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Capitolo 5

Strato limite

Come detto le condizioni di flusso a Re → ∞ sono tali per cui è possibile in molti
problemi applicativi separare lo studio del campo di velocità complessivo nel modo
seguente:
1. Flusso esterno potenziale
2. Flusso interno viscoso
Come si vedrà lo studio del problema ‘flusso interno’ è fortemente semplificato grazie
alla teoria dello strato limite, nel caso in cui non si abbiano distacchi o ricircolazioni quali
si verificano ad esempio in presenza di stallo o di corpi tozzi.
In presenza di strato limite la soluzione esterna può in prima approssimazione essere
condotta separatamente dalla soluzione interna mentre quest’ultima dipende in modo
rilevante dalle soluzioni esterne .
Per capire il significato matematico del processo di limite per Re che tende all’infinito,
nelle equazioni di governo dei campi fluidodinamici si usa il metodo della perturbazione
singolare.
Per ridurre la complessità matematica mantenendo gli aspetti concettuali dei principi
fondamentali della teoria dello strato limite si considera, a titolo di esempio, l’equazione
di conservazione dell’energia termica in condizione stazionaria, in presenza di
conduzione, convezione, e sorgenti volumetriche di calore .

5.1 Strato limite termico in situazione di flusso


incompressibile, stazionario, monodimensionale
(leggere)

Consideriamo il problema fisico di un tubo di lunghezza L>>d (diametro), ad esempio


L=1000m, d=0.2m.

287
Scambiatore di
r calore T=Tmin coibentazione
T=Tmax

d x
Velocità
entrante
L costante u

Se le pareti sono adiabatiche, possiamo ipotizzare che valga un modello


monodimensionale (1D):

∂ ∂ ∂ dA
= =0 o =0 e =0
∂ x2 ∂ x3 ∂r dx
u2 = u3 = 0 o ur = 0

cioè l’area della sezione non varia.

r
∂T
=0
T’=0 ∂r T’=1
U

0 1

L’equazione dell’energia termica in termini di temperatura (3.51) sotto le ipotesi dette e


per Ec<<1 ed ipotizzando si tratti di un liquido ( c v =c ), si riduce a :

DT
ρ cp = k∇ 2 T + ρ q (5.1)
Dt

∂ T 
Si consideri il caso stazionario  = 0; St → ∞ :
∂t 
quindi :
 
ρ c p u ⋅ ∇T = k∇ 2T + ρq (5.2)

che nel caso monodimensionale si riduce a:

dT d 2T
− ρc p u − k 2 = ρq
dx dx

cioè rendendola in forma adimensionale :


288
dT' k d 2T' qL T − Tmin T − Tmin x
+ =− avendo usato T' = = ; x' =
dx' ρc p uL dx' 2
cp uT Tmax − Tmin ΔT L

Definendo il numero di Peclet (Pe), come:

c p μ uLρ
Pe = Pr × Re = (5.3)
k μ
e come secondo numero adimensionale:

qL
q′ = (5.4)
c p uT

si ottiene (togliendo gli apici per semplificare la notazione):

dT 1 d 2T
L(T ) = + = −q (5.5)
dx Pe dx 2

d 1 d2
avendo definito l’operatore differenziale L(T ) = +
dx Pe dx 2
con le condizioni al contorno :

 x = 0, T = 0
 x = 1, T = 1 (5.6)

Si possono ottenere due formulazioni asintotiche, la prima per Pe → 0 ( Re → 0 ) 1, e la


seconda per Pe → ∞ ( Re → ∞ ). Come già detto, la teoria dello strato limite si introduce
per Re → ∞ . Si ha cioè:

dT
lim L(T ) = = −q (5.9)
Pe→∞ dx

che dà la soluzione:

T ( x ) = − qx + cos t = (1 + q ) − qx (5.10)
avendo imposto le condizioni al contorno (5.6.b)

1
La formulazione asintotica per Pe → 0 ( Re → 0 ) dà:
d 2T
lim L(T ) = =0 (5.7)
Pe →0 dx 2
avente come soluzione asintotica:
T(x)=x (5.8)

289
x = 0 → T = 1 + q
Si noti che questa soluzione dà per i valori al contorno  e pertanto la
x = 1 → T = 1
(5.6) per x=0 non è rispettata, il che dimostra la necessità di studiare la soluzione per x=0
in maggiore dettaglio.
Cerchiamo ora, quale riferimento, la soluzione generale analitica per Pe qualunque.
Cerchiamo prima la soluzione generale dell’omogenea associata:
Tg ( x ) = e λx
1 2 λx
⇒ λ e λx + λ e =0
Pe

cioè λ=0 , λ= -Pe

Tg ( x ) = C1 + C2 e − Pe x (5.11)

Cerchiamo quindi la soluzione particolare:

Tp ( x ) = − q x (5.12)

Definiamo i valori delle costanti sulla base delle condizioni al contorno (5.6):


T ( x ) = C1 + C2 e − λPe C + C = 0
− qx  1 2

 x = 0, T = 0 ⇒ C1 + C2 e − Pe − q = 1
 x = 1, T = 1 
 C  1 − 1  + q = 1
 2  e Pe 

Cosi’ :

(1 + q ) 1+ q
C2 = − C1 = ,
(1 − e − Pe ) (1 − e − Pe )

La soluzione della (5.5) con le condizioni al contorno (5.6), sarà :

(1 + q )
) (1 − e ) − q x
− xPe
T(x) =
(1 − e − Pe (5.13)

290
Verifichiamo che il valore asintotico della soluzione generale (5.13) uguagli le soluzioni
delle formulazioni asintotiche 2. Per quanto riguarda il lim , si ha:
Pe→∞

lim T ( x ) = (1 + q ) − qx (5.14)
Pe→∞

2
Per Pe → 0 (soluzione diffusiva o conduttiva) si ottiene (applicando l’Hopital per la forma
indeterminata): lim T ( x ) = (1 + q ) x − qx = x che uguaglia la (5.8)
Pe → 0
291
Problema fisico con incognita

T (x ) ← L[(T ), Re] = 0

Problema a due scale geometriche

Esempio
l=lunghezza tubo, δ=spessore strato limite

lim
Re →∞

Trasformazione
Le[T]=0 di coordinate

Te[x] Lte[T]=0
lim
Re →∞

1+q
Ti[x]=0
Sol. esterna

Criterio
1+q
additivo

Sol. interna

T(x)=Te(x)+Ti(x)-Lin. comune
- (1+q)

Sol. complessiva
292
che, come atteso, è uguale alla (5.10) e non soddisfa le (5.6) ad x=0.
Per superare il problema del non soddisfacimento della condizione al contorno sulla
parete (x=0) si introduce la teoria dello strato limite che, matematicamente, corrisponde al
metodo della perturbazione singolare. Tale metodologia si basa su una trasformazione di
coordinate che mediante un ingrandimento locale vicino alla parete, verifica il
comportamento locale, lo modifica per soddisfare localmente la condizione al contorno
(soluzione interna) senza incidere significativamente sulla soluzione complessiva (detta
soluzione esterna).

 Soluzione esterna
La soluzione esterna è data dalle (5.14). Per x=0 e per T(x)=(1+q)-qx si ha il limite:

lim Te ( x ) = 1 + q (5.15)
x →0

 Soluzione interna
Operiamo un passaggio di coordinate:

x ′′ = x Pe (5.16)

cosi’ da avere un ingrandimento locale vicino alla parete:

dT d 2T
Pe + Pe = −q (5.17)
dx ′′ dx ′′ 2

Per Pe → ∞

dT d 2T
+ =0 (5.18)
dx ′′ dx ′′ 2

con le condizioni al contorno:

 x '' = 0 → Ti ( x '') = 0
 lim T ( x '') = lim T ( x ) (5.19)
 x ''→ Pe i x→0
e

cioè si utilizza una condizione di raccordo che mi dice che il limite esterno della soluzione
interna è uguale al limite interno della soluzione esterna, essendo la soluzione:

T ( x ) = e λx ′′ (5.20)
⇒ λe λx′′ + λ2 e λx′′ =0

T ( x ) = C1 + C2 e − x ′′
 (5.21)
 x ′′ = 0, T ( x ' ' ) = 0 ⇒ C1 + C2 = 0; C2 = − C1
La soluzione intera è : Ti ( x ′′) = C1 (1 − e − x′′ )
In cui la costante C 1 si determina con la condizione al contorno (5.19b):
293
 1+ q
Ti ( x ) = 1 − e − Pe (1 − e )
− xPe

(5.22)

Te ( x ) = 1 + q − qx

Pertanto, ricordando le (5.8), (5.13) e le (5.22) si ha il risultato riportato in figura:

Ti(x’’) T(x) Pe
Te(x)
1+q (5.14)

(5.13)

(5.8)

x
x’’ 0 1

Bisogna ora individuare un criterio per combinare le soluzioni T i e T e (5.22)in modo da avere
un solo T(x) che poi confronteremo con la soluzione analitica(5.13).
Esistono due criteri, uno additivo ed uno moltiplicativo:

 Criterio additivo
La soluzione completa è data da :
T ( x ) = Te ( x ) + Ti ( x ) − limite comune
cioè :
1+ q
T ( x ) = (1 + q ) − qx +
1 − e − Pe
(1 − e − xPe ) − (1 + q)
(5.23)
1+ q
⇒ TA ( x ) =
1 − e − Pe
(1 − e − xPe ) − qx
Che, nel presente caso lineare, coincide con la soluzione esatta (5.13) nel caso lineare e
pertanto ritengo pienamente soddisfacente.

294
 Criterio moltiplicativo

TM ( x ) =
Te ( x ) ⋅ Ti ( x )  1+ q
= ( 1 − e − xPe 
)
[ (1 + q ) − qx ]
limite comune 1 − e − Pe  1+ q
(5.24)

cioè:
1+ q 1 − e − xPe
TM ( x ) =
1 − e − Pe
( 1 − e − xPe
) 1 − e − Pe
− qx (5.25)

 1 − e − xPe 
TM = (1 + q − qx )  (5.26)
 1 − e − Pe 
che però nel presente caso non sembra andare troppo bene.

Vediamo ora come quanto detto può estendersi allo strato limite cinematico. Ad esempio
per il cilindro :

u:

ui(y)
utot
ue(y)

2u ∞ = u e = lim ite c om une

u∞

Si può scrivere : utot = ui + ue − limite comune


v tot = v i + v e − limite comune = v i

Il problema è non lineare, bisogna utilizzare un metodo iterativo essendo ue = ∇ϕ e v e =0
come il limite comune per la condizione di impermeabilità.

295
5.2 Strato limite cinematico (o dinamico) bidimensionale
di un flusso incompressibile, stazionario
Vediamo come le considerazioni fatte in questo semplice esempio possono essere estese
allo strato limite (SL) cinematico (dinamico) 2D che per la sua natura fisica è retto da
equazioni non lineari. Prendiamo ad esempio un cilindro circolare la cui soluzione è stata
presentata al 4.5.3. Per    , r  a, u  2u e per quanto visto al 5.1
2

u

ui(y)
utot
ue(y)

2u   u e  lim ite c om une

u

Per la teoria allo strato limite, ci si pone (x’’=Rex’ ) molto vicino alla parete e quindi le
equazioni sono scritte in coordinate cartesiane di parete (locali). In questo sistema di
coordinate si ha:
Consideriamo le equazioni di Navier-Stokes 2D per flussi incompressibili :

x
y  y Strato
limite

u
scia

L
295
   P   2 u1 
 u  u1      (5.27. a )
  x1   xi2 
 P   2 u2 
  
   u   u 2      (5.27. b)
  x2   xi2 
 u
 i 0 (5.27. c)
  xi

Poiché le scale geometriche, una legata a L (corda del profilo) ed una legata allo spessore
dello strato limite , sono molto diverse (problema a due scale), le equazioni come
vedremo nel seguito, devono essere scritte in forma adimensionale utilizzando le due
diverse scale. Sulla base delle considerazioni fisiche e matematiche si può affermare che
per Re alti :

1. In prossimità della parete i gradienti normali della velocità tangente u  u1 devono


essere molto elevati in quanto la velocità deve comunque annullarsi sulla parete e la 
u
 1
n
dovrà essere finita. La regione dove i gradienti sono elevati e si risente dell’influenza
della viscosità è detta strato limite (SL) (in inglese Boundary Layer)

2. In tutta la regione esterna l’effetto della viscosità è trascurabile e


pertanto in tale regione il flusso è generalmente irrotazionale e potenziale.

Per adimensionalizzare le (5.27) poniamo :

x1 x u u
x  ; y   2 ; v   2 ; u'  1 (5.28)
L  V U

essendo  lo spessore convenzionale dello SL alla distanza dal bordo d’attacco pari alla
lunghezza di riferimento L.
 Conservazione della massa

U  u  V  v''
 0
L  x    y 
U   u'  v''
  0 (5.29)
V L  x '  y''

e quindi affinchè i due termini delle 5.29 si possano bilanciare


V  U 
 o( ) , cioè 1 (5.30)
U L V L
296
L’equazione di conservazione della massa nel nuovo sistema di coordinate (x’,y’’) diventa:

 u   v''
 0 (5.31)
 x   y 

 Quantità di moto

Consideriamo l’equazione secondo la tangente alla parete (5.27.a).

U 2  u' VU  u' P0  P'  U  2 u' L2  2 u'


 u'  v''   (  ) (5.32)
L  x'   y'' L  x ' L2  x' 2  2 y'' 2

che possiamo scrivere come L(u )  0 con L operatore differenziale.

Facendo il limite lim L(u ) bisogna imporre che compaia almeno un termine viscoso
Re
dell’ordine di 1 per bilanciare i termini d’inerzia1 e portare la velocità a zero sulla parete.

 u' u' 1 P' 1 L2  2 u'


lim L(u )  u'  v''   0 (5.33)
Re x ' y'' Ru x ' Re  2 y '' 2
 UL
con Re  definito nel modo usuale, consegue che

L2 1 2 1
lim 2  o(1)  2  (5.34)
 Re L Re
R 

e quindi

L
  o( ) (5.35)
Re
L U
 V  (5.36)
Re Re
Re Re
Quindi : y   x2 ; v   u 2 (5.37)
L U

quindi mediante l’analisi dimensionale della prima equazione di Navier-Stokes abbiamo


determinato le scale di ingrandimento delle ordinate (y) e delle velocità normali (v)
affinchè i valori adimensionali siano dell’ordine di 1.

1
Si assume nel seguito Ru=1 cioè P0  U 2 che è quanto deriva dal flusso potenziale esterno.

297
Formalmente la (5.32) risulterebbe:

 u' v''  u'  P ' 1   2 u '  2 u' 


u'  Re      Re
 x' Re  y   x' Re   x' 2  y  2 
Prendo il limite per Re che tende all’infinito ed ottengo :

 u'  u'  P '  2 u'


u'  v''   (5.38)
 x'  y   x '  y  2

Analogamente, dalla seconda equazione (componente normale alla parete) :

u' v' ' v' ' v' '  P'


  Re 
Re  x' Re  y   y 
  (5.39)
 1  v' ' 1  2 v' ' 
2
 3 
 2  x'
2
Re  y  2 
 Re 

1
Dividendo ambo i membri della precedente con si ha:
Re

u' v' ' v' ' v' '  P' 1  2 v' ' 1  2 v' '
   2  (5.39 bis)
Re  x' Re  y   y  Re  x' 2 Re  y  2

 P' 1
Facendo il limite per Re   si avrebbe  o( ) cioè il salto di pressione nello
 y  Re
/L
 P'
strato limite è dell’ordine di 0
 y ''
dy '' e quindi in termini adimensionali

 1
P( )  P(0)  . Ciò ha una fondamentale importanza sia teorico-matematica che
L Re 3/ 2
pratica. Infatti dal punto di vista teorico-matematico si ottiene il risultato che
P dP dPe
  cioè la pressione non è più incognita e l’equazione (5.39) è soddisfatta
x dx dx
con notevoli semplificazioni. Inoltre nella sperimentazione le prese di pressione statica
possono essere posizionate sulla superficie del corpo (profilo), cioè dentro lo strato limite
invece che all’esterno dello strato limite.

Strato limite

Prese di pressione
statica

298
Per avere un idea delle variazioni di P con y’’ poniamo
Re  Ru 1  o( 1) nelle (5.33)

~ LU
P0 ~  U
 o(1) e ricaviamo P
U 2
 0
L

ad esempio per aria a 10 m/s P ~  o(10 4 ) pasc e P  o(10 2 ) pasc. e quindi la variazione
0 0
di pressione nello strato limite è dell’ordine di 10-6 rispetto alla pressione dinamica locale
(errore certamente accettabile sulla misura).

Pertanto il sistema (5.27) in forma adimensionale e con le scale assunte, si riduce a:

 u' u' d Pe '  2 u'


 u'  v' '   
 x'  y' ' d x'  y' ' 2
 u' v' '
(5.40)
  0
  x'  y' '

che è parabolico in quanto evolve in x’.

Sono necessarie le condizioni al contorno (y’’=0 e y’’= ) e le condizioni iniziali a x=x0’

u’=v’’=0 sul corpo (y’’=0)

u’=U’e all’esterno dello strato limite (y’’  cioè y’’=67)

u'  u~'(y' ' ) per x'  x0 '

che si trasforma in

 u' u'  U'e  2 u'


u'  v' '  U' 
    y' ' 2
e
 x y' ' x'
 u' v' '
  0
  x'  y' ' (5.41)
 u'  v' '  0 per y' '  0

 u'  U'e per y' '  
 u'  u~'(y' ' ) per x'  x0 '

299
Tenendo conto che Ue è nota dalla soluzione esterna potenziale e che:

- scritta fuori dello strato limite la (5.40) rispetta Bernouilli:


infatti, per Bernouilli imposto all’esterno :
1
Pe  ρU e2  cost
2
dPe d Ue
  ρU e
dx dx
dPe' ' dU e
'
ed in termini adimensionali  U e
dx' dx'
che puo’ anche essere ottenuta dalla (5.40) scritta fuori dello strato limite:
pertanto può essere sostituita nella (5.40) dando le (5.41)

dP' e dU'e
 U'e (5.42)
dx' d x'

Nelle (5.41) U’e è la componente della velocità del flusso esterna lungo la tangente al
corpo. Si noti che queste equazioni (5.41) non dipendono dal Re e poiché anche l’equazione
del potenziale non dipende dal Re si può affermare che per Re   sia la soluzione
esterna (potenziale) che la soluzione interna (strato limite) non dipendono dal Re. Pertanto
gli unici gruppi adimensionali che potranno comparire sono quelli a carattere geometrico
(allungamento, rugosità relativa, ecc.)2.

- scritta sul corpo (y’’=0 e u’=v’’=0) la (5.40) dà:


 2 u' dP' e
 (5.43)
 y '' wall
2
dx '

2
Le equazioni dello strato limite in forma dimensionale risultano:
 u u  Ue  2u
 ρ u  ρ v  ρ U  μ
x y x y2
e

 u v
  0 (5.44)
 x  y
u  v  0 sul corpo (y  0)

u  U e all' esterno dello strato limite (per y  δ)

u  u

~ (y) per x  x0

300
5.3 Separazione dello strato limite
Si parla di separazione quando il flusso rallentato nello strato limite viene trasportato nella
corrente principale

Linee di
corrente

u
W
u u u
0 0 0
y W
y W
y W

 u 2
 u
2
 u
2
0 0 0
y 2 W
y 2 W
y 2 W

u
In 1 0
 y Wall
u
In 2 0 (5.45)
 y Wall
u
In 3 0
 y Wall

Pertanto il punto di separazione si ha dove:

u
0 (5.46)
 y Wall
(definizione matematica che dice che la velocità è nulla non solo sulla parete ma anche in
prossimità della parete).
301
Dallo strato limite (eq. 5.40) si ha:

u'  0 v' ' = 0


 (5.47)
dPe '  u' 2
dPe  u2

  in forma dimensionale  
dx '  y '' 2 wall
dx  y2 wall

dU e dP
Inoltre, per flussi accelerati si ha  0 e quindi e  0 ma dalle (5.42):
dx dx

 2 u'
 0 ; pertanto l’aumento di velocità è una condizione sufficiente ma non
 y' ' 2 wall
necessaria per non avere distacco.

y’’ y’’ y’’

u u u
uW 0 u  2u
0 0
y W y ''2 W

dPe
per flussi decelerati  0 e quindi:
dx

 2 u'
0
 y' ' 2 wall

y’’ y’’ y’’

u u u
uW 0 u  2u
0 0
y W y ''2 W

Da cui si ricava che il distacco è possibile solo in flussi decelerati (ad esempio in
divergenti o diffusori). Pertanto la diminuzione di velocità risulta una condizione

302
necessaria ma non sufficiente a produrre il distacco. Si noti che nel punto di distacco si ha
du
 0 e quindi la  alla parete è nulla.
dy wall

303
5.4 Equazioni dello strato limite in termini di funzione di
corrente (leggere)
Essendo le equazioni dello strato limite bidimensionali ed incompressibili (campo
solenoidale) si può introdurre la funzione di corrente:

 '( x', y'') tale che:

' '
u'  v''   (5.48)
 y''  x'

La condizione   u  0 (5.31) è ovviamente identicamente soddisfatta dalle (5.48).
La quantità di moto in x’ dà:

' 2 ' ' 2 ' 3' dU ' e


- 2  3  U 'e (5.49)
 y ''  x '  y''  x '  y''  y '' dx'

da completare con le condizioni al contorno:

Impermeabilità  v' '  0   ' wall  0


 '
Non scorrimento  u'  0  0 (5.50)
 y ' ' wall
 '
Velocità all'   u'  U e   Ue
 y' ' e

piu’ la condizione iniziale

per x'  0   '( y'')  ~'( y'') (5.51)

profilo di  ' o di u’ assegnato.

L’equazione (5.49) con le condizioni al contorno (5.50) e (5.51) è un’equazione


differenziale del III° ordine alle derivate parziali nell’unica incognita  ' e può quindi
essere integrata con metodi numerici alle differenze (DF=differenze finite, VF=volumi
finiti, EF=elementi finiti, ecc.). Altre metodologie applicabili in situazioni particolari sono
quelle delle soluzioni simili e i metodi integrali che vedremo nel seguito.

304
5.5 Soluzioni simili per lo strato limite (leggere)
In analogia con quanto avviene per le similitudini geometriche, le soluzioni di uno strato
limite o in generale di un flusso, si dicono simili se possono essere rese uguali mediante
una opportuna trasformazione di coordinate.
Si noti innanzitutto che le equazioni (5.41) e (5.49) sono paraboliche in x’ nel senso che
nota U’e(x’) le velocità in una sezione x’2 dipendono solo da x'  x' 2 e non da x'  x' 2 .
Pertanto nella scalatura (trasformazione di coordinate) c’è da prevedere che u’ sia scalato
come ovvio con U’e e y’’ debba contenere un fattore di scala funzione di x’.

Condizione di similarità:

u' x '1 ,[ y ''/ g ( x '1 )] u' x ' 2 ,[ y ''/ g ( x ' 2 )]

U ' e ( x '1 ) U ' e ( x' 2 )

dove g(x’) è la funzione di scala.

5.5.1 Equazioni di Falkner-Skan

Applichiamo ora la seguente trasformazione di coordinate:


y ''
  x' ,   (5.52)
g ( x ')
ed introduciamo le quantità simili:

u'( , )
u' S  (5.53)
U ' e ( )
e
 '( , )
f ( , )    '( , )  f ( , ) U ' e ( ) g ( ) (5.54)1
U ' e ( ) g ( )

Teniamo conto che    ( x', y'') nelle operazioni di derivate e indicando nel seguito con
l’apice la derivata rispetto a  e con il punto la derivata rispetto a , . Ad esempio:

     y ''   g  
      2 g     (5.55)
 x'    x'    x' g   g 

1
Si noti che le f ( , ) e u' s ( , ) sono congruenti, infatti
 f ( , )    '( , )  1  ' 1  ' u'
u' s ( , )      
   U ' e ( ) g ( )  U ' e g   U ' e  y '' U ' e
305
     1 
     (5.56)
 y''    y''    y'' g  

Introdotte nei termini delle (5.49), danno:

 ' 1 
 f ( , ) U e ( ) g ( ) =
f ' Ue g
  U e f' (5.57)
 y'' g   g

 ψ' g  ψ'  ψ' g .


 η + =  ηU e g f'  f U e g  f (U e g) 
 x' g η ξ g (5.58)
.
  gηU e f'  f U e g  f (U e g)

 2 ' 1 1
2  2 f '' U e g  f '' U e (5.59)
 y'' g g

 3 ' 1 1
3  3 f ''' U e g  f ''' U e (5.60)
 y'' g g2

 2ψ' 
 U e f' =  g ηU e f' '  f' U e  f' U e 
 x'  y' '  x' g
(5.61)
g .
  ηU e f' '  (U e f' )
g

per cui si ottiene:

 g 
U e f'  ηU e f' '  f' U e  f' U e  
 g 
 
 .
 1
  gηU e f'  f U e g  f( U e g )  U e f' '  (5.62)
  g
1
 2 U e f' ' ' U e U e  0
g

Ue
Cerchiamo ora di isolare i termini di derivata in  e pertanto dividiamo per :
g2
306
 
  .

- f' ' '  ggηη e f'  ggηη e f'   gf( U e  g )  g 2 f U e   f' ' 
   (5.63)

 g 2U e f' f'  g 2U e f' 2  g 2U e  0

Separiamo i termini contenenti le derivate di f rispetto a  (gli f ), da quelli f’, e


cambiamo di segno:

.
f' ' '  g ( U e g ) f f' '  g 2U e (1 - f' 2 )  g 2U e f' f'  g 2U e f' ' f  (5.64)
 g 2U e (f' f'  f f' ' )  G(ξ(η)

Si ponga:
.
α  g ( U e g )  g 2U e  ggU e = β  ggU e (5.65)

essendo

β  g 2U e (5.66)

Si ottiene quindi:

f ''' ( ) f f '' ( ) ( 1-f' 2 )  G( , ) (5.67)

Affinchè le soluzioni siano simili [ f ( ,)  f () ] si deve avere


G( , )  0 (5.68)
il che è garantito dalla circostanza che in G compaiono le derivate rispetto a  di f ed
inoltre  e  possono essere solo funzioni di  e pertanto:
 ( )  cos t
(5.69)
 ( )  cos t

si ha quindi:

β  g gU e  A1
 g gU e  A1  β  A1  A2
β  cost  A2 (5.70)

 g gU e  A con A costante arbitraria,


cioè (5.71)
dg
g  AU e1

307
che può essere integrata per separazione di variabili:

g 

 g dg   A U
0 0
1
e ( ) d

Quindi


g2
 A U e1 ( ) d (5.72)
2 0

Ipotizziamo ora che la velocità del flusso potenziale abbia la forma:

U e ( ) = c m  U e  mc m1

con c costante arbitraria, che si può assumere uguale a 1 ed m numero si ottiene:

U e ( )   m U e  m m1 (5.73)


g2 A 1m
2
A  0
 m d 
1 m
 (5.74)

1 m
2A 1 m 1
 (1 m)
g  2  g  A 2
(5.75)
(1  m) 2

pertanto

2A 2A m
  g 2U e   1m m  m1  (5.76)
(1  m) 1 m

1-m
solo per comodità assumiamo A  per cui: (5.77)
2

 m (5.78)

e
1-m m  1
  m  g gU
 e  m A  m  (5.79)
2 2
pertanto risulta l’equazione finale:

m1
f ' ' ' f f ' 'm 1  f '2   0 (5.80)
2
308
che è un’equazione differenziale alle derivate ordinarie non lineare del III° ordine detta di
Falkner-Skan.
Le condizioni al contorno sono:

f  f ' 0 per   0
(5.81)
f ' 1 per    (  4  5)

Ci calcoliamo la funzione g:

 1m  g    1m


1-m
g ( )  (5.82)
( 1  m)

y ''
  y ''  m1 (5.83)
g ( )

Si può calcolare la tensione tangenziale dovuta alla frizione della (1.1) ricordando le
(5.28), (5.54.b) e (5.56) :

u U  u' U U e '  u' S U U 'e  2 f U U 'e


     2   f '' (5.85)
y  y''  g   g  g

Il coefficiente di tensione (vedi cap. 1.5) alla parete

 /w  /w  1 2U ' e 1
C    2U ' e f '' w  f '' w  (5.86)
q 1 / 2U 2 U L  1m
Re 
1 m

UU ' e L
1
Re L U ' e ( 3m 1) 1
2 f ' '  2 f ' '  2 2
f '' w
gU L 2 w
Re L g w
Re L

309
5.5.2 Condizioni nel flusso potenziale esterno che determinano soluzioni
simili per SL – Equazione di Blasius

5.5.2.1 Equazione di Blasius – Lastra piana

Poniamo m=0 (5.87)

U ' e ( )   0  1

che in termini dimensionali da:

U e ( x)  1  U  U (5.88)

il corrispondente potenziale totale è:

Tot U  x

che è il potenziale di un flusso uniforme indisturbato. Pertanto la (5.88) corrisponde alla


soluzione potenziale di un flusso intorno ad una lastra piana ad incidenza nulla (tab. 4.2)

Lastra piana
U

0 x
U 2
Strati
limite
Linee di corrente

L’equazione (5.80) risulta :

1
f ''' f f ''  0 (5.89)
2
con le condizioni al contorno (5.81), detta equazione di Blasius, che la scopri (nel 1908) e
la cui soluzione numerica è riportata nella tabella e nella figura insieme a confronti con
esperimenti.
 2u
Si noti che per   0 l’equazione diventa f III  0 che corrisponde a 2  0 cioè ad
y w
una curvatura nulla (assenza di distacco).
310
U
f '
U f ’’
 f

0 0 0 0.332
1 0.166 0.3298 0.323
3 1.397 0.8461 0.161
5 3.28 0.991 0.01591
7 5.28 0.99992 0.00022
8 6.279 1.00000 0.00001
u’ f
5

v’’=

311
Come si vede per Re (> 106) la soluzione di Blasius è esatta, nel senso che i punti
sperimentali si collocano nelle soluzioni teoriche:

Esperimenti

Blasius

Per Re<1000 risulta una notevole approssimazione in quanto decadono le ipotesi che
hanno portato alla formulazione asintotica di SL – flusso di Eulero.
Per Blasius la g tenendo conto delle (5.82) diventa:

g   1   1/ 2 (5.90)

y' '
 (5.91)

pertanto la linea ad =cost., dove assumiamo che finisca convenzionalmente lo SL,


corrisponde a y ''  c 1/ 2 e quindi lo spessore dello SL aumenta di  ( )   1/ 2 cioè
AL
 ( )   (1)  1/ 2 , cioè lo spessore va come una parabola  2 ( )  c 2 2 (1)  
Re L
con il coefficiente A da definire convenzionalmente.

  parabola
U

u

SL

312
Se c risulta per Blasius:

2 1 1
cτ  f'' w (5.92)
Re ξ

U L U x
ma Re      Re x (5.93)
 

e quindi

2
c ( x )  f '' w (5.94)
Re x

con f '' w  f ''( y ''  0)  0.332 dalle tabelle.

1
Quindi il coefficiente d’attrito varia come ovvero diminuisce al crescere di x
x

1
c  0.664 (5.95)
Re x

Il coefficiente di resistenza aerodinamica di una lastra infinita sottile di profondità unitaria


(solo attrito)
1 1
D
  2 c d 
1328
.

1328
.
  2.656
1
cD   1/ 2 d  2   (5.96)
q S 0 Re L 0 Re L 0 Re L

5.5.2.2 Flusso contro una parete (ristagno)

Poniamo m=1 (5.97)

U e ( )   (5.98)

che in termini dimensionali dà:

U e ( x)  cx
(5.99)
Ve ( y)   cy

che corrisponde al flusso potenziale contro una parete, come avviene intorno a tutti i punti
di ristagno davanti a corpi aerodinamici.

313
x

u Punto di
ristagno
y

Infatti, il potenziale (come presentato prima) risulta:

  U(x 2  y 2 ) (5.100)

 2Ux (5.101)
x

 2Uy (5.102)
y
e quindi
c  2U

L’equazione (5.80) risulta:

f ''' ff ''(1  f ' 2 )  0 (5.103)


u 2
con le condizioni al contorno (5.81). Sulla parete si ha f '''  1 cioè  0 ed è
y 2 w
quindi stabile (curvatura negativa). Per questa formulazione, la g diventa:

g 1 (5.104)

  y'' (5.105)

cioè

 ( )   (1) (5.106)

cioè lo spessore rimane costante lungo .


314
Il c dalle (5.86) risulta essere:

2U 'e 2 f '' w
c  f '' w   (5.107)
Re L Re L

che cresce linearmente con .

5.5.2.3 Divergente e convergente 2D

Poniamo
m = -1 (5.108)

U ' e ( )   1 (5.109)

che in termini dimensionali da:

U e ( x)  c x 1

sorgente  2u  2u
xr 0 xr 0
y 2 W y 2 W

per x  r
c 1
la U e (r )  c r 1   che è la velocità indotta da una sorgente (pozzo)2 con
r 2 r
1
c c intensità unitaria
2
Il corrispondente potenziale sarà (tab. 4.2)
m
 ln r
2
Pertanto corrisponde al flusso in un diffusore o in un divergente 2D.

2
Nel caso del pozzo (convergente 2D) è necessario cambiare gli estremi d’integrazione nella (5.71) o in alternativa
cambiare le condizioni al contorno (5.81) f '(  )  1 .
315
L’equazione (5.80) risulta:

f '''(1  f ' 2 )  0  f ''' f ' 2 1  0 (5.110)


 2u
con le condizioni al contorno (5.81). Sulla parte f '''  1 , cioè  0 che corrisponde
y 2 w
ad una situazione di flusso distaccato (la teoria dello strato limite perde di validità).
m=1 0<m<1
x

m 

2 2
c c

Parete convergente 2D

Flusso al ristagno

-1<m<0
m=0

c x c

Lastra piana
Parete divergente 2D x
2D

Per questa formulazione la g (5.82) diventa:

g  ξ 1m  ξ (5.111)
y' '


316
cioè:

 ( )   (1)  c (5.112)

cioè lo spessore cresce linearmente con  fino al valore massimo che sarà:
L
 (1)  A (5.113)
Re L

Il c risulta, ricordando le (5.86):

2U e ' 1 2U e ' 2 2 f '' w 1


c  f '' w  f '' w  f ''  (5.114)
Re L  1m Re L Re L  2 w
Re L  2
1
ovvero il c varia come ovvero diminuisce come il quadrato di  andando verso valle
2
nel diffusore. Il termine f ' ' w è calcolabile una volta per tutte mediante integrazione della
(5.99). Si verifica che per m=-1 e divergente si ha il distacco. Nel caso diel convergente il
cambiamento di segno nella condizione al contorno realizza velocità negative e quindi
curvature positive corrispondono a situazioni stabili (assenza distacco). Si possono
considerare le situazioni riportate negli schemi che seguono. Nel caso di divergente 2D la
situazione limite per il distacco è dove la m=-0.091. Nel caso del convergente non si ha
mai distacco.

317
5.6 Spessore dello strato limite (leggere)

Sono possibili diverse definizioni di spessore dello SL:

 Blasius ha definito come spessore  convenzionalmente la distanza per la quale


u' s  u'/U ' e  u / U e  0.99 ,

y’’ u’=0.99


5

ue’=1

Si trova   5 e corrispondentemente:
5L 1/2 Lμ νx
δB  5 (1)  ξ 5 5
1/2
(5.122)
Re L Uρ U

 Piu’ interessante è lo spessore di scostamento 1 che rappresenta lo spessore di cui


bisogna aumentare lo spessore del corpo per tenere conto di quanto si spostano le linee
di corrente per effetto dello SL.

  0 per
pre sen za di SL L’area del rettangolo corrisponde
alla perdita di massa nello SL

1  spessore di s cos tamento

  0 sen za
Aree equivalenti
considerare lo SL

318

U e1   (U e  u) dy (5.123)
0

u
1   (1  ) dy (5.124)
0
Ue

ma

u  Ue f ' (5.125)

e quindi per Blasius (lastra piana) si ha:

νx
δ1 B  ηmax  f(ηmax ) (5.126)
U

da cui (con la formula di Blasius) si ottiene:


νx
δ1 B  1.7208
U

che è circa 1/3 della definizione della (5.122)




 Spessore di quantità di moto 2 . Questa quantità misura, analogamente allo spessore


di scostamento 1 , la distanza di cui si deve aumentare lo spessore del corpo per
riequilibrare la perdita di quantità di moto dovuta allo SL.

U  2   u (U e  u) dy
2
e (5.127)
0

319
y

u
dy 

La quantità di moto associata alla massa

dm   u dy (5.128)

sarà, alla velocità esterna Ue:

dm  U e   U e u dy (5.129)

La quantità di moto alla velocità u (alla distanza y), sarà

dm  u   u 2 dy (5.130)

pertanto la perdita di quantità di moto della massa dm risulta:

 
u  u
 U  2   (  u U e   u )dy   U
2 2 2
U 1   dy (5.131)
e  Ue 
e e
0 0

La (5.131) uguaglia le perdite della quantità di moto della massa dm alla quantità di moto
posseduta dal fluido alla velocità Ue.


u u
2   (1  ) dy (5.132)
0
Ue Ue

Nel caso di lastra piana (Blasius):

vx
δ2  0.664
u

che è circa 1/8 di B.

320
5.7 Metodi integrali per lo strato limite (equazione di
Von Karmann-Polausen) (leggere)

Integriamo l’equazione del moto per lo strato limite in forma dimensionale (5.44) su
uno spessore (h) maggiore dello strato limite:

 u u dUe 
h
τw
   x  y dx 

y o 
u + v - U e  d y  
ρ
(5.133)

u
avendo definito con τ w  μ la tensione tangenziale alla parete, ed essendo:
yw
h
 2u  u  u
h

μ  2 dy  μ     μ (5.134)
0
y   y 0 yw

Dall’equazione di conservazione della massa (5.44):

  u
y

v     d y (5.135)
o
  x

per cui

h
 u u y u dUe  τw
   x  y 0  x

y o 
u - dy - U e
dx 
d y  
ρ
(5.136)

Integrando per parti, si ottiene per il secondo termine a primo membro:

h
h
 u y
u   yu  h u h
u
h
u
y o   y 0  x 
dy  d y   
u dy
 0  x 
 

0
u
 x
dy  U e
0
 x
dy  
0
u
 x
dy (5.137)
0

per cui si ottiene:

h
 u u dU  τ
  2u  U e  U e e d y   w
y o 
x x dx  ρ
(5.138)

cambiando di segno e riorganizzando i termini:


321
h h

 u (U e  u)d y  dU e (U e  u)d y  τ w
 (5.139)
y o
x dx y o ρ

ma ricordando le definizioni di 1 e 2 (par. 5.6) e facendo il limite per h   , si ha:

d (U e2 δ2 ) dU e τ w
 δ1U e  (5.140)
dx dx ρ

Questa è l’equazione integrale della quantità di moto per uno strato limite
bidimensionale, incompressibile e stazionario, detta equazione di Von Karmann. E’
una equazione differenziale alle derivate ordinarie in x (nota Ue(x) ) negli spessori 1
e 2 ed in 0.Può anche essere riscritta come:

dδ2 dU e τ w
U e2  (2δ2  δ1 )U e  (5.141)
dx dx ρ

Come si può vedere, fissata la forma di u() ,


ad esempio lineare:

u
 l ()  a  b
Ue

con condizioni al contorno:


0 l (0)  0
5 l (5)  1

1
1  
2
1
2  
6



 

o un polinomio del quarto grado (proposta da Polausen)

u
 l()  a  b 2  c 3  d 4  e (5.142)
Ue
322
per il quarto grado le condizioni sono:

nella parete
 yo

fuori dallo SL
 y 

L’equazione (5.141) si può integrare in x con  come incognita, e determinare


successivamente 1(x) , 2(x) e w(x) (tensione tangenziale alla parete). Ad esempio,
per il quarto grado le condizioni sono:

1)  y0 u0  e0


 2 u 1 dP dU e
2)  2   U e
y  dx dx
3)    y   u  Ue
u
4) 0
y
 2u
5) 0
 y2

Si consideri che la quantità


u
τw  μ
y y 0

data la forma, è nota a meno di un fattore di scala (x).

Si noti che nel caso di una lastra piana, si può porre:


d Ue
Ue  U e 0
dx
per cui l’equazione (5.141) diventa:

dδ2 τ w
U2 
dx ρ

e quindi

dδ2
τw  ρ U 2
dx

323
5.8 Esercizi relativi al capitolo 5
Riassumiamo brevemente alcuni dei risultati già visti che saranno utili per gli esercizi. Dalla
teoria di Blasius si ha1:

0 0.664
C  
1 Re x
U 2
2
5x
 (da notare che questa quantità viene spesso indicata come spessore geometrico)
Re x
172
. x
1 
Re x
0.664 x
2 
Re x

Es. 5.1

L’aria fluisce attraverso un condotto di sezione quadrata di area 0.15m2 formando uno strato
limite sulle pareti. Il fluido, nella regione al di fuori dello strato limite, può essere considerato
inviscido e con profilo di velocità uniforme. Sapendo che lo spessore di scostamento varia con
x secondo la legge:

 1
1  0.007  x 2 
 

e tenendo conto che la velocità media nella sezione di ingresso è pari a 3m/s, determinare la
velocità media dell’aria dentro il condotto ma al di fuori dello strato limite nella posizione
x=1m. Assumere lo spessore dello strato limite nullo nella sezione di ingresso.

(x)
x

A1 A2

1
Si noti che nel caso di SL turbolento si osserva una dipendenza del tipo Re x-1/5 invece di Rex-1/2 del caso
laminare
324
Es. 5.2

Si consideri un flusso laminare di un fluido incompressibile su di una lastra piana (Blasius). Il


profilo di velocità viene approssimato da una semplice relazione lineare del tipo:

U
u( y )  y per 0 y 

u( y )  U per y >

Determinare (x) (spessore geometrico) e gli sforzi di taglio utilizzando l’equazione integrale
di Von Karmann semplificata per il caso della lastra piana. Paragonare i risultati ottenuti con
ciò che si ottiene dalla teoria di Blasius.

Es. 5.3

Un flusso stazionario si muove con velocità U=3m/s su di una lastra piana. Determinare
approssimativamente in quale posizione xcr e con quale spessore (geometrico) (xcr) di strato
limite, si ha la transizione da strato limite laminare a turbolento, nel caso di acqua a 15°C, aria
in condizioni di atmosfera standard e glicerina a 20°C. Assumere che il Reynolds critico (
Rexcr ) di transizione sia 5x105 e che siano valide le formule di Blasius per lo strato limite
(lastra piana).

Fluido  (m2/s) xcr(m) (xcr) (m)


Aria 1.5x10-5
Acqua 1.12x10-6
Glicerina 1.19x10-3

Es. 5.4

Si consideri un flusso turbolento di un fluido incompressibile su di una lastra piana. Il profilo


di velocità nello strato limite può essere approssimato nel modo seguente:

1/7
u( y )  y 
  per 0  y  
U  
u( y )  U per y > 

(si noti che questo andamento è in buon accordo con i profili sperimentali anche se alla parete
u
fornisce la condizione non fisica   ). Gli sforzi di taglio possono essere ottenuti
 y wall
dalla seguente relazione ottenuta sulla base di osservazioni sperimentali:
325
  
1/ 4

 0  0.0225  U  
2
 U 

Determinare gli spessori di strato limite (e gli sforzi di taglio alla parete al variare
della distanza x. Determinare anche il coefficiente di resistenza di attrito C.

326

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