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IL MILIONE DI MARCO POLO

 Riferimenti storici
Marco Polo è indissolubilmente legato alla sua famosissima opera letteraria, Il Milione. Al suo
ritorno dalla Cina nel 1295, la famiglia Polo si sistemò nuovamente a Venezia, dove attiravano folle
di persone con i loro racconti incredibili, tanto che qualcuno ebbe difficoltà a credere che fossero
stati davvero nella lontana Cina.
L'animo avventuriero di Marco Polo lo portò fino a partecipare nel 1298 alla Battaglia di Curzola
combattuta dalla Repubblica di Genova contro la Repubblica di Venezia, ma venne catturato e
tenuto prigioniero per alcuni mesi. In questo periodo dettò in lingua d'oïl a Rustichello da Pisa
(anch'egli prigioniero dei genovesi) Le deuisament du monde, un racconto dei suoi viaggi nell'allora
sconosciuto Estremo Oriente, poi conosciuto anche come Il Milione.
Il titolo Il Milione deriva da un soprannome dell'autore, per aver usato più volte questa parola nel
descrivere la quantità di beni amministrata dal Kublai Khan. Del tutto priva di fondamento e prove
è la teoria che vuole il titolo postumo del suo libro, Il Milione, derivato da un soprannome di
famiglia, "Emilione" (nome di un antenato di Marco Polo), divenuto per aferesi Milione.
In seguito il libro fu rimaneggiato da autori francesi, i quali apportarono delle correzioni personali e
modifiche linguistiche sia durante sia dopo il periodo del Rinascimento, aggiungendo icone e
qualche pittura miniaturizzata che se da una parte servivano ad abbellire l'opera rendendola più
gradevole, dall'altra lo impoverivano sul piano della scoperta facendolo passare per uno scritto
denso di fantasticherie e relativo a un mondo inesistente o immaginario.
Solo durante il periodo dell'Illuminismo si tenderà a rivalutare il testo più antico e fedele al vero
Milione e a dargli il posto che merita nella storia delle esplorazioni.
 Riassunto dell’opera di Marco Polo “IL MILIONE”
Data di pubblicazione:1308.
Messer Niccolò Polo e messer Matteo Polo, partirono per un lungo viaggio per commerciare, che
prevedeva come meta Soldaia.
Arrivati a Soldaia vi rimasero per un paio di mesi, dopodiché decisero di spingersi più avanti e
arrivare alle terre di Barca Kan, un signore che possedeva alcune regioni della Tartaria.
Egli accolse Niccolò e Matteo con grande piacere e ricevette con grande piacere tutte le gemme che
gli furono regalate. Più tardi scoppiò una guerra tra Barca Kan e Alau, un signore che possedeva le
regioni dei Tartari di Levante, e questa guerra costrinse i due fratelli a scappare e a dirigersi verso
Bucara una regione a cui si poteva arrivare attraversando il deserto. Rimasero a Bucara per tre anni
e conobbero bene il posto.
Lì regnava un monarca che si chiamava Barac, era la terra più grande della Persia, ed è lì che
incontrarono un messaggero che li diresse dal Gran Kan che aveva voglia di incontrare persone
straniere e in questo caso latine. Arrivati furono accolti e chiacchierarono con il Gran Kan che gli
chiese notizie sulla religione cristiana e sulle loro culture. Il Gran Kan, così, decise di approfittare e
di mandare, tramite un barone chiamato Cogatal, i due fratelli Polo dal Papa con la nomina di
ambasciatori e di chiedere al Papa 100 uomini esperti della religione cristiana e capaci di far
convertire altre persone che credevano in altre religioni e non in quella cristiana. Prima di partire
però, il Gran Kan consegnò ai tre messaggeri una piastra d’oro che una volta data al Papa gli
assicurava alloggio e vitto. I due fratelli e il barone partirono, ma nel cammino Cogatal morì, così
Niccolò e Matteo proseguirono il viaggio ed arrivarono ad Acri dove sentirono la triste notizia che il
Papa Clemente era morto.
Decisero, quindi di andare a Venezia, la loro città nativa, e alla loro partenza portarono con loro
Marco Polo, figlio di Niccolò. Arrivarono a Gerusalemme dove presero un olio che il Gran Kan
chiese di portargli, ma prima di ripartire seppero che era stato eletto Papa Gregorio,così si recarono
dal Pontefice che li accolse molto bene e ricambiò i doni del Gran Kan con vasi e oggetti preziosi e
fece viaggiare insieme ai Polo due frati esperti della religione cristiana. Ripartirono e andarono dal
Gran Kan che ricevette con entusiasmo i regali del Papa e rimase colpito dall’ intelligenza di Marco
Polo, tanto che dopo aver scoperto che già si era adattato al posto e già conosceva lingue e usanze,
lo nominò subito suo ambasciatore e gli commissionò subito un’ ambasceria.

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