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UNIVERSITÀ JAGELLONICA DI CRACOVIA

ISTITUTO DI FILOLOGIA ROMANZA


DIPARTIMENTO D’ITALIANISTICA

Anna Hrabovska

Gli anglicismi nell’italiano contemporaneo.


Rapporti interlinguistici anglo-italiani nell’ambito
dell’informatica

Relatore: Dr.ssa Magdalena Bartkowiak-Lerch


Anno accademico: 2016/2017
Vorrei ringraziare la professoressa Magdalena Bartkowiak-Lerch per la sua disponibilità,
per avermi dato preziosi consigli e per la cura con cui ha seguito la stesura della presente
tesi.

2
3
Indice

Introduzione ....................................................................................................................................... 5
I. La diffusione del lessico inglese in italiano ............................................................................... 6
I.1. Il Settecento ............................................................................................................................. 7
I.2. L’Ottocento .............................................................................................................................. 8
I.3. Il primo Novecento ................................................................................................................ 10
I.4. Il dopoguerra .......................................................................................................................... 11
II. L’analisi linguistica degli anglicismi in italiano ...................................................................... 13
II.1. I prestiti dal punto di vista della motivazione...................................................................... 14
II.1.1. Prestito di necessità ....................................................................................................... 14
II.1.2. Prestito di lusso .............................................................................................................. 14
II.2. I prestiti dal punto di vista della forma ................................................................................. 15
II.2.1. Livello fonologico ........................................................................................................... 15
II.2.1.1. Prestito integrato ovvero adattato.......................................................................... 14

II.2.1.2. Prestito non adattato............................................................................................... 15

II.2.1.3 Modi di adattamento................................................................................................ 15

II.2.2. Livello morfologico ......................................................................................................... 19


II.2.2.1. I neologismi............................................................................................................. 19

II.2.2.2. Le abbreviazioni e le sigle....................................................................................... 21

II.2.2.3. I morfemi indotti..................................................................................................... 23

II.2.3. Livello semantico ............................................................................................................ 26


III. Gli anglicismi nella comunicazione specialistica nell’ambito dell’informatica................... 28
III.1. Livello fonologico ............................................................................................................... 29
III.2. Livello morfologico ............................................................................................................ 31
III.3. Livello semantico ................................................................................................................ 32
III.4. Gli anglicismi nel linguaggio informatico sull’esempio di testo ........................................ 34
Conclusione...................................................................................................................................... 35
Bibliografia ...................................................................................................................................... 37

4
Introduzione

Che cosa si intende per l’italiano contemporaneo? Gli storici della lingua italiana
sostengono che si possa definire come il processo di evoluzione del latino accompagnato
da una forte influenza delle altre lingue.1 È chiaro che ogni lingua è sottoposta ad un
processo di evoluzione. Con il passare del tempo si sviluppa sia la lingua parlata che quella
scritta, il lessico si arricchisce di parole nuove che entrano a far parte del patrimonio
lessicale. È ovvio che tale processo evolutivo riguarda anche l’italiano.2 Attraverso lo
scambio linguistico, due lingue differenti si trasferiscono elementi tipici e unici, che
passano da una lingua di partenza ad una lingua d’arrivo. Questi elementi vengono
chiamati i prestiti3. Tramite il suo complicato processo di formazione, l’italiano ha
inglobato numerose parole straniere che prima non facevano parte del suo lessico.

Si dovrebbe a questo punto dire che nell’italiano d’oggi è presente


un’innumerevole quantità di prestiti linguistici. Il fenomeno di prestito è legato a fattori
extralinguistici: rapporti culturali (il prestigio culturale misura l’espansione della lingua),
scambi economici, invasioni militari sono tra le cause del passagio di parole da una lingua
di un determinato campo.4 I forestierismi in gran parte sono di origine francese, spagnola,
tedesca, araba, anche se la maggioranza di essi, usati comunemente oggigiorno,
provengono dall’inglese.

Le parole inglesi sono gradualmente diventate parte integrante del lessico. Le


usiamo ogni giorno nella comunicazione orale e scritta, le sentiamo nella TV, le troviamo
nella stampa quotidiana. La presente tesi è dedicata quindi all’uso dei forestierismi della
provenienza inglese nell’italiano contemporaneo, cioè i cosidetti anglicismi.

All’inizio della presente ricerca è necessario risalire alle origini del fenomeno di
importazione degli anglicismi. La parte introduttiva della tesi è dunque dedicata alla
diffusione del lessico inglese in italiano contemporaneo dal loro primo apparire. Il primo
1
E. Bianchini, Italiano straniero. Piccolo repertorio storico dei barbarismi e dei significati che mutano nella
lingua italiana, Perugia, Guerra Edizioni, 1998, p. 17.
2
M. Vesela, Gli anglicismi nelle riviste di moda [online], consultato 12.03.2017, URL:
https://is.muni.cz/th/402403/ff_b/BAKALARSKA_PRACE_MICHAELA_VESELA19.pdf
3
A. A. Sobrero, A. Miglietta, Introduzione alla linguistica italiana, Roma-Bari, Gius. Laterza&Figli Spa, 2006,
p. 252.
4
P. Zolli, Le parole straniere, Bologna, Zanichelli, 1991, p. 1.
5
capitolo darà la descrizione del contesto politico, sociale e culturale che fornisce lo sfondo
per lo scambio linguistico tra le due lingue. Inoltre si darà nella parte storica uno sguardo
diacronico sugli anglicismi più popolari in varie epoche. Il secondo capitolo si occupa
degli aspetti fonetici e morfologici, prendendo in considerazione la formazione delle
parole, cioè un altro elemento costituente della complessità dello scambio lessicale anglo-
italiano. Nella parte finale si cerca di dimostrare l’influsso della terminologia inglese
nell’ambito dell’informatica.

I. La diffusione del lessico inglese in italiano

Il termine anglicismo (“una voce o frase dell’idioma inglese; ovvero una maniera di
parlare”, così viene definita nell’enciclopedia di Chambers, tradotta a Venezia nel 1747)
compare nell’lessico italiano alla metà del XVIII secolo, entra nell’uso grazie al fenomeno
dell’anglomania, dopo aver assunto dimensioni rilevanti in Francia, inizia a contagiare
tutta l’Europa e si presenta anche in Italia attraverso un interesse crescente per le parole
inglesi.5

Fino alla metà del Settecento, l’influsso degli anglicismi era in un certo senso
irrilevante e le voci di origine inglese erano davvero rare. Nel Medioevo è facile
esemplificare la presenza in italiano di anglicismi usati per i rapporti commerciali con
l’Inghilterra: sterlini (1211), costuma ‘dogana’ (dall’ingl. customs).6 Durante il XIII e il
XIV secolo, nonostante il fatto che i commerci con l’Inghilterra fioriscono
successivamente, sono entrati in italiano solo pochissimi termini inglesi usati da mercanti.
Ne offre un esempio il termine lombard per indicare i mercanti italiani con riferimento alla
via Lombard street a Londra.7

In epoca rinascimentale tra la fine del Quattrocento e il Cinquecento appaiono le


voci che riguardano la vita politica e civile inglese, registrate nelle Relazioni degli
ambasciatori veneti in Inghilterra. L’afflusso non si considera molto notevole per un
motivo: non hanno avuto diffusione all’infuori di una stretta cerchia di senatori e di
funzionari. Entrano in questo periodo in italiano soprattutto i calchi, espressioni tradotte in

5
M. Fanfani, Anglicismi. Enciclopedia dell'Italiano (2010) [online], consultato 08.03.2017, URL:
http://www.treccani.it/enciclopedia/anglicismi_(Enciclopedia-dell'Italiano)/
6
M.Fanfani, Op. Cit. [online].
7
E. Bianchini, Op. Cit., p. 116.
6
italiano dall’inglese, p. es. alto tradimento (calco dell’ingl. high treason, ‘la legislazione
penale’), camera stellata (calco dell’ingl. star chamber con il significato del ‘corte inglese
competente in materia di reati politici’), gran cancelliere (titolo storico di ‘alti dignitari di
corte’), l’ordine della giarrettiera (il più antico ordine cavalleresco inglese), parlamento,
coronatore (dall’ingl. coroner), puritani ecc.8

Alla fine del Cinquecento si cominciano a pubblicare le prime grammatiche e


dizionari italiano-inglesi: nel 1598 esce un vasto dizionario italiano-inglese intitolato A
world of wordes dell’insegnante d’italiano in Inghilterra John Florio, ristampato molte
volte, ma, come il precedente lavoro di William Thomas (Principal rules of the Italian
grammar with a dictionaire, Londra 1550), è rivolto soprattutto agli anglofoni9.

Nel XV secolo le influenze più consistenti sono venute dalla Francia e dalla
Spagna, ma già dal XVI le parole inglesi cominciano a darci notizia attraverso i rapporti
commerciali e bancari con l’Inghilterra, per via di viaggiatori e poi con l’inizio della
migrazione italiana verso l’Inghilterra che prosegue nel secolo successivo. Si notano i più
frequenti contatti tra le nazioni e legami linguistici.10

La rivoluzione industriale, il nuovo sistema politico consolidatosi dopo la guerra civile


del 1642 con le istituzioni parlamentari, l’impero coloniale, e poi il mito della rivoluzione
americana e della giovane nazione indipendente, il crescente prestigio culturale e scientifico dei
paesi anglosassoni, i loro successi economici e diplomatico-militari, hanno via via provocato
un generale sentimento di ammirazione nei confronti della Gran Bretagna e degli Stati Uniti.
Nel Settecento diversi intellettuali italiani soggiornano in Inghilterra e la lingua inglese, prima
considerata barbara, viene rivalutata e studiata, se ne scopre la letteratura, se ne traducono i
capolavori, la si impara per diletto, per essere al corrente, per necessità commerciali .11

I.1. Il Settecento

Solo dal Settecento l’inglese inizia ad esercitare un’influenza sempre più incisiva.
Nel Settecento sono pubblicati numerosi dizionari e grammatiche dell’inglese destinate
agli italiani. Tra i più conosciuti si può citare Il Dizionario italiano e inglese di Ferdinand

8
P. Zolli, Op. Cit., p. 43.
9
M. Fanfani, Op. Cit. [online].
10
E. Bianchini, Op. Cit., p. 117.
11
M. Fanfani, Op. Cit. [online].
7
Altieri (1726, ristampato a Venezia nel 1751), Dizionario della lingua inglese di Giuseppe
Baretti (uscito a Londra nel 1760) e Dizionario portatile delle lingue italiana ed inglese di
Giuspanio Graglia (1975).12

Nello stesso secolo si inizia a tradurre libri inglesi in italiano. Le opere inglesi nella
maggior parte sono conosciute in Italia tramite traduzioni francesi, perché richiamandoci la
constatazione di Paolo Zolli: “Francia fu mediatrice tra l’Inghilterra e l’Italia per quanto
riguarda la moda, le istituzioni e lo stesso fenomeno dell’anglomania, che si sviluppò e si
diffuse prima in Francia che in Italia”13. Ipotizzando le cause di tale fenomeno si potrebbe
dire che i rapporti tra l’Inghilterra e l’Italia erano meno stretti che quelli fra Francia e
Italia.

Appunto nel Settecento un rilevante numero degli anglicismi entrati in italiano


proveniva dal settore politico e sociale (per es. bill, club, pamphlet, humour). Queste parole
sono rappresentate in gran parte da anglolatinismi o calchi facilmente integrabili, giunti
probabilmente attraverso il francese; essi sono entrati nel linguaggio politico italiano e
sono rimasti fino ai nostri giorni (aggiornare, commissione, anticostituzionale, legislatura,
lista civile, esecutivo, mozione, autodeterminazione, coalizione, comitato, costituzionale,
legislatura, opposizione, ordine del giorno, senso comune, ultimatum)14. Vengono
introdotti, in via principale attraverso la tradizione orale, vari termini nel campo del
commercio e della navigazione: biglietto di banco o banconota, importare (nel significato
di ‘introdurre la merce’), brick (cioè ‘il contenitore’), cutter (‘tipo di veliero’). Meno
numerosi sono invece i prestiti dell’ambito della moda, dato che in tutta l’Europa di quel
tempo prevale la moda francese (bisogna menzionare un nome di colore il fumo di Londra,
calcato sull’inglese London smoke), anche ai cibi e alle bevande.15

I.2. L’Ottocento

Per tutta la prima metà dell’Ottocento continua ad essere in aumento il passaggio


degli anglicismi attraverso la mediazione francese, l’influsso del quale è geograficamente e

12
P. Zolli, Op. Cit., p. 44.
13
Ibid, p. 44.
14
G. Cartago, L’apporto inglese, in Storia della lingua italiana, a cura di L. Serianni, P. Trifone, Torino,
Einaudi, 1994, 3 voll., vol. 3° (Le altre lingue), pp. 727-735.
15
P. Zolli, Op. Cit., p. 47.
8
culturalmente inevitabile. Le opere letterarie sono comunemente tradotte dall’inglese in
italiano, tra le quali degli autori Walter Scott, James Fenimore Cooper, Charles Dickens.
Non sono stati tradotti solo i romanzi inglesi ma anche le opere storiche come La storia
d’Inghilterra di David Hume, La storia del regno dell’Imperatore Carlo V e La storia
d’America di William Robertson, opere di diritto come La Teoria delle prove giudiziarie di
Jeremy Benthame, opere di argomento scientifico come Zoonomia, ovvero Leggi della vita
organica di Erasmus Darwin.16

Nel corso dell’Ottocento, col diffondersi della stampa e con lo sviluppo del
commercio, del turismo e dello sport, gli anglicismi colonizzano l’italiano. L’interesse per
il sistema politico ha provocato l’ondata dei nuovi termini, parole entrate in italiano in
questo periodo sono per esempio assolutismo (‘potere assoluto’), leader (‘capopartito’),
leadership (‘guida di una persona, un partito, uno stato’), meeting (‘comizio’), premier
(‘primo ministro’), boicottare (‘danneggiare economicamente qualcuno’), self government
(‘facoltà concessa a un gruppo sociale di amministrarsi da solo’), i termini strettamente
legati al sistema politico come abolizionista (legato all’abolizione della schiavitù dei
negri), assentismo (‘disinteresse politico’).17

Un altro settore che accetta un certo numero di anglicismi è il mondo degli affari:
business, copyright (‘proprietà letteraria’), stock (‘quantità di merci o di materie prime
giacenti in un magazzino’), trade-mark (‘marchio di fabbrica’). Le parole legate alla moda
sono dandy (‘elegantone’, ‘damerino’), fashion, fashionable (‘alla moda’), jersey (‘tipo di
maglia di fili diversi, lavorata a macchina’), spencer (‘giacca di maglia lana’), waterproof
(‘impermeabile’), smoking (‘abito adatto per il salotto dei fumatori’). Tra gli altri ci sono
garden-party (‘festa all’aperto’), snob (‘persona non fine, non adeguata a un ambiente
colto e raffinato’), steamer (‘battello a vapore’), break (‘carrozza ampia’). Un altro settore
che conosce un’ondata rilevante d’anglicismi è lo sport: innanzitutto vi entra con la parola
stessa. Si ritrovano le parole come football, tennis, outsider, baseball, trainer, derby,
rowing, yachting, cricket ecc.18 Cominciano a introdursi anche i nomi di cibi e bevande
(brandy, gin, whisky; rostbif adattamento di roast-beef, sandwich, curry).19

16
Ibid, pp. 50-51.
17
P. Zolli,. Op. cit., pp. 81-90.
18
Ibid.
19
M. Fanfani, Op. Cit. [online].
9
I.3. Il primo Novecento

In conseguenza degli avvenimenti di due guerre mondiali, la presenza degli


americani in Europa, la diffusione della stampa, una più stretta connessione con il mondo
angloamericano hanno causato un’accelerazione dell’ingresso dei forestierismi. In quel
periodo cambia la forma dei prestiti: molte voci entrano in italiano direttamente nella loro
forma originale senza l’adattamento. In molti casi per ovvie raggioni sorgeva il problema
con la pronuncia delle parole inglesi. A causa delle differenze fra il sistema fonologico
dell’inglese e quello dell’italiano, molto spesso capitava che la pronuncia italiana della
parola inglese rispecchiava la sua forma grafica, di conseguenza le parole inglesi si
pronunciavano come se fossero italiane. Nel Novecento, a differenza del secolo
precedente, quando gli anglicismi erano giunti per via orale, prevale il passaggio delle voci
per via scritta.20

L’afflusso degli anglicismi nel campo dello sport è il più rilevante: parole introdotte
sono per esempio basketball (‘pallacanestro’), bob (‘slitta da corsa’), cross-country (‘corsa
campestre’), curling (‘gioco simile a quello delle bocce, che si svolge sul ghiaccio’), finish
(‘fine di una gara’), goal (‘la rete’), corner (‘calcio d’angolo’), golf (‘gioco su campo
aperto’), knock out (‘fuori combattimento’), hockey (‘gioco a squadre, con regole simili a
quelle del calcio’), offside (nel calcio, ‘fuori gioco’), ping pong (‘tennis da tavolo’), ring
(‘nel pugilato, quadrato’), rally (‘manifestazione automobilistica di durata e di regolarità su
strada a velocità limitata’) .

I rapporti sociali, politici e commerciali conoscono le parole come boom (‘forte


ascesa di un titolo in borsa’), business-man (‘uomo d’affari’), export (‘esportazione’),
marketing (‘attività aziendali’), slogan (‘breve frase che esprime in modo sintetico ed
efficace un concetto’), boss (‘padrone’, ‘principale’), gentlemen’s agreement (‘impegno
d’onore fra due stati’), travellers’ cheque (‘assegno turistico’).

Gli anglicismi riguardanti il cinema e la moda sono: cartoni animati (calco del
animated cartoon), film, set (‘luogo in cui vengono fatte le riprese cinematografiche’),
technicolor (‘sistema tecnico di fabbricazione e di stampa di pellicole cinematografiche a
colori’), fan (‘sostenitore fanatico d’un cantante o d’un attore’), western (‘film ambientato
nell’ovest degli Stati Uniti della seconda metà dell’Ottocento’); golf (‘giacca di maglia di

20
P. Zolli,. Op. Cit., p. 93.
10
lana o di altro filo, senza collo e con maniche lunghe’), nylon (‘fibra tessile artificiale’),
pullover (‘maglietta di lana o cotone senza bottoni, che si infila dal capo’), shorts
(‘calzoncini corti’), trench (‘impermeabile con cintura’), slip (‘mutandine’).

Altri termini di origine inglese entrati in italiano tra i primi anni del secolo e la
Seconda guerra mondiale sono per esempio boyfriend (‘fidanzato di una ragazza’), bye-bye
(‘addio’, ‘arrivederci’), camping (‘campeggio’), gang (‘gruppo organizzati di malviventi’),
killer (‘assassino prezzolato’), miss (‘vincitrice di un concorso di bellezza’), nurse
(‘bambinaia’, ‘governante’), sex appeal (‘fascino costituito prevalentemente da fattori
erotici’), shampoo, shopping, spray, night-club (‘locale notturno’), sketch (‘breve numero
comico parlato, eseguito da uno o più attori nel teatro di varietà’), cargo (‘nave da carico’),
caterpillar (‘veicolo cingolato impiegato su terreni accidentati’), clacson (‘avvisatore
acustico usato sugli autoveicoli’), jeep (‘autovettura scoperta, potente, molto robusta’),
trolleybus (‘filobus’), barman (‘uomo del bar’), shaker (‘recipiente nel quale si mescolano
i vari liquidi’), grill, poker. 21

I.4. Il dopoguerra

Per quanto riguarda il periodo del dopoguerra, con la visione del modello della vita
americana cresce anche l’attrattiva della lingua inglese e, in particolare, dopo il boom
economico degli anni Cinquanta, dell’American English22.

Nel secondo dopoguerra gli anglicismi hanno un grande successo. Secondo


Maurizio Dardano “gli anni del dopoguerra segnano una profonda trasformazione
dell’Italia: passaggio da un’economia agricola a un’economia industriale, rapida
urbanizzazione, espansione economica, sviluppo della comunicazione di massa.”23 La
globalizzazione ha portato a un grande sviluppo delle nuove tecnologie, l’inglese comincia
ad avere un ruolo di primo piano nel fornire vocaboli, espressioni, nomenclature e
comportamenti linguistici. Entrano nel linguaggio comune i termini specialistici come

21
Ibid, pp. 92-102.
22
M. Fanfani, Op. Cit., [online].
23
M. Dardano, Op. Cit., p. 267.
11
hardware, software, pace-maker, informatica, computer, il personal computer, monitor,
network, spot, tabloid.24

In riferimento alla moda: baby-doll (‘camicia da notte femminile corta’), blue jeans
(‘tipo di pantaloni confezionati con tela ruvida e larghe cuciti, specialmente di colore blu’),
topless (‘indumento’), sexy, casual (‘genere di abbigliamento libero e disinvolto, di taglio e
tono giovanile’).

Per registrare la terminologia del mondo dello spettacolo, della musica, delle danze:
jazz, dixieland (‘jazz tradizionale, sorto a New Orleans’), boogie-woogie (‘stile di jazz e
ballo venuto di moda nell’immediato dopoguerra’), rock and roll (‘ballo di origine
nordamericana, ricco di movimento e a volte acrobatico’), band (‘gruppo musicale oppure
un’orchiestra jazz’), strip-tease (‘spogliarello’).

Numerose sono le parole che riguardano il cinema: cameraman (‘operatore


televisivo’), cinemascope (‘sistema di proiezione cinematografica su vasto schermo’),
flashback (‘forma di montaggio che spezza l’ordine cronologico del racconto per rievocare
avvenimenti già trascorsi’).

Gli anglicismi sportivi più comuni: bowling (‘gioco di birilli, posti a triangolo, che
devono essere abbattuti con palle di legno’), minigolf (‘gioco simile al golf con le piste di
ridotto dimensione’), indoor (detto di ‘gara o incontro sportivo che si svolge in ambiente
coperto’), skilift (‘sciovia’), windsurf (‘un tipo di sport acquatico’), jogging (‘corsa
regolare’).

Di provenienza inglese sono le parole dell’uso odierno: Boeing, air-terminal


(‘aerostazione urbana collegata all’aeroporto’), camper, full time (‘lavoro, occupazione a
tempo pieno’), part time (‘lavoro a mezzo tempo’), leasing (‘tipo di finanziamento a
medio, lungo termine’), sponsor (‘chi finanzia attività sportive o artistiche, spettacoli,
mostre’), self service (‘negozio, ristorante in cui i clienti si servono da sé’), supermarket
(‘punto di vendita per prodotti di largo consumo’), cover-girl (‘ragazza copertina’), fast
food (‘pasto da consumarsi velocemente’), best seller, gay (‘omosessuale’), baby-sitter,
designer, hostess, drink, barbecue, freezer, ski-pass, il feeling, lo stress ecc.25

24
Ibid, p. 266.
25
Ibid.
12
II. L’analisi linguistica degli anglicismi in italiano

Considerati gli influssi storici tra le due lingue, risulta chiaro che con i nuovi mezzi
di comunicazione la lingua italiana ha ricevuto un’ondata crescente di parole inglesi o
anglo-americane. Se si considera la motivazione dell’importazione delle parole da una
lingua straniera, i prestiti linguistici si dividono in due categorie: prestito di necessità e
prestito di lusso. Questa divisione è stata elaborata da E. Tappolet (1870-1939) a base dei
criteri extralinguistici e rapporti culturali tra l’Italia e l’Inghilterra.26

Una volta trovatesi in italiano, alcune parole sono facili da riconoscere perché
rimangono nella loro forma di base: film, pullman, night-club, quiz, leader ecc. C’è anche
un’altro tipo di parole che sembrano assolutamente italiane, mentre sono nate sotto
l’influsso dell’inglese. Nella loro forma sono state adattate perfettamente all’italiano, per
esempio opposizione, radicale, piattaforma, banconota, usate nel linguaggio politico, e
altre come umorismo, supermercato, mini, cartone animato ecc. 27

Esaminando il fenomeno dell’adattamento della parola straniera al sistema fono-


morfologico, si può stabilire il livello di integrazione. Dopo il passaggio i forestierismi
possono essere accettati nella loro forma originale (prestito non adattato) o sottoposti ad
adattamenti fonetici o morfologici (prestito adattato). Ne offrono esempi le parole
bricolage, blackout (non adattati), budino (adattatamento all’inglese pudding),
scannerizzare (adattato anche all’ inglese to scan)28.

Un altro caso degli anglicismi che implementano il lessico italiano sono i calchi che
rappresentano un terzo gruppo dei prestiti questa volta parziali. Questo procedimento
prevede l’uso degli elementi lessicali già presenti nella propria lingua ma modellati sulle
strutture di un’altra lingua29. Per dare l’esempio della traduzione di locuzioni e modi di

26
P. Zolli, Op. Cit., p. 2.
27
F. Sabatini, La lingua e il nostro mondo. L’italiano come si e formato, come lo usiamo, Torino, Loescher
editore, 1978, pp. 196-198.
28
A. A. Sobrero, A. Miglietta, Op. Cit., p. 252.
29
M. Dardano, P. Trifone, Grammatica italiana. Con nozioni di linguistica, Bologna, Zanichelli, 1996, p. 361.
13
dire inglesi, si può elencare contattare, modelato sull’ingl. to contact; aria condizionata, il
termine arrivato dall’aggettivo composto air-conditioned.30

Per quanto riguarda il livello morfologico c’è da notare la crescente diffusione di


neoformazioni nell’italiano nonchè in altre lingue. Sotto quest’aspetto un ruolo
fondamentale è svolto dai neologismi che stanno in recente ingresso, ma anche la presenza
delle abbreviazioni e morfemi indotti.

II.1. I prestiti dal punto di vista della motivazione

II.1.1. Prestito di necessità

I prestiti di necessità, come si è appena detto, indicano i prestiti che designano


concetti nuovi e sono arrivati in italiano insieme agli oggetti a cui si riferiscono. Grazie alle
esplorazioni geografiche i parlanti sono portati alla conoscenza di oggetti, prodotti, animali
e alimenti prima sconosciuti. Attraverso le scoperte geografiche si sono conosciute diverse
nazioni, culture e lingue, le quali hanno certamente influenzato le lingue di quell’epoca.31
Si nasce quindi la necessità di chiamare i nuovi fenomeni e oggetti; per esempio dopo la
scoperta d’America sono entrate in italiano parole dell’attività militare, del cibo e della
cucina, del mondo naturale.

II.1.2. Prestito di lusso

Il termine prestito di lusso chiamato anche prestito di moda indica le parole


straniere per le quali la lingua ricevente possiede già un termine corrispondente. È
altrettanto vero che i prestiti di necessità fanno parte del normale ed equilibrato
interscambio tra diverse comunità, descrivendo i nuovi processi della realtà; il prestito di
lusso quindi “ha un fine stilistico e mira alla promozione sociale: una civiltà, una cultura,
un modo di vita considerati prestigiosi”.32 I prestiti di lusso non sono spesso inutili e spesso
capita che le parole straniere possono contenere delle sfumature diverse da quelle della
parola straniera originale.33 La baby-sitter paragonando con la bambinaia di ieri ha un

30
I. Klajn, Influssi inglesi nella lingua italiana, Firenze, Leo S. Olschki editore, 1972, p.115, 126.
31
M. Vesela’, Op. Cit. [online].
32
M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, Bologna, Zanichelli, 2003, p. 3.
33
P. Zolli, Op. Cit., p. 3.
14
significato particolare; ovvero definire qualcuno omosessuale anziché gay non è
oggigiorno “politicamente coretto”.34 I prestiti di lusso sono ad esempio leader, speaker,
flirt, baby-sitter, weekend. Questi vocaboli infatti si possono sostituire con capo,
annunciatore, amorazzo, bambinaia, fine settimana. Le parole straniere, in questo caso gli
anglicismi, si usano per la comodità e per la loro brevità e sono considerati spesso di
moda.35

II.2. I prestiti dal punto di vista della forma

II.2.1. Livello fonologico

Secondo il grado di integrazione i prestiti lessicali vengono classificati in italiano


in prestiti integrati e non integrati. Il costituirsi di un linguaggio comporta due operazioni,
cioè la naturalizzazione di una voce straniera (si parla dell’assimilazione fonetica e grafica
soprattutto) e l’accettazione con la forma identica all’originale. L’utente della lingua è
capace di riconoscere il prestito non integrato, uscente in consonante, però il prestito
integrato entrando nel lessico cambia la forma originaria, rendendola irriconoscibile dalle
parole del repertorio lessicale autoctono.36

II.2.1.1. Prestito integrato ovvero adattato

Prestito integrato/adattato viene definito come “il vocabolo straniero che si adatta
alla grafia e alla morfologia della lingua che lo accoglie, ad esempio perdendo alcune
lettere non presenti nel sistema della lingua di arrivo o modificando la desinenza, come per
ideologia, adattamento del francese idéologie, o per cocchio, adattamento dell’ungherese
kocsi.”37 L’assimilazione o adattamento di un vocabolo avviene a tre livelli: fonetico,
morfologico e grafico. Per quanto riguarda il lato fonetico, gli studiosi hanno notato la
tendenza a diminuzione col passare del tempo della capacità linguistica di assimilazione
delle parole straniere. Mentre la maggioranza dei prestiti antichi veniva adattata appena
entrata nella lingua, parlando dei tempi moderni, la struttura delle lingue europee tende a

34
P. D’Achille, L’italiano contemporaneo, Bologna, Mulino, 2003, p. 66.
35
M. Vesela’, Op. Cit., [online].
36
I. Klajn, Op. Cit., pp. 22-23.
37
M. Fanfani, Op. Cit. [online].
15
semplificarsi e l’adattamento viene inteso come deformazione, si deve dunque concludere
che sono a favore gli anglicismi non adattati.38

II.2.1.2. Prestito non adattato

Prestito non adattato invece si ha “quando la parola o l’espressione straniera entra


nel lessico, portando con sé anche la grafia e le caratteristiche grammaticali estranee alla
lingua di arrivo”: le parole che terminano per consonante in italiano sono quasi tutte
prestiti, come sport, snob, radar, bed and breakfast, slogan, identikit, trendy, computer,
film, standard, copywrites, dealer, dossier, ecc.39

II.2.1.3 Modi di adattamento

Per semplificare l’integrazione fonologica e lessicale dei prestiti non adattati nei casi in
cui il fono non sia identificabile si usano delle sostituzioni:

- Sostituzione per approssimazione (lasciando la forma grafica molto simile):

fr. menu = it. menù

- Sostituzione per adeguamento meccanico:

ingl. strike : ted. Streik (fonetica identica)

- Sostituzione per analogia:

baptise > battezzare;

organise >organizzarare;

- Introduzione di nuovi fonemi:

garage /ga’raᴣe/ (la presenza della fricativa palatale sonora /ᴣ/ nella pronuncia di
francesismi).40

38
I. Klajn, Op. Cit., pp. 42-43.
39
M. Fanfani, Op. Cit. [online].
40
P. Cotticelli, Dispense di linguistica storica 2011/2012 – interferenza [online], consultato 28. 04. 2017,
URL: http://www.dtesis.univr.it/documenti/OccorrenzaIns/matdid/matdid999509.pdf
16
Il più importante fattore delle modificazioni fonetiche dei prestiti non adattati si
manifesta sotto forma di sostituzione, perdita, aggiunta o redistribuzione di fonemi, ma
anche attraverso lo spostamento dell’accento. Ovviamente è da notare l’influsso della
grafia, cioè come già menzionato prima, l’adeguamento meccanico. Relativamente raro è il
fenomeno di ipercorrezione dimostrato al livello fonologico, quando si cerca di far
diventare le particolarità straniere ancora più intense che nella forma originale, p. es.
detective /de’tektaiv/ nella pronuncia di cui alla /i/ italiana corrisponde un /ai/ inglese.
D’altra parte, nello sforzo di riprodurre la lingua straniera, appaiono le contaminazioni,
spiegate nel saggio di Klajn come “tutte le false analogie fonetiche per l’effetto delle quali
l’anglicismo non viene pronunciato né secondo il modello originale né in senso
assimilativo, ma in altro modo”. In pratica vengono più spesso gallicizzati i prestiti inglesi
nell’italiano, p. es. si pronunciano alla francese raid, pedigree, treatment, pamphlet, budget
per la ragione di somiglianza alle voci francesi.41

Per quanto riguarda l’accento non è necessariamente soggetto a modificazioni,


poiché in italiano qualsiasi sillaba può essere accentata. Si registra infatti la tendenza ad
accentare sulla prima sillaba tutte le parole adattate che escono in consonante.42 La
tendenza alla ritrazione dell’accento si vede ad esempio nell’anglicismo performance che
si sente accentato come /pèrformans/.43 Altri esempi dove si trova spostamento di questo
tipo sono: camion, cognac, cordial, soviet, alcuni nomi, cognomi e toponimi come Pàmela,
Carrer, Niàgara, Cormons. Come la causa di questo fenomeno viene suggerito il fatto che
siccome l’italiano è una lingua che distingue le sillabe aperte dalle chiuse con molta
prudenza, i forestierismi terminanti in consonante sono sentiti come troncamenti delle
parole italianizzate: *camione, *cognàcco, *soviètto. Le abitudini linguistiche rendono i
nomi commerciali accentati sulla prima sillaba, p. es. Oreal, Permaflex, Terital, Mirasol,
Mokaflor, Aequator.44 Vale la pena dire invece che siccome l’italiano non ha l’accento
secondario in parole brevi, negli anglicismi entrati nel lessico italiano l’accento primario
viene interpretato come l’unico. Questo fatto provoca lo spostamento e la sparizione
dell’accento secondario, come in weekend /wi’kɛnd/ invece di /’wi’kɛnd/.45 Nei derivati
italiani molto spesso già adattati non lasciano trasparire la pronuncia straniera: chattare

41
I. Klajn, Op. Cit., pp. 45-53.
42
Ibid, p. 50.
43
P. D’Achille, Op. Cit., p. 96.
44
I. Klajn, Op. Cit., pp.50, 158-159.
45
Ibid, p. 50.
17
‘comunicare attraverso una chat-line’, jeanseria ‘negozio che vende blue-jeans (peraltro
scritto talvolta anche ginseria /dȝinsària/), ecc.46

La migliorata conoscenza delle lingue straniere specialmente inglese, diminuisce


l’influsso della grafia sulla pronuncia. Il grado di assimiliazione dipende dalla cultura e dal
ceto sociale dell’utente d’italiano. I casi ben noti nell’italiano moderno da citare sono p. es.
tunnel /’tunnel/, watt /’vat/, spray /’sprai/, wafer /’vafer/, water /’vater/, handicap
/andi’kap/. D’altra parte con il crescente ruolo della produzione televisiva e pubblicitaria
da registrare sono i prestiti non adattati che nominano i marchi dei prodotti: Palmolive
/palmo’live/, Nugget /’nuddȝet/, Fairy /’fairi/, Safeguard /’safe’gward/, Colgate con /ʌ/
invece di /èi/.47

Nel processo della creazione delle forme adattate dei prestiti, si ricorre molto
spesso alla sostituzione fonetica, cioè l’assimiliazione tramite l’impiego del più vicino
fonema italiano, perché alcuni fonemi inglesi, soprattutto le vocali, sono inaccessibili agli
italiani (/ǣ/, /h/). Per esempio nella lingua parlata la parola inglese club viene pronuciata
/klɛb/ con il cambiamento della vocale /ʌ/ in /ɛ/ in conseguenza della mediazione francese.
Del resto anche esiste la pronuncia /klub/ o /klubb/, dove /u/ segue la grafia inglese. Un
altro fenomeno, che emerge dalla trascrizione fonetica descritta sopra, presente in alcune
parole come club, boom, jeep e altri, consiste nel rafforzarle, aggiungendo indistinte vocali
paragogiche alle consonanti in posizione finale.48

Confrontando le due lingue dal punto di vista fonologico, bisogna approfondire


alcuni tratti e cambiamenti. Per rendere più facile la pronuncia dei prestiti non adattati al
posto della vocale inglese /æ/ si usano ambedue /ɛ/ o /a/ (brandy, flash, jazz, manager,
sandwich).49 Sia la /i/ breve inglese (esempio big), sia la /i/ lunga (come in beat)
corrispondono all’/i/ italiana. Anche se le difficoltà poi derivano dalla pronuncia dell’/i/
finale inglese nelle parole in grafia con la –y finale perché invece di quasi identica /i/
italiana si dice /e/, come in rugby che si tende di essere pronunciato /ràgbe/, party /pà(r)te/.
La /ʌ/ inglese nel processo dell’entrare nella lingua italiana crea una confusione perché ha
cinque equivalenti italiani: la sostituzione /a/ (public /’pablik/, check-up /’tʃɛkap/), la
sostituzione /ɔ/ (bugget /’bɔddȝet/, buffalo bill /’bɔffalo ‘bil/, la sostuzione francese /œ/ o

46
P. D’Achille, Op. Cit., p. 97.
47
I. Klajn, Op. Cit., pp. 51-52.
48
Ibid, p. 49.
49
Ibid, p. 54
18
/ɛ/ (bluff /’blœf/) o con l’uso della pronuncia grafica si conserva l’/u/ (bungalow
/’bungalov/). Nei prestiti meno adattati come lady, baby, break, shake /ej/ viene sostituita
con /ɛ/ oppure /e/, la trascrizione rispettivamente /’lɛdi/ o /’ledi/, /bɛbi/, /brɛk/, /ʃek/.50

Ovviamente per quanto riguarda i sistemi consonantici dell’inglese e dell’italiano la


differenza più rilevante da notare è la lettera /h/ che non sarà pronunciata nella
maggioranza dei casi. Alcuni esempi della vita quotidiana: happening /’ɛppning/,
hamburger /am’burger/, Hemingway /’ɛmingwɛi/, hobby /’ɔbbi/. L’altro fenomeno
riguarda la coppia di fonemi inglesi /s/ - /z/. Secondo le regole fonetiche italiane, davanti
alla consonante s sorda si tende a sonorizzare, come in smog /’zmɔg/, smoking /’zmɔking/,
snob /’znɔb/, slip /’zlip/, Leslie /’lɛzli/. La -s- intervocalica nell’italiano standart può essere
pronunciata come /s/ e /z/ liberamente. Il fonema finale di solito è sordo, specialmente in
posizione post-consonantica delle parole in plurale: boys /’bɔis/, fans /’fɛns/. 51

Dall’analisi dei raggruppamenti di fonemi emerge che sotto l’influsso straniero


sono accettabili nell’italiano contemporaneo i nessi consonantici insoliti, p. es. fooTBall,
caTGut, ruGBy, paRTner.52

I toponimi stranieri generalmente mantengono la loro forma originaria nella grafia,


tranne che per le italianizzazioni ormai definitivamente acquisite (Londra), anche nella
pronuncia si adattano più o meno. Per esempio, New York prevale da tempo su forma
italiana Nuova York, e anche nei derivati si adottano grafie che corrispondono alla
pronuncia come newyorkese (la trascrizione fonetica [njujor’kese]).53 I linguisti criticano
soprattutto la pronuncia dei toponimi americani nei film, per dare esempio lo stato federato
degli Stati Uniti L'Iowa viene pronunciato /Iova/ invece di /'aɪ.əwɒ/, in cui la pronuncia
corrisponde alla scrittura.54

II.2.2. Livello morfologico

Dato che la stragrande maggioranza degli anglicismi finisce con la consonante, la


morfologia italiana tratta i prestiti non adattati come invariabili. Come è già stato

50
I. Klajn, Op. Cit., pp. 54-55.
51
Ibid, p. 56.
52
Ibid, p. 155.
53
P. D’Achille, Op. Cit., p. 39.
54
I. Klajn, Op. Cit., pp. 51-52.
19
menzionato, una parte dei prestiti, entrando nel lessico, cambia la forma originaria e viene
sottoposta al processo di italianizzazione. L’adattamento dei forestierismi in italiano si può
svolgere al livello ortografico, fonologico, morfologico e semantico. In questa parte
dell’analisi verranno discusse le influenze che gli anglicismi hanno sulla morfologia, i
modi dell’integrarsi morfologicamente con le parole italiane, i processi di formazione di
parola.

Nell’italiano contemporaneo sono presenti le parole nuove che entrano nel lessico e
assumono il valore di categoria flessiva, visto che l’italiano appartiene alla categoria delle
lingue flessive. Sulla base dell’analisi morfologica si individuano dunque le parole
variabili e invariabili. Per arricchire il lessico, oltre ad assumere termini da altre lingue,
l’italiano ha formato e continua a formare nuovi lessemi accanto a quelli già esistenti,
secondo vari procedimenti55. È stato rilevato che il linguaggio fondamentale comprende
moltissime parole formate attraverso i processi come la derivazione e la composizione.

Il mancato adattamento dei nomi stranieri non integrati determina una progressiva
espansione della classe degli invariabili. I prestiti non adattati, specialmente se vengono
scritti in corsivo e in testi di una certa accuratezza, mantengono la terminazione plurale
della lingua d’origine, il plurale in –s è abbastanza diffuso per ispanismi e anglicismi
(telenovelas, tweeters). Essi non modificano gravemente il sistema italiano; anzi, il fatto
che la –s nell’italiano popolare e substandard dal plurale venga usata spesso al singolare
(un jeans nuovo, un murales, un clips) conferma la tendenza dell’italiano contemporaneo
ad accettare i forestierismi nella forma invariabile.56

II.2.2.1. I neologismi

I neologismi, che sono costantemente in crescita in ogni lingua, indicano tutte le


parole introdotte recentemente nella lingua in via di diversi processi derivativi. Si adottano
in una lingua tramite la derivazione o la composizione di parole già presenti (per es.
modellismo, servosterzo), si introducono con adattamenti da un’altra lingua (per es.
informatica, prestito adattato dal ingl. informatics); oppure si formano con morfemi dotti,
elementi greci o latini (essi rappresentano la maggior parte dei neologismi tecnici,

55
P. D’Achille, Op. Cit., p. 125.
56
Ibid, p. 103.
20
scientifici e d’altri linguaggi settoriali)57. Il più diffuso procedimento di introdurre le parole
nuove consiste nell’aggiunta di serie prestabilite di affissi (prefissi, suffissi e suffissoidi).
Utilizzando le varie composizioni possibili si produce un numero grandissimo di
neologismi con l’intenzione non solo di realizzare il principio di economia della lingua, si
realizzano termini perfettamente trasparenti, soprattutto in campo di nuove scoperte o
invenzioni.58

Grazie all’assimilazione morfologica viene adattata la struttura della parola che


consiste nell’aggiunta dei morfemi indigeni, cioè originali italiani, come in boicott-are,
sceriff-o, folclor-e. Importante ruolo svolgono le equivalenze tra morfemi, di solito stabilite
tra morfemi che presentano somiglianza etimologica, p. es. l’ingl. tour-ism in italiano è
tur-ismo, shill-ing diventa scell-ino, wagon si trasforma in vag-one.59 Quando sottoposto a
un processo di derivazione, un sostantivo adattato dall’inglese può assumere suffissi
diversi. I derivati suffissali infatti rappresentano il più vasto gruppo.

Per adattare i verbi inglesi a far parte del sistema linguistico italiano è possibile
formare i verbi italiani utilizzando la base inglese e il suffisso della prima coniugazione
-are: stoppare, bypassare, sniffare, bluffare, crossare, formattare, zumare, stressare,
scioccare ecc. L’altro suffisso verbalizzante che si aggiunge è –izzare, anche se i casi sono
meno frequenti, p. es. computerizzare, monitorizzare, randomizzare, macadamizzare,
bikinizzare, sanfornizzare, sponsorizzare, standarizzare, uperizzare, ecc. Analizzando i
verbi che hanno la terminazione –izzare, è stato registato che quelli sono stati creati dai
nomi italiani con il sufisso finale –izzazione, derivati dai sostantivi inglesi con il simile
morfema finale -izing, -ization: tindalizzare – tindalization, randomizzare –
randomization.60 Il suffisso –eggiare deriva di solito dai nomi propri: byroneggiare,
deaneggiare, marloneggiare, wilsoneggiare.61

Inoltre, derivati sostantivali in –ismo indicano una dottrina, un processo o un


movimento, esempi in italiano: bossismo, clownismo, clubbismo, folclorismo,

57
Neologismo, Enciclopedia dell'Italiano (2010) [online], consultata 15. 05. 2017, URL:
http://www.treccani.it/vocabolario/neologismo/
58
A. A. Sobrero, Introduzione all’italiano contemporaneo. La variazione e gli usi, Roma-Bari, Laterza, 1993,
p. 244.
59
I. Klajn, Op. Cit., p. 58.
60
Italiano e inglese a confronto: atti di convegno Italiano e inglese a confronto: problemi di interferenza
linguistica, Venezia, 12-13 aprile 2002, a cura di Anna-Vera Sullam Calimani, Firenze, Franco Cesati Editore,
2003, p. 90.
61
I. Klajn, Op. Cit., pp. 87-88.
21
gangsterismo, lolitismo, daltonismo, maccartismo, playboismo, quaccherismo, scoutismo,
snobismo ecc. Sostantivi in –ista e aggettivi in –istico provengono dai sostantivi citati
prima in –ismo e hanno un significato dell’agente di un’azione: briggista, barista,
bobbista, crawlista, crossista, hobbista/hobbystico, jazzista/ jazzistico, pamphlettistico,
pongista, rallista/ rallistico, sloganista, stoppista, weekendista, ecc. L’agente dell’azione
viene indicato con l’uso del suffisso –atore: andicappatore, bluffattore, stoppatore, in –
aio: mitingaio, in –iolo: flirtaiolo.62

A livello morfologico nel corso dei secoli è cresciuto notevolmente il valore dei sufissi
italiani –ità corrispondente al suffisso inglese -ty (ang. dignity – dignità, ang. capacity –
capacità) e -zione, -sione in corrispondenza dell’inglese –tion (ang. sensation – sensazione,
ang. integration - integrazione).

II.2.2.2. Le abbreviazioni e le sigle

Molto frequenti nell’italiano contemporaneo sono abbreviazioni, sigle, acronimi e


le parole macedonia, cioè le diverse categorie di riduzioni nell’uso delle quali si conferma
il notevole influsso dell’inglese.

Le abbreviazioni rappresentano la prima categoria di riduzioni e si trovano quasi


esclusivamente nello scritto per guadagnare tempo e spazio: per es. s. per santo, prof. per
professore, c. p. per codice penale, s. m. per sostantivo maschile, pagg. per pagine.63 Nel
caso delle abbreviazioni provenienti dall’inglese, è innegabile la crescita di quelle legate al
business, commercio e abbreviazioni utilizzate in Internet. Sono entrate nell’uso approx.
(approximately) = ca. (circa) usato per indicare ‘orari approssimativi’, a.m. (ante
meridiem) = ‘da mezzanotte alle 12’, p.m. (post meridiem) = ‘dalle tredici alle ventitré’;
nel lessico in Internet: wazup/wasup/wazzup/wassup/wazzap/’ssup (poco usato) sono
diventate abbreviazioni significanti per what’s up? che in italiano è possibile rendere con
“come va?/come te la passi?”; Yeah!, yup, yap, yep, yah , yh : yes! usata nelle chat per
esprimere approvazione, essere d’accordo o esultare.6465

62
Ibid, p 87.
63
P.D‘Achille, Op. Cit., p. 139.
64
P. Raimondi, Elenco abbreviazioni in uso nelle chat [online], consultato 02. 05. 2017, URL:
http://unluogocomune.altervista.org/elenco-abbreviazioni-in-uso-nelle-chat/
22
La seconda categoria, popolare soprattutto nel linguaggio giovanile, è costituita
dalle sigle, che riducono sintagmi formati da più parole alle sole lettere iniziali di queste.
Scritte come le lettere maiuscole separate dal punto, con una sola maiuscola iniziale o con
tutte minuscole, usate in sostituzione della denominazione. L’italiano adotta molte sigle
angloamericane (variamente pronunciate) che sono poco o per nulla trasparenti. Tra i vari
casi bisogna citare ok (scritta anche okay) per confermare qualcosa, il radar e il laser (sigle
rispettivamente di radio detection and ranging ‘radiorilevamento e misurazione a distanza‘
e di light implification by stimulated emission of radiation ‘amplificazione della luce
mediante emissione stimolata di radiazioni‘), il vip (very important person), gli sms (short
message service).66

Gli acronimi, classificati tipi differenti di abbreviazione, sono formate non solo
con le lettere iniziali ma anche con le cifre e con pezzi delle parole del sintagma.67
Esempio italiano: c6? indica la frase “ci sei?” utilizzata per assicurarsi che il proprio
interlocutore sia ancora al computer. Dall’elenco delle sigle nell’uso quotidiano nelle chat
bisogna citare le più frequenti. 10X o 10Q: viene usato per ringraziare (dall’inglese thanks
(10 = ten, x = ks) o thank you (10 = ten, q = kyou)); 2: sigla del termine inglese too che
significa “anche, pure”, può essere usato in alcune frasi come “me 2″ (‘me too, anch’io’);
ASAP: acronimo di as soon as possible, di origine militare, dall’inglese “il più presto
possibile“; B4 : acronimo di before cioè “prima”. Questo perché “fore” viene pronunciato
in inglese allo stesso modo del numero 4 (four); BTW: acronimo dell’espressione inglese
by the way, in italiano “a proposito”, “ad ogni modo”, “comunque”; BFF: acronimo di best
friends forever; cy o cya: see ya, variante di see you o see you around (“ci vediamo in
giro”); IDK: acronimo dell’espressione inglese I don’t know, “non so”; IMO = In My
Opinion ovvero “secondo me”, spesso cambiato in IMHO, ovvero In My Humble Opinion
(“a mio modesto parere”)68.

65
Abbreviazioni - Abbreviazioni nel business [online], consultato 02. 05. 2017, URL:
http://it.bab.la/frasi/business/abbreviazioni/italiano-inglese
66
P. D’Achille, Op. Cit., p. 140.
67
Ibid.
68
P. Raimondi, Op. Cit. [online].
23
II.2.2.3. I morfemi indotti

Siccome l’inglese esercita un grande influsso sull’italiano, ci sono tanti prefissi e


suffissi di origine inglese che rendono la lingua più corrispondente ai bisogni linguistici e
alla comunicazione moderna. I morfemi non si adottano independemente ma passano
dall’inglese, anzitutto insieme ai vocaboli con lo stesso affisso che si conserva dopo in
italiano. Occorre rilevare l’impiego dei morfemi di origine latina nel processo di
formazione delle parole italiane; all’uso odierno sono i prefissi anti-, de-, ex-, extra-, inter-,
pre-, post-, re-, sub- super- e molti altri.69 Dalla lingua inglese nel processo di interferenza
tra le lingue si sono trasferiti alcuni prefissi, l’influsso più definito si vede in co- che
esprime i valori di unione, reciprocità e auto- che esprime valore riflessivo.70

Bisogna notare che la forma inglese co- in italiano ha rappresentato soprattutto da


con-, cambiato per i motivi fonologici. Il prefisso italiano con- proviene dal preffisso latino
com-, presente in molte parole italiane derivate dal latino (p. es. comporre, comprendere,
comprensibile, concorso, consiglio, convincere). Le modificazioni fonetiche accadono
nelle voci che cominciano con /s/+consonante dal momento che la combinazione del
prefisso con- in un nesso /ns/+consonante crea i problemi nella pronuncia (costruire,
costringere). L’altro fenomeno assimilativo che riguarda il prefisso co- consiste nel
processo durante il quale la /n/ tende a cadere davanti a una vocale (es. coabitare, coevo,
cooperazione). Con la diffusione degli anglicismi in cui co- precede una base cominciata
con la vocale (coeditore, coeducazione, coesistenza) o con consonante (cofattore) i
neologismi morfologici con il morfema con- si limitano drasticamente (esempi:
confirmatorio/cofimatorio, consegregatorio, consovranità, conurbamento). Si favoriscono
anzi di recente i numerosi neologismi in cui viene usato co-; altri esempi dei prestiti
integrati cograduato, copilota, coprodotto, coprodurre, cogemello, cobordo, codominio,
cogenerazione, cogestire, covalenza, cogarante, cofirmatorio, copolimero, coassiale,
coevoluzione). Tra i neologismi che appaiano negli untimi decenni si possono indicare:
coconduttore, codecisione, copresenza, cofondazione, codetenzione, codrammaturgo,
coproprietario, cotraduttore, cofondatore, copresiedere, coprotagonista.71 La preferenza
del prefisso co- alla forma dalla quale proviene, ovvero con-, si spiega con la tendenza ad
evitare la distinzione tra il prefisso e la base della parola e ormai tanto netta da permettere

69
I. Klajn, Op. Cit., p. 165.
70
Italiano e inglese a confronto, Op. Cit., p. 43.
71
Ibid, pp. 44-48.
24
coppie minime distinte semanticamente (p. es. cogestione/congestione/gestione,
codominio/condominio/dominio).72

I derivati con auto- nella maggior parte all’inizio sono di origine greca (autografo,
autoctono, autogeno) in cui l’aggiunta del prefisso significa che l’azione è svolta da ‘me
stesso’. All’inizio del Novecento la prima parola inglese formata con una base autonoma
che entra nel linguaggio italiano è autobiografia, un prestito dall’inglese autobiography.
Da allora cominciano a diffondersi calchi semantici di parole inglesi con self-
(autogoverno calcato sull’inglese self-government, autoinduzione sul self-induction, tra gli
altri autoanalisi, autoesame, autoincensamento, autosuggestione, autocritica,
autoinganno), piuttosto che i prestiti con auto- (automobile attestato in italiano in 1892). Il
primo impulso alla diffusione ha aperto la strada all’impiego del prefisso auto- nell’italiano
comune, ma soprattutto nel campo tecnico-scientifico. La formazione dei calchi con self-
continua nel Novecento: auto-aiuto, autocompiacimento, autosufficiente,
autodeterminazione. È importante notare che questo prefisso si caratterizza con profonda
integrazione con i nomi, aggettivi e verbi. Oltre al valore riflessivo e tratti tipicamente
verbali della base, la maggior parte delle parole in auto- sono i nomi, che esprimono la
coreferenza dei ruoli di agente e paziente di un’azione. Il referente extralinguistico è di
solito un essere umano: autoaccusa, autodenunciarsi, autodifesa, autodistruzione.73

Nel campo di suffissi l’influsso dell’inglese è evidente e intenso in molti casi di


prestiti adattati. Nei neologismi invariabili molto frequenti sono i suffissi –er (speaker),
-ing (darling, pressing, rowing, smoking), -man (jazzman). Un’altra innovazione
morfologica si presenta nel sufisso italiano –ale che deriva dall’inglese –al, il cui uso è
diventato quasi automatico nella maggior parte degli aggettivi derivati da sostantivi (p. es.
congressionale, sezionale, occupazionale, operazionale, editoriale, promozionale).
L’aggiunta alla radice dell’affisso –y nelle parole vezzeggiative, conosciute soprattutto
grazie ai soprannomi inglesi (Tony), in italiano forma la tendenza molto forte. I
vezzeggiativi con radici italiani autoctoni terminano in –i ma per anglomania si scrivono
con –y: da Giuseppina si forma Giusy (Giusi).74

72
Ibid, p. 51.
73
Ibid, pp. 52-53.
74
I. Klajn, Op. Cit., pp. 167-169.
25
II.2.3. Livello semantico

In senso ampio i neologismi comprendono i prestiti di recente acquisizione e


vengono chiamati i neologismi semantici. A voci già esistenti in italiano per l’influsso di
un’altra lingua si aggiungono nuovi significati con cui la lingua sfrutta le possibilità offerte
dalla polisemia. Usando i lessemi già esistenti si crea la rete dei significati nuovi, come nel
caso dei nuovi valori assunti dalle parole con lo sviluppo dell’informatica: sito in ambito
informatico significa ‘la realizzazione multimediale attraverso la quale l'utente di una rete
telematica presenta e offre i propri servizi agli altri utenti’ (ingl. web page, web site = it.
sito, pagina web)75, navigare indicava prima ‘l’atto di effettuare un percorso o un viaggio
su una superficie d'acqua, riferito a un'imbarcazione’, nell’informatica: ‘navigare su
Internet’76, scaricare: prima ‘togliere o far scendere un peso, un carico dal mezzo di
trasporto su cui è caricato, dalla persona o dall’animale che lo trasporta’; il secondo
significato riferito ad apparecchi a batteria: ‘esaurire la loro energia’.7778

A livello semantico un vocabolo può acquisire un nuovo significato per influsso di


quello che la parola corrispondente ha in un'altra lingua. In fenomeno consiste nella
riproduzione della forma straniera con l’uso degli elementi propri della lingua d’arrivo e
viene chiamato il calco.79 Seguendo la terminologia di M. Dardano e P. Trifone, si possono
distinguere due categorie di calchi: calco semantico e calco strutturale, chiamato anche
calco (di) traduzione e calco morfologico.

Il calco semantico si ha quando una parola italiana assume il significato del


vocabolo straniero, tale processo può essere basato sulla somiglianza fonica,
come opportunità nel senso di opportunity; oppure sulla somiglianza del significato,
come fuorilegge sull’inglese outlaw, trovare nel senso ‘aver l’impressione’, calcato
sull’inglese to find, il verbo congelare nel senso di ‘sospendere temporaneamente un
credito’ corrisponde all’inglese to freeze, vertice che è un probabile calco di summit. 80

75
Sito [online], consultato 16. 05. 2017, URL: http://www.treccani.it/vocabolario/sito2_%28Sinonimi-e-
Contrari%29/
76
Navigare [online], consultato 16. 05. 2017, URL: http://www.treccani.it/vocabolario/navigare/
77
Scaricare [online], consultato 16. 05. 2017, URL: http://www.treccani.it/vocabolario/scaricare_(Sinonimi-
e-Contrari)/
78
P. D’Achille, Op. Cit., p. 71.
79
C. Bussolino, Glossario di retorica, metrica e narratologia, Milano, Alpha Test, 2006, p.42.
80
P. D’achille, Op. Cit., p. 67.
26
Il calco di traduzione/strutturale definisce un nuovo composto con lessemi
italiani dopo aver tradotto letteralmente tutti i componenti di una parola straniera, come
guerra fredda su cold war, pubbliche relazioni su public relations, politicamente corretto
sul modello angloamericano politically correct.81

Il calco strutturale si trova spesso in parole composte o in locuzioni e può essere


diviso in calco strutturale di composizione e di derivazione. Il calco strutturale di
composizione può essere composto da sostantivo + sostantivo, sostantivo + elemento
verbale, sostantivo + aggettivo, preposizione + sostantivo, prefissoide + sostantivo. Un
esempio di questo tipo di calco è il composto grattacielo, che indica ‘un edificio altissimo
a molti piani’. La voce ricalca il modello inglese skyscaper.82 Numerosissimi sono i calchi
composti da un lessema e un prefissoide. I più comuni prefissoidi in italiano sono per
esempio auto- nel significato originario di “se stesso” (autocontrollo, autogoverno,
autodeterminazione che ricalcano le parole inglesi selfcontrol, selfgovernment,
selfdetermination) o micro- (microonda, microsolco sono i calchi di microwave,
microgroove), multi- (multinazionale dal multinational).83

Nel caso di calco strutturale di derivazione i termini stranieri vengono riprodotti


con elementi equivalenti della lingua d’arrivo, prefissi e suffissi. Per darne esempio si
tratta dei calchi di parole inglesi in -ale (attuariale, colloquiale, congeniale, costituzionale,
cruciale, editoriale, educazionale).84

La struttura del modello straniero viene riprodotta anche nei sintagmi formati da
aggettivo e sostantivo, oppure da un sostantivo con un nesso preposizionale, chiamati i
calchi sintagmatici o in locuzioni, come ad esempio lavaggio dei cervelli (calco di brain
washing), arrampicatore sociale (calco di social climber, locuzione indicante ‘la persona
ambiziosa che tenta con ogni mezzo di raggiungere un’elevata posizione sociale’), fumo di
Londra (London smoke, un nome di colore), full time (tempo pieno), alta tecnologia (high
tech), lunedi nero (il sintagma che ha preso lo spinto dall’inglese d’America black Monday
non solo con il significato legato al lessico della finanza, ma anche nel senso più generico
come ‘giornata negativa’), conferenza stampa (press conference), aria condizionata (ing.

81
Ibid.
82
M. Vesela’, Op. Cit [online].
83
R. Bombi, La linguistica del contatto. Tipologie di anglicismi nell’italiano contemporaneo e riflessi
metafisici, Roma, Il calamo, 2009, p. 63.
84
Calco [online], consultato 16. 05. 2017, URL: http://www.treccani.it/enciclopedia/calchi_(Enciclopedia-
dell%27Italiano)/
27
air conditioning), colletti bianchi (l’espressione adoperata per indicare ‘uno specifico
strato sociale cioe’ la classe media dei burocrati e degli impiegati’, ricalca il termine
inglese white collar), cucina fusion (con questo termine si intende ‘un nuovo tipo di cucina
che propone piatti e specialita delle cucine esotiche delle diverse parti del mondo’, una
formazione risaliente a fusion cuisine), gap generazionale (tale sintagma risale a
generation gap e indica ‘lo scarto di valori e ideali fra generazioni appartenenti a periodi
diversi’), guerra fredda (adoperato in riferimento allo ‘stato di tensione politica tra gli Stati
Uniti e URSS negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale, l’espressione
inglese cold war significa stato di alta tensione fra due Stati senza ostilità militari’), guerre
stellari (in contesto politico la traduzione italiana dell’espressione star wars, locuzione
adoperata dal Presidene degli Stati Uniti Reagan per designare ‘il possibile scontro fra due
superpotenze mediante l’utilizzazion di potenti armi spaziali’), sedia elettrica (electric
chair), donna poliziotto (police woman), parola chiave (key word), fuga di cervelli (brain
drain), gruppo di pressione (pressure group).85

III. Gli anglicismi nella comunicazione specialistica nell’ambito


dell’informatica

Negli ultimi anni l’inglese è diventato la lingua internazionale, non solo nella
comunicazione quotidiana, che permette di capire e farsi capire, ma anche influisce sul
lessico specialistico, sulla terminologia di lingue speciali. Ogni lingua speciale è al confine
con la lingua comune, è l’espressione di una certa disciplina ad alto grado di
specializzazione (la lingua del diritto, la lingua della medicina, la lingua dell’informatica),
alcune riguardano settori o ambiti di lavoro (la lingua giornalistica, la lingua della
televisione, della politica, della pubblicità, del cinema). Affrontando questo tema, bisogna
mettere in evidenza il fatto che molto spesso nell’ambito della comunicazione specialistica
tra i due partner ci sono tanti problemi con la comprensione, i termini scientifici molto
spesso sono trasmessi in codice, come vedremo hanno un lessico specifico, particolari
modalità di formazione delle strutture.

In processo dello sviluppo delle tecnologie nell’era dell’nformatica, in merito


all’italiano si nota che il linguaggio specialistico è in continuo interscambio fra la lingua

85
R. Bombi, Op. Cit., pp. 92-137.
28
italiana e inglese, tenendo conto che si utilizza molto di piu la nomenclatura inglese che la
propria o tradotta dalle altre lingue europee. Le caratteristiche principali dei testi di
informatica, naturalmente presenti anche in altri testi specialistici sono: la
monoreferenzialità, un unico significato per ogni termine; la non-emotività, l’assenza di
elementi personalizzanti per sottolineare l’oggettività del contenuto; la chiarezza
concenttuale e lessicale; la sinteticità, facilitazione del flusso di pensiero attraverso la
fusione di due lessemi (p. es. banca dati); la precisione e la sistematicità, sistema stabile
per la formazione di concetti che permette il riconoscimento e la formazione illimitata di
ulteriori termini; la produttività: la prefissazione (iper-, para-, meta-, sub- ecc), la
suffissazione; la ridefinizione semantica nei confronti della lingua comune e di altri
linguaggi specialistici; l’utilizzo di tecnicismi collateriali; l’uso di simboli e codici.86 Alla
base di italiano standard che resta un nucleo di lessico, si aggiungono varie neoformazioni,
tecnicismi alloglotti in forma di prestiti o calchi. L’alta frequenza di termini specialistici
allontana i testi informatici dalla lingua comune riguardo al lessico, morfologia, sintassi,
testualità particolari, rendendoli più difficilmente interpretabili da un pubblico non
specializzato.87

Per il motivo della necessità di inventare le nuove parole in grado di chiamare i


concetti e oggetti prima sconosciti e per stare al passo con lo sviluppo elettronico, l’inglese
si caratterizza con la grande flessibilità nell’introduzione dei neologismi. Molti termini
cambiano significato tramite la metafora. “La parola mouse, ad esempio, introdotta poi
nella stessa forma nell’italiano, indicando un ‘topo’, cambia il significato metaforicamente
nel settore informatico con riferimento all’accessorio per i personal computer che,
mosso su un piano orizzontale, consente di spostare velocemente il cursore sullo
schermo e eseguire determinate operazioni.”88

III.1. Livello fonologico

Il prestigio dell’inglese nell’informatica favorisce l’accoglienza dei tecnicismi


angloamericani in italiano sotto la forma di prestiti non adattati: soft-/hardware,
floppy/hard disc, database, file, hacker, on line, input/output, server, provider; prestiti

86
S. Cavagnoli, La comunicazione specialistica, Roma, Carocci editore S.p.A, 2007, pp. 46-47.
87
Ibid, p. 55
88
Ibid, p. 14.
29
adattati in maggioranza rappresentati dai verbi (formattare, cliccare ecc.) o di calchi
linguistici (memoria, salvare, interfaccia).89

Secondo la divisione in base al livello di integrazione, i prestiti non adattati sempre


vengono assunti nella loro forma originaria. L’italiano informatico, a differenza di altre
lingue europee che riescono a sostituire i tecnicismi informatici inglesi con quelli propri,
ha un altro approccio linguistico che si rispecchia nella facile assunzione e poi nella poca
integrazione dei prestiti inglesi nel campo sottoposto ora all’analisi.90

Il linguaggio informatico italiano è “molto chiuso in sé stesso” e tende ad


aprirsi ai prestiti inglesi piuttosto che a termini propri i quali vengono bollati
negativamente come gergo, affermando che i motivi principali di questo
atteggiamento sono il mancato rapporto tra il linguaggio ufficiale e quello gergale,
unito in italiano a una sorta di «autocensura» che l’inglese non possiede, e il rifugio
dell’utente comune alle espressioni inglesi solo perché suonano come sofisticati
tecnicismi, come nel caso dell’anglismo handle, che l’italiano comune ha preferito
alla parola italiana maniglia solo perché spiegato nella parte successiva con il fatto
che il termine italiano viene sentito come “troppo basso, comune e soprattutto non
univoco”, inadeguato quindi per un linguaggio scientifico.91

Il fenomeno è ben esemplato dall’anglicismo byte, preferito alla parola italiana


ottetto (termine che significa ‘l’unità di memoria e informazione costituita dal
raggruppamento di otto bits’) solo per il prestigio del lessico inglese; allo stesso modo
prevale l’uso degli anglicismi hardware-software sugli equivalenti italiani
apparecchiatura, strumentario, ferraglio, corredo, programmario, programmerai ecc. 92

89
R. Bombi, Op. Cit., p. 352.
90
Mohey Eddin Sholkamy Abdelgawed Sholkamy, I termini inglesi nel linguaggio dell’informatica italiana,
[online], consultato 22.05.2017, URL:
http://padis.uniroma1.it/bitstream/10805/2282/1/tesi%20di%20dottorato%20-
%20I%20TERMINI%20INGLESI%20NEL%20LINGUAGGIO%20DELL'INFORMATICA%20ITALIANO.pdf;jsessionid
=35AFFFBCD8CB62E4659CE18A46B47939, p. 12
91
M. Lanzarone, Note sulla terminologia informatica, in «Studi di lessicografia italiana», vol. XIV, 1997, p.
435.
92
F. Marri, La lingua dell’informatica, in “ Storia della lingua italiana”, a cura di L. Serianni, P. Tritone, vol. II,
Torino, Einaudi, 1994, p.625.
30
III.2. Livello morfologico

Un’altra categoria, già menzionata prima, sottoposta al processo di italianizzazione


è quella dei verbi inglesi con l’aggiunta del suffisso verbale -are: scrollare (dall’ingl. to
scroll); formattare (dal verbo inglese to format con il raddoppiamento della consonante
finale /t/ prima dell’aggiunta del suffisso verbale -are); upgradare (dall’ingl. to upgrade
con l’eliminazione della vocale finale /e/ prima dell’aggiunta del suffisso -are) ecc. 93

Dal punto di vista morfologico, l’inglese sfrutta il prefisso riservato per il campo
digitale che esprime l’idea di virtualità cyber-, spesso sostituito con ciber- nell’italiano per
le ragioni della pronuncia. Tra i composti inglesi con cyber- si può menzionare cybercafe
(di cyber-+ cafe), cybercrime (‘atto di crimine nel Internet’), cybercoin (‘la valuta
virtuale’) cyberspace (‘spazio virtuale’), cybersurf (‘l’atto di navigare nel cibermondo
della rete’), cybermusic, cyberbooks e cyberfilm che costituiscono la cosiddetta cultura
cyberpunk.94 Un altro prefisso molto produttivo nell’informatica e- accompagna tutti gli
oggetti elettronici, come in e-mail, e-book, e-money (o e-cash), e-commerce, e-reader
ecc.95

Il lessico informatico soprattutto nell’italiano scritto si caratterizza con l’uso


abbondante delle sigle e delle abbreviazioni di origine inglese oppure sigle con ogni
elemento tradotto in italiano. L’altra caratteristica della lingua dei programmisti è la
mescolanza delle sigle inglesi e italiane. Gli esempi principali sono CD, DVD (‘supporti di
memoria’), PC (personal computer), CD-ROM, CD-RW (‘supporti per leggere i dati
memorizzati’), WWW (World Wide Web, ‘rete globale’) che hanno subito un percorso dal
lessico specialistico al linguaggio comune. L’altro famoso esempio è la sigla PDF (di
Portable Document Format, ‘formato di documento portabile’) che viene usato per rendere
disponibile, attraverso CD-ROM o Internet, documenti che possono essere stampati.96 Le
sigle sono inoltre soggette ai processi derivativi: per esempio da Wi-Fi (‘certificazione per
i prodotti wireless’) sono derivati il verbo wifizzare e il sostantivo femminile wi-
fizzazione.97

93
Mohey Eddin Sholkamy Abdelgawed Sholkamy, Op. Cit., pp.20-21.
94
Ibid, p. 15.
95
Ibid.
96
L. Bruno, Dizionario informatico [online], consultato 23.05.2017, URL: http://www.dizionario-
informatico.it/
97
Mohey Eddin Sholkamy Abdelgawed Sholkamy, Op. Cit., p. 38.
31
Un altro tipo di riduzione morfologica che concorre in un modo efficace alla
creazione delle abbreviazioni si manifesta attraverso un processo di accorciamento. Tra gli
esempi della riduzione di una parola per brevità della pronuncia si trovano: bot ← (ro)bot,
DOC ← doc(ument), link ←(hyper)link; gli esempi di due parole costituite con solo una:
buffering ← (data) buffering, cache ← cache (memory), utility ← utility (program), buffer
← buffer (storage); omissione di due parole meno necessarie: tablet ← Tablet (Personal)
(Computer) (o tablet PC); accorciamento di quattro parole, lasciando una: browse ←
(World) (Wide) (Web) browser. Il soggettivo email ← e(lectronic) mail e tutti i derivati
dall’aggettivo electronic illustrano un processo, in cui si accorcia la parte aggettivale.98 Si
deve accennare al caso della abbreviazione più usata nel linguaggio informatico
internazionale e infine italiano: COM, abbreviazione di COMmunication che indica ‘il
nome delle porte seriali per la trasmissione di dati tra computer e periferiche’.99

III.3. Livello semantico

A livello semantico si osserva l’afflusso dei calchi che consentono di ampliare il


lessico informatico già esistente e arrichirlo di nuovi termini. Sul piano scientifico-
informatico i più diffusi sono i composti tradotti dall’inglese, cioè calchi traduzione. In via
di integrazione lessicale sono fatti molti tentativi di trasformare il significato della parola
inglese, trovando gli equivalenti italiani. Dopo l’arrivo in italiano sono stati italianizzati, ad
esempio, hard disk – disco rigido, e-mail – posta elettronica, office automation –
automazione dell’ufficio, enter – invio, keyboard – tastiera, package – pacchetto, ecc.
Analizzando il meccanismo stesso del calco traduzione, utilizzato dal linguaggio
informatico italiano per trasmettere il significato dei termini inglesi, si osserva che il
modello inglese formato da aggettivo (determinante) + sostantivo (determinato) si
trasforma nella sequenza sostantivo (determinato) + aggettivo (determinante), cambiando il
posto del determinante, come in floppy disk → disco flessibile, compact disk → disco
compatto, home page → pagina iniziale, open source → sorgente (o codice) aperto, ecc.
Studiando i calchi inglesi nell’ambito informatico, Abdelgaved Sholkamy è giunto alla
conclusione che dopo la traduzione diretta di un composto inglese formato da due parti:

98
Ibid, p. 39.
99
P. R. Bernardo, Glossario die termini informatici più comuni [online], consultato 21.05.2017, URL:
http://www.artec.unirc.it/pac/glossario.pdf
32
sostantivo in funzione di aggettivo (chiamato determinante) e sostantivo (determinato
appunto), il sostantivo aggettivale inglese diventa un complemento. 100

Nel maggior numero di casi il sostantivo aggettivale viene trasformato in


complemento di specificazione, come in disk imaging → immagine del disco, docking
station → stazione di collegamento, office automation → automazione dell’ufficio, ecc. In
altri casi esso viene trasformato in altri complementi: p. es. computer animation viene
tradotto in animazione mediante elaboratore o animazione al computer, in cui il sostantivo
aggettivale computer viene trasformato in complemento di mezzo; help desk viene tradotto
in centro di assistenza, in cui il sostantivo aggettivale help viene trasformato in
complemento di fine: di assistenza; mailbox viene tradotto in casella di posta elettronica,
in cui il sostantivo aggettivale mail viene trasformato in complemento di specificazione: di
posta elettronica.101

Accanto ai modelli già menzionati bisogna prendere in considerazione anche


numerosi casi della traduzione dei composti inglesi formati da preposizione + sostantivo
o avverbio + sostantivo. L’ordine degli elementi in questi tipi di calchi, al contrario, non si
distacca da quello del composto inglese. Per dare un esempio significativo: la stessa
seguenza rimane nei calchi di termini online e offline, che vengono tradotti in italiano
come in linea e fuori linea. Per la seconda struttura ne possono costituire esempi
significativi i composti inglesi formati con i prefissi avverbiali tipici per la lingua inglese
over-, sub-, super- e mini- al posto dei quali in italiano si utilizzano i rispettivi sovra-,
sotto- (o sub-), super- e mini-: per es. overlay → sovrapposizione, subdirectory →
sottocartella, supercomputer → superelaboratore, minicomputer → minielaboratore.102

L’altro mecanismo dinamico per quanto riguarda l’italiano informatico è il calco


semantico, che conferisce il nuovo significato che la parola italiana assorbe sotto l’influsso
dell’unità lessicale straniera. Questo processo ben inserito nel sistema linguistico italiano si
chiama “risemantizzazione” e consiste nel passaggio del termine nella direzione:
significato concreto → significato astratto/virtuale. Calchi semantici come icona, rete, sito,
memoria, ecc. costituiscono esempi del menzionato meccanismo. Nel linguaggio
informatico secondo il Dizionario di Zingarelli (2006) la parola sito fornisce un significato
di ‘un posto, località, posizione nello spazio’, da un’altra parte, in Internet assume il valore

100
Mohey Eddin Sholkamy Abdelgawed Sholkamy, Op. Cit., p. 25-30.
101
Ibid, p. 26.
102
Ibid.
33
di ‘un luogo virtuale in cui un utente presenta e offre servizi agli altri utenti della rete’. Il
valore semantico di icona viene riabilitato per influenza dell’inglese icon dall’immagine
sacra’ ad una ‘piccola immagine che viene visualizzata sullo schermo’ e serve a indicare
un file, un programma o qualsiasi oggetto che può essere manipolato dall’utente’103.

III.4. Gli anglicismi nel linguaggio informatico sull’esempio di testo

Sulla base dell’analisi linguistica sull’utilizzo di mezzi informatici nel linguaggio


italiano contemporaneo svolta nella tesi di dottorato citato in precedenza, presenando delle
ricerche bisogna riportare un frammento del testo scritto online per illustrare i fenomeni
menzionati. Un’edizione digitale mensile dell’informatica intitolata Computer World
Italia: Il magazine di informatica per le aziende, è un’utile fonte per essere al corrente con
gli avvenimenti nel campo informatico. Viene utilizzato per riportare, in forma di citazione
diretta, l’estratto del articolo Cognitive security: la nuova frontiera nella lotta al
cybercrimine.

La lotta al cybercrimine non si è mai fermata, ma nonostante ciò questa minaccia


ha raggiunto livelli mai visti prima. Secondo le valutazioni di IDC, il costo del crimine
informatico per l’intera economia mondiale è stato infatti di circa 650 miliardi di dollari nel
2016 e si prevede che supererà i 1.000 miliardi entro il 2020 (...) Le attuali reti,
applicazioni e informazioni aziendali necessitano quindi di essere protette da rischi noti e
da rischi che nemmeno possono essere ancora immaginati. Questa protezione deve essere
fornita mentre le infrastrutture aziendali evolvono, non solo di dimensioni ma anche in
termini di complessità, via via che nuove architetture cloud e software-defined vengono
introdotte e che gli endpoint che interagiscono con queste reti – dai device mobili agli
oggetti IoT – si moltiplicano esponenzialmente. Tra le soluzioni d’avanguardia che IDC ha
individuato come in grado di accrescere la capacità di difesa e di consentire un reale
cambio di passo all’industria della cybersecurity, e quindi alle aziende, vi sono le
tecnologie capaci di analizzare quelle fonti di dati prima non considerate e di fornire una
vera e propria intelligenza cognitiva per supportare gli analisti e i professionisti della
sicurezza, affinando e automatizzando abilità intuitive e intellettive.104

103
Mohey Eddin Sholkamy Abdelgawed Sholkamy, Op. Cit., p. 22.
104
F. Destri, Cognitive security: la nuova frontiera nella lotta al cybercrimine [online], consultato 25.05.2017.
URL: http://www.cwi.it/sicurezza/cybercrimine-hacking/cognitive-security-nuova-frontiera-103664
34
L’articolo presenta i modi di adattamento del lessico informatico inglese in
italiano: l’uso di prestiti non adattati: il termine cognitive security (appare già all’inizio del
testo e significa ‘tutti gli atti che consentono agli analisti di raccogliere e analizzare in
modo efficace un’enorme quantità di dati’); altri sono: software defined (fa espresso
riferimento alla ‘rete definita software significa un approccio alla rete di computer che
consente agli amministratori di rete di inizializzare, controllare, modificare e gestire in
modo dinamico i cambiamenti nella rete attraverso le interfacce aperte’), endpoint
(‘consente di monitorare una applicazione’), cybersecurity (‘la sicurezza in Internet’); la
locuzione adattata parzialmente con un sostantivo concordato al livello morfologico con
l’aggettivo: device mobili (‘aparecchiatture elettroniche portatili’); i calchi di traduzione:
cybercrimine (derivato da cybercrime, ‘un crimine informatico’), intelligenza cognitiva
(calcato sull’ingl. cognitive intelligence, ‘l’intelligenza emotiva’); di calchi semantici (rete,
applicazione); dell’abbrevizione cloud, l’accorciamento di una parola (cloud (computing)/
tradotto in italiano anche come nuvola informatica, significa ‘un paradigma di processi
informatici, come l'archiviazione, l'elaborazione o la trasmissione di dati’), le sigle IoT
(‘Internet delle cose’ sigla dell’ingl. Internet of things, con il riferimento al ‘mondo
elettronico che influisce il mondo reale’), IDC (International Data Corporation, ‘il più
grande mercato delle ricerche informatiche’). Per quanto riguarda il piano sintattico, si nota
uno dei più importanti aspetti sintattici del linguaggio informatico, ovvero la
spersonalizzazione del discorso con le forme impersonali (si prevede), passive (vengono
introdotte…), il gerundio (affinando e automatizzando abilità…), l‘infinito (la capacità
(…) di consentire).

Conclusione

Dal punto di vista storico, la lingua italiana può essere considerata come il risultato
dell’incrocio tra culture diverse. Poiché essa si presenta come la lingua in costante
movimento, sarà facile comprendere la nota tendenza che porta ad accettare un numero
sempre più significativo di forestierismi. A partire dal Settecento cambia la posizione
dominante del latino; conseguentemente, l’inglese inizia con notevole successo ad
influenzare l’italiano per quanto riguarda i più diversi ambiti: da quello politico, a quello
35
economico, dal campo burocratico, alla vita sociale, inglobando anche l’aspetto scientifico-
culturale. L’analisi diacronica degli anglicismi rivela che la terminologia inglese trova
spazio nelle diverse lingue europee soprattutto grazie allo scambio intelettuale e
commerciale tra diversi paesi. Attraverso lo sviluppo delle società e delle loro tecnologie
l’inglese acquisisce notevole prestigio, tanto da venir considerato la lingua internazionale.
L’influsso di questa lingua non si arresta: l’inglese, attraverso successive tappe, continuerà
nella sua ascesa. Il presente lavoro ha lo scopo di raccogliere le informazioni riguardanti la
storia dell’espansione degli anglicismi nei suoi diversi ambiti.

Analizzando il fenomeno del prestito lessicale, è stato preso in considerazione un


fattore motivazionale, rispetto al quale sono stati distinti i prestiti di necessità e di lusso. È
importante oggigiorno suddividere le parole straniere, individuando i casi, in cui i termini
si rivelano realmente utili, giustificandone l’introduzione e l’uso, rispetto alle altre
situazioni, nelle quali i termini introdotti si rivelano non indispensabili e possono essere
sostituiti dalle parole italiane. Dal punto di vista lessicale, considerando la forma, il metodo
classico individua i prestiti non adattati, ovvero quelle parole derivanti da un’altra lingua
(in questo caso dall’inglese), le quali non sono sottoposte alle regole per mezzo delle quali
procede la formazione della lingua italiana. Ne offrono un esempio termini bar, sport,
leader, chat. Il secondo caso preso in considerazione dalla tipologia si riferisce invece ai
prestiti adattati, mutuati dalla lingua inglese, ma sottoposti ai cambiamenti fonetici e
morfologici che la nuova lingua impone. Ne sono esempio la parola sponsorizzare o il
termine handicappato. Per via dell’influenza che l’inglese esercita sulla parola originaria
italiana, si ottiene la formazione di un termine provvisto di nuovo significato. Ciò risulta in
maniera evidente se si considera la diffusione dei numerosi calchi, i quali spesso non sono
facilmente individuabili in italiano. Inoltre, nel processo di rinnovamento della lingua, si
osserva l’aumento della quantità di neologismi, frequentemente collocati all’interno delle
lingue speciali. A livello morfologico, è possibile osservare l’acquisizione di sigle e
abbreviazioni, che arrichiscono soprattutto il linguaggio giovanile, insieme ai cosiddetti
morfemi indotti.

Dalla seconda metà del Novecento si assiste all’aumento progressivo


dell’interferenza linguistica tra le due lingue: essa coinvolge soprattutto i linguaggi
specialistici, con particolare riguardo all’ambito scientifico ed informatico. Si diffondono
all’interno della lingua italiana prestiti di provenienza brittanica e americana, i quali

36
tendono a concentrarsi nella lingua scritta, creando una sorta di sottocodice; il notevole
contributo apportato dal lessico inglese a livello d’informatica è stato descritto nella terza
parte del presente lavoro.

In conclusione, si potrebbe constatare che il prestito che deriva dal vocabolario


inglese si fa protagonista dell’incessante arricchimento della lingua italiana. L’italiano
standard è in grado di rimanere al passo con le esigenze della vita quotidiana, introducendo
i neologismi indispensabili per chiamare i nuovi fenomeni, grazie agli sviluppati mezzi di
comunicazione, che poggiano talvolta su strumenti on-line.

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39

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