle preoccupazioni per il cibo e il vestiario (Q 12,22-31).
Questi detti non solo rivelano una precisa conoscenza del sistema econo-
mico presupposto dalle scoperte di Magdala, ma comportano anche una
riflessione su di esso e contengono una proposta per creare uno stile di
vita alternativo.
Questi dati non chiariscono se le politiche economiche dei gover-
nanti asmonei ed erodiani abbiano creato una situazione di oppressione
o un’era di prosperità. Probabilmente produssero l’una e l’altra. Da una
parte, non si può negare che il commercio internazionale e, soprattutto, il
transito delle merci entro le rotte commerciali che collegavano l’Oriente
con i porti del Mediterraneo, abbia prodotto nella regione un’enorme
prosperità. Questa prosperità spiegherebbe, tra l’altro, l’intensa urbaniz-
zazione che si è verificata in quel periodo, in primo luogo nella Decapoli,
e poi in Galilea. Dall’altra parte, però, risulta evidente che questa pro-
sperità non solo non raggiunse tutti gli strati della società, ma creò anche
una situazione di maggiore disuguaglianza. Il proverbio contadino che
chiude la parabola delle mine riassume molto bene questa situazione: «A
coloro che hanno sarà dato, a coloro che non hanno sarà tolto persino ciò
che possiedono» (Q 19,26).62
Galilee of Herod and Antipas», in FIENSY – STRANGE (edd.), Galilee in the Second Temple
and Mishnaic Periods, 366-387; sulla instabilità sociale: R.A. HORSLEY – J.S. HANSON,
Bandits, Prophets, and Messiahs: Popular Movements in the Time of Jesus, New York
1985 (tr. it. Banditi, profeti e messia. Movimenti popolari al tempo di Gesù, Brescia 1995).
61 Richiamo qui il titolo del libro di G. LENSKI, Poder y privilegio. Una teoría de la
estratificación social, Barcelona 1993, la cui descrizione delle società agricole avanzate
è stata un punto di riferimento per comprenderne le dinamiche sociali ed economiche.
62 Sull’impatto che ebbe sugli agricoltori questa economia basata sul commercio,
51
3. L’AMBIENTE GALILAICO
63 REED, Archaeology and the Galilean Jesus, 194, descrive così la posizione dei
destinatari di Q: «Although Q betrays an awareness of the city, the community does not
seem to have scaled the social hierarchy of the city very high. Rather the blend of images
portray a familiarity with those features of and places in the city open to the lower classes
in the city and to peasants coming from outside the city: gates, plazas, streets, the agora,
banks, and in the worst case, courts and prisons».
64 P. GARNSEY – R. SALLER, El imperio romano. Economía, sociedad y cultura,
Barcelona 1991.
52
nell’ambito dell’Impero romano.65 La scoperta delle strutture portuali di
Magdala e il gran numero di monete trovate rivelano che la città parteci-
pava attivamente in questo commercio, non solo a livello locale o regio-
nale, ma anche a livello internazionale. Magdala, così come le città della
Decapoli, godevano di una posizione strategica, poiché si trovavano nella
striscia di terra che collegava le rotte commerciali dell’Oriente con i porti
del Mediterraneo. Commercialmente e culturalmente, Magdala era parte
di questa rete urbana che trascendeva i confini della Galilea. Anche se il
«Documento Q» non parla molto del commercio, in esso si può percepire
l’influsso di questo ampio contesto culturale.
D’altra parte, tanto lo scavo di Magdala che il «Documento Q»
mostrano che l’identità sociale del popolo della Galilea aveva un solido
substrato giudaico. La scoperta della sinagoga e di alcuni bagni rituali,
così come i numerosi riferimenti alla memoria culturale di Israele nel
«Documento Q», rivelano chiaramente che la Galilea del I secolo era
giudaica.66 Questa identità giudaica era andata forgiandosi nel secolo
precedente per effetto della politica asmonea ed era ben consolidata
nella maggior parte dei suoi abitanti. Si caratterizzava per una cono-
scenza dettagliata della memoria culturale di Israele, un atteggiamento
di riverenza verso la Torah, una preoccupazione per la purezza rituale
e uno stretto legame con il tempio di Gerusalemme. Le ultime due
caratteristiche appaiono più visibilmente nei resti archeologici che nei
detti di Q. Ciò può essere dovuto, in parte, al fatto che i primi riflettono
l’atteggiamento dominante durante il periodo asmoneo, mentre questi
ultimi esprimono la visione di un movimento di rinnovamento durante il
periodo erodiano. In ogni caso, sia gli uni che gli altri testimoniano che
il giudaismo si era saldamente impiantato in Galilea. In questo senso,
Magdala era diversa dalle città della Decapoli.
La base comune del giudaismo galilaico aveva un carattere tradi-
zionale, ma non monolitico.67 Parlando del tavolo di pietra trovato nella
sinagoga abbiamo notato come esso rifletta l’esperienza di un giudaismo
legato al tempio. Tuttavia, nel «Documento Q», i cui trasmettitori erano
consapevoli di vivere un giudaismo rinnovato, si percepisce un atteggia-
mento polemico e, in qualche modo, avverso nei confronti del tempio. I
detti di Q rivelano, inoltre, che i suoi trasmettitori si stavano confrontan-
65 P.F. BANG, The Roman Bazaar. A Comparative Study of Trade and Markets in a
SANDERS, Judaism: Practice and Belief, 63 BCE–66 CE, London 1992, 45-303 (tr. it. Il
giudaismo. Fede e prassi [63 a.C.-66 d.C.], Brescia 1999).
53
do con differenti gruppi giudaici: non solo con i farisei, che proponevano
una nuova interpretazione della Legge (Q 11,39-44), ma anche con altri
gruppi legati al tempio, a cui si riferivano con l’espressione «questa ge-
nerazione» (Q 11,49.51).
Gli scavi di Magdala permettono anche di chiarire il significato
della politica degli erodiani nella regione. Le varie campagne di scavo
effettuate a Sefforis e a Tiberiade negli ultimi anni ci avevano quasi fatto
dimenticare che, prima della ricostruzione della prima e della fonda-
zione della seconda, in Galilea esisteva un altro grande centro urbano.
Tuttavia, negli edifici di Magdala non vi sono indicazioni di un’attività
costruttiva, né durante il regno di Erode, né durante il regno di suo figlio
Antipa, che sia direttamente riconducibile a costoro. Quest’ultimo, però,
aveva fondato la sua nuova capitale, Tiberiade, appena fuori Magdala
e in evidente concorrenza con essa. Questi dati suggeriscono che nella
regione esisteva una certa tensione tra i governanti erodiani, che erano
legati a Roma, e l’aristocrazia tradizionale della Galilea, che manteneva
l’ideale asmoneo dell’indipendenza nazionalistica. Se è così, allora si può
supporre che le cittadine e i villaggi dove vivevano i giudei che si erano
stabiliti nella regione avrebbero avuto una maggiore sintonia con Mag-
dala che con i nuovi centri urbani di Antipa.
Infine, la logica di questa esposizione, che si è concentrata sugli
scavi di Magdala e sul «Documento Q», conduce inevitabilmente a porre
una domanda: si può rintracciare una relazione tra il «Documento Q» e
la città di Magdala? Con i dati attualmente disponibili, qualunque rispo-
sta alla domanda sulla localizzazione di Q sarà necessariamente molto
ipotetica. Finora, infatti, sono state proposte diverse ipotesi: Galilea,
Cafarnao, Tiberiade, Gerusalemme o Antiochia.68 Ma ci sono anche
argomenti che favoriscono un rapporto tra Magdala e questa antica com-
posizione di detti di Gesù.
Innanzitutto, come abbiamo visto sopra, i trasmettitori e i de-
stinatari di Q appartenevano alla classe dei funzionari che vivevano
negli ambienti urbani. Non appartenevano alle classi alte, ma agivano
da intermediari tra queste e il popolo della terra. Per tale motivo co-
noscevano bene i vari strati sociali e le dinamiche che regolavano le
relazioni reciproche, il che li rendeva il gruppo ideale per promuovere
un rinnovamento sociale. In secondo luogo, il fatto che il «Documento
Q» sia stato composto in greco favorisce il rapporto con Magdala, anche
perché qui sono state scoperte due delle pochissime iscrizioni greche
che si sono conservate di quest’epoca: quella sul peso ponderale con
la parola ἀγορανόμος e quella all’ingresso dei bagni con l’espressione
54
apotropaica ΚΑΙΣΥ (cf. figura 11).69 In terzo luogo, la posizione critica
di Q nei confronti dell’amministrazione erodiana è anche un dato che
rende plausibile il rapporto di questo documento con la città che osteg-
giava i governanti pro-romani. In quarto luogo, il rapporto di Magdala
con le città della Decapoli, e soprattutto con Gadara, spiegherebbe le
somiglianze che molti hanno osservato tra gli aforismi di Q e quelli dei
filosofi cinici, così come l’influsso della cultura greca e l’atteggiamento
positivo di Q verso i pagani. Da ultimo, il collegamento di Magdala con
le cittadine e i villaggi che avevano conservato la loro identità asmonea
la rendeva un luogo ideale per diffondere il progetto di rinnovamento
promosso dai trasmettitori di Q. Nessuno di questi argomenti è conclusi-
vo, però tutti insieme fanno sì che non sia del tutto inadeguato avanzare
questa ipotesi.70
55