Sei sulla pagina 1di 438

. u..

_-~_

"'

CAMPI l~·

ELETTROMAGNETICI
,
J

lVIODI IN FIBRA (nl=1.5 , n2=1)


2·~--~----~~--~~~
I
HE31 v=5
1.5
f
1 !.
i
I
l
0.5 !
i
(

o
-0.5

-1

-1.5

-2L---~----~----~--~
-2 -1 O 1 2

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


.. . - -
... :.
'

Buono Studio! =) .:.


.: ',',:
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
<!> Elettromagnetismo: note storiche.

Elettricità lVIagnetismo

Petnls Peregrinus Epistola... de }"-lagnete


(1269). Introduzione della
bussola

\ViBiarn Gilbert Prime esperienze. Coniò De Nlagnete (1600)


(1564-1603) l'attributo <.<elettrico"

Otto von GuerÌcke Prima macchina elettrostatica


(1602-1686) (1672)

Stephen Gray Conduttori ed isolanti.


(1666-1736) Influenza elettrostatica
(induzione)

eharl es Dufay Due specie di elettricità


(1689-1739) (1733) ..Assieme all' Abate
di ... propose la teoria dei due
t1uidì elettrici (positivi e
negativi)

Peter von :NIusschenbrocck Invenzione del condensatore Dissertatio de iVIagnete


(nato a Leida, 1692-1761) (bottiglia di Leida, 1745) (1746)

John Canton Induzione elettrica, leggi._ ..


(l718-1772) Invenzione de W elettroscopÌo

BerTIamin Franklin Teoria ad un fluido (1747).


(1706-1790) Conservazione della
carica elettrica. Elett.-icità
atmosferica. Schermo
e l etirostatico

Legge dell'inverso dei


quadrati( deducendola dalla
eSDerienza SU2li schemli
1 ~

elettrostatici). Concetto di
capacità e potenziale

John ;\;Iichel Detenninazione deIl'inversp


( 17 24-1793) dei quadrati (1750)

.\ugustin Coulomb Detelminazione sperimentale Ricerche suila costituzione


(1736-1806) dell'inverso dei quadrati bipolare dei magneti
(1789) .... Bilancia di torsione

Appunti dall'Area Download della "Compagnia


H del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
Elettricità. ~Iagnetismo

Luigi Galvani Scoperta deIl' elettricità


(1737-1798) animale (1789):
''De viribus .... "

Alessandro Volta Invenzione della pila (1799).


(1745-1827) Lettera alla Royal Society
nel 20-3-1800

Humphry Davy Sviluppo de 11 'elettrochimica.


(1778-1849) Arco voltaico, .....

Sirnéon-Denis Poisson Fonnalizzazione matematica


(1781-1840) dell'elettrostatica (1812-'13)
e della magnetostatica (1824)

Hans Christian Oersted Scoperta degli effetti


(1777-1831) magnetici della corrente
elettrica (1819) ''Experimenta
circa effectum conflictus in
.... " (1820)

S. B . Biot, F. Savart Legge di Biot-Savart, (1820)


" ., r-. . . .'

André-ivlarÌe Ampere Scoperta dell'effetto mutuo tra correnti (1820). Teoria


(1775-1836) amperiana del magnetiSino. Fonnalizzazione matematica
dell'elettrodinamica: ''lvfemorie sur la theorie ... " (1827).
Collaborazione scientifica con Arago.

-iYlichael Faraday Scoperta dell'induzione elettromagnetica (1831). Identità


. (l 791-1 S67) delle varie fonne di corrente. Scoperta dello effetto
giromagnetica (1845). Introduzione del concetto di
polarizzazione e di linea di forza (1846). Ipotesi
elettromagnetica della luce e di possibili effetti graìritQ-
elettrici (1851)

H. F. Emi! Lenz Legge di Lenz (1834)


(18N-1865)

F. E. Neumann (1798-1895) Fonnalizzazione dell'elettrodinamica in termini di azione a


\V. \Veber (1804-1891) distanza (1846)

1-2

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
1--
Elettricità l\tlagnetismo

James Clark Nl a.xw e 11 "On Faraday lines of force" (1856).


(1831-1879) "On Physical lines of force" (1861-' 62).
"A Dinamical theory of the electric field" (1864).
(COn a method of makìng a direct comprension of
electrostatic with electromagnetic forces, with a note on tbe
electromagnetic theory of light" (1868).
"A treatise on Electricity and wfagnetisrd' (1873).
IntrodlJzione delle correnti di spostamento basato su l
seguente modello meccanico:

Tale modello elastico gli permis~ di scoprire che la


velocità di propagazione dei disturbi in tale modello era
. l
proporZlOna.e a I
l che è la velocità della luce.
v f1oEo
Concluse poi che i fenomeni ottici.sono in definitiva d~i
fenomeni elettromagnetici, solo a frequenze diverse.

H. :.\.. Lorentz (1853-1928) Teoria eletiromarnetica della riflessione e rifrazione (1875-


.~

G. F. Fitzgerald (1851-1901) 1878)

A. A. ~\:[ichelson, E. ?vlorley Esperienze di ?vlichelson (1881) e di r...lÌchelson-?vlorley


(1887): ipotesi del "vento del1' etere", ovvero de l moto
della teITIl rispetto alI' etere (esperimento non riLl~cito)

. Heinrlch Her1z DimQstrazione de1l'esistenza delle ondç elettromagnetiche


0857-1894) , (1887 -1890)

H. A. Lorentz Sistemazione definitiva (1895) delta teoria elettromagnetica


della materia
GUE:lielmo
'-
rvIarconi Primo esperimento di radiocomunicazione (1895)
(187..i-1937)

1-3

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Elettricità l'ilagnetismo

.AJbert Einstein Nel 1905 affermò la validità delle equazioni di l\fa'\weIl


(valide in ogni sistema di riferimento) che erano invarianti
per le trasformazioni di Poincaré, postulando che in
qualunque sistema di riferimento la velocittì. della luce è la
stessa' e che la contemponmeità, ovvero l'esistenza de l
tempo assoluto, non esiste ovvero non esiste l'assoluta
simultaneità di due eventi ... . .
, :"'-;-

..-

1-4

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ELETTROMAGNETISMO

L'Elettromagnetismo è lo studio dei fenomeni elettrici e magnetici dovuti a cariche


elettriche in quiete o in movimento.
In questo nostro studio dei fenomeni elettromagnetici. la prima grossa ipotesi che si fa è l>
quella eli descrivere la materia ordin~ia con modelli di tipo macroscopico; cioè si suppone
che essa sia distribuita con continuità nello spazio e che vari con continuità nel tempo,
prescindendo dalla distribuzione atomica o molecolare. In questo campo è, invece, la
.lvfeccanica Quantistica la branca della fisica che si occupa di studiare le interazioni
esistenti a livello microscopico, cercando di fare (quando possibile) delle previsioni sul
comportamento della materia ordinaria.
Una seconda limitazione nei nostro studio dei fenomeni elettromagnetici è che useremo un •
approccio classico, cioè utilizzeremo la fisica classica e quindi prescindendo dai fenomeni
quantistici. Fino a, che non sono di importanza cruciale le interazioni fra il c~po
elettromagnetico e la materia (come, invece, accade nei laser) allora è possibile affrontare
lo studio dell'elettromagnetismo secondo un approccio classico. Naturalmenfe. 'per'
meccanica classica- si intende inclusa anche la relatività; per defipizione
l'elettromagnetismo è relativistico (come vedremo nelle equazioni di Maxwell, si suppone
che i campi si propaghino con velocità fmita,minore o uguale a quella della luce),
Una terza ipotesi fondamentale in questo nostro studio è di consideraref'fenorneru.
elettromagnetici in quiete rispetto all'osservatore, cioè non ci occuperemo di fenomeni in
rn~zzi in movimento (oggetto invece dell'elettrodinamica) in quanto a noi interessano
-appJicazioni di tipo telecomurucativo dei campi. In tali applicazioni, le forze esercitate dai
campi sono cosÌ piccole che possiamo sostanzialmente considerare i corpi indeformabili.
Osserviamo che, per quanto riguarda la prima limitazione del nostro studio sui campi
elettromagnetici, in tutti i fenomeni e applicazioni a: cui saremo interessati la minima
risoluzione sp azial e con cui variano le grandezze è enonnemente più grande della dìstanza
fra gli atomi, con la conseguenza che in un volume utile di materia è presente una quantità
enormemente grande di atomi o molecole; inoltre la minima risoluzione temporale con cui
andranno valutate le grandezze d'interesse è enormemente più grande dei tipici tempi di
evoluzione dei fenomeni interatomici.
In definitiva potremo descrivere i fenomeni elettromagnetici attraverso funzioni continue Q
~

dello spazio e del tempo~ ma una funzione continua dello spazio -e del tempo, come
sappiamo, si chiama campo. Pou-armo essere delle distribuzioni di quantità sèalari e allora
7

avTemo dei campi scalari.; ma, come sappiamo, per descrivere i fenomeni elettromagnetici
abbiamo bisogno anche di quantità vettoriali, e quindi avTemo dei campi vertorlali. D-
nostro studi0 sarà ri'v0!t0 a tutta quella parte dell'elettromagnetism0 che è rilevabilc ai fini
telecomurucativÌ, Oy'~lero alla trasmissione di informazioni tra due punti. in genere dist3J1ti.
Ci occuperemo quindi, sostanzialmente, di tre fenomeni: l'irradiazione, la propagazione e la
ricezione delle onde elettromagnetiche.

LE EOU AZIONI DI Ìv'iA.X\VELL


Le equazioni di tvfa.'\.-well sono le equazioni che governano i fenomeni elettromagnetici, in
particolare quelli a livello macroscopico. Alla base dell'elettromagnetismo c'è la

1- 5

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
descrizione delle proprietà a cui attribuiamo i fenomeni elettromagnetici cioè le cariche
elettriche e la descrizione del loro moto.
Quindi i primi due campi che sicuramente devono intervenire pelI'elettromagnetismo sono
il campo che descrive come queste cariche sono distribuite"tieno spazio e il campo che ci
• dice come queste si muovono in esso. Abbiamo quindi la densità di carica elettrica. p(r,t),
che è un campo scalare che ci descrive in ogni istante di tempo >la rusm15tizìone' delle'
cariche nello spazio; come sappiamo le cariche elettriche possono essere di sue segni,
quindi quando parliamo di carica elettrica .intendiamo la carica elettrica netta, cioè la
somma algebrica delle cariche positive e negative. eonsiderato allora un generico volume
V, la quantità di carica Q contenuta in esso è data da:

Q= f
v
pdv

Quindi conoscendo la :funzjone p(rJ) possiamo deteIminare, in ogni istante di tempo, la


quantità eH carica contenuta in un arbitrario volume. La quantità di carica Q si misura in
Coulomb [C] e quindi la densità di carica p si misurerà in C/m). Da questa defInizione di .>
Q è possibile ottenere.J~i defmizione esplicita di p in IJv ... ''"'~''
tennini di Q. Infatti considerando un certo volume f::.. V
centrato in un punto [o,·la carica 6.Q contenuta in tale
volume è data da: . ' .E,

. ,.r ~:. _
f::..Q= f pjv
/R
. i,

Dunque considerando il rapporto ilQ avremo:


ilV

~Q=_l f..-v-lv
6.V ilV r--u
tN

Facendo tendere il volumetto 1:..V a zero a"YTemo che questo integrale, 'per il teorema della
media, è proprio uguale a 1:..V p([o), e quindi:

L'altra grandezza che ci serve per descrivere il moto delle cariche elettriche è la densità di
• corrente elettrica, l([,t) , che è un campo vettoriale. Tale densità di corrente gode della
proprietà che se consideriamo una certa superficie S, ed una
normale orientata, in, la corrente I che attraversa questa
superficie è data da:

1- 6

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
I=fJ·i
- n ds
S
e si misura, come sappiamo, in Ampere [A]. Ricordiamo che questo integrale rappresenta
il flusso del vettore l attraverso la superficie S. Ovviamente la densità di corrente si
misurerà in AJm 2• Anche in questo caso se consideriamo un
elementino di superficie .6.3, la corrente M che l'attraversa è
data da:
(
ill=fJ·rds
- n
;: ~-
J.ll1S
n
.c.S .a.:n~o.di.
Ul!l!l1tes1=
di ordine
supenore
Dunque in definitiva risulta:
· -
l1m M= J ·1~
.c.s~ 6.S - Il

che ciR~Jm,,~!!:~~ç1ixifllY~~J~~ç9mpJìll~nJigLIJ!:lf18s>,_gy"a}~~"~.! . 9irezigne·} .


Ricordiamo poi, dal1'elettrotecnic~ che densità di carica e densità di correntesODQJegate •
fra loro attraverso la velocità con cui si spostano le cariche. Infatti ci sarà corrente
fintantoché ci sono cariche che si muovono. li numero di cariche che passanoperurrità di
kmpo attraverso una superficie deve dipendere sia da quante cariche ci sono (ovvero la
densità di carica) sia dalla velocità con cui queste si muovono. Ricordiamo infatti che dato
un insieme di cariche descritto dana densità p, che si muovono con yelQcitày, la.densità di
corrente è data da:
. l=PY, ':' ,'., :~.
(o\."Viarnente la 1. è la velocità ne! senso eu leriano, Cloe mettendosi in un punto dello
spazio e vedendo qual è la velocità delle particel1ç:çhe, netttistante considerato,passano
nel punto considerato). Osserv'Ìamo che nel caso in cui ci siano nello spazio considerato
più rnsiemidi cariche (elettroni, ioni, ecc.) ognuno dei quali descritto da una certa densità
di carica Pi e una velocità Yb la densità. di corrente totale sarà data dalla somma di tutti i
contributi PiYi. Per vedere come si ottiene la relazione tra densità di carica e densità di
corrente, consideria.rrlo.l,lD.~l~meI:1tiI1o d( . . SlJperfi~ìe
A_~, la CUin()I::iil~·è~tii;nekentro di tale elerTIentino
(ma non importa tanto che; punto considerato sia il
centro dato che poi faremo tendere ~ a zero)
supponiamo che la velocitàydelleçarkhe in un J

certo istante di tempo, sia quella inci!s.(lta. La carica


4..Q~GheaJtraversa la supertìcieÀSj~un intervalk1
di tempo .6.t è data da tutte e sole le cariche
';;~t~~~te ii"èf cilindretto il cui asse è parallelo alla
velocità e la cui lunghezza è pari a v·.6.t (che non è nient'altro che lo spazio percorso. dalle
cariche che alla velocità ~ attraverseranno nel tempo 6.t la supertìcie .6.3), av~nta per base
~S. Abbiamo dunque:

6Q = p6.V = p.6.S v.6.t cosa..

1- 7

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
La quantità v·cosa non è altro che la proiezione della velocità lungo In, oV''f{ero il prodotto
scalare: Y'ln; dunque la relazione precedente la possiamo scrivere come:
J

La corrente che attraverserà la superficie LiS sarà allora data da:

AT
LlJ.
~Q
= l'1ffi - = 1'\
~V'l
A Q ~ '
Àt...,.O llt - o.

Da cui si ricava che:

(J).. = lirn &: = pv· i


t.S-ò"O ~s - n
- 1u
l
che rappresenta la componente di 1. nella direzione nonnale a 65. Ciò deve essere vero
qualunque sia 'in (non abbiamo fatto alcuna ipotesi sull'orientazione dell'elementino di
superficie); ciò comporta che il' vettore l e il vettore' py hanno le stesse 'componenti in,
qualunque direzione e quindi sono coincidenti; dunque .effettivamente risulta:

• Con questo possiarno,per cosÌ dire, considerar.e completatala descrizione matematica


. .(Cioèin tennini di campi) di quelle che possono essere consideratele cause dei fenomeni
elettromagnetici (presenza di cariche, eventualmente in movimento).Dal punto di vista di
detenninareil moto delle cariche è necessario, inJÌJle.~tdi principio, conoscere le forze che
agiscono su queste cariche ele masse ad esse associate, analogamente a quanto accade
nella meccanica newtoniana. In meccanica newtoniana.s( suppone che le azioni fra i corpi
materiali siano istantanee e quindi la conoscenza della posizione di tutti i punti materiali
che costituiscono. il sìs,ierna ci permette di ricavare le forze (questo perlomenose il sistema
è conservativo). In realtà sappiamo che le azioni istantanee non sono arrnnissibili
nell'ambito della meccanica relativistica, e le equazioni di 1VIaxwelI soddisfano ai principi
_ della relatività ristretta (vedremo, infatti, che tutte le azioni elettromagnetiche non si
possono propagare ad una velocità maggiore della velocità della luce, che poi è uno dei
postulati fondamentali della teoria della relatività ristretta; l'altro è che questa velocità.
.. limite è la stessa per qualsiasi osservatore in moto unifonne l'uno rispetto all'altro).
Si intuisce, allora, che pensare di descrivere le interazioni fra le particelle cariche in.
termini delle forze che agiscono fi"a queste porterebbe ad un forrnalisrno enormemente più
complicato di quello newtoniano, dato che ciò che accade in un sistema di particelle in un
certo istante non. dipende solo dallo stato del sistema complessivo allo stesso istante ma
anche da tutta la stona precedente, dovendo portare in conto di tutte le interazioru e di tutti
i ritardi che queste hanno impiegato per arrivare al sistema. L'alternativa.. allora, nello
studio dell'elettromagnetismo (che, in genere, è l'alternativa alla base di ogni trattazione
relativistica de!1e interazÌoni fra particelte) è quella di ricorrere al concetto di campo. Tale
concetto è utile in quanto ci permette di spiegare, in maniera molto semplice, il ritardo
insito nei fenomeni elettromagnetici. Quindi dalla distribuzione delle particelle in un celto
istante si calcola il campo e da questo, assieme ad una legge di forza, si calcolano le forze
1- 8

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
che agiscono sulle particelle, e quindi il loro moto. L'introduzione dei campi sembra quindi
un rutiflzio matematico volto a semplitìcare i calcoli, perrnettendoci inoltre di tenere in
conto degli effetti ritardati; in seguito ritorneremo di nuovo su questo punto. I campi
necessari per descrivere le interazioni elettromagnetiche, in presenza di corpi materiali,
sono i seguenti campi vettoriaIi:

• campo elettrico, ~ [V/m]


• campo magnetico, h [Alm]
• campo inc:Iuzione elettrica, g [C/m 2]
• campo induzione magnetica, Q [Tesla=Wb/m2]

Ovviamente nel \'uoto basteranno solo due campi (ad esempio, ~ e Q, oppure ~ ed h). Le •
equazioni di }"Ja;nvell sono le equazioni che legano i campi elettromagnetici alle sorgenti, e
sono:

, ab
V'xe=--=
a
Cd
V'xh=-=+J
- èt -

V'. Q=p.
V'·b=O

(in realtà queste sono le equazioni di ~fa..0,.vell sistematizzate da Lorent.z alla fme del
secolo scorso-) . .osserviamo che cosÌ cornestarmo, supponendo di conoscere le sorgenti p e
I (cosa che.ingenere non accade), abbiamo un numero di incognite (12 grandezze scalari, 3
per ognuno dei 4 campi) superiore al numero di equazioni (in totale 8 equazioniscalari).
Quindi il sistema di equazioni non è completo, come deve essere altrimenti le interazioni
elettromagnetiche sarebbero indipendenti dai corpi materiali·· in cui il campo
elettromagnetico agisce. Dato che tali equazioni valgono sempre, per distinguere quello
che accade in un particolare sistema materiale rispetto a quello che accade in un altro,
sono necessarie altre equazioni che caratterizzano la costituzione del materiale dal punto di
vista elettromagnetico, e per questo sono dette relazioni costit'..tÙve. Per quanto riguarda le
. unità di misura esse sono quelle del sistema NIKSA. Osserviamo poi che nelle equazioni
di 0.-fa..'0.Vell si nota una quasi perfetta simmetria, se non fosse per il fatto che manca una.
densità di corrente magnetica nella prima e una densità di cariCa magnetica nell'ultima. Ciò
è dovuto al fatto sperimentale (che finora non è stato ancora smentito) che non esistono
canche magnetiche libere, cioè gli effetti magnetici non sono dovuti a cariche magnetiche
ma sono dovuti al moto eli cariche elettriche (interpretazione amperiana del magnetismo).
Detto questo ricordiamoci che date le sorgenti possiamo ricavare i campi, da cui poi
ricavare le forze; dunque dobbiamo aggiungere un'ulteriore equazione che è l'equazione di *
for=a di Lorentz (che in realtà, trattando dei campi, è una densità di forza), O,"'\fero:

1- 9

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Osserviamo che a rigore tale equazione vale nel vuoto; se le cariche sono all'interno di un
mezzo materiale alle forze magnetiche si aggiungono, in generale, anche quelle dovute alle
defonnazioni del mezzo stesso. .
o Ritornando al fatto che il campo elettromagnetico sembra ~oiò uno strumento matematico
per descrivere in maniera semplice gli effetti ritardati dei fenomeni elettromagnetici (cioè
che esso si propaga con velocità finita) osserviamo che in realtà esso ha una sua realtà
fisica (e, come sappiamo, soprattutto per merito di Faraday il campo fu concepito come la
vera realtà. fisica). Lo sforzo concettuale che bisogna fare è quello di considerare il campo
come una realtà fisica anche nel vuoto, in cui esso si propaga ma dove non c'è nulla di
materiale (cioè avente massa). Osserviamo che un'altra ragione, per certi versi più forte,
che ci induce ad interpretare il campo elettromagnetico come qualcosa di fisicamente
esistente è che ad esso si possono attribuire, oltre alla proprietà di tener conto del ritardo
nelle azioni a distanza, delle proprietà che sono tipicamente meccaniche come l'energia, la
quantità di moto e il momento della quantità di moto. Si può vedere, infatti, che se così
non fosse non sarebbero più rispettati i fondamentali principi di conservazione
(deII'energia, della quantità di moto e del momento della quantità di moto) in presenza di
fenomeni elettromagnetici.
.:'~ .

Ricordiamo che i principi di consen-'3Zione h:mno origine da p03tu1::J.ti fondamentili sulle proprietà dello spaziQe •.
de! tempo. Infatti il principio di conservazione dell'energia è ma conseguenza ,dell'ipotesi che ii tempo sia
omogeneo, cioè che tutti gli istnrlti di tc:mpo sono uguali a se stessi, ovvero 'l'origìne del.t~o è Ìne:s:;enziale: TI
principio di conservazione della quantità di moto èunaconseguenz:a,deIla omOg€riéitàdello spazio, cioè che tutti
i punti dello spazio sono equivalenti. Infine la conservazione del momento deIlaquantità.di moto è una
conseguenz.a dellaisorropia dello spazio, cioèchenme.le direzioni.sono equivalenti. È evidente la fondamentale
importanza di queste proprietà e di conseguenza è naturale accettare la realtà fisica del c::rrnpo elettromagnetico.
Rinunciare a queste proprietà.reuderebbeladescrizione dell'universo estremamente complic:Jb4come in realtà
accade nella teoria della relatività generale.

Osserviamo che dato che le. sorgenti sono legate ai c'arnpi dalle equazioni di MaX'iVeIl,
possiamo pensare di considerare solo i campi e non più anche
le sorgenti (dato che queste
possono dai primi essere ricavate). In realtà ciò non può essere facilmente sostenuto in
quanto in corrispondenza di una carica puntifonne il campo diverge e quindi l'energia ad
esso associata diverge (inoltre una carica puntifonne decelera se è in moto in un campo).
~ Un altro motivo, di ordine pratico, che ci porta a considerare il campo elettromagnetico è
che, come vedremo; dalla sola sua conoscenza saremo in grado di determinare l'energia che
si trasmette da un punto ad un altro tramite il crunpo elettromagnetico (che è poi l'essenza
della tra-"mÌssione in un apparato telecomunicativo). .
i Ritornando alle equazioni di lVIUX)Vell osserviamo che esse non sono tutte indipendenti;
infatti l'ultima è dipendente dalla prima dato che facendone la divergenza ad ambo i
membri, ricordando che il rotore di un qualunque vettore· è sempre solenoidale (cioè
facendone la divergenza viene sempre zero), avremo:

v.( ~) = O => V'. Q = cos t.


Ciò vale a dire che l'ultima delle equazioni di Ma"'(iìY'ell non è un'equazione differenziale ma
è una condizione al contorno (una condizione iniziale). Dunque in realtà le equazioni
indipendenti sono le prime tre (per un totale di 7 equazioni scalati). Facendo adesso la
• divergenza della seconda equazione avremo:

1- 10

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
o
O=-Y·d+v·]
8t - -

,~_ da Cll~ essendo per In. terza equ...1zione: y·g=PJ si ricava:

èp
-+Y·J=O
8t -

:he non è altro che l'equazione di continuità, che esprime in fonna locale il principio di
_~oI1servazione della carica elettrica. Infatti integrando ambo i membri di questa equazione ad.
~ln arbitrario volmne 1: a'vTemo:

f èpèt dv + f y ·Jdv
-;
-
=O
'l'

Se il volume è fisso nello spazio possiamo portare fuori il segno di derivata temporaie~ e
:'integrale che rimane è proprio la carie.:1- contenuta nel volume "t; applicando poi U:teorema
della divergenza di Gauss al secondo integrale avremo che esso è uguale al flusso delvettore:[
tttraverso la superficie chiusa S;: che racchiude il vohune, o v-v ero avremo:

ò • .-
-J
et pdv +- :h J . i d.s
J- n
= O =:::}
èQ
-+1=0
et
=:::}
8Q
-=-1
ét
ì. -; ~

lave I è la corrente uscente dalla superficie chiusa che delimita il volmne "t. In altri termini ci
:JUÒ essere una corrente che attraversa ·un.a certa sup~rficie se e solo se variano le cariche
~ontènute neI volume da essa racchiuso (ovverolaeàrica non si crea né si distnlgge}
)sserviamoora che le equazioni di Maxwell sono delle equazioni differenziali in cui, qrundi, i (11

:n.rr:pi sono è...'1 considerarsi derivabili. Osserviamo però che e~se non valgono in prossimità di
~u?~rtìci di discontinuità tra due mezzi aventi caratteristiche elettromagnetiche diverse. Per
:icavare le condizioni di discontinu~ci dei campi è cruaro che non possiamo usare ie equazioni
.h :VI8.~well in forma Ioéa1e ma dobbiamo considerare tali eq1.ll12ioni in fonna integraìe, c..~e si
yttèngono utilizzando il teorema di Gauss e il teorema di Stokes. Per la prima delle equazionì
.ii :Vbxwell, considerando mm generica sllpemcie S che sì appoggia sul contorno C (orientato
:1 !!laniera concorde alla normale lllo ovvero secondo la
-,~gob del cavataooi') e aoolicando il teorema del rotore di
_ ;'.1.'; J. ;.

';"[(ìkèS_ aì.remo:

ft ':"
s
~
•. ':" 8(Db à
,è'Ld~=-- 0'1 ds=---
.- ~ . Ct .. - o et
c ' s

::ove cD ç è il)lusso concatenato dei vettore induzione Q.


:1 prim.o membro rappresenta la fot-=a elettromotdce
indotta e tale equazione rappresenta la legge di Faraday-Neumann (o di Faraday-Lenz).
Operando analogamente sulla seconda delle equazioni di J\tfaX\.vell avremo:
1-11
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
[

·h.Ldc = __
8<D d +1
A

P
c
- 8t ~ s

dove Is è la corrente che attraversa la superficie S, Tale equazione rappresenta la legge di


.4. mp e re-JJaxwell, che differisce daIIa legge di circuitazione di Ampere per la presenza del
prilllo .termine a secondo membro (introdotto appt.mto da MaX"well); t.'lle termine, che è la
derivata temporale del flusso di indu=ione elettrica, rappresenta la corrente di spostamento.
La legge di Ampere-MaXY'V'ell dice quindi, sostanziahnente, che la somma della corrente
èlettrica che attraversa la superficie e della corrente di spostamento è solenoidale (o'v'Vero le
(:orrenti totali sono sempre chiuse), Tale legge è equivalente alla legge di circuitazione di
A.mpere solo nel caso stazionario; in generale, quest'ultima non vale (a meno che non si voglia
rÌmmciare al principio di conservazione della carica elettrica; vedere esempio di condensatore
ad annature piane e parallele in cui si consideri una superficie che ra.xruude un'annatura,
attraversando il dielettrico: Franceschett~ pag.21), ma vale quella modificata da MaX"V'el1.
.-\ppEcando il teorema della diver~'l di Gauss alle ultime due equazioni di Ma."{weli
lVTemo:

f4' Inds = Qtot


s

..f.pb.i ds=O
S
_ n

. dòve la prima rappresenta la legge di Gauss dell'elettrostatica in cui Q:ct è la carica totale
.xmtenuta nella superficie·chiusa S. La seconda 'irivek rappresenta la conservatività del campo
~. .
OsservÌamo che le equazioni in fonna integrale che abbianlo visto [mora sono più generali di
quelle di Maxwell in quanto non è richiesto che le .fì.mziom Ci campi) siano derivabili, ma
semplicemente che essi siano integrabili; in particolare, anche fi.mzioni aventi 1m nwnero fInito
0, al più, munerabile di discontinuità. di prima specie sono integrabili. Quindi i casi che
dovevamo tra.+t.'U"e, cioè di eventuali discontinui~ ricadono nell'ambito di queste equazioni in
~lìrma integrale. OsserViamo però che da queste equaziollÌ è difficile ricavare i campi, che
:nvece saranno ricavati da quelle in forma differenziale,
·.-\.'1diamo a vedere come usare queste equazioni in forma inte~ale per ricavare le condiziorù
~,ù le superfici di discontinuità per il campo
:lc:ttromagnetico. Con.sideriamo quella relativa
.11 .:a."'!lpO magnetico, e ~ol15ideriamo UIla
;upèrfi~ie di interfaccia I tra due mezzi, CD è
X. Consideriamo poi la superficie ,15,
perpendicolar,e a I, po~a per metà nel mezzo
T e per metà nel mezzo (2). Abbiamo poi che
;:~ è la normale a I: e ls è la normale a .6S;
~ssendo poi .6S ortogonale a L si ha che l'l ed I:;
mno ortogonali fra loro. Per ottenere una tema
di versori orto gonal i, scegliamo iI versore t

1-12

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
tangente a I e perpendicolare a ia' Applicando l'equazione che esprime la legge di Ampere-
Maxwell avremo:

fh·ic dc + fh·ic dc + fh·ic dc


e '~ ~5
=! f ~·±sds+ fr·is
' -CiS ..es
ds

l-
I Facendo tendere 8 a zero l'area ~S tende a zero; abbiamo allora che al primo membro il terzo
integrale tende a zero. Abbiamo poi che al secondo membro anche il primo termine tende a
zero. Possiamo dlmque scrivere, supponendo le lunghezze eI ed e2 dei tratti pari ad. ~: .:1. ..

-f hl . fdE+ f h 2 • f
tdE = I ·ls d.s
e e As

dove t nel primo integrale lli1. verso opposto a quello di percorrenza del contorno di ~ (da
ciò il segno '::-:-') ed hl e h" sono i valori del campo 11 nei mezzi <D e @, rispettivamente; ovvero
rappresentano i limiti a sinistra (CD) e a destra (2)) del campo h andando verso lasllpcrfÌcie I
a partire dal mezzo <D e dal mezzo (2), rispettivamente. Il termine a secondo membro ,dipende
dalla. presenza ameno di correnti superficiali 1 didensici b (che simisurerebbe,L.·LA./m).
Facendo tendere ea zero otteniamo che:

, Per la proprietà commutativa del prodotto scalare e per la proprietà di L."lvarianza d~l prodotto
misto rispetto a permutazioni circolari avre,.rno: ,

che ci dice che la componente del vettore In X (bo: - !h) hmgo ls è la stessa della componente
del vet::ore b lungo la stessa direzione. l'ifa la direzione Ìs è st.'l.b. scelta in maniera arbitr:tf1U e
quindi risulta:

Dunque la disconthluità nelle componenti tangenziali del canJ.po magnetico ;~ pari a L; hl


assenza di correnti sì.:perficiali tale rebzione esprime la continuità deIle COffi?° ner:t.Ì
fc-110'pn7;,,,'i
I,,~l..
.\-1 ....::_ ,,",- ... .. \.'1",'1
_ "~mno
~.,....
\"':'<l ....... ffil'1o"-"tl'"",\
~'-}
. .. ..-;:--_\.. • . .-u·1·:11oJ"ln'~I1te,
. . '-4 .... ='l
~..... . . _. D"'r l'l ,'","""n", ;J'j..>tTrl·'·O
'w~"'~""';"r"" '- ...... ". ... -
~ ,1.
fl,"r.:.rt'cY
.......... ..

in X i e)
\-.
- -e 1J) =O

Dunq:r.e i.:.;. <!..'3SenL1. di correnti superficiali le componenti t!r:ger:ziali dei campi sono Cor:tLI.Ue;
in loro presenza solo la componente tangenziale dd ~ampo magnetico è dis.::ontinua di una
qllantita pari proprio alla densita di corrente superficiale: J,.
Ossèl'/ia..1TIO che mentre in elettrost:1.tica qualunque sia il conduttore, purché abbia "
conducibilità diversa da zero, ultte le cari.::he si distribuiscono sulla superficie (ovì.;ero non ci

1-13

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
sono, ovviamente, delle correnti, essendo in elettrostatica); neI caso d:inamico le correntÌ non
sono rigorosamente sulla superlicie ma scorrono in un piccolo spessore, dando luogo al
c.Qsiddetto effetto pelle, a meno che il conduttore non abbia conducibilit.1. infinita (come
-t praticamente accade nei metalli). Consideriamo ora l'equazioiiédi Gauss:

f4'
s
inds == Qk.-t
dove Otot è la carica racchiusa dalIa superficie S, nel nostro caso quella di un cilindretto di
base ~ e altezza !l. Questo cilindretto si trova per metà nel mezzo CD e per l'altra metà nel
mezzo 0, attraversato dalla superficie di separazione E, con Ì!l nonnale a tale superficie
orientata dal mezzo CD al mezzo Q) (altrimenti, c{)me al solito, cambierebbe il segno deIla
relazione). Applicando il teorema di ~s a questo volu..."!letto UvTemo :

Jd.:fi.ds+ Jd.:fi.ds+ fd.iìds=Q


-
liSI .152
- -
t:.S t
!et
.

-." As1.
dove ~St, ~ e .é.Spsono, rispettivamente, le superfici di base nel mezzo <D e neL mezzo Q)
e la superficie laterale del cilindrettoedfì è la nonnale aIla superficiedel.cilindretto. Qu.1.ndo
fhcCÌamo tendere a zero r altezza del cilindretto (6.,( ~ O) la superficie laterale tende a zero e
quindi il 3° integrale a 10 membro tende a zero. I primi due, a meno di infinitesimi di ordine
superiore, diventano:

. \ ~
...........
~ ......

dove i1~ è la ~arica super!ìciale presente sulla supert1ei~'diseparazìone L .. AbbiamO. allora:

A
1 . (ti" -
'd
,
d') =6.Q/.
--
n ~ -" dS

Per ilS -+ O a'YTemo che il lim LlQg


...lS_O ilS
=P 3
, che è la densità superficiale di carica. Dili"1que :
.

•-\naloga.."Uente daI1'uIti:rn.a delle equazioni di ~faxweIl otterremo, per l'induzione magnetica: .

Ì~, Gb - Q:J =0
, Abbia...':lo qùindi ottenuto delle relaZIoni sulle componenti tangenziali dei campi:

fin x(lb -hJ =L


lin x (~:! - ~l) = O

1-14

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
e delle relazioni sulle componenti nonnali delle induzioni:

Quando tratteremo le condizioni sllfficÌenti slùl 'mùcÌtà della soluzione dellt~ equ.aziopi di
Mu:\."Well vedremo che queste condizioni al contorno ci ba..<;teranno per dimostrare l'unicità;
3.J."'1ZÌ sono supen1ue, saranno sufficienti solo quelle sulle componenti tangenziali, le aitre
sararmo automaticamente soddisfatte purché a sinistra e a destra delle super:fki di
discolltL."1.uità i crunpi soddis:fmo le equazioni di Ma:\.'WelL
Ritornando alle equazioni di r..hxwell, per ragioni di comodità nella risoluzione dei problemi •
elettromagnetici, anche se questo non corrisponde a milla di fisÌcamente esistente, può essere
wnveruente simmetrizzare le equazioni di lvfaxwell, introducendo delle correnti magnetiche
fittizie e .delle densità. di cariche fittizie, ovvero a\tTemo :

r cb
IVxe=---=-J
I - adét -ID
~vxh=--=+J
!, - et -
lV'4 = p
IV.b=p
" _ m

che; ci descrivono quello che accadrebbe se esistessero anche le correnti magnetiche e le


cariche magnetiche. Osserviamo che se facciamo la divergenza della 1a equazione e
utilizziamo l'ultima otteniamo che anche le cDIreIÌti magnetiche (correnti fittizie) soddisfano
1'equazione di continuità; questa è la ragione più. importante per cui è st..~to introdotto il
termine h con il segno "-" (e quindi sia le cariche elettriche sia quelle magnetiche soddisfano
un pr;ncipio di conservazione, che è un dato di farto per le cariche elettriche; nonlo è, invece,
per le cariche magnetiche ma è Ovvio che se rimmciamo a ciò perdiamo parte della simmetria
pe:-ché aì"TemO delle sorgenti che si comportano in lm modo ed altre che si comportano in
mccio diverso). Ovyiamente se introduciamo anche le sorgenti ma~etiche le condizioni di
~-- dis~ontinuÌtà cambiano, ov',.:ero aYTeffiO :

(.... t" ..

! in X {,~2 -
-:
~l) = -I ms
1.1n . (Q~ - 121) = Prns

Vediamo, adesso, se possiamo dire qua.lcos 'altro sulla natura delle equaziorù di .\faxwell. !J
Queste equazioni sono, eyidentemente, delle equazioni differenziali alle derivate parziali,
lineari nelle incognite, e sono equazioni che coinvolgono funzioni di 4 variabili, 3 spaziali e
l1Ii.a temporale. Sono quindi di complessa risoluzione sia dc1.1 punto di vista analitico sia dal
pumo di vista mUTLCricQ. Se rÌ!.:sciamo allora a ridurre il numero dì variabili indipendenti
possiamo sperare di ottenere una semplificazione nella risoluzione di queste equazioni. La
prÌr.1a cosa che osserviamo è che in queste equazioni la dipendenza ditterenziale dal tempo la
si ha attraverso delle derivate parziali. Dunque, se con qualche trasfonnazione, riusciamo a
1-15

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r
I

ili. ìììili dipendenza algebrica certamente


trasfOlil1ru-c qUesta dlpemtefI2.à aiìaittkft tÙ2ffvftU)
a'VTemo una grande semplificazione, Come sappiamo tale trasformazione è la trasformata di
Fourier (o di Laplace) adatta alle funzioni che si estendono,_ ~ linea di principio, da ---<X) a + co
(mentre quella di L.aplace per le funzioni che si estendono da O· a +00 , cioè è adatta a studiare
l'evoluzione transitoria). Ricordiamo che data una funzione f(t), la trasformata di Fourier di
ft:t) è derlI1Ìta come:
Td:'

F(ro) = Jf(t) e-j~t dt


La trasformata Inversa sarà allora :

l
f(t) = -
2n
f F(m) e
+:o
jCill
dm
r

Ov",/iamente, se la ftt} è definita tra O e +00, sostituendo p al posto di jm otterre~{),)~


trastònnata di Laplace di ftt); ricordiamo infatti che se una funzione è trasfonnabile secòriao, ,.
F ourier lo è anche· seCondo Lap lace e la trasformata di F ouner non è altro che il 1i.."'Uif~'d;a ,"
destra sull'asse immaginario della trasformata di Laplace. Ricordiamo che la trasformaià' dI- -
Lapiace esiste anche nei· casi in cui non esiste quella di Fourier, per questo le teniamo. in
considerazione entrambe~ pur~hé la funzIone, all'co, sia a crescita al più esponenziale, la
trasformata di Laplace esiste mentre, in generale,. quella di Fourier non esiste, Questa invece
richiede, a seconda dei casi, 1'integrabilitào anche chela fUnzione sia a quadrato sommabile e,
in questo ultimo caso; la trasfonnata.di Founer conserVa la nonna (teorema di .Parseval),
dèrmertdoperòsiala trasfonnata che l'anti~~~~ata con~~n come da fattore
moltiplicativo dell 'integrale.
Ricordando, tra le altre, la proprietà di derivazione ~delhi trasfonnata di Fourier a"Temo,
trasformando secondo Fourier nel tempo le equazioni di ~la'CWell :

iV x E = - j ro B - I ID

IV x H = jeù D 7 J
1V.D=P ,- -
I
LY,B=P m

no',.~.
~-' 'P' t··, ;-.::;, T ""
.",,,, !- ~ J SO,l
:.;, ..... d~'" ~ d'l ...c .\". . tTnpr
'"O 1.e tr'1g-r-OrrTT'1tp 4~ Ucl"'l! '" r;s"""''''';~'P ~'H,
.........., crr"""d"''''7 P ,,~. ";0"'
~_ ,...,,1
; : ' " .... , , _ ~
.........;"1'0 Cl'';'
>.., 1
• .L ....... ,

rempo, 5010 che, p;:r motivi di chiarezza .. le abbiamo lasciate illdi,:ate (-051 come çrnno nel
dominio del tempo; comunque chi contesto sarà sempre chiaro se siamo nel dominio dei tempo
o nd dominio della frequenza. Osserviamo che con
questa trasfonnazione siamo passati ad un
sistema in 3 variabili indipendenti in quanto se sappiamo risolvere tale sistem..1. di e·quazioni
differenziali per un m (purché sia la soluzione generale) lo sappiamo risolvere per OgIti w;
quindi ID è lUI parametro. Per conoscere i campi bisognerà, infme, antitrasfonnare secondo
Founer la soluzione ottenuta; tale antitrasfonnnzione è fatta per mezzo di un integrale che è
sempre risolvibile, anche se per via. numerica, rispetto alla risoluzione di un'equazione
differenziale. La differenza, dal punto di vista numerico, è che il processo per il calcolo di un
1-16

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
integrale è stabile, cioè riducendo sempre di più. il passo di integrazione si ottengono degli
errori sui risultati sempre più piccoli; mvece il processo nu."'TI.erico di derivazione non è stabile,
cioè prendendo sempre più vicini i valori di cui bisogna fare la differenza, essi sono tali che
gli errori di arrotondamento fanno esplodere l'errore con cui sivà a valutare la derivata stessa.
Ci sono, moltre, molti casi in cui il passaggio ili'"!l dom.irJo della frequenza al dominio del ~
tempo non è necessario, o meglio è banale. Ciò è quello che accade quando si ha a che fare
..::on grandezze sinusoidali; ricordiamo infatti che, da ì.ill Flmto di vista intuitivo, la trasformata
di Fourier non è altro che un modo per esprimere un quallli"1.que segnale come sovrapposizione
di smusoidi. Dunque se siamo interessati ad. una particolare frequenza, la trasfOffih'ì.ta di
Fourier (valmata a questa particolare frequenza) ci fornisce praticamente tutto ciò che
vogliaIno sapere sulla smusoide considerate (come ved...--effio quando studieremo la.
rappresentazione fasoriale). In realtà, nei problemi di comunicazione che a noi interessano,
non considereremo dei puri segnali sinusoidali ma, come vedremo, delle smusoidi modulate
(in ampiezza., in frequenza o in fase), dato che un puro segnale smusoidale non trasport.z
alcuna ÌnfoIIllilZÌone. Tali segn.ali di interesse sono detti segnali a banda stretta, cioè
sinusoidi le cui C<1.rntteristiche (di ampiezza, frequenza o fuse) 'variano lentamente nel tempo e
fu'UlllO lillO spettrO concentrato intorno alla pulsazione della slnusoide portante. Quindi, in
questo caso:4escrivendo il comportamento del sistema o del campo elettromagnet!cq in
corrispondenza ,della frequenza centrale, con eccellente', approssi:mazione conos.cÌamo il
wmpor-i.illl1ento complessivo del sistema in tur-UL la ban~ purché in questa le grandezZe non
v:.u~..n.o troppo velocemente. Ossen.'iarno quindi che è estreIIlfu-nente conveniente.,PHssweal
dOr.lÌrlio della frequenza; però è possibile far riferimento, invece che al1atI;~ç>fB~tn di
Founer, ad un.a, più. semplice rappresentazione dei segnali c.oncu.i abbiamo a chef~re.Questi.,
~ome abbiamo detto, sono segnali quasi sinusoidaii dei qUfrli., nota la frequenza, enét:essario
'sapere solo l'ampiezza e la fase. Dunque invece che utilizzare la trasformata di Founer,
avendo a che fare con degli impulsi (p in o meno ideali), utilizzeremo un'altra rappresentazione .!
delle grandezze smusoidali CIoè la rappresenta=ione fasoriale. Prima di fare questo, però, ~
possiamo chiederci se è possibile effettuare, oltre alla ,trasfonnata di Founer nel tempo ddle
equazioni di Maxwell, anche lù.'1:.l trasformata di Founer nello spazio Ce quindi, in de.fmitiva,
effèrttlare non una trasfonnata semplice ma ur..a trasfonnata qilll1Lmpla di Fourier)j cioese
consideriamo una fimzÌone di 4 variabili, 3 spaziali ed lliiJ. temporale, possiamoderm';'-e la
trasfcfffirrtaquadru:pla di Founer nel seguente mcdo:

+«>
"()
!.,!:.,t -+
F(" j.j j I· ~( ,-;{r.,t-k·r',
_ ~,(:)J = .J J. ;',~, t)e --·Oxc.:::,dz"Cl!J,
1 1

l' Of!ùO, .1: ~ (~;o~ ,-


"0"-
.... ,'e ,-
~
e' Ii
., l1UrrrerO O ve [t.ore Cl ·1 e d;:'~ li ., '-'~on;'l(ja-~
, .l.l o' LU ll: .!. I.\"~ ..... :\.,'0 L:"';i v l"\.;:,
1_ C> ~~-l-Ol- -~.; !'ll'0'0
\"Ull+' lçli.~l i l ";:'

x., y e z del · . .è:tlore k , sono, rispettÌvamente, i coniugati di :<, 'ye z, come lo ~ (:) per t); si Iloti
,j...~ r
~OT'
. . . '~""n"~7'~""ne
...... J.J._: 1..l. ...· .....Ll...L...1.'.1
1.,.,; .... ' 1.
il' serrno rlelr-es~cno~r""
'~.l.~ .. 1-' .lo.i,.J..i..""
rel"tl',·O
"
J. ..... .. "
"ii.., ,-...,...;.,·b~l; S~."..,.;,.,l;
\..\..l.l."- ...... j,j.Lfo.~ !-"" ..
1.;' <
~,~~,...,s~,'"
..;. V..!-'r'\..J
L.;...I..'''.l.J. .. "v " n"
\0..- ;,.~
.. ; l "
.. 1..........
J.J. ..... •

relativo alle, variabili temporali (cioé nell'integrale di Fourier c'è e J ~. r per lo spazio ed e-;~r
l
per il tempo). Ossenliamo inolrre che nella trasformata inversa ci sarà lL."l L'1ttcre _.! '
(:27t) "
essendoci .:.\. variabili di integrazione. Alia luce di ciò le equazioni di :vlaxvvell diventano èlle
equazioni algebriche (algebrizzando anche le derivate spaziali) ovvero si ha:

1- 17

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-j~xE = -jCDB-I m
-~x H =j(j)D+!
-jk·D= P
-j]f·B=Pm

Ricordiamo però che da sole le equazioni di MaX'Well non bastano a descrivere il campo
elettromagnetico ma per chiudere il sistema sono necessarie altre equazioni: le relazioni
costitutive. Queste, come vedremo, introducono un'ulteriore semplificazione neIIa soluzione
deUe equazioni di Ma-cwell se vengono trasformate secondo Founer nel tempo mentre, aL'lleno
per i mezzi materiali a cui faremo riferimento) l'ultèriore trasfonnazione secondo Founer neIIo
spazio complica notevolmente le cose. Dunque è chiaro che, a meno di non avere a che fare
con un. mezzo omogeneo in tutto lo spazio (per il quale la ,J-trasfonnazione nello spazio non.
oomplica le relazioni costitutive), ci si ferma a considt:rare la :T-trasformazione solo nel
tempo. Detto questo ritorniamo a considerare le grandezze smusoidali, cioè il caso in. cui i
campi varino sUlU~b.idalmente. Vedrema che anche in questo caso dowanno essere vèrifiGafe
delle proprietà particolari dei mezzi~ ad esempio. è evidente che se il mezzo ha delle proprietà
non ·lineari, anché~· s~ :forziamo il· sistema con delle.· sorgenti che variano sinusoidal!p.erite~ Ì'
cfu~pi, in generaiè, non saranno smusoidali .. Dato che i sistemi che considereremo saranno
lineari e che quindi ad un forzamento smusoidale corrisponderanno dei campi,' a regune,
slnusoidali, è evidente chela studio deL caso smusoidaie è,di.particolarerilevanza.
Se riCQmamoalla trasformata di Fourier, dato un.segnaIesinusoidale del.tipo :

ftt) = acos(mot + cp)

avremo:

Se andiamo ad antitrasformare, per la proprietà della detta di Dirac, otterremo:

i\ilora se indichiamo con A il numero complesso:

abbiamo che ad lilla data sinusoide, di tuta cer-.a frequenza WQ, è associato lIDO ed un solo
numero complesso A che ha modulo pari alrampiezza della smusoide e fase pari alla fase
della sinusoide; viceversa, ad un dato nmnero complesso A corrisponde una ed una sola
sinusoide, ad una frequenza assegnata (DQ , data da: ReCA e jCtl a). .
E' chiaro allora che è inutile ricorrere esplicitamente alla trasfonnata di Fourier per le
grandezze sÌnusoidali~ è invece conveniente rappresentarle con 1m munero complesso come A
detto jasore. Tale rappresentazione è detta rappresentazione fasoriale in cui tutte le
opèrazionÌ lineari sono idèntiche sia che vengano fatte sulle sinusoidi, sia che vengano fatte
1-1&

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
SlÙ fasorÌ, con la differenza che le operazioni differenziali Slùle smusoidi diventano delle
operazioni algebriche sui fasori ( come accade per la trasfonnata di Fourier). Osserviamo però
nel caso del campo elettromagnetico awemo delle grandezze che oltre a variare
sinusoidalmente nel tempo, variano anche nello spazio: -Dunque ad ognuna di queste
grandezze sarà associato non 1m solo L.1S0re ma una collezione di fasori; :inoltre i campi con
cui avremo a che fare sono dei vettori, quindi una tema di funzioni sinusoidal~ e quindi per
rappresènto'lfe un campo sinusoidale è necessaria una tema di fasori (OgnilllO ~er ogni
componente del campo). Tale tema dì numeri complessi rappresenta un vettore in C detto il
fasore vEittoriale o il vettore Jasoriale corrispondente al campo smusoidale considerato_
Quindi invece che avere a che fare con un numero complesso abbiamo a che fare con teme di
numeri complessi, detenninati quindi da 6 numeri reali, quindi non è pensabile, ad esempio, di
applic-are la regola del parallelogramma ai vettori complessi. Si dovrà allora operare con i
vettori complessi come, in geometria, si opera con gli spazi vettoriali complessi. E' cruaro che
non esiste una ""direzione" nello spazio complesso; l'unica cosa che possiamo dire è se due
vettori sono ortogonali e paralleli. Se sono ortogonali vuoI dire che il prodotto scalare fra ì due
vettori (inteso come prodotto scalare hermitiano, definito in algebra) è zero; se sono paralleli
sig:rù:fica che esiste un mnnero complesso tale che un vettore si ottiene dall?altro
moltiplicandoloper questo numero complesso. In Elettrotecnica siamo abitIrati ad associare
ano sfasamentoTangolo nel piano complesso che rappresenta il faSDre (e quindidir,e:che un
fasare è sfasatorispetto ad un altro di una quantità pari all'angolo che i due vettorire.ali, che
rappresentano i fasori nel piano complesso, formano tra loro). E' chiaro che nel,nostro,'caso
non possiamo costruirci i due «vettori reali" che rappresentano il nostro fasoJ~!:-vett9riale
perché avremmo bisogno di lilla spazio a 6 dimensioni. Quindi non possiamo neanc11eparlare
di angolo fra due fasori complessi; nel caso di spazi reali, r angolo fra due vetorÌ è
_ quell' angolo il cui coseno è uguale al prodotto scalare dei due vettori diviso per il prodotto
'delle nonne, e per la disuguaglianza di Sçhw~ tale rapporto è sempre minore o uguale ad
uno (e, per defrnizione, è il coseno dell'ango1é?formato dai due vettori). Nel caso di fasori
complessi, essendo il loro prodotto scalare un numero complesso, bisognerebbe, al limite,
introdu..-reangoli complessi; è chiaro che introdlUTe il concetto di angolo complesso non è utile
né dal plUlto di vista CDncettuale né &11 punto di vista geomet.-ico, cioè non è affatto
visualizzabile. Il m.'1SSh110 che possiamo L.1.fe, dato un vettore complesso:

e di scrÌverlo come :

!'C
i
- ~
:, - '";L
-'--B
'J ;L

do··..:e . _:1vf'n~o
_ _ '"""s""'.'o
"'-" ....... _ ~
:J C y -- •• y '"'J'P
L>y vettori A e B sor~o due verrcn
'B
1-,
lCz=Az-i-J z
rispettiv~ente, da: A = (Ax: Ay, AJ e B = CR., B-j, B::.\ m'Vero rappresentano le parti reali e
le parti immaginarie delle componenti del vettore complesso. Ciò mette in evidenza. corp.e n?n
sia possibile defmire l'angolo fra due vettori complessi perché, in realtà, dOvTemmo de[1IlJre
l'angolo fra due coppie di vettori CA e B per ogni vettore complesso); per poterlo far~
avTemmo bisogno, in realtà, di due angoli quello fra le parti reali e quello fra le partI'
immaginarie e quindi di un angolo complesso.

1- 19

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
È importante tenere ben presente la distinzione fra "angoli di vettori reali nello spazio" e
"sfasamenti fra numeri complessi;'. Nel caso di vettori complessi non è più possibile
identificare lo sfasamento con un angolo nello spazio (o nel piano che sia). A rigore non è più
possibile neanche parlare di sfasamento tra due vettori perché la componente lungo x può
avere uno sfasamento diverso da quella lungo y e da quella lungo z. Quindi mentre da un Iato
trattare le fun.z.ioni vettonalì smusoidali non comporta nessun concetto nuovo, se non quello di
assodare tre scalari insieme per costruire un vettore complesso, quello che viene meno è tutta.
la parte intuitiva o geometrica che c'era sotto la rappresentazione fasonale (n.d.r.: si rimanda a
pago 1-121 per ulteriori·note sul prodotto scalare fra vettori complessi).
Riepilogando, un vettore sinusoidale non è altro che un vettore le cui componenti variano
sÌnusoidaImente nel tempo. Quindi un generico vettore ~t) è sinusoidale se le sue tre
componenti Cx(t), c'jet) e cz(t) variano sinusoidalmente nel tempo; dtll1que ognUP~ delle·
componenti sarà una sinusoide: rispettivamente: di ampiezza: C:v Cy e Cz, e fase <f>:<: C?-f e cp;:.
Dtmque ogmma delle componenti può essere rappresentata in tennini di un fasore, quindi il
vettore sÌnusoidale può essere rappresentato da una tema di fason. In defmitiva si ha che:
..... ,- ....
_C -C·.J...C·
- xI"" Il -;-'C·
Z 1z

e i numeri complessi Cx, Cy e Cl: sono: rispettivamente,il fusoTe che rnppres.enta la


componente lungo x (di modulo Cx e fase cp.J e analogamente per gli altri. TI vettore nel
dominio del tempo è legato al relativo fasore delIa relazione:

·· ...... Ric-ordiamo anche che questi fasori vettoriali.'sono caratteri.zzati da 6 grandezzereali;.quindi


pòssono essere rappresentati da una tema di numeri complessi o da una sestupla di numeri
reali (parte reale e parte immag1..naria di ogni numero complesso). In altri terrninipotremmo
ancora scnvere:
IC x = A;t + jBx
C =A+ jB , con: IC y = Ay + jBy
lC z =Az + jBz
dove: A = (~:.1~:V.J Ai> AJ è il vettore le cui componenti sono, rispettivamente, la parte reale di
Cx> Cf e C=, e B = CBx, By, Bz.) è il vettore le cui compon.enti sono, rispettivamente, la parte
immaginaria di ex> Cy e C z. In questo caso possiamo scrivere anche che:

f (t) = Re [ A e ;x! -:- j B e lXèJ = A cosCùt ..:.. B SL"tJ.Cùt

Quest'ultima espressione ci è molto utile in quanto ci mostra che un vettore sinusoidale nel
corso del tempo si muove, ma rimanendo sempre nel pirul.o individuato dai vettori A e li cioe
l'estremo del vettore smusoidale descrivera. una. c~.;a piana che giace nel piano individ~to da
A e B. Dalla relazione precedente si deduce anche che f(t) è dato &1lla composizione di due
moti armonici, che come sappia."'TI.o da luogo ad tm' ellisse.
Supponiamo ora che il piano individuato da A e B coincida con il piano coordinato (x,y) (ciò ~
sempre possibile ruotando opportunamente il sistema di riferimento) il che ci pennette dI

1-20

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
semplificare le cose dato che in questo modo il vettore g(t) avrà componente mùla lungo z e
quindi anche il relativo fasare C avra componente identicamente nulla lungo z. Avremo allora:

re
= c;3x +Cy~
I__
i
A = A;,; Ì:t + Ay ~

l
B = Bx ~ + By S,
L"ldichiamo CDn X e Y le componenti del vettore g(t) hmgo x e y, rispettivamente; quindi
mm:=mo:

Possiamo, scegliendo opportunamente l'origine dei tempi, fare in modo che O-<I'x o <1": SI
annulli. Facendo questo per ct'x avremo:

rx =
I
c x casco t

ll.. y = Cv_ cos(Cùt...:... ~cp)\

dove 6.J.p = cry~ è lo sL'lSamento della componente lungo y rispetto a quella hmgo x. Questa
non è altro che la rappresentazione parametrÌC-a di un' ellisse (il cui parametro è il teIì1Po t).
Osserviamo poi che risulta:

r*-!
(x = c cosCùt :t
~ ) ~ .
!y =Cv_ (cos(:) t GOS è.cp -
\. sin(:)t sU0.q))

La se.conda di queste relazioni la possiamo scrivere come:

V \
1-:::7 COS(ùt COSLl.:p
;-'- Il
= -':1 SU!..Dq> '" - coS-. ., \.ùt

Quadra...'1Go tale espress ione avremo che:


.~ .~ ''') ,') ,"" .., ( " \
Y- ~ c~ <20:-;- (f) t -;05" 0'P - 2Y,:v... çOS(!) t ç05~\p = ç~si..l1- ~':f'" 1- ~os" r:)t l
,., ,., .'

ov\.·ero:

Dalla prima delle (*) si ricava: cosmt = X ,per cui avremo:


c :t

1-21

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
., ., Xl X 2 2
y~ + CM - . , - 2Yc -cosL\q> = C sm L\cp
y C· Y C Y
X ;t

Dividendo ambo i membri per ey'1 avremo:

x:? y2 2 X'l cosL\q> . ~.\.


-.~ +- - = sm ~\P
c·x c y2 c X CY

che rappresenta la curva descritta dalI'estremo del vettore sinusoidaIe ç(t) ed è chiaramente t

l'equazione di un ellisse inclinato rispetto agli assi x e y , in quanto compare anche il 3°


termine Ì1l X·Y. Y t
Tale ellisse degenera in una retta quando il tennine I~ .
::~:;~~c~vv~~o ~::lo~bro diventa un quadrato ~/(t)~i,Y ). .'.:';~:. ._
cosL\q> =±1 ~ \J ,I..... >

Ciò si veri..fica quando: / X I ;/ x


! 1//
(O =? componenù lungo x e y in fase t~1I
,
~
I

L\cp = in: =>componentiltmgoxey in opposizione di fase l


.',

- ...-.

In tali condizioni a'VTemo:

X=±~Y
cy

ovì/ero si ha una relazIone lineare tra X e Y. Dato che la cnratterizzazl0ne deI tipo di Cl1n'a su
cui .sÌ muove l'estremo del vettore f(t) è detto stato di polari==a=ione del vettore sinu.soidale,
allora in questo caso non abbia..'"Uo più una polarizzazione ellittica ma si parla di
polarizzazione lineare. L'altro caso estremo e quando l'ellisse degenera in un cerchio. In tal
caso deve risultare che i due seminssÌ dell'ellisse siar.o ugu,a.li e inoltre deve manC:l.re il tennine
misto, Ciò si traduce nel fatto che deve risultare:

;COS~lP = O 7t
=> 6cp = :: - (compom:nù lungo x c y in ql:admnrrù)
1l;{
c . = CY 2

in tal C:l.SO a\tTemo: X 2 +y2 = c,/ che è l'equazione di un cerchio centrato neIrorig1...J."1e di
t

raggio Cx ; si parla in tal caso di polarizzazione circolara.


Disporrendoci allor:l. hmgo l'asse z, con In. testa rivoltn. nel verso positivo di tale asse,
vedremo, in generale, il vettore 2(t) ruotare nel piano (x,y) descrivendo con il suo estremo
libero una curva. Se tale curva è percorsa dal vettore in senso antiorario allora si parlerà di
1-22

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
polan==cr=ione diretta; viceversa se è percorsa in senso orano si parlerà dì polarizzazione
ÌlwerSG. Ovviamente non ha senso per la polarizz.:1.zione lin~'1fe parlare del verso con cui ruota
il vettore ç(t) dato che esso non rnoterà più, ma avrà sempre la stessa direzione. Lo stato di
polarizzazione che abbiamo visto per una gra.ndezza vettorialesmusoidale ci mette in evidenza
un 'ulteriore differe!1L1. eli questa grandezza. rispetto ad una grandezza sm.usoidale scalare, in
cuÌ è come se avessimo un 'unica componente; pertanto, owiamente, la polarizzazione è
lineare. Quindi, ad essere più precisi, si parla di polarizzatione lineare o quando c'è tma sola
componente (cioè quando è possibile scegliere un sistema di coordinate in modo tale che c'è
tm'unica componente) oppure quando essendoci due component~ queste o sono in fase o sono
in opposizione di fase fra loro.
Nel caso particolare in cui consideriamo il campo elettromagnetico ad esso sarà associato uno
stato di polarizzazìone; in particolare, come vedremo, si sceglie il campo elettrico come
- vettore di riferimento del campo elettromagnetico e quindi allo stato di polarizzazìone del
campo elettromagnetico si associa lo stato di polarizzazione del campo elettrico ( ciò
ov'viamente ha senso se il campo elettrico varia sÌnusoidalmente). Naturalmente siccome il
campo elettrico varia da plUlto a ptnlto nello spazio, in generale, sarà diverso anche lo stato di
polarizzazione passando da un plmto ad un altro. Ricordiamo poi che la,r'.lppresentazionea
fasoriale va bene fmo a quando deve rappresentare operazioni l:ineari- stI.ilegrandezze
smusaidali, In caso contrario, se si ha a che fare con operazioni non lineari'sri11egran.dezze
sinusoidali, come ad"esempio il prodotto, non è più possibile utilizzare una rappresentazione
fasoriale, dato che il-prodotto di due :f.:'1Sori, pur ri:rn.a.nendo un numero complesso, non
rappresenta più la grandezza che deriva dal prodotto di due sinusoidi in quanto. questo
prodotto, come sappiamo, è la sorn.rn.a di ml termine costante e di una sinusoidea'ptùsazione
doppia. Nonos.tante ciò è possibile, dalla conoscenza dei fasari che rappresentano le grandezze
sinusoidalì. ricavare il termine costante del prodotto di due grandezze sinusoidali, cnenon è
altro che il val or medio di tale prodotto. Ov-vero se abbi~o due grandezze sm:usoidali a(t) e
b(t} , di periodo T, allora la q u a n t i t à : '
T
< ab >= ~J a(t) b(t)dt
o

rappresenta il valor medio deL prodotto a(t)-b(t). Osservia..-no w'te se indichiamo con A e B i
-
fasori associati a tali grandezze sinusoidali a"Temo:
,

< ab >= -l Re (.AB .. J== -l Re(A


. -B')
.. 2 . ' 2

Questo risultato è molto importante in quanto s..1.pplili"nO che prodotti di grandezze sono
~ssoci2.tt, in generale, a potenze o energie. In campo te!ecomuricativo questi valori medi sono
ancora piti ImportantÌ in quanto, essendo i periodi di variazione delle grandezze in gioco
molto pi..:coli, la variazione istanl1.nea aH' interno del periodo di tali grandezze non ha akuna
rilevanza applicativa (nella maggior parte dei casi, nemmeno rilevabile con uno strumento di
m rSili'a) , a.T1che perché l'informazione è associata non alla sinusoide ma ai modi con cui essa
'o'aria lenL'lmente nel tempo (o ad lli'1'ampiezz.."'l. lentamente variabile o ad tma frequenza,
lentamente variabile o ad llila pulsazione lentamente variabile). Quindi se, ad esempio,
l'ampiezza della smusoide varia lentamente nel tempo ciò che conta quando si va a fare una
misura di potenza è il valor medio della potenza su lL'1 periodo (la quale varierà anche essa
1-23

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
lentamente nel tempo), o meglio su tm grande numero di periodi (per osservare significative
variazioni delle grandezze).
La relazione precedente si estende immediatamente ai caso in cui le grandezze, invece che
essere scaIari, sono vettoriali. Ovvero Se abbiamo due vettor~! e Q , il valor medio del
prodotto scalare è defin...~o come:

. < ~ . b >= ~ Re( A . B


11 )

dove A e B sono i .t:'lSori vettoriali relativi ad ~ e Q; rispettivamente. Analogamente il valor


medio del prodotto vettoriaIe è definito come:

O\rvero il valor medio del prodotto vettonale è il valor medio delle tre componenti. del
pr~otto vettoriale. .", ..
Ritorniamo alle equazioni di 1-'Iax'Yvell, che ricordiamo essere: . ;.::~:;;, -:," ..

ab
v xe =--==.
8t
ad
Yxh=-=+J
- - èt -
v .g.= p
lV ·b= o

e, inoltre, vi è l'equazione della densità.di forza. di Lorentz: f. = ~ + I x Q. Ricordiamo anche


(come più volte detto) che iI numero delle incognite supera il numero di equazioni
indipendenti. Andiamo a valutare allora quali sono le incognite e quali i tennini noti.
Cer"...amente tutti i campi sono incogniti e; a prima vista, sembrano note le sorgenti, cioè p e I..
Ciò, in gener~1e7 nç)ll è vero in q1l.a1'1to se c'è un campo eIettromagnetico esso agisce sulle
cariche con illL.'1 densill di forza (data. daIl' equ..'1zÌone di Lorentz) e quindi ne modifica lo stato
di moto, cioè le correnti associate a. queste cariche e di conse gu.enza., per l'equazione di
continuità, anche la distribuzione di tali cariche: Dtmque dobbiamo aspettarci' che p e I (nella
m.i:::Jiore dellè ipotesi) possano essere viste come costimite d.1. U",'"1.a parte che noi possia..'TI.o
imporre dall'estenw ~he è nota (analogamente ai generatori di corrente, o di tensione, ideali
presenti in un circuito eìettrico, o\/vero il forz.'l"11ento
.. esterno) è Ull.'l pa..-te che inveCe d:pènd~
dallo stesso campo elettromagnetko, o'Yvero indotta da. esso. Dunque le equazioni di ?vIa:nveil
possono essere riscritte nel modo seguente:

1-24

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Vxe=---=
ob
- et
Vxg=
'Cd
a-+ I +Io
v -4 = p~ PQ
V-b= o

dove PQ e 1.Q sono le sorgenti impresse d..ill 'esterno, mentre p e 1. sono le sorgenti indotte dal
~.ampo. Abbiamo in defmitiva 16 incognite scalati (3 per ogrlll.t1n delle 5 incognite vettoriali e
l1I11.1 per la densità di carica) a fronte di 7 equazioni scala..-i indipendenti. Ci mancano allora,
per chiudere il sistema, altre 9 equaziopi scalari (o, equivalentemente, 3 eqtk1ZÌoni vettori ali).
Queste equazioni verranno fuori dalle cosiddette relazioni costitutive del mezzo materiale in t!l
~ui av-viene il campo elettromagnetico, legate alla costituzione frsica del materiale in
questione. Supponiamo inizialmente di considerare il campo elettromagnetico nel vuoto Ìn cui.
come sappiamo, i vettori induzione elettrica e magnetica cg e Q) sono direttamente
prop0rzlonaliai relativi campi (quindi delle eqilll.Zioni di Maxwell basterebbero solo le prime
·due.per descrivere completamente il campo elettromagnetico). Infatti avTemo che risulta:

dove Zo e ).Lò sono costanti universali. Ricordiamo infatti che risulta:

rI go == 8.854.10- 12
F / m : pemlittività ocoS'fdirle dielettrica assoluta nel vuoto
i '" ,." "
~o == 47t ·10-' H! m"': pénneabilità o costante magnetica ne! vuoto

!c=" ~ =3·10sml s:'velocità della luce nel vuoto


l, ""eo~o

Inoltre si fu'1 anche che risulta:


--l
I=PY

che lega la densità di corrente alla densità di caric~ e alla velociL'Ì. Abbiamo però introdotto
una nuova incognita, la ;::, che può essere detemùnata daUa legge del moto dell~ cariche Ga
1"':;0"'" rlm" -""e,",rr'~n'l
.i'-=="" .:.'i ""!.V1.... ,
tu.....U'..(.lu alla l",O'r-e
;'f'a~en.,.o '1J.( rl; T or"""'''z
,--=::-"'-L..lL..
J,,\. ..... . . . J.l..l".., o..V,..,·",....,.,·
V I....l v.

( dv
;f = p
)-
-=
m dt
dove Pm è la densi13, di II'.u.1SSa.
I
lf= p~ +Ix Q
1.."1 questo modo il sistema di equazioni è chiuso (ed è un sistema di equazioni non lineari,
quindi di non semplice soluzione). In tutte le applicazioni che ci interessano però i fenomeni
elettromagnetici n't'vengono in presenza, di mezzi materiali~ quindi dato che l'introduzione dei
vettori induzione elettrica e magnetica serve proprio per tenere in conto della presenza di
1-25

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
mezzi materiali, si intuisce che le relazÌoru tra le induzioni e i relativi campi non sarà più di
f semplice proporzionalità. Formalmente si può mettere in evidenza, in tali relazioni, l'effetto
dei mezzi rispetto a quello che accadrebbe nel vuoto, _ introducendo dei vettori che tencrono
o
conto delle proprietà di polarizzazione del mezzo materiale:. la polan·zzazione elettrica e la r
polad=zazionB magneticCl. TI vettore polarizzazione elettrica, n, è tale che:

Ovvero I! è la differenza fra l'induzione elettrica realmente presente per effetto del mezzo
materiale e quella che ci sarebbe se fossimo nel vuoto, e quindi, per defnrizione, 12 è diversa da
zero solo in presenza di mezzi materiali. Analogamente avTemo che il vettore polarizzazione
magnetica, m è tale che :
l
-b=h+m
J.l.o --
dove osserviamo che è solo per Wl fatto storico che m abbia le stesse dimensioni di g mentre 1!
ha le stesse dimensioni di g.
La: ragione per cui si ÌIltroducono i concetti di polarizzazione elettricri.'e magnetica emerge
qt~Ld() si tiene conto dell'aspetto microscopico dei fenomeni elettromagnetici. Infatt4 come
sappi~o, i vettori Il ed m esprimono, rispettivamente, i momenti dipolariiér unità di -volume
dO\n.lfi:ii dipoìi elettrici (creati nella materia per effetto dello spostamento: delle cancnedovuto
al campo elettrico) e ai dipoli magnetici (dOvuti all'orientamento delle correnti elementari che
costituiscono le singole componenti atomiche, a livello strutturale, della materia).
Osserviamo però cheu.na delle prime ipotesi che abbiamo farto, quando abbiamo intrapreso lo
studio deifenomeruelettromagnetici, è' stata quella di seguire un approccio macToscopico, e
non microscopico, in tale studio, Pertanto ladistlnzione,. nei vettori induzìone,deHaparte che
ci sarebbeneLvuoto da quella che ci sarebbe in présèil.Zi'di mezzi materiali., sostanzialmente,
'r
+ è abb~'tlnZa±rrilevante. Quindi utile trovare delle relazioni che legltinodiiettmnente le
- induziori ai· campi. In queste relazioru si scelgono, dWlque, come variabili indipendenti i
campi (detti anche, in tenn.ini sisteinlStiéL ingressi o cause) e come variabili dipendenti le
induzioni e le correnti (dette anche, in termini sistemistici: uscite o e./Jetti). Dunque ciò che
dovremo ricavare sono sostanzialmente 3 relazioni, o'V"vero:

'(d = rd
1-
T"' ( hl
e.il
.-'
J, b -- Fb (e.
- h) -- .
l~ =FJ r;'h'\
l- \.!::, ~

dm:e F~: F;- e Fs sono degii operatori che, in genere, si assu..."Uono operare su funzioni (in questo
caso vettoriali) di quadrato integrabile (cioè defll1ite in L 2), Pl;!r J.<:!ttrrnL'1.arè taìi oper:ltori si
proCede facendo delle opportune ipotesi sul mezzo, che ci pOrUu"10 alhi. loro determiIl:lZ!One in
maniera abbastanza semplice. Una prima semplL-ficazione che possiamo fare deriva,
sostanzialmente, da tm 'osservazione di tipo sperimentale; cioè si verifica (salvo casi
ecc.ezionali, come l'effetto Hall, dove tU1 campo magnetico può produrre una polariztazione
e1ettrica; addirittur~ afflllché siano verificati i postillati della tennodinamica, la dipendenza
dai due campi deve esserci) che la dipendenza delle induzioni e di I non è da tutti e due i
campi Illi.1. prevalentemente cL1. uno dei du.e. In particolare l'induzione elettrica dipende
sostanzialmente solo dal campo elettrico (ed è praticamente indipendente dal campo
1-26

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
magnetico); viceversa l'induzione magnetica dipende sostanzialment~ solo dal campo
magnetico e la densità di corrente dipende sostanzialmente solo dal campo elettrico. Dunque,
in definitiva, aì.:remo:

J~ = Fd(~
I Q= FbCh)
l[ = FJ~)
Possibili informazioni sulla natura di queste relazioni possono derivare o dall'imporre che
siano verificati dei principi fisici di carattere generale o cL."l. propriet.'i. specifiche che possiamo
supporre che i materiali posseggano come, per
esempio, proprietà di simmetria. Vedremo che ad
ognuno di questi possibili requisiti che imporremo
corrisponderà una limitazione sulla forma che
potranno avere queste relazioni. Innanzitutto
'supponiamo che le relazioni funzionali tra gli
ingressi (i campi) e le uscite (le induzioni e 'le
I
Gorrenti) debbano soddisfare a due principali
l
requisiti: la causalità e la stabilità, ovvero la I
continuità. La prima sostanzialmente implica che I
I
gli effetti non' precedano le cause, o\''\/ero le cause
possono avere effetto SlÙ filturO, ma non possono
essere retroattive sul passato, In realtà, nel caso
delle applicazioni che ci interessano, il requisito,di
causalità diventa ancora più stringente senai mponiamoanche il pn'ncipio di relatività, •
cioè che nessuna azione può propagarsi più veloc..omente della luce. Quindi l'effetto non solo
non può precedere la causa ma e ritardato rispetto ad essa tanto più quanto più è .lonUlno il
punto di applicazione della causa rispetto al punto in cui andiamo a valutare l'effetto,
L'altra ipotesi che facciamo è un'ipotesi di c.ontinuit~ ovvero se si varia di poco l'ingresso
deve variare di poco anche ruscita, cioè gli operatori F (che sono.f~lZÌoni di funzioni) devono
essere cominui, continuità da h1tendersi nello spazio .fu.r.:..Ziona1e hl. cui ci si pone. Per ~sempio,
se si suppone che i campi siano a qua.drato integrabUe lo spazio funzionale è L"\ in cui
sappiamo dermire una nonna (una distanza) e quindi il concetto di limite, ovvero quello di
contÌnuit..1., Quindi dire che il fiUlZionale F è e "continuo" significa che se facciamo tendere ~ a.ci.
1.1.'1a cer+..a fJn.Zione (vettoriale) ~o la corrisponderite immagi..'"1e attraverso Fd., F<i(~), deve tendere
a F.= ~o) (o, equivalèntemente, per ogni intorno del1'im.lllagine deve esistere un intorno del
;:::;~r.to di Dartenza la cui immagine è CCTI.t~nta nell'in.toffio consideratoì. E' e"l.:iéente che se
....1. __ • '"

non ci fosse qUèsta continuità significÌlèrebbe che basterebbero dd1e variazioni piccol~ a
pia~n:! ll1. ingrc:sso (ovv'ero un errore piccolo quanto si vuole nei dati di iIlgresso) per <1.vc::r<.:
deLe variazi,oni gr:mè.i a piacere nell "uscita, e quincli non saremo in grado di pre\:edè:-e aktl..:.'l..1.
evoluzione del nostro sistema; in termini sisternistici è come se il sistema fosse instabile.
Ossen.:imw che la continuiti implica la stabilità, in quanto richiedere che a piccok \'ari0-zior~
~':. ing;e5so corrispondano piccok variazioni in uscim)(implica che ad ingressi lh'11ibtl
corrÌsp0[1cbno uscite limitate; quindi la continuità è 1m requisito più stringente della stabil irà,
Cn'ulterLore icotesi .'mila n.:1tl.lra. delle rel.1zioni che defmiscono gli operatori in questione è
r ipotesi di li~e{!rità, ovvero significa dire che vale il principio di sovrapposizione de~li g
(:I(:.) ~r~ \'i7 -t~~t~
1-27

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
effetti. Ciò implica innanzitutto che il sistema sia a stato vettore (cioè che gli ingressi e le
uscite siano elementi di1.U10 spazio vettoriale). DWlque accadr~ ad esempio, che:

{'l
~J
Fii

Fd
~ ~l
)o~b
:ò al~l +a2~2
Fd
,
>a1 41 + a2~b

La validità del1 'ipote:si di linearità dipende comunque sia cL"!.l mezzo materiale con cui
abbiamo a che fare sia dall'ampiezza dell'ingresso che si sta considerando. Non possiamo
pensare, infatti, che comunque aumenti l'intensità dell'ingresso l'uscita segua linearmente
l'ingresso; ad esempio, se abbiamo un dielettrico, caratterizzato come sappiamo da una certa
rigidità dielettrica, ed applichiamo llil campo elettrico, se questo divent..'l troppo intenso
a'\.TemO una scarica all'interno del dielettrico che ne cambia completamente le caratteristiche, e
quindi non potrà verificarsi un munento dell'induzione proporzionalmente al campo elettrico.
Ci sono casi in cui può esserci un'isteresi (una soglia) iniziale, cioè per valori molto piccoli
dell'ingresso non c'è uscita; ci possono essere casi in cui c'è una saturazione, ovvero l'uscita
non aumenta più oltre un certo livello dell'ingresso. Oltre ancora, superati i valori l:iiniti
deil' ingresso, può addirittura verificarsi la rottura del :materiale e quindi il cambiamento
comp leto del tipo di sÌstema. . .
Osserviamo che Ìn tutte le applicazioni di nostro: interesse nonavTemo a che fare con materiali
che presentano isteresi; tuttavia, superati certi valori della intensità dei camp4 interverrà b.
saturazione ovvero interverranno le non linearità. del mezzo a limitare l'uscita. Osserviamo
però che tale non linearità interviene per.campi elettromagnetici. molto intensi. -chè in pratica,
nene applicaZioni fino allefrequenzedelle.microonde (cioè fIno alle centL.'laia ~iGHz)"non si
inçontranom.aì~ cioè i generatori a disposizione, non s.ono in grado di fomire(salvo in casi,
eccezionali: come in prossimità delle sorgenti) ~llejntensitàcosì forti da far yenÌrmeno la
linearità.

In ottica invece le cose vanno diversamente, dato che grazie all'esistenza di generatori quali i laser, capaci di
generare intensità. molto elevate e concentrate su supe.riìci molto piccole, si possono ottenere facilmente dei
livelli di campo così intensi da mettere in gioco le non linearità del mezzo; anzi proprio grazie a ciò che e
possibile manipolare un segnale ottico (modul.andolo) associandogli un'intòrrllazione.

Ciò OVY·ùL."'D.ente è lli"ù1. grande fortur...a dato che, d.."l. questo p'tmto di vista, l' elecrromagnetismo è
uno dei pochi campi applicativi in cui l'ipotesi di Iincarità può essere tranquillamente fatta
avendo lm modello m.atematico estremamente accurato.
Altre infonnazl0ru sulla nat'ù.ru delle relazioru riguardanti gli operatori che defIniscono le
induzioni e le correnti in .fi.L"lZÌone dei campi possono derivarci da proprietà di simmetria deII?
spazio e del tempo (essendo gli ingressi del nostro sistema fì.lnzioni dello spazio e del tempo).
~ Tali proprietà dì Si171metrfa (per sÌ.rrlmetria si intende che per un certo sistemo, lilla certa
proprietà rimane inalterata se si effettua tma certa operazione geometrica sul sistema) si
suddividono' in:
r ! Omogeneità:
{ nello spazio
Propdetà di simmetria: i lnel tempo
lIso trop ia

1-23

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dove per omogeneità si intende che le proprietà del sistema (il mezzo) non variano o passando
da un punto ali 'altro dello spazio o passando da un istante all'altro del tempo, Dire che'un
sistema è omogeneo nel tempo o, in modo equivalente, invariante nel tempo, significa dire
che ad una traslazione temporale dell'ingresso corrisponde' la stessa traslazione temporale
dell'uscita; cioè quello che conta nel deternlinare l'uscita non è "quando" l'ingresso è stato
applicato ma "da quanto tempo" esso è stato applicato, Ciò equivale, ovviamente, al fatto che
le caratteristiche elettromagnetiche del mezzo non variano nel tempo, Formalmente possiamo
esprimere ciò nel modo seguente:
{<, /

i(t) ~ u(t) =::;. i(t-1:) ~ u(t-1:) , V1:

Analogamente si dirà che il sistema è omogeneo nello sper-io Ce tale proprietà è esprimibile
anche come l'invarianza del sistema di riferimento scelto), o im'an'anfe nello spazio, se
traslando l'ingresso nello spazio di una certa quantità l'uscita trasla della stessa quantità,
questo qualunque sia l'ingresso e qualunque sia l'entità della traslazione (owero la direzione
e il modlùo della traslazione). Formalmente ciò lo si può esprimere come:
,
i( [) ~ uC [ ) :::::;> i( [-[Q.,) ~ uC [-rQ.,)'~ '1rQ

. Nel caso dello spazio c'è però lm'altra proprietà di simmetria che possiamo considerare, cioè
la rotazione; tale proprietà è l'isotropia. ~,.r:vero dire w\e un sistem..1. è isotropo,Qinvariante
per rotazioni, sig:nifica .dire chela direzione, per quel che rigunrda la relaziq#e~ingresso­
uscita, deve essere messenziale; in altri termi."'li, si ottiene la stessa descrizione deÌsistemasia
che lo si valuti in un certo sistema di riferimento sia che lo si valuti in unsÌstema di
riferimento motato arbitrariamente rispetto al primo, lasciandone però inalterata r origine.
·""- Perchè questo accada.,qumdi ,deve verificarsi che ad un'arbitraria rotazione delFingresso deve
corrispondere la stessa identica rotazione dell 'usciu, o,,-vero quello che conta è soltanto la
posizione reciproca tra ingresso e usciTa, e non la posizione di essi rispetto al sistema di
rife:i:rr:ento. Una i::mrneruat.1. con.seg'.l.enza
delI'isotropia è che se il mezzo è isotropo allora ~ ...

ingresso e uscita devono essere sempre allineati fra di '.


~ ....
. .. ,.. , \ ,:
~.
U
loro. LLfatti se aòbiam,o un ingresso e ìo facciéL.ilO
........ ''..}... l
ruomre su se stesso .(ad eSèmpio, di lL.'1 angolo CL) tale
roL~zionè non f.1. variare l'ingresso e quindi anche
l'uscita rimarri invariata. D'altra parte, se il sistema è isotropc, ad 1m;]. rotazione dell'ingresso
deve corrispondere lUl 'uguale rotazione dell'u.<;cita. Quindi 1'uscita deve ruminere invariata e
nLotare su se stess~ (dello stesso angolo CG); ciò è possibile solo se l'uscita è diretta ltu:go lo
steSSO asse ddt'ingresso, in cfI.18nto 'lllilltmque altra direzione avesse ['ascito, cto\.endcl questa
;LLbire lilla rotazione (l. rlsDetto ali' asse dellO msrress"ì. es.s~ nòn rr.marreobe tnVnr1<1to. QllestG
L ~ ,

d~\'è a,:cadere, O\,:vi::U'TIeme, qUJ.hmque si;]. b direzione deIl'Ll1gresso (e quinciise fa.:::ci~rno ll.11
esperimento e veniamo che ingresso ed LLscita. non sono allineati allora possiamo cerbmente
dire che il mezzo non è isctropo) , Osserviamo che qu1.1ora .. il mezzo fosse anche lii'lenre
Dotrernmo dire che tale condizione è anche sufficiente Der l'isotroDia. cioè se in9Iesso eù
~15cita sono ailineati nllora il mezzo è isotropo (e viceve;c;a, ovv'iam~nt~); in generale inve.;-e,
per un mezzo arbitrario, tale condizione è solo necessaria,
Cna ulteriore proprietà, di natma fisica, che possiamo attribuirè ad un mezzo materiale è la
non dispersività, nel tempo e nello spazio. In generale essendo la relazione tra ingresso e ~
uscita lillil rebzione nL"1Zionale, per conoscere l'w3cita bisogna conoscere tutto l'ingresso; cioè,
1-29

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
in generale, quello che accade in un certo punto dello spazio e in un certo istante di tempo
dipende dai valori che l'ingresso ha assunto in tutti i punti dello spazio e in tutti gli istanti di
tempo. Se si assume che sia valida la causalità, naturalmente gli istanti di tempo successivi al
punto dello spazio-tempo in cui si sta valutando l'uscita -non possono avere importanza,
quindi possiamo limitarci a tutta la storia precedente. Se, invece, l'uscita in un generico istante
di tempo dipende solo dall'ingresso allo stesso istante di tempo (e non da tutta la storia
passata dell 'uscita) il mezzo si dice non dispersivo nel tempo o anche senza memoria.
..\nalogamente diremo che il mezzo è non dispersivo nello spazio se l'uscita in un punto. dello
spazio dipende solo dall'ingresso nello stesso pllllto~ se SOllO verificate entrambe queste
proprietà avremo il massimo della semplificazione in quanto i funzionali che legano ingressi e
uscite diventano delle semplici funzioni" e quindi le uscite possono determinarsi punto per
punto dagli ingressi. .
Di tutte le proprietà che abbiamo visto quelle di omogeneità ed isotropia si possono prevedere
conoscendo le caratteristiche fisiche del mezzo materiale; in generale, inoltre, la proprieti di
non dispersività non è verificata in quanto, dato che siamo interessati a variazioni molto
rapide del campo elettromagrietico, come sappiamo, l'induzione è proprio il ricordo della J
po.Iarizzazione, dovuta al fatto che le cariche si separano. Siccome le c?Dqhe hanno una massa,
se . "engono sollecitate troppo rapidamente esse non riescono, p'é! -~ 1)nerzia, a seguire
istaI:ttàneamente il campo; ciò significa dire che quello che accade in un certo istante di tempo
c

dip~de da quello che era accaduto precedentemente, quindi non_ . ci. puòessère.non
dispersività, ci sarà. lUla memoria, mrveroun ritardo nella risposta del s~ema, e ciò sarà tanto
più vero quanto più elevate sono lefrequ.enzein gioco. Ed è proprio quello cheac.cade nelle
applicazioni a carattere telecomurucativo. Osserviamo infme che di hltteJeproprietàillustrate
sicuramente quella piùforte.èla .1inearità~

1-30

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Analizzate le proprieta di ClÙ può godere un materiale, vediamo in che modo esse
c.aratterizzano i funzionali, o meglio gli operatori, da defmire. Se prendiamo in esame un O
materiale per cui vale la sola proprietà. di linearici, associata alla condizione di continuità per
gli operatori. possi~mo affermare che la relazione intercorrente.fça l'ingresso e l'uscita sarà di
tipo integrale. La più generale forma integrale per, ad esempio, l'induzione elettrica è d..'lta da:

4(r,t) = j~Jr,r',t,t!).~(r',t')dr'dt'

costituita da un integrale quadruplo, detto integrale di sovrapposizione, neno spazio e nel


tempo; inL.1tti, in generale, l'effetto in tm solo punto sarà dipendente da tutto qu..1nto accade
nello spazio crrcost.1nte e in tutti gli istanti di tempo. Osserviamo che, intuitivamente, in tale
espressione la liIlearità è quella che fa si che ruscita si possa costru:i.re come UIU.
sO\.Tapposiziolle (ricordiamo che l'integrale è un caso limite, ovvero illimlte, di una SOIIlIIlll. di
Riemann) di tante uscite particolari., quelle che si ottengono per ogni punto CI' ,t')
moltÌplicand~ ... ~ con la matrice g . La continuità è riflessa nel fatto che la
la, ...... aÌ'ric.e- c..d~""''è. =e l1frocL:,lt, àa- -w..T'~s.:. t\8èl-.?-'t' c.o~)
rebzione scritta è di tipo inte;:7aIe, che è un operatore continuo se r integrando, nel nostro
C:lSo:g ed ~ è a quadrato integrabile. La matrice g (I, r", t, t') è una matrice 3x3, ovvero una
=e =e
collezione di 9 funzioni nelle variabili [, t e t' (che è necessario conoscere per caratterizzare r,
completamente il comportamento del mezzo) e prende il nome di matn'ce di Green.o anche
ri~rosla impulsiva del sisten:J.a. Il fatto che g sia una matri~e deriva dal fatto ~he~in a.sse~~
-e
di altre ipotesi, non c'è neSSlUla ragione per cui l'induzione elettrica sia diretta neÙaiStessa
diiezlone del· campo elett.'ico. È possibile dimostrare che l'espressione· che dermisce
l'induzione 4 è valida anche quando il campo è di tipò imptùsivo (ciò ncruederebbeche gli
spazi di definizione degli operatori consent.mo la presenza delle distribuzioni) ovvero:

da. cui si ottiene un' induzione elettrica del tipo:

TGlè espressione ci pGrra a. COrlCllldere che l~irrre.:rale con CllÌ abbiarn.o espresso l~lildl.:ziQn.e.
de:t:-ica ~ tr~tto deWaDDlieazlone del orincipio di sonasoDosizione de~li effetti ad inzres::;i
ir:.1Plllsi".;i. Per .:ui Dossfa~o CC',ìlGscere l; riSDosta ad mI c;r..~,~lsiC\s1 L'1!.IT-eS;O conoscendo 1; sola
.. 1. J,. 1 _ •

,..,.., . . . - .......... ~
l . . . '-'
(,. .. u ....:.:... ..
;; ,~J.~""'&.
C!:. .....:,.."'..:.11 (~r'1' ~(:,~.
.J...,Je .......... :0
:: ~
.:.a';"LO ~ .... )l~,
:T*'>'~t·s; A;
, . ' r ! '........
J.!"v :-
c . .;.
L;;;
r_;n-'ì.,..·~t:l.:l· ""'-'I+;-r""~-f-';'\
lL41.~<I,.-4 .. l .. "
\....oIo\,
\ -Il'~"'''l''
..... \..,.0IL~.l...J.L;...LLL .....}. ~: '- l~ l_.'>1,.
f'*\o'it"--:-'
t..J
J'
l ............,
."\ ..-_.:..,....,..~. ,.~'\,:." "'!"l.':;' . . . . . ~.,..;" "..; ...... .,. '., ,.'" ,..,., , ... .,-,1;,.: -.1--1,.,..,,":,."''"\,·.'10 . . I-.l :.- ~",,-••-j~r-i,-·..::. .1 . . -...-:1 _·.7~"Ì""''''';''''''~; :rl,:~7; ì ' . ' -
-../::',;-,_1. Y!t..1J.L:.'J l.:.ll•.f_ .iJ~..L. .d p, ~/;"lplv I..lt ~,- .. !t..,j~.J. .. f.!7' ~ ... t....:~oJ.l.lJ. .. LC.;.L·....... ,-Lt L ...... ~~L :.'-"- ... v .l ..... ,- ... '-;,,;"':'''- ... ;.:..;,. ;.....I. .. ~-- r'C:..:..
;S:.J.:1~l F:;;cedenti alI' app li..:azione de;l i
impulsi c, tenendo cor:to dd ri:ardo dmllIO alla
velocità finit'a. di propagazione del cam?o, essi si manterranno mù1i Sil"lO a qì.lanclo la risposta
non. san1 interessata dalla variazion~ dei ..:ampi, cioè possiamo scrivere che:

ir - r',
g (.!:,~,t,t')=O '-it < t' -'- -'---
=~ c

1- 31

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Ciò che distingue l'Elettrotecnica dall'elettromagnetismo in senso Iato, in regime quasì-sta=ionario, è che in
Elettrotecnica si possono trascurare i ritardi di propagazione in quanto la dimensione del sistema è molto
piccola rispetto alle lunghezze d'onda in gioco. Infatti in sistemi interessati a valutare grandezze della
frequenza. di 50 Hz (ovvero periodi di 1/50 di secondo). che sono di dimensioni ragionevoli. i tempi di
pro~oazionc da un punto all'altro dci sistcmasono enonncmentc piccoUrispetto a 1/50 di secondo, e quindi
possono essere assunti, senza errore apprezzabile, pari a zero. È,. come sappiamo, questa la condizione che
ddinisce la vaIiditi del regime quasi-stazionario, condizione in cui sono valide le leggi dell'Elettrotecnica
(sostanzialmente le leggi di Kirchhofi), ovvero quando è possibile trascurare i ritardi di propagazione. Quando
si aumenta la frequenza delle grandezze in gioco ciò non è più valido in quanto awnentando la frequenza le
lunghezze d'onda diminuiscono sempre di' più, fino a quando non risultano essere paragonabili alle dim:!usioni
fisiche delle strutture Ce addirittura più piccole). È chiaro. in tal caso. che il fenomeno della propagazione
I
diventa. quello preponderante (e quindi il ritardo .r - LIIl nella relazione precedente diventa di tòndamenta.!e
c
importanza); dò significa. anche che tutte le leggi dell'Elettrotecnica. vengono meno, anche se, con un
signi.ticato diverso dei simboli che vi compaiono, quasi tutte queste: leggi possono ancora essere mcnute valide
in !'e:::,oime dinamico generale.

Abbiamo poi che la proprietà di omogeneità spaziale e quella di omogeneità temporale


co.mportano che la g dipenda dalla differenza fra i vettori posizione e dalla differenza fra le
. =e .;;
~varia..bilj
-
temporali, ottenendo quindi una dipendenza da sole 4 variabil(sca."lari,
. . . on"ero si ha:
~

g (r,r',t,t /) = g (r-r/,t-t')
=e =e

L'isotropia del mezzo, inv~e, implica che gdebba essere proporzionale alla matrice identità
=e
(cioè sialinamatrice:diagonale)in modo tale che sia soddisfatta Iacondizion~diallineamento
fra i vettori d'ingresso e d·uscita. ..Andiamo ora ~,y'~e più dettagliatamente .cosaaccade nel,
caso di omogeneità. temporale (invarianì:a. neltèmpo). Questa proprietà introduce una
sempliflc.azionenellaclipendenzadal.t~J!1PO della funzione g ,che verrà a dipendèiedaIla sola
=
differenza (t-t'). SemplifiQ4-rrdo la simbologia, cioè mettendo in evidenza nell'integrale di
sOVTapposizione la sola dipender...za temporale dell'operatore (in tal caso la matrice di Green
diventa lLia f,mzione), la risposta del sistema ad. un certo istante t 1 ad Wl ingresso i è data da:

u(t) = j g(t;t')i(t')dt'

Quindi l'espressione deIl 'uscita per tm ingresso traslato nel tempo di lID intervallo t sarà data
da.:

Ma se riteniamo valida l'ipotesi di omogeneitit temporale allora tale uscita dOVTà essere pari a
quella irtlziale, traslata nel tempo di 't, ovvero:

u' t) = u( t - "t) =
C
( Jg( t - 't, t ') i (t ') dt '

1- 32

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Poiché l'integrale è esteso da -et:) a +co, possiamoesegl:dre il cambio di variabile r'=t'-\;
(senza che questo cambi sostanzialmente qualcosa) nell 'in.tegrale che definisce tLt(t), O'\rvero:
ponendo
.ancC!"3. t'" -t' ,
u.(t) = fg(t,t" + "C)i(t")dt" ~ f g(t, t' + "C)i(t/)dt'
Abbiamo allora che risulta:

uJt)= u(t -L) => Jg(t, t' +L)i(t')dt' = Jg(t-L,t')i(t')dt'


Dato che tale ugU::l~1ian.za deve valere sempre (ov-vero qualunque sia l'ingresso), cioè i due
integrali devono coincidere a meno di insiem1 di misura nu11~ allora dovranno essere ugu.ali
gli integrandi, cioè:
g(t,t'-n:)=g(t-t,t') , 'v't,I: ~ 'v't' E J-:o,+cc[

_."\llpra tale ugnClglianza dovrà valere anche per t'=O, per cui ritrovlanl0--che:

g(t,'t)=g(t-L) ,'v't, '"C

dimostrando Chè la matrice di Green sarà dipendente dalia sola differenza (t-t'). Qu;:;su risulm
essere lUL.1. condizione necessaria e sufficiente perché il mezzo sia omogeneOneFtempo.
Analogamente si può dimostrare la semplificazione apport.ata dalla validità dell'omogeneità
spaziale; '[:.lindi se c'è omogeneità, sia spaziale sia temporale, sì ha lma riduzÌor...edelnu.-nero
delle variabili da 8 CI, l', t, t') a 4 CI-I', t-t'). '~;:"'.-
L 'isotropì~ come abbiamo visto, implica che i seg:nalidi uscit'1 devono essere allineati con
quelli d'ingresso, qualunque sia :
i' ingresso quindi, in particolare, anche per Unllnplùso.
Dl.h+tque viene spontaneo pensare alla matrice di Green come una matrice diagoruùe~ se cosi
non fosse l'ipotesi di allineamento non sarebbe verificat."'!.. Infatti se consideriamo il vettore
induzione elettrica (espresso in fo:rm.a matriciale mediante la matrice di Gre-.."'Il):

cr \("" \.
~~ '~ -:-t. l
"
g,,-zl ey i
J '; l
g , iì
-zy ....çr
_ ~'
........ .J
p
',-~.
...
)

•;-o
'w':''':-'
rr
~j-X \J s.zx
,:>,.,. '''no
rl.-,~
v°S~"'-o
u"'- y '-'
. l.\.U
.... ~~ Tocr"""''''n~o.
:::\-...1...... TI" 11; --uui.,i.
1. . . .~"u..L.o.\..I "e ~V.1.L_:n,
Lv..l
~~- c ;den'.L1.&..l..l,..!.V
"~,, u\.,. ,-<p l' .'., ....... -.;J.
""LÙi.!.~

h:r:go y t: z~da ciò se ne deduce la diagonali!il. della matrice di Green.

,
(cl '\ ( <Y O O '(e '\
! :t i :: :L't " x !
ii dy 'i I
O o-
~:Y
O ev : ;j
:; I

(,d) ( O g zz- )~e-)


° , z-

1- 33

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Però, oltre alla proprietà che l'ingresso e l'uscita devono essere allineati, ad una rotazione
dell'ingresso deve corrispondere una stessa rotazione dell'uscita; ciò comporta che gli
elementi della diagonale (g.c.:, gyy e gr::. ) devono essere tutti uguali. Infatti se abbiamo un
vettore diretto hm,go X, cioè: ~=eoi;(: e un altro vettore direttoJ~go y ~J=eoiy (cioè lo stesso
vettore come ampie~ ma una volta diretto lungo x e una volta diretto lungo y) per passare
dall 'uno all'altro è necessaria una rotazione di 90°. L'uscita corrispondente a~" sarà:

e, analogamente, per ~ awemo:

Dunque, per l'isotropia, un'uscita deve attenersi dall'altra per una rotazione di 90°; ma nel
nostro caso la direzione va già bene (un ~uscita è diretta lungo x e l'altra lungo y); afImché,
però, ci sia tma semplice rotazione le ampiezze dei due vettori d'uscita. devono essere uguali
Ciò implica che g--.;:<;.=gY'J' Si osservi come l'iwtropia comporti una riduzione da 9 a 1 delle
funzioni rappresentate dalla matrice di Gre~ ovvero basta. conoscere una sola funzione per
determinare il comportamento di un mezzo isotropo. In definitiva si ha che,'p'ei:yisotropia, la
f.m:zionè di Green assume la seguente forma:",'':'~:;;'::'~'"
:',;' .',".",

Per quanto riguan1.:1..la nondispersivit..'i nel tempo, che richiede Ia dipendenza dell'uscita dal
solo ingresso applicato allo stesso istante, non possiamo che avere una matrice ch~ presenti un
impulso di DÌ1;l.C centrato nell'istante considernto, cioè:..;;:;;;:>
~,. '~, .

Ciò permette di L1.f scompa.-ire l'opera.zionè di integrazione nella. variabile temporale, grazie
alle proprietà della delta di Dirne. }\110 stesso modo, la non dispersività nello spazio implica
.
la Dresenza nella ma,trice di Green di lilla delta di Dirae nelle variabili
punto cotLsiderato; cip significa che risulta:
. .
spaziali, centrat.'1 nel

in. C!uesto caso ~ l'integrazione nelle vunabili sDaziali a scomparire. Osserviamo Doi che dal
... .. ... J . - .

punto di vlstn matematico le proprietà di non disp.:rslvitir spaziale e non dispersività


!~mporalè sono, i.n iin.ea di principio~ completamente indipendenti. Se teniamo però presente la
relazione che esprme la causalità e 1'effetto ritarda.to dei fenomeni elettrom..1.g:netlcl. cioè:

ir - r'l
g (r,r',t.t') = O 'v't < t' ...;- j- .!--l

=e C

Cl rendiamo conto che se tm mezzo è dispersivo nello spazio deve essere anche dispersivo nel
tempo. Infatti se è dispersivo neno spazio significa dire che l'effetto in 1m plmto dipende ~
'iudIo che accade negli altri punti dello spazio; ma siccome le azioni sono ritardate, l'effetto III
1- 34

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
tale punto non può dipendere solo da ciò che accadè in 1Ul certo istante negli altri punti dello
spazio, ma dipende anche da ciò che è accaduto precedentemente in tali punti. Quindi non è
possibile esprimere l'uscita. in un certo istante dalIa sola conoscenza dell'ingresso nello stesso
istante di tempo, in quanto appena ci si allontana dal pWlto in. q:ui,si va a valutare l'uscita, per
valutare l'effetto della causa in quest'altro plUlto bisog:Il<:1. cDnoscere non soltanto la causa allo
stesso istante di tempo ma a un istante almeno precedente al ritardo di propagazione (della
caus~1. stessa) dal p1mto di partenza al ptmto di arrivo. Quindi dal punto di v-Ista fisico se 1m
mezzo è dispersivo nello spazio lo è anche nel tempo.
0iel caso in cui un materiale goda di tutte le proprietà che abbiamo analizzato allora si ha che
la risposta impulsiva assume la fonna più semplice possibile, cioè si riduce ad una costante e
gli operatori che agiscono sui campi si riducono a delle semplici relazioni di proporzionalità.
diretta. Uno dei casi in cui questa situazione è verificata è qu.undo il mezzo è il vuoto, in cui le
relazioni fra i campi diventano:
r~ = 80~
~ Q = }.toh
lI=G~
Per la relazione fra la densità di CDrrente e il campo si possono fare delle ~f1Sic(erazioni,che T
sono verificate praticamente in tutte le applicazioni che si interessano, 11I1(). aliefrequ.enze
dell 'ordine delle centinaia di GHz .. Si ha che la relazione fra la densità di corrente e il campo
elettrico oltre a godere delle proprietà di un mezzo che (come defi:ni:remo in seguito) è.detto
. normale, gode anche della proprietà di non essere dispersivoneHempo. Ciò èdo\tl.ltoal.farto.
che (sal 'v'oche nel caso della conduzione ioruca, in cui gli ioni hanno una massa significativa)
in tutti i sistemi cneci interessano la conduzionea\'ì.'iene nei metalli (nei: conduttori o
semiconduttori che costihliscono gli apparati), in cuLla :c.orrente è dovuta al moto'degli
elettroni. Questi hanno una massa molto piccola equmd.i lwnno un..1.inerzia molto piccola
(rispetto agIi ioni o agli atomi) e ciò fi slcneTe1ettrone riesce a rispondere alle variazioni del
campo in modo praticamente istantaneo, a meno che queste variazioni non siano troppo rapide
(dove per. troppo rapide intendiamo per frequenze superiori alle centinaia di GHz). Dunque
risulta:
J = G(r")e
- ...
-/-

dùve il tenrune ili prOporzicrlaIità fra I ed ~ sareobe efertivamente ana costante se ci fosse.
8J.iche l'omogeneità nello spazio. ~
:-ielle applicazioni a carattere telecomunicativo (a cui siamo interessati), a parte le propriet.ì. di \9

ca u.sRliti1. e continuità (che supporremo sempre verificate), supporremo che sia veritkatn,
prarica.ment== sempre, la proprietà di i ineari t.1.. en·altra prOprieL1.. che molto spesso è veriilc..'lta.·
(pratica..~entè sempre nelle applicazioni cne ci i,lLt:rèssnnù) ~ Llnun dispèTsiviLi. neiIo spazio.
Ir:oltre, d..q. una delle prilne ipotesÌ fatte in questo nostro stuòo ddl'elettromaglleti.smo (o·v~Y·ero
il considermy sistemi tèrmi rispetto all'osservatore, che non siano in moto macroscopico,
tE\scurando cioè tutti gli effetti di tipo meccanico), si deduce che l'altra proprietà. da ritenère
verificata e l'omogeneità nel tempo, cioè che le proprietà tisIche, elettromagnetiche, dei rr:tezzi
L,.-:, esame non varmo nel tempo. Un 'ul ti.'"113. ipotesi che spesso è verificata è r isotrop ia, questo
perché gr~1n parte dei campi elettromagnetici che stLldieremc o sono nello spazio libçro (che è
lsorropo, cioè non hi1 direzioni privilegiate) oppure si svolgono in gas, cioè lilla collezione di
molecole le quali anche se separatamente sono polari, sono però orientate in modo casuale e
quindi globalmente, a livello macroscopico, non vi sono direzioni privilegiate. Per quel che
1- 35

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
riguarda i campi in strutture cristalline, cioè una collezione di monocristalli a loro volta
orientati in modo più o meno casuale, si ha che pur essendo i singoli cristallini, per loro
natura, anisotropi, globalmente a livello macroscopico il materiale si comporta come se fosse
isotropo. I casi di arusotropia si hanno quando sia ha a che fare 90u campi elettromagnetici in
strutture cristalline macroscopiche in cui (salvo il caso del reticolo cristallino cubico) le varie
direzioni, in generale, non sono equivalenti. Sono questi dei casÌ particolari, rispetto a quelli
che in genere ci interessano, ma che comunque sarebbero nsolvibili in maniera analoga al caso
di mezzo isotropo, salvo la complicazione nei calcoli· derivante dal farto che la risposta
impulsiva non è una funzione ma è una matrice di Green. D'altra parte i casi in cui c'è
adsotropia completa sono molto rari (cioè il caso di cristalli cosiddetti triassici, in cui la
stmttura cristallina è diversa in tutte e tre le direzlod dello spazio); invece, gran parte dei
cristalli con cui si ha a che fare hanno perlomeno una struttura uniassicG, cioè in cui c'è
un'asse in cui la strutt'..rra ha Wl certo comportamento, ma poi tutti gli assi ortogonali a questo
sono equivalenti. Si ha quindi una. struttura a simmetria di tipo cilindrico (invece che di tipo
sferico, corrispondente invece all'anisotropia); in termini della matrice di Green ciò equivale a
d:ire che dei tre elementi delle diagonale principale, uno avrà un \ialore e gli altri aue a. . .TanIÌo
'tUl valore diverso (relativi, rispettivamente, il primo all'asse del cilindro e gli altri ai due assi
perpendiGolari). È chiaro che si ha questa leggera compliçazione nei calcoli do\IUta. alla
diversa:s:truttura della matrice di Green purché si scelga un sistema di coordi:nate che sfrut"J..Ì la.
simmetria del cristallo; in caso contrario, infatti, sì complicherebbe inutilmente la ~mione.
In breve, osserviamo, che vi sono· degli apparati nelle applica.zionia microonde, in cui è
richiesta l'anisotropia proprio per distinguere il comportamento del campo nelle varie
,direzioni, cioè quando esso è diretto in una. direzione rispetto a quando è diretto in un'altra
direzione.

Osserviamo che per quanto riguarda g e Q!'ipotesi, di proporzio~Witàco[ campo, in genernfe,uon è verificata.
O meglio.èveraperl'induzionemagnetic!lma non per l'induzione elettrica; ciò perché nelle applicazioni
all'elettromagnetismo molto spesso le freque,nze, in gioco sono così e1evate.che·leproprietà magnetiche della
materia sono praticamente·trascurabili. Quello che'accade è che l'orientamento dei dipoli rn~aneticièlementari
è così CArico d'inerzia (contrariamente a quanto abbiimodetto sulla relazione tra I. ed:D che quando 51 va oltre
certe fréquer..ze la materia non riesce più a "orientarsi" seguendo il campo e quindi tali dipoli magnetici
ri..J.'1lilllgono praticamente orientati il caso; ciò signii1ca dire che scompaiono le proprietà. nlè\:.crnetiche della
. T.iltCria, c quindi è come se tòssÌmo nello spazio vuoto. Pcr poter costruL.--e dei materiali che abbiano dcile
proprietà magnetiche anche a frequenze di rnicroonde bisogna ricorrere a ossidi (OVVèro grarìti) che sono privi
di conducibilità. cosnmiri da aggregati di nllcrocrtsw.lli la cui p-olar..zzazione riesce 3. seguire le variazioni del
Clinpo ekttrotn3::;anetico anche il frequenze abbastanza. elevate. In ogni caso, quando si va olL-e i GHz~
qualuIlque materiale cessa di avere proprietà m~onetiche, il cb:: signit1ca dire che spç~~imo J::.ou'"CfiìO
1Ssumere la permeabilità l'P..a::\'lletica dei nostri rmrteriali pari 11 quella del vuoto (ciO\! ~)).

L'analisi delle proprietà dei materiali e le conseguenti influenze sugli operatori è stata
effettu.ata pokl1é la maggior oarte dei materiali che esarulneremo sono ,:aratterizzati dal fatto
di posse.derne almeno ;;a parte. Quando tUl mat~riale è interessato da proprietà di: lineariti,
omogeneità nel tempo, non dispersività nello spazio e isotropia, vengono detti mezzi normali.
In tali ipotesi, cioé per mezzi nonnali, le espressioni degli operatori in forma integrale sono:

rs!ù:,t) =Jge(I,t-tf)~(r ,t')dt'


i f
Q([, t) = gh (I, t - t')h([.., t')dt'
l I = cr~
1- 36

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
avendo considerato dei eDrpi eDnduttori. Notiamo che l'isotropia ha reso le matrici di Green
degli scalari; l'omogeneità nel tempo le ha rese dipendenti da t-t'e la non dispersività nello
spazio ha eliminato l'integrazione nelle variabili spaziali. Ginnti a questo punto l'importanza
di operare nel dominio trasfonnato diventa molto forte poiché le espressioni delle relazioni
cDstit..uive dei mezzi risultano essere in foIm..;1, di integrale di convoluzione. Infatti la
trasformazione secondo Fourier rende tali integrali, nel dominio della Cù, dei semplici prodotti
tra le rispettive trasformate delle funzioni sotto integrale. Nel dominio della frequenza .
abbiamo llilora: .
f!2(r, e(r, ID )E (r, ID )
CD) =

lE(LCD) = J..t(LCD )H(LCù)


dove le :fun2ioni di proporzionaliti tra i campi vengono de:fuùte, rispettivamente, costante
dielettrica e permeabilità magnetica del mezzo, nel dominio della frequenza (rispettivamente,
trasformate di FOlmer delle risposte impulsive ~ e gh del mezzo m
eS<L.lle). Ossen:iamo che
ndAorninio cl.eIla frequenza abbiamo ottenuto delle espressioni fonnalmente identiche a quélle
che. si •hanno nel dominio del tempo quru"1.do il mezzo è non dispersiv9. Ossen.:Ìamoche le
tra,.sformate di Fourier delle risposte impulsive ~ e gh è naturalechianiarIe;:rispetti;;\.'arp.enre,
costantedielettrica e permeabiIiti maglletica del mezzo in quanto dimen.sionaL~ente sono tali,.
ma har...no llil sig:n.ificato completamente diverso dalle rispettive grandezze introd.otte in
elettrostatica,. in quanto la proporzionalità tra le induzioru e i campi (espressa daIleprelazÌQni
precedenti) c'è solo nel dominio della frequenza. Comllilque, c.on abuso di linguaggio~/sipuò
anc.ora parlare di costante dielettrica e p erme ab ilità magnetica; si dOvTebbe specificare "nel
dom..Ì:r'io della frequenza", ma ciò di solito non. ~o ,~~. fa q1la.t.'1do ci si rende c.onto, dalle
proprietà di cui gode il mezzo, se dall'integrale'd(convoluzione è possibile trasformare
secondo Fourier e arrivare alle relazioni a cui siamo cimlti. Locicamente tali reÌazioni
dovranno essere considerate lmitamente ~I1e equazioni di M"axwell nel. .dominio della frequenza
(sempre per .meZZI normaI1), nelle q~li vengono esplicitate le trasformate delle sorgenti
Impresse.
r
v x E = - j(j) ;..t. H
J y x H = jCDEE -;- erE -;- ~o
.\I v· EE- = P + Po
!l. Y ·uH
'-
=O

Cn';"'inmente, ID tuttç le grandezze i.I1 gioco sono sorri.Iltese le dipendenze da r ed CD. Cl o

Jccorgiamo che, ne! caso di mezzi normnli, passare nel dcmi.rlÌo della frequenza é 1m errorr:::e
'.>en;.plii'icazioue: non solo dinlinuÌscono il munero ddIe ÌIlcò::tute, ma anche h; relazioni
Gostimtive diventano pili sempIi~i (oltre che le equazioni di i\fax.weil). Tutto qui.ndi si
semplifica salvo, eventualmente, ritornare nel dominio deì tempo medilli,.te antitrasforrr..azione
(operazione che nel caso di regjmè sinusoidale diventa banale, in quanto equivale a prendere
l [a parte reale del fasore moltipiicato per e-I t ). (»
j-

033~rvilllno Chè con lo sviluppo di mèZzi di calcolo 5empre più effiò;:nIi (in tenni.ni di potèIlZìl e rapidità di
c;LcC'io capacità di memoria) vi sono degli algoritmi che risolvono le equazioni di ~I.axweìl diretù.uneilte nd
è
dominio del temf'O (le quali possono esser;: scritte qualunque siano le proprietà del mezzo). Infatti nel CJ.50 in
cui si vuole caratterizzare un sistema su una banda larga, risolvere numericamente le equazioni di 7\h"'(\'veU nel
1- 37

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dominio della. frequenza comporta di risolverle per ogni frequenza della banda (se ciò lo si fa analiticamente,
invece. una volta fatto per Ullil frequenza vale per tutte le altre frequenze)~ ciò comporta che il ~1O
computazionale di tale procedimento può diventare a.nche superiore alla risoluzione diretta nel dominio del
tempo.
.. --
... ;.

Vista l'evidente semplificazione che si è raggiunta passando dal dominio del tempo al
dominio della frequenza, si potrebbe pensare di trasformare secondo Fourier anche nelle
coordinate spaziali. Ebbene, se le nostre equazioni le dobbiamo risolvere in un mezzo che è
a.'1.che spazialmente omogeneo (cioè tale che g~ J..l. e v non dipendono da I, allora è chiaro che
quest'ulteriore trasformazione ci sempLificherebbe ulteriormente le cose, aIgebrizzandoci
completamente le equazioni di 1VIa"\.-well. Ci rendiamo conto però che questo è un c-aso
est. emarnente particolare. In tutte le applicazioni reali alle telecomunicazioni non si ha a che
tàre con lo spazio libero (al più a'YTemo l.mo spazio omogeneo, poi un'antenna trasmittente e
una ricevente; quindi un sistema di comunicazione, tutt'altro che omogeneo), in cui tutte le
proprietà. elettromagnetiche del mezzo rimangono inalterate in tutto lo spazio. 1'1 realtà, in
qualsiasi applicazione effettiva, g, J.l. e v non sono costanti nello spazio, ma. differiranno
passando dai mezzi materiali al vuoto, e così via. Non dimentichiamoci poi elle i sÌstemicon
cui abbiamo a che fare sono dei sistemi materiali e qumdi con superfici dì discontinuità (in
corris.pondenza delle quali, in genere, cambiano le caratteristiche del sistema};· a tali superfici
bisognaancL'll"e ad applicare lecondizioru·di racCordo dei campì, ovverO:~llé-:ttaSfonnate di
Fourier di queste superfici (cosa alqua.n.to laboriosa in quanto non si hanno, come abbiàmo
visto quando abbiamo analizzato le condizioni di raccordo. delle relazioni fra valori a destra e
valori a sirjstra delle superfici di disconf..n.uità, cioè delle relazioni locali, ~1.si dovranno.
trasformare secondo Fourier spaziali queste relazioni, che non saranno più delle relazioni fra
grandezze a destra e a sinistra ma fra trasformate di Fourier;cioè funzioni a destra e a
sinistra). A meno che la superficie di separazione:non. abbia del1esimmetrie tali che
r operazione". di trasfonnata di Fourier spaziale fOrniSca .semplicemente L~y'alori delle
trasformate e non le funzioni di tutto quantolo spazio trasformato, si deduce (da quantbdetto)
che non è il easo di andare oltre nelle ooerazionidi ~..sformazione.· Già dobbiamo ritenere i
.L

tòrtunati che i mezzi che ci interessano sono tali che passando nel dominio della frequenza si
abbiano delle equazioni notevol.rnente più semplici di quelle nel dominio del tempo. Infatti,
mentre nel dominio del tempo le equazioni sono integro-differenziali (cioè rincognil'l.. compare
sia sotto 11 segno di derivazione che sotto il segno di integrale), nel domino tra.sfonnato le
èq~zioni seno semplici eq-tmzioni differenziali,. che sorLO le più facili da risolvere (come le
equ.azioni integrali; fhcili da risolversi munericamente) rispetto alle in te gro-di..fferenzi ali;
difficili d.a risolversi non solo teoricamente ma anche numericamente. Le equazioni a cui
siamo g1lmri sono, d "altra parte, lineari, come lo erano origi.'1...mamente le equazioni di
:\-Ia:{';::"eU Sel12a introdurre le relazioni costihltive: quindi abbiamo delle equazioni diiferenziat,i
~lIe derivate parziali ma lineari, per le qUL1.1i (grazie al metodo della separazione delle
var:abil i) la soluzione può essere rÌcondotta alla soluzione di equazioni aIte derivate totali,
lineari, delle quali si sa dire praticamente hltto (anche quando non si sanno risolvere
) esplicitamente). NeIia seconda delle equazioni di MaxweIl a cui siamo giunti, vista la
dipendenz.a di due termini Ca secondo membro) dal campo E è possibile introdurre il concetto
di costante dielettn·ca equlvCllente, ovvero:

(j
E
eq
=t:+-
j8 =::;> vxH=jcot:...,E+lo
-,

1- 38

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
che risulta essere costituita da due termini, uno relativo alla costante dielettrica c, legata al
fenomeno di polarizzazione, e l'altro relativo alla conducibilità elettrica definita dalla v. In
-
l __
questo modo non potremo più fare distinzione fra correnti di spostamento e eli conduzione
i
nella sola equazione di I\tfaxwell ma sarà net.'essario, per ciasctma ptùsazione, conoscere la E e
la 0.

Osserviamo che è un fatto puramente matematico. non iisico. che sia conveniente non tenere separati i
contributi dovuti alla corrente di spostamento e alla comnte do conduzione, introducendo o una costante
dielettrica equivaknte (che tenga conto anche della c) o una conducibilità equivalente (che tenga conto anche
della a). Inoltre. dato che li) èIettromagnetismo spesso si ha a che fare con mezzi a conducibilità zero, mentre
normtÙrnente non si hanno mai mezzi senza costante dielettrica. conviene introdurre una costante dielettrica
equivalente. che tenga conto sia della polarizzabilità dei mezzo che ddla sua conducibilità.

Detto questo, osserviamo che siamo giunti ad un'e-spressione in forma chiusa delle equazioni
di Maxwell, che potrebbero essere risolte una volta note le funzioni (di [ed (0) e e j.l., nonché 0,
che per un mezzo conduttore è indipendente dana frequenza. Nel caso in cui abbiamo a. che
fare con campi di tipo sinusoidale allora non sarà nemmeno necessario antitrasformare perché
il :sistema di equazioni fornirà delle soluzioni che sono, in reaIt..'Ì., dei fasori coni quali
sappia.'TIo operare (fm dall'elettrotecnica). Dalla defInizione di cO~i.UD.tedieler-uica neldorninio
della frequenz.l. (senza esplicitare la dipendenza da r) possiamo scrivere::

+:o

E(Cù) = j ge(t)e-jwtdt

che non è altro che la trasfonnat't di Fourier della~ risposta impulsiva. Osserviamo però che·
dovendo considerare dei mezzi fisicamente realizzabili, dovrà valere il priI1Cipio di causalità,
per cui la & si manterrà nulla per gli istanti di tempo precedenti alI' applicazione dell' ìmpulso,
cioè:
O" (t)" = O ',ii < O
::- e '" '

hl tali ipotesi a\Temo che rJ.Sult..'1.:


-j-!l::'

:::(:0} = j g,Jt)e-jeatd:
o

.;he raooresenta la trasformata di Lm!ace della nsoosta impulsivCl_ calcolata in corrispondenza


.J..1. . l o . J . . J ...

dei 1Jtmti del1'asse inlffill~illario del oiaEo conlDlesso . .;ioè oer.Jio=o avTemo:
~ _ . L J . . . i . - ~

E(p) = j ge(t)e-ptd:
o

1-- Osserviamo .;he se VOglir.ffiO che Il sistema sia continuo e :sin stabile ~iò signi.fica dirç .:ile p.:[
t-r:.(' In nsp,-ìsta impulsiva ~(t) deve essere limitata, quindi su tutto r asse renle positivo
( t,:: [O, -'-,.:.oD. Ciò significa dire che l'ascissa di convergerlza ddla S1W trnsforrnata di Laplace è
zero, cio~ la trastonnata esiste sicummente per Re(p»O. Come sappiamo ciò comporta che la
1- 39

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
trasfonnata di Laplace risulta essere analitica in tutto iI sermplano a destra dell 'asse
immaginario. Ricapitolando, la proprietà di causalita ci ha pennesso dì identificare la
trasfonnafa di Fourier con la trasformata di Laplace e, inoltre, la stabilità comporta che la
trasformata di Founer è il limite, da destra. di una funzione~alitka (la trasformata di
Laplace) in tutto il semispazio a Re(p»O. Quindi tutte le singolarità. (se ci sono) stanno o nel
sernipiano a Re(p)<O Ce possono essere di qualsiasi ordine, possono esserci diramazioru) o, al
più, slw'asse immaginnrio; ad esempio, la ~q per 0:;::0 presenta una singolarità nell'origjne.
Tali singolarità sull'asse immaginario non possono essere arbitrarie ma possono essere solo
dei poli semplici in quanto se sono dei poli di ordine superiore, quando si va ad 1-
antitrasfonnarç, si ottengono delle funzioni che vanno Iinçannente (o quadraticamente, ecc.)
alI'inImito (ricordiamo, in.fatt~ che ad un polo semplice corrisponde una costante, ad lUl polo
doppio una rampa 1in.eare, ad Wl polo triplo u.11.a ra...'11pa parabolica, e così via). Ricordiam.o poi
che i poli complessi si presentano sempre a coppie, cioè coppie di poli complessi coniugat~
altrimenti la antitrasformata non sarebbe più una funzione reale; o'lVero in conispondenza dei
poli i residui devono essere gli uni i complessi coniugati degli altri, in modo tale che la loro
somma sia una quantità. reale. Consideriamo ii caso in cui non ci siano singolarità sull' asse
immagin;uib~ ,ciò significa dire che la risposta impulsiva. è assolutamente integràpile, ed esiste
finita la trasformata di Founer. Nel caso in. C1Ù ci sono delle smgolruità, la funziorie~(t) non
e
decade all'in:f..rjto e quindi non più assolutamenteintegrabile; supporuaJuo àl1oia~e non ci
siano smgolariti sull'asse imma~.u'lario e, quindi, esso apparterrà al 'sen:Lt~iano di
c·onvergenzu. Vediamo aLlora come deve essere tàr-..a. la nostra e(p). Come sappiamo il
compor-..a..L1ento all'inImito della trasformata è determinato da ciò crre accadeneE' origine alla
risposta. impulsiva. Se assumiamo che questa al più può presentare delle discontinuità di tipo
impulsivo nell' ori~.ille, il massimo che può succ..<>dere è che la. trasform... ua vada ad un valore
costanteall'in.fmito; il fatto di accettare dd~e risposte chesiano impulsive deriva dal fatto che
se il mezzo è non dispersivo la risposta. impulsiva è propri6 tm impulso, e la trasformata di
Laplace di tm ÌmptÙSO è proprio lma costante. Indichiamo con E>,.; ii valore, finito, a cui tende
E(P), CIoè:
e .. ~ hm s(n) .r: •.AJ •
?-~ .

T aie limita, dal punto di vista. tisico. deve essere loroono 8.- in CIll.;'1nto
~ "'.L quando la freauenzaJ. -ç lo

.
tènde ail' infInito q:ral7.mque mezzo rI!areriale divenu di w'" ;""erz:3. cosi elev:lt:!. 6 non not::r ~

più rispondere all;; soiIe-:itazioni, e quindi sì comporta ~omè il \:llOtO. Si teng:2 però presen.:~
,he
L,u. ~...,l~
1.'-4.1...... t:po
m'+c-~r"'1"~z~o"""'e
!.\"ol.i.~ '-t.""~
li 1.
..L
e' 1-n.
.1..1.
A~
m"~""""s~OT'\;CO
~ "~""r"",,,;
1-' ..... .::.'-.1.""...... ..,n'..,t·...,..,e~
·U\...LV \."c.~.L..!. u . .u.u.. ... .,~o ,.lel'la
~L -=-"',....·lenlZJ I..,
lJ."-":i-
.1..1.1..{,.U,-, """ l. ", .J.U.

hL'12"~ezza d'or.da d~
...i!1.uisce e quindi il ca.':1pO n.on influenzerà più le carid:e a Evello
macroscoD1CO. ma nell'è loro DarticeIl'è el<!mentari, (1cencIo" entrare L.Tl e:1<x:o errèttÌ c1,mmtistici ..
lo J J. _

RI~(;rr1·1nd,-j cb.Ila teoria dei residui ~1~~ Ulla fu.I1.z1DIle J.rljIiti~.J. OU<..) eS.sere rico.~~t:-:!.~i:~

andiamo a ~o5tiU.ir~i la

1- 40

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dove (00 è una. particolare pulsazione. Da.lla. seconda
fonmùa integrale di Cauchy si ha che:

e(p) -e~
f '.
C P-Jffio
dp=O

che ~ uguale a zero in quanto la funzione è analitica Re


all' int2rno del contorno C, costitillto dalla
semicrrconferenza che si chiude all'infinito (nel
semipiano a Re(p»O), dalla semicrrconferenza che isola il polo sull'asse immaginario e dalla
restante parte dell'asse immagin.ario. Tale integrale lo possiamo anche scrivere come:

Ricordando ora i teoremi di Jordan del picrol0 e del grande cerchio "avremo che facendo
tendereall 'co il raggio del cerchio r ao il relativo mtegrale tende a zero, in: quanto l'integrando
tende pÌùvelccemente a zero di qu.anto non tencL.1. all'i.TJ..finito il raggio: Quèl10 CherL%1.r..e
deE 'inkgrak è il c-ontributo relativo aU'asse immaginario e queUo relativo al cerchio Tp.,')~
q1l.:l.t'1do si fa tendere il raggio di tale cerchio a zero, l'integrale lungo l'asse diventa FiIIfe~ale
a valor principale esteso all'asse llnmaglnario, ovvero:

Quando il drc.oIetto tende a zero il contributo all'mtegrule non va a zero ma tende a:

jit [E(Cù o) -E oO
]

residuo deÙa nUlnone


nel polo ccn..~dento

Inde:finjtiva si ha che risulta:

In genere laJ; è complessa, o\rt,,'ero del tipo: E(c:) ) = Gl (0) - jE.:;(CO) , dove dnto che la parte
immaginaria della costante dielettrica si presenterà, i.n genere, negativa e quindi abbiamo
messo iIl eviden2a il segno meno per avere tma E: positiva. Abbiamo dun.que:

1- 41

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Separando, infine, parte reale e parte immaginaria avremo:

che sono dette re/{.lzioni di dispersione o di Cramer-K6nig~ gli operatori integrali presentI in
tali relazioni rappresentano delle trasformate di Hilbert, Abbiamo dunque ottenuto ili'! risultato
molto importante e cioè che la. parte reale e la parte immaginaria della trasformata di Fotù-ier
della risposta impulsiva (ovvero della risposta in frequenza) di un sistema fisicamente
realizz.'1bile non possono essere indipendenti fra loro, ma. sono legate dalle relazioni di
dispersione. In altri tennini, co:nsiderando una Cl e urul c,z prese ad arbitrio non possiamo dire
che queste rappresentano la parte reale e la. parte Ìn1.'nugir...aria della risposta in frequenza di un
sistem.1.:· fisicamente realizzabile; la parte reale e la parte Ìmmaginaria delle risposta in
frequenza dì un sistema tiska.mente realizzabile devono, in definitiva, essere una coppia di
trasfonn..'lte di Hilbert. Osserviamo che nel caso in cui ci siano oiù poli sull'asse ÌrnrnacirL.ano ~ ~

le cose non si complit;a..c'!o più c? tanto poiché basterà andare a considerare non più lli'!O solo
r
ma tanti cÌIcoh;tti JCili pçr ogni i-esÌmo polo; quindi invece che avere un solo-contributo
dovuto al po!o in (:)0 abbiamo tutti gli altri contributi dovuti ai poIisull'asse immaginario,
Quindi come conseguenza della causalità abbiamo ottenuto che parti reali e immagmarie della.
costa.."te dielettrica (nel dominio della frequenza) di.un.n:ezzo materiale sono legate fra loro.
Ciò comporta che se un mezzo è dispersivo, cioè haumù: che dipende da 6), necessa..-i.amente
questa s dovTà avere sia una parte reale sia una pa."ie im.r--.u.agL'!aria. Infatti l "unico modo per cui
l'inTegrale a valor principale sia nullo è che la funzione Z(0) sia costa.."1Le con 0; cL'Ùle relazioni
di cEspersione, anora, se la s, (che ci deve sempre essere) non è costante, tale integrale non
può mai essere nullo. Qu~sto è un fatto molto importante perché, come vedremo, la parte
immaginaria della e(0) è legata alle perdite all'interno del materiale che si sta considerando. Lì.
~ir~· ___ .,
...,..1lu..... al-, l; . rI"''''~''''',J;
...aJ.J.SL '1'.>,-,,,,,.,, se v e
cl";.sl:"' . . . " '.:>!.vU.., '-'"""I;'~'-' ,il.u.
""I. .... a c~e d;s
"!""'"aT'"-; ........ ..;.......-:'27.;O~'" -l'ce' so iTT'" T'!"'IP7zn ~ "';1~~";":~"r"\
:3
l $1:.J«..t...1. u..... , IJ ,v .....1. U"'~L.. ~")l-'", •. .\.. '-' H ' \"

deve avere anche delle perdite. Ovviamente, non è detto che queste ç".rattenstichç sÌm10
s tQ:Ilill..;.:Lt(-ve
......
nello stess;) ran9:e
frequenze in cui la porte in'P. '1ag1. .'Lma.
-- di freclUenze', c!oè ci. possono essere degli iilterv'alii di
.
~

è trascuraàiIè rispetto alla pa...rte reale. Quindi siccome


-
siamo interessati soltJllto a. s.;gnali che o..:cupano una bancI.1 IiI!litat<,~ L.'l questa il mezzo può
......... "'s "l-~~e L.
;-'.;.'- t:l ~~u
rl.:>'T ~
..... l.J.c .._~_,4:~", ....,...,S~" .....,bl. Tl· no'"
w'-...!.u..l\.1..: !..l." ..... Ir.-U;~ .... ':' .l. '!.l..
-,r\to .... do I-t,-,,,.~.,
~v .... .L1.
-:1SC"-"'~'=> 1~ "';"'''''''e--;v;-';
1.ì..4lt.,Q,V i"ì. iJ.t. . . . \'UU.1\.. l,J.4,. '-Li"}:-' .l.J1.
,;.~1 ""''''ZZ~
I.~'l.t. "'l.\...l- ,;..u....... ..... !

Ql1èS!O fano, gia di rr ~ impor-.ante, e in rdtà il ri!1èSso di un altro risultato ancora pitl fondamentale;
:;appiarno, infarJ, che il conceno di dissipazione e una conseguenza del 2'" principio della. tèriTIc.di...rm.•nica:
" ... lIno sCo'lmhio e dissipativo se è: Ìrreversibik". Ovvero uno scambio energetico ha dissipè!Zione se tak
3W111bio non può èssere [,mo comp!etam.;!nte alla rovè$ci~ cioè se c't! un fènomenù irreversibilè lwvero t:n
>lun~~!l!O di entropia. C(lme ~a??iamo tum i r'ènomenì naturali sono irreversibìE cio-è tali da c~mp?rtMe 5empr·.!,
in l.ill. siSTema isolaro, un aumento di èutropi,L Dunque il :F principio deila termoJillamrca il1L1..:>duce una
1r;cvcrsibilità nell'evoluzione dci sistemi. Ci d:cc che il passato c il futuro non seno la stessa cesa perchc il
rllIUro ~ il senso in cui aUlllenta l' èntropi~ e qUesto 5ènso è fissato daU'e"yoluzionè namra..!e dei ~i5tèmL .ci 0
non è possibile invenire illumro con il passato (S1esse conclusioni a cui si arriva per il pr. Ilcipio dl G'lUSJ.lita, il
1- 42

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
quale ci dice che il passato può inìluire sul futuro ma il futuro non può essere retroattivo sul passato: quindi
l'irreversibilità). Questa. condizione, dunque. rompe la sU1U11etria fra pa.ssato e futuro, mentre dal punto di \Iista.
matematico dire che "le condizioru iniziali detenninano le conclusioni" o dire che '"le conclusioni finali
deter:rni.rlrulo le condizioni iniziali" è la. stessa cosa.:, ovvero si può equivalentemente dire che le condizioni
in.iz1a1i dcterminano l'evoluzione tùtura ma anche che esse detcrmimmo l'evoluzione passata. Osscn'iamo
lnfaru che le equazioni di ~1a.'{Well (non imroducendo le relazioni costitutive), come quelle della meccanica,
sono reversibili, cioè se si sca...Llbiano velocit.i, tempi e campi in modo opportuno si ottiene un'uheriore
:;oluzioti.è delle equazioni di }v~'el1 (che è esattamente lo stesso campo elettromagnetico di prima,. solo alla
rovescia). Quind~ ad esempio, non predicono soltanto che se abbiamo un'antenna il campo irradiato da questa
va verso l' inrinito; c'è a.nche un' altra soluzione, ugualmente leci~ delle equazioni di ~:1l1::{'.Vell che, viceversa,
prevedè un campo che dall'i.n.finito vada verso l'antenna, che quindi non rispetta. il principio di causalità
(cC'Ildizione che, come vedremo, dovrà essere imposta per assicurare l'unicità della soluzione delle equazioru di
.:YIa.xwell). In defmiriva.., sia la dissipazione che la causalità sono, in realtà, due modi pèr introdurre un concetto
di mversibilità (cioè per distinguere fra passato e futuro). Ecco quindi che partendo dall'introduzione di una
meversibilità nelle relazioni costitutive (ovvero prima dell'applicazione della causa non ci può essere l'effetto)
ritroviamo \L'l altro (L)1JetlO della irreve.rsibilità.: la dissipazione. Dunque se c'è diì1'erenza. fra passato e fururo,
ovvero se c'è memoria nel mezzo, cioè se c'è dispersione, si hanno dei fenomeni di dissipazione (in particolare
generazione di calore è quindi un fenomeno di tipo irIeversibile)~ è chiaro che se non c'è dispersione nel
mezzo questo fatto cade in qua.nto, se tutto dipende da. ciò che accade in un cèrto istante, non c'è più modo di
~parare il passato da11ùturo. Solo quando c'è dispersione ha senso la distinzione; infatti quando abbiamo
deno «quello che aCClde in un cerro iSwntc dipende dal resto della storia... " abbia...rno tàtto una scdta c cioè
quella di prendere la storia precedeme e non quella susseguente .

.A.n.dia.llloora ad a;.;.al:izzare il caso In cui la COst,"Ilte dielettrica E (trasfonnat,1. della risposta l


impulsi. . . a) abbia due poli complessi coniugati Ce devono essere complessi coniugati affmché
la r..sposta sia reale); in tal caso pOSSlamo sempre esprim.erla come (mediZmte UIUt .
decomposizione in fratti semplici):
.. A AY.
e(p) = . +--,--
. P-Po p-p~

Se indichiarrro· con:
rPa
-;
:= jc:) l _ Ci) rr
i Doli del Diano comelesso. ed escr. .'l. . . ..ia..'TIO i residui ìn
:p:
!... 'J
= -J;(jj'-GJ'~
.J. .4 . i . ' J.

teIT"'.u.i..'Ù di fasori, a'v'remo:

;A;ej:~
E (0) ) = ----.:--'----
jCù - (jCù ' - Cù ")

in cui è pos~ioile stabilire il valore dello sfasanlento cp, in qu..'1nto nell'origine (t=O) la risposta
h'11pulsiva non puo essere discontin.uità (ma puo esserè· al più continua). Le induzioni non
Gossono cresent.1.re delle discontiIluit:ì.' lo. stessa d è legata il fenomeni di l")o!~rizz::l.zioric che
J. L :- - ""

. ~ .h
non possono ili/"ven!re istant~me~mente. Deve allom nS1ùt~re: q= - 2 ' mrvero SI. a:

1- 43

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
2!Ale -00 "t co{Ci) 't - ~) = 21A le "tsin( 't)
-00 Ci)

e
Comç si può anche vedere dai grafici
riportati, quello che aI massimo può
accadere e che nell'origine vi sia una
cuspide. Detto questo, ritorniamo nel
dominio della frequenza e riportiamo
esplicitamente suI piano complesso i
poli complessi coniugati.

Im

x· . . . . . ID'

I "
,-CD. Re
/
I
.......
x······ -(j)'
r
" ",.' ,

Per qual che riguarda i residltÌ, dovendo essere cp= - ; > si ha: A = IAle -i? e A· :;:;J!\je i}- ~

dilllque la funzione z(ro) può essere espressa come segt1.~i;:~:.~~:,<


.......
_ , .......

Indicando con 0)0 2 il' modulo quadro del polo Pc (o, ar..<'1.1ogamente, P/l, OYVero ponendo:
., ., ..,
CD'- + co"- = CO;), a'\.Temo:

..,
!
. 1(:) "6)
. . :. J / .. , ".", \ ~..,
t(:) Q - (O '- ) - -!-o) "- 0) - ;

che è la fonna esplÌcita della E(u)) con due poli complessi coniugati. Si vede facilmente che la
parte reale è una funzione pari (dipende da. CD~ mentre il coefficiente della parr..e immag:inari~
oltre che essere negativo (come avevamo precedentemente anticipato), è anche LUla funzione
dispari (dipende da co). Tutto ciò è coerente con il L'1rto che la e(p) è Ima funzione anaIitka,
avente parte reale pari e parte immaginaria dispari. Riporcando su di un grafico gli andamenti
di :::: (CD) ed E;:(Cù) in ftmzione della frequenza vedia.lilo che in corrispondenza del valore Cùo le

1- 44

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
:; due ftmzioni presentano dei picchi, tanto più pronunciati quanto più. il rapporto m" è minore
m'
di 1, cioè quanto più. i poli considerati sono vicini all'asse imm...1.ginario.

E!-- I•
e",--- < •

(j)"=O

---
- .....
"-
'.
\ I f
\ :.'1
\ •J1
\',
I

Quindi una coppia di poli complessi collÌll.::,cnti danno luogo ad una g(ev) che è, in defmi~iv~ la
risposta di lli'l circuito risonante, e tale diagramma prende, per l'appunto, il nome di
andamento risonante della costante dielettrica, e permette di evidenziare il compor..amento del
mezzo in frequen~.Pervalori della pulsazione prossimi ad 0)0 si ha che gli e:tfe~idissipativi
del mezzo sono molto elevati e tale ffu"lge di frequenze è la cosiddetta zona buia, ènfro cui il
mezzo assorbe tutta l'energia del campo eiettromagnetico agente. In genèÌ'ale, allora, ci
dobbiamo a.spet".are chela E(m) sia costituita da.t~pJi~dmnenti risonanti, dove il numero di
picchi dipende dal numero di poli significatìvi, piuvlcllU all'asse immaginario. Se ipoIi sono
molto disu'1ti fra. loro allora si àvrà lli'1 assorbimento di energia solo a determinate frequ.eP.2e.
Si pensi, ad esempio, ad un'onda elettromagnetica (ad esempio luminosa) che incide su tUl
materiale (ad esempio un gas): come sappiamo ciò da luogo al noto spr::ttro di a'lsorbimento
del gas, che sarà uno spettro a righe (o\l-vero
una rispos1a che alle frequenze di risonaraa
present..'l dei picchi negativi).
Se invece i poli sono, molto vicini fra loro

non a1..Ter;10 più delle zone di assorbimento


ca un 'ir.!era banda di assorbimento (ovv'ero la zona buia Ìntèressa un' inkra banda di
frequenze). Dal ptmto di vista microscopico i picchi di assorbimento sono dovuti al futto cb~
l'energia elettromagnetica trasportata ciaìla radiazione, in corrispondenza della frequenza di
risonanza, è pari proprio al salto fra i livelli energetici degli elettroni del mezzo. Osserviamo,
quindi, che cL.'ìIle sole propriet.'Ì. analitiche della E siamo in grado di vedere come deve essere
farto lo spettro di assorbiInento del mezzo materiale, come, ad esempio, lli'1 dielettrico alle
freq'.lenze ottiche (o ultravioiette).

1- 45

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
rI
l '

Nel caso in cui la nrnzione o(P) presenti un solo polo nell'origine la


Stk'l espressione è proprio r
i
quella che abbiamo ottenuto quando abbiamo definito la costante dielettrica equivalente,
ovvero:

Se ll1ve~e consideriamo il caso in cui i due poli Siano reali e distinti, ad esempio uno
neU'orùrine ed tm altro sull'asse reale, avTemo:

Ci) (-O) + 2 j(ù ")

ottenuu dalla espressÌone deUa E(CO) per due poli complessi con.iug:tt~ per co'=O)" e 0)0=0, dove
evidentemente i poli si tro\'ano uno nelF origine e l'altro .in -2m'·. Un altro caso limite è
quando i due poli complessi coniugati degenerano in un unico polo doppio nell'origine; in tal
caso avremo:

- ~ .',.

con k costante opportuna. Questo caso è però solo u'.'la approssimazione della situazione reale
dato che ci dice che la e è puramente reale, .cioè il mezzo risulta essere. dispersivo ma senz..'l. .
perdite (datocb,e_.non eè la parte jmmsginaria), cioè non causale. In conclusione possiamo
dire che af!mché valga. la c.ausalità.deI mezzo le eledez devonosodd.isfare alle relazioni di
dispersione, ma non è detto che ilcomport..amentodisslpàtivp(cioèez:;:::O) sia e~eso a tutto
l'asse delle Cù, poiché se si presenta: .ristretto ad tL.1abandafJ.oriddrange di frequenze di
nostro interesse allora possiamo assumere tranquillamente chela eCC:)) sia puramente reale. Fra
. ( . k
i mezzi la cui costa..."te didett..rica equivalente si scnematizza' ccme: Seq ..8) = --2-' ane
(j)

frequenze a. cui siamo interessati, è il plasma.


Cn plasma è un gas ionizzato, cioè un gas in cui una parte dei costituenti atomi (o molecole
d1è SÌrulO) sono stati ionizzat~ o-'r"ero sono stati priv-ati di Eno o più elettroni per mezzo di
".,.,,,
I..joiJ.,...... "'or,.,.,.~re p~t"'ma
,J F ..... ....
.::::~-,u."" dr e.... ""r.,.~'" D".,.>!'
~) 1.L. • .... '" SI' lJL
.i.'1................
"·LJ.. ....... .1. ~~,... .,.,.-~<:'"...,
" ..... -'-'''''''e U""" ....... ;s··e
L .L'.
"-'v\.<J..!...
1" dI' c"~"n'
......" " \""V.i.~ .= . . .
i\w 1."" ne"""T";~'"
l.l.~ l.LJ.....J. '-4..1. p 1. 1o.? \,J

(elèrtroni) e di cariche positive (ioni). La ragione p;:f cui questi plasmi sono di Ìnteresse nelle
tel~comunicazioni é che nell'alta atmosfera ci sorto delle tàsce di @,..C; ionizzato, che
,:ostlT":llscono per i'applli"lto le f.:1.Sce della ionosfèra, b cui ionizzazione è dovuta ai rag:~
j · r~ r'lr'l:"z;n"";
.. ~ . J.v-.
....(':u"'l.'lr
_ l.-, ":h·
i"..i. ...
1. ..... ,,_ ..... ", ... v r1~r
;,,r.:.tt'"
...... l'-.L
~4. __ ..;:{ •. :;.:> ·'''"'du'''n'' ">nè:T"<~"
"J.~ .... L. aTie mc\lç·'ole il'1 qlU1nr ;tà ..)~uf7:(;en~">
.... '\...11.'- .... '- V ........ .L..:;:.L~. 1... .L..4.U.l;. ..... l. ~4L.""... _~~ 1. L -.. ...

°
ad icninarle (molecole a!Orni~ daro che l'at:ncsfer:t è costimita. sosta"LZialmente da. azoIO e
t'..ltto un ir..siem~ di gZ!s rari).

Osserviamo che r energia fornita da. una certa. radiazione è proporzionale alla frequenza di radiazione; infatti se
v è la fìequenza della radiilZione si ha: E.,==hv, dove h=6.6:6xlO ..;4 Js t! la costante di Planck. Dunque più:!
eievata. 1'energia da tòmÌre, più alta deve essere la. frequenza della radiazione incidente .. Siccome r energia ~i
ionizzazionè corrisponde aIr incìrc..1. a frequenze che stanno fra l'infrarosso è r ùttco, sono neCeS5lli1C
radiazioni 11 frequenze l1loÌ!o elevate e per questo i raggi uludviokni del sole pèffilettono la fOffilazione della
icnosfèra (i cui strati si trovano tra i lO è i 30 Km dalla Terra).

1- 46

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Osserviamo che se noi ionizziamo un gas e poi lo lasciamo a se stante avremo che, dopo un
certo tempo, le cariche si ricombinerarmo (rìfònnando particelle neutre) cedendo tutta l'energia
immagazzinata nel processo di ioniz2azione. Quindi il fatto che c'è la ionosfera (cioè strati
ionizzati permanenti) è indice del fatto che si stabilisce u..'1 ~quilibrìo dinamico in cui il
numero medio di ioni creati per unità di tempo coincide con il numero di atomi che si
ricompongono neIrunità di tempo. Nei caso della ionosfèTa l'energia è fornita dai raggi solari
e quindi le caratteristiche della ionosfera variano secondo cicli diurni (di notte c'è
deionizzazione mentre di giorno c'è ionizzazi<;me) e secondo cicli smgionali (la distanza Sole-
T erra non è sempre la stessa e quindi, a seconda della stagione, la ionizzazione è più o meno
intensa)~ L.'1oltre bisogna tener conto di una certa aleatorietà dovuta alle caratteristiche locali
del mezzo. A livello macroscopico, un plasma si presenta COmtUlque, almeno hl. condizIoni di
equilibrio, globalmente neutro, in quanto tali particelle cariche (di tm segno e dell'altro) sono
distribuite uniformemente nel volume e quindi mediando a livello macroscopico in og:tù
volumetto (come al solito, piccolo a livello ma.croscepico ma grande a livello microscopico,
per non far entrare in gioco effetti quantistici) sarà presente un gran numero di particella sia di
un segno che dell'altro; in condizioni dì equilibrio le due quantità sono eguali e quindi il gas
rl.5ulta macroscopicamente neutro. Nahrralmente applicando un campo elettrom..'1~etico
dall 'esterno esso potrà alterare tale oondizione di equilibrio, spostando le l...'ariche di un segno
rispettp, a quella deli 'altro segno, spostamento che a\lVerrà fino a quando la forza ,di riCrufuuO
dovuta all'attrazione fra le cariche non bilancia la forza esterna appli~ata attraversoilèampo.
Vediamo COIì:J.e ca.lcolare le grandezze m..'1crosC()piche, cioè i campi, che caratterizzano il
comportamento ekttromagnetico di un plasma~ Le prime grandezze fond.run~m.aE;sono,
ovvial'uente, la densità ,di carica, p, e la densità di corrente, t osserviamo che sii'gI'iloni che'
gli elefuonidanno contributo sia alla densità. di carica che alla densità di corrente .. Jnrucruamo
con:
J~ i, : n~ero di ionipeté~~di ~olume
LN e: . ," --c "elettroru I l f1

e ffidicruamO cen -q la carica delrelettrone e se supponiamo, per semplìcità, che tutte le


molecole siano singolarmente ionizzate, avremo due densità di carica:

( "7
JPi=q""i
!p
'. e
= -qx- e
rispettrvamente, degli ioni e degli elettroni. La densità di carica totale (quella con cui avremo a
..... l............ nell'" e qn a"'" 1onu' cl' 1>,r'1VT<lpIl) s"""':" a1'lta allora ,.,i" .
"l',..,. .ç",rp
... 1",,> J. "" , .. , ~J,.. .. ,4 :..\: • ..;. ......... '.."J .... i. . ~_ .......... - ;,...... \.. '- .. i. ....


r
= p.l -....r tCl= = ql:-:. - 0 -::/
. '1 '~-l

Da ciò si dedt~ce anche come an'equilibrio, quando 'N12N.:=N;;, la canca totale è nulla, ovvero
il plasma è neutro, dove con No abbiamo indicato proprio la densità di iopj (o di elertropj), per
FL lì.J.LÌti.Ì.. di volume, ali 'equilibrio. La densità di corrente sarà o"v"Viarnente (bta da: .

J- = p·v·
l-l
+p v e-~

1- 47

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Supponendo che gli effetti di polarizzazione dovuti agli ioni siano trascurabili rispetto a quelli
di conduzione (come in realtà. accade), avremo che le equazioni di maxwell si scrivono nel
seguente modo:
oh
Vx~=-J.l.o ii
. èe

V ·eo~ =p
V· f.loh = O

Per chiudere il sistema di equazioni bisogna considerare l'equazione della forza di Lorentz e
quella del moto (di Newton). Per quanto riguarda la forza., ricordiamo che tutte le grandezze
che compaiono nelle e'Illazioni macroscopiche non sono altro che una media (nei soliti
volu..-netti) delle grandezze microscopiche, e questa media ci pennette, sostanzialrt:tente, di
sostituire a delle grandezze che sono puntifonni delle grandezze che sono continue nello
.C :,1, spazio considerato. Allora se in questo processo di media vogliamo calcolarci la forza' per
.....: ,-'"unità di volume, in linea. di principio, dovremmo considerare Unvòl:umetto (infmitesimo dal
' . 7. '~:p\mto di vista. fisico, ma grande dal pu..l1to di vista macroscopico), vaflitare le forze agenti sulle

,. c ' ::'p'articeIle contenute in esso e fare la media di queste forze. Suognl:-.:smgolo ione o elettrone
. ag::inì, a livello microscopico, una forza dovuta al campo elettromagnetico microscopico, cioè
quello che c'è dove è localizzato l'elettrone (oloione). Talecampoelettrom...'1gnetico è dovuto
mparle a tutte le particelle che si trovano "distanti" dall'elettrone, e che una volta che si va a
faie··lamediacostituisceproprio"il . campo' macroscopico presente .nelleequazioni .di Ma."GVell.
Un'altra parte è dov1lta.aicamp·ielettro~etici delle altre particelle che si trovano "nelle
immediate v1c:i:nanze" deIl' elettrone, cioè Clie:'Sono'contemrtenello stesso volumettosu cui si
va a fare la media. Quest'ultimo contributo però non può essere presente nel. c.ampu
macroscopico, in quanto mette ingiocol1na scala di distanze (nel valutare le interazioru fra le
particelle) che è escIu'>a dalla descrizione macroscopic..'l; ciò che possiamo vedere è qual è il
rifl~sso a livello macroscopico di tali interazioni.

La cosa ~ analoga a. quello che accade nella teoria cinetica dei gas in cui. in prima approssimazionç, si supponè
che le mokcole non imeragiscano fra. loro. Quello che in reaità accade ~ che queste molècok ~i urtano fra loro,
ed è proprio questo prce:sso di urti che t'a si che ci sia una ridistribuzionc dcW cnei'gia, tak che dcFO un po' di
tempo .:;i il.ITiva all' equilibrio temlodin.1mico del .:;istenill (cosa. che invece non accadrebbè nel c.150 ideale in cui
le molecole non imeragissero fra loro). L' ellèno di questi urti. dal punto di vista. ffiacroscopiço, è quello di fare
apparentemente scomparire l'energia meccanica. perché. si ha un t1u$sO di particelle tutte nena stessa. direzione,
ma..! lTIaDO che questi urJ aV 1,;engono la velocità delle particelle diminuisce e quindi l'energia cinetica passa da
un' energiù cinetica l1lÙcroscopica (l'ill5ieme di partlCeile che si muovono tutte qUI11Hè nella 5tessa direzione) IfD
un' èrlèfgia CL.'1e!tiCà microscopica. che! nOli <!: J1tro che! calor:!. QUind.l in qUè:;tD processo di collisioni si ha un
~as::;llggjo, pèr cC'si dire!, da un fbmw. "ordinata" ad Wlll forma "di:::C'rdinata" di çnè:rg:a. C'X c' è un prOCèS5L' di
dissipa::iotlC! dell' energia dovuta a queste collisioni~ nei c.'l.SO del gas, ad esempio, abbiamo che! ['effetto di
queste collisioni è la viscosità del gas (cioè se si cerca di far scorreri! un gas lungo una cefT..a direzione con
velocit:;, diverse da punto a punto ci sa.rmno dl!g1i attriti T;! quindi una. generazione di calore). Ci si chiede, a.
questo punto, qliaJ'1do questo processo è impormnte e quando, viceversa., può essere in prima appros.:;i.rnazione
trascurabile. Ebbene ricordiamo (dalla Fisica) che l'ipotesi che nella teoria cinetica dei gas ci porta a trascurare
gli urti è quella che conduce all'equ.1ZioIle dei gas ideali. Quantitativamente, perch~ si p055a tra.5curafè l'eH'çrro
d.elle collisioni de~e accadere che queste ayyçngano ffi?ltO di rado, ci~ le tòrze che agi5c~.no ~~IU~, plll1i~dl~
stano per la rnagglor pane dd temj-'O qudk macroscoptcÌle, e solo OgIll tamo (mrarneute) ::;1 ab 0111 l effetto dt
una collisione.
1- 48

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
· ';1
J

Tornando al caso del plasma, possiamo allora dire che deve risultare che il tempo medio fra
due collisioni (o, ciò che è lo stesso, il /ibero cammino medio, cioè la distanza. che
mediamente intercorre fra due urti successÌvi) sia molto grande, in modo tale che per la
maggior parte del tempo la forza che agisce sulla particella~ia quella macroscopica (cioè
quella descritta dalle equazioni di Maxwell) e solo ogni tanto c'è un effetto dovuto alla
collisione a livello microscopico (che non può essere descritta a livello macroscopico). Cioè
dovremmo avere a che fare con un gas in cui le collisioni, per unità di tempo, siano poco
frequenti. Dunque se vogliamo un. gas; o un plasma, in cui sia possibile trascurare le collisioni
dobbiamo supporre che la frequenza media di collisione sia molto bassa, e ciò sarà tanto
meglio verificato quanto più rarefatto è il gas (cioè quanto minore è il numero di particelle
per wlità di volume tanto maggiore sarà il libero cammino medio). Ma ciò non basta; come
sappiamo la velocità con cui si muovono le molecole a livello microscopico è legata alla .
temperatura: più elevata è la temperatura più rapidamente si muovono le molecole, e quindi
più frequenti saranno le collisioni Dunque se vogliamo un gas in cui le collisioni siano
trascurabili dobbiamo considerare un gas freddo (cioè a bassa temperatura) e rarefatto~
l'approssimazione di assenza di collisioni sarà tanto più buona quanto meglio sono verificate
queste condizioni. In questa nostra trattazione considereremo, d'ora in poi., un plasma freddo
\:. ·e senza collisioni. Una conseguenza immediata del fatto che il plasma sia freddo è che anche
:gli effetti di pressione sono trasc~ili(in linea di principio, sempre presentiiÌl un gas;
sappiamo infatti che in un gas ideale, in cui l'effetto delle collisione può esseretraS?Unuo,
l'equazione di stato è: PV=nRT, e quindi se la temperatura diminuisce, a paritidl:voluin.e, la
pressione diminuisce). Quindi non soltanto possiamo trascurare gli effettideUeqpW?>,i0IlÌ.maa
livellomacroscopico anche gli effetti di pressione vengono meno. È ben.echiarirécli~ambedue
questi effetti, sia di pressione sia di dissipazione, sono l'effetto macroscopico delle collisioni
molecolari~ la pressione tiene conto degli effetti non dissipativi, cioè delfatto Che qiiandod.ue
molecole si urtano c'è un trasferimento .diericigia dall'una all'altra. Quin~ in.Jinea di
principio, anche se non si disordinasse il moto, ci sarebbe un trasferimento ordinato di energia
da un insieme di molecole ad un altro; il fatto, poi, che invece questo trasferimento sia
disordinato introduce un ulteriore fenomeno, quello della dissipazione.
Detto ciò si ha che in questa. approssimazione, di plasma freddo senza collisioni, laforza. per
unità di volume è solo quella data dalla densità di forza di Lorentz; cioè per gli ioni avremo:

f· =p.e+p.v.
-l 1- 1-1-
xb

e, analogamente, per gli elettroni:

forze che, in generale, saranno diverse. La forza totale, per unità di volume, sarà ovviamente là.
somma di queste due quantità; ma è evidente che, in linea di principio, dovremmo considerare
separatamente la djnam ica degli ioni e quella degli elettroni. Unitamente alla legge del moto
possiamo scrivere le seguenti equ.azioni:

dv·
·e+p·v·
P 1_ 1_1
xb=m·N·--==!..
- 1 1 dt
d~e
Pe~ + Pe:::'e X Q= me N eTt

1- 49

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
I
r,
dove mi ed llle sono, rispettivamente, la massa di un singolo ione e quella di un sinaolo l
elettrone. Queste espressioni possono essere semplificate se consideriamo che la massa di °nno
ione è notevolmente più grande di quella di un elettrone, ci sono almeno 3 ordini di grandezza
di differenza. D'altra parte all'equilibrio N i ed Ne sono entrambe uguali ad No. Ebbene, se si
fa un accurato confronto fra i termini in entrambe queste relazioni, si può vedere che allo
J
membro di esse il rapporto fra il secondo termine ed il primo è pari, sostanzialmente, al
rapporto fra la velocità. con cui si muovono le cariche e la velocità della luce. Se quindi i
campi non sono così intensi da portare le velocità a valori comparabili alla velocità della. luce,
J
il secondo termine può essere trascurato rispetto al primo. Thmque paragonando le due
relazioni (quella per gli ioni e quella per gli elettroni) avremo che le accelerazioni degli ioni e
degli elettroni differiscono di 3,4 ordini di gran.de~ cioè gli elettroni subiscono accelerazioni
3,4 ordini di grandezza maggiori di quelle subite dagli ioni. Dato che abbiamo a che fare con
campi elettromagnetici variabili, in particolare periodici, tutte le grandezze in gioco saranno
periodiche e quindi accelerazioni e velocità saranno, in qualche modo, proporzionali fra loro
(per l'accelerazione, fare la derivata significa moltiplicare per la frequenza di oscillazione, m);
dunque se le accelerazioni stanno nel rapporto 1: 1000> anche le velocità saranno all' incirca
nello stesso rapporto (e anche per gli spazi percorsi). Ciò significa dire che neI nostro sistema
gli ioni stanno praticamente fermi rispetto agli elettroni ~. ,quindi la corrente è dovuta tutta
esclusivamente agli elettronL come avviene (evidentement~'nèi metalli. Quindi po~siamo
sostituire al modello di plasma freddo senza collisioni costituito da due fluicR unoelettroruco
e uno ionico, il modello ad un solo fluido, quello elettronico. Nella densità di carica bisognerà.
comunque, tener conto sia degli ioni che degli elettroni, però possiamo supporre che· la densità
di carica degli ioni sia sempre la> stessa, cioè quella nelle' condizioni di· equilibrio. (in,quanto
essi sono.praticamentefenm) Dunque nell' equazione del moto rimane. solo Japarte relativa'
agli elettroni; possiamo/quindi scriver~~,_,,",: ~_ .
,.,;..\J:m~,:-..

8h
V'x~ = -].Lo ci
De
V'xh= eo-=-qNv
- òt -
V' ·go~ = -q(N -No)

m.N" dy = -qN(e + LLOV x h)


dt - . - -

dove (per semplicità di notazione) abbiamo indicato con N ed m, rispettivamente, il numero di


elettroni per unità di volume e la massa dell'elettrone. Tale equazioni risultano essere non
lineari (ci sono prodotti di incognite come, ad esempio: N~ Ni ecc.). Inoltre ci sono prodotti
di incognite anche in d~ che rappresenta la cosiddetta deri~ata sostanziale o lagrangiana
) dt
della velocità. (quella che si ha considerando sempre la stessa particella seguendola nel suo
moto), ed è il tennine presente al primo membro nell'ultima delle equazioni preceden~i, che
deriva dall'equazione di Newton. Invece la y rappresenta la velocità. eulerlana delle particelle,
cioè è la velocità che ID. un certo punto dello spazio e in un certo istante di tempo è posseduta
dalla particella che passa per tale punto. Per calcolare allora la derivata che ci interessa,
prendiamo una particella a cui sarà associata. una certa legge di moto: r(t)=(x(t), y(t), z(t)) e,
analogamente, conosceremo: y(t)=(v,.Jt), Vy(t), vzCt)). Avremo allora che:
1- 50

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
y = y(x(t),y(t),z(t),t)
è la velocità di una particella seguita, nel tempo, nel suo moto. Se udesso fucciamo la derivata
di questa funzione otterremo che l'accelerazione che ci serve è-data da:

d _~~ ~~ ~& ~ ~ ,~ ~ ~
-[v(x(t) y(t) z(t) t ) ] - - - + - - + - - + - = - v T-V +-v + -
d! - , , , 8x dt Oy dt &z dt 8t 8x x &y y 8z Z et

che rappresenta la cosiddetta derivata convettiva, cioè la derivata seguendo il moto della
particella. Come si vede dai primi t:rt termini a secondo membro, in tale derivata sono presenti
prodotti di incognite; quindi ill o membro dell'equazione del moto è fortemente non lineare. È
chiaro che avendo supposto che i mezzi con cui si ha a che fare siano lineari, le equazioni che
sono alla base delle relazioni costitutive dovranno essere anch' esse Iinemi, e qumdi sarà
necessario linearizzare le equazioni a cui siamo arrivati. Ciò è lecito in quanto. stiamo
considerando il moto del sistema (cioè le variazioni del sistema) mprossimità delle condizioni
di equilibrio, dove supponiamo che i campi siano sufficientemente piccoli che i termini
domjnanti siano quelli del lO ordine. Quanto piccoli dOvTebbero essere i campi anmché tale
:- approssimazione sia ben verificata lo ~ potrebbe valutare ricavando la soluzione cçmplessiva
(e ciò lo si sia numericamente che.sperimentalmente) e confrontando quando la".soIuzione
approssimata diventa diversa da quella senza approssimazioni. Verificando ciò, si'ha che per
valori dei campi elettromagnetici che sono di interesse nelle telecomunicazioni (riC()rdiamo. che
il plasma che ci interessa è la ionosferae i campi elettromagnetici che cimter~~4±io·.sono
quelli utilizzati ai flnidelle telewmunicazioni) ci si trova tranquillamente al di' sotto della
soglia oltre le quale cDminciano ad ayere significato i termini di ordine superiore al primo. TI
sistema di equazioni di Maxwell1ip,~o è allora:
,. i :.1-, _:<.. .•
..

V x -e = -110-=
oh
r 8t
Ce
'V x h = Eo ; - qN o~

dove esprimendo N come: N=No+6.i.'i avremo: Ny-No:Y+.0NY., ovvero abbiamo un termine del
IO ordine più uno del 2° ordme, che viene trascurato. Abbiamo po~ dalla legge del moto:

N
.. om a.; =-ql'l
òv 1I.T
o~

avendo trascurato, al P membro, i tenn..i:ni di ordine superiore azero per qlli1nto riguarda N, e
quelli di ordine superiore al primo per la derivata di v: al 2 c membro, invece, si è trascurato il
tennine di o;dine a zero per N e quello di ordine superiore al lO per ~J.l<J:yxh). Le equazioni
descrivono, a questo punto, un mezzo nonnale per cui, come sappiamo, conviene operru:e nel
dominio della frequenza. Per cui trasfonnando secDndo Founer l'eqì.L.1.zÌone che descrive il
moto avremo:
-qE
jCDmy=-~ ~ v=--
jCDm

1- 51

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r
dove abbiamo lasciato ancora indicata con y la trasfonnata di Fourier della velocità y. Avremo
allora che la densità di corrente sarà data. da:

dove il fatto che la cr dipenda da CD ci indica che il mezzo è dispersivo (contrariamente a


quanto accade nei metalli in cui la relazione :fra densità di corrente e campo elettrico è di
t
semplice proporzionalità, ovvero la cr è costante); cioè nel dominio della frequenza vale la l

proporzionalità fra I ed E ma non nel dominio del tem~, in cui invece si ha un prodotto di
convoluzione. Ricordiamo che nel dominio della frequenza, per tenere separati gli effetti
dielettrici da quelli di corrente, si introduce una. costante dielettrica equivalente; in questo caso
avremo:

Come sappiamo il rapporto fra la costante dielettrica di mùnezzOe la costante dielettri.ca del ~- .1
vuoto ci da la costante dielettrica relativa del mezzo;usàridoqUÌIldi la stessa notazione
avremo:
q ZN costante dielettrica relativa (equivalente) -
=> 8 =1- _ o .
2
r l:: mro di un plasma (freddo senza collisioni) .'.
o

Osserviamo che per omogeneità-dimenSimIale,·.(1a _ -er_ deve-essere un. numero puro). . ~i_ha_-che la
quantità:: _... . _. . : <io~ ~

deve avere le dimensioni di una pulsazione al quadrato, e dipende solo dalle caratteristiche del
plasma.. Tale quantità la indicheremo c{)n Cùp 2, cioè:
,

e la sua radice quadrata, cioè Cùp, è detta pulsazione di plasma. Dunque avremo che la
costante dielettrica relativa la possiamo scrivere anche come:

Diagrammando tale relazione avremo il grafico seguente, dove abbiamo che:

1- 52

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
CO-+ 00 =:> Er --;. l
{ Cù=CD =0
p =!> gr l" .......................:~: ..;............................ .
lID -+ O :::::> Er --* -dJ

TI fatto che per CùE[O,Cù p[ la Cr è


negativa non ci deve meravigliare
in quanto ricordiamo che tale
costante dielettrica relatÌva è una CD
costante dielettrica equivalente
(cioè tiene in conto sia degli effetti
dielettrici sia di quelli di corrente)
e quindi il fatto che sia negativa è
legato al fatto che in questo range di frequenze quello che conta è il termine legato alla
conduzì~ne (o/jCù) e quindi in questa zona, in realtà, il nostro mezzo è un conduttore, cioè .gli
effetti dielettrici sono trascurabili. Viceversa. per m>{ùp il plasma si comporta come un
dielettrico, prevale .cioà..la~corren:te..di.spostamento rispetto a quella di conduzione., In
particolare per ID--7<X) abbiamo che Cr-71 e quindi Eeq--;'Eo, cioo a frequenze signifièattvamente
elevate il plasma è assimilabile al vuoto (e ciò è intuitivamente evidente in quanto a tali
frequenze le oscillazioni del campo sono talmente elevate che gli elettroni nonriesc<:mo più a.
seguirle, e quindi non solo gli ioni stannofemù ma lo sono anche glieIettroni).VedieIh,o· che
.quando la costante dielettrica equivalente è negativa (ov"Vero Cr è negativa, avendo eeq lo stesso
segno di Cr)un'ondaelettromagnetica non.si può propagare all'interno del mezzo ma,.invece
di propagars~si 'attenua. esponenzia1mèilte., Viceversa., quando la costante dieléttrica è .
maggiore di zero,..$i puà;avere propagazione del campo .all'interno del mezzo; il che si~ca.'.
dire che il campo sÌ prop~o-a, .sostanzialmente, o senza attenuarsi (se si tratta. di un'onda che sÌ.·· ..
prop~casoloin una direzione) o attenuandosi al più lungo superfici sferiche (c-on la potenza
che si attenua come lt?; dove r è la distanza dalla sorgente). Invece se la costante dielettrica .
equivalente è negativa, l'attenuazione diventa esponenziale, cioè i campi rimangono.confinati
nelle immediate vicinanze delle sorgenti, non x)llQsfera
riuscendo a penetrare, nel mezzo.

Questo ha un' importanza cruciale perché spiega


/~,::rTIT0f[ffIT~~>:;.:,.
l'importanza del plasma ionosferico ai finì delle
telecomunicazioni, perlomeno per certe· frequenze:
(l)<u)?). Osserviamo che se non ci fosse la ionosfera il
trasmettitore irradierebbe onde che, in generale, si
propagheranno in tutto lo spazio, in ogni direzione, e
quindi il ricevitore non riceverebbe praticamente .:::::-.~:::: ;~
!:~;; ::
niente, non ess_endo "in vista" all'antenna trasmittente .::;::'l

eè sostanzialmente quello che accade, perlomeno a


trequenze più elevate, cd è la ragione per cui sÌ deve
orientare 1'antenna di un televisore verso iI
trasmettitore). A frequenze che sono aI di sopra delle
cosiddette onde lWlghe, cioè lunghezze d'onda TX . RX
dell' ordine dei krn. il che significa frequenze
dell'ordine delle centinaia di KHz, in pratica, appena si
superficie
va oltre 1'orizzonte il segnale diventa così basso da non
trres1re
1- 53

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
poter essere più ricevuto. A frequenze molto più basse, pur di avere a disposizione una potenza sufficiente, si
può invece andare anche oltre perché il campo in parte si Prop80CrJl nello spazio e in parte rimane "attac.cato"
alla superficie terrestre (la cosiddetta onda di terra). Alla fine del secolo scorso, fu Lerd Kelvin a studiare
questo problema. del campo elettroID.a.conetico sulla superficie terrestre ql:LIDdo questo fosse irradiato da un
dipolo hc:rtziano; fu egli stesso ad affermare l'esistenza di questa onda di téria. Se ne dedusse, allora, che per le
comunicazioni a dista.nza bisognava necessariamente operare a frequenze basse e non si sarebbe potuto andare
molto lontano se non con potenze molto elevate (che fra l'altro, all'epoca. i generatori esistenti non erano
nemmeno in grado di fornire); dopo il 1910 fu inventata la valvola termoioruca che permise per la prima volta
di generare significative potenze anche a frequenze elevate. Ma come sappiamo. nel1895.11arconi fece la sua
prima esperienza che lo portò a realizzare una radiocomunicazione ad onde corte, contrariamente alle
previsioni degli altri scienziati dell'epoca i quali prevedevano che non sarebbe mai andato oltre l'orizzonte. E
così sarebbe stato se non ci fosse stata la ionosfera, di cui fmo ad allora non si conosceva l'esistenza (n.dr.
ipot:izz.ata solo 20 anni più tardi. da Heaviside e Kenndy). Fu, quindi, uno dei casi fortunati (molto rari nelle
applicazioni delIa Fisica) in cui però la caparbietà dello sperimentatore (in questo caso Marcom), a dispetto
delle previsioni teoriche, lo premiò con la riuscita dell'esperimento di radiocomunic.azione, con potenze molto
basse e frequenze molto elevate. Grazie, appunto. alla ionosfera (tenendo presente il diagramma di ~Ci)). se la
frequenza è al di sotto della frequenza di plasma (se si fanno i conti fp=to Pl2x è dell' ordine di 1+ 1OMHz.. cioè
nell' ambito delle onde medie) allora il campo non si può propagare in essa; è come se ci fosse uno specchio
che riflette totalmente l'onda. Per riflessioni successive, tra la ionosfera. e la Terra, avviene quindi la
:' ,~_ ~ commricazione fra trasmettitore e ricevitore; tale comunicazione, però. Oltre a dipendere dalIa pulsazione di
,'l,;';.:',., plasma, dipende anche dall'angolo formato dall'onda con il plasma. Se tale arigolo è pari a 90 la pulsazione
0

•. ~' _,-. limite è proprio la pulsazione di plasma. :Man mano che si inclina questa. direzione, aumenta la frequenza. limite
al di sotto della quale non si ha proPlleoazione all'interno delpla.sma; questo è il motivo per cui, ad esempio, i
radioamatori hanno le antenne orientabili anche in elevazione. in modo tale che le onde possano arrivare con
un angolo di incidenza molto basso, riuscendo quindi ad avere la riflessione anche a frequenze di onde corte
(invece che onde medie), cioè delle decine di lvIHi: .

Fatte queste interessanti -osservazioni, .rrtgptiamo _adesarnjnareesplicitamente~:andamento


della er(ro)e,inparticolare,-vediamo cosa~:St#edeper CD~. Dall'.espressionedçlla'er(ro) si
nota che perro=O c'è :un.a singolaritàche~-è un polo doppio e questo, come sappiamo, è"
fIsicamente irrealizzabile. Quindi .per ro~O il modello che ci ,ha portato a dedurre per la er ' .. ,
l'andamento trovato non può esSere rigorosamente-valido, in quanto non rispetta la causalità
D'altra parte ciò lo si poteva dedurre anche ricordando che,' quando abbiamo introdotto le
relazioni di dispersione, se l.m. mezzo è dispersivo (cioè se la parte reale della costante
dieIettrica varia con la frequenza) ci deve essere anche la parte imm~oinaria diversa da zero
(cioè ci devono essere anche delle perdite); invece, nella relazione che abbiamo trovato per la
t;.:

non c-ampare la parte immaginaria (come, naturalmente, deve essere essendo partiti da un
modello senza perdite). È cruaro, allora, che questa non fisica real,izzabilità quando 00-+0 è
dovuta al fatto che abbiamo trascurato le collisioni, ipotesi accettabile se i tempi caratteristici
dei campi in gioco sono molto più picccIi dei tempi mem
delle collisioni (cioè a frequenze
sufficientemente elevate). Dobbiamo, quindi, andare a correggere il modello in modo tale da
tener conto delle collisioni, alle basse frequenze, ma allo stesso tempo bisogna farè in modo
che alle alte frequenze si gitmga alle stesse conclusioni a cui siamo gitmti prima (trascurando ..
le c-oIIisioni). Per tener conto di ciò, riCDrdiamo l'equazione del moto a cui siamo giunti
trascurando le collisioni:

1- 54

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
fJv
m---= = -qe
et -
L'effetto delle collisioni, dal punto di vista macroscopico, sarà,costituito da una forza che
tende ad opporsi al moto ordinato delle cariche (una forza di attrito); quÌndi sicuramente una
forza diretta nel verso opposto a quello della velocità., e che deve scomparire quando la
velocità va a zero. Quindi nella relazione precedente, se supponiamo sempre di essere in
condizioni di Iinearità Ce quindi di poter trascurare i termini, de.lle grandezze in gioco, di
ordine superiore al 1°), ci dovrà essere un termÌne proporzionale alla velocità e di segno
opposto, cioè:

(dove osserviamo che abbiamo riconsidera.no la No per -scrivere più correttamente


l'espressione a cui siamo giunti). La costante di proporzionalità con cui è moltiplicata la y
dipende direttamente, come è ovvio, dalla densità di particelle e dalla loro massa; inoltre, per
unrrormità dimensionale, dipende direttamente anche da una
quantità che è l'inverso di un.
tempo, cioè una frequenza, che abbiamo indicato con v e che, essendo legata alle collisioni, la
chiameremo frequenza di collisione (che non rappresenta la reale frequenza di collisione,
ovvero il nwnero di collisioni per unità di tempo, ma sarà, in qualche modo, legata ad -essa).
Essa dipende semplicemente dalla temperatura e dalla densità del plasma; quindi .più ci
allontaniamo dalle condizioni di plasma freddo. e rarefatto Ce senza rollisioni) e pi:ilA,:elt;vata
la frequenza di collisione, Dunque se vogliamo che i risultati precedentemente ottenuti si
possano considerare validi, almeno in prima approssimazione~ allora la. frequenza di
operazione (con cui oscillano i campi) dovrà. essere molto maggiore della frequenza di _"
collisione. Detto ciò, passando nel doInirilo ·della frequenza Ce semplificando N o\ avrem.C;: " ..
, , . ~~ ~

~ .... -. ~

.. m(j(j) + v)~ = -qE => v= -q E


- m(j(j) + v)-

Da ciò si ricava:
N 2
J
-
=-qN 0-v = m(j(j)oq+ v) -E = o(O))E-

dove, in questo caso, la conducibilità è data da:

2
N
l oq
()
Ci Cù = m(jco + v)

Dunque la. costante dielettrica equivalente è data da:


l

1- 55

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dove é:r è la costante dielettrica relativa (equivalente), ovvero:

2
(i)
E =1+ p
t jCù(jCù + v)

e si nota che per v=O tale espressione coincide con quella ottenuta nel caso precedente (di
assenza di collisioni). Volendo mettere meglio in rilievo la parte reale e la parte immaginaria
avremo:

Quindi, .in questo caso, la costante dielettrica relativa non è più puramente reale, eliminando
cosÌ (almeno da un punto di vista formale) la più grossa mcongruenza. che sÌ aveva
nell'espressione della Cr trovata nel caso precedente (che presentava tma parte reale dipendente
da Cù senza però una parte immaginaria, non rispettando quindi le relazioni di dispersione di
Cramer-Konig). La prima cosa che notiamo nell'espressione trovata è che nell'origine non c'è
più un polo doppio, bensÌ un polo semplice. Andiamo a rappresentare la parte reale e la parte
immaginaria della Er. Notiamo che
la parte reale si differenzia Re(Er)-
soprattutto per (i) <v, perché per Im(Er) .. _-
(ù»v riotteniamo. praticamente lo· 1- - .. :)

_._._._.-.-.-._._._._._._._.~._._-_._._._.

stesso andamento diprima:.: .


Abbiamo poi che Re(e,.) non ha più . ;~~ril:ç.•~".
un asmtotovemcaleneU'origine; .,:-
dunque la differenza':fra'~ ·questo
diagramma e quello precedente, se
v«Cùp, è confinata nelle immediate ,... ........ - _ .... - _ ... - - ( i )
.",
vicinanze dell'origine. Per quanto /
riguarda la parte immaginaria, si ha I
che essa ha un polo p.ell' origine, il I
cui residuo Cl da proprio la
conducibilità: f
,- :::: I ,
L
J

che rappresenta, quindi, la conducibilità stafica del plasma (essendo nell'intorno della
frequenza zero), la quale era infinita nel caso in cui abbiamo trascurato le collisioni (dato che
in assenza di queste non c'è nessun meccanismo che impedisca un'accelerazione indefrnita
delle cariche dovuta ad. una forza costante, a sua volta dovuta ad. un campo costante).
Osserviamo che la Im(er) ha un andamento, in modulo, rapidamente decrescente; infatti già per
(j)=eùp abbiamo che:

1- 56

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it ;<
Buono Studio! =) !
che per ipotesi è molto minore deli 'unità. Abbiamo poi che quando ID è molto maggiore di v si
ha che il valore assoluto della Im(Er) decresce come l/Ctl (osserviamo che tale condizione è ben
verificata. quando abbiamo un numero medio di collisioni dell'o.rdine di 106 , nel qual caso la fo
è dell'ordine dei Ivrnz).Abbiamo allora che se non siamo i frequenze molto lontane dall~
pulsazione di plasma, verso le basse frequenze, allora è evidente che usare il modello ora visto
oppure quello precedente senza perdite è la stessa cosa. Perdiamo semplicemente il termine
che tiene conto delle perdite, che comunque sono trascurabili nell' Ìntorno di CDp. Quindi a
meno che non siamo interessati esplicitamente a valutare le perdite nel plasm.a, oppure siamo a
frequenze più basse della frequenza di pl~ possiamo tranquillamente usare iI modello
senza collisioni del plasma. freddo (e rarefatto). Nelle condizioni applicative, in presenza. di
strati di plasma, per studiare la propagazione del campo, faremo sostanzialmente sempre
riferimento al modello di plasma freddo e senza collisioni, in quanto le frequenze in gioco non
saranno mai molto più piccole della frequenza di plasma e, in particolare, comparabili alla
frequenza di collisione. .
Vedremo, infatti. che le perdite hanno un ruolo secondario in quanto la variazione con la
frequenza della e ha delle influenze cosi elevate sulla propagazione che ben prima che iI
segnale diventi troppo debole per effetto delle perdite si è talmente deformato da non essere
più utilizzabile ai fini telecomunicativi, (ovvero gli effetti della dispersione sono preponderanti
rispetto alle perdite, quando queste sono piccole). Infatti la massima portante a cui,il segnale
si può propagare è dettata non dall' attenuazione ma dalla distorsione dov""Uta alla dispersione
del mezzo, in quanto anche se il segnale rimane elevato in. ampiezza ma si deforma, essendo
l'infonnazione proprio associata alla forma del segnale, è chiaro che perdiamo'''co1l1unque
. r.infoI11lllZione (cioè è inutile ricevere bene e forte un segnale se poi perdiamo l'informazione.
ad esso associata).
Da quanto detto, possiamo ritenere e.sa.l.l#tì;~iargomenti riguardanti le relazionÌc·costitutive
dei mezzi materiali che,: associate alle equazioni di Maxwell, formano un sistema chiuso di.·,
equazioni (compresa la legge del moto delle cariche). Sulla base ditale sistema di.equazion4:~: ,.,.
di cui riscriviamo quelle ai rotori (mettendo in. evidenza le sorgenti impresse),

ab
Yxe= --=
~ Bt
[ YXh=CQ+J+J
- 8t - - o

possiamo definire il t«orema di Poynting. Esso ci permette di introdurre un CDncetto molto :il
importante e cioè quello di associare al campo elettromagnetico un'energia, a cui è legata la
possibilità di trasmettere un segnale da un ptulto all?altro dello. spazio. A tale scopo definiamo
il vettore 2, detto appunto vettore di Po}nting, nel seguente modo:

s=exh

Calcolandone la divergenza a'VTemo:

V.s=V.(exh)=h.yxe-e.yxh
- - - - - - - ~
=
.-
dalle equanom
( ab) (Od
h· --= -e· -=+J+J o
8t - òt - -
)
dìM=well

1- 57

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Poiché risulta: I=o-~ riordinando i ternùni e integrnndo su un volume V di frontiera S, avremo:

l
L

dove l'integrale superficiale si è ottenuto dall'applicazione del teorema della divergenza;


inoltre osserviamo che nell'ultimo integrale a lO membro abbiamo indicato con e2 il modulo
quadro di~. L ~ espressione ottenuta rappresenta l ~ enunciato del teorema di Poyntmg ottenuto
con sole considerazioni dì tipo matematico; esso presenta validità di teorema quando si
attribuiscono interpretazioni fisiche ai vari integrali che compaiono nell'espressione scritta.
Sotto opportune ipotesi sul mezzo materiale considerato, dal teorema di Poynting saremo in
grado di introdurre il concetto di energia elettromagnetica. L'ipotesi che noi faremo è,
sostanzialmente, quella di avere a che fare con un mezzo che non solo sia normale (cioè
lineare, isotropo, non dispersivo nello spazio e omogeneo nel tempo) ma sia ad.dirittura. anche
. non dispersivo nel tempo. In questo modo la relazione fra le mdnziom e i campi risulta di pura
... proporziona1~ non solo nel dominio della :frequenza ma anche nel dominio del tempo, cioè
potremo scrivere:

ciò che è· sicuramente valido nel vuoto.


Andiamoora·;avalutare.isingoli termini. della relazione .cheesprime. il teçremadi Poynting..,
Per quanto. riguarda.iltennine asecòndo membro {osserviamo che per ora le ipotesi fatte suL
mezzo non' ci 'servono' ancora,. ma .saranno"i~s~e'per valutare . il.· sign:ifica:to:'.fisico dei
termini successivi);osservian,to 'che. per ogniunità.di volume~derm.ateriale in. esame; agisce "" .Or.'
una forzarli Loren:tzdatadallarelazione::

f. = Po~+Io xQ

la quale esercita un lavoro per unità di volume pari a:

dove ~ rappresenta lo spostamento subito jiaile"canche sorgenti. Osserviamo quindi che dL


rappresenta il lavoro elementare che il campo" esercita sulle cariche; quindi per valutare il
lavoro ele..~entare che le cariche esercitano sul campo dobbiamo semplicemente considerare la"
stessa espressione con il segno 4<_". Abbiamo allora che la densità di potenza (potenza per
unità di volume) fornita dalle sorgenti al campo sarà. data da:

dL f ·ds )
P = -dt = _.=..-..=
dt
= -(poe + J o x b ·v
- - --

1- 58

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ds
dove con y abbiamo indicato: ~ = d~ • ovvero la velocità di spostamento delle cariche delle
sorgenti impresse. Osserviamo però che Io=poY. (cioè Io e y sono paralleli) e quindi il prodotto
misto sarà nullo. In definitiva avremo che la densità di potenzà satà. data da:

P=-Po~·v=-Io'~

In defrnitiva., quindi, l'integrale:

rappresenta la potenza fornita al campo elettromagnetico dalle cariche (sorgenti Ìn1presse)


, contenute nel volume di integrazione V.
Andiamo ora a considerare il termine:
f 2
cre dv
v

, (dove riC<Jrdiamo che l'integrando ~ . I lo abbiamo potuto esplicitare in questa forma "grazie
alle ipotesi fatte sul mezzo). Tale termine risulta essere legato alla dissipazione per effetto
Joule della potenza, nel volume V, ovvero alla trasformazione di energia in calore"In..JaLcaso
si dice che il processo è dissipativo perché comporta un aumento di entropia i e quindi ,è
lrreVers ib ile (e ciò accade ogni qualvolta si ha generazione di calore a partire da un moto
ordinato di particelle). Quindi non si può invertire il senso dello scambio energetico,
semplicemente operando sul sistema; l'Uhièa:.oosa èhem quest'ambito possiamo far variare
sono le sorgenti e i C3,!11pi.·Facendo quindi un ciclo erltornando nello stato iniziale, Eenergia-·,
totale scambiata non èmo;' e questo è un processo irreversibile. È evidente che il termine cre2 ;:::.<: .
gode proprio di questa proprietà di irreversibilità, in quanto è u:rul quantità che è sempre dello
stesso segno. Infatti cr è un- parametro del mezzo ed è positivo, se il mezzo è passtvo;- ma la· ..
cosa più importante è che e2 non può mai cambiare di segno, qualunque cosa si fuccia al
campo (in particolare, oe2 sarà sempre maggiore di zero se 0>0). Ciò significa dire che questo
scambio energetico è, unidirezionale, cioè va sempre dalle sorgenti al sistema e mai viceversa.
Cioè se, ad esempio, facciamo fare al can!po elettromagnetico un ciclo chiuso (ovvero ritorna
dopo llil periodo allo stesso valore di p~), non otteniamo tm valore netto uguale a zero,
di questo termine di scambio, ma avr~ò-.ÌIlfvalore positivo; in altri temtini in un ciclo una
pa.--te positiva di energia è passata dalle' sorgenti al sistema materiale, e non c'è modo di
recuperarla operando attraverso il campò elettromagnetico. N9tiamo, quindi, che la natura
dissipativa di questo termine si verifica anche senza conoscere Peffetto Jotùe; la legge di
Jouie, :in pratica, fornisce solamente l'infonnazione sulla natura della dissipazione, stabilendo
che la potenza dissipata nel volume V è completamente dissipata in calore.
Se consideriamo ora il mezzo materiale in esame dotato di tutte le proprietà esaminate salvo,
al più, l'omogeneità spaziale, allora l'espressione dell'integrando nel secondo i:ntegraIe (al 10
membro della relazione che esprime il teorema di Poynting) si semplifica nel seguente modo:

1- 59

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
'r

dove, anche in questo caso (come per ~, h 2 rappresenta il modulo quadro di g. Abbiamo
quindi:

J -a(-j.ili
Ot2
l "Z 1
+-6e
2
2) dv=-.6ta f( -J.Ùl.
2
l :2 1
+--:-6e
·2'
2) dv I

v V l
dove, essendo il volume fisso nel tempo, abbiamo potuto partire il segno di derivazione fuori
del segno di integrale. In Elettrotecnica tutte le variazioni sono statiche o quasi-statiche e
qumdi, per definizione} reversibili (poiché tt...7fto è infinitamente lento); dunque l'integrale a
secondo membro rappresenta proprio l'energia del campo elettromagnetico, perché bilancia
esattamente il lavoro che è stato fatto dalle sorgenti per passare dalle condizioni di assenza di
campo a quelle di campo presente Ìn tutto lo spazio. Bisogna allora vedere se questa
mterpretazione (che nel caso statico non è ambigua, ID. quanto è una conseguenza immediata ;
f
i
del principio di conservazione dell'energia) possa essere ritenuta valida anche per campi
arbitrari. La quantità:

almeno dal punto di vista. dimensionale, la possi~o . ·~interpretare come l'energia


elettromagnetica associata aI campo all'interno del volume, dato che le dimensÌorunon
cambiano sia che i campi siano· statici sia che siano dlnamici Affinché, però. si possa
continuare a chiamare "energia" deve, .sostanzialmente; essere rispettata··· la·· proprietà.
... fondamentale che" quaIsiasienergiainternadeve avere; come sappiamo, infatti, l'energia ._
interna-sÌ,d.isti:ri.guedalcalore,daI.fattç,4.i esserenna "funzione distato" '(cioè~çpende solo
dallo ., stato;deL· sistema e non dallatraiett.qria che ,ilsistemahapercorso'per ,. arnvarea tale
stato). Nercaso della.:~odjnamj~: :ÌIi~u{abbiamo a che fare con poche' ~~:~ " '
descrivono il sistema;(due,o tre), questa proprietà la si esprime dicendo che renergiainterru!::~e:;
deve essereun.diff~al~_esatto,cioè deve poter, ess~. esprimibile come ,il differenziale. di.. ,..::': c, '

una funzione che è pròprio la funzione di stato. E evidente che nel nostro caso l'integrale
considerato è una funzione di stato perché per poterla valutare è necessario conoscere soltanto
i valori di ~ e di g all'istante considerato, non importa come' si è arrivati a tali valori. Infatti,
siccome lo stato di un sistema è, per definizione, determinato dalle variabili di stato, nel nostro
caso queste sono proprio i campi elettrico e magnetico, che individuano completamente il
sistema (che nel nostro caso è il campo elettromagnetico). Allora l'integrale considerato
dipende solo dai valori assunti da.Ile v~abili di stato nell 'istante considerato e quindi è, per
de:f.wizione, una funzione di stato; nO~ll:IDo che cÌò può essere affermato grazie alle ipotesi
fatte sul mezzo, in particolare grazie all'ipotesi di non dispersività. Solo che in questo casQ
invece che essere funzione di due o trè variabili (come, ad esempio, in termodinamica in cui
esse sono la pressione, la temperatura e il volume specifico) l >-energia dipende da dei c-ampi,
quindi le variabili di stato non sono in nmnero finito ma ne sono un'infinità. Se i campi sono
defmiti in L2 il nostro sistema non è a stato vettore finito ma è a stato vettore con spazi
vettoriali .infiniti~ cioè per defmire lo stato del sistema non basta dare un numero finito di
valori ma almeno un'infinitànumerabile, cioè le c-Omponenti dei campi in un arbitrario sistema
di base. Nel tennine dell'espressione del teorema di Poynting c'è però una àerivata (che in
realtà è totale) rispetto al tempo e quindi questo termine rappresenta la variazione) nelI'unità
di tempo} dell'energia elettromagnetica accumulata all'interno del volume considerato.

1- 60

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Quindi il teorema di Poynting ci dice che la potenza fo.rnita dalle sorgenti (te:rmine a 20
membro della. relazione che esprime l' emmciato del teorema) in parte viene dissipata per
effetto Joule, in parte varia l'energia elettromagnetica del sistema; ma allora l'altro termine (il
flusso del vettore dì Poynting) non può che rappresentare, una. S,ala cosa: è il lavoro fatto per
unità di tempo alI' esterno del sistema, ovvero la potenza ceduta all' esterno del sistema.
Osserviamo che tale tennine non rappresenta un'energia (un differenziale esatto) ma è un
lavoro fatto per unità di tempo (quello che in tennodinamica è indicato con 8L). TI risultato
importante è che questo lavoro fatto all'esterno del volume considerato, per unità di tempo, si
esprime attraverso il fluSso di un vettore (il vettore di Poynting), che ci dà una potenza. Quindi
è naturale interpretare il vettore ~ come la densità di flusso di potenza, nel senso che esso ci
da il numero di watt a metro quadro [W1m2] che attraversano il singolo elemento di superficie
(ovvero un flusso di energia attraverso la superficie). Tutta ciò che abbiamo detto ci porta
naturalmente (entro certi limiti) a dare effettivamente al campo elettromagnetico delle
proprietà energetiche. Cioè c'è una densità di energia elettromagnetica distribuita in tutto lo
spazio (a seconda di come è fatto il campo elettromagnetico) tale che integrando a qlliÙsiasi
volume otteniamo l'energia ad esso associata. Inoltre si può definire anche una densità di
flusso di questa energia (cioè poter vedere come si sposta questa energia) definita dal vettore
di Poynting, ~ che inizialmente è stato introdotto come un~':sem.plice espressione matematica.
," L'integrale di flusso di §. ci porta a pensare che il flusso ~illenergia sarà tanto più intenso
laddove ~ è intenso, e sarà diretto lungo la direzione di ~ (visto che c'è il prodotto s~alare di ~
con il versore normale alla superficie, se questa è ortogonale ad ~ allora c'è il masSllnofl'risso
di potenza; se invece è parallela non ci passa potenza attraverso la superficie);",.c;iqètì1tt0
accade come se il nostro campo elettromagnetico fosse un fluido (un liquido} cui. come a
sappiamo, ovviamente, si può attribuire un' energia cinetica, un' energia potenziale. dovuta alla
compressione; inoltre tale fluido~ se si muove attraverso una superficie, trasporta un'energia
(emetica e potenziale)dall'intemo all'èStéIDo. In mmliera perfettamente analoga il campo
elettromagneticD, pur:non avendo cmatteI1stiche materiali, ha tuttavia le proprietà d.:i;Ul1
qualsiasi mezzo materiale, dal punto di vista dell' energia elettromagnetica. '> :: ': '

L'unico fattoè che la superficie attraverso cui sì va a valutare il flusso di energia deve essere chiusa, avendo
applicato il teorema della divergenza di Gauss.

OsseI\liamo che ci può essere qualche dubbio sull'interpretazione'derrintegrale di flusso, del 4


vettore di Poyntillg, come esprimente effettivamente un flusso di potenza attraverso una
superfìcie. Questa interpretazione però non è una conseguenza matematica del teorema in
quanto esso richiede che la superficie attraverso cui si va a valutare il flusso sia chiusa; ciò
significa, infatti, che se al nostro vettore' di-'Poynting aggiungiamo un qualunque altro vettore a
divergenza nulla cioè, ad. esempio, consideriamo il vettore:

s'=s+yxa
- -

dove l!: è un vettore arbitrario, allora per questo nuovo vettore vale lo stesso tearem..1. in quanto
il flusso di §.' attraverso una quahmque superficie chiusa coincide con il flusso di §.. TI che
significa dire che di vettori di Poynting ne esistono infmit~ ottenuti da un vettore definito
come §.=~xh, aggiungendoci il rotore di un vettore arbitrario, di cui §. è quello più semplice. il
fatto, però, che di vettori che soddisfano il teoreIlli'1 di Poynting ne esist..'illo irrfmiti deve farc,i
andare cauti sull'interpretazione fisica di tale vettore (non del flusso del vettore, che e
fisicamente definito) come un ente che ci :indica la direzione e l'intensità del flusso di potenza~
1- 61

: .
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
infatti se CQnsideriamo un altro vettore, ad esempio §.', possiamo tranquillamente dire che la
direzione e l'intensità del flusso di potenza non" sono dati da § ma da §'. visto che anch'esso
soddisfa lo stesso teorema. Il motivo per cui si da quest'ulteriore interpretazione fisica "al
vettore di Poynting è sostanzialmente duplice: innanzitutto- vedremo, nel ~ di campi ad
elevata frequenza, in particolare in ottica, che se si va a valutare il vettore di Poynting, ~ esso
è diretto sempre nella stessa direzione di propagazione del raggio luminoso, ed è più intenso
laddove il raggio luminoso è phì intenso, e viceversa; è qumdi naurrale assmnere che laddove
il raggio luminoso sia più intenso ci sia un flusso di potenza maggiore, e la cui direzione sia
quella di propagazione del raggio. Questa stessa proprietà vale, come vedremo, per qualsiasi
campo elettromagnetico, purché sia a sufficiente distanza dalle sorgenti che lo generano; in tal
caso, infatti, vedremo che il campo elettromagnetico si propaga con onde di tipo sferico e il
vettore di Poynting ad esso associato è ruretto radialmente, cioè esattamente nella direzione e
nel verso in cui si espande l'onda sferica. Dunque in questi casi, di interess~ applicativo (in
particolare nelle telecomunicazioni), il vettore di Poynting ha la particolarità di essere sempre
diretto nella direzione "'giusta", cioè quella in cui ci aspettiamo si propaghi l'energia
elettromagnetica; ciò giustifica questo eccesso di interpretazione (cioè passare dall'integrale
nel suo complesso al1'mtegrando) nel dire che non soltanto l'integrale ci dà il flusso" di
potenza ma che l'integrando ci rappresenta anche il,modo con cui questo flusso di potenza si è
distribuito lungo la superficie chiusa. Questa è sicuramente un'indicazione senza nessun
rischio di equivoc4 in quanto ogni qualvolta dovremo valutare un flusso di potenza.' su un
sistema la superficie sarà sempre chiusa, quindi il flusso sarà sempre lo stesso qualunque sia il
vettore di Poynting che si adopera;; .Manonc'è sicuramentenesstnl .rischio di ambiguità
nell'arricchire questo risultato (dì flusso sulle superfici chiuse) CCln un'interpr~tazione del
i

sÌIl:,oolo flusso attraverso ogni punto "della superficie, dicendo· che non soltanto il flusso totàie è
cosÌ fatto(cioèè'Wlflusso dipotenza}ma,. in realtà, anche punto per punto ilflUsso·di potenza
avviertenelladirez1onee-con l'intensità prevista. dal vettore.diPoyntmg, ~.Ci. sono però dei
casi in cui.questa mterpretazione, portata fino in fondo, porta a. risultati paradossali. Ad
esempio, se abbiamo un condensatore canc.Q e un magnete "abbiamo un ·cainpo
elettromagnetico statico.m tutto lo spazio; in questo caso l'intuizione porta ad affermare che
non c'è nessun flusso di potenza, in quanto è tutto fenno. Vicevers~ se insistiamo nel "dare al
vettore di Poynting l'interpretazione di flusso di potenza locale, saremo portati a dire che in
questa. condizione statica. c'è un flusso di potenza in tutto lo spazio, che pero è solenoidale
(cioè un flusso di potenza in cui le linee di flusso si chiudono sempre su se stesse); in questo
caso è naturalmente più intuitivo dire che non c'è flusso di potenza in quanto è tutto
stazionario. Salvo questi casi particolari, in tutti i casi di nostro interesse, nell'ambito
telecomunicativo, non c'è nessun "rischio di interpretazione del vettore diPoynting, non
soltanto dal punto di vi~..a matematico, ma anche dai punto di vista della intuizione, se gli
attribuiamo l'ulteriore significato a tale vettore. In dermitiva, però. quello che conta è andare a
valutare il fhlSSO di potenza (cioè calcolare l'integrale) trasferità verso l'esterno. Spesso, nelle
applicazioni, si é anche interessati a valutare qual è la poterrza che te altre sorgenti esterne
consegnano ?-ll'interno del sistema; l'integrale di flusso deÌ vettore di Poynting col segno
cambiato rappresenta il flusso di potenza che dall'esterno va all'interno del sÌstema. Questo
fatto mette in rilievo un' altra cosa che avevamo anticipato e che dà cosi grande rilevan;za al
concetto di campo elettromagnetko. Se siamo interessati a valutare la potenza genera~ o
assorbita., dalle sorgenti (valutare le forze sulle cariche, ecc.) basta valutare il flusso ~
potenza, conoscendo il campo tutto intorno alle sorgenti. Se questa potenza, che ad esempiO
entra all'interno del volume considerato, non si dissipa all'interno andrà a fInire naturalmente
tutta sulle sorgenti. Quindi la conoscenza del campo elettromagnetico nell'intorno del sistema
1- 62

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
in cui bisogna valutare gli scambi energetici è del tutto sufficiente a calcolare qualunque
bilancio energetico. Da ciò anche l'importanza del teorema di Poynting che senza che si
conosca nulla sulle sorgenti del campo (integrale a secondo membro) permette, grazie soltanto
alla conoscenza dei camp~ di conoscere tutto sulle potenze in.gioco nel sistema. Quanto detto, Cl
ovviamente, vale nel caso in cui il mezzo sia non dispersivo; mà in molte delle applicazioni,
invece, il mezzo è dispersivo. In questo caso il secondo tennine a primo membro della
relazione che esprime il teorema di Poynting non è più interpretabile univocamente come l.ma
variazione di energia (come vedremo in seguito), ma ci sarà, in generale, sia una variazione di
energia che una dissipazione. Per poterne conoscere di più, o conosciamo iI sistema· fino in
fondo (ovvero tutte le variabili di stato) oppure dobbiamo rendere meno generali le variazioni
temporali che possono assumere i camp i elettromagnetici (sulla cui generalità, nel teorema di
Poynting, non abbiamo farto alcuna ipotesi). È abbastanza intuitivo che se rinunciamo alla
generalità delle variazioni temporali, forse riusciamo ad. ottenere qualcosa. di più generale sulle
caratteristiche del mezzo; viceversa, infatti, nel caso di massima generalità (delle variazioni
temporali del campo elettromagnetico) abbiamo visto che la validità del teorema. richiedeva
ipotesi molto restrittive sul mezzo. In realtà, è proprio quello che accade: le variazioni
temporali di particolare interesse, come sappiamo, sono quelle smusoidali; già sarebbe molto
poter dire qua1co~ nel caso di mezzi dispersiv~ anche se1imitatamente ai campi che variano
SÌ.ii.usoidalmente nel tempo. Viene qumdi spontaneo cercarè di scrivere il teoremadiPbynting
per il caso in cui le grandezze variano smusoidaImente nel tempo. Intal caso già sapp'iamo che
le potenze, essendo prodotti di grandezze sinusoidali, sarà ognuna costituita dalla somma di
due termini, lUlO che rappresenta il valor medio ddlapotenza e l'altro oscillante,~.fÌ':~quenza
doppia. Essendo le variazioni delle grandezze, nei casi di mteresse, molto lente~rispètl:0 al
periodo, non siamo interessati a seguire ali' interno del periodo l'evoluzione della potenza ma
quanto questa, mediamente, vale in un periodo (ai fini di valutare l'energia ceduta in un certo
intervallo di tempo, data dalla poteIW! ~~4iamoltiplkata per l'ampiezza dell'interVallo di
tempo). . .. ...... . ... .
Riportiamo la relaZiorie·che esprime iI teorema di Poynting:

1s -:-. ds+ S(v -St


Sol
-.D
00\ + f J·e dv = - f Jo·e dv
òb e .-=-)dv
h·-=-+-&t
v
--
v
--

dove ~=~xh è il vettore dj . ~Jnting. Finora abbiamo visto quale significato fisico assumessero
questi integrali. Esso "~va dal fatto che il mezzo interessato godesse di part1c.olari
proprietà; l'lL~ca non richiesta era la proprietà di omogeneità nello spazio. Per la validiti di
queste proprietà, infatti, erano valide le seguenti espressioni:

Vediamo fino a che livello di astrazione possiamo spingere tale interpretazione energetica,
cioè come si modifica. l'espressione del teorema se i mezzi non soddisfano le proprietà ~ cui
si è parlato precedente....--nente. Affmché il 2 0 integrale a lO membro ronservÌ l'interpre~:on~
di "energia elettromagnetica del campo" è necessario che siano valide le propneta .d~
omogeneità nel tempo e non dispersione nel tempo e nello spazio. La non omogeneItà
1- 63

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
temporale renderebbe l'integrale dipendente oltre che daWistante in cui si vanno a considerare
i campi anche dalle caratteristiche del mezzo nello stesso istante, cioè da e e J.I. (che non
potrebbero essere più portate fuori del segno di derivata); la. dispersività nel tempo rende
l'integrale dipendente non soltanto dalFistante in cui si va a.va.lutare l'integrando ma anche
dalla storia passata e, analogamente, la dispersività nello spazio cOmporterebbe che rintegrale
dipenda non soltanto dai valori dei campi in un certo punto dello spazio ma anche dai valori
assunti negli altri punti. Sono tutte queste proprietà (omogeneità nel tempo, non dispersività
nel tempo e nello spazio) che fanno sÌ che l'integrando resti una funzione di stato e rappresenti
un'energia. L'anisotropia del mezzo, invece, renderebbe e e ~ delle matrici, che però devono
essere simmetriche affmché si possa scrivere le espressione:

h.~ =~(~h.lth)
- 8t 8t 2 - ;:-

e analogamente per il campo elettrico. Anche la Iinearità (come Pisotropia} non è


indispensabile perché ciò comporterebbe è soltanto un legame non linea..--e fra i campi ~ le
induzioni e quindi una forma più complessa in cui sarà espresso l'integrando (Ìnvece che della
semplice forma quadra.tica che avrebbe se i! mezzo fosse liùeare e al più anisotropo con E ed J.L
matrici simmetriche).
" Se il mezzo è dispersivo allora il termine:

-ÒJ( ab ad)'
! h·-=+ e·---'=. dv
et \- òt - òt
v

non Pu.ò ràppresentare più la varhiziOiie-'-di energia interna, cioè FintegraIe nOll-èpiù una
funzione di sta.to:inquanto sei! mezzo è dispersivo lo stato del sistema all'istante considerato
dipende dulia storia precedente. Dal punto di vista fisico questo termine, che è sempre Un '
lavoro fatto dalla sorgenti per unità di tempo, non corrisponde di netto ad una variazione di
energia accumulata perché in. questo termine. oltre a variazioni di energia, dovrà tener conto
anche dei fenomeni dissipativi (e ciò è quello che fa passare questo termine da. wl. differenziale
esatto a un difrèrenziale non esatto). Quind'4 se il mezzo è dispersivo, non è più possibile
ÌIltrcdurre :in modo,non ambiguo (in modo diretto) un'energia elettromagnetica in termini
soltanto di grandezze di campo, in quanto il termine che stiamo considerando in parte,
eventu.almente, lo si ritrova sotto forma di variazione dell'energia elettromagnetica interna
(o\t-vero del sistema che costituisce il nostro mezzo materiale) e in parte sarà dissipata sotto
forma di qualche processo non reversibile. Però la separazione fra questi due effetti, Ìn genere,
non è possibile farla conoscendo soltanto le relazioni c.ostitutive ma bisogna anche conoscere
come è fatto il mezzo materiale. In altri termini, se c'è dispersione, qu.esta quantità non è più
u..'1Ìvocamente interpretabile semplicemente come una variazione di energia ma dO\r-rn, in
genere, tener conto sia di variazioni di energia e sia di fenomeru di dissipazione (di scambi
Ìrreversibili e quindi di generazioni di calore); però non è possibile distinguere, senza ulteriori
informazioni su come è fatto il mezzo materiale, quale parte di questa energia è attribwòile al
campo elettromagnetico, quale parte all'energia, ad esempio, elastica e quale parte alle altre
forme di energia che ci possono essere ali' interno del sistema..

Ad esempio. nel caso di plasma freddo senza collisioni. conoscendo tutte le variabili di stato è possibile definire
correttamente tutti i termini dell'espressione del teorema di Poynting; perÒ per il termine relativo alla
1- 64

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dissipazione per effetto Jollle corrisponderà fisicamente un altro termine. Inlàtti si ha che dalla relazione di
forza (di Nev.ton e della densità di forza di Lorentz) linearizzata si ha che:

mov
e =_-=.--
qOt
f
"' l
I

/
ma lo=Noq Y.. e quindi si ha: /
\

T "N
./o·e =
Ov 0(1 ..
oIDV'-=-= - -Nomv

- - - et òt \2 )

futegrnndo allora si ottiene:

e rappresenta al variazione di energia cinetica dOv'Uta alla va.riazione di moto degli elettroni. Quindi quella che
era una energia dissipata ora, con l'introduzione di tutte le opportune variabili di stato dei sistema, è diventata
Ullà variazione di energia. cinetica.•a..llora., nel caso di modello completo, il teorema di Poynting indica un
bilancio completo fra variazioni di energia elettromagnetica ed energia interna al mezzo steSSo.

Volendo avere un bilancio energetico in termini delle sole grandezze elettromagnetiche anche
nel caso di mezzo dispersivo, bisogna :frssare le variazioni temporali dei ca..T!lpi. A questo
punto, allora, consideriamo solamente variazioni di tipo smusoidale e vedia..o~o" qual è la
formulazione del teorema di Poynting.
Osserviamo che nel caso di grandezze sÌnusoidali siamo interessati al valer medio di tali
grandezze e non ai valori istantanei; ana1ogamente~ in. term:inidi scambi energetici, siamo
interessati ai valori med.idi taIiscambi. Considerate due generiche grandezze sÌnusoidali a cui
associamo i relativi fasor.!., ov'Vero:

ra(t) =a Sill(illt + a) ~ A = aejc:.

lb(t) = b sin(ffit -7- 13)· -+

il valore medio del prodotto è dato da:

1 (
< ab >= 2 Re ..W C).
E nattrrale allora, nel caso di campi che variano sinuso idalmente , definire il vetrare di
PO,vnting nel dominio dellaJrequen=a come:
f: ........ -_I

1 •
S=-ExH
2- -

OsservÌa..'!lO però che in tale denominazione è stato fatto un abuso di linguaggio perché, a
rigore, questo vettore è il vettore di POy 11ting per grandezze sinusoidali, mentre il vettore di
Poynting nel dominio della frequenza è la trnsfonnata di Fomier del vettore di Poynting nel
dominio del tempo che non sarà un prodotte vetioriale bensÌ un prodotto di convoluzione.
1- 65

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Quindi, in. realtà, il vettore di Poynting così definito è quel vettore la cui parte reale fornisce il
valore medio del vettore di Poynting nel dominio del tempo. Per questo vettore S è possibile
definire il teorema di Poynting nel dominio della frequenza, o meglio nel dominio dei fasori
(per il motivo che abbiamo evidenziato prima). A tale scopo ,consideriamo le equazioni di
Ma:nvell nel dominio della frequenza, relativamente ai campi ~ eri !b in cui la m è un
parametro (nel senso che ciò che vale per una pulsazione Ci) vale per ogni m); esse sono
ovviamente:
'V x E = - jCD )J.H
{ Vx H = j(j)f;E+O'E+Io

dove abbiamo messo in evidenza le sorgenti impresse, lo, Calcoliamoci la divergenza"~


vettore di P o y n t i n g : ' 1
V{&x!})=l}vx~-~.VX!}

V .§ = ~ V . ( E x H· ) ' ~ \ ~ [H· . V x E - E . (V x Hf] =

Poiché siamo interessati agli scambi medi di energia,. separiamo le parti reaEè!alla parti"
immaginarie. A tale scopo indichiamo oon ~;: .:,;;:1: ~~.: ~

,-""_a.
..,.." ..... _.

Da ciò si ricavano le relazioni:

Osserviamo che tali relazioni, essendo state ricavate da considerazioni di carattere ma~lnatico
(sulla base delle trasformate di Fourier delle equazioni di Maxwell), sono valide s-iÌl "per i
vettori trasformati secondo Fourier sia per i fasori corrispondenti ai campi sinuso,idaIi;
sottolineia..'llo però che questo teorema di PO)1lting nel dominio della frequep.za (per quanto
detto precedentemente), nel suo complesso, non. rappresenta la. trasfonnata di Fourier dei vari
termini del relativo teorema nel dominio del tempo (ma vede soltanto impiegate le trasformate
di Fourier o i fasori di grandezze sinusoidali). Integriamo ora quest..e relazioni su un volume
finito arbitrario, V. di superficie S~ otterremo: .
1- 66

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Andiamo ad. analizzare i singoli termini della prima relazione; abbiamo visto (quando
abbiamo analizzato il teorema di Poynting nel dcniinio del tempo) che il termine (~ . lo) è la

densità di potenza fornita dalle sorgenti. Ciò vuoI dire ch~ennine Re( - ~ E . r;) rappresenta

la densità di potenza media fornita dalle sorgenti e quindi l'integrale a 2° membro rappresenta
la potenza media fornita dalle sorgen~ detta po lenza reale o attiva, Pr . II lO termine· a primo
membro, essendo ~=Re® il valore medio del vettore di Poynting nel dominio del tempo,
rappresenta il flusso medio di potenza che fluisce attraverso la superficie S che racchiude il
volume V. li terzo integrale a lO mem.brò èil valore medio del corrispondente termine nel
dominio del tempo e qumdi rappresenta'la potenza media dissipata per effetto Jonle: Per quel
che riguarda il secondo termine a l a membro, esso è comunque una potenza ma nonposs iamo
affennare che l'integrale rappresenti la variazione media di energia elettromagnetica .datoche
per grandezze smusoidali (o comunque periodiche) le variazioni medie sono nu11e~IThrealtà
questo termine rappresenta le perdite per isteresi dielettdca e magnetica nel mezzo (ovvero
la potenza media dissipata per isteresi dielettrica e magnetica). Infatti se il mezzo è passivo
(cioè capace di assorbire, energia) allora a~O e quindi sia C2 sia J..L2saranno non negative
(al-t:r..menti si avrebbe~ essendo il modulo qUadro di Ee di H quantità positive, energia ceduta -
dal mezzo. al campo, :in contraddizione con la passività del mezzo stesso); Ìn questo modo è
anche evidente perché, quando sono state an.alizzate le relazioni di dispersione, le parti
immaginarie.delle E e ~. sono state legate alle perdite del mezzo. Quindi la condizione che E2,
!-t2 :2:0 implica.che vi è energia dissipata in calore per isteresi; tale dissipazione, però, risulta
dipendere proporzionalmente dalla frequenza, e quindi a frequenza zero non. dovrebbero
esserci perdite per isteresi nel mezzo. Ciò sembra essere in contraddizione con il fenomeno di
isteresi magnetica che è presente, ad esempio, nei materiali ferromagnetici anche per cam:pi
costanti (cioè a frequenza zero); ciò è dovuto al fatto che l'interpretazione energetica fatta per
il teorema di Poynting è limitata a mezzi lineari, mentre i mezzi ferromagnetici sono
fortemente non line~.-r.. Quindi per mezzi nonnali, per Cù=O, abbiamo soltanto dissipazione per
effetto J oule. .

Da queste ultime considerazioni possiamo CsaII'inarc più in dcttagiio lccarattcrisliche dci mezzi dispersivi.
Dalle relazioni di dispersione sappiamo che se un mezzo è dispersivo nel tempo (cioè e e !-L sono funziorù di Ij»)
allora Im(e) e 1rn(tJ.) sono diverse da zero e ciò. come abbiamo visto. significa che il mezzo presenta delle
perdite per isteresi dielettrica e magnetica. Ovviamente possono esserci delle frequenze per le quali risulta:
l
Im(e)=Im(i-l)=O; tale evenienza, pèrò, non può presentarsi in un'intera banda di frequenze perch.é le funzioni
llnCe) è Im(i-L) sono. come sappiamo, funzjollÌ analitiche e se fossero nulle in un intero intervallo 5ruebbero
identicamente nulle ovunque. Ciò, sempre dalle relazioru di disrrsionc, implicherebbe e c i-l costan~ co~ CD:
contro l'ipotesi di mezzo dispersivo. Può Cll.pitare, pero, che in certe bande di frequenze le parti i.mrn.aglrulne dl
é e ì-L siano cosÌ piccole (ma comunque diverse da zero) da poter essere trascurate; in tal caso il mezzo, pur
essendo dispersivo, è praticamente privo di pèrdite in tale banda di frequenze. Poiché tutti i mezzi sono

1- 67

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dispersivi (in effetti tutti i mezzi che supponiamo non dispersivi non sono rigorosamente tali. ma presentano
una s e una ~ che variano di poco in detenninate bande di frequenze, tali da poterle ritenere praticamente
costanti in tali bande:) e: poiché, come: si è visto, tutti i mezzi presentano delle: perdite, è estremamente
importante, ai fini telecomunicativi, la presenza di opportune bande di ~quenze (dette finestre) nelle quali si
possono trascurare le perdite; questo perché le perdite, con la dissipazione di potenza media che comportano,
fanno attenuare il segnale che si propaga (essendo tale potenza. fornita proprio dal :>egnale).
r
AncDra una volta è emersa l'importanza del teorema di Poynting il quale ci permette di I
valutare l'energia fornita dalle sorgenti, quando si conoscono tutte le grandezze al primo
membro cieli' espressione di tale teorema, anche non conoscendo nulla. sulle sorgenti stesse. In
defInitiva, la parte reale del teorema di Poynting nel dominio della frequenza è suscettibile di
una interpretazione energetica anche nel caso di meZzi dispersivi: la potenza. attiva (potenza
r
media fornita dalle sorgenti) in parte si dissipa per effetto Joule (perdite di conducibilità), in J) ci" _
parte si dissipa per isteresi dielettrica e magnetica e in parte fluisce verso l'esterno, sotto Yéii-r i'<\.. 1
flusso medio di potenza. L'analisi riguardante il termine dissipativo per isteresi ci fornisce dei
limiti alle possibili frequenze utilizzabili per le trasmissioni; in effetti, a bassa frequen.za, •
basta mantenersi lontani dalle frequenze di risonanza, mentre per trasmissioni su :frequ~e l
dell' ordine dei GHz dOV'TaIillo essere selezionate delle opportune bande di trasmissione poiché
cominciano a f.1Ie sentire il loro peso le componenti atmosferiche (verso i 18 GHz vi è
assorbimento di energia da p~deCvapore acqueo, verso i 28 GHz da parte dell'ossigeno,
ecc.).
Andiamo ora ad analizzare ·l'uguaglianza relativa ai termini immaginari,· che
dimensionalmente sono ancora delle potenze; riscriviamola in. questo modo:

. ~ ~ (--' .
.-:'~'tl."''''-_~.' ,; ..

.
. ,"-'

U:secondo integrale a lO membro, se il mezzo fosse non dispersivo (cioè e2=~2=O),


- ... , "rappresenterebbe la differenza fra i valori medi di energia magnetica ed energia elettrica. Nel
nostro caso, cioè di mezzo dissipativo, possiamo dire, con abuso di linguaggio, che tale
tennine rappresenta la differenza fra 1'energia magnetica media e l'energia elettrica media
immagazzinate nel volume V, ovvero lo sbilanciamento fra questi ctlletipi di energie (che se il
mezzo è dissipativO' sono, in realtà, delle pseudo-energie). L'integrale a secondo membro è
semplicemente la parte immaginaria di un numero complesso a erri non possiamo attribuire
alcun signiflCato fIsico; tuttavia, in analogia al nome attribuito alla corrispondente parte reale,
chiameremo questo tennine potenza immaginaria o reattiva, Pio Analogamente, il primo
tennine a lO:membro è detto flusso di potenza re attiva. Quindi possiamo, dire ·che la part~
immaginaria del teorema di Poynting nel dominio della frequenza è Wl'equazione di
conservazione di potenza reattiva: la potenza reattiva. fornita· dalle sorgenti in parte fluisce
attraverso la superficie S e in parte determina uno sbilanciamento di energia magnetica media
" ed energia èlettrica media. Ricordiamo che a bassa frequenza (applicazioni elettrotecniche)
alla presenza di potenza re attiva deve sempre associarSI un amnento delle perdite nel mezzo,
sempre che si voglia mantenere uno stesso trasferimento di potenza reale. Infatti per mantenere
costante la potenza reale i campi devono essere aumentati e ciò comporta un
sovraddimensionarnenttì dei generatori di tale campo. Però, mentre alle basse frequenze
generatori di elevata potenza comportano un costo contenuto del singolo watt di potenza
erogata, alle alte frequenze il costo dell'unità di potenza prodotta cresce circa con il cubo della

1- 68

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
potenza erogata dal generatore. Ad esempio, alle frequenze industriali, più elevata è la potenza
inst,1.11ata., più basso è il costo del singolo watt prodotto; viceversa, in alta frequenza, più
elevata è la potenza che può erogare il generatore più costa il singolo watt. Quindi è
preferibile, a parità di potenza attiva erogata, mantenere i campi il più possibile contenuti~
questo lo si ha solo se la potenza reattiva è molto piccola. Tale aspetto è dOIl1Ìnc'1nte anche
sulle perdite per effetto J oule visto che al crescere della frequenza tali perdite diminuiscono
(ricordiamo infatti che: ~q=e+aljCù).

Osserviamo che alle alte frequenze potrebbe essere accettato un effetto reattivo dei circuiti per l'intera banda di
frequenze di interesse solo se esso è uniforme in tutta questa band~ se così non fosse avremmo
un'ampliiic:.az.ione di alcune componenti del segnale rispetto ad altre, andando così a modi!ìcare il contenuto
dell'informazione (costituito dalla somma di opportune sinusoidi dello sviluppo in serie di Fourie.r del segnale
da trasmettere).

, Osserviamo che per eliminare la potenza. reattiva non possiamo pensare di operare (come
viene fatto in Elettrotecnica) utilizzando dei circuiti rifasanti poiché tale rifa.samento
avverrebbe in corrispondenza di un'unica frequenza, mentre alle altre frequenze il circuito
avreb be un andamento risonante, ovvero aì/remmo un comportamento molto selettivo in
frequenza. Ciò vuoI dire éhe eliminando la potenza reattiva nel modo descritto non è più
possibile trasmettere un segnale che richieda un...1. banda di frequenze piuttosto largà perché,
avendo ristretto la banda su cui il sistema telecomurucativo può operare, s1 rischia di
deformare il segnale; questo fatto rappresenta lilla grossa lllnitazione in qu.mto i, segnali
tra.çportano 1m. num:;ro di informazioni tanto più grande quanto più.·largo è iLJor:çr spettro.
Questo è il motivo per c~ ad esempio, un segnale puramente s1nusoidale, cioè costirnto da
tL.l.'unica frequenza, non può trasmettere alcuna infonnazione (e quindi di alcun interesse
applicatiyo)., In conclusione la potenza reattiva deve.ma.."ltenersÌ molto contenuta almeno entro
i limiti della banda cui siamo interessati per la trasmissione delle infonnazioni; ciò si traduce
nella condizione che nel mezzo considerato (dall'espressione:della parte immagin..ma del
teorema. di Poyrrting) i campi si mantengano sostanzialmente bilanciati.

Ossen'lamo che, poiche al campo elettromagnetico è stato associata. un'energia relativamente .alle tòrze che
esso esplica sui mezzi materia1.i, è possibile introdurre anche una quantità di moto ed un momento d'inerzia.
Essi sono indispensabili nella. trattazione di sistemi meccanici che sfrunano le;.energie relativedovme ai campi.
Tale aspetto, però, non viene approtàndilo in questa sede perché i sistemi rranatiin .applicazioni
te!ecomurucative non soho di questo genere.

~~- Defrn;itl, ,dei sistemi di equazioni chiusi (nel dominio del tempo e della frequenza) in cui le
;1 incognite sono i campi, nei vari aspetti esarnÌnati per di'versi mezzi materiali, a questo punto è
importante defrnire almeno delle condizioni sufficienti, sotto fonna di particolari condizioni
sai campi: che pennettallo di trovare una soluzione unica per le' equazioni di :"'bxwell (la cui
esistenza viene data pa scontata) Queste coneliz io!'..] , oltre allè proprietà matematiche per
assicurare l'unicità, devono soddisfare sia requisiti legati al tipo di soluzione cercata sia la
proprietà di causalità del sistema~ visto che le equazioni non tengono conta della fisica
realizzabilità dell'insieme sorgenti-mezzo.
Tali condizioni sufficienti sono i teoremi di unicità che dovranno essere definiti sia per
sistemi nel dominio del tempo sia per sistemi nel dominio della frequeI1Z.:l, o meglio per
grandezze sinusoidali. Inoltre sono da esaminare due tipi di problemi: un problema interno e
l'ù1 problema esterno, a seconda che si vogliano risolvere le equazioni di i\1axweIl all'interno
di un volume limitato o in un volume che, almeno in parte, si estenda alrinfmito (tipicamente
1- 69

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
all'esterno di un volume limitato). In definitiva si individuano quattro classi di teoremi di
wllcità:

Problema Interno nel Dominio del T Problema Interno-ne1 DOm1nlo della Fre
Problema Esterno nel Dominio del Tem Problema Esterno nel Dominio della F

Nel caso del problema interno nel dominio del tempo, si considera una superficie S che
racchiude un certo volume V, sufficientemente regolare da
paterne definire la normale quasi ovunque. Poiché nel S
dominio del tempo le incognite delle equazioni di Maxweil
sono funzioni sÌa dello spazio che del tempo, l'unicità sarà
assÌcmata se verranno assegnate delle condizioni al V
contorno e delle condizioni iniziali; le condizioni iniziali
danno la conoscenza dei campi in tutto il volume in un
istante iniziale, mentre le condizioni al contorno danno informazioni sulle componenti dei
campi sulla superficie S. Ebbene si dimostra che le condizioni iniziali:

VrEV

(che sono limitate ai soli campi e non anche alle derivate prime perché il sistema di equnzioni
è di lO grado), unitamenteallecondizioni>aLcontorno:,

~ x ~s oppure t x ~s > 'v't 2: t o

.. ,:. (oppure una loro combinazione lineare) assicurano l'unicità del problema intemonel dominio
del ~o. Osserviamo che l'aver assegnato le .condizioni iniziali sia sU~. sia su g comporta
l ~aver fissato tali condizioni per ognuno dei campi e per la sua derivaci temporale, dato che
l'lmo è legato alla derivata temporale dell'altro dalle eCfl1azioni di Maxwell. Per quanto
riguarda le condizioni al contorno,notiamo che bisogna assegnare soltanto le componenti
tangenziali e per uno solo dei campi. Da ciò si deduce .che~ ad esempio, assegnato il campo
elettrico soltanto una particolare distribuzione di campo magnetico sarà ad esso compatibile, e
viceversa; essendoci dipendenza fra i campi, dalle equazioni di Maxwell, rassegnare
arbitrariamente le componenti farebbe perdere la risolubilità. al problema. .
Per quanto rigtiarda il problema esterno nel dominio del tempo, si ha una' complicazione
rispetto a quello. interno in quanto oltre alle condiziopi precedenti dovranno essere considerate
anche quelle all'infinito. Esse vengono fomite sulla base della validità del principio di
c,;'1.usalità per sorgenti al fmito, e si tiene conto della propagazione dei campi con. velocità
finita; in tal modo esistera sempre, 'g't;:·to, una sfera di raggio r=c·t (c: velociti. della luce nel
mezzo considerato) all'esterno della quale il campo è nullo (non è ancora giunta in tale
regione di spazio l'effetto delle sorgenti).
Nel dominio della frequenza i problemi sono analoghi ma non essendovi il tempo non si potrà
più parlare di condizioni iniziali, visto che la ID è un parametro; infatti la soluzione dei
problemi di equazioni sono ricavate dall'insieme delle possibili soluzioni relative ad ogni
singola frequenza ID E [O, +co[. Questo implica dover trovare delle condizioni al contorno che

1- 7Q

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
vID definiscano l'unicità dei campi. Per il problema interno nel dominio della frequenza la
soluzione sarà mtica, date le condizioni aI contorno, a meno di soluzioni risonanti.
Per il problema esterno nel dominio della frequenza dovranno essere date anche delle
condizioni a11' cO, ma non possiamo seguire il ragionamento gegilito nel dominio del tempo per
che siamo in condizioni di regime (supponiamo di avere a che fare con grandezze sinusoidali)
e quindi i campi saranno diversi da zero in tutto lo spazio. In questo caso (in condizioni di
regime) non può esistere un. intorno dell'infinito in C1.U il ~1.mpO sia identicamente nullo
perché, siccome è trascorso un tempo infinito dall'accensione delle sorgenti, il campo avrà
avuto modo di propagarsi in tutto lo spazio; si attenuerà, cioè andrà a zero all'infinito. Fra
l'altro, siccome si dimostra che la soluzione delle equazioni di Maxwell nel dominio della
frequenza è una funzione anaIiti~ se esistesse in intorno dell'infinito in cui la :fimzione è
identicamente nulla allora essa sarebbe identicamente nulla dappertutto. Una condizione che
tenga cDnto della fisica realizzabilità è legata al fatto che l'energia si mantenga limitata; ciò
accade se:
:~-

dove C è una costante arbitraria; analoga condizione vale, ovviamente, anche per H. Tale
condizione esprime infatti che i camPi vadano a zero, all'infinito, almeno come l/re quindi il
vettore di Poynting, all'infinito,anili-~ ako almeno come II? PercuÌ ~Icolando.il flusso di
potenza attraverso l.illa qualunque superficie, ad esempio, sferic~ all 'infinito tale superficie
tende all'co CDme r2 e quffidi al più tale potenza rimane costante fino all'co, ma.,non.:vipotrà
essere creazione di potenza all'infinito. Tale condizione però non basta perspecifiearese il
flusso dì potenza va verso l'co o dall'co verso le sorgenti; bisogna allora bisogna imporre
un'altra cond~c:ne.detta condizione di radiazioJW all'co o.di Sommerfeld, cioè:., .~.:~...

dove la quantità ~ è detta impedenza intrinseca del mezzo ed è data da:

e nel vuoto vale: ~ =120 1t n == 377 D.. Osserviamo che in questa condizione di radiazione
all'co è staro sCt!lto il segno "-" anziché il segno «+" (che ci avrebbe garantito anCDra l'unici.tà
della soluzione) perché con quest~lùtima scelta avremmo imposto che il flusso di potenz.'1
fosse andato daIl'infrnito verso le sorgenti e non viceversa. Tra tutte le possibili condizioni di
unicità, quindi, abbiamo scelto quella che soddisfa lUl ulteriore requisito: la causalità, mrvero
un flusso irreversibile di potenza verso l'infinito; ciò è dovuto al fatto che le equazioni di
Ma.....'V,;ell sono reversibili, e quindi ammettono anche soluzioni che dall'cO vanno verso le
sorgenti. Tale condizione esprime il fatto che in un'intorno dell'C() i campi E ed H non sono
del tutto indipendenti ma sono intimamente legati fra loro; ovvero, a meno di infinitesimi di
ordine superiore al secondo, risulta:

E=sH x -i r
1- 71

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
f.

Tale relazione ci dice che il vettore E è ortogonale ad. H e ad ir e, dalle equazioni di Maxwell,
si ricava anche che H è ortogonale ad lr ; quindi il vettore di Poynting resta reale e diretto come
Ìr· Si ottiene cosÌ una potenza reale positiva a cui sarà associato un flusso uscente dalle
superfici chiuse e diretto dalle sorgenti verso l'infinito. Risulta ~i: J
l
S=-ExH
- 2- -
• =-EXl
1
2ç -
~ xE • = l- [~l ( E·E
r - zç r - -
*) -E a(E'l~)] =-E
- - r
l 1~2~

l
r J
Osserviamo che le condizioni di radiazione all'co (da. imporre nei problemi esterni nel dominio
della frequenza) sono banalmente verificate nel caso di mezzi con perdite. J
Dimostriamo ora il teorema di unicità per il problema interno nel dominio del tempo.
Consideriamo la relazione che esprime il teorema di Poynting nel dorn.inio del tempo

1
Supponiamo che eslsUmo due soluzioni delle stesse. equazioni di ~faxwell ~h !lI) ed ~ 10
che soddisfino alle stesse condizioni iniziali e alle stesse condizioni aI contorno. ,Allora i
campi ottenuti per differenza:fra queste soluzioni, cioè:

rappresentanoanch~essiunasoluzione delle equazioni di l\faxweII(per la Iinearità.d.el mezzo)


ma delle equazioni di Maxwel1 omogenee, dato che j campi ~hlli) ed ~, fu.)s~ono generati
- dalle stesse sorgenti Conseguenza di ciò è che il 2° membro della relazione che esprime il
teprema di Poynting è nullo; ma anche l'mtegrale di flusso è nullo perché l'integrando è dato
~: .

s-i
- n =exh·i
- - n = inxe·h=O
--

ed è nullo perché, la componente tangenziale dei campi sulla superficie, :in particolare: _J
t...
el ~ = O, ~nu11a perché per le .
x -,:::;. matesi fatte L x -e 1 IS
1;'....
I~ = L.... x --I:S
eJ ~ . Otteniamo quindi:

~ ! J(el~12
v
+ ~jh{2)dV = -
,
Jcre2~v
v
"
wem

dove i campi sono nulli all'istante iniziale to (per le c.ondizioru iniziali su g ed 11). L'integrale a
2° membro, essendo c>O, sarà sicuramente positivo; pertanto 'v't>!;; il secondo mempro di
questa relazione è negativo. L'integrale a primo membro rappresenta proprio l'energia
elettromagnetica del campo per cui risult."\.:

1- 72

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
È immediato allora verificare che risulta: '

in quanto la funzione energia elettromagnetica deve essere contemporan.eam.ente una funzione


non crescente e, per sua stessa definizione, non negativ~ e che all'istante t=to è nulla. Ma
allora deve essere identicamente nulla. Ciò significa che gli 1ntegrand~ essendo non negativ~
devono essere nulli; ma abbiamo detto che i campi sono continui quasi ovunque, salvo sulle
superfici di discontinuità Ma se l'integrale di una funzione non. negativa, quasi ovunque
continua, è nullo allora la funzione è quasi oVIDlque nulla, salvo eventualmente slille superfici
di discontinuità (dove non è de:fini~ e quindi non ha rilevanza alcuna il valore del campo). Da
ciò si deduce che ~ ed 11 devono essere nulli e cioè che: !!l =~ ed 111 =h'l e cioè che se la
soluzione delle equazioni di Ma."{Well esiste deve essere unica.
Dimostriamo ora il teorema di unicità per il problema interno nel dominio della frequenza.
F accÌamo riferimento, in questo caso, al teorema di POjntmg nel domÌnÌo della frequenza le
cui relazioni che lo esprimono (in termini di parte reale e parte inrrnaginaria dei s~goli
termini) sono date da: /.''';; .•..

y~Ads + ; Gl J(~2 ~< ~2 !;io)dV~ !J crl!i~~:Re(~ 21 f E:I~~));


s - V' -v V·

fs ~i i.ds + ~ Gl VJ(J.LllHi 2_ e11;s!2)dV = rm{\.- ~ Vf E· I;dV]


Assumendo che esistano due soluzioni distinte delle equazioni di MaxwelI @l> Hl) ed
<&,H'l), generate dalle stesse sorgenti e soddisfacenti alle stesse condizioni alcontomo, i
. campi ottenuti per differenza: ,-,"
E = El -E 2
{ H =H - H
1 2

saranno soluzione delle equazioni di Maxçvell omogenee, con condizioni al contorno nulle.
Tenendo conto del fatto che gli integrali di flusso sono nulli (come si~ può verificare
facilmente) awemo che le relazioni prima scritte si riduCDno alle seguenti:

A questo ptulto sono da distinguersi due casi: a) il mezzo ha perdite; b) il mezzo è senza
perdite.
a) Se il mezzo presenta delle perdite allora cer~ente almeno ill10 fra Ez, J.l2 o c; dOvTà essere
diverso da zero; pertanto nella relazione relativa alle parti reali, affmclté la somma di termini

1- 73

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
che sono tutti non negativi sia nulla deve necessariamente risultare che i campi siano nulli. Ad
esempio, se soltanto cr:r=O allora si avrà che ~=O e quindi dalle equazioni di 1vfaxwell anche
H=O, verificando semplicemente l'unicità della soluzione. Tale conseguenza è vera anche se
non tutto il materiale ha delle perdite, ma queste sono Ii:mitatè
ad una piccola regione del volume V racchiuso dalla superficie _S_~
S. Inf.1.tt1 se per quanto detto prima i campi E ed H sono nulli
all'interno della superficie Sj, nella restante parte del dominio
abbiamo da risolvere una problema per cui sulla superficie Si è
data. la condizione al contorno:

'v::;tO

verificata solo se i campi sono nulli ovunque nel volume V.


b) Se iI mezzo è privo di perdite, cioè f:2=~=v-O, allora la prima relazione che esprime il
t~rema di Poynting (quella sulle parti reali) è banalmente verificata, per ogni campo rn, ID.
Per quan.to riguarda la seconda re~azione risulta, per CD;éO: '

e cioè l'energia magnetica media. e l'energia elettrica media immagazzinate nel· volume V
devono essere uguali. Tale condizione è ,verificata. sia che i campi siano nulli, e quindi si ha
l'unicità ~IJ.a,soluzione,sÌa che i campi siano diversi da zero. In quest'ultirit'!;situazione si
perde rU:Wgj~4ella soluzione e le soluzioni che ne derivano sono dette soluzioni Hsonanfi.
· ~ .... Osserviamo . che i risultato a cui siano arrivati non è incongruente con quello~che si ha nel
dominio del tempo; anzi ci sarebbe stata incongruenza. se ci fossero mancate le soluzioni
"Psonanti Infatti saremo gIll.titi al risultato di aver ottenuto la soluzione unica nel dominio
della frequenza, con la sola condizione al contorno, e antitrUsfonnando poter ottenere la
sohrzione unica nel dominio del tempo, a prescindere quindi dalle condizioni iniziali, in
contraddizione con il toorema di unicità nel dominio del tempo. Quindi nel caso del problema
interno nel dominio della frequenza (ov'Vero per grandezze sinusoidali) le condizioni al
contorno ci garantiscono l'unicità della soluzione a meno· di soluzioni risonanti; ma questo «a
meno" è u.n. a. meno molto stretto in quanto si riferisce ad un insieme discreto: numerabiIe di
frequenze, ,ovvero un insieme di misura nulla rispetto aI1 'insieme di tu:tie ,le' possibili
frequenze. ,Cioè per quasi tutte le frequenze vale l'unicità salvo che per un inSieme discreto di
possibili frequenze. Quindi se non stiamo ad una delle frequenze di risonanza. esiste ed è unica
la soluzione a regime delle equazioni di MaxweII, assegnato un forumento sinusoidale;
viceversa se forziamo esattamente ad ID1a frequenza di risonanza, la soluzione di regime non
esiste, perché la soluzione cresce indefinitamente senza arrivare mai a regime. Una soluzione
finita si puÒ avere 5010 se non si forza il sistema, cioè se c'è un'evoluzione libera; quindi le
uniche possibili soluzioni in corrispondenza delle frequenze di risonanza sono le soluzioni
libere che proprio perché indipendenti dal forzamento possono assumere un valore quals'iasi, e
quindi è evidente che non c'è più l'unicità della soluzione. È perfettamente analogo a ciò che
accade nei circuiti a costanti concentrate in cui, se ci sono perdite, qualunque sia la frequenza
esiste sempre la soluzione di regime; cioè comunque si parti si arriva sempre ad lma sohrzione
di regime che è sempre la stessa, dipendente solo dal tòrzamento. Se invece non ci sono
1- 74

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
perdite, allora eccitando il sistema. ci può non essere una soluzione di regime, se si va ad
eccitare proprio ad una frequenza di risonanza (dato che la risposta tende all'co); se non
eccitiamo allora si hanno delle oscillazioni arbitrarie alla particolare frequenza di risonanza a
cui ci si trova Eccitando allora il circuito (privo di perdite} con un segnale arbitrario, ad
esempio 1.Ul impulso, avremo una serie di oscillazioni libere più la risposta forzata alla
frequenza del forzamento, che abbiamo supposto non essere "ma di quelle di risonanza. Quindi
oitre a questa risposta forzata avremo una risposta transitoria che non si estingue mai
(evoluzione libera che dura fmo all'co) e quindi viene meno, ovviamente, l'unicità, dato che la
soluzione all 'co viene a dipendere dalle condizioni iniziali. In defInitiva di soluzioni risonanti
ne devono esistere un'in.finità. mnnerabile affmché qualsiasi condizione iniziale data nel
dominio del tempo possa essere ricostruita sOvTapponendo le soluzioni risDruurti. se
interpretiamo la soluzione nel dominio del tempo in termini sistemistic~ e cioè come una
somma delia risposta forzata più la risposta libera, ci rendiamo conto che le soluzioni
risonanti ci servono a costruire la risposta libera, mentre quelle a regime ci servono a costruire
la risposta forzata. Se esistesse soltanto la risposta forzata avremo che qualunque siano le
condizioni iniziali Ce come sappiamo la risposta forzata è quella che si ottiene per condizioni
iniziali nulle) otterremo sempre e soltanto la risposta. forzata; quindi è indispensabile che ci _
sia anche un modo per costruÌre la risposta libera, la quale ce la costruiamo proprio
SOvTapponendo le soluzioni risonanti. Ecco quindi che ci deve essere la possibilità ~l ven.ii
meno dell'mucità nel dominio della frequenza, grazie alla quale è pessibilericostnrire le
condizioni iniziali a partire dalle soluzioni risonant~ proprio quelle che detenninano le
soluzioni libere in cui viene meno l'unicità. Proprio quello che accade in un sistema, a costanti
concenmte privo di perdite in cui si trova la risposta a regime, si aggiunge la rispnSi::alibera e
i coefficienti della risposta libera vengono scelti in modo tale da soddisfare le condizioni
iniziali (e si hanno tante risposte libere indipendenti quante sono le condiZioni iniziali da
imporre). Nel nostro caso le condizioni iniziali sono:

cioè sono dùe funzioni; quindi di soluzioni libere tali da poter ricostruire le condizioni iniziali
-ne devono esistere almeno tante da poter ricostruire qualsiasi funzione. Quindi ne devono
esisteré almeno 1.Ul insieme munerabile, in modo tale da poter costruire una base neli' insieme
delle ftmzioni (condizioni iniziali) ~ ed h, :in modo tale che qualunque distribuzione iniziale di
campo ~ e di campo g possa essere costruita con una sovrapposizione di evoluzioni libere. Si
capisce quindi anche perché in presenza di perdite c'è sempre un'unica soluzione di regime
:.
perché,se ci sono perdite, i transitori si estinguono e quindi qualunque condizione iniziale non
la si trova più alI '00, cioè la soluzione è effettivamente indipendente da.lle condizioni inizial~,
ed esiste per qualsiasi frequenza. Quindi in questo caso c'è lllla perfetta identità fra dorn.irio
del tempo e dominio della -:frequenza., perché le condizioni iniziali perdono sempre più
d'imponanza per t-7CO.
,
Osserviamo poi che nella dimostrazione che abbiamo fatto in presenza di perdite, abbiamo supposto che ~
(per poter dedurre dall'integrale nullo che !'integrando è quasi oV1ll1que nullo, in particolare che E==D). Nd
punti in cui v=O saremo portati a dire che invece non è possibile dire nulla sul campo. Quindi ci si r:otrcb~
chiedere se l'unicità vale sempre, anche nel caso in cui solo una parte del volume presenta delle perdite (Vedi
figura pagina precedente). Osserviamo a tal proposito che in tale volume non possono esserci delle soluzioni
lièx!re (che rimangono irnp;!rturbate nel tempo) in quanto se ci sono delle perdite ci deve essere potenza
dissipata.. Allora se E ed H sono nulli nei volume con perdite, lo sono anche le componenti tangenziali di E ed
1- 75

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
H sulla superficie Si; in tal caso si dimostra che se il campo elettromagnetico ha ambedue le componenti
tangt!llZia.li nulle su una superficie allora deve essere identicamente nullo.

Consideriamo ora un teorema non più indirizzato alle soluzioni ,del problema delle equazioni
di MaX'VV'ell ma fa delle precisazioni sulle sorgenti che generanò'i campi stessi. Tale teorema è
il teorema di equivalenza o di Lave e rappresenta una formulazione matematica rigorosa del
principio di Huygens. il quale afferma che un qualsiasi insieme di sorgenti effettive può essere
sostituito con un insieme di sorgenti virtuali presenti su un qualsiasi fronte d'onda; in effetti
esso è valido qualunque sia la superficie chiusa considerata. TI teorema di equivalenza dice che
se consideriamo delle sorgenti elettriche e magnetiche, I e Ln, che generano in tutto lo spazio
un campo Q1 ID e consideriamo una superficie chiusa. S (dotata. di normale in ogni punto)
allora si può sostituire a queste sorgenti delle sorgenti superficiali (su S) che sono legate ai
campi dalle relazioni:

dove .Es ed Hs sono i valori del campo CE. ID in corrispondenza della superficie. Tali sorgenti
superflciali generano all'esterno della superficie S lo stesso campo CE. ID mentre all'interno il'" ~,
campo sarà nullo. '::: ':~' ".'-: "..

Per dimostrare tale teorema indichiamo con @', H') iI nuovo campo generato dalle sorgenti
superficiali, definito come:

o (

Ef={O peTr eV per [eV


o
(V: interno di V)
.J-

E per I ~V per r ~V

Dobbiamo verificare se sia soddisfatto il teorema di u.'1icità, ovvero se siano soddisfatte le


equazioni di Ma..'TIVeIl, le condizioni di radiazione all'et) e le condizioni di raccùrdo sulla
superficie S. La prima condizione è banalmente verifièata all'interno della superficie S dato
che i campi all'interno sono nulli Ce la soluzione identicamente nulla è una soluzione delle
equazioni di Maxwell omogenee); all'esterno anche la seconda è soddisfatta perché il campo
'. c è rimasto invariato e quindi se nella condizione originaria era soluzione delle equazioni di
J
:c MaXV7ell ed era soddisfatta. la condizione di radiazione all'co, anche ora tale condizione sarà
soddisfatta.. Per le condizioni di raccordo ricordiamo che risulta: J
1- 76

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =) J
?v'fa i campi all'interno della superficie S sono nulli e quelli all'esterno sono proprio i capi E
ed li ovvero risulta effettivamente:
ì-

Dunque il teorema di unicità è valido e quindi la soluzione ffi', H') è unica; resta quindi
dimostrato il teorema di equivalenza. Osserviamo che proprio per la costruzione di tali campi
che sono state introdotte le correnti magnetiche, per avere le equazioni di "Nla.TWell
simmetriche rispetto alle sorgenti. Osserviamo che in questo teorema non è mai intervenuta la
condizione che le sorgenti originarie fossero contenute all'interno della superficie S; nOD; si è
fatto alcun riferim.ent9 al fatto che tutte le sorgenti dovessero essere sostituite con quelle
equivalenti. Quindi J~,P9tenza di tale metodo sta nel fatto di poter sostituire solo una parte
delle sorgenti o. ancora çti più, considerare una regione dì spazio vuoto in cui neUasituazione ..
originaria c'è un campo generato da una certa distribuzione di sorgenti e nella situazione.
equivalente avere sulla superficie (che circonda tale regione di spazio) delle correnti
superficiali che generano tmcampo nullo all'esterno di tale superficie e a11 'intemo.lmcampo
. uguale ed opposto a quello già esistente, mmodo tale che il campo globale al1'lntemodella
superficie sia nullo; ci si può fucilmente convincere allora che invertendo iI segno delle
correnti superficiali è possibile ottenere un campo nullo a1l'este..mo della superficie è un
campo diverso da zero all'interno di essa..
Uno dei vantaggi derivanti dall'utilizzo di tale teorema di equivalenza è dovuto al fatto di
operare con grandezz~ superficiali e non volumetriche (quIndi gli integrali di campo saranno
bidimensionali e non tridimensionali). :rvfa raspetto più Ìmpcirtante .sta nel fatto che T analisi
dei cmnpipuò essere effettuata anche con delle approssimazioni per cui, se ipotizziamodi
conoscere il campo elettromagnetico in corrispondenza di una regione di spazio (ad esempio
nlisurandolo sperimentalmente), possiamo calcolare da questo delle sorgenti fittizie e
calcolarci :il campo in tutti gli altri punti dello spazio, in maniera approssimativa.
L'_approssimazione è dovuta alla non precisa conoscenza dei campi che por.a a forr.ire delle
condizioni di raccordo non congruenti, O"\lvero a dei valori sulla superficie del campo ottenuto
dalle sorgenti fittizie diversi ad quelli misurati; anzi questa. differenza può dare llIl..1. misura
sulla bontà delle approssimazioni farte.
Osserviamo che snidi are i campi generati dalle sorgenti equiva1enti è come snIdiare lUI
problema es"..erno e quindi avendo a disposizione due condizioni di raccordo (componente
tangenziale di E ed H su S) potremmo pensare ad un SQ\rrarillumero di condizioni, dato che per
iI teorema di unicità per il problema esterno ne basta solo una. In realtà tale quantità di
condizioni è importante per avere un campo nullo interno ad S.
Una formulazione alternativa del teorema di equivalenza pennette di limitare ad una le
condizioni di raccordo; si ottiene ciò riempiendo il volume racclùuso dalla superficie S di un
conduttore elettrico perfetto (o magnetico perfetto), ottenendo automaticamente che il campo
all'interno di S sia nu110 (il conduttore elettric-O perfetto impone che iI campo all'interno del
volume sia nullo dato che per esso G-?-CC e quindi deve essere necessariamente E==O altrimenti

1- 77

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
si avrebbe una densità
di corrente I=aE che
tende all'infinito, il che
è impossibile con
sorgenti finite).
Osserviamo che il .---/'
condrUiore non occupa V
:interamente tutto il
volume ma è distante dalla superficie di una spessore infinitesUno dato che nella situazione
originaria il campo è diverso da zero in tutto lo spazio e quindi anche le componenti
tangenziali del campo sulla superficie sono diverse da zero, mentre per il conduttore elettrico
perfetto le componenti tangenziali del campo elettrico sono nulle sulla superficie. In questa
formulazione alternativa si ha che il campo all'esterno è dOv1Ito soltanto alle correnti
magnetiche superficial~ definite da:

Ciò lo si dlmostra ricorrendo ancora una volta al teorema. di unicità. per il problema esterno, il
quale ci dice 'che se è verificata la condizione al contorno sulla superficie S e le èmidiiioni di
radiazione all'infinito allora il campo generato all'esterno del conduttore è lo stesso che si ha
nella situazione originaria all'esterno della superficie S.
Osserviamo che le condizioni di rru:Iiazione. all'infinito sono ovviamenteverificafe mentre la
condizione al contorno sulla superficie S è la seguente:

dove il campo .E' è quello generato in presen.Z:i del conduttore' elettrico perfetto. Osserviamo
che a sinistra della superficie S, dato che la componente tangenziale del campo elettrico sulla
superncie del conduttore è nulla si ha che inx 'E ' ì 18 =O; quindi, per come è stata defillita la
densità di corrente magnetica superficiale, risulta:

cioè è verificata la stessa condizione al contorno. Dunque per il teorema di Unicità il campo
generato all'esterno del conduttore è lo stesso di quello nella situazione orig:in.1ria (all'esterno
della superficie S). Osserviamo che con questa fonnulazÌone alternativa del teorema di
equivalenza abbiamo visto che in presenza di un conduttore elettrico perfetto le sorgenti
equivalenti si riducono, però il problema è diventato piu complicato poiché dOvTemo risolvere
un problema esterno non nel vuoto ma in presenza di corpi conduttori (che sono proprio i
problemi che ci si pone da risolvere nella maniera piu semplice possibile). In effetti sono
poclù i casi in cui questo tipo di problemi possono essere risolti in fonna chiusa, ovvero
analiticamente; questi casi sono quelli in cui le geometrie dei conduttori si sposano con uno
degli undici sistemi di coordinate in cui tali problemi sono risolvibili analiticamente (in cui,
sostanzialmente, è possibile applicare il metodo della separazione delle variabili. Osserviamo
che un discorso analogo può essere fatto se consideriamo un conduttore magnetico perfetto per
il quale, ovviamente, i campi saranno generati dalle sole correnti elettriche superficiali.
1- 7&

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Consideriamo ora un altro importante teorema, il teorema di reciprocità, che mette in
evidenza la. relazione esistente fra due campi elettromagnetici generici, generati da. sorgenti
differenti. Consideriamo allora due differenti sorgenti che generano due differenti campi
elettromagnetici:

([l,Imi) ~ (E 1 ,H 1)
{Cb ,[m2) -7 (E2 ,H 2)

Essi soddisfano separatamente alle relative equazioni di iYfa'CWell:

Y' x El = - jmJ.l.Hl - Iml Y' x E 2 = -jcoJ.l.H 2 - Im2


{ y x Hl =jCDEE +I { y x Hz = jCùEE +I
1 1 2 2

Andiamo a considerare il vettore: El x H 2 - E.2 x Hl (che non presenta alcun significato


fisico) e calcoliamone la divergenza; avremo: . :.~ ::-:.

V .(EI ~H2 -.: El x Hl) == Hl . V xE I - El . V X H 2 - Hl . V x El + El . V X H1';;"i -


. .

= Hz . (- jCù J.l.Hl - ImI) - E l . (jCùEE 2 + I2) - Hl .( -jCù J.l.H 2 - ImZ) + E 2 • (jCùeE1':r. Il)
Semplificando i termini simili avremo:

Passando ad. integrare su di un voltnne V, di frontiera S, contenente (ovviamente) tutte le


sorgenti, avremo (applicando il teDrema della divergenza): .

f(E 1 X Hz -Ez xH 1)olnds= J(II ·E 2 -I 2 .E1)dv- J(Iml .Hz -Im2 .H1)dv


S V . V

Dalla sola applicaziGme di risultati matematici (e dalle equazioni di .MaxweIl) si è giunti


all'espressione del teorema di reciprocità, secondo Cl.U le espressioni dei due campi sono legate
alle sorgenti degli altri.
Come caso particolare analizziamo quello per cui l'integrale superficiale si annulla: ciò si
,,;erilica. o quando (banalmente) le sorgenti sono nulle o qllill1do la superficie S coincide con
qu.ella di un conduttore elettrico (o magnetico) perfetto oppure' quando la superficie Stende'
all'infinito. Nel caso in cui la superficie S coincide con quella di Wl conduttore elettrico (o
magnetico) perfetto allora, pennutando il prodotto misto sotto integrale, ccmparuanno le
componenti tangenziali del campo elettrico (o magnetico) che, come sappiamo, sono nulle su
un conduttore elettrico (o magnetico) perfetto. Dimostriamo ora il caso in cui la superficie S
tenda all'i.nfmito in base alla condizione di radiazione alrco (o di Sommerfeld), ovvero:

1- 79

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
cioè per r~, a meno di infllÙteslmi di ordine superiore al primo, risulta: E == t;H x Ir; quindi L
l'integrando a primo membro lo possiamo scrivere come:
r.-.'·

Semplificando i termini simili e ricord..mdo, sempre dalle condizioni di radiazione all'oo, che i
campi ali 'infinito sono almeno degli infinitesimi del primo ordine si ha che:

Al tendere di r all'.infinito abbiamo allora che l'integrando risulta essere un infinitesimo di


ordine superiore ~Isecondo, mentre la superficie S tende all'infinito come 2, e quindi
l'integrale va a zero. In tali condizioni abbiamo cherisuIta:" -

Osserviamo però che tali. integrali, di volume possono essere limitati solo allo spaZIo
contenente. le sorgenti, visto che a1l'es+..erno di questo esse sand nulle, owero possiamo
. ,~.~

scnvere:

dove VI e V z sono i volumi in cui sono contenute le relative sorgenti Se però il secondo
membro della relazione che esprime il teorema di reciprocità non cambia (al variare della
S11perficie, non più in:fmita, che contiene le sorgenti) allora anche iI primo membro non dovrà
cambiare; pertanto anche se la superficie è al Imito e contiene tutte le sorgenti il flusso del
vettore El x H: - E 1 x Hl deve essere nullo. L'utilità di questo teorema la si valuterà meglio
nello st"ù.dio delle antenne dato che ci pennetterà di dimos~are che il comportamento di
un'antenna in. ricezione è lo stesso di quello in trasmissione. _
Osserviamo che la dimostrazione del teorema di reciprocità è stata fatta supponendo
implicitamente valide le proprietà di Iinearità., di omogeneità nel tempo, di non dispersività.
nello spazio e di isotropia, cioè le proprietà di cui gode un mezzo nOrIIllÙe (proprietà che, fra
l'altro, ci hanno permesso di scrivere le equazioni di Maxwel1 nella forma utilizzata). P.oiché
l'isotropia rende solo le costanti dielettriche degli scalari allora si può pensare che il teorema
di reciprocità valga ancora per mezzi non isotropi, nell'ipotesi però che sia verificate le
condizioni:

1- 80

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
e analoga condizione per la matrice J.L, condizioni che permettono di fare le stesse
semplificazioni fatte fra i tennini simili nel caso di mezzo normale (nelI'espressione del
;-
vettore El x Hl - El x H 1)' Quindi solo se le matrici =E e j.l. sono simmetriche allora il
. -~!::::::::Ii:

teorema continua ad essere valido. I mezzi per cui sono valide queste ccndizioni di simmetri~
e per i quali è valido il teorema di reciprocità, sono detti mezzi reciproci ..
'i--
.,
;3 Cominciamo adesso ad esruninare delle soluzioni per le equazioni di MaxwelI nello spazio
vuoto (prop~oazione libera), senza preoccuparci delle sorgenti, in ccndizioni di omogeneità e
di semplici discontinuità; dobbiamo allora risolvere le equazioni di Ma.xwell omogenee, cioè:

Y' x E = -jcoJ.l.H
{ V x H = jCùEE

:;- ,
"

valide nelle regioru m cui non vi sono le sorgenti del campo. Anche in tali ipotesi
semplificative la soluzione del problema è alquanto complicata, visto che si tratta. di risolvere
un sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali. Possiamo però pensare di c.ostruire
delle soluzioni mediante sovrapposizione di soluzioni particolmi di più semplice definizione
(ricorrendo sostanzialmente al principio di sovrapposizione degli effetti). Le' soluzioni
particolari che andremo ad analizzare sono ~e, caratterizzare daI fatto che i campi
sono costanti su interi piani ortogonali ad una direzione fIssa (che si dimostrerà essere proprio
la direzioni m cui si propaga ronda). È chiaro che siamo di fronte ad una soluzione. non
fisicamente real izzab ile poiché campi costanti su mteri piani (quindi fT..no all'co) Ìmplicano che
al campo elettromagneticc sia associata una energia ID:finita; irrfutt:i il vettore di POyTItmg si
'. _::: mantiene costante su questi piani e quindi quando si va a calcolarne il flusso esso diverge.
Inoltre tale distribuzione di campo non p_otrà essere generata da sorgenti qualsiasi ma
dOVTanTIO essere anch'esse uniformemente distÌibuite su dei piani. Nonostante il livello di
astrazione relativo a tale soluzione ci sono alcuni buoni motivi perché esse vengono introdotte.
Innanzitutto perché sono le più semplici soluiioni delle equazioni di Maxwell omogenee;
inoltre localmente molti campi sono approssimabilì ad un'onda piana. Infme in un qualunque
semispazio omogeneo il campo è ricostruibile per sovrapposizione di .onde piane (sempre che
esso soddisfi le equazioni di Max-well).
Osserviamo inoltre che anche i raggi ottici obbediscono essenzialmente alle gtesse regole a cui
obbediscono le onde piane. In generale è llll'onda ogni funzione dello spazio e del tempo che
possa esprimersi nella forma:
,~
fez, t) =fez - et)

Osserviamo che se per og1l1 COppia di


variabili (z,t) si ha che:

z-ct = costante

arIora la :f(z, t) avTà nel tempo la gtessa ,,"-_ _ c A-l: __--l"'1~


foIm.."ì, al variare di z.
Per la soluzione delle equazioni di
Maxwell, scegliamo un sistema di riferimento cartesiano in modo tale che 1 C<;'1.mpl srano
1- 81

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


?
:':"'- Buono Studio! =)
costanti su piani ortogonali all'asse z; in tal modo i campi sono dipendenti soltanto dalla
coordinata z (oltre che dalla frequenza), ovvero:

Thmque le .derivate parziali dei campi rispetto ad x ed y sono nulle e derivata rispetto a z
diventa una derivata totale. Esplicitiamo le equazioni di i\-fax'tV'ell per ciaScuna componente del
campo ricordando che il rotore è esprimibile come il determinante di un' opportuna matrice,
ovvero:
... A .,. ,.. ... ':'
Ix ly 1z Ix ly 1%
Ò o -o = o o a òE .. BE .. ,..
VxE=
- - =- ;;;ix.+ &~Ìy+Oiz
'"'
ox By Oz fa.
Ex Ey Ez: Ex By Ez

Esplicitando per ogni componente a"Vremo allora:

dE y • dR
= ]'msE
dz- = -JcouH
-- --_Y
. x dz x

(#)-- ~x =-j(j)Jili y dH x
dz
=jmsEy
O=-jm~z
-.' ;'
t= jCileE,

Dalle ultime di questi sistemi di equazioni SI ncava immediatamente (per Q):;:O) che le
componenti dei campi lungo z sono nulle, cioè: Ez=H;;=O; in tal caso si suoI dire che il campo
è tutto traS'?erso alla direzione z (cioè il campo ha componenti diverse da zero solo nelle
direzioni ortogonali all'asse z, lungo le quali é anche costante). Consideriamo le equazioni di
lVfa...""ffiTell alle divergenze:

NeU'ipotesi di mezzo omogeneo ed isotropo (e inoltre supponendo di essere in regL.-rne


puramente sinusoidale, in modo che E ed H rappresentino i fasori dei campi) a',rTemo:

)
u.H = O
(\7. .- f) -dz
dHz: - O
-
=>
fH z =cost
.
lEz: =cost
IV.sE =0
'" -
ldEz:
dz
=O
.

Quindi il campo risulta avere componenti lun~o la direzione z costantemente uguali a zero.
1- 82

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Dalle rimanenti quattro equazioni delle (#) si ottengono i seguenti sistemi di equazioni del
primo ordine: .

dE
x • dE ·--,i
--
dz
= -JCDuH
. Y
-_Y
dz
= J' CD r !JI :t
I

dH y . dR. .
--=-JCDEE
d.z ;t.
--~
dz
= JCùc:E y

Questi due sistemi di equ.azioni differenziali sono perfettamente an..'1loghi (quindi trovata la
soluzione per uno si ottiene anche quella per l'altro); consideriamo il primo sistema e
deriviamo rispetto a z la prima equazioni, sostituendovi la seconda, ov-vero:

Ponendo: k = ID ~, che è detta costante di propagazione del mezzo, avremo:

Come sappiamo l~ soluzione generale di questa equazrone differenziale del 2 c ordine


(omogenea) è del tipo:

dove le costanti A e B (cos<"L3...TJ.ti rispetto a z) le abbiamo indicate con E; ed E~ mquanto il


termine in cui compare E; (cioèE~ e-j~ corrisponde, nel dominio del tempo, ad 'un'onda
sinusoidale che viaggia nel verso positivo dell'asse Z, mentre adE~ è associata nel domi:r:ùo
del tempo rut'onda smusoidale che viaggia nel verso negativo dell'asse z. Infatti a. . .'TetnO che
':-.
risulta:
>.

,Abbiamo quindi un'onda cosmusoidale che viaggia nel verso positivo dell'asse z celi una
velocità v f = (:) , detta velocità di fase,
. k
e che rappresenta la cosiddetta onda progressiva.
,
Analogamente per l'altro tennlne avremo:

che rappresenta la cosiddetta onda regressfva.

1- 83

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Per quanto riguarda Hy avremo, analogamente, che risulta:

.
OSSeTVlaInO ch e il tennme
. - k = ID .Jeu
mtL m~
'= -
!-!.
Jf 1
=-,
ç
d
aver ~...l____..
~ 'e l".unp~ mtr.wseca del

mezzo. In defInitiva si ha:

r ; t l:z-E-:t e 1:z)
H Y(Z)=..!.(E+e- j J
...,

Le soluzioni generali a cui siamo giunti sono allora:

Ex (z,m) = E; (Ci) )e-jkz + E; (Ci))e+.iU


{ Hy (z,Ci)) = ~ [E; (CD)e - jkz - E~ (CD )e jkz1

dove la dipendenza da Ci) è non lineare dato che è insita nelle espressioni di k e·C; (visto che in
generale anche e e ~ dipendono. d..1.. Ci)). RisaI vendo l'altro sistema diequ..l,.zioni si ottengono
delle soluzioni analoghe; ovvero:

I
:(-.

Ey(z,ID) = E;(Cù )e-~ + E; (<D)e+J~' .


lH;t (z,m) = - ~ [E;(~) )e- - E; (ro )e 1
Jkz Jkz

ottenute ruotando le soluzioni precedenti di 90° in senso antiorario (imma.ginando di gu...1.rdare


il piano (:.;;y) con la testa rivolta nel verso positivo dell'asse z).
Volendo vedere l'andamento nel tempo dei campi bisogna antitrasfonnare secondo Fourier,
considerando la sola onda progressiva E; (m)e-jk;: avTemo:. , __

Ci accorgiamo subito della difficoltà che presenta tale operazione, vista la non lineare
dipendenza di k da ID, Il caso più semplice in cui c'è dipendenza lineare della costante di
propagazione dalla frequenza è quando si ha a che fare eon mezzi non dispersivi; in tal caso,
1 .
infatti, avremo che sia E sia ~l sono indipendenti da CD. Indicata con Vf la quantità: ~ (che
'Yt:~

1- &4

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
rappresenta la velocità della luce nel mezzo in esame, ma che è anche detta velocità di fase)

avremo che risulta: k = ~. Quindi l'antitrasfonnata diventa:


Vf

, -, Detta allora e;/(t) la antitrasfannata di E:/(Cù) avremo che risulta, per il teorema della
traslazione) :

AnalOglUJlente per la parte regressiva avremo che risulta: e; (t, z) .= e; ( t + :il: In genen'le,

quindi, il campa elettric{) caratterizzato da onde piane sarà costituito da un irlsieIIled,i onde
progressive,eregressive; osserviamo che quello che si muove nello spazio, nella diffusione del
campo, non è nulla di materiale, ma si intende con onda di campo il profilo che istante per
is+.ante viene definito dal modulo dei campi stessi in tutto lo spazio. È proprio la vari~j1ità nel
tempo di tale profilo che caratterizza ii motoondruatorio delcampo;ovviamente,:u.I:t",discorso
analogo può essere fatto per il campo magnetico. , ' ':~-'-' .
Relativamente all'onda progressiva, quinài,il campo elettromagnetico è costituito da due
vettori. uno di campo elettrico e uno di campomagnetico~ proporzionali fra loro e ortagonali,

ì"

c~e si propagano nella direzione ortogonale al piano di appartenenza; ovviamente analogo


dlSGOrSO vale per ronda regressiva. Osserviamo .
che il fatto che E 1. H 1. 11. (ovvero calupo
elettrico, C3lllpO magnetico e direzione di
propagazione costituiscono una tema levogira)
è, in real~'1, lilla conseguenza di lilla delle
condizioni di radiazione all'infinito', ricordiamo
infatti che risulta:

Tale relazione può essere anche scritta


equivalentemente in questo modo:
1- 85

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
il che equivale a dire che il campo elettrico è ortogonale al càmpo
magnetico e alla direzione
di propagazione, a meno di infinites:i:mi di òrdine superiore rispetto a 1fr, Quindi localmente,
nell 'intorno di un punto su una sfera ali' co (o"VVero a grande distanza dalla sorgente che, ad
esempio, può essere un'antenna) il campo si comporta come un'onda piana.
Per quanto rigu..1!da il vettore di Poynting, relativamente alI'ond..1. progressiva si h..'t che:

....
+~ +~ e'
-.,
s=exh=e h i =_x_ 1
- - - :t 'Y z. ç t:

espressione che, coerentemente con la condizione di radiazione alI' infinito, evidenzia come
l'energia vada dalle sorgenti verso l'infinito e non viceversa.
Se il mezzo in cui si propaga il campo elettromagnetico è dispersivo non si potrà più parbre,
in generalè. di fronte d'onda che si prop~o-a poiché vi saranno delle artenuaziom che potranno
esserediv"eI'Se da pmlto a punto; nella trattazione analitica, vista la difficoltà che si avrebbe
nell'operazione di antitrasformazione, fàremoriferimento non a grandezze ::J-trasfonnate ma a
fasoti, cioè a grandezze slllUsoidali, vista anche la notevole importanza applicativa per questo
tipo di segnali. Per un fissato valore di (j) (che è quindi diventato un parametro) abbiamo
ancora a. che fare con fenomeni di propagazione di onde progressive e regressive,(se i campi
sono tali da soddisfare le proprietà richieste per lavaliilitàdelle equazioni di:Maxwell),.ma la
condizione, di dispersività, del mezzo si ,ripercuote ,sul fatto che. g e' p. sono delle quantità
" oomplessee,quindianche la oostante di propagazione ~:t tale; lnfatti; acl esempio, per un
" plasma. con collisioni sappiamo che {.,è_ complesso e quindi sarà tale anche k Essendo
k =(fJ~gtJ. ,cioèla radice quadrata di ~nunJ.er? complesso, possiamo scriverlaintennini di
parte reale e parte immaginaria nel seguente'modo:

k = f3 - ja.
Carne si nota della radice quadrata si è scelta la determinazione in cui la parte immagi..,J·,laria è
puramente negativa in quanto, nell' espressione che defuùsce il campo, avremo che:

e - jkz =e - j;3ze - j(- ja)t: =e";' jP~e-az


e quindi' otterremo un campo che si attenua nel verso positi'jo dell'asse z. Ad esempio per
Fonda progressiva si ha: e-l- (.z -t) ,
• ~ I

ov'Vero avremo una andamento come quello


rappresentato a lato; quindi dopo Wl certo
tempo .6t abbiamo ancora un'onda
si.."lusoidale ma la cui ampiezza si è ridot"'..a in
1- 86

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
maniera esponenziale. In linea di prinCIpIO però, finché il segnale risulta essere
sufficientemente più grande del rumore, è possibile ancora trasmettere informazioni, anche se
il mezzo ha delle perdite. È evidente che se scegliamo la determinazione della radice la cui
parte imIrulginaria è invece puramente positiva giungiamo a. co:p.c1usioni prive di significato
fisico. Inf'h.tti avremo che un segnale, che viaggia in un mezzo con perdite, anziché attenuarsi
si amplifica e quindi un'energia che invece di dissiparsi in parte (perché il mezzo ha delle
perdite) m.unenta, il che non è fisicamente possibile.
Cominciamo ad ~lizzare il caso in cui il mezzo, alla frequenza del segnale considerato, sia
senza perdite, cioè per cui risulta a=O. In tale ipotesi l'espressione del campo nel dominio del
tempo (relativamente all'onda progressiva) non sarà una qualsiasi funzione di z e t ma sarà la
funzione cosinusoidale CDSÌ defmita:

e; (z, t) =IE;lcos(mt - j3z + -r()


che è un' onda che si sposta con velocità costante (ottenuta come rapporto fra il percorso
compiuto da un punto della cosinusoide nell'unità di tempo), velocità che può essere ottenuta
COnSiderando che l'argomento del coseno rimanga costante, cioè che ~ti: '.

CDt - [3z + T't =cast


Da ciò si ricava:
CD 'lì + - cos t.
z=-t+----
·13 P
e quindi la velocità con cui ci si deve spostare lungo Fasse z per vedere 1'onda sempre la
stessa è pari a Cù/~. Poiché l'argomento del coseno è una fase allora tale velocità. CDn cui ci si
deve muovere per vedere costante tale f~e prende il nome di velocità di fase e la. indicheremo
come:

. h l. . h . ,
Nel caso di mezzo senza perdite k=I3 e quindi si hà c e: v f = r:::::-:; SI osser-ll c e SI puo
.yc!-l .
parlare di velocità. di fase solo se Fonda è smusoidale, altrimenti non potremmo defInire una
velocità di fase. Abbiamo allora che il campo è costituito 4a due onde sinusoidalì che si
propagano con velocità VE nel verso positivo e negativo dell'asse z; questo particolare
andamento nel tempo e nello spazio del e;>«z/c:)
campo ci pennette di definire delle e (:z,o)
caratteristiche specifiche dell' onda stessa. ~
Riportiamo su un grafic0 l' andmnento di
exez,t) in funzione di z (considerandone, per
fissare le idee, la sola onda progressiva)
tracciandone prima l'andamento per t=O;
dopo un intervallo di tempo .6.t, poiché l'onda
si sposta con velocità di fase Vf., essa sarà
1 - 'l:7

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
traslata rigidamente nel verso pOSItIVO dell'asse z di wa quantità pari a .6z=Vf.1t. La
particolare espressione dell'onda la rende, oltre che periodica nel tempo, anche periodica nello
J
spazio, visto che r argomento è funzione di z attraverso J3. Allora come è definito tm periodo
r
temporale è possibile defmire anche Wl periodo spaziale, il quale ci indica di quanto bisogna !
spostarsi nello spazio affinché si ritrovi lo stesso valore del campo (avente la stessa
pendenza), owero la distanza spaziale fra due picchi o fra due nulli successivi della funzione.
A.ffmché ciò sì verifichi bisogna spostarsi di una quantità A tale che Af)=21t (per un fISsato
istante di tempo); t..'l.Ie distanza è detta lunghezza d'onda del segnale smusoidale e vale:

f- co]
[ - 21t

Più è alta la frequenza f e più piccola è la lunghezza d'onda A. Osserviamo che tutto ciò che
abbiamo detto rmora vale solo se si considerano delle onde sinusoidaIi
Nel caso in cui vi sono delle perdite, cioè ~O, allora sarà presente un tennine del tipo e....q.z
che definisce un andamento attenuato nello .
spazio, cioè l'onda sarà comunque smusoidale
ma .smorz..'lta (il cui mviIuppo è rappresentato
proprio tal tennine esponenziale e~~ ). Poiché
Ìn questo caso ad un moto dell'onda è associata
un'attenuazione, la velocità di moto dei singoli
punti dell~. stessa non è più costante per cui non
è più possibile parlare di motodell'onda,.intesa.
-
'v

come velocità. di ognuno dei singoli punti che la ....


costituiscon-o~. -Se l"attenuazione ,è molto forte· è .. - /'
possibile parlare solo di qualcosàéhe si deforma ma non di qualcosa ch.esi propaga (che si
muove). Viceversa se la smusoide è qua~i c.ostante, cioè si hanno molte oscillazioni pri:ma che
si abbia un'apprezzabile riduzione dell'ampiezza dell'on~ allora è possibile ancora
continuare a parlare di velocità con cui l'onda si propaga (visto che la velocità dei singoli
punti è quasi la stessa), solo che bisognerà considerare anche un'attenuazione del modulo
dell'onda per mezzo di un coefficiente di atier.uazione C!.. Quindi per effetto delle perdite nel
mezzo alla propagazione dell'onda è associata lilla distorsione (attenuazione) del segn..'Ùe
stesso (della fonna d'onda); pertanto potremo parlare ancora di velocità di prop~o-azione
dell'onda soltanto se tale attenuazione è trascurabile. Le attenuazioni saranno nel verso
positivo dell'asse z per le onde progressive mentre saranno nel verso negativo per le onde
regressive. Logicamente allontanandoci an'co avTemo che l'ampiezza delle onde cres~
indefmita....-uente; ciò non deve meravigliare visto che le onde piane sono un qualcosa di non
fisicamente realizzabile.
I casi più interessanti sono comunque quelli riguarda..~ti i mezzi in cui le perdite sono molto
l:ìmitate e nelle applicazioni a carattere telecomunicativo i campi in gioco non devono subire
alterazioni tali da modificare il contenuto dell'informazione; pertanto si scelgono delle
frequenze di operazione alle quali le perdite sono trascurabili Ce ciò è possibile poiclié, se
ricordiamo l'andamento di SI ed S2 in funzione di (D, abbiamo che ~2 presenta. intere bande in
cui è prossima a zero).
La trattazione futta finora è stata abbastanza semplice avendo considerato tma singola onda
piana, mentre se le onde sono più di una non si potrà più considerare un sistema di riferimento
1- 88

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
,
in cui l'asse z coincida con la direzione di prop~~zione di tutte le onde, ma al più per una.
--~

Pertanto bisogna trovare una espressione la più generica possibile per un'onda piana che si
propaghi hmgo 1Ul'arbitraria direzione (facciamo ciò per un'onda progressiva dato che per
l'onda regressiva basterà utilizzare gli stessi risultati ruotati diJ&OO). Ricordiamo che un'onda
piana è caratterizzat..1. da campi ortogonali alla direzione di propagazione; quindi se
indichiamo con lk tale direzione avremo:

nonché risulta: H = ~ i k x E. Ricordiamo l'espressione di un'onda piana (progressiva) nel

caso particolare in cui la direzione di propagazione coincida con l'asse z:

È immediata allora la generaI jzza.zÌone di tale X'


espressione qualora si consideri non più una
componente del campo (uno scalare) ma un
vettore di campo generico, propagantesi in una
generica direzione lk' Tale espressione è data
considerando che pOSSIamo scnvere,
alI' esponente: .
r
z
kz = ki z . r_ =-
k .-r I i
:z:.1
, I

y. - - - - - -"'
e qum'di: E = E e - J!'!, TI vettor~ ~; k i 'è detto
- -o -
vettore di propagazione e non sarà del tutto y'
arbitrario dato che il prodotto scalare di tale vettore per se stesso,pt'0dotto pari ak2 , dovrà
essere pari, per definizione, a: .
,

In gene.--ale:
!:=kxTx+kj'ry+k%~

Osserviamo però che in g"'...nerale e e ~ possono essere delle .quantità complesse; quindi in
generale ~ può essere un vettore complesso in cui tutte le componenti sono in fase fra loro, Ci
chiediamo allora se l'espressione generica del crunpo vale anche se t.1.1e condizione non sia
verificata, cioè se ~ è un vettore complesso con componenti sfasate come si vuole ma che
rispetti la condizione che k· ~ = CD 2èJ.!.. In tal caso non potremo parlare più di campo costante
su di un piano reale poiché, in generale, k non sarà proporzionale ad un vettore reale ma ad.
uno complesso; quindi l'ortogonalità in senso hermitiano, E . k=O, non ha più alcun senso
geometrico, Se però prendiamo un campo elettrico per cui go . k=O (campo ortogonale al
vettore di propagazione) esso sarà soluzione delle equazioni di Maxwell ed avrà un legame

1- 89

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
l
con il ~po magnetico dato da: H = - k x E ; verificheremo esplicitamente ciò in Sègtlito
(j)J..L
esplicitando le equazioni di Maxwell nel dominio del vettore d'onda.
Uno dei casi che si potrà presentare è chek sia complesso, cioè :abbia componenti complesse,
anche quando g e J..L sono reali, cioè il mezzo è senza perdite. Abbiamo infatti che essendo in
generale: ~klSX+ kyiy+ kziz, abbiamo che la condizione k·!ç =(D2gJl si traduce in:

k·-
k == k x- '" + k 2 + k-? == (j) ~... SU
- y z .

espressione che ci dice che le tre componenti di ~ non sono arbitrarie poiché conoscendone due
la terza è uruvocamente determinata. da questa. relazione. Una possibile scelta è allora quella
per cui: k; + k; > (j) 2é:Jl e quindi k~ sarà negativo, ovvero kz complesso, come avevamo
precedentemente detto.
Considerando 1m mezzo senza perdite vediamo come deve essere fatto il vettore k affinché sia
soddisfatta la relazione: k:. k: = ID 2gJl; essendo in generale ~ un vettore, complesso, possiamo
espzjm.erlo in termini di due vettori reali, ~' e k", che ne de:fmiscono la parte reale e la parte
immaginaria, rispettivamente, cioè risulta: !ç-k'-j!ç".Avremo allora: '". . ".l~

Poic.'1é il mezzo è s~ perdite il secondo membro ditalè· relazione è reale:,' e quindi il


coefficiente.dell'immagirulriodelprimo'membro deye esserenuIlo, ovverodeve~tare:
. . --.:. ; ..:::... ; ..
-~.,-'

cioè i vettori reali 1ç' e 1ç" (parte.. reale e parte immaginaria di Kl sono ortogonali fra loro.
Vediamo come è tàtto un caÌnpo"corrispondente a questo vettore di propa.:,o-azione, che
continueremo a chiamare onda piana (perché è l'immediata generalizzazione di quella che
abbia...~o inizialmente defmita come onda piana e, inoltre, perché continuano ad essere
ver.Jicate le equazioni di Ma."{Wen)~ esso è dato da:
-
1., ' k " \ '. E ~ "r k
-E E e - 1..-'" -J ..·or =
= -o -1.-
·-0
e- - "'r
--e--

Tale espressione dell'onda è evidentemente più Complicata dato che oltre al termine di fase
e-jjf'! è presente anche un numero reale (e-lS" ~) che deflnisce l'a..-npie:zza del campo stesso. sè
a questo p1ll1to cÌ chiediamo se esistono dei piani su cm
i campi rùn2.!1gono costantÌ (come
nella prima definizione di onda piana che è stata data) allora la risposta non può che essere
negativa dato che in questo caso la dipendenza della fase e del modulo del campo è associata a
due diversi vettori, 1ç' e Js", che non saranno quasi mai coincidenti; anzi, nel caso di mezzo
senza perdite, sono addirittura ortogonali. Possiamo però notare che il luogo dei punti per cui
la fase resta. costante è in corrispondenza dei punti per cui risulta.: l-f'. r=cost., e tali piani sono
detti piani equifase; invece i piani sui quali l'ampiezza resta costante, cioè per cui risulta:
};tr. r=cost., sono detti piani equiampiezza. Pertanto o resta costante la fase o l'ampiezza;
entrambi i piani sono ortogonali ai vettori lç' e lç" , rispettivamente.
1- 90

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Affmché il campo E sia costante su dei piani deve risultare che i piani equifase ed i piani
equiampiezza devono coincidere, ovvero k' e k" devono essere propDrzional~ cioè le
componenti del vettore complesso devono essere in fase fra loro, ovvero ~kik. In tali
condizioni parleremo di onda piana omogenea. Se i piani--equifase ed equiampiezza non
coincidono allora parleremo di onda piana non omogenea, cioè abbiamo ancora un'onda
piana Oa cui espressione generale è quella scritta in precedenza) ma è inomogenea, nel senso
che non esistono dei piani reali su cui i campi restano costanti. Nel caso di onde piane non
omogenee in mezzi non dispersivi i piani equifase ed equiampiezza sono ortogonali fra loro
(1;'. k/=O) e quindi in una direzione il campo si propaga (equiampiezza) ed in 1m'altra esso si
attenua (equifase). il motivo per cui sono state introdotte anche le onde piane non omogenee è
dovuto innanzitutto al fatto che esse danno luogo a dei casi applicativi fisicamente molto
semplici ed utili; ma soprattutto esse sono indispensabili, assieme alle onde omogenee, per
ricostruire, mediante una loro sovrapposizione, qualsiasi campo elettromagneticD.
Osserviamo che fInora abbiamo sempre CDnsiderato che un'onda avesse una sola componente
(per C()modità di rappresentazione) e quindi che il campo avesse una sola C()mponente (il che,
come sappiamo, equivale a dire che il campo elettromagnetico èpolarizzato linearmente). Nel
. _ -. caso generale in cui i campi elettrico e magnetico hanno componentÌ sia lungo x che hmgo y
: ,-_ (se supponiamo z la direzione di propagazione), con sfusamento arbitrario, se ci mettiamo in
-lUl certo punto dello spazio vedremo, ad esempio considerando il campo elettrico,. che il-
vettore che lo rappresenta ha l'estremo libero che elescriveun' ellisse,
l'ellisse di polarizzazione. Analogo discorso vale per il campo
magnetico, che essendo perpendicolare al campo elettric-O (in ogni
istante di tempo) percorrerà un'ellisse ortogonale a quella percorsa dal
campo elettr1c-D. Se Invece ci mettiamo in un certo istante di tempo e
vediamo rosa accade nei vari punti dello spazio avremo uiia elica

.
ellittica (un'ellisse~òiie~trnsla) ovvero un'elica che sta su un cilindro

··~~'?·~ichespo~ tJt0~li&
ngldamente. Il 7J
/ /
Naturalmente ~la ~ campo elettriCD il che. ./ ~~ ~~
campo magnetICO SI muovono lungo un'elIca
(essendo proporzionali fra loro), solo che queste due eliche sono ruotate di 90° l'una rispetto
all'altra, e se ç è reale non c'è ulteriore sfasamento fra la componente lungo x di un wmpo e
quella lungo y dell'altro. Quanto detto, ovviamente, vale anche per ronda regressiva; quindi,
in generale, avremo per ogni campo due eliche, m:J.a progressiva e Wl'altra regressiva, e istante
per istante per trovare il campo dobbiamo fare la somma vettoriale dell'estre1nità che sta su
un'elica e de11 'estremità che sta sull'altra. La risultante sarà ancora llil vettore sinusoidale la
cui ellisse di polarizzazione sar~ in generale, diversa da punto a punto.
Detto questo, andiamo a considerare la antitrasfonnata nel dortlÌI1jo del tempo dell'espressione
dell 'onda pialla con k complesso; essendo llil fasare, per passare nel dominio del tempo bast.1.
moltiplicare per e-jwt e prenderne la parte reale, ottenendo quindi:

e :t (-r ' t ) = I,iE 01I cos ( Cùt + rn - k' • r)


r e -k"·l'
--
'i' -

espressione che ci permette di evidenziare perché a k" è associato il fenomeno di attenuazione


mentre a k' quello di propagazione. Infatti si ha che al primo è associat.'1. l'attenuazione perché
esso è CQstante nel tempo e caratterizza l'ampiezza del campo nello spazio; invece al vettore };'
1- 91

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
è legato il fenomeno di propagazione poiché influenza l'argomento della fimzione smusoidale
nello spazio, deflnendo se essa vari più o meno velocemente al variare di [.
Vediamo ora come si propaga un'onda piana che presenti uno spettro concentrato attorno ad
---... ;-

una pulsazione Ci)o, non rigorosamente sinusoidale, che prende iI nome di segnale a banda
stretta, cioè un segnale per cui risulti: ~ «l.
ID O
Osserviamo che se abbiamo un segnale il cui spettro è centrato sull'origine (1) a\-Temo una
variazione percentuale delle frequenze molto alta; ad esempio, se questo fosse un segnale
vocale si andrebbe da 20Hz a 15K...Bz. In questo; caso semplice 'non sarebbe molto difficile
costru:ireun amplificatore, o comunque un'sistema che si comporti in modo llItiforme aI
variaredella'.:freqri.enzasu.bande cosìpiccok Ma, se, ad. esempio, .ilsegnaleè un segnale video
può' essere già difficile andare da zero al,MHZ~ ~ipuòancora fare, ,ma èunamplificatoreche
costa'molto di più di uno con una banda' p'l-&:strèti:a o, meglio ancora, di un amplificatore che
debba Javorare trattando un segnale il cui spettro è centrato .nell'intomo di una pulsazione IDo
con una larghezza dello spettro molto piccola rispetto a 0)0 (2). È evidente che questo segnale
è molto più vicino a un segnale slnusoidale (il cui spettro, come sappiamo, è costituito da due
impulsi centrati in ±Ci)o, con (i)o pulsazione della sinusoide) che non il primo (1), e questa
approssimazione è tanto meglio verificata quanto piU lo spettro è stretto intorno alla
pulsazione centrale.

Ci sono comunque alcuni casi in cui interessa verificare il comportamento di segnali cosiddetti a larga banda,
come ad esempio segnali di tipo transitorio, tipo un'esplosione nucleare, un fulmine o disturbi elettroIIlll..z:;onetid
di natura impulsiva. .

Sia f(t) un generico segnale a banda stretta, e sia F((:)) la trasfonnata di Fourier di f(tj~
l'integrale:

è detto anche il segnale an.alitico associato al segnale di partenza in quanto, sostanzialmente,


rappresenta una trasfonnata di Laplace. Osserviamo però che, in realtà, lo spettro del segnale
è concentrato intorno ad CDo e quindi si ha:
1- 92

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Consideriamo l'integrale, argomento delIa parte reale, e facciamo il seguente cambio di
variabile: CO'=CD-(:)o e poi CD'=ro; avremo:

roa+~ro +~ro

fF(Cù)ejrotdm = fF(G)+CDo)eXro+roO)td(i) =(#)


-~ro

~ 1
Poniamo: FeCù) = - FeCi) + CD o), che non e altro che lo spettro F(C0) traslato nell'origine Ca
1t
meno del fattore l/i); avremo allora:

+~ro

(#) = ejc.Jot f P(ro )ejc.Jt dro = ejc.Jotf(t)


-00

dove t(t) rappresenta la antitrasforrnata di FOlli-ier di F(co). Dunque avremol ..che~iLsegnale


originario è dato da:

.
f(t).==.Re [eF'o
' t fCt) A ]

J ..... • ~. ." ... -~::~. ; •

Naturalmente f(t), in g~ne~a.le, non è una quantità reale, in quanto avendo traslato F(rot.~.;: .
nell'origine non è detto che FeCù) abbia ancorale proprietà di simmetria (modulo pari e fase
dispari) che caratterizzano la trasfonnata di FourÌer di unsegn.ale reale. Si può verificare però
che fet) è una funzione lentamente variabile rispetto alla sÌnusoide a frequenzaroo, cioè le
variazioni percentuali di t(t) su un periodo To = 27t sono trascurabili, cioè risulta:
. (i) o

AI ..
IMI
ITI « l

dove: [di = : To è la variazione di f su un periodo. Osserviamo allora che risulta:

1- 93

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
f
I

- --'o ;.
dove &D è il valore massimo del I l
Ci) nell'intervallo di integrazione; inoltre l'integrale:
/;,.(i]

fI~dCù, se f fosse reale e positiva sarebbe nient'altro che il valore dell'integrale


&JJ

Jpero )ePtdeo , per t=O, e sarebbe anche il massimo valore possibile per f (t). In generale si
~

ha comunque: J!~dco::; M con:Nf = mfxfi\t)J; dunque, in defmitiva, a'VTamo:


-.6<0

e quindi si ha:

&)
-.-«1
ID o'"

, ~, "': y.

Quindi si è giunifill;~o~esì di segnale a banda' stretta che abbiamo fatto. per' fct).-~di::::
effettivamente la variazione percentuale di f(t) è trascurabile,ovvero fet) è tma f.mzione;L .è:'>
lentamente variabile rispettoalFesponenziale ei"'ot. Essendo t'et) in generale complessa, è
lentamente variabile, alIora anche il modulo e la fase dovranno essere lentamente variabili;
separando allora il modulo e la fase di f(t) avremo:

-
cioè ogni segnale a banda stretta è una cosinusoide la cui ampiezza e la cui tàse varian9
lentamente rispetto al periodo (Io), cioè è un Segnale modulato, in generale, sia in a...u.piezza
che in fase. Naturalmente ci sono dei casi particolari (che sono poi quelli che maggiormente ~i
interessano nelle applicazioni) in CiÙ c'è soltanto modulazione 1.'"1 ampiezza (o\ivero la fase è
costante), il che significa dire abbiamo scelto un segnale il cui spettro è anch'esso tale che
I I
l'antitrasfonnata è reale. Viceversa se il modulo f è costante abbiamo un segnale modulato
in fase (che poi è la stessa cosa che modulare in frequ...,PJWl., dato che la fuse e la frequenza sono
l'uI1.."l la derivata dell'altra). Questa operazione di prendere il modulo e/o la fase di una
sinusoide e farli variare prende il nome di modulazione in ampiezza e/o in fase; questa da
luogo, se le v~riazioni del segnale sono piccole rispetto alla portante, ad un segnale a banda
stretta.
1- 94

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Vediamo ora di capire come si propaga un segnale a banda stretta, ovvero supponiamo che, ad
esempio, il campo elettrico sia un segnale a banda stretta. Supponiamo allora di avere un'onda
piana. con uno spettro a banda stretta; avremo allora (facendo riferimento, per fusare le idee,
alla sola onda progressiva) che risulta: .

. t ) = - 1 fEe (j) ) e j(éDt-kzìd


e(z, I (ù = ('#)
2n
,! -
dove, .in generale, si ha: k=!3-ja. (se il mezzo è dispersivo ci possono essere anche delle
perdite). Nel caso di segnale a banda stretta (e ricordiamo che ciò significa che: &:D/ ffio «l)
avremo:

A questo punto possiamo fare un' altra ipotesi, facilmente verificata in tutti i casi di interesse, e
cioè che nella banda del segnale che ci interessa le perdite siano trascurabili~ infatti cerf..amente
in ogni applicazione non andremo mai a trasmettere un segnale centrato su una banda in cui le
perdite del mezzo sono forti, dato che ciò significherebbe avere un'attenuazione e quindi
. l'impossibilità di trasmettere a distanza il segnale. Chiaramente, ciò è sicUIru:;tente.tanto più
semplice da verificarsi quanto più è stretta la banda e quanto più è possibile scegliere
l1beramente le frequenze centrali; -ricordiamo infatti che nelle comunicazioni via satellite,
all'aumentare della frequenza, ci sono .. delle zone m cui l'atmosfera non è piètrasparentee
quindi tali frequenze vanno evitate. ·Si va fino a 18 GHz, bisogna evitare dai 18 ai ~l.GHz,
per poi riprendereintomo ai 21-23 GHz; bisogna poi evitare di nuovo l'intorno· dei:.28· GHz e
poi, man mano cnesi sale in frequenza, le bande di assorbimento si infittiscono sempre di più
e quando si arriva al vicino infrarosso (3xlO!1+4x l0 14 Hz) l'atmosfera diventa completamente
opaca. e non si trasmette più nulla. Bisogna arrlvarefino al visibile (4xl0 14 +8><10:':; Hz) per
poter di nuovo avere una zona di trasparenza; oltre il visibile l'atmosfera diventa di nuovo
opaca, grazie all'ozono che, come sappiamo, ci schenna (o almeno dOvTebbe) dai raggi
ultravioletti. Suppo~amo allora che a.=:0 e quindi k=p, ov~v'ero: p = Cù ~, dove p=p(CD) è
una funzione non lineare di (J) (per la dipendenza da CD di c; e J..l. che altrimenti, se fossero
c.ostaIlti con (J), identificherebbero un mezzo non dispersivo e quindi una p lineare in ID).
Supportiamo comunque che il mezzo non sia '<troppo" dispersivo; il diagramma che riporta CD
in funzione di p. è detto diagramma di dispersione o diagramma di Briflouin, che sarà una
rett.'ì. passal"lte per l'origine nel caso di mezzo non dispersivo. S-a, ad esempio, consicierùuno il
p i asma fred40 ncordia.."Ilo che risulta:

dWlque, considerando f-L=!-I.o, avremo:

1- 9S

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
da cui si ricava:

Tale relazione rappresenta un'iperbole con aSSI coincidenti con gli assi coordinati;
graficamente a'Yremo l'andamento
Ci)
riportato a lato. Per Ci)-+co si ha un
".

asintoto inclinato di un angolo Cf.. la '"


cui tangente è pari proprio alla ........................... 4................... ,; ... '"
IDa ................................... ".r :
velocità della luce nel vuoto, c; si .;

-'I
t

I
,

ha infatti che risulta: , ". "


"" I ' f

, "" · .,
ID ,
.- " "
CD-?cC => J3 == -
C
'-',~''.., -., ",," "
·, .,, .
>",'.- Itga.=cl ·, ,, .
Nel nostro caso abbiamo a che fare
,,". cc.
con un segnale il cui spettro è
llmitato intorno ad una certa
pulsazione (Do la quale, se vogliamo
far propagare il segna:Ienel nostroplasma,.deveessere al disopra della pulsaZione di plasma,
mmododapoterconfondere'I'andamento delIa.~«(j)) .conquellodiunaretta (il. che, come
sappiamo;'eqUivale a dfre'che il"'k è reale); Facendo a.deSSOllIlOppOrtunO cambio.di·,c.oordinate
Ìn modo da effettuare l'integrale Ìn 13, invece che in CD, avremo: .

Poru·amo·. E(~) -- :
}J H E('"" (A))' dd~Y ','m altn
UJ}J . ' t enruru,
.. d'. ora m
. pOl..mvece ch e. operare c.on 1o

spettro in (il operiamo con lo spettro in 13, cioè abbiamo fatto 1Ullt trasfonnata. spaziale invece
che temporale. Abbiamo poi che sviluppando in serie di Taylor la ID(J3) a. . .'Temo: .

Trascuriamo in questo sviluppo tutti i tennini da quello del 2° ordine in poi; osserviamo c..lte a
noi interessa, essendo CD(~) all'esponente, non soltanto un errore percentualmente piccolo di CD
ma dobbiamo avere un errore percentu.almente piccolo dell'esponenziale eÌro(~)\ e quindi
sperabilmente sull'integrale. Quindi, in realtà, è l'errore assoluto sull'esponente che deve
1- 96

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it }.


Buono Studio! =)
essere piccolo; afflllché accada ciò e cioè che gli effetti sull'esponenziale del termine di 20
ordine sia trascurabile deve risultare: .

essendo 6~ il massimo valore assunto da (13-130)' Se allora assumiamo (come è ragionevole


assumere se la curvatura di ID(j3) non è molto elevata) che la serie di Taylor sia rapidamente
convergente, allora se è soddisfatta la condizione precedente sul tennine del 2° ordine dello
sviluppo, saranno certamente trascurabili anche tutti i termini di ordine superiore al 2 c. In tal
caso avremo che l'integrale diventa:

~o+t.p ~o+.t.p l (~-~O)t-pzl


fE(13) eJ. m 01'

(P)t-
pz]dj3 = f E(13)e
{wot+ dCJJ
dfl ~ . dj3 = (*)
~o-A~ ~o-.t.P
-

dove osserviamo che il termine dm ha le. dimensioni di ~'i~IOCità; poniamo allora:


. d j 3 ' ... ~,

dro
v =-
g df)
Po

che prende il nom~ di velocùà à/::"iitppo. Avremo pOI, aggiungendo e sottraends., j30z
alI' esponente, che r~~: ...,. . ,,'~' . ~~:.:.--i{1"

(*) = f
~o+!l~
E(f3)e{ CtJot+v6(~~o)t-pz-poz+poz]df3 = (**)
~o-.t.~

Portando :fh.ori clell'integrale rutti i tenrrini indipendenti da }3 ed effettuando iI seguente cambio


di variabile: J3-f3o=f3' e poi f3'=j3, avre~o:

(**) = ejea:>ot-flol:) J
c.13
E(f3)e j (v g t-z:)fl ~f3
-2,p

avendo posto: E(~) =E(~+~o) (spettro traslato nell'origine). È Ovvio che se nel dOrnh-llo
.6Cù
della frequenza si ha che la relazione che definisce un segnale a banda stretta è: -.« 1,
(:)0

essendo la relazione fra (i) e ~ di quasi proporzionalità (nelle condizioni operative in cui ci
siamo posti, cioè con IDo sufficientemente lontano da evp) avremo che l'errore percentuale che SI
ha 1."1 Q) lo si ha anche in ~, cioè si ha che risulta:
1- 97

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
_.
,
_.L

Ll~
-«1
t'o

Nell'integrale a CUlSlamo giunti allora, posto: e(z)=~l[:E(.S)J, rappresenta


rantitrasfonnata di Founer (spaziale) valutata in (z-v';') e non in (vgt-z) in quanto
l'antitrasformata in z presenta un segno "-" all'esponente nell'integrale Ca differenza
dell'antitrasfonnata temporale). In definitiva, come per l(t) , anche e(z) sarà una funzione
lentamente variabile nello spazio rispetto ane variazioni spaziaIi del termine esponenziale,
quindi rispetto alla ltmghezza d'onda À. o =: 2n (ovvero rispetto al periodo spaziale
130
dell'esponenziale); quindi avremo:

Supponendo, per semplicità, che e(z) sia reale avtèmo:

il risultato a cui siamo giunti ci dice che un'onda a banda stretta, che prende il nome di
pacclwtto d'onda, così come un segnale a banda stretta,è.ilprodottodi due termini ovvero di

e(~t)

z
r
I

. " ..
,
\
I
I

, \~
.I
~' .'\, ;'

~: ....

una cosinusoide modulata, il cui andamento in funzione di z (per t=O) è dei tipo rappresentato
in figura. Quindi abbiamo un segnale il cui inviluppo è la forma d~onda a cui è asspciata
l'infonnazione e la cosinusoide invece oscilla ad una ·'frequenza" che è la lunghezza d'onda Ào
di centro banda. Al passare del tempo abbiamo che l'inviluppo si sposta ad una velocità pari
alla velocità di gruppo, vg, mentre la portante si sposta ad urla velocità pari alla velocità di
fase, Vf=COo/!3o' In generale queste due velocità:
1- 98

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
CÙD
v =- (velocità con cui viaggia la modulante)
g d~
~o
Cù o
vf=- (velocità con cui viaggia la portante)
~o

se la relazione ID(f)) è non lineare, non sono uguali. Ciò significa. che nel tempo la smusoide
trasla con una velocità diversa da quella dell'mviluppo, cioè c'è imO slitt..a.mento reciproco fra
la sinusoide (portante) e l'inviluppo (modulante). Cioè se ci muoviamo con la velocità della
smusoide (velocità di fase) vedremo l'inviluppo traslare rispetto a noi stessi con una velocità
pari a vg-v{; se invece ci spostiamo con l'inviluppo (alla velocità di gruppo) vedremo la '
smusoide SCDITere dentro l'inviluppo ..Allora ci si potrebbe chiedere qual è la velocità. con cui
si sposta il nostro segnale e(z,t)~ prenderemo quella con cui si sposta l'inviluppo? Quella COI!
cui si sposta la portante? Ma anche questa portante non si sposta in tutti i punti con la stessa
velocità in quanto se consideriamo i nulli essi si spostano rigorosamente con la velocità di fase
ma se prendiamo un punto lungo il segnale esso si sposta con una velocità che non è né quella
:,L di gruppo né quella di fase; infatti mentre il segnale si sposta. esso si deforma anche, perché
,: slitta nell'inviluppo. Quin(ji ì punti della portante, 'in gei1erale, si spostano a velocità diverse,
anche se grosso modo prossime alla velocità di fase' (dato che la differenza è comUIique molto
piccola perché dovuta alla modulante, che varia lentamente rispetto ad. un periodo spaziale).
Osserviamo però che quello che ci interessa dal punto di vista di valutare la velo:itàcon ClÙ
l'infonnazione, associata ad un segnale, sÌ 'sposta è ,la velocità dell'inviluppo':e;''llonquella
della portante, perché :intanto rileviamo lUl segnale se l'inviluppo ha un valore' sigrificativo
altriment~ se è troppo piccolo, esso sarà praticamente indistinguibile dal rumore. Quindi se
trasmettiamo tm segnale, un'pacchetto d'onda, e aduna certa dist..anza abbiarnounricevitore, ~,
misuriamo il· tempo meni esso· arriva e vòlendo valutame la velocità vedremo quando arriva
l'inviluppo e' dividendo la distanza per il tempo trascorso otterremo la velocità 'eon::cui. si
sposta il segnalé' (ovvero l'inviluppo). Anche l'energia associata al segnnle:""è
significativamente diversa da zero dove l'mviluppo è significativamente diverso da zero;
quindi anche l'energia associata al segnale si sposta con la velocità dell'mviluppo. Quindi sia
dal punto di vista del segnale che daI punto di vista energetico è ragionevole associare
aH 'infonnaz1.one una velocità pari a quella de11 'mviluppo, cioè quella di gruppo v g. Quindi per
effetto della dispersione abbiamo una situazione nettamente differente dal caso non dispersivo;
in quest'ultimo caso, infatti, il segnale, qualunque esso sia, si muove CDn un'unica velocità: la
velocità di fase, Vf. Se il mezzo è dispersivo (e qumdi la velocità di fase associata alle singole
componenti armoniche è diversa) +
globalmente il segnale non sì CD
muoverà con nessuna di queste
velocità di fase ma si muoverà. 0)0
con la velocità di gruppo. Se
andiamo sul diagramma di
Brilloum vediamo subito la CD p L - -_ _

differenza geometrica fra v[ e Vg.


Se CDo è quello mdicato in figura,
la velocità di fase è: v f = Cùo, /
f)o

1- 99

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ovvero dalla figura si ha: vrgtl{, cioè è la tangente dell' angolo che la congiungente del punto

Cf)o,Cùo) del diagramma con l'origine forma con l'asse f). Per la velocità di gruppo: v = dro
• "". ;. . g df3 ~o
aVTemo invece che risulta: v g = tgetg> C-Ìoè è la tangente dell'angolo formato dalla retta
tangente al diagramma nel punto (f)o,mo) e la retta orizzontale passante per m=wo. In questo
caso detto <Xc l'angolo formato con l'asse ~ dall'asintoto del diagramma, e ricordando che
tgCtç;=C, si vede che C4>Ctc > mentre ag è sempre minore di Cl.c~ cioè in questo caso si ha:

Quindi una veloci~ come la velocità di fase, che è maggiore della velocità della luce non ha
senso fisico, cioè è certamente una velocità che non può essere a5Slmta essere la velocità di ,r
qualche cosa a cui è associata un'Informazione o un'energia. Osserviamo che la velocità di -'
fase può anche essere maggiore della velocità dèlla luce, questo non comporta nessuna
difficolta perché, :in realtà, la velooita di fase è rigorosamente definita solo nel caso di un'onda
sinusoidale. In tal caso, in realtà, non c'è nulla che .~~sta prop~a-ando perché il campo è
sempre lo stesso da -co a +co, sia nel tempo che nello spazio: Come sappiamo,aà un'onda
smusoidale non è associata alcuna informazione, se non il fatto che esiste un'onda sinusoidaIe;
non c'è trasferimento di energia, perché l'ampiezza.deI campo è la stessa m.tutto lo spazio,
non c'è variazioneJdi. energia passando da un punto alI'altro dello spazio.. Cioè è una
situazione m cui tutto ,rimane inalterato nel tempo e nello spazio, dal .punto di vista
dell'energiae,dell'informazion~:._D'altra parte il fatto che velocità di .tipo.~geometricon
possano essere; maggiori di. quella . dèlla luce' non. deve meravigliarci perché, .sè.p:tIettiamo
bene,.la velocitàrdi-faseveè proprio quella con cui ci si deveJungozperché la' fase _riIp.anga
sempre la stessa (essa.è infatti proprio ottenuta richiedendo che l'argomento' della cusÌp.usO!de
rimanga costante ,V(z,t); siccume l'argomento del coseno, per definizione, è la fase di tale
funzione smusoidale, la velocità con cui ci si d~ye muovere per vedere la slnusoide fenna è
appunto detta. velocità di fase).

La stessa cosa accade se supponiamo di avere un imo potentissimo che aniva 3. dismnze di anni luce e che gira
a velocitii. costante; l'estremità. del fàscio luminoso si muoverà a velocità grande a piacere, naturalmente,
perché sarà data da: v=(j)r. e se r è sùfficientemente grande e (j) è costante ad un certo punto v sarà maggiore
della velocità della luce. Analogamente se abbiamo un paio di forbici lunghissime e le chiudiamo, il punto di
intersezìone fra le due lame tende aIrinlìnito in tenni.ni di ve1oci~ non c'è nulla. di strano in tutto ciò perché
tutto avviene a vekx:ità wùfofffie. Non c'è, in renltà,. alcun trasferimento di niente, è solo un punto geometric;o
(l'intersezione fra le due lame della tèrbice) che 5i sta muovendo Cl velocità. maggiore di quella della luce. Un
altro esempio può essere quello di considerare un enorme schermo catOdico; il pennellino lunlin0.s0 si può
b.!nissimo muovere ad una velocità. maggiore di quella della luce se la lunghezza del pennello è
sufficientemetlte grande. In realtà, però. nulla si sta. muovendo più velocemente della luce perché i vari punti
dello schermo non sono dovuti agli stessi elettroni (prima arriva un elettrone, poi ne B:ffiva un altro, e i singoli
elettroni, ovviamente, si muovono Cl velocità inferiori a quella. della. luce). :è: solo rimpressione, cioè il punto
geometrico sullo schermo, che:: si mUQve più vdocemcnte della luce. D'altra parte non c'è nientè che si
muove; il punto luminoso sulla scherrilo non "si muove" ma '"si accende e si spegne" (eccitazione dei fosìòri);
la sensazione del punto è quella che si muove più velocemente della luce.

1- 100

--1.

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
E così via se ne possono fare infiniti di esempi di questo genere; cioè o~ abbiamo
cose ch~ ~i muov:ln? a velocità costante è possibile costruire punti. geome . che si muovono
(VOlta
a velocItà supenon a quella della luce, senza che questo, OVVIamente, mporti nessuna
contraddizione con la relatività. Analogamente acc.ade con la velocità di fase, che non è la
velocità di qualcosa ma semplicemente il modo con cui ci si dovrebbe muovere per vedere
fenna una smusoide, a cui è associata sempre la stessa energia, sempre la stessa informazione,
e quindi "non trasporta" né energia né informazione. Viceversa quando abbiamo a che fare
con un segnale come un pacchetto d'onda, che trasporta energia e informazione (perché
localizza nello spazio energia e infonnazione), è chiaro che qualunque sia la sua velocità non
potrà mai essere superiore a quella della luce. Quindi il fatto che la velocità vc>c non può
essere associata al nostro pacchetto d'onda a maggior ragione confenna che v g è da assumersi
come la velocità con cui si propaga il nostro segI1ale. Ricapitolando quanto detto Imam,
abbiamo esaminato l'~damento di un'onda progressiva in un mezzo dispersivo sotto le
seguenti ipotesi:

1) abbiamo a che fare con un pacchetto d~onda, e quindi un segnale a banda


. -=~.l -
stretta per CUllCiwta: &n« 1 ~':'.
Cl) • ,. "

2) le perdite nel mezzo sono trascurabili, çioè: k=f3-ja, essendo a=O, in ttrr..a
la banda di frequenze interessata dal segnale;

3) Risulta: d2~ I LiP2t« 1, che è legata. evidentemente a~a curvatur~ ~l


'. df3-1~o:, . . ;,
diagramma di Brillouln nel.punto centrale in cui abbiamo il pacchettod'oniÙt
. - ,-,-.,'"
o..... '7';~ ~ W~.~~·_

Sotto queste· tre ipotesi abbiamo dedotto che l'onda ha le caratteristiche di Un segnale a banda
stretta., cio~;~ ,un segnale modulato, la cui modulante varia lentamente rispetto alla:portante (m
termini di periodo temporale o di lunghezza d'onda, seccndo se il segnale lo guardiamo nel
tempo o nello spazio). Inoltre questo pacchetto d'onda si muove ad una velocità che,se
vogliamo sia la velocità a cui è associato il trasferÌmento di energia da un punto ad un altro

dello spazio, è la velocità di gruppo, data da: Va =


..
da>l.
df3 lpo
Osserviamo che abbiamo detto che

Vg deve essere necessariamente minore della velocità della luce. Però ci si potrebbe chiedere, :.
avendo defllÙto la Vg come la derivata di una ftmzione (j)(f3), chi ci assicura che questa derivata
non ci venga un numç:ro maggiore della velocità della velocità della luce. In realtà, se si
COIlsiàerano delle leggi di dispersione di particobri mezzi, ad esempio i dielettrici, e si V:l.'1nO
a considerare particolari zone di questi diagrammi di dispersione, effettivamente facendo la
derivata otterremo una v3>c. La c.ontraddizione sta nel fatto che una deile tre ipotesi fatte deve
essere venuta meno. Ovviamente la prima non può essere falsificata in quanto scegliamo noi
lo spettro del segnale, indìpendentemente dal mezzo. Dunque o la derivata seconda della legge
di dispersione m(p) è cosÌ elevatà che appena t diventa significativo non è verificato che quella
quantità è molto minore dell'unità oppure, ed è quello che in realtà si verifica sempre, non è
più verificata l'ipotesi che 0.=:0; cioè dove la parte reale della costante di propagazione varia
in modo tale che vg>C non può essere che in tale banda di frequenze non ci sia attenuazione,
ovvero 1 casI in cui la parte reale di k varia cosÌ rapidamente che la vg corrispondente è
1- 101

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
maggiore della velocità della luce capitano sempre .in. corrispondenza delle bande di
assorbimento del materiale. Osserviamo però che la descrizione che abbiamo fatto non può
avere una validità indefinita perché la terza ipotesi, anche se le prime due sono verificate, per
quanto piccDla possa essere la derivata (che è diversa da zerO)ie per quanto piccolo possa
essere t>.i3, ci sarà certamente un certo istante di tempo a partire dal quale questa. Ìpotesi non è
più. verificata. Questo significa che la descrizione del moto della nostra onda come moto di un
pacchetto che si propaga senza deformarsi non può essere indefinitamente vali~· anche se
sono vere le altre due ipotesi. Cioè in presenza di dispersione non può accadere che un segnale
si propaghi indefinitamente conservando l'inviluppo imperturbato. Ci dobbiamo aspettare
allora elle dopo che sia passato tanto di quel tempo che tale ipotesi non è più verificata o, in
altri t~ che iI segnale abbia percorso tanto di quello spazio che la terza ipotesi non è più
verificata, non possiamo più ritenere che il segnale rimanga imperturbato. Questo fatto, come
abbiamo detto, è dovuto al fatto che le varie componenti armoniche del nostro segnale si
muovono a velocità diverse, cioè ognuna delle onde monocromatiche che costituiscono il
nostro pacchetto d'onda si muove con la sua velocità di fase. È la sOvTapposizione di tutte
queste onde che si muove con una velocità che non è nessuna di queste, proprio perché le varie
componenti si muovono a velocità diverse. Se alcune di queste armoniche si muovono ,più.
velocemente ed altre vanno più lente ci dooblàmo aspettare che la parte di segnale associata
alle armoniche più veloci avanzi più rapldamente mentre quella a5sooiata alle componenti
armoniche più lente avàhZimeno rapidamente:.QÙindiil segnale.nel suo complesso si deforma
e, naturalmente, si abbassa pure perché, siccome non ci sono perdite, l'energia. associata al
segnale deve rimanere sempre la stessa. Dunque al crescere del tempo il nostro pacchetto
d'onda deve in qualche modo sparpagIiars4 invece di rimanere ,concentrato ,dov' era.. Nel caso
del segnale esemplificato;.per .rappresentare,ilpàcchetto d'onda, abbiamo che. la velocità di
fase diminuisceall 'aumentare della frequenza (nel caso considerato di plasma 'freddo) mentre'
la velocitàdi'gruppa::atimentae.quindì . le .. parti del segnale, ,che . sono associate:.alIe alte<'
frequenze hanno' una velocità di fase più piccola di quelle associate alle basse :frequenze e
cr
quindi' dobbiamo aspettare che i fronti del segnale (quelli legati alle alte'frequenze).vanno
ad una velooità-diversa·dalle.code del. segnale (legate alle bassefrequenze).·A seoJ1idase l'una
va più veloce dell'altra, si ha che o il fronte tende ad andare sempre pin 'avanti e la ceda a
rimanere sempre piu. indietro o, viceversa, la coda a sopravanzare il fronte. In. ogni caso c'è
una deformazione del segnale e quindi deIrinviluppo, il che comporta che !'infonnazione
associata al segnale va persa. .
Quindi in presenza' di dispersione, per quanto questa. possa. essere piccola, ci si deve
preoccupare del fatto che Wl segnale non può propagarsi oltre certe distanze (o,
eqnivalentemente, oltre un certo tempo) altrimenti l'informa:zicne associata a. questo segnale
non è più recuperabile. Per ridurre tale effetto della. dispersione non possiamo ridurre b.p,.
essendo questa quantità legata alla banda del segnale che si 'Iluole trasmettere~ quindi bisogna
. 2 !
operare cercando di ridtù-re al massimo la derivat.:1. seconda cl: ~: 1 cioè la dispersione, e
dA - !
, I-' I~()
questo è necessario soprattutto nei sistemi di comunicazione a grande distanza. Inoltre col
passare del tempo si fa sentire anche il fatto che et non è rigorosamente zero, Cioè il s~gnale
non solo si deforma ma si attenua anche; Imquando però la forma non cambia, l'attenuazione
è soltanto un problema di rapporto segnale-rumore, cioè di recuperare il segnale e non farlo
"annegare" nel rumore. Ma quanto il segnale si deforma ormai l'informazione è persa. Quindi
abbiamo che in un mezzo che non sia il vuoto o l'aria, a frequenze non troppo elevate, (cioè
privo di dispersione) ci sono due ostacoli ad una comunicazione a grande distanza: le perdite
1- 102

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
che, per quanto piccole, prima o poi si faranno sentire in quanto purtroppo producono
un'attenuazione esponenziale, e la dispersione la quale è comunque presente anche se sÌamom
bande di frequenze in cui le perdite sono 1:rascurahili. Quindi, aseconda dei mezzi trasn:ùssivi,
ci potranno essere dei casi in cui prima che gli effetti delIa dispersione si facciano sentire
(deformando il segnale) il segnale si è così attenuato da finire nel livello di rumore; ci
potranno essere altri casi in cui, viceversa, è la dispersione a farsi sentire prima che il segnale
si sia talmente attenuato da confondersi col nunore. In un caso o neli' altro si è costretti a
introdurre, se bisogna comunicare a grande distanza, dei ripetitor4 cioè a ricevere il segnale, a
riamplificarlo, ripulendolo deIIe cDmponenti spurie se si è parzialmente deformato (purché si
possa ancora recuperare l'infonnazione) e rÌtrasmetterlo per la successiva tratta. TI grande
successo avuto dalle fibre ottiche sta proprio nel fatto che l'avanzamento nelle tecnologie di
fabbricazione ha prima eliminato le limitazioni dovute alle perdite, facendo restare
praticamente solo quelle dovute alla dispersione. Essendoci comunque una dispersione
intrinseca in. ogni meccanismo di prop~anz:ione guidato, si può fare in modo che, scegliendo
opportunamente il materiale, gli effetti dovuti alle due cause di dispersione si elidano a
vicenda (cioè il segno della derivata 2 a della dispersione nel dielettrico sia opposto a quello
della derivata 2 a della dispersione dovuta alla stru:ttura guidante, e quindi diminuire
enonnemente l'effetto della dispersione). Naturalmente il grado di defonnazione di un segnale
che possiamo accettare dipende dal tipo di segnale che si sta trasmettendo; questo. è uno dei
vantaggi delle trasmissioni digitali rispetto a quelle analogiche, per le quaIi(quest~ultime) una
piccola distorsione del segnale può rendere irriconoscibile l'ir.formazione ad esso. assèciata
(come, ad esempio, i segnali sonori). Se Ìnvece si
sta effettuando una. trasmissione digitale, il che
significa che stiamo trasmettendo una·· -
successione di impulsi, e quindi rinfonnazione
sta nel codice trasmesso (successioned(zeri e 1 ! O
uno), è chiaro che l'unica cosa che bisogna
evitare è che se, ad esempio, è stato trasmesso
101, ilse.gnale non si defonni a tal punto che,ad esempio, al centro compaia un altro .impulso.
Essendo comunque gli impulsi temporalmente spaziat~ è chiaro che arrmché ciò8.ccada il
segnale si deve modificare drasticamente; lnoltre le tecniche di codifica prevedono, ID alcmlÌ
casi, anche bit ridondanti (bit di parità, ecc.) che possono servire per correggere gli errori, il
che rende molto robusto il sistema rispetto alla deformazione. Questo è ovviamente 1Ul enonne
vantaggio in quanto per trasmettere degli impulsi che hanno bande molto larghe, è molto
importante rendere al minimo gli effetti della distorsione.
Verillchiamo, nel caso del plasma, qual è la distanza massima (ovvero il tempo massimo)
oltre la quale interviene la distorsione dov'Ut..'l- ai te.rm.L"1i di ordi...'1e superiore (cioè
sostanzialmente non è verificata più la terza ipotesi). Nei caso del plasma ricordiamo che:

e quindi la velocità di gruppo vale:

do c 2 f3
v'" = -d-S = --;::/="==2="=
'" . I}Cò P+ c 13-

1- 103

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Per la velocità di fase avremo:

da cui si ricava immediatamente che vale la seguente relazione generale: vgvr:?, ovvero la
velocità della luce è pari alla media geometrica ~el1a velocità di fase e della velocità di
gruppo. Possiamo poi anche esprimere V g e Vf solo in tennini di Ci) nel seguente modo: abbiamo
che f3 = -cl~
Ci)
2 - Ci)
2
p
e quindi si ha:

roc

Analogamente si ricava (o anche dalla relazio'n~: Vgvr=c2) per la velocità di gruppo:

Dunque a~emo che la derivata seconda. che ci inter~s§a è data da:


"0-,:':".
' ...... .......
·t:·:;..~·
~-~"".JI ~

•••• ~W •• '

Deve risultare allora che:


.. ...~

.. . .
",l.. •

Osserviamo però che possiamo scrivere ciò anche nel seguente modo:

Se t=t':nax è il massimo tempo trascorso, Vg • Ìma."<: è il massimo spazio percorso che indichiamo
con Zru~ dunque avremo:
1- 104

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Quindi siamo arrivati ad un'espressione in cui c'è un. tennine (il primo) che dipende dalla
pulsazione che abbiamo scelto, termine che facendo alcuni passaggi possiamo mettere nella

~lorma: ~ F: . Il secondo termme


O) " Cl" d"Ice " 1mente quanto e. 1argo il pace hetto d 'onda
sostanzla
o)c
Ce quindi dipende da come è furto il segnale); il terzo termine è lo Zrnax, cioè la massima
distanza che possiamo valutare imponendo che sia verificata una certa condizione per la
quantità che abbiamo indicato con A(Zrad, in corrispondenza della quale possiamo dire che la
terza ipotesi ( precedentemente indicata con 3) ) non è più verificata. Ad esempio possiamo
considerare che questa ipotesi non sia più verificata. se risulta: A(z..:d~l, da. cui possiamo
ricavare la massima distanza Zmax alla quale possiamo trasmettere in modo sufficientemente
accurato.
Dal punto di vista della distanza dai problemi reali, il caso dell'onda piana che abbiamo
:'-
esaminato è idealizzato per due aspetti. Uno per il tipo di soluzione che abbiamo considerato;
se è S'..rpposta un'onda indefmitamente estesa in tutto lo spazio, costante su piani È chiaro che
nessuna sorgente fisica potrà mai realizzare un'onda di questo genere. A.bbiamo spiegato,
però, che questa idealizzazione, pur non Corrispondendo a nessun campo fisicamente
realizzabile, è tuttavia estremamente impor+..ante e comoda perché sovrapponendo onde ~piane
si possono c.ost!urre campi elettromagnetici; anzi vedremo che qualunque campo
elettromagnetico, in uno spazio omogeneo, purché siamo a grande distanza dalle sorgenti,
localmente { cioè m.uno spazio limitato rispetto alla distanza dalle sorgenti) si può.
approssimare come.un:ondapiana. Quindi da questo punto di vista l'idealizzazione 'di," .
dlIl~,OIi4a indefinita, con caratteristiche costanti su piani, non è una grossa~limitazione" L'altro
aspetto.;di, idealizzazione rispetto alle situazioni reali è queI10 di aver considerato un mezzo
omoe-eneo. - ~.~
»

...
,~

Del ~aso di propagazione in uno spazio non omogeneo, o'11lero in presenza di più mezzi
materiali, trattiamo per ora uno dei casi più semplici, che pennetta un'introduzione delle
problematiche presenti in tale tipo di trattazione e la defi:nizione di particolari concetti senza
rendere (inutilmente) complesso lo studio. A tale scopo consideriàmo la propagazione di onde
piane in presenza di una superficie di discontinuità fra due semispazi omogenei. In questo
caso vogliamo risolvere il problema della propagazione quando nello spazio sono presenti due
corpi con caratteristiche diverse (El> }.LI ed 82, !-V>J e separati da. una superficie piana. Non
possiamo aspettarci che l'onda. che si
propaga sia Ul1ica poiché se essa soddisfa E" ~l ,
le equazioni di Maxwell rrel lO mezzo non k1=Cb\i 8,F,
potrà soddisfare quelle nel 2° mezzo. Se onda onda
consideriamo due onde, una nel lO e l'altra rifus::a Ta:::nl essa
nel 2 0 mezzo, in modo da ovviare a questo
inconveniente, avremo comunque che esse
non veri...ficano le importanti condizioni al
>z
/~r
contorno sulla superficie di separazione,
condizioni riguardanti la continuità delle
componenti tangenziali dei campi stessi.
S i può allora dimostrare che a garantire
l
onda
i1.ciiene
1- 105

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
l'unicità della soluzione delle equazioni di Maxwell per questo problema sono tre onde piane,
due nel lO semispazio e una nel 2°. Nel l° mezzo, oltre all'onda incidente, vi è un'altra onda
che ha la particolarità di essere diretta dalla superficie di discontinuità verso l'co e che prende
il nome di onda riflessa; quella nel 2° mezzo è detta onda tnçzsmessa (nel disegno è stato
scelto come riferimento quello avente origine sulla superficie di discontinuità e con asse z
normale a tale superficie). Per quanto riguard...1. l'unicità della soluzione ci si riferisce ad un
teDrema di unicità valido per le onde piane, non coincidente con quelli esaminati in
precedenza, in cui le condizioni all'infinito sono molto diverse. In tale problema. le condizioni
. all'co sono da. intendersi nel senso che, introducendo una superficie di discontimùtà., le uniche
onde provenienti dali' infinito sono quelle incidenti (generate dalle effettive sorgenti) mentre la
discontinuità dm.Tà solo generare dei disturbi che dalla superficie devono andare verso l'co.
Ricerchiamo, per i vari casi, quelle che sono le relazioni che intercorrono fra i vari campi delle
onde interessate~ cioè vogliamo, note che siano l'ampiezza dei campi e il vettore di
prop~oazione dell'onda incidente, risolvere completamente il problema delle equazioni di
l'tfaxwell. Osserviamo che,. sapendo che i campi sono sempre ortogonali alle direzioni di
propagazione, ci interessa conoscere solo due tipi di soluzioni e cioè quella per cui il campo
elettrico è ortogonale al piano (k i,iJ e quell~ per cui il campo elettrico è contenuto in tale
piano, dato che mediante "lilla loro sovrapposmone è possibile risolvere il problema relativo
ad un' onda comunque polarizzata. :'.' ~" , x
Cominciamo con l'esaminare il caso più sempliCe;
cioè quando la direzione d'incidenza dell' onda è CD
ortogonale alla superficie di discontiriuità
(incidenza normale). Poiché la direzione. deL
vettore di campo è :in:i:nfluente,. visto che ad unaSl.la -•.•
particolare·direzioneè . possibilesempre associare '_ t ..~,. ':' ""';'"
una rotazioile;. deL~ .. sistema di riferimento, _--+--_~"",=,",.;;.."..~"--~~-+o--=""'-o---:)---...;..~;(:t';.
risplv,iamounsoloprobie.n:m.Per simmetria. anche z
le onde trasmessa e riflessa non potranno che avere -
direzione di propagazione normale- all'interfaccia
fra i due mezzi; pertanto lo studio che, in generale,
è riferito a grandezze vettoriali, diventa. uno studio di tipo scalare. Per tale situazione
ritroviamo che a sinistra della discontinuità il campo sarà dato dalla sovrapposizione
cielI 'onda incidente e di quella riflessa dirette, rispettivamente, nel verso positivo e negativo
deIrasse z~ a destra della discontinuità, invece, il campo sarà solo relativo all'onda traSmessa.
In tal caso vediamo che sono soluzioni delle equazioni di MaXYveIl le seguenti espressioni per..
il campo: , '-'

per 1;:::; O
, per z~ O

OssenrÌamo come nei secondo mezzo non vi sia onda· riflessa affmché siano rispettate le
condizioni di radiazione all 'infmito. Analogamente il campo magnetico, diretto o'V-viamente
lungo y, sarà dato da:

1- 106
f
-1

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
HyCz) = di (Eie-j\:'tZ-Erejl\z) , perz~O

H Y(z) = ~E j 2z
ç2 t e- l:. , ~r
r-
z~O

Tali espressiopj dei campi nei due mezzi soddisfano le equazioni di Max~vell e le condizioni
di radiazione all'infinito. La soluzione che abbiamo finora considerato può essere una
soluzione di tipo onda piana in presenza di una discontinuità; invocando poi il teorema di
unicità possiamo dire che questa è "'la" soluzione del nostro problema. Ricordiamo che il
teorema di unicità., nel nostro caso di problema interno, richiede il soddisfacimento delle
equazioni di Ivlaxvvell, delle condizioni di raccordo sulle eventuali superfici di discontinuità. e
le condizioni di radiazione alI' co (in questo caso il problema interno è particolare in. quanto
non c'è '"'"la superficie interna", ma c'è tutto lo spazio nella sua :interezza). Inoltre stiamo
cercando delle soluzioni che ovviamente non soddisfuno le condizioni di radiazione all'w,
perché non decadono all'w come l/r ; infatti sono soluzioni non fisicamente realizzabili, s~mo
del tipo onda piana che non possono decadere alI' co, essendo co~1:anti in modulo in tutto lo
spazio (se non ci sono perdite). Le condizioni di radiazione all'infinito (come le abbiamo
espresse finora) esprimono proprio una condizione connessa alla fisica reaIizzabilitàe, in
particolare, anche al fatto che si vada dalle sorgenti verso l'infinito e non viceversa, Se le
sorgenti non sono localizzate (ed è chiaro che per poter creare un'onda costante su piani che
vanno fino aH 'co, le sorgenti devono avere lo stesso tipo di s:immetria) dOvTemInO"ve,dere, in
questo caso, che cosa si intende per condizione di radiazione all'co. Ricordiamo che,in altri
termini, la condizione di radiazione all'co espri.rne che dall'co non si rifle17.a potenza, ci~.
allontanandosi dallesQrgentiverso l'co, la potenza può andare soltanto versO l'co e nonv~
dal1'i.Q-"Xer50 le sorgenti. Nel nostro caso idealizzato, un.idimensiona1e;~·:è>chiaroche se le
sorgenti :che genera.'"lo in qualche modo il campo sono a sinistra della superficie di separazione
Ce abbiamo ' supposta che ronda incidente provenga da sinistra) dobbiamo richiedere che non
ci siano onde riflesse da destra, il che è esa:lli'Unente quello che abbiamo supposto nella nostrn.,
per ora ipotetica, soluzione. Quest..'l volta 1'00 non è più in tutte le direzioni ma solo nella
direzione zin quanto abbiamo sostanzialmente un problema unidimensionale. Se a questo
plmto saranno soddisfatte anche le condizioni alI'interfaccÌa (essendo la soluzione trovata
soddisfacente alle eqUazioni di ~faxw'ell a sinistra e a destra dell' interfaccia) allora av'remo che
effettivamente la soluzione ipotizzata è la soluzione delle equazioni di ivIa:avell, La soluzione
a cui siamo arrivati è dunque:

, per z::;' O ; per z ~ O

dove osserviamo che non abbiamo più messo nessun pedice per indicare le componenti dei
campi in quanto, data la simmetria, qualunque sia la direzione dell'asse x., naturalmente, non
cambia niente perché qU..1.hlllque sia la direzione del campo mediante llil,'opportuna rotazione
del sistema di coordinate è sempre possibile far ccincidere questa direzione con quella di uno
degli assi x o y. Quindi anche se il campo fosse vettoriale (cioè in 1Ul dato sistema di
1- 107

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
coordinate sia dotato sia della componente hmgo x che di quella hmgo y) non cambia nulla
purché il piano in cui è contenuto il campo sia perpendicolare all'asse z. Ci restano allora !.

ancora da Ì:mporre le condizioni di continuità. delle componenti tangenziali; nel caso in esame
tutti i campi sono tangenti alla superficie di separazione per çuqe condizioni di continuità non
saranno altro che date daIl'uguaglianza dei campi a destra e a sinistra all'ascissa z=O.
Otterremo allora:

Abbiamo quindi un sistema di due equazioni nelle due incognite Br ed Et; siccome la soluzione
sarà espressa in tennini del campo incidente~ Eh è conveniente dividere membro a membro tali
equazioni per ~ e quindi mvece di ric..1..vare esplicit..'UIlente Br ed Et, conviene ricavare le
quantità adimensionali:

( .... , ..
~.
~
. ..- -... .-.
i _ .. - -,

o.. ~aI6kmente
l -

dette, rispettivamente; coefficiente di riflessione, r, e coefficiente di trasmissione,. 't. Esse.~-:··


sono le effettive incognite del nostro problema poiché pennettonodiconoscere le ampiezze dei:' .
ca:mpi:TIt1.essi e trasmessi in base a quella del campo incidente. Drula:~1§fìllia Pelle (#)
otteniamo immediatamente: . .'

Dalla se-eonda invece:

ovv-ero, combir..ando queste due relazioni, ricaviamo le espressioni dei due coefficienti In
t,;~lui-ti delle impedenze intri,''seche dei due mezzI, o"!"~ero:

1- 10&

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
È ovvio che se la discontinuità non c'è si ha che çl~: e quindi r =0 e "C= l, cioè si ha assenza
di riflessione e ronda trasmessa coincide con l'onda incidente. Osserviamo che abbiamo
defrnito il coefficiente di riflessione con riferimento ai campi elettrici e quindi avremmo
dOilato dire coefficiente di riflessione per il campo elett'Y~qo; naturalmente aì,.Te:mmo potuto
anche, viceversa, rifemci al campo magnetico e dermire un Coefficiente di riflessione per il
campo magnetico, definito d?J rapporto fra la componente riflessa e quella incidente del
campo magnetico, ovvero:

cioè i due coefficienti di r..flessione sono banaimente collegati, essendo l'uno l'opposto
dell'altro, Per il coefficiente di trasmissione sì ricava banalmente che risulta:

H~ "/~l
-~-=-~~-

Per con.venzione, se .non vienespecificato'èSplicitamente, quando si parla di coei7iciente di


riflessione ci· si riferisce' sempre al campò.: elettrico. Interessiamoci a come va..-iano tali
coefficienti al variare dei mezzi .in esam.e; il. caso più semplice è quello in cui vi sono due
mezzi dielettrici senza perdite (di cui uno, ad esempio, è il v-uoto). Avremo allora che le
impedenze intrinseche ( ç ) saranno dei numeri reali, per cui le espressionidé1.coefficienti
saranno reali; di conseguenza i campi trasmessi e rIDessi non possono che essere o i:nfase o :in
ooposizione di fase con il ca.lllJO mcidente. Peraua."'1to ri2".l.al"da l'ampiezza aelcoetnciente di,
~... .L ~ , "" _ . . --,"

rifi.essio~ericordiamo che ç =~; e· cp.:dndi, in generale, esso presenter~~apar..e reale


se~pre positiva mentre quella i:m.r:::lagir;..1L"Ì.2.pUÒ essere di se~lo qualsiasi onni1a; per'";.anto se
si calcoIà'il'mociulo di r, poiché i mèzzi sono, diversi, non sarà ma~ 1!:ouale a'zero (cioè c'è
.. ._ '" . . : _ ........ ' r. ~. ~ i~,...
.sempre onca rillessa; e SI a'vra se~pre: i 1. ;:::'L . .il ...arto ene Il:::::l e lU.1Z cC,}n.seg'.lfT...za
1-
fU
i:rumediat.,q delle proprietà di ç; i...lfatti essendo: ç=~~, dove u ed g sono d:.re numeri

compìessi a parte linmaginaria minore o uguale


a z.ero, ovvero n.eI piano complesso di Gauss si
trovano nel 4 0 quadrante, DUlì.que ç avrà un
modulo e, a meno della radice, una fase che sarà
da~ cL'11h cFfTerer.2a delle fasi di J-l. ed E. le q1lcli
sene, in valore assoluto, minori di n::z e quincl.i
certanente: q)~it/2: pertanto la f~e di ç sarà:

i ./ _. / r.:
.IL.:~;• -
- -4-

1- 109

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
[

Ciò significa che anche se non fucciamo l'ipotesi che E e J..t. abbiano parte reale positiva Ce
ricordiamo che, ad esempio, per il plasma la parte reale di E:- può essere negativa) si verifica
[
sempre che Re(Q~O e questa., come sappiamo, è una Im
proprietà di tutte le impedenze che corrispondono a dei ...,.
... l
1..
sistemi passivi Quindi i coefficienti di riflessione,
qualunque siano i mezzi coinvol~ sono sempre
compresi nel cerchio unitario del piano complesso. Re
Fisicamente tale limitaZione è do\.."Uta al fatto che poiché
a qualsiasi onda piana è associata un'energia allora
l'onda. riflessa non può che oontenere una. quantità
minore o al massÌmo uguale a quella cIeli' onda incidente,
altrimenti si a....lfebbe una creazione d'energia laddove non vi sono sorgenti. In. altri term.i:ni,
ricordiamo che in un'onda piana il vettore di Poynting è diretto nella direzione di

prope.;,o-azione ed è pari, in
""'" "
ampie~ a: "i .
, 12

Ciò significa dire che se l r 1 ~l


2
allora si ha

IEl!"! li ·~I El I·,


. ,

che: cioè la densità di potenza associata a1ronda riflessa non può' mai
5Uperar~ la densità di potenza associata. ali' onda lncidente. Questo è fisicamente evidente
perché, se il mezzo è passivo, la potenza::çifIessa non può mai superare Cf..lella incident~ perché
non c'è nulla, naturalmente, che fo~caqt:testo eccessodi potenza. Al più. ci può essere una
riflessione totale, cioè ~L.a la potenza incidente viene riflessa. Èirnpor.ante notare che se si
passa da tm mezzo otticamente meno denso ad uno otticam.ente più dense, cioèç; ».'~, si ha.
che ['<0, ovvero l'onda riflessa sarà in opposizione diJasecon quello incidente,(mentre sarà
i:ri. fase se si passa'daundielettrioo alvuoto {essendo. infatti,el=CoBr, con E:-> l. si ha certamente
che ~SoX;D. ·mQltr~, abbiamo che il modulo di r.sa.rà lo stesso se si passa da un mezzo
a11' aItroovicevr;r~·il-cheesprime la cosidnpr..a invertibtlità del cammino ottico (cioè si ha
.c .:,ung. stessapotenza.riflessa).Abbiamoallorachese i due mezzi sono. entrambi senza perdite
alloraç: e çl sono entrambi reali e quindi anche l sarà reale e compreso fra -l e 1. Se ~>ç!
. avremo. che 1>0 mentre se çi>~ allora r <O. Notiamo che il rapP9rtofra l'im~edenza
intr.w.seca del ]0 mezze e quella del 1 0;

è pari aria ra.d.ice qua.d.rara del rappo<:o fra la penneabilità magnetica relativa del 2°tnezzc
rispetto al l c e la perrniniì:iLi relativ~ &1 2 e mezzo ri...spetto al l°; quindi a seconda che il
rapporto ~/çJ sia maggiore o minore di l aì.Tem.o un [' positivO o negativo.
Consideriamo ora il caso di particolare interesse in cui il 2° mezzo è un buon conduttore; nel
caso in cui il 2° mezzo è un ~nduttore si ha che la costante dielettrica. equivalote e data da:

G
E = 8 2 -"--.-
2 eq JCD

Tale mezzo è un buon conduttore se risulta:


1- 110

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Naturalmente se è verificata la disuguaglianza opposta, ovvero se: .!!..:L« 1 > diremo che il
ffiE 2

mezzo è un buon didettn·co. Osserviamo che la disuguaglianza:

v
-»1
CDE

dipende dalla a, ClOe quanto più è elevata la conducibilità tanto più il mezzo è un buon
conduttore; osserviamo però che tale disuguaglianza dipende anche dalla frequenza. Quando
(i)~: purché sia a:;;:O, tale disuguaglianza sarà sempre verificata, m,rvero a basse frequenze (al
limite a frequenza zero) tutti i mezzi sono buoni conduttori (anzi per Cù---1-0 diventano
eccellenti condutto~ come se la v fossa infinita). Viceversa all'aumentare della frequenza,
data la a, questa disuguaglianza diventa sempre più difficile da verificarsi. Ciò significa che
. per ogni materiale con una a-:;t:O-esisterà una banda di frequenze, quelle più basse, in cui il
materiale si comporta come un conduttore. In particolare: prima come un buon conduttore, poi
come un conduttore, poi non si comporlZ più né come conduttore né come dielettrico; infine,
all'aumentare della frequenza,. comincerà a comportarsi come m1. dielettrico .. Nel caso dei
metalli si ha che cr=1+7xl0 7 SIro, mentre e è dell'ordine di eo=8.854xlO- 12 Fhri;,aunque SiM
che:

ID 17
=> f=-cclO Hz
2n . ;,"'-'

-cioè siamo oltre le frequenze ottiche (dell'ordine di 10 15 Hz). Dullque'fino alle frequenze
ottiche e, ov-viamente, anche a. frequenze di microonde (dell 'ordine di 1010 Hz), ovvero a tutte
le frequenze che cÌ possono ·interessare nelle nostre applicazioni, i metalli si comportano come
buoni conduttori. Vista allora l'import'...anza dei metalli nella realizzazione degli apparati di
qualsiasi tipo, in particolare quelli per le telecomunicazioni, conviene studiare ID. dettaglio il
caso in cui uno dei due serrispazi (nel caso considerato queilo di destra) sia ll..'1. buon
conduttore.
Stiamo considerando il caso di incidenza nonnale; volendo studiare quello che :ai::Càde m
questo. caso andiamo a vedere che espressione xA
assumono i parametri in gìoco. La condizione di \
buon conduttore (quello di destra) comporiZ che: j
l

t:.~ --
l
M.q
JCD
1,>.

e quindi a"\Temo che la costante di prop~o-azione


! ,.1
I
:>
nel 2 0 mezzo sarà data da (supponendo ~~!Jo):
I '" v ..... ~

ì'y
I
z

l
\
l
1- 111

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Ricordiamo che k2 si trova all'esponente (moltiplicato per jzye zivrà le dimensioni dell'inverso
di una lunghezza~ pertanto ha le dimensioni di una lunghezza la quantità:

che prende il nome di spessore di penetrazione del materiale. In defmitiva si ha che:

k'l=(1-j)
- 8
In tal modo sarà semplice calcolare i campi a destra della superficie di discontinuità; per il
campo elettrico, ad esempio, avremo:

--- ....
.,.~.,.-

- .

Tale espressione ci c1tiarisce anc.he il nome dato a 5~ infatti notiamo .che il modulo del campo
elettrico (e, analogamente, anche quello cW campo magnetico) si riduce esponenzialmente con
z e 8 rappresenta proprio la distanza dalla superficie alla quale il campo si è ridotto di l/e,
ovvero è la distan:za alla quale bisogna "'inoltrarsi" nel metallo perché il.cal-nposi sia ridotto
di tmNeper. Dunque se- ci, spostiamo ortogonalmente alla superficie di tma quantità pari a
.- qualche 8 il campo sarà forte:menteattenuato; da ciò emerge la sostanziale differenza :fra un
conduttore reale e uno ideale. !vIentre nei conduttori ideali i campo all 'interno sono
rigorosamente U:,ouali a zero, nei conduttori reali i ca..--npi penetrano per spessori dell'ordine di
qualche volta lo spessore di penetrazione, 8. Osserviamo però che per frequenze al di sopra
dei :NfHz tale spessore è cielI' ordine dei micron e, all' aumentare della frequenza, i campi, e
quindi anche le correnti, si schiacciano sulla superficie; siccome nelle nostre applicazioni
consideriamo dei cop.duttori di dimensioni molto grandi rispetto al micron. allora t.1.1e spessore
(dell'ordine del mieron) è trascurabile. Cioè, pur di fare le dovute approssimazionì~ llii. buon
conduttore può essere sostituito con un conduttore ideale, considerando che passando
dalI' esterno alI' interno del conduttore i campi si annullano~ anche se fisicamente vi è un
graduale passaggio per profondità ciell' ordine di b. Osserviamo che per un metallo, in eui
7 o
Gccl0 S/m, ed essendo ,Uc=4-1txlO-7 Hlm, aIIe frequenze di rnlcroonde (cioè CùcclO: radi i)
avTemo:

Quindi lo spessore di penetrazione di un metallo, in questo ca~o, è dell'ordine di frazioni o


unità di mieron. Si osservi quindi che aI1 'aumentare di (j per penetrare nel metallo bisogna
scendere a frequenze sempre più basse ...\l limite se (J è sufficientemente elevato, in pratica, a
1- 112

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
qualsiasi frequenza ragionevole non si riesce a penetrare in modo significativo ali' interno del
metallo. Rispetto ai centimetri, che sono gli ordini di grandezza degli apparati con cui si ha a
che fare, abbiamo che gli spessori di penetrazione sono 3, 4 ordini di grandezza più piccoli
delle dimensioni in gioco. Ecco perché il fenomeno per. ~ui il campo (sia elettrico che
magnetico, ovviamente) è confinato nelle immediate vicinanze aella superficie è detto effetto
pelle. Ciò equivale a dire, essendo I=ag, che anche le correnti sono confinate nelle immediate
vicinanze della superficie, e lo sono sempre di più man mano che aumenta la frequenza.
Quando le frequenze sono elevate, gli spessori di penetrazione sono talmente piccoli che dire
che la corrente è concentrata su un pezzo di conduttore dello spessore di qualche micron o dire
che la corrente è idealmente tutta sclllacciata sulla superficie (cioè è diventata una corrente
superficiale) è evidente che non fa molta differenza (rispetto ad un oggetto di qualche
centimetro); quindi si può passare dal considernre Wl conduttore effettivo come un conduttore
e1ettn'co perfetto (in cui il campo all'interno è rigorosamente nullo e la discontinuità del
campo magnetico è tutta dovuta. alla corrente superficiale). L'effettiva differenza fra i due tipi
di approcci sta nel fatto che mentre per un conduttore elettrico perfetto l'energia, per i campi
esterni, non muta in presenza del conduttore, per i conduttori reali la circolazione di· corrente,
seppure in ml.O spessore molto piccolo, det~a delle dissipazioni di potenza (che si
riducono all'aumentare della frequenza., dato ch.ele correnti si schiacciano semp~e di più s1illa
.' s u p e r f i c i e ) . . . _..
. Nel caso di buon c-Onduttore abbiamo detto Clle riSulta: ~» l, e quindi: €eq == .cr -; da ciò
me Jffi
si ricava che l'impedenza intrinseca del mezzo vale (supponendo sempre ,iljtiezzo non :"5 :_-.---_.'

magnetico):

r.-:-.·:V~. . o.j(i)
'-:)= - = (l +J-)J~o'"
- - = 1+j1~o(i)(:;
-- =l+j
-- ':-~ - ---, ....
- . o . 20' a 2 o{)

Sostituendo i valori numerici otteniamo impedenze intrinseche dell'ordine di decimi o


centesimi' di n. Rispetto, quindi, all'impedenza intrinseca dello spazio libero (che
supponiamo, nel nostro caso, sia il mezzo nel semispazio di sinistra) che vale
,*120n D =377 D, ci sono 3, 4 ordini di grandezza di differenza. Quindi il rapporto
ç2/ç! «1; questo si~ìca che il coeffioiente di riflessione vale:

ovvero si ha che f= l. Il coefficiente di trasmissione vale allora:

1- 113

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r

co~tem~te col.futto che 't=1+:'f. Qulndi n:


pres:enza di un buon conduttore iI campo
elettrico VIene praticamente tutto riflesso, cambIato di segno. TI coefficiente di riflessione del
campo magnetico, che ricordiamo essere opposto a quello del campo elettrico, è invece quasi
,
uguale ali 'unità; quindi il campo magnetico totale, quello incidfmte più quello riflesso, è pari I
-'-
al doppio di quello incidente, mentre il campo elettrico totale è praticamente ne.crua1e a zero.
All'interno del metallo, invece, avremo che il campo vale:

e la densità di corrente vale:

la cui direzione, se ad esempio


il campo è diretto lungo x., sarà
anch'essa quella dell'asse x.
Andiamo ora a valutare la.
corrente totale che fluisce in
tutto il semispazio di destra
per tmità di lunghezz.~ cioè
att.raverso una striscia.
ortogonale all'asse x., larga. tUl
z
metro lungo.·y·eche si estende .
da Oa +co lungo z. Dunque
avremo:

dove 2Ht (come <;tbbiamo visto prima) è proprio il campo magnetico totale all'interfaccia.
Quindi questa corrente per unità di lunghezza è pari al campo Illi'1g11etico totale alI'interfaccia
ed è concentrat.1.. in uno spessore deli' ordine di 8 (ciò che effettivamente accade nella realt.1).
Nel caso ideale in cui invece di avere un conduttore reale abbiamo un conduttore elettrÌco
perfetto otteniamo dei risultati che nen seno altre che il limite per (j~ di quelli ottenuti
Imora; avremo infatti che r sani rÌgorosamente ~ouale a -l; la corrente sarà rigorosamerite
superficiale e rigorosamente pari a 2H t +. Quindi se accettiamo (come è ragionevole assumere
alle frequenze di interesse come, ad esempio, quelle di microonde) errori dell'ordine di
10-3 -;- 10-4 rispetto all'unità, possiamo sostituire a un buon conduttore un conduttore elettrico
perfetto; è ragionevole assumere ciò perché molto spesso la geometria stessa del sistema non è
conosciuta con 1.Ula cosÌ grande precisione, così come anche i parametri del sistema. (come, ad.
esempio, le costanti dielettriche). È chiaro che non possiamo ritenere valida questa
approssimazione (cioè conduttore elettrico perfetto invece che buon conduttore) nel caso in cui
vogliamo vedere che cosa accade dentro il conduttore in quanto si passa da una. situazione in
cui c'è una corrente volumetrica, seppure confmata in lUlO spessore dell'ordL.l.e di 8 (nel caso
1- 114

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dì buon conduttore), ad una situazione in cui invece la corrente è di tipo superficiale (nel caso
di conduttore elettrico perfetto); quindi, sostanzialmente, si passa da una fimzione ad una
distribuzione. Quindi abbiamo due situa.zioni completamente diverse: in IDl caso abbiamo un
campo ali' interno del metallo, anche se esso si attenua Itlolt,o rapidamente; nell' altro caso,
invece, ab biamo un campo che è rigorosamente nullo non appen..1. si entra nel metallo. Una
conseguenza di questa differenza, importante dal punto di vista applicativo, è che se il campo
all'interno del metallo è nullo allora non si ha. dissipazione per effetto Jou1e; viceversa, se il
campo non è rigorosamente nullo, si avrà dissipazione per effetto Jou1e, seppur pÌCCDla.
Quindi ogni qualvolta abbiamo un buon conduttore, se siamo interessati a valutare la
soluzione delle equazioni di 1Vfaxwell al di fuori del conduttore, con un errore molto piccolo
(di gran lunga inferiore agli errori dovuti a tutte le altre ragioni di incertezza che ci sono in
ogni problema applicativo), possiamo sostituire al buon conduttore un conduttore elettrico
perfetto. Tale approssimazione non è possibile farla solo se si è interessati a valutare la
potenza che si dissipa alYinterno del conduttore; in tal caso bisogna tenere in conto ciò che
effettivamente accade e, per esempio, nel valutare l' non lo si potrà porr~ uguale a -1 ma
bisognerà considerare anche il termine correttivo 2ç2/çl che fa si che Il'I ;;::1. Cioè una piCCDla
parte della potenza incidente penetra nel conduttore; in problemi più complessi si dovrà
passare ali' approssimazione successiva rispetto alla condizione al contorno relativa ad. un
conduttore elettrico peIfetto, la quale ci dice che non c'è componente ~o-enziale d~l campo
elettrico. Se vogliamo andare all'ordine successivo dowemo considerare la condizione al
contorno secondo la quale; in presenza di un buon conduttore, il campo elettrico tangenziale è
molto piccolo, ma non nullo.
Nel caso in cru l'onda. incida con un angolo qualsiasi sulla superficie di seperazione 'èchlaro
che dobbiamo innanzitutto scrivere l'espressione di un'onda piana quando la direzione di
propagazione è arbitraria, ovvero indipendentemente dal particolare sisten1.a di riferimento
scelto. Ricordiamo infatti che, se scegliamo l'asse z ortogonale alIa superficie di separazione,
., . nel caso di Incidenza nonnale, supponendo il campo elettrico diretto lungo ~ abbiamo:

(dove ricordiamo che E 1. H ed E, H e la direzione di propagazione costituiscono una teITh1.


levogira). Per renderci indipendenti dal sistema di riferimento scelto osserviamo che: kz=ls; . L
e se indichiamo con ~=kiJ: e con r=x1x+yìy+z1;:. il generico punto dello spazio (nel sistema di
riferi.mento scelto) a'VTemo:

(E
Il:ol = E+:ol e~-
_;1,...[

=E;
- e -jk'r
1H
\. Y ç
--

dove ~ è il vettore di propagazione. Quindi se, in generale, abbiamo un campo vettoriale


generico allora avremo:

1- 115

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
inoltre E, H e i z c~stituiscono una tema ortogonale. La seconda di tali relazioni già ci dice che
.E ed H sono ortogonali; basta aggiungere che: H . i z =0 ovvero. siccome in questo caso ~ e i z
sono paralleli, per renderci mdipendenti dal particolare riferim~to scelto scriveremo:

H'ç-O

A questo punto, visto che un'onda piana deve avere un'espressione generale del tipo (#), ci
possiamo chiedere qual è la più generale soluzione delle equazioni di Nla.'CWell che ha una
forma di questo tipo. Per vedere ciò bisogna andare a sostituire la (#) nelle equazioni di
MaxwelI; la ragione per cui facciamo ciò è che, come vedremo, ci sono soluzioni delle
equazioni di .Maxwell che non sono onde piane, nel senso che non hanno campi costanti su
piani. A tale scopo ricordiamo quali sono le equazioni di Maxwell in uno spazio omogeneo e
in assenza di sorgenti. .. .
~ .:. .:-. ~~.,

..
V x E = -jèD~H
V' x H = j<DcE
{
V' •sE =0; V· J.l.H= O

Osserviamo che gli operatori di rotore(Vx) e di divergenza (V.), per un campo del tipo (#),
equivalgono a: .

• <.

Dunque le equazioni di Maxçv'eI1, onnai completamente algebrizzate, diventano:

dove ritrmriamo. nelle tùtÌme due, le condizioni di ortogonalit.1. dei campi rispetto alla
direzione di propagazione che abbiamo visto per un'onda piana nella sua espressione
generale. Se, inoltre, moltiplichiamo vettorialm.ente a sinistra ambo i membri della l a
equazione avremo:

1- 116

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Dalla relazione generale: A x CB x C) = !XA ·C) - C(A· B); nel nostro caso, avremo:

~o~· E) - E(~. k) = -(O 2 E f-LE- --.


'---..,---'
=0

ovvero: ((j) 2 E !-L - ~. ~)E =O. Quindi perché sia possibile una. soluzione non nulla (non banale)
deve risultare:

Quindi la più generale soluzione delle equazlOnl di Max:weIl del tipo: E=E+e-jk'[ e
caratterizzata dalle seguenti proprietà:

1
H=-k><E
- . (j)~ - -

k·E == O
k·H=O

e inoltre, mentre nel caso di un'onda piana' che siprop~aa lungo z si ha: k~w2ef.L,. ora deve
~~: .
k.k=k
- -
2
x +k y2 +k 2z =(i)2g~

. dove. k~.ky e kz sono le componenti di ~ lungo ~ ye Z, rispettivamente, ed ognuna di esse può


essereun:'arbitrario numero complesso. Nel caso precedentemente analiizato·C:mcui l'onda
piana,~iprop~o-ava lungo z, la particolarità risiedeva nel fatto che le tre componenti del vettore
di propagazione erano tutte proporzionali fra di loro (secondo lo stesso coefficiente k). Una
soluzione generale dene equazioni di tvfaxwell del tipo che abbiamo visto, cioè. strutturalmente
uguale ad un'onda piana, ma senza la restrizione che esista una direzione ""reale'" di
propagazione, continueremo a chiamarla onda piana . ..A.ndiamo a vedere in che cosa consiste
esplicitamente questa generalizzazione; abbiamo detto che il vettore lf è a componenti
complesse arbitrarie (tranne il fatto che la somma dei loro qu,'ldratì deve essere pari a (:)2EJ..l.) e
quindi in generale avTà tma parte reale e l.tna. parte immaginaria, ovvero: lf=k'-j!i". La·
cor..dizione da verificarsi è che: k· k =Cl) 2 e J.1., ovvero:

.'kT,'" -ik"l-
k· k = 1
"". ~ .

-- -, I~ - -k"
- 2Jk'· -= (j) -eu

dove la q~tità o)2e;~ può essere, in generale, complessa; avendo indicato (nel caso di onda
piana prop~o-antesi in una direzione particoiare) con k 2=u}e;f-t, dove k=a-jp è la cost:aJ:tte di
propagazlOne, avremo:

1- 117

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
o[
Separando le parti reali e le parti immaginarie avremo:
r
l
Abbiamo quindi due equazioni reali nelle sei c.omponenti reali a disposizione (dei due vettori
reali~! e ~"); dunque ci sono quattro componenti di questi vettori reali che possiamo scegliere l
ad arbitrio affmché siano soddisfatte queste condizioni. Soddisfatta la condizione di coerenza
) il campo el
(k. 2=(i)2eJ.l., ' sara, pan. a:
ettnco

E = E + e -j'k''1'
--e---k"'·!

Da tale espressione si vede subito che non esistono più piani su cui i campi sono costanti dato
che, in generale, i vettori 1f' e !f" avranno direzioni diverse.
piani f
I piani perpendicolari a K sono quelli su cui la fase è equifase
....L.

costante e per questo sono detti piani equifase; l'altro r o

tennine è invece legato all'ampiezza del camp?per cui i [:"

piani ortogonali a !f" sono quelli su cui l'ampiezza è piani


costante e pertanto detti piani equiampiezza. Nel caso equiampiezza
particolare in cui ~f e k" sono fra loro proporzionali si ha
che i piani sono sia equiampiezzache equjfase.
Per distinguere a11oraquest'ultimocaso particolare (che è
stata poi l'onda pianache.abbiamo considerato fino a
quando~non ne abbiamointrodottoJa generalizzazione)··daqueIIo più generale;.~chiamer~o
quest 'ultima ':onda, cioè quella per cui ~' e 1&" sonoproporziona1i. onda;pianà\omogenea,
mentre in generale parleremo· di ondapiana non omogenea.. È.chiaro .qt.tindi chequèste onde
piane più generali' hanno una struttura di campo più complicata in quanto le direzioni lungo
cui si propaga l'onda (che sono. quelle in ClÙ si propaga la fase, cioè quelle perpendicolari ai
piaci equifase, nelle quali abbiamo ronda che trasla) non coincidono con le direzioni in cui
essa si attenua~ ciò è dovuto al fatto che iI vettore k è, in generale, complesso. Nel caso in cui
il mezzo sia senza perdite allora a=O, oÌl"Vero risulta: k' . k"=O,

~L
cioè i piani e.quffi1Se ed i piani equiampiezza sono perpendicolari
fra di loro, cioè abbiamo il. massimo della non omogeneità
dell'onda piana. Osserviamo che se già l'onda piana omogenea
non era fisicamente realizzabile, perché andava fmo all'cO con
T.. "
ampiezza costante, è chiaro che un'oncL1. piana non omoge1:lea ~
sarà ancor meno fisicamente realizz'1bile (perlameno in tutto lo spa:zio) perché ccmpo~:.a
un'esplosione del campo, ovvero non solo non va a zero nella. direzione di k" ma. cresce
esponenzialmente nella. direzione di -h';". Quindi non soltanto renergia totale ad essa associata
va all'cO, ma anche i campi stessi divergono all~cO ndla direzione di -k". Osserviamo che
quando abbiamo iniziato lo studio delle onde piane, a fronte della non fisica realizzabilità di
queste, abbiamo tuttavia evidenziato due buoni motivi per studiarle. Uno era che qualsiasi
campo elettromagnetico può essere costruito attraverso onde piane; inoltre, a grande distanz.1.
dalle sorgenti, qualsiasi campo elettromagnetico può considerarsi, localmente, come un'onda
piana. Le onde piane non omogenee sono, in realtà, necessarie per rendere vera la prima di
1- 118

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
queste due motivazioni, cioè che qualsiasi campo elettromagnetico può essere costruito a
partire da onde piane. Questa affermazione è vera solo se si mettono a disposizione tutte le
onde piane, sia quelle omogenee sia quelle non omogenee (come vedremo in seguito); in
particolare, mentre a grande distanza bastano solo le onde piane omogenee, nelle vicinanze
delle sorgenti dobbiamo utilizzare anche le onde piane non otribgenee. In. particolare anche per
descrivere cosa accade arI'interfaccia fra due mezzi, nel caso di incidenza obliqua, c'è bisogno
di considerare non soltanto le onde piane omogenee ma anche quelle non omogenee.
Consideriamo allora un' interfaccia fra due
mezzi su cui incide obliquamente, secondo x
6 1 , ~l
un angolo Bi, un'onda piana che per
semplicità consideriamo omogenea. TI
campo totale a sinistra dell'ìnterfaccia sarà
dato da:

'.;~ El
-
= E . e -;ik··f
_l
_1 - + -E.f e _:1,.-r
~r_

z
dove k.. ed E.. sono, rispettivamente, il.
vettore di prop~o-azione e l'ampiezza·· -.
0011' onda. rifles~ di cui per ora non·
conosciamo le caratteristiche. A destra
deli'interfaccia, viceversa, abbiamo un campo, trasmesso, ovvero:

-J"k·-
E ')= E e-!-
-~ -t .

Ovviamente ci saranno analoghe espressioni per il campo magnetico nei due mezzi. Nelle due
espressioni scritte finora osserviamo che non conosciamo né b· ed ~ né fu ed E-t~ Ciò che
sappiamo è che deve risultare:

(*)

dove k! e k 2 sono le costanti di propagazione nel mezzo CD e nel mezzo 0, rispettivamente.


N atnraImente affmché que~....'\ soluzione ipotizzata sia possibile, è necessario che simo
soddisfatte le condiziopj al contorno, cioè che le componenti tangenziali dei camp i a destra e .a
sinistra deìl'interfaccia devono essere continue_ All'interfaccia avremo che z=O e quindi qllelIo
che deve risultare è che:

e ciò deve verificarsi "v'x e "v'y. Per semplicità supponiamo inizialmente di porci sull' asse X,
cioè consideriamo ]'-0; condizione necessaria affmché sia verificata l'uguagIia.u.a fra le
wmponenti tangenziali è che i tre esponenti devono essere uguali, Vx, cioè:

1- 119

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dove kix è noto, essendo la componente lungo x del vettore di propagazione ~ deWonda.
incidente. Analogamente ponendoci sull'asse y, cioè per FO,. de-ye risultare:

r
Ciò significa che le componenti tangenti dei tre vettori di propagazione sono uguali, cioè essi
hanno le stesse componenti nel piano di sepàrazione (fra i due mezzi). Cioè i tre vettori
devono avere la. stessa proiezione sul piano di separazione ovvero sono allineati,· cioè gli
estremi di questi vettori giacciono su Wla retta perpendicolare al piano di separazione; ma tre
vettori che hanno gli estremi su una stessa retta sono complanari. Quindi ~, k:- e kt giacciono
in uno stesso piano individuato da ~ e l'asse ~ detto piano d'incidenza. Questa è la prima
legge della njlessione e rifrazione nel caso di incidenza arbitraria. Osserviamo poi che deve
risultare: .

ma essendo le componenti trasversali ugtilili ciò significa che i quadrati delle componenti
lungo z devono essere uguali fra loro, in modulo; ovvero la componente lungo z deLvettorek..
è uguale in modulo e opposta insegno alla componente hmgo z di k. Quin~ in defInitiva,
risulta: '

-,.. .,. .. -" --.


"'-i:._ . ....{.:"

che rappresenta1a legge della riflessione. L'ultima delle (*) ci dice che:

ovvero: kl~ + k; '+ k; = k;. Avendo visto che i tre vettori sono complrulttri~ per semplificare
Jt 'y '1: -

le cose, possiamo scegliere il sistema di coordinate in modo tale che una delle componenti di
ki si annulli, cioè sia .perpendicolare al piano d'incidenza; ad esempio, supponiamo· che ·si
annulli kiv ' cioè abhiamo scelto un sistema di coordinate in cui il piano d'incidenza sia
coincidente col piano (~z). In tal caso a'YTemo:

dove k1"x =k j sin8i : inoltre si ha: k.~... - k2t-%-


~
= kt2
X
, dove: k 'lt-:'( = k.)sin8 t . Thmque risulta:
..

Esplicitando le costanti di propagazione avremo:


1- 120

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Ov-VeIO:

sin8·=
l

dove 112! è detto indice di rifrazione del 2° mezzo n'spetto allo e la relazione a cui siamo
~rati è la ben nota legge di Snellius della rifrazione (cioè il rapporto fra il seno dell'angolo
d'incidenza e il seno deIrangolo di rifrazione è pari all'indice di rifrazione del 2 0 mezzo
rispetto al l°; quindi se nZ!> l al10ra 8t <8, altrimenti et>60.

Osserviamo che fmora, quando abbiamo trnn.ato un prodotto scnlare fra venori complessi, lo abbiruno sempre
definilo come somma dei prodotti delle componenti omologhe e lo abbiamo indicato con:

dove A e B sono due generici vettori complessi. Cioè abbialno traslato quella che è la de1ìnizione di prodotto
scalare valida pçr i vettori reali, fumWlllente, anche per i vettori complessi. È evidentè che il pnxiotto sca.1u-e.
(fra vettori complessi) così defInito non gode di tutte le proprietà del prodotto scalare hermitiano defInito (in
Algebra) p-.!r gli spùZi vettoriali complessi., ovvero il prodotto selliare:

·A· B*

In particolare S<lppiamo che una delle proprietà fondamentali di questo prodotto scalare è che il pr~~tto sc~
di un vettore per se stesso è sempre maggiore o uguale a zero, ed è zero se e solo se il vettore è nullo. E
evidente che il prodotto scalare cosi come noi lo abbiamo deflnito, cioè lL. . a non sOddisfa più questa
proprietà in quanto il prodotto sca1a.rc di un vettore per se stesso sarà, in gcm:ra1c, un numero complt:sso
(quindi ben altro che essere~) e può essere zero anche qllilIldo il vettore non è nullo. Quindi questo prodotto,
che per abuso di linglla2"'po continuiamo a chiamare prodotto scalare, non è il prodotto- scalare usuale, cioè
qudl0 per .cui. si può definire una nonna e tutto quello che serve per operare negli spazi vettorialicomp1essi. TI
monvoalloraper cm abbiamo definito "prodotto SClh.re"il prodotto: A . B ~ non invece!, come correttamente
doveva farsi., quello hermitiano: 6· g"', è dovuto al fatto che nella maggior parte dei casi (o meglio nella quasi
totalità dei Ct'lSi), nelle relazioni che utilizzìamo, compare il prodotto scalare componente per componente (cioè
così come 10 abbiamo noi detlnito. ovvero A . ID. e non quello hermitiano. Quindi per economia di nOTi17;one
si è preferito dcfr..rllrc "prodotto scalare" il prodorr..o scalare non hcnnitiano (altrimenti in quasi tutte le fommle
avremmo dovuto por"..arèi indietro il si..rnbolo di coniugato <*'), anche se tale prodotro non è un prodotto scalare
in senso proprio; in tal caso, invece, useremo 1'aggettivo "herminano", intendendo in tal caso il predono:
A· fi*. È cbinro che con un prodotto scalare non hermitiuno, che non è defInito positivo (ci~ non è <::D), non
si può defInire una nom~ w..a non sempre. in uno spazio vettoriale, è necessario introdurre una nonna. Ad
esempio, in relatività il prodotto scalare naturale, quello che rimane inalterato per un c1LlTIbiamemo di sistema
di ritèri.T.ento, e quello non hermitiano; in tal c...1.S0 si introduce nello spazio una metr!c.::J. che non è lill:l. metrici
definita FDSitiva., cioè ci 501',0 anche ver...ori di lunghezza nulla pur essendo diversi da zero. Non ci sono vettori
di iungnèZZa negativa. in quanto il prodono scalare è fat'..o in modo tale che per qualsiasi sistema che è in moto
con velocità minore di quella della luce il prodono 5Calare è sempre maggiore o uguale a zero, e si a.nnulla per
pa..rticd1e che si muovono con la velocità della luce.

Osserviamo che ogni volta che f,;'1cciamo delIe rappresen~1.zioni grafiche per rappresentare
rand.a.rn.ento del campo, ad esempio, in prossimità di un'interfa.ccÌa piana (caso attualmente in
esame) è cruaro che stiamo considerando onde piane omogenee altrimenti, se fossero non
omogenee, il vettore complesso non lo potremmo disegnare e quindi, in particolare, non ha
senso nemmeno parlare di angolo d'incidenza., a meno di non introdurre angoli complessi, ma
1 -121

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


'r Buono Studio! =)
in tal caso sì perde totalmente la semplificazione che può introdurre una rappresentazione
grafica. Osserviamo a tal proposito che seppure la legge di Snellius sia formalmente valida
sempre, anche se gli angoli sono complessi, è chiaro che ha. tm significato fisico intuitivo e
apprezzabile solo quando i due angoli sono reali ovvero, in particolare, quando l'indice di
rifrazione è reale. Se lIDO quahmque di questi due elementi vièrie meno (o perché l'ond..1. è non
omogenea o perché l'indice di rifrazione non è reale, cioè il mezzo ha perdite) è chiaro che tale
relazione continua. fonnalmente ad essere valida. ma. non dice mùla. stùla direzione dell'onda.
rifratta, in quanto questa non sta più in uno spazio reale (non è una direzione reale). In questi
casi, allora., è molto più utile utilizzare direttamente le relazioni in termini di kx. ky e kr; che
invece sono tre numeri c.omplessi, sempre perfettamente defmiti (indipendentemente dagli
angoli, reali o complessi che siano). In tali termini, qUÌndi, useremo la legge di Snellius nella
fonna:

Inoltre dalle relazioni:

(dove non abbiamo più aggiunto il pedice a kx essendo lo stesso in entrambi i mezzi)siricava:

Inoltre qlliL.~dodiciamo. che i tre vettori le, k.. e k. sono complanari, in gènerale, intendiamo· che
essi sono l'tmO combinazione lineare degli altri, sia che i vettori sia reali sia che essi siano
complessi, e la rappresentazione geometrica della complanarità è ov"vio che è possibile vederla
solo nel caso reale, e non in quello complesso"
Ritornando, allora., al problema della riflessione e rifrazione di mt'onda piana all'interfaccia
fra due mezzi abbiamo che, siccome tutto è lineare, è possibile ottenere il caso generale
mediante SOvTappos1zione di casi particolari più semplici" Quindi se dobbiamo studiare la
riflessione di un'onda. incidente con lm campo elettrico polarizzato in. modo arbitrario
possiamo ottenere questo caso generale come sovrapposizione di due casi particolari: uno in
cui il campo elettrico ha. soltanto la.
componente nel p iano di incidenza e u...LO in
cui il ca."'npo elettrico ha solo la componente
normale al piano d'incidenza (ricordiamo
che lungo la direzione d'incidenza il campo
non può avere componente).
Consideriamo iniziaL-llente il caso della
polarizzazione perpendicolare, in cui il
campo elettrico è polarizzato
perpendicolarmente al piano d'incidenza;
andiamo a scrivere le condizioni
a1l'interfaccia, cioè andiamo ad imporre la
1-122

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
rondizìone di continuità delle componenti tangenziali del campo elettrico e del campo
magnetico, Per il campo elettrico non ci sono problemi in quanto, in questo caso, esso è tutto
tangenziale; quindi si ha: .

Per il campo magnetico, invece, avremo:

Dividendo entrambe queste relazioni per E-i, in modo da introdurre i coefficienti di riflessione e .
di trasmissione che chiameremo coefficienti di riJ1essione e di trasmissione perpendicofan' Ce
ciò sarà evidenziato dal pedice u...L"), awemo:

Dividendo membro a m~bro queste due relazioruavremo:

1+11. Sl S2
1- r1- cos e1 COS e:2
- : ',-<

da cui, mdefInitiva, si ottiene:

rr, = ç:z caseI -çl cos8 z


~.J.. ç:;! cos: 1 +çl cos6 z
I~I = . 2~2cos81
L- ç2 cose l -i-s 1 cose:;
A..'1.alogo discorso vale per la polarizzazione parallela, in cui è il campo elettrico ad essere
contenuto nel piano d'incidenza; scrivendo
le condizioni all 'interfaccia (e sta.volta sarà
quella sul campo magnetico ad essere
semplice, essendo tale campo tutto
tras"l;erso) e facendo passaggI an.alogbi al
precedenti otterremo:

>z

1-123

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
che esprimono il coefficiente di njlessione e di trasmissione paralleli. Osserviamo che in tal
caso, dato che quello che conta per il campo elettrico, ai fini delle condizioni all'interfaccia, L
;.

sono le componenti tangenziali, è naturale definire il coefficiente di riflessione come il


rapporto fra le componenti tangenziali del campo elettrico (analogo discDrso~ ov'Viamente, vale ." .
\

per 'ti/) e non eome rapporto fra le ampiezze del c.runpo elettrico~ Tale scelta è giustìfkata dal }

f.1.tto che nel caso in cui avessimo a che fare con onde non omogenee il campo potrebbe essere
un vettore complesso e quindi, in questo caso, dernllre un coefficiente di riflessione come
rapporto fra le ampiezze non avrebbe senso, mentre invece continua ad essere ben defmito il
rapporto fra due numeri complessi che sarebbero le componenti di questo vettore lungo la
direzione prefissata. Quindi ci riferiremo sempre a rapporti fra le componenti tangenziali dei
campi~ nella polarizzazione perpendicolare non c'erano problemi perché il campo elettrico era
tutto tangenziale; nel caso, invece, della polarizzazÌone parallela bisogna teneme
esplicitamente in conto. È importante tenere ben presente ciò perché soprattutto in ottic~
viceversa, si utilizza l'altra convenzione, cioè quella di riferirsi ai rapporti fra i campi invece
che fra le componenti dei campi. In ottic~ infatti, non c'è pericolo di ambiguità in quanto le
onde non omogenee non ci sono; sÌ ha a che fare sempre e soltanto con onde omogenee (e
quindi si passa dalle lme alle altre espressioni mediante il coseno di Wl angolo reale).
Le formule che abbiamo ricavato, che risolvono completamente il problema della riflessione e
rifrazione di un~onda piana all'interfaccia fra due mezzi arbitrari, vanno sotto il nome di
fo rinu le di Fresnel, rica.vate da colui che per primo le introdusse in ottica, all'epoca. in cui le
equazioIìÌ di l\-faÀwell anc.ora non c'erano, a partire da una te.oria elasticad.ella luce, ov-vero
tm..'l teor..a che spiegava. il moto ondulatorio della luce come vibrazione di un mezzo elastico.
Na..TìJIalmente essendo le stesse le equazioni fondamentali delle onde nei mezzi elasticÌe del
campo elettromagnetico, è chiaro che tutte le parti formali rimangono inalterate; naturalmente
nel modello di Fresnelle çt e S2 non erano le impe.çlenzeintrinsechede1mezzoII:ta erano le
cosiddette impedenze caratteristiche di un mezzo€!fqsiiQo, legate al coefficiente di rigidità dei
mezzo elastico,.mvece che alle costanti dielettriche e magnetiche del mezzo.
Riassumiamo di seguito le espressioni dei coefficienti di riflessione e trasmissione nel caso di
polarizzazione perpendicolare e parallela:: .

Inoltre ricordIamo la legge di Snel1iu.~:

k 1sin6..l. = k,sin6.)
_ _

che, indicando con n il rapporto fra le costanti di propagazione (n = ~:) , può essere ~critta
anche nel seguente modo:
sin8 1 = n sin8 2
1-124

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
~- .,---
Osserviamo poi che essendo: cos8 2 = ~1- sin 2 e2 , si ha:

I casi di maggiore interesse per noi sono quelli in cui le proprietà magnetiche dei due mezzi
sono uguali e pari a quelle del ,ruoto (cioè: f-LI=f-L::=!-tD) e quindi l'indice di rifrazione (del 2°
mezzo rispetto al l°) è dato da:

Inoltre si semplifica anche l'espressione del rapporto fra le impedenze intrinseche, ov-vero:

Cònsiderando allora le espressioni dei coefficienti di riflessione perpèndicolare e parallelo


aTYTemo:

r _ cose 2 -ncos6 1 _~n2 -sin28 1 -n2 cos8 1


1. /1 -
cose 2 +ncoset·.:::Jn'l: -sin 2 8 1 +n 2 cose l

c'~~e;.~_,Jn2 -sin 2e1


, 11.
cosE\ + ~n2 - sin
2
l e1
Queste sono le fOrnlcle di Fresnel che da..TffiO i coefficienti di riflessione espressi tutti
diretT...amente in termini dell' angolo d'Incidenza, nel caso di mezzi dielettrici (in cui i due mezzi
hanno la stessa permeabilità magnetica), e sono più semplici di quelle precedenti pçrché
compare un uruco parametro c..,.e caratterizza la discontinuità, cioè l'indice di rifrazione del 2°
mezzo rispetto al 10 (n). La semplicità di tali espressioni è comunque relativa, in quanto n può
essere ì.ill nlli-nero complesso se, ad esempio, il 2° mezzo ha perdite.
Consideriamo inizialmente il caso più 1;
- ili ..
semplice in cui, perlomeno alla frequenza.
che stiamo considerando, i due mezzi siano l . · .. ·················· .. · .. · .. ······ .. ······ .. ····1
'.
dei dielettrici perfetti, ovvero privi di
perdite; quindi n è un numero reale e può
essere maggiore o minore di uno Ca Il - nl
')
seconda se e;2:>Gj o VIceversa . !l + nl -+---=::::::::=
i-J

Cominciamo col considerare il caso in cui


II> l > e vediamo cosa accade al variare
dell' angolo d'incidenza per le due
polarizzazioni, in particolare per quel che o 11:/4 iti2
1-125

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
.-
r.
riguarc41. il r
Andando a studiare il 1. in funzione di e1 sÌ osserva che è una funzione
monotona, crescente in mod"tùo; inoltre si ha che:

l-n
8 1 = O =:> rl. = --<;-1
l+n
Il>1 =:>

Per quanto riguarda la polarizzazione parallela avremo Ìnvece:

l-n
8 1 = O =:> rl! = - - < -l
1+11
1t
8 l~- =:> r IJ~ 1
2 JJ

dove osserviamo che per e1=o (incidenza nonnale) otteniamo lo stesso valore precederite e
questo-:.è~.o~io, naturalmente, in quanto per incidenza nonnaIe le due polarizzazioni sono
equivà1en.ti; .. essendo sempre possibile scegliere il piano di incidenza'Ì!Ì-mooo che esso
contenga il 'vettore del campo elettrico. Per 8 1-+n12, invece, si ha che r,,41,'·cioè abbiamo
una funzione continua che parte da un valore negativo e arriva ad un valore positivo; quindi
deve esserci almeno un nullo (ovvero un valore di 8 1 per cui la riflessione ènuIla).'.Anche in.
questo caso, se si vaa fare la derivata, si ottiene una fbnzione che è monotona. Qumdi di nulli
ce n'è soltanto uno, come evidenziato nel diagramma per illr,,! ; tale angolo ède.!t0 angolo di
Brewster (da colui che per primo notò tale fenomeno in. ottica; fenomeno' ov"tliamente
incomprensibile in.un~ottica non o~~toria)e lo si indica con ~!incorriSp(mdénzadel
quale si annulla il coefficiente di ru1esslone parallelo. Per ricavare I '~goIo 8a bisogna
imporre che r/FO, mrvero:

n
=> sin8 B = -;::==
~l .. n?

Ricordando poi che risulta: 5inB = tgB , si dedUCe che:


~l+tgZe

tgB B = n ~ eB =tg -lil

1-126

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
e quindi essendo n>1 si ha che ~>4)o, e tale angolo diventa sempre più vicino a 1t12 qUanto
più. è elevato l'indice di rifrazione. Quanto detto finora ci fa capire che nella riflessione su
un'interfaccia, in generale, lo stato di pola.rizzazione del campo cambia, cioè il campo riflesso
non ha la stessa polarizzazione del campo incidente perché le due ,componenti vengono riflesse
in modo diverso. Ad esempio, se il campo incidente è polarizzàto 'Crrcolannente (cioè avente le
due componenti uguali in modulo e sfasate di 1t/2) il campo riflesso avrà componenti ancora
con uno sfusame..."lto di ± rt/2 (essendo, in questo caso, i coefficienti di riflessione reali) però i
moduli non saranno più uguali, e quindi non si avrà più una polarizzazione circolare ma sarà
diventata ellittica. L'unico caso in cui non cambia il tipo di polarizza.zione è quando si ha
polarizzazione lineare dato che essendo le due componenti del campo o in fase o in
opposizione di fase, siccome i coefficienti di riflessione sono reali, le componenti riflesse
saranno anch'esse o in fase o in opposizione di fase (cambierà la direzione del vettore campo
elettrico ma non il tipo di pola.rizzazione, oltre al fatto che cambieranno le ampiezze delle
singole componenti). Gli unici casi in cui la. polarizzazione rimane rigorosamente mvariata
sono quelli di polarizzazione normale e polarizzazione parallela. Questo fatto è sfruttato in
molte app1icazioni~ se, ad esempio, entriamo in un mezzo con un angolo di Brewster e cen
pola~ione parallela il campo passa. tutto nel mezzo e non c'è affatto riflessione, qUÙldi si
h.a il massimo trasferimento di potenza dell'onda nel mezzo, non avendo perdi~ per riflessione
all'interfaccia. Questo fatto è,'ad esempio, utilizzato !.,

correntemente nei lasers in cui iI mezzo attivo ha le


facce, le: estremità affacciate agli spe-l..'Cru (che 83
costituiscono la cavità risDnante), tagliate ad angolo /
di Brewster, e tale angolo o\''Viamente varierà a ....- - - - - - - ' "
seconda del mezzo utilizzato come mezzo attÌVo nel
laser1 essendo legato all'indice di r:i:frazione. il raggio
prodotto dal laser non solt:mto è monocromatico ma
è anche polarizzato, polarizzazione 'che può essere scelta ad arbitrio perché sarà sempre tale
da essere una polarizzazione parallela. rispetto all'angolo di Brewster scelto. Lo stesso
fenomeno lo si può sfruttare, per rendere polarizzata linemmente una radiazione che non lo è~
infatti facendola incidere su una discontinuità. con angolo di Brewster, la. componente parallela
entra dentro al dielettrico e non viene riflessa; resta quindi solo la componente perpendicolare
e dilllque il campo riflesso resta polarizzato linearmente. Questo è uno dei metodi più semplici
usati in ottica per pc:larizzare la luce naturale la cui polarizzazione varia in modo casuale, oItre
al fatto che non è nemmellO monocromatica. Ov"viamente, in questo modo, si perde più del
50<?'é della potenza, quella assorbita dal mezzo più quella dOv'Uta alla riì1essione (il cui
ccefficiente di riflessione, in modulo, non è proprio pari ad uno). Il fatto che le componenti
parallela e perp~dicolare di un campo sono diversamente riflesse è sfruttato anche nei comuni
occhiali polaroid per evitare i riflessi dovuti al sole basso all'orizzcnte. Essi sono costnLiti
con dei materiali :misotropi che fanno attraversare la polari.z7.1Zione p::rral1ela mentre b 10CC~lJlO
qu.asi completamente quella ortogonale. I riflessi più fastidiosi sono quelli SlÙra.cqua, slùle
strutnrre bagnate, in cui il coefficiente di rifrazione è molto maggiore del1 'unità e quindi si ha
1m coefficiente di riflessione molto prossimo, in mod1ÙO, all'unità e 1m angolo di Brewster
molto vicmo a n/2 (incidenza radente) .
..-'\ndiamo ora ad analizzare il caso in cui n è reale ed n<1. Osserviamo che ripetendo
ragionamenti analoghi al caso precedente si vede che continua ad esserci 1m angolo di
Brewster solo che in questo caso essendo n<l si ha che 8:s<45°. Inoltre, facendo riferimento

1- 127

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
rI .
all'espressione del 1/1, esiste un angolo oltre il quale il radicando diventa negativo, essendo
n<l, e quindi la radice è lUl immaginario
puro. Quindi 1" presen~ in tal caso, il lrl
rapporto fra un numero complesso e l . . .... -................... , . , . . - - - - - -
1'opposto del suo coniugato) il modulo
di tale rapporto è ovviamente pari ad 1.
Tale angolo è detto angolo limite ed è
dato da:

. -1 n
e L =sm
II fenomeno per cui quando sÌ supera tale o 7C/2
angolo il coefficiente di riflessione (in
modulo) vaIe 1, cioè tutta la potenza.
incidente viene riflessa, si chiama riflessione totale (ovviamente fra 8r. e iC/2 iI modulo rimane
costantemente pari ad l ma la fase del coefficiente di riflessione varia). Se l'angolo
d'inc~4enza supera l'angolo limite allora non c'è nessun angolo di rifrazi<?nereaIe che oodd.isfa
la Iegge·:~ Snellius, cioè rangolo di rifrazione è complesso, e ciò, come~'ppiamo, significa
che~elsecondo mezzo ronda piana è non omogenea e quindi il vettòre, di .'propagatione è
complesso .. Ricordlumo però che, in ogni caso, vale la rela.z:ione: ....:;r"

quindi quando sin8!>n2 (cioè per e1>Br.) si ha che k Z2 diventa un. immaginario puro (di c~
come al solito, si sceglie la. detenninazione negativa per la radice). Ciò significa che nel 2°
mezzo abbiamo un'ondapiana la quale ha un vettore di propagazione diretto lungo x e un
vettore di attenuazione diretto lungo z (quindi piani equifase perpendicolari all'asse x e piani
equiampiezza peIpendicolari all'asse z). Questo ci fa capire perché in ottica~ in presenza di
ri:t1essÌone totale, si dice che il campo non penetra nel cIlelettrico; infatti in questo caso ciò che
conta., cioè la zona significativa in cui il campo penetra, è ovviamente dell'ordine di grandezz~
dello spessore di penetrazione~ in questo caso pari arI' inven~o di kq. Quindi aIr interno del
dielettrico il campo si attenua come e- k ZZ , dove k~; è dell'ordine di grandezza della
lunghezza d'onda che, a frequenze ottiche, è dell'ordine dei micron o frazioni di micron.
Quindi macroscopi~amente si può dire che la luce non penetra nel dielettrico, in presenza di
riflessione totale, cosi come per un buon conduttore avevamo usst.mto che la corrente, fosse
superficiale anziché fluente in uno spessore dell'ordine di grandezza dello spessore di
penetrazione. Ciò, ovviamente, significa che cÌ può essere rifl~ssione totale di potenz.a ma ciò
non significa che non c'è campo all' interno del dielettrico; significa semplicemente che il
flusso di potenza reale è nuIlo e ci sarà un flusso di potenza reattiva associata alla presenza del
1-123

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


.-,--- Buono Studio! =)
campe nel 2° mezzo. Tale onda non omogenea, che è diversa da zero solo nelle immediate
vicinanze della superficie, è anche detta onda superficiale (protagonista della trasmissione a
basse frequenze, in C1Ù è la Terra a comportarsi come una specie di sfera dielettrica).
Osserviamo che tutti questi fenomeni di diversa riflessione delle componenti del campo sono
dovuti al fatto che il campo elettromagnetico è un vettore. In acustica, ad esempio, tutte queste
differenze non ci sono perché il c.ampo è scalare; l'unica cosa che ci può essere anche in
acustica è la riflessione totale, dato che l'angolo li:m:ite è lo stesso quahmque sia la
polarizzazione (come si può notare dal diagramma).
Andiamo ora ad esaminare iI caso in cui almeno uno dei due mezzi, ad esempio il 2°, abbia
delle perdite. È chiaro che fmché le perdite sono piccole, cioè siamo nella condizione in cui:
~« l, ci dobbiamo aspettare un comportamento non molto diverso da quello in cui n è
(M:
reale. Non avremo più rigorosamente un fenomeno di riflessione totale in quanto iI radicando,
nelle espressioni dei 1, non diventa maÌ o positivo o negativo ma è sempre complesso. È
chiaro però che a seconda se siamo al di sopra o al di sotto cielI' angolo limite preva:rn\ la parte
reale o la parte immaginaria e quindi abbastanza lontani dall'angolo l:im.ite è c-ome se
avessimo un dielettrico perfetto. Inoltre non ci sarà, in questo caso, un angolo di Brewster,
cioè un angolo in cm si annulla la
riflessione paralleI~ quello che accade 111
è che ci Slli-à. un angolo per cm è minimo
l
il cD-efficiente di riflessione, che
chiameremo angolo di pseudo-Brervster.
È chiaro che quando le perdite sono
trascurabili (cioè part.e reale e parte
immaginaria delle E sono comparabili) la .
situazione si complica in quanto avremo
a che fare con dei r complessi;" - ,',
Nel caso, invece, in cui il 2° mezzo 'e1in
Ci .' o /" 7Cj2
~oolodi
o',, ,,,

buon conduttore, cioè per cui: - » l pseudo-Brewster


(Dc
(o, eqlùvalentemente, quando É;2 »1), avremo che risulta:
co
"'l

crre m modulo risulta. essere molto magglOre di sin:8;. Dunque dalle espresslOru dei
coefficienti di ri:t1essione si ricava:

-1+ cose I (#) sviluppando in serie il denominaiare,


.
r, : : : CaSeI - n = n ==
2 cose 1
-1+--~ essendo
C~e,
-1-'-'«1, e =st.anOO l
n in
J.. - cose 1 + n 1+ caseI '-----,r--'
(il) succ~~vi prodotti a.i tc:mini del l~ ordine
il

1-129

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Abbiamo quindi un coefficiente di riflessione perpendicolare che è, in modUlo, di poco più
piccolo dell'tmiti., per essere proprio uguale ad l quando fìt=1tI2, analogamente a quanto
accadeva nel caso precedente. salvo che per 6 1=0 si parte già da un valore molto prossimo ad
uno ...Analogamente, per la polarizzazione parallela, a"VTeIIlo: _...... ;-

l
--cos e'l
_1-ncos81 __ n
r 1/= ~---
1+ncose 1 1
-+cos
e1
n

dove, in questo caso, non è possibile sviluppare in serie in quanto !nl cose, non è molto più·
piccolo di l . Ricordiamo poi che risulta:

"~
n= (1-J) - -
2eDe l

~ r;;::;;- .: . . '
·da cui si ricava: ..:. =(l + j),!'i:le
• Dunque esisterà un valoreru 61 per cui il cose! annullerà la.
1
. n t 2cr . .
parte reale di l/n al mnneràtore di r/! (valore di 6 1 che sarà molto vicino a 1t12, essendo la
ReO/rJ un numero molto: piccolo) . Dunque si ha 1Ul mjnimo nel' !TIII ,cioè siamo in
éorrispondenzadeIrangoloçhiamato di pseudo-Brewster; se si vanno a faI'~ i conti si vede che
vi è una regionemolto.stretta, .incorrispond~??- di tale angolo, in cui il' Irl/I «L Quindi
praticamente, in.ogni condizione applicativa..,·\si ha cheIT,,!::l; infatt4 in genere, non abbiamo
rigorosamente un'onda piana.ma tma sOvTapposiZione di onde piane. e quindi per alcune di,; :
q'.reste ci si potrà trovare in corrispondenza dell'angolo di pseudo-Brewster ma per altre no, é
.' - quindi gran parte della potenzainçidente -viene in agri caso riflessa. Inoltre è da tener presente
che atImché ao..~ ciò, la superficie di interfaccia deve essere effettivamente piana, cioè la
precisione con cui la superficie è lavorata deve essere effettivamente piana, OV'Ilero la
precisione con cui la superficie è lavorata deve essere molto maggiore della lun~bezza d'onda;
ciò sign.iBc..'1. che alle microonde si può eventualmente mettere in rJievo questo fenomeno
mentre in ottica è praticamente Ì:m.possibile.
~.ù.nd.iam.o ora a vedere che cosa accade dentro' al metallo. Ricordiamo che nel caso di incidellza..
normale, a destra d.eila discontÌnui~ c'è un'onda che si attenua esponenzialm.ente, penetrando
nel metallo per tUlO spessore ciell' ordine deIIò' ~pessore di penetrazione, dato da:

-
ò= f 2
Vcrw}-Lo
Nel caso di incidenza obliqua, a destra deIIa discontinuità, avremo un vettore dì propagazione
con componenti sia lungo x. sia lUllgo z; infatti abbiamo che:

,"
1-130

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
2
k Z2 -_ m crJ.l.o _k 2 Sill
• l
. 2e
1
-
-
k 1 ~-.---Sffi2e l
cr. ,-.,;.
JCD Jm!:: l

dove il primo termine del radicando è, in modulo, molto maggiore di 1 e quindi:

Dunque il rapporto fra le due componenti del vettore di propagazione è pari a:

IÀmque a destra della discontinuità. il vettore di propagazion:ee(}~çide praticamentecop. la sua


, - componente lungo z. Questo fatto è estremamente importanteperòhé significa che in un buon
conduttore, qualunque sia l'angolo d':Ìncidenza dell'onda piana.che incide da sinistra, a destra
abbiamo praticamente sempre un'onda piana che si propaga lungo Z, che fra l'altro è anche
omogenea. Ciò significa, allora, che a destra della discontinuità. il çampo è, mpratica., tutto
trasverso; ricDrdiamo inoltre che r i s u l t a : - ' -

~Ia le componenti tangenziali dei campo si conservano; dunque 'essendo, a destra della"
discontinui~ilcampo tutto tangenziale, anche a sinistra le componenti tangenziali del campo
devono soddisfare a tale relazig;te. Quindi sulla superficie. didiscontinuiti per Le componenti
tangenziali vale la relazione: '

dove E:1: è la componente tangenziale del campo elettrico mentre per H non c'è bisogno di
specificarl0 dato che, siccome è moltiplicato vettonalmente per lz, la componente longirudinale
scompare. T ale condizione, indipendente dall'angolo cl' incidenza, va sotto il nome di
condi::ione di Leonto-vic (ed esprime una relazione di proporzionalità, a meno di Ulla
. rotazione di 90° dmrnta alla presenza vettoriale). lvfa se tale condizione vale quallmque sia
l'angolo d'i:ncidenza ciò significa dire che se invece di avere una soLa onda piana abbiarno più
onde piane tale condizione continua a valere per i singoli contributi ai campi elettrici e
magnetici delle onde piane e, per la linearità, vale anche per la somma. Quindi se abbiamo un
campo dOv'Uta ad una generica sovTapposizione di onde piane, tale relazione continua ad
essere la relazione che lega il campo elettrico tangenziale e il campo magnetico tangenziale su
una superficie piana costituita da un buon conduttore. ìvfa sappiamo che qualsiasi campo
elettromagnetico può essere visto come sOvTapposizione di onde piane, se consideriamo anche
1-131

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
- .----
quelle non omogenee, Osserviamo che, in tal caso, rmché risulta che il primo tennine del
radicando di kZt, è molto maggiore del Si112 8 t .(che può essere, in modlùo, anche> l, essendo 8 r
complesso per onde non omogenee) continuano ad essere valide tutte le conclusioni a cui
siamo gitmti, quindi anche per onde piane non omogenee ma "n<?n troppo") cioè nei limiti di
validità deI1'approsshnazione che deve essere fa:tta sotto la radlée'che esprime k q , purché non
ci si trovi nelle immediate vicinanze delle sorgenti. Quindi se abbiamo da risolvere un
problema elettromagnetico in presenza di un buon conduttore non abbiamo bisogno di
risolvere il problema elettromagnetico sia all'esterno che all'interno del conduttore; se si è
interessati solo a ciò che succede all'esterno del conduttore si può sostituire tutto ciò che sta a
destra della superficie cl' interfaccia con la condizione al contorno data dalla condizione di
LeontoVÌc (che rappresenta l'approssimazione
di ordine immediatamente superiore rispetto al
caso di conduttore elettrico perfetto).
Osserviamo però che qt4'mto detto vale n.el caso \
di un'interfaccia piana NeI caso, invece, di una ,,-
superficie qualsiasi è possibile, localmente, -::/_:. ," \~'~
approssimare tale superficie cen il suo piano /
tangente (purché ci sia una tangente in egro. su " .// i - : : : ' __
punto). ,,:TI ,parametro caratteristic-O che g o v e r n a : ~~-~;: ::,,~, ;: .
l'andamento del campo all'interno del conduttore è sostanzialmente dovuto al futto che il
campo all'interno del conduttore si attenua lungo z in uno spessore deIror4me 'dello spessore
di penétrazione. Cioè la scala di variazione dei campi ali' intemod.eI condùtfore è fissata dallo
spessore di penetrazione quindi., Ioca1mente,iI campo. non distingue la superficie curva dal
piano tangente se, o,rviamente, il ràggio di, curvar.rra della superficie è molto maggiore dello
spessore di pene trazione (e cioè se la Cur\ia è abbastanza vicina ad essere tm piano). Quindi si
introducono due tipi di errori neli 'utilizzare la conaiZ16ile di Leontovic anche nel caso non
piano: uno dovuto al fatto che nell'?tt~nere talerelaiione si è trascurato kx rispetto a k Z2 (il
che dipende solo dalla frequenza a ciù' sÌ opera e dallo spessore di penetrazione, ovvero dal
rapporto fra. spessore di penetrazione e lunghezza d'onda); inoltre deve risultare che lo
spessore di penetrazione sia piccolo anche rispetto al raggio· di curvatura (quindi un errore
dov'Uto al rapporto fra spessore di penetrazione e raggio di curvatura). .".'

1 -132

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
\
I
J
j
I ERQPAQAZIQNE GillPAIA
j
- lUno schema esemplìficativo di una rete di trasmissione sarà c<?sti~ito essenzialmente da: j
I '
j
j
Tx
-...-/
j
j
J Un oenermore di segnale Tx, un'anterma trasmittente, una ricevente e un dispositivo
~ rìce:itore Rx che converta le onde in segnali d'altro tipo. Tra le due antenne la j
I propagazione av-viene in un mezzo quaisiasi, in generiche direzioni: ~esta ~ c~nnettere i j
i due apparecchi alle antenne in modo che i campi. ele::uom~eticl on SI dl.sperdano~ r:
i ovvero che si abbia il massimo trasferimento possiblle di energIa, tra gl1 elementi ~onnessl j
"J e non si modifichi.l'infonnazione. Un modo per poter effettuare tale collegamento e quello
! di,:w;;are strutture che peITIlettoTIQ la propagazione in una sola direzione, senza che sia j
'''-I Ìi1teressato rrintero spazio libero, con conseguente aumento della dispe.rsione del segn~le,
j
J . :. " . ..:.: ' , ' c ; ' ',,' ,
Osserviamo che secondo il tipo di applic3ZÌone può essere prefenoìl.e avere o meno un tr:ltto di pròpagnzione
Ebera.. Ad esempio,'nei CQnegmnenti telefonici il conegm::nento fra 'trasmettitore e ric.evrtore avviene"al:t:rllYerso j
sola propagrionc guidatI (mediante il doppino telefonico). Analogamente a frequenze ottiche:.,sii;.·P9tr.~bbe j
J uti1izz.nre unafibrn ottica per connettere dirett!lIDente la sorgente all'llvliZZ!1tore. , ' . . ~'t~'~: ~':' . :
Inoltremle sc:1ta può essere dettata dalla riservatezza dellè informazioni che bisogna traSIIiet:tcre. preferendo j
quindi, in tafcaso, una propagazione guidata complessivaJra.trasmettitore e ricevitore. Dlaltra part~:)anfhe nel
caso in cui c'è un numero molto ristretto di interessatla.ricevere iLsegnale, non è,prefcnòile (o meglio cHnutile) , j
eff~ttuare la' propagazione ,in. spazio, libero .Oss'erviamo inoltre che sicuramente fra i vmi'modi di",
..1 particolarizz:l!"c..il circuito di trasmisSloneyi è queno in cui i! trasmettitore e l'antenna sono rC:JJj('73rFsullòstesso' ,L
j
. supporto, - ", '
J ~', ~ j
UnaquarYhqU;~~'s:1:.t:!Jj:tg~ che permetta di raggiungere tale scopo,~,. per defmizi'6ne~' detta
I
iJstn,rtilf/·~ guidante o guida d'onda. Lqgicamente essa do-vràgodere delle segùenti c~au-~
, proprietà:~'~--"=--'~v~c_.,,-"''',''''~" , " c
• j
I
• la presenza di una,direzione di propagazione privilegiata e lungo cui l'energia è j
l
..I tr~v ersalmente confinata.;
j
• iI trasferimento avvenga nel modo più cOrriplétci possibile senza che vi siano
I attenuazioni. ' .. j
i ,.J Oss~rviamo però che anche se i mezzi di cui sono costituite le guide d'onda sono privi di
perdIte si, hanno distorsioni del segnale dovute (come vedremo in seguito) proprio al tipo di j
propagaz10ne che. le Ir:teressa, cioè vi è dispersione anche in mèzzi non dispersivi. j
Le strutture gUldantl sono in genere molto diverse fra loro e possono essere
sostanzialmente suddivise in: j

• g.Jide di tipo metallico j


• gùide di tipo dielettrico j
• gui de di tipo misto
j
j
j
j
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
j
-,- Buono Studio! =)
j
j

l ___
r-·
f
Alle basse frequenze sono utilizzate linee di'trasmissione costituite da più conduttori I
immersi in un dielettrico più o meno omogeneo (ad esempio le linee di trasrnissi(,:me
dell'energia elettrica trifase) con strutture singole, coassiali o •a...-,.pjattìnabifilare.

· · · ·.· · · .·
. i ~.
I.

O
:·0························::

.i'"" "..... ""',, .", i'


"t:
piattina bitilare cavo coassiale guide rettangolare e circolare

Tali guide sono dette strutture guidanti (o guide) metalliche. A frequenze più elevate,
quelle delle microonde, si utilizzano anche singoli conduttori cavi, all'interno dei quali si . i

propaga il campo elettromagnetico. Comunemente le guide d'onda rettangolari sono .quelle


che esauriscono '1'80+90% delle strutture guidanti a frequenze di microonde. Tali struttllre
sono inoltre migliori delle linee di trasmi~sione per' quel

~~~!~r~~~~a:~:::~~Gie:;~l{e~:::';·····'·· 'i:f;~:{:II,:;'I .
quanto perfetto possa essere). Inoltr,:eè, molto. più . se~lice'
connetter6due pezzi di tub (Q t f . t',.,.,.;" . . , . .
.............................. ~.. .

,=;~~~';~~~~f;:~:~~~!':i~;:.\. '';",?y.i!::.: .' . . ~:.., •.


. "fI'''''')' , ..

centra1.e,~f!~:;,C,. !l?P:oes~~x:;e,)fàff,o;attraversou~.~Clì'O ,a ....'buonetta,.. }.,.ma '" oVVlarnenter-·clo+" . ;,..


aumenta:1iil}~9 ., ':qaI~pùnto~~di~~yista>c·o~s,1r-Ilttiv6t~:~~;~ :--:~.'.' ..':;. ."';
• .Le strutt,rÌt.e/;.~i'::più,,·con.du;ttq~::::qette:·.~1ine~, di': trasmissiOne;?::-sono·.oaratterizzate!i' {Gome,",~"'/ ." :.
vedremo):da"ùha'propagazione"coh campitrasversi::·rispetto;:.a11a:J·dir.ezione·~di 'propagazione> <. .'.'- .
stessa e vengono utilizzate' flno alle frequenze dellemicroonde' "(centinaia'di :MHz) ..
Osserviamo che gli spessori dei conduttori utilizzati sono, in realtà, non nulli dovendo
.' avere le guide una loro consistenza meccanica;. ricordiamo che in tali conchittori reali i
campi vi penetrano, anche se di poco. Le guide metalliche rettangolare' e circolare vengono :-- .' .
preferite alle altre anche per l'azione schermante operata dai conduttori esterni ovvero sia
per limitare l'azione dei campi che si propagano al loro interno sia per eliminare
perturbazioni dovute a campi esterni non preventivati.
Caratteristica geometrica predominante nelle gui~e d'onda (e linee di' trasmissione) è la
simmetria cilindrica (che in un primo approccig considereremo indefirutamente estesa).
utilizzata anche quando vi sono curvature del mezzo che causerebbero perturbazioni al .
ccUTIpo. .
Altri tipi di strutture guidanti sono quelle dielettriche' (cioè realizzate conmatenaH
dielettrici di diversa costante dielettrica) le quali geometricamente si presentano come
quelle metamche. TI loro utilizzo è cresciuto negli ultimi anni per l'avanzamento nei
processi tecnologici che ha permesso di realizzare vari tipi di guide dielettriche ( ad
esempio: le fwre ottiche) con delle perdite molto più contenute delle strutture metalliche>
soprattutt'o a frequenze elevate; per questo motivo vengono utilizzate per frequenze che
vanno daIFirrfrarosso (- 10 12 Hz) fmo alle frequenze ottiche (- 10 15 Hz). Queste guide
presentano una struttura trasversa molto complicata relativamente al tipo di dielettrici
usati, che sono sostanzialmente due con costanti dielettriche diverse per avere il migliore
confInamento delle onde; strutture leggermente' più' complesse sono, ad esempio, quelle in
2-2

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-" cui la costante dielettrica del mezzo ha un profilo parabolico, Le loro dimensioni sono
!paragonabili alla lunghezza, d'onda dei segnali trasmessI, quindi dell'ordine dei )..lITI, e per
, Pefficienza meccanica vengono costruiti cavi con fasci di fibre opportunamente rivestiti,
-- ,L'altra categoria di strutture guidanti è quella mista, sostailiialmente costituita dalle
l cosiddette.g}li4ep~ri; esse sono costituite da conduttori mentre la sezione trasversa è '
, costituita da dielettrici non omogenei. Esse sono costituite da uno sviluppo piano (da cui
'- jl'attributo l'planare/) su di un diele.. ttrico che sovrasta un piano metallico (detto piano di
massa), Le piùcòmuru sono le rnicrostrisce
che vengono realizzate con le stesse tecniche
Idei circuiti integrati a rrucroonde. La non
lomogeneità è dovuta al fatto che vi sono
diversi tipi di dielettrici (dielettrici, vuoto,
, "~··)ecc.). Esistono inoltre strutture chiuse
l (schermate) con la sovrapposizione di un altro
, die1ettrico e di una nuova microstriscia. La ,
Icaratteristica che le differenzia dane linee di trasmissione è la presenza di dispersione
j' lanche quando vi è un dielettrico che le crrconda di tipo p0Il: dispersivo.

~Per la maggiore diffusione nelle applicazioni vengono affrontate più in dettaglio le linee:di
)~missione,mentre per le ,altre strutture si particolar~eranno le conc1Usi~rii}'~ !;é~i'
glungeremo con la loro t:ratta.zione.· '. ' , " :' "

~IPre~diamo in. esame le struttllr~ ~i~ti meta.lli~he~ lmmerse i.n un di e 1.e ttr i co . 0IT1,??;~~,e? e :B .
lan di amo a nsolvere Je equazlOru di Ma:rnell ID assenza dl soreent! per Una~\lsfujtt!llra . ;'c"
: lindefinita, costituita dau,n conduttore e'lettrico perfetto e da un dielettrico privo di: perdite;' '
~pi proponiaplO, in defuùti~ 'di risolvere le' equazioni di :Max'Well per una struttura
kuUt:mte ideale. Esaminiamo quindi il'caso più favorevole possibile dal punto' ,di:vfsta
. ~ delJ'efficienza',delIi··'trasrnissiorie 'di energia· in quanto, non' essendoci perclite:',né?::nei
~~condut1ori né nel dielelliico~ è chiaro che automaticamente l'efficienza della trasm.ission~: di - .
~energia dalla sorgente all'utilizzatore sarà del 100010. , "r', .......
~. Considerando :mezzinòrmali, le equazioni di iVIa.."CWell valgono anche nel dominio 'della
'..' .
-~ ;frequenza. e sararmo di tipo lineare; per cui in questo caso risolverem? il problema.generale
~costruendo la,.soluzione a partire da un appropriato numero di ,soluziorup,arti,colari
linearmente. indipendenti. Ciascuna di queste soluzioni particolari viene detta' modo di.
,- bropagazion.e e la sQluzione generale la si ottiene per 'So-vrapposi=ione modale:" " •
•-Cominciamo col studiare la propagazione in una guida ideale cilindrica indefinita, il cui
j asse viene identificato con }tasse z del sistema di coordinate scelto mentre nel piano
~asverso non necessariamente bisogruiutilizzare un sistema di riferimento cartesiano. In
, jtali ipotesi il campo elettrico, ad esempio, sarà funzione sia di z che del vettore 1 che
_ pefinisce le coordinate nel piano trasverso. La sezione ...:.;:.:-:- -:::-..,
p,.s:fer,sa è quella ch~ ddìnisce 1~ fOITIm della st~dttura //' \\.
gllldante: per esempIO, quella nportata a lato e una // \"
f . ~onoconrles:~,. in ~ui lo spessore è tale da L ' :
tmttu ra ))
prantlre l'mdeforrnablllta della strut:ura. Per questo lo \ //
spessore è dell'ordine dei millimetri, se non centimetri, ~/?~
findi di gran lunga maggiore dello spessore di
}enetrazione del materiale interessato dal campo elettromagnetico; quindi in realtà il campo
! sarà indipendente dallo spessore del conduttore che costituisce la' guida. Nel caso ideale,

'n cui il campo interno al conduttore è nullo, possi3lTIO quindi assumere tale spessore
I
:2-3

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r
nullo, cioè solo definito da uno o più contorni (più di uno nelle strutture rnolteplicemente
comesse, come ad esempio nel cavo. coassiale). . f
Vogliamo allora risolvere le equazioni eli }"-faxwell per un certo insieme' di contorni
(rappresentativi dei conduttori che costituiscono la .guidar "sUi quali devono eSsere
verificate ben precise condizioni che sostanzialmente sono che le componenti tangenziali r
dei campi si armullino sulla superficie del condUttore. Le equazioni da risolvere sono,
come abbiamo precedentemente detto) quelle di }Yf~ell nel dominio della frequenza in
assenza di sorgenti, cioè:
.i '.

Y' x E = - jcq.l.H
{ vxH=j~E

Partiamo col supporre che ~ siano reali. perché i mezzi sono ideali (senza perdite); non
si riportano le altre due equazioni eli Ma.-...::well perché, in assenza di sorgenti, esse si
ricavano da quelle ai rotori facendone la divergenza. Sia E che ).L' devono essere costanti
_.perché siamo nelle ipotesi di dielettrico omogeneo, nello spazio,ch.~ .ci interessa,
" .: llslstema da risolvere è di 6 equazioni differenziali .a11ederivate pai:ziali in 6 incognite; ma
.,accertiamoci se esse siano davvero tutte indispensabili per lasO,luZione oppure è possibile i
. determinarne alcune in funzione di altre: Vi sbnovari metodi .per farloe,·tra questi.VÌ è:
quello che permette di dimostrare che in realtà k,.6 incognite del problema'sonoottenibili
da due soli',scalari, Questo modo di affrontare irprç>bléma;,che~noi;useremo) ,è legato ad un
metodo elaboraio:verso la metà.: degli anni 'quaranta'da 'MarcuvitZ e'Séhwiriger·:e:. pennette,",
in mocIo" ser1Jp~iùe;';,di~':c:or:renu:e\li:tcof;lcetti'de·p~.·'py;opagazi6ne,:,.a.'~ queJli'.dLténsione,:;·;e" corrente,,; '; ...,
come vengono1,elaboraÉLjm,.elettrotecnica,,~so;\è.;tondamenta1mente;;:basttt:o/sulla·',simmetria.;.o'·. . '. .
.cilindrica '.. de Ha? ;strottuI:a".jn~:'esame·:;, La" . Pr:ésenza". di· "una'; 'direzione':' pciyi1ègiata;'~, nella';;.,.,:; .'
prop:agazione~?ci·, porti'.' ..,air~4~a: di ·.poter .considetmI"e,:separatamente:;·:1e .·componentC...·,~~, . • l ... •

longitudinali (lungo tale: direzione) da. quelle . trasverse; riscriviamo'~ .quindi: i"' campi nel ...
seguente modo:.

H=t.T+Hrl
_:.=t _z '

A.nché l'operatore nabla, V, può essere scisso in modo analogo visto che può essere
trattato come un vettore; infatti in coordinat.e cartesiane è dato da:
...
ò~ ò~ ò~
V=-l
"" l'
+-1
~
+-1
ox "
'OY.l :::I... Z
UL..

Nel nostro caso invece lo si esprime come:

perché abbiamo supposto che non necessariamente bisogna utilizzare delle coordinate
cartesiane' anche nel piano trasverso~ ciò ci dà anche un modo per defInire il nabla
trasverso V'l come la differenza:

Z-4

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
--
-I i

-iovvero la differenza tra l'operatore globale e la c omp onenfe lungo z. Sostituendo nelle
o

lequazioni di 1vfa.i'ffi"ell sia i campi che gli operatori scissi nel modo che abbiamo visto
otterremo (N.d.R: con opportuni passaggi da farsi dal libro, o meglio dagli appunti scritti
- lin piccolo) delle equazioni in cui si' sono separate le componenti trasverse da quelle
, !Iongitudinali • cioè si ottengono due equazioni riguardanti solo le componenti trasverse e
. altre due che permettono di detenninare le componenti longitudinali da quelle trasverse.
-I Questo procedimento è dett~: separa....-rione delle componenti trClS'Yerse da quelle
llongitudinczli. Per le componentI trasverse avremo:

{- ;' =j<i!L[H, x ~ + :' V, \I,' (H, x 1,)J


I
I J

J
l aH ~ j'
-~

, "
, per quelle longitudinali invece si ha:
U{'" . + -{y\Y.t· i",
i-z; x Et
.&2.,'
1·"
,k":.. ·;;,,
(" x Et)]

J
l
r
..

\
J ." -'~.-.
.""'..

I
J
~I d~ve: k 2=u),2f:ti ,è,o'la c;stante di prop~oazione del, mezzo che riempie la nostra struttura
Jguida.TJte. In questo roodosi ricavano le componenti longitudinali da quelle trasversali, cioè
,J sono solo 4 le grandezze indipendenti da ricavare; tutto questo lo si è ottenuto sulla .base
- idella sola ipotesi di c;mogeneità del dielettrico che riempie il conduttore La riduzione del o

.Jnurnero di equazioni da risolvere (da 6 a 4) la si paga però con un aumento della


J complessità delle equazioni a cui siamo giunti, che sono diventate del 2° ordine. Tale
- )trasformazione quindi conviene solò se è possibile risolvere tali equazioni in un modo non
Jtroppo più complicato di qUello necessano per risolvere quelle originarie.
j
iCome vedremo nc.llo studio d~nc fibre ottiche, in realtà, per descrivere compkt:rrncnt;! il c:nnpo, basta b
Iconosc::nza di solo'''due componenti, in particolare le due componenti longimdìnali <Ez e E'I): in sostanza si fa
un discorso perfettamente duale a quello fatto finora.. Cioè invece di esprimere le componenti longitudincli in
- itermini di quelle trasversali, si possono esprimere le componenti t:rnsvèrsafi in temrini di quelle longirudinali, e
[quindi ruolYerc le equazioni per le sole due componenti longItudimili. TI motivo per cui non abbiamo ut lÌÌZ7;Jto, •
~in questo caso, questo secondo approccio è che sostanzialmente vogliamo cercare come prune soluzioni delle
-- ,cqumoni di M:n:wdI quene soluzioni che non abbiano componenti longìtudinali. Inoltr~ vedremo che
ilntroducend() un'impostazione in termini di componenti tr:J.Sverse (invece che longirudinalt) sarà molto semplk:!
lintrodurre tuna una serie di concetti circuitali, nella descrizione della propagazione del campo elettromagnetico
in una struttura guidante, che ci permetteranno di trattare in tal caso tutti i problemi elettromagnetici (m strutture
jguidann)con fonnlliismi analoghi a quelli utilizzati in elettrotecnica per i circuiti a costanti concentrate.

Z-5

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


-- Buono Studio! =)
~.

I
l
I

Affrontiamo lo studio delle equazioni di Maxwell per una struttura guidante partendo dalle r
I
i.
equazioni di IvIaxwell nel dominio della frequenza, imponendo le condizioni al contorno e
risolvendo tali equazioni. Quello che ci proponiamo è. di trovaz:ne la soluzione generale
(prima in assenza di sorgenti e per 'una struttura' indefmita, .passando .poi. rimuovendo le
ipotesi sempliflcative. al caso di una struttura finita in presenza di sorgenti e poi in
presenza di perdite). Grazie alla linearità delle equazioni di Ma.,w.rell (per un mezzo
normale, a cui ci stiamo riferendo) possiamo afl.Tontare il problema della detemùnazione
della soluzione generale delle equazioni di Maxwell applicando sostanzialmente il
principio di sovrapposizione degli effetti,. cercando di determinare un numero sufficiente di
soluzioni particolari che \ ci consentano (per sovrapposizione lineare) di costruire la
soluzione generale. È il metodo principe che si utilizza ogni qualvoltasi ha a: che fare con
equazioni lineari, sia che esse siano equazioni differenziali alle derivate totali, e allora
basterà un numero fInito di soluzioni ind~pendenti per trov-are la soluzione generale, sia
(come nel nostro caso) che esse siano equazioni differenziali alle derivate parziali, e in tal
caso ne saranno necessarie un'infIriità nurnerabile di soluzi'onÌ. particolari lineaImente
indipendenti. .
Allora per la risoluzione e la detenninazione deIl'iri~egraIe generale di queste equazioni
. procediamo al calcolo di soluzioni particolari più semplici ma significative (non banali) da
cui, costruire quella generale. Le equazioni a cui siamo;. giunti mediante. l' operazione di
separazione delle componenti trasverse da quelle longitudinali .sono, però del·2° ordine;
quindi se i termini del 2° ordine non vi fossero la soluZione sarebbe alquanto più semplice
visto che ,avremmo a che fare con',equazioni·· deLl~ .·ordine. Tali tennini scompaiono
quando" per esempio" SI . hanno campi la, cUI .divergènza,.dei prodotti vettoriali delle
componentitrasverse;,co:b"versore.>'lz,è:nuUa;'-.maqu,estetdivergenze':non·sono,altro;:a meno'dic
un.fattore,;moltiplicati:voi'.che',leicomponer.ttiJungo,z\dei.·campi.··Quindi·iLcaso':più.semplice,
è queUoin;:'Cui.~cér.chiamosoluzioni·,·.che;':ilori presentino;.·;componentejungoz.,,~çic:e~kcampi, . .
sia elettrico chemm.gnetico;.,siano·trasversELe,soluzioIlÌ"dL:'questo,tipo,sonodette soluzioni
• o modi tra.sversi.' eletir-omagnetici, e' si indicano brevemente con TBY!:. Ammesso che
esistano, non ~ailIIo le uniche soluzioni esistentipoiché in una struttura guidante arbitraria
si potranno' avere anche ·campi·con componenti IQngitudinali .diverse da zero .. Purché si
tenga presente l'esistenza eli tali canlpi. le altre soluzioni particolari, da esaminare sono
quelle per cui oiI campo elettrico ha componete trasversa ,non nuIta mentre il campo
magnetièo ce l'ha uguale da zero e vice-versa. Tali soluzioni sone dette, rispettivamente,
soluzioni C modi trasversi elettrici, TE, e trasversi magnetici.> ThI. Osserviamo che per
queste ultime soluzieni sole una delle equazieni per le componenti ~-verse verrà
semplificata del termine del 2° ordine.
Vedremo che se si considerano tUtti i mcdi TBvf, TE e TM essi saranne sufficienti a
definire la soluzione generale delle equazioni. Le soluzioni pi~ semplici da determinare·
sono quelle TElvI. Andiamo a vedere sotto quali ipotesi esistono soluzioni di questo tipo,
che seno nient'altro che una generalizzazione delle .onde piane, nel senso che a differenza di
quest'ultime esse non sono costanti su dei piani. visto che debbono essere soddisfatte delle
.opportune condizioni al contorno. Tali condizioni sono o"VVÌarnente che lungo il contorno
risulti:

""l' vEI
-Is -- O
n~'"

2-6

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-l
, dove S è la superficie della nostra guida, o'VVero la superficie di tutti i conduttori che la
-1 costituiscono. Supponendo che esistano. tali soluzioni bisogna imporre che risulti:
j

H:: l
= -.-Y t •
(-:-l", X Et ) =O
J6:J-L .

- !che sostituite nelle prime due equazioni portano alle' seguenti:

cE r.~' fA)
r- &z.t = jUfl-\HL X L"

-'-"l
d
l -
BH. . (-=' E)
az" = JUE 1:: X ~t

~;

~··lse ora della .prima di queste equazioni ne facciamo Ìa derivata secondam:i' e,: VI
. sostituiamo,a secondo membro, la seconda equazione q~~emo:".: . \'~2·,"::";

In defmitivaàYréci~:'ricordandoche: k 2=e:}e.LL :
. . 1 _ ° . •_

J " ,
..

~-J
,.i

J
LI
i
J
Data l'indipendenza fra le componenti trasverse e quelle 1ongirudinali, tale espressione è
Ruella di un oscillatore armonico, la cui soluzione si particolarizza per ciascun punto del
Piano trasverso On realtà la derivata parziale è una derivata totale) ed è data da:

. . . :. :_a cosa importante da notare è che questa funzione ècostiruita da elementi fattorizzati
(prodotti di una funzione della sola ~ per una funzione della sola z) e quindi, poiché la
soluzione generale la si ottiene mediante sovrapposizione di soluzioni di questo tipo; ci
- possiamo aspettare che anche la soluzione generale si presenti in questa fornm fattorizzata,
Jioè possiamo supporre che:

-i
E = ~(0V(z)

- i

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


2. ·7
Buono Studio! =)
F
e, analogamente:
•...;
r
quindi dei campi costituiti dal prodotto di una funzione ~~tt~ria1e delle coordinate
trasverse e di una funzione scalare nella coordinata z. Anche se le funzioni introdotte sono
4, ciò che conta effettivamente è il10ro prodotto e quindi pure la scelta delle dimensioni di
ciascuna funzione' de"'e: rispettare la sola condizione che i prodotti siano dimensionalmente
V/m e' Aj~ rispettivamente. Le due funzioni scalari. dette funzioni scalari di modo. sono '
state indicate con V ed I poiché ad esse sono associate le dimensioni di una tensione M e
una corrente (A), rispettivamente, Da ciò si ottiene che le due funzioni vettonali, dette
funzioni. vettoriali di modo o vettori di modo~ devono avere le dimensioni dell'inverso di
una lunghezza, m-l. Supponendo di avere un modo TEvf nella forma fattori?7sta, vediamo
quale fonna assumono le equazioni di Maxwell relative alle componenti trasverse,
sostituendovi le espressioni dei campi a' cui siamo arrivati., (: .: "

dV ' .-.
--e=J·,..
dz - .... ·Thx i
u..rw,_, %

,'" dI ,:, " , ..::,;:;


dz- = J' Ci:EVi" %
--h 'x -e

Jn~i equaziorIÌ';:compaiono;"evidentemente., le derivate totali. di. V ed I nella sola


coordinataxz,."data"l'indipender..za di .;, ed-h da essa~ Osservando'la seconda'e,quazione
notiamo",che,j Yep:BriJrelz~~> ,risultano. ,es~ere·.,pa:ral1eli; analogamente'se,moltiplichiamo"
tale re laziC!n;~,v~t.t8rialmente ,akIestraper·, ii, ,sono.'paran~lianche'ivettqri:,~,'ed:h~'~ri;:;'OV'\{ero,
si ha: "', -, ,"

dove:
A = jcq.LI
" av
àz

Tale fattore di proporzionalità, per come è definito, può essere dipendente solo da z
(contiene solo I e \I). ma poiché esso lega due grandezze dipendent:i solo dalle coordinate
trasverse. non potrà variare con z. Da ciò se ne deduce che ta.1e coefficiente deve essere
una costante.
Abbiamo allora che essendo anche: (*) lzx!!.-Ah , otteniamo le equazioni:

..lì! •
U YJUlL
- - = - 'I
dz A

dI . 04.,[
--= J0:E.~v
dz

2-8
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
,
;

_Dunque ~vece delI~ due equaZioni vettonali (#) abbiàp1o' ottenuto le due equazioni scalari ,
recede~ti, e una ve!10riale (la (~)). Tali equazi_oni d 'di?ono' che 'la propa~~me .lungo z è
~gata. alla geometria trasversa ··attraverso ,la' sola' coStante A. Questo 'e Il sIstema di
_equazioni a cui devono soddisfare' Ié :componenti scalari dei.',cWnpl' (funzioni scalari di
~odo), e sono le uniche che si devono studiare per' definire la propagazione stessa.
.fo/endo valutare i campi associati dobbiamo defmire uno dei due'vettori di modo > -e o ~ h
_ dato che l'altro sarà calcolato dalla relazione (*). ' ,
fediamo esplicitamente qual è l~ conseguenza ~el fatto che non ci, sono componenti
ì 10ngitudinali né del campo elettrico n~ del campo magnetico. Osserviamo che 'risulta:

) dove:
I
Vt • (1;: ~'~t) =gt . (v t' X ~) ~ i z • (v ~ gt) = - t .(V
t t X E t)
'---,---' ,

I ~O

~unqu e risulta.:
.!

l
, Jome si può facilmente ven!1care (andando ad ~esplicitare il rotore trasversod.i-:~,r'ad
~esempio in coordinate cartesiane) il rotore
trasverSo di ~ ha solo la componente lung? Z;
uinili
I
in defInitiva risulta:
J

, '

èioè il v~t};p~~.,el è irrotazionale.


Questo riSultato poteva essere dedotto irrl.mediatarrì~pte
- !lche dal1aleggç.~ qÌ Faraday-Neumann in quanto se consideriamo il fatto èhe lf:~
",Jomponente del pi.Ippo.-magneticq), e quindi anché bz=O, ciò significa che se prendiamo
una qualsiasi:curva chiusa nel piano trasversoe andiamo a valutare Iacircuibù:ione, di ~
,-- ;lesta viene zero., poiché il flusso di Q attraV5:rso una superficie del genere (flusso-
~jncatenato. con;la curva chiusa nel piano trasverso) è nullo, ,in quanto. è dovuto alla so la
L componente' delrinduzione lungo z (che è nulla). Quindi la cÌrcuitaiiQne del- vettore
-; lettrico ~ lungo una qualsiasi curva è s'empre rulla; questo significa dire che comunque
, ""h fatta la sezione trasversa, 'siccome la circuitazione è sempre zero, il vettore ~ è
~~dlducibileda un potenziale.

iJcordim1o che se un vettore è dc:ducibile da un potenziale aIIOf'J è slCur::unt:IItc irrotazionalc, mentre non ba~
./
',.I

ch:: il rorore sia uguale n zero per :!sser:: sicuri che ;;sÌsta un poten.z:iale monodromo da cui definir~ il vettore. Lt!
- I le cose sono equivalenti se la sc.::!onc: è semplicemente connessa,. ma se il' dominio non è: sc:mplic~mcm~

i Jn:nesso non possiamo. dal fatto che il rotore sia nullo, dedurre che il vettore è deducibile da un potenziale; se,
h-ic:vers:J.. la circuitaz:ionc: è zero qualunque sia il contorno allora si può esser:: certi che il vettore è deducibile
--l' I un potenziale,- . ,

,Osserviamo che se avessimo fatto lo stesso ragionamento per la condiziont sul carrlpo
-- umetico avTew.rno ottenuto, analogamente, che:'
j -

V t xh=
-
O

2-9

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
In questo caso però non possiamo affe~e che)a circuitazione di h è nulla perché, dalla
legge di Ampere-Maxwell, sappiamo che...1a circuitazione di h è pari al fl)lssodel vettore
d'induzione elettrico, e questo è ancora ~l1o perché 6:=0. più le correnti che attraversano
la superficie appoggiata litI nostro contorno (che de:fmisce 1~ ;circuitazione). Infatti se
consideriamo una sezione come quella riportata a lato e consideriamo il contorno C h dal
fatto che il rotore di h sia nullo possiamo certamente dire che
Cl
la circuitazione di h lungo Cl è nulla, perché non c'è flusso di
induzione e Cl non abbraccia alcuna corrente. Viceversa, non ·.'o~-4-·*··,.
·
possiamo dedurre che la circuitazione di h sia nulla lungo 'C 2 · :
.
I

perché, anche se il flusso di induzione è ancora nullo, Cl è


'-
~**_~_"
: C
.......
I
i ì
attraversata da un conduttore su cui può scorrere corrente che *.-
da luogo ad un flusso di corrente tale che la circuitazione non
non è più nulla. L'unica cosa certa che possiamo dire è che tale circuitazione (diversa da
zero) sarà la stessa qualunque sia il contorno (che abbraccia il conduttore). Dunque, delle
due condizioni di irrotazionalità, sceglieremo. quella su ~ che ci pennette di dire che
comunque sia fatta la sezione trasversa il vettore ~ è deducibile da un potenziale~ questo
ovviamente è una grande semplificazione perché significa dire che dovremmo trovare un
potenziale anziché un vettore Ce quindi risolvere equazioni per una quantità scalare invece
che V'ettoriale). Dunque possiamo impor.Fe,:·· analogamente a quanto viene fatto in
elettrostatica:

Siccome siamo in assenza di sorgenti si ha che:

ovvero: .
v·(":"V<D)
t . t =0 V2 d) =O
'---v---' ~
divergenza trasvcna de! laplaciano
gradiente trasverso trasvenodi ~

Quindi l'equazione a cui deve soddisfare il potenziale CD è l'equazione di Laplace, ovvero


<D deve essere una, funzione annonica.Per determinare ~ bisogna allora risolvere
l'equazione di Laplace per il potenziale, nelle sezioni trasversali, considerando opportune
condizioni al contorno . derivate da quelle che deve soddirl'are il campo elettrico sul
contorno. Poiché a delimitare il nostro dominio è ~ . ~
un conduttore abbiamo che le componenti C\ ~ il..

tange~a~i del campo elettrico sulla superficie \. ~


devono essere nulle, quindi: lnxE=O. Le .)" . , f /f
componenti tangenziali sono quella lungo l'asse z ." '\ n
(uscente dal piano del foglio) e quella lungo il . )
contorno che defrnisce la sezione, ovvero lungo iI ~
versore 1e • ·t Per la prima osserviamo ~
immediatamente che è nulla per ipotesi> avendo
supposto il campo trasverso. Bisogna imporre allora che risulti: ~. ic=O; poiché risulta che:
~=V.~=-VY'tcD, con V costante per le coordinate trasverse, allora dovrà essere nulla la

Z -10

,C'. .t "

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
- I
_componente lungo l del gradiente)' ovvero: -V'V'tc.D·lc=O, che coincide con la derivata
direzionale lungo il contorno. Da ciò otteniamo che la condizione al contorno è proprio:
J . . . , ' ...,. .. . '

. C<D
,I, . = O .:,'
..~ c .... \
. . ~

: Ln de~tiva bis~gna risolv~e un problema di Dirichlet mterno:

.
I . . . : . . , ~

I {:r:~
,In cui il pDtenziaJe deve essere costante lungo il contorno. Da ciò si ·deducono le
- condizioni necessarie perché possa esistere un modo TEì.V1~ esse coincidono con quelle per
le quali esista una soluzione (non banale) per il problema di Dirichlet. .
ISe c'è un solo contorno, abbiamo che la cD' è una funzione annonica che assume valore
-·postante sul contorno di un dominiosernplicemente cormesso. :Nla ricordiamo che;lp,er: le
funzioni armoniche (che non sono altro che la parte reale o la parte irnmag1naria diforizioni
, analitiche) vale il teorema Hdel massimo e del minimo modulo", cioè il massimale ·il
- minimo di una funzione annornca sono assunti sul contorno del dominio consideratQ:.·1vIa.
;hllora., se sul 'contorno del dominio consideratolafunzi.oneassurne un valore costPl1~.~rFvqol/
dire che)1 massimo e il minimo coincidono.; ma allora la funzione è costante doVunque:
Dunque l'unica soluzione dell'equazione di Laplac~, ~ompatibile con la condizione che <D
.kia costante sul contorno, è la soluzione costanteCf'?ri al valore assunto sul contorno}:/Ma
~_ il gradiente di.una costante è ze~oe 'iI:lindi: ~; ~mdihon ci può essere un modo 1!ENI e
reI c~o ~ . ~ se~~~e .se~1i~e~en~~. ~.~;~ess~.. ~.nece~~~o che.l~ .~.~~o!1e. 7ia. almeno
. ~i::iopplamente,cormess~ (abbIa alm~no due c'onto~) .perche,. ID,tat.caso, e vero che la <D . ~ !

-- deve essere .dostante sui contorni ma' non deve asSumere là stesso valore costante;' ciò.'
I

significa dire che il massimo sarà. assunto su un c.ontorno e il minimo sarà assunto su un
,.Ja1tro contorno;,'e quindi la funzione potenziale <Il sarà variabile dal~massimo al ,:rninimo~
~ ovveroam un e:raruente diverso da zero .
. Jl definitiva i ~odi TÉJvI possono esistere se e solo se la sezione trasversa della" nost.ra
) struttura guidante è rnolteplicernente connessa; anzi possiamo dire che se questa condizione
~ ,è verificata allora esiste la soluzione delPequazione di Laplace ed è uruvocarnente
Ideterrninata dal valori costanti dei potenziali sui contorni. Siccome però la soluzione è
definita a meno di una costante (perché quando si va a fare il gradiente un valore costante
- ~ inessenziale), una di queste costanti (valori del potenziale) può essere scelta
Arbitrariamente uguale a zero. Quindi le effettive costanti libere sono pari al numero di
contorni meno uno (su cui si assume .cD=O) , ovvero il numero di soluzioni TEivI
linearmente indipendenti è pari al grado di connessione del dominio meno uno.
Le strutture guidanti che har..no questa proprietà, cioè che pennettono l'esistenza di .un
_ modo tras-versò elettromagnetico, si chiamano linee di trasmissione. Ad esempi o: il cavo ~
boassiale, la linea bifilare sono linee di trasmissione; un cavo singolo, considerando lo
~pazio fI~o aIl'infmito che costituisce l'altro contorno, è ancora una linea di trasmissione,
1I1che se non è utilizzata perché il campo si diffonde molto in tutto lo spazio; un cavo
!.eh~fonjco è una linea di trasmissione.
2 -1 J

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


.,--- Buono Studio! =)
Tutte' le strutture gÙidanti che non sono linee di trasmissione le chiameremo guide d'onda, ..
per distinguerle dalle prime (come ad esempio unà guida circolare o rettangolare). .
Osserviamo allora che per le linee di trasmissione il problema della determinazione del
campo elettromagnetico che in esse si propaga/ si riduce; a due sottoproblemi
completamente disaccoppiati: uno è quello di tro~e le componenti trasverse risolvendo
sostanzialmente un problema di elettrostatica bidimensionale; l'altro problema è quello
relativo alla propagazione lungo l'asse longitud~ale> limitato all'analisi di un ~istema di
} equazioni del primo ordine dette equazioni'di 'linea. '. .. . .
Riscriviamo le relazioni a cui siamo pervenuti fmora nella trattazione della propagazione
relativa ai modi TEM, per i quali sia E che H coincidono con le loro componenti trasverse,

~;;a ~l = ~(!)V(z)
H = Ht = g(!)I(z)
~ x!=AI! . ~ ... ;'.- . . . .

. -
.{~(Di = o.
=0
: ~bI~a di. D~'i~hlet int~o
. ' a, c' ",',t," ~: l '. ''':r'' .•

av . '. cq.{ . . , . .
.;
.-

!
~., ~ ~,

--=J-1 . • ,"[' :;;' .' 1


;,' " .
dz A \
- ""
ì!
,'._,~
,; . i ..t' •
("'0
._;. -,: =jca:AV ..;..'
:- .... , . . ~r; .. ~~-, ....... : '.~·I~ :.: . ~ ..
_... ~_ ... -_ ...
. --;-- --1'--"

. Lepriine;.cm.:e,,:,e,0ll,:~.·.'

.~nÙ,;ci";esp.
. ' .~ ':. ' : (-
r,imonoj,>camp;"
.f . ~..
}·ir{.formà'fatto!izzata;';hisogna:.K::que. S.tO. é_pUIlt
. ...... , ,'o
. O::.:·: .•" \.
fare :una;;·sc~!ta':suHe;diin.ensioriL4elte;grnrideize;:jmgiocò::: Non'a 'caSole: funzio·nf~~çalar.i.di:::
m<.'ldo V· e'dIIe ,abb iamo .indi cate.,;Ìn·':cifrnoclo .petci:Ié"à{res~eàttriblliremo:Je ·.din1ensioni'.:df· "
Vo lt e Ampere;: rispettivamente ... N e·.consegue i~e:diatamerite che: 1~:,funzionLvettoriaJi: di'
modo, ~"ed h, hanno entrambe. Iedimensioru .'dell'inversodi una l~nghezza (m"l) ..
.. . .... ... .. .
Conseguentemente et> è una quantItà adImenSIonale (perchè .11 suo gradIente deve essere
l'inverso di un metro) ed anche la costante A è adimensionale in quanto lega .due quantità
che hanno le stesse dimensioni. .
Volendo de.fInire. univocarnente la soluzione del nostro problema ci sono d8. defmire due
costanti arbitrarie: una è la A;.l'altra costante è quella che compare implicitamente nella cD
(e ciò ce lo dovevamo aspettare in quanto avendo fattorizzato i campi E ed H è cruaro che
per ognuno di essi è possibile moltiplicare un fattore per una costante arbitraria purché si
moltiplichi anche l'altro termine della fattorizzazione per la stes~a costante; avendo quindi
fatto due fattorizzazioni si sono introdotte due oostanti arbitrarie). La possibilità di
scegliere arbitrariamente queste costanti ci pennette di dare alle funzioni scalari di modo
effettivamente il significato fisico di una tensione ed' una corrente.
Per vedere ciò, consideriamo un cavo coassiale (il discorso si generalizza m modo
irnrnediato al caso di più conduttori):

2-12

...... -
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
l

Abbiamo visto precedentemente che nel piano trasverso il campo elettrico è irrot..azionale,
anzi è a circuitazione nulla. Quindi considerata una qualsiasi curva cruusa che giaccia nel
piano trasverso la circuitazione di E è zero. lvia allora è evidente che è possibile definire
una differenza di potenziale fra il conduttore interno e il conduttore esterno purché ci si
limiti a stare nella sezione trasversa. Considerata allora una qualsiasi linea che va dal
conduttore interno a quello esterno, ad esempio tra i punti 1 e 2, (giacente nel piano
rsasverso); la differenza di potenziale tra questi due punti è definita come:
:l
j 11 (z) = f~ .I: dc
~

) (dove le' è il versare tan,gente alla linea). Tale integrale è lo stesso anche se si'va daJp'unto
l al punto 2 ,attraverso la linea tratteggiata in quanto la circuitazione lungo la cur.:a ,chius~!,
l, 'costituita dalla linea da 1 a 2' a tratto pieno e quella tratteggiata deve essef\e;:::nu'tla'::"E
J evidente che tale differenza di potenziale non dipende nemmeno dalla scelta dei' punti. sui
du e contorni perché se scegliamo il punto l'anziché 1, ,nel tratto da l'ad l (essendo "sulla
, J superficie del conduttore) l'integrale vale zero, non essendoci compd.onente tangeniial:~:' del
campo elettrico. Quindi è univocamente ,definita una differeiJ2:a 1 potenziale fra (;~"due "
conduttori m"ogni sezione trasversa. ."\ '. ';-. " l.' .
-,.-,".
~. .."

j Viceversa ~iò non vale (cioè l'integrale di linea


J dipende :, daJy percorso) se consideriamo" una
sezione non trasversa. 2
A.rrmché' l'mtegrale che definisce la differenza di ;//~ : ./ I • • ,I." i
I
, .J
potenziale :ìJ(z) sia proprio uguale alla funzione
j scalare di modo V(z) bisogna imporre che:

1J (z.) J
= g .1:dc = V (z)
l

ma essendo ~=~·V, avTerno:

~ 2
V J~' 'f:dc = V J~.f;dc=l
l

I é':I)
I Ricordiamo adesso che ~ = -Vt CD , il cui prodotto scalare con lè da proprio (cioè la
. /& li Y1 e.6. Cc
, derivata direzionale di cD lungo 'l:re4§iiZéf\'%rrffl). Pertanto deve risultare:

2 -13

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
\
=> CDi - cD;: =1
.. "-'.0;

Quindi scegliendo le costanti arbitrarie eD l e CD 2 (cioè i valori che il potenziale assume sul
conduttore interno ed esterno, rispettivamente) in modo tale che la loro differenza sia
uguale a l, automaticamente otteniamo che la funzione scalare di modo V(z) rappresenta la
differenza di potenziale che e/è all'ascissa z fra il conduttore interno e il conduttore esterno.
Scegliendo come potenziale di riferimento quello'sul conduttore esterno. cioè <D 2=0, deve
risultare che:

In linea di principio questa differenza di potenziale potremmo rrnsurarla se avessimo un


voltmetro sufficientemente piccolo da poter essere considerato senza spessore, tale da
poter stare tutto neila sezione, e dei fili di collegamento che giacciono tutti quanti nella
sezione. Quindi la funzione V non ha più un senso puramente matematico ma acquista un
senso .tisico ben preciso (è una tensione). addirittura.misurabile.
Abbiamo quindi che una deIIe due costanti arbitrnrieè detenninata (la CD è completamente
. determinata). A questo punto viene spontaneo. chiedersi se la'sceltadLA nOTI ci consenta di
dare anche ad I una ben precisa interpretazione fisica (che dovrà ovviamente essere quella
Ghe r coincida con la corrente che scorre in uno dei due condutton,;'ad. esempio quello
interno). Ricordiamo che razione dei campi .
elettrornagneticl-'sui'coTIdutfori';elettrici:-perfetti:.è': " . ....
quena; di . determinare~-:-'una:',', circolazione'. di, :'\'\
corrente'~;sul1a; loro ':sUper:fibie::'·Consider:iamo'.la . ./ ~ ~\ " \~
sezione' disegnata a Iato in cui . l'asse.z è uscente;- / eT ~ ì le '-;
dal piano' del foglio e consideriamo positiva la \ ,~ /
(;orrente che circola nello stesso verso den'~s~ , <,"~"":"" "~i \/
z. .-\rIche in questo caso la trasversalità et ", -",,_0-'- .'--'\ t', t:-. ;'\
campi rende nullo il flusso dell'induzione "'-............- - . - / / '·'---4xlz=;.;1;
dettrica uscente da qualunque superficie piana
che si appoggia sul contorno c,. che abbraccia il conduttore. Dalla legge di Ampere-
).tL:l..'<."'.vell si ricava allora che la corrente che circola nel conduttore interno è data da:

~(z) = :f H· f::dc
~

In particolare possiamo considerare come contorno C; stesso (ovvero immafZinare di


"schiacciare" C su Cl); quindi avTemo:

.::5(z) = t H· T;; dc = fH' i:dc = I(z) hb' Ic dc


" " J

E chiaro che affinché tale corrente sia proprio pari alla funzione scalare di modo I(z)
dobbiamo imporre:
2 -14

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
fh· re dc = l :::;> ~ J (f: x -e). i c dc = l
A r
Cl Cl

-I ?ènTIutando circolarmente il prodotto misto (sotto integrale) ~; notando che lcxl~ è la


I nor.nale al contorno però diretta verso Fintemo del dominio che stiamo considerando
\sp~i~ fra i ~ue condutt~ri), quindi ~re.tta n~l ~·erso oppo~o ~11~ no~:e us:ente ln dal
I dommlO consIderato (che e quella a CUI SI fa menmento). Qumdl SI ha: lcXI-;:= - in' "

1 '" '" .,.


-A J~ i c X i 7 .: -e dc = l
Cl

lI .:vIa ricordando che: ~ = -vLCD si ha: ~ è<D


-vLCD· l!). =--..- (derivata direzionale di <ÌJ lungo irJ.
cn
~'I Quindi, in definitiva deve risultare:

Ricapitolando quindi le condizioni a cui siamo giunti: ,"' ~ .


'::,) .1

~, - CD, = l ,:,;,:,.; .. : .
•'·,-1'0' ,', .

. "'., ......
. ~.-". ' ,

..•...'
,l .

',l
;.)sserviarno, che' in tal modo abbiamo determinato' completamente la soluzione .p~rèhé
I :ibbiamo fissato univocamente tutte le costanti a nostra disposizione e, inoLtre; 'abbiamo"
,! dato alle du~ funzioni scabri di, modo V(z) e I(z) una ben precisa intel1xetazione tisica: la
V(z) è la differenza di potenziale che esiste fra il conduttore interno,;e quello esterno, alla
sezione z preììssata: la l(z) è la corrente che in questa stessa sezione' scorre su1conduttore
,.1 ~:temo. nel verso positivo delle z. Se effettuiamo tale scelta per le costami arb ìIIarie , come
da ora in poi faremo, le grandezze che detìniscono la propagazll..me possono' essere
;;spresse in funzione di grandezze elettrotecniche quali .-- -~-.-.,
~;:,;nsi0ne e corrente che interessano i conduttori. Per ~_._ '.
qLlesti, a differenza dei conduttori elettrotecnici che .... / / " "
:rano equipotenziali (detli in tal caso reojori), le / 'Cl / __', \\':,
L~nsioni e le correnti dipendono da z; quindi alla fine di ! ( () ) '!
~Ina linea di trasmissione tali grandezze potrebbero ". \ ~-" ,/ ;
2ssere totalmente di que[]e d'ingresso, Ci possiamo . . . \, ,/ ,..:
,enÙere immediatamente conto che la corrente che '- ,~,/ .-
";lrcola sul conduttore esterno deve essere esattamente C.,
.... - .. -- -
:.lguale e opposta a quella che circola sul conduttore.,
~mèm0. Infatli se andiamo a considerare la circuitazione lumw un contorno che è esterno ai
Jue conduttori, essa è o'Y'VÌamente nulla in quanto non ~;è campo all'esterno, esso è
I .:;ompreso totalmente a!l'interno della struttura guidante (stiamo considerando la
:::-; 5

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
pr-0pagaz10tìa dal Cafilp0 9WintaffÌÒ dl;;tfùtlliia di questo tipo in cui i conduttori elettrici
sono perfetti). Dato che il t1usso di induzione è anch'esso nullo si ha che la corrente totale f
che il contorno considerato abbraccia, è nulla e quindi la corrente sul conduttore esterno è
uguale e opposta a quella del conduttore interno ....~nalogarnente. se ce ne fossero n di
conduttori varrebbe lo stesso risultato: la corrente totale che circola su tutti i conduttori è
zero; ciò significa dire, per esempio, che sulla calza esterna circola sempre la soanna
algebrica delle correnti che circolano su tutti gli altri conduttori, cambiata di segno.
r-;aturalmente se si eccitaSse un campo elettromagnetico anche all'esterno le cose
cambierebbero perché ci sarebbe una corrente che circola sulla superficie interna de[la
calza (essendo questa., in ogni caso, di spessore non nullo) ed un'altra che circola sulla
superficie esterna della calza. Per la prima, quella sulla faccia interna, vale ancora quanto
detto prima (cioè è la somma algebrica delle correnti che circolano su tutti i conduttori che
abbraccia, cambiata di segno) mentre la seconda sarà diversa, quindi la corrente globale
.sulla calza non bilancia perfettamente quella totale che circola sui conduttori al suo
interno. In tal caso avremo il cosiddetto cavo coassiale con al.i.mentazi.on.e non equilibrata.
Osserviamo inoltre che in questo caso la corrente che scorre sulla superficie interna della
calza non sarà influenzata da quella provocata dalla propagazione del campo che si. trova
alI'esterno della struttura guidante: ecco perché si parla di effetto schermanie presente_o in
tale struttura. Nel .caso della piattina bifilare, invece, la corrente circolante ne~ ·çiue·,
.:;ondutton può essere:arbitraria e la defrnizione"dei campi sarà data da una combìnazi9Qe:
lineare delle due s9Iuzioni indipendenti TEvf, visto che questa struttura guidante.. può
sempre essere pensata come una struttura la cui linea di ritorno è costituita da una calza
estesa all'-:.o. Questa è la ragione, in questo 'caso, det rriancatoeffetfo'scherinante." '
Si può parlare.;allora;.senza;arnbiguità, di corrente alla sezione.z dopodiché; scelto una
per
. ~·voita· tutte qual è.i1,conduttore;di . riferimento; 'qual .è il verso' ·positivo di questa
'..J..; ....: ·correI'ltef'.EccD' .. quindi·.che; .• per caratterizzar.e~.:compJet.amente ·l'andamento. deIla<tensione .. e
deIla corrente,,:basta dare la differenza,di:ìP:9.t.e~alee la correntesu .. uno .dei due
conduttori. Sedi'condutton'cene'sono due; se c'e' ne' sono n bisogna. dare ·queste·irandezze.
su n-l conduttori. 'A questo' punto la struttura'del campo; cioè.il vettore ~ risulta
completamente detenninata .. Ovviamente tutto ciò io abbiamo fattO' supponendo di essere
in grado si risolvere l'equazione di Laplace, ovvero il problema bidimensionale del calcolo
del campo elettrico.fra due conduttori coassiali. In termini di problemi di elettrotecnica ciò
equivale a trovare la struttura dei campo aWinterno di un condensatore cilindrico
indefinito.

Come sappiamo la soluzione dell':qu::t:ione: di L1plac: in due dimensioni: illlO dei problemi che: più si sa
risolvere p::rché si può Tttiljl"':rre tutta la teoria delle variabili complesse e delle: tr:Jsforrnazioni corttòrrni. proprio
"rÌutt:mdo il f:lttb che le parti reali e le parti immaginarie dene funzioni :m:ilitiche sono funzioni armoniche:
quindi. in realtà. bastI trov.rr~ una fun.::ione :maIitiC::I le cui parti reali assumono i giusti v.ùori sul contorno per
avere :mtoffiatic:unente risolto il problema eh:ttrosmtico. Quando ciò non fosse possibile pa-ché. per :::sempio, il
contorno è molto str:mo. si può sempre ricorr:r: a delle soluzioni numeriche e l'equazione di L:lplac~ ~ una
dt!il.:: equa.:ioni più semplici da risolvere. una delle poche che è staòile. In reaitil le geometrie delle mutture
guidanti più comuni (a cui faremo riferimento) 50no due o tre. :: qUl!st~ sono anche quelle per cui i'equazione di
Lapbce la si 5:1 risolvere anche analiticamente.

Quindi per quel che riguarda la sezione trasversa possiamo considerare chiuso ii problema:
abbiamo ricondotto lo studio della propagazione di un campo elettromagnetico in regime
dinamico alla soluzione di un problema di elettrostatica, che è certamente la massima
::::emplificazione possibile che si poteva pensare di ottenere. È chiaro che la chiave di
2 -16

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
questa sempli:tìcazione sta nell'ipotesi che il campo sia trasverso elettromagnetico, che Cl
ha permesso di introdurre il potenziale, le correnti· e così via tutti quei concetti che SI
possono introdurre in magnetostatica e in elettrostatica.
Per di limitarsi a vedere quello che accade in una sezione,' non c'è differenza rispetto a
quanto visto in elettrotecnica Ce quindi come se fossimo in regime stazionario). Ciò ci porta
a pensare che sia possibile introdurre altri concetti dell'elettrotecnica, in particolare, quali e
la capacità e l'induttanza (concetti fondamentali che si introducono in elettrotecnica quando
~i ha a che fare, rispettivamente, con un insieme di conduttori o un insieme di correnti, e
che descrivono i fenomeni elettrici e ITIa.QJ1etici).
Cominciamo dalla capacità, Naturalmente non possiamo pensare di introdulTe la capacit.à
della linea di trasmissione perché questo coinvolgerebbe non più la sezione trasversa ma
Pintera struttura, per la quale i concetti dell'elettrotecnica non sono validi. Quello ·che
possiamo pensare di fare è di considerare una fettina della nostra tinea eli trasmissione di
spessore cosi piccolo che possiamo confonderla con la sezione trasversa e applicare a
questa fettina i concetti dell'elettrotecnica. Cioè potremmo introdurre delle capacità non
J dell'intera linea ma per uniti di lunghezza (cioè di un tratto inììnitesirno e fume il limite
quando questo tr:atto tende a zero), cosÌ come potremo introdurre udinduttanza per unità di
lunghezza. Consideriamo una fettina ~ (che ; i · · · i.: .. >::
y()i faremo tendere a zero) della nostra linea ;:' .. :;.: .. :.. ': .'.: ' .. ;: ..... :.. ;::: ... :....... :.:1 "'C' ."'.,:,

';,-

\ .

• r·' •

L.
l... potenziale fra· i conduttori. La cari.ca.6Q è ~
) '.' data da Cè una carica superficiale, essendo il ' . l::.z ' .
~Ij conduttore un conduttore elettrico perfetto.:in :cèli·;la., canca sta tutta sulla.superficie):.,.
I.!
llQ = rp.cis
.,.:..
_. ;;',;:
"-..~'
~ bo.dc
J'J
ùS .a ~enQ di . Cj
, m:..··llt~ml
di miinc .
) suoeriore cO.'!
. scc~= ar:::mno
.) al tendé:-~ ii ~~

Ricordiamo che in presenza di un conduttore elettrico perfetto abbiamo che la componente


.1 normale cielI/induzione da proprio la densità di carica superficiale (in quanto la differenza
delle componenti normali è proprio la P:.: e dentro il conduttùre la componente ~ zero) d<.Y<le,
in questo caso, la nOl1Tlale è queUa uscente dal condutt<..)[e interno verso lo spazio fra i due
·~onduttori (in cui e/è il campo); dunque per omogeneità con tutto quello detto fmOf3. tale
' ~ , l'
;j'JrrnJ l e e -In' Avremo qUUlGl:

2 ·ìì

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
La capacità per unità di lunghezza sarà. allora pari alla carica per unità di lunghezza diviso
per la differenza di potenziale; .la carica per unità di lunghezza è il limite per .6z~O del
rapporto:

~C=~%
V

e quindi indicata con C la capaci.tiz per unità, d/hmghB:z:za della linea di tra..rmissioru::
a'\tTemo:
C=EA
Quindi la costante A assume un valore tisico immediato: è una quantità adimensionale (un
numero puro) che moltiplicato per s ci da la capacità per unità di lunghezza..
In modo perfettamente analogo tale costante A può essere legata ad un1induttanza per unità.
di lunghezza. Tale induttanza sarà presente poiché se esiste un campo elettrico che va. da.
un conduttore all'altro vi sarà anche un campo rnagnetico, ortogonale al campo elettrico,
che si concatena con uno dei conduttori. Se
consideriamo·un circuitino chiuso "(, orientato
nel rispetto della regola del cavatappi, possiamo
andare a considerare il flusso d'induzione·
attraverso il circuito stesso, e calcolare il
coefficiente di autoinduzione-deLcireuito come' ,
. il rapporto dUale flusso conIa còrrente'che' .' ~.
circohv:nel'circuitino,;(che:,nan.:.èaItro,cheJa corrente' : ~.l
cheall''asciisaz':circola:;:conversi opposti; sui due . . . '"'''' ,,, .
,'" condutt:o'ri).-'.Effèttliandò,Ù; Jimiteper ~-:1'Q" di t.alerapport~,otteniarno; ,l~ntk~ :per.,.
unità ·di~1:ung1iiiz.za·;:dBlJà ~!iiuia~-di . tra.smLrsie~>: f}yyero":" . .: .. ~
'1'"'

•.. '.' .
· ,_,r-.,
. '''''",-, I I -
L :-
A

Come vediamo, la costante A è legata a delle grandezze fisiche ben definite, che: possono
essere rilevate sperimentalmente a frequenze alquanto basse per una qualsiasi linea
abbastanza lunga, dividendo per la lunghezza della linea (deve essere abbastanz:l lunga per
poter trascurare gli effetti terminali). Esse non vanerarmo in frequenza perché legate alle
sole caratteristiche fisiche della linea (ricordiamo che stiamo considerando linee ideali).
Sèguendo questo procedimento sperimentale non sarà necessario risolvere il problema
<:!lettrostauco per determinare A e risolvere il problema della prop~aazione,
AbbiarT1C.,'l visto quindi la possibilità di introdurre queste due costanti fondamentali. dette in
tal caso costanti primarie della liJwa; conviene allora riscrivere le equazioni che
governano l'andamento della tensione e della corrente (equazioni di linea) in termini di
queste costanti primarie (invece che in termini della costante A). Avremo quindi:

(~~:j~:
2 -18

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
che varmo sotto il nome di equa..-rf.oni delle l.i.nee O dei telegrafisti.

-[i
La ragione per cui sono dette equazioni dei telegrafìsti è che queste furono introdotte per la prima. volta da
. )I Hdrnbo~ nell' otto c=rrto per spiegare i fenomeni di propagmonc che aweni:v:mo sulle linee telegrafiche di.
gr.mde hmghc:zz:t, ovvero così lunghe da essere paragonabili alle hmghezze d'onda in gioco e qtrindi tali da
rendae non più applicabili i principi dell'dettroteCTIÌca. Quando si fec~o le prime linee telegrafiche
--'---I
I incèfcontinenL1li. O SU grande distanz:l (in particolare, negli Stati Uniti quelle tr:msoceanicbe) si cominciò a
mettere in rilievo il fado che questi conduttori (1e linee di trasmissione) non si comportIv:mo come i conduttori
dell'ekrtrow:nica (reo fon;' cioè non crano equipotenziali e le correnti non erano le stesse in tutte le sezioni dci
conduttori Fu Hdmholt: che per primo, a partire da concetti dell'elettrotecnica. ricavò le: equazioni che
dovev:mo essere soddisfatte dalla tensione :: dnlla correme S1l una linea.. cosiddett:l strJ.i1J.vc. a costirnri
; -( dist,'·ibUlte, invece chc a cost:mti conc:;ntratc.

Risolte queste equazioni (che sono equazioni differenziali ordinarie) ricaviamo V(z) e l(z)
che ci defmiscono l'intero fenomeno della propagazione sulla linea. Da esse, infatti, è
-: possibile definire anche il flusso di potenza attraverso una qualunque superficie t:rasversa,
potenza di tipo complesso data da: .

-r! p =~VI-
! .1 2
. .1

che è più che sufficiente per uno sbldio della linea che voglia e'liidenziare il trasfe~ento
energetico. tra due estremi della linea stessa, I campi, dO"YTaIJI10 essere de±ì.niti':so,~ìo".nel
momento in cui si vogliono stabilire le loro ·distribuzioni,nonché gli effetti di::PbteM'·,·tÙ;Ue
perdite, sia dei conduttori che dei dielettrici che in realtà non sono di tipo ideale. ~:; ,;,.
A questo punto sofferrniarnocisulla possibilità. che le equaZiOrii delle linee perrr{ettpTIo di
descrivere la propagazione· lungo una linea di trasmissione in termini comp.Tetimlente
circuitali, introch.lcendo (grazie alle costanti::·pri~e) un circuito equivalénte della l"inea di
trasmissione per unità. di lunghezza e ncavando·le equazioni delle linee dai .pririèipi di
Kirchhoff~app1icati su un trattoinfmitesirno della linea (dove valgono ancora, le leggi
I de!l'e1ettrotecruca). .
1
J
::-r oL oV'liamenre, !lbbi:ID10 seguito l'!lpproccio dedutt."J.o. cioè si::unopartiti d:ill~ ~qllazioni di :YInwell ~ per
i illcc~ssive ipotesi si:nno arrivati alle equazioni delle linee. Facciamo adesso veder;· che queste ~quaz:ioni "Sono
I deducibili a pantre dai principi di Kirchhoff. se si schemat"ir!lin modo opportuno tm trrrtto infiniresimo di linea.
. J
ln qu::sro modo giustificheremo quello che viene chiamato t'approccio ctrc!.l.itaie :ilio studio delle lince di
tr3smlssione, cile ovviamente, iliù pUll!o di "15m ;;rorico, ~ quello che hn pr~cedmo quc!llo che noi abbiamo ora
~saminmo, dmo ch~ lo smdio delle linee di trasmissione prcc;:de la foimu1:donc delle equazioni di Ma.rvY'cll:
:!::;:;o ~ anzi il primo ;!sempio di deduzione. da parte delle leggi dell'elettrot::cnic:J. applic:J.te lo c::ùmente , di
f::rrornr.:ni in cui ~ompaiono Jpplffito la prop::Igmonc di tensioni c di corr;:nti .
.~ J

Z -ì 9

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Lo schema equivalente di un 1(z)
tratto 62 di linea di trasmissione è O ~
quello rappresentato a lato, .dove
!'induttanza è l'induttanza del
tratto Llz (prodotto deIl'induttanza V(z)
tI
per unita di lunghe~ L, per la
i
lunghezza del tratto t:.z), e la O -~

capacità è la capacità del tratto


:l.z (prodotto di C per t:.z). D'altra z >
?arte è abbastanza evidente che Z+/\ Z
questo è il tipo di schema che ci si deve aspettare se .pensiamo a come è fatta la linea di
trasmissione; se. per semplicità, ci rifacciamo al caso di due conduttori e ne consideriamo
un tratto Az abbiamo (ammesso che localmente si I I

possono, come abbiamo visto, applicare i principi


deil'elettrotecnica) una induttanza serie e una capacità
derivata; l'incluttanza
'
serie
.
è dovuta all'induttanza dei I
~
I
.'~.'~'::''''':
conduttori. e la capacità è dowta alla capacità fra i due I Az I "., .:.

tratti di condutton. Le relazioni che legano tensioni e le correnti su un quadripòlo fatto in


questo modo sono (applicando semplicemente i principi di Kirchhoff):

rV(z)=V(Z+'~)+ jd..&I(z)

-1-
-lI€z).= l(z + t:.z) +ju:C&V(;::!·~)
. (", ,' .. ,- . ., .~ -...'
.:

Siccome.";vogii~o:'~ppIicaredo·caIrrienfè:ri~';;leggi..deI1lelettrotecnica.;.:'è:chiàro;,che';alla::rme'·
faremo tendere a; zero'la:lunghezza .~ del nostro tratto di Jinea. Questo .ci dice' subito che
:ìeil'espressione di I(z}, al posto di V(i+6.z.); possiamo' mettere anche V(i.) perché il
:;econdo tennine a secondo membro già contiene & (cioè è già un infinitesimo), poi la
,:iifferenza tra V(z) e V(z+.:.\z) è un infrnitesirno, quindi la differenza tra ~V(i) e t:,zV(z....!:.z)
~ un infinitesimo di ordine superiore al primo. Quindi a rnenodi infinitesimi di ordine
::;uperiore possiamo considerare che: I(zF-I(z+L1z)+jCi)C~V(z). Questo equivale a dire,
.)\Iviamente, che il condensatore lo potevamo mettere a qualunque altra .ascissa tra Z e M:
.Jato' che, a meno di infmitesimi di ordine superiore, la corrente derivata sarà sempre la
;.;tesstl.. A questo punto facendo la differer..za fra le tensioni e le correnti, e dividendo per
2lZ.. a'\Temo:
Pcr :~:>
_:' ->":. ' ~5 -
(r
l Y (z/ì - V.'(Z -t-. ,0.Z)
,'
. ~'" TT' \ (;.' .,
i =J\.!l...l.~Z)
, f::z. c
~! ': 1.\

iI(z)-I(z+.iz)
I, . tu.
'-rn.: J
= J6J..- v\.Z
)

Pi1.Ssando al limite per .0.z-+0 abbiamo che i primi membri non sono altro le derivate
rispetto a z delle rispettive grandezze. Quindi abbiamo x.iottenuto le equazioni delle linee.
2 ·20 ---

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Passiamo ora a risolvere le equazioni delle linee m
modo analogo a quello fatto per la
determinazione dei campi delle onde piane, visto che le espressioni sono formalmente le
stesse. Derivando la prima di queste equazioni rispetto a z, e sostituendovi la seconda,
a'vremo:

.~ .
.---1. r

1
1
ponc:ndo: f3 = (::rJLC otteniamo l'equazione del1'oscillat.Qre._.annoflLco) oyvero:
'I

i. J

Quindi, per quel che riguarda la prop3.0oazione lungo Z. un modo TE'vI si comporta
esattamente come un'onda piana (abbiamo effettivamente la possibilità di realiL.are una
l ,}
propagazione secondo le leggi delle onde piane, questa volta però con una struttura di
campo.che è effettivamente realizzabile perché è continata in una zona finita d~)lospazio).
La soluzione di questa equazione è quindi innnediaia.: .'.";..;.,,;,;',, '

Osserviamo che non a caso abbiamo indicato ·la quantità.: C!)~'LC con ~ in quanto;:,· dato che
stiamo considerando mezzi ideali, allora L e C si presentano come delle quantità reali e
positive e quindi si è uti1izzat~ la ·Iettera~'perquesto·tenTIine perché esso coincide proprio
con la 'parte reale della costanie<·dip·r6p~oazione.Ricordiamoinìàtti che risulta:
-u
u u. ..... -'

. - ." L=~
A'
C =sA => f3 = e:::x)LC = (.D.J2ii = k
J .< •

quindi f3:sari identificata come lacostarJe di propaga.;;ion.e lungo la linee.: di trasmissione


(cosrante di propagazione nel mezzo che c'è all'interno della linea di trasmissione). I due
j tCITnilli che costituiscono la soluzione a cui siamo arrivati cùrrispùndonoa due· onde una
progr.f3ssi'VQ e una regressi:va che si propagano., rispettivamente, nel verso positivo e nel

verso negativo dell'asse z con la velocità di fase pari a: v, = e una lunghezza d'onda
. J - . p
[o)
-
). = 2::t: quindi la velocità di propagazione. in questo caso, della nostra onda di tensione è
~
la ST.essa di un'onda piana nel mezzo che riempie la linea, e risulta essere indipendçme
dalla struttura della linea di trasmissione (quindi se il mezzo è il "I/uoto, sarà la 'I/eloc:tà
della luce; se è un dielettrico, sarà la velocità della luce diviso l'indice di rifrazione del
dielettrico). Naturalmente, una volta trovato l'andamento della tc:nsione, è immedia.t\,.ì
trovare quello della corrente. A-VTemo infatti dalla prima equazione delle linee:

2 -21

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
1(z) == _.I_dV == _.l_(_ji3Y +e - iJ3z + jf3V-eiflz)== ~(v+e-i~z - Y-e jj3z )' ==
~~~ ~d . ~

== _l_(V+ e-j~z _ V- eif!z)


Ji1c
dove, per ragioni dimensionali (visto che a primo membro abbiamo una corrente e il

termine in parentesi a secondo membro è una tensione), la quantità. t è un'impedenza: a

cui si àa il nome di itnpeden=a carartJ2risti.ca della linea di trasmissione. e la si indica in

generale con: Zo = 'i~' Ovviamente nel :~o che stiamo considerando (in cui non ci sono
perdite, cioè la struttura è ideale ed L e C sono reali) questa impedenza è, in realtà, una
resistenza Ce in tal caso per evidenziare ciò scriveremo Ro invece che lo). Abbiamo allora
che respressione della corrènte la possiamo scrivere anche come:

=;
"
.

.. '
l(z) (y+~-jii= - Y- ej~=)
~.-

,_. .'
~

o. .

, " . j... • l {u. l


S I osservl cue nsu ta: Zo == \/- ="\1'':-_,
ff. S l d' ,-..
='- .ovvero, mentre· a costante . I propagazione
ve vAgA A
non'·dipende;:·daHa.;;,struttunr:della:linea:di ~ssione~,.:l~ìrnpedenza;;caratteristica~;~clipende.
daUa"geometria(dè'h:siStema';(ricordiamo~ ·.:che? v:alore,· abbi~o; :scelto': per '·la:.:Co~a.nte A, .
dipendenteJu::ia:i~cornefe'. ~fatto ~~. cI>' et dalff!.'.;sezionec:'lungo:::cuHvrene·,';tàtta,Ja': carcui~one}; ,
Dunque .la:propagazione.··(che,è ,poi:;qu_~HS:Lche: ci· interessa); .. in ,realtà, .non;è:Jegata·
direttamer:ttealle costanti 'L e C ma a queste ~altredue· costantÌ, 'Zo· ,e ~;si ottengono allora.'
un'ulteriore 0òppia dtequazioni (equiva!enti alle precedenti) in cui invece di comparire
quelle che abbiamo chiamato costanti primarie, compariranno le costanti Zoe p che
crua..-neremo costanti secondarie.

Ovvi:nnente la rngione di questa denominazione è pur:mlente ~oriC:I. fu realtà seguendo un approccio


. dedurtivo. dnIle equazioni di Ma:rweH. è chiaroc.he i ruoli andrebbero invertiti Cioè le costami ver:nneme
importanti ch~ r~goIano la propagazione sono proprio Zo e ~, L~ cosr:mti L e C invece possono esser::
imrodotte solo per il facro che stimno considenndo un modo TEà:L

Le equazioni delle linee quindi si riscrivono come:

( dV (pZ!):o uL
I --=J'RZ"I
dz r- ','
l dove:) k=(f;{;
1_ dI = j.1.. V l Zo
t dz Ztl

Da un punto di vista pratico. nel caso delle linee di trasmissione, l'uso di queste equazione
o delle precedenti dipende anc~e dalla facilità con cui si possono determinare le costanti
primarie o quelle secondarie, E Ìntuitivamente evidente che a frequenze basse sarà più
2 -22

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
"~ "

facile detenninare le costanti primarie pèrché siamo" più VIClllI aIle condizioni
dell'elettrotecnica e quindi anche un tratto di lunghezza significativa della linea di trasmissione
sarà molto piccolo rispetto alla lunghezza d'onda., tale da essere considerato infinitesimo. ]Ylan
mano che le frequenze aumentano, le lunghezze d'onda div.en;tan.o sempre più piccole, e
~~ \
I bisognerebbe considerare Wl tratto di linea sempre più piccolo rispetto alla lunghezza d'onda,
I fmo a che questo tratto diventa irrealizzab ile. Quindi man. mano che le frequenze aumèTItano
diventa sempre più facile mettere in rilievo i fenomeni propagativi e quindi determinare le
costanti direttamente legate alla propagazione, Zo e ~, che non le costanti primarie. Nelle
applicm;ioni di nostro interesse le frequenze a cuÌ saremo interessati sono abbastanza elevate.
fmo ~ile m1CrDond.e o oltre, e quindi è chiaro che aVTemo, in pratica, sempre a che fare c.on l~
costanti secondarie. Inoltre, come vedremo in seguito, in questa. seconda forma le equazioni
delle linee sono valide anche per descrivere un qualsiasi tipo di propagazione, non soltanto un
modo TEM ma tutti i tipi soluzioni particolari per una struttura guidante ( 1'T.mica cosa che
cambierJ.llD.o sono le espressioni di Zo e )3).
La soluzione delle equazioni delle linee che a.bbiamo precedentemente trovato va sotto il nome
eli solu:::ione progressiva poic..1.é esprime l'andamento con z di V ed 1 come sO\-Tapposizione di •
un'onda progr::~s_~Ìva e di ll.Tlli regressiva (cioè mette in evidenza le cara:tteri.stiche propagative
delle onde).' Qsser.~iamo che sia V che I sono dei L1S0ri (ovvero lo sono ì..;r+, -Y-' e r, n
che
deflniscono l'a:n:da.~ento della tensione e della corrente per. detenni'"1Llti valori di CD; "se il.mezzo
è non ciispersiv ,?, il tutto si trnsla nei dominio dei tempo comefutto pei le onde pia.l.e. ~~.nche
se siamo in regime non smusoidaIe, purché. il mezzo sia non dispersivo (cicè",t: e.)..t. non
dipèIldonodalla frequenza) la propagazionecorumua.· ad essere, non àispersii::a,",';(Cioè la
costante di.propagazione è proporzionale a (D). Questo fatto, come vedremo~ è caratteristico
dellelmee,ditrasmissione;cioè fra tutte le strutture guidanti solo le linee di trasmissiorie
""l.
"j" (ov"Vero solo imodi.TE?v:f) con.sentono una..propagazion~ non dispersiva (a meno el:ié ilmezzo
.::,"'-" .-- .~he riempielalinea di trasmissione sia disper~ivo; in mocb:perfettamenteanalogo a"q~ilo che
avviene per le onde piane). II fatto ché ·a determin.are:la propagazione sia il salo ,meZzo che
riempie la liI!ea comportaunaprop~~one" di più s()li.rzioni TE1vfindipendenti., con analoga
velocitò., di' fase, senza che esse si in:t1 uenzino a vicènda (caso di cavo molteplicemente
cGllilessb). In 'questo modo è pos.<;ibue anldare a ciascUi.'1.a di esse una informazione diversa ed
èssere sicuri che, entro i limiti di validità. del nostro modello senza perdite, i segr..ali SI
propaghino con la stessa velocità e senza subire alcuna distorsione.

È .:lllaro c.1e.. essendo 27l:


f_ =n
la luno-hezza
-
d'onda. con cui si orooZL..o-ano le onde di tensione e
.4 ... -

P
di corrente, se la lun.::ÌJ.ezza della linea è molto piccola. rispetto alla. lunghezza d'onm le
'variazioni che si hanno di Vedi I sono truscurabili Ce possiamo considerarli costanti lUIlgO il
nosrro U <1.tt o) , come accade in elettrotecnica (ricordiamo che siamo nel caso ide::1.Ie, la
resistenza dei conduttori e nulla, quÌndi la corrente è c-cstarrtt, come:. accade sempre L.'l.
elettro'Cecnica; ma anche la tensione è costan.te, perché non c\~ cadut~ di tensione in qtwnto non
C'~ resIstenza). Sc, vicever.s~ la lunghezz.a del tratto di linea che stiamo considçrando ~omL.l-:.:ia
ad essere paragol1abile con la lu.'1.ghezza d'onda dobbiamo applicare pienamente le leggi d.eIlil
propagazione, elOe non é più trascurabile l'errore c.he si commette applicando le leggi
I J
dell'elettrotecnica, Dì/vero le equazioni dei telegrafisti.

Come accennato precedentemente, è proprio questa la ragione per cui queste equazioru furono dette equazioni
dei tekgmtìsti, pçrch~ i primi èsempi di linee di trasmissione così lunghe da essere parngonaoili alla lungÌlazll
d'onda si ebbero nel caso delle linee di trasmissione tdegnficlle a lunga disianZ.a (o intercontinemali o fra un
oceano e l'altro, negli Stati C; niti) in cui le lunghezze cominciano ad essere dell'ordine delle migliaill dì
2·23

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
chilometri t:: , anche alle frequenze così basse dei segnali teleaTafici, che sono dell'ordine delle centinaia di Hz r.:
comincia.no ad èssere paragonabili alle lunghe:z:ze d'cnda in gioco. Qiliricti applicando le leggi dell'elettro~~ t
ad una struttura di questo· genere, per prevedere. ad esempio. la tensione all'uscita sì hanno deUe previsioni
sbagliate~ bisognem!ènet conto della soluzione eifèt!iva., che tiene conto della propagazione. oltre il fatto,
naturalmente, che i condunori non sono pertètti e non lo sono; in generale; nemmeno i dietettrici (~ e Zo in
generale sarallno delle costanti complesse. quindi oltre ad una. propagazione ci sarà Wl'attelluazione ed
eve.nrualmente una. d~rsione della propagazione stessa).

Data la perfetta analogia con le onde piane, (:cnviene anche in questo caso introdurre il
concetto di coe./ficiente di riflessione. Esso per definizione sarà dato dal rapporto fra l'onda
regressiva e l'onda progressiva, ovvero:

detto coefficiente di riflessione in te1'f.sione, l'analogo del coefficiente di rmessione per il


campo elettrico per le onde piane. Analogamente si potrà definire Un coefficiente di riflessione
per la corrente, che sarà U:,<7Uale e opposto a quello di tensione, owero:

I\{z)= -fr(z) ,
','" "';"

.·1..nche ID questo caso, quando parliamo di ·coefficiente di riflessione ci.riferiamo a. quello;. L,"l
tensione.' Tale esuressione· ci mostra. i come. ,.iL.,ccefficiente. di rif1essione è·. neIfe:ttam~te
determ.U;tatQ,;:hI~go·{tuttaJ~.Jinea,purché lo'.·si~co~osca ,in. . .Imnt- .... '!'. ··f· .:, ',' ..
una: seZIone;,la ,. qu.ale'~pu0! :,esser.e·.,.assuntai,arhltranamente;:" .- ! . ,,"
come' .1a:~;sezio:zae·:·O; ..osserviamo,).inoltre.che~. s i c c o m e , : ' · , ! z> O . .'é;:
stiamocDnsiderando'jl'caso:di~.:linee'Senza,perditer.(i~alì)~ .;.~ ·~~z< O · ' · '
~ è un numeror~le'e quindi il fattbreespòneIizbtè:: è ,9-1 (/ \) /fro;\:··':'
<;,:.
modulo lutitario.Q1rindi. il modulo del coefficiente:dl f .;, ' > , ,u.',
rJlessione non' cambia lungo z, varia soLo la fase. .,:-<,}.. ~ )' Re(I)
Ciò significa· che se rappresentiamo il coefficiente· di '\.."'-~'
rirlèssione nel piano complesso, il vettore (in questo caso
il fasore) che io rappresenta si muove al variare di z lungo
una Clrc.clllere..."lZa di raggio costante [(O), rrd verso
antiorario per le z>O e nel verso orano per le z<o. Come vedremo posizioneremo l'ascissa z=O
in corrispondenza di dove termiTIa la linea di crasrnissione, o. . ,-vero S"'Jl carico; quindi, in
_g-ener.lle. in auasi ru.rte le nostre aonIicazioni le z sar:umo sempre neZltive. cioè Cl scostiamo
Lo '" __. "

..
,,~

aHor'.'tan::mdoc.:i dalla terminazione. In auesto -:aso la [' si mu.ove in senso orarIo, Dono , meZZ:L
,., t.. "7'''''''
,lUI<:.J.e r or<;:o
...........1. ......U4l. "'" a ... r!'-o" .. • In
rllnn..l:l :" L.", " ........ 1': tero =-~ ...-_...
"';""1"1 T1"1Mt+; SI' .."".
l-,,,.

2~
, ;3
2pz:,Z""-:\. =2p-
?
= 2i.
2 -

QtlèSto, d'altra pHrt~, è evidente perché siccome r


è il rapporto di due quantità che do·po
:nezza lung:he~ d'onda lunno cambiato entrambe di segno, e quindi è ritornato al valore di
partenza. Ecco perché la periodicità è la. metà di quella delle singole grandezze, e questo

2 - 24
.~
,-l
.::;
:l

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
accade sempre in lli"l rapporto tra gra.'1.dezze periodiche .di tipo slnusoidale. Esplicifu...71do gli
andamenti di V(z) ed 1(z) in termini di f' avremo:

Questa forma della soluzione è pa..rticolarmente utile per vedere come varia il modulo della
tensione e della corrente lungo z (ovvero, dato che tali grandezze sono i fasari che
rappresentano le grandezze sÌnusoidaIi, ciò equivale a dire vedere come variano lungo la
nostra linea di trasmissÌone l'ampiezza dell'oscillazione smusoidale che punt~J?~ ptmto ~i da
l'effettivo andamento clelIa tensione, andamento che nel dominio del tempo s~me al solito..
, ~
mt
moltiplicando per el e prendendone la pa..rte reale), Per la tensione~ ad esempio, si ha:
, ,
,I
l
jV(z)l = V + 11 1+ 1 (z)!

SuI piano di Gauss la quantità: 1+1 non' è' altro che il ''( .
vettore che congiunge l'estremo del punto che Stiamo
considerando sulla circonferenza con il punto -:-1, dato che
possiamo scrivere: 1..:..[=[-(-1).(In seguito dÌmostreremo
che ;t [ l; ~l.)
"
Quindi la variazione del modulo della tensione al va..-riare
di Z, a parte il fattore moltiplicativo ~:y'+ l che è -1
inessenziale, dipende da come varia la lunghe~ di 1..:..r
al variare di 1. Si vede che, ancora una volta, si ha un
andamento ..di tipo oscillatorio anche se ,non, p i ù '
ì
sÌnusoidale".perché tale lunghezza non varia in modo smusoicfu.le, L"1 particolare' oscilla :'tra un
I
! massimo, quando lo sfasamento di r con l'asse reale è zero o\.'Verqqu.ando: ["(z)= l ['(z) ~., e un
!Il.i."lÌmo, che si ha q1W.Ildo mIe sfasamento è di 180 0 , ovvero quando.: [" (z)= -l r (z) I. In altri
--'

rer:ni.1li risulta:
J

~ ..::Ìù:uo .::ne ai Emi di avere


UJ."1'in6cazione di qua..TJ.to ..."ariabile s1a f:::L."ì1p iezza della tensione
lungo la linea viene spontaneo di utilizzare come ffilsura della variabilità della tensione il
rac;ofto fra il massITno e il minimo, in modo t.."ìle che quando questo fl1ppOnO è nguale a l
~;L dire che ['ampiezza è costante lungo la linea; quanto, viceversa, più grande è questo
rapporto tanto più variabile è la tensione lungo la Linea, al limite per r= l questo rapporto va
aWx,
(l1lesto rapporto si chiama rapporto d'onda sta:;ionan'a, e SI indica col simbolo ROS, e per
defmìzione euguale a:

2 - 25

L
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
ROS = 1+l rl
.1--!f1
• o'". "

e r.suIta sempre: ROS~L In realtà tale rapporto Va sotto il nome di Standing Wave Rana,
S'\v"R (o meglio VS\YK: Voltage Standing PVave Ratio). Quindi questo rapporto ci da
un' indicazione di come varia 1'andamento della tensione sulla linea (o, in altri termini grazie
ad. esso ci s,i può rendere conto dell'entità della riflessione in gioco: tJnto più il RÒS ~ alto
quanto più i r i è vicino all'unità, o'vvero quanto più la riflessione è elevata). Lo stesso tipo di
andamento si Ila, o'V"'Viamente per la corrente, solo che qu.ando è m::lSsima la tensione è mjnirna
la corrente (ricordiamo che: r v{Z) = -ri(z) ), e viceversa..; quindi i .massimi e i minimÌ sono
interI acciati :fra loro, cioè dove c'è un massimo di tension.e crè un m:i:nim.o di corrente e.
viceversa: dove c'è un massimo di corrente e/è un nri:nimo di tensione. Ma
i rapporti tra i
massimi e i mmimi, e quindi irROS, ~r6hO gli stessi sia per le tensioni che per le correnti. Non
r
ci sarà variazione di tensione (o di corrente) lungo la. linea '1.ua.ndo =0, cioè' quando non et è
onda ~e.~~iva, o'VV'ero c'è una. pura. propagazione. Quando questo accade, come vedremo in.
segT.lit~e che siamo in condiZioni di adattamento; in queste condizioni non soltanto i ~
dk tensione e corrente sono costanti ma. il loro rapporto è pari proprio a Zo, cioè non soltanto
sono costanti ma sono anche in fase fra loro essendo iLlaro rapporto un numerorea1e. Quando c:
viceversa. il ROS non è ~cruale al abbi,amo unandamento:m:cUÌ tensionee'correntevariano'di.
fase da punto a punto (e quindi anche il loro
rapporto non è più in fase da Pun:t9 .a)~llltO), i' •
cui moduli variano . tra un masS1mO' e, Un; , I .",
minima;,> p:eravere/un.{idea>;.di,;come .stanno: le /l"\v/-"'\ /--"\ /---...\
cose',si',:consigen':il~fico:aJato; L'estremo"-' l /\ /X~. )'\" -,',.
, caso :'di:,ondiÙ:rif1essa::è',qu8:ndo:jl, ROS' è 'cc) \"Y' \',-.-'., :"i '-O~' \"-/::';
quando !,r 1=1; ,cioè<l'ampiezzaden~onda"";':;' , .:
progressiva è pari· aII'anlpiezza dell'onda,
riflessa. In questo caso il minjmo vale zero 'e il . '--" ':: "
massimo vale il .doppio dell'ampiezza. deUe
singole componenti. Ci sono quindi dei nulli
di tensione e di corrente, interiacciati;cioè ci
e
sono sezioni della linea in cui la tensione zero. e altre in cui la. corrente zero. Questo: e
,o"v-v-iamente, mette m:assi..--namente in rilievO la differenza rispetto al caso dell'elettrostatica
,. (cicè alle basse frequenze) in cui tensione e corrente sono costanti lungo la linea.
E possibil::=, ovviamente, dnIla conoscenza del ROS ricavare l'espressione del modulo di r (si
noti che l'espressione ch.e dermisce il ROS è una fiulzione bilineare 1Ìat'..a) o\"tero si ha.:

!Li = ROS-l
I. ROS+1

Osserviamo che dalla misura del ROS solo il modulo di r può essere determinato ma non la
fase di r. Ci si rende quindi conto che ad. alta frequenza diventa sempre più facile fare questo
tipo di misura perché ad alta frequ.enza la lunghezza della linea div~nta c.omparabile °
addirittura. molto superiore della lunghezza. d1ond.:"L e quindi llL.l.go la lmea Cl sono queste
oscillazioni di tensione che possono essere rilevate mediante una sonda di tensione,

2 -26

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
muovendola hmgo la linea. Facendo il rapporto tra il valore massimo e il valore rn..ÌnÌmo si
trova immediatamente il ROS; col grande vantaggio.d.i non aver bisogno di misurare
necessariamente la te~ìone ma semplicemente u:na grandezza proporziomlie ad essa (o,
a..T131o.gmn~te> .propofZlonale alla corre.nte); quindi q~ijD.q~ sonda sensibile aL campo
elettnco Cl cL.-u-a un.a grnndezz..'l proporzIOnale alla tensIOne e quallmque sonda sensibile al
campo magnetico ci darà una grandezza proporzionale alla corrente.
Ossenriamo ora ~e visto che sÌ possono introdurre i c-oncetti di tensione e eli corrente per una
linea di trasmissionI;) deve essere possibile esprimere Ce lo dimostreremo in seguito per tutti i
tipi di propagazione) anche il flusso di potenza sulla linea di trasmissione, in termini di
ten.sione è di corrente. C'è da aspettarsi quindi che la potep..2a complessa su o::ni sezione della
linea sia data da: P = ~ 'i/I
I

, ovvero si ha:
')

l )I ! -+1 2
'.\1 I [
.. -- ' 220 .l.1 -I'r.ì +"JImll)
. ,2
....
"-
\ J -"O
- r
l 4

-p
' J-
..,.. i

.•;\bbiamo qu:Ìnài una potenza attiva e u:na. reattiva; come doveva essere, poiché, non ~i sono
perditeOinea ideale), la potenza reale non dipende da z, perché il modulo di rVè';:Ìci:d.ipe~dente
da z. Viceversa la potenza reattÌva dipende da z. Se la nostra linea di trasmissÌoneè:;è,J~rmin.am
.'-, . su un canco passivo, cioè se la potenza può solo andare verso le z positive Jii.i(}lOll può
.:'': .'.' -tornare poter..za nerm dalle z positive, allora il flusso .di pO!er.za deve essere maggiore~;o ~o-u.ale
a zero, ov-vero: Pr 2: O e quindi: Ir 1.:5 1.· ::;:~.';.
e
:,: ',:.r; .
Osserviamo che "nei caso dei coefficienti di riflessione delle onde piane avevamo affermato che
i
,-1 se le :pa:;±i r:=ali d.elleimpedenze sono maggiori S··ùgu.ali a zero aLlora il l ['
!:$1 poiché la
poren.z.a::rir1essa non può superare la potenza incidente, e nell'espressione di P::
,.~ ,
, ,2
P't -+1
iv f r' ., ì
, I P = I , - ':~'-J'
"1 l
r 2Z l :;
I o
;U
~-- )

il primo term.L.ì.e è la potenza. incidenre e il secondo é queUa r.u1t:ss'a.. ::n queSTa differenziazione
deLla Doter.za comnlessa in narte reale e narte imma0.r..aria ha ciocato un ruolo cruciaLe U. fatto
che Z~ fosse reale (cioe c'e 20 invece eh; Z)); se in~eCt ci fos;e stato 20" l?~ componente reale
ddla potenza .ç.areboe stata diversa (presentand.o l.lJ.1. terinine proporzion::.le a113 parte
irru:naginaria di D. Quindi tutto il ragionamento impostato suI fano che dovendo essere la p~
maiZciore o u!ZlUl.le a zero !r!.s 1 sarebbe venuto meno. Tornando quindi a quello che
dic~~o nel c~o delle onde piane, era implicito che il mezzo di sinistra fossese:nza perdite,
hì. modo tale che l'impedenza L'1TJL."lSeCa del mezzo di 3iristrQ fosse reale. 1n.fatti se proviarno a
! -' cakoiare il c.oefficiente di rir1esslone mettendoci delle Z (nel caso delle onde, delle ç )
arbitrarie non è vero, in generale, che !r i 5. l, può anche essere! r i >1 se gli sfasamenti fra

2 -27

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
le Z sono opportuni. Infutti se lo s:fusmnento reciproco tra ZI e ~ è minore di .;, allora Irl:5
l; invece se lo sfasamento. é maggiore di ~ aIlora.1 r l' ;> l. ..- . ~

~Oto allora il coefficiente di riflessione J: possibile conoscere la potenza. ren1e che fluisce in una ~one della
linea., nota la potenza incidente, oppure se si conosce la potenza. in una sezione è possibile c:llcolare la potenza
incidel1tefomir.a dai generatori (ricordiamo infatti che la potenza che attraversa. una qualunque sezione c!
sempre data dalla differenza tra la potenza incidente e quella riflessa).

Osservia.ìlO ora W.~e, come sappiamo, la soluzione deII'equazione (del tipo dell1osci11atore
armonico) per la tensione oltre ad essere espressa in termini esponenzial"4 e ciò ci ha portato
alla cosidetta soluzione progressiva, può essere espressa anche in termini trigonometrici
(visto che te funzioni trigonometriche seno e c.Qseno sono espresse Ìn termini di esponenziali,
mediante le formule di Eulero). Esprimendo quindi V(z) e l(z) in termini di seno e coseno
a'vremo:
..:.L •

.' ~rY-(Z) = (v+ + y- )cos~z - j(: - V+ )sin~z


• '(' , . I

lZ()I(z) =
l (
y7 - Y )cosfJ z -Af v- + y+- ) smf3z
. .
;. '"

. r '==·"v'· +' = + reo',)'J . rvo;.· =. V(O) ~Z;r(o).:. _


. 1:7'('0)" 1:.;"'-: 1::-- . 1:;+
v [l' ! .' .,
v •• v' .
da cuÌ si, ricava: -
l.Z oI(O) =V - v = V'""'[l- reO)]
(

rv~ = V(O) - ZoI(O}


\, " c .•

Dunque le èquazioni prec-ed.enti diventano:

rV(z) = V(O)cosfJ:z- j2oI(O)sinpz


~ .

! " (' B . V(O"l . B


L I(z) = I.. O) cos, z- Jz.sm, z.

Tali espressioni, perfettamente equivalenti a quelle progressive, invece di mettere in


rilievo le componenti progressive e regressive delle onde, mettono in rilievo i valori di
tensione e di corrente alI'ascissa z=O. Tale seconda fonna delle soluzioni delle equazioni
deIIe linee è detta so!u:ione sottoJòrma sta:ionaria. Infatti in queste case i contribllti alla
soluzione, invece che essere sotto fonnn. esponenziale (cui sono associate delle onde
progressive e regressive), sono espressi in termini di seni e coseni, relativi ad onde
puramen.te stazionarie (quelle che si hanno quando, ad e~empio, si pizzica tma corda. di
2 -2&

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
viùlino). Si vede, infatti, ÌIrunediatamente che se consideriamo, per fissare le idee, solo il
primo tennine di V(z) abbiamo che la fase della tensron~ è la stessa lungo tutta la linea,
cioè tutti i punti della linea oscillano in fase (non c'èsfasamento progressivo fra un punto e
un altro, che è quello associato alla propagazione), tranne 00 sfasamento di 11: quando si
passa da valori positivi a valori negativi del coseno. Analogo discorso, ovviamente vale
per la corrente. Passando nel dominio del tempo un'onda di questo genere avremo:

~~~i=:;'Z;j~;~~:;~~;;;: ~;~ 0j>(~:])é2~~D ~


argomenti abbiamo, questa volta, il
-
.' ..... ,' ~."'--'"'
14
...... ...- ~
~I
.
prodotto di una funzione cosinusoidale "-
della sola z per una d~o!a t. Dunque
se andiamo a vedere ~n avremo più, al variare del tempo; uno spostamento dell'onda
ma vedremo che il cospz oscilla, cioè al passare del tempo l'onda non si sposta ma oscilla
in ampiezza rimanendo fenna ovvero stazionaria (in altri termini, i nulli e i ventri
rimangono sempre nello stesso punto) ..

È chiaro che scdti opportunamente i coefficienti dci termini trigonometrièi;i possibile.: ottenere d!ilJ.j'jsoluzio'ne in
') torma .strdonm:iaquella in forma progress:i:vn O regressi:va (ad~sempio> per la V(z) se i coeftidemh;del cos~nQ,.e
<id 5eTIO 30no in fase ~ uguali in modulo otteniamo W]'onda-progr::ssiva; se sono in opposizionei;.di:;A'n.s~'ie:Ouguali .
J in modulo ortemnmo un' onda regressiva). Quindi nd c::tSO generale abbiamo o ·una sovràppoiiZioriectl· onde
progressiva e regressiva o una sovrappositione di due onde st:monme (una sInusoidale e una cOsÌnus,òidllie).
," , . . " ';"~ ·ò.. d..:'~a..

-::Vapporrunità deIJlutiIiÌzo deIlasoluzÌ'one inforrnaprogressÌ-va O staZiOhah~ci.ò che si


conosce' (o si può misurare); la prima sarà"preferibile se misuriamo (o abbiamo a
_. " I, disposizione) le componenti progressive e regressive' della tensione' e della cOIT~nte. Se
"'.---'
invece"andiamo a misurare la tensione e la corrente ad 'una certa ascissa è'·, chiaro . che'
utilizzeremo la seconda forma. In ogni caso è possibile passare facilmente dalFpna all'altra \
.'. forma vh'te le semplici relazione che legano y+ e Y a V(O) e I(O)..
L ...)
Come perda fonna progressiva abbiamo considerJ.to il rapporto.,tr.a onda.regressiv-a e onda
__ I I progressiva~ e lo abbiamo chiamato coefficiente di riflessione, nel caso della forma

~ J
stazionaria abbiamo una tensione e una corrente e quindi è naturah,: introdurre .il' rapporto
tra queste due grandezze, che non è altro che un1impedenza., e che quindi cl1iaiTIeremO
.' iJr.peden=o della lineCl di trasmissione all'ascissa z. Essa sarà data da: 1

'I Z(::) = V(:) = V(Q) cosf3z - jZ?~(O)sini3z = dividendo tutto rr.er fiO)
'.
Il 7) R ' \, (O) . p
,~ HO)cost-'z- J-'-' Slni-"Z
7
"-'0

_ Z(O)CClSI3Z- jZosinf3z _ Z Z(O)cos~z- jZ~sinpz _-


dividendo tutto per Cl1SpZ
- P. ,Z(O). R - °Zoc.osf3z-jZ(O)sinf3z
COSt-'Z - J --Slnt-'Z
Zo
=Z Z(O) - jZo tgl3z
o Zo - jZ(O)t,gl3z
Ov-vero risulta:
2 -29

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Z(z) =Zo Z(O) -jZotg~z
Zo - jZ(O)tgj3z

Tale e~ressione ci permette di calcolare l'impedenza adùna' qualsiasi ascissa, una volta
ch~a nota all'ascIssa z=O assunta come riferimento. Nelle maggior parte delle
applicazioni a cui faremo riferimento l'ascissa z=O si trova sul carico, cioè su dove fInisce
la linea di trasmissione; quindi avremo che rutta la linea di trasmissione che ci interessa è
presente per le z negative.
Questo significa che nella I,erso oositivo '~ ! : geno 'Jositivo
formula che esprime Z(z) • ! --~---------~--?~
della ter>.sione ì I r - - - - - . . . . , . - - - - - - - - i clelia cor:--e..'"1te
dovremo andare a mettere t I
sempre delle z negative. Allora I~ ....
conviene considerare la distanza d del cl
punto, in wi determinare l'impede~
'z=-d O' z
dal punto terminale (che, per deflnizione di distanza, è sempre .positiva): in questi termini
avremo: .;
.: ......, .... Z(d) = Zo Z(O) +jZotg~d
: ''', ..... : . ' Zù + jZ(O)tg~d
',. ;,. ',: .' ..i..:'.
Nel caso in cui, invece, dobbiamo· aYer~' dei' risultati che., sono indipendenti da dove
prendiamo l'origine è· chiaro che. dovremo. considerare', la'fpnnula;. m:terrnini,&,z '(che va
bene sia per z positive che negative)~' "
Tal.efonnu.Ja;va:sott,?:.::U:nome,:di fonrui la, del,trasporto::d1.:mped t.?'tZZC!:j;'·;' .' " •
B iso~Ji~~qt1e,;~Jar,e',/attenzione,;al,.fàtto" che.:': ,avendo ",def1ÌlÌto,:J'imperl~za;.,(deHa.)inea:: ,
"com~~lt~~8~6;;iji-a.:;tensione·:~'e.:.corrente~~..sia;!latensione: che: :la> corr.ente~o:;:Ul1<,:segrrd':. '
"., negat;iyo,;,.::·p'." P?s'itiy,o;::a'::secondar" :dei"., versi'positi-v:i:i::iissatL:(ovvero' ;'.della, ,.c9nvénzione ",
;,~ .. ,' uti Iizzata);.;;, Qtliridi',. :qtl ando. .·.<:fiamo':un ,certo, va'iore 'an'impedenza' ';signifiéa·'. che' abbiamo:;
.scelto un>verso'positivo :p:er. ;le tensione e unversop'ositivQ p'er :le:' correnti/

Ad ~sempio. nella me:l di trnsmissione rappreseIitata in alto ~ stato sceltO' iF I!o'nduttore inferiore' come quello di
rif::rim::ruo ~ quindi il verso positivo delle trnsioni :- quello indicato'. Coerentemente con la c:onvrn:ionc delk : .
positive, il·verso positivo' della corrente è quello indicato (corr=nte che scorre sul conduttore di riferimento' nd'
veGO positivo dene z). È chiaro cile se ca.mbi:uno il verso' positivo per la corrente c:unbiernmo turfi i iegni alI::!
impedenze nena formula del t:rasporto.

Facendo .il rapporto tra V(z) e reO) espresse in termini di r a"VTemo.: l'espressione
r
delì'impedenza in termÌni di e viceversa., Oyl/ero:

\ l(.z)-Zi)
r( Z}=--_':::"
.. l(z) + Zo

L'espressione di T'ottenuta è analoga a quella pc:r le onde piane ad incidenza nonnal:: in cui l ~ fun.:ion~ di":;.
Ancora una. volta si metto:: in ="idenz:l che a seconda della rrequeTIZ:l del segnale possiamo c:J.lcol:rre o I" o Z ::,
d:rl.k relazioni su scritte. IÌc:rv:rre !'a!t:ra. In particolare la rel3ZÌone su l ci dice che condizione necessaria ;:
sufficiente affinché non vi sia rit1:::ssion~ è che l'impedenz:l che si vede in una sezione della linea deve essere
~ouale :r quella caratteristica della linea. Zi .•-mzi se We condizione è vera per una z essa sad ven per ogni z. in
quanto se i r I=O in un punto 10 sarò sempre. visto che il modulo di r ~ costante e pari li ['(O). Questa è anche
l'u.rrica condizione da soddisfare perché l'impeden=a lungo la fine!!. rimanga costante. Questo significa poter
2-30

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
d;;~e in mod? opera~v? l'imped~nza caratterisi;ìca dclla linea come quell'impedenza su cui bisogna chiudere
la lUl:!a 311inche non VI 5111 onda riikssa o che l'llllpedenza resti cost:J1lre. L'nnpedenz11 car::meristica. PèfÒ i!
anche quella che si vede a sinist:ru. di una lioc:l. indefinitamente estesa poiché, pur di prendere delle condizioni' di
radiazione all'infinito per tale tipo di propllp"nZione e non considerando gep_~!,:ltori a destra,. si ha solo un' onda
progressiva per cui !r I=O : quindi Z=ZJ. Se le perdite non sono rigoros:uI1ellte nulle :mchc per distanze finite
dW:l terminazione cklla linea ma sono grandi abbastarrzn perché l'onda riflessa si attenui allora valgono le stesse
consick:razioni In definitiv:l, sopramrtto alle alte frequenze, s:rrà facile dctmnin:rre queste costanti secondarie
poiché detcrrnin.at:l. r si ricava Zo ~ po~ nota la lung:hcz::u d'onda, definire la costante di propag:lZionc p.

Osserv'iamo quindi che avendo introdotto anche questo concetto di impedenza si ha che
l';:malogia. con Felettrotecnica è, praticamente, completa, salvo il fatto che tutte queste
.
e:randezze dipendono da z.
'-
·Vediamo ora Gosa accade quando, invece che considerare (come abbiamo fatto fInora) una
I,:
,li! linea di trasmissione indefmitL, consideriamo una linea di trasmissione di lunghezza :fmi~
,. ' terminata su un caricoe/o su un generatore .
., " . Considenamo lò' schema convenzionale di una linea di trasmissione (in cui i conduttori
l
~!
spessi rappresentano la linea di trasmissione, cioè elementi a costanti distribuite, mentre
:!ì!... J. quelli a tratto sottile sono dei reofon, cioè
!
elementi a costanti concentraie) in cui, per la D '.
~onv~ozione del carico. (owero dell'uti!~tore), . .. rr-----/-·~01,'\
---
11 canea sta a destra e 11 generatore a S1Illstra. ,....~ 'i I,;· ; . ' t,' I: C3I1
.· C.,d' ,:,i
' d' l' d' ...
Pere ~su l un~ mea 1 traSI!llSSIOne SI possa..,
h
propagare effettrvamente un modo TEvI deve .' !
1\J\J.uer:rrore d < < ; \ . 1
l

'========='::'
~=,
I
=~ ~ 1./ .
,~'~_\._ ~;~.:,{<i(;;"7'
risultare che la distanza fra i conduttori deve
essere molto piccola rispetto alla lunghezza d'onda, cioè: .d<ù;altrirnenti Sf;\"pb:ssono
propagare. anche altri modi che non sono TE1vL Normalmente la zona terminale dC!,lIllhinea
di· tr.asrriissi one (qri elI a delimitata ,dal tratteggio)· è costiruita da un ·insierrie ·di bipo~fi che
sono oYV:iaITlente delledirnensÌoni della sezione trasversadella linea; quindi anGh;ess;i~sono>
in generale, piccoli rispetto alla lunghezza d'onda. In questo caso, al1o~ .;'possiamo
applicareJe leggi dell'elettrotecnica in tale zona, e quindi- ;'definire . una diiferertZa.: di
potenziale·'enori perché abbiamo a che fare con un modo TElVl, ma perché.tale; ,zona è
piccola rispetto alla lunghezza .d/onda) e una corrente, ovv,~ro. èdefmibile anche
un1irnpedeiiZà.:: Dunque possiamo a priori dire che qualunque cosa',andiamo a.}mettere ,come
carico passivo (oYVero comunque sia fatto il blocco che rappresenta il canco\ daLpunto di
.)
I :vista della linea di trasmissione è come se avessimo un'impedenz4'1. ~. Quindi conoscere.il
carico significa conoscere il valore delJ1impedenza !
al l'ascissa- in cui si trova il carico. Osserviamo I ~------
che tale impedenza è definita come rapporto tra I
:Gencrarorcl d«:\
t;;nsione e corrente sia che queste grandezze k I !l,------~
andiamo a misurare sul canco sia che le andiamo 1<--__---'
. a misurare ad una qualunque altra a~cissa, purché non ci allontaniamo dalla zona tè!1Ilinale
d[ una distanza maggiore della lunghezza d'onda (ad esempio, ad una distanza di qualche
~i0tta le dimensioni trasverse). Questo risultato (cioè che la tenninazione,purch,é lineare, è
descrivibile sempre in termini di impedenza) è generale, valido anche quando abbifu'TIO a
i, i che fare con una struttura guidante in cui si propagano tutti i possibili modi, non solo
quello TEi\rL Ciò è dovuto a.l fatto che) man mano che ci allontaniamo dalla terminazione,
non tutti ì modi che possono esistere nella struttura guidante sopravvivono. Vedremo che le
condizioni di funzionamento sono tali che tutti i modi, salvo uno, si attenuano
esponenzialmente allontanlll1dosi dalla terminazione. Quindi, quando ci siamo spostati dalla
2 -3 ì

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
termi.rulzione di qualche volta le dimensioni trfu.-versa (alcune unità di d), sulla struttura
guidante di tutti gli infIniti modi che teoricamente potrebbero esistere ne sopravvive
soltanto uno. quello che viene chiamatoli modo fondame11tak. Se la struttura guidante è
una linea di trasmissione e sono soddisfatte queste condizioni··l'uruco modo che sopravvive
è il modo TEvL .
Quando non è più vero che ck{f.. continuerà, come vedremo, ad essere vero che
allontanandoci di qualche volta cl dal carico in tale ascissa e1è un'impedenza.; ma questa
impeden..."'a dipende non solo da cosa è stato collegato a tale ascIssa ma anche da come è
~tato collegato Ca seconda del tipo di saldatura effettuata può cambiare l'impedenza).
Abbiamo visto allora che per quel che riguarda la I !
linea di trasmissione il canco è schematizzabile r'--;-----t---,
con una impedenza (Impedenza di carico).
Ricordiamo che, per convenzione, tutto ciò che è!
'II

lG:ner.ltore
l-J
I
.:-J
nz:
rappresentato a tratto spesso indica urta struttura I l
in cui dobbiamo considerare la propagazione (cioè che non possiamo trattare con le leggi
deU'elettrotecrnca); tutto ciò che è rappresentato a tratto sottile indica una struttura di
spessore ìnfinitesimo e quindi:possiarno applicare le leggi dell'elettrotecnica. Andiamo
adesso a vedere come è possibile schematizzare ciò che è cormessoall'aItra estremità della
linea oV'Yero in corrispondenza deI generatore., Analogamente.a.quanto visto nella:zona di
canco, anche nella zona di alimentazione. essendo"pic.cola,rispetto·~alla lung.ltezza dtonda, •.
possiamo parlare in ogni caso di una tensione e di una corrente: più in generale, pur di
mettersi ad una certa distanza dal. generatore .;(zona;. deiimitata dal. tratteggio), .. possiamo
avere una struttura., di . campo che" è· praticamente :1'B.i;•. per, cui.: valgono. i'c'oncebJ di
tensione,:r.~ m2è'grr~ntéjrièl1a;:.sezione··che·, abb iamo:,!pr.e.cedenterne~e :;intr.odotto~ ..In .,qtI es:to~: .....
,c.asò,~iPd:if~dat'p;unfu:idi'i,;vista:deHa. :linea di trasmiss1.oneJutto ;,cio·chesta.,ad.nonte ::deila '.
. linea fd6~.~:e~·f,"défiriita:, ',una:;: <tensione ..e: una" corrente:].' può: "essere;":schem,~O zzàJiY,':. se' .
,';'~·I. . :rupp'oniarncV-:dF.'esseresempre: in ·condizioni. ·di, .1inearità:;· con;>!lfl.· bipoI'O",atibìo'.. ''Come
... .:.< ., sappi3±no~!peilà';sbla' lineàrità,qualunque bipoloattivo. può essete: schern~izzabilecon un'

. ,bipolo equivalente'o di Thévenin·o di Norton, o'VVero: : ,.' ;';-


,
.--..r-i---,~

V i +)
\ ..;./
Z
!

I .""
'7i
i

Utilizzeremo lo schema di Thévenm quando, sostanzialmente, dobbiamo operare con serie


di impedenze: utilizzeremo quello di Norton.. invece. quando avTerno da trattare impedenze
in parallelo. Considerando, ad esempio, il circuito equivalente di ThévenÌn abbifullo che la
s1Tuttura a cui possiamo fare riferimento ___
è quella riportata a Iato. In generale, però, V r+-, ~
c::::::::::::-_'---t:====== nz.
dobbiamo tener conto che del tàtto che ,+.1 Li -
spesso ddvTemo poter cormettere più i .;--1
,generatori ad uno stesso carico o con uno stesso generatore alimentare più carichi (si pensi
al caso di una discesa televisiva in un condominio in cui c'è un'antenna, che dal nostro
punto di vista è il generatore, che fornisce il segnale il quale è distribuito a tutti i ca.richi~
che non sono altro che i televisori che stanno in ogni singolo appartamento). .

2 -;2

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
..,

I
:\ndiarno allora a vedere cosa accade
j
. ---....
quando siamo In presenza di z, "
intarcormessioni fra linee di trasmissione; ~---J
possiamo avere biforcazioni, ClOe V~ ---'i

iI1tercormessione in parallelo fra più linee,


o intercormessioni in serie. Anche in
questo caso quello che accade nella zona
di interconnessÌone (delimitata dal tratteggio)
è dettato dal fatto che le dimensioni trasverse
-:1 1
della linea sono molto piccole rispetto alla
i lunghezza dr onda il che significa dire che in tutta
'la zona di ìntercormessione possiamo supporre
.... _--_ .. -
validi i principi dell' e lettrotecruca ovvero, in
'. )
I tal caso, Fequazione ai nodi per le correnti e
l'equazione alle maglie per le tensioni.
La procedura che in generale si utilizza è la seguente: sappiamo come trasportare le
impedenze sulle linee di trasmissione, mediante la formula del trasporto:

,l
l ,

in particolare possiamo trasportare il caricoin;~orrispondenza della ascissa, '~:!:c;~i~~~(kè':;r{'


, -) diramazione. A questo punto, dal punto di vista di tutto ciò che staQ. monte, i due.:~tiJitti dr
.~rì linea in :parallelo sono visti come due impedenze in pal-aIlelo. Fatta r,inw~:qenza
ui l equ ival entec~questa . rappresenta un'impedenza di: canco..la quale può esser.é'-iiu9~Jif.pente
trasportata; -:in tal modo si giunge a 'valle dell'impedenza inteIIJ1,i,?elgeneratore 4' e:'quw,di ci
:' siamo ncondotti ad un circuito delFeletirotecnica. La tensione 'fU}l.corrente in ingt;es~p alla
.' linea sarn",'2.: questo punto, semplicemente calcolabile visto c~~ iIpircuito sì è r;icotjdotto
--, ad un partitor.edi tensione. Adesso, applicando.le forrrrule di trasporto della tens.ionee
.... 1,' della corrente lungo la linea Jquelk in forma stazionaria.,. o"i,rviamente, essendo note la
- - tensione e la ,corrente in una sezione, o,rvero qu'elle che abbiamo indicato con \/(0) e 1(0)),

[V(z) = V(O) cospz - jZ~I(O)sinl3z


I
I

ì
I.
pl)i:;siamo calcolare tensione e corrente lungo tutta la lin~a (quella subito dopo il
:?eneratore) e, in particolare, tensione e corrente sul nodo OV\tero all'ingresso delle linee
che sÌ diramano: infmti la tensione è la stessa e la COlTemè ta si pU0 valutare con la regola
dd partitore di COlTente. Procedendo su queste linee in maniera tL<Juloga a qUilllto facto
! ~,
ar;ma si arriva a valutare la tensione e la corrente sui carichi, dooodiché possiamo
1 L

calcolare, se vogliamo, la potenza. Non sempre, però, è richiesto di andare fino in fondo .,
\.:>ui carichi); anzi, perl0meno tìno a quando le stmuure che ~tiarno consìderand,.) sono
senza perdite, se per esempio siamo interessati a valutare la potenza attiva trasferita ai
carichi possiamo fermarci alla sezione in corrispondenza della biforcazione, tanto la
potenza (attiva) che entra in questa sezione è la stessa che va sui carichi, non essendoci
1 -33
L
.}
i
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
[
Buono Studio! =)
perdite sui trru.'ti di linea. Viceversa se è richiesta la potenza che va SU ogni singolo canco r
r
a.llora d?b~iarno. per.forza ~vare tino ~d essi o, ~eglio, fino .all'ingresso ,d~ ogni singolo
tratto di lmea m dIramazIOne. Osserv"lamo) pero, che, applIcare meccarucamente tale
procedura può spesso complicare notevolmente i calcoli; quindi è buona nonna prima
vedere se si possono fare delle semplificazioni (ad esempio, effettuare serie o paralleli di
impedenze; operare hl termini di impeder..ze o ammettenze, rispettivamente, quando
abbiamo delle serie o dei paralleli) in modo da evitare calcoli inutili o portarsi indietro
incognite che non servono ai fIni di ciò che si deve detenninare. Da quanto detto fInora
viene spontaneo pensare ad una schemati773zjone della
regione di intercormessione in tennini di un n-bipolo, alle ~ V,
cui n porte sono definite tensione e corrente; pertanto se I:{ t I
vengono fatte le stesse convenzioni dell'elettrotecnica I~ . ~
(convenzione dell'utilizzatore) tale n-bipolo sarà
caratterizzato da una matrice d1impedenze che gode di Il --1
v+ i i,~
v"-
L I
tutte le proprietà esaminate in elettrotecnica salvo il fatto I

che tali impedenze sono molto più complicate nella dipendènza dalla Cù. infatti si
presentano come funzioni meromorfe,.(funzioni razionali fratte in cui il numeratore e il
denominatore sono funzioni trascendenti, aventi quindi un infinità numerabile di
discontinuità che, però, non preseri~0.-~ punti, di. accumulazione· altlnito) .. Questa.
rappresentazione non è altro che una,;genernIizzazione delle' impedenze dell'elettrotecnica , " '
c

che, invece, presentano al più un numer9fmitodi poli e zeri. '


Cominciamo, adesso, ad a.'1alizzare il caso·forse più semplice che possiamoirlllllaginare" e
ci oè il caso in cui la linea è chiu".sa in: Corto ci.rc:Uitò. '.' .' , " . " " ,, ''
il cortI? dir;cu,~to:;puòt:esser:id'atto,pià,omeno"bene':a ......... '.,.. '
s:eco.n~~~eU~::~~~rp,~~a:d~:'S~~tema;:s~da'linea·~" "9,'.':.~'.:,',; .r-~ ~;~,',',..,,~,.,-ct',.
costltulta<.da~una::plat:tina:bifilar:e.:-cong1Ungendo~ .1': . -;:'r' • '1 ,
--- ::',$trofestrem1,'·ott.erremo:uh,:corto:'.circllito.'Jn:ta:I: caso~' d ','~':., , ,.'
per.ò':J~geotne~deLsisteina:viénead'essere' mutata' .':, ',.;-. .,; .. , ",
per ~ùi- solo' aduna certa diStànza daliaténnina:zione , ..' .'~~ il':.;": O' z
si può considerare la sola propagazione TEvL 'Se;invece, la linea è costituita da un cavo
,;oassiale, il corto circuito viene fatto ponendo un conch.lttoretI'asversalmeme che unisce la,
calza e il conduttore centrale; pertanto. in
-----~'........,
tal caso, la soluzione TR1 continua a
valere t-mo alla sezione terminale dove
------;.--,-
/'>-..
sono soddisfatte anche le condizioni al
contorno poiché tale carico (il corto circuito) non distrugge la simmetria del sistema e non
vengono eccitati modi di ordine superiore .
..\.ndia.-no a vedere adesso come vanno gli andamenti della tensione, della corrente e
dell'impedenza lungo la linea, a partire dal carico (avendo scelto per tensioni e correnti la
·';I,.."lnvenzione del carico, ciò corrente positiva quando entra nel carico).

2-34

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
J
.-\ll'ascissa z=O c'è un corto circuito, il
che 'Vale a dire che la ,corris-pondente
tensione vale: V(O)=O; quindi le espressioni
di V(z) e I(z), in forma stazionaria diventano:

(V(z) = - jZ oI(O)sin!3z
-J ..
z
\
_J".' l
~

'\)~\7T\riiI(O)1
J
\1(Z)
, .
= I(O)cos~z
Ov-vero la tensione ha un andamento
sinusoidale, con un nullo un corrispondenza
- della termina.zione~ un massimo quando .
: -::I.
:';
l z
!-V2 :-?J4
I]
: : : : ! I
11(0)1
i-----r)~-;------Vl---~~li - /
~z=xi2 il che vale a dire quando ci siamo . . . , : I
l--~~-
spostati di )../4, essendo f3=2rcn", dopodiché
:;: / :: ;;:! :
:
:
,;
a\iTemO di nuovo un nullo a Àf"}_ dalla . ,. . . , ~
l J
Lenninazione, e cosÌ via per il modulo di\~~. . : : -:\.: :-v:.: -AN I Z
il cui Jlldamento è riportato a lato. J~'.x>ir;, 0:'
A_rlalogamente per la corrente avremo un I, ';\ ',:'

undamento che è invece cosinusoidale, cioè i .


.traslato rispetto aque110 del! V !diÀ/4- Si ,,~Jt:~~;H!,'.;,~:~.;;'~~,;;\
èvidenzia ancora una volta la notevole : -1/4 I ,,,~"z ..,
-, differenza di una linea di trasmissione dai ';':i .l'.:.;.:.~'.: -:~:'
conduttori dell'elettrotecnica: puressendo.nulla. .,y;,;;-: :~:,:. '. i,"" .
)a terrsionesul cortc),,"èiicùito, appena cisp.ostiamo .. . '::c.;-::~ ..,-;.-".,. . ' .' ~ ..


,\ ,j dahiorto. cu-cuitoabbiamo delle tensioni diverse da zero,.in particoiili'é',:ag .una .diStahza di
iL ìw/4 ab.b~i?IJlP una tensione che è massima e, in corrispondenza, un null~, .di. s,c?trente',( cf.ùè un i"
':. -I,

circuito;,apeno,. Per quanto riguarda Fimpedenza, dalla formula d~C' tn;.SPOrto· si., ricav.a .
-- i J l ..
(~ssendo 2.;=0):

--o i
! ~"
l
_-\.bbiamo quindi un andamento di tipo tangente, che come sappiamo è periodica di periodo
;::. Quando l'argomento è un multiplo dispari di -;Cl'), la tungente ha un asintoto; le
I :' J
- .
imp.:denze vanno al1'.,:o e quello che era u!l cono circuito diventa un circuito aperto: basta
l'! quindi allontanarsi di j.~/4 da un corto circuito per avere un circuito aperto. Questo ci fa i

irnmediatarneme capire come con le linee di trasmissione è possibile realizzare qualunque


~jajore di reattanza, che può essere induttiva (in intervalli del tipo [-(2n..!..1)ìv,/...j.,-2nJ..,qJ con

[1':: ~J 0 capacitiva (in intervalli del tipo [-2(n-d)h/4,-(2n";"1 )1./4 ] con nENo). Gli
andamenti delle grandezze che abbiamo trovato nel caso del corto circuito ci darmo, in
realtà. anche gli andamenti nel caso in cui la linea sia chiusa su una reattanza arbitraria.
Lnfatti, [n tal caso, dovTemo considerare gli andamenti a partire, invece che da zero, dalll2>-$L.u,>~
,valore di reattanza su cui è chiusa la linea dato che questa reattanza la si può sempre
L.
1-35

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


L Buono Studio! =)
r
,t

supporre realizzata da un tronchetto di li.T1ea chiusa m corto circuito di opportuna


lunghezza. pari a quella in corrispondenza della quale r.
si ha la reattanza X (sugli diagrammi precedenti).
Dunque dall'ascissa indicata col tratteggio in poi le
due linee sono equivalenti. Dunque qualunque sia la
reattanza su cui è chiusa la linea, gli andamenti di ' ---!---J
tensione, corrente e impedenza sono sempre gli stessi, - - - - - - ,
,
r
cambia solo l'origine. h ·x
L'analisi fatta rende anche quantitativamente l'idea del LJ J..:
perché bisogna considerare le dimensioni trasverse -----~;...-.J
della struttura., e quindi degli elementi circuitali che O:"
si coi1egano agli estremi della line~ molto piccole Z
rispetto alla lUnghezza d'onda (affmché valgano i principi dell'elettrotecnica) in quanto solo
se .:lz «J,. in Az è possibile considerare V. I e Z costanti.
Ritornando alla linea chiusa su un corto circuito, ovviamente si ha. che il ROS~co in
quanto risulta:

ad infatti abbiamo un andamento di tensione e di .èqrrente che'è:pura.rnente stazionario. Dn i '


altro caSo semplice. ma anch'esso molto importante tielle app'licazìoni~ ,è :quello in cui.la .
li'nea -è, cr..i:usa<';su\un.t:Jirest:ste:nza:di:valoreproprioparf.",.
al1'i.mpedenza\caratteristica;del1alinea (che in questo .'
n",'":i=Zo·.,·~1 ;:~:_~
caso, ·pòtche:la'1inea',è.ideale,,,.è.,una'resistenz:a;più, in, .
.. generale,' consideriamo it,çaso in cui ·la linea è' chiusa
r----~---,Jl
'--------'
'., ' . . .
~.'
su, un5mpedènza'ugualèall'ùnpedenzB:.carattenstica,. ' ;··Y';..! li>

dena linèa). In tal' caso si ha, ovviamente,. che il .'::;'(1,0 ' z


coeffi'Ciente di rifleSSIone è nullo (f=0) cioè non c'è onda:riflessa. Ciò' significa che suiÌa
nostra linea di trasmissione e/è soltanto un'onda
pro,gressiva, ovvero:

[V= V: e-jf.;:
), I =-'-e
V -:a::
J.

l Zo
.t "l!
."\ndando a riportare i moduli delle tensioni e delle ________________
!' ,
~i~~

correnti otteniamo delle costanti, sol<~ifase della !; i


tensione e della corrente varia. Anche l'impedenza ì
.~ rimane costante su tutta la linea, e pari alPimpedenza ;A.j'I!
; ~Z
';

caratteristica della linea, come è facile .verificare se


si va ad esplicitare la fOlmula dei trasporto. Questo --------;.! ì
iVl!Zv
risultato quindi caratterizza in· modo molto specifico 1Z z
t'impedep.za caratteristica di una linea. Possiamo dare, I
a questo punto, quasi una definizione operativa della - - - - - - - - - - + 1 ~
impedenza caratteristica di una linea ovvero è quella l
z
2-36

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
_ .~ i I
,
I )

ìmoedenza (nel caso ideale che stiamo considerando, q4e1l,a resistenza) su cui dobbiamo
~i 'j chiudere la linea per non avere ri.tlessione, Tutto accade come se la linea fosse indefinita
dato che, in tal caso, le condizioni al1'inImito ci dicono che non deve essere nulla checi
',1 tomi dall'co, e quindi aVTemo soltanto un'onda progressiva. Perche avvenga ciò, però, non è
necessario avere una linea indefmita ma basta chiudere la linea sulla sua impedenza
caratteristica; ed è anche l'unico valore di impedenza su cui si può chiudere la linea
. 1 ottenendo ch~ l'impedenza sia la stessa lungo tutta la linea (non varia con z). Fra le altre
cose è anche l'unico caso in cui, in regime dinamico, accade ciò che accade in
èlt;;ttrotecruca, in cui l'impedenza non varia lungo la linea. Naturalmente non c'è proprio
identità fra questo caso è l'elettrotecnica in quanto, nel nostro caso, la fase della tensione e
della corrente cambia mentre in elettrotecnica anche le fasi rimangono costanti. Per quanto
riguarda il ROS abbiamo che esso assume il minimo valore possibile, cioè: ROS=1.
Questa condizione, in cui il carico è pari all'impedenza caratteristica della lmea, si chiama
condizione di adat:tamenio del carico alla linea (si dice che si è. adattato il carico alla ,.
J linea) e la linea è detta adat1atD.,
:~
TI ~aso più generale che ci resta da esaminare, a questo punto, è' quello in cui il carico è ~
·.·1

costituito da un'impedenza arbitraria.


.
....!Vl
In tal caso l'andamento d. elle tensioni ,.~-~--------~----: ---~-------------:- M=
. , di . .. '
1;:'de Il e correntI e ancora tlPO.. . ..... . ' . : iI
I
,

oscillatorio, non più cori dei.~lli e dei ~'--~~';'.;;~-. -~-··-··1··------ : fY~ ?',:".~' ·-------1-
ventri. ma con dei massimi e dei minimi i: I

il fgEI~~i;z~~~i~f~
sara una funzione meròmorfa.
_~--~;:'.-~-t~~~~{~:c,~-
m__ ___m ____:__
.
________
iIb.:;p ..... .
Essendo il ROS definito come rapporto . '. l . ) "
-r'l fra il mttsslmo e il minimo di tensione .' ':" ; . ' ~-:.
o,, equiva1:.entemente, di corrente) si ha che quanto più il ROS aumenta. tiillto più;i minimi
L.'

,'tendono a·.zer:o '~'l'andamento dei graììci presenta delle cuspidi; cioè si tende al;l:andarrten,to
.l
nei caso di 'linea chiusa in corto circuito. Osserviamo, inoltre, che se andiamo a
considerare l'espressione della tensione in funzione di r:
L.

:' r

I
c ~
I
I 3i nota che la posizione dei massimi e dei minimi si ha in corrispondenza dei punti in cui la
,J l assume, rispettiv'amente, il valore del suo modulo e l'opposto del suo modulo: allora è .
~roprio il valore del carico (da cui dipende n
che definisce la 19ro posizione. Poiché:

r (z) = r(.0) .. - = i'r()1


e :Zi8~ O e"ilP e ');a,
",l. -
L J

si ha che il minimo viene raggiunto quando: 2!3z +- cp = ± il: = 2!3z = ± 11: - <p. Pertanto
, .J
i ri~ulta evidente la dipendenza della distanza del minimo dall'origine dalla fase del
·:;oefficiente di rifiessione, il cui modulo è, come sappiamo legato al ROS dalla relazione:

2. .. 37

! j
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
ROS = _l+_lf_1 = _l+_I:.....f_(0-.;.)1
1-1r l 1-lf(0)1
. ' . --.. ;.
Qu indi se misuriamo il ROS e la posizione del minimo possiamo determinare il ~odul0 e
la fase del coefficiente di riflessione e quindi detenninare l'impedenza. È quest~odo in
cui si ottengono le determinazioni sperimentali dell'impedenza equivalente di carico,
misurando la posizione del minimo e il ROS. Tale metodo viene eseguito quando le
frequenze in gioco sono molto alte e non è più possibile schematizzare iI carico con un
bipala dell'elettrotecnica. Si osservi che si preferisce determinare la posizione del minimo,
anziché quella del massimo (anche :se sarebbe la stessa cosa), poiché esso ha un
andamento più prorrunciato del massimo che Viceversa è più appiattito.
Riconsidèriamo una linea di trasmissione utilizzata, sostanzialmente, per convogliare
energia da un punto ad un altro, in particolare da un generatore ad un carico. Lo scopo è
quello di tr~fertre la potenza dal generatore
al canco nel modo più efficiente possibile;
~iò significa, innanzitutto, di fare in modo V CD
re'
::;;;~;::, :::r----c====:::Jt--,o
Zo , ~ r I~
si
che non perda potenza lungo la linea e cio-;: ' " i Il ' }----l
in questo caso~ è assicurato dal fatto che Stiamo' , Z I ' ;~ .;
considerando deHe linee senza perdite. Osseryiamo, però, ,'e.
che la massima efficienza nel trasferimento ':di 'potenzastlranche' nelmandare'sul cadeo,'
!rssato il generatore, la massima potenza possibile' (se ciò non accade stiamo
sO"l,Taddirnensionando il generatore,cioè: stiamo' utilizzando ~un:;'generatoreche'rìon" è -
sfiut!:ato, appieno;' ,ricordiamo, quanto, è· oneroso- economicamente,.', soprattutto, alle, alte
trequenze;'i.;htHizzare;,,'generatori"più'-gr:andii:&,:,queJli necessari)':>Jn'~'elettrotecruca;,,~'·come,.•. <'
sappiamo,,\,ilmassimo},~erimento cli'potenzalo ,si, ha: quanto;: si ,è;in:con~diziorJ.r;;}di:::;:!":~,.
adattar:nentO';,owero:'quando':, ' , ,'h., ,.:", ' , .." ..' ,. ,',
..
4:~.h'"~
.. ....
" ,;..;

V(.
.:: in tali condizioni, la potenza massima trasferita vale:

Z
iVI
pm~ = - - dove: Ri = Re(Z;)
8R-l

:-i~l nostro caso allora, detta Z l'impedenza che si vede a rnùete della linea, deve risultare;

Ci si rende contù, a questo punto, che questa condizione di adart3mento vale solo ed
t!sciusivamente per iI tratto di linea di lunghezza l che abbiamo considerato. Infatti se
accidentalmente cambia tale la lunghezza (o che non si conoscano esattamente le
caratteristiche della linea per cui, ad esempio. il 13 è diverso) cambia l'impedenza Z, e
quindi non vi è più adattamento. Per evitare ciò bisogna necessariamente, come si suole
dire, adattare il canc..'O alla linea~ ovvero fare in modo che la linea sia chiusa su
un/impedenza pari a quella caratteristica della linea perché solo in t.al modo Pimpedenza
che si vede sulla linea è sempre la stessa, qualunque sia il tratto di linea considerato.
2 -38

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Inoltre, affinché ci sia indipendenza dalla lunghezza del tratto di linea, anch~ il generatore,
deve essere adattato alla linea, cioè abbia un/impedenza interna pari alPimpedenza
caratteristica de Ila line~ Zo. Bisogna quindi adattare separatamente alla linea sia il
"I .generatore sia il carico. La condizione di adattamento del generatore alla linea non è un
grosso problema visto che nella fase di progetto del generatore è possibile fissare la
, J resistenza interna dt!l gt:neratore ad un determinato valore. TI guaio sarebb~ se avessimo
~ ~

tante impedenze caratteristiche diverse per cui un generatore andrebbe bene per una linea e
non per un/altra. Ecco perché le impedenze caratteristiche delle linee di ~-Tni::;sione sono
~t::l1ldardizzat.;; quello dt uso più comune sono: 50 0, 7S D e 300 D. mentre nei laboratori
I ::i trovano anche di 10'0')-0 o altri valori per casi più specifici. In tuue le nommli
",I
I utilizzazioni nelle telecomunicazioni i valori canonici sono due: 75 O per il cavo coassiale
è 300 D per la piattina bifilare (il motivo di questi valori particolari è che, come vedremo
I-j quando tratteremo le antenne, alcune di quelle più comuni harmo un'impedenza d/ingresso
l'
l' ,
.I
che è puramente reale ed è pari o a 75 Q o a 300 O. È cruaro allora che. essendoci un
numero finito e limitato di possibili valori delle impedenze caratteristiche per le linee eli
trasmissione, il problema delPimpedenza interna non si pone p'iù perché qualsiasi casa
~ostruttrice prevedern, nel suo geneiit?re, una sene di uscite corrispondenti alle
impedenze caratteristiche di uso più cotnun~ (~omunemente: 50, 75 e 300 Q). " ,c • •

L'unico vero problemache rimane è qùello'~d(adattare .iI carico alla linea, in cùVjI'::valore
del carico dipende dal tipo di applic3..Zione ed è, in genere, t'otalmente divè'r?ò.,:da11e
impedenze canoniche delle linee.' , r
C-c1e:-3wr:: già > .' '

;~~~~fc;,:d~~~;~~:l~h~inea ~. z,~" z, ,il >---j~~';,'~t·\!,r.


I
trasformI .l'impedenza del carico V J., l
:m:>e"e-.....::a!>y~r;~.~
~,J
I
nell'impedenza caratteristica della, I I J-'- :"ri~~ " :;:'~~."
linea (in bassa freqù ema ciò è fatto ":;L'
con::'un, trasformatore in cui l/impedenza può essere cambiata a:ttr.averso, un fattore
moltipti-cativo, pari al quadrato del ·-rapporto di trasfommzione, ma...non, può essere
camb.i:ata;cditipo). Ci sono molti modi per realizzare questo adattamento del carico alla
linea. Cno.deip·iù semplici (dal punto di vista concettuale, non tanto da quei1ùcrealizzativoì
consiste nelI/inserire :fra il carico : _ :
e la linea di trasmissione un 7
V (;ì.L.AJ
r Z p.
" : '---T'~
!; Z) !!; '7 ~ 7
ulteriore tronchetto di linea, ~J
' •• l) , t-' ; L ~.,...~,)
! ' , ·l
naturalmente non deIla stt:ssa ~

linea di trasmissione altrimenti non


~arrìbierebbe nulla essendo il generatore adattato (è quindi allungando o aècorciando la
lir.ea l'impedenza v,ista in qualsiasi sezione è sempre ZJ. Tale mdodo pU:J essere però
utilizzato solo se l'impedenza di carico è puramente resistiva, O,\i''.,iero: Z::=R;r=Z). In tal caso
I
- I e p()ssibik realizzare l'adattamento inserendo un tronco, in particolare, di lunghezza pnri il
)
;'.. '-+ (J. relativa alla ~ del tronco di linea inserito). !PJatti applicando la formula del
t.ta.:;porto d'impedenza, l'impedenza vista a monte del Lfonco è dala da (per d=j.i4, 13d=;-':/2 é:
, I
\
ciò implica che tg:~d-+:c):

\ ... ,. ~'

I !

I~ Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
I
Osserviamo che iI trasformatore a h/4 (cost come YÌene detto un tratto di linea' lungo )../4)
Z,1· . .
è un trasformatore particolare, infatti si può anche ~crive.r,::. Z = ZO = Zé 2yc > ovvero
trasforma impedenze in armnettenze, Se la Zc=R:, come nel nostro
c
caso, allora:
f

Z =
Z"
_0_
. Z,2
e per l'adattamento bisogna imporre: Z == _0_ =Zo
r
R~ R~

ovvero l'impedenza del tronco risulta essere pari a:

Z; = ,jRcZo r
cioè deve essere la media geometrica di .Zo. ed Re. È evidente allora perché tale metodo va
bene solo per resistenze di carico e non per generiche impedenze di canea: siamo arrivati
ad una sola equazione reale con la quak non saremo riusciti ad imporre le condizioni sulla
parte reale e sulla parte imrnaginaria:'·Spesso però i carichi sono puramente resistivi; il
vero inconveniente è che bisogna'realizzare Un'tronco' di Ime.adi' trasmissione' di impedenza: :."
opportuna, e ci sono dei casi in cui ciò ri6nè s'emplice,da~'ottenere.'Ad 'esempio,per'il "
cavo coassiale l'impedenza caratteristica' del cavo coassiale' dipende' dar logaritmo 'del
rapporto fra il raggio esterno e il raggio inter:no~;in tal. caso, àIlora ,cambiare' l'impedenza':
signrrica sostanzialmente costruireùn- altre cavo ceassiale.n 'caso
de1hi· piàttfua,'bifi~are.è .
inve ce.' più::sempnò~)perché::;:.Ia; .:sua"irnpedenza~·.'oaratteristioa:" dipendè-;'dal1a ':distanza'frai i. '.

condutter:i;:;,·infatti~:;ricordiamo:'
... ~che'".Z O' = Ve
[L e quindi aumentando',''la'; dista:nzi:r~~;fra;:,'t
~, .' . .'"
conquttod la/capacità:;; dimintiisce',(essendo... inversamente: propOrzÌ'onaled1Ha,·,distanza. fra i
coqduttgFi}; menfre:,'l'ihchittanza, aumenta' viste' che :aumenta: il flusso!'coP::'911.l..:si concatena: il .
campo (essendo· aumentata· la superficie); .e viceversa se avviciniamO'. i· conduttori.

Osserviamo che, in realt:i. questo metodo viene uriIiz:::ato non nd C:ISodi adart:lIIl::Ilto dene line:: di tI":lSmissione
ma ne! C:lSO di onde incidenti ID uno rtrato dielettrico in cui ~ voglia diminare 1:1 riflessione. Poiché vedremo
~ht! lo srudio ddle onde pi:me 'può essere ricondotto :ill':mafisi di una linen di trasmissione equiv::tlente (che ~
c!lI'atterizzata da una propagazione analoga :l quella dt!lle onde piane). i è:nnpi dell'onda saranno messi in
carrLc:-pondenza con. le tensioni e le corn:nri dd1a line:l- Quindi 'lokndo eliIrilllare la riflessione di questo stnro
mekttrico possiamo aggiungere uno mato di spessore 7t./4 ~d adattar~ t'impedenza dei due me:::i (qudlo che
Yien~ fatto sugli obiet!±vi ròtogr:x.fid con pellicole di qu:t1che ,!llIl: in posizione obliqua si vedono dci riflessi
:c:urri. visto che 1:110ro azione ~ Iimirata :lÌ c:J.SÌ di incideDZ:l normale). Nei C::lSO di carico arbitnrio vi sono
dIv~ merodi.. l1lll :mche il 3emplic~ caso visto di c:rrico resistivo è 1.ID metodo seien:ivo m:ll'ldatt:rmemo visto
che ~ rtata fissata la lunghe::::a dei tratto a '~'f4 e quindi se varia la frequenza' varierà anche la lunghez::a d'onda
e quindi si modit1cal'impedenza vista a monte della linea. il cui comportamento non ;;ara. più quello di una linea
ad.:ltt:lta. Da tm plIDto di vista pratico ~ inter::ss:mtc vcd.~re qu:mto \rnIe la Larghe:=a di banda di ada!1.ament:J,
in modo da valutare di quanto può variare la frequenza intorno a quella c~e per continuare ad av~re ancor:!.
l'adatt:mlento dd C:IDCO alla linea (con un piccolo coefficiente di riflessione che 3i ~ disposti ad acc::ttare). In
.:fretti questo aspetto interessa tutti i metodi di adatt::unento delle linee, e quello che ha un funz:ionamento con
una b:mda più brga ~ proprio quello del trasfOI1Il3tor= a ;"/4. Un modo per rendere la Inrghe:::a di banda
m:Jgg1or~ è quello di utijj"-are una linea bifilare di cui un tratto viene div:rricaro. cio~ se ne allont:u.l!lllO i
conduttori, però. molto lentmnente cio~ tale distanza aumenta progr~ssivam:;nt;: di una quantità molto piccola
risp::tto alla lungh::::::a d'onda del segnale, in modo che loc:llmrnte- la dist:m.za rimane cost:mte e su una
:?--40

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
hmghe:za opportuna si haadattarncnto del carico alla linea cOTI'·ì1massÌmo della banda. Ricordiamo che questo
mc:rodo ~ rdarivo solo ai l:a.ridri fesistivi (anche se and.r:!bbè dimostrato in modo rigoroso. iI cile :!:mla d::ri nostri
obiettivJ); non vah: per le: impedenze generiche p<:rcM già la parte reattiva ~ dipendente dalla frequenz.a c quindi
difficile da adat1:lJe. L'inconveniente di questo metodo è dovuto alla grand.e hmghezz.a del tr:lrto di linea per
vcrific:rrc l'ipotesi di Icnt:J v:m:JZÌonc della ~ua impcden.:..--:J. caratteristica rispetto alla ltll1ghe.:zl d'onda.

È importante allora avere a disposizione dei metodi che, viceversa, funzionino innanzi tu tto,
p,)ssìbilmente, utilizzando tronchi di linea di trasmissione della stessa ÌInDedenza
cnratteristica e sopratbJtto che permettano di adattare dei carichi che abbiano anche delle
parti reattive. È chiaro che una parte resistiva ci deve essere sempre altrimenti il carico
non sarà mai adattabile dato che se c'è una pura reattanza questa non potrà assorbire mai
potenza.. quindi in qualunque modo si operi non si potrà avere mai un'impedenza purrrrnente
resistiva. Uno di questi metodi è il cosiddetto metodo dell'adaI1mnen1o con un tronco, o
stub, in parallelo. Esso consiste Z

nell'inserire un tronco di linea in 'J '"::===:::J-\_~~~<=x===:);:
deriv~on~, cruduso ad esempd' io . in V cD~~ z" f3~, I ! z..
~

--o l I-I corto crrculto, a una certa iStanza i \\


) \
~
l~

:lJ dal carico. Tutti i tronchi di linea '... \.-\'----'


.'!t~;" )
I
I
sono tutti dello stesso tipo, ovvero'
hanno la stessa" impedenza' y\ <\ ;
. ~>\j ,:;
caratteristica. I parametri che . .
utilizzeremo per ottenere l'adattamento.sono: .la ,distanza x in cui si 'Va ad inserire:.if.trattO in i

'1 derivazione e la lunghezza y dUale. tratto. Essendo i tratti in parallelo è o,rvio'>ch:e'ko~r;;Jié;e


-;,

operare. con le ammettenze (il cui parallelo è .pari .semplicemente alla sOr±TI:n~j delle
.."'.
• "! •.• ,~.. ' " -~: :,,!~

ammettenze). Quindi quello che dobbiamo ottenere è che l'ammettenza che si vede:i valle
---;! "J'

.. della linea, in:'qqmspondenza del nodo, Sla pari a Yo =; .


o
Effettuando gli~:··;·:òp.p-o~ituni
). .,.
'trasporti di impedenze (o ammettenze) fino alla sezione in coriisp'ondenza d~l ~:odo si
[J arriva ad un circuito equivalente del tipo seguente. Si
.. nota sùo.ìf6ùiia semplitìcazione. Essendo la ;i y/) ~: yrv)=jB(vì
'I ~ì:'(y) Fammettenza di un corto essa, in realtà. è J \.X ; l \ ... ' , •. /

,J una ~uscect,anza (cioè puramente i m m a g i n a r i a ) , "


: : I
quindi quando si sommano yex) e Y(y') essa non modificherà mai la part.e reale di ~;(x), ma
! i 5010 la parte immaginaria. Quindi si può già imporre: . ,,'~ . <'.
LJ
.(
Re [Y(x) ]=Yo

G1. cui si determina la x. Successivamente, dato che. come sappIamo. con un lronco m
Gorto circuito è sempre possibile fare qualunque reattar.z:J. (e quindi qualL!rrque
suscettJrL:.a.), possiamo andare a ncavarci la y tale che B(y) annulli la pane immaginaria di
Y(x). Quindi ['unico problema è vedere se è possibile trovare x r.ale che Rè[ì:'(X)J=~'{> Per
J
Vedere ciò, supponiamo di avere il nostro carico Z;=R;+jXc; calcoliamoci l'amrnett.;;:nza
; 1
Y(X) mediante ~~Jo~ul?-_.. d.el.!!',a~ùJl.o:

2 -4 ì

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r-
i.
(

_ ~ ZC) + jZc;t ~ Y(x):::: Zo +j(Rc; + jX~Jt =(Zo - tR,J + jX c


- Q zt: + jZot . Yo Rt<+ jXc; + jZ(it. Re + j(X e + Zot)
la parte reale di questa quantità è: .--
Re(Y(X)J =R:;CZ'J - tRe:) + tRce X c + Zot) . = 1 =>
l,
Yo . R~ +(X c + Zot)2 ~
~di
imporre

Tale equazione di 2° grado in t ammetterà soluzioni reali se il discriminante sarà maggiore'


o uguale a zero; per verificare ciò calcoliamocelo,

« ...

Quindf.ierretcl:ihi,n:iente:if·disòiminanteè,. positivo e quindi qualunque sia. rimbe·d~rkQ. di


"x'
'.. -. carièo ,i (putéHè' non -puramente reattiva) esisterà .sempre:.:l:lfl valore' di' ~tate éhe
"'-':': Re[Y(x)j Yo;c e 'conseguentemente- un valore' di y.tale che la parte' immaginariadiY(x) sia
annullata da:l1a' suscettanzaB(y). ' . ..':.:;""

2 -42

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Abbl9..l'ì').(j quindi visto come, scegliendo opportunamente la distanza dal carico a cui
~
':, r I mettiamo lo stub e la lunghezza del tronco stesso (chiùso in corto circuito), sia possibile
ac:!.attara alla linea un qualsiasi carico adattabile, cioè con parte reale ~versa da zero. In
realtà. se ricordiamo le equazioni che abbiamo ottenuto, di possibilità ce ne sono inflllite
':,r 1
-, sia perché l'equazione da risolvere è quadratica sia perché la x Ce la y) si ricava attraverso
la tangente di ~x (è di ~y) che è una funzione periodica. Dal punto di vista pratico, però, si
sceglicranno per x e y i valori possibilmente più piccoli in modo da minimizzare la
-~;
.! ~ I dimensione della struttura di adattamento.
Ovviamente 10 stub in corto circuito, invece
che metterlo in parallelo, lo si può mettere
~i j anche in serie; l'importante è avere due
pararnetriliberi a disposizione per cercare
di raggiungere la condizione di adattamento.
\
Anche in questo caso, ragionando con le
impedenze invece che con le ammettenze, si
può dimostrare che qualunque sia il valore
-if . L
1 dell'impedenza di cmico (purché adattabile)
5Tù'8

esiste sempre una coppia di valon' (x,y) che


::~. 1 soddisfano le equazioni per.J'idattàri1ento.
J J Sia ne! metodo del trasfonnat'~rèa À/4 sia
in quello ,dello stub in derivazione o in serie , ,
clè però qualche inconveniente. In entrambi i casi ,Padattamento (ù'\rvero la m~si,miz:z:a.iip.n,e
della potenza reale trasferita al carico), vale ad una particolare frequenza.,. che"m g~nerale . ",.".\'

s,(lrà la fn~quenza di centro banda del, segnale che stiamo considerando (infattLin,.,tutte le
·~rl relazioru:1;ltili..zzate c'è dipendenza dalla frequenza). Se ci spostiamo da).ar,é3"fq~quenza
!~ ovviarnerite han avremo più la condizione di adattamento ~p che varierariÌ1o,Ie #~attaDze
c~'f~'; :'';', che a .tale frequenza si bilanciano. Ciò significa direche'qu~d,9: ci spostiamq, ~1; centro
- l ".,' banda una quota sempre più rilevante del seZ1.ale incidente viel1e,pflessa invece,che"essere
C~I,,'::' assor:bita"daLcarico, In altri termini LI siste~a cliadattamentéi'i1a'-una banda finita,· che può
èssere ':più :0 meno stretta a seconda di quanto il carico ,da adattare è diver:5o
dall'impedenza caratteristica della linea. Infatti, in tal caso, ciò significa irmanzitutto che e/è
una parte' r,eattiva che bisogna bilanciare con una reattanza di segno opposto (o meglio
un' energia e lettromagnetica di senso opposto) per annullare il flusso di potenza reattiva in '
corri::,-pondenza della terminazione, Come sappiamo, quanto maggiori sono,' le reattanze
(o\:\/ero i valori assoluti delle energie elettriche e magnetiche) da controbila. nciare 'tanto più
" strt:tta sarà 'la banda del sistema in quanto diventerà sempre più un circu ito 'risonante con
fattore di qualità, Q, elevato. Da questo punto di vista ['adattamento a 1-/4 (arrimesso che
tale rr.etodo possa essere usato, eioe che il carico sia puramente resistivo) ha una banda un
po' più larga. dell'adattamento mediante stub in derivazione (o in serie) dato c.he. non
essendoci il tronco in derivazione, l'energia reat1Ìva è molto più contenuta. 'Cn altro
inconveniente dello stub in derivazione è che bisogna realizzare l/adattamento spostando lo
- \
stub lungo la linea e variandone la lunghe~ in generale, variare la lunghezza del tratto
non è un grande problema (basta prendere dei tronchi più o meno lunghi chiusi in corto
circuito~, Per il cavo co~siale, ad ese~p~o.. - - - ~~ . . ~W -- -
per realIzzare un tronco dI lunghezza vanablle __ . ~n~~ __
sÌ utilizza ~1 c~siddetto corto circuiw n:obil~ - _.. ~FVm - -- --
che non e ment'altro che una specle d1 - - - ~I~/a - - -
2 -43

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


I \ Buono Studio! =)
I
pistùncmo mobile che può scorrere sull'anima centrale del cavo. Nel caso' di una linea
bifilare (se le frequenze sono abbastanza basse per cui, come al so lito, alle lerminazioru
valgono le leggi dell'elettrotecnica) basta prendere un tratto
di lidea più o meno lungo e connetterne direttamente i due • --...;. -------'h
conduttori. Più difficile può essere, viceversa, far scorrere
il tratto in derivazione. soprattutto se vogliamo determinare ------,;--J
l
le lunghezze sperimentalmente (inveèe che calcolarle).
In tal caso, mentre per una piattina bifilare questo può
essere fatto abbast.a.fl.za semplicemente (anche se a
costo dì andare a scortecciare vari tratti di filo) è
praticamente impossibile da realizzarsi nel caso di
cavo coassiale, dàto che significherebbe fare un buco
nel cavo principale, inserire il tratto in derivazione,
saldare la calza e poicormettere i conduttori centrali; e
ciò non può che essere fatto una volta per tutte cioè Il
una yolta realizzata tale struttura non la sì può facilmente spostare lungo il cavo. Questa
difficoltà di muovere lungO' la linea di ~issione un lratto in parallelo fu sì che a volte si
rinuncia ad ottenere l'adattamento perfetto pur di facilitare questa operazione. È quello che
.... .. i radioarnatori fanno av~.,rolgendo·un· foglietto di.
::
.

stagnola intorno al~a piattina-e:~i spòstah~ù:~o dI '.. ~/~gl~~.!)...


essa:, questo, ovvlamente~. equIvale a .mettere un ===== =_
condensatore in parallelo e quindi· tale adattamento'" , .'
ya bene solo se il carico è 'tale' ·da' 'ricruedere"per' L'
, Il
l' adattan1ént6 uIlairreattatlZà icap.acitiva~ .' .
ò .."-
Per ovv:iaie~ag1f/iri,q.groierii'enti.su. efencati.·sonostati'.· I·,,·,;:. '::~::';f.:;:
"f.. svilùppm.j~altrhne~odLdi~;1tdattamento~tra. cui'queI1o~ . T _,_o 1-":. ,.. ..
.:·~ .. ~.de:fF.dCfppib;stUb'in:deri"t:'.zidne> in cui 'Vi sonoCÌue' ,
stuh~èfiius'Finc6rto'circuito' df lunghezza'~xeyad unadÌstanza: d' :nS'sata:«in sede' di
c.ostrtlzi6rt~):~ Irr'qtiesto' modo si risolve il'problema, soprattutto"per. iFc1Ev6 coassiale,; dì
dover spostare lo . stub~ una:' volta 'l'-!~
realizzate le diramazione ad una dista.rL..""a·
tlssa fra loro è possibile '\'ariare' la
- .
lUn!z.~eZZll dei tratti di cavo oer realizzare
.
l'adattamento, In linea di principio la
distanza d può. essere arbitrlli'ia ma
normalmenta la· si sceglie pari a 1../4 ,
Osserviamo che 'seil carico ~ d
jB
arbitrario è serr4Jreposslbil~ rrasporwrlo
IWi20 l'u ltimo tratto di Linea ed avere
GOst. alla flne del troIlcoa }~/4. il
parallelo di una pura reattanza (quella
deHo stub) e di una impedenza arbitrario,
o'VVero, ragionando in termini di
ammettenze, un/ammettenza di carico Y c
e una su.scettahza B(y).
Equivalentemente possiamo considerare
ii parall.eio tra una conduttanza Gc che è
2-44

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
,.
'.
, ' -/ tlssa (dipende dal carico) e una suscettanza., che contindamo ancora a chia.rnare B(y), che
J racchiude anche quella di carico ,che possiamo variare in 'modo arbitrario, T~portando
tale runrnettenza, che indichiamo con y::;', lungo il tronco a À-j4 ~vremo:
~'j
y= Y,~ = Y,; =:;?
y~ G_ +J'B '~
~rf " . p ,=d •:1d.an:2m e!'.t o

Da ciò si ricava B(',i):


J'

La condizione per cui è possibile l'adattamento è che Y o2:Gc (essendo il primo membro un
quadrato il secondo membro deve essere non negativo). Se ciò è veriìicato si ricava:

" B --"- \J/G c (Y


'- Ù
- G c/ì
. . ...:J~ .
Se' tale condiZione non è verificata-aIloÌ]Lsi 'Può, ad esempio, agire sulla lungh~'2?L,Ìvçk·del
tronco di linea tra i due stub in derivazione (che è stata sceltaparf a À/4 perché :li?",t.aJi"caso
il trasporto d'ammettenza è stato molto sempEce) , È possibile, però, anche'::~gi~~;sul~-a,
lunghezza dell'ultimo tratto di linea., che térrrrinasui carico, in modo tale che laJ'lcondut!:illlza.;;-,
G,.- vista a monte ,di tale tratto sia tale" da veritìcare la condizione di adattamento,'.
E
.·~T'"

possibile verifi,care -che se variamo tale tratto di una lunghezza pari a '/,,./4 avrern,Q che,
c
nella formula del-trasporto, l'argomento della tangente varia,pi,., ,1;/2 e ,quindi se ::-rn!1[:G,=-'era .
i'~;
'-I~ •
.'

'--più.gande' di Y o 1~ possiarn~far div~ntare più piccola. (~l~ent; nelcasq_irf=cui la


j: •. ~'.

"lun@l9,zza -d non è più pari a "-/4 possono essere ripetuti· ragiov.ar.rrentianalo@, che -l: :"

porteranno.a,:condizioni di adattamento diverse, ma è abbastanza eviden,te che dO"Tà


cominuare-acr esistere una soluzione, purché non ci si allontani troppo àalla',frequenz3.':per-"
cui è verificato l'adattamento.) ','-
Tale metodo è quello classico che viene usato in laboratorio petTealizzare gli ,a~amenti
in modo rigoroso, con tronchi di linea e stub di alta qualita. In laboratorio, con-la dovuta
esperienza, Padattarnento viene fatto per aggiustamenti successivi, senza calcolare
preventlvarnente il valore delle distanze dei tratti in gioco; la condizione di adattamento
- I diventa soddisfacente quando su un ROS-metro posto in corrispèndenza della prima
J dirarnazione'(a partire dal generatore) si legge un valore molto prossimo ad L il che
signrrlGil che si è filggiunti una condizione in cui il coefficiente di riflessione e praticamente
nullo (il che significa, praticamente, avere massirnizzato la potenza trasferita al carico).
Oggi tali operazioni vengono tàtte in modo automatico (se non ~ui banchi a microonde per
necessità di tipo particolare) con i cosìddetti anali--:-Qtori di reti (net-wor'ksanalyser) che
.j
I automaticamente calcolano i valori delle suscettanze da dover inserire e risolvono
l'rrdrrttarnento, in realtà. nemmeno usando gli stub ma con dei varactor (reattanze variabili
elettronicamente) in modo tale che tutto viene fatto elettronicamente, senza che nulla si
muova,
Ricordiamoci che tutto ciò che abbiamo detto finora sull'adattamento si è basato sulla
richh:::sta di aver voluto un sistema di adattamento indipendente dalla lunghezza del tratto di

2 -45

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r
linea che connette il generatore al carico, perciò abbiamo separatamente adattato 'il
generatore e il canco alla linea. Se per una qualsiasi ragione (pratica o esercitativa) tale
richiesta non c'è, ciò abbiamo un generatore con una sua impedenza interna Z;., una linea ed
una carico Z;, arbitrari. e si richiede di • '". ~.
massimizzare la potenza trasferita al canco Z~
quello che si dovrà fare sarà di adattare tutto
cÌò che c'è a valle di Z. al generatore (e ciò.
~

in generale. non significa adattare il


~.

v z
,~eneratore al carico e il carico alla linea)
cioè bisognerà imporre: Z=z.:. Quindi se il
generatore non è adattato alla linea
l'adattamento de! carico alla linea non
comporta la massimizzazione della. potenza.
Se ricordiamo un pd tutto ciò che è stato detto finora sulle linee di trasmissione, esse ci
sono serv"ite sostanzialmente per due cose: fondamentalmente per trasmettere energia da un
punto all'altro (potenza dal generatore ai canco), ma anche' per realizzare impedenze
(abbiamo visto che con un tronco di lineadi..trasmissione possiamo realizzare qualsiasi
impedenza reattiva); inoltre tronchi di li~ea. ."d.i trasmissione ci possono servire come
trasformatori di impedenze. Cioè le linee di'i::niSì:nissione sonorequivalente deÌ conduttori
de 11' e lettrotecrnca (reofori)~ anche, se sono. elèm.enti .)i .p~etri;. distribuiti invece che;
concentrati; ma tronchi di linea'possono servire,pèr.co$ruire delleimpedenze,'1'analogo .dei
bipoli . dell'elettrotecnica. In altre, paro.le. 'so'oo, anche. elementi circuitali., non . soltanto .
elementi di collegamento fra· carico e.generatore~ e'.·qu:indi'èpossibilerealizzarè dei·crrèuiti
analoghi a14uellf deWelet1rotecruca.:. Ricordiamo .. che ...melettrotecrucafra i .circuiti, sono di
rìlevante;:·imP·ortanza:·:;i: .cir.cuiii. risonanti.. ·.per . i .quali si è' interessati"· ,adJ avere '. un', ,
. comp9r;tamento':sel ettlv.D:~i,n"':frequerr.za., Nella' praticasLè'.interessati;.,'in.~'aI cuni:casiJ::'ad. ùii ;".
comportamento quanto:più·. selettivo possibile"mentre:in .altri ,si ,èinter~~~~,ad avere": una," .
banda"qUanto piÙ":'largaipossibile., Quindi delle linee di trasmissione.pòssono' essere
evidenziatiF.-d1.le· aspetti importanti: quello:' di .canco ,e ·.quellorisonante,.. :.,~ir·: il •primò,
evidentemente, ~per ottel1ere un buon.rendimento con il massimo .di pote'n:za- trasferita al
carico è necessario che esso sia quanto più resistivo possibile in modo da limitare gli
effetti della ri.ì1essione. L'aspetto risonante di una iinea è importante poiché molte volte è
utile avere a disposizione dei circuiti selettivl non per una trasmissione ad elevata quantità'
di informazione, per cui invece c'è biso,§I10 di una banda larga, ma per selezionare delle
bande di frequenza ben stabilite. Per esempio, nel caso in cui con un unico apparato .. ·.
bisogna effettuare. diverse comunicazioni che non possono essere accolte'
contemporaneamente; in tal caso esse vengono affidate a pacchetti d'onda con frequenze
portanti diverse in modo tale da avere canali diversi per le vari~ comunicazioni che'
.
p0ss~"\no .
essere selezionati a seconda della .;omuni..::azione che .
si vuole riGevere (quello che
praticamente accade con il sintvnizzatore della radio).

La banda di questo circuito risonante. ovv'iameme. dipenderà dalle applicazioni: a frequenze radio a seconda iie
siamo in .-\.ivI o F:vI t!l.k banda s3fà, risp::ttiv~lIIl=nte. pari a 15 L'9:.: o 75 KEz. quindi re!ativ:ml~nt: piccola.. )jel
ca::;o di un segnale: televisivo, invece, In banda ~ di circa 4 !v1Hz.

.-\.ncora più evidente è !'imp0rtanza dei circuiti se letti"vi Ca frequenze nvte), nel caso della
realizzazione deçli oscillatori sinusoidali in cui si 'VUole generare un se.2!1ale quanto più.
puro p~)ssibile ~ frequenza. TI circuito selettivo per ant"onomasia è proprio il circuito

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
:i
L-
-I

li
- -j rlS0tìill:l.tB per il quale quanto più è alto il coefficiente' di qualità tanto maggiore è la
selettività del circuito.(ricordiamo infatti che:. h.ro = ~).
ro Q
. - I
Quindi, anche a frequenze di microonde, è necessano avere delle strutture che si
~J
comportino in modo risonante (di tipo serie o parallelo) costituite con elementi distribuiti e
1 non con elementi concentrati (dato che per ['elevata frequenza in gioco la lunghezza d'onda
t-j è comparabile con le dimensioni del circuito per cui non valgono più le leggi
dell'elettrotecnica). Si pone quindi il problema di vedere se, e come, una struttura costruita
con linee di tJa.s.missione più o meno intercormesse può risuonare.
I
J
Ricordiamo che la detìnizione di cor.di::;ion.e di risonan::n la si può dare in due modi
equivalenti. Una prima definizione di frequenza di risonan...:..tl è quella che dice che la
,
. /requen=a di risonan::.a di un circui1.o è quellafrequen=a tale che sollecitando il circuito a
. tale frequenza con un ingresso finito si ha una risposta infiniia (che quindi non va mai a
regime; stiamo ovviamente parlando di circuiti ideali, senza perdite). L'altra detinizione è
quella che identifica le condizioni di risonanza con la possibilità di oscillazioni libère del
sistema. Cioè lajrequen.za di risonan::;o. è quellafrequen.za. alla.' quale il circuito presenuz
un 'uscit.a (tensione o corrente).fi-ni:ta, di-versè da =ero, in assenza di ingresso (eccitazione.
da parte del generatore). Ricordiamo dall' elettrotecnica .che se descnviamoun ctr.:c.ui,to in
termini di impedenze o di ·ammettenze .1e1:'isonanze, a seconda se siano serie :o,/phrii:1,1eIo,
coincidono proprio coni" poli o con .. gi( zeri, rispettivamente, delI' irnP:~#~fl:à' o .
dell'ammettenza. Delle due definizioni consideriamo la prima e' andiamo a ,,Vedere ''''c:iliill
--
'"1 sono le condizioni. per cm SI .ha nsonanza. l " ,'" .:;>.:,~,;;..",
Consideri3..!1)o quindi una struttura comunque. I ;';;>}'J,I"l;.h<c é
complessa di linee di trasmissione, mettiamoci' in una '''.e:,
,-lJ
1(-1
particolare· 'sezione, . e supponiamo di andare ad
eccitare tale struttura in questa .sezione.. Ciò lo
\
P ossiamo fare sia mettendo generatori in
dei -'
;fj S6 r ;-rcr"I<
denvazione,sia mettendo, ei mserie, ottenendo, ovviamente, delle risonanze serfeei delle
.. -<.

rison~e::;paI?-llelo. Per esempio, supponiamo di


insenreuHii§eneratore di corrente messo in derivazione
è vediamo se, e quando. la risposta d~[ sistema, il che
significa. c!ll:éf." la tensione ai capi del ,generatore, va
:; I all'intìnito . Dal punto di vista del generatore tutto ciò
~J che sta alla sua sinistra è tutto ciò che sta alla sua
destra ~ un'impedenza che indichiamo.
l rispettivamente, con: Z e Z; abbiamo quindi il
I
.. J circuito equivalente rappresentato a lato. La tensione
ì/ sarà dat:J. da:

.-\vremo allora una risposta iruìnita 0'-+·:0) con un ingresso tìniw se e solo se risulta:

y+y=o

::: -47

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
\ Stessa condizione si otterrebbe se si eccitasse il sistema con un generatore di tensione in fi
J derivazione. Se viceversa eccitiamo il nostro .
sistema in serie inserendo, per esempio, un
generatore di tensione lungo uno dei rami e ...-...;. v
andiamo a vedere la condizione per cu~, questa ----~~----=-
volta, la corrente diventa infinita otterremo la
condizione:

z+ z= O
In realtà queste due retazioni ottenute sono equhralenti se le impedenze (o le ammettenze)
non sono singolarmente nulle. "A.ndiamo a verificare che se la condizione di risonanza
trovata è valida in una sezione allora è valida a qualunque altra ascissa. Ciò è
intuitivamerIte evidente se consideriamo l'altra deflnizione di risonanza... come evoluzione
libera del sistema che si ottiene in mancanza di fOI-zamento. Ovvero è possibile avere una
soluzione non banale con un ingresso _nullo. Allora è evidente che il verificarsi ~i questa
condizione non può dipendere dalla s'èzione che si è andata a scegliere per imporre tale
condizione, perché se una soluzione non.panale esiste, esiste :ovunque non soltanto in tale,
sezione. Cioè se esiste una frequenza per.:cuiè possibile,avere'una-soluzionenon banale.in ',:
assenza di sorgenti, resistenza 0, meno di questa condizione non può dipendereda.I1a
particolare sezione in cui siàmoandatia 'veri:ficarla;·· :Ci.ò "può, :essereveri:ficato.,
esplicitamente andando a vedere come 'Vana lungoda lineaJ'impedenza'guardando:verso' .
destra e l'impedenza guardando verso' sinistra. A tale· scopo riconsideriamo le ,equaziòni
delle Linee: -,

r dV . . ;,,'
: •• '0';
t··
1 - - = 'Jk~ZoI ....
...... , ..... I dz
,l
~
.~ ... ~. l ... ··j-·
ì'·
,-' .~, -.'~-

dI _ . k.! ~.
I ---J-V·
L dz Z:J

Abbiamo poi che l'impedenza verso destra è quella ne! verso positivo delle z e quindi è
data da:

... V
z=-I
,
Abbiamo a[iora che per 'lec.ere
l '
comç vana tale 'unpel,enza
! t
lUrlf?O Z ne 1...I 0Do:arno
'
..;a1;:0 are
t • • [

la derivata: a"iTerno allora:

->
dZ_ .k=/7~ Z~
= - - J - : -' - "
dz Zo \. '

L'equazione a cui siamo giunti è detta equa=ione di Riccati,


2 -43

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
II
, . ..,; " .

E un!! dt!lle :!quazioni più importanti d:!lla t:!ona dèl1e equnzioninon lin(!:n1. d ~ una dèlla poche equ:::l.Zioru non
lineari di cui si sa praticamente tutto, che si può risolvere esplicitmncnte e la cui soluzione è proprio quella data
dal rapporto fr:l V ed l

Per 1'impedenza verso sinistra quello che cambia è solo il segno positìvo scelto per la
corrente, ovvero risulta:

~ V V
z=-=--
-I I
ì Facendo deipassaggì analoghi sì o~tiene quindi:

'J
Da ciò S1 ùttieneche: .- .
..
(~~ì • • r ~',

d\j Z+ Z) k ( -<2 ~2\


'\ k (~
,\,.. '\ +-;r~+-,
=F-=-i Z - ,:Z )' = j---f..j Z+ ZilZ- Z j
Zo \ ".' Zo \ / ,I

Dunque se .z+ Z.:~' O.:.allorail secondo membro di. tale relazione è nullo e quindi la de'rlvata
:della somma è niiIlà:"Ma questa è una equazione del primo ordine.~ .~e. la funzione .gyà.~ 'JUa
• I.:' • <.-.', " ':::.' '~.:,..-
..(- -;.
derivata prima sono nulle in un punto. sono nulle ovunque. Quindi la sormna Z+ Z = O è
.identicamente nulla lungo tutta la linea di trasmissione. Ciò significa. diTe 'che la sezione in
cui si 'impone la condizione di risonanza è .deltuttù messenziale (e quindi,/'Ia p'ùssiamo
scegliere ad arbitrio ai tÌnÌ di semplificare le e~ressioni di Z e Z). Cio fra l'altro
conferma la perfetta equivalenza fra le due definizioni di risonanza.
Quindi per vedere se e come una struttura costituita da elementi distribuiti (cioè da linee di
lr3.;:,iTIissione più .0 meno intercop..nesse) può risuonare occorre, e ba....."'tii, scegliere una
-sezione di questa :struttura e imporre (o verificare, a seconda dei casi) la condizione di
I risonaIù.'ìl, o'\rver.o .trovare le frequenze per cui tale condizione è soddisfatta; intàtti dai
.J trasporti di impedenza, alla sezione di riferimento scelta. si ottengono delle funzioni
meromorfe, che come sappiamo hanno. in generale, un'infinità numerabile di poli e di zeri.
ì ~ quindi in generale esisterà un'if'Jinità numerabile di frequenze di risonanza. C'è però,
J èvidentemente, una condizione necessaria da verificare perché possano esistere delle
frequenze. ovviamente reali. di risonanza. È cruaro, infatti, che se ci sono delle perdite
dovunque nei circuito, o in Z o in Z, ci sarà una. parte reale diversa da zero (~) meglio
mag.giore di zero) e quindi la condizione di risonanza non sarà mai verificata. Perché p0ssa
essere verilicata tale condizione è necessario allora .::he queste due impedenze siano, in
realtà., delle pure reattanze (che, a parte il coefficiente immaginario, sono funzioni reali e
quindi possono avere delle soluzioni reali, delle co reali). Ciò significa dire che la struttura
deve essere priva di perdite ovvero le linee di trasmissione, e per ora stiamo supponendo
che esse lo SillilO, ma anche tutti i carichi di queste linee di tra.srn1ssione devono essere
2-49

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
senza perdite. E questo è evidente se si pensa alla seconda defiriizione di risonanza: è
chiaro che se dovunque nella struttura ci sono delle perdite non ci può essere mai nessuna .
soluzione stazionaria in assenza di una soI1ecitazione. perché in tal caso le evoluzioni
libere vanno esponenzialmente a zero. Ciò ci fa prevedere anche cosa accade se,in realtà.
ci sono delle perdite e risolviamo lo stesso 1'equazione che deriva dalla condizione di
risonanza, Otterremo ancora una soluzione (abbiamo sempre a che fare con funzioni
meromorfe) solo che le frequenze di risonanza non saranno piùdeÌ numeri reali ma dei
numeri compiessi. La parte reale di questo numero ~ompiesso ci darà la frequenza
dell' oscillazione libe~ la. parte immaginaria. ci darà la costante di attenuazione
dell'oscillazione (quindi invece che avere un'oscillazione permanente a'\;Temo
un'oscillazione smorzata). Come sappiamo, a seconda che il sistema sia con o senza
perdite la risposta impulsiva dei sistema presenta dei poli, rispettivamente, o tutti a sinistra
den' asse immaginario, se il sistema è stabile e quindi ha necessariamente delle perdite,
oppure possono essere eventualmente su 11 ' asse immaginario, ma allora il sistema" è
soltanto marginalmente stabile (cioè c'è la possibilità eli avere un'oscillazione indefinita in
assenza di sollecitazione esterna e se sollecitiamo il sistema pròprio in corrispondenza di
UnR frequenza di risonanza abbiamo una. risposta che va all'ifl1inito). i\tfentre nel caso
ideale la banda di risposta è infinitamente stretta cioè sr= r=ccitiamo iL noruo circuite
risonante al variare della frequenza, per tutta:. le frequenze ,che non sono que'Ile dì risonanza
la risposta ~ tìnita mentre in corrispondértza' di esse' la .risposta. vaaW infinito: quindi
nOI1l1.alizza...fldo ai massimo, che in questo caso è l'infirrito, abbiamo una serie di impulsi. Se
invece ci sono delle perdite;'al"variare. dèlla\freqtitmza" larisposta:;.non presenta più un "
picco ma un andamento a campana;' la~ota: curva 'di'risonanza '(detÙranché'lorenziana)~ 'la:'
'larahezza:-:;,.' di:.~banda{larmlezza ::a.; meta:: 'pol,enza~ ,dell.a..\llo::lì:ro. ;Gu~a;'diri~rì~~'t!l ):'.~ ··leaatg: ,al
co;fficiente;(,di::qria:Htà:;~deI;\YciFcuito',risonante: ··Quindi· .quanto· più.piccok··.sonci:::le : perdite·· .
.,tanto ·:plù:;~~v'icfui?:'sru-ém8;~iané) 'condizioni.:: ideali ovvero,tanto-più: stretta ..sarà .·'la~·ctiiVtcF;dP:·
•rison~'deJ'·nostro.sistema;'é; . . .:,' , ~::-:- 'c ":-. '

Consideriamo il ,caso. ,in,cui la struttura


riS9~~t~'-' e la. più semplice po~sib"iie: è Z: .O !
....,.,:.,.~"~,.
costitùita da un tronco ili linea chiuso st;ctue
carichi re atti vi, e abbiamo visto che qualunque
carico reattìvo è equivalente ad un opportuno
tronco di linea chiuso in corto circuito;. quindi
la struttUra più semplice che si può pensare è . . 'Il"'"~---i ---~"t
costiruita da un tiàtto di linea chiuso su un l
corto .circuito ad." entrambe le estremità." ~_.":'.
scegliendo la sezione in cui andare ad imporre la condizione di risonan.:."'a in corrispondèn:;'a
di uno degli estremi, ad esempio quello di sinistra, è evidente che l'impedenza v~rso
sinistra. sarà quella del corto circuito, cioè nuHa. Ciò signitica che l'ammettenza 'Verso
.sinistra è Ìnfuùm e quindi la condizione di risonanza suUç 3lT'.mett;nze non può essere
veriticaça. Imponendo quella sulle impedenze si ottiene:
-4
Z =0

i\Ia l'impedenza verso dest.--a non è altro che quella di un corto circuito trasportata su lungo
un tratto di lunghezza t, O,l'yero si ha:

1-50

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-4
Z = jZùtgr:t = O tgf3l = O ~ pern =1,2,3, ...

.-'...' I dove la soluzione per n=O è stata esclusa perché porterebbe; a 13=0 e quindi tensioni e
I corrente costill1ti su tutta la linea ed essendo nulle all'estremità $ararITlO nulle dovunque;
, cioè è la soluzione banale. Ricordando l'espressione di !3 a'YTemo:
.t)
co:) ,/f;t = nit ~ infinità numerabile di pulsazioni di risonanza del tipo:
nit DitC
j Cùn = ,r-? ~-ì-
't' E]..Lv nei. <:asO ~
dei 7UOtO:
I
t:':'=c
"Etl

In termini di lunghezza d'onda avTemo:

~ = n A'l
. i1 .'

= ì '~; y~.:, :·;·?~l··,' j ": :- :.

: .:,~i'~4fl' i> -::-;j

r"'J ,Quindi, intalcaso, si ha che le frequ~nze.di.risonanza sono tali .chein corr.is~p·Qr4eg:za:';dL,


~I ,'questefrequenze ,la Junghezza deltroncodilinea . è un .nurnerointero ,di.mezie~11b:~ezzer:·
d'onda, cioè all'interno della linea c'è un numero intero di mezze oscillazioni dr' e' tensione
di cQ~e'nte :ed n"mctiça proprio il numero di,ventri e:di nodi, rispettivamente di teru;lq~~"e di
corrente, che sq~9,çç9ntenuti nellaJinea; Per,la.pri~, e la,minima,. frequenza di;~:n$;9Pinza
. '! ,'.':;PJ .per cui: t=j~/2 ; quindi per far risuonare il circuito .consideratd·~l~~..r:ninima fr~:'qu:;~:di

I ri8oIJ,;ug~ possibile bisogna considerare un tratto di Enea iungo mezii.::fiingpezzad'oiida.(ad


. J esempi'o,;::se':,;si vuoI far risuonare tale ,cir:cuito a 300 yIHz;la';cui lungh~zZa) '/d'onda
corrispormiente è di l m,bisogna considerare ,un ,tratto, .di linea lungo mézzo. metro}.
Dunque, vista la proporzionalitàtralunghez:za de! tronco e lunghezza d~onda, piH è bassa' la
frequenza;pig lunghi devono essere i trarti di linea che dO"\/TebberQ':essere utihzzatiaffinché
il circuito risuoni a tale frequenza. Questo è un altro motivo per cui le lineedì'trasmissione
le utilizziamo a ,frequenze elevate; a frequenze basse non ci conviene m.ili7'7:Jre le linee di
trasmissione perché dOvTemo Gonsiderare dei tratti di linea molto lunghi ed inoltre, a tali
fr\:quenzo:. funzionano molto bene i circuiti ù. costanti concentrate. Osserviamo ora che se
l ,;tJ.~Iiamo
far risuonare il circuito considerrrto a frequenze molto alte dobbiamo o sce~ìiere
un n moltI.) alto oppure considerare una lunghezza d';.mda molto piccola (inversamente
propocionale alla frequenza'). In quesfultimo ca.so la lunghez:::a del1a struttura diventa cosi
piccola che le dimensioni trasverse diventano paragc:nabili con quelk l,mgitudinaii e, come
sappiamo, quando questo si verifica la SLruttura non si compona più come una linea di
- I trasmissione. Emerge quindi un'altra limitazione all'uso dellt: linee di trasmissionè (e che b
la ragione per cui si dOvTanTIO prendere in esame anche le altre strutture guidanti): se le
linee di trasmissione non vanno bene a frequenze molto basse perché vengono fuori delle
strutture molto grandi, non vanno bene neanche a frequenze troppo alte (a meno che non si
utiliZZ:1I1o linee di tr~ìTlissjone con dimensi,:mi trasverse molto piccole: le microstrisce)
dato che le dimensioni trasverse diventano para.gonabili con quelle longitudinali.
L'alternativa sarebbe di considerare un n più ele,,-ato. Ebbene se prescindiamo dalle perdite
2 -51

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
questo, in realtà, potrebbe essere possibile. !via quando esamineremo le strutture risonanti
in presenza di perdite vedremo che questo non è più possibile. La ragione di ciò è che se la
struttura è molto lunga rispetto alla lunghezza. d'onda ma le lunghezze d'onda diventano
paragonabilì con le dimensioni tr~""Verse su tale .
struttura si possono prop~aare non solo' iI modo
TThf ma anche tanti altri modi; ciò compi)rta che • , vJ f'\,

mentre.in condizioni ideali abbiamo urto spettro a


righe, cioè tante frequenze di risonanza ben
deflnite ed equispaziate, in presenza di perdite,
invece, queste righe si allargano e se sono troppo
titte si sovrappongono fra di loro e si perde la
risonanza (vedremo che la densità dei modi
risonanti aumenta col quadrato della frequenza). Vedremo infatti che all'aumentare
dell'indice n tutte le possibili frequenze di risonanza si affoI1ano sempre di più e quindi la
struttura risonante funziona bene solo se si utilizzano i modi di indice più basso. Questa è
stata una delle difficoltà da superare per poter realizzare i laser' in cui c'è bisogno di una
cavità risonante che funzioni a frequenze ottiche, pur essendo di dimensioni non dei micron
ma dei centimetri o dei metri, e quindi si doveva necessariamente far funzionare la cavità
su indici molto elevati. ::: :,"'

.'\ bassa fr:quenza è possibi1~ sep~ c:unpo elettrico·: magnetico: tcn:rii. loc~1iT"ati in ~gioni 'b-:n,
derermin!li:e dello spazio, per cui i circuiti oscillanti,sono onembili.con.I'lmljT"o'·di condensatori, edjnduttori; ;è . ,
questa la base che vede la possibilità'idLstudiare':s~nrat:mlentei 'cen'i principi';dLKirchho:ff.i circuitL.elettrich ,.!.
Alle alte "frequenze.anch~:in.terminLdi:.pot.enza.. (come ,n vede . nella, espressione"dei teorema. di Poynting) t: due, ..
campi'50no'instirldìlj'ili".e'tton;;è'pru-posSlbile.:.co:str.LIìre'dementi'conc:ntt:ltLPer.ò:dato,cllrrsia,le,dimensioni".della:.'.:·
. '. mu~;:,.~~::~~0~~~zz~~d~?n~à2@;nÌ!1uis:ono,:,~;?emp,lice:<~o.strtrir.e ;,dei··,-c:ircum ~ risònanti;i:DÌl:·le:;;m~,eA!. .' ':
, ,t:r:1sII:iissrone~;;P olChe"1e .!freqnenz:',sòrro· un'infinità:':nmnerabùe .::V1cne'·spont::meo'.'pensare'.che èarfili!:sop111; 'deIl:L':'·,;;·
.,fr.equenza,miIlinìa~che';prnnette;1a:risonan.za;''Pur,:di·.scegliere:1a':frequenza.;adeguata.~u~n~.abbiamO'~problemi;di"
verific:!lte ::1:1"' condizione di. momma In, rem le· cose non stmno. in questi teIIIlÌni.· poicl1é'quello che. abbi:n:no
consìdernro-,:·ffuor.rò';:unalineu·',di"trasmissione "chiusa ~'llI1e'sue' estr::m:i.t:ì::su 'un. corto .. ::circut.to~' Abbi:xmo' .
. ~videri:.ziato che il concetto di impedenza terminale può =ssere ,definito so10,lo.elle ipotesiche:;esist:x un solo modo·
che si propaghi sulla struttura guidante~ il modo',:rS\1. per cuUa strU!IUl'a guidante possa essere effettivamente' .
una linea di trnsmìssione. Mà abbiamo visto che nélle vicinanze delle terminazioni non esiste ;010 que~o modo.·
Que1.1o signillca che man mano che aumenta 1:1 frequenzn (diminuisce :1.) le dimensioni 1!:l.SV'ene non sono più
trJScurabili rispetto alla lunghez:z.a d'onda llche significa(comevedr:rno) che la st:rUttl.ln non si comporo più
come una linea di tr::JSmissione, visto che ,oltre :ù modo fondam~nra1e TEJ.,! ci possono ~ssere tanti altri modi
che non si attcnU:l!10 allònt:mandoci dalle tcrmintioni Quindi. in ogni C::lSO. poiché le dimensioni delle
terminazioni sono pa.r:l.gonabili con quelle trasv~e si ha che all'aumentare della frequenza. le termin:IZiòni
3tesse non sono oiù schemati77':Jbili com~ dei cortù circuiti (dò v:ilido, vic~'ersa, solo nel caso di cavo coassiale
òiuso su una piastra metallica) ma avr:mno delle scnemariz::::u::ioru piu c.: ompIic are poich~ i campi si
complic::mo. In queste condizioni il problema dO'vrà csserc :Ufront:lto nella sua forma più cornplct:lcio~
consid::r:mdo sia i conduttori che le te:n:ninaz:ioru e c::rc:mdo di risolv:r~ le ,::quationi di Ma:"well :illo scopo di
rrov:rre le cvenn.zali soluzioni libere del sistema. In effetti rifi:rendoci :Il caso della linea chiusa ru dei corto
cin:UÌti. riducmdosi la ltmghcz:::a d'onda si :rrriva ::ti punto che le dim:msiom tr.lsvme sono p::rragonabili ad essa
;! la struttura perde le caratteristiche di una linea di !r:lsnrissione (una dimensione predomin~ sull'altra) =

divenu più quella che viene definita cavità cO:lSsiaLe, cioè una c:.rvità costimita da.un metallo con un
conduttore al centro che può essere di fOI1l1a qualsiasi; il conduttore al ,centro potrebbe anche non esserci,.
avendo cosÌ una cavillI di fonna. qualsiasi: cilindrica o Sfelic:I. Si giunge quindi :l sostituir:: n:ltur::l1ment:! una
str'lim.r:ra ruid:mtc:. conllIUl dimensione predominante (linea di trasmissione). con tma cavità qu3lsiasL costituita
:;j . •

da una regione di spazio entro cui il campo :ietttùmagnetico resta confin:1to, nella quale s:J!'!IIlno dn determm:rre
le cv:ntnali fr:quenze di oscillazioni l1bere per il sistema. Questo studio getta le basi per 1:1 dcfinizion~ di sistemi.
oscillanti ad elevatissima frequenza dove non è più possibile usare· tronchi di linee di trasmissione. Spazi::tndo
sull'intern' banda di frequenze che va. da zero 'alle c:ntinaia"di GEz(microonde) vediamo che alle basse
2 -52

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-I
frequenze i circuiti risonanti sono costituiti da cÌrcuiti a costanti co.ncentr:Ite (L e: C accoppiau)~ alle:: medie
frequenze, cio~ centinaia di Iv.lliz fino. a qualche GHz (cDn ÀE[crn.mD, icircWll Dscillanti vengono re:ili.zzari.
con lince di tr:lSITÙssione che se sono hmghe vengono avvolte su se: stesse; dalle decine di GHz: in su le lince
dovrebbc!fo presentare del1:; dimensieni lengirud.i.na1i paragenabili a quelle.tr!l.Syersè per cui il problema va riselte

-I nella ma imercz::a e le sttuttur~ uti!i17at: sono dette cavità rison.:m1.t. Se si sale :mc ora con la frcqUClL"""'.l il
problema divent:l ancora più complicato perché te: cavità hanno dÌmrnsiom legate alla hmghezza d'onda di.
nsonnn=a per cui. dopo un certo valore di À.. le c~1tà dovrebbero essere t1lmcnte piccole da non poter
sopportare una quan1:'icl di éIlc:rgi:l de:ttro~eric:1 necessaria alla nson:mz:J. c quindi non più utiliz::::J.bili In tali
condi.L:ioni, cio~ a frequenze che vnrmo d:ill' infr:rrosso :ili' ottico. si utilj: ,:ma le cD:>idckue cav llà ap t'.![i'.
(utili. . at:: fra l'altro nei las=r).

Andiamo a vedere come sono fatti di tensione e corrente lungo la linea, ad esempì0, per
n=l e per n=2, O\l-viamente abbiamo delle onde puramente stazionarie che nel corso del
tempo oscillano nella struttura. Ci sono quindi delle sezioni in cui c'è un eccesso di energia
rl
'-
magnetica rispetto a quella elettrica (come la
sezione l) ed altre (come la sezione 2) in cui c'è un
eccesso di energia elettrica rispetto a quella
l1.

. _i
\2
Ci .
J
magnetica (questo, fra l'altro, fu uno dei primi casi Cir==::t=====:J-
in cui si mostro esplicitamente, nell'ottocento, il
carattere di propagazione, in questo caso specifico LM= Il
diudonda stazionaria, su una struttura a parametri
distribuiti; infatti se abbiamo una struttura risonante
di questo genere.e la si esplora con una lampada a
;'1·
'.-
neon essendo questa' sensibile al campo ekttrico ',~, .....'
essa si .illli..rninerà più o meno a seconda della
sezione chesista attrav.ersando lungo la linea).
Questo :è :quanro a~.~~de avendo considerato una
semplicè strutrura con terminazioni chiuse in corto
cirèùito:' Già se consideriamo che una delle due
terminazi~JriLsia chiusa, ad esempio, su una ,capacità
t'I'
z
a:YTemòche .lé.l.cose si "éomplicano in quanto se ci _,' l;.

mettiamo alla :lezione in corrisoondenza della .


capacità a:YT~mo che la condizione di risonanza da
'

imporre è data da:


-I,J , l
J'Z~ t,gP,l
'J
-+-
_I-' ju:C = O
-

-I l 1...
che ;: W1!~quazione trascendente che non si risolve
':;ùtW fOffila chiusa (andrebbe risolta numericamente
° ?'lÌìcamente) , Quindi appena consideriamo un
caso diverso da quello che vede la linea chiusa su
due corto circuiti (o che alle estremi estremità vi
- -' sianv dei circuiti aperti, dato che sarebbe la stessa cosa) viene meno il faLt\.) che lè
frequenze siano equidistanziate fra di loro, Ricordiamo che quando abbiamo trattato i
teoremi di unicità nel dominio della frequeTIL.u. abbiamo visto che l'unicità veniva meno
quando si verificava l'uguaglianza fra energia elettrica ed energia magnetica medie, e in tali
condizjoni si parlò eli condizioni di risonanza. Questo è esattamente quello che accade; è
evidente che nella struttura che abbiamo esaminato, in condizioni di risonanza.. c'è
: -53

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
f
~:.

uguaglianza fra energia elettrica e energia magnetica medie. Basta mettersi nella. sezione in 1
!
0orrispondenza di un corto circuito e . vedere· quanto vale il flusso di potenza. reattiva.
Siccome tutto il t1usso di potenza è nullo (essendo la tensione ..t}ulla e quindi: ~ V( = O )
anche il flusso di potenza reattiva è nullo e quindi a valle di tale sezione l'energia elettrica
e l'energia magnetica medie (ovvero su tutta la struttura) si bilanciano esattamente .
.~diamo ora a védere quello che in realtà accade e cioè che le nostre strutture guidanti
siano delle strtlttUre con perdite, dovute al dielettrico e ai conduttori. Siccome i
conduttori non sono dei conduttori perfetti ci saranno delle perdite per effetto Joule delle
~orrenti che scorrono sul conduttore stesso (le correnti non sararmo distribuite sulla
superficie dei conduttori ma penetreranno. anche se di pochissimo, all'interno dei
conduttori): inoltre se 11 dielettrico non è perfetto ci sararulo delle perdite all'interno del
dielettrico. Lo studio rigoroso di questo problema lo si rimanda allo studio delle guide
d'onda in cui si presenta lo stesso problema. Nel caso delle linee di trasmissione è
possibile seguire un ragionamento molto più intuitivo, ma non rigoroso, che fa riferimento
. allo ~chema. circuitale equivalente che abbiamo visto peI" le linee di trasmissione. Abbiamo
visto che in una sezione infmitesi~ (molto : L 6.z
piccola riSpetto alla lun,~ezza d'onda) .tutto ::" :... rY"'rY\ r". . •

accade come se aveSSlITlO un· quadripoJo " . ~ .. q.. ..,.


~--""'I'---";",·I
costicuito da un/induttanzasen.e e una >" .:::;. • :.

capacità in derivazione. Nel caso reale ci - l


aspettiamo allora che la caduta di tensione· C.6.Z "T'
lungo . la linea . ,. non . sia . soltanto; dovuta·· ., , ... r·
all' induttanza 'ma:'Yi. sia.anche:·un contributo O>----------"'-----J,(~)'o.;.,
. puramente~,: . . obrnico ... ,relativo· aduna
resistemi". .peio .. unità'.' 'di .. ,·lunghezza; R;.
analù,gamente·s.e:ci·, sono delle ·conducibilità. RSz Lt.z
nel mezzo .per'cui .ci.sono; delle con"enti
derivate :: do'IUte non soltanto all'effetto
capacitivo ma anche ad una conducibilità
propna del mezzo allora dovremo' G~z
considerare una conduttanza derivata, G,
conduttanza per unità di lunghezza. Quindi
rispettù al casù idealç le variazioni che si
harmo nei caso di presenza di perdite sono:
,. .,
. ~: R 'I •
jd -7 Jd.. + R = jC!J! L-+- -.-;
\.. JCD,i
=Je::L~

jc::C

Quindi possiamo dire çhe formalmente non cambia nulla rispetto al caso senza perdite pur
di sostituire l'induttanza per unità di lunghezza., L, con un'induttanza Bqui'Valente (cioè
fittizia) per unità di lunghezza, Leq,e sostituire la capacità. C con Ceq (analogamente a
quanto fatto quando abbiamo introdotto la costarite dielettrica equivalente). Quindi le
equazioni deUe linee si ricavano da quelle nel caso senza perdite sostituendo tòrmalmente
2-54

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
L con kq e C con C~-l' In tennini di costanti secondariej,,(che sono poi quelle che più CI
fanno comodo per descrivere la propagazione sullaliriea) avremo che la costante di
propagazione non sarà più puramente reale:

,,)'.·~!ero sarn. IDgenerale, complessa (essendolo L~q e C~. Alla!osmnente l'impedenza


caratteristica sarà., in generale, complessa:
ì
- .,\ rr:- R ' 'X
'7 -
"-' o - ,I C ~
l -
- '.1 ~ J.: 'J
~ ~

A parte questa variazione delle grandezze in gio<.,)o tutto ciò che abbiamo detto sulle lineè
;JI di ~1Ilissìone rimane completamente inalterato (con, evidentemente, una complicazione
~ nelle relazioni da urì1izzare),

,In ~tT::tti ,iI problema non può ~sser;: risolto in qu:=sti t::rnrini poiché la nostrJ schcrnatL=n;:ion:= id:=aIe>~ ;::n:J,rll
d::rivata;dalla vaiidicidt.:i concetti di' tensione,:: correntI:! ,(m maruc=ra locaIe), ,cons;:::!ul:!n;:ad~llhi.F~aiidici
t ,

.jelI'~sisIeIU:2. dei 50limodi TD1: or!l.. inv~ce, considerando Ul1::l corrente che ':icorr:: nel hlpolo iqtiPi:iliiueJ(da
-l'I
',,_J
una pOrt:1 aD'J1trJ) ;:ssa compofta l'esistenz:J. ài una componente longirudinak del c;nnpo mag:nericot.,ist:~ che: Js
~ leg:U!l ~a taIecomponentedd, ~arnpo ),pcr ~ui. non:porendo applic:rre i principi ilell'ekrtror=qlic'~i~4rnm;!no ,. "
loç:ilinente.la ~ch da percorrere s:rrà div~rsa. Tale schemati7""'!lzione sarit validasoio alle' bas'setJfTèq~::n::e~
~ssendo in bi C!lSO v~de le leggi dent~lettrD(ecnica.. .~'~,. ...~.

In pratica, poiché stiamo ragionando su funzioni ,analitiche, il risultato cui siamoperienuti


'non è ,altro che un prolungamento analitico delle soluzioni già viste in precederlza. cose ti
rimangono _irlalterate non soltanto formalmente ma anche. in prari.ca, numericirnentè
''-./
;;;'"-.

perlomeno'neli,caso, di elevata importanza appiicativa,in cui le perdite ci sono:mà':sono


piccole. sr parla in tal caso di linee con piccole p-erdite (c~Jnleqllali in pratic~rsi h~ì" a ch\! il
fare) ovvero quando risulta: .'

rR
1-«1
.
la
<
i

I l
:
j-«l
~
V
J
'. c..:t:.:

~ in ~li condizioni i primì membri !;ono l'inverso del coefrl~ierit~ di Qualità (nella orima ,/i
è il rapporto fra un termine proporzionale alla poten::a dissipata per unità di 1un?hezza e
. .
!'energ]a di tipo magnetico accumulata per unità di lunghezza: nella seconda condizione iJ
rapporto fra. la potenza dissipata per uniti di lunghezza trasversalmente e l'ener~a elettrica
llccumulata Der unita di iuncllezza:', Fisicamente tali condizioni ci di('ono che le Dotenze
medie dissìpate sono molto -piccol'~ rispetto alle energie medie accumulate. divis~ per il
periodo. Osserviamo che L non dipende dalla frequenza menu'e R dipende dalla frequer.za
pèr effetto pelle, ovV"ero aumenta secondo la radice quadrata della frequènza; quindi
aumenta meno rapidamente del denominatore, La G in generale è costante, Quindi in realtà
i rapporti a primo membro di tali condizioni diminuiscono all'aumentare della fr,equep.za.
1 .. 55

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Pertanto quanto più aumenta la frequenza tanto più vicini, siamo alle condizioni di struttura r
k
ideale. Quando sono veriiicate queste condizioni di piccole perdite le espressioni di k e di
~ si semplificano in quanto sarà possibile effettuare degliSit~iluppi in serie, arrestandoci al
termine di primo ordine~ Avremo cioè: ;

I
.1 i/ R G "i
= ~0 - J:;i- + - ) dove: ~D = {.ih,t'LC è la costante di propagazione in assenza di p~dite
- \Rù Gù
r::-
,IL, l . cl ". .
e R ù = ~ C e' Impe enza carattenstIC<l ene avTemrTIO se non Cl

leperdit~ inoltre: Go = _1_


Ro
.~ o'o~. . . •.•

Quindi nella costante di prop~oazione,è;pr.~sente un'piccolo', termirle irrnnaginario .(daUe:\.',


ipotesi di piccole perdite); ciò significa dire che tutta la descrizione che. abbiamo. fatto è
sostanzialmente la stessa solo.che le Qsci118Zi.Onl 'che sr
hanno ,delle grandezze' in,. cicco <sÌ'
attenuano lungo z (e la -costante'.,di ·,ii.tténu:iI.zlone 'è,'''prdpno -qtresto ". termii1e'irntnaginano)~' "
A.Ila1ogame~te:per:-lfimpedenz~r:·caratteristica'·a"YT:emo-;"" > ' ."

Questa volta il segno deUa parte immaginaria dipende se è più grande ~ ° è più grande
G e quindi avremo, rispettivamente. una piccola pane indlittiva o una piccola pane
C ' ' .
capacitiva, comunque trascurabili rispetto alla pane resÌstiva. Quindi, poiché siamo'
imeressati a lavorare a frequenze abbastanza elevate, saranno sicuramente veri:ticate le
,;ondiz:roni di piccole perdite e, conseguentemente, saranno trascurabili le parti immaginarie
di k e Z0' Saremo costretti Cl. valutarli solo se vogliamo ~onoscere le perdite stesse e non
per la definizione della propagazione, per cui invece è valido il modello senz.'l perdite.
L'intluenza negativa delle perdite si farà sentire in maniera distruttiva solo nel caso di linee
molto lunghe, mentre l'equivalenza al caso senza perdite è ottima fino a lunghezze della
linea che arrivano fino a 100 volte la lunghezza d'onda.
Ricapitolando, quindi, abbiamo visto che nel caso di piccole perdite la relazione
intercorrente1Ta la parte reale di k e la frequenza continua ad essere 'lineare e quindi vi
.sarà ancora propagazione del segnale senza avere dispersione; l'unica cosa che accade è
~he il segnale si attenua durante la propagazione per effetto della costante di attenuazione.

2-56

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
~ I
J

Per qU3l1to riguarda l'impedenza caratteristica., l'effetto'delle; perdite (in un'approssimazione


al primo ordine) è dovuto solo alla preseTlZ<'l di un piccolo fattore di fase, mentre il modulo
rimane costante al v-alare assunto in assenza di perdite; fat1or~ }ii,fase che è costante lungo
la linea, cioè indipendente da z. Ricordando la soluzione iii· fonna progressiva delle
equazioni delle linee, ovvero:

Ii "I ..
y = "I ,"-
y' e- ;k.:
J + "IY.. - e'ik.:
\

-'I 'I

II=-
i l ( .,
V~e-JJ!:Z-V-el'::':
,. )
L Zo

,j aVTemo che, Sosul11zi.alrnente, la prop~oazjone è analoga a quella che abbiamo visto nel
caso delle onde piane in un mezzo con perdite. Avremo quindi un'onda di tensione
--il progressÌ'Va che si attenua esponenzialmente, con costante di attenuazione pari alla parte
immaginaria di k (e un'onda regressiva che si attenua con la stessa costante di attenuazione
ma nel verso negativo delle z). Per quello che riguarda la corrente, l'effetto delle per.dite,~ a
parte l'attenuazione" introduce tramite Zo un, p-~ccol0 sfasamento; che _è indipenger(e,;<~da Z; ,
5iccùme una costante di fase indipendente da'z ,è, naturalmente;, del tutto ine~'s:er.2iarb:,
porremo rrascurarla e quindi in tutte le applicazioni,:considerare, al posto di Zo,R,,)'.' è,ome~:· È:
!5e perla ,corrente utilizzassimo ,un riferimento di fase leggermente diverso. da ,qa:J.JIS;}de'Cta':', .' :./

tensione, sfasamento'che, comunque ,è piccolo è costante lungo z . · , '"l~!''''?'f'''::i'i~::,.:l!:·''' ,',' ,


.:.lJ variare della frequenza,. una linea di trasmissione con perdite, se le perdrrB:N o no s:
piccole, consente ancora,una propagazione non.dispersivadato che la relazione tra'~'la':p'arte
reale di k e la frequenza è ancora di tipo lineare, perlomeno se la banda di frequenza .Don è
,-[I così elevata.da mettere in rilievo le variazioni di R con CD dovUte 'ali'effetto pel1e:,(che
IJ comunque, è ,una variazione molto lenta essendo ,di tipo radice quadrata); quindi',con
tccellente ,,,aDDrossimazione, nel caso di se2I1ali a banda stretta (che ricordiamo essere
• J..1 . ___ . . :

i quelli di maggiore interesse applicativo), possiamo ritenere che su tutta la:~banda di


<. J :requenze la parte immaginaria di k sia costante, il cui, unico effetto. è quello di ,far
attenuare; ma:':senza deformar-e, il segnale man mano che questo';'si.,propag§,,, (sarà solo
-i I ne:.:essano introdurre de.!di amplitìcaton in modo che le attenuazioni non sùmo tali' da
I i,.J, confondere il segnale trasmesso- con il rumore). Se i segnali non sono a banda stretta, cioè
'1bbiamo dei segnali che occupano una banda percentualmente comparabili alla frequenza
cii centro banda (per esempio, quel1ù che accade sulle linee telefoniche in bande. base,
j- rt.alizza.tè con il doppino te!e:fonico, su cui viaggia un segnale a frequenze acustkhe, ciò
,.:he vanno, sosLanzialmente, da 50 Hz a 3000 Hz; a differenza della filodiffLlsione che ~ UIi
~è~nak modulato, Ci0r,; a banda stretta) ci possono esse:-::: delk difficolta per qudlo che
ri~Jarda la di~ersione. Irmanzitutto perché le frequenze sono basse e quindi. anche in
()re::;8nza di un buon conduttore le condizioni di pi~co[e perdite potrebbero. non essere
- I verificate, anzi la parte immaginaria di, k risuìta essere predominante rispetto. alla part.e
j reale, Al limite, non essendo più soddi~}fatte le condizioni di piccole perdite non possiamo

nemmeno effettuare ,gli sviluppi in serie, approssimati al primo ordine, che abbiamo fatto
prima e quindi dOvTemo considerare l'espressione completa di k perdendo quindi la lineare
dipendenza ddla parte reale di k dalla frequenza. Ciò causa una distorsione del segnale
che 511 tratte sufficientemente lunghe rende il segnale irrecuperabile. Tale problema fu
eV'idenziato per la prima volta nella seconda metà dell'ottocento quando furono stese le
2-57

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r
pri~e l~in.e~ ~ans~l~tiche, (tra E~?pa e.Stati Uniti) o tr~oceaniche \tra.le ~e. coste negli r
t
Stili lJmtl) tn CUI SI noto che gta a dIstanze dell'ordme de 1.1 e centtnala dI chilometri il
segnale diventava irriconoscibile . per· effetto della distorsione (nel caso di segnale
r
t~legrafi~o> i vari punti telegratici si sovrapponevano fra di loro): Chi per primo si accorse \
della semplice relazione matematica che doveva essere soddisfatta perché l'espressione di
k avesse solo la parte reale dipendente tineannente dalla frequenza fu un fisico e
matematico inglese: Heaviside. Infatti egli osservò che se è soddisfatta la condizione:

R G
-=-
L C
detta condi=ione di. Hem'iside, allora la costante di propagazione k può esprimersi come:

k = (:)
I ( R ì(
IL! 1+- d 1+--! =
G \
CD
f,l R 'ì'Z
iLe! 1+-. = m..jLC! 1+_1
(R \
= [3-.) -
R
j-
~ \ jaL) \ jCLC) V \. jCiL) l.. juL) . RI)

Otteniamo quindi che in questo' caso, essendo'à basse frequenze, la R ,è costante dato che
l'effetto pelle è completamente' 'trascurabile,::· :,abbiamo; ottenuto;: . un'espressione; per,',k "
rigorosamente valida, mentre nel "casoprecèdente di'piccole perdite era'venuta fuori da·
un'approssimazione al primo ordine; cioèJa costante di..propagazione .e lineare."ÌTI';(:)'più'una
costante 'di attenuazione costante ; con, l'a "',frequenza: ,t\nche~ .1'~spressione ,deHtimpedenza' 1-
caratteristica; sisemplifica.perché; se·' è, soddisfatta la.condizione;di ;Heav.isi.de~,ri~lta:: '.
:" ..

. . -, ..
~
il~~
I jet!., . ..~. --~;.;<, .~~. ':.- .:'
zo=R.1 ti G =R··
tJ
\h.J..- .~ I ~:
, ~'jCiL . : '.' .. '.'

Reali7-:"are la condizione di Heavisicie, soprattutto: a frequenze basse; non è una cosa molto
semplice dato· che in ~genera1e, per come 50no realizZate le linee 'di trasrnissione~ il primo
membro di'tale relazione è molto più grande del secondo. IPJatti a secondo membro c'~ la
ccnducibilita del dielettrico ed è cruaro che, siccome yogliarno diminuire le perdite quanto
più possibile, si farà in modo che la G sia la più piccola possibile. La R viceversa. è
tÌs.sai:a una volta scelto il conduttor~ (ad esempio per il rarne è dell'ordine dei decimi di .
n·m) e quindi non ~i pU0 agire su di essa. :-';ùn possinrno diminuire molt ..."! C perché cio
imp li~herebbe allontanare troppo i ci,mdurtori aumentando l'ingombro della struttura,
Quindi sostanzialmente il secondo membro della condizil.me di Heaviside non à
CtmtroUabile. r-ion ci resta che agire su L aumentandola, ma non possiamo pensare di
(Ittenere ciò allontanando i conduttori (per aumentare il flusso concatenato) in quanto
incorreremo nello stesso inconveniente che impedisce la diminuzione (oltre certi Iimiti) di
C. Per ottenere l'aumento di L furono inventati vru-i metodì alla fine dell'ottocento (quanto
stiamo ricordando ha più una importanza sh1rica dato che attualmente, sulle lunghe
distanze, non si trasmette più in banda base e neUe connessioni tra una centrale telefonica e
~1i utenti le distanze non sono così grandi da far produrre delle deformazioni sensibili del
~~gnale per effetto della dispersione). Un pcimo metodo fu proposto da un ingegnere
2 -58

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-- I francese, Pupin, e viene detto pupini::.::a.=ione. Dato che. siamo a frequenze molto basse (le
I lunghezze d'onda sono dell'ordine dì centinaia e migliaia di chilometri) l'idea. di Pupin fu dì
inserire lungo la linea di trasmissione delle induttanze concentr~te (ovvero aìi"\iolgimenti su
nucleo di ferro in modo da avere un codnciente di autoinduzione molto elevatoì
, I

periodicamente messe lungo la linea. E chiaro


che se la distanza :fra due induttanze successive
è molto piccola rispetto alla lunghezza d'onda, \t-"..~_ _d.
____-I\
ck<À, tutto a"v"viene come se queste induttanze. -_ _--l~ -l[==J-~o6R')f'tPCf<z....-tC:=
f0ssero uniformement8 spalmate, per così dire,
rispetto alla linea (come se avessimo un valor
j medio di queste induttanze distribuito lungo
tutta la linea). Si può, in questo modo,
aumentare dì molto l'induttanza per unità di lunghezza. Si ha, però, un aumento delle
l perdite (perdite nell'avvolgimento dell'induttanza e nei ferro) e inoltre si passa da una
suuttura a siITliTIetria cilindrica ad W1a che in realtà non ce l'ha. Ciò significa dire che
,) sicuramente verso la parte più alta delle frequenze ci possono essere dei problemi perché
si comincia a sentire la discretizzazione delle induttanze introdotte. rispetto al caso in cui
queste induttanze siano. in realtà degli elementi distribuiti. Quindi alllaumentaf;~r~della
frequenza si· è costretti o a introdurre. sul1a;;i1',~:;\,;, ,.:;,.
linea induttanze sempre più piccole e sempre " . - ,.,'.-" .. ""
più ,tiGine fra loro Ce questo comportèrà un,' . . : ,.
'I costo di realizzazione molto .elevato) . o ad,.
utilizzare ,qualche altra soluzione. Un uitenore.
.;iYt';;ì~i1Fytq1";~""~' ' . \,' .

metodo fu .introdotto da un ingegnere tedesco,


·J K..raup, che prende iIriqme di kraupi.=zazione. '.,
l.:' _
Tale
metodo consiste semplicemente
. "nell'a"'l!Volgere la linea ad elica su se stessa. In
· J questo ri1~do l'induttanza per. unità di lunghezza aumenta di molto perché" quest?L volta c'è il
tlussò'coricatenato con l'elica oltre a quello :fra i due conduttori. InqUesto··c'as/D purché il
passo de!l'elica sia molto piccolo rispetto alla lunghezza d'onda si .può ritenere . che
,_.J i'incremento.ç!ell'induttanza sia distribuito uniformemente lungo. tutta..Ja;sti'11ttura (arigùre la
.'5truttura non è più ·a simmetria cilindrica ma se il passo dell'ellcaè"rrlolto pi~cùlù r1spetto
alla lunghe::za d'onda il comportamento di tale struttura è 50staf1.zialmente.qtvdJo di una
!inea di tra:ill1issione). Tale metodo peffilette quindi un utilizzo deil~ llnee (con perdite) a
ti-equenze più devate di quelle che 51 nescon0 fa..::ilmente a r<l§giungere con il r:netod~) della
?upiniz-:'8"7ione. Per conuo, però, una 5trùtlura di quesJ:O genere costerà moito di più èi
.'I i.~u;;;lia preGedenk e, soprat~uttl~, va costru ita apposta mentre Gol n:etlìdo di Pupin si può
inten··enire anche su linee preesistemi. inserendo le necessarie ir.duwli1ze concent'J.r.e.
~ I :.~lm questo tipo di accvrgimenti furon0 risolti i probkrni della di::;persil)t'~e sulk tint::o;:
) ~è!..:funi.;;he e telegratiche a grande àistill1L.-a.: con ra-;,rvem\.l delle comunicfLZioni a .§lande
.:lista.nza per mezzo dellè 0nde radio tULto ciò nùn ba più una rilevaI1zl1 si.?Ditì~ativa :;e non,
12Gme abbiamo detto. una nota storiGa .
.J

~- I
I

:>.59
I
· )
l
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
Abbiamo sostanzialmentt:: tenninato il discorso sulle linee di trasmlssl0ne. Riprendiamo
• quindi la trattazion~ generale sulla 'propagazione guidata. di cui le linee dì trasmissione
sono solo un caso particolare, ovvero sono quelle' strut:tllte capaci di supportare un modo
TEl\.-·!. Ammesso che esista un modo TEV1 non può e~erè la più generale soluzione
possibile delle equazioni di Ma,"'0NeH, in assenza di sorgenti, all'interno di una struttura
guidante (ricordiamo, fra l'altro, che un modo TS"Yf si può propagare in una struttura solo
se essa è rnol.teplicernente cormessa), Riportiamo le equazioni generali che regolano la
propagazione in una struttura guidante con simmetria cilindrica,

( èE . '
I,
=J(ili:rH. x ~..
t +-
l
V 'ii . H
(".. )' ,
~< 1 i
"T" , '

. L-'
l--=":'
l èz Z k2 -~ Z!
\
-;
" t
-
f _
\I
aH
Oz
l _ '.
- JUEl. 1. X
r~ E..:... _1 \7Y, \7Y. • ('-:-L;<. E' . '
L - . -.. ' k"'. • • • -. J
)1
, ,

IiJ'r'·'II.H.
--r. -
= .r:1'. ; (L- :< -E,,)
.
J
.l
j .. • '. ,.,~ .'

je.:cF ;:= V'~':(H't~ f:)-


Ricordiamo che proprio imponend6'che'leultirrie)·dtie~~a:iÌtmifossero'eritnunbe'ùguaH· à" .
zero (cioè·. componente,:<longitndinaì:e:del.campo· "e l"et"..r:i~co .'. e:de1:campo:magneti co' nulle)'che'
abb i amo, p.otuto. sernp:lificare::1e prime equazioni' ed 'impo"Stare -lo 'studiogenerale'"sulle linee".
di .trasmis si one.: La, propri~tà:fondament:aJe. dellesoluzionhlatida nel. caso"di'mddi TElvf è' .;'.~­
quetla·.di·esserefattorizzabiIi;.:èioè'il campo trasverso (che'nel caso''dhnodi TELvE è tutto' if
campo) si);mò ~spri:ner.e come;prod~tto diuna.~one .scalare di'··T~~z~:jLP.e~~e~te: solo'
da 2; ~.:dl~t,1nà""funzlOne -vettonale d! modo, dtpendente solo' dalle. !tlWlv ., ; :ti ··tra.sverse.
Quello che cercheremo di fareècti ricercare soiuzioni più generali delle s·oIl.lzioni '11:.:.'.11
che ne cons~rvino, però, la sempUcitii (con"la speranza che le equazioni siano facilmente
risolubili). E chiaro che la pruna cosa che sicununente conserveremo è' proprio questa·
proprietà di fattorizzazione (alla base delta quale b possibile avere separato lo studio
delFandamento traS"'ilerso dallo studio dell'andamento longitudinale)~ continuerem..., quindi
ad imporre:

.-.
(E.
i
"
= V(z)e(t)
- _.

C ontinueremo ad indicare con gli stessisinlboli ie funzioni scalari e vettonali di modo,


dal1do sempre a V ed I le dimensioni. rispettivament~, di una tensione e di una corrente e
ad e ed h le dimensioni dell'inverso di una luncl1ezza. La differenza rispetto alle linee di .
tra5~issi-;ne sta nel fatto che a'vendo rinunciato ;'ll'assenza di ..:omponenti longitudinali non
potr~mo più, in generale, interpretare fisicamente V ed I come una tensione e una corrente
(non sarà più vero, in generale, che il campo elettrico è irrotazionale, neanche nella sezione
tra5'\lersa; né sarà vero che la circuitazione del campo magnetico dipende solo dalla
2 - 50

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
corrente concatenata alla curva stessa); potremo al più parlate di tensioni e di correnti
equivalenti, che non harmo niente a che vedere con quelle dell'elettrotecnica (non potremo
ad esempio andarle a misurare), D'ora in poi chiameremo n-todo una qualsiasi soluzione •
delle equazioni della propagazione che sia di tipo fattorizzaro;'(nel caso dei modi TThI la
fattorizzazione viene automaticamente fuori dall'ipotesi di modo trasverso
elettromagnetico). L'irmnediata generalizzazione al caso di modi TE'vI è quella dì modi che
" ' siano trasversi rispetto al campo elçttrico, anche se non lo sono rispetto al campò
mao/letico e, viceversa., modi che siano tr~"\t'ersi rispetto al campo magneti~o anche non lo
sono rispetto al campo elettrico, Se imponiamo' che risulta:

~Ij
mentre l'altra è diversa da zero, avremo dei modi trQ.S1.lersi magnetici, TIvI. detti anche
modi.g viceversa se risulta:
-- I
J

a'vremo dei modi trasversi elettrici.,. TE, detti .anche modi H, La seconda denominazione è
dovuta al fatto che spesso ci si può ri.ferire alla component;longitudinale ed :ndl~~:e.::qua:'le
dette corr.ponenti longitudìnali è diversa da zero. Vediamo allora se possono e,slsLt:re.modi
di questo genere, come sono fatti e quaìi- sono 'Ie loro caratteristiche,.. ~:~\;t,'fhì~!"S.çop~', .
~upooniamo di 00nsiderare i modi TE; ciò sh:mifica dire che risulta: .... ,l'."...... ....l'
~..... ";~~if~
" 4 !
,
"
.-- .. "

v. ' (H_)( L) =0
• -J" ...
::::;. -~= BE ..
8z J'~H
-~
j
;( -:-)'
l
=
..i.: :
ClOe la prima delle equazioni sulle componenti trasverse si è semplificata come. nel caso
" .J
dei modFI i-VI. Imponendo la fattorizzazione (in modo da separare le derivate,' rispetto a z
dalle derivate trasverse) a'ItTemo:

l dV, l'
-_.: iI .J1 - - e = jU'fllh;.: L
! dz-
i
r_ -

dI !~ 1 ,~, "")
- -.-1..,. -h = J' ('--ZVi, i.
-
:( è- -
- 1 r" Z
V". . Y _ ' I
. ,,-
e) :
i. ;( -~!
t. u.L.. :... ~ .-:

.I
I La prima di qUèste eql!azioni è idtntka al ~a::;o delle 11l1e;:;Ji trasmiSSl0tie pèr CUl ne
deduciamo 10 stesso risultato cioè che affinche tale equazione possa essere verific2.t2.. é
l nec::ssrrri0 che i vettori ~ ed h:/ì: siaI10 fra di loro paralleli. e la COSWJ1te di pf()por:::iormliti
J e una vera costante perché non dipende né da z né dalle coordinate trasvers~, Quindi
risu tta:

Ricordiamo poi che. nel caso delle linee di trasmissi0ne. abbiamo millzzato la costante A
per cL.qre un'interpretazione tisica alle funzioni scalari di modo, in particolare per definire la
:. - 6 ì

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
corrente. Nel caso arbitrario di modi TE (o ThL) che stiamo analizzando, invece, abbiamo
già detto che non possiamo sperare di ottenere tensioni e correnti (nella migliore delle
ipotesi potremo defInire o una tensione o una corrente, a seconda se è il flusso di cl o il
t1usso di Q ad essere nullo); ad esempio nel caso di mo€ii·TE che stiamQ conside~do
-sicuramente un tensione non è possibile definirla poiché c'è un flusso concatenato eli
induzione magnetica e quindi la circuitazione del campo elettrico anche nella sezione
trasversa è diversa da zero. Si potrebbe pensare di definire, al più, una corrente, visto che
il flu~sò di.Q è nullù~ (quindi la circuitazione del campo magnetico sarebbe sempre pari
alla corrente che fluisce nel conduttore) solo che come vedremo in seguito se un modo non
è TE'vI la corrente globale che 11uisce in un conduttore è sempre zero (perché le correnti
per pezzi del conduttore vanno in un senso e per pezzi dei conduttore vanno nell'altro senso
e quindi la corrente netta è sempre nulla), e quindi è assolutamente inutile introdurla.
Quindi su una struttura guidante in cui c'è o un modo TE o un modo Tj\,f è ne possibile ne
conveniente introdurre i concetti di tensione e di corrente così come l'abbiamo fatto per le
linee di trasmissione. Allora è intuitivamente evidente che potendo scegliere la costante A
ad arbitrio la sceglieremo nel modo più semplice possibile, cioè scegliere:

A=l

imponendo quindi l'uguaglianza diretta deivetton È' éd hXl:; Otteniamo' quindi:'-

Ritomando~quindì··.aHe_equa:zioni <che'coinvolgono'le- 'defivate-Ìn'z'avremo.::-- - -


i
,:',

-rI - dz = Jcq.il
".{N . _
-,-

J
I dI
!\--h
r 1 -;
== je.:l:V! h.J..-. V.V ·h!
dz- :- k~ . t _ !
t. 1,..0 .J

~·ie!1aseconda equazione c'è un'uguaglianza tra tre vettori: uno a primo membro diretto
lungo h. uno a secondo membro diretto iungo il e un terzo vettore (secondo termine a
secondo membro). Perché questa eguaglianza possa aver luogo è e"-tideme che anche il
terzo vettore deve essere diretto lungo h. il solito ragionamento, analogo a quello tàtto per
la costante A, ci fa vedere che la costante di proporzionalita deve essere indipendente sia
da z che dalle coordinate trasverse, cioè deve esistere una costante, che chiamiamo _~ 2
tal~ che:

f
dove per omogeneità dimensionale kt avrà le dimensioni d:-l1'inverso di un metro [m- ].
Quindi la seconda delle equazioni precedenti si sdopPia anch'essa in un'equazione
vettoriale, che abbiamo appena visto, e in un'equazione scalare data da:

2 - 62

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Ancora una volta. quindi, abbiamo ottenuto una separazione fra. le equazioni che governano
Pundamento trasverso del campo, che riscriviamo:

e quelle che ,governano l'andamento longitudinak:

i dV
= J. d
-IJ 1--
J dz .

dI 2
i{ . / k - ..
., ~
! -- = JC::E' l-~ V
l dz° ·l k·
che sono formalmente analoeÌ1e alle equazioni delle linee. dove la struttulia 'traSYersa
compare solo attra,,:erso la COSUì.11tek/, ché.per 0rasappiarno' solo che deve· ~~ilsfèf!e;~g'~rché'
esismil 'modo TE ma non sappiam~ ancora se efferrivameme esiste e qv"an~~ vale.
Dobbiamo quindi, per sapere qualcosa di più sull'andamento trll-~erso e su ki~t p~b'cedere
netla riso luzione delle e:qtiilioni vetto.naii. Ricordiamo che nel caso dei mod! liEvi non . :.<

f I abbiamo·;·o.dovuto risolvere un'equazione vettonale perché siamo riusciti 'a~ esprimere il


. I vettore trasverso ~ in termini di un potenziale e quindi nsoìvere un'equazi"one·ai:potenziali .
LJ
'./ediamo se·:si.può fare qualcosa di analogo anche nel caso che stiamo considerat'ldo:
osservÌa..iJ1o 'che risulta:

V,,
'
T...r
.. .;. ....
( -~
A
A

1.)-
... '
-
\
- lÌ
'J = V. :,h=O

ov"vero. b è deducibile da un pot~nziale. OVy"ero esiste una funzione che indichiamo ..:on 4J
tale che:

1
h =--Y,\J.!
- 1.. ..
l\. •

(I.j;: pl)tenzial~ ma,gnetico,equivaic:nte de! potenziai;:; dettric:o CD), dove per comodità neU~
relazioni che otterremo di ::ieguito abbiamo introdocto il fattore l ;k. Osst':f\/in.rr:o che
operare .su f:!, nel caso di modi TE~t non ci avTebbe gnn.lmito che il pl)tènzial~ fosse stat0
monoan.'lmo mentre per il carr!f1o elettrico, siccome avevamo dimostrato che la
circuiLazione era nulla, cì forniva un potenziale Q) monodrorno. :<d no~tro caso (modo TEì
il potenziale, introdotto, 41, è monodrorno perché, come abbiamo ossen/ato
precedentemente, le correnti che scorronl) lungo un qualsiasi conduttore sono sempre zero.

2 - 63

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Il probi~rria, ovviamente, non sussiste se la sezione è semplicemente connessa perché basta
che il rotore di h sia nullo perché h sia a circuitazione nulla; se la sezione è
molteplicernente connessa e non si considerano contorni come Cb allora la cIrcuitazione
(anche se il rotore è zero) è pari al flusso di corrente. ed .è..qulla se è nuiIo il flusso di
cotTente. Dato che gran parte delIe strutture guidanti in cui dovremo considerare i modi TE
e 'r.vf sono semplicemente connesse iI problema non si pone affatto. Espresso che sia il
vettore h in tennini di un potenziale andiamo nella seconda delle equazìoni che governano
l'andamento t""lli>'Verso ed otteniamo:

avendo eli,..ninando il fattore comune -li~' Siccome il gradiente deUa somma è uguale alla
somma dei gradienti (essendo un operatore lineare), posslluno mettere un gradiente m
evidenza., o'V. .·1,tero:

Essendo il gradiente un'operatore' differeI1ziale: se'~ nullo vuoi dire, che la fup.zione è
costante cioè: ',' ,-

',' Ivl~\;evidentement.e~;if:;,yal~re",qLquesta •• costante èinessenziak,dato 'che ~queno.' ,che: ci


interes~a;<:' ci~è,:n.,,,;; si :6ti:ienerfa~:èÌ1do:, ,il ' v't qJ; quindi 'possiaino"assurnere;'que~a ~c;~stante
, ugu~He~a ,zero'.' (poiché- "la' sofuzione, " generale di" questa' , equazione~:è;, :~a:i,sp4ùzione
deU'omogenea>':associata ::pià .una soluzione, particolare, possiamo'semp~e~·sce:gI1ere la
soluzione particolare' costante tale che questa' equazione sia uguale azero" cioè .sia
omogenea). Ott~nìamo quindi:

che va sotto il nome di equa:zior....e di HeImr.oIt=. o Bqua=ion.e d'onda. Quindi la


determinazione di tI è ricondotta alla ::;oIuzlone di questa equazione differenziale. Come
'tutte te equazioni differenziali alle derivate pan:iali. per poter impostare il problema della
soluzione. bisogna imporre delle condizioni al contorno, Come sempre le condizioni al
contor.1O derivano dal fatto che non ci devono essere componenti tangenziali del campo
elettrl-::o lungo i l:onduttùri che delimitano la guiJa: la componente lungo:::: è nulla per
ipot=si p=rché stiamo considerando dei modi TE.
Dunque deve verificarsi:

E.'
- rI
. el C =O
ov·vero:
~~
-'~C
z . . 64

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
" ;

=
'--y----J
=:;>
'---v---'
?emlUrandD
-i n ·hl
-:c =O
e=h;<
- -
Tz =c~l=ènti:
il pro ci otio mi rio

,
=O =
~

e ouindi:
-,

-
I I
::lic

Abbiamo quindi da risolvere il seguente problema:


~

! 1 .,
! v; 4J + k; 4J = O
~, I
I imy, --O
I \-1
, ..J L éb iC

ov"vero l'equazione di Helrnholtz con unacondiziùne al contorno di tipo Neurnann .. Quindi


se i modi TE esistono~ gli .andamenti trasversi sono ricavabili, a.partire diù~tmhzione
potenziale t,ìJ il cui gradiente, a prut~ il fattore -ljk,., ~i da f1. da cui si ricava·-~·~ite;qa
reiazione e = hx'ì... Gli andamenti 1oncitu dinali 'sono dati serr:rplicemente daìla",spJnz,i.one·di"
una coppi;' di-eq~azioni differenziali- ordi~a.rie. Per detenni~are la fimzione'p;jt~l1ziirle41'
dobbiamo riso'lvere {'equazione di HelmI10ltz omogenea con condizioni alcontomqJdi tipo
)feumann.'Questo è.·una. -classico :problema della teoria delle equazioni dlIfef.~Ì1zia1i, •
nonché degli operatori .Ime·ari, 'irÌ'cuiiI ,tipo di equaiione da risolvere si chiama::eq;;tczzione
Qf!.li autò-v'alori, che in algebra si incontra sotto l a t " ( : m n u : ' < :-:.::{f.';,(.(
...... ." ".. .
- '-'

'. -.; .~- - .

dove A è ,una. matrice, ComesappiaI!10 la-matrice è un caso particolare di .operazione


lin:!ar~, anZi e Foperatore lineare ne~li sPazi a dimensione tìnita.Nd cas,O generate che
~tiamt..) considerando, in .;uÌ !e funzioni (1.;;, ecc.) sono appaI1):nenti, ad esemplt), allo spazio
L: ( tanto per far riferimento ad uno :;pazio che conosciamo bene), l'operatore laplacìano è
un op~raxùre lineare in L 2 (perché il laplaciano dì una. combinazione lineare è la
combinazione lineare dei laplacianiJ. Quindi la risoluzione dell'equazionè di HeirrJlOltz
equivak a determinarne de!l.e soluzÌo,,")ni non bill-;ali in cui il risultato de!l'app!ic3Z!One
deWJfH':faLore laplaciano ridà., a parte una costante moltip!icativa, la funzione cui esse è
stato applicaLO (così come, nd caso deil'e.quazil.me agii aut'..."lvalori, l'applicazione di A ad x
ci da semplicemente x moltipliçata pèr una costante, in seneml~ 00mplessa). Quindi
1'esisterJZa di modi TE è legata ali' esistenza di solu:::ioni non banal i de 11' equaziofie agli
autovalori rappresentata dall'equazione di Helmholtz. :Naturalmente l'operatore lapla.::iano "
che s[iamo considernndo non è soltanto la somma del1e den'l,'1Lte seconde ma. nella
dèfinizione di tale operatore è incluso anche che lo spazio su cui agisce questo 0peratore
( . .)vver~) il suo dominio di detinizione) é soltant . .) i'insieme delle fi.mzÌoni che hrumo derivata
normale nulla lungo il contorno del dominilì che stiamo considerando_ Ricordiamo cosa
accade per un'equazione agli autovalori nel caso di uno spazio a dimer...sione tinita, per p\)ì

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
gi'ù~ililcare (senza però dimostrare) l'estensione dei risultati che faremo al caso di spazi a
dimensione infmita. Ricz.,rdiamo che nel caso delle matrici esiste una differenza
fondamentale tra matrici JwrmitianE (dette anche a1Jloaggiunte); cioè matrici che
coincidono con le proprie aggiunte, e generiche matrici;- -non hennitiane. Una matrice
henrutiana è la generalizzazione allo spazio complesso delle maL'Ì.ci simmetriche; in
particolare ricordiamo che per una matrice hennitiana risulta:

(x,Ay)=(A.x.. y)

..::iot! è possibile spostare la matrice, da sinistra a destra, nel prodotto scalare (hermitiano).
Nel caso di operatori hennitiani sappiamo che si è in grado di dare delle risposte molto
precise al problema degli autovalori (alcune delle cose che diremo valgono, in generale,
anche se gli operatori non sono hermitiani). Innanzitutto, t'equazione agli autovalori
ammette sempre almeno una soluzione, cioè esiste almeno uli/autovalore: anzi. in realtà Ce
ciò ~ valido sempre), esistono sempre n auto-v-alori pur di contarne le molteplicità. in modo
opportuno (ricordiamo che un autovalore è semplice se incornspondenza di questo
autovalore esiste una soLa soluzione, a meno di fattori moltipIicativi, dell'equazione agli
autovalori; è multiplo se, viceversa,. esistono in corrispondenza di questo autovalore più
soluzioni lineannente indipendenti- deII'equazione:agli ,aiItovalori) .. J:..a. cosa importamenel
caso di operatori hermitianiè che' lo spazio generato da,tUtti, gli autov:ettori' è'una·.base per'
lo spazio vettoriale (1acosiddetta decomposizione spettraledeil'openùore), cioè è
. possibile rappresentare qualsi~i .. :vettore)'"d~llQ ,'. sp~ìo' considerato,.: utilizza..'1do . gli .
autovettori . ,di ,un. operatore,. herrnitlano' '(iri .partic6Hfre' ' 'di"ùna "matricehennìtianay~,;scgli
'" autova:Jàri{>sono~tilttii'·dIstinti.' allora". essi, sono:·. onogonali. fra loro .. ·· Se, ' viçeversa"
. " cOnSidenamo;;autovettori:òhe,appartengono"allo, stesso' autovalore {perché~,natu.r~ente"si.
tratta,di·,;um:::aut~valOI~e,:.degenere) ,essi.~·in generaI e~ ,non "è detto che siano ortog6ntfH;'esiste '.'
però.il' procedimento . :dbortogonalizzazione:di .Qraarn-.;.Schmidt;medÌante ·ilqualei~a.·':partir,e
da un insieme' di vettori, non" ortogonali' è sempre. possibile' ottenere··un' sistema 'equ ivatente,
. cioè che sottende allo: stesso spazio, di vettori ortogonali. A partire dagli autovettor.i.:.è~::­
possibile. quindi", . costruire un sistema òrtanònnale' di base per lo spazio che stiamo
cop...siderando. In questa base, come sappiamo, la matrice ha una rappresentazione
semplicissima: è una matrice diagonale. la cui diagonale è costiruitada tutti.gli autovalori
della matrice stessa (processo di diagonalizzazione della matrice). La differenza tra
e
operatvri hennitianÌ e operatori arbitrari che per questi ultimi non sempre è possibile tale
diagonalizzazione, al massimo si può ottenere una diagonal i77azione a blocchi. Queste
sono le proprietà dell'equazione agli autovalori nel caso di spazi a dimensione flnita.
F orrunatameme proprietà identiche valgono anche per una certa classe di operatori
hermìtianì negli spazi a dimensione Ìntinita. A..nche negli spazi a dimensione int1nit~ se un
operatore soddisfa la proprietà sul prodotto scalare (che abbiruno prima scritto) si dice
hennitiano (o autouggiunto). È possibile verificare .;he l'operàtore lapladano è hermitiano.
purché pro·vvisto di opportune condizioni al contorno (in realtà, purché soddisfi qualunque
condizione omogenea al contorno). È possibile dimostrare che per questo operatore
hennitiano, con le condizioni al contorno associate all'equazione di Helm.holtz. e purché il
dominio sia fmito (ed è il caso che ci interessa) l'equazione agli autovalori gode
. esattamente delle stesse proprietà del caso di spazi a dimensione finita. Quindi l'equazione
agii autovalori ammette soluzione in corrispondenza di un!in:fmità numerabile di autovalori.
.:::;
fuoltre autovettori, ovvero autofunzh1ni, . che appartengono ad autovalori distinti sono fra di
tiJro ortogonaIi; l'insieme delle autofunzioni appartenenti ad uno stesso autovalore è sempre
Z - 66

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
finito (non ci puo essere un numero infinito di autofunzioni degeneri). Vinsieme di tutte
queste autofunzioni costituisce una base per lo spazio vettoriale considerato, in part.i<.:olare
nella nonna L2; quindi qualunque funzlone a quadrato integrabile può essere espressa come
una sOvTapposizione lineare (naturalmente come il limic~·· di una sornrna) di soluzioni
dell'equazione agli autovalori. L'insieme di queste autofunz:ioru è ortogonale o può essere
reso tale mediante il procedime-nto di orto.gonalizzazione (che- non compona probkmi
perché abbiamo detto che per ogni autovalore c'è al più un numero finito di autovettori,
quindi con un numero finito di passi possiamo ono,gonalizzare le autofunzioni). In questo
modo perveniamo ad una famiglia nurnerabile di autovalori (detti anche autovalori "
trasversali), che indichiamo con:

(osserviamo che a rigore gli autovalori sarebbero i kt 2, ma per abuso di linguaggio


continueremo a chiamare autovalori anche i ~) è, in 0orrispondenza di questa,. una fami.~ia
[J ortonorrnale di autofunzionl, che indichiamo con: .
( tlfn}·
. . :i::}'<:;f!il-'.;')/" _.:,
Quindi non soltanto esistono soluzioni delf'equazionedi Helmholtz,re quindi e;?}S;r9,i)o; modi
l-.J TE. ma in realtà ne esistono un'inflnità numerabile. E l'insieme dei potém:1~li,', le
J- !
;~I r] autofunzioni, che comsoondono a tali· soluzioni~ costituisce una basèWualsiaSi!:.fuizio~e di
i .L L 2 (in realtà costituisoe'una base anche in spazi con . altre nonne. ma.a noii'nt~~;~~'~a.fi& le. ,: :!
funzioni a' quadrato'integrabile). Un'ulteriore proprietà che è specifica deH'o:.f.?~eratote

(u laptacia.no è che .gli autovalori {ktn } non soltanto esistono e sono .un'insieme-"!1~~erabile
ma sono numeri reali e positivi" (ecco perché. abbiamo messo Il segno "_" davì'aTIti alla
costante di proporzionalità kt 2 fra ilgradientet.ras""'fersodella divergenza. trnsversae.Ì h ed h
~rl L-J
stesso). NaruraImente gli autovalori nulli non ci interessano perché sono: queHi che
a~.,.Temr:r),ò,i0tt~nuto se, nel casi dei modi TE:i\.·f, avessimo scelto 11 invece che e~ dato che in
cai casò l'equazione di Helrnhoit.z diventa quella di Laplace con le condizior~j alcontorno
-J sul campo., magnetico, invece che su quello elettrico. . ,_ ..
Pcr dimostrTIre tale proprietà degli autovalori partiamo dail'equaziorie di HeL~nho!tz:

-u y2\jJ
- ..;..k=llf
. -'t' . = n
\J

Integrando sulla sezione trasv"ersa tale uguaglianza a"'vTéffiO:

1
., ~.
. , f\yl
f\1I"'Y~t.lJdS-i-k~ ~ I
1
Jo
ds=O
S S
Risolvendo rispetto U k/ U"'vTemo:
2 .. 67

\ J

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
k tz --

dove l'integrale a denominatore non è altro che la norma al quadrato di \V (norma in L\


L'integrale a numeratore può, essere trasformato ùtili.zzando unI identità. fondarnentaÌe
dell'analisi vettoriale che è la la identità di Green, espressa dalla relazione:

(è una specie di generalizzazione deila regola qi, integrazione per parti) dove C è ii
contorno che delimita la superficie S (tale identità vale, in real~ in spazi di dimensione
qualsiasi). Nel nostro caso se prendiamo: f=l.tI. e .~ avTemo:
.:

dove~perJe.'. c'Ondizi,oni~a:hcontomo .associate' aWequazi onedi'Re lrnholtz;:,il' primo :'integrale: .


a 2 0 merrtbtò;e11uIr6.:XQliiridiTisulta:.:, '.

Dunque abbiamo che:

che è sempre maggiore di zero purché non sia nullo il gradknte di 41. cio~ purché 4.1 non sia
costante. Quindieffettivarnente tutti gli autovalori, se diversi da zero, sono maggiori di
zero, e reali. Tale proprietà ci dice anche che !loperat\.")re iaplaciano, oltre ad essere
hermitiano, è anche dejinito POSiEi1lo, cioè risulta che ii prodotto scalare (x,A.x»O (tale
prodoct0 scalare è sempre reale, se l'operatore è herrnitian0: nel caso specifit.':o è anche
sempre positivo). Abbiamo allora che essendo l'insieme {kt n
} numerabile, di numeri non
negativi, può essere ordinaro in una successione crescente, e si può dimosLare che l'upico
punto di accumulazione di tale successione crescente è }":o: cioè questi kt crescono
indefinitivamente non accumulandosi in nessun punto al finito. ovvero è un insieme
discreto di numeri reali e positivi. Ritornando un po' all'inizio dello studio dell'esistenza
2 - 58

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dei modi TE, abbiamo visto che la scelta fatta di cercare soluzioni di tipo :fattorizzato ~
3tata una buona scelta (almeno dal punto di vista dell'esistenza di tali soluzioni). Infatti,
effettivamente, le soluzioni' esistono e sono ricondotte, ancora una volta., ad UI1 'problema
scalare ba$ato dalla risoluzione di un'equazione scalare, l'equaZione di Hdmholtz, ta quale
è abbastanza più complicata di quella di Laplace (che si ha per i modi TEYf) dato che per
que$t'ultima ci potevano essere al più un numero tìnito di soluzioni (in fimzione de!QTad0
di c(lrffi1~sslone della superficie tras-',.-ersa). Osser·,riamo a questo punto che c0mbi~and0
linearmentè le soluzioni TE oU~niamo ancora soluzioni: quindi effettivamente cominciamo
ad avere a disposizione un insieme di soluzioni paIticolari delle equazioni di :VIa'(y,;ell che
soddisfanù almeno alla prima condizione necessaria per poter rappresentare qualunque
soluzione ovvero, siccome lo spazio dei caInpi è in±rnito, è chiaro che se non ci sono
almeno un insieme numerabile di soluzioni partiGolari non possiamù spt!rare di ottenere la

i soluzione generale. Altrettanto evidente è che i soli modi TE non possono bastare
(mettendo insieme modi TE otterremo sempre ca."'11pl TE, che non hanno componente lungo
z dèl campo elettrico) ma dobbiamo necessariament.:: ùonsiderare anche i modi T:VI, per cui ~
risulta:

Procedendo in maniera. analo.2a


-
a quanto .tàtto per i modi Il::. otterremo ancora:
.",

'.,-!_ r

Dalla irrowzionalità di ~ (che. essendo Hz=O, equivale a dire che ~ è a circuitaz.i:~r{~:.nul1a)


si ricava che: . .. :'

dove" per analogia con i modi TE\f, la funzione potenziale la abbiamo indicata con cD.
Inoltr~k equazioni che governano gli andamenti longitudinali saranno:
r
L~
l -r\ !' ( \ ,. .~ '~'.
Cl Y • i K.~).,.
-- = jCill.: 1- -~ 'l
. dz· - . \. k")

dI . "('
--= j(:.'Zv
dz -

L!equnzione a cui deve soddisfare ia funzione potenziai e sara ancora l'equazione di


Hdmholtz. ov";ero:

i
L Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
Cambieranno le condizioni al contorno che in questo caso saranno date dal fatto che nel
caso di modi TM, di .~omponen? tangenti del c~o elettrico che ne sono due: sia quella
r
lungo z.. che non e pm nulla,. SIa quella lungo 11 contorno C. Imponendo le condizioni al
contorno, per la componente lungo Z. deve nsu{tare: .. ' . ;. r
V.'
.. -e= O v:cDI
• ìe
=O :::';>
'--' cD!·e =O
dall' equazi one
di Heimholt:: .

dove osserviamo che V't ·~O è da intendersi come limite per punti che vanno verso il
contorno (visto che su di esso non è definito iI gradiente trasverso). Quindi la funzione
potenziale r.D deve essere nulla lungo. il contorno. Andiamo ad imporre l'altra condizione.
cioè che non ci siano componenti tangenti del campo elettrico lungo il contorno, ovvero:

ò<D1
E.·L" =0
-. -e· i c = O =- -l =0
ècl c
cioè CD deve essere costante lungo ilcontomo. lVIa· dal1a .,condizione precedente abbiamo
o

visto addirittura che <D deve essere i denticarnent e nulla lungo il contorno, ,che quindi già
contiene la condizione che ùeve essere soddisfatta' da <D per !a .. componente tangente' dei '.
carr~o eiettrico lungo C ..-\bbiamo quindi .da risolvere, nel.caso di modiThi; il seguente
problema:

cioè sempre l'equazione di HeIrnhoitz ma con condizioni al contorno di tipo Dirichlel,


invece che' di tipo Neumann. La differenza fondamentale de! caso Tl\I dai TE'vI sta nei
fatto che pure per condizioni omogenee sul contorno si hanno sOÌuzioni non banali per cD, .
con 1<.;;=0 (visto che l'equazione da. soddis:tàre non è quella di Laplace ma quella di
Helrnholtz). Ancora possiamo ripetere per questo problema agli. autovalori tutti i risultati
che abbiamo visto nel caso precedente, in particolare ancora una volta gli autovah.1ri sono
tlitti positivi (perché se facciamo gli stessi passaggi, in questo caso. dalla prL"11a identità eli
Green seponiarno f=$'; . essendo <D=O, a..-riviamo allo stesso risultato visto nel caso
precedente), Quindi anche i modi T:\-I esistono, sono un insieme numèrabik, i
corrispondenti autov:l!orÌ costituiscono una successÌl)ne crescent~ fino all'o:o di num~ri reali
e positivi; le corrisp0ndenti autofunzioni costituiscon0, ancora. un altro sistema di base, in
generale diverso dal precedente. In questo modo ci ~iamo costruiti' un insieme di ;:;oluzÌ0ni
particolari (TBI, TE e DvI) che per sovrapposizione può quantomeno costruire dei clli'TIpi
che abbiano tutte le componenti diverse da zero. Resta da vedere se questo insieme è o
non è completo (cioè se sovrapponendo linearmente campi di questo genere si ottiene la
Diù 2:enerale soluzione all'interno di una Struttl.lfa 2uidante).
kic;pitoliamo un' po' le relazioni a cui siamo -perlenu'ti nel caso di m0di TE e T)..-1.
Dall'ipotesi di fattorizzazione delle componenti tras·.;erse del carnpo:

Z -70

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
.l
, si S".1nO ot':.enute successi'vamente le relnziorj seguenti:
< ••

Modi TE Modi T;\I

i
, i
, ;
i
h=--J.V-.41
- k.·

---':'-1
,J
r~] ...
J
! è1j.d
=0
)il -À-:i

(..11·e
.-'-il
\
J
. dV , ! k~ .~
i dV . i-dz = lC::l.l.it 1- k::) I
-> :

dz= Je:uI
.i - - . .J •

.\
k 2 ""l ,.l' dI
;'.·rr
UJ. , i 4 -
- - = j6:X:V
; - d.z = J6El 1- k ~ (\I dz
l ~ ~ ~ j
.-;.;,"

: r::;. :( h = O : irrotazionaliti di h. rç.. :, ~-= O


l
irrotazi onalirà die
.h = O
! :-

~V.·; e =O : solenoidaIitil. di e :.v~ ;sclenoidalità-di h

Osser.,.·i8J.l1o che ndle ultime relazioni. per i modi TE, la solenoidaEtà di ~ la SI può
ri~avare dalla irrotazioria1i[3. di b. ma. in maniera più irr.:rneòat:t, dalle equazioni ·':':i \·i3..'<,~.::iell
essendo, in 1.ssenz:;:t di sQf'2.entL il C3.l11PO elettrico E a divef'2.e~a rru[la. AbbiaJntJ D(li Gh~ ,
-_ .. - _. I.

i'insiem~ delle funzioc.i y.r e CD, rispettivamente per i mcdi TE e T),'l. ii ?<?ssiarrlo suppçr:-e
<2-e,::;tituire un insiemI! ,-'t'tonorrnale che abbiamo detto e~sere .,;\.'mpiet0 in L- (nel :senSI) della
~omplètezza ndio spazio di Hilbert L \ cioè sia l'insiçme {l.V:-J sia Finsiçme {cDJ
costituiscono una base per lo spazio delle funzioni a qua.drato integmbil c:, suib sezione
della QUida d/onda.
'-
Osserviarno ora che è plìssibile dare alle equazioni che gO\iema..'ll) gli andamenti
longimdir.ali (che coin~;olg.ono le funzioni scalari di modo) una fcmna simile aile equazIOni
Jdle linee, che ricordiamo essere:

:. - 71

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
.. ,'. i

In realtà nelle equazioni delle linee c'era 13 al posto di kz perché la costante di propagazione
lungo z ~oincideva con la costante di propagazione ne! mezzo. Nel nostro caso invece,
come vedremo. non è detto che questo accada e per questo abbiamo indicato la costante
~ propagazione che compare in tali equazioni con k:; per ricordarci che è la costante di
propagazione lungo z. Se consideriamo i modi TE, uguagliando membro a membro le
equazioni omologhe awemo:

Ull
Zo=-'
k.
.... ...
" • ",O

Inoltre deve risultare: - •• , .... o.

I ~ \ " , ','
k.
_4 =e:::e: 1- -k:2' l, dove k
r ~
=(i).jZi-!- è la costante di'propagazione nel mezzo
Zo ~ k )

Osserv:iarno';che dana~rè:laiione-prec-edente'il 'rappolto tralci e Zo .lo ,si puo esprimere ,anche


come':" , " • . ,.' . ' : ' .:':" .. :.".""
".
f'"
}.' .,
,,:t:;'l . I
.;"'<;,',

.' .. ;~~, .i:~·.(~,


k,. k; " . . .~:~" • lo :

- - =-- ..
'z o .'
" ' ;:~~_' ;:~ ::!.f; o,.
,

Combinandola con la precedente espressione di tale rapporto si ha:


l" ..,\
k:
k-.:
,
= i l'
1- -
k'' Il
i
=> k __. = v,k' 2 - k;.'~
(i)-ru'
. I
\. .- )

Quindi definendo opportunamente la costante di propagazione (che non coincide con quella
del mezzo) e t'imp~denza caratteristka con le posizioni:

2-i2

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
l'ùJldarIlèntù lùngitudinalt':, nel caso dei modi TE, è governato dalIt': equazioni delle linee. In
maniera del tutt(.) arlalaga, nel caso dei modi TNI· le espreSSlOnl dell'impedenza
carar.teristica e della costante di prop~oazione sono:

"l
'~I

l
Quindi con queste due posizioni le equazioni che .governano l'andamento longÌtudinale dei
modi sono sempre le equazioni del1e linee.' E evidente come questo risultato sia
estremamente importante in quanto comporta che nello studio non solo delle linee di
trasmissione (cioè dei modi TBvI) ma per qualsiasi modo, TI o 'EvI,. che si possa
propagare lungo una struttura guidante le equazioni coinvolte sono sempre le stesse, le
t':quazioni delle linee, pur di deflnire opportunamente le costanti di propagazione e le
impedenze caratteristiche (quelle che a suo tempo chiamammo costanti secondarie della
linea). Quindi dal punto di vista qella propagazione su una qualunque struttura guidante, la
propagazione .di un generico modo 1-!7-" o TN! è equivalente a quella che a""JTemmq. s,u. upa
li;:..eadi traSmissione equivalente con le opponunecostanLÌ secondarie: cioè la, ti?,:rlsi,ònee
la corrente .sulla linea equivalente. coincidono, numericamente e . in andamento;,',c.0,Il.1e
funzioni scalari di modo V ed I introdotte p~r studiare LP. propagazione sulla gui;~,~,b~"p.e~
qu~sto sono d~lIc:; anche lènsiOnè e correme. equivalenti. Osservian1o che<l:7:!ì;çGitaflIi
secondarie k-z; e lo vlli"iano non soltanto .conIa frequenza ma anche in fimZÌone;' del;" modo"
che si ,SUl consideranclo, dato che in kz è presente kt, il quale è mlO deg+i auto:ftal,crr,j che
-I-:] varia a seconda ,de! .modo. Quindi ogni modo.haJa suaiinea dì trasmissione equi~;h.l~fi~e.. (le
I J cc;stanti ,dì un rn:oqò~,in generale, sono diverse da quelle di un altrQ modo, D,?TI 59,{Ò' se
~- ,: 1 :: -p'a~~iamo dai" modi TE ai modi TIvI .'ma anche ne lI' ambito de il e stess.~.:; c1~si sì modi;;. TE e
! . .
1:\-1:" salvo 1 .casl&.ovvÌamente, q.e~: modi de,generi che harmo la: ~~?sa . cgstante di
. ....... _, "

.-( -.,. propagaZione:t la stessa impedenza caratteristica).Ossenriamo ch~.forma1rnente nel caso in


GUI Gonsiden3ITIO k,=O l'equazione di Helmhoitz diventa l'equazioné di Laptace e quindi
..L-.i riottéruruno che la costante di propagazi.on~ è· proprio la costantè dipf!Jpagazione nd
_I
mezzo (k~=k) e Z,,=C (cioè l'impedenza .caratteristi..:.a ~ ]'imoedenza intri.nseca ,del m~z:zo ~
• -. • _.,.L • .

cio è .dov.uto al fatto ch~ durante lo studiù dei modi TE e TvI abbiamo $cettù :~=1,
ricordando poi che. Pimpedenza CMaLteristica deUa linea è pari propri v a 2:; diviso A).
Ritoma..'1do alla· c1ìpendenza dal1a frequenza della costante di propa§:azione, in gen;:rale,
if
..,n,~>;., "'''' ;1 m"'Z20 ,-h", rl'.;>mp·jA la ~tn,rtur"" ..... "'on r!l'~n.:>.-:;:;vo r'~l"'';' !"" c "" " n'-,n
.1.., I LJ....t.llo...".L~\.I -..,"" • ..1. .1"" w!..... "'" ,,,,,,,;,-lr;nt'"
:" ""'... .1 ........... ". v J
'" ~ 1 ..J 1-"'''' .. __
,5UL ...... u.1L li j, _ ..... .I. ... \ ..... '-...... 1_ '-'" ......._ '-#

I dipendo!w dalla frequenza. (l ,,-v ero k dipende linemmente dalla frç.qUèf1Z'U) dall'e:çn::-sstIJEv
.. .1
di kz.:se ne dèc!U~é che il legame fra k;z. e la frequenza non è più lineare è qL!indi.
~ì ;.;;)nseguent.ernentè, avTemo una prlJpagazìone di tip1..ì dispersivo (an...:he '3e ii mezzo nl..'!1 è
. .1 dj3Dersi~,io) .
O:s~:;;:rvìamLì ora ..:ht la dimostrazÌ0rle rigort)sa che l'insieme dei modi TE ~~ T:::-:\1 (che e
POSSilli"Il0 sempre vedere come dei modi TE o T:v[ corrispondenti ad :!Il autovaior:;: ,:-ullo)
- costitul,sCOOO un insieme completl..\ e Ci ...1è che da essi è pO$sibik mpp·rescnt-iire
qualsiasr -
: ~amp(l elettloma,gnetico in assenza di sorgenti all'inteml..ì dì una guida, non è aftà.tto banale.
i; i
t: però possibile "vedere ciò in manìera abbastanza semplice ricordandù il teorema di
HeJmholt:: che dice che quais'iasi campo vettoriale può essere sempre sCDmposto nella
sorr.ma di un campo a divergenza nulla e di un campo a rotore nullo (a.nzi, addirittura-. in
generak la scomposizione non è unica; diventa unica se si impongono de!ìe opportune

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
condizioni 5.uHa connessione del dominio e sulle condizioni alI'infiIÙto). Quindi in
particolare, qualunque campo elettromagnetico può essere sempre scomposto nella so~a
di una componente solenoidale e di una componente irrotazionale. In particolare questo
può essere fatto per le componenti tangenti del campo- su; una sezione; gli andamenti
trasversi sono legati ad il ed~. Sofferrniamoci, per esempio, sulle componenti trasverse del
campo elettrico. Abbiamo detto che i modi TE hanno componenti tra.::.--verse ~ che sono
sempre a divergenza nulla, il che significa dire che SOvTapponendo modi TE si ottengono
sempre campi ~ a divergenza nulla. Viceversa. per i modi DvI le componenti trasverse de!
campo elettrico sono a rotore nullo, il che significa dire che sovrapponendo modi Th'I si
ottengono sempre campi ~ irrotazionali. Abbiamo però affermato (anche se non dimostrato)
che l'insieme delle funzioni 4J e l'insieme delle funzioni cD è completo. cioè qualsiasi
funzione nel piano trasverso può essere espansa o in serie di funzioni 4J o .in serie funzioni
CD. È immediato allora dedurre che l'insieme dei modi TE è completo per i campi a
divergenza nulla e l'insieme dei modi Thf è completo per i campi a rotore nullo Ce ciò è
ancora più immediato perché qualunque campo a rotore nullo è il gradiente eli una
funzione; ma qualunque funzione trasversa può
essere espressa come sovrapposizione di cp,
quindi evidentemente qualunque campo ch~,~i~ il
gradiente di una funzione è. esprimibilè!. çome
sorrma di gradienti delle CD) 'perchél'inslemè,
delle <!) è completo). Quindi i modi TE TI1 di e
per se non sono completi, cioè' da' soli"1ion' r!'escortoad.esprimeregli aridrimenti'tJa.syersidi.
quah~ìasi·· ,campo 'elettromagnetico" ma' nescoIload espITmere;., rispettivamente; la
componente" s'61'erl'oidale . . . e la ·componente":irrotazionale,.,·· di ~ .qualunque'.çIistribuzione' ".
traz:.--VeI'Sa~ iJ];Ia,'al:1ora:,~tp'~i"ir teorema ,di Hs'lrnho ltz" 'lasovrnpposizione .' dei~rnodi·TE ,,',e RVt;:::.,;. ~
permette;'; ":dL"costnlire>;' qtmlunql.re .' campo e'lettrico' '~--verso: ·,,.o:vyiamerité::· lo;: . Stesso :
raglonamento: vaI'e'per. il campo magnetico'.. Questo "signi:.fica chese";~or;siderii:uno una :
genericà"seziortetrasversa'(la l)detla guida ed una arbitrariadistribuzi~n~ . di . campo
trasverso &t è possibile esprimere tale distribuzione di campo come:' " .
L:V:l~"t

avendo considerato in tale sommatona tutti i contributi dovuti ai modi TE e tutti quelli
dO"ç/llti ai modi T:vf (dove i termini V:J, sono univocamente determinati una volta nota la
distribuzione trasversa). ,-\nalogamente, se sce.gliamo un'a.ltra sezione ( la 2), il campo
trasverso E' sarà espresso da una sommatqria: ,I:V;l' ~ (essendo l'andamento trasverso
sempre 1-0 stesso, longitudinalmente alla guida). ~[a ricoràiamod che V ed L per qualsìasi ~,'
modo, soddisfano le eqùazioni delle linee e già conosciamo come variano con z, ovv"ero
seno una SO'l,Tapposizione lineare di esponenziali 5econdoco:staIlti arbitrarie. .:\l1ora ~e
OZ1unD dei modi ha un andamento con z che dipende solo da due costanti è sempre
pt~ssibile fare in modo che, per l'ennesimo modo, il valore delIa V,::(z) sulla sezione l sia
proprio V:l e sulla sezione 2 sia proprio V:l' (e quindi è possibile ricavare i V::"" e i V::.-
ddl'ennesimo modo) Quindi possiamo costruire una sovrapposizione di modi che gode
dane seguenti proprietà: riproduce le componenti tangenziali del campo in corrispondenza
delle due szeneri,;he sezioni l e 2; soddisfa le condizioni al contomo perché i modi sono
stati cosrr{iiti in modo tale che queste veni~sero soddisfatte; soddisfa le equazioni di
f.,,[a.'('I,'Vell in tale struttura perché i modi sono soluzioni delle equazioni di Nfa."C'Nell. Allora
per il teorema di unicità, salvo nella situazione in cui nella struttura ci possono essere
2.·74

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.itL


Buono Studio! =)
'-
l
I
\
)

IL soluzioni risonanti nel volume considerato, la soluzione è univocamente detenninat.a, e


viceversa qualsiasi campo elettromagnetico pùò essere rappresentato con una
SO\Tapposizione di modi, TI fatto delle soluzioni risonanti è comunque inessenziale perché
i
anche se (sfortLÌnatamente), avendo scelto le due sezioni (..1, e: 2) che delimitano il volume
considerato, siamo proprio in condizioni taE che la frequenza a cui stiamo lavorando è
proprio una frequenza di risonanza allora b&>'1.a spostare una delle sezioni che si starmo
-:onsiderando in modo tale da uscire dalla condizione di risonanza (ricordiamo che
l'insieme de1l~ frequenze di risonanza. è un insieme discreto, di misura nulla). Osserviamo,
infine, che se abbiamo una struttura guidante che è indermita. ad esempio, verso destra è
oÌ>'V"io che (potendo, il campo, andare solo in un'unica direzione, da sinistra a destra) non ci
serve la sezione 2 dato che negli andamenti longitudina!i compaiono sono i termini
progressi'vi (e quindi bisognerà detenninare solo i V).
Quindi la completezza delle funzioni vettonali di modo nella rappresentazione d~i campi
trasversi unita al fatto che i modi sono soluzioni deile equazioni di lvIa..'0NeIL con le
opportune conclizjoni al contorno, grazie al teorema di unicità ci permette di dire che
qualunque campo elettromagnetico può essere espresso come sovrapposizione di modi:
a.nzi talt; so\/rapposizione è univocarnente determiI1.ata. Come già sappiamo, note lè
G'Ompqnenti tangenziali del campo eìettnco e magnetico, sul volume che racchiude la
,-LI] regione che stiamo considerando,i1 Canipél'è unlvoca.rnente detenninato~ nel, no~o~"caso . I

, J iungo il contOITlO (t;onduttore che costituisce la guida) le componenti tangenzialifSon9'Gulle,


alle sezioni trasVerse considerate (nella figura indicate con l'e:) le ricosTrdlamocome
sovrapposizione di modi. Siccome non è stata fatta alcuna ipotesi su Et ed E~'; .clotè
assumiamo un1arbitraria distribuzione di<,.componentì· L-as"'lerse, qualunq~,?}':,~ampo
eie[1"..rom~etico sarà es-primibile come sovrappo~izione di modi; quindi effetr.i'y,a..'TIenÌe
l'insieme dei modi _ ~ completo. Ciò ci permette di rappresentare qualunqlle~%,c~npo, ..... #.7;.,:
aD'L.'1terno -di una strutt\jra guidante mediante la cosiddetta espansione moda~!; E. un. .,;0', .~~::;.::
:qu~ll?psa di analogo a quello che viene fatto, ad esempio, per ieserÌe di Fourierjp cui si
prende.;:uninsieme di funzioni che ci permette di esprimere qualsiasifunzione'a'Cjuadrato
intem-abiìri,NeI nostro caso le nostre funzioni non sono funzioni arbitrarie (sono
Ìt-m~ltut{6-':vettùriaii. e ciò ha introdotto so10 una complicazione che ha reso necessario
l'uso sia dei modi TE che dei modi T:Vf) ma sono dei campi elettromagneti~L sono delle
SOluzioni delle equazioni di rvIa."'\.Well. Quindi abbiruno sc~ìto di ?rendere delle fuf1..zioni di
base che fossero a Joro volta dei campi ekttromagnetici. E chiaro·che in iin~a di prlIlcipio
ciò non t: nt:cessart0; potremmo prendere un qualsiasi insieme di funzioni comp Iet,),
all'imemo deì volume che ci interessa e rappresent:::lIe il caInpo elettromagnetico per mezzo
di que::;t~ funzioni. TI fatto di aver scelt0 dei modi corrisponde ad a\'-er voluto che i Sin9.0li
-·1 I te~irù dellJe~ansione.5ìano a loro volta dei campi elettromagnetici (non solo lo è la (oro
. i !
:-50mlna). Lr1 base n qu~!lo che abbiamo detto. allora, un campo elettromagnetico arbitrario E
L~

__ i I èd -r-r -può essere espresso


,
come:
. !
L.J -
:E==E.-'-E.i_
~

l - -!,. -..,-

d<..ìve le componenti trlSverse le possiamo esprimere come:

'2.·75

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
E - "'V& e "'V·V H H
-: -,L,; Il ~ll. +,L,; Il ~ll
Il Il

H
_t
="'ç'
~
I & h! + '" I H h H • - ..;
,/..J Il._n
Il _Il
Il Il

dove gli apici E ed H indicano, nspettÌ";'(lffiente, i ternrini relativi ai modi Thi e TE; ci
vorrebbero anche i termini relativi ai modi TEi.'vI, se non li abbiamo già inclusi in una dene
due sommatone (anche se la scelta cade sui modi T?vI, per i quali è stata introdotta la
stessa funzione potenziale cD). Per la componente longitudinale, ad esempio, de! campo
elettrico gli unici termini che danno contributo sono quelli relativi ai modi DvI (non avendo
i modi TE componente longitudinale del campo elettrico). Quindi avremo:

," l
...... ,"'::
Supponendo che la convergenza sia .tale:cia.pot~r invertire l'operatore ;di,divergenza con
l'operatore di somma, avremo:· . ;~ .. ,.:":.;:
a:.,"

·E·· l"~IE" ~
. ,'= .-..- l ~ll' Vt . ~;
- . JCiE -;-.

.. ,::': ~'.'i..~:'"t ..:....:


"""

dalI' equ:cione.. -;,;.;;


• '.
. -

.~..:.; :-;'i,:~;:'il' l ì l., '. '~t ~i:!1";';::~'

.......... ..
:.;~. ~;.,:.'

. . . . . . . . 1• • •
..
dove:- V t . -n
e.- ='1 .[--'1
t
.

k E _ t cD Il l = k E
. ~. . ) :n
--y~<Il t n
cii He!mholt:z:
.... 2" ._ . i:·.... E
-. .;k.: -\D
• .. "n . n

_.~
...... .. -
~
.~'"J..~_
~

;-
t""

In definitiva si ha:

.",. "

Analogamente la ~omponente longitudinaie dd campo magnetico è d.1.ta da:

l "'" .. ..
H = -- ? V~k~"' 1H
:: J·Cq..L - - :l ':l''''':l
:l

Dunque l'espansione modaie del campo aH' interno di una guida è:

2 - i6

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
.,
..

-- J
dove, volendo, possiar'11o esprime gli ~ e gli il in termini deile loro espressioni in CD e 4J in
modo da far comparire tutto il campo in termini delle funzioni di modo e delle funzioni CD e
41·

L~ relazioni che esprimono le componenti longitudinaIi in termini di <V c '+' ci portmo a pr:nsarc che per
esprimcrè un generico C!lIllpO elettromagnerito si.:J. posSlbik, invece che considerare le componenti rrn.sverse,
,
.,, considcrnrc come incognite quelle longitudìnali. Inf:mi. siccome dalle componenti longrtudinaIi è possibile
;:
ricavare i c oefficienti di espansione in termini di (D e \jl, è possibile da questi ricavare i campi trasversi; quindi è
chiaro che non so1t:mto le componenti Ir:lSVcrsc definiscono uruvo<.::uncntc quelle longitudinali ma. se il mezzo ~
omogeneo lungo z., anche le componenti' lon~lJJdiruili determinano quelle trJ.svcrse. Lo studio della
;.
propag:IZione. allOr:l. porrebbe ~ssere affronoto :mme in questi termini e diventI quasi lID:I sinda. obbligaroria
,

_irJ neno srudio delle strU~ guidnnti di tipo didetrrico • .dove non esistono modi TE ~'TM, cioè ..,IJ9.n, ~.~sistono
J soluzioni dencequazioni' diM:u:wdl . che sono o . solo TE o solo T:vL ID:! ,esistono modi ":che . hanno
comCIDpof3Ilemn.em:e componenti lungo z diverse da zero. Questo significa dire ,Che anche se',ésutono modi
farto~ci le equazioni relative alle componenti ~e non si scmplific:mo affatto e qrrindi.;,ncin:. è più
conv:=rut:nr.t:5rudiar:: ia'propagazionein tennini di componenti tr:lsverse{vedere trattazione sul;Eta.~q;schert1).
. ~'- ~~. .' -' -

Quindi qualsiasi :.campo elettromagnetico alrinternodi una guida è esprirnibile.'.. come. Jma ~
somma irmnita·di.modi(una ser.ie); oy-:v:iamente andrebbe specificata la converger.zi,·.·dì~ tale'
.. serie. Data che ~precedenza abbiamo parlato ~ completezza in ;~/~.;.questa conve~gèi1za è
da,intendersi in L; in realtà la convergenza vale anche per altri tipi di nonne. Inipm,::ticolare,
si, dimostra. che all'interno della guida, cioè in o.gni compatto contenuto all'interno della
guida, ;:'la.convergenza è uniÌonne (è questo, fra' Paltro, è la ragione per cui si sono potuti
scambiare l'operatore di divergenza con l'operatore di soanna) , La convergenza può non
essere uniforme (o addiritrura può non esserci proprio) suì1a supertìcie che delimita la
- guida.: sì .dimostra' èhe la convergenza è non' unllonne pt::r le componenti·tangenzialidei
li'I ! !
ca..rnpo elettrico mentre è uniforme per le componenti tangenziali del campò magnetico (il
LJ tutto è dovuto al. tipo dì funzionì omogt:nee scdt~ pt::r il contorno; si ha infatti una
differenza fra le funzioni da rappresentare e quelle chele rappresentano, per cui ·.n(Jn ~
. I I possibile avere convergenza uniforme), Ciò è dovuto al fartù che alcùni dei termini
-'-I i
t...J dell'espansione (quelli relativi alle componenti longitudinali) si ottengono facendo deUe
derivate. YIa la derivam di una serie che converge al limite .uni.ròrmememe, in genere, non
Gonver,ge aneh1essa unifonnementè. Però, siccome le funzioni sono analitiche. su ogni
compatto contenuto all'intèmo della guida. viceversa. la 00nvergenza è uniforme, Ciò ci
permette, attraverso l'espansione modale, di calcolare aCGuratlliTIente, purche non andiamo
a tinire proprio sulla frontiera del domLi1io. anche i valori puntuali dei campo eleti:fico e
2
magnetico, Sappiamo che la convergenza in L non ci dice nulla sui valori delle funzioni in
2
un punto perché. in realtà. gli elementi di L non sono funzioni ma sono classi di
equivalenza di funzioni (cioè sono tutte le funzioni che si distinguono per un insiçme di
misura nulla): quindi in un punt.o la funzione può fare qualsiasi cosa. La conver.genza in
media quaàrauca (quella in L") è accettabile solo per determmati aspetti quali la

'1 - 77

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
valutazione della potenza. Invece nella convergenza unifonne la convergenza c'è punto per
punto e tale conoscenza del comportamento puntuale del campo è molto importante dato
che se esso localmente raggiunge dei valori troppo elevati può danneggiare il dielettrico.
Abbiamo allora che per studiare la propagazione del Campo all'interno di una guida
possiamo sostituire lo studio della propagazione nella guida con lo studio della
propagazione stN'insieme numerabile di linee equivalenti, su ognuna deUequaU viruz:gia il
modo corrispondente, nel senso che poi il campo è una SO"Tapposizione di quelf; che
a~cade .s'Ulle singole linee equivalenti. Abbiamo ribadito molte volte che, dal punto di vista
applicativo, ciò che ci interessa di più neno ·studio della propagazione su una linea (che
serve a connettere una sorgente con un utilizzatore) è valutare il flusso di potenza su
questa linea, TI fatto che il campo sia una sovrapposizione di modi, non siznifica.,
naturalmente. a priori che la corrispondente potenza sÌa una sormna di potenze (pe~ché le
potenze coinvolgono dei prodotti e quindi ci sono anche i termini di scambio). Perché
questo accada i modi non soltanto devono essere completi ma devono essere anche
ortogonali. perlomeno in tennini di potenza. Fortunatamente questo si verifica. cioè i modi
non soltanto sono completi ma sono anche fra. di loro ortogonaii dal punto di vista deila
potenza e quindi la potenza totale è la somma delle potenze associate ai singoli modi che si
propagano sulla guida. Dunque~ in realtà,;per calcolare la potenza non abbiamo bisogno di
conoscere gli andamenti dei·campi ma soltanto leVeJeJsu,ognuna delle linee equivalenti,
da cui si calcola la potenza. associata ad'::ogni·singo!omodo, e, per, somma si ottiene la
potenza totale: questo sia per la potenza reale sia per la
potenza reattiva. Ci si . rende conto. che questa è . . una
proprietà estremamente. importante e comoda perché
. disacco~piaé'i;'modi'·n6.n;:sottanto' neiterrnini.di.· campo. ma .
anche"in[termini,t.di:~:potèhza.;·Andiamo a _dimostrare' tale ~ (" . c ' : ' : ' · ,i:.'.~.+- ..

. propri.eti;c~:conskieriarnoi:\~una sezione· arbitraria S della !-:J-.:: ,,:j:~~" o·


.: -~ :-::nQ~;;gfiidi;dove;,i~,èiI·.versore ·normale;adoS e diretto nella direzione di prop;~one. TI
fluss.o··dLpQteI1Za"·nonè,altro che il t'lusso del vettore dLPoyntingattraverso talè sezione,
ovvero:·

l . ..
p =- t E)(H-· Lds
"~S - - -

:-rotiamo subito che, essendoci un prodotto misto con i-:.. le componenti di ~ ;: di H


parallele a l::: non danno contributo al prodotto misto; ciò significa dire che possiamo.
Iimitarci a considerare soltanto le componenti trasverse del campo elettrico e magnetico.
o\"vero·:

~
.'O. -_ -,.,1:-f E.
-.
v'"
,'o
-... L~
H
-

-
,-l,...

"S
dove le componenti trasverse hanno la seguentè esparlsione modale:

2-78

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r'
iE.="'Ve·
n
~ nc

IH
i-t
=)l'h
..:...J :n-m
t m

in Gui "0n abbtamo distint0 i termini relativi ai m0di TE e T::VL :oupponendo di averli
im:lobari nell'unica somma considerata (le due sommatorie sono state indicare con indici
diversi perché dovremo fare dei prodotti), riordinandone, ovviamente, i termini, Dunque;
a-VTemo:

i/ supponen clo dOl poter scmnb'lare.)"


(\. l'integrale con la somma )

.; .•,!

~:' ".;
. , • ~ •
.,-:}. -
o' ~.;r.' .:i':: ~"I_ ':' .

e tale espressione ci mostra come,. in generale, la potenza, totale non sia la S9.~~:· cfelle
potenze (ciò dov1.lto all'integrale che coinvolge cilITlpi con indici n ed m). Cj~~~l?;é:q,ì.am.o
allora., se deve valere il principio di sowapposizione delle potenze, che tutti \gJ;iÙF~egra1i
oon gli indici diversi siano nulli e tutti quelli con indici uguali devono essere ~,gu'7.J~, ad lo
Andiamo a :vedere che effettivamente. le ,cose starmo così: in,generale dovremo.-_cpnsiderare
. ~ - '~!J' #.· ... j1\::~

tute le possibili combinazioni di modi,. avendoli inglobati in udunica sommatqpia~gziando


:_abbiainoespresso le componenti trasversedeì ·campi. :Per· fissare le idee (apcp:~_, se le
. dimostrazioni non sono uguali ID tutti i casi), consideriamo il caso in cui sia ~ cpe b~ siano . -\,"
.;-. ;,.
-'f,-,"

relativi a.due modi TE; in tal caso gli 11 sono deducibili da un potenziale. Abbiamo allora.
pennutando circolarmente ii prodotto misto sotto integrale:

f J

lJ
utilizzando, a què.sto punto. la 1.1 identità di Green avremo:
-' iL. jj
r _. ~
l l ~ p~ C:,-!J~ \- ~~ «. ì
I
= - - - ; ' \H_-·-~dc- lJJ_v.l.V_dSi=
L- k k ! ~ r., én ."" '0' ì
~ :m ~c S

Dove il primo integrale è nullo dalla condizione al contorno soddisfatta dalle: 4', e; quindi
,I aBche dalle l.jJ', DaU'equazlone di Helmhoitz si ha che Y:\jJ '= -k~~ljJ' e quindi a'JTemo
J ancora:

'2 - 79

1-- -'

1_- Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
... i',

Ricordiamo ora che abbiamo detto che l'rnsieme delle autofunzioni è ortogonale e le f
pt..)ssiamo sempre nonnalizzare in modo tale che tale insieme sia ortononnale. L'integrale a
cui siamo giunti è proprio il prodotto scalare tra due autofunzioni e tale prodotto scalare è
zero se n;::::rn e vale 1 se n=m (perché abbiamo norrnalizzaf6 id 1 le autofunzioni). Quindi,
in deflnitiva.. si ha:

k •.'
=~;S
k. n,z:r:.
= on,:n t-o
'!!

-1 - = [O1.1 se n -= m
uùve 0 n ,::J. è il ~osiddetto simbolo di Kroruaclc.:i!r. In defrnitiva si ha che la

. ;."

Quindi per qualsiasi modo, pur di normalizzare opportunamente Ieautofunzioni,la potenza


che fluisce ~averso la guida è esprimibile mediante la stessa espressione che, .si ha in
el ettrotecnlca (giustificando, anche .l'assunzione fatta nel: caSo' deHe ;.1inee··diJrasmissione) e
la potenza .totale ..'è la',somma! di; tutte'. le . potenze. Quindi' .ai tini deIlo studro' .della
propa:gazi'(t!ne:;,;;~:',deJ\:'·cal~colb~'delle· •. potenze' che, -fluisc.ono.: lungo: una >qualunque .;~Struttura., .'.
gui drutte2:p'J1.~s.famoj.:ancora,uti1izz:are .i ,concettÌ',de11' eletirote,cni ca; Je,::'\l,e ;l,~~:~::A9i:;li.&?9()più; .
,in'genèra:ll~l\fi~içament'e;:1nterpretabi1i\ come· ·;tensi.oni ~,e.:correnti. ma; si. comportano :c,ome.'·se'.
-
~ -_
-
....
l- ......
lo fosserd:::{'Sono:de::;~tensioni e ·.le ',: correnti 'su .dene~ .1ihee.:','equivalentiche;ai .fIriì. della'
. ...... . .'. . propagazionesi:comportanò'esattarnente,comela"vera.struttura. guidante). -se· non-,per' il
......... .... ,- -fatto..che la potenza' che fluisce è esprimibil~queste fO.ssero veramente .delle tensioni e
delle correnti. Potremo, quindi. definire in ogni sezione un impedenza come il rapporto 1
~,
la quale o'V\Tiarnente' non ha niente a che fare con t'impedenza de!l'eiettrotecnica (ma è
semplicemente il rapporto fra due quantità che descri'vono,rispettivarnente, il campo
d\!ttnco. ~ il campo magnetico). Possiamo ragionare ~ome se avessimo a che fru.-e con una
linea dijra.::.-missione e quaiunque problema di propagazione in guida lo si'P?trà.-ricondurre
ad un analogo problema sulla linea di trasmissione. Osseriiamo però che;iI :~~Sultato a cui
siamo ar~h(lti. cioè che in una struttura guidante i modi sono disaccoppiati non solt;::mto in
tt!nnini di campo ma anche in tt:rrnÌni di potenza, deriv3. dal fatto che nella l! identità di
Green i:: stato possibile considerare nullo l'integrale di linea l'ungo il contorno (che delimita
la generica sezione della guida che si considera) che è tale per ia vaiidirà del1e condizioni
al contorno soddisfatte dai potenziali 41 elD. Tali condizioni al contorno sono verificate
perché si è fInora ipotizzato che la struttura guidante sia costituita da conduttori elettrici
perfetti. Ciò signifIca che se la guida non è fatta di conduttori elet+u1ci perfetti. in linea di
principio, questo risultato non è più vero cioè non è più vero che i modi sono disaccoppiati
(ammesso che si possa continuare a parlare di modi, cioè ~i soluzioni fattorizzate) né in
termini di campo né in termini di potenza (in cui nella doppia sommatoria tutti i termini
misti non sono più nulli). Dal punto di vista pratico ciò comporta che se eccitiamo la

2- so

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
nostra struttura guidante con un particolare modo,' si'ccome c'è un accoppiamento, si
possono eccitare anche altri modi (non eccitati direttamente dal generatore) e quindi pa.--te
della potenza che avevamo consegnato al modo si trasfe[Ìsce su altri modi. Questo, in
-,. "

generale, è naturalmente un fatto negativo perché significa, imànzitutto, che e/è una perdita
! di potenza rispetto a quella va sul modo che ci interessa ma, soprattutto, che se vogliamo
utilizzare i vari modi per associare ad ogni modo una diversa informazione avremo che
l'intòrmazlone associata ad un canale (assocÌato ad un modo) si mescola con quella di un
altro canale (associato ad un altro modo). È, ad esempio, quello che accade nel fenomeno
della diafonia sulle linee telefoniche~ queste linee sono naturalmente multimodali (sono un
fascio di doppini telefonici) su cui si propagano contemporaneamente tanti modi, in tal
caso tutti i modi TElVL Per effetto del fatto che i conduttori non sono perfetti c'è un piccolo
accoppiamento fra i vari modi e questo fa si che, se il tratto di linea è sufficientemente
lungo, una porzione apprezzabile della potenza associato ad uno dei cavi si trasferisca su
un altro (come sappiamo ad un sistema costituito da un cavo multipolare ad ognuno dei fili
è associato un modo indipendente, in particolare ricordia...T'J1o che essi erano n-l, se n era il
i
"L,'~-'I nllilleTO di conduttori che costituivano il sistema) e quindi parte della comunicazione può
viaggiare contemporaneamente anche su un altro cavo e quindi essere ascoltata da un altro
utente. Oggi questo fenomeno avviene più raramente in quanto i tratti in cavo: sono
reìativamente piccoli, copròn~ soltanto il tratto dalla ,centrale telefonicaallè abitZpòrri, >ma
fino alla centrale telefonica si arriva mediante ponti ràdio. Quando questo':'~fe~~meno
awiene, in genere, è dovuto ad accoppiamentLche si verific3I1o nella centrale stessa tra, gli
arnpIiiìcatori o i sistemi che smistano le c9municazioni. In generale, dal punttì;&.'di:NWista ' , '<i
applicativo questo fenomeno dell'accoppiamento 'deÌmodi ,può essere un veropr881'brna:'.~ Si;
pensi, ad esempio, alle applicazioni di potenza in cui c'è una grande quantità di \~9tenza
~~~Ei?ta: ad una rnodo, (ad esempio, riscaldare con Inicroonde un pl,a.wajJ;+; fusiC?ne),~f;allora
cf'sono ~mega-watt· che viaggiano su 'queste gui~t:e perdere parte ,di ,questa po~e$ può
significare 'una perdita sigrrificativ~ abbassando. ,di. molto il rendimento ,dì trasfecilnento,
che PU9 essere addirittura superiore a quella che viene dis~ipata per effetto, Joul:e'·, sulle, ,
pareti -stesse';della'guida. Vedremo, in realtà"che questo ,accoppiamento è riLeyante,solo se, . "". ~.

i modi che$i:sono accoppiati si propagano con,la stessa velocità.: s~ uno tendea,d andare
"più veloce 'dell'altro essi si disaccoppiano e non c'e trasferimento di 'potenza; ',dall'uno
ail'altro, il fenomeno è particolarmente grave nel caso delle tinee;i"te1efoni,9he:tperché .vi
!-i ) sorro tutti modi T1='?vi ..:he si propagano tutti con la stessa veJocita (con la stessacpsmI1te' di
LJ prl)pagazione) e quindi hanno tempo. per così dire. di intera?ire ìungo .tutto.jl Pc:',..; . ,,>f'S<.).
. È
chiar9,d;e se la -·... elocità di fase (o di gruppo) sono diverse i segnali si separano e non c'è
più :possibilità di passaggio di potenza dall'uno all'altro di entità tale ~che i segnali si
disturbino a -vicenda.
A.ndifu'TIO adesso a studiare con maggiore dettaglio le proprietà di propag:azione dei modi in 9
una struttura guidante, che come abbiamo già precedentemente evidenziato non sono cosi
sempiici in quanto la relazione fra costante di propagazione e frequenza non è lineare, e ciò
si ripercuote sul fenomeno della propagazione fendendolo dispersivo. A, tale scopo
,I riscriviamo la relazione che esprime la costante di prop~oazione in una struttura guidante:
" j

Supponiamo, per semplicità, che il mezzo sia non dispersivo e quindi c: e )..l. sono delle
costanti; nella quasi totalità delle applicazioni con le guide d'onda il mezzo è il vuoto
'2 - 81

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
(o'Y'''Vero aria). La prima cosa che
notiamo è che kz non è sempre
reale; esiste una pulsazione detta
pulsazione di taglio, (1)b in
corrispondenza della quale la
costante di propagazione (relativa
al modo che stiamo considerando)
si a.nrrulla. La corrispondente
frequenza si chiama fr~quenza di.
taglio. o di Ctlt-oJj. Abbiamo
dunque che questa pulsazione di
taglio è data da:
~~=-c"
c.~ yJ.o6t ...
(1).
k
=_t_ ! \ ~;.. \..:u... ",t,,\
I \ ..... e.;u..o
.~ I i

.. ~ ~".
Abbiamo poi che risulta: '

r ... •' :'.'


< - •• " ,- '.

;~~ QùandD: la'pulsaziorre,::è' .maggiore deUa pulsazione' di taglio la kzè' reale e quindi si hanno,':
.: .in. gehera:1:e~':due. unde,~~l1nathpr:ogressiV'a·,'e .unaTegressi~ .che ·si pfDpaganoJl;lngo'tla~;nostra
strut:t:ùli:::~taanfe~':~Vfueversa; .quando' si-am(Y':al :'.di sotto,' della'· .puisBZione~~ili~ ltaglio'; 'la
cosiante:·.,"dt~-:::pr.opa:gazicinej ·tliventa··, immaginaria:.; ::..che:~ va, presa.:.naturalménte;:-; come·:si .
_"0 • conviene;"coFsegnd",~I: 'Dal punto. di vista· dell'andamento'della' tensioneèe deHa ·.corrente· :
':~~ __ o' sappiamo che intsJ'caso~'nondè più: propagazione.ma un'attenuazione'-esponenziale

all'interno della struttura. 'Per tale motivolaci)tè detta. pulsazione di taglio, perché separa
la zona di frequenze in cui' non si ha propagazione all'interno dellàguida del modo
considerato, dana zona di frequenze in cui, viceversa, iI modo 'si può propagare. 'Come si
vede dall'espressione, tale pulsazione di taglio, una volta fissato il materiale 'che riempie la
guida. dipende dakt; rìcordiamo che i kt sono una successione di mimeri positivi che tende'
al1'irtfmito ... Quindi per ogni modo c'è una pulsazione di taglio corrisponde~~ _e,come sono
ordit."1at1- in una successione crescente i kt così sono ordinate le corrisponden~ pulsazioni di
taglio. Ci.'sarà il modo che ha la pulsazione di taglio più bassa di tlltte~' che sarà detto il
modo joYu:!arnentale; quello che ha la pulsazione di taglio immediatamente sUperiore verrà .
detto primo modo superiore, e poi tutti quanti gli altri che saranno chiamati modi
sufX1riori. Possiamo rendere tutto ciò visibile facendo, come al solito, il diagramma di
Brillouin, che riporta l'andamento di (iJ in funzione della costante di propagazione. Nel
nostro caso, a seconda della frequenza, la costante di' propagazione può essere reale, e la
indkheremo con 13z (è la costante di propagazione lungo z, non ha niente a che fare con il f3
del mezzo che riempie la guida)~ ma può essere anche un immaginario puro, e in tal caso il
coefficiente dell'immaginario sarà -0'..::. Quindi su un unico diagramma (sfruttando il primo
e il secondoquadrarite) possiamo rappresentare entrambe le situazioni. Cominciamo ad
analizzare il caso in cui CD>Cùt" e ricaviamoci l'espressione di co in funzione di ~z. Avremo:

2·82

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
CD = _1_ fk ~ + A2
Jq; V t f-'.z:

..
Tale equazione è l'equazione di un1iperbole Ci due termini quadratici contenenti le due
I variabili 6) e ~ sono di segno opposto, portati allo stesso membro) con gli assi coincidenti
con gli assi coordinati; tale iperbole per p-z=O parte proprio dalla pulsazione di ta.slio.
Quando ~4t:O la relazione tende a diventare lineare, O\f'V"ero tende all'asintoto:

-1

,.
l dove il coefficiente angolare della retta che rappresenta l'asintoto è pari alla velocità della
luce nel me2ZO che riempie la guida. Tale andamento ci dice che la propagazione è
_;_) dispersiva (come accadeva. nel caso del plasma) perché in ogni punto la velocità di fase e
l! la velocità di gruppo sono diverse (e il prodotto delle due velocità è pari al quadrato della
,- velocità della luce nel mezzo). Tale andamento si ripete, ovviamente, per tutti i modi (per i
--'-',r.;"1 quali l'asintoto è sempre lo stesso) che hanno pulsl1Zioni di taglio divex::se, dato chè: tutti i
U modi degeneri hanno' lo ·stesso.· diagramma. (avendo la stessa kt). A questb:ojnmto
osserviamo che se operiamo, ad èsempio, alla frequenza Wl 111tti i modi sono, co1i6' ~i'Suol

-u dire. sotto taglio, cioè la pulsazione di ta~lio. di rutti i modi è superiore a quella a .CUI si ."
aPlera, Qumdi' per.~:aÀ~~hoche .~a qud~sa:-,frequenza non sj ~ulò avere prp.p··frg~'~i'9it~;
.. al ' intemo de 11 a gulu.o.., IJ.a..l.O c e tuttll mo 1 S1 attenuanoesponeI1Z1a mente Ce s(,a.f:renuano.
'tanto piÙ';n:;pi_damente quanto più elevato è l'ordine .del modo). Questo si~.ç?:,.c11~~:se ci
aUontaniarn9.';:dalla zona in cuiabbiarnoeccitato:ilcampo .esso tende rapì~~~,e ';~:zero,
. J. riducendosÌ'praticarnente.a zero ad una distanza dalla sorgent~di alcune volte la cJ2;~e
ì;. di attenuazione; quindi all'interno della guida non . c'è .più campo elettromagr1~tf8:6 che
J.. ,invece rimane confInatonetle irrnnediate vicinanze della sorgent~, .. Seeccitiamo.,il',,;,sampo , .-> .<-

ncrIa nostra):guida COTIuna 'sorgente alla frequenza, ad esempio, C02 alI!Jra, , il", modo·
fondamentale si ~ropagherà con la costante di propagazione !3zj. (e con la ~~rrispQ;d'enteJ
velocità di gruppo, d6)id~Ylungola guida Ce se non cisono:per-dite!:'continua: afomÌre'da
_( J potenza .fino al cadeo). Tutti i modi superiori sono, ancora unavòlti sotto ta:,lio. Ciò
i I
Ll significa che allontanandoci dalla sor:gente tutti i modi superiori si' ·attenuano
esponenzialmente e ad una certa distanza e/è solo il modo fondamentale. Quindi ad'una
'·l certa distaÌlza dalle sorgenti ed, evidentemente, anche dal canco (cioè da bitte le zone in
,--L cui vengono eccitati modi superiori) non troviamo nella guida tutti i termini ddl'espansione
modale ma solo quelli che si possono propagare; nel caso che abbiamo considerato solo il
- ..J modo fondamentale. Se consideriamo di operare alla
J frequenza CD:; i modi sararmo due; in ogni caso,
qualunque sia la frequenza, solo un numero finito eli I

l'~rLr~
temum dell'espansione è sufficiente per
rappresentare il campo all'interno della guida (pur di
allontanarsi sufficientemente dalle zone in cui l')
l vengono eccitati modi di ordine superiore). Quindi (1.\ .!>",L, ~,
) l'espansione modale non solo è generale (cloè (eCL;ra.z.tO"'~ ~~ ,\\ltil..o .f"",à",,~c
pennette di rappresentare qualsiasi campo) ma è v....' ;y....,\~~"'~ re.J.:.'U.~ !;,cF <>""; -(e. )
~b 'Ì'<"I c.",..ro C,&..~~')
anche estremamente efficiente perché in tutte le
2 - 83

r ,. Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
applicazioni pratiche, a meno che non si è interessati a vedere cosa accade nelle immediate
vicinanze clelIa sorgente o delle terminaziont, di tutti gli inftniti termini dell'espansione ne
sopravvivono solo un numero finito. In realtà, in tutti i casi applicativi. di tutti i modi ne
sopravviverà solo uno perché non faremo mai in modo da sperare in una condizione' (tipo
per !a frequenza (j)3) in cui~ per esempio. si possono propagare due modi. Questo perché
questi due modi si propagheraImo con velocità di fase e di gruppo diverse e quindì
affidando un'infonnazione all'insieme di questi due modi succede che all'inizio tutte e due i
modi seguono l'andamento del pacchetto d'onda a cui è assegnata l'informazione; poi una
parte di questo pacchetto si muove con una velocità e un altra con una velocità diversa e iI
segnale si suddivide in due pacchetti perdendo l'informazione associata al pacchetto
originario. Abbiamo quindi un effetto ancora più drastico rispetto a queIIo dovuto alla
dispersione che alla lunga defonnava ii pacchetto d'onda; qui addirittura abbiamo due
pacchetti che partono insieme e poi YÌaggiano indipendentemente (totalmente scorreiati). È
. chiaro allora che, YÌsto, che abbiamo già il problema deUa deformazione dovuta alla
dispersione, certamente non andremo mai, in applicazioni di tipo telecomunlcativo, a
metterei in condizioni in cui' si possa propagare più di un modo. Cioè in applicazioni
telecomurncative sceglieremo delle frequenze
che sono sempre comprese frii..:-':~. mod~
fondamentale e il primo modè,.··:;'supenore: .,'
Quindi una banda finita di frequenze::-":che~ in '. ' -
realtà, non possiamo nemmeno utilizzare tutta.
perché. se ci mettiamo c troppo. vicino' alle
'UJ
. t-t r·[.; _,
frequenze di taglio succede che una parte de !lo ,. -.,.~-
;1.1.\-1. ·l-K, . .-,- - - - : -

.' spettro. del:p~cchetto:;,dtoodava· a finire .• sotto' 'L


taglio: eofl~qi~ullB::lp~e;;:deIJe.frequenze.non si· \IJ!:{ ,,--

prop~o(:~prt)j)r1br·.'(qum:dii ': c'è . una forte' I

deforrriS:ziòpe);i" ;pet~giunta/ in' 'questa zona la


curvaturàdeldiagramma:di:Brilloum è massima'
e quindi gli, effetti delhI' dispétsìone sono' / /
massimi.' Dunque bisogna. evitare le zone nel1e - ---:-t~---------~
immediate vicinanze della pulsazione di taglio h
inferiore, per i problemi éhe abbiamo detto, ma ,anche quelle nelle immediate. vicinanza
dena pulsazione di taglio superiore perché si ecciterebbe anche iI modo superiore (con i
problemi che ciò cornporta). Dobbiamo fare quindi in modo che tutto lo spettro del
se.enale .' che . bisoena trasmettere sia contenuto all'interno dell'intervailo di frequenze utiii .
.;: ~bbastnnza Iònt~ù dagli estremi. La regoia pratica che si utilizza è queHa di sfruttare il
5030,'' 0 di tale banda lascia..'1do un rnargine del 25'% verso le due pulsazioni di taglio Ghe
deliIT'Jta..T1o la banda utile; dunque qualunque struttura guidante ha una ba.T1da di utilizzo
limitata. Questo ci tà anche capire perché le linee di trasmissione non possono essere
utilizzate a frequenze tropp,? elevate; essendo anch'essa, ovviamente, una struttura guidante
ha anchl essa tutti i modi TE, nf e in più ha anche i modi TBvI, corris:pondenti a ~=o cioè
all/asintoto nel diagramma di Brilloum. Quindi se la nostra struttura guidante invece che
essere una mlida è una linea· di trasmissione, oltre a tlltte le altre .curve, ci sarà nel
diagramma di Brillouin anche la retta che corrisponde al modo TEM, che è ora il modo
fondamentale. Questo significa che possiamo trasmettere segnali dalla frequenza zero fIno
alla pulsazione di taglio del primo mod? superiore, perché se ~di~o oltre si e~ci~o pi~
modi e abbiamo i soliti problemi. E chiaro allora che al IlIll delle apphcazlOm e
particolarmente importante sapere quanto rapidamente si attenuano i modi superiori e cioè
2 - 84

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
di quanto ci si deve allontanare dalle sorgenti o dalle t~rrninazioni per ottenere per ottenere
questa descrizione semplice ovvero che qualunque struttura guidante, in realtà, è
descrivibile con un\h'lica linea di tra..s:missione(la linea di trasmissione equivalente del
modo fondamentale). Inoltre è importante sapere quanto è-gronde Jlintervallo di frequenze
~~ I
I utiIiz.:za?ile per valutare quan~ ampia è la banda di segnali che si possono trasmettere sulla
guida. E chiaro che la risposta ad ambedue queste domande, ovviamente, sta in ~ perché
J I
sono i kt che determinano le distanze L"a le pulsazioni di taglio. La regola generale (che
verificheremo nel caso della guida. dlonda rettangolare) è che il kt del modo fondamentale o
è zero (nel caso della linea di trasmissione) o è dell'ordine di grandezza dell'inverso delle
dimensioni trasverse della line~ cioè ~ cd/d. Ciò significa che la pulsazione (o la
frequenza) di taglio corrisponde, grosso modo, ad una frequenza tale che lalllflg:hezza
d'onda corrispondente è dell'ordine di grandezza delle dimensioni trasversé. Quindi quando
le lunghezze d'onda sono superiori alle dimensioni trasverse della struttura, salvo che non
ci sia un modo TEi\{, non ci può essere propagazione all'interno deUa guida. Per andare a
frequenze più elevate, senza ridurre le dimensioni trasverse della struttura (che devono in
-tJ ogni caso essere tali da garantire una certa rigidità. meccanica della struttura), dobbiamo
r1nllilciare alle linee di trasmissione e passare ad ùna guida d' onda; in questo modo
~~l abbiamo una banda di .frequenze che. vanno da una lunghezza d'gnda deWqt,dine di
,j grandezza delle dimensioni' trasver,se fino ·alprimo modosuperiòre Ce vedrern9.}bc~~::;èur2 è
ClIca il doppio di wt1 ; come ordirn di grandezza., grosso modo, sono un~~(~~onica
dell'altra). Quindi a parità di dimensioni.,>trasverse possiamo ~andare a fre.qu~e;,'più
elevate~ se abbiamo un cavo coassiale: allora .possiamo arrivare .Imo .alla fr~qfr~nzat;Ci:>tl .~
(ovvero quella del pTh.110 .modo superiore, essendo una linea di trasmissione); .~. se Cl

in·0 CJ
togliamq' ~il.c?.vo centrale, 'e quindi diventa una guida., . allora laCùtt di'Y~ta:~:>il .'Piinto di
partenza della propagazione, potendo ~,quindiandare ~ "::!~ ';é~;
a frequenze rupenon. Naturalmente.
quest'ultimo caso, la banda di frequenze è limitata ;~, '::,_,,~.
O . ~ /.:~.~';-i."
superiormente dalla frequenza· Cùt2 e quindi per ~ ~ ". . "','
, - ' . ' . ., -' 4

andare a frequenze più alte. bisogna aumentare il kt


(che comporterebbe. una Jraslazione vérso l'alto di ~ "
tutte le pulsazioni di taglio) ovvero ridurre le dimensioni trasvèrse. Qu'èsto fa si'· 'che
qu&'ldo anivÌamo alle frequenze mil1imetnche (cioè acui corrispondono lunghezze ~à'onda
deLl'ordine dei millimetri) queste dimensioni trasverse devono diventare dell'ordine dei
millimetri e quindi cominciamo ad andare bene utilizzando circuiti stampati. con le
mi~rostrisce. ~ Se andiamo oltre, cioè andiamo a tinire nell'infrarosso o nel visibile, ci si
rende conto che le dimensioni diventano cosi piccole (dell'ordine dei ,LUTI) che. non ~ più
pensabile di costruire dei tubi aventi tali dimensioni L-asverse (non è possibile fame il
'buco' e in ogni caso si fhmerebb~ su se stesso). Solo una struttura piena si pU0 pensare di
farla così sottile (ad esempio filando del vetro) e quindi bisogna abbandonare anche ia
propagazione in guida e passare alla propagazione in tlbra (in cui non c'è un metallo che
I
! circonda la zona in cui avviene la propagazione, ma c'è un dielettrico circondato da un
: ..J
altro dieiettrico). Tornando alla nostra guida vediamo cosa accade al di sotto della
pulsazione di taglio, in cui come sappiamo e1è una pura attenuazione. AvTemo infatti,
dal Pespressione deUa costante di propagazione, che risulta:

:z 2:2
(j) E:J-L == -Cf.:. + kt
2. - 85

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
o"YVero abbiamo l'equazione di un'ellisse (in cui i termini quadratici che contengono le
. variabili Ci) e C1.t sono dello stesso'segno,portati a11ost~~s9membro}. Rappresentando
sullo stesso diagramma di Brillouin, che cosÌ prende il nome di diagramma este.ro di
Bril1ouin., l'andamento di Cù sia con ~ che con CLz. TI diahamma di Ci) in funzione di CL,.
parte ovviamente dallo stesso punto, cioè dalle pulsazioni dì taglio. rvIediante dei quarti di ,.
eUisse si arriva ad intersecare, quando Cù40, l'aSse delle Ct..z nei punti az=kt. Con questo
.diagramma siamo in grado di descrivere completamente la prop~oazione sia al eli sotto che
al di sopra del taglio. Se si considera una pulsazione come ffi1 non c/è intersezione dana
parte positiva del diagramma (e quindi non c'è propagazione) ma ci sono tanti campi che si
attenuano, rispettivamente, con costanti di attenuazione kt F kt2, ecc. Si vede che,' a meno
che non si è troppo vicini alla pulsazione di taglio, l'ordine di grandezza delIa costante di
attenuazione è all'incirca pari a:kt (cioè all'ÌftVèI"SO delle dimensioni trasverse); ciò ci dice,
fra l'altro, che la distanza (dalle sorgenti o dalle tenninazioni) a cui dobbiamo porci perché
tutti i modi siano praticamente attenuati (salvo quello fondamentale) è di qualche volta le
dimer..sioni trasverse. .
Prima di andare avanti nel10 studio della. propagazione guidata., in particolare, rimuovendo
le ipotesi semplìficative che abbian::o;assunto finora, 'j t" ..
(c~rÌ1e a,cl esetnI:iò che i coz:dutto~ ~hecosti~isconol~'" '. . .
gmda SIano del condutton elettricI. perfetti. e che Il' i - - - - - - - . , . - ";r
dielettrico che la, riempie sia, privo. di . perdite), . . \
andiamo a studiare la guida d'onda.più usata. nene.
::- applicazio~.', ,'cioè-' la tpti:da. d'onda a se=ione
re::tango'1ar.e: ..~ .(0,.. ,semplicemente, gil4da ·d'onda
1 b

z":,..1h
rettangolar.e}/N''èl;caso''inicui.·a=b··laguida.degenera:in . 100--- d --~~
una gtiìda,;~adrata;:n.nostro .scopo, di .detenninare·i
è"
modi TE eTIlI. all'interno:.di una struttura ,di questo
'~J,.~"g~nere~ i modi TEl\tI, ovviamente, non ci sono essendo
la sezione semplicemente connessa. Cominciamo dai
modi 'lE per i quali bisogna risolvere l'equazione di
HelIIlholtz all'interno

l'
f
I
v; 1.jJ + k;\V == O
!LèttJlle
èn =O

della sezione, con la condizione al contorno di tipo Neumann. Una volta determinata la
funzione W sì determina 'iI vettore 11 da cui il vettore ~ e quindi l'intera distribuzione del
campo. Come sappiamo, le equazioni differenziali alle derivate parziali si risolvono in
maniera canonica col metodo della separa;;io~ de/k variabili, che permette di ricondurre
la soluzione di un' equazione differenziale alle derivate parziali a soluzioni di equazioni alle
derivate totali. La condizione per cui il metodo della separazione delle variabili funzioni è
che il contorno del dominio si sposi ad un sistema di coordinate in cui l'equazione, per

2- 36

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
e analogamente, per la seconda:

g" + k~g = O=:> g(y) = CcoskyY + DsinkyY

I Quindi la soluzione 8enerale, che è data. dal prodotto di f(x) e g(y) dipende da 4 costanti
arbitrarie (di cui una è, naturalmente, inessenziale dato che l!equazione è omogenea e, in tal
caso, le soluzioni sono defmite a meno di un fattore moltipIicativo. Oltre a trovare la
soluzione generale dell'equazione di Heimhoitz, per risolvere il nostro problema dobbiamo
imporre anche le condizioni al contorno, che sappiamo essere:
/ ì
I
~I
J
cn,~
=0
Il-

J Disti~guendo i due contorni verticali dai due contorni orizzontali, lungo il ,contorno
vertìcale,a meno di un segno, la dr~vata normale"equivalea fare la,. derivata rispetto. ax (it,
segno centra perché per laderiv3ta'n'ormale lungò il contornoax='O la normale è diretta'nel':
verso negativo delle x); lungo il contorno orizzontale, invec'e, la derivata normale equivale
a fare la derivata rispetto .a y. Siccome queste derivate devono essere. uguali.' a zero, il.,"
segno.è messenziale e quindi possiamo porre: ' ,,,,',,, •. h._
O

. ~~ .". ,

avi -o .: <~.

'" fJx Ix=o - '.-.~~,--..'


'....
.
~: 1...~
'.
r .. . .
~: ~ .. .
:=a

In l-V la dipendenza da x è presente ~olo attraversala f e quindi:

"': .. '

Per x=O affinché risulti f' =O deve risultare B=0, Inoltre per x=a avremo:
j ! n1t
I fl == O
~
==? k ..
"
:= -
a
, n = 0,1,2, ...
A .. O,utrimenti
la ~oiuzione slrebb e
ldent1=cnte nulla

Tale relazione individua tutti i possibili valori della costante di separazione kx> che sono f
L
un'infrnità numerabile (i valori con n negativo, ovviamente, non ponano ad altre soluzioni
perché darebbero le stesse soluzioni soltanto cambiate di segno; ricordando poi che tutte le
(
SOluzioni sono defmite a meno di un fattore moltipIicativo otteniamo sempre la stessa
soluzione). Analogamente per la condizione sui contomi orizzontali avremo:
L
2 - 88

I- Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


I Buono Studio! =)
l'-a.ppu!ìiò, è separabile (se il contorno è generico non ci resta che ricorrere a metodi
numerici per la determinazione degli autovalori, almeno per defin:irn:e la propagazione).

Esiste un numero tInito di sistemi di coordinate in cui l'equazione d' onda-è- 5~parabile. Per l'esattezza sono 11 i
sistemi di coordinate, in due dimensioni. in cui questo è posSIòile ~, sostanzialmente. sono i sistemi di
coordinate: cmesiano. sferico, ellittico, ellissoidico, parabolico e loro casi degeneri~ ovvero 50no tutti : soli i
sistemi di coordinate in cui l~ superfici coordÌnate sono dc:ne quadriche. Questo. fra l'altro, spiega pc:rchtE
esistono una serie di problemi detti canonici che sono quellL per l'appunto. in cui l'equazione d'onda può essere
risolta :mafiticam::nte; per ognuno di questi sistemi di. coordinate, quando si utilizz:t il metodo dena separrione
-, delle vari.ab~ ci ~ riconduce a equazioni nIle derivate totali In cui soluzione è una delle co~-iddette .l''Wrzioni
speciaJt deU':malisi (come. ad esempio. le funzioni di Bessel). In realtà ~siste tm insieme un po' più grnnde di
sistemi di coordinate importanti in cui. invece dell'equazione d'onda. si considet:l l'~quazioQe di Laplace, la
quale :: 5ep:rrabile in 15 sistemi di coordinate; anche in questo caso dalIa soluzione dell'equazione di LapIac:: in
tali sistemi di coordinate vengono fuori ulteriori funzioni speciali.

0"1"
Ne! nostro caso. applicando il metodo della separazione delle "Variabili. supponiamo che
:~.H risulti:

,\V(x> y) =f(x)g(y)
:. ," ~\~;'.

da ~ui l'equazione di Helmholtz{ricordandoci che il laplaciano, in coordinate cartesfane è


la somma delle derivate seconde) si scrive come: ' ;{~<li'II r' ~
<, ".
I ~; .

fII al'
=> -+~+k: = O
"--,.,.---' f (J •
~e f~ g o
seno ,,:0
'·r··.

Essendo kt1 costante, perché questa eguaglianza ,possa aver luogo, separatarnente ,ili altri
due tennini devono èssere costanti. Se indichiamo con: '

( , f'"
i , 2
;-,(~ =,T
: I.: _ g"
,-:-"'y--
i. g

,LVn~rTìO due .::quazioni difrèrenziaii alle dçriv<l[è totali e un'equazione di con2TUenza fra le
;;Lisra11ti di Separazione introdùtte, cv"'vero:

( J.:."
J. _
"
1 .....
---I\.
f :;

Dobbiamo' quindi risolvere le prime due equazioni che sono quelle di un oscillatore
armonico, la cui soluzione generale è, per la prima, del tipo:

2·87'

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
y= o D=O
fl
.:=;>

Y= b =
'-- .k .= mx
7· b ' m = 0,1,2, '"
c.. o

i Otteniamo quindi un ir1sieme numerabile di soluzioni date dall'espressione:


_L'
nrc ffiX
I.J.I nrn = Anm COS-X cos-y
"
a b
I
~

I
I
e i corrispondenti autovalori saranno dati da:
-l
I
J

-- [I
II
L.
'-- .-'
Notiamo che in generale può capitare, se' il rapporto fra a e b è un numero intero o un
numero razionale, che esistono coppie di n e m distL"1tÌ a cui corrisporide:ild.., stesso
autovalore krnm; per esempio, se a=b(guida a sezione quadrata} allora tlltt.igiii,~ailt9fya.1ori
sono degeneri; scaInbiando :fra di loro TI ed m otteniamo sempre lo stesso auto~~ll;~.~~" ·cioè
otteniamo almeno due soluzioni distinte per ogni autovalore . .
(infatti scambiando n con m quello che era Pandamento con x ~:L:.}:;:.;~:r:i;
lo sia ha lungo y, e viceversa), salvo i casi in cuin=m (dato
che in tal caso sca..-nbiando n. con ID non si ottiene nulla di
diver3.o ).~ Da punto di Vista geometrico·.ktmn è la dista.'1Za
. . :n.!J. . dal1'origine di un punto che ha coordinaie ~ ~Tn1C·:;'o~·ero
a~·
b .
" ,
l'
.\
neLpiano :questì punti, al variare di n ed rn,costituiscono 'un reticolo rettangolare nel piano.
Tutti i punti che si trovano su Ha stessa circonferenza corrispondono allo stesso· autovalore"
e quindi darmo.luoga a modi degeneri; viceversa non sono degeneri. Tutto ciò dipende. dal
rnpportofra a e b; se .ad esempio tale rapporto èìrrazionale .allora ciò non accade mai.
Detto questo, andiamo a determinare la costante ~. Ricordando che Finsierne delle •
autofunzioru oltre ad essere completo ed ortogonale, può essere nommlizzato,'è chiaro che
sceglieremo la costante An.'!l in modo tale che la nonna di 4'= sia unitaria. Osserviamo che
effettivamente quando consideriamo coppie di indici (n, m) diverse le relative funzioni Yf;:::n
sono ortogonalL essendoìo le funzioni cosinusoidali che le costituiscono; in questo caso.
addirittura. anche se c'è degenerazione le autofunzioni sono gii automaticamente ortogonali
(non c'è bisogno di ortogonalizzarle èol procedimento di Gramn-Schmidt. come in generale
,
! si dovrebbe fare). Dobbiamo guindi imporre:
, i
L .J

a il

JD. J~ d'(dvl =l
2
\1f 1
"j't'run I
O

OV'vero deve risultare:

2 - 89

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
IAom 2 f ' -x:
a
nr. cixf cos· -ydy=l
COS m-x
b
7

O a o b
"
' ...

H
"

rl • Il=O r l • m=Q
I
"ti =i l vm=~ l
!,.
ll' n..O '. - J znr:O

Con l'ausilio delle costanti V n e V m che abbiamo introdotto (alla luce dei possibili valori, a
a b
ed -, e b e -, che PQssono assumere i relativi integrali) possiamo scrivere tale
:; 2
uguaglianza in maniera più compatta:

!A= r~ (
v Il a v mb) = l => A
=
=
~abvltvm.
l

Quindi lasoiuzione generaI e è data da:

Qu esta.quindir,ed',espressione" comp lem,deHa ·41:=. . anche' normalizzata a::l .. ,Per ,ogni: coppia'
di. indid.'n:e,d;rrtc' è unapossibile'so luzione .• Ci' rendiamo.subito conto' che 'c' èun":casO';che "è
da escludere;,InfattLse,ambedue, gli indi'Ci sono nulli. cioè n=m=0; la 4J è costante.e quindi
il gradiente di 4fè zero. Siccome siamo' interessati proprio al gradi ente di qJ. (attraverso cui·
sono definiù i campi)'la coppia' n=O e m=O è da escludere. perché darebbe luogo ad una ..
soluzione banale. Quindi almeno uno dèi due indice il ed, m deve essere 'diverso da zero.
Andando in ordine ci sarà, allora, un modo 10; un modo 01, poi un modo H, poi 12, 21, e
~osì via; è chiaro che man mano' che '-gli' indici aUmentano' aumenta i1kt. TI modo'
fondamentale andrà, ovviamente, cercato fra le coppie di indici che sono le' più basse
possibili. Nel nostro caso, almeno fra i modi TE, siccome a~b, il modo fondamentale è
queI10 per cui:

)
(n =l il:
~ k. =-
!m=O -\0 a
l

m0d0 che indicheremo con TEti). Fra quelli immediatamente supenorl al modo
fondamentale (e fra questi quello più vkino dipende dal rappolto fra a e b) C'~
sicuramente il modo:

fn =0 il:

lm= l k:0 1 =b

2-90

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Poi a\TemO, fra quelii immediatamente superiori, il TE ll per cui si ha:

e così via. In corrispondenza dì ognuno di questi modi possiamo valutare, conoscendo la


espn:!ssione espI i..::i ta della \.jJ, tuttò l'andamento del carnpo.
Dalla ~ otteniamo, ovviamente, lt costanti della linea equivalente; ricordiamo, infatti, ~he
k.: = ~'k2 - k; e quindi noto kt possiamo ricavare il k z . Inoltre, per i modi LE, Zo = :_L e

quindi otteniamo la descrizione circuitale! per quello che riguarda la propa,gazione. Per
completare la descrizione dei campo bisogna semplicemente ncavare gli andamenti
l
trasversi. Ricordando che hr. 'T.. = - L Y~\Vn.":l' avTemo:
'nm

'
; .' "J
.~~.~--'

,..
l i nJ:. n~ rn~ -:- m::!: . m-:t ~ l
n:;;:
e"..!Il' =-- I --sm-x
a
cos--v L ~--cos-x sm--v
a b ' A,
L :

-. . .,.
-.
~
n
1.
.;
L\.~::m vabY
I
\lm,L
\ ab' J D'
. .. ~
_o,. • ." ~ •• . • v .. ;:;.:}. ::-.......

Questi so~og:1i anqamenti ,trasversi, prodotti di funzioni, seno


e coseno chedarinò'hi~go ad
andainen~i >òsoi~latori (in x e in y), .con tante più ,oscillazioni
quanto più' è elevafo f':jndice
del modo. Quando n=l (o m=l) c'è soio una s emì onda passando da O ad a(o da Ò a, b);
quando jJ.indice è uguale a 2 c'è unJonda èompieta., e così via. Per lacomppnenté
_
longitudinaledel camoo
'" ma2l1etico. avremo: ' '.-/
.

_ l (-:- ) V V 1 n~ m-;-;:
H:~ = -.-V:' I:::;".' E~ = -.-k \.jJ;~ = -.-k r_ ' cos-x cos--v
• .r.\ J c·+t t
J<:q..l. = J c..~ ~.
= \Ji abv 01 v ••• a b -
li l L.J
In partico~are. ci interessa il modo fonda."'TIemale TE,i) per cui risulw,:

! f? . 7.:
h,,\ = \f-sm-x
'"
l~
_.v vab a .>

12, 1C ~
J 1 ~iO = -,\,ll-sm
~ ab
-x l.J
a -
ItH.-l')
VIt/2
= --- Jt
i-cos-X
jC!~ a Vab a

Z -91

I Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


I· Buono Studio! =)
ed ovviamente gli andamenti sono indipendenti da y, essendo m=O. Per completare l'anaiisi'
della propagazione nella. guida rettangolare dovremo considerare i modi ThL In tal caso,
procedendo in maniera analoga, ricordiamo che il problema 9~.rjsolvere è:

dove l'equazione da rÌsolvere è sempre l'equazione di Helmholt.z, cambia solo la


condizione al contorno. Come si pu\:> facilmente verificare, in questo caso, la soluzione
sarà un prodotto di seni (che si annullano in corrispondenza delle estremità degli intervalli),
invece che coseni, ovvero:

e la costante che prima abbiamo chiamato Acm è sempre la stessa (essendo l'integrale di
sin 2 lo stesso di quello dei cos 2). Per la particoiare siinÌnetria ,della struttura guidante che
stiamo analizzando si ha che il k.. ha lastessa.esoressionedd
. . modi TE:cioèrì;ulta:
. ,',

in generale; Jinvec.e·,:, 'per; ~una/st:n.ttturq;;:asezi"ne' ,arbitraria" kcostantL:di' .separazione'·,per i


modi,TE::e·;n:tsono .diverse·~·Qiiinariiel caso' dellaguidarettangolar.e' UmmOdiyTE e uno,
TrvI con, g1i~stesshindici: si 'propaganocon la stessa ' c o stante 'di propaga7j one~je·;'itnpeclenze '
caratteristica."saranno:' o'VViamente~·diverse~'Vunica:àltra··differenza,'signifi.cati'Va~dei"modi'
Thr rispetto~' ai, mod1' TE (a parte, naturalmente, 'dene. 'espressioni dei' crunpf .incuf\if= '
scambiano fra di ioro i seni con i cosenO è che in questo caso tutte le possIbilI coppie
(rl,m) con entrambi gli indici diversi da zero (perché se anche uno sono degli indici è zero,
il seno si annulla.. e la cD si diviene totalmente zerò). Quindi 'fra "1 modi ThI 'il' modò
fondamentale è ii modo TM 11 per il quaLe risulta:

Quindi certamente, nd caso di una guida rettangolare. i modi n'l sono tutti modi
superiori. Quindi ii modo fondamentale in assoluto è ti modo TE: o (tutti gli n.itri. sia TE
<:he 'DvI. hanno delle frequenze di taglio superiori. perché hanno deih~ costanti k., più
,QTIU1di'l. Bisogna n. questo punto vedere qual è il primo modv superiore, che è quellv chd
fimita la banda di frequenze di utilizzo della .guida. La frequenza di taglio della guida la
possiamo immediatamente individuare. ricordando che:

11: c
=>
'--.,--- CO.
-lO
= c-
a L-lO =2a
- =
COll '= Ve10ntà
deila luc! nel mez:z:o
- ,':).,-
"...

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Quindi ia frequenza mmuna a cui si può avere propagazIone ID una guida d'onda
rt:ttangolare corrisponde .. ad una lunghezza d'onda (di . taglio) pari al doppio della
dimensione maggiore della guida Ce questo conferma l'osseI1'9:Pone fatta in precedenza che
la lunghezza d'onda di taglio di una struttura guidante è deÌ1'ordine di grandezza deUe
dimensioni trasverse). Questo fissa, quindi, le dimensioni fisiche che deve avere una .~ida
d/onda rettangolare neUa banda dì frequenze in cui deve essere utilizzata (per esemp~_, se
vogliamo che la nostra guida funzioni a 10 G~ il che significa una lunghezza d'onda di
3 cm, bisogna che la dimensione maggiore della guida deve essere almeno pari a. 1.5 cm).
Tale condizione, che fissa il limite minimo che una delle dimensioni della guida può avere,
non d dice nulla sull'altra dimensione della guida (dato che nella costante di propagazione
l'altra dimensione non entra in gioco). A tale scopo andiamo a determinare qual è il primo
. modo superiore; avremo che risuita:

TETM I 1; (TE) kt(T?vI)

10
I 11:

I a

I
l
!
11:
01
b•
-- il
il i
!U
Il
I I( ,-::ì It
11:
I
I
\;:
I -J +!-) l

V\ ~~~;~ :,.~.b
j

l
,

i .. '
'_.-
I .,11:
i! 20 #'. - -••

--!
,
!
l
,- ... a
l--, l
• -- .. o,: I

ì:ie Ila t.abella non abbiamo considerato il modo TE)2 perchéa~/Ià ;,un kt superiore at:'quello
reimivo al TEzlJ e, inoltre, non abbiamo scritto i successivi kt pef'i.,modi TIvf p:er.ché eSSI
~f I saranno reLativi ai modi ThI:!1 o 'DvIi::, che quindi saranno superiori al kt10 del mociù TE.
i ì
LJ
Quindi tissata la dimensione a, c'è sicu~ente il kr. 2c =2 ~, dato che q~alsiasi co~m che
il.
- r l
'I \ facciamo su b non ci modifica il
[ 'U k~ é-qu\ndi la relativa pulsazione di ta~iio. Quindi la
!
banda massima che possiamo sperare di utilizzare ~ qudìa che va dalla pulsazione di tagli.)
-del modo fondamentale e il doppio di ta!~
L! l
pulsazione. Quindi se andiamo a considerare
U
Il l'asse dellè Cv de! di(1,grarruna di Brillouin
abbiamo che fissata la dimensione a della
guida restano determinaLe te pulsazioni dì
taglio rottO e cot:zo (pari al doppio di Cùt10)' Ciò
significa dire che qualunque cosa si faccia
sulta guida, in termini della dimensione b, non
possi~o sperare di avere una banda di
utilizzo più grande di questa (quindi il
2 -93
L
L Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
. massimo che possiamo sperare di avere è un'ottava: cioè' fra la frequenza fondamentale e il
doppio di tale frequenza). Perché questo sia vero, in realtà, è neCessario che nessun'alt:.ra
delle frequenze di taglio relative agli altri modi, nel nostro caso CùtOl e Cùt11, capiti·
alI'interno di tale banda. .A.ffmché accada ciò b deve essere sufficientemente piccolo in
modo tale che:

iC ?':t a
-> - => b~-
b - - a 2

in tal caso infatti sia Cùtol sia Cùt11 vanno fuori banda. Si noti che la condizione su b è un
limite superiore (tutti i valori di b più pi~coli dena metà della dimensione maggiore deila
guida ci varmo bene) e poiché l'ingombro della strutrura è fissato dalla dimensione a è
chiaro che la dimensione b conviene farla quanto più grande possibile, compatibilmente
con la condizione da soddisfare. Infatti se restringiamo la sezione della guida, a parità di
potenza trasrness~ aumenta la denSità di potenza (cioè se abbiamo da trasmettere l W, la
densità di potenza media sarà l ivV diviso la sezione, e quindi al diminuire della sezione
aumenta la densità. di potenza., ovvero i campi diventano più. intensi) e ciò, come al :solito, ;
non e conveniente perché significa. innanzitutto, dover, eventualmente;· surdirnensionare i··
generatori ma, soprattutto, perché campi troppo intensi possono provocare scariche nel
dielettrico oppure eccessive perdite per dissipazione suUe pareti: della guida, a parte l.
problemi meccanici ·che vi sono'in.quamo'più·è 50ttile-e·rneno, è rigida la, struttura.. Nondè\
dubb i o".allora;', che.,siccome;fare~ b .• più. grnnde, più,p iccoJo,(purché:mino.r:e:,:dellametà. di. a). . °
non:modifica;sostanzialmenfe>le'dimensioni ':deHa·guida:;;;lase elta·,'ottimalekquella :di.·.avere·
" :;- '_''l'': . ""\':._:.." . ,',"
un .rapp oftcifl.:2 fra i due~'latLdet1a ·guida~... Ed·.è .'questa.la scelu.standard ·ch~::·viéne"fatta·::·
-p _•• , _ ",-' -.-._ -,' ; _ " , : _'_ " - • ' . _ _ _ ._ .: •

. . oè,·..b2
nonnaJmente;,'ci == ~ Govver~· a =1. 98b);jlrapporto . :èquasi .'1:2 perchéstoric.i~enteJ-. e"
prime guide furono fatte· nel corso della seconda guerra mondiale utilizzando 'come unità di
misura il pollice (ed esprimendo le misure con pochi decimati). Scelto ilrapporto 1:2 fra le
dimensioni della guida, l"unica dimensione da detenninare è a. A tale scopo ncordiaITIo che
la banda massima vada COtto a wt20; ma la banda utile.è, in realtà, .soto il 50(% della banda.
massima, lasciando il 25% verso il limite inferiore e il 25% verso il limite superiore.
Quindi dobbiamo scegliere delle dimensioni, o~-v'ero la dimensione a, che ·ci garantiscan0
che (':':;0 sia il 50~'o al di sotto della frequenza di centro banda. Taii dimensioni sono state
normniizzate e cuindi esistonc) tutta una serie di 2:uide d"Jnda Cl. seconda ddlo:: fr.:cuenze Cl
cui si deve oF,erare. Per esempio. nel caso'- deLìa banda di maggiore utiii~azi(1ne
\'p6'r10ffi6'tl,) !Ìn,)ra, f(lrSe in futuro çi si Sp,)::;t~rà semp['e tli piu 1,':::1'SO t;;- alt:: freqt:~r..:;;-), che
é.' qUç![;i delle mÌcrl10nde (detta anche banda),,} che va da 8.2 GHz a 12..+ GHz. la scelta
de[!e dimensioni della !ruida è: b =1 cm , a:2 cm. Ciò simiìica che la lunghezza d/onda di
taglio è pari a 4. cm~-' siccome 10 GP...z è ii centro df tale banda di frequ~nze a cui
corrisponde una lunghezza d'onda pari a 3 cm, si ha che la banda utile di frequenze si
estende daÌ 3/4 delIa frequenza di centro banda. ~ioè 7.5 GHz a 15 GHz. Quindi tale scetta
delle dimensioni della ,guida è ottimale per lavorare nella banda di microonde perché
garantisce un suff'iciente-scostarnentodagli estremi della banda util~ (7.5 GHz + 15 GHz)
delle frequenze di utilizzo (banda 8.2 GHz + 12.4 GHz). In tutte·· le altre bande le
dimensioni scalano in proporzione~ a frequenze più alte le dimensioni diventano sempre più
piccole mentre a frequenze più basse le dimensioni aumentano (intorno ai 2 GHz,
2-94

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
·~l
J

~0~ìdddt.a banda L, h= dimensioni sono 5 volte più.,grandi. e quindi le guide cominciano ad


l ess(;;re quasi dei tubi). Detto ciò, andiami..) ora a vedere corne sono fatti gli andamènti dei
":'ampi p~f l'unico modo' che ci interessa, O,i"VèfO quello !\:!!darnentale. Questi andamenti •
Sl.)no rT1l)lto semplkL se supponiamo di considerare la sola onàa progressi\/a avTemo eh.::

"

i ., ~ n ~
1 fE:ù =V(z)~l.ù=-Y"'e-JlC='::,\j -bsin-xi7
l ;
l
. va a .
... ,
l~: 7t./ \
;H - I . ) t. . H -:- -"( r+ 2 - jL: 1 . it ": /a ~; ~
l '.' - (z li,.," . L - y .... J- e
I
.:I -sm-x :t
tu +--COS-X 1 ;
t- lV
-.0 -10- ~ab i\Z,) a ., jC:.1-L a ;

f i
'~I i Quindi il campo elettrico e il campo magnetico trasversì sono, ovviamente, perpendicolari~
l.J
il campo elettrico è diretto lungo y, a parte il
segno l_' che naturalmente è inessenziale,
menr:re il campo magneti00 è. diretto lungo x.
In entrrullbi i casi l'andamento è di tipo
sinusoidale .in x. Quindi se consideriamo'una
sezione traS'ifersa . della guida otteniamo il.
.
orofiiosinusoidale lum:::o
- x che descrivono le
freccette rappresentanti l'ampiezza del campo
elet'wic.o (andamento che ·.èmassirno:,:aL.',centro
esi annulla sulle pareti della guida,.:come
deve essere essendo . tangenziale alle pareti
della guida). Tale andamento è indipendente
da Y cloède . stesso andamento lo si ha su
qua.lsiasi sezione parallela all'asse x. Il . i
.. 'l0

campo ma.gnetko ha un andarrièiito . analogo,


solo che è diretto lungo x: per rappresentarl0
possiamo considerare una serie di freccette
LJ allineate le cui ampiezze (proporzionali alle ::z:
arnpiezzè del ~ampo) crescono dalle pareti
[ i
.- l 1 della guida tino al centro, in cui l'aIIlpiezza è
~J
mlli:~sima. A.rlcora una volta, per le condizioni
al c l1m '-.1 ffitJ, ~sser.do l~ par:::tì costituite da un
(t)ndutt0l'e de[I.ri<..~o perfetto la compùnente
)'
nGmmì~ dd campo magnetico si dev'e
arlfiuliare. L'andamento di queste ampiezze di
. i
i quest.: freccette e, ov-,riamente, ancora
)
sinusoidale (linea tratteggiata). Infine la
c0mponente lungo Z del campo magnetico ha
un andamento di tipo cosinusoidale; quindi
QUardando la ,guid3. dall'alto l~ freccette,. che
- "- z
rappresentano le ampiezze del campo, har.J1o
un'a.rnpiezza che varia cosinusoidalmente lungo x~ per cui sarà massima in corrispondenza
2-95
L
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
____ ••. 0. _ _
Buono Studio! =)
• • _ _ ,_ • • • 0_ •• - o" • •
delle pareti laterali (dove è tangente ad esse) e
nulla al centro. Questo ci fa capire anche
come, approssimativamente, devono essere -~ -
r - ,',' /
fatte le linee di campo magnetico~ se mettiamo , . '*" - I
! ..
insieme i due andamenti (quello trasverso e
quello !ongitudinale) e guardiamo tutto ~
'dall'alto, ci rendiamo conto che in ogni punto l
abbiamo una Qomponente lungo z e una lungo il /
x che è nulla sulle pareti e massima al centro,
Facendone la composizione e rkordando che
le linee di campo magnetico devono essere /"
- - -~ - --
chiuse perché è un campo a divergenza nulla Z
avTemo una andamento come quello rappresentato in figur~ cioè linee chiuse che
giacciono nel piano (x,z) che sono quasi circolari al centro mentre diventano sempre più
rettangolari man mano che ci si avvicina alle pareti. Questo, che è un andamento molto
qualitativo. lo vedremo con migliore precisione in seguito per le correnti (che come
sappiamo sono, punto per punto, perpendicolari al campo magnetico);' per il' caIlW0
;-", eiettrico, invece, non ci sono problemi percheesso:"è'diretto:',s~rnpre,(e solQ} lungò'y e"
. " quindi le linee di forza sono tanti'se,gmenti che vanno da'; una ~base"maggiore;al1!altra della
guida. Quindi la ~1:ruttura globale de! campo è.farta 'da' linee di' éampo <~\tt,c.o, (lungo la
direzi one y) attorno aIl e quali, si ano 19ono ,le .linee,' di' forza: magnetiche, .(ne l piano x...z);" ,:
come era da aspettarsi ,essendo campi elettrici', e:rriagnetio1'perpendicolari' l'uno rib-petto"
aWaltr:o'(I:uno,è~ihrotor.a'deU~ltfO'1 >. "
.' È· ,inter:essantek',vadere'fcbrne,'fSbno'.fatte.le corr.ent:Lche, sooITono';'sulle"paretL;,della:,;;gui:da~:
Ricordi2mo';:\:(ihe<in,"una;guida,~che"'n01:t:'sia',una,',1inea"di:trasmissione;:,:ik,:fl1.lSso;:ne-tto';di:.
correntè::è',sempre';;zero:il'che signi!lca.dire . . che decorrenti:incertY-punti scorr,oqà}~ '~I].:~,'
senso' in,aJtri" punti scorrono' in':senso'oppostoÌn modo 'che :iuogni: sezione: ii ':flusso'netto ,è :,
sempre zero, Scegliamoci,'peresempto, la base'y=O"anche se,è chiaro~che le cose saranno ,
perfettamente simmetriche. Consideriamo quindi iL campo magnetico ed è evidente che se:" ,_o

vogliaIno scrivere e rappresentare le linee di forza non possiamo rima11ere nel dominio
della frequenza in CU!• .in gener:lle, abbiamo vettori complessi (di cui 'non .si possono fare
linee di forza), Dobbiamo quindi passare nel dOnllpjo del tempo. femIaTci' ad· un cmo
. istante e veder~. come è fatto il ~ampo; che cosa succede ai passare del tempo già lo
sappiamo. Quest.a distribuzione di ~arnpo traslerà uniformemente lungo z çon la. vetocità di
fase del1'ond~, legata aila costante di éropagazione k:: (pari a C0:kz): quindi b~sterà fissare
quello che accade aH/istante t=O per sapere poi quello che accade in qualsiasi istante, n
ca.:npo rtla.g:t1er.ico tl."lt.ale è allora dato da (supponendo di considerare la soia onda
progressiva all'interno della guida) :

iolU.
:i1~t.. Z =-
Il k.

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
- I Per otiènere l'andamento nel dominio del tempo del campo magnetico dobbiamo prendere
j qUèsta espressione, moltiplicarla per ei"'t ~prendeme la parte reale, ovvero si ha:
0),. k ' -:- ,~
R~H e j1llt + 1 - ,1tX I TI: 7tX, I I
I .t-·
h(x,O,z,t) == ) ' - _ - y_ _'

~U?pcnamo pC!"
V1ab- ,I sm-co<:i(:
l..
a" '\, 1:
ZJI!
X
+--cos-smir;1,-k
àk. ......
a"
7'['
.: - J .:
_
,
j

s=plicit:l. c:b.e
l'' ~ia reale

--fl Pt':f ricavare la corrente dobbiamo moltiplicare vettori al mente questo vettore per la nonnale
alla superficie che stiamo considerando, cioè ìy, e quindi valutando l'espressione risu ltante
-rj
il
,I
alFistante t=O otterremo come sono fatte le linee di forza della corrente (e quindi anche
quelle del campo magnetico che saranno perpendi00lari ad es~e), Abbiamo cioè:

-,I r--1
U

-u ~he corrisp~:~de;a:d un'ondaprogressiva che SI muove ne! verso positivo ,del1e"::i "con
velocità di'fase V
f
Per vedere la distribuzione della densita di corrent~, ;;"q~in:di le
= Ci).
!
l_-'
" ~"", ",:, .':"'" ,' .. "

..• J
linee di flusso della corrente, basta considerare t3.lè espressilJne ad un :,certoistante di

-u
L.)
tempo. ad esempio a t=O (dopodiché tale distribuzione non' farà altro ,.;he rraslare
ri.gidarnente nei tempo con la velocità di fase). Quindi avTemù:
,....--'" ..,
-r121 . iiX re ~
iCX, ~:
J-~ (x.O.z,O) -sm-cosBzl_ -: -cos-::ilnRZ1_ : =
,_.J
.. " = I 111-!
ntbL a 1"' •• j
a r- - a(3
~ ' -
... i2f . iO( ~ i: -;iX. '":' I
= -l' l-l sm-cospZl~ + -cos-smpzL. ;
~ ab L a - al3 a -j

o\rverQ l'andamento ddla corrente è dato dal tel1TIlne in parentesi quadre. a meno del
fattore che è del tutto inessenziale. Vediamo allora come è fatta questa distribuzil")ne di
I Gorrente. Tracciamo sull'a::'ise z i punti fondamentali a Ìvgi..t., }v g/2 , 3/vg/.::j. e J..g., dove ì. g=2re/13
J è la lunghezza d'onda nella guida (che sarà o·vviamente più piccola della lun,ghezza d'onda
, .J
nello spazio libero, essendo il l3 più grande). A z=O otteniamo una corrente che è diretta
solo lungo z., e che ha in x un andamento di tipo sinusoidale (indicato in tìgura, come al
2 -'TI

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
'.:, r
I
t
-(~oz.z..o) r ,'.
j

j
r j

lO Ae!4- ~/z . 3">-e;y.. ~ z j


solito, con delle freccette te cui ampiezze hanno un inviluppo sÌnusoicL'1le} Ad un quarto di
lunghezza d' onda, ~z=?t!2, e quindi avremo (a parte un fattore che modifica so [tanto j
l'ampiezza. la scala. dei vettori) un andamento cosinusoidale in x e la corrente è diretta
lungo x. Ciò significa dire che per x=O abbiamo la massima ampiezza. pùi nulla al centro, j
poi cambia di segno dal centro lli-ro ad a (in cui, in modulo, Pampiezza. è di nuovo
massima). A mezza lungrll;2%l'l d'o~da riotteniamo di nuovo J:andamento che si ha per ~ -'-. -, j
soll) che è cambiato di segno. A tre" quarti di lungheiza' d1onoo· abbifu"IIO k) stesso
. '" ... .
'.
I;lnd!ime~to che si aveva a. A.g/4~' ancora ,una' volta cambiato di. segno .. Inflne, in . j
comsponderL.."'a di Z=Àg riotieni~o· e~~ttmncntehmdalnerit~',di parteriza. Nei . punti- l

intermedi avremo, ovviamente, degli' andamentr datidiIla:>.comb,;lnazione di queHi: più j


prossimi a tale punto. Lungo .la, mezzeria',notl ,c'è mai, componente .lungo x.; cjè, solo,:,'
compo,nente:~.,l~ngy';z'''aI1che::se.o,''v-iamente. non· è; costante (assumendo, valore massimo Ù]. -j
z=n;'an.nu'Hm:l'ào'Skin;z:;:=5bgI4;~poidhi-enta,;di.segno:opppsto,:,~e'così,v.ia7,~"Abbiamo;quindi:;,che ..
le Iirii~:;fdi~:fdbr"'arri'l1mo ,tutte nel 'punto.: ~n, corrisporidenza'\di::A.gf4~"che· per qllesto'1~è'dètto
~< • , -
j

~po::±;di ,(..-orrente". partendo tutte al punto in corrispondenza'dL 3 À'?:/4, che per qfiest~ è j
.detto sorg~l1iBdi,colTe1".te;ov'iiamente tale situazione si ripete ad ogTIllunghé.::zadI0~da.
":'-~:u:uralmente> rispetto ai campi di 'corrente' che siamo abituati ad incontrare ,,ir.f -j
elettrotecnica, c'è la differerr.za fondamentale che in questo caso il campo di correritè n'ori"è
-- j
solenoidale; ecco perché il flusso di corrente attraverso una.superficie chiusa, in generaI'e,
~ diverso da zero, essendoci degli accumuli di cariche sulla superticie' del conduttore
,diverse da punto a punto. D'altra parte non poteva che essere così dato che sappiamo che j
la der,sità di carica superficiale è proporzionale alla componente dì induzione. cioè al
campo elettrico; dove il caIIIpo elettrico è più intenso ci deve essere un' massimo di densità
di carica mentre dove il campo elettrico ~ meno intenso ci deve essere un minimo. Questa
l
struttura di correnti' tlil,sla uniformemente nel tempo con una ve!o~ità pari al1a ve10cità ài
tàse: quindi se ci mettiamo fermi in un punto al pa:ssare Jel tempo vedremù il Vt:ttùr~ di
J
CI",rrente ruotare. Ancora una volta. come tutti i vettori sinusoidali sarà poiarizzato. In j
generale, eUitticamente e quindi descriverà.. Ìn un periodo, l.ln'el1isse salvo m
GI..'lITispondenza della mezzeria in cui la direziune è sernDre la stes::;a e auindi la
po!arizzazione è lineare, e la corrente ~ambia semplicement\':> di segno e di ampìe7'7a al
1
. passare del tempo. Lungo le pareti la corrente arriva sempre perpendicoiare alla parete,
:' pershé.. }~?go di esse non c'è componente lunga z' di corrente. Quèsfù ci p~fmètte
J
.' immediatamente, senza bisogno di rifare j conti. di (:fife cosa accade sul1è super!ìd laterali. j
. Sulle superfici laterali, siccome iI campo magnetico· è diretto semplicemente lungo Z, la
l....;-
correntè è diretta tutta lungo y. È chiaro che se neHafigura precedente la corrente, z da per l
O a Àg/2, scende dane superfiCi laterali verso il pozzo, allora sulla supertìcie laterale
j
\ .'
2-98

t j

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it j


Buono Studio! =)
j
I
)

considerata" che è quella per x=0, "j


l' andament o de 11 a corrente deve ess ere .' -+"TT"""'1....,iT'..,.-,...,.-:-7"""!"~r"'!'...,..'!""":l~..,...!"""r""~__

- I
quello indicato in ììgu~ da Àgj2 a /.8 le
J cose si invertono. Sulla faccia superiore,
cioè per x=a, l'andamento è lo speculare
di questo (e ogTIÌ me770 lunghezza d'onda 1. I I
il ruolo dei pozzi e dellè sorgenti si x, ~/L Ì\~ "'z
inverte} Quindi come si può .vedere, anche nel caso più semplice del modo fondamemale.
~ I
.J
rispetto a ciò che si è abituati a considerare tn elettrotecnica o anche sullt: linee di
tra...mssione (in cui abbiamo che le correnti che scorrono solo lungo z), abbiamo un regime
di correnti notevolmente più compiicaLù. fu particolare si vede subito che la corrente t0tale
I che fluisce lungo una qualsiasi sezione è sempre zero perché lungo le pareti non c'è flusso
J dì corrente lungo z e sulla parete di sopra è esatt3lTIente uguale e opposta a quella di sOtto
(perché cJè una perfetta specuiarità nella distribuzione di corrente). Ecco quindi che
effettivamente, come avevamo detto e come si potrebbe verificare essere valido per
qualsiasi modo, la corrente netta che tluisce attraverso una sezione è sempre ~Ua. Noto il
campo di corrente è immediato vedere come sono. fatte le linee di carrrpoJIJ.~etico
(essendo questo, in ogni punto, ortogonaleàl .campo di corrente) che S~R:i;dl tipo
circolare, nelI'intornodel pozzo. che di,\rentano :mari mano sempre più oblupEiiétlno a
diventare un rettangolo in corrispondenza della regione delirriitatadàJle .pare.ti, a;~òre:;~a.e
dal1t~ superfici y=O e y=À.gJ2; aIlalogo;ma con, verso opposto, sarà ·l;~,~~fu:tp.D:in
- . . • I~Ll.l" -; .. f
,'. ·.t;f7h_· ...\ '. 1,_'

corrispondenza delle sorgenti. Tutta' questa:sttutturn di campo e di COIT~fè ;;:{tr-asla


rigidamente con layelocità.di fase e, in generale, salvo il campo elettrico ~he n~ -~Fi~iòla
componente e quindi è s~ITipr~.. polar.izzato . linearmente, ognuno dei vettoritdiW~'Ca!npo
magnetico .e;,di corrente sonopolarizzati ìellitticamente(oioè al passare Ael :t~I!,1Hi=>,.:l!f,vettori
di camp~ rnagnet~c~q..<e;di~ corrente rima!1gono Huno"perpendicolare aU'altroe :SfiJ;iu0}fonosu
eilissi). E chiaro. ,èhela Struttura di campo (già abba.::"TIU1.Za complicata nel semplfè,e Raso .
de! modofmadamentale) diventa-sempre più complicata,man mano ~he aumenta:l~Rr:aine del,.
modo (ed'e'ovvio che deve 'essere così,"dato, che sappiamocne J'espansipne:;.·fDocÌ~le· è~!
~ùrnpt~taé' quindi atta 'a -rappresentare qualunque' struttura, .qi campJ.).~, :,per.', quant,)
complicata). . . :'~'j', . . '
-I! J Supponiamo di "\,oler misurare ilcmlpo all'interne. della guida perché. ad i:esempio.
r vogliamo misurare il ROS: per fan: ciò, Gome sappiamo, dobbiamo prel.e:.;U(e>uT1,';se~ak
I '--
pr("porzi('.naÌ<: alla tensione. e la tensione 3utia;lin~a equivalente è legaca biunivocamente
alla' C,)mp0neme tras"Versa dt'd campo elettrico. Per fare questo dobb larno', naturalmente,
"-"'··"-e
Hl,-,L~ ... , una ;:'1..
·'1n·-la
IU G. U!L .. lJU d·,l1-
:11'1!:-·"ITl' ..,1 . .4 bU Uu.., 1'1 ~:"e ··1·o-l·
""'1',-1" J
...-1~-
,:;.tl.1.
.....
.-l:re c:"e
'-d Ul
.:,. Il '-'I;:'".:;o,u,... u'n
:":"',~.nn<:l ~U·~l
~
~t,_~
<.I.l\.. •• ,,-

IT:odt.) forare la parete della 21...!ida per inserirvi all'interno la sonda. Si pone ,al~\..)r:l il
i
/ pr,)bl~ma, dovendo inserire la s~nda e d\."lvendo pt.)terla sp0stare l~ng'.ì z per vede~trQva
'.. J il massimo e il minimo di tensione, di dove fare questo foro, E chiary. che se y')gliamo
misurare il .,x1 mportlliTlt!nt,ò dei curap,ì al1'inte!1lo deila guida quelll) che V0rreITlO .misura.re t:
ii campo che Gi sarebbe al suo interno senza la perturbazionè dovuta alio.5:tI"umento di
misura. Bi:so,l2Ila, cioè, cercare di misurare questo campo introducendo la minima
perturbazione - possibile nella struuun del campo stesso. ~la la distribuzione di campo
all'interno cldla guida la possiamo pensare come generata da tutte k correnti che cir-::olano
sulle pareti della guida; infatti ricordiZl.fT?0 che per il principio di equivalenza il campo
al],int~!1lo (o analogament~, all'esterno;tn volume può essere costruito a partire dalle
sorgepti.eq~i~alt:nti distribuite sulla superficie che delimita tale volume_ Nel nostro caso le
.2 -99

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
s~rg.e~ti equivalenti sono proprio le correnti ~lettriche di~ ci sono sul conduttore. Questo
slgmflca dIre che se non voglIamo perturbare r1 campo all'tnterno della guida non dobbiamo
• P'~ perturbare la distribuzione delle correnti sulle pareti. Nel Rostro caso, volendo misurare il
~~ ,I:', ", t campo elettrico (del modo fondamentale) 'j. J
:t.~-:~1-;-;' che è diretto lungo y dobbiamo inserire una
... , sonda diretta lungo y (cioè un qualche cosa
.,/ '<. che dia una tensione proporzionale alla: ~j\
componente del campo elettrico che - - <E: 3? _
vogliamo misurare) quindi perpendicolare \, (' \. - ~"",JI +
k"..e. ..: \:..ci ~ "l2 I
L ::- ai lato largo, quindi la fessura la dobbiamo e.o.r~"",te. c..am,...ic. (
fare sulla superficie maggiore della g u i d a . z
. (e non su quella minore in quanto il campo risulterebbe essere perpendkolare alla sonda;
come vedremo meglio quando tratteremo le ant~mne, se il campo è perpendicolare alla
sonda, che può essere un'antennina, ovvero un filo, non si ha alcuna tensione indotta). Se
dobbiamo pertllrbare il meno possibile con questa fessura la' distribuzione di corrente è
evidente che dobbiamo farla in corrisponde!r4t della mezzeria e un po' rastremata in modo
tale" da avere un passaggio graduale dall'assenza' di fessura aUapresenza:, della fessura
stessa':; L'effetto di questa fessurà, saràqueUo''''dt:ciisturbare:klinee,di corrente, ne:l'senso
che mantre prima la COrrente "pr'bseguiva"'lring6~lì:l!'rnezzeriaadesso";lsarà: costrer:taa
sdoppiarsi (dato che la fessura impedisce n.o:passaggio'di· cOIT.entL perpendicolari. ,alla
fessura stessa) scorrendolùngo"ltl;:,fessura. (Sè,:iriv,~ce!difarla';in;,questo'modbJa fe'~su.ra;la·
tàcessimo,:.itrasver;salmente:!le ···correnti'sarebbero costrette, a passare' :·intomo . alla; fessura,
.,'. Sube~.do::;·:itin~;~:i~?tè,y~l:éjìj."p'erturoazi one.;:l:.:Viceversa' i:me~tendo I.a:;,::1ongitudinalmente'.,::e:in .
, . Pattic9:far.:,e':>"dov:e:yJe:1/cottent'i:,sono j,rsoJo;;lor..x:gitudinali;':è~;" chiar.o." >c~e;' .,si.: .ha;; laf>miniIna' .,.;,_:
.perturotrz1'oj.:le'possibi11e:i(perilòìneno:rse.::la,:,{essllfa':;è'piccola.".c1ato,'?che:,intal: ,casò: ,fé,,~~correnti~,·.: -. ,_: , .
'che.?s~ftèr~o.n;ungo;'ja-':'!essur.a.v'è',:come'~se:scorre'Ss:ero'Jungo::'l'asse};"J?-,gn~d8f':lr,:meno: .
possibilé":,-lè;: Iirreèr:"di"'corrente, .e '.. larastrematura' deLla" fessura. guicHi::"le·. correnti
'nelI'allontaruUnento' dalla mezzenaverso i·due bordi della fessura .. Una Q1Ilda-conuna
. fessura-di'questo genere si chiama"appunto, guida fessurata e viene utili~ proprio per
fare le misure in guida l'onda (per valutare il ROS o comunque l'and~ento del campo al
suo interno); per fare ciò si prende, quindi, un tronco di ,guida con una fessura la quale
(fessura) deve avere una lunghezza alm~n9..J)ari arIa lunghezza d/onda; in modo tale da
poter avere Pintera escursione possibile di tensione, Si fa poi muovere una sonda che è
inserita nella guida attravers(,,) la fessura., Lo stesso tipo di ragionamento ci dice che se
vogliamo ottenere l'effetto opposto, cioè si vuole cercare di fare in modo Ghe attr:rierso la .
f::!'ssur:l si inadi un campo ettlttromagneticù, "vver" si ilTadi pote:1Za dal1'ir:t~rn" all'e~tt!r:1ù
deUa guida, dobbiamo disturbare il più possibile l'ar.darnento delle corremi in modo da
modi.tkare il più pl.."l;ssibile il campo 0riginario, In questo ça~o, quindi. per utilizzar: la
guida ~ome un!antenna (quella che si chiama QmeJ"..n.a a fessura) dO~TemCl disporre ìe
fe~sure in modo tale da perturbare il più pvssibile la distribuzione delle ~oITenti. Se per
altre ragioni le fessure devono essere y.
a.'1cora longitudinali. non dovremo metterle
lungo la mezzeria ma spostar!!:: lungo le =-
pareti (più le si sposta verso 'le pareti e più·
sÌ intercettano le correnti, e quindi più forte
sarà l'accoppiamento con l'esterno). In
generale si 'fa un allineamento. di fessure
(allineamento fessurato) per potere !TI' -t----------------L---'"~z
2-100

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
questo modo, come vedremo, controllare le
caratteristiche del campo irradiato; saranno
'!t
messe SLiTImetricamente dato che ad orni
mezza lunghezza
- d'onda cambiano i segni.... del
campo. e quindi mettendo alternativamente
sulle pareti le tèssure si fa in modo' che i segni
deì campo siano sempre gli stessi. Quest ..., è un
[ip0 di amenna m01tù utiiizzsto in certi tipi di ì-t/z. >. Z
app licazionl, sia radar che per telecomunicazioni da satellite, in cui si prendono ~te 2'Jide
d'on~a. r:n~~}1~~a acc~[O .a~J'al~a. .realizzando un al1ineamemopiano di .f~ssw:e, c'cm la
posslbdlta t;1 e capaCItà dI ma.dlaZlOne de1Pantt;nna molto ~en controllabIli e flspondenti
alle specifiche richieste dal particolare tipo di applicazione. E cruaro che in questo caso le
fessure potremo anche metterle lungo le pareti laterali, in modo obliquo (se abbiamo
bisogno di una componente verticale) o in qualsiasi altro modo tale da tagliare le iiDee di
I corrente (purché non verticale altrimenti non si irradia nulla). E con questo possiamo
l J considerare chiuso il discorso sulle guide rettangolari.

Ricordiamo che queste guide non sono le unlche ad essere lIlJli~3.te. Infatti vi .sono anche' que.ri~f;'~CDlari o
coassiali per le quali valgono nm:i i ragionamenti fatti per quelle .rettangolari. :mcb,e se ialorÒJ~6i11R'orie.,èpÌÙ
~ompIÌl;ata. Si può verificare ancora cile pèr fis::;:rre ìe dimensioni ddla iguidh ';.1.uene como liel"!Ytib:,tl;' ,clic: la
frequenza di taglio (di cut-ofI) del Pri..mo mOdO'Sllpèrior= ~dipcnd::ntcd:illc dim:!nsioni rrasv~~~·EP.&,~j1 C:IVO
coassiale dipende dalla lunghezza ddla circorrfeteru:amedia fra i due cQndunon). La ;c9P.:1~~cl~{)'~~;::ii~na: . .~.. ';
solu.:ion::'d~ne equ:J.Zioni ~.dDvuraalf:ltto che 'si utilizzatio,:altri sistemi dLcoordinme :per cui :la~~s~146q'rfè'5<lril'
espressa ,in tern:rinidi funzioni spèciaIi (funzioni di Besse!. nd caso di guida ~.rcol:rr=). L'lltiIj::,,""o,c4::~q4Est; gùide
2 legato ad una maggiore.dficie!TIZ:4 ID termini.di pcrdite, rispe!Io ad UIl:l qualunque altra .guid::!. I:ri.'oltijt~ av~do
Simmetria di romzìone,può essere usata ,pcrscopi specifici ufrequ:n:::= più :levate: tr:l. ques9/c;J~f':quen.o di
accoppiare due guide rett:mgol:rri che iono ruot:m: di90'"l'unu rispettoall'::ili:ra.Inf!ltti.la .~ir:runetriiJ.tW:.rot:cione
della guida .'drc91are rende gli autovalori degeneri, per cud'modi che3Ìecdt::mo ad 'una de!er.rnihatll;rr~que!El..
::iono sempre in coppia e sono quelli che hanno: campi maturi proprio di 90".L'efficien.:a rispettO-: all~';.pc:rdite è
un probkma: ~h~ ......iene! ;pr~soill consider:lZi.Dne $010 per :le !JPplic::lZioni ili pot:!nZ!l. m:=mi~ p~r;q~:!}l;~ a .bassa '. ,
. , ".::~h ,:,. . '
;
pot::m:aqualunque guida presentatmft devat:l. efficienza.
.' . .
,AbbiaJT10_praticamente detto tutto sulle guide ideali: ci resta,d\4:,an.aLizzru:e quaL ei'erretto
" delle perdite ne11e guide e, e'ventualmentè, come fare a de'sc:rivere 1',el2cir.aziqne di.ur.a ~
Il...-1' guida da parte ddle $orgentì (cioè come fare a. trovare il campo el~ttromal3!1etico as-segnatl:!
le 50r.~enti. in linea di principio arbitrarie. all'interno della guida), Prir,na di fare quest.:)
facciamo pt:rò una breve digressione che Cl consente di utilizzare ilformaEsrno ddie [intì~
. solo per srudiare la propagazione in guida ma lli'1che pçr studiare la
equi'i/alènti n. 1n
!)ft.1pagaz!or.t! di onèè piant:, permettendoci di trattJ.fe i probkmi di propagazione in spazio
lib;:f() in ffiiIDieru molto più rapida e concisa di quanto mm ,abbiillTIc fatto quando è SGlta
lr3.ltata la propagazione di onde piane nello ::;pazio libero, in cui abbiamo tro'valù la
~ùluzi\.1ne espliGìta del r.;ampo. Questo, ovviamente, in presenza di dis..:ontinuità.: quando
c'e solo il mezzo omogeneo, natUralmente, la cosa è banale. ~on a caso allora :lODiamo
analizzato il caso punìcolare di un'unica di::)continuità~ abbiarno poi detto che nel caso di
più discontinuità avremmo dovuto scrivere le equazioni di rv[a.T"ven in ogni strato. scrivere
in o§T!uno una s0vrapposizione di onda progressiva e re,?fessiva e imporre tuttè'quant~ le
condizi0f1Ì di continuità delle comp,-1nenti tangenziali su tutte le superfici, ùttenendo un
si3terna di equazioni che ri:solto ci dava la soluzione. Non abbiamo fatto ci0 proprio
perché, come ora vedremo, grazie alle linee di trasmissione possÌillTlO ottenere i risultati
voluti (ovvero la soluzione in presenza di più strati dielettrici successivi) in modo
2-101

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
inunediato. Ricordiamo, infatti, che il concetto di linea equivalente che abbiamo introdotto
per descrivere la propagazione in una guida è stato derivato dana soluzit...me delle equazioni
di ).i!a.:\.'well scritte per le componenti tr~"erse e dàll'ipates~ il modoJosse ta.Thl 9
TE"!. TI fatto di aver a che fare con ùna' guida è entrato in gioco soltanto nella
determinazione della costante kt.; ma per il resto, ilfano di avere una guida o di avere uno
spazio e andare a studiare la propagazione lungo z non è entrato in gioco. 'Lç equazioni
relative ul1~ comp0nenti truS'verse le possiamo scrivere anche per un intero spazio.· Se
b.msideriamo taP.tÌ strati dielettrici tutti paralleii fra di loro in modo tale che ci sia una
simmetria cilindrica con comportamento omogeneo nella sezione trasversa (che erano le
00ndizioni fondamentali per poter scrivere le equazioni separando le componenti trasverse
da queHe iongitudinali), cioè era importante che proprieti del mezzo tòssero omogenee
nella sezione trasversa. Quindi tutte le equazioni che sono state ottenute per descrivere i
modi TE o T;\:I rimangono valide ogni qualvolta si ha una situazione di campo di tipo TE o
li1 in una struttura con s1xnmema cilindrica. Quindi la possibilità di introdurre un
potenziale (sia nel caso TE ~he ThI) la cui equazione associata è sempre l'equazione di
Helrnholt4 Punica cosa che cambia ~ che. se non abbiamo una guida. non ci sarunno
condizioni da imporre sul contorno· (non c'è un contorno su cui· dobbiamo imporre che le
00mponenti tangenziali del campo'siano nune).' Bisogna ·irnp()ITe~che·in'ttttt~y;h.) spazio siano
. verificate ie equazioni di Ma.."VN.ell e" al più :. :, '.. '~.:.x +'t' 5fr~: 'z·snJ::"..
se non ci sono sorgenti nel semipiario più a, . ..
destra. che non ci siano onde -che, vengano, , [c6oT~;.,';:,:
dalPinfinito; in altri termini •:qualunque"
soluzi0ne':;:deIV:equazÌQne,(;~dL'·H~lmhottz:::H~:~:' ,
bene>;,;~e::qteniamòx';pr:esèhl:e"'i:tutto.·':ciò;",:ci· . . .. ~.

"._',-: ... - -+- '


'rendiam6u:Sub.ito'~é6tIt:b,:iche'JcWStUdio:: deHa" . - ... " ' 11.. '., . Z
,propagazipnef.:di':;unlonrfu:'phinà~,: :che:inci de' .f'
. su ,una ;'Stru.mJra "cm-:ztifi'cata' .può, ess.ere
reinteroretato'>
< '
. in, tennini di una
propagazione dì un modo TE o Tvr su una
struttura guidante. TI caso di incidenza
normale ~ banaie perché, ovviamente, il
modo è TBt non a caso, infatti. ncordiaco che in tal C(1S() il rapportI,.) iht E ed H è
proprio l'irr.p1èd~rtza intrinseca e la costante di propa:?a.:ionè ài propagazione ~oincidt!' con
la ..:;ostante di propagazione nd m~zz~) in cui av'ijen~ la p(')pag,lzi":)(l~, ::<d -.;us ..) \li
mciJ,:r.aa obiiqua ,:;appiamo che il ;:lli:;o§~neral~ k:: possiarrK1 scinJere in due c~i: qudl0
...,,' •... 01':>t";.,.7az71·')Il'~
","n l.l ""'.J.":""'" ~ ..
1'\<:If"",:: .. ia
1/C.C:~1.,j".4~"'"
("
\.~
-1'\'1<-"1 .:.
.... y:
""U~ilO
"'1 -:.'" ·'u"'.
LI D,)!·:>,·i-:-"?'",:<'l.)!'C
1.~ ~_
IIoJ __ I. ..... ..
.... ~Ot!"U·ii,·,'\i,·1,.'"
,1"' ... t
.... 4 I. \,.~ ."4;_
4.,- , ...
.... -:::"j
(,.+'~ .lo .........

~·;~I di p0!arizzazione perpendkoiare


(;3.:::l) xt
lÌ campo elettrico è dir~tto
perpendicoìa.rmtmte al piano d'incidenza r;: j
Oi,.·-;lero. nella tigura rip0rtata., lungo l'asse écÒ-~o T ti
y ed è. o'vviamente, tutto trasverso aila
direzione
mafmeticQ.
'- .
di propag!l.zione.
campo
in '-2enernle, avrà sia una
<:omponente. traS"\lersa. H;{, che una
Il
-. z
componente Iongitudinal e, Hz. Quindi, da
un punto di vista della propagazione
,~idata, lo studio della propagazione di
un'onda con polarizzazione perpendicolare
2 -102

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-I

è lo studio di un campo di tipo TE; nel çaso di polarizzazione parallda a"'Terno invece un
campo di tip,) T:VI, in cui è il campo elettrico a trovarsi nel piano d'incidenza (e ad avere
sia componente trasversa.. ~, che componente longiLudinale. E:0 ed il campo magnetico ad
e::ìsere tuttl) trasverso (e diretto lungo y). \-[a allora possiarno mitizzare, per lo studiv délla
propagazione di queste onde, delle linee di trasmissione equivalenti. ~relle guide
ricDrdiam0 che la tensi0ne c!tscriveva la DroDa~wzlone ddle (;0rnDonenti tra::;verse del
1 , ..". ~

,j campo dettr1cO e ia corrente descriveva la propagazione di quelle dd CQ111plì rnagneClco,


ClOe:

: I~ H.
'~!
"
(e ricordiamo che la condizione di ~ H =
___ :1-1= H'-_ __
I \ I ,

cominuità ddle tensioni e delle f.t-.. ~1 --I ',.l--9,.--.\


,i J
correnti ~8prime proprio la condizione
-- r-l che su qualunque discontinuità ci deve
L essere una .::ontinuìtà ndle c o m p ù n e m ì , ,',
i I
traS"Verse del campo eLettrico e del campo magnetico. Osserviamo che in realtà ris~:ltt,i:;:,
.- ' .. f ..~. . .~:::i '. . . ~::.Je:~:f·;;J;{;:iJ"··-~/
l J
!V ~~: "" E;: oppure Ey' \::' l'

-[J ìI ~ H: =Hy oppure H:>:


l _ -
·'~)l;:,:::,;,l~ç:::'::t ~; ,
\. ;~ 7E
"
.':~!~~.~;' .
dato che in ogni caso (sia TE sia T:Yl) c' è sempre una sola componente tra$N>qIf.;;a del
'... .J
~ampo electrìco e del ,campo ma,gn~tfco: quindi c'~una corrispondenza effettiva fUL;"sS!.n~ioni
e correnti ,e i']:elativi campi. Ad o,eni strato corrisponderà un trattodilint!a àitr,asmi\s:sione
" . .. ' _ ' . l" ," .

di pari lun,§hezza; si noti che i, cl)l1egamenti fra i vari tratti di 'Jirl\~a (fa.tti con,,;.ct)q~lu~ori -...., i.'

ièeali"con reofori) rispeccruano il fatto che V ed I cor.is:pondono alle compojJemi,trasverse


dei campLc-Ì\e si de'lonv consen;are sulk iIlwrfacce tra i v:lri .stati (quindi alì::l'~,Contit',uid
delle çomponenti rra~,ler::e di campo nd probiema or1g.irmrio cOITisponde~''la' '2ommuiti
della tcnsi',m~ e deila corrente :mllo schc:rna ~Cjuivai~me). Re:::tanc, 'gu,indi da· defi.nire, ~olo i

-u
J
-parametri k... e Z,~ che camtteriz..zano l'i-esimo tron..;\.·, di linea,. La reìaziùne ,fra k:: e lo).
~ ~

dipende. 'J'v\.:iam:me, dal [ipo di m()do eh..: sLiamo consi,jer:1I1c!(), Ricordiw!'.D' ln:fatt~
n::iu!ta:
,

ch~

-- I
IL"j ~
,
. 7 (~~L
1E=~,,=-
: ) I.
J .\. -
;j
CìU:l1di l\lIuca cosa che dl)bbmmo cakoll1re sulla struttura equi v ::l.lente è il k:, )i'e! probier.m
\.~rtginario abbiamo ddlè onde piane oblique i cui vettori di propagazione staf'Jl0 tutti nd
,J quindi taii vert,)ri Un ~ìgnlli1l.,) d~gli
pi~r1o (l'incidenza, che n~l n.)stf'O çilS() B il piano (.'(,2 :
spa.:i') harJìc du::: compùGemi, quella ìungù x e quella UDglì z. Sappiamo PèfÒ che risu~[::J.;
l- j
2 -103

I
LI Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
l' ..
dove la k~ è la stessa in tutti quanti gli strati (rkordiarno~ aftlnché fossero soddisfatte le ;
condizioni al contorno) ed è individuata una volta. nota' l'onda piana incidente, ovvero una
volta noto l'angolo d'incidenza euessendo: . , - ~.. '; . '.

dove k, è la costante di propa.~azi0n1! dd mezzo (D che ,,;o:3titu isce il semispazio di sinistra


(da cui proviene l'onda). Da ~iò si ricava Ghe in ognuno degli strati si ha:

che, n\..1n a caso, è esattamente la stessa relazior.e che abbiamo trovato nel caso della
propagazione guidata, in cui ai k:, corrisponde ii k" Il futto che non ci siano condizioni al
contorno 10 ritroviamo nd fatto ohe non e/è nessun vincolo, a priori, sul K:t. In particolare
j . . se il k:;: è minore dalla costante di propagazi(..me nello strato; vile' ~i sta, consìd~rando
:·:~:,.:.otterreino un onda piana ornogenaa;: yiceversase è, in modulo, maggiore otterremo ,untonda~ ,
. pia.:la non omogenea. Dunqueilpmblemaoriginario, ad esempio assegnato il caInp o
:elettrico incidente trovare i campi in··'turtala struttura. 16' si può !"""rmulare in questo modo:
asse2l1ata la tensione incidente,trov'Ìa.mo~; Pandamento dir tensione e di., cOITt!ntein tutta la
strutrura equival..3nre e, fatto "i~'\dt)\J1mque ;ci compare' la "'y' sostÌtuiamo . la reìativa.
componeme:".tras:v:ers!l':';.;aeL.,carrIp0. elettrico.6 dovunque cL c()mpare 121: Ila ralatlv:<
.-omr<oEeritf>
- r'::..I. . ..·:h-... "",,r""''''''''~'der>,.,;.. .....,p·o 'TT>"'O'!"l",I-;l..v-u;
.t. ~~:.u:u..,,~,,'t...,""~.(.t: l _ '&":,~v<..UJ.! """"Sp
... essoqu"'s~!ult~
_ .'
.LL.i.(..L.y.(..'V_.... ~. mo 'passa==o
u·;
loJ '"CTCT1' O'".....('CI' ':-le' . p .,,,,,<::<>r.,--
..... L c\o.. :. ...
~w UoL.V

dalle,tensionLe'édaHei.co.o:enti.'al;ri:spettbri carnpi)·è.del· tutto"inessenziale':Iperché~:m3.:-o-arL 'a"


noi..• Ìnteressa':"il.cCleffi:Ci~te';di:rif1essiDne~:,essendopari,al. rapPQrto',fra'11e'~arnpiezze:delle"
componentL,tI"asverSe:;,'.dei"'campi .e" quindi, equivalente al rapporto fra .le comspÒridenti'
componentI; di· tensione. (o di' corrente). Questo . ci fa capire' anche perché,' qu ando .abo Ìai'l10
defl..-uto il coefficiente di riflessione. che dicernrpo poter essere definito sia come rapporto .
far le ampiezze dell'intero campo rÌflesso e dell'intero campo incidente e sia come rapporto'
fra le uJ11piezze delle rispettive componenti traS".;erse dei campi. abbiamo fatto questa
sèconda scelta; l'analogia con le linee di trasmissione vaie per le compQnenti t.r'asverse, non
vait! petO l'intero campI.) (ed è OVVI ..) che
deve essere cosi perch~' ad uno scalare,
come V ~ì L non può che c0rrispl..1ndei"e l.ma
componente dei carrroo e non l'intero
campo, ciot! un vettore). Infin~. per ricavare·
le c,-,mponenti longitudinali ricordinrno che
nei caso di un'onda piana risuira:
15·g=O --
z

ed essendo nota. daIll.) studio della


propagazione con le linee di trasmissione
equivalenti~ una delle due componenti che
compaiono in tale relazione (~ ed E::
0ppure E:: ed Ey, rispettivamente, nel caso
T?v1 o nel Ca!;O TE) si ricava imme:liatamente la Ez " In questo modo p0ssiamo quindi
trattare in maniera unitaria sia il caso in cui l'onda piana è omogenea sia il caso in cui essa
2-104

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-I
è non omogenea.; può capitarè:, infa.r.t.i, che
nd passaggio fra un mezzo ed un altro si
presenti la condizione di angolo limite e A
----~~~------~r4r------
f>
quindi la presenza di onde non omogenee
Ce ciò dipende dal rapporto relativo fra Kz. 3 , Z,:.
.gli indici di rifrazione).
[ -------,...r:.:...cr-----""'"I~ r - - - - -
.... CJnsidenamo il seguente esempio di
t appb~azione delle linee equivalenti allo "2 'r---J.--I
studil~ della propagazione in un mezzo Z:,
~( I

I stratificfUù, in particolare per valutare l'andarTìènco dè! coeftì..:ieme di riflessione


l I all'intt:r:faccia cht: ci interessa. La struttura equivalente in termini di linee di trasmission.e è
...

quella ripL)rtata in seguitù; ognuno di quesr.i tratti avrà la sua Cl)stante di propagazione e la
-['I
]
sua impi::denza (;aratt~ristic;a.. Per ora non ci interessa specificare se il ml,.ìdo che stiamo
:1 considerando ~ TE o T\L o me2.1io ciò che diremo in st2uiLo vaL: in èntrambi i casi saivo
esplicitare opportunamente le grandezze in giOCl). Se, adesempiù, vogliamo valutare il
~ -
[
-- ,
coeftìciente di ritlessiùne in corrispondenza dell'interfaccia su cui incide l'onda, 1,)"I,.'·vero la
;i J . sezione A-A' sulla linea equivalente,ba.5ta trasportare lungo il tratto di illn~qszza d
) "
'. "

_ il·::.:·"j'.imptìdenza equjvah~nte vista alla sez1l..m.;B-B' (che è v'vviameme pari a~~A'?f:{;:')i. che
[.I ..
~ indichiamo Gùn Z. Dopo"diche ilcoetìl~iente dirttlt::ssione sarà àar.o ~a: ,/V;fi}Z;-'::, ,~i< _
. ,- !,} ... ; ;. ,

-1] r= z-z·{
Z+ZI
DulIa t~'rmula d..;! trasporto d'impedenza si ha p.oi che.risulta:
.~. -1.A!'
q'n·

-.... ",

....
" t'l
1o".t~" .......... , 1'1' ·l.'O",ffil·';e~'t
':nr"ii \0...1""1,, "".,
... rlj' ·l·l·tìe"''''l·'.,~,
4' -w..... .,..;...., V".I.-'" <:''''''a''' "'ar;
... 0rJU-l t-" " a'.
!

[J
'V èdiarnl) ora come :::ia possibile eliminare i'onda riIlèssa nl!l me:::z.o (SI! DC'n CI r0::::Sr;; io
S[l·~[i.) incennedi'J n,)f1 :SI avrebbi:l riìl~ssi(lne si siarrlù in c\"ìndizi"mi di angol,.) di Brev··. . S[èr·),
'~·,~;0I'i) refìd~re [=0. Essendo Z_,.:;::Z~ possiamo fare in rnodl"ì ~~hc: la tar!~er:I~ vada all',:-" in
. D10Clì tale che gii altri termini a numeratore e a denùmil1aL~)re. privi Cèl r:.more t:l.l-:seme.
J Pl)SS::lfllì è:3Sè!'t: [.ra~cura[i. DOp0did;~ pt:r 8.l1I1ullare il Cl);::.ÈiClénL-: di rUe~.::;ione basta
lmp0rre:
l'I
L'l ::litri termini possiamo riscrivere la rela.ziùne ::he esprime il r nel se~ueme modo:

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
quindi azzerare il r significa azzerare separatamente i due tennini a numeratore. cioè la
cotangente (il che equiva!e alla t::I.rÌgente che va aW:;o), non potendosi annullare (ZrZ~)
vi.sto che Z};;::Z!, e Paltro termine. Deve quindi risultare:

À_ • .
tgk.:z cl = ':o (o'v'Vefo: cotg.l:::':2 cl = O) cl =--==-
-.!. Cn -:- D• n;:::.- 'N'
- u.
Inoitre bi::;ogna imporre che:

. '., che risulta essere proprio la. condizione di .adattamento con'un tronco a À./4. Tale.metodo di
.." . =:: .... eliminazione della ritl essi one (rnediante .un·strato· dielettrico'spesso"A:/4; o multipli di "À..!4, .
. e la cui impedenza caratteristica è pari alla ,media'gèometrica d~Ue imp~denze,
caratteristiche I7streme) è motto utilizzata in ottica. moltv più di quanto non venga utilizzati
un trasfonnat.xe a À;4 a rrucroond.e. , Se:·.si·;tt1.iole eliminare la rÌ,Bessil}ne' :m'unasuperfi,,;:ie,'
adè~empio ...su unaJent.e.(su.cui.c l è rit1essione~ès::;endt.): I/indice.di rrrnlziQne ..della lentè .. è
nQ(e:volrnente:ùhi:eL"so<da;,;quello~,ddl0 spa:zio:lib~rc\~:irl\gem:r.e',~~ part"a l :4+1·.5.p~r.,un V~trcr
leggeD,;per'mivare.:ad.<1:9 per·un v ep:,? , pesaptc)'; basta' sempiicemente, depg;sittiTe~suHa
h:mte,:ù:Ì1:;:.'tilfu·'di.etettricodi· spessoreopp-ortuno' (A.(4,O multipli' di. ì"!·4,ch~ .. in::~òttica.. è,
ddi'''-''1l'dine d~i mrcron·o'frazioni di mkron+ ' cbe l'inIDedenza' caratteristica sia "i~" - "
e talt:.. ,

media geometrica"di quella del vetro e deiI'aria. Tale procedimento è però soggetto al fatto
~be la condizione sull'impedenza caratterist1.cadel1.ostrato non può essare veri:tlcata né per
tuu.~ le frequenze. perché al variare della frequenza varia l'indice di ri:fr<J..Zione, nt! per tutt.i
gli angoli di incidenza. p.:rché al variare deWango.lo varia iI k:; e quindi ';.(ariano aì!che le.
impedenze" Quindi que"Sto adattamento lo si può ott~nere, ingr;:nerale, soio p~r una C:::rtil
fn~Quenza e per un certo amwlo di incidenza:. Nei,;asù deil'otticasi s~e'Zli~rà. o\'-~'iame!lte,
l'in~idenza ~ormaLd (perch{ normalmentesiguurda nella dirazi.:m~ da ~ui arriva il rn.e;szio
luminose)") e fare in modo da avere il massimo tras...'7llssione al ceno de!la banda o[U~a..
dove ~'~ la massima sensibilità delJ'occhio (cio~ fra ilgiallù t il -,,;erde); questa è lE ragione
per cui se si guarda di sbieco una qualsi::lsi lente amiriflesso ess~ appare colorata ,::imé) che
in tal caso, essendo pe~it)rato l'adattam'!ntl'l, si ha rifle:.>:::it)nè ddle ";0mponenti ..;ht!" .:::tar.n.)
pero fuori banda (e quindi cok'lrata del cùlore complemenr;,u'e a qudl t) che norrnalmencè si
vede, cioè rosso o biu).

)f:uunlmente s:; .ri ~ intcr::ssati ad avere ì'adatt::nnento su bnndc laccilc (~ au:::>to. ad :;;:;;moio, in ocrit:.:r Der
.'it!1l!nènti .:om(.! il rd~s(;opiù: qu~sto ;e 10 strUmçnto ~ :t tr:lsmissfQn~: Sè' lnv;;ce lo ::onu..n<:!nro lo .;i r~ J
ritks5ione ii problema lo si risolve semplic:m:mrc utili:.::rndo 1.1110 ~rr:rr:o merallico. su cui mno 'l;i::n~ rirl:sso :ilio
"t:::;.,;o tll.)do) po;;sinmo p~ns:u:: di. urili?"""3f: più :>lTaà dii:!lettrid dive1".i in modo da. aVer::! piti gradi di libert:;Ì e
pot!r rc::~rare il cocfficii!TIte di ritks,::!on:: non ad una singola trcquem::l ma a più frequ.:n:::: (nd c::so dd
rd<:'scopio l'ang'ilo non conta p~n:hd. per dèfini:::ion~. esso gu:rrda sempre perp\!ndicoiarm;,:nr~), in modo da
coprir: tutta la banda d'interessI!. Ll stessa cosa :;i f:1 nd C::ISO ùei laser cosidd:tti modub,bili in ITequcr":l :::he
possono :metlcn: una Iuee di c:olore divc~o (a second:! delle :si~::n:::: ,; modubbik dall':st::mo); in tal caso è
2-106

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
che la finestra da cui esce la luce sia trasparente su tutta la banda di frequenze. e quindi
O'Vvi:rmènt<.: necessario
~i fè:lli"'-"a quello che si
chiama mu11j~ coatlng. •<\Ilo stesso modo possono esser::! re:iliz:z.:lti dei filtri chi! opcr:mo
in scnso opposto, cioè massimizz:mo la riflessione (ovv-::-ro il. [) in c~cbandc (c quindi filtr:rrc, appunto, certe
, , frequen::e). È chiaro comunque che queste procedure richied<ìno un procèsso tecnologico h cui precisÌoneè
!i molto spinta.
.I

, I ..-\ndiamo om ad analizzare un altro caso interessante che è quello di uno stra.to dielettrico
l immerso in un dielettrico omogeneo, ad esempio il vuoto (per cui 2\=83=8,) e .Ul=.U,3-~)' In
questo caso. oVv'iamente, Fespressione deì coefficiente di riflessione si semplitica. perché
Zl-Z3 e quindi risulta:
,.
i
J "(z -
~ -,
Z;)tgk~
- d lz~- - zf)
r -2 -\ •

::: 2Z.,2
.. 1
+ j\iZ ; -j-Z12)t,gk~
~- -2
d = 2Z,Zl

cct -gk~-:! d+ J\
;{Z~- -j- Z~)tgk~
- -:! d

Ricordiamo cosa accadeva nel caso di incidenza su l ì1[


un/interfaccia piana" di cui abbiamo riportato di
-,: :" ~~'i
seguitg J1andamento, con l'angolo d'inciden73. deI -'- -
. ;

modulo' del coefficiente dr riflessione; andiamo


invecè a vedere cosa accade nel nostro caso al
variare della fr.equenza e dell'angolo di incidenza.'
Osserviamo che in r la dipendenza. dall/angolo. di '"f~;';;,~.rll::;:ji);hrÙ,J .' , . ';:'> 'i

incidenza è impiicitamente presente in tutti i temlini f I ••

'o""f ".-'
che costiruiscono la sua espressione' (dal le: alle
impedenze caratteristlthe}.Supponiamo .di esser.e:iin,. . , : c ~~.
I

'ff'
condiiioru per cui ci siasemprepropagazione>'èioè non si harmo onde lnomoe'enee e
! quindi ;le Z sono tutte reali così .come pure'l kz.TI modulo. quadro di r sarà aIlora: ~~j,'
Zn 2~,:i'
• '

U , :z .. -, (Z~ - .!
,-.1 'o:

In ~ . ~ '" i':;
'-
l
~}
~l J cot'~~k
47:Z? .. 2'-'-z=)"
,::'. =~ d-(ZZ
.
!
,
<} r
"',. ' .' I
,,~-;-~~ '.

"
-:ì .ed è ,e:viàente
. .
che risulta, qualunque sia Pane-;] ì"
.::;-L L.
u
il
LI
~i.:1 'le~e du.n3u~.; ~he• l'escursione
-'''l''>~~lOf1e 4 l'
massima cbe pU0 avere 'iI modulo deì "o""n>~";"·lent.:. ~.
. '" '- wl
v~::> ,~lflUJptmdente ua ID spBSSDre d dello strato e auindi à determinata ~"!t"nt d Il,
L'- \"
l,l. .
cara[r~~l~r. 'o ·l l C'" . • :::'vl o aue
IO che, Viceversa dipenG'!-" ""'pl:"l'["'me~t·..:. .-1 .... ;'1' • .
LU,
< ' :''-'1 ::iLLL:I e Ge, mezzo. • ,
• , , "'~ - u~· wcw o -':De'-'.;:;ore
"" ll ....... J "e'
me~o SODO l,puntI ID cui queste disuguaglianze diventano de!!e ucruae1i.an- 7:A--' I-m-a~~l'mw .•
OVy"ameme s d .::> ..... ."..~. .:::;;:, l
~ , l nanno In comspon enza dell'annul1ursl della cotangente mentr'" ; ml1'nl'ml:~l:
1 > •

H
otV'nOODO d Il' . -
qunn l,) essa \'1l a:o, OV\l1amente i minimi per r si possono ottenere sia che:
1 I i::i
"= v

2 -i07

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
,i,

cioè riotteruarno la condizione di Brewster (valida per la sola polarizzazione TM), e ciò è
dovuto principalmente alla particolare sirmnetria della struttura· (strato immerso in un
mezzo omogeneo); in generale, l'angolo di Brewster ad un'~~erfaccia è diverso da quello
all'altra interfaccia. C'è poi un'altra possibilità perché si il e cioè che la annulli r,
cotangente vada al1'infmito e ciò accade in corrispondenza di multipli interi di 1t. Dunque
deve risultare:
k Z2 d =m~. m intero

e questa è una condizione specifica dei caso dello strato, in cui compare esplicitamente d
(nel caso di incidenza su un'intertàceia, non e'è nessuna possibilità di annullare il
coefficiente di riflessione, per giunta solo queilo relativo alla polarizzazione T:v.L se non
con un/incidenza ad angolo di Brewsi:er) ed è indipendente dalla polarizzazione, cioè è la
slcssa sia ~he si tratti di un modo TE sia che si tratti di un modo T~l, essendo la k:: la
stessa. Vediamo meglio questa condizione; a tale scopo esplicitiamo il kz. A\Temo:

,. . k ::2 =.yIk21 - :kt2 => d V:1 {k 2. -.


Ik 2 - k :r2 = m'lt => d'1/:7 'k l2 sm
. 2n
17) = m1C

~.' - , ~ r' . avendo es-plicitato. nell'ultimopassaggio;,;H.k~ imtermini"dèlràngoLo' di incidenza.. Mettendo<


ora in evidenza k 12 sotto radice avremo: " . . .. " .... ... ..

"(:

dove é;- èla::'costante.'~ieJ.et1!~carelativa d~i 2° mezzo, rispettoal·primo,(in~ ~~sto caso il


vlloto) e 1.. 1 è la lunghe77ad'onda nello mezzo'. Abbiarnopoi:

.... J.~ !
/ mA! ì?. . ':'",
(
I
~
mA"
\:!
8. -::itn \j,
, .
=\.
l -- I
2d )
=> sm-tl,
,
=fL -; - - ' l
. \. Zd J

T ah! e::;pressione ci permette immediatamente di discutere se e quando ci sono i possibili


zeri del coefficiente di ritlessione. Deve infatti -".-erificarsi che, affinché ci siano soluzioni
reali per l'equazione pre..:edente (ovvero angoli di in~idenza reali per cui non si ha
rit1 essi one):

[.~ponendo la disuguaglianza a destra avremo:

/ ~ ,,2
IDA . mÀ ;?: Is~-l
- ( o\J\.iameme supponendo e:r :> 1.11 che eSclUde"l
_i __ ll <1 =:::>
'='
... ~ \. '2d) -
_._1
2d ". l,tènomeni di rill:!ssione totale /

dall'altra disuguaglianza si rkava:

2-108
.,.\o~.~ ••_

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
€-
m.À. 1 1
( --
r
;::0
2d /
ì ~

- ~~'. ,
Quindi la condizione a cui deve soddisfare l'intero rn è:
J
' j -l
"- li c:---; '"Id
,;.. r--
- ·8 '
'J -l<m<-
- - !::'
À
.
,'
-y~-
.
À,'

dunque il numero dei possibili angoli per cui si ha usseT1L.a. di riflessione è rinito (essendo
m un intero ed essendo gli estremi dell'intef\/allo in cui si deve trovare m dei numeri finiti).
:2d r-
-1 Inoltre se: -,.,;€~ < l non si possono avere assenze di riilessione, ~alvo l'angolo di
Àl .

Bre'ivster trovato precedentemente: infatti si avrebbe: d -< ì ~; O'l"V'ero lo spessore dello


_.js:
.' sta.to sarebbe minore della metà della lunghezza d'onda deì meZzo che riempie. 1<;) ,!.strato
" ~ ~~:,~ .

(jrrtàtti ~l . è proprio'uguale.a ;"2; lung.hezza.d!,onda~e] mezzo, che' c,6~titui~};;~;~'9~;.,~-;a,to).


\1<:';" , .•

Ql:lindi se io spessore deilo SLal.O èinfenore a ;\"1 non ci pOL-3. 'mai esse;~,~sen73 di
ri!1essione; questo ,è inruìtivo perché se lo strato è troppo.piccoio siamo tfOPV~~çVkit,irii-:.a'L1a
condizione di discontinuità fra le due s'uper.fici, per cui l'effetto di interfèf~hza:prfta !le
ritlessioru sulle ,duesupertici non è tale daarmullare la riflessione alla prirna!~~ìnt:brfacéia
--OIC-
f- Osserviamo che laritlessione si può. amlUllare perché all'onda riflessa '§:un~! prima
imerfaccia si a2:snunge Ponda t.I:asmessarelativa all'onda.ri:tlessa dalla se..:;ondip:inierfaccia:
se la sorrm?- qu~;te due è tale da .interferire .negativamente SI nesce ad annD.àlare la
dt
riì1essione. E evidente allora che se Jo strato è, troppo ,sottile lo. sfasarnento :!Ia,:;.qU·estedue
onde non ri esce mai ad, essete pari a ~e quindi non ri esce mai, ad essere distrurr.ivo. S..:: ~:: : ... ,

invece risulta:
A,
d>--'-
_._( l - 'l ... ./2r
! !
Li
iInurnero di possibili angoli in corrisponder.za dei quali non :si ha rifh:ssione aumenta
-t l a.H'aumentare di Zr e. soprattutto, di d: cioè più di'venLa spesso lo srratò (in tèr:nir:i di
LJ \ung.hezza d'..:mda) e più nulli ci sar3J1J1O del coefficieme di ri!lessi0ne. Ciò si.?T1wca dire
che !'andamemodel Go~tf;cìente di ri:tlessÌone divent:l sempre più oscillatorio qUClI1to piu lo
stratI.) ~ SpçSS0 (in termini di lunghezza d1onda), perché al 'variare delì'llilg ,.)10 ci sara..r1f10
sempre pìu alternanze di massimi e minimi (dato che, evidentement-:, fra due nulli c: sarà
un ffi83simo): ciò Ovviamente accade illìche aljlaumenr.an~ c:eil'indice di rifrazione dei iTIez:.'J
(,.;iò significa dire, ad esempio, che in ottica basta uno :sp~ssore anche di qualche frazi'_ìf1è
di millimetro per avere un numero enorme di direzioni in cui si hmmo nulli.. alteIJ1ati da
direz.ioni in cui si hanno massimi, cioè un andamenlo fortemente oscillatorio). E chiaro che
per poter rilevare questo andamento f . ìllemenk
. oscillat0ri,) e necessario che tutte 1-:
superfici siano perfette, in modo tale che gli sfasaiTìeml siano quelli che de~'I'ono essere. Se
inv~se esse sono leggellnente defonnat~, con una variazione rispdto al caso piano
paragonabile alla lunghezza d'onda, allora non ci sarà più un netto fenomeno di imer1-erenza
2 -109

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ma, per così dire. vedremo sempre il valor medio fra il massimo e il minimo. Inoltre la
tre.qu:nza deve ~ss:re ?endetenninata perché le lunghezze d'onda dipen~ono da essa Ce
qumdl le relazrom dipendono dalla frequenza). Dunque. se la radlazione non è
perfettamente monocromatlca si annullerebbe il coefficientè "di'riflessione a certe frequenze
ma non ad altre. Questa è la ragione del perché se si guarda una lastra di vetro inclinata
non si vede una successione di nulli e di zeri, proprio perché la lastra di vetro è
grandissima rispetto alla lunghezza d'onda (quindi ce ne dovrebbero essere un numero
enotme di nulli e di zeri) ma,. ovviamente, le supertki ottiche non sono perfette e,
soprattutto, vengono viste con luce bianca Ce quindi ci sono radiazioni a tutte le frequenze
dello spettro del visibile); quindi anche se qualcuna di quest,e frequenze, per caso. si
annullasse ci sono tutte quante le altre che non si a11rmIlano. E chiaro, viceversa, che a
mlcroonde è molto più semplice mettere in rilievo questi fenomeni; in tal caso tutte le
dimensÌoni sono dell'ordine dei centimetri, le frequenze sono perfettamente definite dal
generatore a rrucroonde. Fra l'altro furono proprio queste le esperienze (fra le altre) che
fece Hertz quando dimostrò l'esistenza delle onde elettromagnetiche, ov,rero dimostrò che
rJ:lettendo su uno strato dielettrico queste ave\<11lO una successione di tante interferenze
esattamente come previste ciaIla teoria ottica.

Osseni;uno che r .:spressione chcde finisce gli: m,goii(lÌl :corrisponden:::ld:ì, quali .1a:"riflesSlone ~ènun3. può:sser::
sfiutt:a!::I per tm:l determinazione speriment:l1ede!1a c:r. quando sia noto lo' spessore deUa I:ì.stn -~ gli :mgoli di
ritJessione nulla. Infatti, se ci si accontenta di Wl:! cert:l appro.ssimazione :doyuu. alt? non perfetta definizione
degli :mgoIi e dal farrochenoo 'siihanno':onde'piane';perfette~' defuritrgU~si :pòs:sono' meiliare;oppormnmneme:
-e definire iI corrispondente'er • Se.moltrè. fissmmo'ìl'vÌ!Iore'dén'mgolo; 'poicne
À e'dipeIìdèriie dallii "fièqUen:::i,
'.' . ·pOs3iaDloi;'defi.tìir.e";am:hei;.turii:\'i;:.possibili·va1ori·Jdena::;frequénza;·.che~;pet'im.~àet..~6..:.angoro.nòn tpresentmo:
rifiessio.ne;~,@cor;Irn.otj\<:ei;;e;}.:.·si!;puèJ .:defurir~'Io":spessore';;defIa;fastrn::e;:qlleSto~ 'è:1mo~'dei; merodi':più"usati'in
. ottiea;:,~~~~U~.;;pieèol~·,;dim.eilsioni.idehdielet1rid'-non :PeiniettoIlOia!trCgche\:misurtnibin': terrnini!'i.dr:,lUiighezz:u ."
d'onda:"" . .... .. ,"i~ - . <'?:. .:r.
:.: ...•

Per completare·I'arialisi,:andiamo;a11ora,.a:vedere come varia:"Con l'angolo il massÌÌno'deì


1r f. A questo punto però, dovendo 'esplicitare '-in funzione. dell'angolo ~i incidenza.tutte le
,~dezze che compaiono nell'espressione deÌ massimo del i r !, entra in gioco
espliciramente il tipo di poiari.zzazione ~on cuì sì ha a che fare. Nel caso TE abbiamo òe:

"k1"-k 1 _k 2 ; n1 e
Z o --c.q..L') .'
... cn. -- • • l S.... l
kz

(avendo
. supposto i mezzi, dieÌettrici
, magneticarrlente pari ai vuoto, quindi ,U-=.lt.:J Abbiamo
quindi ,;he il massimo di l r i vale:

Z.,2 -2.2 1-8


• r
o ,
=
.
Z~ +Z~.

ed essendo il den(Jminatore sempre positivo, dato che Gr >l. si ha:

2-110

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
IZ21 -
Z'\ II _ '
'1,I - v_,
~ !l
, 1 __
'
1, _ _ _"--_'-'-_ E _
_ _ _ _--'-r - _

'Z2 - l -;-
Z12 -;-:z '<'
v r -
'? ~l'n2e
__ :S . I
l or,~Go r -
'l»'I'n
"'-".

2
.. ":i
-~
el
Quindi l'andamento del Ir I nei caso TE è
abbastanza semplke. Quando l'angolo t;
uguale a zero l'inviluppo parte da un
valore pari a:
E~, -l
Sr-:- 1

Quando et tende a it/2 esso 'tende ad l. Si


-Cl noci Game l'andamento <;!dl'inviluppo dei
f!1a~simi del ! r j sia simile a quello del
; r; nel caso del modo TE su un
semispazio; l'unica cosa che cambia è il
valore nell'origine che in quel caso era:
- ,--:..-', _... n -l
'U';i, :
\l1i'~~; 17, .~
.: ..
,'

n ..... 1

(ricordiamo, fra J'altro che n =s:-). ':Nei nostro:,caso, inve~e, avTemo unand~p~prG" v9ai~~
2

quello rappresentato (in cui supponiamo che lo stato sia di spessore tale dp. pe;rm;.ej'~~:è:i·tp.
pr:=senza di più nulli) dove ossen/lamo ,che i nulli. non sono equidistant'i" (in\;iqu;u.pt~: la
!
relazione ch~ ci fornisce..i nulli per r j no~.").c.i.qa dei 61 equidistanti). InoJ,tre\~,'come
abbiamo detto, più è grande lo strato e .più fitte diventano queste oscillazioni; sè"n6'h si:ha
una risoluzione angolare sufficiente per mettere in rilievo queste oscillazionI' vedremo
s.~mplicemente un,coefficiente :di ri:fles~ione che varia come il valor medio," ,
'~;.,:- >:~l··{
. ;:.... -

Osservicrmo· eh; per grossi spessori sihanno. in 'rea1cl. due fenomeni per cui non è possibi1è;.mdivì~e
,-U r:mdamcr1to oscillatorio: il primo è dovuto ,an'in!1nìmento degli zeri.'TI secondo è:do'lU!o.:illa pr?s~ ,di perdite
che,seppl.Ir piccole; per grossi valori didfanno sentire la loro influen=a; Je on~~:p.tle~5e alla 'se'con,M in,tc:rfuccia
'!' •.. .-

S:rr:lI1IlO ,,:ùsi attzIlU:Uz da non poter più inr~f::rjre ':011 qudlè riflesse :ili:1 priI11a~'per"~ui i1;;;oril?OIt:im~ro d::llo
-- i.~···l :maro did::ttrÌco diventa più simile a quello di uno mato inddinito.
LJ
Xel caso del mOGo DvI avremo che l'impeder.za caratteristica vale:
j.

i
.
-i.'.J
i
l
__
L=--
1\.._

(LE

.., quindi. tàcendù passaggi armloghi al caso precedente a~/Temù:

z -z
z +Z

:. -1 1 ~

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Avremo quindi che ['andamento del
modulo di questa quantità parte dallo
stesso punt() cioè per 1=o awemo il e - -- -=--
.. -.. i
valore:

-
.Analogamente quando 8; tende a 1'Ci2
esso tende ad 1. In più dè uni altra
siruazione in cui si annulla il che Ir l
sappiamo essere quella in
corrispondenza. dell'angolo di Brewster. Vi 1Vz. ~
Otteniamo quindi eheI/andamento
I i,
~apt'resentato a lato, per l'inviluppo dei massimi del r è analogo a .quello ottenuto per il
..: l ["I nel caso di, incidenza ,. su .1,ln, ~emispazio. Quindi" sostanzialinérite,' la differenza da
. punto di vista qua~itativo (più che .. quantitativo) fra,questiandaméri:tt,:~::quelli nel caso del'
:semispazio è la presenza di questo:andamento di:tipo,\ interfer.,enziale,!per~ cui il coefficiente
di riflessione invece che variare in modo dolce (al variare dell'angolo) varia fra massimi e
minimi successivi (e questo,;.: è prop.rio, J',effetto~,"c1assièo ;:deifen;J;TIe~i:. ondutatork,~do~rut0",
all'interferenzafrn due ,onde: 'ciò;, ci fa" capire anche eome;,eon più strati, ,l'interferenza: mi.
, più' onc:i~;;P116ie~'s.e~e::re:sa::ta1e:rlaav.ef;e"più.nul1i/a di:verse,:rr.equ:enze~';~:: ., " "
, :~'.'- 1\'" : ,; • • . " ... - l ",: . _ ,,-

Qucs:to:1ijpP\rdii;coinp(")rt:Un~t~";<è,~lquenO";'che,:"per.:~eseri1piò'/;spìeg:r,il:,:compPrtament(F:dei;::col()ri;dcn~,'.,b'òne "di
:mpone:~:;QU~~te;isono;:color:ltè;,é.c:mgi:mti :.perché: hanno~'uno':speS'S'or.emolto',piCc 010:' ma;, in;, ogriiidi~o)moìto .
~de'rispetto··anà~;hmgh:~zz:t'::d~~nd~'· ,ej •coefficienti ::di' riflbssione.' sono" fortemente:' dip'en:denti>dall',mgolo'di
,..;Th""ta..' 'Ne1:mìi6verskl:i"boll:rdisapone~ '1~:mgç)lo"ton' cui"laguardiamo' è' variiIbilè ri,spettoalla'superficie'e'quindi'
vCngon9rit1~sseinmodo significattvo verSo di noL a secondackU':mgdo, colorFdivcrsi; queno che 'vediamo'
;ODO i massimi di riflessione ~he ~!1pit:mo a frequenze' diverse a seconda dell':mgolocon èul'gtmrdiWllO":1abolla.'
il quale c3IIlbia al mare della posizione dena bolla. Siccome questo iIvviem: conuna certa continuità e; inoltre.
lo :;pessore della bolla non è uniforme, anche sulla bolla di :;aponeavremo quene -caratteristiche iridescenze che
osservi3IDo. Ciò è la stessa fagione per cui le macchie d'olio sono iridescentL Cioè'tutte le iridesc:nze sono. in
gen<!Tale. dovute :1 fenomeni imerferezi:ili: i colibri,le farf:ille sono iridescenri sempre per lo stesso 'fenomeno~
L'iridesc:=n::a:: sempre un color:: di natura fisica (do:: do . . ruto ad un f;;;nom;:no di tipo IDt.:rfcren::lnh:. ovvero a
5:;; t: onda degli :mgoli di osserv:rione :;; delle frequ..-nz:;; in gioco le riI1e:>sloru sono sdettIve) non ~ dovuro :Id un
pigmento. che è tm colore c.himico che non v:rria a v:rri::tre dell':mgolo con i::ui lo ri gu:JI'd!L Inoltre questi
f~orn:::ni di v'Jri:done CJsu:ili proyoc:mo d:;;U:;; 5UCC:::Srioni di colori impossibili da on~ersi con pigmenti. da .:ui
la loro b:::ITe=:1.

~ .
A.i1diamo ora a comDletare lo studio delle !lliide andando 'a valutare come tener conto
~ ,

dell'effetto delle perdite. Finora abbiamo trattato Il:! nostre ,guide supponendo che il
dielettrico che riempie le guide sia perfetto e che il conduttore che ne costituisce le pareti
sia pertètto. Vediamo ~o::;a accade se (come capita nella realtà) almeno una di queste
ipotesi. cioè quella sulle pareti conduttrici, non è verific:lta. Cominciamo dal caso in cui il
dielettrico non sia perfetto; questo potrebbe non essere sempre un fatto importante perché
nelle guide d'onda,. in realta, queste perdite non ci sono, ~1:.t. per esempio" in un cavo
coassiale può essere un fatto importante perché qui C'~ un dielettrico, in cui possono
esserci delle perdite. Il caso delltl perdite nel dielettrico, in realtà, non costituisce nessun
probiema.. se fossero le uniche, dato che non dovremmo modificare assolutamente nulla di
2 -1 11

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Qudlo c.he fino ad ora abbiamo detto. Quando abbiamo risolto l'equazi.or:e r.n0cia1e , che è
l;n'equazione agli autovalori, l'unica co.sa che contava era:1o le cond1Z1om al ~.ontorno;
dopodiché il dielettrico è entrato semplIcemente nella rel~?ne che da k.: e, O\T'"vlarneme,
neUe relazioni cht danno Z:l, ovvero:
o
f -
k .: = ,rk-
'l
k~...
't

( c·.J.l·
1-' (1E)
-
L., = ~\ k z
.' Ik z - {Tv1Ì
~cl
l'"~ \ /
~---;
J
non ha. quìndi niente a che vedere con la. so[uzio~e .del problema elettrom~~e~co, che è la
r -'l 50iuzione di un'equazione di Hdmnoltz nei dOtnll1lO traS\rerso, con C(.ìnd1Z10ru al contorno
i ì
omogenee fino a quando il contorno è costituito da un conduttore elettrico perfetto. Quindi
.---f~ .. -'\ l'esistenza dei modi, la loro SLLlttura trasversa.. tutto rimane inalterato sia che il dielettrico
I I

:J si:1.jdeale sia che· abbia delle perditt::. Ciò che cambia sono le Costanti della:·linea
. cquÌyalente, perché se. il k è complesso allora il kz sarà sempre cQn1ple~d;.o_, sia.-',chp,j'siarno
:lldi~Gpra ,del taEdio sia èhe siamo al disotto; in.e;enerale"a·vTemo~emprèuna.p'~e:ireale
[.-:.-'1'
l
j
I
---
e,
e una·oarte imma·~inària '11.lindi, non avremo dift--erenza. netta (qòmé' nd caso';N:lè~l,ç)M:rail '-~

l
Ga.sCi·j.l.~ cui la costante di propagazione era puramente reale (al di' sopra 'del taglli?)\\e qy'e·1-lo
in cui ·la co:::tante ,di propagazione· era puramente immaginaria (al, di ·sott6lçe:~~·~~gfloyi
.'illaloea:mente l'impedenza caratteristica inve.ce di essere o puramente reale: 6~·pi.inmnente, _._l.

immaginaria sarà. in generale, semprè complessa. In pratica poi, .armnesso chesFaB)hia un


dielettrico con ,perdite, esso sarà sempre ,un dielettrico con piccole perdite(~,~: quindi la
parte immaginaria.di k 2 sarà molto minore della pane ,reale). TI significa. dire ,che;J,:Jnm:,tatica,
se siamp abbastanza al di sopra';;'oel taglio la parte reale .del radi cando èpreporIgerante
----,c·ì rispetto a quella immaginaria, e quindi anche kz è quasi esclusivamente reale,·:G,Oi#re, pure
!
L..-J Z.;; avremq qtlin&una -linea. equivalente con piCCOle perdite (per cuipotrernrno;·,utilizzar.e
tutti i risultati. che per esse valgono) invece" .che una linea· equivalèTIte ideale.i\':'Sç·csiarno.·
1
abbastanza' al di sotto ,del taglio le cose si· inv.ertono, ·cioè k avTàùru:l parte ,reale" 'negativa
preponderante rispetto. a quella immag::inàlia e· quindi'; .k}/'sari. quasi. ;'-un numero
irr.u"'7iaginario puro: puro; cioè a"',Temo quasi una pura attenuazione çcio~si .ha una ,p moìto
piccola~e ,quindi anche se ..:i sarebbe una propagazione, oltre che un':ittenuazi0ne che pèrò
Dredornina fortemente). L'unica diftèrelli.."il sùmificativa la si ha in com'SDondenza de!la
rrec;uerL..7E.di taglio in cui la parte reale e quella irnma~inaria :sono par~~onabili: però
;1bbiamo dettI) che non usiamo mai una guida in vi..;inanza de! ragli,,' (quindi o siamo in
Dieno La.dio o siamo in un ra.m~e di freauenze in cui vale l'approssima::ione di guida con
pic~olè perdite). Rèsta quindi ;oìo da rumlizzare il caso delle' pèrdit~ suìk p;:u·;ti. T è'nt"r _
~Gmo del fatto che i conduttori non :3ono perfetti cambia drastiCllil1ente la natuEl del
?roblema. Ad esempio, nel caso di una guida rettangolare ciò sì?TIificadire·'cht: abbiamo
un conduttore metallico di spessore finito che ne costituisce le pareti. in ..::uic\; il vuoto
8.ì1' imemu ç ail'esterno della guida. Analogo discorso "/a.le ne! ca-so di cavo \:;ùassial e o di
?,Jichl circolare. Cioè, in linea di principio. non abbiamo da risolvere le equazioni di
),. 1a.'GY e Il sùlt3.ntv all'intemodeJ volume racchiuso dalla guida. c'.)n condizi,)ni al COl:L0IT10
di LiDO Ofr.ogeneo, ma le dobbiamo andare Cl risolvere i~ tutto lo sDa.z.io In quar1to ilon
èsse~d,.) pert'etto il conduttvre ci sarà un campo anche al suo iI1te~o e', quindi,arh.:he
2 -; 13

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
..
...--- .:-...... ~~ ;.::,
all'esterno della struttura guidante. Quindi abbiamo
da risolvere, in linea di principio, le equazioni di
:\1a.xwell non più in un volume cilindrico
iIEmitato ma in tuttL'J !t.."l spazio in cui. per giunta, le
canitteristiche elettromagnetiche nella sezione
trasversa non sono omogenee. ,-- La nsoiuzione di tale
problema è estremamente difficile da a.:ffi-ontare
analiticamente, salvo il caso in cui il contorno delle
supertici metalliche sposi un sistema di coordinate
in cui le equazioni di Ma."\Wel1 sono separabili
(come, ad esempio, in una guida circolare, o un
ca'vo coassiale, in cui si può pensare di risolvere
con il metodo detla separazione delle variabili le
equazioni di Ma.'CWell in ognuna delle diverse zone,
applicare tutte le condizioni di continuità. necessarie
per le cQrnp,1nenti ed ottenere la soluzione in tutto
io spazio); dal punto di vista delle strutture di
intetès~~. ?-ppiicativo per le strutture'guidanti~ solo" _ _
per-la_.sezione circolare e ,la <'sezidne~el1ittica'pbssono'essèrCl' risolte:- esp'liCitarrièm:!" le
èquaziùol di.\lIax:weiL Per lai"sezionè} éircolare';,è' -f_elati'vamentt ìsempll~e"ricavàr;e'-la' '
30luzione generale, che coinvoigefunzioni di ,Bessel (c orne , vedrem0Ìn 'seguito ~quando,'
faremo, le guide die!ettriche)~,;neLcas0',dena';gu.ida,a"seziòne',eHitticaNen:gbno-:'fuorÌ'!',deHe ,} "
_' soluzion:i:,che:~coinvoJg(mcr~;Le;:funzionidi·'Matié> che sono' èstrérnamente .còmplicate· (per: cui"
-in ,.tal ;caso\·,1jSr;rRrefetts~e;,-r.isol!lere;'numer.icame:nte:j.!il:.:problema~:"Osser::lliamo}'pez;ò:'che; i.-in:' ",
real~~l!'f.rtisillll1Ziorte;iJ.IlOn,~lè;poircosì"tragica:,-come~serrmra;'È~rver.o· -che'le-;parett.~nont'sono\­
, costituite~:;da:":un:!COl'ldrittore1',;elettrico;perfettò',\mat-'Comunque'~\-è un-,buon·èonduttpte<+Y:che;:;
come::sapplarno;.:;'Signific_ai.che~·H;cainpo allfinterno ;deHe pareti,penetrai'soltanto,perquaIthe:
spessore dt;penetrazione, Qùesto"significa ;-che purché lo' spessore de l.l'e: pareti sia qualche
,volta lO, spessore di'penetra.zione-(e·,:qué~to accade sempre a 'frequenze, di microonde in' cui
abbiamo visto che tale spessore di: penerrazlone è, dei1!ordiné dei micron, equalu."'1que
guida costruibile deve avere spessore ben più grande dei IPicron. almeno dei mil1imetrìX '
dunque attenuandosi esponenzialmente il campo" la-presenza della discontinuità:reiml"lt'11:
alla superficie esterna deile pareti e del tutto inessenziale. Quindi. possiamo
equi"v'cdentemente considerare II problema più sl:::mplice in cui c'e la guida,- ed un metall",)
che ::li estende .tino all'c::o. Ciò semplifica un pc' le cose _ma comunque per pl..)t~r ri-:;o!vere l~
equazioni di Ì\rIa.,,~;;el1 in tali condizioni é necessario' che il conLùrni sposi un sistema di
';ùt,xdinat; in .;ui tali equazi'oni sono separabili. Osserliamo allora che ,già ii contùrtlo
rettaI1golare non va più bène perche in taL caso il sistema di coordinate sposa più il
.;outomQ solQ in parte (sulla supert1cie interna che delimita il' volume) dopodiche si va a
rinire dentrval mezzo. Ricordiamo però che nel caso di buoni conduttori non soÌtam0 ii
campi,) all'intern0 si attenua esponenzialmente ma si ha anche ch:; l'erratt0 di un buùn
cùnduttore per quanto riguarda ii campo che sta
all'esterno di esso è schematizzabile, con ottima
apprOSSImazIone, con un/opportuna condizione, al
""
\.:ontomo, condizione di Leontovi c data da:
Et == çm H ;< in (dove çm è l'impedenza inrrinseca del
metallo, E la componente tangenziaie del campo

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-::lettrico e t", è il versore uscente dal metallo), nell'ipotesi che il ra~~io di curvatura. del1a
superficie sia m()!to grande rispetto allo spessore di penetrazione (il che a microonde
significa molto grande rispetto ai micron). Questo è certa.trle.~te verificato nel caso della
guida circolare o del cavo coassiale (in cui il raggio di cuntarura è pari al raggio della
guida.. che sarà dell'ordine dei centimetri o dei millimetri e, quindi, molto più grande dello
spessore di penetrazione). Nel caso della .guida rettangolare è evidente che sulle supertici
:)lant! tale condizione è valida, dato che il ra~o di curvatura è addirittura. r.c: sdi unici
problemi aVy"engono negli spigoli della sezion~~ in cui, in linea di principio, il' ~ggio di
curvarura è zero se lo spigolo è ideale. Ciò signitìca che nelle vicinanze degli spigoli tale
condizione non è valida: se però ci allùntaniamo di qualche volta lo spessore di
pe-r.etrazione la possiamo ancora ritenere valida. È chiaro allora che siccome dO"Temo
v:J.lutare l/effetto delle perdite dovute alle correnti che circolano nel conduttore; la potenza
Locale' che viene dissipata è allora quella che viene dissipata lungo tutto il conduttore
(quindi un'integrale della densità di potenza lungo tutto il conduttore). Allora quella
percentuale dO'vuta alle zone che sono nelle immediate vicinanze dei vertici è trascurabile
.,
risp~tLo a tutto il resto: quindi se si assume che la condizione di Leontov1 c sia, valida
anç:he.negli spigoli si commette un errore che è dell'ordine di grarldezZ3 del rappÒnçtr<fra le
dimensioni della zona in 'prossimità de.g:li;sp igolie ·la . lunghezza di;, tutto' .~1· cortt~rTIoù(icioè
cw.scuraoile. Ci si può ricondurre allora ad un problema notevo1mente piùsemjIH~l@;~., :irkc-ui . -:i.

. ~··I bisogna rIsolvere le equazioni di i\ifa.'C'NeUdn UD' dominÌolirnitato in cui l/unica:"P9S.fL qqe: è. .".. "

I cambiamè la condizione al contorno. Ciò'·rende comunque non semplice (a1rnett9&;~;i-~~~t:to


....J
alle soluzioni trovate finora per le,guide) la natura matematica del problema; innai'.zi:b,.Jtt0,.fa '.
si che. in generale, non esistano né modi TE né modi Di. Infuttisupponendo, p~t,Zl;$$Urdo,
che esista un mo"do TE; ciò significa 'direiche non. :c.isono . componenti. lungo, z~·'delr4c.arnpo
l .. .1
elettrico;' ma ci sono comunque' componenti . trasverse~da,del campo elettrico sia: 'de l;h:campo
magnetico. In particolare, come iilibia:no,visto, ci sono 'componenti del Ca.L71po·.ATIa;~etico
~i·l . . . v ._ 'i': ~~ :.-' ."
'.---,
tangenti, al.metallo; ma allora dalla condizione ,di Leontovi c se ne deduce,,:.die 'ti .deve
~[I
=ss::re anche una componente lungo,z. del campo. elettrico, .contro Pipotesi di,i~rnq,~q l'h, In ' "o .'

'U mQdo nnalogo si. P1.:1Ò far vedere' (e ciò lo vedremo in,det~ag15c.~· nel casjo d~me guide
dielettriche) che, salvo casi di particolare sirnmetria(corne,'.iì?~ì;~isempio,'iI'faso'Heila
simmetria circolare) non possono esistere neanche i modi T);1. Quindi, ~çoIne si può
vedere, il farto che la condizione ai contorno le§.l'1i ii campo eìerrrico e il é~.F)O mà.§TIerico
cambia drasticamente le cose. perché fa si che anche ciò che potèvamo verificare neila
mpertìcie per effetto dell'equllZione d"Jnda viene meno perché anche la' condizior:.e al
',:,)r.como (oltre alle equazioni di ~Ia..'0vell st::sse) acçC'~pia i due campi, ek!.tr:co e
magnetiç(ì. Ciò significa dire che anche se esistano dei m".di ,:d"we ric"ìrdiam"ì che per
ml,d,,) si im;;-r.èe una qualsia.si .soluzi0ne delle equazioni di ),[::L. . ~,\i~ll fattorizzate) questi non
pl)ssono ~ssere dei modi TE o D-I, SafiJIlJ1ù in gener3.1~ dei m.xii. come si sU.Ql dire. ibridi
{~i,)è Chè hanno le c'Jmponemi ['Jn5?itudir:ali sia del ca.rnp') elèttrko, sia del camp')
-i I ;-na:mdico diverse da zero\. Inoltre anche gli ODemtùr: Goinvolti nella riSOluzione di cuesto
._ ". '.." ~ 1

,- j
I
pr'Jblè-ma ct:ssano di godere delle proprietà di c·ui in<"'ece god0n0 gli stessi opemcori nd
ca$O di cDndizioni al contorno omogenee. Ad esempio, l'operatore iaplaciano era, nel caso
di condizioni al cùmomo omogenee. un operatore autùaggiuntù, ~on tuete le propridéÌ che
:lè conse.guiva.r1o sulla esistenza e la completezz:.l celle: s"ììuzil1f1i modali. InV'e..:.; la
v

I
c0ndizione a.l contorno non omogenea, come quella. di Leontovi ç rende 1"Jpera.t0re non più
! i 8.!lt0aggiunto (e quindi tutte le propri eta relativi agii operatori herrnitiani non sono più

- t

:i
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
! Buono Studio! =)
l J
trasft~ribili lmmediatamente a questo caso). Nulla più garantisce l'esistenza di modi; nuUa
pi~ g:rantisce! a:nmesso che. questi mod~ e:istanl..), che l'insieme dei ~?di sia completo (e
qumdI ~he pOI SI possa esprunere qualsIasI campo come SOvrappOSlZ1one di modi). Non
solo, quindi, il problema è diventato più complicato ma - viéne meno anche la garanzia
dell'esistenza della soluzione di questo problema. Fortunatamente non abbiamo bisogno di
andare a trovare questi modi perché sappiamo, a priori) che h~ perdite sono pic;ole e
quindi è naturale aspettarsi (e questo lo si può dimostrare rigorosamente) che, siccome la
soluzione dell'equazione d/onda dipende con continuità dalle condizioni alcontomo, se
variano di poco le condizioni al contorno devono variare di poco anche le soluzioni. E
quindi, perlomeno fIn quando siamo nelle condizioni di ç molto piccola rispetto
all'impedenza caratteristica, devono cominuare ad esistere dei modi. perché esistono per
ç=O~ se la dipendenza è continua vuoI dire che devono continuare ad esistere soluzioni
fattorizzate anche per' sufficientemente piccolo, anche se non sappiamo a priori quanto
piccolo deve essere. Ma non solo; la struttura. di questi modi deve molto vicina a quella
imperturbata (c;=O) dato che la variazione delle soluzioni nel caso di buon conduttore
rispetto al caso di conduttore elettrico perfetto, come sappiamo, è dell'ordine di 10-3..:-10-l.
Ciò sigriifica che le componenti che"c'er.ano prirnasl modificano di qualche %0 rispetto ai
valori. prec~aenti . e le component~1,che"' ernno,"nune,;. cJiventanodel1'ordine~dr:I6-3+.1 0-: ..È,." ".
chiaro; aJlorache fino a che' ci" si·, accontenta 'di' valutare~,come: è:fatto il ~carnpo'al1'mtemo' .'
della guida" possiamo trrmquillarnente.,accontentarci àellai'$91uzione irr..perturl;mta (essendo",
l'entità delle variazioni :rispetto' alla:s.o~uzione"imperturbatadeL,tutto. "inessenziale .datoche~.,:;!·
come ,absoJito~Ja\pre:cisione;;;con ;cuÌ: si"cqnoscono'; la geometria e le. proprietà del 'sistema è,'
in genère·,';.~,più'bassID)~,':Sernpre7Che\.iL conduttore:Jche, c,ostituiscede'"par:eti della: guida ,si~
<

effetti~hlnérite[Jt1ntbubn<:.conduttore~J::..a.,differ,enza"sostanz,i8:1e~.rispettoal,"caso :imp~rb.ato",.
è che;'.;5,i':.iintr.odU.cdno.:dene.:~ ,componentk tangenziali, deL campi <che. ,alL."imenti non" ci .
sarebb'er.:d/ molto,;piccole~ma'~diverse.ida:~'zero:.·quindi, mentre: si poteva: trascurare, la, picco la ,
variazione:delle componentLprece dérid, questa non la si può trascurare. (mentre si può
t...rascurareO.l rispetto a 100, certamente non si può trascurare 0.1 rispetto a O). Quindi.
questa piccola quantità è tutta quella che 'produce le perdite perché avere: una componente
tamzenziale del campo eiettrico fa si che ci sia un flusso del vettore diPovntine che va nel
. . . . . J ._

metallo, da cui le perdite per dissipazione (che" comunque'saranno piccoie~ e'ssendo:piccola


l'impedenza intrinseca del metano). TI nostro unico scopo sarà allora quello di valutare la
;;omponente tangenziale de! campo elettrico; quella del campo magnetico già c'è anche nei
caso di conduttore elettrico perfetto. Quindi si considera la soluzione imperturbata, in
v
termini di campo magnetico, la si sostituÌsGe nella condizione di Levntovi c> si cakoìa il
..;arnpù elettri~o e lo si utìli773 nel vettore di Poynting per calcolare il flusso di potenza
neUe pareti della guida. al trne di valutare la cost:h"1te di attenuazione dovuta a questo
tlusso di potenza. Quindi si fa rkorso ad una doppia approssimazione: prima .si sostiruis~e
ai problema effettivo (che coinvolge, in linea di princi?io, tutto lo spazio) un problema
w

interno con opportune condizioni al contorno, utilizzando la condizione di Leontovic per


legare fra di loro le componenti tangenziali del campo elettrico e magnetico rulla superficie
dd conduttore. Come conseguenza della piccola impedenza intrinseca dei metallo,
l'ulteriore approssimazione è quella di utilizzare un approccioperturbativo, coerente con
v
r approssimazione Ìnsita nell'uso . della condizione di LtOntovi c, che consiste
nell'assumere come andamento dei campi all'interno' de ila guida quelli imperrurbati
(qualora questi siano già presenti nel caso di un conduttore elettrico perfetto): si corregge
2-116

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
"./

poi questa approssimazione utilizzando appunto le condizioni di Leontov-l c, per passare


dal! ç - comp0nenti imperturbate dei campi magneticìalla piocolissima ~omponente,
perturbata, del campo elettrico tangente alle pareti. Questù.pe~ché è cruaro che ai t-mi della
valutazione della attenuazione (che è l'unica cosa che ci interessa essendo la struttura con
piccole perditè) ciò che dobbiamo valutare è il tlusso di potenza lungo le pareti della
guida. che tiene conto delle perdite ohmiche all'interno del conduttore. Ricordando ciò che
abbiamo visto sulle linee con piccole perdite, l'unica ..;osa che dobbiamo effettivarnente
ri.:ava!'e è, appunto, la costante di attenuazione, dat\.) che nell'approssimazione di pi~~ole
perdire l'impedenza carattensticanmane inalterata e la par.:e reale della coSt3l1tè di
propagazione rima...'1t:) inalterata; l'unica cosa che cambia è la presenza di una piccola patte
irrmmginaria. Poiché questa parte immaginaria è legata alle perdite .sulle pareri il modo più
"semplice per rtcavarlaè proprio di fare un bdancio di
potenza che tenga In cont ...ì di tali perdite.
CmsiderÌamo quindi una guida ed un trat10
irrf1.nitesimo di essa (che poi, come al solito faremo I
Lenciere azero), di lunghezza Az, ed esprimiamo la j
consenrazlone della potenza a questo tratto. I
.. .
Sucoonendo che non ci siano Derdite nel dielettrico la
DOI:enza che tìuisce attraverso la sezione aWascissa z
t ( -'f.~ -.: ,i ,"

~ara la somÌna della. potenza dissipata sull~ pareti e.


ddla potenza che fluisce alla sezione z-::-~: . Abbiamo
quindi: . .
-: .....
21.C~-: ~!~';:>.).:

... p (z)
. = P (z+.62). -;--l Re
. . :2

, --
L_}
--1
l do',;e :!) ~ ilversore ortogonale alla parete latera:l~ ~ diretto.;\ieçso!'imeIT,l~'d~l metaHo:
J inola-e. CGme al solito. nel prodou.o misto sotto integraiej,p,ifpravvi::'y'ono" spit~L,Ù le
cOffipcn~nti tangenti alla superfici~ dei mètailù. Dalla condizione, ~i L,:;OnLOVl c Cl
calGo Iiamù la ~! n. partire da H, che:: ricordiamo ~ssere dara da .-\.00 i a.rno

.
-I
I
l ail')ra. pemlutando (ircoirumentè il prodotto mist .... :
LJ
L ...' ,.' ..
r; ,- .., "
t" l• ..:...)
~.
-= p'\::....,. . - \ .., , - --2 R' _\-
~} J,. ;:;
r,. . :.:1,-. 'J ,E _cis
lt : r-.. ~
.. ,
.)

Cèò)ve abbiamo scritto H al posto di ~ datò) che comunque nel prod.ot[l) vett>x,ale ·.;on 1:-;

-: I re~tJ.rlo le 50\::: compof1enti tangenziali); quindi U'ITemo:


I
~ J

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r
\

_-\..vendo supposto il tratto infirutesimo (che poi faremo ' tendere a, zero); l'intezale f
superticiale, per il teorema della media.. è pari alI 'integrale lungo il contOnIO moltip Ifcato
per :iz; quindi a meno di int1"1itesimi di ordine superiore pos~i~vo scrivere:

~cor ciand O
n: h
e 'ç = -_-
CL
l+j avremo:

l [' ~ ,Z
P(z), = P(z + &) + -&:'p!H
'Ìu5 • i - i!ll! dc
x
- '-
~

Portando P(z+.iz) al primo membro, dividendo per 0.z e tàcendo i11imite per .:ìz che tende a
zero otteniamo come equazione di biìancio:

'dP
- - = ...,-1-
-
f'
~ '2
!HXl,n lI ' dc
'1-
dz. ....CiÒ é .

Siccome il nostro scopo è quello di trovare, la costante di attenuazione. supponia...'11o che


ne Ila nosu-a guida si sia propagata soltanto' un'ònda,'Progressiva,~ in ',modo ta.k che, tutte le ">
,grande2Zevarino'come~~=.n che signi:tica dire che siccome i campi ,si attenuano come
4= " . .' . _?e{..=. ,. • .
e , le potenze.s,!'attenuano''Comee - ; qumcL hmdamento:deHa':potenza:iungo:1a' gUlda
sarà dd tip:o: .
F(z) = P(O)e-1,;:,:z

Questo ci perrnettedi ricavare che la derivata dì P rispetto a. z, cambiata di segno, vale:

ciP
--
dz= 2a.P(z)
..

Da ciò si ricava che 1'espressione della costante di a.ttenuazione è la seguente:

~ iH ~(i
! '" ,;:
< ~ dc
'_ !"I.
l ;.'
!
a. = --""'------
::G~ 2P(z)

dov~, o"y....,:inrneme, sia il numeratore che il denominatore Vilr'JlO Valutati ana stessa ascissa
z. Osserviamo ora che se c'è soltanto un'onda progressiva, e siamo nelle ipqtest di piccole
perdite, l'impedenza caratteristica è quella imp.arturbata e quindi possiamo esprimere la
.trasmissiDne equivaI;!nte), ovvero:
ClI.)tèoza airascissa z in termini della tensione o della ~orrente equivalènti ([ungo la linea di ,

l 7 il' 1
'----r--' ::; -:); i
se ;;;'è ,0 lo 'mda. -
pngressiva Y =::,j !
:: -I l S

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Quindi avremo che la costante di attenuazione la possiamo esprimere come:

• ~~ • ,i

Quindi se cl~noscillITlo il m~do ~he si sta propagando. dato ~he stiamo utilizzando
!' approccio perturbativo, in H ci metteremo il campo magnetico imperhIrbato (cioè quello
Ché c't: anche quando il conduttore è elettrico perfetto), che sarà proporzionale a I e che
_. quindi i tennini r I i:: si sempli.ticheranno: quindi. in linea principio, possiamo valutare la
costante di attenuazione. Volendo possiamo dare a questa espressione una fÙI1TIa
e(!uivaleme in cui possinrno fu comparire soltanto H, sia al numeratore che al
dc::nominatore; ricordiamo infatti che essendo i vettori di campo normalizzati risulta:
( "1
I
,J
s
~~y.e. tr~ù.5d
:vIaIh=R (dove il pedi~e t. in questo caso~. sta per tras"""erso,J; quindi avTemo:
.. '-..... ,r .. '

-'---- ··~;:·~i . '., .'

..
_.-.1
l .
:-.,-.,
jr
,
. ~~; ~:~~~:~~~::

l' ':..'
,'. -

-\';, . ~.".\ " .. . .


Osserviamo. che tramite S tale espressione già dipende dallafrequ~nza: '·bis.ognri: ,~p()i'
conoscere poi il modo, e quindi Zo, egii and3lTIenti ~ei campi relativi a tale modo, in modo
da pvterecalcolare a in funzione di CD. Espressa inqu..:sta s..:.con'da form~ ,della costante
t)~)ssiarn()
\ t:'l.cilmente vaiutarne 1'...1rdine di~raIìdezza
- {senza bisogno 0- di: conoscere
esplici[ameme l'andamento del C3.ITIPO). Per .fare cio ùsser"'i~a.T.o che rim~craìe a
• 1" l I '1· . l'
numeratùre e l lIltègra.è un~w l clmtl)!110 ceda COIT1ponent=: _
• -C~,e.;.lJd.\.e... , -l' -
llel campo i ."

magnetico: siccome in condizioni impenurbare ~;:Lie GL."11po e tutto tangeme al !.),)nt0GO. in


;,:alti. il pfodott,-l vettoriaie con l:: i!: inessenziale. Se int~oduciamo il valore quadratico
medi,) del ~ampo lun~o iì ~ontomo, tal~ inte~8.1ç ~ propri . ì. pari al prodott . ., clelia lunghe:::a
del .:or.((1mo e de! valore quadr-J.ti":;l) medio di H,:. [., tUri.go il <';l::Jm(.1mo SkS;3lJ: qe:r1di
n"':':::I'
t" ............ 'w . ,.... ..:.:\..'~;\
<le"",ì 'p>r;.> ,
. . .l ~ I... "".

~.! -:"
·..-:H·(
-J'",,_,
l ;'! > ....
a. - - - - - - - - - - -
-, 2c;SZ,) S < :H.: 2
.-":

I. dl..ìH se si son'.) piu contorni. ~ è..la lunghezza totale di tutti i ùmlomi, .-\.nalogp discorso si
fa pC:-f r integrale a denominatore, Se vogii:rrno a vere una vaIulazione ueìi"ordine di .9

:.:; -1;9

I
..1

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
grandena della costante di attenuazi0r:e poS"sia.rno ragionevolmente fare l·'ipotesi che i due
Vak)f medi non siano molto diversi. E chiaro che la diversità di questi due valer medi
dipende da quanto è variabile il campo; più il campo è uniform~ più essi sono u.mlali. Se il
campo fosse uniforme su tutta la sezione essi sarebbero uguall
Q)erché iI val o; medio di
una quantità costante è uguale su qualunque dominio su cui si va a fare il valor medio).
Quindi la differenza fra. questi due valor medi dipende se il campo lungo il contorno è
molto diverso dal campo sulla sezione oppure no. Se consideriamo il caso della ,guida
rettangolare, ricordiamo che il campo magnetico 'j 1 -
trasverso ha un andamento slnusoidale e il valore
sul contùrno è praticamente uguale a quello che c'è -- ...... "..

dentro perché è indipendente da y. Quindi il val or / ."


,
/
,
medio suIr intera sezione non è altro che il valor
medi", lungo il contorno x e poi mediato lungo }-; ma Il
I ,
siccome è co~1.ante lungo y esso rimane inalterato. -z;
x
Tale ,{al or medio sulla sezione non è rigorosamente uguale a quello sul contorno perché sui
ccmtomi corti c'è anche una componente lungo z del campo. e quindi nel valor medio lungo
ii contorno c:_è anche il contributo dovuto ad Hz che invece non compare nel valor medio
sulla sezione,~ Nla come ordine di grandezza .ci dobbiamo, Cb-pùttareche il lOf(). rapporto sia _ .
deli' ordinede1Funità. Sempre iIlterrnini di ordini\.digrande77arimpeder...za;~caratteristica·
la possiamo·all' incirca considerare· pari· alI 'impedenza: intrinSeca del-mezzo:. a' seconda' dei
casi sarebbe:

( ccu
(Za =-' . (modo·TE)
~ kz
I k.,.,od
\ Zo ':="~ Cm o Thf)
. ...". - .'.
.
.
Se'l kz fosse· uguale.a k.alloraZ,h in entr.~bi.( casi, sarebbe pari a ç; sappiaITlo; viceversa,
che k:: è un po' più piccolo di k, ma se non siamo troppo vicini al cut~ff non è tanto più
piccOla. Quindi come ordini di ,grandezza possiamo assumere Z;,:t:ç. Quindi possia!no dire
che la costante di attenuazione è de H' ordine di: .
,
"
Ct,.:::::s--
GÒçs
Ricordando ora che risulta:

; ì

= ~= i--- =
\ C::::GC:

J t i r_-.e<

0:,:::::--=- J~
-
-rs
CiÒ'";
S \.t'ì
V -\:1

1-120

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
\
J O::;serviamo ora che la radice risulta essere una ,quantità.moLo più piccola dell'unità dato
I -:he la condizÌ<..me che, il conduttore che costitùisce le p<1reti della guida sia un buon
c.:.mdutt\.'lre à proprio che UE «l. Risulta, poi. che dimensi6nalÌnente abbiamo l'inverso di
J:J cr
u::;a lunghr!zza, come deve essere essendo proprio questa l'unità di misura di 0... Possiamo
inoltre vedere chetlssati il materiale e la frequenza (il materiale sarà sempre un metallo e
J[] ,~uindi G sarà 'dell'ordine di 10 ) la radice diventa una costante e quindi ìa costante di
7

J.t.tenuazione è tanto maggiore guanto più è grande il rapporto t/S, cioè guanto più è grande'
~j perimerro rispetto alla sezione, Dunque, da questo punto di "i;lsta, possilliTlQ prevedere
che la sezione ottirnale sarà la sezione circolare la quale è quella che minimizza il rapporto
~S; possiamo prevedere (e lo sÌ potrebbe veri±lcare con dettaglio facendo i calcoli);' per
èsempio, che rispetto ad una guida circolme un ca'vo coassiak, oìi'viamente, a""'/rà una
;;ost:mte di attenuazione più elevata perché diminuisce la sezione utile ed aumenta il
contorno (per effetto del conduttore interno). Questo è, grosso modo, 1'ordine di grandezza
~!
della Gostante di. attenuazione, ed è un risultato utile perch~ può serv'ire, per esempio, a
, I
L) '::·3Ie una rapiçia ..verifica se sono stati fatti errori grossolani nei calcoli. L' espf;~~~ione
diventl ancora più ,tra.::,-parente ''se, invece di calcolare la costante di. attenuazjone,~ ',$)Ì;;,{a il
:Jpporto·:fra·la costante:dL attenuazione e quella, di propagazione' y.oyvero ~la partèhi~'è~<;13), .
'-''\~'ero
r...) I 't w·... cO"'~l'de"';amo
:::e J..LW l J. .L t~he'•
v· 'i'·\'<·"·',
. ' ..-/" ":. .,,';.,.t,
:'.;

i "
'>."
'..
.

Questa ,espressione è forse quella..fÌ!f.)è~::~altre, .pm :~arente percne si pre5;'ta ad


•... )

un 'interpretazione fiskaestremamenteserrJpIiq'e~ Come si vede. il rapp01to fra lu,cc;stante


di anenuazione'e quella di propagazione, .;. ,è pari al rapporto fra, la, superficie,
sost3J1.z,i~~'l'!],e11:te, o~Cllpata dalle correnti (dar'o"che t è ilo.;ontomo, o è lo spesssre::.e/ quindi, .
~-f I (,.) è la 'supèrficie interessata dal flusso di corrente, che prov.oç;q.. la dissipazione)' e la
lJ :::'Jo..:rficie· S.:della iruida attraverso cui t1ui:sc~ la:Jotenza (attiva:ì:'che ;ci intere~sa/ .-illCora
--i "I c:)~e ordini 'di gr~dezza S e all'incirca puri ad t :·(.snrebbet :! se "la guida fosse 'quadrata) e
1"1 quindi ii rapporto fra a. e ~ è dei]" ordine dei rapporto fra spessore di penetrazione e
~un~hezza del contomo: i contomi sono dell'ordine dei centimetri (:), ai più, cei rpjllimetri) .
~-ii
r
J" .) è- dell'ordine dei mù::rlìT1 e quindi tah~ rappoIL\.ì è deU'ordine di lO~::+lO-l. Cil)è d
L.
'v';)giiono fra le 1000 e le 10'000 lung..Ì1ezze d"(lnda prima che il caJTIpo si a.ttenui dil;'-e (o.
,'l'lr"',.J.
....... "I.~
~l'
...
;;uo 1
... J,
t·I;"..,.
\~.u.J."'..
U-ll' '''1 "\.~"'n--"''l·
,,"I...- ,.n
\..t.l.
f'U'l'nu-!i
'1
,!, '" ",ff~rtì1,· .... r,.''''''t..,
T \..1,. ... 1.1."••",.1. "".
'W..I,. ......... l,l"..1.
l'a n "'r\!'<:1.".ì
..\. ....!uU,,-•l. ,,,,,,,
,.", ;,.
'OW
,'''''O'tt,) l,)ì,~,'t'·la •
1..1 '" t.~-"""''''''''

I
o J,
r
'C'OI-u,·""
..1..1. " ""' 'a!'"
t.. "",.
":'''')l'~'''':oìrl'''
"".... j w·..J.,Jh•.• v o,i f<:1 0rlC~1'"
VI .t. .... Y.J. -, "" t~anìr .. "l'n..:.
V" r--u ....· "'" "" "l!·a n,..:.n[<:1'·'"
.I.. i-A.I..I.'I...tJ..l (]",lla
u..J. ........... "'-. .1..1 rì·.., .'1...,U ...
.i...\. .... ..... ·lZ·
, a \(,iL'L''-'r-n
__ ... ,~ ;,.
\..I
....
... !
t ...
" L ....... .&.1. .....

!n-versarnente proporzionale alla radice della fn~quenza) il rapporto t-a costDJ1[e di


! ::ttt::nuazione e costante di propagazione di"ventJ sempre più piç~olc..\ cio~ quanto più è alta
,J la frequenza tante) più la guida si comporta come una guida con piccole perdite (o"v,,;er0 più
:;(ml) trascurabiiidi effetti deile perdite misurati in [ermini di lunghezza d' onda)
I C:Jntraria..rnente r espressione precedente, invece, ci dice che ia costante' di at.t.::nun.::.ione è
J pr:Jporzi()mlh~ alla radice di co, o\'Vero che l'effetto delle perdite aumenta con 13. frequenza.
Questa apparente contraddizione, o"\i'\damente, non esiste in quanto nell 'ultima espressione
I ;.;c:nsiderinrno la costante di propagazione ch~ ci dice di quanto dobbiamo spostare i , in
... J
i

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


I
l'
Buono Studio! =)
I
rnc:tri, per ottenere una certa attenuazione. L'altra espressione, invece, ci dice che rnan
rtl,U10 che' aumenta la frequenza, se ci mettia.mo ad una celta distanza, l'attenuazione
aumenta. Se, viceversa,. misuriamo le lunghezze in termini di lunghezze d'onda (e non in
r
metri') effetto diventa sempre più piccolo ~l1'aumentare del1à.·flequenza~ la contraddizione
3compare perché, ovviamente, all'aumentare della frequenza diminuisce la lunehezza
d" onda. Pur essendo sempre, minore 1'effetto in termini. di lunghez7 ;3 d'onda dGrenta,
viceversa. maggiore in termini assoluti, perché' se siamo interessati a vedere le cose in
t.;nnini di lunghezza d'onda possiamo dire che tanto più è elevata la frequenza tanto più è
valida r approssimazione di piccole perdite: se siamo, vicevers~ interessati al fatto di
trasmettere una certa potenza ad una cena distarr.za allora ci dobbiamo aspettare (come
evidenziato dall'espressione che ci da una stima dell'ordine di grandezza. di 0:.) che le cose
possano peggiorare all'aumentare della frequenza. Cioè se dobbiamo cirrivare ad una certa
distanza, l'aumento della frequenza fa diminuire la potèn2a ricev-uta (a tale distanza) pur
~ssendù sempre migliore l'approssima2ione di piccolé perdite; quindi l'errore percentuale
che si commette è sempre più piccolo quanto più è elevata la frequenza.. il valore assoluto
delle perdite aumenta., viceversa, aI1'aumentare della frequenza. Rlbadia.rno che non c'è
ct)mraddizione fra le due cose perché una ci dà la precisione del 'risultato ,(cioè dal puntO
di vista' della distribuzione deLcampo~ e· degli:errori percentuali: che:stti'" di ;essa'si
corrrrnettorio", ,!'erTore è sempre, più "piccoi.o;quanto':più :è"':elevata,.la frequenza):'.Jrl.tènnini dì,
potenza 'assoluta che si perde, 'Viceversa.: que~..a aumenta al1' aumentare' della'frequenza:
Tati concJusioni sono venute fuori daLsempilcera~onarneilto'~,che'abbiamo,fatto in temlinL
di ordini di grandezza: .è cruaro che .ill'dettaglio·l'anCla.T.ento'di a: con la frequenza. dipende . '
da' come. variano·;é.con~:la;fr,e;qu:enzn:tJ.ltti t.tennini',: coinYoltL'neHa~'sua'<::espr.e.ssione;,: e,ciò" sarà,
diYerSO'1a'seconda:;ise~;abbtamo,:un, modoTEtvf~, TEo T~L Con', questo. ~possiamo :Q~::!nere .
cne.
(;ornp:!:eÙu:nente;:f'isoLto':.il: problema":deUe' ,perdite' su lla'linea~' perché:', è.:oY.....rio.. oltre' ad
avere···dèrJé~p,er.dite;:sull'é''Par.eti'·~vessirno,anche:dene:;perdite"'neI·::dieiettrico:',alla:,cos!ar.rte'di':
artenuaZion~~che~<àbbiamod:rovato fmora: dovremmo' a.:rgjungere"la:parte,dovutaa11e perdite
nel diel.ettrit5b~e- ricorclla.rno"che'oiò nonmoditlca:la fonnulazione:genera:le del problema).
="iotiamo anc'ora,dall'espressi'One che 'esprime il'rapporto cc./~. che quello che conta è lo
spessore di penetrazione nel metano e la lunghezza: de! contorno.' Questo significa. per
esempio, che se il nOS1ro metaHù si ossida Ce· quindi lo strat·:) .:Supertki,ale, che è queLlo.,
interessato dallo spessor~ di penetrnzione,invece di essere un metaUo diventi!. un ossido
di un metallo. quindi con una conducibilità molto più bassa) la costante di attenuazione
aumenta. Quindi, se vogliamo tenere bassa la costante di attenuazione, dobbiamo evitare
che la' superiicie della guida si ossidi: questa è la ragione perché le guida di qualità
vèngono o dl)rat:: 0, addirittura, chiuse ai!' estremità Gon de ì1e finestre dielettriche ~.
rieITiDire con del gas inerte (in modo da ~vitnre l'o'$sidazlcne deile l)weti\ nnal')fwmeme ~<!.
inve~e di avere ~na sUDt!rt1cie iisciu- ~i ha una ::uDerti~it: mùito· ru20sa cio ~Qui'ial':! ad
ilurnentare 1<1 lunghezza dell,l guida. e quindi ad allrtl~ntare le pèrdit-:, Quindi per ·av~re una
§!Uida di buone caratteristiche. dai. punto di vi~t:l delratr2TIuazione, bisogna farla
mt:.c.canicament:; bene (~ eh\ naturalmente. non è un problema tin quando le dimensioni
non sono troppo piccole) e tenere presente, dal discorso fatto finora sul coefficiente di
::lctenuaziùne, .quali devono essere l~ caratteristiche 2eometriche della .2tlida e i trattamenti
~-

a cur è necessario sott\.ìporre le pareti della g:uida stessa..


..,i'.ndiarnv ora a valmare ~vn maggior dettaglio 1'andamento con la :!:requenza della cost:mte
di attenuazione; per fare ciò dobbiamo tener conto delle tre possibilità: il modo TEv!. il
modo DvI e il modo TE. Il modo TE'vI è ovvirunente. quello più semplice di tutti da

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
trattare (è il caso delle linee di trasmissione). Ricordiamo l'espressione di et in termini del
campo H:

Os~er·liamo che in tale espressione, se i·1 modo è TThL Z) è indipendente dalla frequenza,
B e, ovviamente. indipendente dalla frequenza (perché è una soluzione modale), G è
indipendente dalla frequenza e 0 va come l'inverso della radice quadrata della frequen7iT
quindi in un modv TEvi si ha che: CL 1
i

onero un àndarnento come quello rappresentato a .I ~. ,"

~;~~~~;:~~}E~1~e2igi{:~J!E~li// ,'~z::', ~~ ·
-f]
-I] '. superiori (facendùla'glÙdamolto piCCOLa.;: in modo 1 ;,:·\iNi~:'''''·'"::':.'''' . , , .. .
,,~/

..:he essi ·siano al di sopra del CUl-OÌÌ") si ha ;,,:'.':: .:~~:; . "~o (.::)

l'ìncoIT'ieruente che. iaIl' aumentare: ,della frequenZa. la. coStante di atterruaziori~c a,umenta,
diventando quindi, le linee di,trasmissione, sempre:meno efficienti in'Yterm.ini di
attenuazione; il loro uso è quindi sconSi.gli-ato, salvo i casi in cui esso sia' indl~p~hsab ile;
Gome nel caso in cui siamo interessati a tr~ettere segnali a banda rnoltolar.gaf;e~: quindi
abbiamo bisogno di una strulll.lraguidante non dispersiva, come lo è· una -'Enea di
trasrnisslbhe~:ge il materiale che la riempie è ,non 'dispe~ivQ, Naturalmente l ~ruJ.dfu-nent,o çhe l
abbinmo'ottenuto vale solo nell'ipotesi che. ,il ,mezzo" sia nondispersi"!/o~', se ;'é:~. !-LO G
dipçndess.eto daila frequenza, naturalmente, l'andamento non ':sw~b.,pe lo s,tesso ..,:l...'ìdiamo
-il ad analizzare che cosa succede nel caso di un modI,) Th1. Se consideriarupla"seguente
U relazione che esprime 0:.:

u
J. ()sser/iamo che il campo magnetico ~ rutt,.) tra::i'verso; quindi a'.'Temù ch~:

ì , , ,
~; ...
J
i

1_
T -:!""
IE.~ l., 1
", = ,J h ~( "'l.,:' 1l"" = iI!11 "
! - "1
l

I ,;-
:n;( l i
:1:

t qu indi gli ! I: 2 si sernp litìcano; b:( in è indipendente dalla frequenza (perch-: t: un modo
I
speciticato e quindi non dipendente dalla frequt:I1za). Dunque la dipendenza di a dalla
1-: , trequenza ri~ìede in 5 e, questa volta, anche in Zj' Esplicitando taii dipendenze (riGordanJo
l' e~pressi ...lne di lo per un modo Ti\-I) avTemo:

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
rf·

!l.'lrmaliz::ando tutto
olIa Fd~:;ci'lne di
tagii'~ 'L!
,-"~

r
,
-l

In particolare, se riportiamo randam~nto cl. l


di et in funzione della frequenza t
normalizzata abbiamo che esso parte I
dall'ascissa. l (perché al di sotto del
!
tjJ~lio non c'è propagazione, e quindi non
ha senso nemmeno parlare di
attenuazione, ovvero d'è pura
attenuazione, Per Cù---)o-CÙt questo rapporto
--
tende aH' co, cioè c'è un asintoto verticale I
per l'attenuazione (è evidente che, a " \'
rigore, nell'intorno della frequenza di· I l
tcJ::-1io verrebbero meno le l) l
approssìmazioni fatte perché non è più . ! I
verò che possiamo' assumer~' 'O" \

ri~orosamenteAa'soLò.;,parte impertur.bata
i
. ci;l s:a.~p"pBrche:~;·J:Comé~:abbi~() visto~"'" '.
, nelle (';;';icùra,nze ':del~'l:ag1id}'sr,passa'ad-,unaY'con'dizj?ne:;:in.cui 'Je"perdite:non:'~s:pnp,più
'tra.scur.abili;i;ciò,,;significa:, semplicem~~e·."dira""che'.C1;; di'Venta molto::,grande;<,teon2amence .
infmitò'.in,;corrispondenza,;.:dektaglio)~~Per: Cù--,).CO' si ,ha che, aassume,;ancornun'andamemo,
del tipo .:/0, Siccome :agli estremi rarid~ento tende all'a;), ci deve essere almeno un
minimo; se si 'fanno i ca!ct'l!i si 'veri:tl'ca che. di minimo, ce.n' è unI,) s()l,)' un corrispondenz.'l di
- (:) = ...;,;.
co.
r;; =l./,). ' d'
-" QU1!l '1 ,a costante d'
1
'"l attenuazlOm~
, .
pnma' cl. ecresce assumert"c
o unl..rrHmrtlo
' .

in corrispondenza di una frequenza il 10(~/o superiore della frequenza di taglio e poi cresce
nuovamente, Questo andamento risulta. essere particolarmentt:: D::lltunatQ, per ..;o:::i dire, ua!
punto di vista delle applicazioni perchè la nostra guida ha un minimo di attenuazione
proprio neila banda di utiii:zo (che come abbiamù ,,'iSt0 va. gro~so ITìùdt.). dalia pulsazÌune
,~';
1" r; ~ ~;-
t d n- l..:. 1 ·t ...... - ..J:: , ... ~ t.., n t ..... ~ ,," ........
w,. ~ag~,o uel meGO ... on ,arne"ta, ... a" U0i-"P10 UL qu,,::: ..a;. nl·n ::iL [.f,_,', a )-'1 .Jrr J.V a "Le~a ...l1 taL~
o.·.t -"," l' --,

b::t"1:.da (il che sarebbe stat,) id'Z!al-e. ma questa ~ la r3.gi'Jn~ pèr cui. se ricurdi2.m":\ [;:
d:r:1e"sloni della. 211ida rettan2t)lare. la banda. di utiIizz,) è un,po' s;)t)sr.a.ta "{erse l'alto. dac0
<:il~ neUa par::è p~ù bassa Ie-'attenuazioni son0 mag.giori).T~iè ~atl"': ...ì ci da un·u!t.;rÌore
rag:iùn~ per .;ui vanno evitate !~ n-equèr'.ze vicin~ alla i='ulsazlooe di tagliu. oùn SOk1 per tut:i
i problemi legati alla dispersi ..me ma a.'1cne dal punto di vista deil'attenuazl.,Jne (si ottiene
ancora una volta una deformazione de! segnal:: in quanto te componenti a.-m\,....ni~he del
segna.le troppo vkìne alla pulsazione di tag.li,,, ver.glìr.o attenuate mçlto di più rispetto ad
altre). Resta da esarnÌnare il caso dei modi TE; questo è il caso piu comp[it;at.o in qU3..nto iI
campo rnagnetic('l ha tutt~ te comp<menti. A\-Temo che:

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
E quindi:

.~' I
J

Di',;idendo per Z)! I i Z aHemo:


,
; -:-:.lo
i,H·' ,'h:, J
- .'\ t !l!I k:':. " " (.av'-'1ldo :iUp!',>sto nella guida ln ;,>i~\
~----'- = .=:...- + 7 o" :111 (
f'"'t'":
~rl)""''l:;si·l:l.;i
"'I "'I "t --,

lo •~(" Z:J (:)';'.u 'Zo (,. ·)nd:a ..;;r :12: 'r = Z.-:
",J
J'
I

6ll
Essendo in un modo TE -'- = k a,'YTerrK):
Zo .!

~
I ..... I~ . . '.'
, IH'''' , :!
. \ l~
.; ~: 1 :.}. '" :
I
,- Uj :h: . k.· , ,é "
'; ~S' ,
",

=~ 4J'-
-1- - - ' - i

Z .. . w.ùc: I
<'o

'.1 ''':''

e qUesto è uno dei termini presenti a secondo membr·,) detl'e::;pre::;si'Jne


numerJ.tore -va fatto r integrale lun.go il contorno) ..'\nc!iamo aUora a valut3.fe
-fl Lì
le dipend~nze daila frequenza~ a,\tTemo:

-~i
r

'-.-1
i
i' -l
-l,l
L_J dove.4... e B sono delle costanti che vengono fuori quando :SI effettua Fint~.~~i~ lUrlzO il
';')nI0ffiO, Dunque :.l.'\<Temo, portando 'la radice in: parentçsi:

-II LJ

B
l\
: C·j
l \
vCD,
- - -a ì
b 1

è questo è l"andamemo con la. frequenza.


I r
del1a costante di attenuazione nel caso di I /
modo TE. costituito da due contributi.
;,rr. l
..
li primo termine, a, possiede uno zero in
; j
corrispondenza. della pulsazione di taglio e 1
'--~

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


l
I
I .
Buono Studio! =)
)
_.
t
I

1C:) rI
~ .
cresce asintoticamente come la -' al crescere della frequenza (analogamente a quello
u) •

che avevamo nel caso del modo TElvf). TI secondo pezzo) b,. h,a un asintoto verticale per
r "' -J{
W=C0! e per Cù~CO ten de rapI'dam ente a zero come 1CO- \[ - . S omrnancl'
I o ! due contributi
\ fij~)

a·\·Temo ancora un andamento -.;on un minimo intermedio, solo che questa volta la posizione
del minimo non la possiamo facilmente determinare a priori perché dipende dal rapporto Il.
fra le costanti A e B (..:he a loro volta dipendono da come è fatto il tipo di modo che stiamo
considerando), Se si vanno a fare i conti, per esempio, per il modo TE lo di una guida
ret13l1go ime si verifica che questo minimo capita ancora una volta nella banda di utiìi.z::o
della guida stessa. ~fa questo diagramma ci dice ancora un'altra \)OS~ ci dice che se
potessimo efirninare ii contributo do ....'Uto al termine a a-vrerrJITIO una guida che funziona
sempre meglio non solo in termini relativi ma anche in termini assoluti, all'aumentare della
frequèt'lZa (cioè riusciremmo ad avere una guida che ha un'attenuazione che decresce
all'aumentare della frequenza.), Se ritorniamo un po' indietro all'espressione di CI., notiamo
-: che ta.le contributo è dovuto alI'integrale lungo il contorno di l h 12; quindi affmché taie
. termine sia nullo bisognerebbe :avere'una:. distribuzione.,di modo ch'e'Don abbia campo
magn·etico trasverso tangente sulla:· supertlcie·della guìda.'Quindi lungo il contùrno. della
guida non ci dovrebbe essere campo lungoiasupertlcie stessa ,ma soitanto la componente
z
lungo del campo magnetico (senza;!a',componente. tangenzia1e):, Se ric.or:diamo.cneper un ..
modo ·1 En.Su'lbr::"'" ....., .

per non:·,;esserci·::componente, lungo. iI, contornòsignificadire.,che 4Jdeve essere costante '.


li1ngo· ilcontomo:·-Normalmentequesto non accade; ad'esempio, nel caso dei modi TE lo e
.:; degli altri modi la 1JJ non è mai costante lungo iI contorno. È abbastarr.za che evidente che
c'è una sola possibilità di rendere la W indipendente dal
/~,.
contorno: è necessario che il contorno abbia una simmetria /
f
(in modo che tutti i punti dei 0ontomo siano· equiv-alenti); !,
qu~sto accade solo se la sezione è circolare. Ed è quello '.
che effettivamente si verifica se si vanno a studiare i modi
in una guida circolare, cioè che esistono dei mdcii TE che
guida ~ircotare
sono a7jmutalmente ,;ostnIlti (cioè in cui le 'V1lriazioni sonQ
solo radiali ma non ci sono variazioni azirnutaìi\ h~r
qll~Sr,,'1 cipo di modi TE l'attenuazione decresce con la frequenza. Purtroppo il problema ~
..:he neS.IDTIO di questi modi è il modo fondamem::de. perché i~ una guida circoiare il modo
fondamemaI~ è il TEtI in ~ui c'~ una variazi0n~ radiale ~ una variazknedi tipo sinusoièak
lungo cp: quindi il modo fonèamentale non è indipendente da c:p. Quindi se si \'uole
utilizzare questa proprietà dei modi indipend:::nti da· rp si deve utilizzare la guida non sul
modo fondamentale ma su un modo superiore oV'Vero, come si suoI dire, utiliZ7are una
guida S'.trmodata. Que::;to nelle applicazioni te1ecornunicative non è conveniente, essendo
le dissipazioni cosÌ piccole che non .;omportano grossÌ-pfobìemi di attenuazione. Esistono,
però. delle applicazioni di potenza, che coinvolgono potenze significative (.:ome, ad
esempio, nel caso in cui le microomle vengono utiiizzate per riscaldare un plasma. ~er
applicazioni di fusione nucleare, per esempio) in cui)e potenze in gioco sono deII'ordme

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dei me.ga'.vatt. Allora è chiaro che in questo caso perdere l' 1%0 significa 1 kvV; CIO
significa avere un'efficienza del 99.9~,.o. Se si passa ad un'eftìcienza del 99°"°, che sembra
tantissimo, significa perdere l' l ~'o di l ?vf\V,· che signmcnno lO kW, e ciò può non essere
una cosa semplice anche perché il ì'vPN è 1'ordine di gratJ.dezza; in realtà, in queste
-'I J appl icazioni si utilizzarlo impulsi di rnicroonde ìa cu i potenza può 3.l1·ivare ai T'vV == tera eT
=lO!\ cioè; milioni di megav'latt. Quindi .ci si rende conto che si arriva facilmenk, se nOll
si prendono opporrune precauzioni. a dover dissipare potenze di rnega1iVaLt termici, r:speLto
ila PQtt:r.za di picco; questo, ovviamente, crea dei grossi problèmi di raffreddamento di
queste strutture, al di là dell 'efficienza di trasferimento. Ecco che in quest,) caso diventa
~ssenzialc2! minimizzare le:: perdite, per cui vengono mili'7711te le guide circobri surmodate
(cummlQ. naturaIment~, la geometria della guida per non irmescarela propagazione di modi
diversi da que!lù eccitato; in Darticolare si devono usare dei tratti rettilinei, darv che osmi
incur/arnento produce un accl~ppiamer:to fi-a i modi): qu:mto più sunnodatJ. ~ la gu ida, cCoè
quant\..ì più è grande trasversalmente rispetto ad una guida utiii'7'73ta per un'applicazione
tdecomunicativa, tantù più basse sono le attènuazioni.Per ,giunta :si ha il vantaggio di
avere una guida a sezione più grande e ciò è, chiaramente, un farto posi tivù perché fa
diminuire la densità di pOtènza., e quindi i valori del carnpo maSSirr1l1 a!rintemo ,de'l,la guida
(anche questo è un problema da tenere in . conto perché se i ciimp'idiventano tr:,jr-;:p~i~11:1tensi
ci possono.essere delle' ,sqariche neI l' ari a::'che riernpi~r mterr.;:o de.llaguida)~:.~t2~i,inQi".per
questè applicazi,mi di potenza, di nonna, Ven§(1rlo. utilizzatt:;guidetircola.ri '§dITI)'6dt:t;e ·.Ie
qua)i,pr.esemano la pnrrico.larira di avere un' artenuazione ,,:he òmmùisce ":0n,l~~,:tR;~qU.èJtJ.Za;
quindi più aumenta. la frequenza e più' questa guida sicornpona come· unai~gI44:8~;y{iciéate. .i.
questa voita non solo in termini di lunghe 77'ù.. d'onda:ma in assoluto,' cioè aume.ntzh~dola
frecuenza ,arriva sempre oiù Do.tenza ad un assecrmta sezione, ':'I;~
Co~ la discussione delr~damento.. coo ..la,.·frequenza delleco.stanti di atterfuaziooe ,;. ~
\.-

po.ssiarnorirenere chiuso. il discorso. 'sulle:,guide d'o.nda. avendo o.rmai la p6~si'bilità. d~


.-- .ji.-···
descrivere ii comport.a..-rnento di unaqualsiasi:guida d"ondain condizioni';tearli (cioè
.~
l;
.
cor.siderando il fano che'vi posso.no essere delle, perdite nel dieLettrico, menrr.e",!lCt';sono
s.empf,e:;,;çieH.~é perditedoV-Ute.allaconducibil'ità finita delle pareti), Quindi' tutta la-o
p['opagari,orl'e· su una. :st.rlJttura guidante arbitraria t:-, in definitiva. ric()ndotta;falltJ~:stuciio di
un DIldameflto. di Cénsio.ni e correnti su una linea di .trasrriission~ ;:::quivaìènte.<QuanJù
abbiarnosludiaw le iinee di tras..Tii~si,.)ll·e abbiamo visto che ·qubte.oltre'apOLi:!r èssere
--u utilizzate p~r trasmetter~ potefl..z3. da un pu~to al! 'altro, p0SS0no essere a~che,'utiEZ::2.te ,C)èf
;:;ostr'"ùre degli e!ememi circuitali ad alta frec;uer-u:a: un rronco di linea ~n C:)IT\.-: circ~: ii» una
r~atta.r'.za. Ovviament-:, tn modo. perÌdtamentè anaiog',), a.'1~hè un Lr,)nco <li guida ir. corto
. --- IU
,
circuit\.) Gosricuira una reattanza. eqLLivàl~ntç, sulla. tinea di tra:::rni:isi,me equi·,·ali:!nte.
• • • • • • • , " , • 00 • • , ." • • . ' " l' ,.
.-\ùDla.r71ù pCil "'\I:lSt'J~ ne! caso Ce!i2 ilTIeè Cl t:aSITI1SSIGne .. c'~e Ut:i:ZZa.tiGO tr~J~~Dl ,~1l ilI1ee Cl
~""'~r~11'~,i"'n'" ,'~,iU:"i ~l' """-i,,h o' l'::'-:1~tj'ii '~'l;L''::; "l~l"""l
'.'-1,..1._ .lo. -I..,;L"'-,L ...... .,).1.
\J;I.';'.1. ..J. \Ju.J, L "",'1 t. l ,1...."""'._ ... .1." (;"
\ U ... !t.... Jt-ti·'lì'l·.j·'"
. . . ~w. ... ".... '\. ........ '-,.L •...J,I.
in
J.J.J. ,~~
.......

Cilo,,<,;t,)'i
l '-U" ........ , y"\'lr-""'H'l~
.. _ r u...LJ. •
:-e al izzan: l (L'lene delle st.i"ì.itture risoriami. cioe delle s'W-utture' che hann')Uìì ·.:osp,)r:amenw
::;e:~ttivo in frecuenz3.. Preannunclarnrrlo, ar::rò, fin da a1!ora che una struttura rison3.!1t~ dc!!
genere (C0str. ...Ii(a Clìn tronchi di linea di tra5~is3i'Jnè') DUÒ essere utilizzata 'effettivamentè
_ \ l

Der trequenze tali Ghe su di essa si Dro.paQh.i effettivamemè un mo..:k1 TE~L e- tino J. cuando.
• J. __ ~

la lU!1Q.f-tezza della linea è molto illJ.2,Q,lore ddle dimensiofli trasv~rse (ait.rimemi sdi ~ffdti
de!k 'terrninazio.ni non sono più sch-ematizzabili in termini di une!. sempli~e impeclerr:-a
~erminale, ma il loro comportJlTIentLì diventJ. complesso e va ana!i:::::J.to risd':enco
ri2\)rOSamenk h~ t'quaz.lù[1i -:li .0tIaX'Ne lì tenendo C\)nt0 di:! Ila 2eC1mè'tria de il a Z0na
tè~inale). Se quindi 'vogliamo. costruire Je.tlè strutture risonanti dJe funzioninu a frequ~!1Ze
ele,/a[e non sogget.te a questa !imiLazl'Jneo cioè deile strutture che glùbaìmeme SOnLì ÌL1fO
0"'\ ,....,.-,
~ - ._:

l
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
I
.J
. ......
, ..... _ ... - .....
__ ..._._.-- ..
\

::;tès~e d~lle ~imensi?ni deI!a lunghezza cl' onda (in tutte le ,direzioni, ,non, sO,ltanto in quella
10ngltudmaIe), dobbiamo rIcorrere a delle strutture la CUI geometria sia Il più possibile
deflnita in modo tale che si possa sperare di risolvere le equazioni di Ma'CWell (avendo
perf~ttamente deflnito la geometria della·· struttura), - Le strutture aventi queste
) caratteristiche, utilizzate a frequenze di microonde, sono le cavità risonanti, Una cavità
risonante, come dice il nome, non è altro che una cavità circondata da pareti metalliche, in
modo tale che .la geometria della struttura sia determinata dalla geometria della parete
stessa. In pratica saranno detle geometrie molto semplici (una geometria cilindrica, una
geometria sferica) sia dal punto di vista costruttivo sia per il fatto che sono queHe per cui
le equazioni di 7Yla..we!1 si possono risolvere esplicitamente, Dobbiamo quindi affrontare
lo studio di cavità risonanti costituite da dei conduttori che richiudono uno spazio finito,
riempito in generale da un dielettrico. Queste
ca\·-ità., oVì/iarnente, per poter essere utilizzate
come strutture risonanti do\TIU1!lo essere poi
connesse a delle strutture guidate che. in generale,
alle frequenze che ci interessano saranno delle
guide . d'onda (come ad esempio quella
rappr.esentata in figura, in cui se la cavità è
risonante a·vTemo una selettività; neL passaggio. .I. .. J.~~~o\;u·~o~·· '\-è~~~~,

ingresso-uscita; ad esempio, se la cavità blocca il


cmnpo nell'intorno di una certa .frequenza allora." .
a'Vremo un filtro arresta banda; viceversa., un filtro·'
p assa banda): . . In. :gener.ale·;,;si. po.ssonò .pensare .più .
Q:enerii;he.··mlide;tennina.te·;:rulla;:cavità;:iLrn.ìnimo:·è~ ' ...
~vyiamenté~ .. l:ln uni'Ca~lguida<e a:IIorva·;'avremO':un~;:. :::~ ; .' ..
te1rminazione:'''.;risod~)':lb:s~::·,abl bi~o; . due.: dguide: .c~vrt""";i~\J.-:e.;:...\t. ~tc::.c '\\s.o~~Q.
a· Iora;awemo'.un:· OppIO.' tpO o; VlstO'~C he;'a una·· ..
. certa distanza':dalle terminazioni la guida:è :schematizzabile', come· una linea dUrasrnissione
. equivalentè (doppiobipolo. che, se.la struttura è risonante, a'\lTà. caratteristiche risonanti).
~aturalrnente possiamo pensare di eccitare ,dall'interno, con delle sorgenti. queste cavità
risonanti (anche se questo ,in generale, nelle applicazioni non accade); Abbiamo quindi che
nella realtà le strutture utilizzate 'Sono delle cavità connesse con restemo (le guide ad esse
accoppiate) mediant~ dei fori che, in generale, sono -di dimensioni sempre piccole (o motto
piccole) rispetto a quelle dell'intera superficie della cavità, CosÌ come, naturalmente, il
metallo che costituisce la cavità è un buon conduttore. Come al solito, si suddivide il
probl~ma dello studio del comportamento di strutture del genere in 'una serie di
approssirnnzionisuccessive. Cominciamo quindi a s~udiare una cavità risonante ideale.
isolata (prescindendo dagli eventuali accoppiamenti con t'esterno). Supponiamo quindi di
avere una cavità compìetamente chiusa e costituita da un conduttore elettrico perfetto, con
èièlettri~o privo di perdite, Il problema allvra consist~ nel determinare se esistono
soiuzioru deIle equazioni.di :vrax:vvell che possano sussistere .alI 'interno di questa cavità. in
:lssenza di sorgenti. Successivamente si analiz::erà il caso in cui la cavità sia riempita di un
di e lettrico co~- perdite, e le perdite siano presenti anche sulI e pareti; infine si dO'vrà vedere
che cosa accade quando si realizzano i fori per effettuare le connessioni della cavità con
l'esterno. N e1 caso ideale, ricordiamo le equazioni di '\la,\.",veU omogenee con condizioni al
contorno relativa ad un conduttore elettrico perfetto:

2-123'

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
---I
J

rv x: E = - jCq.LH "
:X H == jcq.J..g ,
r'V·E=O
iv.H
.. - =,0
ti n xEl = O
- I ....
''::'

Si capisce. subito perché tali strullUre si chiamano cavità. risonanti e perché devono avere.
proprietil risonanti; irifatti avendo chiamato solu;;iorJ. risor.anti quelIe in corrispondenza
deUe quaii veniva meno il teorema di unicità, se esiste una soluzione alle equazioni di
:\Ja.'\.vvell omogene.e, con condizioni al contorno omogenee, per essa non può' valere il.
teorema diunicità. Dal fatto che il dielettrico è omogeneo si ricava anche ia coppia di
~qua.zioni (sulle diver,g'enze dei campi) che abbiamo su riportato. Facendo il rotore della
,-j [--J- ?r1ma equazione e sostiruendo'v11a seconda a'vTemo:
IL

e,'quindi avremo che ,le equazionè' che, dobbiamo risolvere (unita o'VViamente aI1a
condizione al contamo)è : " ' :':" - ..•..

, ,( y xv:; E - k:2 E = O ,·.t '


J --
) ~ - '
li:lxE =0
'. -:s

=() ,,-,: --;:'


-.....:.-
Ricordiamo poi la relazione
.
che defmisce il lap~a.ciano
_i:" ;
vettonale: y2 S = Vv· E' +;%~~:~! Y ;( ~ :' . .

avremo al1ùra:
;'\7'- 1 ~E
jyì-J::..+~- =0
: - -
<Y·E=O •..," • :!f l
i .\. -.f"
"-lA - \
li
,!l
:{ Ei
-."
=, O
!... . .,:. J
"

u , -

t;! 1't:qu3.z10ne cui ~iamo giunti, specificando di consider~e"un,;~a.rTIpo a di~l(!r~enza.,nuna.


il

-u e C'Gu:'Ialente alla ':Jreceèente (che inve~e implica che tutté le soluzioni conk'::,:;::O seno a
~ J. '. .L

divergenza nuna, il che invece non vale per l'equazione in termÌni di lap.lacianl...ì ); d'altra
;;arre nel nùSU"i) caso, in assenza di sorgemi ail' im~mo del volume, e, 'c~')n di d ettrtco
orr:ogen~o, sono soitanto ie soluzioni a divergè'nz;].' fluE::!. qudIe che possono rappresentare
un "::lli"TlpO ekttromagneti.;v, Quindi il problema pI..1:5t..,J equivale a qudl,) di . .;eri:tic3re se
~ . J
esis:ono soluzioni non banali di Cjuesta equazione (con le rdative condizioni al contl)r.1o\
Tak equazione è molto simile aìl'equazione ~he abbin.ITll..' ihc(mu-ato p.;,-r k guide cj".,mda
,;equazÌ0ne di Hdmh0[tz) Ghe in que! Gaso era un'equazione scalare in due .. variabili. mentre
nei ncsrro caso abo iamo un' equazione verroriale in tre variabili: ma r operatore ~ .seU'ipre
! j l\)peratore lapiaciarJO, solo che 2; quello vettoriaJe, e le condizioni al Gontorno 'sono .sempre
di tipo omogeneo. Nconosciamo subito allorJ. che tale equazione è un' e quazi0ne agli
autl..yvalùri: è intuitivamenb: evidente (anche se in lal caso é molto più complicato
! dirnostrarh.\ lisp~(t":l al caso sçal<1r~) ~he valgoT1o esattamente le ste:;;se proprida che
J abbiarno trovaw nel caso deile guide d'onda. Cioè quesm equazione agii autovalori
ammette SOluzioni, in ~on'ispond~Ilzadi un insieme numerabile di auto'ialori: qUdti
autovalori sono tutti nGn negativi, Inoltre le soluzioni appartenenti ad autovalori distinti
: -129

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
~on0 ortagonali fra loro e l'insieme di tutte: le: autosoluzioni è completo, nella classe.
naturalmente, dei campi a divergenza nulla (cioè pennettono di rappresentare qualsiasi
campo vettoriale a divergenza 'nulla); in rea1~ ciò significa che l'insieme di deflnizione
de 11 ' operatore ~ costituito dalle funzioni che siano due volte "derivabili (in modo che abbia
senso l'operatore lap[aciano), con derivata seconda a quadrato integrabile (in modo che gli
dementi del lap!aciano appartengano ad L1) e inoltre che siano a divergenza. nulla. Questo
.; quÌndi il sottospazio lineare su cui è definitoJ'operatore (quindi non tutto lo spazio dei
campi a quadrato integrabiIe) ed in esso l'insieme delle soluzioni dell'equazione agli
autovalori Ca cui siamo giunti) è complete.

Osserviamo che l'insieme delle soluz:i.om dell' ~quazi.one agli autovalori è completo anche per c::unpi che non
soddisfano quelle c.ondiziom al contorno (condt:i:oni al contorno omogenee) solo che la completezza ~ar3. in L~
;;: non in conv~rgenz::I uniforme, cioè è possibile rappresent:Jre qualunque campo ma non unUonnemt!I1te sul
contorno; in llIl'iru,ieme comparto, an'interno del dominio. la convergeIlZl ~ anche tmifornle ma 5Ul conromo la
convergenzli non ~ uniforme, In mmnern pertè:tt:mlente :maloga a queITa che abbi:uno visto nd c:'tSo delle guidt!
,d'end!! in cui le 3utofunzioru '~ rnppresent!lv"llno qu:1lunque funzione a qu!ldr:Ito inregrabile. qll!lh.mque fassero
le condt::ioni al contorno~ solo che mentre an'interno della sezione la convergenza era 1.miforme, sull'Intera
);e;;:io!~e. quindi compreso il cOIltorno, la convergenza era soltanto in media quadratic:l. li chiaro, quindi..,clié se
'la convergenza è in media quadratica i valori specifici sui contornò sono inesseIlZÌaIi;.infatti,inL~ 1efimjom
sono, definite a meno di un insieme di mÌsur:l nulla ~ quindi, è ~vidente che i, valori diurià, funzione ID L:! assunti
su'un insieme di misun nulla non hanno senso, 'e "ilCcontomo ~un insieme di lI'isura riulla.': , "

Indiçruarno con {ku} l'insieme degli autovalori e le corrispondenti, ali to s'O Iuzioni Gon {s},
che ~ararmo, in genere, anche nonnalizzate(essendo già. ortogonali)o'\rverotaii che:'
.:,
. ."
'dv' , 1 'J= m
_3/
I...,. ~nl
1 re a.
M
l
=" , lli /2

Ciò signitìca'che, si:ccomenelFeqil<IZione di ,partenza k2, ClOe l'autovalore, era pan a


C)zz~ le soluzioni non banali (in condizioni di risonanza) possono esistere solo se:

Solo in corrispondenza di tali pulsazioni ci può esistere una soluzione, non banale
alFinterno della nostra cavità ideale~ cioè solUZIoni libere possono esistere solo in
~()ITiSpl)ndenza di una delle pulsazioni detìnite dalla ielazione a ~ui siamo giunti. Quindi
-::rrettivrunente data una qualsiasi cavità. esiste un insieme numerabile di pulsazioni in
..:orrisponderr.za delle quali ci possono essere soluzioni libere ~ quindi in corrisponderr2a di
queste pulsazioni viene meno il teorema di unicità. Sr;! viene meno il teorema di unicità,
pO::isiamo immediatamente dire (senza fare akun conto) che per, queste soluzioni deve
veritlcarsi 1'eguaglianza fra il valor medio dell'energia el~ttrica immagazzinata e il valor
medio dell' energia magnetica irrmagrrrinata (perché a suo tempo abbiamo visto che
questa è una condizione necessaria affinché potesse venir meno il teorema di unicità).
("J"';yero:

::: -130

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Ovviamente trovati i campi elettrici ~ si trO\'1U10 immediatament~ lll1ch~ i campi magnetici
corrispondenti ad ognllna di queste soluzioni, dato che il campo magnetico, a parte Una
costante arbitraria, non è altro che il rotore del camp.o. elettrico. Siccome tutte le
autofunzìoni sono detìnite sono detinite a meno di una costante arbitraria (tant' è 'lero che
poi le abbiamo normalizzate), è chiaro che in corrispondeI1L.a. degli autovalori e autovettori
per il campo elettrico esisteranno dei corrispondenti insiemi di autovalori e autovettori per

-:J il campo magnetico, L'insieme degli autovalori sarà lo stesso, perché il campo elettrico
pu\) esistere se e solo. se esiste il campo magnetico; quindi l'insieme di autovalori sarà:
(ku}. Il corrispondente insieme di autovettori {bn} può essere ottenuto, a meno di un
-'~j ;attore moltip[icativo, facendo il rotore degli ~'l, o\rvero: bn=A Y:(~, Se si sceglie il fattore
moltiplicativo proprio pari a; A=l/kc, facendo i conti si vede che automaticamente cL'l!la
normalizzazione degli ~consegue anche quella degli Dn, ovvero risulta anche:

--iJ v

__ ,D,r.-- .. ,.Quindi ci co~viene fare questa scel14 che comporta che ambedue gli jnsjemidii~ltQ~j;, C~.J
~d: {lb} son9 ortqnormali e pompIeri ..(per clliTIpi:a divergenza nulla); ci si pOlTeQq;~/:qhi~der2
perch~ aboiamo" umodotto-' ~tfambi questiinsieITÙ. visto che uno. so.iQ di essi .'~~~!lfì\~\Jò di
. ;qppresentare qualsiasi campo a divergenza nulla, siaeiet"uico sia magnetico;.: !<If,mot~vo
-'O " risiede'" ne!
fitto di'e ih auesto modo autonomamente ,Dossiamo esorimere,il .camb:ki;'~e'rfttn·c'o .
ç il ~campomagnetic'o ~ediante i rispettivi' autovett'ori(senza il bisogno, 'ad";:~~ìri:pio~' di ..
. -l',
. 1.,1,:

~alcQlare per il campo magnetico anche, il campo elettrico). Oltre ad aver verì~Tcri.g0 quali
sono le condiziomper cui esistono soiuziOni, risonanti nella nostra cavità id~N-éi(e. cioè
soluZioni non b,anaIi .esistono see solose.la',frequenza di operazione ,che si .cor1$ldet'aè una
deWinfmità nurnerabikdefinita dalla reiazione precedentemente troVClta) osse&i~och('" l" : '...
indipéndenternente dal fatto. che io. pulsazione a ,cui si opera sia o non sia una d.eÙ:~ ': CD:'l> si
ha -,:he §lli-(insierni {èrJed {hn} sono ..;om!='leti: il che si~iflca dir.e che. qua~,l.1nqye sia là" ...
frequenzae:qualsiasi cosa si faccia ,aH' ~stemo ddla. super:tìcie che racchiude La ca vita.
quahmquécampo a divergenza (a qualsiasi frequenza stiarn.o. operandq) può essere
::s-presso ";ome una loro sO'\JTapposizione, ov""'.,,'ero:
-u
-u :I ~ = "" L '-H
1L
:.....J

J j\1ve· per anak,gjf.l CQn le zuide d"c)nda :.1obiarm.1 imiicar(l


(l,m \:~ è In i cl)~frìcienti cleilo SVilUDDO in serie: è:<;:.5endo
-- .. .. .
i :/èEtùri {~,-J ed (b::} non più le?ati ai campi trasversi (e
aventi ìe dimensioni indicate) i coeITlcienti \~:1 e ~
::IvTaI1T1ùdimensioni, rispetti"'/::JJ11eme. di V·m-:!~ e
'•• .J
~<el caso della cavita idèaiè (in assenza di
.-\.m- if1 ).
sorgenti, di perditè di volume e sulla superficie. di fori
su ne pareti) tale espansione, in realta.. è fittizia perché

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
vi sarà campo se e solo se vi è uno solo dititli termini, q\lello relativo alla frequenza che
stiamo considerando (se non Si8f!lO ad una delle frequenze di risonanza non ci può essere
nessuna soluzione all'interno). E chiaro allora che se dobbiam~ affrontare il problema di
una cavità con un foro, o'VVÌamente, non sarà più vero cne' potrà esserci una soluzione
SOltanto nel caso in cui siamo in condizioni di frequenza di risonanza, perché adesso stiamo
eccitando la cavità, non stiamo cercando una soluzione libera (stiamo immettendo energia
dall'esterno della cavità, La cosa importante che anche in questa condizione (in cui no~ è
più vero che, in generale, ci sarà uno solo dei tennÌni dello sviluppo) possiamo uriiizzare le
soluzioni risonanti per esprimere iI campo all'interno. Quindi la soluzione del problema
della cavità chiusa ideale, non soltanto d ha pennesso di trovare sotto quali condizioni
possono esistere soluzioni non banali all'interno de!la cavità, ma ci ha anche fornito un
insieme di vettori di base per esprimere qualunque campo aIr interno della cavità. E quindi
lo strumento per a:Efrontare i problemi successivi, O~lvero il caso in cui la, cavità. non è più
ideale (cioè ci sono delle perdite sulle pareti) e il caso in cui la cavità è connessa con
l'esterno, C'è un solo caso in cui non possiamo utilizzare l'espansione in termini di
soluzioni risonanti ed è quello in cui si introducono delle sorgenti all'interno della caYlta~
in tal caso infatti il campo elettrico non sarà più a divergenza, nulla e quindi per avere un
insieme completo di autosoluziònidobbiamo considerare anche urtins(eme compléto per i'
campi a rotore nullo (dato che per l~teorem~' diHelmholtz;qtialùnque campo è, s'(jrnrna di;
e,
un campo a rotore' nullo e di un campo 'a divergeIL~!lulla)~ ", quindi u ltenori soluZioni. ,
Questo caso non lo considereremo dato' che' in tuue' le'applicazi'ònidì interesse 'la .cavita '
e
non eccitata dall'interno ma attraverso danepareti;attraverso'delltguìdéd'on~ quindi;'
in realtà; .. a~pò:i',interessa~s9J:o:'il caso in· cui'campi'aIr interno" dellacavità,siarto',a' divergenza;' ,
nulla.,Nan~.aIinente',g1~':hn"sono sempre:~cQmpleiLperché, iLcampo';magnetic'o"è, s~I±!Prè;::a;,
divergepzamulla/,e;,:quindii.''bastano,\a,''rappr;~sentare' qualunque, camp,o''ffiagneti'c,~: (de}; resto::
se ricordiamo'''la'relazione'':che' defmiscé; fk' 'in termini ' di' b,si riscontra "qhéle: patli'
irrotazionafi:non,:,giocano'negli't!J;'quindi mentre 'gIi'hn sono cdmplèti'sempre.,'gIi':~ ·iò'·sono. ;,
solo per la 'Parte' soltmciidale:{avendo' il carnpo'elettrico~ in presenza di sorgenti aLFinterno; ':',
anche una' componente irrotazionaIe).' " , ,
In generale questo approccio non è semprè possibile seguirlo perché non è semplice'
risolvere r 'O!quazione d'onda, salvo in quell epoche geometrie:in cui essa è separabile e
quindi ci si può ridurre a un' equazione alle derivate parziali a tre equazioni alle deri""ate
totali {utilizzando
\ .
il metodo della separazione delle variabili'). Esiste però un Gaso in cui
per risolvere il problema della ~av·ità non dobbiamo aggiungere nulla a quelio che abbiamo
già ratto per risolvere il problema del1e guide d'onda. Cioe esiste un caso in cui trovare ie
frequenze di risonanza ne[la cavità non è più di:fficile che trovare te frequenza di risonanza
di una guida d'onda Ce quindi di una linea di
trasmissione equivalente. per ogni singoh)
m~ìdo). Questi) caso è molto importante neìle
appiicaziùni (nelle quali si incontrerà o
qUèsta situazione o quella deUa cavità
sferi,;a; tutte k altre sono di interesse più r - - - - - J. ---~
teorico che pratico) e si ha una cavità
costituita da un tronco di guida chiusa su dei
corto cirCUItI alle es~emità, con due
conduttori elettrici (o magnetici) perfetti. In
tal caso chiedersi quali sono tutte le possibili
soluzioni risonanti di questa struttura
\~~---1 _--P1...(
2-132

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
çquìval~ a chiedersi quali sono tutte le pos~ibi1i soluzioni risonanti sulla struttura
~quivalente che rappresenta il tronco di guida. Quindi tìssato un modo nella guida, questa
smlITura è equivalente ad un tronco di linea di trasmissione .(con le costanti deì modo che
stiarno considerando, k:: e Zv) chiuso su dei corto circuiti '(perché avendo chiuso le
estremità della guida su dei conduttori eleurici perfetti, questi annullano le componenti
tangenziali de\ campo elettrico sulla guida che corrispondono alle tensioni sulla linea
equivalente). E chiaro allora che se per og;ni modo siamo in grado di trovare tutte le
frequçnze di risonanza, siamo in Qfado di trovare rutte le frequenze di risonanza della ~ .
struuura or;?illaria (dalo che il campo a1l"intemo della guida è espresso come
--:J S()VTapposizione di modi); ed è sernplice tH)'vare la risonanza su di una linea di
tr.:tsmissione chiusa su dei corto circuiti. Oltre a tutte ltl frequenze di rÌsonar.za deUa
struttura ottèniamo anche gli ~ e ,gli !h dato che per ogni modo conosciamo la Struttura del
---,r,']'"
I
I
campo, e quindi conosciamo la soluzione che corrisponde a quella particolare frequenza. In
'L
tal caso aì-TC:mo che tutte le possibili frequenze di risonanza S<ml.r.ù10 indicate con tre indici:

La prima coppia di indici: n ed m, si riferirà al modo che 'stiamo consi.dern,,11do:' 'fnentre il


~.tr::(l, p, indicherà quàle d~lle infinite frequenze' di risona&a relative'al mod~~\1d~''s'drittò
G3.113. linea consideflli"1do;
equivalente stiamo .,. ., . ? .\ '; '.,
.. - .....
~)vv"i3lTIenttuna tripla infinità numèrabih~ è ancora
uu"imìniti numerabile, che ci da l'jm:ieme dit'ùlie . ,":1"

LJ
le frequenze di risonanza.
Avendo studiato in dettaglio la guida rettangolare, ~--). ---...,~..,.
- '_o " _ .

andiamo a affrontar.e. lo studio ,clelia cavi.tà


'--J "
;, pris;r"atiCC.l • . ottenuta da una guida rettangolare
l
chiusa alle- e~tremità: su due supertlci di
~-.~
./ ii .<ç .

L~
conduttore, .
elettrico
.
(-o maenetico') oerfetto."I '-" l

--[- i
\"o~liarntì.~determinare
.. , . . . - le ,Dulsazioni dì risona..r.za e
;

le corrispondenti distribuzioni di campo" Abbiamo


~,..

U dètto che p.et o lIDi modo .della cavità si hanno kz. lo


;".;",,), "

,,,., "intìnl'oLa' ; .... ':;mer-"'hi1e ,il" ì-J'"'0~<:::I"hil1;


__ .. ~ I. ........ " .J./"j. '" ....... _I... fr"'C!uen
....... ~. . .. . "
_ 7 rli, r..- C>
_ _ ..

ri~(!nfuJ.Za. çhe c",1rris 1)(lncom; a.Ile risonanze sulla.


En~a equi'.'alèotè. Per ogni modo, al tronLO di
2uida ç~)rTi:::p()flde
" . un tronco di linea ~('l1i\'at~nte ,
-.:hll";;:J. su due GOlll.) circu![Ì" di costar:tè di Dr'JOLl.2a..::or:e k- e impedenz:J. caratter:'stica Z ..1. i I. _ -

'-----'
'~';)"'f""lrT'l'
·-,·.1.7·.~-!1.
I.'
·-,h ... I ...
....·J.1 ..... ...... ~
'''i';;1.1['·:u''7 ... i'l 1\[,'1
1 _ 1'. ;;t'''1,rh wU
u ..............
J,..(... ....- ..lo U '_'1.1.~J.
1·li
\,../o ..
;'l' ... .;;t') ·-'e· w
~l l"'_ ..... ~ •· ...
c..I. .... ,...., ;;1
....... .... nQopo
,)tt1.\0.0.1,":--.... Pe1nlo':'''
4 ...·llj'y
"" .

-- I l. J=p_
i'\.~""-" li,. ..

I, !
1'---J
LJ
Da ~ui si ha:
iI \. _ p;: _ il" l ,. ~
.J 1\.;:;--)--Vr.. -.'\.~
\

J(I'y'e k/ e ('auuvalore trasverso del modo che stiamo considerando. AnDiamo dunque:

., l ... · ..
_ - • .:J.J

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
........ i

Da cui. si ricavano le p pulsazioni risonanza relative al generi~o modo (sia esso TE che
T~r i k/ sono gli stessi) di indici n ed m~ date da:

J.., ... ...


mc \4
l , (, m-:t \\ ~ l',o-:t \.
!'
J( .
Cùn.-np = : - \l( - ) +i - ; +[
"G?LV,a. ,bi \ .. /
7;
m cui i pri.'T..i due indici indicano l'andamento trasverso (cioè a quale modo Cl stiamo
riferendo) e il terzo indica quale delh'! risonanze di questo modo stia.rno considerando.
Osseniruno quindi che purché si sanno trovClre le frequenze di risonarù..-a deila
corrispondente linea equivalente; sapremo trovare le risonanz:B: di qualunque cavità (ad
esempio. anche se questa non è riempita Gon uno stesso dieletù-ko, nel qual caso la linea
equivalente sarà costituita da due tronchi di linea di caratteristÌche diverse). Le pulsazioni
deflnite dalla relazione precedente. costituiscono.\,o'lviarnente, un insieme discreto.
numerabile .ed è un insieme dipuIsaziòÌliiridefinita,rn.~I1t~ cres'ceme aI~'.Cresceredegli indici"
!l. m e:?, fu particolare la frequenza di'risominza del modo fondamentale, quella più bassa

di rutte., che si ottiene per n=l, m=O e p=l (av,endo sceltoa>b .e·t>b)~ o~\r~'ero: '.' '.,,'

:. . ~ , \ ?'.

. ~
l ' . Ilil_\-
l" .i.
1-,-
't" !
~!_11·
., UJiOl -
- r==·\n - j' . " fJ I
-J'4L .y .\. a.· \ -.1

a .CUl cOrrÌSpònde. il modo. risonante tàndarnentaJe'::di:una,cavitàprismaz:ici> èhe:~sari il

~. .' . .. ,:~. .:~ ':.


OS5e1viamo l!Ì1è anche: se 5ciamo impIicir::unentè ..:oosiderando modi tr:lsversi risperro ad I. da qualunque
Jir=::!ùn:! 3i mill'c.b !a c:lvita oassano =sser= c!lIIlbiati gli :ISsi riddinendo in modo. diveno le,,::ose .'!d OIT'!nere
::;;!mpr~ ~() :;r;:;:;o risultato per' qu~l che riguarda il modo fondamenta1::, In tm c:m:o senso il modo fond:rrn::nmk
i:: qudlo ddin,ito con ras:;;;! x orientato lungo :1. r :1Sse y lungo b t, di conscguen.:a r lSse ;:: lun~o L con :l :!d)
maggiori di b: in ait.'i cemÙ1Ù bisogna ~LL~ar~ f"inàic: relativo :J. qu~lle ddle tre ilimensiom cnt! ~ più piccola.

P~r quel che riguarda le distribuzioni di campo


a-;,Temo che queìle trasverse saranno quelle del
:1lt)d~) ;;he ~tiamo considerando; per ~sernpit). per il
"""'~G': U~ r-'n,·;"rnent",l., ""r"nno 'I....f
i.11.,"-' .1.(.... UU-L.ll "U~ll",
.L. u.,~
'•. de! moa-lo .L._i,.).
-.l(..L...L,;"u.Ul. d.:...... L LL ,,=
.. f • .' 'i .
U.1rì20 ~. v v..,... mmente, a~.Tem0 una GlstnDuZI~ìne
x
,;\"-'rrisi)~:>nJente
al1'andamento delle tensi\.mÌ suEa

v=v=J.
linea 'equivalente. Quindi per la prima risonanza
Cl"vTemo una semionda di tensione. quindi il campI,,)
~!dwico <à massimo al centro e nuUo alle estremità:
per ii primo modo superiore a\TemO un'intera onda. .1 I
poi tre semionde, e così via. Quindi per quel che , \

rùman:la l'andamenk)' longitudinale nella cavità esso


non è altro che quello che abbiamo visto per le linee
k\Q/;J
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
l dì trasmissione; l'andamento trasverso non è altro cht!" quello relativo al modo che si sta
l c0n~jderando. Ovviamente man mano che gli indici aumentano la distribuzione di camp(.)
diventa sempre più complicata.; più aumentano 'gli indici tras"~-ersi più variabile nel piano
trasverso è il campo: più è ekvato p più esso variabile anche nella direzione longitudinale
(in ;)gni caso gli andamenti sono sempre prodotti di seni o coseni; lungo z è sempre un seno
. . IrZ ,!~ doven do avere un
de! tIpo sm-(!-,
,
natufdJJ.uente,
'-

numero intero di semionde che si annullano alle


~stre~l1ta della cavità). Sulla cavità ideale, .;
i
-(-
i) perlomeno nel caso della cavità prismatica. non I
t
i
~ .
l. .
~'e molto altro da dire se n0n 0ssenlare quakhe \ l 'l. I

cosa su come sono distribuite le frequer'lZe di


risonarlze; ripl..)rtandole su un'asse de1le pulsazioni
e vQlendole indicare in qualche modo possiamo riportare. tante freccette in loro
corrispondenza. Osserviamo, naturalmente, che ogni sualvolta' èhe neil'espressione che
definisce le Cùr.mp la somma sotto radice,:.a secondo membro tale da fornire Iu stèSSO e
valore, laftequenza di risonanza è la. st~ssa pur essendo diversi ,i modi, ",...:l..nche ip i~l 'ba::;o,
quindi. p.os~iamo avere .dei fenomeni .di .geg~~,~razlone, o".rv·ero ci' possono .essere"'p:f~:;lf10di
dl~ hanno'.'lh stessa frequenza' di risonanza: pér esempio. è chiaro ch~ se i rnodù~:tf:is~i;ersi
sono degeneri anche le "torrispondenti nSonm:l7e sono degeneri (anzi in' tal "'CaSo' 'f l'a

'-l] p0ssibilità di. degenerazione aumenta- essendo :tre gli indici, ·e quindi. aurri-~ritilii6~;i re '.
possibilità di combimizioni dei tre indici che danno luogo alla stessa somrnà). bsser..rramo=
p~)i che le. frequenze dì risonanza non sono eq~ispaziate; anzi rnan mano .che aumenta. la
-i1 iTequenza di rison3.f~,Ja ,densità dei modi risonanti 'aumenta. Infatti dando; come/,;aI ~QJjt~.>·..
Il._Ji un~,L!)terpretazione·geornetrica. alla radice quadrata che defir.iscé le C::l~?, che' nòn e-L:a'ltro :
L .. .J

che .la distanza dall'origine di'un punto avente coordinate:-' . c:, ',>-
(
l ,n1t ;-.-'

!x=-
: a
j,"'r../=--
mit
,I J l
: ...!)
;
. P1l:
: 7=-'-
1- !J

-[I ! "

Rip~)rtando, quinJi, tutti questi puntI nel


i-il l_
'=1uaJr~lnte p"-ìsitiv0 deik) Spazi\.ì otterremo un
r~ric~)i0 che indi'vidua tuttè tè pv::;sibili .i.~ equenze
di [·lsonanza.. date dai la distanza di Op1ur:o di
"': :'>,~i
"'r"---" \DI.. ll
''1[;
••
rhJl'.'Ir: oi ne
-1" .... v .,::- . . . . .
~1..0...
meno ,.-!pl
-_ . t<Jr~,ìre
. ~ ..
I....

,'::'!/':-:/:
',_._. l\'he
'._. e' ine~',r>n7iale) Dllnqtl P
•• _ .... _."""-.1. / .... _ "'+C]'
... :..1l .. DU"t!
l' " l ••

~::e si trova.~(l su una stessa cÌrconferer...za hann0


!a .3IèS.3il frequenza di risonanza, Possiamo anche
Ò~ ilmente stimare ii numero di modi che hanno
'-2"Cl :requellZ8. di risolì.anza compresa in un certo
",,)
! :r.r.ervallo ((0.8-'-:::"8). Dobbiarno tracciare due
::;fère. Ulì.a corrispondente alla frequenza C::l
.-
tqt:indi di ra~gJù cù •.Je.,u) e un'altra relativa il

-:. -1.35

; !
I
_J
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
(0+6(0 (di raggio (ro+uu)) J~). che viste in un piano rappresentano la situazione indkata
a lato. Al crescere di (O queste sfere diventano s~re più grandi e quindi, come prima
approssimazione, il numero di punti che cadono nello strato sferico sono dati dal rapporto
fra il volume dello strato sferico e iI voliìmè della cella elementare (che costituisce il
reticolo e che avri lati ila. Vb el/t); approssimazione che sarà tanto migliore quando 'più
ScUa,ITI10 grandi le circonferenz~ (ov-ver-o le sfere) e quanto meno esse sono distanti.
Abbiamo allora che il numero di punti compresi nel nostro guscio sferico è proporzionaie
al volume de! guscio sferico. essendo il volume della cella elementare sempre lo stesso
(pari a [l/a} [l;b}[l/t] ). Se ~cù«cù aLlora il volume dei guscio sferico è pari, in prima
approssimazione, a: 4-;:;w 26,0); quindi il numer-o él.N di risonanze che si trova aWinterno del
guscio sferico e proporzionale a:
ù:0i ,
- - rf:. (f)'
6.(;)

Quindi la &nsità di modi (cioè il numero di modi per intervallo di frequenze) è


proporzionale a u:/-, cioè aumenta col .quadrato,dellà frequenza (questo,. in realtà, è un
risultato asintotico che in 'li~eà> di , priricipio; vale,. soltaqto,' quando Cò-::0, ma:"
l'approssimazione è tanto migliore quanto più, !\Cò«Cù). ,Quésto risultato, che vasof1:o il
nome di teorema di Hilbert ,(validC??:' in:geI1eq1e,,:aI?;che .per ~eometrie: diverse"), ha una'
conseguenza mo1toimportantèecio.~ che ma..~.mano che,Ja,fr,equ:enza"aumerttk le, ;frequenze '
, di,', risotianza::~si': affo.1Iano'tS,empre:::di 'P~ù;.: rimane"un,insieme<,discreto, ma; non·. è .un, insieme '
discrç~~,i.di::,pt1nti::,equidistanti;(come,::è".per,iesempio.:nel.,caso~:delle,Jinee',di,;tra::.--rnissi9ne in
.corto;é:i~cUito.){l~:},:gg~~4i;b~escita'.F0i,è·moltc:rapida;.laden.si~à'dimod~:va"G9,l,\kI'.l~~t?'~·~'
della:fr.equer1Z!l;(cl0e~datolill,certo mtervallodt frequenze;se::sl'raddoppt2;:Ja ,fr:équenza:ll, l,,;.·
numero:, di; ,rnodi.:;che,èapitano; in tale intervallo. quadrupIica),quìndipiù 'èhelmeannente:
Questo: fatto .ha una grande importanza se si tiene presente che lo scopo delle cavità
risonanti' èqueilo. di avere delle strutture risonanti, cioè di avere una .:5'",.ruttura che sia
selettÌva (~he S1 comportL quindi, in maniera diversa a secl'nJa se siamo in corrispondenza
della risonanza o nelle vicinanze o lontan0 dalla risonanza stessa). Nei caso ideale il
campo (ì'uscita del nostro ~istema 'risonante) sarà
tinito se eccitiamo la struttura fuori risonanza e
irLtÌpito in corrispondenza èeila rlSQmIr..za. Se ci
sono deUe perdite, cioè la cavità non è ideale, t·
I
allclra si ha una risposta che ha un massimo in l ,
, I
.;orrispondenza deila risonanza e tale picco sara I

I '
t:mtù più alto ~ stJ'etto quanto più siamo vidni ailè , I , I
--
":ondizioni di cavÌta ideale, Ricordiamo dalla teoria
Jei circuiti elettrici che la bontà di un circuito
ilsonante è misurata da un numero puro detto
c0<J./j'Zci.mte o fattore di merilo (o di qualilà), Q.
Quanto più Q è elevato tanto più siamo vicini alle
~ondizioni ideali e quindi tanto più stretta e atta è la
..:urva di rrSDosta
, della nostra cavità. Eccitando la
..:avità. con un seenale a frequenza variabile. se ia
~avità è ideale, ivTerno delle risposte tìnite fuori \
nsonar..za e infinite In corrispondenza della w
:-136

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
risonanza; quindi se normalizzassimo tutto alla risposta in risonanza a\tTemmo una risposta
costituita da una serie, di, impulsi centrati in corrisponderlZa delle frequenze di riSi,)n·aI1Z'l.
">Tella realt~ se ci sono delle perdite, invece di avere degli .im.pulsi avTerno delle curve a
~ampana. E allora evidente che affmch~ questa struttura funzioni comè una struttura
risonante è necessario che queste campane di risposta siano ben separate i 'una dall'altra.
Cio~ la distanza fra due frequenze di risonanza successive deve essere molto oiù QTande
clelia larghezza di banda della risposta (in corrispondenza della risonanza") ~he,'- come
sappiamo, ~ 1~8ata al coefficiente di qualità della cavità. Ci si rende allora conto che,
siccome per quanto sia buona la cavità il coefilciente di qualità. è sempre finito, la
larghezza di banda é finita (molto piccola.. ma necessariamente finita). Se quindi
all' aumentare della frequenza i modi risonanti si .ini:iwscono sempre dì pill si arriverà,
prima o poi, al punto che la distanza fia. le ..frequenze di risonanza diventa inferiore alla
:--r"]
I l ...
l:rrghèzza di banda, cioè le varie risonanze si sOYTappongonù l'una all'altra. Quindi inveGe
di avere una risposta risonante si ha una sO"'vTapposizione di tante campane o\tl/ero una
:- r,....
i
!
J. risplìsra continua, perdendo la proprietà di sel~ttjvità
(quindi per qualsiasi .trequeI'...za c'è
qualche n:::ommza che sta funziommdo e, se il Q è pressoché lo stesso, si ha una risposta
l
che è praticamente sempre la stessa, ovvero una risposta piatta). Questo signiÌì~l:l.~che ,se
\/0g1iamo che la cavità risonante si compol1i effettivamente come una :strurtur.a,.$~Jettiva
bisogna fare in modo.:hel.~ distanza fra le frequenze di risonanza si,a, mo'ito mag§.:l~0f,~"',~ella
larghezza di banda della risonar.za. :'..-la a110ra questo signitica dire che bìsogna·'fw~r0i?~i'fire
la cavirà sui primi modi. che sono quelli più.,distanziati .l'uno ,daLl'altro, qU1Ildi<,,;ui',:mo,çii
f(mdamentali ,o perlomenosuiprimi modi superiori.. QUt:s~o signi±ìc'a dire (;h~lélt;4tbnS,#Sip~i,
deììrr cav,ità;"devono di:ventar:e.sempr:e più pivcole quanto più elevarnè la frequer&a'a}~ui si
-"uole fat·.risuonare la,0u'liiùl (analogamente a quanto acca~e nelle linee di tÌ-asrrii$s'f0n~i in ,
cui biso,§n::L'per f;lggiungere !0 stesso. scopo .. ,far.e:,:delle .linee piucorte). Quest§j"'siignifica-,,, .
qu.indi cbe se, per esernpiù, vogliamo una cavità'che, funzioni alle microondè .le,;dlnl~i1siorti '
ddlacavitàdevono essere dell'ordine dei centimetri.(.ordine di ;~andez::a del1e:~lun{mezz:e.
d\mda. rel.ati-;/è alle frequenze di microonde)_ Chiaramente tino - aquandosar~:p<.~~sibile . . hl' . .,.'
uti: iZZDF€,;dy}1y":§uide d'onda iecavità saranno realizzate troncando delle guide: dr~pd;:L ),tIa
-,,,, per e"""mp'o arr;"l'arno
~""" . . . - _.....~ 1.. a:.1.11e fre q'ue~~'" II-le ì1.-J. ' uJJ-.1
.L J. V • J. ;,..,-F.. aro"c:::o
.\.l.!.:..'" . ,;)_ Ù a. . 1r·-"""q'
. "" U',,:,~""e . I.: .~J.,J. ~:' o "n
.... .L;...:.. --:ifdQ'tTl'';'he
. ... f;'J J.

possiamo peQ~are di- fare una 'cavità ,le cui dimensioni dO~'TaJm.\..1 e~S,er;e d~L!J1icron: -essa
sarà irreujizzabile sia dal pento di vi'sta pl1r:lmem~ reaii:::zativo"'sia per il 't'duo . ~he non
--u riu;:;Gu-eob,è a dissipare il calùrc: che in~virabiimentè si viene a creare nelIa c~viti per
~r.fdto dt:lìe pt;:rJite, ,p.er quanto piGcol~ ç:sse siano, Qu~sto probl.::rna. di ..:,ostruire ddle
c::lvita ris·.manti a frequenzt:: ottich..:. e smw ilEO dei problt;mi cru~i;l;i (forse~ dal pumù di
-(
Ic.. vista teùl"k0, il più' crJciak ad tssere sta[o risolto) ndia realizz2.2i0n~ di gencnlt0ri
I
l''j~ona!1ti (a frequenza ben detenninata) all~ frequenze detril..fraro~s() o a frequer..::e ,)[clche.
In altri krmini. que!h.1 che noi tutti Gl.1rlosçinmo ~ ..)[l il nome di bser è il ~enèra.(Or~
(l)erente otti(;\..\ coerentè perché ,eener::l una radiazionè ad una frequenza b<::n detÌnita. La
;a~ilìtl:; per cui il laser .f..1r1ziona ad una fr;;quenza OeIl Jerìnita è -.:he funziuna ai! 'imemù di
una cavità risonante, E sGstanzia[meme un amplificatore conlIoreazionatc (cDme [uui i
,gef1èrat,.)ri), ';on reazi\.)ne positiva in modo tale che si riporta alringress') l'uscita e si
autoillTIplifica tino a quando i fenomeni di ~aturaziorle non interven?ono a bloccare
l"aumento del!'uscita. Se vo,gliarno che venga tìssata la frequenza dobbiamo fare in ml..'.d0
che la reazione positiva sia selettiva, cioè a'V\orenga solo ad una frequenza o in una banda di
frequenze la più stretta possibilè. Per fare questo, è necessario che la strt..lttur::l abbia un
ekmemo risonante; flè! caso del laser, l'amplificatore è '~ostjtuito da un me::zo octicameme
attivo, cioè che emette radiazione, L'elcmer:.to risonante è una cu'\1t.a risonate nel cui
:2 - 137

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
intemo si trova il mezzo otticamente attivo. Per quello che abbiamo precedentemente detto
è impensabile poter ottenere una cavità a frequenze ottiche ìàcendola funzionare sui modi
fondamentali o sui primi· modi perché avTemmo una cavità estrerpamente piccola, mentre il
laser, affmché si possa avere effettivamente un'ampliflcazione~··"deve essere dell'ordine di
grandezza dei centimetri (o dei metri, se la potenza. in gioco è elevata). Quindi i>unica
p1..)ssibilità è di far funzionare la· cavità su un indice molto elevato in modo tale da avere
una frequenza molto alta pur non essendo piccole ·le dimensioni della cavità (almeno uno
dee:li indici n. m, p deve essere molto elevaro). Ma se tàcciarno questI.) succede quello che
3.obiarno visto precedentemente, cioè la cavità cessa di essere risonante. La soluzione del
problema che è stata trovata fra gli "50 e "60 (in realtà fu fatta negli anni '50 prima per i
maser, cioè l'equivalente a microonde dei laser) con l'introduzione deile cosiddette cavità
aperte. II problema era di poter avere uno solo. fra tutti i possibili modi, che avesse un Q
molto elevato, aHa frequenza d'interesse. Tutti quelli a Q molto basso, allora, sarebbero
come se non ci f0ssero; costituiscono, per Gosì dire, una specie di soti.ofùndo su cui si
sovrappone la campana alta deIrunicù modo con Q molto elevato. recuperando in questo
modo la selettività. L'idea che verme fuori fu.
allora, di considerare una cavità _ formata
sostanzialmente da due specchi· contrapposti
(che in reaI~ per ragioni di ottirnizza.zi.ùnedel-:
rendinlento del laser) cio~, in -linea di
principio, di prendere una cavità prismarica: e .. ,' ,. _ _.e:.--
eliminarne le paret.i . laterali. Apparentemente';
.
,questa:fnoTI<:·è;' .più;;·una"càv.ità':(che:\
. cos'è'>I;he
. ... --r----------......;.;..l.:--'-..:..;..._~.". J .
con:t1na-~: ;U·'camptr-:i-,se>: tòg1irunoì;:l~· pareti: .-::"
... ,; .... :.-':t..
larerali?~t;e.tl-~I~;,:'$,Yidentèmente'fcosÌ"
a frequenze'
·basse. l'Ilasé~andiamo··afrequenze ottiche~ in' .
cui abbiamot' dùe specchi 'cielI' ordine dei
centimetr1""posti' a qualche centimetro (o· a un
·m~tro) . l'uno daWaltro, 'sappi·arrio·· che come
prima approssimazione possiamo descrivere il I I

campo elettromagnetico mediante 1'ottica l ) \ II.- _ _ _ ..J I t


geometrica (in termini di raggi). Quindi un l • I. I

oossibile
, , è un rag:g:io nella direzione
carnoo -~

JeIra..sse orizzontale cl.)ngiungente i àue


spacchi, che rimbalza avanti e!ndietro .fra i
due ~"pècchi. Quesm è una prima
2.pprossirnazione. naturalmente, perchè in realt:3. non ci pessono essere raggi ma ljrÌa· spe'.:ie
di fetta di onda pialla cht: va avanti e indietf(l: nla è chiart) cht: o.~i 'it)lta ~he que::;t'onda
piana arrÌva·suìlo specchio ~i sarà. un fen~){nen~) di diffrazÌ0ne·e quindi parte deila potenza
v"iene diffratta ail'e:;;tèmo (quindi d sono delle p~rditeì. Petò la _granJe mag,giorrulZa di tale
potenza (se le dimensioni degli specchi sono moitv grGlIidi rispetto alla lun§?1~ezza d'onda)
t0rna indietro; ci,,)e prima che il ca.mpo nella ::aviti ::;i sia ridott0 a zero, questo raggi!.."l avrà
avuto modo di rimbalzare un numero grandissimo di volte avanti e indietro_ Cio~ il tempo
di decadimento de! campo a1l'interno ~ molto leIlto, se sl ha un ra.ggÌl) dù·etto lungo l'asse:
se invece abbiamo un raggio mclinat0 rispetto aWassè. se i'angolo di inclinazione è tr<JppO
grande il raggio può us-c-ire fuùri dalla ~aviti (cioè c·è un'attenuazione immediatJ. del
>':3....'T.pO aIr int~mo tr::l. i due specchi: piu inclinato e ii raggio e più rnpidarnente si attenua).
Si può dimostrare che la distribuzione di campo all'interno di una Ca\rità di qu:esto genere
: - ::,8

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
la si può vèdere come una sovrapposizione di onde piane, che si ritlettono lungo le pareti e
la l•.:>t' ...) direzione di propagazione ha dei cosenidirettvri ~he sono propri,.) proporzionali a
mt/a, m,'C.:'b è prcd; quindi man mano che aumentano questi indi.~i aumenta l'inclinazione del
raggio_ Se si scelgono due di questi indici piccolissimi (al limite n=l ed m=.J) e il terzo
§:Tnndis~imo si ha che l'angolo di inclinazione è vicinissimo a Zèro, ci,)t! quasi diretto [ungo
l'asse. E chiaro a11vra che di tutti l'infmità di modi, in realtà, solo quelli che hanno indicr n
=d fIl mùltù piccoli harml) un ~t)eflì~iente di qualità :3i:~ni:tÌGativo, nel senso che il campo,
una 'v'olta ~ccitato, pennane all'interno degli specchi per un tempo significativo: ma questi
1 modi :::;onv prnri.:arTlcIlte equidistanziari. pt:!I'ché se Il ed rn ::;ono moltl.1 mÌI!l.ìri di ~ le
.I
;------:' .J ITeqUènze son\.ì praticamente proporziona1 i a p-;-,..;·e (quindi 50n\.ì equidistanziarL invece che
infittirsi. man mano che la frequenza aumenta)_ .AJlora purché si verifichi .;iò si riesce ad
'-il
, l. ~ . .1
ottenere che dentro la cavità, che non ha più offim.i le pareti laterali. si possono eccitare
soltanto modi che: corrispondono ad onde che v a..rm o avanti e indierrQ mt i due specchi
senza. un . inclinazione essenziale. Questo è il principio ì0ndamentale alla base del
funzionamenh." dei laser; osserviamo che seppure la teona del laser (la teoria
~- -.; deì;' emissione stimolata) fu fatta da Eitl.Stein nel 1907 (quindi era noto che si"sarebDe
potuto fare un laser metkndoun-mezzo attivo all'interno di una caviralisonar~te};iIa:Jt:. altre
ragioni (tra 'cui come fare, a tenere i mezzi aruvi al!'inr.emo\ uno dei mO[Ì,,ri per;:!,q:u:.l,.il,;Jaser
fu n::]lizz:JttJ piÙ tardi (negli anni sessanta) fu pnìprio qudlo. dì r;::;(ìlvt:r~ il ·?rQb.\r:rmr.di
." ,. .~.' ~."" ".. . ~ . .; ,
00me rare a reall.zzare una cavlta nsonantecne runzHma~sea rrequer:zed,;:,1,;I;J4qj1~ e~;ia
g:enialirà di un arnerlC311ù e un IUsso.~h~ contemporanearnemè ebo:::ro t' ide.a~ii~;ti!i);~g$t'inza ~::. : ..

note·,role ,{cioè di pensare .che per f::Lfè'una czc"rità risonante bis c·gmrva e l imirm.r:èd~' p arèti ,
-rl laterali._ cçsa .ab.ba~tanza anti-lnruitiva .ma che invece era- i! modo pscfPtteIlere
.uI ' l'diminaz:iòne di tutti quei modi. 'indesìd~mti e la>conserv-azjone, invece> çiLitutt~~.j rr..odi
corrisp\)ndenti a raggi ditipo assiale). . . -""7'KJ
ìio::diamo ora cosa succede se la cavità.. pur essenèo:ancora risonante (cioèmO,~'Ù ::mcora _
.,;,mnessa Gonun sistema di alimentazione). è dotata di,perdite òdo'\llteaJ dielqtrrip;o--o al1e
r.r.lr:>ri ·,\,·,,,···,,"tt;:..J du"'>_.:VL.
[""_~~, .u,,_.u.,~u.~... ~.fentrP
_ qu",ì1~ . . ",~ft., al, d;el-=-t·,..;"
~ •• '"' d ',yU.., ,.""w, ... t. . " "0·..,.
, ,h.......,~l,.
'-1' :::.,
-; -;A'""-·'on·ì·el:m;n..,,..~
..,:::.~_.\...-" , ........u"',.

qudk d,jyute illl~ par,eti non si possono eliminare pt:rché. ilconduLtore rl'.Jnpuò es'S~re
pertt=tw-ca meno che non si faccia una cavita suptirconc.i1.lttiva:., cù.sa.,\:he vi-=qe fatta in certe
appli..:aziòni per <Lvere .coeftìcienti di qualità eievatissirni\ ?(J! caso di ,una ca'lòta .;ne ;
--u abbia dei perdir.e nei ciielèttrico, mentre lè par~ti Sl..ìno ancl..'ra cl.15tituir: :':2. un ..;onèur.tc.r~
el=mi~o ptr:'tf.t0. non ~ambia assolU[arner~te r.u !!a. Ric;.)rdiamo ;nfarri G~~e 'pe;', ~l·\.ìV(Jre r.U[~ì
:zIi
- 3.movalori e le 3.utofunzionL risDettivameme, Der il ..
-il ,_..J
~amr(l d~[triç() e p~r ii campo ma'?l1eriC(l bisl)~ìil.Va
ri~ . ì. iVçrc un' equazione agii autovalori con lìppOrtLiilè
,~onJizì0ni ai contomu. ovvero:
(Y-:E-k~E=()
!' • _ '.

l
I
; J
Questa equazwne è risùlubile soh) per l'insi.::me {k:l} di C ".1--
6 ,\ò ~."fU" • e..-
d:.-t
numeri reali pl)sitivì. che sono gli au t \..) ',; al ori di Lalt:. èqu;lzioni. essi Gtpt:riC:i)f10 s0It:J.r:.(\.)
ctli:a geometria de! sistema, dato che ['unica cosa che I:-onta è la c'Jndizlone al contorno
suHa ;l1pcrfit..::lè che delimita. la G:lvita. Cioè nc:WcquaZi'.ìne agii nut\.",va!Ni k proprictà. del

, ~ __ ..J
_- :.:;;:
... "-'f"':

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
mezzo non compaiono affatto, che invece entrano in gioco soltanto SI vanno a cercare le
frequertZt: di risonanza, in cui si p(me:
. r-'
Cù n ,.Ic:u.
v • =k n

Quindi se c: e .u. sono reali allora le ())n sono reali~ se inve~e c: e J.l. non sono reali avTemo: '

k~ . "
Cò n = ,'-. = Cò~ -;- J(~:'"
"i E]...L .. .-

cioè le pulsazioni per cui si possono avere delle oscillazioni !ibt!re non sono più reali ma
sono complesse (dove il se.~o positivo della parte irrimaginaria 1\) si ;,,)ttiene osservando
che il radi cando a dènominatore ha una parte immaginaria negatiya), Se i~ pc;)rdite sono
mol!.:> piccole (come di solit0 accade) si ha che:

Cù" .,. ,. ". _ _ ._ . . 'I

TI r,apporto - , ' ammesso cne la.:Ll..sm:·sempre queila ,del':vllù(0,' e' prvpnlJ pan al' rappono
(0
~
.l.i a. rea1~'. J e l'1<1 ,8.' ctle·:orenoe
!a~parre·'1rnmagma:na,::e.'la.parte
t "

- .
. , , t.l 'lt:nOr!lI;;).,,<.lhtan.ecnle.,
" . ,.
Ciid,d'ancrolo
.5
" L • -
. ;di.: perdita~;:(qu4ndi',ser ;.è~·;un:bu.,m: clie!ettrico":quest.o: rapporto . ,è' . delFordine,.di;., l 0.;3+LO~.
essendO',jrr;tal~;;éàsoda',parte:imrnag:inaria30i 4 ordine di: grand2':"';"a'più' pil:coli;}deHa::·partè, .
. ,. reale ~t;/.;QulnélLI':inic~r':differenza L'ispetto 'al' caso della cavità 'ideale,è'che,.in' qliest$:t~S'O. gli.
-':" ' .. andamenti:'temporaH/deIle .soluzioni libere invece che; esseredeH~,:.o'SciIlaziorii' sir:msoidali
saranno deHeosciUazioni sinusoidali 'SITlorzate,in 'quante in 'questo caso si hacht:;'

il., [ =e)',.1
e-t-n t ~~t
-n e --n

Quindi nel caso in CUI ci sono delle perdite l'èvoluzl.one libera del sistema (che è un
sistema lineare,) è una sO'YTapposizionè di oscillazioni sinusoidali smorzate, Quindi se
vog1iJITlO cominuare anche in questo c a.:; () a pariate di risonanza dobbiaml..) dire che c' ~ una
ri:~ona:1za solQ che questa non è più reale (non c'e una soluzione stazionaria in assènza di
sorgenti) ma, è una risonanza. complessa (cioè c'è una solu::itìne che decade
èsp~)nenziaìrnente a zer<J Goi tèmpo_ GOèrentemr:!nte col tàtto tÌsico che es::;endoci delle
pen.1ite. in assenza. di ::iorgemi. il .:arnpl,.) Jeve decadere ,:k)Vt.mdo .t")rnire l' èner~ia che viene
Jissipata aIrinterno della struttura stessa), Per l'/ere, a.:.'1ch,; in questo Gaso, una ,:w;uzion:)
~tJ.~;"r"'1rl·'a
-.J ,,--.1. .... <!ara"
w, .,"',.... .:.~..,t-!'O ...... ";1',,,-..
1 1U, "u. .:.u. la '·a~t;."" '~()liJ ;'>'t-''''nu''o ;.... ""fl-t;nllJ.7;l'r'''' 1'''''''''''')';a "~l'"
ll""w ....·",J-JL.U, "" .....' .. '0..' ... Yli.u.. ~ .:. .... ' LA. ..... ! lL~ ... V . L '..... .1 • h ...· l .... L4"".~ '-'4 ....·

~"("'r''''' ''';'''''''l'l''''ta SI' pUt'., p"'r'.:-...... ~ U"'l' a'''er'e ur'a ":-"lu"";"!'''' ,J; r""o;""'" J.'O,)~.;:o;"·T'l' I .. o:.-..,,·~
,I ("- 1.. ..... u"'~~ ~f.t. • .....' \,..;.....;IUJ. 'W y • :-U-L.... a"a
oJ .....• ~.'w',,~ .t.:. ",,-" Y4 .... ,=1.~J,.'""'. ....._-.lL'-1..4 .. 1.· , ..... t •. ,,)

un par<JlT1etro, che è proprio il coerrlciente di qua.iità. legat·,) aIl'energia. imì'7ìagiJ jnma 77

ndia st.n.!ttura ~ alla Pl)tr:nzn. dissjpata~ ricordiarrw che nd caso di un circuito ris\,1nantè il
t;,-.,~ftìci~me di qualità era dt:tìnito com~ (,:)L.:R che e propri ...) pari al rapporti,) tra l'cenergia
eÌetmca e magnetica media immagazzinata e la p,)tenza dissipata, m0ìtipli~ato per la
pulsazivrle di risof1anz:J., Benché si possa continuare a parlare di energia media arh.:he in
presenza di una oscillazione sinusoida.le smorzata. invece che di una sola sinusoide, è

Z -1.10

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ne(:t'ssario. naturulmente, che lo smor:amento sia IT'.olt piccl,ìlo (~Yv''1'W) c:)"«:(·)'), in rT,,-ìi,:k"l l.)

tale: che l "o::;çillazione ·sinusùidak di~linuisc~ di ampiaza molto kntarrtente rispcr.L\..'" al


p.;ri~!d", t: qu indi nel!' interno di un peril.ìd\..ì ~ come se tl'leSSirfll,ì una sinu~oi ,~:e
de i l' a..rnp i czz3. cÙrriSpLìndé:fltè al)' iSLlflCè che StiillTIù c0~si~c:r3Ild0 (p ùt;:r:JL) Cli .ln"':l
. ,-l' - . 1 )"" "O "0 ~ ìlo c:,I,,,,,
Cl~ct.;nUari:': a pa:-,8.re Ul v::l.lon mc~l t,el~è !Sl'illdjè'=':"è SUI l ,,: l l.j ,::iL
'1'·1" ., l '
dI..
ques'·)
L"
\'~: 'r~
'cL,l' ""

m~d:,o nl.m sarà più cost2ntç nel teI'iìpo. ccr[T",-:: rltl C8...S0 di eEa purJ. si:t.usoidè, ~a s;)SJ.
decr~sc:;:ntè nd tempI)): in a.ltri t~nnini se il

"
l
I
d..:cremem0 nel p.:ri~ìdl..\ è m,11tL1 picc,-"'[,) ~i pU\..ì
tl":l;Sl:Uf:lre la pil:~0là 'V·a..ria:iùI1e Ji ilfIlpi,:zz:l
l1èll"ambit0 di un periodo e l'lOn si dis;:iJ1~..lè la
smusi.ìù,::c:: ::-m,ìr:::aLa da una sinus'-ìice n~)n
Sffior::aLa ..:he, all' iSt311tè ('onsiuelcl.[tJ, a.bbi;).
;Jfo?rio rampi~zz3. della sinu~()ide d.fèctlva,
S~ quindi le perdite 80no piccole:: (Cl)ITlC
\
CC:Vlìf,ù eS·.serd pèr qualsiasi (;d,",jità che debba "- '-
( essere utlli::Z:lta eff·;;tt~·vnm~r1tè n~l1è
, !
! \
! app!ica:::i0ui\ sç;nc, ancor::\. .je.t~Ilit!li !.!r:' ~r:.e:-iJ. rr:e,,:iu im.TTla~'l::zinata e una ?,)[e'fìz.a; :rr.,,~:_:ia.
( r·· di~s ipata; l '~nèr::i3. rnc:dia pèfO n()n sari ? iù .,;t)~tantè nel tempI,) ma dèc:r:e'~C ;;:':1
1\
esponenz.iaimeme stGOndl..ì un andarncnr...) de!~;!)I..):

~a pr~.shlZa
dd al!' çSp0nèntè ~ dl1vllta al fatto che;; lè energlè, e le p . .ì\.~nze:;~~)jSGnl..;
· cl,)v..;
prop . .ìrzi.;,'InilEai quacl'n.tl Jet
2
~arnp.i.Sçì'ènt::r~:l var.la nel'tempo Ci0.~i.:;:ni'::'c:l';;!:Ie:.;3:(j!~,~r~a

'··1'
U
l ~"ar;az~'~'n~'
,

1a
1
:;: "i';-;,n ""fO; :"'r.e~~" "!""'I;!I1
l ' ' V l ..... ·•• L.~ ,~ ,,;<.U UL L, ....

l..'Or:~':'~.::'=l71'f"'ln~
..... _ , l'~._,"" .....
.-{.,:.ll::.;a..n~t·ry1t:l)
_~'4 '1,.' .... "" .. ::;-"'''"'"... ,
(J't'-';v
_ V
.. ~~t~~
__ '-'_
.. ......,,~;.:::-
""" ~e •.i.'pO w.e:·,e.t,;,.IL.
.4}.r
T"'!" ·t,.),:':lo ,.... ~l<ll/L'"-,""-
__ !-,onu._f.t: 1.-
n ,+-p,--r, --e(t::l ...;:• .:::.:::"~,.a~a;·",e,
... " l ,_0:.• ~ _..... .: .. ,- ../'i;{,/_ ,....

-("l'
i \
! .U d1N
~ - __ J ---=p ==> -= ./----
r·-,'rr.)v·\/ T \
...... ".-'
dt
.-;i '.'

\ l

L.J

'l)". ,"ì\-",,:ero è il rapfj(:I"1: IJ fra ia i='lart~ rea.!è ,jc:;~:a Dtdi?iZi'.)[1e c,~'rri~1l'!!s.:;~t i;. ~ i~ '~~lÌppi.~) ,-'~-~,:'•. :-'~1 ..... ,...-'.,..!!
t--'.:U;-
~~n"".J.".t".t.",,\"I;" '1r. "'-"'r'" -.';'~1 ·.~tT ... D1: .;.r.,-I.•r"~"'ll·,.~~.;._".·~_,..,..
irT1'r"'1" ,.,-;T"' '1 f"i"'i' Ql1..=..:.tt'1
.. Ul~U.::..I. .. ~ .... iJ, J....,.. ..... 1..,.t._ .."'1 •• ....I, u .... t-Jl "'" ..... ~I .... q l ..... Lr{;.,,.
... "" ...),nr'l
'H....... (U.i~\· .L t"'\U ~""'Jo,l
-o
..... ii:"'_ -'p
~"" ... _ _ •.• t',_ ~l c:..:s~:~nt=
t-pr--:ì ì -tel ,-l...,. ... .., "1~"""'~nT'" Cl'l' "..,.~
l
\ --I
J (li
.' '._,,+\. ".• , ·... ..,·_(~'.-.LB'".'.I_·· .,..'"Ti ..
'_llel.:::... :" "ì., .\:.\(':
w.T"'\ t ..

l __ o

-l = 2(:.,;" -=I.:),: -'


Q -"'-'-" IJ..) '.

\dOVè, per piccl)le perdir.è, la part.:: immaginaria ~e:1a pU:SazlOG': corr:ple~~a è prilticomer~t.e
)u?llule alla pulsazione imperrurbata C:):). che ci sar~obe senza perdil.e. Da quesT.a re;az:ùr:e
:si deduce che una volt:l nota la ;lllls1Zilme c0mp:essa ~i può risalire ;;,1 Q: vi..::e~:,erm, ::;e SI
ha il IT\(xio di valutare il rapplJrto fra ener~hirruTiagazzinata ~ pot::nza cii:::sipata rneJi~, si
....- - ......-'
~ ~
~

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
può ricavare da quesfultima relazione la costante di attenuazione del camp'-' alI' interno
ddla cavità. Si noti che nel caso ide::lte in cui t è ':o. ci(l~ non c'è attenuazione, si ha un Q
intìnit<); (.,vv~r~ più è elevato il ~l,)eftìGiente di quaìirà delta nl,.1stra. cavità e più lentI.) è il
decadimento. E chiaro quindi che. in de.tiniti\."::J... 1" effetto dei1e p~rdite didèttri~he à di
la~ciare inaittnta la srrut~ura de.! .:arr:po (p~rche l·eql!a.:ione ..;he det~nisce tULli i p0ssibili
modi è rimasta ina lterata) e invect di avere un modo ::on ur;' oS"c: !1~i0E'': persi:::te:-.Le
neb i :-t:-7W un ml)d,) a ç:t i c\)tTi::~wmlt
, un' ,,)~di!azi~~n~ :lr!C:1u~ta. Se IX;:' sU')Q,.)r:i,lIT1',:'
, . che la
sup-:rfkie che C,~stitLli:;ce le parèt.ì ddla cavtta, in';ec~ di e::8I.!r~ un .;onòil~\.'rè elt;!trrtGlì
p è r7-: tt I..'ì , è un bUlm ..:()nduttvr~ p,)s.siam0 rip;tcre tU;:i.0 -:i0 ~bc J.bbl:.l.rtl0 Jet:;) pcr l~ guid~.
C ;I)~ essi.!nJo il 8onduttore non perfetto il carr:po si estende an~he dentro al ~onduth.1re e
qu:ndi dovremmo :-islì[vere il pr0blema in tuu..) II.) spazio. :vIa.. così come abbiru:!ìo fatto per
le gu id~ d'onda, possiamo con ecc",!knt~ appn.,,:ssima:ilme rappresentar~ r dfdto del
~1..)ndutt0re.
per mezzo di una ODDortuna ~ondizione al ,.:·ontumo, la condizi0ne di Lt.\.)nt0'\;i~
che sarà .so~tituita alla Gondizi~~e al cont..'mù per un (;ondutt:xe dettrlc0 perfetto, o\:"Vero:
-i xei, =0 ~
:l' -lS '--,-
:iCrsb.~t.!t:a ~

Questù, come 11 so!itù, cambia la natura de! probkma a~!i .a.t!t,:rva!or~ perché~a.IT!bial1do la
c()ndizi t.me al cont~)mo camb ia r operatore (che e definito su !l' insieme de! le funzi oni chI::
soddi:rtmo questa condizione al oont0mo) e quindi p<!r' esse- n!..\n :;aranno più. in :,!enerak.
vaiidè' tutte te oroprietà valid~' per l' oDerator~'laD lacianond 'ca:;oideal~ (come abbiarnv
l . L . . '.

""t'~tù
.:s . nel, ....... ...,F:'Io··d -~··t.·····
!l. ...gu,u_
.....,. '.' .ei.~· I, p. e...........
o . :::il.... " CO m.Le·-·t',::" e'.. mo'/- l·~·et~o·
. . ,. . ·""'l·o-;·. .....l·::;;r
" • . kO.. pl· t;....... ~c a;'~";
L·~· iffi,Ded..t:lor.J'''''':"'-·'·
_.:..:.:1.,
......

caratteristiùa.':nekvll()to (Ciuindi del mezzo cche:riemp i·e.la. nostra.caviti)- dobbiamv:.aspettarci


~h"" ··.!· ..
LiL~w~." ...::;;-....t.t ~r.·:··d··e·Jla '.,,,
i
"';.:.ì.J.;:~t.: ,,·.. "J.- cund;' ','b'lL.Hi,ta:',"ti
·Ut..ì1. . . ' '-.i..• ~.- p......"'l'i "mli"'·dir·
..lnA'ta·'d"",II",,· ... i ... ,,·· il", ,~U-J.""D'O···
(:i4 , .... 1.... 4/""'Ù ...
•. 1 .... ma'
~ l·"" ·m·'"1••..Il,;.4;-Fi·~a
4" " ...• .,~ ..., .....
... -4...1 • .L. .4..L."'_ .. _,"'......

~t..e'.J.41"'"
,........,;n;,.~'h·e
'" -l,.;,u . -. s.., eno·,-1",11' ...1'.,..,.",
UW4.L or..... 1•• w .. -1; 1(\-3.:..
. U4 ..L V 10-4 r.i.:;)!
~ J..~. ;-...,..:,,.~ "1U_"fli,- ...,,hl"
. . _.~~O J.. ....... .. t_, vi ~l·4· ~'no·r"! .. lla·
",J.-..~
't;' i.
·'."'"di;:7;~-n.,.
."",,,-,u- .~... t:• .L.i.'"

ÌLllpenurbata, Quindi tutti icarrroiche era!1t) 'già nresemi ne! caso 'deL cGndutt,xe ekttric:)
o ertètt 0'- riman2ono oTati·ca.rn~nte inait-eraci ("/?SirulO l'ii aU:L.11t!r.à oer~entll::.1me!:!t=
'" '_.i. .. •

trascurahili): compai0no in più delle piccoie compl'nenti' tan~en-;-iaii dei crur.pl,.~ ejettri~\").
t::he sono vkevena nulle nel ~aso di :;ondutt;;,re elettriCI) perfetto. Possiam.,) pre\/edc:re
, , '..)1
"h~ la "~oru-~'''''\n~
a l!.'f""f"\a. ~Al"" ';'.V L..., II
L.;)!
"'a .:.L.
I·%D CL' ."ll"n"',.:10~'" A.,:loll.",\
l ....... <LLO UV "'a~";+a"
ta. I.; 'Ot1 "' ... t. u.i!
-i , ..... \.; ... L! ........... t-~ ~ V"\;~· i .... ,...~ a'\~'a"
.... L6~ ... (LI-'I.I' •.•·~~'H"....:..Ll,u~.
"'f'\ .. t"l"""'."\.T .. ,,·..-,-.. .... ...
l ",.

<::o<:::r.""'n-'alment~
_ _ ....... ~ ........W an(~ora.
4.\.1 I .....
!. ,.....e~t;:o arn.-l~"""'Pt"!t"
....t ~L........ '"UlJ..l • .ì. ... L ...... ....
_ e, ... .:-. ~L"!'l~I"'r.P
1h ... • .. U ............'4 ..... _irnr;,:>~,,..h':1t,,
.....;;J .... I.# __ -.. >;:(,,\'[f'
___
... _ .. .~I-,I'> 'n"";>,~r>
............ ,y ...... ...

.
4

di 3.vere una soluzione-libera costante ne! ternDO avremv.. c'.)me a.l :;~~tit·.). un' ,,);:;,.;-iUa::il1r.c
sÌnusoidale smorzata (per effetto delle perditç). AJk'ra tutt·.) quelÌl"' che ci se::;e per
car:l!teri::::are r evoluzione libera in presenza. di perJik :=;U:iè par2'ti ;: valutJ.re la. ':0:;Llnt~ J~
att::nuazione "': u. J.nalugarnente. la r,,/'; la (.:./ rimari"i prn.i:karnenté pari alla pu:.::;a,::L('ilt· Ji
ri.:::vnauza della cavid i;'Lpt!rturbatà (a menù di ',ar'b.z!0ni di LT~+ l;j...·). :. . L1 ;l[c)C::l s-= .:>i:li'~0
:... ,7
LLt """a.-lo
U ·~1· "a;"r"'''e
U tu. ;1i "'~oer~-l lo;~l' ""~te dI" qt:la!l't-'> ''':''''Pa' .,.., •.;u.oÙ"
l \j Gl.L J...L \w.4J. •.~ .. ;n 'wu.
"'1' 1,,, per,1;~"w ..1.~ "al"tare
, .iL U\ooo.L1' v ;-
'Hl.
l_.;4.. ti U, ~'w _.&.t.. ~ (LUI,.' <!

questo ~aso sono qu>!liè sulle pareti, da!!"espression'è: Q -= cù': == r.:\,: possiamtJ ricavare !!.
':;, e quindi caratterizzare comp!etament'è (n~i limiti deH ,approssima2.ÌI..me di Leontovic:;
r e'V0 iuzione libera delia cavita con pareti cùndurtrki. l...,tili T':lnG,) quindi !t:) stesso
approccio perturbativo che si usa nel caso delle guide d'onda, siamo in grado di valutm-e il
comportamento delI'evoiu::ione libera. della ca'vitti pur di essere tng:rudt~ di c:licotare
r espressi one che defrnisce il Q (in termini di rapporto fra energia e potenza medie f.
:.Jaturalmente nella valutazione .di questa espressione tutt; le grandezze che compaiono le
possiamo valutare assumendo come distribuzioni del campo qIfèIlè del1a cavità.
ill1t-'erturbata (non ::L'vrebbe senso valutare tutt~ le grarlde-ne con un ordine di

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


:~."""':~"., .
Buono Studio! =)
"-:::,~.,..:~~:,, ,:'~.<, .
appro::isimazione superiore oltre quello con cui è valida l'appro:>simazione di Lecmovi<:;).
Per valutare il coeffi~iente di qualità Q (ne! caso dèlle ,guide si va.lutava la costante di
attenuazione 0:., corrispondente ad un'attenuazione nello spaq:i\,): nel nostro caso inve~e
abbiamo un'attenuazione nd t~mpù) dobbiamo va]ut31'e l'energia elettromagnetica media
J
immagazzinata e la p\..)lenza media dissipata. Supponendo allora di aver risolto il probiema
impenurbato (di avere cioè la soluzione nel caso della cavità. ideale ). 1'e::.ergia
deuromagnetica media immagazzinata. sarà data da: -

,\~ = --4l -,- C:i..'E,2 l \- 'H'2 ,


i J. V.;- - I LI,; . uV
r I'. ' ') ,,>( .•
~, -' 4 - ' .-.
i V 'f

:j . dove V ~ il vùìume racchiuso dalla c<l\'iti e, o',.v·iarnentè, B e !-L .sono reali, ali:.rirnénti
dO-yTeITmO considerare le loro pari reali. Come abbiaI7l0 ddto. per E. ec :: pus!:!iam,)
assumere i ca.rnpi imperrurbari (ci(J~ quelli che ci sono nèlla cavita idea.k); ma nella ca"':ltà.
( (1
ldeu.le, in condizioni di risonarL.."'il, sappiamo che. l'en~rgia ~lettrit.:i:L m,=ùia irnrnagw;"·';nata. r;;:
LJ
i'enenzia maenetica media immae:azZinata 50n\..1 u2uali e ffilindi:
__ - ,-," '-".I.

Per quanCù riguarda la potenza di.ssip<lL.1. (dissipata,. ù"rv:iament2. sulle pareti~~·~~)'~·~,.Ifo~t;a


~::l.vi[à) ei5sa ~ data calla prute reak del flusso del vertore di Foynring sul1a,·.p:~~e~e}déUai'; . "I:. . ;t: .

...:avita Sl:essa ovvero:


-,
~s!=nciCt ;-" ~ . .,."~~~J;:.~_:. ~: ."
.=.::
;,.:·::f;;~~f
l.' . 1 ' ' ' 1 ' ... ~ ~ ~.~~~-~ •.~ ••~. .:~. ~~~:!r;l)~.-~
:,
.A . .,... ".' ".i

p = -;;- Re J~ -< H - . i nds ,_~ ;- Re(ç) J~H in.: . ;~~i~''';"" =!:>


- r'l .. 3 :~.!:.l·:--Jndi:i~)!!.e -
LJ di :"aor:!:o'ii ~
1 •. ~:2
.... :: - .p
-'<-l'"
- l.. or .' l
,'-/. ,.-..'<.', •. ,;......
= P =--'f'h .~; l : es
2Gò ~.- . n,

rJ cove se'li supe:-±ì::ie che costiruisce la nostra cavlta. A. ques!.O ptmto,il co.eITìcier'!re di
i
l_
O,u.'l.tim ~ dat,) da \.e~priIT1end\.\ad èSèrnpjl~, renèrgia eièttr(1rna.gntti~a in Ct;:-rTliI11 di ènCT,!Z,la
ITlaffi~[ icrr):
l ,- _~: Z \-'_..,.j 1 1
f )
wa ~.:. ,u. .In: dv ! h: (IV
1.1
Q =---....;...--- =c:);),uv.) - . - - - - -
'f :E

l t·~
-_.p. __ .. ~ '.",_'" ;h, _H ".. ,
- .\ L
I.::.' f lol"
') ~ .. ,
_Gv S S
..,
.
2
Osseriiam\.; poi che risulta: 3 = { :.:. = (')'.1G)~ = -:-:-' per ~Ul a'l,.Tem\.':
\rV C0-GU
.;, 0'

! I
.. )
I

.? - ì43
-, I
j
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
--"" .. _- ...-.- .. -._.
. _ , _ ••••• _ • • • • • o•• ___ o
Così c\.~me abbiamo fatt-."J nel caso delle guide pOSSiéUTIO valutare l'ordine di grandezza di
qu;::sto rapporto; a\TemO cioè:
, ,
Q=": V < .-i··
'ìIHi' ">.,
o'";:, < ;H,
,~,~
>" '-t o.J

dove, a denominatore, c'è ! H! 2 e non i H;d;: 1 2 pèrché nel caso imperturbato il campo
magnetico è tutto tangente (e quindi i due termini sono uguali). Qu indi come ordini di
grandezza se, come al solito, il campo non è troppo differente nel volume rispeuo a quello
che accade sulla superticie, a"Temo:
V ':D
Q':::-cc-
. &S 5

A.!1COra una volta si ottiene un rapporto geçmetriCl), fra ilvolume deiia c:Plità e il volume
occupato dalle correntÌ ~l conduttore ,(che nori è altro .chéla superficie per"l'o spessore di'
Dènetrazione):. cio.è. il raoDortofra il vol'ume' in cui è immae:azzinata., r ~ner~ia
~ìettrQma'gn,:eÙca;{ejL;vo'lum~ ':in' cui' c'è, la· dissipazione. Quindiail: ru.lrI;entar:e:~del,.rapport.o'·
.fra iI··'::\i;olù.mé:,/,e' ;la'.superficiedellacaviti .aumenta: il fattùre dimeritù; . qu~st3';t:i:: fu~';'~;
prevedèl:e.ché,·una-. ca'vità~<.sf~rica, dovrà .. essere ideale cm :.questo,:punto: di :vistaperché::: ...,.....
massirriÌ"'r.'fljIrapporto'.volume.su sup ert"'ic1 e. . ' Naturalmente~.an:cora·in;tétmin( di ordini di
~andezZa;e~sendQi1' volume. proporzionale. al cubo. de lla .dimensione "de Ha. cavìtà (che può
. essere,., ad esempio, il diametro della 0avità) e la superficie proporzionale al' quadrati) di
. tale dimensione; quindi Q ~arà déll'ordine 'del rapportvfi"a la dimensione D ~ 10 spessore
di penetrazione. Quindi ci dobbiamo aspettare ordini di grandezza del Q clelia cavità
den"\..1rdine di unità ,.) decine di migliaia (essendo 3 deII"ordine dei micron e D deìl"ùrdine
,-li .'·1Tl~l 'he ·. . enrl. mer,...o·) .:l hbl'amo ~"lei coeffì •.... t. entl· '-!1' l...t.(·
w. ~1"""~ l.i"'J. 'W'.L . . . . . " U . . . ........ ... ' .... "t'all'ra'
J.W' ".
'I· Y,'he .::ono mo'll-) n;u', <liti di ."1."
\oI'.l..... ..
.,.."",11
..... ,.a.i
.... I." J. u, ... "" '"

che troviamo nei circuiti a bassa frequenza... in cui è diftidlissimo ottenere dei Q eievati
oerché per . . . ttenere un camoo mae:netico biso2'Ila fare un'inàuttanza: ma le induttanze sono
.4.. .."_ ,_

fntt~ di conduttori. che hanno resistenze ohmiche.. Se quindi dobbiamo aumclntare.


1· 1'-....:1··. . ","":"a· ~l" CJ..ULV
,J..1~u.t..L.u..4.w.;.. ~ '''l-:tre'Tl'' ad aumù~l'--e 1"1... _;--1:)
"""'.' I,..·L_ 1..... .. l.... ""
J. ~J. ~dJ. .:.1......... aU'me"tO:>T"e
"'U;-;,-'ll"
\., '-t J. ... "'ioJ..LH
,.., .....
,h.:. j'.> r,:,,;:;~·"r:':-·"
J.I..~.(.J,
'-'_.l._L _ _.._ ç., ....

lìhITlichè. il ch~ abbassa il Q (an-.:he se per un conC:ensat\.1re si P:'::SSOl'1l) ridurre ili m:J.5s:m(,:
le 'Jerdite. in un circuito risonante ci de'.rQuo essere sia l'indutwr..za '.:he il conden~J..t'~~r,::! . In
a]t~ rreq1..lt!nza Ìnvecè abbiamo coefficiènti di qualita molt,) alti: ar,zÌ all'auITlt:nt:lf'è ddIa
frt"ql!~nza. siccomè il Ò è inversamentè propùrzionah: alla frèqueru:a. a parità di altre
cl..'lndizioni il Q aumenta con la radi~e di (/) (e qu lodi ii ~omportamento ddla ca vita è
::;~mpre più vi-:ino il. queììo di una ~é1.vi(a. jdeal~). Osserv'iarno che il Q aumenta c,m la
radiGd della frequenza ed e-ssendo legato, come sappiamo, alb larghe7 7D di banÒ (Òe è
invers:L'11~me proporzionaie a Q) siò s:gnifka Ghe questa diminuirà con la radke qllud.r:J.ta
della frequenza: p~rò i modi si affollano con il quac::lr....ro della frequeI"'.za e quindi questo
t't::nQ mc m). di a:tf,)!Iarnento delle t:ampane di risonanza (tino a dt;gpnerart: in una banda
piatta) rimane inalterato, ar1\.,;ne se meno grav~ (affollandosi, in tal caso, con la potenza 3/2
1-14

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
- )

I
della frequenza), Fino a frequenze dell'ordine di grandezza delle centinaia di i\{Hz o dei
GHz, le strutture risqnanti si t~'lfm'J 0 ..:on circuiti. c~)n~entrati o con tronchi di linee di
rra::,ullssioI1e, Quando si arriva aHè frequenze di ITJicrÙÙI14~..si passa alle cavità perché.
altrimenti. lè dimensiùni delI' intera struttura diventano paragormbili alla tur@lezza d 't.mda
Ce quindi sorgerebbe il problema delle terminazioni delle linee), Osserviamo inoltre che
nella relazione ~he e::;prim e jl Q. abbiamo fatt~) in m\.ìdo da far comparire il campI.)
magnetico a numeratvre e a denominat.ore pr0prio pèr effettuare tutti i passaggi che ci
hrumù pùrtatù alla ::;tima de li ' ordine di ~.ranJezza di Q. 'Vice'''/ersa in alcuni ~asi pU0 darsi
~he convenga.. per ii calcolo preciso del Q, va~utare il numeratore in termini di E e il
der:ominavxe in ttrmini di - H. Ad. esemoi\.ì,
. se a.bbiamù UrI modo T::: il ~amD0 .. ele[~.ri...:()
. i:: ,

rurw trilSverso e quindi 2: più sempli~~ v<l.lutare j 't;;:~ergja ekttrl)ma?Jleticll in te2:mi di


.. ~lièiia do::uri~a e nùn in termini di quella ma.l!Jldi~a (p..:r ~ui inve-:e jj .;arnp\,.ì ma81di~\..\
presenta .sia. la cumponente ìùngitudinal~ che qudla L..'-a.sVè:rsa) , A denominawre, Ceve.;e,
.::i...:comè bisogna integrare sulle pareti su cui ii ca.m.p0 magneti...:o è soltar.to t.2n?er.2iale,
possiamo utilizzare il campo magnetico. -;,:d caso in cui Cl siano entrambi i tipi di perdite,
sia queik nelia. cavità. (perdite di volume) sia c;uetb sulle pareci (perdite superti cial i\
a\rTemo che ndl"espressione del Q la potenza dissipata sara data dalla somma dei
0\.ìm.ributo i;uìlè pardi e di quel!...) nd vùiume. O"\lv~r(1:
0·0

1 p"
-=-.....:"-
--T'I
:!.~
Q " '/'"
,;~:~;i~i; . ;.;;:l~ 'o.' ."
JO<ie [ultima. espressione Ìndica una regola additi-:rv-a p~r l'inverso del voeIIl<I;,~nte di
,~, r-·,I qualità.;.{c.-ioè l'inverso ... del .coeffi~iente ·di .qualici dovuto a tanti processi,):ii{':ià~~rdita' è .
u semplicemente dato::daHa,sormna;degli inver~idei·coefficier,ti di qualità .do;v~,~i·a:i(~s·in?0~i:"··
'. process,ì di perdita), questo'rlno a quando sc.no.·~.va1ide le ipotesi;che rendortq~;\rg:~'ide tari
-[j espressiopj, .ciçeche tutte le perdite:;;iano piccole, Ndle applicazioni' efft;:tti";i'~':q~?asi mai
:!.Orlopr:es.enni perdite nel volume, mentre" sono. in generaI t:: , presenti .solùrii.t\.1~:, te; perdile
iiull~ par;eti..';l casi' in cui ··sonr..) importanti leperJite nòÌ volume si presentano ,:5019 quando l;i
c:rv'ità i/iene utilizzata proprio.per misurare la. par:e ir::1.IT.a?Ìnariadei?a cost~&;:~è~èÙ.rica,
u., t"ll·o'''l~l'··.o·u-!ella.
in u."
I
'~a'''''l'r;''' <;:1' ml'''U'-a l'l '~'ìe-Fhl";"'"t~ ,--1; ",,'"
:~L.ì....:J .;'T~,". 1;' ....' 'i I.o-...&. __ .... -t\... .......~;t';
! ! \oi\w qU··::.!,,"\:.··'de'la P!1r';"""" ';1-.. not" e .;:;
... ~! ....... ~ .. wl j ,u,. 'W)1~_·T'r.l. (.oO.! .... 4..'Iw .,,:!J. ..... _1

~- r ì
;-11.;ava H'o~efrkiente di qualità dO'vuto aHe perdite. ' . ·',1:. -o

tij D{~'podiché si riC(l,{a !u parte iITuna::;nuria della z. ~~O""-<l..


è::::sendo il coefficiente di Gualita ad èssa iè'2:at\.ì. ~
d::e..~\\';c..o
--'

QUçst~ì e uno dei sislèrni più llsmi a mj~ro,mde p-::r


-u J~r.erminare ì~ proprietà di un ,;arr:piùnt:: Jield:ricL1
,\.l111",.1..
• ....,,, ...
....,(.I )
·\..J L
d:l ml"U"a
U -... 1; l'n ""(l·t';', \".:..I.;.:.L.~ 'l'Vl
L vl ...;:::
d 'ilI')
~ .... '"'l'u',
1.,/ t~l"r;:"""e
....• l.U

-)i l
,[ J
(ome a basse. frequer.:Za in cui si re:'lliz::a un
çlmdt::r:::i.H;.lre cun dtIiLP il did~ttri(l..ì. si ml~llt'a la
I__ iJ !
(flpacica e pl..ì[ da questa ìa ~ostlU1te àidettrÌ(a. dm,]
che ad alta tÌ'equr::n.:a n0rl è d6'scri'/ibil~ ;n rnvt:.:0
3 preciso il -';ùr::portillTIt':nt'J di una capacità). Andi;rr~l)
:l veckre a.desso ~he c()sa accade se la cavita è
j

G,ìr.nr;:ssa con l'esterno, come accade in tutl:i i casi


pratici. CI..iTl delle §Uide (\..i\'-VerO dei si:Sf.èmi di
QCGoDpi:llllentù)
, attro.verso un'uDertura
, .sulla
Supertì ci è . Avrem0 allora elle sulla sup.::rfi.:ie della
•., , I.r:.
~ - ~""..I

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


I Buono Studio! =)
!
cavità si ha tutta una zona in cui avremo delle condizioni al contorno, per esemoio di
Leootovi'é se abbiamo un buon conduttore; viceversa. vi è poi una parte della SUp~rììcie
(indicata con A nella figura.. e tratteggiata) in cui abbill{I2.p una distribuzione di campo
elettrico e magnetico che, in genere. dipende da come èecéitata la struttura stessa. La
deteI1T'inazione esplicita di questa distribuzione può essere una cosa tutt'altro che semolice
rn~ in linea di principio, possiamo supporre dì conoscere la distribuzione di c~po
elettrico e magnetico tangente sulla superficie, Sappiamo che il problema interno ammette
sempre soluzione unic~ quindi data la ..:ondiziùne al contùmo e le componenti tangenziali o
del campo elettrico o del campo magnetico. ii campo all'interno è completamente
detenninaro. Quindi, da un pumo di vista marelmatico, per risolvere il problema
dell'eccitazione delle cavità dobbiamo essere in grado di calcolare il campo all'interno,
not0 ii campo tangenziale sulla supertìcie che circonda la nostra cavità. Per fare questo
ricordiamo che l'insieme dei modi è completo e quindi qualunque campo all'interno
(quindi anche quello che stiamo cercando) sarà esprimibile come una sovrapposizione di
modi risonanti, ov"vero ricordiamo che risulta:
-
-". r1:' - ""'"\7 e
.1 == - ,':"" . Il - ::l
'> n
IH - '
\.....:; -
I h
~ Z1_Z<
I. ::l

Supponendo allora che siano noti tutti gli autovahn1 '{kn} e tutti i relativi modi. il nosu'!,)
pr,)brema':tèi:qu'€:,Uù':.di"irovare·;j,' coefficienti::\di:""questa:. :espansitme:::i{not'e~: 'le;:condizlomi",:aL '.
, ' . , ' corrrorn'Og::ri:t\:bbj'a'mb:!idettb{!"che·~Lmodi..ison.o·,;,ciJmp;leti~lci6é~;pennettono';'dÌt:rappt;:senta:te,;Y~in ..
.' • ',o

'med'l"a'},h"qj"~'''a'·;..t"':':':'tl'·-;"""':·':: .,; 'a'l~l"a:s'


'~1',:::· 'c"amp'o"'; "'all"~'u' lterno":i·. ·'d..·lI'a:( caVI't';' i:.. ;:N'01'", .,:.,p~
·.I1.... k,;;':d::cl:.;'J.::'t·am'
i
,," ., w,a'· :u-''''''''' •... <'qu'
,
:0'0':',. ~ ~.,. ',~ 'l".... .' .' '-. '.... . . ' ..... ,..... ", ... ,; VlJU
'&lI.ll<] • . : .. , .., O'',. ,
··~.l.i...

raDDr~'sentar:er;ihc:ampO:istlllà::,:suD;erficie;,(dhe"e:·aueno·;che.'suppon.iarno::di;.:èonòscere')~.dove· •..
.; la~;oro"erg~nza;:;::come,;abbiarno.~;detto;:. rp~ò'.non:;~sister.:e{certamenteT;irr<.g:enerale>no~'è,.'una .
" '....convergenzacunifoITIle .... Quindi "J',espanSionein 'serie" che abbiamo ~onsiderato, se può valere
; per rappresentare' il campo' aH' interno, non ci 'serve, cosi Gom' è, pt:!r rappresentare le
compO'nenti tangenziali del campO' sulla supert1cie (non essendo più le serie uniformemente
,,;onver.genti). Per risolvere questo probiernadobbiamo fare in modo da ri,,;ondurci ad una
situazlune in ,,;ui appiicare quakh~ teorema che leghi cose ch~ accadorK1 nei voiurne a cose
che accadono sulla superticie; il teorema CllI10rll';O p~r tnre questo ~, narur::l.lmente, il
~"'()"""'ma U\...rLl(
t._~~.Li ,'r ... l!a G-Il'~''''''~en7'''
., ... o di' ''":.au''''''
w.:J • •J.·r-C';"·TIL) .,ll"f"
L.~~.:.J. \.,..J U a '~c,""·;,-l .. ,.",·,,, la u'li"re""'~""""" d""!!'"
.Io,.4.L·6.t..U..l U. .. iJ·LL..:J&U'W"i~L"","
'-'Ll(J..
L ....... 1'Y.L,=--..... J..~

quantità: ~.x,h:. d0ve "E ~ il CaInp0 i!l<:O?!,lit0 eJ f.b è ì 'rl-e~imo vettore di base: avremu
J.lil)ra:
"

r'r-
..... ;":. -:::. .'. .-~
n~
-~"
I= -~ -r- r---:'.I-
h~ 'v'., 1:. - c' \ ' , (L
-.~ - - - ... =
=
Intee:rcmdo ambo i membri di questa relazione a1Fint~ro volume V della 0avità abbiamo.
rkordando che l'inte~ale di volume della di(;er~enza di un ver:t0re ~ pari al .t1usso dd
vertora actra". ;ersù la supertkie. che risulta:

-i h;' , Hdv;- r
.:fs g ;.. t~ . in cIs = - jG..}Lv .
k ni ~~ ,gdv
~

;: -146

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
) E3sc:ndo sia ì vettori bn sia i vettori è;). ortonommli avremo che ,S?ii integrali di volumI! sono
I I proprio i Goeflìcienti In e \":1> rispettivamente, delr espansione modale considerata. o'v-vero si
ha (perrnutando circolarmente il prodotto misto al primo mem?~ù!:

I
I
,f fl Eì ' -:1
x -, h .. cis = - j (.;.:uI n - k il V~. .
., \:lo I

dl)\'e ndfinrèQra..le a P membro aOOl8.lTIù il prodotLL) ua le cOmp,)nènt~ t:lD.?enzÌali Jd


c~pt) (che sono note sulla superticie). i\. .!lalogarnenk, ripetendù lo st-=sso f:Jg!l)Darnemo
pèr il vettore s:~ ;( H, avremo:
le~'·;H.id.::=kI
t'" _ a' _ ~ -- . n -J·(;:x.V:! TI -

... i -e;) sono i veltt)ri di modo, che soddisfano la condizione 3.l


\- [a ~l'
C()nh)m~):

...
in ":-(e-
-n
=0
.r •

~ quindi permutando cireolarrneI1t::.; il. prod(\ttùmistù al meIT1broavn:rt1G:,' eh;:


f'>. ~:.,
i' imegrale si:lfà Zt:'fO; sia. ha quindi:
,
,~ . ... = K:1 I . .
O= k. . :: I :l - j(~::E:v:l -= v.:l
Il j ( ..:x;
',' .

.:~~ ... i :{lt.,r:" .~

e cioè' se,E è·.reale Iue,Vn sono.sempre'in quadratur.a fra diJoro(e ricordiamo che't~q~,~sta.;è
IJ una carattç;:ris,tfcirli un sistema.stazi.onar:io),. A'/Temoin 'detìnitiva (:8.cendo aJcunì~:s'~ìIDpE..::i
calcoli) che"risulta: . .~.(
r~!
"

,U )v =
lo 1 ..
k;).
2 1 ..
Ir{T x E)' h'"ds
2!\:1 - -=
l ;\., - ""\.:1 ~. .
~ ~

j T, IC::,€ +4,.-:- .,-.\ _


i~.. =~'
'"
l
.. k· - k'..1 L
~ \..,
;.:'c.
-.J' -h.,.. ds
i.. " :! :"' .

~r ì

fLJ /-,~{""' .:.~~: ...


'./':'.:~, ,;.fl.J.l,~") '-'<Le Ln
·.... h ;
LaUt: ,-sj-Jre:::;:nvT.l.
.. ;:::."- .. _~ ....... ' a
~
SeGOnLO ,
ITleI7l0ro, . . \.'lL;par.:..., ......
. "',"'~ !. ........
'l Lie"' ' - ....-'-~
..·IT11!!Clc,,'I ...
:1 ~o..--;--.
d L.. I i.:lIlè

~':'~-~r,:, che fa tçr:dere il rappo1i.o a[l'infinito qwmc.o k:-)okn~ e ;-icorcli:J..ri:l1 che k':'=K r,2 ~
IlJ "rì,-.r: . l.'a
i., \'.1., ,L'
~ ~.

~;:':::5e,e
~ìn·-!i·71··)ne
\..1. u .... I, A; I"'l°C:-
\, •• •••t:1n-a
_Vì n u....:.., Q1d '11'
.... HG

siru:!'J!a.re cu:.tndtJ l~ :JU!sazi\lr:~ di !n:;i1rn ~i Ilv".·icir.a ;tG !.lf1;J (~r..:il·: Du;s;:J..z:i,.~r:i rll
l'n. "~a1:
li ;::. .. ·Dr~-4(.·1·
.... ~ '"~ ... '"'DI·
4\.' '
'" 'dl "\~~ . . . l'·l'-')··
•• "'_, :::'d ..... he
....... Il .,,,.1'.;_
. ,.l.,......1~ .!
:1,·,1

• • I :

CiL)I:.' :5t: O,)(o;:ssiml:.) t;.ff~[r.i\-'aml:::n[è b!I)..:can~ il cnrm),) tam':é'm-= ,-;uila 3l:r'~lTl\..'\~ ';è
i·\,5' ...'fllH;Z<l. I I . . .

'li 1 '~u;ndi rint~g:rnìè è tissw:ù) si ha. .;ne se ia. fr~qu-::nza à vi,,;ina a una .ielle puisa...j,.mi <..!~
{ o ~_,. • • . . . • ,. I J - .. 1

-, ~:.:;·.:ma.rl=a! C,)er:h':lcrlU l Cl')I7!SpOnCentl Sùn0 mùlt0 -'?TJ.I1Ji \eS~~il(.,'::-:1 a ::ie-':":·i!'':':''...ì illèITlGr'J '-'il
··..,' .. r ....,rto
'':'-t'"I~\.~~ ..
l',.., "'l" il ,·I,...l. ìmin..,t'ìr:.l ~ r'\; .. ,. . ""'\li.:::Sir"T)"'\\. "\/l·'
.l. L.i..ol __ " ~.I\ nl .r..J,~ u .... ~ ..... 1..... l,.;\JU1 .. __ 14 .... LI/,
... .. _... ... 1,1 er':""'O'::I rT"'I"f"1 l"""'r1'lrì ..... '~~
",,~L4.') J.luhJ J.L,",.~"l·
Q .....
L,;.. ..., 3.:! '\nt'"1r:;fjrT~."\
.I.Jl..- l.{..u.~"' ............. \...'
\"0.1.,",,

:'::lila rrequ~[I.::a di risonanza questi coefficienti diventano mQ!w più pl..:co[i. In (:d'ir.ir.:~::::.,
! l
ne!i-: vicinw...ze di una delle fì'èquenza di risonanza ci d,)obia.rno uspdt3..fe Ch.è li
\. •• -..1

c, 1rri:O't~IJndenr c) rn,,)(Ìtì ;:ii a flxterneme eGcitatù mentre tutt i quanti gi i altri sonI,.) Q\,~\,;'..) ;:l Cc i t,li i . ._ I
( I
I ! ?~r avere qU3Ilr:i[a[iv:rrn~nt~ un'idea di cio che accac.e cùbbiam0 3l1da.:e a cakùì8I::
.u r lri.t~o/ak supèrficink. Osserviamo innanzitutt0 che pl)ssiar;'ll..ì è::~primère i.8.~~ int~gralè
tenendo como del farro che la superticie totale 3 dell:l nosr.ra caviri è, per gT2...'l parr.e.
cl)stituitJ. dal nl)stro condutt(1r~ e V,i c'~ un'apertura che è piccola rispett,) alla supertìçjç!

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
.. :...::::-..... :.:::.::.-.:.: ..: . . . _..
t •.)tale. Quindisuna parte di superticie S-A il campo elettrico soddisfa la condizione di
Leontov1c; sul1'apertura A il campo elettrico può essere, in linea di principio, arbitrario
(dipende da come è eccitata la nostrastrutturay Sep~do allora i due contributi
ner!' int~grale avTemo: •. " ,

f(!n y;g)'h: cIs = J(1n xg)'h: ds + SU:! xg)'h: ds


S S-.·.

Se supponiamo di conoscere la distribuzione di campo sull'apertura che alimenta la flostn


~1Jida il secondo integrale è, in linea di principio, noto. che possiamo indicare con C n- Per
quamo riguarda ii primo integrale osserviamo r;he risulta (dalla condizione di Lè()nt0Vi0):

A • • I A )

i :l xE
- ~
= i :l xE.=i.,xICHxi=Oi.
-. " \.. 0- :l --.
essenao ~. .
tutte> =m~'ale

do've ç è 1'impedenza intrinseya del metallo che costituisce le pareti della cavità. Abbiamo
quindi biso.gno di conoscere' :ir campo magnetico' tangenziale (sulla superficie); esso"
alI ',interno è espresso come sOvTapposizione di modi risonanti. Abbiamo però dettù che. in
generale, la convefgenza non è'~ uniforme: per tutte l.e componenti, sulla, superf1cie: ma è
unifonne per le componenti che non 'sono nune neila condizione 'impenurbata. che, è proprio
quello che' accade:!.per<Hi: (diverso' dazero~ ", sulla: superticie;: ,anche' neIla':"'condizÌone
i,;:npertuI#~~a;j,';'hQt!indi"!ia~:,'somma:~;che::.defmisce:i:;il. :camp'o",in::ltennirii':,:-di:'p)~)'dk ri~Qnanti" ''
.:: o11V:er,g~:w*ni;for.ràement'é:;;:per;/·J e:/"c'Omponenti~ :;ta:ngenzi:alt}deIr.'rcampo >rnagn#H:6'o,: ',:(;irieriù-C:~,; .
ìm' ecec.;non~:converge/··unifoimemente::,per,:le" componertti"'nommli' ::,per.ché.~\;'l'é i;-c'omp.onenti. "."
-," normàlf,degli 'Ìbpotrebberoesser,e:anche ,diverseda.ze'ro':se:.non abbiamo un conduttore
~! ettri co perfetto). Quindi" in deìinithra" utilizzando: t'espansione. rno dal e 'avremo ~

"'=""""
l,n .. ( -E -' , -E,• -- r I h
A A

- 1·C. '-'-u.. , -
- :~
"::I.'..... ;ll-:::l
, _
:l __ o ....."

Abbiamo allora:

~.bbia.mo Dt.)i detto che in tutti i casi pratici ristl !ta A«S <! qi.tindi t:stt:ndere l'inte2rale :=td
:-..~:l. o all\ntero S comporta un errore trascurabile (dell'ordine ài grandezza dei ;'pp~)rtt)
f:-a A ed S). ).;0tiaml.'J poi che i prod0tti scalati nerrintè3rar~ a secondo membro non ::;onl..)
,)(Ù nulli quando !l:;::m perché i vettori h sono ortogonati ne! volume non su[la sup~rfki~:
ql;;ndi. in genemie, questi prodotti misti sono tutti diversi da zero (che abbiamo indicati)
~\.)':1 CLoro). Abbiamo dunque daIrespressione che defmisce In che risulta:

2-148

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
('
i
I ':5tt:o<ndo dai..:.a
!iommaton:l il
:J !.~r.~?e'" ;t=:n ( '\

('l
, - ' - - J' (.,::ei
I
O ,eh _Lf. ds ç)' I
n r,- nI
.L
~
CI.
m;1;:'1
+c
n !
!
t j l... S !l":'F:l )

:
r~)
Raggruppa.lldo allora a lO membro tutti i tennini CQD I:l awemo:
IJ

Talè rdazione Cl dke che r:Jmpiezza ciei coefficiente di eccitazione deU-n-~siml) modo
!.1:J, ..;he si genera all'interno della ..;a"iiti, dipende Ìrlnar.zitutlù dal cOèITìci è: m;:: di
eccitazione. o meglio di accoppiamento, C:: (più il campo in corrisponder,za deU'a.perturl
::p~"'sa l'andamento de! vet10re !l'l più grande sarà il prodotto scalare che ddinÌsce C:J. :vIa
in realtà ~ dipende anche da tutti gli altri coefficienti di ~ccìtazione (1~), trlli-ntte l' aitro
L~lTIljne a 2';' membro, .osserviamo pero che se ii conduttore fosse perfetto avTemmp' ;:=0. '
~cùrr;par~rebbe i'accoppiamenw fra i modi. e quindi: ,:'~!'i,-,XL;: ,:,~ ,
J'~:' ':,.~;: /\'-::' 4~'r~~- .-
.-. ..
~

D "

o'Vverp In ècun numero finito .se la frequenza di Javoro non è quella di risonanzaii,;tnep.tre 51
in
ha unà -risposta in±ìnita cornspondenza,deUarison::mza (caso ideale). Per errettotÈ!.e!la ~
fl [..:he è comunque piccola per un buon conduttore) SI 'modificheranno leggermente ré -::ose.
U Abbiamo intàtti ,che al secondo merpbm il termine C:) è lO,;S,tesso sia nel caso ide~li:;éhe nei.
caSL1 realr=.~ 'ed, è un telTi1iné di ordine zero rispetto a ~;,j tèrmine invece è un Cterinin:: ' ' 'altro
(-1 di !xdine uno, .~10ra se ci limitiamo a~!i -effetti del primo I.)rdine domrrmme. ?uFché C;. sia
: lJ
)
;
I
L ,1i'/<::r:::o dà zero. possiamo trascur,are il contributo d~i t.errnÌni,cht: ',.--::ozono,.fuori dalla
sornmaroria ri~-pett.o a C;;"
i )
U s~ ~i. ritIzaiarllù., !lddirirtIlf:l. qu=~ti r=I11llni 50no di ort!il1~ ~~ pè!'C!l~ in ~onl!i:joni :J~:ili ~i può ::-_~~~!"= 11113
.:rllu.::i.ono: :>olo pt!r k=kn, rutti ~ altri modi sono =::ro: per la pr-;s;:Ir::1 dde pcrdir"e ~ì éccic:!f3IlllO un [)')' anC~lt!
-:0 ;lÌtti)llùJi. ma ili un f:lppart:ù. ri;;pèITO :li modo ch~ :ii ~cd(:lv:l nd '::1:;0 id~aic!. ci:!!r ùrdiIl:! di :;. Quindi qu::!sti
:::mlirj~ in r.:altt . già sono mogni C~50 tii l1.l1 ordirl~ ~lip·~rtor~ ri5p~tto 3 .l:b :iono per ;1t!I1L3 rnoltiplic:lti ?cr .; !
,~iill;di p,j5:onQ ~~s~r<:: c~l1:un~nr~ rr~5curnri ri~~~rr~ :1 C~. V:)l~:lcio :ii pU,i; :1rinirç. qU~::CJ ;lp~)r!)~::;ùn~onç ,,;io~
l'~'" ~rnl'" qu-"'"
"lr~ Fl.uJ.U ..,.}I..u.. "pnro"",rn"-'on-
'."L l' ;).Ju~J..~J..:..-4 v i""J.. ... 'ro ~
')-- "l, n ·,"'U.,,,,,
...al. u.J.!J.
I.U '1• ,'::. o"~t···_~
~uuu~... ,.,~,1., ~l.,.·l!..a.l.J.ù.(,U\hJ,
i.lv.u.u. '~'!lrnM -~., _
l .. ~[j
J -~ '-r-~---
_,ti, .... ~"'· ·J\,. ....

:"l0f1[0:;::;im:eont! Succ:!~si'la :! co;;ì via: ocr succ::~siv:: :morossÌIr.:eonÌ. ~i ocrj;;n:; in :!W:!>(Q moJo !:! :i,)h..cioe:-
, l ~ I • ~

,ii qi.I~SIO} ilii:::rna -ii nnn.i[.; ~qU:d0rù òc: :11trirnc:mì :tOll ,apr;:!II'.JTIO !isu/v::;-:::.

iI; detlniriv:J. T.,Temo (se ci limitiilITlo ad Un'ilDDrOssi:rr;a:::one


,. de! l ~ ordine):

I:1

I
cJ

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
_.. _......
---.:-.::.-:----.-~.---..- .. " .--......... --.. _- .. -. -- ". -,-.. .
1... '
F..lI:Qrdando om che: ç = ~ a\Temo:
cri5

num-:r:lt~!'~ "! J.
.:i e:;O::lI:l;;t cri!
...-'----,

\doye Cù;l è la frequenza di risonanza imperturbata, cioè quetia che avrerrnno nel caso deila
.;a~ii[à ideale), Rj-::ordando ora l'espressione del ~oeffkìente dì qualità:

5c1iviamo il Q per l'n-esimo modo; a'vremo che nsulta(semplificandosi il coefficiente I::


present~ a numerat,,)re e a denominatore):

, ..
"l"

·i,'
'..!:;," .•..

E.ssendo'!'b':sullasuperficie"tutto,tangenziale -~~~~oche -I h..;;<ln 11 = ih..-- I;;;'inO'ltre, essendo


:~funzioni vettonall di modo'ùrtonormaiC rinte~~lIe'a numeratore vale 1. In definiti~a si
J:1.:
.., ?
=> ,l,h ['"ds= ~
S
.r-n -
.
ùQ
::

..';'bbiamù allora:
, (ù ,(0
1- C .. J-C::,
r - ,Lt ..
- _____---''-____ _ .---'--. ,Lt..
1.:1 - '" ..,. é41'"
= ----~-------=~------~---------
/ ~ '\ .;
,.,. - r•..," ~ (1,- j'I-=---- Z : ( •• (0" " - C::) I Cù
',.' '~':l V'- J!l-iui5 0Q:l CD - C:J.. -:- II - J} - i (i) - - (:): +- I - J'-
.-. Q.l \ .• Q , . cl
\ ="~

.'-\.1 variare della frequenza.. osserfiamo che a denominatore la parte rea.le è costÌtuita da tre
termini di cUI ii terzo è molto piccolo rispetto aIla differerL.Cl fra 0)1 e C0,/', tino il quando
tJ.!~ differenza non ~ zero (Gioe fino a quando co è abba.star.za diversa da wJ: SOlO quando
;.) tende ad essere vicina ad 0):1 il terzo termine diventa quello dominante. Ciò signi.tiGa
aik'\ra che se la pulsazione a cui stiaml.) lavorando è distante dalIa puisazione dì ris,-'\nanza
(del m0do ideale consideratùj aIìora il m0dul0 di 'In verrà una quantità molto pic;)o[a, Se
.: - 150

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
lllv~ce $iarno viciDi alla ri:300anza... in ?articùìarc .::t: rent..iial:lù nulia la parrè fèaÌt: (ehè ~ il
mÌnim0 ~he possiarnl..) fa.re per massirnizzare il modul,) di IrJ, ~)tti::nì8m ..) un vaion~ del
ITìùdulo di r,. 2normemente più ,grande (datù che, mentre prima aVeVarTI<..ì una quamit:1
1
dell'ordine di una costante diviso 8 • aLlèss'c) abbiamo un~" .:{Wl.Jltiti dell'ordine di una
costa.nte diviso w" ma moltiplicata per Q", qli:ndi moito più eiç"l..'J.ui. Cio~ di tmri S011 L
Sl)nÙ ::;en:sibiìmçnt~. eccitati solù qucDi le cui frequèrlZt di riS!,.ìf1llilZa si tr0~:a.nù ;ld:;
irr:.:'"T1Cdiate vicinanze della frequenza ch~ sti8...TTIO consider:mdo: tutti ~!i altrl sono. r!s:ìètti :l
qt:e::::r.c.. ~nClrmemente attt!f1uati, Alll)r:l se sia.'Tlo interessati a valut;re quell~~ che ~cc:l'jt:
neii'im\.ìml..ò di questa frequenza di ris,)nanza. plìssiam\..ì limÌcarcì ad esaminare la relazi\.ìn..:
che ddinis~e ~ in tale Ìnt0mo; se siamo quindi nèiiè condizioni per CUI: (~-(')~,'-<C-')::
:l\Terno:
=-

dJ,,,,-:l'!D.,lO

,----
?!:'" 2.:l u

.Da questa es-pressione notiamo che la pulsazione di 'riSùDal'lZa' non è più rigorosameI)p~ par,
a ù):: ma ::ii .;; le?,germente modi:tlcata., ,O"'iiero la palLe reale èeldenominatore di In~si ';:.rli"1u:~2..
r!on ?~r 0=!~:! ma per 0=wn ' (che proprio,. pari alla pane reale della pUlga::1'bnc éi e
risonanza",cPI'Pplessa, che si ha quando )a,,~avità ha dell.: perdite), che e le,gge'f;r;;"èr!t:::
"";"cr;o di' , r., ',,"' '~;oe' <:'..J....
~1.4". I "" 1' ~ 'lecrcreITI1eMt"" abb'''I~sa'La 1", F:-.=.I"1U::>nza
~~i' ""'I "1. ...... d; n' ::!ÙTI""lZu,"!eT1n <~"
,~J 41 v_"
\00,.00
;~;,
, . .t..w.. ~ .lU ......... ,1...J u.J.~ L ,_ J.JL.I.
".'::"
Qucs:r.1 facto k") si splegansiclli"TIento in modo molto sen:ytice perché. quando. 'nùn"abbi am'J
piu un conduttore eiettrico perfetto, ii campo eiettromagnèti'~o; rl5:n1 è piti rlgorosUIT1èr!t-::
,;,mfinah' :iOkl aiì'imemo deiia ..::avirà ma penelra anche un po' àif'iritemo dd'metano; -.:i".;:
~ ~(,mt: se le: dimem;ioni della cavità fossero I.a§g.:rrnenta aurn~r:[31::: R,iL;\.m:andù poi c;::==
......... ~ ..·,\
:'lV~U .."d~l.".'
• ..;.f'... 7.:. u !~... . ' , .. [,r)~"""'"
l;_·.·~u..L1,.,l...;J.
~
......
,·iU·"'"\~r"-.,:t~t""r·l·
""'.l.L 4w! .....· i
d~1J·l
w.i..l.u"
l"a~ .. ;ta~
v·\'J.~·
~''''''r'\f'
wVJ,"'~
:""\'·ef'*~·~r'r'\..:.r'f·"
1J.1 L_LJ..,U.1W.l.l.\" i...·Ll~·l·,··lv·'l·Zl·r'nr\;;
' o , ' ...
.. " . . . .'liLL,:.J. :.-
J~:::_

~um,=m.a..710 k ,jimen:::Ìùru della cavir.i devono diminuire le fr=qU~l:Zè di· ns,.)n;lEza. è


• ècCt) :::Dit:=zat,,)
',:C:::VCf:il't\: "'06 oerchè c·~ cue:;ta dirnÌnuz:0rlt:= della th:Guen:::~ di r!-;::":Jn,!r:"::~L
l J, ;.

',f!iuuraimeme mie abbassamemQ ~ di qUfìkhe °00.. quindi di mO![\.ì P<..)C0 risp~n\ì ai;n
." • • -. • • 1 J • • • • •

~requ.::n'::l trOpt;rrurDutà.. Ulrre u qU6::;[O 31 !la ~ne m r;.:;,)nanz::l.. ,l)<,--:;:am8mt. n,m è plL! ,;~:\:;
':'-"
.... ;t'I...
....
~:L
~;~" . .~.'1
,:.::l......_·~l.LL ,;.
....
;f·,':-;~;r',
;.1~!lu.\..~
(a"en,lo
, v iL!,
;., ia'l'
lU .. '"
",-~, !;~;,'r:
'-\~/tl~L.l- • .... \!. ...
"
LJ..
"!er'~['-;r"'!"r''''
t....
1.:'''-J i .. U1.U."V w
"·"'r'lT~·',o.
.,:}\o.,LL t"".!. .....
'l~
!....;.l.!.
"..>~,;,,~
\."- ~ i ... il .....

~L~,:'=r~·("\ '::2 :er·,~· S1 ha aL!indi


, una risp()sra cGe hn tln ;::·iCC('1
, '::1 r!~I_~fr.arLZa lr~ \»I:-iso,ìf:I:"l,.;::...:::
,

1
-:;u~md0 l''imc:msita della risposta diventa ~_ -= 0)07 del valore massimo (ov'vero quando l~!
",
v.:.
)l)(::mza si ridu8e alla me-r.i) , Il modulo quaùro di In è pari a:

::-:51

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r
r
i

:t ;
:c ;2
~
--,-
~ 4.,u..
!r!"= -----"-----
i :l,
,
l (t) - .
W:
--- '.

~n ~l.mdizioni di rÌsonariZ:t si ha:


:C I:: 'ì:
:::~ '-<'::.
.u. ~(::/.
~

,ii::taI1Za a .;ui bis<)Q11a spostarsi daìla fi-equenza di rlsonaf12a a.t.~nché rimè!1sità ddla
:·i~? ..):;;t:l St sia ridotta ad ;::;- dei valore massimo, Ci.)è S'il andianlo Q rappresentare ,
-J .. }
~'aficarnèmela CUf'la di nsposta
.".-....
.......
al \/nriare .della frequenza otteniamo .I . '\ ". r:
'\,
1.\. .•

;.:1 CUI-v"a rappresentata a latù. ~ :


.-, . \' ! b l 0.707 ~-·-·"·--·---·····T.·i .. : ..."\ ..., -...... .
. .
.. ..;'t! !TIL.l .<1,: .aI1(;a a meZZa potenza.,.. ,.:\ ",-,0
~

:·.r~;t::.
,

_~ .. !_.) (ci t:\e la banda èr1rrO cui la i . : \ ";".- <!.-

:-;sposm .in poreIL."1l è maggiore t)


u2.uaie della metà della ri:sposta'
/1
"". :;i<"t::;s.irna) .e: data'Da:: .... '----
_ Ù).. (f)~.. : I : .... -'" <-

~v:ù::..:,._.'-'. ='.' Qii'=---'-'- Cù;: .0)


--Qn .60):1 ::.:.'. '.:;~.:.,:.;.-..,.: :x.: ',., .
Q.uindiabbimnCi:vistoi du.~'· aspetfi;. Llc0:.. .J'" ."

:idla ri~(1naf.IZa: :pnma.abbiamo vistO' il'legame fra i!coeffi~i~nte di qualità e la cù~t.ante di


~èmp . ., Ji àe,,;adimento~ vedendo la risonanza: come un'evoluzi . .melibera>t., auest'ultimo
_·aso. invece, abbiamo legato il còéfficiente 'di' quaiità alla larghezza dì banda d~ll':l ri~pò~ta.
:.rl evduzione forzata.. e abbiamo dimostrato (cosacne già sappi<lffio essere valida.· per i,
~ :;-;lllti RLC) che il coeffidente di aualità è proprionarial ;I, ;1,, rm:mort":l'fra
, , la rreC'luer.za di
-:::or.arza e la hr2Ì1e=:a di banda (o. viceversa. la Ìanmezzadi bnnda è Dari rrl raDcorto i.~ a
- _ - - . - -_ l. ... 1.

:.;: freClw~nza di r1s..:manza e il coefficiente di QuaLità 'L E~c\) perché alti .>"err'kienri di
,.~tml:t; si~1itìcant.'l stl1.1t~-:Jre (o circuiti) molto s~lett.ivi: .perché 'piu e:,:sl..'1 e ~;~\::J.to e pil:
"-",r""
.::..! ....\OO~a_ 1":'1 ~",,...,!~
,;, .~
..l: -i·"""
oJaJ.~I
...;.(l UL. l .. ,.'.~~ ~le!1 n···· ..... L·"l ~l···t"'ma 'l'n
~~'_t~L.il.
U:3u. ~ rc.u-,.l. . . fJ ...,.u.re.. :-:_··"r-·{)
.!...t. n"-.:.--'l
4# ~ _ • l .. .. .;",'\ ..,,,,'::::-:
!llV~
U\.oi .... ':..t.1\",'len'e
~ ~1_
.... ,li t..~.

·tr~l;t;;
;~
... ........ I..LL
.~; '~a
,u:
... 1.
nr·"\n,-i\.ì
t-";
....
..l; ....
\.'t-..I1"1.u"" J
... ,,)
.. .u.,~ .... Oè ...
ttV
" ... ,
~onttt"'l.-nertt'"
..... ""~~ <..
L' v .i.
l::1 IJa.~da
~. (
U4&.J..I.1!
;-i~èt~.)
• t--tJ ......... ai ·~~ntr) },,,n
",I -!a :.........
Lo.u...,L;:-
\..ow 1f.,1•.

"""·:-1"1;:-':.:1- ~t"Oe~.--T·"" ;t t-) ~ t..(gU-1'r·..tine..4'; 10··c1i:... -i~;';"~·-!'l (.t;~::a -.~~ t.., hn-.r.tn. ~ -l'" i , t'
.• :'_ •. ~!... , ~""'. l.· ... '
-..::t'f"
,,:, a'!.' ...... " '...: ........... " .) "" ••. ' '''':L.i.· '.~' ::.:,-u,:.,,-,.••H".· '... il'" y'.!.1,.,( " ::-... ',t.' ,n
U.

:i::·.:imilèsimf) ddI:! rrequènza di centro banda): al tèndere di Q 'iI!' lntìnito. ·')'I,/'vlarnt!ntè. si


·.'·~t;cne tt<1fl vandn infinir.ament~ stretta.

,'::!:indi S::. ?C!' :!!i:!mpio. !!ti!;~"":Jmo uno strumento dd :;~nerepcr misurar:: 1:1 fr~qu::IJ,:::l t:md:mJo :l ':~u;:r:
'i:;;u;Liù la ri~p.:Era ~ ffia.:i5ima). pokh~ ~S;;:J. dip::n.1;! d:illa ;eom~lria d::lla c::n·ira._ moilirit.::mdo ::1 ?::Ol!l::iTiJ j:,:!lJ
;:l·-~tà modifichiamo in modo noto la fr:qu~nza di rison~::1. In corri':jpond~:l d~tla nspom. m:Estma :illora 1:1
~:,'.,:t:! rù;uon::ò aii3 ir::au::n.:a dd ,;::~:lk T:ll:: mi,mra la ~i può ::ff;:rruare con t.!.."1:l pr:::cL-.;ion:: iunn r1:mhDon:::)
~::l' ·::rdi;:i'; dì. lT·-'. :: pii; ~ d~vJ(.J 11 Qmaggior~ E:lf:l la risolu::ion~ ,;on eli :i n::sc; :l ffiÌ::;ur:rre la !f.!quen::a di
'-';,.:r:l.6onG ri~p<::cro aila rrequ<!rt:a di riEon:mza. p-:rchc: .! .::ru:rro .:h:: ,,~ 3Ì:nnO rmppo <,,'i.:ini al ,;;::nrro l~ v!1rin::i,irll
,:: :::-po:::t:l ~ono moito dock! ~ non si Ii::sc:: :J "':bil!:ll k. :VIa ~:!n:lm~nr= quando 13 por~llz:l ~ di\'~nr:ltl ;;J mer5
,i,; '.!ra.'11<:nt::: ci ::ii accor~<! di e"s:::r::: usciti cl:illa rÌ:;Nlan.::a (anch::: se, con Ulla n::;olLEÌon::: miglior::. ::il r1::;c<)no :l
v:l!.U(:rr~ diff.~r;!n::e di ;;g:naie più piccole).
Z-lS:

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Affrontiamo adesso lo studio delle strutture guidanti di tipo dielettrico. Non più, quindi,
strutture guidanti metalliche, in cui il compito di guidare la propagazione elettromagnetica
lungo una certa direzione è affidata a dei conduttori, ma guide di tipo dielettrico; in
partico lare, focalizzeremo la nostra attenzione sulle fibre ottiche. Come ab biamo analizzato
-I
I in dettaglio, all'aumentare della frequenza l'utilizzazione ae1le guide metalliche diventa
J sempre più difficile, fmo a diventare
l praticamente impossibile oltre le centinaia di
-]
GHz. La struttura di una fibra ottica, vista in
sezione (nel caso più comune, anzi unico, di
J

fibra), ha ancora una simmetria cilindrica. È

L~~J costituita da una parte interna, il nucleo


(core), costituita da un materiale dielettrico -~
x
con una costante dielettrica cl e permeabilità
-;...~e.~ (d a.~ ''''t)
'~]
.J
magnetica pari a quella del vuoto. Vi è poi
una seconda parte, il mantello (cladding) ,
(VV'.

é 2 ;f-'=>
che circonda il nucleo, con costante
:~] dielettrico C2 e permeabilità magnetica Ilo.
, ._i
Infrne vi è una guaina di rivestimento che ha sostanzialmente una:· funzione' di: tipo
m.eccanico, dando una certa rigidezza all'intera struttura. Questa struttur~.d~ve es~~~~;,pome
abbiamç detto, una struttura guidante quindi atta a cònfll1are trasversalmente"i:1::1campo
elettromagnetico, in particolare deve confll1àrlo (per quanto più possibile) all ~·lntbnòdel
nucleo; come. vedremo, nel mantello il campo si attenua esponenzialmente'alloqtanando,si
dali' interfaccia fra nucleo. e mantello. Ciò fa si che, purché lo spessore del nuéigqtsf·pan;, a '
, ..
q~alche volta lo ~Resso.re d~penet:azione (spessore che impiega il campo per ridurstHii un .
.' .'.t,,~i
'-~':;~;
.'- ..
Neper, ovvero e ), SI puoconslderarecome se...1a . , 'o' .
r':~~'
...:,

..
' ~
struttura' effettiva fosse sostituita da l.lIla '. 'i", \ ,->\\;..
,I;
'cr
struttura idealizzata, in c1:li il.. n1:lc1eo· è circondatò·· da \ \ I
un mantello di estensione infrita, (ovvero l'effetto "-. E2
'-.,., I
/0
,.~.:.. ,
....', . . ",." .
. '':',

.... ..•. . ,

della presenza~della ,guaina non è ri?entito, ,essendosi . ·~o;··:

praticameFlte'i;.annullatoil campo alla distanza acui ---o .~ ~


;;,.~.~ ..
"'-,

essa si trova). Quindi nello studio della propagazione ...


su una fibra possiamo limitarcia considerare una J'\~ ::\'
': ;,:{y
schematizzazionepiù semplice in cui vi è una
struttura dielettrica a simmetria cilindrica immersa in
un dielettrico di costante dielettrica diversa. In linea di
principio la sezione può essere arbitraria, anche se nelle applicazioni e m pratica sempre
circolare; per una parte dello studio (così come nel caso delle guide d'onda metalliche) la
effettiva geometria della sezione non è importante nell'impostazione matematica generale,
-J!
mentre ovviamente diventa di fondamentale importanza quando si vanno a risolvere le
equazioni (che si potrarulO risolvere in certe geometrie e non in altre, almeno analiticamente
e in modo semplice), Affinché si possa avere un modo guidato (per cui l'energia
elettromagnetica sia confinata sostanzialmente all'interno del nucleo il più possibile) è
necessario, come vedremo, che risulti:

anche se nelle applicazioni la differenza fra le costanti dielettriche è molto piccola, cioè in
tutte le fibre ottiche effettive si ha che:
j
I 2 - 153

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r
CI -C? .
--'--=-- < < l
Cl
r

I~ questo caso si parla di guide o fibre lievi (in ~ui iI salto.di ~ostante diel~ttTIca è molto
plc~olo percentualmente). Sono da distinguere, inoltre, due grandi classi di fibre ottiche: le
coslddette fibre a gradino (step-index), in cui il é
nucleo ha una costante dielettrica uniforme in
tutta la sezione trasversa e quindi vi è una
discontinuità in corrispondenza dell' interfaccia
fra nucleo e mantello. Vi sono poi le fibre a _ _.... __G..'l.
profilo d'indice (o a gradiente d'indice), in cui
l'andamento dell' indice varia raggiungendo un
massimo al centro della fibra e, -;:.. x
simmetricamente rispettQ a questo, va poi
gradualmente (con continuità) al valore del
mantello; in generale, nella maggior parte delle
.applicazioni, questo profilo è di tipo parabolico .
. 'Quest'ultimo tipo di fibre, a indice variabile,
o., , ")i'e.ne utilizzato' soprattutto, per" dimipuire la
" dispersione nella propagazioneih' fibra, facendo"
.in modo da compensare il, ,comportamento
'dispersivo che ci dobbiamo aspettare :-in , urta' ,:
.'str:q.ttura.dL.;questo:.genepe;:~sappiamo,jnfatt~ :,che "< • ' ~
ogrii':qu:al:Volta/:'che'non:.si:ha':una::propagazione': . ' - a." X
TEM,,; (;ed:'è,:;;,e;videntez';che:"in:una:'struttùni:: 'di: ··.questo.. "genere-,'non: :la::si. ha): "abbiam:ciuna" .'
:propa:gazionel;diitipD~disp~rsiV:o. Inoltre;:è'pbs!"ibile':ottenere"dèl1e',fib're'di:;diame~oma'g:;iiore::,: ... ,
rispetto'a,:qiléHo ..delle:;,fibre:;:agradin'o. Per.le ,fibre" a gradino . ,è ,necessario·far:"':propagàfe::":\~"'.
soltanto un.inodo; in particolare quello fondamentale, altrimentLsFha'unadispersione' fra i ..
vari modi essendq diverse levelocitàdi fase e di gruppo con cu(s'ipropagano; affmché:sÌa "
possibile ciò (come abbiamo visto per le guide 'd'onda) la dimensione trasversa deve essere
dell'ordine di grandezza della lunghezza d'onda. Con una fibra ad, indice variabile, .
viceversa, si può ottenere il risultato che i' vari modi hanno' tutti 'là stessa costante di
propagazione e quindi si possono far propagare più modi contemporaneamente (s,enza avere
una dispersione); potendo far propagare anche dei modi superiori si possono quindi
realizzare fibre che, in termini di lunghezza d'onda. sono di diametro più grande rispetto alle
fibre a quelle monomodaIi. Questo è, ovviamènte, un vantaggio soprattuttoperche. dovendo
funzionare a frequenze le cui lunghezza d'onda sono dell' ordine dei micron o delle frazioni
di micron (rispettivamente, se siamo nell'infrarosso o nell'ottica), se bisogna trasferire una
potenza significativa può essere utile avere delle sezioni più' grandi. Lo studio di queste
fibre, naturalmente, è più complicato anzi, addirittura, in questo caso non esiste nessun
profilo praticamente ottenibile per cui si possa 'ottenere una soluzione analitica delle
equazioni di Maxvvell all' interno della struttura (essendo il dielettrico non più omogeneo, la
costante dielettrica non può essere più portata fuori dalle equazioni). Il nostro studio si
limiterà a considerare il caso di fibre con indice a gradino. Ciò che cambia nel formalismo
che dobbiamo adoperare quando, invece che avere una guida d'onda (in cui bisognava
risolvere le equazioni di MaxwelI all'interno di un dominio limitato con condizioni al
contorno omogenee), consideriamo il caso di una guida dielettrica è che dobbiamo risolvere
2 - 154

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
le equazioni di Ma,'(well in uno spazio illimitato Cnferendoci alla schematizzazione
-'·1 semplificata);
dobbiamo
è vero che il campo all'esterno del nucleo si attenuerà ma, proprio perché
verificare se e come esso si attenua, dobbiamo risolvere le equazioni di Ma,'(Well
j
sia all'interno che all' esterno del nucleo. Inoltre le condizioni al contorno non saranno più di
tipo omogeneo ma avremo le condizioni di continuità delle 'Componenti tangenziali del
campo elettrico e del campo magnetico, all' interfaccia fra il nucleo e il mantello; dovremmo
richiedere poi che verso l'infinito si soddisfmo delle condizioni di radiazione anzi, in realtà,
vogliamo che il campo si confini nel nucleo, attenuandosi esponenzialmente man mano che
ci si allontana verso l'infmito (quindi la condizione all'infinito sarà quella. di
un 'attenuazione esponenziale del campo allontanandosi dalla fibra). Se questo non accade,
ovviamente, non abbiamo più un modo guidato dato che viene meno la caratteristica
fondamentale di una struttura guidante di confmare trasversalmente l'energia
elettromagnetica (che invece si diffonderà in tutto lo spazio). Quanto detto ci fa capire che
'']
dal punto di vista analitico il problema da risolvere è notevolmente più complicato rispetto
al caso di una guida d'onda metallica. La complicazione risiede innanzitutto nel fatto che
...

bisogna risolvere le equazioni di Ma.'ffi'ell in due domini distinti e poi saldarle far loro e ciò,
come sappiamo, comporta che la soluzione analitica la si può ottenere solo se il contorno di
separazione fr?-J)nterno· e l'esterno sposa un sistema di coordinate in cui le equazioni di
Ma.'ffi'ell sonQ ...s:ep.wabili. Fortunatamente questo accade, in paiticolc;re,periE:'~p,nt9rno
circolare anches.~.i~i:sarà comunque una maggiore complicazione·d.ato che, cO,rr;le),Y'èo/~.mo
in seguito, avendo una simmetria cilindrica avremo a che fare con funzioni di Bdsel~t(iirv~ce
che seni e coseni, come nel caso di una guida rettangolare), in generale, sia çii lU,che;di 2 a
a
specie (per tener conto del comportamento 'sia nell' origine sia all '00 ).-1vla P9it~',,::q:iiesta '.'
complicaziòne.dicoiJ;J.volgerefunzionipiù.complesse Ce per .giunta in due domin{.cii'lV,~l:si'); la .
• .., •••• .... C> ••

differenza molto più importante Ce che complica. notevolmente questo studib)ij:~~· clie, r

sostanzialrriente,~ caIIlbiainmodo. drastico JastrutturadeLmodi. RicordiarTI.o Ch~:'Iiei


: o" ' . ' • • • • ·t· ,.
ciiiSo'
i.:...;i"
:n'::~'

delle gui,dC;,~d' onda metalliche lasemplJfi"ca;zigne fondamentale~ che.,ci ha permes~9';dilt~qwe


~·;·l
i
fino in fondo .nel loro studio in modo del tutto :generale,.è stata quella di poter"dis{WgU~re
L ___
tutti i modi ·iD ,modi TE, TIvI e TElvI; .dopo.çiic:p,é mettendo insieme tutte "questé:: sQ1uzi§.ni
particolan1:·;iplh semplici ,rispetto alla soluzione .. generale,. abbiamo costruito 'la'';soluzio~e
generale. Nel, c:aso di una fibra è evidente che i modi TElvI non ce ne possono,-dss~r:e;; infatti
un modo TEIvI hanna costante di propagazione coincidente con q.uèI1adel mezzo urcui esso
si propaga. Quindi non ci può essere nessun modo TEIvl che si prOpaga lungo '-la fibra dato
che il nucleo e il mantello hanno costanti dielettriche diverse, cui corrispondono cos'tanti di
propagazione diverse. Dal punto di vista fisico la cosa è ancora più evidente perché se c'è un

;-u
i __ l
modo TEM c'è una tensione e una corrente mentre, nel caso della fibra, tensioni e corrènti
nDn ce ne possono essere perché non ci sono, per così dire, due conduttori fra cui prendere la
differenza di potenziale, o CDse di questo genere. Le cose si complicano ulteriormente se si

-[ l considera il fatto che, in generale, non soltanto non esistono i modi TEM ma non esistono
nemmeno i modi TE e TNL Cioè nel caso delle guide dielettriche le soluzioni particolari di
tipo fattorizzato (in cui l'andamento lungo z si fattorizza rispetto a quello trasverso;
._r I soluzioni che abbiamo chiamato modi), in generale, sono come si suoI dire ibride, cioè
i hanno. tutte le componenti dei campi diverse da zero; non ci sono modi che hanno
~.J

componenti lungo z, del campo elettrico o magnetico, uguali a zero Ce per questo sono dette
-. ,j ibride, perché possono essere pensate come una sovrapposizione di mD di TE e DvI). Come'
vedremo successivamente, da un punto di vista matematico la ragione dell'impossibilità di
avere, in generale, un modo TE DTIvf deriva dal fatto che sul contorno, nel caso della guida
2- 155

I
~.J

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
• ~.··:.I).. " ..,,~

metallica, bisognava imporre che le componenti tangenziali del campo elettrico dovevano"
essere nulle (cioè un'unica condizione che riguardava soltanto un campo). Ricordiamo po(
che i modi TE e TM si possono ricavare da un 'unica funzione scalare; quindi con una
funzione scalare e una condizione era' possibile soddisfare ,la condizione al contòrno
imposta. Nel caso di una fibra, se avessi un modo TE o"1M non sarebbe possibile, in
g.enerale, con un'unica funzione scalare imporre la continuità delle componenti tangenziali
Sla del campo elettrico sia del campo magnetico, perché una delle due condizioni di
raccordo già determina la funzione'1fJ, o la cP (dopodiché non rimangono gradi di libertà a
sufficienza per imporre anche la continuità delle componenti del campo magnetico, o del
campo elettrico). Questo non era necessario nel caso delle guide metalliche perché una volta
fissata la componente tangente del campo elettrico uguale a zero, sulle pareti della guida, il
campo magnetico restava determinato di conseguenza; dopodiché la condizione al contorno
era automaticamente soddisfatta per la presenza delle correnti superficiali che facevano
passare a zero la componente tangenziale del campo magnetico passartdo da dentro alla
guida a dentro al metallo. Nel caso delle guide dielettriche non c'è nulla del genere, non ci
sono correnti superficiali; quindi è necessario imporre la continuità delle componenti
magnetiche (e quindi imporre due condizioni di continuità, che non riusciremo a soddisfare
con un'unica;funzione scalare" a meno che una delle' due" componenti non sii"hulla sul
contorno). , F iridra':abbiamo ,messo:, in' ,evidenza 'tutte' 'compliéazioni': dLtipo"più :pAtibò',che '
teorico; doè m!li:tiea diprincipio,~:abbìarrio,ancora"del'mo8i'{'bhénòn"saramrò'più "rrlbdFFEo'"
TIvf) che saranno' più complicati, ma in ogni caso sono delle soluziòni p'articolari. La 'cosa .
importante perché sia utile avere, i modi' (se '"ci'ricqrdiamo .qu~no',ché'accade':rreneguide·'" '
, d' o'nda) non è tanto; che" shmo' semplìèL (dle siano :semplicf:o' complicate dipende dal ' ,
;, probfema)ù:riirche;' cori.Pèssi:::stpossa;; costruire Jà::so luzi6ne:;.generale,~'ciciè~;qua:lsiasbsohlzibne'" ~' ,
, delIe',:"e'9.tÙizionE:dEM~efff:,nella:<'struttura:f'che'.'sL:sta~'consi'derando:'Nel<:caso':~dene~':guide"
'. metalJiBliejtfUiSTeine'~di:<:tuttkEmodi',(che per ::giunta:"eranrr;a.r;:ch:e;;semp lit:~i)',~era"~compfeto;~'<la'" .
'.. stessae:èpsa';ndBi;acChde~nel ;:daso ',di una' str:uttura:~guidantedi'tipt)'di:elettricO';' Come'f'Vedrèino'11 '"
. numero{dIiIT6df" guidati':b:sempre' fmito; cioè:::a&'ogni·· frequenza '.esiste';so ltanto:UI1' insieme
finito" di.' soluZibili delle equazioni, ,di' Ma."O.iVelL:(che' si attenua. esponenzialménte verso· ' ,
'. 1'infinito, che soddisfa ,le condizioni alcentorno', e 'così via). È chiarO quindi che con un '.
numero fmito di soluzioni a disposizione non possiamo pensare 'diottenere'lasoluzione più"
generale possibile, essendo lo spazio di tutti i campi 'uno' spazio' a dimensione infinita (anche' .
se numerabile, se consideriamo lo spazio L 2) ed' è evidente che con un numero flnito di
soluzioni non possiamo costruire una base per questo spazio. Come vedremo, sarà
necessario considerare (per ottenere un insieme completo) anche le soluzioni non guidate (si
pensi al caso di un'onda piana che arriva dall'inflnito e che si diffrange sulla fibra; anche
questa è una soluzione possibile delle equazioni di Ma."(\vell). Riassumendo, quindi, rispetto
al caso della propagazione in guide metalliche, nel caso di guide dielettriche abbiamo tre
differenze fondamentali, due di tipo analitico e una di tipo fondamentale. La prima è che le
equazioni di !vfaxwell vanno risolte in tutto lo spazio trasverso e non soltanto su un dominio
limitato. La seconda è che i modi non sono più, in generale, TE o TM (o, meno ancora
TEM), ma sono ibridi. Infine 'la terza, e forse più importante di tutte le differenze, è che
l'insieme dei modi confinati è finito e quindi non è completo. Nel proseguire nello studio
delle fibre ottiche, conviene prima affrontare i problemi e verificare le proprietà delle
soluzioni in una struttura più semplice, e poi vedere come questi risultati si traslano nel caso
della guida circolare. La struttura più semplice a cui possiamo pensare, in cui c'è tuttavia
una struttura dielettrica che guida un' onda, è quella in cui invece di avere variazione in tutte
2 - 156

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
e tre le coordinate (nel nostro caso, radialmente,
;--1 lungo e e lungo z) ci sia simmetria lungo una di
I esse. In particolare consideriamo una struttura
.J
) gUidante costituita da uno strato dielettricò
indefInito; quindi se ci limitiamo a considerare
campi che non variano lungo y abbiamo quantità
che dipendono soltanto da due dimensioni, x e z.
LI N aturalmente non possiamo pensare di realizzare
una fibra ottica in questo modo (non essendo il
campo confinato lungo y, pur essendolo lungo x,
ì esso si estenderà in linea di principio fIno all' 00, e
p6.\ch
[~~-l

/~~
quìndi non è realizzabile una struttura di questo
genere). La cosa che più si avvicina ad una
:~'] struttura del genere è, per esempio, il caso di una
struttura planare in cui abbiamo un piano di massa
con sopra uno strato dielettrico; trascurando gli
effetti dei bordi abbiamo una struttura tipo
quella del- ptano dielettrico indefinito. Allora il comportamento del campo inuna"str::uttura
,
-.-'

del genere:ci-"può servire a capire che cosa .~ccade se sul piano di~lettric9'f.,~riAia~p a . -"
~

'r
stamparcLup.,à-:.~crostris9ia, o. una piccola deposizione .metallica,{pptch,· che"per,e,s,ew1,Pio, può
essere utilizzato come antenna stampata). Detto 2a lo spessore' dello:' strato (corrisP9ii({~5te al
diametrodelnucleo), per quello che .abbiamo,. detto,. abbiamo .che lo .strato."ha.~J.ùia,,, ",,"I.qq~tante
, . .• .~~!-Ai' >'.!. 11" \h.... · '{

dielettrica. El. emag:qetica !lo, .e all'esterno {corrispondente al mantello ,dell~'s;:§'fqif?,iY"J,)ll}.a;


costante.dielettricacz e magnetica !lo. Vogliamo ,determinare e. studiare le soluzrQP:r.deTfe ,-
.i,', , .~....'; ·;:";;·1~:1·, .r.li~'

equazioni ,di Ma,"I:Wellinuna. struttura. di . .questo. genere; che abbiano la caratt~ristica.;.d-i


., -. , -':';"'~ • :..- ),l;': '. '"' -_ -"

propagarsi,lungo z .,edi.essere,yicey,ers,a,~.confmateJun-go x. Osserviamo ,però ch~,s~;:.per .un


momen~o .,.~immaginiamo ,.1' asse .. x ..come~se ..di.. propagazione"lnvece che, 'I~~s;~z, ':ci
accorgiamo subito che lungo x tale struttura.è descrivibile in termini .di linea, di 'iiasI'TI:lssio~e
equivalente, avendo.sost~ialmente una, struttura multistrato. La stessacosa'no~~P9~siarr;o
dire, natUr.alm~nte, lungo z,perché .per ,poter introdurre il. concetto di . linea dLtr4l;smissione
l .. J

. equivalenieè nece~sario che lungo la,dfrezione dipr?pagazion,e ,fosse appli~ab)ì~<Ja .teoria


delle guide, ,che richiedeva che trasversalmente il mezzo fosser,offi,oQ:eneo .. ,E.evide.me che
trasve;salmènte a z la sezione non è omogenea; c'è sempre un~ si~n;etria dlindricaanche in
tale direzione (oltre che esserci simmetria cilindrica lungo x), solo che l :andamemo della
l.i
costante dielettrica nella sezione trasversa non è
_.1. )
costante. Quindi alla nostra struttura stratificata
J possiamo sostituire la linea equivalente riportata a
lato, in cui c'è un tratto di linea di lunghezza 2a
corrispondente allo strato e due tratti indefiniti z
corrispondenti ai relativi semispazi, inferiore e
._-_.~ superiore. Inoltre la costante di propagazione che
bisognerà considerare sarà la costante di
propagazIOne lungo x (asse fittizio di
propagazione, ai fini dello schema equivalente),
-~_J ovvero si ha:

j 2 - 157

-I _ .•.J

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dove a seconda dell'indice i CI o 2) avremo il kx del mezzo l o del mezzo 2. La cosa
importante è che" naturalmente, il kz è lo stesso, dato che abbiamo un campo che si propaga
lungo z come e±Jly: {ancora una volta sono sCaI11biati esattame?-te i ruoli di x e z, e quindi
anche di kx e kz; ricordiamo infatti che nel caso delle struttuÌ'é multistrato risultava che le k
erano sempre le stesse, equazione di Snellius, mentre le kz erano determinate da un~
,relazione analoga a quella che abbiamo scritto). Non dobbiamo fare altro, scambiando x con
Z, che riesaminare tutto ciò che abbiamo fatto quando abbiamo studiato la propagazione su
uno strato dielettrico. Inoltre le impedenze caratteristiche, a seconda se consideriamo dei
modi di tipo TE o TM, saranno date da:

(TE)

z=
kX (TM)
Wc

dove:nei '~~o TE il campo e lèttric o ,è ::traSvers(1- rispetto" ad X;' cioeditettQ;!1mrgo y; quindi'


esso sar,àt;trasverso anche rispetto'a:.z;'analogarnente 'n:el',ca56TNf'è'il campo_:maQ:Iletico a '
essere "ditetto . lungo y, e 'quindi' non' c' ècompo~enté né lungo z né, lungo x d;l campo
magnetico .. Ancora una volta~ grazie:. allasimmetria.,'deUa strutrura:;':'riò6.':·soltantb· i· 'due (assi
sono intercambiabilLma, anche i'modi rimangonO' gli. stessi,'sia 'se"1i:vedEuTIo ':lurigo z sia che,
li .v.ediamo"~111ngO\)c:\'(doèmn/modo~;che~'è;TE~r1.lngo::z·.lo:è' anche::Jungo',x;'analogo;;discorso',
vale 'per.il}TM)LA;,q:ti'esto:punto::p.er, troV'are:'le'possibiH',so-luzionrccleHe :equazioni',di:Maxw.etl'·
omogen:e'em:r,una~;strottura:.~di':questo,.~gen·ere':nom:d'ob'ç.i:~o:fare"altro::,che~,tr.ovareele':ns0'n:anze'~' .
. su taletiistrutrura~.' DobbiamO:<quindi'. ;.imporre-:Ja.·condizione:' di,risonanza'" 'su'questa:: 'linea' .
equivalente';'vistada"simmetria,'d'::'conviene'considerare.··lasezione<alla'quaie'-imporre' tale
condizione' coincidente' proprio con la' mezzeria dello strato; in modo tale che' le impedenze
viste verso l'alto e verso il basso siano"uguali. Quindi se la sonuna delle impedenze (o'delle
ammettenze) deve essere uguale azero, ciò significa che l'impedenza (o l.'ammettenza) deve
essere uguale a zero. Questa impedenza, cheabbiatno indicato con Z. è data dalla seguente
espressione:

Le condizioni di risonanza si ottengono, allora, annullando o il numeratore o il


denominatore di questa espressione, ovvero deve risultare:

(zeri dell' impedenza)

(zeri dell' ammettenza)

2 - 158

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Osserviamo ora che se c'è uno zero d'impedenza vuoI dire che al centro, sulla linea
equivalente, c'è una tensione nulla; quindi il campo elettrico trasverso (ovviamente,
trasverso rispetto a x)è zero. L'altra condizione corrisponde ad un' ammettenza uguale a
zero e quindi ad annullare il campo magnetico trasverso (tr3;Sverso rispetto a x). Avremo
allora la seguente situazione: . "';

Zeri I Modo TE ModoTM


impedenza dispari dispari
ammettenza pari ' pari

dove ci riferiamo sempre alla distribuzione del campo elettrico per definire se il modo è pari
o dispari. Osserviamo che vista la simmetria del problema tutte le soluzioni saranno o pari o
dispari, e quindi le distribuzioni di campo saranno o pari o dispari rispetto a x. Quindi se il
modo è TE allora la prima condizione (zeri per l'impedenza) significa annullare al centro il
campo elettrico, il che significa dire che la distribuzione di campo elettrico è dispari (ov-vero
zero al centro, di un segno verso l'altro e di segno opposto verso il basso). Nel caso Thl è il
:1
("']
i
campo magnetico ad essere diretto lungo y, mentre il campo elettrico ha sia componente
i L.,
1~ng9x che la componente lungo z; stiamo ragionando rispetto ad x e quindi la,cpmppnente
, tras'v.ersadel campo elettrico è quella lungo z. Se si annulla l'impedeniaisigrufic.,fl".çi~!~Jche la
JO·o,-i!"or-J
il

correni,e è massima e la tensione è nulll:'.; ,quindi. questa volta è la distribuziQr{e':'!dé!Licqmpo


\ !
magnetico ad essere pari e quindi quella del campo' elettrico .,è' di tipo disparr:"'ABlllogo
discorso può farsi per gli zeri dell' ammettenza. A questo punto notiarno"NcJ1e,~"G,j,è l.lIla
relazione fra il kx del mezzo l e il kx del.mezzo 2; si ha infatti: ; :i~";:;:2:;~:',:";'

'sottraendo
,membro a membro
,~o
"~ >4.~.

,= .. . ..~; .

_',00'1
00
, I '
-o
......
,,)

":'o'
:!;'","':'

Se dici~~o ko la costante di prop~gazioI).e nel vuoto, e indiçhiamo co~,~i t'indice di


rifrazione;del mezzo 1 e con n2 l'indice di rifrazione del mezzoi~a~rerno:" ....,..
~\ "l"', .;_. .'
",t','i

k 2Xl - k 2X2 = k 2l - k 22 = E rl ko2 - E r2 ko2 = ~nl2 - n.,2}2


-
o
.......... ~

u Quindi una volta trovato uno del k x , l'altro resta determinato da questa relazione. L'altra

-ruI equazione che, assieme a questa, ci permene di determinare sia k X1 che k X2 ci è fornita dalle
relazioni che esprimono la risonanza. Cominciamo ad analizzare le condizioni di risonanza
nel caso dei modi TE; tali relazioni possono essere riscrine nel seguente modo:
-' I I

2 - 159

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Ricordiamoci adesso che vogliamo che i modi all'esterno del nostro strato dielettrico 'sÌ
. attenuino. Affinché ci sia attenuazione, poiché l'andamento lungo x è del tipo e"J~:-::' deve
accadere che kx nel mezzo 2 deve essere un irnrriaginario puro e negativo (in modo tale che
si abbia attenuazione spostandosi verso le x positive e, ovviamente, negative essendo
comunque i modi o pari o dispari). D'altra parte che una delle due kx dovesse essere
immaginaria c'era da aspettarselo altrimenti le relazione precedenti non potrebbero essere
verificate. Inoltre è evidente che deve essere il kx nel primo mezzo ad essere reale, e l'altro
immaginario, altrimenti avremo attenuazione dentro e non fuori lo stato (ovvero avremo un
campo che invece che stare dentro sta fuori e quindi non penetra dentro allo strato). In ogni
caso le relazioni precedenti non sarebbero verificate perché avremo a primo membro una
quantità reale positiva e a secondo membro .una, quantità sempre negatiya; 1'unico modo per.
c~i.g~este relazione pessano esseresoddisfatte . è che.kx2 siaun-imma~~o puronegativo.e
kx;:::si~ reale. Tenendo conto di ciò,possiamo,scrivere:'kx.2~= ..;..j!k x1 1. Ristrivendo 'quindi'le c

espressioni precedenti avremo:


k
t crk
I : :;
I
- -Xl- = a
k Xl
X2

k l ' ," ,"


I-=tcr
k
X2! ' -gk',
Xl
a , "
_"".,.- ,", .
Xl

Moltiplicando per a al numerat6r~ e al denominatore, a lO membro, per far comparire deUe


quantità adimensionali, così l'argomento della tangente, avremo:

ak
'X1_
___ = tcrka
a!k I
x:: 1
e XI

A queste relazÌoni aggiungiamo quella che lega le due costanti di 'propagazione kx,
moltiplicando per a2 per avere tutte le quantità adimensionali; ovvero avremo:

2- 160

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
f. 2 - n 2 1"0
d ove 51. pone v 2 = "n )r 2 a 2,m
· . (' d Ir. , \ '1
Cul essen o r...o=2:r./N l
'.
parametro adlmensIOnale vè
l 2

un modo normalizzato di misurare la frequenza in tennini dello spessore dello strato. A


·:i questo punto possiamo renderci conto se esistono soluzioni, sotto quali ipotesi esse esistono
:~'--I e quante ne esistono, dato che non ci resta che risolvere a Ìa: coppia di equazioni che si
I ottiene dalla prima delle (#) e dalla (*) o la coppia di equazioni che si ottiene dalla seconda
delle (#) e dalla (*) corrispondenti, rispettivamente, ai modi dispari e ai modi pari.
J- Osserviamo però che tali equazioni non possono essere risolte in forma chiusa essendo le (#)
1 delle equazioni trascendenti (del tipo: x·tg(x)=y). Per vedere che cosa accade si ricorre ad
l una soluzione di tipo grafico di tali sistemi' di equazioni, andando ad individuare le
'-,-'j intersezioni delle curve corrispondenti. Consideriamo allora un diagramma sul cui asse delle
ordinate riportiamo a· 'kX2 / e sul!' asse delle ascisse riportiamo a· kx, ; se consideriamo la 2 a
t _) .--

delle (f:/.) avremo un andamento del tipo y=x·tg(x) (ovvero una tangente moltiplicata per x).
Si hanno quindi degli asintoti in corrispondenza delle ascisse che sono un multiplo intero
dispari di rt/2 e degli zeri in ~lk~1
corrispondenza dei multipli interi di n; -~f~\
nell' origine abbiamo uno zero doppio ---~ ~~~~
"

e quindi il diagramma parte con


p
il] tangente ,orizzontale.. e _ andamento
quadratico., Successivamente avremo J
tanti rami tipo tangente, di cui però ci {'
'-J~' .interessa solo la parte di diagramma .il
che sta nel lO quadrante, dato .che l'
il
l ;

consideriamo la quantità pOSltlVa \ i'


f-rl a'l kx2 1 (valori n.egativi non sarebbero \ .I l
I
L.J
fisicamente accettabili).:L' equazione
(*) è ovviamente l requ~ione di un
cerchio il cui raggio dipende dalla
.JrequeTI.?;a -{e" da altri· Pc.rrfl:rnetri che
restano ·'fls:sati.una volta fissato lo
:-'1 I strato e la dimensione a); tale raggio· è
proprio la frequenza normalizzata:

Allora se, per esempio, la frequenza è tale che ad essa corrisponde il cerchio rappresenw.to
in figura avremo un unica intersezione (in corrispondenza del punto contrassegnato con • x').
In tal caso si ha un'unica possibilità di modi guidati di tipo TE, che si ottiene dalI' aver
considerato solo la 2 u equazione delle (#). All'aumentare della frequenza aumenta il raggio
del cerchio e quindi può cominciare ad intersecare altri rami. Ma è evidente che qualunque
sia la frequenza ci possono essere al più un numero finito di intersezioni. Anzi è facile
contare quante ce ne possono essere; infatti una c'è sempre dato che per quanto piccolo
possa essere il raggio del cerchio c'è sempre intersezione col primo ramo. Poi, per essercene
ì i
un' altra, il raggio deve superare n; poi deve superare 27t, e così via. C ioè tali intersèzioni
\I sono date da:

2 - 161

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
......•.-- ...... _- .. .
-" - .-. _. - .--- -
.- .. - --~--'--
" •••• _ ••• __ " ••• _ 0_ • • • '0_.
r

dove con intmaxO intendiamo il minimo intero maggiore <Lll.9lla1e dell'argomento di tale r
notazione. Finora abbiamo solo' considerato le intersezioni dei modi pari; andiamo a
considerare i modi dispari e cioè la prima delle equazioni (#), che è un'equazione del tipo:
y=-x·cotg(x). Per x che tende a zero si ha che x'cotg(x) tende a 1; c'è un segno meno e
quindi la curva che rappresenta tale equazione parte dal punto -l, avendo anch'e;sa tangente
orizzontale nelI' origine e con un andamento quadratico~ Abbiamo quindi 1'andan:;:ento
indicato a tratto e punto, che è costituito sostanzialmente da tanti rami di cotangente;
ovviamente le porzioni di questi rami che vanno fuori dal lO quadrate non ci interessano.
Tale andamento è duale a quello della tangente, nel senso che dove ci sono i nulli della
tangente ci sono gli asintoti della cotangente e viceversa. Si avranno allora ulteriori
intersezioni con la stessa circonferenza di prima, essendo l'equazione (*) la stessa,
intersezioni che indichiamo con 'o'. In defInitiva, tutte le possibili intersezioni della
circonferenza data dalla (*) e delle curve (#) ci danno tutti 'i possibili modi TE; nella
situazione esemplifIcata in figura ci sono dùe modi TE, uno di tipo pari e uno di tipo dispari.
Questo semplice schema grafIco ci da già ladimostraziorie, _.per così dire, della più:, .
.": importante delle affermazioni che .abbiamo 'fatto in precedenza è cidè'chej:>er ogni fn!quenz?-:
~-' esiste soltanto un numero 'fmito dLmodi guidati (essendofmÌto-ir'numero"di intersezioni che,
si harino fra le curve), dove il fatto. çii essere guidati è·il- riflessoche~fatto che abbiamo
assunto nel 2° mezzo (ilmant~o).un kx' puramente :iminaginariò·,'e negativo' (e': neL,
diagramma,.sull~asse;deneordinate, abbiamo. riportato'proprioa·1 k X2 1).:Ribadiamo il fatto.:.
che un,modo;,guidàto;::quelfo . :TE idi- tipo ,.pari ,: (contrassegnato'conJa:~_x.'); . esiste" s~rnpre.a,. .
. qualsfa?j;,;:irequèi1za;:{i1;diei;còtrisponde:;alfa~oche,cipuè)'essere.,una'soluzione ;p.~r'fr~;çJ;uenze:·
; ,-arbìtran~é'ì1te~;;:b~s~;; . .yedf'em~m "se'grnto cosa' signifIca: questo' fatto,. ::che-i~;~;em.~,~~
apparentemente'stranù;perché:abbiamo visto: che nel' casodelle'struttureYguidantimétamch'~;\ ,.-
che norr'fòssero- con: due conduttori, viceversa c'era unafrequenza'minima'di cut-off alcfl"'.'
sotto di cui non si poteva avere una soluzione guidata. Prima di vedere questo fatto, .andiamo" "
a considerare anche i modi TM; cambieranno evidentemente le espressioni delle ' impedenze ..
caratteristiche e quindi avremo (facendo anche qui il discorso sul kx,):

Quindi facendo comparire dappertutto deile grandezze adimensionali, tipo r argomento della'
tangente, avremo:

2 - 162

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
j
Abbiamo quindi che le equazioni (##) sono perfettamente analoghe alle (#), salvo il fatto
che gli andamenti dei 00di dispari e dei modi pari sono scambiati; inoltre in questo caso
J compaiono esplicitamente in tali equazioni i coefficienti di rifrazione dei due mezzi e ciò fa
si che ogni punto delle curve precedenti viene moltiplicato per ~l rapporto fra n2 2 e n1 2 , che
essendo minore dell'unità fa si che le curve diveD:tino piùbàiise delle precedenti. Abbiamo
~'''1 quindi ancora che ci possono essere' un numero fmito di intersezioni e che ce n'è sempre una
che corrisponde al modo dispari di ordine più basso (che esiste sempre, qualsiasi sia la
i] frequenza). Osserviamo poi che se ni ed n2 non sono molto diversi, cioè è verificata l'ipotesi
precedentemente vista di guida lieve, in cui n[-n2« nl e quindi n[2 e n2 2 sono praticamente
la stessa cosa, allora si ha che i diagrammi sono praticamente uguali (salvo il fatto che
risultano essere scambiati i rami relativi ai modi pari e quelli relativi ai modi dispari).
J Quindi quando gli indici di rifrazione dei due mezzi sono molto vicini fra loro si ha una
odegenerazione dei modi TE e TM, avendo praticamente gli stessi kx e, ovviamente, avendo
lo stesso k z (cioè ad un dato k z corrisponde sia un modo TE che un modo TM); quanto più
n[2 è vicino a nl tanto più c'è degenerazione. Ritorniamo all'apparente contraddizione che
abbiamo sollevato precedentemente sul fatto che possa esserci 1.ln modo guidato qualunque,
,0";'«1 sia la frequenza ovvero, a parte l'eventuale problema di dispersione che c'è per il fatto che
L_:.;. non c'è una proporzionalità fra.costante di propagazione e frequenza, si potrebbe pensare di
. .'.. utilizzare una struttura .dielettrica per trasmettere un campo elettromagnetico g1:l1dato a
, ' frequ~~e 'àrbitrariamerif~basse: Infatti,una ,fr~·le prime,cose che abbiamo detto,a;l~},.4Uiio, di
questo nostro studio 5ulleguide dielettriche è' stata quella ch~' :queste guide,'>\;s'~rvoi~'d. a
freque~e_alte;abasse frequenze abbiamo le line,e di .trasmissione, poi passiamo El;U~ guide
,.!~il
. ~ d'onda e, poi, ,quando :queste ,ultime non. pbssono.;essere più ...utilizzate, paSSiarnQ;l,:~;#S~,/mrt4e,.
. dielettrich~. Osserviamo che anche se finora, per i risultati a cui siamo giuntì;i:c,t':!;siamo
__ rO'] riferiti ad unostrato;dielettrico indefmito.:vedremo ,che 10.stesso fenomeno avvienè~arlche nel
!
cas.o della guida cilindrica,(cioè'anche;intaL,caso c'è ,u~ modo c,he si può pi~p:~gflIe a
~
u
qualsias~ frequenza,':Gomunque.bassa).;Un.. attimo.di .riflessione, naturalmente, ~,t: ~*2éapire'
->'1 subito che questo teoricamente è vero ma in pratica :no. Infatti se andiamoa~viçrèreola: .'
reLazionec.h:~i lega fra di loro. kX1 ' kX2 e il raggio v. del cerchio riportato sul dia~~a, si .:
!
c..J
vede sùb.itd,"';che man' mano che si stringe in
cerchio non so ltanto 'tende a zero a· kX1 ma tende a
zeroanche'a'l k xo I, cioè tende a zero anche la
costante di attenuazione tende a zero, non soltanto
quella di propagazione. Osserviamo che:
----..:... -
--[j kz = Jk 2 l - k 2xI

e quindi se tende a zero k X1 la costante di


propagazione tende a quella dello stato, k l . :tvla anche kxz tende a zero; ricordiamoci allora
-I che alI' esterno dello strato il campo si attenua come e -Ikxzlx . Allora se il kx~ I tende a zero I
si ha che l'attenuazione tende a zero, cioè c'è un campo che si espande all' esterno sempre di
più; si attenua esponenzialmente ma con una costante di attenuazione (l'inverso di I kx: I)
-I i
che se diventa più grande delle dimensioni trasverse della guida, in realtà, non si ha più
lJ
confinamento del campo che si troverà tutto alI'esterno della struttura guidante. Quindi
abbiamo un campo teoricamente guidato ma esso, in realtà, sta tutto all' esterno invece che
2 - 163

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


J _- -
...........
.......... -..............- _.- o
Buono Studio! =)
....... ,,- ......... ----
•••_____ , ___ •••• _ ••
'"..
all'interno della struttura guidante; il caso limite in cui la frequeriza tende a zero si ha ~he"
l kx2 1 va a zero e quindi si ha una campo addirittura costante in X, cioè è diventato un'onda·
piana che si propaga lungo z (quindi totalmente non confrnato). È chiaro ·allora che affmché
una struttura di questo genere funzioni da struttura guidant~,.è necessario che 1'inverso di
l kxzl siadeWordine di grandezza delle dimen~ioni trasverse, 'in modo tale da avere una
sufficiente attenuazione (dell' ordine di un neper, cioè e-l) quando ci si allontana di una·
distanza pari allo spessore della struttura guidante. Ciò significa dire che, se andiamo sul
diagramma che riporta a'l k X2 1 in funzione di a· kxl , il cerchio deve essere sufficientemente
grande owero, come vedremo dettagliatamente in seguito, non possiamo scendere a
frequenze troppo più basse di quella a cui corrisponde un raggio v pari a rt/2; non possiamo
andare oltre perché si andrebbero ad eccitare più modi, ma non possiamo andare nemmeno
molto al di sotto di tale punto (sarà circa la metà, cioè circa Jt/4) perché altrimenti il campo
si sparpaglia tutto all'esterno. C'è quindi ancora, come nel caso delle guide d'onda, una
banda di possibili frequenze di utilizzo, compresa fra la frequenza di tàglio del primo modo
superiore e all'incirca la metà (o qualche cosa dell' ordine di grandezza della metà) di tale
frequenza. Vi è un' ulteriore differenza rispetto al caso delle guide d'onda; abbiamo detto
infatti che, nel caso delle guide dielettriche, c'è un numero fmito:di, modi che si possono
;:: propagare per ogni frequenza; Ma'anche' ne'Ile guide d'brida; per' ogni'~frequenza; solo un··'
:,.numero fmitodi modi si può'pròpagare;rnentre'tutti"gli'altri s'Ì'sono'attemuati>-C'è però una '
. ,diffete.nza sostanziale: nel caso delle guide dielettriche, non 'si ha che l modi'o si propagano.
o sono attenuati. I modi guidati O esistono esi!,propagano,· oppure non' esistorroproprio; cioè .
. quando la frequenza è tale da non' esserci intersezione Iron è"ènessùn modo :guidatb(non"è '
. che c','è,unmodo;,::guidato'~,che:~si:'attenua'·esponenzialmente)::Nèl"caso dèl1e'guidè;,d'onda;
invece,:;i;m'odi'::esisfevarro/:sempre','di"; cui "un ',numero::fmìto' si propagavallo;,e;:tutti, gli altri ;';
esistevaTIP:d:na', si: attenuavano' .(servivanq:ta',', çostruire';' il campo· nelle 'vicinanze:,· detle'
,. discontinuità",io'::deHe,::'sQrgenti)~:~:NeFcasddeli~iguide ,dÌelettrich:e;<aduna;certa;~frequenza,,:i ',.' ,
modi ,che, esistono':sl propagano;'gli altri non è'· che esistono . e ,sono ., attenuati; ma, non;
,esistono proprio' perché se non c'è intersezione non c'è soluzione dell'equazione di
risonanza, cioè non esiste nessuna soluzione libera confinata. Quindi"è pur vero che'per,quel
che riguarda la propagazione, ad ogni frequenza, c'è un numero finito ,di modi che si
propagano in entrambi i tipi di guide, ma c'è la differenza fondamentale che l'insieme di
modi nel caso della guida d'onda è in ogni caso completo (solo che soltanto un numero
finito di essi si propaga e gli altri rimangono attenuati). Nel caso delle guide dielettriche,
invece, esistono soltanto un numero finito di modi che si propagano. In altri tennini, se ci
allontaniamo dalle sorgenti (o delle discontinuità) troviamo un numero finito di modi che si
propagano sia nella propagazione in guida metallica sia nella propagazione in fibra; ma nelle
vicinanze delle sorgemi c'è una differenza fondamentale. Nel caso della guida d'onda il
campo è costituito dai modi che si propagano e tutti gli altri modi esistenti, ma attenuati; nel
caso della guida dielettrica. nelle vicinanze delle sorszenti, è chiaro che ci dovrà essere
qualche alt;a cosa per cost~ire il campo, sicurament; non modi guidati (perché essi, se
esistono, sono in numero finito e si propagano). Andiamo ora a verificare qual è il possibile
intervallo di valori che può assumere il kz, cioè la costante di propagazione. Abbiamo infatti
che risulta: '

kz = )kf - k~t = k~ + Ik x2 r~

2 - 164

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ovvero k z è la radice quadrata di una quantità più piccoLa di k J2 e la radice quadrata di una
quantità più grande di k22 , cioè: .
k 2 ::o;k z s,kl

Quindi tutti i possibili valori di kz::, che sono in numero finito·, '~O'no tutti compresi fra k 2 e k 1
(cioè .fra la costante di propagazione del dielettrico che costituisce il mantello e quella del
dielettrico che costituisce il nucleo); l'ampiezza di tale intervallo (e quindi il numero fmito
.L-I di possibili valori di kz) dipende dalla frequenza considerata, più essa è grande e più
J l'ampiezza di talè intervallo aumenta (essendo gli estremi proporzionali ad essa).
,:

Tutto quanto fatto finora ci ha permesso di vedere qualitativamente cosa bisogna fare per
trovare i kx da cui poi i kz, trovando le intersezioni fra le curve (che equivale a risolvere le
relative equazioni) e poi ricavando kz dalI 'espressione in termini di kx. Se si fa ciò si può
ottenere per ogni frequenza (il che significa dire per ogni raggio v della circonferenza) quali
sono i modi che esistono e per ognuno di essi trovare qual è il kz. Se si ripete questo al
variare della frequenza si possono ottenere dei grafici in cui viene riportata, al variare della
1,,-4'J" frequenza, la costante di propagazione per ogni modo. Naturalmente viste le grandezze in
. . gioco è chiaro che la frequenza ci conv.errà parla in forma normalizzata, o:vvero
, considerando v, e visto che il k z è sempre compreso fra k2 e' ICI: .ovviamente rip'orteremo
:: r'~L' .. ' : anche .tale grandezza. informa :normalizzata (in modo .tale da'ottenere un rangé~~!s:empre J:

J: "':compreso fra·O.ed 1). Se facciamo questo otteniamo i 'seguenti diag:ranimi: '~~i.':. '.
.,-./
. ,.,

MODI STRATO DIEl.E~RICO (n1 = 1.5 '; n2= 1 )


1 r -_ _ _ _-;,_ _ _ _ _..,--_...:...-_ _--r_ _ _ _ _. -_____...;;,<..:..1l~j:q:;·!~!·ì~:.~~.h'.~:tt,.: ':r~..
I t l :zI: •. I

i~]

cL] .
~8: ----------/.-~~?:;~~~C~-il! . ·•
:.~ ."!
.~
. 1 I 1 ~. , -2 ....,.. 2 ... I ~
.~' ~
_I, "" :;T'N;
"r:S-~
.-.::', .

l, :/.,,: ," :. . . ,. ..,~' :


: J/ : /'" 00;' -: / .

'lJ._ 1/~1.;"': .,.0'/ ',.t,,' .' :.


~
jJ-j ~6,~' :~: --
----
.

--l/i: ------i/.~::,:"'~- ~ --~- ?;,-,,-'::--~ -:A::-:,:>:!\. -~'~:


/
I

",
{

./
" ,

'. / I
' /

, .;"., .-
':2

",. : .
--'2

•••• : . " , .

~ /: /": I,' : /" , .


-'-il
N
~
N
/"
Il:
O 4 - - - _(I - -;.. - - - ' ; "
// . /
~ , -.~ .J - - - - - - - -
:'
- '- - - -
! / (,. _ ••• - -
l '

-
:
~ - - - -' - - .. -
,/' . '-
/'"

- -
:
- -' - - -
. pan
l .
- • - - - - - - -
v. J I~ I..': I .
-)
:::=,... I /
I
:
J.'
,/ ,.' :
t / '
/,' :./.
I...."
I :...,
,....
• d,' ("'o~rl'
l.::I ,.......

,jJ[ I
/

/
I
I
I
l ' ' .
,:"
I

:,;':'
1".' Il
:
I
J l'

/
I
l'
I I
1.1
).,

/: ./
(..

('
I
f
f
I

: -' T:=
l

hl
I
-f· ----·1 t ~I'; -ii-':;'- ------,),~ ,-. r-.---------!-------.----
' I I ) " I I ,I I " I . :....

• L.,. 0.2 - -/
I I / .'

• - - - -
, ( ./ I;' I

I " :1 ,. / ;' I ' , : -- : TM


/
1.-
}

I
.:'
f

i(
)
;)

/:,'.
l'
.'

1/
/ ,

,
;1

:' :
I
l,
I
../

./ .. '
..
••.• I

O 1../ I ;I 0'1 ,/ /
I
I ,. "

O 2 4 6 8 10
kO*a *sqrt(n 1J\2-n2J\2)

Questi grafici riguardano quella che potrebbe essere una struttura per microonde, in cui
l'indice di rifrazione del nucleo, n 1= 1.5, è sostanzialmente quello di alcune materie plastiche

2 - 165

I
I
J
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
\f.
ma è anche l'indice di rifrazione dei vetri che si utilizzano per le fibre ottiche. Tale fibra la .'
si suppone nel vuoto, perché n2=1. Non è il caso adeguato ad una fibra ottica in cui, invece;'
gli indici di rifrazione del nucleo e del mantello sono quasi uguali, tipicamente 1.5 e 1.4,
oppure 1.5 e 1.49. Come avevamo precedentementepreannunciato c'è, sia per i modi TE sia
per i modi TM, il primo dei modi pari che ha una pulsazione di taglio pari a zero (n.d.r.: .
probabilmente c'è qualche errore nella rappresentazione di tali curve perché i modi
pari e i modi dispari TM hanno un andamento duale a quello dei modi pari e dei modi .'
dispari TE); poi vi sono tutti quanti gli altri. I punti sull'asse delle ascisse corrispondono,
rispettivamente, il 2 a rrl2, il 4 a Jt e così via. Come si nota la costante di propagazione ha un
andamento che va dal valore più basso al valore massimo, sostanzialmente, in un range di
frequenze normalizzate dell'ordine di 4. Osserviamo che questi non sono, evidentemente, i
diagrammi di Brillouin (ovvero il diagramma w-k, .e neanche k-w) perché seppure sulle
ascisse c'è una grandezza proporzionale ad Cl) sulle ordinate non c'è k, perché c'è una k
diviso una differenza (che è proporzionale alla frequenza); in pratica i punti che
corrispondono alla zona rettilinea nel diagramma di. Brillouin, in questo diagramma,
corrispondono alla zona in cui il diagramma diventa' costante. Quindi la zona corrispondente
ad una pendenza non nulla del diagramma è quella in cui c'è la massima non linearità fra
costante di propagazione e frequenza; viceversa, agli estremi c'è quasi Iinearità. Questo
confenna, naturalmente, che se si ,utilizza ,la .struttura guidante nella zona 'che sta'Prima del;.
primo modo superiore, ma non. troppo . vicina· .allo', zer,o, si,·: è proprio Il.~Jia zona ,di non·
linemta in cui c'è una significativa dispersione .. Quindi effettivamente questa sarà una
propagazione dispersiva do-vuta.alfattoche:c"'è un legameJracostante di. propagazione e
frequenza che non.è lineare. N otiamoinoltre ..che tali grafici, .se anche n l edu2 dipendessero
dalla .freq:uenza;:,~$arebher:O;ii:distorti; ci~èo ltre.a:l1a.: dispersione.dovuta-allapropagazione·~
guidata:iç;i>siarà,~anche:':.èlna~'dispersione •.··d6vuta· ·8:l;.c.?-mbiamento:defle·costanti::dielettriche.al
variare ';, deHa{:;:çrequenza':':~Qùesto{come ab biaiF9~~ ~ccennatcr'a' suo .' tempo) .in,;'~ealta~ che' .
.apparentemente·.~può\".essere/uIl: ulteriore- ·inconveniente,. ··può: viceversa diventare.·. uni.,fatto.--.. .r
positiv.o p:etché'.:se;;si,:r.Ìescono>a :·mettereinsieme.dei materiali .in :.cuila dispersione. do'VUta
. alla variazione.deWindiCe'diJj[razione controbilancia, almeno in parte, quella dovuta alla
propagazione guidata, si possòri'o:'ottenere delle propagazioni su bande più larghe· (oV"Vero
per più tempo) prima che i fenomeni' di dispersione deformino· la forma del segnale.
Andiamo adesso a vedere il caso in cui gli indici di rifrazione sono meno diversi (nj=L5 e
n2=1.4) si ha:

2 - 166

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
MODI STRATO DIELETIRICO ;,(n:1 =1.5; n2= 1.4)
1.-----~--r-------~----~----~------~--------~
, , ,
I
.:~:
, ,
:

~!.~--- I
!~,: ~ I t
o'·
f

-----------~ ) ,~ '- -------i- ------.,-71- ----------~ ------~ --


, ~ t I I

0.8
., I ./'" I

~f: :. ,/~'" : ,. " l'' :

" : ! ~'/ : I,.,'" :


.---... " : 0 : : ~. ,."~
~ 0,6 ------- r-- ~ ---------- ~~. ------" ----- f. - , '- - - - - - - - - -: - - - ~ - - - - -
:
I I

: (/ : ; - :

": ') ,
,~"
.-~~
~~,--

---Ill'-----i----;I,/~ -----~- ----/!. '- ----


I I ;,.... I J: .... ",4 I

. Il ! ;,/: .,': /;oi: 1 : pari


f --/-~F'- ----~ --,,- ~ -d-'I-S-D-a-n~
('·-l
,
!. j
_.

;,1
"
f I

:;t'
: 1/.
(.'

l','
l '

:
:,'
l ' '

i
J : '
l _ •

TE
-/;-------- '- -------- --------l'
I ( :
~.
:
!l
I
J I
I l' /.' I
I ,
J
j;'J'
I ·
f -.

0,2 ~!' -~/- l?'~ - - - - - - - - -- - - ~- - - - - - - - - --


I
t J

J I
J

l,
1"1 I

I
j

I -- TM
, I I I
I J l .

.f I
I

l'
"

)11 . : ii~N;, \;,


'

/'!
'i: . :
I I

i: )
I

. j.' ;i'

° 0
"'-----"---'-'-2--""'-----'-4--"'---6"------'-8--'------'·i'H~· .
kOira*sqrt(n 1J\2-n2J\2)
7'-:,.; ·\t,~i:~"t.
'~.:~;. ~.~f~?~;,I~j. ~~~." ~.' .~;
Non è ancora il caso ottico, in cui invece,le differenze fra nl ed :n2sono delli;or,dine di.
·--0-
:, I ! qualche 'per· cento. ,Come ;ci' aspettavamo le curve dei::modi TE,e dei modi TIvLs~n9ì:tJ;Ilolto
--- ~- piùvicihe,t' è' quasi ;·degenerazione .(cioè.,pen,o.gnLfrequenza la costante di prop~~i@:ne.;del
modo TEe'del'modo1'M·è'-praticamente~"la:"'stessa);!S.e,passiamo."al"caso .diinter~s,~1f:per, le:'.',:" <:; .:~:
fibreottièhe'in cui, 'per esempio, si ha'nr=:L5 e n2=L49si·ha che le curve non si d~t~·guonp
proprio/cioè~ C" è ormai :completa· dègenerazione fra modi TE ·emodiTM.",E tale,; ,p r;,bpri età , ,';.) ,

vale semptè;1:come·vedremo,anche·nel. caso~'delle fibre· effettive succede la stess·a.',c0sa,.cioè


quando gli indici di rifrazione'· del mantello e del nucleo.sono molto vicini r;,un,o, all,:,a.ltro ..si
ha praticaiIiente la stessa costante di propagazione. \,' . ..,.
-.: il
l.J

~-il
LJ

2 - 167

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
..... - - .. --._-
..... - ... _. -. -, ........ -... __ .-."
r
MOD! STRATO DlELEIT8lCO (n1 = 1.5; n2= 1.49)
1r-------r-------.-------~------~------~ r
. • I

..l ~;._:-
.. .
0.8 ---------;-------/ : -----------:--------
I , I •

:: 2. . / ' : .
,I /
,~

~0.6
, -.. ---_... . . -- ~ -.. - -- - - . . -- -/'~ --- ----- - . . -t... . . -.. --- --.. -: -/. . - . . __L_ -_
I ,# I I
,-
'-' : I : f

::::::- : /1: / : ~...


....--..
N
v i / l / l 2// il: pari
8 0.4 ;I

--
I / ' I / I

I l , I

:
t
:
I
: /
I
:

2: dispari
I

I
I

I VI I

--------1/--------- -------/ r-----------r


:
I
:
I

-~
l': . .: -: TE
-~ ~ -TNi--
/
O~----~~----~--~--~--~--------~------~
O 2 4 6 8 10
kO*a*sqrt(nlA 2-n2A 2)

'. Questi~ ::,.quiridi;.;::sbÌl'o.::quetliZ::che p·otr.emmo~·chiamare:;..i ..diagrammi::di"tdispersione:'·(che:;ci;:· ."


. dic()no:ttcoin~iiaci8:qiLj;:dostà'Ò.te';di;propagazione·.:m·funzione:;defla;:frequenza)~~::V,ediamo::ora: . ;:·.··
.. que 0ò-C'li'·e.e
. U·:··;:v "':':"'''6(:1'''' ";.t) ; , : , ' ·t·· ' :':d 1·1' '..
. '.anu.amen 0." e. a,.·cos . t an+,.. ~ •.. :. # ' . . ' . '.' l'·
.......·ut:::a:~~enuazlOne,
. .. ·d·elia,equenzaji;per:~'.i.ar."
a ,;:v.anare", .fr' .' : ,.,,...., &'" .... ·
; vèdete'::lche~.;ç:&sa::accade·ì.se';éL.mettiamo;;troppo':yicinD·,·al1:a:;.frequenza::,zero:'Irr:talei;diagraIDÌnà::.~~. ~.'
.' abbiàmo"'ripòrtatOi,'isempre:,nln: funzione: de1:la"frequenza: :norma:lizzata;,,; F an:damento;c·.della'..
costantecli attenuàzionemoltiplicata 'per a, quindi normalizzata non alla frequenza ma
normalizzata in maniera assoluta allo,'spessore' dello. strato: Se ricordiamo allora quello che
!
abbiamo detto in precedenza, .il prodotto a·l kX2 deve essere dèll' ordine dell'·unità perché le
cose vadano bene; ciò significa dire che allontanandoci di a -(pari alla metà dello spessore
dello strato) il campo si è ridotto di 1/e. Quindi la zona utilizzabile di questi diagrammi è
tutta quella zona che sta al di sopra della retta orizzontale passante per l'ordinata l; se
vogliamo un'attenuazione più forte chiaramente tale zona utile comincerà ad un livello più
alto (ad esempio.la retta orizzontale passante per l'ordinata 2). Se sul diagramma
consideriamo il modo fondamentale avremo che l'intersezione tra il limite di questa zona
utile e i diagrammi si trova non troppo lontano dalla prima frequenza di taglio del modo
immediatamente superiore. Ancora una volta, come nel caso delle guide metalliche, non
possiamo metterei troppo vicini alla frequenza di taglio, ma questa volta per una ragione in
più; non solo per effetto della dispersione ma anche perché in questo modo si ha una
sufficiente attenuazione del campo allontanandoci dallo strato.

2- 168

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
MODI STRATO DIELETIRICO (n1 = 1.5; n2= 1)
10r-------.--------,--------.-------~------~

-
j
--,'
I
I
I

;-1'1 _.-.1

.' ,.

Andiamo ,ora a considerare 1'andamento dell'ampiezza del campo elettrico al variq;r;e della,
frequenza 'normalizzata . v, in funzione, della distanza 'X, normalizzata allo spe~sgre dello
strato; tali"modi sono tutti normalizzati ID 'modo tak cheJ' energia è pari a 1,doè~th modo
tale chél',integralefra~"e +00 del modulo.quadro.:deLcampo vale 1. Ber v=1 si~ha')çhe.soLo: .
il 68%cu:ca dell'energia sta dentro allo stato. Se mvece consideriamo il caso,~}:c~~~v=2ci
troviamo fra."il modo Jondamentale e>'il primo modo superioré (che, ricordiamo". è lln modo
dispari)JGome·si vede il modo fondamentale si è più:addensato dentro ,allo.i~~to; infatti'
adesso oltre il 90% dell'energia si trova dentro allo strato, mentre per il:primo modo
superiore,.oltre la metà si trova alI' esterno dello strato.
-rl I
L....c;
!
i

2 - 169

:--1 i
li
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
I
Buono Studio! =)
ì
I
,;.
MODI TE
1
·· I

v=1 0.683

0.5 --------------~-------
I ·

.
• ! .··
I

w o --------------~------- -------~------~-------~--------------
I
·
I

-0.5 ______________ J _______


I
j!_______ . ______ ! ~ ~-------~--------
. _____ _
·,
,
I
.. t , . I
,
.,
I

I I r
I I
,, , ,I

·

I: • I

-1
-4 -2 2 4

MODlTE'
,t r-------,r--,- - - - - : - - - r - - - r - - - - - r - - - - - - ' ! " ..
". ,:! I :~.
.;:: :_;..

• r
, 0.906'
,,
- ,,' ~ • f. : '.:. ....."
" 0.466'
,0.5
-R:~~~:'--~--------------
I

--------------~-------
------r--?-- / -'" I
J ...... ~••

.I : ~~---.,_.
' : j
t/ '-..': ------.-
--__
~' ~
w °l -----------~------- -------i--------------i-----------
,.
/

---- --._--...~--
I,
(
I .
.
....._--. i"
_" '~, l'
· I I
.......
......
• '"""; f I i

-0.5 ,-- ------ -- -- --- ~- --::'-\-: -J - - -,/- - - ~ - - - - - - -1- ------ ~ --------------


'r-/
f ... / I I

···i
, .,i .l
,
I
,,
J_
,
t
,

,
I

t
l ,
I
:

,

-1
j

-4 -2 o 2 4
xla

2- 170

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
)
Se aumentiamo la frequenza passando, ad esempio, a v=3 avremo:
-L
MODI TE
1r---------~--_,----~----~--~--------~
Jr.
- I--J
/~\
I v=3
"\\ 0.962

r-\' ---~~~~}-~--------
t.,,"

, : :
.J r-1
. I
0.5 ---- - - --- - --- --: -- ---- - V------;- '~,-
:L/
\ I J J ., I
: I i " I

I
!/ Il
\\. ,., '.

w Or-~~=~=--________
-'-"""-"=--
: -=::-:- - - - - - - - - - - - - - -r~ --------------:
~-- ---,--:;:=----1
"I .... ~ i'
Il II

! .." l! I

\\\ /1 :
~ 1
I \ l

: \ ,I :
-O.5 r-- - - - - -' -- - - - - - - ~ - - - - - - \
I I
-- - - -j~ - ~ - - - - - - - - - - - - - - ~ - -- -- - - - - - - - - - -
/ I I
I I ; I :

~ J :
\ j :
\ ...../'. :.

-1~--------~----~--~----~----~--------~
-4 -2 O 2 - 4r '
xJa
.A.ncora ci:sono soltanto due modi (perché Jt=3.14 è la frequenza di taglio succ6ssi~?a) però
in tal caso: ·ili96% circa dell' energia del modo fondamentale, ormai, sta dentro: a1.lo;.~trato, e
anche 1'80% circa di quella del modo superiore. Quindi man mano che la frequenia :çiumenta
i campi si.schiaccianosempre di più dentro allo strato. Infatti se continuiamo a salire con la
.- il freguenia"avremo, per v=4, che c'è anche iLterzo modo (che è ancora un modq;;-lJGl.ri ma ha
• 1 due oscillazioni, invece di una sola; si osservi che le oscillazioni sono di diversa altezza
.

i
'U·

perché i ,modi sono stati normalizzati in modo tale che l'energia fossa pari. a 1). Se
continuiamo ancora avremo, per v=5, che i modi che si propagano sono quattro; il modo
fondamentale sta praticamente tutto dentro allo strato (il 99% dell'energia sta tutta dentro
allo strato), come pure, praticamente, anche il primo modo superiore. Solo l'ultimo dei modi
è ancora sensibilmente fuori dello strato. Man mano che la frequenza aumenta questo
fenomeno si accentua sempre di più.

- iJ
L.
-- U
- I I
U
2 - 171

~I

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
J . - -:". -.::::::.-:~::: " . : : : . : : : " • • • • • • • • • __ o " .
rv10DI TE
1~------~----.----;----,----.--------~
-
v =4 f\./~\\ . P.981
_
"~
0.5 ,- ------------ -1------- V---I / 0.915
-~"~ -----~:71-9 --------
: I\..
ili l J.
t
:
t

O~------------==~-==-=......-=:::=-:-::.- -- -- -- - - -
j +l------
)
I
t
~ ,1
-!Il
! \

\
.,
'......:

"',......

tt

; -C:': -" '"_"~=~-"""='=:;:::oc>c----!


______

. 1\\
~ \~\
-0.5 -------------- .----- -- - ,,",
I/il;i
-l- ~ ---t ---;1- ---~ ~.--------------
l
t
I 'I I ; t \
: '

1 I, l, ,
l, i J V
\._/
.. -"
-ilL---------~~--~----~~~----~--------~
-4 -2 O 2 4
xla

tv10DI TE
1'," ----------,:------r----T----j---!--------I":-··~-;i:. ,.
'" ' ' ":T"
..,~
'....
;- -r," {;,'
"~v-
5

0.5

-0.5

-1
-4 -2 o 2 4
x/a

2- 172

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Ricordiamo che per la costante di propagazione risulta: k 2 :$ kz s k] .

. )( )( )( )( )( .

Quindi se riportassimo su un asse questa situazione avremmo che tutti i possibili valori di k
sono in numero finito e si trovano alI) interno dell' intervallo [k 2,k l]. Abbiamo già messo i~
evidenza il fatto che essendo finito il numero dei modi guidati ciò implica che, ovviamente, i
modi guidati da soli non sufficienti per rappresentare la soluzione generale delle equazioni
di M a'0N eIl nella nostra struttura
guidante.
Consideriamo il nostro strato dielettrico.
Evidentemente con un numero finito di
modi non possiamo,~rappresentare una @
soluzione arbitraria delle equazioni di
-~ • x
1vla.'CWell, anche nelle zone prive di
(-l] sorgenti. C'è quindi bisogno di I
t-
considerare altre possibili soluzioni delle(])
equazioni di 1vla,'CWell, da aggiungere alle I
'.1.:
precedenti, che possano. eventualmente
costituire un sistema di base per ii campo '::}.,

,-nu elettromagnetico. Un attimo di riflessione


ci fa capire che, in realtà, la limitazione
fondamentale che in generale non'
possiamo aspettarci di dover imporre (se vogliamo trovare la soluzione gene,rale alle
equazioni di Maxwell) è, proprio quella che i campi decadano esponenzi,~lmente
allontan@GPsi verso 1'infinito. Se, ad esempio, nel punto indicato, in .Jigur.a (con <. ' )
i-D pensiamo"di avere una sorgente costituita da un filo di corrente (perpendicoiare"aÌ pi'ano del
foglio, in m,odp da conservare la simmetrjEl; con la struttura). È evidente che. questa sorgente
genera un,"campo elettromagnetico che avrà, per esempio . una componente che si irradia
r --O verso l'infinito che non si attenua esponenzialmente (dato che il tlusso di potenza deve
rimanere costante); ci sarà poi, eventualmente, anche il campo diffuso dovuto; alla presenza
-- , · dello strato, che in generale avrà una componente radiativa verso 1'infinito. Cioè se abbiamo
l.U una sorgente effettiva è chiaro che il flusso di potenza non sarà diretto solo ed
esclusivamente lungo z; ci sarà un flusso di potenza anche verso tutte quante le altre
direzioni. Ancora una volta si vede la differenza fondamentale rispetto al caso delle guide
'-u d'onda metalliche in cui, siccome il campo è necessariamente confinato all'interno della
guida, è chiaro che il flusso di potenza può avvenire soltanto lungo z. Nel caso delle
strutture guidanti dielettriche, siccome non c'è nulla che confini il campo a rimanere
r
,
-IU· ,
! necessariamente nelle vicinanze dello strato, in generale la soluzione più generale del campo
elettromagnetico presenterà un andamento a cui corrisponde anche un flusso di potenza
--- I verso tutte le possibili direzioni dell'co; saranno, ovviamente, da soddisfare le condizioni di
J radiazione all'infinito, cioè il flusso di potenza deve in ogni caso andare verso l'intìnito, ma
non è detto che debba essere soltanto diretto lungo z. Inoltre, se allontanandoci ci aspettiamo
che debba esserci soltanto un flusso di potenza verso 1'infinito, è chiaro che se ci mettiamo
in un punto compreso fra la sorgente e lo strato (indicato in figura con 'x') ci dobbiamo
aspettare di avere sia campi che vanno verso lo strato (quindi che vengono dall' co) sia campi
-I
I
2 - 173

1
- , .I1
1
U
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
I Buono Studio! =)
.J
~~ ,~ "

che vanno verso l' co. In altri tennih(per sperare di riuscire a rappresentare qualsiasi campo
elettromagnetico, dobbiamo sicuramente consìderare anche soluzioni delle equazioni di
Ma."XWell non soggette né alla condizione di attenuarsi esponenzialmente né alla condizione
di radiazione all'co, nel senso che, sicuramentè, per rappresentare in certe zone il campo
dOvTemmo avere dei campi in cui siano presenti sia onde cn-e"vanno verso lo strato sia onde
che dallo strato vanno verso l'co. È chiaro' rihturalmente che poi il campo totale dovrà
soddisfare le condizioni di radiazione alI' infmito (cioè motto lontani dallo strato dovremmo
avere onde che vanno solo verso l'infInito e non viceversa), ma non è più vero che per
costruire un campo globale che va verso l'infinito si debbano necessariamente utilizzare
singole componenti di campo ognuna delle quali va verso l'infmito. Si pensi, ad esempio, al
caso di una funzione a quadrato integrabile che viene espansa in serie (o in integrale) di
Fourier; si possono utilizzare degli' esponenziali, come funzioni di base, ma si possono
utilizzare, naturalmente, anche seni e coseni (separando, sostanzialmente, le parti reali e
quelle immaginarie) che nqn soddisfano alla condizione-di avere soltanto delle onde che
vanno verso l' infmito. Quanto detto si traduce, in termini di linea equivalente, nel fatto che
non dobbiamo accontentarci di trovare soltanto le soluzioni risonanti (che corrispondono a
onde che si attenuano allontanandosi dalla strato) .ma, in generale, qualsiasi tipo di soluzione "
che possa esistere su questa linea~ equivalentel:sfa.quelle' che vanno' V'erso'P co sia quelle che'"
vengono dall'co, ovvero del tipo: ' .. ".~. :', '
'" e±jk~~"{··.:··.~'::'
dove, non essendoci più la. limitazione .:di dover, considerar:e;"onde i.che. si'arterùiano :
esponenzialmente, qualunque valore di kx è accettabile che., darà' luogo aduna, possibile
soluzione;. :sU'lla·"lir;ieatdi~tr.asmiS'sione;·;.:cioè,non.sia.pifr~:lla' limitazione".che;,kxii;::-jlk.~:{lma.,
dOVTem,;.o>,~sumer~e:;·ches1Ci{:~~'O,(reale', perch:é,;.abbiamo·deUe'.onde'ìche(si'.:prop~~ano;'~Ì'l;:;C!:!O i'è·;'~. - " ,
inèssetiz1Zile~:.~ dato;'·::che~~.:.esserrdoci·" all,' esponente' il'. :t: ci' rifèrianio-l~·à~t:Un~::,delJ.:e·due·
determ~a.Zjoni);:Andiamo:;avedere ,come s'i, traduce' ,ciò:in termini di kz ; ·ritardi.amo che
ris-G.lta:, .: -' . - . ~:,
d •. ;.: - • ' . .

kz ;:: ~k~ -k~l = ~k~ - k;2 '

Quindi, ,essendo k xz ~ O, il
ls:"~
radi cando sarà sempre un numero
reale, il quale sarà positivo finché
I
k Xz non supera k 2 ,' dopodiché
diventa immaginario negativo.
Abbiamo allora che al variare di / mxli radiativi
k X2 ' in tutto l'intervallo che può
percorrere tra O e l' co, i possibili r
valori di k z non sono più un insieme o
discreto ma un insieme continuo. In
particolare per:
m::di attenuati

- 174

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
- I

I
ovvero abbiamo il primo tratto in grassetto sull'asse reale. Ciò significa dire che abbiamo
ancora dei modi che si propagano lungo z (così come si propagavano i modi guidati) solo
)
I che non sono più confinati ma irradiano anche verso l'infinito; li chiameremo pertanto modi
radiativi (ai quali cioè corrisponde un flusso di potenza no~ soltanto lungo z ma, m •
-'I generale, anche lungo altre direzioni, in particolare anche lungo "x. Quando invece risulta:

k X2 > k 2 ~ k 2 immaginari puro, negativo


~J
c iò significa dire al variare di k X2 da k2 fino all'infinito si ha il secondo tratto in grassetto,
coincidente con il semiasse immaginario negativo. Modi di questo genere corrispondono a
campi che si attenuano lungo z, pur propagandosi lungo x (che possiamo vedere come i
duali dei modi guidati); siccome z è la nostra reale direzione di propagazione, tali modi li
chiameremo modi attenuati. Notiamo una differenza cruciale rispetto ai modi guidati il quali
~l erano dei modi discreti con un andamento trasverso a cui cqrrispondeva una funzione a
quadrato integrabile (cioè l'energia era confinata trasversalmente). Nel caso dei modi
( _r."-j
: radiativi l'energia non è confIData trasversalmente perché trasversalmente abbiamo un
L_ andamento di tipo seno e coseno, e quindi <;Jyy'iameI,lte non' è più una funzione a quadrato
integrabile (appartenente ad L 2). È una sitìiaiione perfettamente analoga a qù~db; .per
rappresentare una funzione "a quadrato ~tegra,ppe, utilizziamo gli esponenziali:" (che non
sono funzioni a quadrato integrabile); infatti se"r-appresentiamo la nostra funzione'8.,:q;ub.drato
integrabile non più con una serie di funzioni ma con un integrale .di funzioni (cioè

.!',- .'-•.•. , •.
•• , . ·:!~"!i~·-

come liniite di una sommi di Riemann) non è più necessario, afflllché tale somma':{o;\yve~r~··!':·'
'integra.Jè) sia a quadrato integrabile, che gli integrandisiano aquadrat9)~~~grabil~,;y;, Cioè
-j
r.
•.

i
-"l quando· si esprime una funzione utilizzando non più un insieme discreto di funzioniJJla un
.-.-J
insieme" .çontinuo di funzioni, in generale,' queste non sono più a quadràto illù!grabile .
2
Dl~itr.a parte"':~ue~to è evidente perché. saf~iamo c.h: in L ~e ba:i sono" sempre ~~merabili;
-] qumdl se espnmlamo una funzlOne dI L m tenmmnon dl un mtegrale ma mediante una
serie, inevitabilmente bisogna utilizzare come funzioni di base "funzioni di L 2• Se· invece

-u rappresentiamo la funzione come il limite di una somma di Riemann allora, in generale, le


singole funzioni elementari non sono più appanenenti ad L 2 Ce per tale ragione, a rigore,
queste funzioni non le possiamo più chiamare funzioni di base). Si può dimostrare allora che
se si considerano tutti i modi discreti (cioè quelli che corrispondono a soluzioni guidate),
tutti i modi radiativi e tutti i modi attenuati possiamo rappresentare qualsiasi soluzione delle
equazioni di !vlaxwell in una zona dove non ci sono sorgenti. Cioè, rispetto al caso di una
guida d'onda, nel caso delle guide dielettriche per rappresentare la soluzione generale del
campo elettromagnetico bisogna utilizzare non soltanto una somma di modi guidati (che
però stavolta è finita, invece che infinita) ma in più bisogna sommarci anche un integrale su
-I
tutti i modi, rispettivamente, radiativi e attenuati. L'insieme di tutti questi modi .,è, quindi,
completo, nel senso più esteso del termine; non più una completezza classica in L -, ma una
completezza nel senso ch~ sommando modi guidati e integrando modi radiativi e attenuati è
possibile rappresentare qualsiasi soluzione. La presenza di modi che costituiscono un
continuo, invece che un insieme discreto, non è casuale ma avviene ogni qualvolta il
dominio con cui si ha a che fare non è limitato, Cioè si può dimostrare, nel caso
2 - 175

.r I'
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
j Buono Studio! =)
dell' operatore che si sta considerando; cioè 1'operatore laplaciano, che se si risolve
l ~ equazione agli autovalori in un dominio fmito con condizioni o~ogenee al contorno
otteniamo un insieme discreto' di possibili· soluziòru. Se· invece SI cercano soluzioni
delI' equazione agli autovalori in un dominio illimitato· allora innanzitutto non ci possiamo
limitare a considerare solo funzioni a quadrato integrabilè (altrimenti non potremmo
rappresentare la più generale soluzione possibile delle equazioni di Ma'{\.Vell), inoltre·
considerando anche funzioni non a quadrato integrabile queste sono sempre un'infinità
continua. Ma continua a valere un teorema di completezza (analogo a quello dei domini
limitati) nel senso che l'insieme di tutte le soluzioni che corrispondono agli autovalori veri e
propri (cioè quelli discreti) più quelli, che possiamo chiamare, impropri (che sono quelli che
çOrTi:spondonc :allE" ~ohl'i:joni non a quadrato integrabile) costituisce un insieme completo. In
termini più precisi gli autovalori veri e propri si chiamano punti dello spowo dj~{,Y'(2to, tutti
gli altri costituiscono quello che viene chiamato lo spettro continuo dell' operatore; per
questo tipo di operatore esiste un teorema generale, che si chiama teorema della
decomposizione spettrale, che vale per tutti gli operatori auto aggiunti e affenna proprio che
per qualsiasi operatore auto aggiunto esiste sempre la possibilità,di rappresentare 1'operatore
(~ quindi anche razione de 11 ' operatore su una qualunque funzione) come una
sovrapposizione di modi, per CÒSl atte, ~t~';L~tl d~ m~J:""rlt~ni Q .
."::. .. - :.;:.~

Fra l'altro, questa proprietà degli operntoÌi iutOàggiuii'tl è' u·ùa proprlètà f~ndan1entaie Ich~· alla 'base (non: sta
soltanto di tutta la teoria delle equazioni differeriiiali:,sostànzialmente)deIlà. m,.eccanicaquantistica. perché è'
quella che permette di dare' l'interpretazione'fisica a tutto il formalismo'ddla'meccanica quantistica, in cui'··'
compaiono 5010 ed esclusivamente,operatori,autoaggiunti,'i corrispondenti ..atle relative grandezze fisiche; In
Ull \;;tu~ Sli ",r'.H~-~-!'T"",dqt'\f'\· ~ T'lltti i'oossibHi vaIan"che 'la ,relativa grandezza può assumere quando si .
va, a. farn~la:~:misura~'{Qùiil.di."qtiestapropcietà':matemattea:l:llsU'aLW:~I..Ul1l;J;Qnd.. ! ••• ; ... ~--~- !~A'''1.. ''"-t:".t:,,·,,:' ,';\1:
fatto, cruciafe;'fondamerrta:Ie;:'dihquaIsiasi..teoria;fisica:;'cioè>quaiLsono:j.'possibHiirisultati'dj'unal1'J'S:tira,i(che·.
in ques.f~,;,ci;>,.o;;sbno,;iYaJ6ri:;(Ie!lri:;spettro:den:.operatore:'che·:comsponde ·a11a;grandezza;che >sr va-a mii:su4U'e),. .'
. ~ - , .
.~

·'Nei::IìmitL:dèl'·rrostro\'srudio;':invece, le. cose 'sonopiù.·semplici·perché'Lqu,este·:a1tre·:frlnzioni:-.


Clluelle' deflO':snettroréontmuo) ci ·serv0I!9 semplicemente per poterrappr~§~ptare' qualsiasi"
'·';.. soIuzione. Anch;esse, naturalmente, nmmo UllU d1ç.T=Ii.d';.~:"'A :M~t'\.-i'!'t"t~· i modi attenuati,
sono gli equivalenti dei modi in cut-off della guida metallica, solo che ne sono un insieme
continuo invece che numerabile. I modiradiativi, invece, sono rÌlOlto importanti dal punto di :
vista applicativo perché è chiaro che se il nostro scopo è quello di guidare 1'energia tutti
questi modi radiativi sono, da questo punto di vista, dannosi '(dato che fanno si che l;-energia
invece di andarsene nell'unica direzione z, se ne ( ... ~ - -" ~
va anche verso l'co). Quindi quando si utilizza una
guida dielettrica si deve fare di tutto per non
eccitare i modi radiativi, ma solo i modi guidati. .-
Questo è possibile perché esistono per -queste
soluzioni generalizzate delle relazioni ,di
ortogonalità, analoghe a quelle che abbiamo visto
essere valide per i modi in di una guida d'onda
metaIlica; quindi pur di eccitare in modo
opportuno la struttura si può fare in modo che si eccitino solo i modi guidati e non gli altri.
Questo però fino a quando la geometria della struttura rimane imperturbata, altrimenti si
potrebbero innescare, in generale, i modi radiativL Quindi se abbiamo una fibra ottica, fino a
quando essa è geometricamente . perfetta (in termini della lunghezza d'onda in gioco,
2- 176

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ovviamente) se eccitiamo un modo guidato esso si pr.opB;ga senza perturbazioni, non eccita
modi radiativi e quindi l'energia rimane tutta confinata nella fibra (così come deve essere).
-:1 . ) Se invece si provoca un brusco cambiamento della direzione di propagazione (curvando la
fibra), nella zona di passaggio dall 'una alI' altra direzione per rappresentare il campo non
bastano più i soli modi guidati ma sono necessari tutti i mddi; :questo significa dire che si
-'l eccitano anche i modi radiativi che per loro natura, una volta eccitati, trasportano potenza
verso l' infmito (invece di andare nella fibra). Ciò lo si può praticamente vedere osservando

--'1 che se si perturba troppo la fibra ottica la zona di perturbazione diventa luminosa.
Analogamente, se si pertUrba la superficie facendola diventare rugosa, invece che liscia, si
innescano ancora una volta modi radiativi, vedendo così la superficie della fibra luminosa,
invece che vederla buia (come normalmente accade se la fibra è fatta bene); quanto detto,
ovviamente, vale per una fibra nuda cioè senza il cladding il quale, essendo fatto in genere
di materiale non trasparente, fa si che non si veda nulla (ma in ogni caso se si innescano
modi radiativi, anche se intorno c'è la guaina, si perde comunque energia, che viene
assorbita dalla guaina ma è sempre persa dal punto di vista della propagazione).
Finora abbiamo fatto riferimento ad una schematizzazione abbastanza semplice di una

-u
i.~..J •
struttura guidante dielettrica, che però ci ha permesso di mettere in rilievo praticamente tutte
le caratteristiche della propagazione su una, guida dielettrica, salvo uno. Ricordiamç> che
alI 'inizio di questo nostro studio abbiamo 'detto che, in generale, su una. struttura: die'1ettrica
non è possibile avere modi TE emodi TIvL~NeLcaso particolare analizzato, perj~:s#nmelria
lJ '.

della struttura, viceversa abbiamo avuto modi TE e modi TIvl, ed è l'unica prbprietà
'l J ,.
,~.~ .'":',,

specifica di questa struttura mentre per il resto abbiamo trovato tutto· ciò che:;:,aievamo "i' .

-[J preannunciato. Cioè esiste soltanto un numero finito di modi guidati e per; Ò:ft~r1ère;:.lm
insieme completo di soluzioni con cui rappresentare un .qualsiasi campo elettrorriggd~tico è
. .{

-n G
necessario ,aggiungere ai modi guidati i modi radiati vi e i 'modi anenuati. T'Qiti.'l>:questi
risultati continuano ad, essere validi nel caso di una fibra effettiva (una fibra.asezione
circolare) salvo il fatto che.in generale i modi non sono né TE né :nvl, ma sarann~-·d'd.i- modi
ibrid.i~;:N.on.'faremotuni i passaggi ma è .chiaro,come vedremo, che la logi~a è la stes~a, solo
che le funzioni esponenziali, .seni e coseni andranno sostituite con .le funzioni 'di "i3essel.
·esseri'doci sinunetria cilindrica. Riprendiamo allora il discorso generaie su ;:una stIùttura
cilindrica dielettrica; dobbiamo impostare lo studio in modo tale da tenere esplic,itamente in
conto del fano che le soluzioni che andiamo cercando non sonon.~~;fEné TrvI (ipotes:i che ci
avevano permesso, nel caso delle guide d'onda, di semplificare drasticamente una delle due
equazioni che descrivevano la propagazione, eliminando una componente lungo z).
Riportiamo allora le equazioni generali per lo studio della propagazione in una guida:

. -a;-
òI;.t . [H
= jCù!-L -t
':' + kl
X lz
n
Y t
n
Y
(H
t . \.'-t X lz
':')~J
2

-i 1 e
LJ
-a:;-
òH[
= .jWE
[~lz E + k1
X -t
\7
Y t Y t'
'- (':' E)~J
lz X - t
2

che sono state ottenute separando le componenti longirudinali dalle componenti trasverse,
tenendo presente la simmetria cilindrica della struttura. Evidentemente queste equazioni
continuano ad essere valide anche nel caso di una struttura dielettrica; la differenza sta nel
fatto che vanno scritte vanno scritte separatamente per ognuno dei mezzi, dato che in tali
2 - 177

, i
, I
,-_.I

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
, '

equazioni vi compare la costante di propagazione k del mezzo. Nel caso della fibra circolare~
quindi, dovremmo scrivere tali equazioni aH' interno del n.ucleo e nel mantello. P'er poter
procedere, allora, si segue una strada che è quasi la duale di quella utiliZzata nelle guide
d'onda; nelle guide d'onda abbiamo espresso le compon.enti.longitudinali in tennini di
componenti trasverse, e poi abbiamo operato sulle componenti trasverse. Per studiare le
fibre, invece, conviene esprimere le componenti trasverse in termini .longitudinali, e studiare
le componenti longitudinali. Per fare ciò bisogna esplicitamente tenere in conto del fatto che
siamo interessati a studiare dei modi, cioè delle soluzionl fattorizzate, in cui 1'andamento
rispetto a z, in realtà, lo conosciamo già a priori: è del tipo e",jkzz (anche se kz, ovviamente,
non conosciamo quanto vale). Quindi assumiamo fm dall' inizio questa volta (in modo da
ottenere la fonna più sempLice che ci serve) che i campi siano del tipo:

E = e(t \." - jk:z:z


-t --?
Ht
{- = h(t \." - jkzz
--?

dove le funzioni ~ ed h dipendono, solo dalle coordinate trasverse ed abbiamo considerato, '
per fissare le idee, il solo esponenziale negativò, ovvero' la sola onda progressiva.
Osserviamo che ~ ed h non sonç> pr9prio~~i "st~ssi d~r c~o, qelÌe, guide d'onda in qtUlllto',
sono di dimensioni diverse', (rispettiVa.tJ;lénte, V 1m 'e 'AlITi):, Analo'gamente anche le,'
componenti lungo z possono essere espresse nella forma: .

..
. . ... ,'.. • I · .....

.. -~,:-

- . Scriviamo';cioè' Ja:soluzièmè;,direttamente'.:in,rornTa'" fattonzzatm:':coIT"un·' andamento' di,tipo'


esponenzirilelungo, Z~fui questo modo le equazioni' sisemplificano'perché'1e' derivate rispetto' '
a z si riconducono'a moltiplieare per -jk'1; avremo quindi:

dove abbiamo seiP.pIificato gli esponenziali che comparivano a primo e a secondo membro e
abbiamo tenuto conto del fatto che risulta: '

e analogamente nell'altra equazione. Ricavando allora da una delle due equazioni ~ o h e


sostituendo lo neII' altra; ad esempio, ricavando h dalla seconda e moitiplicandolo
vettorialmente per lz avremo Cessendo ~ tutto trasverso si ha izx~xlz=~:

2-178

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Moltiplicando la prima equazione (a primo e a secondo membro) per jkz e raggruppando i
termini avremo:

Tale relazione esprime la componente trasversa del campo in tenmm di componenti


longitudinali. In modo perfettamente analogo, ricavando lzx~ dalla prima e sostituendolo
della seconda, si ottiene:
_r-'I ' "

-,1,"1
'l ,I
L_
Conoscendo quindi le componenti longitudinali di E e di H si riesce a trovare l'intero
campo; ricordiamo però che per fare questo abbiamo esplicitamente ipotizzaiO,. che la
soluzione lungo z fosse di tipo esponenziale (cosa che abbiamo verifica~o nella ,pripia"parte
-"'..J ,!,. di questo nostro studio sulle' guide dielettriche). Nelle guide metalliéhe tale./~trada\/non
- ,-.1 conveniva perché, essendo una delle componenti longitudinali nulla, era pìù'semplice
-r~l prose guire nell' altro modo. Per poter effettivamente utilizzare le equazioni a ,:ctii~, siamo
.LJ
,
giunti è necessario conoscere ez e hz, e cioè le equazioni a cui devonos.o'ddrsfare,le.
componenti longirudinali. Ma queste le conosciamo già perché quando abbiamo stUdiato le
cavità risonanti ab.bi~modimostrato che il campo ~ ed il campo 11 in una zona omogenea
priva di sorgenti, soddisfano l'equazione d'. onda, ovvero: '.
. '.-L
- ~-l
: I
,~~

Equazione che abbiamo utilizzato per la cavità ma che è ottenuta dalle equazioni di
ivIaX\rvell, quindi vale dovunque purché ci sia un mezzo omogeneo senza sorgentL Se, per
esempio, ci mettiamo in coordinate cartesiane tale equazione si ,traduce in tre equazioni
-(I scalari dato che in coordinate cartesiane il laplaciano vettoriale è un vettore le cui
LJ t
componenti sono !aplaciani (scalari) delle singole componenti. In particolare, per la
componente lungo~ e analogamente per 11 avremo:
-.ij'
! !
• L,

Abbiamo poi che il laplaciano scalare è, ovv·iamente, la somma delle derivate seconde; ma la
derivata seconda rispett6fsignifica moltiplicare per -k/ e
rJ quindi avremo: V'2:=y[2 -kz2 1z, cioè il laplaciano è somma nucleo ~ At
di un~ laplaciano trasv~rso ?(:ioè che coinvolge solo le
coordmate trasverse) e dl-k,- l,. A vrerno allora: rmnt~ r
"'--y/
(. - /\-.
\!
->o, \

~
2 - 179

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Abbiamo quindi ottenuto le equazioni per le componenti -l~~'gitudinali (che sono ancora
delle equazioni di Helmholtz) che coinvolgono solo le coordinate trasverse. Quindi, in linea
di principio, iI problema è abbastanza semplice da essere impostato. Bisogna risolvere
queste equazioni (quelle per le componenti 10ngitudin~li, da cui quelle per le componenti
tiasverse) in ognuno dei mezzi, trovame la soluzione generale e poi applicare le condizioni
di continuità sulla separazione fra il nucleo e il mantello. Le condizioni di continuità sono,
ovviamente,> che devono essere continue sia ez che hz, perché sono entrambe tan!!enti al
contorno; ma devono essere continue anche le componenti lungo il contorno, cioè (dalla
figura) non solo quelle lungo z ma anche quelle lungo ic (che naturalmente sono una delle
due componenti trasverse), Scriviamo esplicitamente tali espressioni che, anche se non le
useremo esplicitamente in seguito, ci permetteranno di far vedere perché in generale non
possono esistere né modi TE né modi TM in una struttura del genere, Moltiplicando per ìc
ambo i membri delle relazioni che legano ~ ed h alle componenti longitudinali avremo:
'.. ~ .
,', .;. .
.\ . . . . ':.

...•'. ... ,-
. "':.~'.;...,. ,
,'r:,. "'~;1!"" .,::o.~ .....
permutando ..... ..
' '.......
circolannente
".. ... ~."'...... ,. . · . :···ah
"h
Y t z X
l' l'
z· c
=
.
l'
. z
x l'
c
''V h
t z
= -i n ''V t h z ..; ___
anz....
,.,.... ,

-'o •

e analogamente per l'altra equazione. Quindi avremo in defmitiva:

k2)
{~k r .
.
2-
z c
ahz
=JCùu--J-
. dn
ae
Z éJc
'k z

~k 2 - k2 Z c
ae z J'k -ahz
= -JCùE--
an z ac

Queste espressioni ci permettono di trovare la componente tangente al contorno note le due


componenti lungo z. Se analizziamo queste relazioni possiamo vedere che non è possibile
che una delle due componenti longitudinali sia nulla (cioè ci possa essere un modo TE o
nvf). Infatti supponiamo, ad esempio, che la ez sia nulla (cioè che il modo sia TE) allora
avremo:

2 - 180

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Osservando la seconda relazione, questa naturalmente è ,valida in tutti e due i mezzi; se la
applichiamo a sinistra otteniamo la componente tangenziale del campo magnetico a sinistra
\
e se la applichiamo a destra otteniamo la componente tangenziale del campo magnetico a
~rCj
c
destra. Notiamo però che hz è continuo (perché esso è tangente al contorno) e quindi hz a
sinistra è uguale ad hz a destra; ma allora anche la derivata lungo c a sinistra è uguale alla
derivata lungo c a destra. Il kz,è ovviamente lo stesso (essendo la costante di propagazione
,L---) lungo z), quindi il secondo membro di tale relazione è continuo passando da una faccia
J
aH 'altra della superficie di separazione fra nucleo e rpantello. Il primo membro
evidentemente, non può essere continuo perché, pur essendolo h e, siccome k varia passand~ ,
2 2
da un mezzo ad un altro allora (k -k/) a sinistra è diverso da (k -k/) a destra. Quindi a
~-J~) primo membro abbiamo un tennine che è discontinuo mentre a secondo membro abbiamo
un termine che è continuo; ovviamente l'uguaglianza fra questi due termini non può
,_Ij sussistere, a meno che essi non siano entrambi nullii in particolare deve risultare che hz sia
costante lungo il contorno. Ci si rende conto però che ciò richiede particolari simmetrie; per
J
esempio, nel caso di una guida circolare significa dire che hz non vari~ cioè i campi sono
,_r]
I

indipendenti da cp. E solo in tal caso può


accadere che ci sia un modo di tipo TE. In modo
perfettamente analogo, se supponiamo hz nullo e
ragioniamo sulla prima relazione ci'accorgiamo che in
generale non ci può essere neanche un modo Tlvf, a
meno che il campo elettrico non abbia componente
ez costante lungo il contorno (e cioè, ancora una volta, >~';;~!<
si
nel caso della guida circolare ciò significa una soluzione indipendente da' cp):" Ci" -rende ~
conto che se poi la sezione non è circolare non sarà praticamente mai possibik"av.ere una
soluzione ,che sia :costante lungo il contorno, perché non c'è simmetria, e quindi p,gn' sarà
mai possibile avere'un modo TE o un modo 11\11. Nel caso della guida circolai; ~edremo
che,~ in realtà, effettivamente se la soluzione non dipende da cp' (e ci sono, soluzioni
indipendenti da cp) allora si può avere un modo TE o un modo TM; .anzi in ,-tal: caso le
soluzioni diventano proprio TE e TIv1. 1vla è l'unica altra possibilità di avere ,dei modi TE- o
TIvI; in tutti gli altri casi (in cui le soluzioni non sono costanti con cp) non si hanno né modi
TE né modi TM, ma dei modi cosiddetti ibridi.
) Consideriamo quindi una fibra circolare di raggio a,
c:;.,ll-o
di costante dielettrica El> immersa in un mantello di
costante dielettrica C2. In base a quello che abbiamo
detto finora dobbiamo risolvere l'equazione di
Helmholtz rispettivamente alI' interno e alI' esterno
,\
z
della fibra, e poi applicare la continuità delle
componenti tangenziali e z e hz, ed ee e he (quindi in
generale abbiamo 4 condizioni da dover imporre).
Ovviamente, vista la simmetria cilindrica del
problema, useremo un sistema di coordinate cilindrico, ovvero una coordinata radiale r. una
coordinata cp e una coordinata longitudinale z. Si tratta quindi di scrivere queste equazioni in
coordinate cilindriche e poi applic"'are il metodo deUà separazione delle variabili. Quello che
otteniamo (se si fanno tutti i conti, analogamente a come viene fatto sul Franceschetti per
una guida circolare metallica) sono due equazioni; una è, come al .solito, l'equazione
armonica in cp, e si richiedeva che in cp le soluzioni fossero del tipo: etJ°CP (cioè sono delle
2- 181

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


-'
Buono Studio! =)
armoniche circolari); l'equazione per la componente radiale, viceversa, da luogo· ad
un' equazione di Bessel, e quindi le soluzioni sono delle funzioni di BesseL Quindi ·la J
so luzione generale in ognuna delle zone (nucleo e mantello), posto: i! ... k 2 - k;, sarà del
tipo:

dove n è intero, e abbiamo tenuto conto del fatto che la soluzione generale dell'equazione di
Bessel è combinazione lineare di due soluzionì indipendenti, la funzione di Bessel di l il
specie, Jn, e la funzione di Bessel di 2 a specie, Yn• Osserviamo che le funzioni di Besse[
dipendono dalla variabile À.r e non da r, dovendo essere l'argomento della funzione un
numero puro. Ricordiamo che le funzioni di Bessel di ordine intero, quelle che in questo
caso stiamo considerando, hanno fra l'altro le seguenti caratteristiche: la funzione di Bessel
di l a specie è regolare nell' origine mentre quella di 2/1 specie ha. una singolarità nell' origine,
singolarità di tipo logaritmico per la Y o e di tipo algebrico logaritmico per le Yn di ordme
superiore. È chiaro allora che la soluzione da utilizzare sarà diversa dentro il nucleo da
quella fuori di esso. Dentro al nucleo il campo deve"owiamente, essere regolare dovunque, '
compreso l'origine (che fa parte del dominio in cui andiamo a considerare la soluzione); è'
a
chiaro allora l:hc il contributo' dovuto alle funzioni di'Besse1'di 2 , specie non ci'puòessere. f .

Quindi avremo:
e = Ae!!OjmpJ (À r)·
r ~ a => . z _. o!!;nll'J . .n. t ·con Ì\; reale··
{h z == Be. (,)
n Ai r
l

qufudi'''.alE~Ìt1te!I?-o;:,deL:'nucle:o''1a-: sohrrione· :èrpropdrzionale:' 'a&um ·esponenzialè,: ·]Ye'r.·:una·


funzròne. ,di; BèsseL cli··'prima:· specie;~: Alt' estemo:··del·.nuc1,e.o; .:.cio.è'·~nel.mantelÌo" ·siécome' .
......."- ·,1 '.origirie,.rion:{a·parte·deL·d'ominìo; in' cui andiamo.a considerare;:1a';soluzione~,non' c'è più
.nessuna ra'giòri:e;:'di' esCludere una .delle due:· funzioni:. AlI ~esterno però. dobbiamo richiedere·
'- :che Sià soddisfatta la condizione di radiazione aW co (cioè che -si abbiano dei campi che si
propaghino verso 1; infmito e non viceversa; anzi addirittura noi vogliamo che essi· si
attenuino esponenzialmente). Per vedere ciò dobbiamo andare a.v,edere iL comportamento
all' co delle funzioni di BesseL Come sappiamo tali funzioni sono una ·specie di smusoidi
smorzate; si dimostra che l'andamento asintotico della fimzione·di BesseI di la specie è iI
seguente:

J n (x) "'"
x-co
~ n:x2 1" cos( X - re)
4
dove abbiamo posto: x",. À,r

cioè si ha un coseno sfalsato di n/4 che si attenua con una regge del tipo 1I:.J;.; analogo
andamento si ha per la Yn, solo che invece del coseno c'è il seno. Affinché allora la. nostra
solUzione:

si comportino aIl' co come un"' onda che va verso l' co, siccome J n fa le veci del coseno
nell'equazione dell'oscillatore armonico, e Yn fa le veci del seno, dobbiamo avere un coseno
più un seno moltiplicato per -j, in modo che cos('}-jsin(-)=e-jO, e cioè abbia..ilo un
2 - 1&2

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =) !'
I .
esponenziale con il segno meno che è quello che corrisponde ad un onda che va verso l' co
Quindi se consideriamo, invece che le soluzioni Jne'yn, le' soluzioni che sono dette funzionI
'-,,,l di Hankel che sono del tipo:
I
.... " , "
"L"
, r, _.'1
si vede subito che all'co si ha:
,( x--:t)
+J
H(l)
n
= J + J·Y "" e
n n
'4 H~l\ funzione di Hankel di r specie
x-..co

,-r-J' H~2): funzione di Hankel di 2 a specie


, l ...
r-----:r

ed è proprio quella con il segno - che ci serve. Quindi all'esterno della nostra fibr~ per
avere il giusto comportamento all'co, dobbiamo scegliere la funZione di Hankel di specie :r
(queste' funzioni sono, evidentemente, analoghe agli esponenziali come soluzioni
'-'-Ln dell'equazione dell'oscillatore annoni c o). Quindi all'esterno la'soluzione deve essere del
tipo:
. ~ ''''
.. ~.' ; .
_.i!. •
il.
.'".

'-l
'-j.J L'andamento asintotico della funzione di,Hankel di 2a specie è il seguente:

j
H~2)().,r l,.,;:~ :',r I"e -.+2,-%1
j
-.
;; -'-,',!".
,~ ,
~.

_.
.
.;

-~,
~

-;r.'.
..

.....

,- f'J' ;' Ciò ci fa immediatamente vedere che se noi vogliamo.-- dei campi che si atten1jéln;b all' co .
, L
allora À 2 deve, essere ,un immaginario puro negativo' (ecorne si v'ede, a parte"ilfitto che
r""1
cambiano le funzioni, il ragionamento è perfettamente analogo a quello fatto:per lo strato
'-U I
dielettrico), ovvero: À2=-j À,21 (mentre, ovviamente, la À,1 è rea~~.), altrimenti '~vr~mrno un
_ • ...J
modo radiativo, invece che attenuato. Quindi avremo: ' ,', " ,

-u
(- f
i L
j
'- . j

Siccome queste funzioni, come SI mtuisce, ricorrono spes~o (perché sono quelle che
:.J
I soddisfano le condizioni di attenuazione all'co) anch'esse hanno un nome; ovv·.ero le
funzioni di Bessel di argomento immaginario sono dette funzioni di Kelvindefinite da:

dette anche funzioni' di Besse! modificate di 2° specie. Tali funzioni sono molto comuni nella
pratica e si incontrano ogni qualvolta c'è simmetria cilindrica (anche se si studia il

2 - 183

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
riscaldamento a microonde oppure la conduttività in un cavo, o qualunque cosa di tale
simmetria). Avremo quindi le espressioni: r
f

dove, ovviamente, si intendono incluse nelle costanti arbitrarie C e D i termini jn+1 che
derivano dalla definizione delle funzioni di KelvÌn. Abbiamo, in defmitiva, ottenuto la
soluzione generale delle equazioni relative alle componenti longitudinali in ognuno dei
mezzi, che rispetta le condizioni che al centro della fibra il campo deve essere fmito e che
ali' co esso debba attenuarsi esponenzialmente. Sono presenti 4 costanti arbitrarie, come
doveva evidentemente essere non avendo ancora imposto le condizioni di continuità al
passaggio dalPinterno all'esterno della fibra; tali condizioni sono 4: la continuità delle
componenti lungo z per r=a, cioè:

{
Ae~~nrçJ n, (À1a) = Ce:~nrpKn ~~2!a)
Be-.JnrçJ.n(X1a)== D~-JnrçKn ~i\2Ia)
• ." '. : - . ' k "

e, analogamente, la contL."luità deìle" componenti lungo c per Fa. In tutto si ottiene un


sistema di 4 equazioni lineari, omQgeneene~le.4 jnc9gnit~· . A, B,C. e D; in t~l casa :
condizione necessaria. :e.sufficiènie:perchépossa esistereuna::s'oluZ16ne ··riori· bari:ale& che;1 <'" • '

determmanter'di,' tàle .':·siskma::::sia: .uguale :·;a"-zero:.;è n' determinante·' ayrà:. ·'una>.espressiane?'


abbastàn:za::complicata'che-::coinvolge:ile·irrco:gnite'·'e:"pr.odo,tthdene>funzioni;·di·BèsseL~Qùindi.··
la coridizid1ie;·:di'esistenza:;di.;,una.soluzioneJ.che, sÌ" attenua.esponenzialmente:{cioèène:siauna.
soluzione.'·c'Onfmata:}',:eche'sia' nullo. tale 'detenninante;:::si "ottiene: quindi::un'equazione .
nell'incognita'che' ci::serve;:"perché '·ognuna.. delle À ·dipende;;daHe:caratteristiche.deLme.zzo.e :
:da kz, che è proprio .la nostra incognita. L'equazione caratteristica che si ottiene è la
, seguente, la cui soluzione ci da i possibili modi -guidati in unà fibra:

dove si è posto:
u = À1a
w=!A.,b -I

., ., .,
v- = u- + w-

e con l'apice sono state indicate le derivate rispetto all'argomento. Esprimendo questa
I

equazione (che è trascendente, ovvero meromorfa) in funzione di un'unica variabile (ad


esempio la u) si può risolverla e poi ricavare il kz • Si dimostra (e ciò lo si verifica,
naturalmente, anche quando si va a risolvere numericamente il problema) che per ogni n
esiste sempre soltanto un numero finito di possibili zeri di: questa equazione; inoltre per ogni
2- 184

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
,)
:_fJ frequenza esiste soltanto un numero finito di valori n per cui ci possano essere zeri (cioè
possano esistere soluzioni). In altri termini, il numero di soluzioni possibili, così come il
caso dello strato, è sempre finito, anche se ,la struttura di questi modi guidati e delle
corrispondenti frequenze di taglio è molto più complicata rispetto al caso dello strato
dielettrico. Naturalmente, così come per lo strato dielettrico, ci saranno alcuni modi che
hanno frequenze di taglio diversa da zero e qualcuno che avrà frequenza di taglio uguale a
zero, che sarà il modo fondamentale. Si può far vedere che i modi che corrispondono
alI' indice n=O, che è legato alI' andamento in cp, corrispondono ad una soluzione
indipendente da cp; cioè (coerentemente con quello che abbiamo detto in precedenza) a modi
TE e modi TIvf corrispondenti, rispetti,:,amente, all'annullarsi del IO e del 2 o fauore a primo
membro dell' equazione caratteristica. E questo l'unico caso in cui i modi sono o TE o Dvi;
ogni n... O da luogo a modi ibridi. Questi modi ibridi si classificano in termini delle loro
frequenze di taglio; se indichiamo con Ve il valore di v che corrisponde alla pulsazione di
taglio avremo che:
_.,ru"
.',
, l
!

cioè gli zeri delle :funzioni di Bessel di ordine n danno i Ve a cui corrispondono le pulsazioni
-[J di taglio; la ragione storica per cui si da il nome di modi EH a quèsti modi~è,:'éhè tale
equazione coincide' esattamente con la condizione che da le frequenze di taglio: d~i modi E
(cioè Thf) in una guida metallica. Fra l'altro si vede che questi sono: ·:d~j.: modi
prevalentemente TIY1 (cioè delle due componenti TE e TM, è quella TIvi che"p::r:'~ya:t~);,,:Gli ..
:, ",'

altri naturalmente si chiameranno modi HE che hanno una condizione di taglio'ie!g~è:;rnente'


più complicata data da: 'ii ..
. .....
','

..
~ ' '"
.
-. t-: ~ ..-; .!".~.:~~~: ~r-f:'
~ _ .. , l .•

:;!':
",./ . , ~.( j~~- t.
.. ": ~- ;:~ .
" '.Jf
,I ' .. '

e quiridiper n=l avremo vc=O a ,cui corrisponde una frequenza di taglio u~ale azero;
quindi il ,modo REII è il modo fondamentale (dove il primo pedice l indica chen=l e il
secondo indica che è il primo zero dell' equazione). Esso è dunque sempre presente ,anche a
frequenza' arbitrariamente bassa e non è indipendente da cp (avendo un andamento del tipo e=
jcp ). I modi immediatamente superiori sono proprio il TE OI e il TìYl ol ; in particolare il primo
zero della funzione di Bessello si ottiene per n=O e risulta:
-Li
e ciò da la pulsazione di taglio del primo modo superiore di tipo EH.
- l_i
Di seguito sono riportati dei grafici che riportano il diagramma di dispersione di una tibra
ouica per vari valori degli indici di rifrazione. Il primo che riportiamo è relativo ad una
- 'J fibra

.I
2 - 185

-- r I
! i
, .J

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r
l:

MODI FIBRA (n1= 1.5 ; n2= 1 )


1~--~--r-------~------'-------;-----~~

-- -
0.8
--- HE . ··. .
-~---------'------------~-----------r----
EH ,
· ,

-. l= O
C'-J ,
. : .: :, 0.6 ----- ----- - ~ - --- - ---- ---;- - - --,'.'----!.. -----------..!.--------
T- : ~ :
..::.::: ' ,
:::::::-- ",' f

N : :;'
~N' 0.4' --- .. -------~-----Z--- --i. '~----------~--------- -,~:----------
~
l
I
.H
TI
t
• ;
( f

~ :
J J
/:I
:
J ,
Il: I
• ~ ~ • J t
l # I t- I •
t ~ l t t ' t

• I ~ I t ~ ,

: l'
l I I ~ I
p t
J )

O. .... . J ____
- - - - - - - .. ,""" _.. , ' I
~ ___________ L ____
; / ..
~------~-----------

: /

t J
~/: I
!
,
,,'~ ;
t ,
, ~I
f
!
,
~,
<. '}
J '
t 4'
,

I f ~ : "
~ ~
f
J' : JJ J . 1 r
O~------~~----~-----=~~----~---~--~
O 2 4 6 8 10.
kO* ~* sqrtérr1 {\2.:.n2 A 2)i :."
diefettriyflt:n.~f::;YU?to;~e:·comrgli,indici:.di::rifrazione:;molto·:diver:Sk::fra·~loro?~(quindi:PQi~làmO?:.';·
essere! à,~rreqci~lIZ:::~dt:liJOlJOOn~~)-.'TalQ .fU a~ITamrrm.:c:orrisponde .ai: modi~'iiidice~n 0;~~dice:
che P:~r'"èvitare;colli"1lsione·\abhiamo"indicatocan~l;:.gu~~i; qUi1lat~ somi.1 llLudl'LTn:t Q Th'1.
(indicati,',rispettivamente,~.:con<tratteggio e a tratto è6ritiriuo).o'VVero' i modi simmetrici.
.Come è evidente sono clegçw,;l-i in. oom"pnndenza della 'pulsazione di taglio (cioè la ,;'
pulsazione di taglio dei modi. TE e TM è uguale, dcipodrch.é gli andamenti relativi ai due
modi si separano). Il seguente diagramma contiene' anche, i modi corrispondenti all' indice
uguale ad l, in cui si

2- 186

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
--, l
MO D l Fl BRA (n 1 = 1.5 ; n2= 1 )
-- 'j 1r-------,-------~------~------~------~
,,
,------_ .... ---
I _ - ... -.-----~
~-~
,- ,
--- HE ,
:
,
0.8 ~

- - - - ... - - .. - - - , - - - - - - - - - - - - ,:,. - - - - - - - - - - - r - - - -

EH : l ,,' ..-::
.} O
:
- [-j l= O , !
,.
, ,
,

- - - - - - -} - - - -1 - - - -
.
ì '. - - - - - -
.
~- - -
,," .
, ,
-- :J ,
,,
,, ,,
I

___________ ,, ,_______
~J
' _

-.rJ
, I

.
,(

.."
'L.
..
""

-- rJ' 0.2
L

_. rJ 'l .
.~-

.•.

distingqe il modo fondamentale HEl!' Se continuiamo si .Yede come questi ;,dia,grammi


. cominciano a diventare.piuttosto ..complicati;infatti'se arriviamo flno ai modi di:"mcfl';ce 3 si
hanno ~ei .:,diagrammi.nlolto affollati .e il .dettaglio delle· curve· dipende dagll' mtlici di'
rifrazione; se si cambia il rapporto. fra gli indicL d~ rifrazione tali curve si"' spostano .
-LJ leggermente, anche se qualitativar;nente 1',andamento. è sempre lo stesso. Ricordiamo che
l
"-_.) sull' asse. delle ascisse c'è la frequenza normalizZata e. sull asse delle ordinate c ' è'1a ·costante
di propagazione normalizzata (essendo sempre compresa fra k2 e k t ). . . .
- ~J

- il
LJ
'I
U
,J

2 - 187

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
MODI FIBRA ("n1 1.5 . n2= '1 )
1r------.-------.------~------~----___
.
.. v- .... -
,_~_---~J_--~-*~----
,
HE ,- ,.:."'$o:'~~"
! .,.
l .•

--- l ..- ,. ? '" -:::. ,. ...


0.8 H '
--·--·--·--~·-··----·---',--~-·---·--·r'···-
.l' .;~'
- - i - . - - - . - - - -.
, :;. ";.-

E' l'" : O 2 "';'~~~- I._-


I =O Y': .-'-~-:- 1 k,. ·;" >,~I
)<t,._' _" ,_,_",_r.~_ _ ~_/
___./' __ -
-,r--

---_ ...1-.--;-----,:..------;--- - -
f , : • _ ;-:,
••, . ' . " _ • _1 _ . _

I I t ,.1 I",.... 1.-/.r. .""


: , I .I~~~ : / . •• .. "0 ?!/ ; ..
2 I , I ,,~,," /." , ,," l'

3:' : ,~; / ..r ,,' " l' ,. /"

_________ . _~~/-- __ ---- __ ~~~ _____/ . .:~L~'__ -/~'-. :!~,-'+-.-::--,'


:/ )~ • .r .. ~,/" :

~'1
....

y '," /1. ,.. '

......-.-iL ...J/L/;·:~~':h'~~l~./)JIl''''''-:;{:
• / : " ,': J ,:'

0.2
I

..
, II " .. /;:
"
/ , ' :• I

,f,'
.: I / .! I

: ~,,/
J ,'// l' l,"

.~'... ~
"" /

I) /
~t' I

I
I
I
I
,
t 'I ,',
I " /
", "t
I , " . I
,,01
." I
/'
/'
/

I " /" l' .:" ,:/, i


; : J' !
, ~r."
c.J.
O~ __ ~~~
J
__ __ ~ ~~
..
_______ I ' . ,,'
~'~:_·~" ____ __ ~
."
c'~,~'__~~~~_r.__~'__~~~_"____~
I / , '

O 2 4 6 8 iO,
kO*a*sqrt(ntA2::n2~2)

" " Quind~,~qu~Sti;.sonn;,gìiù!lldam,enti'nel . casotdiunaJihra<'comunindite,'di:,rifrazi:one':dern:Ildeo/;~'"


,,::::,~,moltofdio/ers~b:da'quei1(J\nék:mànteI16:'SeyiCeversa:passiamo.'::al:caso:;di'una'fibra:'otti~~:corr ,:
..ch:e :~vevamo'giàvisto:neFcaso dello;stmto;"i!Cioè":i"
lll= 15é,:u2':::;lA9';'allò.ra'succede ;quello
modi TE e'imodiTM'diventano: degeneri;':,infatii, gli' andamenti sorro :sovrapposti::

2- 188

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
.\

il-', ! \, ' ' ','

.LJ
MODI FIBRA (n1
1,-------~------~------~------~-------
1.5 n2= 1.49 )
\
--- H E
0.8 - - - - - - - -
,
.. - - , - - - - -
, - -
.. ,
- - - - -.- - - - - - - - - - - - T - - - - - - - -
,
-EH' ,
I =O , , /
/:
1 ,
- - - - - - - - - - - : - - - - - - - - - - - -!- - - - -7 ---- -: --- ------ ---: --- - - -- - - --
i
I , .
"~('J ,
i- J .-

,,
I I ,

-----------~----------
I
-~-----------~-----------
I I
-----------

: Il: :--- --------:-----------


.:
: I : :

0.2 -----------:------
/'
-----:------------~7'
I • • I

l
:
I
/ :' I
'
I

/ . .
:
I
:
I
" .
.
/ i
I

i i'/ :
o~----~~~----~------~~------~--~--~ '"1

O 2 4 6 8 ':10 ;
kO* a*sqrt( n 1J\2-n2A 2)

-l'''' Se continuiamo col considerare gli indici successivi, vediamo gli i modi non sono tutti
: !J
, '
degeneri. Se si continua ancorasi v.ede chericompaiono 'le degenerazioni. Ovv:er<§~si nota'
una degenerazione fra i modi tratteggiati di indice n e quelli di indice n+2. '::,
)" <: '~:. ",0

".)

'
;~
-:,,1 ,I

l ;

2- 189

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
rv10DI FIBRA (n1 1.5 n2= 1.49)
1

--~HE ,• ____________!
___________ . ".
0.8
f
~,I---------T-------- '

EH
.-,"
1 ,,; ~
O
L'
I - O:
- : ,': ': : : 71 l : ~~~~ .~
I

,..r' /'"
-------i ---.; ----.:. ---- ---:- -----' ----- t - - - - - -. ---'- -{- - - -./~ - --

: : Ti"',/
: / : : "":",,.
2: : 2 ://0
L :
I : ; / "
t I . , /:

. : / ' t , •

---------:'/---------- ?(;? ---- -~------:- :----~--,7;.


,:' .j,:,'
!' 1/ . l )/".

"""""; ""1,/---:/ 7 ---- -;r"-------


t , J i
I t/ ' ..
. ,
~

o.~

,,
, ,/ /' j t/'l
() ~~--~/-,----__--~--~----------~-/~~~·I-------2f-I--~~--~;i ________~~~-~,_'_'____~:__~~~__~____J
I

o 2 4 6 8 10
1\0* a*sqrt(n1,A2~n2A2)-
lV10DfFISRA 'Cn1,="t.5 n~=,1"':49)
1r-----...-----.-------r--~-'__r----____r,,·,-, ",-,>--,'

2- 190

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


.,-';'
Buono Studio! =)
ì
.I
In seguito riportiamo delle figure in cui sono riportati gli .andamenti di alcuni dei modi
dell'intensità ovvero l'ampiezza dei vettore di Poynting, con un codice a colori (oYVero, per
motivi di stampa, con vari toni di grigio). .
--,~ : .... j
MODI FIBRA (n1 - 1.5 ; 'n2~ 1 )
,J 2 '.
HE01
1.5

0.5

-0.5

-1

-1.5 . ~. -, -, ,~
• , "!l",,o_ ~.
",'o"

-2 .:,' ,
-2 ' -1 ·0 .. 2
: .. ".:.:. ";'~'
0_" " _

Questo è il ;I;!lodo REoI ovvero quello a simmetria cilindrica. C'è uno zero aLceptro (il
codice va dal bianco al nero, cioè minirrla"rntensità corrispondente al bianco e massima
intensità corrispondente al néro); la frequenza nòrm.alizzata è pari a v=S. In tal caso si vede
che il modo è abbastanza confmato, salvo una piccola dispersione immediatamente
aH' esterno dei contorno. Se consideriamo gli altri modi BE; ad esempioi il modo
-

, ì)
r'··}
fondamentale HE Il si nota che è più interno rispetto al precedente perché la sua frequenza di
, 1-1
, ,
taglio è più bassa (ricordiamo che più stiamo lontani dalla fr~quenza di taglio e più il modo
si concentra all'interno); come si vede questo modo è.priificamente
.. ,::. """
tutto confinato .nel
nucleo.

2 - 191

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-A
MODI FIBRA (n1 = 1.5 ;' n2= 1 )
2
HE11 v=5
• p-.
1.5 ~

0.5

-0.5
l
-1

-1.5

-2
-2 -1 O 1 2

Se andiamo;avanti-,abbiàmo che, per iL"modo BE tl• si cominciano a manifestare dene


dissimmetrie;infatti"essendo ,un modo BEle.} ci dev~:essere un seno o un còséno· in tp e -
quindi'sl hanno:due-massimi e due-mini:rni.. Man mano""che aumenta il prima indice questa'
dissimmetria diventa'più marcata.'"fufatti se consideriamo il diagramma reìativo al modo
BEZI avfemoehec'è'unasimnictria. quasi di tipo quadrato.
'" ~: .. -
.":":

2 - 192 '.

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
MODI FIBRA ( n1 = 1.5 ; n2= 1 )
2
HE12 v=5
1.5 .. '
i

J~.' --;"'-:"''''~'_ ••.

0.5

.:0.5

-1 J
-]
, l
I
\
-1.5
-O -2
-2 -1 O 1
- • •#

2 .:~

MODI F1BRA (n1 = 1.5 ; n2= 1 ) \ ~ ·:~r.


, :"';J":.
2~----~----~~----~----~
.' l
HE21 , v=5
1.5

- 1,-1
1
I
LJ
0.5

-0.5

-1

-1.5

-2L-----~----~------~----~
-i I -2 -1 O 1 2
I i
LJ

2- 193

-1 I
U
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
-:, I! Buono Studio! =)
.. )
Se infine consideriamo il diagr8.mma per il modo RE3l avremo:

= 1.5 ; n~= 1 )
MODI FIBRA (n1
2r---~-'------~----~----__
H E31 . --.\} =5
1.5
1
0.5

o
-0.5

-1

~"
~ ~

-1.5
'\ • • < •••• , '.

-l' ...~ ;:.' ,"


"~I :.:...

-2L-----~------~------~------~
-2 -1 ,o 1 2
..•r_..,; . ~

.: ~ .~;~,:;. '.~. . ,

Si ha cioè una simmetria'che:presenta sei periodi (essendo'iLmodulo :quadrodi un campo il


cui modulo presenta'''tTe:--periodi), cioè ognipenodo è pari ad 1/6 di angolo giro. Si Vè'd~~;.'5..~.
come in questocaso~ essendtril modo abbastanza.supenore, quindi'più vicino alla frequenza
di operazione, e si nota come 'il campo si sposta verso 1'esterno. In questo caso ci sono" ".l·r·~.,-;'·"
proprio delle zone (delle macchie caldeùJ~.,.go la periferia e il campo se ne fuoriesce dalla
fibra.

..-! ..
•• t+~....
'4N'"..., ~ '.,'
';..•,;;:; .. "

2- 194

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ffiRADL.\ZIQNE E RICEZIONE

Iniziamo lo studio della propagazione e in particolare delle proprietà fondamentali delle


strutture dedicate ad irradiare e ricevere un campo elettromagnetico, cioè le antenne. Lo scopo
di un'antenna, supponendo per ora di considerarla in trasmissione (cioè quando irradia), è
proprio quello di far si che nel modo più efficiente possibile l'energia elettromagnetica fornita
da un generatore (tramite, eventualmente, una stru.ttu:ra guidante) venga .irradiata nello-spazio
libero, eventualmente (e ciò come vedremo è un fatto molto importante) Ìn un modo
specificato; per esempio, maggiormente in certe direzioni rispetto ad. altre. Viceversa
un'antenna in ricezione ha lo scopo, investita da un campo elettromagnetico generato
e'\.'eIltualmente da un'altra antenna trnsmittente, di trasferire (nel modo più efficiente possibile)
energia daI campo elettromagnetico al carico a cui essa è ronnessa. Quindi lo studio del
comportamento di un'antenna., in. linea di principio, SI suddivide in due parti: lo studio
dell'antenna in trasmissione (come irradia un'antenna quando venea alimentata da un
generatore) e quello dell'antenna ìn ricezione (cioè . qual è la potenza che viene trasferita al
carico da un'antenna quando è ÌIlvestita ~un campo elettromagnetico generato da un'altra
antenna). Come vedremo, grazie al teorema di reciprocIta, Ìntu!ti i casi di interesse pratico
fortuna.tamente lo studio delle antenne nelle due condizioni fondamentali di :funzionamento si
può ridurre ad un unico studio, in quanto noto il comportamèntodell'antenna in una delle due
condizioni potremo immediatamente.rieavare il comportamento nell'altra condizione (quindi
se studiamo un'antenna in trasmissione saremo in grado di prevedere il comportamento di tale
antenna in condizioni di ricezione). Cominciamo per ora a considerare il problema della
trasmissione e consideriamo per ora un caso semplice di antenna: la comune antenna a
I dipolo, CDstituita da due fili alimentati al centro, per
esempio, da. una linea. di trasmissione. _Questa è una.
antenna che, come vedremo, si uti1izza:~-.a:: frequenze
relativamente basse~'-'È;:-per esempio, quella che c'è
sui . tetti delle abitazioni,' per ricevere· il segnale
televisi'vo anche se, inrea1~ non c'è un unico dipolo
ma vi è un alHneamentodi dipoli, uno dei quali è
_connesso con il cavo di alimentazione. Possiamo, per
esempio, pensare allora di avere· una struttura fa..+ta
nel modo indicato in figura (che Ìn. realtà sarà l'unico
tipo di antenna che analizzeremo con un minimo di dettaglio). Essa è CDstituita da una coppia
di conduttori fiIifonni di sezÌonemolto. piccola rispetto aIIa lunghe~ connessi per
un'estremità ad una linea. di trasmissione'(che potrebbe essere una piattina bifilare, o u...-rt cavo
coassiale, ecc.)~ lo spazio che intercorre'fra i conduttori che costituiscono l'antenna (che
possiamo anche pensare come un conduttore interrotto al centro) è genera:lmente detto gap.
Tale antenna va anche sotto il nome di anrenna filiforme proprio perché è costituita da un filo,
e i fili sono per definizione dei conduttori la cui sezione è molto più piccola rispetto alla
lunghezza. Come vedremo questo tipo di lli"'1tenna si utilizza. a frequenze relativamente basse,
cioè Imo a frequenze che al massimo sono tali che la relativa hmghezza d'onda è delI' ordine
di grandezza della lunghezza dell'antenna. La zona di alimentazione, in tutti questi casi, è
sempre molto piccola rispetto alla lunghezza d'onda (è dell'ordine di grandezza della
dimensione trasversa cleIIa linea di trasmissione, che é molto piccola rispetto alla lunghezza
d'onda); d'altra parte il fatto stesso che sia alimentata da una linea di trasmissione ci fa cap~e
che questa è una struttura che non può essere utilizzata a frequenze molto elevate, proPr:-~
perché a tali frequenze le strutture guidanti come le linee di trasmissione non sono pm
3-1

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
efficienti (o addirittura non più utilizzabili). Vi sono molti altri tipi di antenne, che
attualmente sono molto più importanti di quella filiforme, che sono sempre piil. utilizzate nelle
telecommùC3ZÌo~ che si svolgono a frequenze sempre più elevate (in particolare dalle
microonde in su); in pratica solo la comunicazione televisiva "eIa diffusione in modulazione di
ampiezza e in modulazione di frequenza utilizza frequenze al di sotto delle microonde (fino
alle centinaia di ~fHz per la televisione, quindi lunghezze d'onda dei metri o delle decine di
metri, o addlrittura. dei chilometri nel caso delle onde lunghe). ~fa tutto ciò che avviene nelle
°
telecomunicazioni, per esempio, via satellite nei ponti radio o nelle comunicazioni a distanza
con grandi capacità di canale, avviene dalle microonde fino alle frequenze ottiche, in cui si
utilizzano le fibre ottiche. Quando si sale in frequenza e si arriva alle frequenze dei microonde,
Ìn generale, per quanto possano ancora esistere antenne a dipolo esse non sono utilizzate mai
• da sole; possono essere utilizzate per costituire quelli che si chiamano allineàmenti (arreo') di
antanno in cui un insieme di antenne di questo tipo è distnbuito hmgo mta linea., o addirittura
su un piano, in modo tale che il campo generate globalmente sia la somma dei singoli campi, e
giocando fra gli sfasamenti relativi :fra i vari cootributi si può ottenere un'irradiazione che
soddisfa ~lle caratteristiche migliori di quando si possa ottenere col singolo elemento
radiante. E intuitivo (e in seguito preciseremo in dettaglio -il' concetto) che, nornuùmente, nelle
telecomunicaz;oni si è interessati a due classi di tipi di radiii()ri. Radiatori che irradiano più o
meno in tutte le direzioni egualmente, .se siamo interessati' a collegarci con ricevitori che
:;..' possono trovarsi dovunque, o perIomeno in una certi zona. Si pensi al caso di in una
trasmissione radio in cui c'è un'antenna che sta messa sul suolo da quaiche parte e si vuole far
ricevere questo segnale da chiunque sÌ muovi sul territoriointomo~(~aarinon in il cielo, non
sottoterra, ma. su tutto quanto l'orizzonte); quindi la radiazione deve essere azimutalmente
costante. Viceversa se consideriamo un ponte'radio,'cioèdobbiamotrasmettere da.un punto ad,,·,· .
1m. altro punto, è chiaro che non siamo affatto·· interessati 'a quello accade -intllttele altre
d:i:rezioniche .non ,siano quella in 'cui SI trova l'antenna: ricevente: L'ideaIesarebbe che tutta
l' energiaandasSl:t~~oLonelladirezione .mcci. c'è l' antenna ricevente; questo, ovviairièìiW, --non è
possibile con una propagazione libera perché il campo necessanamentesi espande in tuttò°.Io
spazio, però' sÌ ,può; cercare di concentrare la radiazione"in una prefissata direZione.io~érò, -
come si suoI dire, di rendere l~antenna lapiù direttiva possibile. Per ottenere antenne direttive,
come vedremo, è necessario che le dimensioni delle antenne siano grandi rispetto alla
lunghezza d'onda. Questo spiega, :fra l'altro, perché solo a frequenze di microonde si possono
ottenere antenne ben direttive, perché altri..menti bisognerebbe fare delle antenne di dimensiopj
troppo grandi da essere praticamente irrealizzabili; questo comporta automaticamente che a
frequenze basse, cioè a grandi lunghezze d'onda, avendo delle antenne tipo quella filiforme
non si potranno avere delle antenne' molto direttive. Per avere delle antenne direttive bisogna
avere delle antenne che sono estese, in termini di lunghezza d'onda.; questa estensione la si
può ottenere o mettendo tante antenne una affianco aH' altra, in modo da coprire uno spazio
piil. grande, oppure utilizzando altri tipi di antenne che sono particolarmente adatte ad essere
adoperate a frequenze di microonde. Per esempio, un 'altra importante categoria dì antenne è
quella delle cosiddette antenne ad apenura, in
cui l'irradiazione avviene appunto attraverso una

d~ertura
l avere una guì
c~o
(una bocdaca). il quel1~
più semp.lice è
d'onua. troncata; m tal caso e
71
...................
1;7
chiaro che, a parte la difficoltà di calcolare il
comportamento quantitativodi questo radiatore, se . ., ,
consideriamo un'onda del modo fondamentale che viaggia verso la temJÌnazÌone, m prossurutà
di essa si genereranno tutti i modi superiori (saranno tutti attenuati, quindi non torneranno
3-2

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
indietro se non il modo il modo fonà.amentale) ma parte del campo, delle radiazioni, passerà
all'esterno, avendo così un campo anche all' esterno della struttura guidante, Quindi questa
struttura si comporta come un'antenna e, in real~ è un radiatore che viene utilizz.ato a
frequenze di microonde. Se vogliamo però una antenna ·arrettiva abbiamo detto che è
necessario che le dimensioni trasverse siano grandi rispetto alla hmghezza d'onda; il che
ovviamente non av"Viene per una guida d'onda perché se vogliamo che in essa si propaghi solo
il modo fondamentale sappiamo che le dimensioni devono essere dell' ordine della lunghezza
d o onda. Quindi una struttura di questo genere sarà un radiatore ma non sarà molto direttÌVo.
Per avere una antenna più direttiva dobbiamo far si che l'apertura sia più grande (più grande
rispetto alla lunghezza d'onda); il modo più semplice per fare questo è quello di passare da
.)
un'antenna a guida troncata ad un 'antenna a tromba, cioè
svasare l'apertura passando da. una sezione ad una più /
grande utilizzando un tratto svasato. ....................,..-......::-.... / // II
i~·~··.

l
!
, . , .,_. f
In modo analogo. in acustica le trombe sono capaci diemana:re una L,/ l
radiazione molto elevata.., di intensità. molto ròne, proprio perché sono '" /.
direttive, rispetto a quello che accadrebbe. se ci sì ~e '~I
semplicemente a soffiare nel beccuccio. E chiaro che tutta l',energia ~
che entra nel beccuccio entra nella trom~ il fatto è che 1'apertura . .
grande della tromba concentra l'irradiazione soprattutto in wiad.irciione (tale apertuÌ'a è ovviamente grande
rispetto alle alte frequenze, a cui corrispondono piccole hmghe:i:iè 'd'onda). Quindi Ie alte frequen.ze vengono
concentrate soprattutto nella direzione dell'apertura e quindi se ci si trova di fronte alla tromba si sente
un'intensità del suono molto più grande.

LTl questo modo possiamo ottenere delle aperture significative anche se ovviamente; salvo casi
eccezIonali, non molto grandi altrimenti la struttura diventa troppo pesante (in termmiproprio
del materiale necessario per far-Io)~'Questo porta asostittrire l'antenna a tromba (cioè,per cosÌ
dire, acostrulrej'apertura, che deve essere grande) con una struttura ~ledanonri~hledere la
presenza di uii'r3ècordo metallico che collega l'apertura alla guida.. E questo il priricipio di
) base della categoria: principe delle antenne a microonde cioè le antenne d"riflettore, ·'mem
Invece di avere;ilcollegamento fra la guida primaria e l'apertura con un tratto :metallico
sv~to, si può pensare di prendere un riflettore '-.
paraboIiCDdi diametro molto grande rispetto alla >'-,
lunghezza d'onda.. Si pone il radiatore primario, che / '"
ad esempio sarà costituito dalla bocca di una guida j"""""'----'-,..-\- - - - - -
d'onda, nel fuoco del paraboloide. Come sappiamo, / \
in termini di raggi, la parabola ha proprio la 1 \ ' ( , cl )
proprietà di trasfonnare rutti i raggi che vengono dal ···1.. ····· .. ······· ..·..·········""'
. ,""--- f e e
1 (
fuoco in raggi paralleli. Se valesse, quindi, l'ottica \ /
geometrica (cioè se potessimo descrivere il campo \("'/"-----.. ,. . - - - - - -
elettromagnetico in termini. di ottica geometrica) ad \" f

lL.'1 radiatore puntifonne che si trova nel fuoco (che '-,.... f


(

quindi emette tanti raggi divergenti secondo 1.ma I


sfera) corrisponderebbe in uscita un insieme di raggi
tutti paralleli, il che significa dire un'onda. piana che va verso rì.n.finito (a-vremmo ottenuto il
caso ideale di concentrare tutto l'irradiazione lungo l'asse del paraboloide). Ovviamente
siccome le dimensioni sono finite (in termini di hmghezza d'onda) ci sono degli effetti di
diffrazione per cui, in realtà, non si avrà un fascÌo che ptmta solo nella direzione assiale ma
avremo un fascio allargato (tanto più allargato quanto più il paraboloide è piccolo rispetto alla
3-3

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
lunghezza d'onda, ovvero quanto più ci allontaniamo dalle condizioni di validità dell'ottica
geometrica). È chiaro però che, in realtà, si trasforma in questo modo la piCC{)la apertura in
una grande apertura senza necessità di avere una struttura metallica guidata; ci saranno
evidentemente delle piccole perdite perché tutta l'energia irradi$ dalla sorgente che va al di
fuori del riflettore viene persa. È chiaro però che se si effettua una illuminazione primaria che
non sia unifonne dappertutto ma che sia concentrata soprattutto in un angolo grande, ma
finito, si ha che in pratica la potenza che si perde è del tutto trascurabile rispetto a quella che
si riesce a convogliare nella direzione voluta. E questo è il Classico riflettore parabolico che si
trova, per esempio, in qualsiasi antenna per ricevere via. sa.tellite~ nel cm fuoco c'è o una guida
troncata o un piccolo trombino, la cui, svasatura (piccola rispetto alle altre dimensioni in
gioco) serve soltanto a far si che il campo irradiato non si sparpagli proprio in tutto lo spazio
ma si concentri abbastanza. da. illuminare praticamente soltanto il riflettore, ad esempio in un
angolo di 45°, 50° o 60°, a seconda di quant'è l'apertura del riflettore vista dal fuoco. Questa
possibilità di concentrare la radiazione in una direzione pre:flssata., invece che con un r.Jlettore
metallicD, la si può realizzare anche con una lente
dielettrica, mettendo il feed nel fuoco della lente (ciò
nei limiti di validità dell'ottica gaussiana, aItrimenÌÌ: ~~
non fosse valida l'ottica gaussiana significhet:ebQe,, _ _ _ _- t - _
soltanto che il profilo della lente invece che è~er~'" ;_.
sferiro dovrebbe essere fatto in modo tale >-'c~è~~·.-. . : - · - - - _ + _ r _ -
effettivamente tutti i raggi che provengano dal fero'"
vadano a finire nella direzione voluta). Naturalmentè ------t--
rispetto alle antenne. a riflettore leanfenne a lente sono'
molto meno usate, per la stessa ragione per cui non
vanno ,bene ·le tronibe~'piqè perché la lente 'pesa (infattibisognafare'un IruLSsicciomIpo
dielettrico che deve essere -;-n ecessariamente di un certo spessore:al centro altrinienti/non si
reggeregb~;:;~dle dimensionl sono troppo grandi); ciò fa si che, saIvo.,,~~pIicazioni
specializzate, :-itcosto eil peso di una struttura di questo genere non ne giustificaI'.uso rispetto
a quello di.mL,semplice riflettore. In tal caso, infatti, basta fare una superficieJm~~te; non
importa· dicliè materiale è fatto il paraboloide ma basta che la superfide'"'mtEéssata sia
riflettente. Per cui il materiale di supporto norrwùmente è fatto di materiale resistente ma
molto leggero, per esempio in. fibra di carbonio'(eome sono fàtte tutte le comuni antenne per
satellite), la cui superficie è, eventualmente, metallizzata con lmO strato riflettente a
conducibilità. più elevata del carbonio, se si vuole evitare di avere delle perdite per
eDnducibilità sulla superficie. Queste antenne a riflettore sono tutt'oggi, probabilmente nel
campo delle nricroonde, le antenne più diffuse perché, allo stato attuale della tecnologia,
attÌ:miZZano il rapporta costo prestazioni Ca parità. di costo hanno prestazioni che nessun'altra.
antenna riesce ad ottenere), anche se hanno degli inconvenienti, compreso quello di avere
biSDgnO di supporti che reggono l'aiimeTItatore (il feed) primario. Ci possono essere però
anche configurazioni meno semplici di quella ~'
analizzata finora; ad esempio (come accade nei
telescopi) si può avere una configurazione che, ff.:=---------
invece di essere a riflettore, è a doppio I ~
riflettore. Cioè si mette un riflettore iperbolico f e e d I ~(. rifIe tto re -I,
nel fuoco del paraboloide in modo che (dalle \ \ ip<!rbolico
l
proprietà. dell'iperbole e della parabola) da un \
fascio sferiCD per successive riflessioni viene tifI.: tto r~
e llittic o
trasformato in un fascio parallelo.
3-4

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Una configurazione alternativa è quella che presenta, invece che un riflettore iperboliCQ prima
del fuoco, un riflettore ellittico dopo il fuoco, Poi non è detto che il sistema debba essere
centrato; :in tal caso infatti si ha l'inconveniente che il riflettore secondario scherma parte della

,-
ì
radùlzione (ciò evidentemente produce
perturbazione nel campo irradiata per effetto
schermante della diffrazione dovuta al sub-riflettore).
una ~.
t
Per evitare questo si fanno le cosiddette configurazioni r
disassate (o offset) in cui si prende solo una parte del ~", I
,-
\
sub-ritlettore (per esempio quella di sopra) e sì fa in
modo che la geometria della struttura sia tale che si
'"
~
I
abbia la radjazione voluta. Ci sono poi molte altre f e e d - - - - - - -.... '1
-configurazio~ con problemi di sintesi delsÌstema \
abbastanza complicati rivolti ad ottimizzare il \
comportamento di queste antenne nel dirigere la
radjazÌone tutta in una certa direzione. Chiaramente quando si passa a stn.ltture non più
simmetriche si introducono quelle che mottica si chiamano delle aberrazioni (l'astigmatismo,
ia COIn.a. ecc.). che vrumo corrette modificando la:fonna della suner:fi.cie rir1ettente da un puro
parabol~ide ~. una tòrma tale da introdurre delle .;ab~azioni ~sat+..amente opposte a q{relle
dovute al fatto che l'alimentazlone è disassata.(infatti il paraboloide. è un fOcheggiatore
perfetto solo per i raggi che arrivano esattamentetungo l'asse; viceversa solo se Iasorgente sta
nel fuoco i raggi vengono tutti diretti verso un punto, appena si sposta la sorgente .11òn si ha
più una confluenza di raggi che vengono da un punto e quindi si hanno delle defo.pnazioni).
Un~altra categoria di antenne, che stanno assumendo e assumeranno nel futuro sempr:e'di più
ruevanza, è quella delle antenrn? stampate~ costituite da sistemi planari cioè (così. come nel
caso delle microstrisce) costituite da un piano di cl ie lettr ic. o-·-~
massa, .uno strato dielettric.o sopra di esso e su '
qtrest(f~:Fiano sono stampate delle strutture
metalliche:{dette pateh)
di vane.: forme. Attraverso il piano di massa ci
sarà,ov'Viamente, qualcosa che alimenterà --p'i3.n o cl i
m a. 3 3a
questa struttura., ad esempio un cavo coassiale.
la cui anima centrale è collegata al patch (in
realtà non è· proprio necessario che il filo tocchi il patclI, dato che basta anche una qualsiasi
apertura per eccitare correnti su questa struttura metalli~ e quindi farla irradiare). Le
dimensioni di questi patc..ì. sono dell' ordine della hmgb.ezza d'onda (o di mezza. lunghezza
d'onda) e quindi sono l'equivalente dell'antenna lmeare; dunque per ottenere un'antenna
direttiva bisognerà metterne molti di questi patch, ÌIl mod.o da ccstituire un allinea...-rn.ento di
a.Tltennè: planari che possono essere allmeamenti ur..idimensionaIi, se si realizza solo un .frla di
patcn (ognuno, naturalmente, alimentato da suo sistema di alimentazione), oppure planari, in
cui questi patch sono distribuiti su un piano. Della stessa categoria di antenne è quella che si
ottien.e realizzando delle fessure sulle guide d'onda; mettendo quindi un allineamento di
fessure su una guida d'onda e tante guide d'onda, una acc-anto all'altra, si può realiz:za.re Wl
allineamento di fessure e quindi un allineamento di antenne a fessu.ra. il vantaggio delle prime
rispetto a queste ultime sta neI fatto che si ha una struttura planare, molto semplice da
costruire (lL.~ volta progettata) e facilmente riproducibile in serie. Inoltre grazie al fatto di
poter controllare separatamente il singolo elemento radiante, si può avere un grande controllo
sulle mod.'Ù.ità con cui ÌITadia questa antenna. Come vedremo, non sempre siamo solo
Ìnteressati ad. irradiare in una prefissata direzione; potremmo essere interessati ad irradiare in
3-5

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
y'f
\'
~r

un numero finito di direzioni. Si pensi ad un satellite che deve connettersi con un certo insieme 1-
dì stazioni a terra; il satellite è geostaZionario, quindi sta fenno, e deve illuminare sempre gli
stessi punti a terra. Ma non è detto che ne deve illuminare uno rolo (anzi ne deve illumÌnare
almeno due, quello della stazione trasmittente e quello della stazione ricevente)~ normalmente i
satelliti per telecomunicazioni si connettono contemporaneamente con tante stazioni a terra
(per esempio, ricevono da uno e poi devono smaltire il segnale su tutte le stazioni a terra). In
questo caso c'è bisogno di tm'antenna multifascio, che irradi più fasci in tante direzioni (le
quali possono essere le più varie possibili, perché dipende da qual è la geometria con cui si
vedono dal satellite le stazioni a terra interessate). il caso più complicato è quello in. cui si
v'lioIe irradiare seguendo un certo contomo~ si pensi aIIa distribuzione televisiva via satellite in.
cui si vuole che iI segnale giunga entro i limiti di un certo stato (ad esempio, in tutta l'Europa)
e si è pagati per questo servizio. È chiaro che tutto ciò che arriva fuori di questa zona è perso,
perché nessuno pagherà questo servizio non richiesto; addirittura mlO stato potrebbe richiedere
di non ricevere irradiazioni suI proprio territorio, se non richieste. Si capisce allora che ciò
significa dover fàre delle antenne che irradino dei fasci anche molto complicati ovvero, come
si suoi dire, TI1ljàscfo contornato (sagomato). TI caso più generate (che è quello che si fu.
attualmente nelle antenne per teleçommlicazioruo,vla satellite di ultima generazione) è quello ìn
cui i fasci siano addirittura riconfigurabili, cioè siè interessati a. cambiare o il numero di fasci
(perché volta per volta si è interessati solo ad alcune delle stazioni con cui si è connessi)
oppure la forma del fascio (perché contemporaneamente, con 'lo stesso satellite, si possano
servire più stati) ovvero le ca.ratteristiche di irradiazione' dell'antenna. I casi ,estremi sono,
ovviamente, richiesti nel campo militare (neira.dar militari) in. cui si ',è interessati apoter~,
conrrollare;intempo reale, le caratteristiche.deLfascio; Ìnfatti,nonsolo si è Interessati ad
rrradiarem.'cerre.d.irezioni(e più il fascio è stretto emaggioresanilariscluzioneangolare.con
cuisiriesceadindividuar~Ja direzione in cui si trova il bersagIio)masopra:ttu:ttq;,essen.doIn:;:(:!-,
generaIedl bersaglio non: collaborativo (cioè cerca di fare, di tuttopernon,essererive1ato).-:-;~~L .'
bisogna.:;essere:in grado non soltanto muovere il fascio ma anchedi'azzerarej-3:i:x:;rnrli az jonein.
cert.e dirèZioni (perché, come vedremo, se tm.'antenna trasmette bene inu:nadirezione riceve
ancheberie"da questa direzione). Qu:ind.i se si ha. il bersaglio in una ~:bezione e un
disturbatore in un'altra direzione, i quali cambiano contmuamf'J1te nel tempo, 'si deve, in modo
adattatÌVO e in tempo reale, cambiare le caratteristiche del fascio radar in modo tale da avere
degli zeri dove arrivano i disturbi e dei massimi dove ci sono gli obiettivi interessati. Ci si
rende conto che nelle applicazioni militari questo scopo è tutt'altro che semplice da realizzare
perché, ovviamente, anche l'avversano farà di tutto per rendere difficile questa. operazione,
cambiando continuamente o la frequenza o il tipo di disturbo, o mettendo i disturbi in modo. '
casuale intorno al bersaglio. Nelle antenne planari c'è quindi bisogno di poter controllare:
l'alimentazione del singolo patch in. modo tale che agendo su di esse in tempo reale si può
modificare completamente la forma del diagramma; quindi ogni elemento dell'allineamento ha
il suo alimentatore controllabile elettronicamente nelle caratteristiche di fase ed ampiezza, in
modo tale da poter cambiare la fonna del fascio. Si arriva così a quelle che sono re antenne di
massima sofisticazione. le cosiddette antemw anive, in cui 1'antenna, il generatore e tutto il
resto della struttura è tutto integrato semplicemente in un unico substraro. Infatti se questo
substrato lo si fa di silicio drogato si può integrare su di esso tutta l'elettronica e i patch che
servono come elementi radiativÌ. Allo stato attuale l'uso dì queste antenne, in ambito non
militare, è praticamente nullo, soprattutto per ragioni di costo ed efficienza; :infatti iI problema
è che il silicio utilizzato in. un dispositivo elettronico deve essere drogato (cioè deve essere un.
semiconduttore, e non Wl buon conduttore) e quindi le perdite nel dielettrico possono diventare
molto forti. Dunque l'efficienza di questi sistemi è necessariamente non molto elev~ i costi
3-6

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
di realizzazione sono viceversa elevati e le necessità di dissipazione del calore (che per la
bassa efficienza del sistema può arrivare anche a proporzioni considerevoli) sono complicate;
. ciò ovviamente fa sì che questo sistemi possano essere utilizzati soltanto in condizioni ID cui il
costo non è un problema. In realtà però, si stanno facef1do' degli sfo~ soprattutto in
Giappone, per riuscire a realizzare su larga scala delle antenne di questo tipo per poter
ricevere, per esempio dai mezzi mobili, la comunicazione via satellite senza avere a bordo
alcuna antenna (integrando l'antenna, e tutto l'apparato elettronico necessario, sotto la vernice
dei tettuccio del veicolo; in tal caso, addirittura, l'antenna deve essere confanne, cioè non
piana), Analogamente anche per la ricezione degli edifici si possono pensare sistemi di questo
tipo (invece che paraboloidi o antenne c-amuni) collocati sulle pareti (attaccate come un quadro
o, addirittura, sotto la calce stessa).
Fatta questa breve panoramica sulle varie classi di antenne,
ritorniamo all'antenna filiforme; ribadiamo però che quelli
che saranno i risultati specifici che otterremo sono validi per
questo tipo di antenna; i r~tati general~ viceversa, sono
, validi per qualsiasi antenna. Se dobbiamo esaminare il
comportamento di un sistema di questo genere, cioè come
esso irradia, prescindendo per ora· da. . dove SIa
l' aIÙl1entazione, Cloe supponendo per· .: semplicità di
consid.."'!are indefmita la linea di trasmissione, se si suppone
che questo non disturbi l'antenna, sappiamoche tutto ciò che sta a sinistra di una.ce:rr;a sezione
della linea si può schemarÌzzarecon un generatore equivalente di Thév~.",~Il9che
bisogna fare allora, in linea di principio, è di scriverele equazioni di Ma.'tWell queSfu;yoltaper
turto io .sp;lZio (non solo fra i condu..+tori della linea) e imporre le condizioni aIconfornoche
questa . volta non ,sono. soltanto. quelle. sulla linea ma an~he quelle sui conduttçn.:che .
co~tjruiscQno l' antenna-e sulle interconnessioni fra questa e la linea dì trasmissiori~. Ci si
rende:;,mbito conto che un problema del genere, a meno che la geometna'.del sistemi. non sia
queila.considerata in questo caso (che è particolarmente semplice), è praticamente impossibile
~ ,risolvere analiticamente, se non c'è nesstIDasImmetria geometrica>da permettere di
sempliiicareie equazioni di ~iaxwell Si potrebbe pensare di risolvere il problema
numericamente, anche se. ciò non è banale perché bisogna integrare numericamente le
~quazioni di Maxwell su un volume infinito; il che ovviamente'non è possibile, bisogna
limitarsi sempre ad una regione finita e allora c'è il problema di come imporre le condizioni di
radiazione ad una zona più vicina possibile alle antenne (perché pili grande è tale zona e più
grande è il numero di punti in cui bisogna. andare a discretiz:z.are ìe equazioni di Ma..'GVell, il
che ovviamente accresce l'onere computazionale). È allora indispensabile cercare di vedere se
questo problema generale (facile a persi In..1. estremamente difficile a r.solversi) non possa
essere suddiviso in sottoproblemi, ognuno dei quali sia possibilmente più sem.plice da.
risolvere, Un primo modo di risoìvere il problema, in realtà, viene fuori dal fatto che, Game
sappiamo, il campo irradìato dalla nostra strilttUra è dOv-mo sostanzialmente alle correnti che
circolane sull'antenna e nella zona di alimentazione dell'antenna. Sappia..~o infatti, dalla
teoria sulle linee di trasmissione (o delle strutture guidanti), che quando ci si allontana di
qualche volta le dimensioni trasverse sulla linea si propaga solo il modo fondamentale il
quale, per definizione, si propaga solo h.mgo z, cioè non irradia. Quindi ad una certa distanza
dall'Ìnterconnessione con l'antenna., le correnti che circolano sulla linea non irradiano (perché
sono le correnti che circolerebbero su una linea indefmita). Quindi l'irradiazione è dovuta.
soltanto alle correnti che circolano slill' antenna e sulla zona vicina all' alimentazione (zona.
tratteggiata) in cui le correnti non sono più dovute al solo modo fondamentale ma sono quelle
3-7

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
'-,
disturbate dalla presenza dei modi superiori. Se conoscessimo queste correnti il problema. da i
I
risolvere, sarebbe molto più semplice perché non sarebbe un problema di valori al contorno
ma sarebbe un problema di calcolare i campi generati da un'assegnata. distribuzione di
correnti. Si potrebbe utilizzare il teorema di equivalenza, sostittiendo tutto ciò che sta dentro
ai conduttori con delle correnti superficiali; siccome ci sono dei conduttori elettrici perfetti,
basterebbero soltanto o le correnti magnetiche oppure, considerando dei conduttori magnetici
perfetti equivalenti, soltanto le correnti elettriche. Oppure si potrebbe utilizzare il teorema. di
equivalenza nella sua forma pura mettendoci le correnti elettriche e le correnti magnetiche; ma
sui conduttori le correnti magnetiche equivalenti non ci sono perché le componenti tangemiaIi
del campo sono nulle, e quindi ci mancano soltanto le correnti elettriche, legate ai campi
magnetici. Quindi conoscendo le correnti elettriche che fluiscono su questa zona dei
condutto~ possiamo calcolare il campo irradiato come se queste correnti irradiassero nel -'j

vuoto. Dunque un. problema molto più semplice, non essendovi condizioni al contorno da
soddisfare; ci sono soltanto delle sorgenti da tenere in conto e le condizioni di radia.zione
all' co, per specificare l'unicità della soluzione e, in particolare, richiedere che il campo vada
verso l'co invece che dall'co verso le sorgenti. Quindi, in realtà, il problema dell'irradiazione
piuttosto che vederlo come un problema di risolvere le equazioni di Ma."ffi'ell su tutto lo
spazio, può essere visto come la sovrapposizione di due problemi; t.m primo problema che è
quello di determinare le correnti che cirColano sui condutto~ che ovviamente è un problema
altrettanto complicato ma col grande vantaggio di non dover risolvere le equazioni in tutto lo
spazio, ma di dover trovare delle grandezze che sono'concentrate su un supporto finito' (quindi
anche numericamente iI problema si ' presenta meno 'complesso dovendo" risolvere delle
equazionÌ,ipertrovare le funzioni incognite, le quali sono definite su un supporto finito, e non
su tutto lo ,spazio); Una ' volta trovate queste correnti, il problema si riconduce a trovare il
campo idaesse irradi.ato:, Questo secondo problema, evidentemente; è abbastanza più semplice
4E;I precedente, noIJ.~ avendo condizioni al contorno da soddisfare ma semplicemente delle
sorgerrticheirradianonellospaziovuoto. Se tutto ciò che c'è intorno è om9 geneo , cioè stiamo
consi4erando un'unica antenna che irradia nello spazio indefmito, il problema è quello di.
risolvere le equazioni di Maxwell in un mezzo omogeneo, con-assegnate sOrgenti; e questo è il'
prcblemache affronteremo per primo (fin da ora P04 in linea di principio, possiamo dire che
se vogliamo applicare il teorema di equivalenza in casi più generali in cui non ci sono solo dei
conduttori ma Cl sono anche strutture che fanno si che ci sia un campo elettrico tangenziale,
possiamo essere in grado di calcolare i campi elettromagnetici irradiati da una qualsiasi
distribuzione di correnti elettriche o magnetiche, nel ilUotO). Consideriamo allora un'arbitrmia
distribuzione di sorgenti elettriche in un mezzo omogeneo; le equazioni di MaxYVell sono:

V' x E = - jCùf-LH
v x H = jCùé:E -1- I
V ·eE = p
V'. J-t-H = O

dove, essendo iI mezzo omogeneo, é: e /-l sono indipendenti dalla coordinata. spazialte (ci siamo -I I
posti nel dominio della frequenza. in modo tale da poter trattare anche il caso di mezzi !
dispersivi, naturalmente, purché omogenei, anche se poi applicheremo i nostri risultati sempre
allo spazio libero, che è poi quello con cui praticamente si ha a che fare nelle applicazio~
effettive). TI metodo per ottenere nella maniera più semplice possibile la soluzione generale di
3-8

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
queste equazioni è quello che utilizza il potenziale scalare e il potenziale vettore (già noti •
dall'Elettrotecnica per l'elettrostatica e la magnetostatica, in cui m=O). Cioè invece di risolvere
direttamente le equazioni di Maxwell, si esprimono i campi in termini di potenziali e si
risolvono poi le equazioni per l potenziali. Partendo dall'equazione alla divergenza per
l'induzione magnetica:
V·~.1H=O

che ci dice il vettore jJ.H è solenoidale, poiché _stiamo risolvendo il nostro problema in uno
spazio omogeneo indefinito, esiste certamente un potenziale vettore, A, che permette di
esprimere ~ come il rotore di questo potenziale, cioè:

In realtà di potenz:iali vettori ne esistono infiniti dato che aggiungendo ad A il gradiente di una
funzione (il cui rotore è zero) otteniamo sempre lo stesso .ull. Sostituendo nella prima delle
equazjoni di Max:well avremo:
. ".:.., ;.
.:- siccome il
_ _ -_ rotofe elinelm!
v x CE + jm A) = O
Osserviamo che finora l'ipotesi di omogeneità del mezzo non è entrata ancora ingioj:-Q, Dal
fatto che questo rotore è nullo si deduce che il vettore è Ìrrotazio.qale, e quindi è,~ile da
un potenziale. Esiste quindi-almeno una fimzione cD, che si chiami potenziale sca1ar:e;Weche:

. ~.

-.: cIn questo modo le due equazioni di 1Vla."'{"Well omogenee sono à:Ì:Itòniaticamente soddisfatte;
__ .:lnoltre abbiamo ridotto il numero di incognit€ perché Ìnvece di avere 6 incognitescalari (le
componenti di E e di ID abbiamo le 3 componenti di A e uno scalare CD. In realtà. come
ab biamo detto prima, questi potenziali vettore e scalare non sono Ulli';vocamente determinati;
cioè fissato il campo elettromagnetico esistono più di una coppia di potenziali che ci
permettono d.i ottenere tale campo. Andiamo allora. a. verificare subito· questo ulteriore grado di
libertà che ci pennetk..:ri di elim.in.are un'ulteriore incognita. Se A è un potenziale vettore
anche:

è un possibile potenziale vettore, perché da lo stesso campo magnetico; anzi questi sono tutti è
soli i possibili potenziali vettori, perché la differenza fra due qualsiasi potenziali vettori deve
essere irrotazionaIe Ce quindi derivabile dal gradiente di una funzione). Andiamo a vedere ora
cosa succede per cD; naturalmente se sostituiamo iI potenziale vettore A con A' ,e lasciamo
inalterato iD, questa nuova coppia di potenziali non va più bene perché, seppure iI campo
magnetico r..m.ane inalterato, cambia iI campo elettrico, quindi bisogna cambiare anche cD .
.&.ndiamo a vedere allora come deve essere legato iI nuovo potenziale scalare ad i pre~edenti
potenziali~ per fare questo dobbiamo proprio imporre che non solo il campo magnetICO ma
anche il campo elettrico non cambi. Deve risultare cioè:

- jeùA - v<D = -jeùA' - V'<D' =:> - jroA - V<D = - jCùA - jCù Y\V - VeD'
3-9

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Semplificando i termini jroA ed essendo il gradiente lineare si ha:

dove la relazione a sinistra implica che l'argomento dei gradiente sia una. costante; siccome in
ogni caso i gradienti sono definiti a meno di una costante, possiamo assumere questa costante
uguale a zero, da cui la relazione a destra. Quind,i data una coppia di potenziali A e <D tutte le
altre coppie di potenziali A! e <D' che si ottengono dalle relazioni:

A' = A+ jV'V
{ <D' = <D - jro 'V

sono mc-eIa lecit~ anzi s-eno tutte e s-ele le c-oppie di potenziali ch.e danno luogo agli stessi
campi elettrici e magnetici; questa trasformazione si chiama trasformanone di gauge e ha
l'importantissima proprietà di essere invariante per una trasformazione (cioè se è soddisfatta
in. un sistema di riferimento è soddisfatta in. un qualsiasi altro sistema di riferimento). Ciò è
molto importante perché è una conseguenza. del fatto che le equazioni di Maxwell sono
invarianti relativisticamente quindi, ovviamente, tutto ciò che .è legato ad esse deve essere
mvariante relativisticamente, altrimenti si giungerebbe ad una contraddizione. Sfruttando
qUÌIldi questo ulteriore grado di libertà possiamo ridurre il numero delle Ìnc-egnite a tre, per
esempio potremmo sempre fare in· modo che .<1)' si: annulli scegliendo· opportunamente 'V.
Osserviamo però che, rome:v:edremo, non è questa la sceltach.ecironviene di fare perché fino
ad ora abbiamo soddisfatto identicamente solo le equazioni di Maxwell omogenee; bisogna
andare a :sostiruire le espressioni dei potenziaIinell'equazione ai rotori e nell.'aItra delle
equazioni alle divergenze e vedere quali equazioni, si ottengono. Dunque ai posto di ~H
sostituiamo il· vxA ed adesso sfruttiamo il fatto che ~ è costante (in modo da portarlo fuori del
segno di rotore); avremo: .

~ v x V' x A = jeDg(-j<DA - V'cD) + I => V' x V x A = j<DgJ.l(- jeDA - v<D) + !-L:!.


~

Ricordando ora che risulta: V 2A = W· A - V x V x A, a\iTemo:

Raccogliendo i tennini otterremo:

essendo il gradiente lineare possiamo portarlo a fattore, per c-esÌ dire, cioe:

3-10

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it ,.


Buono Studio! =)
E quindi abbiamo ottenuto una prima delle equazioni a cui deve soddisfare il potenziale
vettore e, ovviamente, anche il potenziale scalare. Considerando allora l'equazione alla
divergeIl.2a per l'induzione elettrica. avremo:
. -- ...

p =V.(-jCDA-V<D) => - p= v .(jro}\. + V<D)


e e

Essendo la divergenza del gradiente pari al Iaplaciano scalare avremo:

n3t+. p. n
y '-.V = --- Jm y ·A
e

Questa è l'equazione per <D; se la paragoniamo con quella ottenuta prima per ..~.. notiamo che
c'è una quasi simmetria fra le due. Per renderle perfettamente simmetriche (in. modo tale che ai
due primi membri di queste equazioni vi siano due equazioni di HeIrnholtz) aggiungiamo a
questa equazione, a primo e a secondo membro, il termine k 2 <1>; otteniamo allora:

Quindi in definitiva si ha:


1 2
V A +k A == -J..l4. + V(V ·A + j(i)e~CD)
2 2
{ V' eI> +k <t> == - ~ ~ j(ù(~ ._~A~+ j(DE~<D)

in cui si nota la perfetta simmetria; aseco~cfuy.-;;;: p~


a il primo termine, presentano la
stessa quantità moltiplicata in un caso per -jm e nell'altro sotto il segno di gradiente..Queste
. sono le· equazioni dei potenzìaI~ valide per qualsiasi coppia di potenziali (qualunque coppia
di potenziali soddisfa qUeste equazioni e quindi qualunque soluzione di queste equazioni
fornisce un possibile c-ampo elettromagnetico attraverso le relazioni che legano i campi ai
potenziali). Notiamo che tali equazioni dei potenziali sono accoppiate fra di loro; però si
otterrebbe una notevole semplificazione se il secondo termine a secondo membro fosse nullo,
dato che· av-remm.o una equazione per ii potenziale vettore che coinvolge solo la densità di
corrente e un'equazione per il pot~..zia1e scalare che comvolge solo la densità di carica. Per
gilmta si ha. a che fare con uno stesso tipo di equazione perché, se si va a scrivere per le
singOle componenti l'equazione per il potenziale vettore, ognuna delle componenti di A va a
soddisfare lo stesso tipo di equazione di quella per il potenziale scalare; quindi si h.anno non
soltanto delle equazioni disaccopp iate ma, sostanzialmente, la stessa equazione ripetuta
quattro volte (il che significa dire che se poi sapremo risolvere anche una sola di queste le
avremo risolte tutte quante). Vediamo allora se è possibile sfruttare l'arbitrarietà che c'è nel
potenziale vettore e nel potenziale scalare per imporre che questa quantità sia nulla.; cioè
supponiamo pure che per la coppia ~<D) di potenziali che stiamo considerando tale quantità
sia diversa da zero. Vediamo se è possibile modificare i potenziali, attraverso le
trasformazioni di gatl:;.ae, in modo tale che la nuova coppia di potenziali (A',CD') si tale che:

3-11

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
(*) V· A' + j(j)eJ.L<D' = O

Ciò è effettivamente possibile; infatti andando a sostituire le espressioni di (A',<!>') avremo:

Osserviamo che il primo e il terzo termine a primo membro costituiscono la quantità


v· A + j<De!J.<D che era presente a secondo membro (nelle equazioni dei potenziali) prima che
effettuassimo la trasformazione; tale quantità, se sono noti i potenziali A e <D, sarà Ìn generale
una funzione assegnata, chiamiamola x., cioè poniamo:

A questo ptmto la condizione da soddisfare perché la nuova coppia di potenziali ~,~')


soddisfi la (*) è che risulti: .
:,:<
." ._;i.

Ma questa è un'equazione di He1mholtz, non omogenea, di cui sappiamo che esiste una ... ";-'
soluzione; anzi, addirittura, ne esistono infinite se non si danno ulteriori condizioni ali' cc.
Quindi non soltanto esiste- sicuramente una funzione .\lI c...1te soddisfa questa. equazione
qualunque sia il 2° membro, ma. addirittura ques'"i.3.soluzione è detenninataa meno di una
qualsiasi soluzione . . dell'.omogenea .associata .. (cioè. possiamo sempre ·aggiungervi.sòluzioni
dell'equazione omogenea); Quindi non solo esistono delle tnlsformazionidi gaugeche ci
permettono di .passare aduna .nuova coppia di potenziali che 'soddisfano la· (*), ma addirittura
ne eslstonoinfinite (questa infinità. la si può elimm_are sQlìanto, peresempio, richiedendo che
<D sod.disfi la condizione di radiazione all'co dopodich~-l'equazione omogenea ha. come unica
soluzione quella identicamente nulla) cioè esistono 1nfinit(:fu:n.zioni \li che ci permettono di
cambiare i potenziali in modo che la nuova coppia di potenziali soddisfi la (*). Una volta
verificato che ciò è possibile, possiamo allora limitarci a considerare soltanto i potenziali che
scddis:fano la condizione (*); quindi invece delle precedenti equazioni dei potenziali possiamo
considerare le seguenti equazioni:

rY' A + k A -~!
2 2
=
i y2<D+k2<D=_Pe
I

lY' . A + j(j)t:~CD =O +- condi=ione (o gauge)


di Lorentz

dove questa. volta i potenziali A e <D non sono una qualsiasi coppia di potenziali ma. devono
soddisfare all'ultima equazione, che va sotto il nome di condizione o gauge di Lorenrz (anche
questa è una condizione Ìnvanante relativisticamente; anzi è l'unica scelta possibile per tale
quantità che ha questa proprietà, cioè che se è valida in un sÌstema di riferimer:to è valida in
qualsiasi altro sistema. di riferimento). Osserviamo che in questo modo restringIamo la ~ostr~
attenzione soltanto a quella classe di potenziali che soddisfano la gauge di Lorenfz; infartI
vista l'arbitrarietà che si ha sulla determirulzione dei potenziaI~ dato che a noi interessano i
3-12

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
campi (cioè trovare, non tutti i possibili potenziali, ma tutti i possibili campi) e quindi se
quelli considerati bastano per determinarli è inutile andare a considerare tutte le p<Jssibili
coppie di potenziali. Si ha qujndi la notevole semplifica.z:ione di poter risolvere un minor
numero di equazioni; infatti si può ricavare una soluzione qùilsìasi della prima (quella per il
poten2iale scalare), defmìre <D dalla condizione di Lorentz e (si potrebbe facilmente
dimostrare) sarà automaticamente verificata. anche la seconda equazione. Per ricavare il
potenziale scalare; quindi, non è necessario risolvere la relativa equazione di Helmholtz non
omogenea ma lo si può ricavare direttamente dal potenziale vettore, a meno che co non sia
lloauale a zero. In tal caso, infutti, le due equazioni (quella di Hellioltz per A e la gauge di
Lorentz) si disaccoppiano e la condizione di Lerentz diventa quella che si trova in
magnetostatica, cioè:

ovvero la gauge di Lorentz SI riduce (nel caso statico) alla condi=ione o gauge di Coulomb.
Per essere precisi bisognerebbe andare a verJlcare che, anche se il potenziale originario non
ha divergenza nulla, è possibile trovare un nuovo potenziale la cui divergenza sia nulla (dato il
grado di libertà che sHianella loro determinazione); si procede in modo esattamente analogo:a
quanto fatto per la:gauge di Lonmtz. Quindi anche la gauge di Coulomb è unacondiZiòne '
lecita; cioè quella che' è"Stata usata' TI! Elettrotecnica per il caso statico, volendo .. la si ~<può<
applicare anche nel caSo'dinamico. La differenza è che mentre quella di LorentZ èinvariante',
relativisticamente quella di Coulomb non lo è (cioè se abbiamo un potenz1ale.,>c}J.e è:"a
divergenza nulla in un sistema di riferimento, cambiando il sistema di rifet:iriigtitb non
ottenimno più un potenziale a divergenza nulla). Tale condizione si chiama gaugediCoulomb
< perché se. si vanno a scriverele equazioni peri potenziali con questa. scelta avremo: .

V 2 A+ k 2 A = -J.lI+:jilie~VCD
f V 2 <D = - p ~ eq~~~e di POlsson
I. e '
l v· A = O ~ gauge di Coulomb

in cui la primaeqtÙtzione ~on è più disaccoppiata e la seconda si é'ndotta ad un'equazione di


Po!sson. La terza condizione si chiama pertanto gauge di Coulomb perché il potenziale cD che
se ne deduce è esattamente il potenziale elettrostatico (essendo la soluzione dell'equazione di
Poisson proprio il pote.nziale elettrost:Uico). Qumdi la corrispondente parte ~ che viene fuori
. dal potenziale CD, cioè il secondo termine a secondo membro della relazione:

coincide con il campo elettrico che si calcolerebbe in elettrostatica (mediante la regola di


Coulomb, cioè facendo l'integrale sulle sorgenti dell'integrale di Coulomb), da cui il nome di
gauge di Coulomb. L'altro termine termine sarebbe identificato con quello che in
Elettrotecnica si chiama la forza elettromotrice indotta. (o campo elettrico indotto) cioè quello
dovuto alle variazioni non del solo campo magnetico ma, questa volta, dovute alle variazioni
del potenziale A del campo magnetico. Delle due gauge, a bassa frequenza, conviene
ovviamente usare quella di Coulomb dato che i termini che presentano dipendenza da co (?om~
~ che ha addirittura una dipendenza del 2° ordine) possono essere trascurati rispetto agh altrI
3-13

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-,
e quindi le,'equazioni dei potenziali si ridUCQno alle equazioni dell'elettrostatica e della. r
l

magnetostati~ separate l'una rispetto all'altra (utilizzate nel caso statico, ma utilizzabili
anche a bassa frequen72- fino a quando è possibile trascurare i contributi dei termini dinamici).
Vicev~ ad alta frequenza non c'è più nessuna particolare ·utilità nell'usare la gauge di
Coulomb proprio perché separa artificialmente i potenziali in un potenziale che soddisfa
un'equazione di Helmholtz e uno che invece soddisfa un'equazione di Coulomb. Come
sappiamo (come abbiamo visto nelle guide d'onda) l'equazione di Helmholtz significa
fenomeni propagativi (cioè la cui soluzione è un'onda. che si propaga)~ l'equazione di Poìsso~
viceversa, è un. fenomeno stazionario. Osserviamo ora che se andiamo a vedere cosa succede
nel dominio del tempo, andando ad antitrasformare la soluzione delle equazioni dei potenziali
che si ottiene con la gau.ge di Lorentz, ott...Pfiiamo dei potenziali che dipendono con ritardo
dalle sorgenti cioè sono ritardati rispetto alle sorgenti (ovvero per avere il valore del
potenziale in un certo punto bisogna aspettare che sia stata una propagazione dalle sorgenti a
tale punto). Nelle equazioni che si ottengono considerando la gauge di Coulomb, viceversa, un
potenziale è istantaneo (CD, che è il potenziale elettrostatico, che dipende esattamente dai
valori di p nell' istante che si sta considerando, come se Cl fosse una propagazione istantanea
del potenziale dfùla: sorgente al punto considerato). TI potenziale vettore, vicev~~:misto
perché presenta... a:~secondo membro un contributo ritardato (relativo al primo termin~tma
anche una sorgente:istantanea (il secondo termine), dato che se cI> è istantaneo anche ii ~YcI>:è
istantaneo; quindi a seCondo membro si ha. una sorgente che istantaneamente varia intatto lo
spazio e quindi annulla. l'effetto del ritardo dovuto al primo termine. Ciò significad:ire. che con
la gauge di Coulomb i potenziali sono separati.in un modostrano;.essendoci un. potenziale che
è istantaneo e un altro'che presenta un contributo .istantaneoetm contributo ritardato..È chiaro
che il fatto di avere tmpotenzialeistantaneo non.contraddice ·il fatto che j campi. si.d.ebbano
_ ': .,: ;: .. propagare con velocItà Imita perché quando sÌ passa dai poteniiaii ai campi si eseguono delle
operazioni di rotore e di gradiente. In particolare, la parte·' istantanea è legata alla parte
Ì:rrotazionale di A e quindi scompare qùando si esegue l'operazione di rotore che defmisce H.
Quello che quindi deve accadere è che la parte iStantanea di A sia esattamente controbilanciata
dalla par-..e istantanea di <Il, in modo tale che ne riSùlti un campo E non istantaneo. Ecco quindi
la tortuosità della scelta di Coulomb in regime dinamico; ci costruiamo dei potenziali che
hanno delle parti istantanee le quali però si cancellano esattamente quando andiamo a
calcolare i campi (ed è chiaro che sì complica inutilmente la rappresentazione). D'altra parte è
evid....onte che debba essere così perché in regime dinamico il fatto fondamentale è proprio la
propagazione; allora mettere dei potenziali istantanei introduce in modo fittizio un. fenomeno
istantaneo che poi deve scomparire quando si passa ai campt, tanto vale operare direttamente
. con potenziali che essi stessi siano· non istantanei, cioè utilizzare dei potenziali che siano già
ritardati. Si ha però un'ulteriore vantaggio, nell'utilizzare la gauge di Lorentz rispetto a quella
di Coulomb, nel dover risolvere la sola equazione relativa al potenziale vettore, mentre nel
caso della gauge di Coulomb bisogna. andare :l risolvere separatamente l'equazione del
potenziale scalare, mettere il relativo contributo nella prima equazione e risolvere tale
equazìone per il potenziale vettore. Quindi anche dal punto di vista della risoluzione
matematica delle equazioni, in regime non statico (o non quasi statico), è molto più
complicato risolvere la CDppia di equazioni derivanti dalla gaU:,cre di Coulomb che n~n ~ella
derivante dalla. gauge di Lorentz perché, seppure l'equazione di Poisson la SI nsolve
semplicemente, bisogna andare a mettere il contributo di cI> nella. prima ~~one per A •
introducendo una sorgente fittizia a serondo membro, e dovendo pOl nsolvere questa
equazione con una sorgente fittizia che in realtà non c'è. Quindi non. solo c'è una
complicazione di principio di introdurre fatti istantanei che poi devono scompanre ma anche le
3-14

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
equazioni si complicano, dato che l'equazione da risolvere per il potenziale vettore ha al
secondo membro un termine che, invece di essere limitato solo alla zona fmita. in cui sono
distribuite le sorgenti, è esteso in tutto lo spazio (come se avessimo una sorgente diffusa in
tutto lo spazio, fino all'co; è vero che va a zero come li?, perché il V'Q) statico tende a zero
come 1/r, ma ÌIl linea di principio è presente in tutto lo spazio)~ nel caso della gauge di
Lorentz, ÌIlvece, si ha un secondo membro che è limitato solo alla zona in. cui vi sono le
sorgenti. Questo insieme di ragioni e, in particolare, che in tutto le applicazioni che ci
Interessa i fenomeni propagativi sono essenziali (quindi non potremo fare mai
l'approssimazione di eliminare i termini dipendenti da Cù per ricondurcÌ all'elettrostatica)
comporta che è naturale usare direttamente le equazioni che tengono esplicitamente già in
conto della propagazione (già nei potenziali). Questo spiega perché in tutti i fenomeni di
prop~o-azione (nello studio della irradiazione, di prop~o-a:zione, ecc.) si utilizzano sempre le
equazioni con la gat;,o-e di Lorentz; d'altra parte se si è interessati a fenomeni di corpi in.
mov±men.to, per cui bisogna fame le trasfonnazioni di Lorentz, tali equazioni risultano
automaticamente soddisfatte in qualsiasi sistema di riferimento (cioè invece di passare ai
campi e poi fare la trasformazione di LDrentz per i campi, si può eseguire tale trasformazione
già direttamente sui potenziali e poi riottenere i campi nel nuovo sistema di riferimento). In
definitiva, ±l problema che dobbiamo affrontare per quello che riguarda l'irradiazìone è quello
di risolvere le :equazioni ai potenziali con la gauge di Lorentz; anzi, in realtà~ dobbiamo
risoI vere soltanto la prima:

dato che il potenziale scalare lo si può ricavare dalla stessa ~ae di Loren.tz, ovvero:

H=!..YxA
v·A -).l. -
<D=-.~ ._,.L.... '. . V'Y.A
JCùe~
E =-JffiA+. -
JCùe!J.

e po~ infine, andare a sostituire questi potenziali nelle espressIoni che danno i campi.
e e
L'equazione da risolvere allora un'equazione di Helmholtz, che un'equazione lineare non
omogenea.. Essendo omogeneo il mezzo in cui vogliamo risolverla è cruaro che possiamo
risolvere questa equazione applicando,
sostanzialmente, il principio di sovrapposizione A
!z
degli effetti. C ioè se riusciamo a trovare il
potenziale di un impulso posto in un pWlto
qualsiasi deilo spazio, sia poi in grado, per
SO\.TUppOS mone, di trovare la soluzione che
corrisponde ad una qualunque distribuzione di
corrente; infutti qualsiasi distribuzione di corrente
può essere vista come tma 50vrapposizione di
impulsi. Quindi il problema reale che dobbiamo y
risolvere è quello di trovare il potenziale associato
ad un impulso di corrente~ ovviamente, visto che la
----_.:;"..•. , j
..
posizione di questo impulso è arbitraria (poi,
naturahnente, si do-vrà trovare la soluzione che si ;,.:. x
3 -15

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
- -[
otterrà per traslazione se questo impulso si sposta in altri punti dello spazio), supponiamo che f

esso si trovi proprio nell'origIne del nostro sistema di coordinate e scegliamo l'asse z diretto
lungo da direzione dell'impulso di corrente. Quindi supponiamo, per ora, di avere la nostra
sorgente che sia del tipo: -

C'è ovviamente una certa forzatura dimensionale in quanto Jo non ha le dimensioni di una
densità di corrente perché c'è un impulso che ha le dimensioni dell'inverso di una lWlghezza al
cubo (m-~; quindi per avere AJm2 Jo deve avere dimensioni di A·m. Quindi aVTe1l1O
l'equazione:

La sorgente è quindi diretta lungo z; scrivendo tale equazione in coordinate cartesiane avremo:

La soluzione generale di questo sistema di equazioni è, come sappiamo, la somma della


soluzione generale dell'omogenea associata e _ ~ soluzione particolare. Una. possibile
soluzione particolare è quella che presenta: A:t=O, '~=O e Az-- che soddisfa la terza equazione.
D'altra parte un. attimo di riflessione ci convince che, in realtà, n.on abbiamo nesiU:D.a necessità
..
di trovare là. soluzione generale di cme~~ equazioni; ci basta una qua1unq~ soluzione
particolare perché, siccome già sappiàino"~dal teorema di unicità che i ·campi sono
univocamente detenninati assegnate le. sor~i e le condizioni di radiazionè all'co, se
imponiamo queste condizioni (cioè se iin.pòniamo che i campi prodotti dal potenzÌale da
determinare, :A. soddisImo queste condizioni) allora qualunque siano i potenziali siamo già
sicuri, a prio~ che i campi che otteniamo non possono che essere sempre gli stessi. Dunque
due qualunque dei potenziali che soddisfano le equazioni su scritte daranno necessa,r-:illlllente
luogo sempre aIIo stesso campo; d'altra parte tutte le soluzioni di queste equazioni danno
luogo allo stesso campo. Quindi siccome sappiamo già a priori che il campo è uruvocamente
determinato non abbiamo, in realtà, bisogno di trovare la soluzione generale di tali equazioni
ma basta trovare una qualtmque soluzione particolare. Non c'è dubbio allora che ci convenga
utilizzare la soluzione che non ha componenti né lungo x né lungo y: dal punto di vista fIsico,
siccome poi dOVTemo imporre la condizione di radiazione all'co (cioè i campi devono andare
verso 1'.::0), è chiaro che in assenza di sorgenti non ci possono essere campi. e quindi
potenziali. Ponendo allora Ac=.~=O, andiamo a considerare solo l'equazione per la terza
componente del potenziale vettore:

Questa è diventata un' equazione scalare per una qllilIltità scalare, Az.. La sorgente è una delta
di Dirac nell'origine, e noi sappiamo che la delta di Dirac è una funzione pari; nel ca.sc di una
fimzione tridimensionale ciò significa che è pari rispetto ad una. qualunque riflessÌone rispetto
3-16

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ad una qualunque direzione, cioè è a simmetria sferica. Avendo allora la sorgente simmetria
sferica è abbastanza. evidente che :fra le soluzioni ci sarà sicuramente almeno una a simmetria
sferica; siccome, al solito, a noi Interessano soluzioni a meno di soluzioni dell'omogenea
associata,. ci limiteremo a considerare soltanto la soluzione a simmetria sferica, quindi avremo
che:
A·lAz.(r)

cioè la componente lungo z dipende soltanto da r,


dove r è la distan.za radiale dall'origine del sistema
dì coordinate (x,y,z) in cui abbiamo ottenuto
l'equazione; nella figura abbiamo riportato anche un
sistema di coordinate sferico con l'asse lungo z, e L
coordinate e e <p come quelle indicate. Osserviamo
e
che una volta ottenuta l'equazione, che riguarda la
componente lungo z del potenziale vettore nel
sistema di coordinate cartesiano, nessuno ci obbliga ", y
'.
ad usare lo stesso sistema di coordinate per risolvere --~-'"
Ip ",

tale equazione. Questa equazione vale in X, Y e Z, .... "


~ ~

",~,>
ma la possÌruno .anche scrivere in r, e e <p, o ~
qualunque altro siStema di riferimento; cioè non x
bisogna confondere il sistema di coordinate che si è usato per descrivere le componenti del
vettore e il sistema. di coordirulte che si usa come variabili indipendenti delle componenti del
vettore. In genere coincidono, ma ÌIl I:inea di principio ciò ncn è necessario; in questo caro
abbiamo scelto le componenti cartesiane ger esprime i vettori, evidentemente, perché. così ci
semplificavano i laplaciani vettoriali U~uta l'equazione per la componente cartesiana
di ~ non siamo obbligati a risolvere quest:equazione in uri sistema di coordlnate cartesiane;
anzi la simmetria che abbiamo. ci dice ehenon ci CDnviene metterei in coordinate cartesiane,
ma ci conviene risolvere quest'equazione in un sistema. di coordina!e sferico perché in tal caso
tutte le grandezze dipenderanno da una sola Coordinata. Viceversa, se ci mettiamo in
coordinate cartesiane la simmetria non ci elimina la dipendenza da x, Y e z (avTeIUo una
dipendenza del tipo:"JX 2 +y2+Z2, che è la distanza.r dall'origine); l'inutile complicazione
che ne verrebbe fuori ci convince che conviene scrivere questa equazione utilizzando un
sistema di coordinate sferico,

In altri termini: abbiamo un vettore posizione r che rappresenta il pW1tO dello spazio considerato e in tale punto
abbiamo un veUOre A. Normalmente tutti e due questi vettori vengono espressi nello stesso sis+...ema di
coordinate, ma non è detto che debba essere fano così. Nessuno ci vieta di usare un sistema di coordinate per
determinare il vettore posizione e un altro sistema di coordinate per descrivere li vettore che 51a nel punto
considerato,

In coordinate sferiche il laplaciano scalare diventa:

N el nostro caso, quindi, aÌlTemO che l'equazione diventa;

3 -17

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
?"l drd ( r 2 ~
dA Z )
+ k 2 Az = -J..LT 0 0 ( I )

Dove il Iaplaciano assume un'espressione abbastanza sempfiCé:per il fatto, owiamente, che


dipende dall'unica coordinata r. A questo punto notiamo che il 2° membro è una funzione
impulsiva; abbiamo allor~ in linea di principio, due mcdi per procedere a risolvere questa --~

equ.a.zione. Possiamo scrivere tale equazione nel senso della teoria delle distribuzioni perché
siccome a 20 membro c'è una distribuzione anche .~ deve essere una distribuzione; dOvTemo
allora riscrivere l'equazione, in cui le derivate saranno da intendersi in SeIlS() distnbU2Ìonale.
Poiché è abbastanza difficile operare con derivate in senso distribuzionale usiamo, viceversa,
un altro approccio. Esso sfrutta il fatto che a 2° membro è vero che c'è una distnbuzione, ma è
una distribuzione particolare; è a supporto in un solo punto, cioè nell'origine. Cioè per ogni
r;:O questo secondo membro è nullo; ciò significa che, in real~ la distribuzione a secondo
membro è non. regolare solo nell'origine (dove per distribuzio1Ul regolare intendiamo una
-~
distnbuzione che corrisponde a funzioni o a quadrato integrabile o a funzioni integrabili).
Ebbene si potrebbe dimostrare che per tutti i punti r;::O anche la fun.zione,~ primo membro
deve .~ss~e una distribuzione regolare (cioè corrlSponde ad una funzione) .... Possiamo allora
proc~@J.:~;~ questo modo: possiamo risolvere l'equazione a cui siamo giuÙt.i~~ei~~o (in modo
tale ~~aYefé a che fare con funzioni ord:inarie) e poi vedremo come dobbiamò tenere in conto·
dei furto che nell'origine c'è una singola.-rità (cioè c'è una distribuzione). Per DO avremo
allora:
( \
-I d . 2 d..A... z ' k 2 A. =O
.)- I\r --!~ )'. z
r- dr.. .. dr
.
'., ...... ,
.. -
':,.-
.,
...' .

.. . . ....... :,
~ ," ' ' .. >,,! ...~-

Cioè abbiamodarisclvere un'equazione omogenea~' Conviene a questo punto:furela seguente


sostituzione: .. ,.<-
,.;" _ f(r)
. Az --r-

Dove l'avere già messo in evidenza in Az la smgolarità nell'origine è· òwio, dato che già
sappiamo che ci deve essere una smgolarità (e quindi deve essere almeno del tipo l/r)' In
questi termini abbiamo che l'equazione da risolvere diventa:

Cioè l'equazione dell'oscillatore armonico, la cui soluzione generale è quindi del tipo:

Dividendo per r otteniamo la soluzione che realmente ci interessa, cioè:

Be - jh- Cejkr
Az= +--
r r

3 -1&

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
A questo punto, per determ.inare le costanti arbitrarie, bisogna inn.anzrtutto imporre la
condizione di radiazione all'co (come ai solito, dato che il campo deve soddisfare le condizioni
di radiazione all'infinito, fra tutti i possibili potenziali che possono rappresentare tale campo
andiamo a sceglierei proprio quello che esso stesso soddisfa le" Condizioni di radiazione alI ' co),
che quindi implica che C=O; l'altra costante ci verrà fuori quando andremo a raccordare questa.
soluzione con l'impulso di Dirac che c'è nell'origine. Quindi innanzitutto avremo:

D'altra parte, anche se ragioniamo ÌD. te:rmini di campo, otterremo la stessa condizione (cioè
C=O) perché i campi si ottengono dai potenziali mediante facendo delle derivate; ma ogni
volta che si fa la derivata di un'esponenziale si avrà sempre uno stesso esponenziale. Quindi
tutti i campi che derivano dal termine C-e+jlc" avranno un esponenziale del tipo e+;iJ, che non
soddisferanno le condizioni di radiazione ali'~. Andiamo adesso ad imporre la c{)ndizione
nell' origine; per fare ciò dobbiamo, in qualche modo, sfruttare la proprietà della delta di
Dirac, cioè ~~he l'integrale di 8(r) su un volume che comprende l'origine è uguale ad 1.
RicordiamocI. che r equazione da risolvere (prima di passare alle coordinate sferiche) era: ..
'l • • • -':.

Integriamo ad ambo i membri di questa equazione su un.volume V, in parricolare, sferico


intorno all'origine~ l'integrale della divergenza è pari proprio al flusso del vettore attraverso la
superficie sferica, S, che stiamo considerando e quindi abbiamo:

fVA::~d.s + k ;: fA z:dv = - j.lJ o


s V

~fa il .prodotto scalare. fra il gradiente di A: e la direzione radiale è proprio la derivata


direzionale lungo r dì Az.; che essendo dipendente solo da r è proprio la derivata totale, e
quindi si ha:

L'integrale superficiale è tàcto hmgo una stèra di raggio costante, diciamole R, e quindi la
derivata di Az rispetto ad r sarà una costante (essendo dipendente solo da r, in questo caso s.arà
costante essendo r=R). Avremo allora:

Dove abbiamo che la derivata vale:

3 -19

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
per r= R: ~ = tl_jk _ _
1 )e-ikR
dr lr=R ~ R R2

Passando ai limite per R~ avremo:

R~ )-B '2dA.! R~
=> 4 1tR -I ---~) -4rrB.
dr !r=R

Per quanto riguarda. l'integrale di volume abbiamo che .~ va all'cc cnme l/R mentre
l'elemento di volume va a zero come R2; quindi A;zdv va a zero come R. cioè l'integrale va a
zero (l'integrando è una funzione integrabile e ,come tutti gli integrali di funzioni Ìntegrabili,
se il volume di integrazione va a zero anche l'integrale va a zero).Otteniamo, in definitiva, che
risulta:

AbbianiO-:'qumdi rompletamen.te. determinato la 'soluzione del' problenuièhè J'6:tslamo posti,


perché:a·questo pWltO possiamo scrivere, in definitiva, che iI potenziale vettoré·èdato da:

Cioè abbiamo. trovato IasoluzionedeU'eciuazioI!.é@fpotenziali,quandolasòigente è un


impulso centrato nelI'origine~ diretto hmgo z. Po;s'i"hIDo però .trovare immediataÌI1ente anche
la soluzione nel caso in cui l'impwsfl,. invece di essere diretto lungo Z, sia diretto lungo una
direzione arbitraria... Infatti a"llTemo: .'" .-_ .'
'.': :~i. '::'.-1" ," A,

(dove lo è un vettore comunque orientato posto nell'origine), ovvero il potenziale è sempre


diretto nella stessa direzione dell'elemento di corrente. Se, invece, l'ÌmpuIso di corrente non è
centrato nell'origine avremo:

=>

dato che nella relazione nei caso dell'impulso centrato nell'origine il potenziale dipende solo
dalla distanza. dal punto :in cui è applicato l'impulso; cioè significa dire che nel caso generale
dovrà comparire la distanza I[-ro I fra il pmlto di osservazione e il plll1to in cui si trova
l> impulso. In questo modo abbiamo ottenuto la soluzione per un impulso di corrente arbitrario
posto in un punto arbitrnrio. A questo punto, per sovrapposizione, otterremo la soluzione per
una sorgente qualsias~ poiché una qualunque sorgente può essere espressa come:

3 -20

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Osserviamo che avremmo potuto scrivere anche 6([-[0) e non .a.~bbe cambiato nulla, essendo
la delta di Dirne una funzione pari. L'espressione scritta ci dice che la nostra 5()rgente è una.
sovrapposizione di impulsi di ampiezza ICrc)·drc. posti nel punto Io. Ad ognuno di essi
corrisponderà 1m. potenziale vettore:

)..I. e -jk,'r-rol
--
dA = l I IodIo
41t !I - Io!

Sowapponendo tutti questi contributi otteniamo che il potenziale totale è dato da:

-'
. ,. .~

Rjcordando l'espressione del potenziale vettore nel caso della magnetostatica abbiamo che
l'urùcal, differenza con l'espressione' acui sWmo giunti sta nella presenza del fattore
esponenziale (che, ovviamente, tende a l quando k va a zero, tendendo la (j) a zero). Quindi
questa è la immediata e più semplice general:izza2ionepossibile del risultato già noto Ìn
magnetostatica; la presenza dell'esponenziale nella espressione che defmisce A (che può
sembrare cosa di poco conto, dal punto di vista della scrittura di tale espressione) ha un
riflesso cruciale. Da punto di vista fIsico, perché Ia-,presenza di questo espenenziale è proprio
quella che da il ritardo, cioè il fatto che fra il potenziale nel punto r e la 5()rgente nel punto ro
c'è un ritardo dovuto proprio alla presenza del fattore di fase, dipendente dalla distanza :fra i·
due punti Inoltre anche dal un punto di vista. della valutazione dell'integrale che de:firrisce A si
ha, in genere, una maggiore co~lessità (nel valutare tale integrale) di· quanto non lo' sia nel'
caso statico perché, innanzitutto, i casi in cui questo integrale lo si sa risolvere analiticamente
. $Dno molto più limitati. Ma anche numericamente le cose si presentano molto più complicate
perché non basta semplicemente tener conto della presenza della singolarità nella r.LSoluzione
numerica dell':i:nteg:rnle, ma abbiamo anche un'esponenziale che è tanto più rapidumente
variabile quanto più elevata è la frequenza (cioè il fattore oscillatorio che rappresenta
l'esponenziale presenta un periodo sempre più piccolo all'aumentare della frequenza) e ciò
compof'"t.a che si è costretti ad infittire sempre di più il passo di campionamento (e quindi un
maggior numero di campioni da trat":.m-e) per la valutazione nwnerica dell'integrale. Siccome
l'integrale è voiumet:rico ciò sig:n.ific.1. dire che il tempo computazionale a1lInenta col cuCo
della frequenza, e può diventare rapidamente Inaccettabile se dimensioni della sorgente sono
grandi rispetto aJ.la lunghezza d'onda perché la
massima variazione che si può avere di questa
quantità la si ha quando ro passa da un estremo -----
all'altro del volume. Ci saranno allora tante
variazioni di 2Jt (periodi delle oscillazioni) per
quante lunghezze d'onda sono comprese in tale
distanza (essendo k inversamente proporzionale a
~<); cioè più è grande l'oggetto più variabile è
l'integrando. Quindi se anche abbiamo oggetti che
3 -21

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
supponiamo siano anche relativamente piccol4 ad esempio una decina di lunghezze d'onda, se
vogliamo considerare anche soltanto 10 punti per lunghezza d'onda (che certamente non è una
grande rappresentazione fedele di.una smusoide) otteniamo 100 punti su ogni dimensione, che
nelle n: ~ensioni ~ventano 10° punti. Se consideriamo o~tt.i soltanto lO volte più grandi
(che SIgnifica semphcemente 100 lunghezze d'onda) ottemam.o un. fattore lO, cioè un
miliardo di punti; si pensi che vi sono strutture radianti., riflettori che si usano a frequ...""IlZe
millimetriche, che sono grandi migliaia di lunghezze d'onda. Quindi ci si rende conto che una
volta calcolata la corrente di questo r:iflettore se si volesse caicolare il campo attraverso il
pote....wale vettore, e quindi vaIutando numericamente l'integrale che lo de:finisce, si
Incontrerebbero rapidamente delle ctifficoltà insormontabili.

Inràrti nel passato, negli anni 80, (in particol.are, anche a. Napoli) è:ita.!o dedicato del tempo notevole in tutto il
modo per sviluppare degli algoritmi efficienti per il calcolo di integrali di questo tipo. che ne permettessero una
valutazione più rapida., in particolare cercando per quanto possibile di ricondurre integrali di questo genere a
FFT (Fast Fourier Transfonn) per le quali la complessità computazionale aumenta con una legge del tipo
N·log.1'{ (con N numero di campioni), quindi moito meno drnstico rispetto alle dimensioni.

In ogni caso, a. parte questi i problemi di carattere numerico, l'espressione che defm.isce il
.potentiale vettore A risolve il problema. che ci eravamo posti; nota la distribuzione di corrente,
-si-risolve questo mtegrale e trovato A si ricavano i .campi elettrici e magnetici. Questo lo si
può'f3:re sia calcolando il potenziale e poi ~do oppure, se siamo nelle zone del volume
di integrazione in cui c'è convergenza uniforme dell'integrale, possiamo derivare sotto il
segno di integrazione, il che significa dire calcolarsi i campi dovuti ad ogni smgoloelementino.
di corrente e romma.re.qu.esti campi. Questo secondo modo per certi aspett4 anche se in genere
meno convenientedal.punto di vista .computazionale,èpm trasparente perché pennette di
esprimere i campi come una.sovrapposizione di:càmpi e quindi se sÌsaca1colare'il campo di
un elementmo' di correntesi potrà anche, per -sovrapposizione, trovare il campo di una.
qualunque.distnbuzione; di corrente. Dal punto di vista computazionale' tale approccio non
conviene perché, come vedremo, l'espressione dei campi degli element:ini di corrente .rono
molto più complicate dell'espressione del potenziale~ ma da un. punto di vista fisico, e di
principio, è mvece estremamente importante trovare l'espressione dei campi per un elem.entmo
. " di corrente anche perché, come vedremo Ce questa è la riIevanza pratica), qualunque sorgente
piccola rispetto alla lunghezza. d'onda. irradia come un elementmo di corrente. Ricordiamo
a.llora l'espressione che ci da il potenziale vettore: A
Iz
I
- jk:r-r'l

- 4n
f
A = -j..\.. e - - J(r')'dr'
!r-L) -.- - l
ii e /.

-r ·
volta assegnate le densità di corrente che
illl:l ~
generano il campo; moltre ricordiamo le espressioni
che legano il campo al potenziale vettore nella
.
11 ~ :
/.-/'";

gauge di Lorentz:
/~., . , i
JH<VXA / cp "" !
. VV·A
~ '-~

lE =-jCùA+. -
J(i)E~
~x

3-22

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
~ Andiamo allora ad esaminare in dettaglio come è fatto il campo eIettromagnetico irradiato da
un elemento di corrente ovvero, in linea di principio, un impulso infinitesimo posto per
esempio nell' origine del sistema di coordinate, diretto secondo l'asse z. Possiamo pensare di
schematiZ72!e tale impulso di corrente mediante un elementmo di corrente finito di sezione
in.finites~ di altezza 6.z, e concentrato lungo l'asse z; la disini,Uzione
di CDrrente associata a tale element:i:no sarebbe del tipo:

I = S( x)S(y)r i z , IzJ :s: Llz, ,


I I 2
LIru
Infarti se facciamo il flusso di 1. attraverso qualsiasi sezione ortogonale a z otteniamo proprio
.1, cioè la corrente che circola su questo filo di speSSDre infinitesimo; il fatto che abbiamo posto
l z I~/2 è dovuto ali' aver supposto che l' elementino di corrente sia concentrato fra -&/2 e
+.62:/2. Moltiplicando e dividendo per & avremo:

J = 8(x)8(y) M I
- & z ~ ... ~, ,
' . .,- . ' :." _.'.~ -

e'fàcendo tendere.~ all'infuÌito,' IÌ1antenendo costante il prodotto &·r, otteniamo.un'altra


delta di Dirac centrata nell'origine, nella variabile z. In defInitiva abbiàmo una distribuzione
. ideale di corrente impulsiva (che può essere vista come il limite, nel senso delle distribuzioni,
di un gradino di corrente). Prendendo quindi come sorgente la distribuzione di corTente: i .

il potenziale vettore diventa allora:


!. .11& _jkr-:-
A=--e l
- 4m z

Passando alle' espressioni déi campi in coordinate sferiche, Ovviamente, per la presenza delle
operazioni dì derivata (contenute nei vari operatori presenti), qUesti non avTanno più la
semplice simmetria sferica che ha il potenziale vettore, proprio perché wmparira la
dipendenza da altre variabili, oltre che dalla distanza r, certamente non ci sarà dipendenza
rispetto a q:l, perché c'è simmetria di rotazione intorno a Cf', ma in generale ci sarà dipendenza
sia da r sia da 8. Se si fanno gli opportuni passaggi sì ottiene:
I" ;- ...,

i G Lu.
,\- . .! l l I
I :""Ja
II .'

Eg = J---smell";'-.-+, . ') ;e J
l' 2~,r L Jkr (jkrt J
! .C~ 1- l l
Er = J -),r COS8
L
l
jkr + (jkr)~ t -jkr

H . w.z . efll +l- ·e


= J--sm l- jh
'P 2À.!' jkr J
l
3-23

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Ovviamente se il mezzo è senza perdite (come, in genere, accadrà in tutti i casi che
analizzeremo) dove compare k potremo sostituire la costante di propa.aaazione ~. Queste sono
le espressioni delle C()mponenti del campo; ciò significa dire che , in linea di principio, pur di
riscrivere queste espressioni in. forma vettoriale (si può fare, anche se ciò non è proprio una
cosa banale) si potrebbe esprimere il campo generato da t.ma qualsiasi distribuzione di correnti
so-vrapponendo vettoriaImente tutti i campi generati dagli elementi i.nfinitesimi di corrente
(ovviamente la complicazione sta nel fatto che per ogni elementmo di corrente il sistema di
coordinate Ìn cui sono valide queste espressioni è diverso). Osserviamo che le espressIoni a
cui siamo giW1~ in cui si hanno soltanto le componenti hm.~CTQ r e e per il campo elettrico e -<

lungo <p per il campo magnetico, dipendono dall'aver scelto opportunamente il sistema di
coordinate; è chiaro che se avessimo scelto un sistema di riferimento obliquo rispetto al dipolo
sarebbero, in generale, comparse tutte le componenti del campo elettrico e tutte quelle del
campo magnetico (così come, in generale, accade per una generica distribuzione di correnti).
Come avevamo preannunc iato , in. tali espressioni, oltre alla dipendenza dalla coordinata
radiale, c'è anche dipendenza dalla coordinata angolare; inoltre la dipendenza dalla distanza è
molto più complicata di quanto non sia per il potenziale. Mentre 'per il potenziale, a parte il
fattore esponenziale, la dipendenza dalla coordinata radiale è det;tipo l/r, vi sono termini di
.;~~":_.~cune componenti del campo che vanno a. zero con potenze~~ori rispetto a 1,10:. Ciò
~ ':'.: >_._~.' _,... "_,._,,, ...... ),t ........

'_- ;, .,~: ~igni:fica che a. seconda della. distanza dall' elementino di corrente$9:t;l"o.. preponderanti alcuni o
altri di questi termini Quando ci poniamo a grande distanza d.alla sorgente, dove iI "grande"
si intende in termini di lunghezza d'onda, cioè tale che 10:»1' (dove. abbiamo messo k
supponendo implicitamente di avere a che fare con mezzi privi di perdite, altrimenti avremmo
dovuto considerare il modulo dikr), allora i termini di ordine superiore sono trascurabili e le
espressioni dei campi si semplificano. In particclareavremo:
' .
• :>., •

.CI&. e -jh
lì =j---sm e
fE 2M
Er =0 ...;, ..:.

.IAz . ,...
lH q!
=J--smt1e
2Àr
-Jh

Quindi quando di allontaniamo di qualche lwtghezza d'onda daIIa. sorgente tali espressioni ci
dicono che E ed H sono ortogonali fra loro ( Ìe -L Ìq7), il loro rapporto è pari ali' impedenza
intrinseca del mezzo ( ç ) e inoltre Ea, H.,!, e direzione radiale costituiscono una tema direttale
( le x 1'1'= lr). Queste, ricordiamo, non sono altro che le ccndizioru imposte dalle condizioni di
radiazione all'infInito (o di Sommerfeld) che dicevano che a grande distanza dalle sorgenti si
ha:

a meno di infinitesimi di ordine superiore (dove, Ìn questo caso, a grande distanza significa
qualche lunghezza d'onda). Quindi appena ci allontaniamo di qualche lunghezza ~'on~ dalle
sorgenti il campo è descritto praticamente dalle condizioni di radiazione all' ~to; .p~
questa ragione questa zona (un'intorno dell'infinito da. qualche lWlghezza d'onda m pOI) e
detta zona radiativa. L'altra zona, duale rispetto a questa, in cui kr«l predominano le altre
componenti (che verso l'origine vanno più rapidamente all'co) è detta zona re attiva o
3-24

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
induttiva; la ragione di questa denominazione ci sarà chiara in seguito, quando vedremo che è
in questa zona che è confinata la potenza rea!tiva irradiata. dalla sorgente. Da un altro punto di
vista si può anche dire che questa è la zona quasi stanca, perché, naturalmente, è chiaro che
quando k40 (cioè la frequenza tende a zero) allora kr tende ad..es$ere molto minore deli'mrità;
quindi a bassa frequenza i ternrini che dominano sono quelli del tipo l/jkr e ljQkri.
1--- qualunque sia la d.ista.nza (purché la frequenza sia sufficientemente bassa). Inoltre per kr«l il
fattore esponenziale è praticamente uguale ad 1 e quindi la propagazione è trascurabile, che è
I proprio la condizione di validità dell' approccio quasi stazionario. Quindi in tale regione· è
come se fossimo :in elettrostatica, o meglio :in magnetostatica, visto che abbiamo a che fare con
un filo di corrente. Notiamo che, coerentemente col fatto che tutto accade come se fossimo in
elettrostatica., si ved.e che il campo elettrico è più grande del campo magnetico, perché il
campo elettrico va all'infinito come 1/2 mentre il campo magnetico va all'i:n:finito soltanto
come l/r; quindi m.an mano che ci avviciniamo al dipolo il campo magnetico e la componente
lungo r del campo elettrico diventano sempre meno rilevanti rispetto alla componente lungo e
del campo elettrico, il quale diventa proprio il campo di un dipolo elettrico elementare. Esiste,
cm
ovviamente, 'llIla,zona di transizione :fra. la zona radiativa e la zona reattiva in bisogna tener
conto di tutte::leA~omponenti del campo, e quindi si ha un espressione più complicata del
campo elettromagnetico, In tutte le nostre applicazioni ci troveremo quasi.:sempre
(praticamente~sempre) in zona radiativa. Per cru-atterizzare ancora meglio la differenzk: fra la
zona radiativa e la zona rea~ conviene calcolare il flusso di potenza assoctat.a~a questo •
campo elettromagnetico attraverso una. sfera che circonda la sorgente, valutando poi come
varia il flusso .di potenza al variare del raggio della sfera. È chiaro che in assenzadi;pèrdite la
parte reale di questo flusS{) rimane costan.te,.dovendo esso essere lo stess({'attraverso
qualunque superficie che circondi la sorgente; viceversa, il flusso di potenza reattiVavaria Ce
in particolare vedremo che diventa rapidamente trascurabile appena ci allontaniairio dalla
sorgente). Il flusso di potenza associato 5L~ del nostro e1ement:ino di corrente sarà allora
dato da: . . '::._.
. '.p = ,2.·r:s ~'H- .~ds
? 1. .
-s

dove S è una sfera di raigio r arbitrario. Nel prodotto misto sotto integrale, siccome c'è il
predono scalare per lr, le componenti lungo r non giocano e quindi si ha:

l • -:- l
-ExH '1 =-EeH
* 12.,
l ,.. 1Il fu- . ""
[.
. 1 !
sm-Ij 1-J--1
l
2- - r 2 ql
=-L,"
2 4ì}r:!
J . (krl J
Eseguendo l'integrale m/remo allora (notiamo che sulla sfera r è' costante):

dove gli? si semplificano, l'integrale in CI' vale 2n, e quindi quelli che resta è l'integrale:

3 -25

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ponendo~
1t tt c0s6-x +1

fo sin?ede =-fo (1-COS2e)<t(cose)~ f (1- X2)d.X =2(1- 31) =43


-1
.-.,.;,

In de:finitiva si ha che la potenza la possiamo esprimere come:

Tale potenza (cosi come dovevamo aspettarci) presenta. una parte reale indipendente da r, che
quindi rappresenta proprio la potenza irradiata dal dipolo (quella che si trova anche
all'infinito), e una parte reattiva il cui segno negativo indica una. sbilanciamento di energia
elettrica rispetto a quella magnetica; cioè c'è più energia elettrica media che energia magnetica
media, ovvero il campo elettrico predomina suI campo magnetico Ii dove la potenza reattiv:l è
significativa,(tale sbilanciamento è tanto più forte quanto più ci avviciniamo alla sorgente). Si
noti che la,"potènza reatiiva diminuisce con il cubo della distanza, e quindi è confinata nelle
immediatevicÌnanZe della sorgente in cui è, quindi, confinato lo sbilanciamento fra energia
elettrica ed energia magnetica; per questo motivo tale' zona è anche detta zona: r~iva.
Notiamo inoltre- che a parità di intensità di corrente la potenza irrMiata è inversamente
proporzionale' a }}, cioè è direttamente proporzionale al quadrato della frequenn; quindi
quanto più ,bassa è la frequenza tanto peggio irradia l' elementm.o di corrente, e ciò è evidente
perché 'a.'basse frequenze la zona reattivasi estende sempre di pi~cioèsiamo'semprepiùin
condizioni quasistatiche (e. in tali,condizioni.non c'è potenza irradiata). Qu.anto'detto.finoraci
permette. di sapere .tuttociò che era necessario sapere sill':Càmpoassooiatoad 1nl'efemento
infi:nr~simo di corrente: ,In: particolare già possiamo prevedere, e lo vedremo quantitativamente
meglio in. seguito" che nel caso in cui abbiamo una distribuzione' di corrente, siccome per
ognuno dei contributi dei singoli elementini .valgono le cose che abbiamo detto, a distanze
sufficientemente grandi dalle sorgenti Ce' fu. tal caso bisognerà vedere meglio cosa si intende
per distanze sufficientemente grandi, dovendo rapportare tali distanze non solo ~a lunghezza
d'onda ma' anche alle dimensioni della sorgente) tutti i contributi dei singoli dipolini sì
saranno ridotti alla loro zona radiativa, anche la loro somma sarà dello stesso tipo, e quindi
sarà valida la c~mdizione di radiazione all'infinito (cioè saremo in zona di radiazione).
Vicevers~ quando ci avviciniamo alla sorgente i vari contributi si sommano fra di loro in
modo più complicato e saremo nella zona reattiva di questa sorgente (non più infinitesima).
Prima dì proseguire nello studio dì sorgenti che non siano infinitesime, conviene mettere
subito in rilievo che, in realtà, già questo risultato che a.bbiamo ottenuto non è import..ante
soltanto perché per sovrapposizÌone ci pennette di trovare tutti i campi elettromagnetici che ci
i mteressano, ma anche perché esistono casi applicativi in cu4 in realtà., Wl sistema radiante
:irradia praticamente come un elementino di corrente infinites 1mO , Questo fatto è abbastanza
evidente se andiamo a vedere come abbiamo ottenuto, a partire dall'espressione generale del
potenziale vettore, la nostra espressione semplificata; quello che abbiamo supposto è che la I
fosse un impulso concentrato ne Il 'orig:ine, cioè un distribuzione di corrente di estensione nulla.
È chiaro che se non pretendiamo che questo sia un risultato esatto, ma sia semplicemente un
buona approssimazione del campo irradiato da una sorgente, viceversa, fInita Ce non
irrfinitesima), quello che ci dobbiamo chiedere è sotto quali ipotesi possiamo trasformare
l'integrale che definisce il potenziale vettore A nell'espressione semplificata:
3-26

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
f.L e-jh ~
A=-IAz--l
- 41t r r

È evidente allora quello che deve accadere: se r è


molto maggiore delle dimensioni della sorgente, cioè
se, coIlsiderata una sorgente di dimensioni massÌme
dell'òidIné' di t,da distanza D>e (cioè r molto
maggiore ~I~ggio della più piccola sfera che
contiene le sorgenti) allora quando varia t, siccome il
modulo di t è sempre minore o uguale ad .f, allora il
fattore: 2e

e quindi lo possiamo portare fuori del segno di integrale. La stessa approssimazione, però,
non à,.~cien.te ad assicurarci che anche l'esponenziale sia lleauaIe ad e-lla- p~é il fatto che:
o,:", .:. .•• -.

~ , -,. . ......

0(1)
-..-
!=lÌDe ::ll.'Itmfe
(dell'ordine di 2)

ci assicura che per r su:fficientemente grande rispetto ad .e è possibileapprossnnare al


denominatore! t-( I cnn r (facendo un errore percentualmente piccnlo). i\ll'espon~te la cosa
è più complicata perché abbiamo J31 I-( I (dove abb.iruno considerato J3 aI posto di k)'e quindi
non basta che sia: ,- ,..:,
,
- .
=0(1)
- . ...--
,J3 . .e «J3r
" .'.:~ ç ," •

per dire che l'esponenziale sia praticamente uguale all'unità; è necessario che p sia in e
assoluto picc{)lo (come al solito, perché sia percentualmente piccolo l'errore sul1' èsponenziale
deve essere piccolo l'errore assoluto sull'esponente, non l'errore percentuale). Quindi in
assoluto deve risultare I3l < <1. Se questo accade (cioè le dimensioni della sorgente sono molto
pi~cole rispetto alla lunghezza d'onda) allora anche l'esponenziale lo possiamo sostituire con
e-; ~ e quindi si ha:
. u e- jpr ..
-A = 4
i\: r v
-'---J
J(r'ìdr'
-~-
'----,----'
=Mzi

dove l'integrale, che è un vettore che ha le dimensioni di una corrente per una lunghezza, lo
possiamo sempre esprimere sotto la funna ~ ì (cioè quello che viene fuori dall' integrale è
: -- proprio il prodotto 1&, con ì direzione del vettore). Quanto visto ci permette di affermare c~e
se abbiamo una sorgente arbitraria, purché sia piccola rispetto alla lunghezza d'onda, e SIa
osservata a distanze grandi rispetto alle sue dimensioni, il campo irradiato da que,sta SDrgent.e
sarà praticamente identico a quello che irradierebbe un elementino infinitesÌmo di corrente, il
cui valore di ili sia pari all'ampiezza del vettore che viene fuori facendo l'integrale che
3-27

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
compare nell'espressione di A cui siamo giunti Quindi le espressioni che definiscono il
campo a. cui siamo giunti precedentemente non soltanto definiscono il campo della sorgente
infuriteSIma ideale, lo è se pretendiamo che questo sia vero fino per r che tende a zero. Ma se
-.-5
ci accontentiamo di rimanere ad una distanza grande rispettQ_.11J1e dimensioni della sorgente
(quindi non far tendere r a zero) e la sorgente, a sua volta, è piccola rispetto alla lunghezza
d'onda, allora possiamo senz'altro assumere tali espressioni come quelle che definiscono il
campo i:rradia.ta dalla sorgente, comunque sia fatta la S()rgente stessa. Siccome tutte le S()rgenti
diventano piccole rispetto alla lunghezza. d'onda quando la frequenza si abbassa, ciò significa
che qualunque sorgente (finita) a bassa frequenza. osservata ad una distanza grande rispetto
alle sue dimensioni, si comporta come un dipolo elementare. QuindL per esempio, a frequenze
cieli' ordine dei MHz, le cm lunghezze d'onda sono dell'ordine delle centinaia di metri,
qualunque sorgente delrordine del metro irradia come un dipolo elementare. Viceversa man
mano che la. frequenza aumenta. le lunghezza d'onda. diventano sempre più piccole, fino a
diventare paragonabili alla dimensione della sorgente e i campi cominceranno a diventare
significativamente diversi da quelli del dipolo elementare. Ciò ci dice anche che fino a quando
le dimensione della sorgente sono molto più piccole della hmghezza. d'onda, la potenza
irradiata da una qualunque sorgente varia col quadrato della frequen.za e quindi è sempre più
difficile irradiare potenza man mano che la frequenza diminuisce; questa, fra l'altro~J:un'altra
fra le altre,tazÌ~,'ragioni per cui si sale un frequenza.. A frequenze sempre più bàsk.:p~.poter
irradiare bisOgna "aumen.tare sempre di più la corrente (se si dimezza. la frequen:lil?ìsogna
raddoppia lacorren.te se si vuole irradiare lo stesso campo). Ci si rende conto che'cIÒ'rende
anche sempre 'più difficile realizzare antenne che Ìrradinom modo significatiVo, perché
bisogna. far circolare in· tali sorgenti correnti sempre più intense, che significano anche perdite
semprepiù.intense;in:fatti mentre la potenza irradiata.diminu.iscesempredi pÌÙ con la
frequenza,: la potenza dissipata per .effetto Jou1e;~, non.varia conJafre,quenza
(datochelaresis'"~deiconduttori diventa pra1icamen~.~lladelr elettrotecrllca,.iTcampo
penetra completamenteall 'interno' de,( 99~ri, e quindi si"1ia una· potenzadisstpataèDstante
con la frequenza). Quindi la percenfuatéd(potenza ÌI"nl4liata tende a. diventare- trascurabile
rispetto a quella dissipata. sulla struttura,,~!!e. :~adia. Quanto detto (aggiunto a'gli motivi detti
in preceden:za) spiega perché, non appéO](' è possibile, conviene salire in frequenza; è il
processo di irradiazione stesso che diventa sempre più scarsamente efficÌente man mano che si
va alle bàsSé frequenze. Diventa scarsamente efficiente per.due ragioni: inmmiitUito perché la
potenza che si riesce ad irradiare, a parità di eccitazione, diminuisce; moltre perché
l'efficienza diminuisce (cioè non solo diminuisce ciò che si riesce ad irradiare ma l'efficienza.
stessa, con cui ciò viene irradiato, peggiora). Quindi è chiaro che irradiare a :frequenze basse
-.,"
lo si fa solo quando è indispensabile come. ad esempio~ quando si vuole penetrare con il
campo elettromagnetico in un mezzo che ha una conducibilItà non trascurabile (per cui c'è un
effetto pelle), dato che sappiamo che lo spessore dì penetrazione aumenta ai dimIDuire della
frequenza. Ritornando al dipolo elementare, abbiamo
detto che qualunque sorgente piccola rispetto alla
lunghezza d'onda irradia come un dipolo elementare;
ciò ci pennette di costruire immediatamente un'antenna.
Ii- ~«À
che irradi come un dipolo elementare, preassegnando
anche l' a.ltezza di tale dipolo, facendo in modo che la
corrente che circola. nell'antenna sia proprio pari a
quella che circola nel f110 che costituisce il dipolo
elementare. Per fare ciò, consideriamo un filo di corrente di altezza ~«)..., e di alimentarlo
con un generatore di corrente I. Si presenta però una difficoltà: è difficilissimo far circolare
3-2&

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)-'
corrente in mla struttura di questo genere perché se !xz«À allora valgono quasi le leggi
dell 'Elettrotecnica e, come sappiamo, non è possibile far circolare corrente in Wl conduttore se
non vi è niente su cui la corrente si possa chiudere. Naturalmente, siccome non sono valide
rigorosamente le leggi dell'Elettrotecnic~ si riuscirà eventualmente a far fluire una corrente
sulla struttura, anche se molto piccola, ma questa sicuramente non sarà coSWlte lungo il filo
perché alle estremità si deve certamente annullare. Se, viceversa, vogliamo ottenere una
corrente I costante luugQ il filo, anche in validità delle leggi dell'Elettrotecnica, bisogna fare
in modo che le cariche elettriche si possano accumulare alle estremità del filo, perché la
ragione per cui non può circolare corrente è che, siccome all'estremità del filo non sì può
accumul:ll"e carica, ovviamente non ci può essere corrente dato che, dall'equazione di
continuità., carica e corrente sono legate dalla relazione:
~
j<DQ+I = O
~ ...................... -/..~... ,
Quindi se non c'è accumulo di carica non ci può essere
z
:.... _....... - ... (~_ ...~.-) T
corrente. Un modo per far accumulare le cariche è,
sostanzialrne;rte. quello di costruire un condensatore
mettendo,per esempio, all'estremità del ma dei piatti
metallici; in ,questo modo· le cari~e hanno la
possibilità di accumularsi e.' quindi pùò circolare una
I 1"-,
l' .
"-
~ ~~ .;:~, r«À
corrente co~ lungo iI filo (la quale non si fenna più
in corrispondenza delle estremità ma circola sui piatti).
r < < À . ",'
1 _.'~

Se anche le dlmensioni di questi piatti sono molto minori della lunghezzad~onda: allora
l'ìn.tera. struttura è piccola rispetto alla lunghezza d'onda. Allora l'integrale della densità di
corrente, cioè quello che ci interessa, su un dominio di questo genere sarà dato dal contributo
lungo il filo, che vale proprio I·Az i: <daF9 che il flusso'attraverso una superficie ortogonale al
filo vale proprio I che, essendo costante,qrup1dosi integra in z fornisce proprio 1·&;11 versare
i z è quello dell'asse Z, se questo è direttolqngo il filo stesso). La restante parte della struttura
non dacontrjbuto all'integJ;ale perché,per·simmetria, le correnti sono ~ou.aIì e opposte; quindi
effettivamente questo sistema si comporta esattamente come se avess:imo soltanto il mo di
correnteperootsodalIa corrente L Se poi &. è molto minore della distan.za:r-a cui si va ad
osservare il campo al1cira tale' struttura. si comporta esattamente' come un dipolo elettrico
elementare. il motivo per cui si parla di dipolo elettrico elementare è evidente se si va a
vedere quanto vale la carica che si accumula sui piatti. Considerato un volume che racchiude
un piatto, e detta in la nonnale alla superficie che lo racchiude (anche se è inessenziale ciò che
racchiude tale superficie, a parte ovviamente il piatto, dato che le cariche si accumulano solo
sul piatto ed essendo costante la corrente lungo il filo non vi può essere accumulo di cariche) .
•>\bbiamo allora:

dove, in real~ la corrente che compare in tale espressione è la corrente uscente dalla
supcr:ficie. Viceversa, per come abbiamo scelto il sistema la corrente è positiva se è entrante,
allora a-VTemo:
jroQ = I

dove, in questo caso, I è la corrente entrante (che è positiv~ coerentemente con la convenzione
farta per il generatore). Quindi sì ha:
3-29

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
IL\z = jroQ& = jro U e

dove Q~ è il prodotto della carica per la distanza:fra le cariche; infatti se su l.ID. piatto c'è una
carica Q, ovviamente per simmetria, sull'altro ci sarà unacarléà:~ dato che in uno entra una
corrente e nell'altro esce una. stessa corrente. Abbiamo quindi un dipolo e il prodotto della
carica per la distanza. fra le cariche è proprio il momento dipolare elettn'co [C·m],Ue;
potremmo quindi riscrivere tutte le espressioni dei campi prima espresse in termini del
momento dipolare elettrico. Ecco perché l'elementino di corrente si chiama anche dipolo
elettrico elementare perché, in realtà, può essere equivalentemente visto come un dipolo
elettrico oscillante, cioè ima c-oppia di cariche intere annesse fra di loro con un filo per
permettere alla corrente di fluire lungo la struttura, e quindi alle cariche di oscillare nel tempo.
Naturalmente gli eLementi che servono ad accumulare le cariche possono essere di varie forme,
basta che permettano alle cariche di accumularsi alle estremità, e quindi di avere una corrente
costante (noi abbiamo considerato dei piatti per avere una situazione di grande simmetria che
ci ha semplificato i conti); per esempio, possiamo collegare
i due fili a due sferette (che sono proprio due "serbatoi" di
cariche) o~endo il noto dipolo herlziano, quello che Hertz
utiljzzò per dimostrare l'esistenza delle onde elettromagnetiche.
E questo è.·· in re.rutà, il più semplice radiatore possìbile; in
partieDlare qualsiasi radiatore, a frequenza bassa (ovvero tale
1"'>0
.~'. ..,-", "'~-.
."
i
.,
-~

che la lunghezza d'onda sia molto .grand.e rispetto alle ."~.,,

dimensioni del radiatore stesso), si oomportacome tm dipolo


elettric-ohertziano;; .ciò che cambia è che l'altezza &di·.questo
dipolo nonèpropno :l'altezza fisica della.5truttura ma ~~.;1JI1 qualcosa diinterriledio fra
1'altezza .della stru:ttura e . quella del solo filo (m tal caso, .infatti, le cariche su una sfera,
rispetto a. quelle sull'altra sfera, non __ ~o tutte alla . stessa ~ essendo queste
distribuite su tutta la sferetta; con i piàtti;.jnvece, le cariche sono costrette tutte a stare alla
stessa distanza). In definitiva, i campi del Ciipolo elementare hanno una duplice importanza:
non solo perché, per sovrapposizione, ciperinèttono di trovare il campo di qualsiasi sorgente,
ma anche perché, in realtà, sono già i campi di una importante classe di sorgenti, cioè quella
delle sorgènti a bassa frequenza (ovvero tutte le sorgenti piccole rispetto -alla lunghezza
d'onda). Ciò vale, naturalmente, nella sola ipotesi che l'integrale:

., .:

sia diverso da zero, cioè le correnti non abbiano un andamento tale da rendere nullo questo
integrale ...A..d esempio, è chiaro che se le oorrenti SDUO quelle, costanti, lungo una spira tale
integrale è nullo (dato che il contributo ali' integrale lungo
una parte della spira è uguale e opposto a quello della
restante parte della spira). Quindi una sorgente di questo
tipo non irradierà come Wl dipolo elettrico elementare (il
l r
che significa che per capire come è fatto il campo bisogna
andare agli ordini successivi dello sviluppo in serie, essendo nullo il termine del lO ordine).
:Ma fino a quando, quando andiamo a fare il dipolo elettrico del sist~ otteniamo un dipolo
elettrico diverso da zero allora la sorgente, piccola rispetto alla lunghezza d'onda, irradia
come un. dipolo elettrico elementare.
3-30

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Abbiamo finora considerato il caso di sorgenti di tipo elettrico e, in particolare, il caso di una
sorgente dettrica elementare di cui riscriviamo l'espressione dei campi.

.çgz. erI +-+


E =J--sm l l lij~r
e 2Àr l
j~r (jf3r)2
'e
J
> çgz rl
= j--cosel-+
1 l· "
E
r Àr Lj~r (jf3r):! Je-J~r
H-'
-J--sm
2M
<il
+l]
i l i . ejr1 -e
L j~r
-jpr

~ Passiamo ora al caso in cui il campo elettromagnetico da valutare sia quello generato non più
da un insieme di sorgenti elettriche ma da un insieme di sorgenti magnetiche. In:fu.tti, dal
teorema ~ equivalenza, ricordiamo che se vogliamo utilizzare tale teorema per calcolare i
campi ali 'esterno del volume in cui vi sono tutte le sorgenti a partire dai campi sulle superfici,
dobbiamo- considerare non soltanto sorgenti di tipo elettrico ma anche sorgenti / di tipo
magnetico~quindi, in generale, ci può essere utile, o addirittura necessario nelle ap'p1i~oni,
considerare anche sorgenti magnetiche. È chiaro che, mlinea di principio, si potrebbe ripetere
per le sorgenti magnetiche tutto ciò che è stato detto per le sorgenti elertriche;si potrebbe
introdurreì.Ul potenziale vettore, questa volta, non per il campo magnetico. ma, peril~ampo
elettrico, scrivendo le equazioni corrispondenti, trovando le soluzioni,' e. Così via.
Fortunata.n:tente tutto ciò non è necessario perché, grazie, alla simmetria delle equazioni di
Ma.~·ell

è possibile ricavare immediatamente le soluzioni relative alle sorgenti magnetiche a partire da


quelle relative alle sorgenti elettriche, utili.zzando un teorema che prende il nome di teorema di
dualità. Considerate, allora, le equaziom di Maxv.rell (per un fu..sieme di sorgenti di tipo
elettrico) supponiamo di conoscere, data la L la loro soluzione, ovvero i campi elettrico e
magnetico. Insieme con questi campi effettÌV~ consideriamo la seguente coppia di campi:

il fattore ~ è presente, ovviamente, per ragioni dimensionali (in modo da passare da campi
elettrici a campi m.a.gnetici, e viceversa). Ci chiediamo allora quali sono le equazioni
soddisfatte da questi campi, supponendo che il mezzo in cui siamo sia un mezzo omogeneo~
per ottenere tali equazioni basta esprimere H ed ~ in funzione, rispettivamente, di E' ed H', ed
ancL'lfe a sostituirli nelle equazioni di Maxwell su scritte. Avremo allora:

3 -31

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
~V x H' =-jm~ ~ E'
.!.ç V)( -E' = -J"merH'
~--
+J .--. i

. ç = V;r;:, possono essere riscritte nel seguente modo:


che, ricordando che:

V x H' = jmeE'
{ V x E' =-jm!J.H' +çI
che sono proprio le equazioni di lVfaxweIL che soddis:fan.o i campi elettromagnetici., non più in
presenza di sorgenti elettriche ma in presenza di sorgenti magnetiche, in particolare in
presenza della sorgente magnetica:
J =.1J
-M -~

Questo significa che, a patto di effettuare le seguenti sostituzioni:

E'=Q!

-H'=-~E
ç-
~m·::::~-.l;~
.:: . -'

ovvero dalle sorgenti elettriChe I sicaIcolano i corrispondenti campi., poi si moltiplica il.
campo magnetico per ç e il ca!npo elettrico lo si divide per ~ si ottengono i campi che
. sarebbero generati dalle sorgenti magnetiche pari a -Q. È evidente allora che, grazie a questo
risultato, se viceversa vogliamo calcolare i campi generati da. delle sorgenti magnetiche :6
basta considerare delle correnti elettriche ~ouaIi a - 1m , si calcolano i corrispondenti campi, e
ç
poi si fa di nuovo la trnsformazÌoneprecedente per ottenere direttamente i campi voluti.
Quindi da ogni soluzione per le sorgenti elettriche se ne trova immediatamente quella
corrispondente per le sorgenti magnetiche e,vÌceversa, da ogni soluzione per le sorgenti
magnetiche se ne trova immediatamente quelli~cò~ondente per le sorgenti elettriche; quello
che c'è da. fare è semplicemente l'insieme di sostitUzioni indicato. Questa è una possibile tema
di sostituzioni; l'altra possibile scelta.., dato che nell'espressione dei campi g' ed H' deve
compa..-rire il segno ,,_n in uno dei due, è la seguente: .

-E' =-""H ~-

1 => J =ç-J
{ H' = -E
- ç-
_m

che è perfettamente equivalente alla precedente. Da ciò si deduce, in definitiv~ che


conoscendo il campo generato da un elem.entino di corrente elettri~ I·,1z, è possibile calcolare
3-32
~:.

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
il campo generato da un elementino di corrente magnetica, Im~ nel modo seguente: nelle
espressioni dei campi che abbiamo (ricavare per il dipolo elettrico elementare) dovunque
compare la corrente I dobbiamo sostittùrvi la corrente magnetica diviso per ç; dovunque ci
compare il caIIlfX> H dobbiamo sostittùrvi il campo elettrico-diviso per --s
e dovunque ci
compare il camPQ E dobbiamo sostituirvi il campo magnetico moltiplicato per ç. Se facciamo
I -
ciò otterremo:
ç(ImJ& .
i

\
f-- çH e =j ç
2Àr
sme[l + ~ + l
J~r (j~r)
2 1
J
-j~r
ç(Im)&
r
OI == j ç COS6[~ + l " ]e-j~r
M Jf3r (j~r)"

(Im)6z _
_ E'P _. ç
--J 1 I -j~r
. e[l'T-le
sm·
ç .2À.r... jf3r _

o\iY'ero:

"-: :.&;,. •

che sono le espressioni dei campi di un elemento magnetico di corrente; osser.1Ìamo che anche
dal ptmto di vista dimensionale le cose si trovano perché la corrente magnetica si misura in
volt e quind~ come si può facilmente veri:ficar~~·· c'è perfet".a corrispondenza dimensionale fra il
primo e il secondo membro di queste espressioni. Come si può vedere l'::mdamento dei campi
è esanamente il duale del precedente; questa volta. è il campo elettrico che si avvolge intorno
alla sorgente, mentre il campo magnetico si trova nei piani meridiani (cioè i piani (e,r) ). Da
un punto di vista fonnaIe, queste espressioni risolvono, naturalmente, il problema di calcolare
il campo generato da una generica distribuzione di sorgenti magnetiche, sovrapponendo i
campi relativi alle sorgenti magnetiche elementari. Viene spontaneo, a questo punto, chiedersi
se, così come nel caso del dipolo elettrico elementare, in questo caso esistano in realtà delle
sorgenti che irradiano come un elementino di corrente magnetica; cioè se effettivamente ci
siano delle sorgenti fisicamente realizzabili (non futte di correnti magnetiche che non esistono,
ma fatte di correnti elettriche) le quali irradino cosÌ come irradierebbe un eIem~tino di
corrente magndica. Abbiamo visto che Wl elemencino di corrente di elettrica irradia come Wl
3-33

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dipolo elettrico; c'è da aspettarsi allora che un elementino di corrente IIla2Iletica irradierà.
owiamente, come un dipolo magnetico. Quindi dobbiamo trovare una -distnbuzione eli
corrente che si comporti come un. dipolo magnetico; nel caso statico, come sappiamo, tale
distribuzione di corrente è una spira di corrente, che prod.uce, 1m campo magnetico statico
equivalente a quello di un. dipolo magnetico. Viene. quindi spontaneo pensare che ciò possa
essere valido anche in regime dinamico, cioè che per realizzare un radiatore che irradi come un
dipolo magnetico si debba considerare una spi:ra. di correnteo Abbiamo visto che perché un
radiatore possa essere considerato elementare è duplice: deve essere osservato a distanze
grandi rispetto alle sue dimensioni e queste devono piccole rispetto alla lunghezza d' ondao
Ammesso quindi che la spira continui a comportarsi come un dipolo magnetico (anche in
regime dinamico), ci dobbiamo aspettare che il ~o-gio di tale spira sia molto piccolo rispetto
alla lunghezza d'onda, oltre ad osservare la spira a distanze grandi rispetto alle sue
dimensionio Vediamo allora se effettivamente questo accade e, in particolare, vediamo qual è
la relazione che c'è fra la corrente che circola nella spira e il momento magnetico
deli' elemento di corrente magnetica equivalenteo Così come nel caso del dipolo elettrico
abbiamo visto che:
jmU e = i l i

anaIogamente~ nel caso ma gnetico avremo: . "

(dato che anchea11ecorrenti magnetiche abbiamo imposto di soddisfare il prinCIpiO di


continuitid.e11e corren.tima.gnetiche) dove U m è il momen.to.d.ipolaremagnetico;. ciò· significa
che volendo, se non vogliamo' introdurre-délle._correnti .magnetiche ma solo dipoli magnetici,
nelle espressioni dei campi possiamo sostituire jmUm al posto di Im& in. modo da far._
compariredirettam:entedipoli magnetici.· Tornando al problema della realizzazione del dipòlQ:;-~­
magnetico, vediamo. di calcolarci il campo effettivamente irradiato da una spira di corr~te
picccia rispetto alla lunghezza d'onda e osservata a distanza. grande rispetto al raggiodelià'
spira. Consideriamo allora.una spira di raggio R con:

..
• /0.-:- _~.

zt
_~. ~::-:

percorsa da una corrente costante I (essendo la


struttura di dimensioni piccole rispetto alla. lunghezza. I
d'onda., allora sono valide le leggi dell"'Elettrotecnica
e quindi la corrente deve essere costante lungo la I
spira)o Mettendoci ad una distanza molto maggiore di
R (alla quale ci aspettiamo valga l'approssimazione e
di dipolo magnetico elementare) cerchiamo di ~~~
calcolarci il campo do'V'Uto a questa spira. A tale ~;:;r-I'!. >
scopo ricordiamo l'espressione del potenziale vettore; r ' " ·0.. I : y
detto i~, il versare tangente alla spira, r' la. distanza. cp , l ' '.
1)0'0,;
:
o,

~,....
. .~...
.
,

:
fra l'origine degli assi e un generico punto sulla spira ..... :
....
x
3-34

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
e çp' l'angolo formato dalla direzione di r con l'asse X, avremo:

J..I. 21t
- e -J·o./r-r'/
1-'.- - ....

A =-
41t
JI
rj Iicp.Rdcp~ '-. i
r -r'
o -

dove l'integrale di volmne che compare nella definizione di A si è ridotto a quello indicato
dato che tale integrale di volume lo possiamo sempre vedere come un integrale su un elemento
di superficie perpendicolare alla spira e uno lungo il contorno. Ciò significa dire che, sÌc:come
la corrente è tutta limitata sulla spira, l'integrale sulla spira fornisce proprio la corrente I~ per
cui rimane solo l'integrale lungo la spira, dove ~ . e la direzione della corrente e R&p' è
l'elemento di arco. Questo è un integrale vettoriale che possiamo risolvere facendo 1'integrale
delle singole componenti; ci può rendere più semplice le cose la simmetria del problema dato
che per tale simmetria il potenziale vettore, dovendo essere parallelo alla corrente che, in
questo caso ha simmetria di rotlzione, sarà diretto lungo 'P, Qu.indi il potenzlale vettore sarà
diretto lungo cp e sarà indipendente da (j) (per la simmetria di rotlzione), ovvero avrà un'unica
•...
,--!-'
componente diversa da zero, quella diretta lungo cp. Quin~.,~~o:
1" - .• ".
21t - jl3lr-r'! - ,- .' ....
A<p =~ f e,
41t o 1-
r - -
r i
.- I~ I~I . ~Raq,';:' ','
l ' '

Quello che si presenta ora è il problema di esprimere la quantità !r.-t I in .funzione di cp', che è
la variabile di in.tegrazione. Sfruttiamo però le ipotesi in cui ci troviamo, cioè cheR<<À e che
r»R; awemo-che risulta: ~~,

1 f
.. ~'- - ."-.
!r-rj=[(r-r')(r-r')] l =~r-
"l
+It- -2r-r'
"l

Osserviamo che essendo:


.{r = (rsm6 cosqì,rsm6simp, è~s6)
r' = (Rcoscp', Rsin<p',O)

il prodotto scalare L [ r..sulta esser~ P~.,zt:

r:·r'= (rRsmec~~cpcosep' + rRsmesmçpsmep')

Dunque avremo:

Questa è la distanza che compare all'esponente e al denominatore nerrespre~~io~e .di Ap-


Adesso sfruttiamo le condizioni in cui ci troviamo, in particolare che r»R; CIO Cl dIce che
sotto la radice i termini dominanti sono prima ? poi il terzo e poi il secondo. Mettendo aI1?X'B.
in evidenza? (che passa fuori della radice) ed effettuando un sviluppo in serie della radic:~,
arrestandoci ai termini dominanti, avremo:
3 -35

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
.. --···i
dove in tale sviluppo i terzo termln.e rappresenta i temùni di ordine superiore, che sono
( ':2
dell'ordine di ~ ~) . Quindi con tm'approssimazione ai termini dominanti si ha:

I!-d == r -Rsinecos(<p -q>')


~-\ndiamo a vedere allora come si può scrivere l'integrando che ci Ìnteressa per il calcolo di . .~;
avremo che esso risulta essere pari a:
e - j/kejllRsimcos(qHp'}

R. 'ì
r ( 1- -;-sm6cos(q> - 'P'))

,,':~;:"J. In tale espressione osserviamo che nel secondo esponenz:iale responente risulta. essere molto
. minore dell'uni~ essendo:
R
R« À => t)R 0::-« 1
À

.Quindisviluppando.ÌIl 'serie questoesponenziaIe, arrestando lo sviIuppoa!termin.edel f O


ordine,. avremo:
.-- -,-~ ......
~.,

. .

e-jllrej~cos(CP-41') , _e-j~r(l+ if3Rsin6cos(<p-q>')) ~

r( 1- ~ sin6cos(q> - ep'») = r( 1- ~ sin8cos(q> - q> '») =

dove a denominatore abbiamo una: quantitidel tipo: (l-x) con x«l; sviluppando allora
l
(l-xr ed arrestandoci sempre ai termini del primo ordine avTe:mo:

Possiamo adesso andare a valutare l'integrale che d~flnisce A'l1~ avremo, port..ando fuori
integrale tutto ciò che è costante, o indipendente daIIa variabile di integrazione:

f
-.-1

3-36

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Dove osserviamo che l'integrando risulta essere moltiplicato per il fattore cos(qr-<p) perché è
ciò che viene fuori dal prodotto scalare Lp • Lp'; infatti ip è
perpendicolare ai raggio vettore diretto lungo 'P. it .. ,~
perpendicolare alla direzione cpf e quindi: .

i<p' . ~ =cos(<l' - <l',)

È evidente allora, tornando all'integrale, che il primo integrale vale zero (essendo l'integrale
del coseno sull'intero periodo); ecco quindi perché abbiamo dovuto considerare nello sviluppo
anche i termini del lO ordine, dato che il contributo relativo al termine costante è nullo.
Abbiamo, in. de!mitiv~ che la componente lungo <p del potenziale vettore (l'unica diversa da
zero) è data da;

A questo pWJ.to se si va ca1col~ il campo'Ce ciò lo si puerttre


semplicemente se, ad esempio,
siamo a grande distanza per cui il termine l/jt)f può essere trascurato, ed il rotore di A si
calcola in maniera molto semplice) si deduce che i campi risultanti sono identici aqw.'!lli del
-
dipolo magnetico elementare pur di assumere come valore del momento mametico:..
,

. .,
; !...:' -::';,~:; i ~~,d ;:,;',:._-

dove S è proprio.J'area della spira. Questo è esattamente il risultato che vienefuon daI
teoremi 'dj ,bmpf!re (cosÌ come lo conoscÌamo fin dall'Elettrotecnica), salvo de flvendèr~o
delle unità di misura per le quantità magnetiche che non sono quelle dell'ElettroteCruca ci
compare un fattore J.t, m~tre dal teorema di AmPere si ha: U;n=IS; infutti.noi abbiamo definito
la PQlarizzazione magneti~ come ~ Q=11 + m, mentre in Elettrotecnica è stata definita come:
jJ.
Q = J.l..Q. + m. I\tfa a parte questa differenza di ronvenzione utilizzata (che in definitiva è del
tuno inessenziale), il risultato ottenuto è che il teorema di equivalenza di Ampere è valido
non soltanto in regime statico ma anche in. regime dinamico purché, na..turalmente, la distanza
sia molto maggiore del raggio della spira e purché si sia in condizioni, per cosi dire, quasi-
statiche, cioè purché il raggio della spira sia molto minore della lunghezza d'onda; tale
teorema di equivalenza di Ampere dice che: una spira elementare di corrente è equivalente a
un dipolo magnetico, ortogonale al piano della spira e di verso tale che la corrente si avviti
lungo il verso del dipolo; l'intensità del dipolo è pari a J1SI (in generale, a N fISI, se si
considera un solenoide di N spire). DlU1que, purché siano verificate le due condizioni
ricordate, il campo generato da una spira di corrente coincide con quello di un dipolo
magnetico elementare; quindi non soltanto il campo generato da un elemento di corre:rte
elettrica corrisponde ad un sistema radiante effettivo (dipolo hertziano, dipolo eletinco
elementare, che abbiamo visto precedentemente), ma. anche l'elemento infinitesimo di corrente

3-37

'\.
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
'.\ Buono Studio! =)
magnetica corrisponde, in realtà, ad un radiatore pratico, effettivamente esistente, che è la
spira di corrente, ° meglio l'antenna a spira.
Chiunque abbia una radio portalile ha an'interno di essa. un"antenna a ~ costituita, in realtà., da un nucleo di
ferrite su cui è avvolto un avvolgimento di spire; la ragione di ciò è evidciit'e visto che per N spire il momento
magnetico si moltiplica per N. Inoltre la presenza. del fattore J.L nell'espressione di Um. cifa capire perché tale
avvolgimento lo si fa su ferrite. il cui !.I. è più grande (rispetto a quello del vuoto). aumentando quindi il _.JI'
momento magnetico equivalente è maggiore; ciò significa che, a. paritÀ di corrente, l'antenna. irradia un campo
magnetico maggiore e. per la dualità. (che a suo tempo abbiamo già preannunciaro). in ricezione riceve meglio
rispetto al caso in cui la spira fosse posta nello spazio libero.

Riepilogando. qUÌI1.d4 con questi due casi, cioè il dipolo elettrico elementare e la spira di
corrente (equivalente del dipolo magnetico elementare), non soltanto abbiamo trovato,
praticamente, la soLuzione generale del campo elettromagnetico per qualsiasi distribuzione di
corrente elettrica e magnetica (per sovrapposizione di soluzioni elementari), ma abbiamo
anche analizzato una prima coppia. di antenne che realmente sono utilizzate: il dipolo elettrico
elementare e la spira di corrente elementare. Quello che dovremo wontare è il caso in. cui le
antenne non sono più piccole rispetto alla lungh~zza. d'onda, perché per le antenne piccole
rispetto alla lunghezza d'onda abbiamo detto ,Mt9LCiò che c'era da dire (o sono dei dipoli
elettrici elementari o sono dei dipoli magnetici:.~~~entari). In sostanza finora abbiamo
considerato il primo dei sottoproblemi in cui' ~Y~2?mO suddiviso lo studio delle antenne;
ricordiamo, infilii, che il problema generale del campo irradiato da un' antenna (cioè da una
struttura costituita da una linea·di trasmissione iniercomiessa con nna.struttura radiante) ci 'è
convenuto', separnrlo in due parti. Un prima parre. più semplice (che abbiamo finora.
considerato),rigitardan:te ilca1colodef campo' da assegnate' sorgenti; la seconda ~.5"checi
accingiamo ad a.ffrontare,èquelia. di come trovare le correnti che poi ci servono pe:rcalcolare .:;...._
• il can:po. Nel caso/:.:specmco (1'uruco. che . ~~.'.;;:~:;n-
cons~~emocon maggior dettaglio) di tm'antemla
filifomiè;'costituita da due conduttori metallici
cilindric4se conoscessimo la distribuzione di corrente
sui fili clle costituiscono l'antenna. e sulla zona di
Ìnterconnessione con la linea di trasmissione (dato che
poi la distribuzione di corrente sulla linea non irradia,
proprio perché esiste solo il mooo fondamentale)
potremmo calcolare, con le formule che abbiamo
ricavato, il potenziale vettore (:integrando la corrente)
da cui il campo irradiato da tale struttura. In tutti i casi
pratici la nostra antenna è flliforme, owero risulta:

cioè il raggio cieli 'antenna è molto piccolo rispetto alla sua lunghezza e, inoltre, le dimensioni
della zona di mterconnessione Caaap) sono molto piccole rispetto alla lunghezza delI' antenna,
cioè:
ò« t

D'altra parte sappiamo che le dimensioni trasverse di una linea di trasm.issione sono sempre
picCole rispetto alla lunghezza d'onda e, quindi, essendo le dimensioni dell'antenna
comparabili alla lunghezza d'onda ( l et:. À), anche tale relazione sarà certamente soddisfatta.. TI
L
3-38

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
fatto che la zona di alimentazione sia piccola rispetto alla dimensione dell'antenna ci fa
prevedere che essa contribuisca. poco al campo irradiato (dato, in generale, dalla somma dei
contnbuti dovuti a tutti gli elementi di corrente che circolano sull' antenna e sulla zona di
aljm.entazione); infatti essendo il campo irradiato un. integraJedi contributi, se la misura della
zona di alimentazione è trascurabile rispetto alla misura dell'intera. antenna, ci dobbiamo
aspettare che il contributo al campo irradiato corrispondente alla zona di alÌmentazlone sia
trascurabile rispetto al contributo dovuto all'antenna vera e propria. È chiaro allora che il
dettaglio della distribuzione di corrente nella zona di alimentazione non è molto importante, ai
fini del calcolo del campo irradiato, perché tanto anche se sbagliamo a calcolare la corrente in
tale zona sappiamo già, a prior...., che il contributo di questa zona è trascurabile. Ciò significa
dire che se abb iamo due antenne che sono identiche come conduttore (cioè ['antenna vera e
propria è la stessa) ma sono abmentate in due modi leggermente diversi, ci dobbiamo
aspettare che i campi irradiati siano praticamente gli stessi, a parità di distribuzione di
corrente sull'antenna vera e propr...a... Osserviamo però (come vedremo in seguito) che,
ovviamente, le piccole variazioni che si hanno neli~intomo della zona di alimentazione
(cambiando la struttura di aHmentazione) non sono privi di influenza dal ptmto di vista
deli 'impedenza che l'antenna presenta. alla,lin:ea di trasm.issione, dato che in tale zona la
distribuzione di energia elettromagnetica determina la parte reattiva di quest'impedenza. Per
quanto riguarda invece il calcolo del canipo:.ir:radiato, se all'antenna effettiva sostituiamo
uÌl'antenna che coincide con essa intutta'ra'zorul,:'di maggiore interesse e abbia uÌt.sistema di
alimentazione diverso da quello reale, in p;uticolare un sistema. di aljm.entaziòne anche
idealizzato, allora si ha che il campo irradiato dalle due strutture sarà .'pra!.;camente
colncidente. In questo modo, se supponiamo di applicare in qualche modo al gap dèll~antenna,
la stessa differenza di potenziale che .la linea di trasmissione applica alla s.trut;turareale
(possiamo parlare di,potenziale perché la zona di ~" ",
alimentazione ha dimensioni picc.olerispettoalla· :,~:' .,

.:h~ift:oa!~~ ~ss=: soV:=~ :ll'=~! ~':::-;'.:~:;:.::tV} :~


effettiv:a.un' antenna che ha una geometria molto più . '~., ~.:~~
semplice, una geometria cilindrica, anche se interrotta .. . . "
dal fatto che il cilindro è finito, e che c'è m;finterruzione V ~~-. ~ - O
,al centro. Proseguendo in. questa approssimazione, per .
semplificare lo schema del problema, tanto vale che
idealizziamo anche il generatore; cioè, invece di
considerare un gap finito, visto che esso è molto
piccolo rispetto alla lunghezza dell'antenna (e rispetto
alla lunghezza d'onda), supponiamo addirittura che questo gap sia infinitesÌmo ovvero
supponiamo di avere un generatore ideale di tensione di spessore inImitesimo che crea la
differenza di potenziale fra i due lembi dell'antenna. QUÌn:di non solo abbiamo separato
l'antenna dalla sua linea di trasmissione, sostituendo l'alimentazione effettiva con
lL.'1. 'alimentazione idealizzata., ma supponiamo anche ehe fra i due lembi dell'antenna ci sia una
differenza di potenziale, sema preoccuparei di come praticamente sia stata inserita~ in questo
moo.o è chiaro che il problema è diventato geometricamente molto più semplice. In questo
i -- modo, dal punto di vista elettromagnetico, il probiema diventa. sostanzialmente un pro~lema di
valori al contorno. Cioè sappiamo che all'esterno dell'antenna il campo elettromagnetICO deve
soddisfare alle equazioni di Ma.XW"ell, deve soddisfare· le condizioni di radiazione all'co e
inoltre sappiamo che la componente tangente del campo elettrico su tutta. l'antenna, salvo che
in corrispondenza del gap. deve essere nulla, perché è costituita da IDl conduttore che
3-39

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
supponiamo un conduttore elettrico perfetto. In corrispondenza del gap conosciamo, in realtà,
anche il campo elettrico perché se ci deve essere una differenza di potenziale finita è chiaro
che il campo elettrico deve essere di tipo impulsÌvo; se vogliamo che allora che U+" e il u_"
siano quelli indicati in. figura. (ovviamente è un fatto di convenzione che si assume positivo il
lembo superiore e negativo quello inferiore), in base al sistema di riferimento scelto, si ha che
risulta:
Ez =-Vo(z)

Quind~ in realtà, il problema è quello in cui abbiamo un volume limitato da un conduttore


metallico e conosciamo le componenti tangenziali. TI teorema di unicità. ci assicura, in tal caso,
che la soluzione del problema elettromagnetico è unica Infatti sono date le coodizioni al
contorno (questo è un problema. esterno, quindi non ci sono problemi di risonanza), sono date
le condizioni di radiazione all'in:finito e quindi esiste una ed una sola soluzione delle
equazioni di Ma."'rn'ell, con queste semplici condizioni al contorno. Notiamo che
implicitamente nelrespressione di Ez abbiamo supposto che essa non dipenda da q>; questo,
naturalmente, è una questione di simmetria perché se tutto è a simmetria cilindrica e
supponiamo che anche il generatore abbia simmetria-cilindrica allora tutto è indipendente da
q>, e quindi l 'tmica componente del campo elettrioot'SillI''antenna è diretta lungo z (ce ne può
essere anche una radiale, che però non compare neIÌe'CòndizioniaI contomo).In realtà. da ciò
che abbiamo detto, non vogliamo trovare il campo elètfi'Bmagnetico ma ci basta determinare la
corrente che circola sull'antenna, dato che da questa sappiamo calcolarci il campo.irradiato.
Quindi, in realtà, la nostra incognita è la densità di corrente che circola lungo la nostra
antenna; siccome non c ',è dipendenza da q>, tale densità di corrente sarà, naturalmente,
azimutalmente CQstante (cioè, dip~soloda z ma non dipende da q>) e sarà per s!.Tirletrl.a
direttaanch~essa diretta IungO:z;iD. realtà, ciò vale lungo le paretilateraIi dell'anf:enniimen.tre <-~ 'l--

.. ---
..........."" .• .JO!.~_

sulle .facce,'iinferiore e supeTi6ie' del cilindro la corrente sarà radiaIe.Si~me,;,però, la . -.;_ .-

dimensl·òne:trrrsyersaè
". ..
-~
trascurabile rispetto a quella longitudinaIe, possiamo<~tifatec
. .,... . ciò che
~

accade sulle facce de II , antenna; anzi siccome, per simmetria, .la corrente <i,eve essere J1.wJa al
centro di talì::'~, ed il raggio a è molto pi~f~ rispetto alla hmghe~ ~r8[~"ànora
possiamo assumere che la corrente si deve, in realtà., annullare anche in ceIDSpondenza
cieli' estremità. deli' antenna. Dunque risulta.: ,
-~

I(z)
Jz(z)=---
21ta
~
hmgbeZZ3 del
contomo

che è la densità di correrne superficiale distribuita sull'antenna. Se conoscessimo la corrente I


potremmo, ovviamente, calcolarci il campo dovunque, essendo in grado dalla corrente di
calcolare il potenziale vettore. In particolare potremmo calcolarci il campo in corrispondenza
del conduttore, ovvero:

I(z) ~ J(z) ~ Az; -1- E -1- E z

cioè se conosciamo la corrente possiamo calcolarci la J (dalla. relazione precedente), da cui il


potenziale vettore (che awà componente solo lungo z, dato che esso ha sempre le stesse
componenti della corrente); dal potenziale vettore ci possiamo calcolare il campo elettrico nei
3-40

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
SU~ co:nPlesso ~ ~d4 rr:- particol.are, anche la CDmponente Ez· Per compattare tutta questa.
sene di passag~ SIccome il potenzIale vettore è un integrale sulla densità di oorrente (ovvero
sulla I(z) ) possmmo certamente dire che .E:r; si può esprimere come un integrale della I(z) (per
qua~.t? co~Ies~ possa. es~ l'espressIOne che ne deriva). perc.hé è una sovrapposizione di
tuttI 1 contributI dovu:t1 al smgoli eleme:ntini di corrente. Quindi esiste sicuramente una
funzione, diciamola G(z,z), tale che:

t
('i:) Ex = f G{z, z')ICz')dz' = - VS( z) ,!~ ~ f
-~

dove, nell'u1tlln.? passag~o'. ci siamo posti sul ~ntomo dell'antenna. CÌoè la corrente è legata
alle ~omponentI tangenzialI del campo che SI conoscono da una relazione integrale, cioè
soddisfa un'equazione integrale. TI vantaggio di dover risolvere questa equazione (per ricavare
la corrente) rispetto alle equazioni di Ivfaxwell è evidente; questa innanzitu.tto è un' equazione
integrale, invece che differenziale, (e quindi numericamente si presta. ad essere risolta. in
maniera molto più stabile, rispetto ad un'equazione differenziale). Ma soprattutto, nel caso
specifico~ è un'equazione in una variabile; quincli·invece di dover risolvere un'equazione in
uno spazio a tre dimensioni (ovvero a due, vista,nel.ca5o specifico, la simmetria di rotaZione),
bisogna risolvere un'equazione. integrale suun Segmento finito, tra -1. ad f (e tale espressione
è valida solo fra -.e ed l, al di fuori il campo non è. noto). Questo è un esempio semplice di
una classe di equazioni dette equazioni integrali di Fredholm di prima specie;;'çyvero
un'equazione in cui un'integrale è applicato all'incognita e deve fornire una :furI.Zioriènota
(ovvero del tipo: t...~, dove un operatore A, applicato all'incognita X, deve essere paricad un
tepnÌne noto). Ovvero· è;1~,,~eraljzzazione di un sistema di equazioni lin~soIoche
1'operatore, invece che ~.:un. operatore finito {una matrice), è un operatore .lineare di tipo
integraJ~';i:W~ equazioni si distinguono dalle equazioni integrali di Fred11gJm.4ìsecor.da
specie che '5000 del tipo: ÀX+.Ax=y, in cui l'incognita sta sia sotto il segno di in.tegrale sia
fuori-da esw.t,!n.particolare tali equazioni, in generale, si prestano ad una più.;.sempIicee più
stabile risoluzione, rispetto a quelle di prima specie. Per queste ultime, infatti, l'esistenza della
soluzione, e la facilità con cui la si ottiene,dipende in modo molto critico da come è fatto
l'operatore integrale; in particolare più il nucleo (kerneI) dell'operatore integrale, nel nostro
ca.w la funzione G, è "dolce" cioè derivabile, pili è difficile risolvere questa equazione. Infarti
se, per esempio, questa funzione è analitica in z allora avTemo che l'integrale sarà anch'esso
una funzione analitica in z e quindi la soluzione per tale equazione (ovvero soluzioni
integrabili per la I(z) ) potrà esistere solo se il secondo è anch'esso una fùnzione analitica in z.
Nel nostro caso è chiaro che il nucleo non deve essere analitico, perché se fosse analitico non
potrebbe mai succedere che applicando un operatore integrale ad una funzione analitica si
ottenQ:a una delta di Dirac (o anche una qualunque funzione non regolare, che abbia delle
disco~tinuità); infatti, come sappiamo, se l'integrale è 1IDllormemente convergente iI risultato
cieli' Ì:rrtegrazione ha le stesse proprietà di analiticità della funzione integranda. .il cas? detl~
equazioni integrali di Fredholm di prima specie è un po' analogo al caso. delle r:soluzlone ~
un sistema di equazioni lL.'1eari con determinante nullo; in tal caso la solUZIOne es~ solo se ~
secondo membro è opportuno, e in tal caso non è unica. Nel nostro caso, quando SI passa agh
spazi a dimensione infinita, si ha ancora che la sol~one e~ist:e so.I? se il secon~? m~bro
de11 'equazione appartiene ad una classe opportuna di funziOnI. C lO che rende l mVer510ne
dell'operatore molto complicata è che l'inverso di que~to ~perat~r~ no~ è più un operatore
continuo; ciò significa dire che piccolissime vanazioIll del termnn notl possono portare il
3 -41

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
fortissime variazioni nelle Ìncognite, e ciò rende instabile ogni processo di soluzione di queste
equazioni. Forttmatamente, nel caso specifico, questo problema non si presenta. perché nel
ricordiamo che nell'espressione del potenziale vettore c'è a. denominatore il termine r'l e h: -
quindi anche il nucleo G presenterà un singolarità, ed è propriò qUesta singolarità a. permettere
l'esistenza della soluzione della equazione anche nel caso in cui il termine noto sia una delta.
di Dir3C.

Non cnt::rcremo nd dettaglio di come: si risolvono queste equazioni; fra l'altro, ormai oggi, la risoluzione: la si fa
al calcolatore, analiticamente non si possono risolvere. A partire dagli anni '40 si è iniziato, dal punto di vista.
analitico, lo studio in fonne semplificate di questa equazione, la cui espressione generale risale agli inizi del
novecento è prende il nome di equazione di Poldingzon, introdotto quando per la prima volta (dopo 1viarconi)
si inizio la teoria dene antenne. Per circa 20 anni c'è stata una vastissima letteratura volta a trovare delle
soluzioni approssimate di queste equazio~ basa!e cssenziaImcntc su procedure analitiche di tipo itcrativo.
Ovviamente, con 1'avvento dei calcolatori elettronici, tali procedure hanno perso di interesse pe:rché è molto
più rapido dìscretizzarc queste equazioni, facendole diventare un sistema dì equazioni lineari con 1.ffi numero di
incognite sufficiente, e risolvere numericamente il problema..

In. definitiva., ciò che ci mteressa., è quello che si ottiene·· come risultato della risoluzione di
questa equazione (sia essa mnnerica o analitica approssi:mata). Osserviamo che l'equazione
che abbiamo scritto nel caso' semplice di antenna»fi1ifunne è, in rea1~ l'equazione
fondamentale dell'elettromagnetismo per tutti i probleini"dYdifiùsione; ogni problema di
diffusione si può ricondurre ad un 'equazione integrale, in cui da una parte ci sono le sorgenti
che in generale saranno delle densità di c{)rrentesullasupèr.ficiedelconduttoree, a secondo.'
membro, c'è .il campo ,noto suIla super.ficiestessa (in generale, nullo su gran. parte deHa
super:ficie.e.diversodazero in alcune parti di essa). Ritomandoallasoluzione di tale",
, equazione,si.possonofortunatame~ trovared.elleespressioni· abbastanza. semplici.'di tali -
SDluzioni'(chedannoquindi l'andamento della corrente) purché.l'antenna.con.sideraùl.' sia., .
come sis11oI\td.i:i,e~nn'antenna snella, cioè wl 'antenna m cui il diametro è:molto<Jp.iccolo
rispetto dimensione--Iongitudinale. Da un punto di vista quantitativo, per· caratterizZare la
snellezza. di ,~~ si Ìntroduce un parametro 'che prende il nome di pararns...t.rç-di,
me llezza, definito come:
21 '..'.
Q=21n-
a

cioè è una misura Iogaritmica del rapporto fra la lunghezza. e il raggio dell'antenna.. La ragione
per cui si introduce questo parameo::o è che esso compare proprio in tali soluzioni
approssimate della distribuzione dicòtrente; natunlmente, più è snella l'antenna più è grande
questo parametro. In. pratica, tm'anteTIna si dice snella quando questo parametro n è
de Il 'ordine di lO o superiore a lO (il che significa. dire, se si fanno i cont~ un rapporto 75: l fra.
una dimensione e l'altra), cioè .Q ccI O, il che è ciò che si verifica nella pratica. Ebbene, per
un'antenna. snella, la soluzione approssimata d.elPequazione (*) la si può ottenere in mod?
relativamente semplice con Wl processo di sostituzioni (un processo iterativo), ed assume il
seguente aspetto:
- .21tVsinj3(l-I~)
I (z) = J
çn cosf3l

3-42

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dov~ ç è l' imp~ caratteristica del mezzo in cui è immersa l'antenna. Questo è il temin.e
do:mman:te, che dà l'andamento della corrente, in una serie delle potenze successive deI
parametro l/n; quindi il termine successivo è un termine dell'ordine di 1/n2, ovvero:
... --.~.~

l(z) = j
. 21tV sinf3(l-I~)
+ c{- l ) .
il - çn cosf31 n:!
j
Quindi quando più è snella l'antenna tanto più i termini di ordine superiore sono trascurabili
rispetto a Y. 1'vlediante tale serie si ottiene un' approssima:z.ione che è buona soltanto quando n
è sufficientemente grande (n~); questa serie è della classe delle serie asintoticM che ci
permettono di rappresentare le funzioni quando un parametro tende a11~co. In pratica quello che
accade è che se sÌ fa tendere n~, l'errore che sÌ commette nel cons:ide:rare la soluzione
approssìm.a:ta tende a zero come l/fi. ovvero:

II - -II
I
01r~
:::s
Q--. \,Q:-)
l '\
l
.. '.-.:-, : ....

Quindi per un n fmito non si può rendere piccolo a p~ l'errore aggiungendo tennmideIIa
serie; questa è la differenza rispetto ad una. serie convergente, in cui dato un certo valore della
variabile (nel nostro caso O), se si aumenta il. numero dei ternrini . sÌ· ottiene
un'approssimazione sempre migliore. Nel nostro caso, invece, la serie è asintoticaf'per la
quale si ottiene un'approssimazione sempre migliore aum~4p n. Dal puntoru<,::ista
pratico ciò ~ CDmunque,~.importan.zamarginaIe dato che ciò che a noi interessa. e'avere ._
un valore:,s;rfficientementé"ap,piossimato della· soluzione~che questo sia d0vu,t0al fatto di .~:
avere -consiçierato molti termini della serie o chef2 sia sufficientemente grandi;·"purcb:é'· o. sia
sufficientemente, è ovviamente inessenzlale. Assumendo che questo sia senz'aiiìoVerificat~
cioè di aVeIe,'a: che fare con antenne sufficientemente snelle, avremo che il termine I
rappresenta un 'approssÌ:maZÌone sufficiente per la distribuzione di corrente, ovvero- potremo
senz'altro scrivere:
27tV sinf3(f - !zl)
I(z) ::: j " ,
çn cos13.f

~! - Si ottiene quindi che su antenne molto snelle l'andamento della corrente è di tipo sÌIlusoidaIe
mz.

QuòLO risultaIO, uno fra i primi della teoria delle antenne, fu trova1:o proprio da. PokIington, agli inizi del
novecento. Da allora, per circa 40 anni, tutta la teoria delle antenne (ed allora erano solo filiformi) era basata su
ques!O andamento della corrente; solo negli 1l1lIl.Ì '40 e '50 che: si tentò di calcolare i t~ ~c~essi~i dell,:
sviluppo per avere delle approssimazioni più corrette per poter rappresentare meglio la dlStr1bUZlOne dI
corrente. Tuttavia,. come detto, oggi grazie ai calcolatori dettronici è possibile facilmenle ottenere !Une l~
approssimazioni desiderate, partendo dall'equazione originaria c risolvendola.numericamente con un passo di
crunpionamento sufficientemente detìnito da ottenere una buona rappn:sentazJ.one della corrente.

La nostra attenzione sarà limitata alla espressione approssimata aII' ordine fon.d.a.m.entaIe~ che
vale solo per antenne molto snelle (in particolare il fatto che debba risultare almeno ~1 O,
3 -43

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
deriva dal fàtto che per ~1 O i contributi successivi dello sviluppo sono molto piccoli rispetto
a quello fondamentale); in. particolare vediamo cosa. si deduce da questa espressione
sul1 'andamento di questa corrente e quindi sul comportamento radiativo dell'antenna.
Possiamo innanzitutto riscrivere questa espressione evjden7jan~o, invece che la tensione di
alimentazione, la corrente in corrispondenza della sezione di alimentazione (ovvero del gap di _..
alimentazione). A tale scopo, osserviamo che all'ascissa z=O si ha:

1(0) = j 21tV tgf31


çn
Ciò ci dice anche che il rapporto fra la tensione di alimentazione e la corrente alla sezione di
alimentazione che, nei limiti in cui è valida questa approssimazione, rappresenta proprio
l'impedenza d'ingresso dell'antenna, è data. da:

v =- J-cot
-- .çn gj-'Al
1(0) 21t .o-~ ...

.J.::,:, l~:;(:~
Otteniamo allora che l'espressione della cor:r.~~_"~ data da:
·:_~:~~f~~ii
sinf3(l_Iz!)
I(z) = 1(0) _ . I ,
. . smf31

Tale espressione ci dice che (nel limiti dell'approssimazione considerata) J'andàìhçnto ddl,!-.
corrente.di tipo' sÌnu.so-illiù,e, . simmetrico rispettoall ~origine; .in. realtà, la· presenZa. dér.v~~~~:::'
assoluto di.z cidicé'clièJaIe andamento è costituito da due pezzi di sinusoide'··"saldatin'~m:v""
cornspondenzadeii' origine. . -"" i1~~i'"'
...:;.,,~;..;

z z
l
n······· .
'I
~.."
................................. " ........ 'O .... ';':."4 .-:!;;,~'.-...................................... . ........................ ,. ................................ ~ . :........ ..................................... .

"-
~
I(Z);1,
cuspide

...... .

l Se 131« 1 allora a'VreIIlO un'antenna corta e l'espressione della I(z) si semplifica; infutti
approssimando la funzione seno con il suo argomento J3(l-I~) ed essendo il cos13l l si ha =
una andamento lineare in Z, ovvero di tipo triangolare curva sarebbe una. smusoide che da.
3-44

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it , Ì"

Buono Studio! =)
parte dal punto r- f, ma se è un tratto molto piccolo di sinusoide è praticamente
indistinguibile dalla sua tangente nel punto di partenza). Osserviamo, inoltre, che la relazione
che esprime la corrente è coerente col fatto che in corrispondenza delle estremità. dell' antenna
la corrente si deve annullare (come abbiamo detto in precedenza). Se consideriamo un antenna
più lunga cominceremo invece ad avere dei pezzi di sinusoide 'me si compongono, con un
punto di cuspide nell'origine. Se risulta:


!

e quindi tutta l'antenna (di lunghezza 2i) è lunga mezza lunghezza d'o~ avremo che
l' andamento della corrente è del tipo:

1(2:) = I(O)cosf3z

andamento pari rispetto all'origine, considerando di poter approssÌmare ancora la tangente


contenuta nell'espressione di reO) con il suo argomento, altrimenti avremo una I(z) infinita. A
questo punto è chiaro cosa succede !rultt'mano che l 'antenna si allunga; all' anmenmre della
lunghezza dell'antenna aumentano il numero:di semionde di sinusoidi presenti fra -[ed l~.ad
e
esempio, quando 2 è 'pari a 3 mezze lunghezze d'onda avremo altre due mezze slntisoidi che
si aggiungono (una per ognuno dei due rami). Ogni qua1volta che la lunghezza dell'antenna
non é un numero dispari di mezze lunghezze d'onda avremo sempre una. cuspide neJ.E origine.
Un caso smgolareè quello in cui l'antenna è hmga proprio un numero intero diltihg:hezze
d'orula,.ad esempio per j3l=n; in tal caso la relazione che esprime l'impedenza. di ingresso
den'ante:rmaha·~sÌnoO'Qlarit.à., dato che la tangente tende.all'oo, cioè prevede·un'imp~
jnfinita e quindFilini'-C{m-entenulla proprio in corrispondenza della sezione di ali:meIitaZiliiie.
\ .,::':tZ;iò è ovviamente un risultato impossibile perché ml'impedenzainfinita non ci può essere;
questo risultato significa semplicemente che . in. queste condizioru i tennini successÌV! dello
,svi1upP'o che abbiamo trascurato diventano i termini fondamentali. Cioo."'i'ternrini che danno
l'andamentodi I(z)nell'intorno di z=O non sono più quello che abbiamo consideiaioma quelli
dì aretine superiore (ovviamente, il termine domÌnante rimane· tale fino a quando non diventa.
zero). D'altra prute abbiamo sostituito 'alla struttura effettiva una strutrura idealizzata;qujndi,
In realtà, l'andamento della corrente nell'intorno dell'origine non ha molto senso (oVvero
risolvere esattamente l'equazione nelFintorno dì z=O significa risolvere esattamente un
modello che però:non è coerente, in questo intorno, con la realtà). Quindi sappiamo' che
quando il termine :di 0rdine zero ci porta a dei risultati che farebbero comparire t,termini
successÌVi dello sviluppo allora significa che siamo nelle zone in cui il modello, con il quale si
sta schematizzando l'antenna, è diverso dalla realtà effettiva (quindi andare avanti
coinvolgendo i termini successivi dello sviluppo per ottenere una soluzione più approssimata
in una zona in cui, in ogni caso, il modello è diverso dalla effettiva situazione, non ha molto
senso). In altri termini il modello va bene fino a quando non fornisce risultati assurdi; quando
porta a dei risultati assurdi (nel senso che bisogna andare agIi ordini successivi) li fornisce
proprio nella zona in cui si sa. già, a priori, che la distribuzione di corrente della struttura. vera
è sÌcura.."D.ente diversa dal modello idealizzato che abbiamo costruito. Ciò che c'è da mettere in
rilievo è che nell'ambito di questa approssimazione, cioè dove né l'impedenza di ingresso e,
Ovviamente, né l'ammettenza di ingresso diventano infinite, questo modello prevede

3-45

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-f
un' impedenza di ingresso puramente reattiva;· anzi se
~,
G'
la relazione che esprime il rapporto
.2'W1I'diamo
, reO) -C:_ _ _...,j~r-
-f
i
rico~osciamo che ~.sta non è ~ent' altro che l' e.spr~ssione .• -- ~ !
dell'Impedenza. di mgresso di un tronco di Imea di ....{ - .. --......,r-
e,
trasmissione a circuito aperto, lungo che ha un'impedenza ~ ----'
., . çn di ICe) ~ _ _---J,
I....
caratteristica pari a: 20 = - e l.IIla costante 1
21t
propagazione pari a t3. È evidente alloro che quando questo
tronco è lungo un quarto di lunghezza d'onda avremo un
corto circuito, quando è hmgo mezza lunghezza d'onda diventa. di nuovo un circuito aperto, e
cosi via (ricordandoci la periodicità dell'impedenza di ingresso su una linea di trasmissione).
È evidente che l'impedenza di ingresso non può essere puramente reattiva perché dato che sul
conduttore che costituisce l'antenna circola una corrente. e quindi c'è un campo :irradiato,
allora c'è tma potenza irradiata; ovviamente tale potenza irradiata deve essere fornita dalla
linea di trasmissione. Ciò significa dire che. la. linea di tra.smissione non consegna. ali' antenna
solo una potenza reattiva (come ~~Qbe se l'impedenza d'ingresso fosse puramente
reattiva) ma deve consegnareancheunà-pò~ reale; dunque l'impedenza d'ingresso deve
avere anche una parte reale. Quindi il ris1J1tiiiQacui siamo arrivati (cioè che l'impedenza di
ingresso dell'antenna è puramente reattiva) significa che la parte reale dell'impedenza risulta
essere, per un'antenna molto snella, molto piccola rispetto allaparte.in:ìma:gjnaria;.cioè, ancora
una volta, è un. termine che troveremmo nei 'tennini di ordine superiore dell'espressione della
corr~,Jn ,altri termini; in questo caso, si ha che la partereattiva.,senon è zero~è dominante
rispettOè~ap~~e,~~;. ecco che non ci siamo ritrovati la parte reale perché essendpciJgp'i-fati
ai terminipropo~~al!n,se. questi tenn.ini ali 'ordine dommante sono puram~te;~.:
':·';~.j-:~avendoeHmjnato tutti glLaltri abbiamo trascurato propriolap~'re<:!J.e dell'i:cipedeIlZadi .
ingresso (che invece deve esserci). Que~o potrebbe sembraregnproblemà perchéilrisuItato a
, .CuIiSiamO giunti è che il modello che stiamo utilizzando non' cÌ permetterebbe di valutare la :
parte' reale dell'impedenza. d'ingresso e quindi la potenza irradiata dall'antenna. Un attimo di
riflessione però ci fa capire che se siamo in grado di calcolare il campo irradiato saremo in
grado di calcolare anche la potenza irradiata Cioè se l'espressione della corrente a cui· siamo
giunti (approssimata al termine dominante) è sufficientemente valida da poterei permettere una.
buona valutazione del campo irradiato, e questo abbiamo vÌsto essere vero anche se non in
prossimità della zona.di alimentazione, allora facendo l'integrale di flusso del ve!!or.:~;:::,.di
Poynting attraverso.: una. sfera di raggio molto grande ci potremo calcolare la potenza irr~4i~t~,
Siccome, non essendOci perdite, questa potenza irradiata non può che essere ~au.aIe '~a
potenza che viene coIlSegnata all'antenna, ricDrdando l'espressione di tale potenza si ha:

l .,
-R.!II-
? 11
= p,
--.:;!...
~ ,potenza
potenza fornita ~
all'.mtemJ.&

dove ~ è la resistenza d'ingresso dell'antenna; da tale espressione, quindi, si può calcolare la


resistenza d'ingresso, senza la necessità di andarla a calcolare come rapporto fra tensione di
alimentazione e corrente di alimentazione. Questo è chiaramente un fatto molto importante
perché comporta che per calcolare la resistenza di ingresso dell'antenna non è, in realtà.,
3-46

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
n~essario cono~cere con ~uratezza la tensione e la corrente di ingresso ma l'unica cosa che
bISOgna essere .m grado di conoscere
. è la distribuzione di corrente lungo l'antenna. C·' rom.
p~e~ diutil
.lZZ3re l'espressIOne che considerata per la I(z) per calcolare la potenza irradiata
e q~ la resJ.Stenza di ingresso dell'antenna; moltre l' espressio.ne all' ordine fondamentale ci
~o~ ~ch~ .la .reattan.za di. ingresso dell'antenna, salvo quando ci dà un valore' zero o
infinito Cm CUI il risultato non è affidabile). Quindi abbiamo Ia possibilità di rispondere a tutti
e due i ques~i f~&;nentali che b~~ ~e p~ poter util~ un'.ante:ma: bisogna
sapere come irradia l antenna, e quindi essere m grado di calcolare il campo irradIato (e ciò ce
lo permette l'espressione della corrente)~ poi bisogna essere in grado di calcolare l'impedenza
che l'antenna presenta alla linea di trasmissione ai fmi di poter calcolare effettivamente qual e
la corrente che effettivamente va dentro all'antenna. E ciò lo si può fare, per la parte reattiva,
utilizzando l'espressione ~ e, per la parte reale, calcolando la resistenza di ingresso tramite
1(0)
la potenza irradiata. In questo modo si ha una caratter..zzazione completa, nei limiti di validità
delle approssimazioni fatte (cioè di antenna sufficientemente snella). Ci si potrebbe chiedere, a
questo punto, quanto sono affidabili i valori che in questo modo sÌ ottengono per la parte reale
e per la parte im.magm.aria della-,impedenza d'ingresso. L'affidabilità della resistenza
d'~gresso è, ovviainente, legata all'affidabilità con cui sÌ calcola la potenza irradiata; la quale
è legata all'affidabilità CDncmsicalébla il campo; questo è sicuramente affidabile 'perché
anche se nella zona. di alimentazione la C0rrente è sbagli~ il contributo dornjnate·edovuto a
tutto il resto della corrente. Quindi il campo lo si calcola con ottima accuratezza; per giunta,
siccome esso viene calcolato attraverso· un integrale, c'è addirittura un effetto, per'&:5sr:dire; di
media degli errori, per cui iI risultato 4-ell'integrazÌone è più esatto della distnbuzione di
corrente. Poi bisogna fare un altrointegraIe (ca1colandoiI flusso) al fme di valutareIapotenza;
quiildiqueSta:-doppia fornisce un risultato finaIe(che si rispecchia sul valore;càfoolàto p.... n1
resistenzadi:m:gresso) che è ceitamente molto vicino a que1Joeffettivo, perlomeÌÌb~~i'antenna '
è sufficientemente snella. Per quello che riguarda la reattiuii.a di ingresso, invece, è chiaro che
il discorso è molto più delicato, perché abbiamo detto che 'es~ deve sottostare a due
.> lim.~oni:innanzitutto. essa si rifer..sce aI modello ideàIizzato e Ìlbn'àU'anienna effettiva, e
m
moltre è valida se e solo se non siamo in condizioni cui i tennmi successivi dello sviluppo
non diventano importanti (rispetto a' quello di ordine zero). Seppure non siamo in queste
condizioni (cioè siamo 'nelle condizioni in cui iterm.i:ni successivi dello sviluppo sono
trascurabil~ cioè l'espressione che definisce la reattanza d' ingresso non è né zero né infinito)
non possiamo dire che questa è la rear-t..aIlZa d'ingresso clelIa nostra antenna .effettivamente
~ --- realizzabile: Infatti neU'antenna effetti'-'4l, ricordando che la reattanza d'ingresso tiene conto
dello sbilanciamento fra energia elerw."ica e energia magnetica, tali energie sono' proprio
corù..-*1nate li dove i campi sono più L'1tensÌ, cioè proprio nelle vicinanze della zor:a ~
alimentazione: ognÌ differenza nella geometria della zona di alimentazione non camOla., III
base a queIio ~he-abbiamo detto, la parte reale (perché non cambia la potenza i.rradiata~, ma in
generale cambia la .... arte reattiva. Quindi poiché la zona di aliment:J.zione è stata descnr-...a con
;.1"1 modello che ~on è quello reale, il massimo che possiamo sperare di ottenere
dall'espressione ~ è l'ordine di grandezza di tale rea~ non certamente il valore
I(O)
der'"..aglìato della reartan:za d'ingresso, per il quale, invece, bisogner~bbe. schemat~~
esattamente la zona di alimentazione, cosi come è fatta. effettivamente. E chiaro. che CIO Cl
costringerebbe ad eseguire uno studio particolare per ogni singola antenna~ ogru volta ~e
realizziamo un'antenna do'\Ternmo vedere come sono fatti i collegamenti, vedere la geometrIa,
3-47

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ed andare a risolvere il problema elettromagnetico per quel caso particolare. Fortunatamente
tutto ciò non ci interessa perché come sappiamo, quando andremo ad alimentare l'antenna, .
dovTem.O adattare l'antenna, perché altrimenti non riusciremo ad irradiare (dato che sappiamo
che se il carico non è adattato alla linea di trasmissione parte--della potenza incidente viene
riflessa, e quindi si irradierebbe solo una parte della potenza che si potrebbe :irradiare in.
condizioni di adattamento). Quindi in ogni condizione effettiva si adatterà l'antenna alla linea
di alimentazione; a tale scopo allora. la conoscenza dettagliata della reattanza. di ingresso ci
interessa fino ad un certo punto (ci interesserebbe se volessimo valutare esattamente, a priori,
qual è la reattan.za. da inserire, in serie o in parallelo, per cancellare esatbmente quella
dell'antenna). Infatt~ cosÌ come si opera in tutti i casi pratici (e lo abbiamo visto quando
abbiamo studiato i sistemi di adattamento), se si realizza un sistema di adattamento con uno
stub in serie o in parallelo (o quello che sia) e lo si modifica fino a quando non si ottiene
l'adattamento, è chiaro che sapere esattamente il valore della reattanza non è importante;
bisogna sapere soltanto se la reattanza è induttiva, se è grande o piccol~ perché è chiaro che
se è grande sÌ avrà più difficoltà ad adattarla che non nel caso ÌI1 cui sia piccola. Quindi quello
che è necessario conoscere della rea.ttanza d'ingresso è l'andamento quaIitativo, dove è
positiva, dove è negativa; dove è grande, dove è piccola, e a priori già sappiamo che conviene
far funzionare l'antenna in quelle zo~e~ÌÌl::cui la reattanza è piccola (perché in questo modo è
più semplice adafure l'antenna. à.ll;l'~lmt;a di trasmissione). Quello che invece bisogna
conoscere bene è la resistenza d'ingresSOl:cui è legata la potenza i:rrad~ che ci dice quale
deve essere l'impedenza caratteristica: delia linea di trasmissione se la si vuole adattare in
modo semplice; è chiaro,infatti,che, 1a:-cosa· più.' semplice da fare ·è di costruÌre una Linea di
trnsmissionecheahbia..proprio.un~impedenza caratteristica pari alla resistenza d.i ingresso,
così~yoItaeljminatalareattanza sì ha.già ·direttamente.J'adattamento .. L'i4eale è .riuscire a
trovareupacollÈi'!Ì0nemcuilareattanza.sia·zero· (o·moltopiccola);·.I'impedeilza~ca
. della lineasia~iòpnoparia1laresistenza di.ingresso della nostra antenna, e in ~SfOmodo
:~'~'i~ possiamo connettere direttamen.te la linea con l'antenna é~§~,com.pletameii~ adattata,
. "-;::':"-senza dover utilizzare nessun meccanismo di adattamento piùo' menò complicato. Vediamo
.....,;:.adesso qual è l'andamento dell'impedenza d'ingresso al variarecIeg~i frequenza. Riportiamo
. àllora la resistenza d'ingresso, R e la reattanza d'ingresso~ X: 'irifunzione della frequenza
normalizzata J3 f . L'andamento della X-
reattanza, nei limiti di validità R -- -
cieli' approssim.azione ali' ordine fondamentale
delia distribuzione di corrente, è quello di un
tronco di linea ,in circuito aperto; quindi sani
una reattanza negativa fmo a quando I3l non è
uguale a 1t/2, 'poi diventa positiva, poi
ne gativa, e cosÌ via. Quindi quando 13 e è
piccolo, in particolare quando tende a zero, c'è
Wl asintoto verticale e c'è una reattanza di tipo I 1f ~1
capacitiv·o. Ciò è del tutto logico e intuitivo
perché a bassa frequenza la struttura che
costituisce l'antenna risulta essere un
condensatore (due conduttori molto vÌcÌni fra
di loro, quindi un condensatore). L'andamento
è quindi del tipo cotangente; parte da --<:o, si
annulla a 1t12, cioè quando l'antenna è lUIlooa
3-48

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
mezza lunghezza d'onda, poi c'è un asintoto a 7t, e così via. Quindi nell'approssimazione
all'ordine zero (ovvero all'ordine fondamentale 1/0) è prevista un'impedenza d'ingreSSQ di
tipo reattivo che ha tm'alterrumza di poli e di zeri. che qujndi corrispondono ad altrettante
risonanze parallele e risonanze serie; sappiamo, infatti, che quandp la reattanza è zero c'è una
risonanza di tipo serie, quando la reattanza è .infinita. c'è una risonanza. di tipo parallelo.
Quindi se fosse rigorosamente valida l'espressione:

v .çn A6I
- - = - J-cotcrj-J.{.
reO) 2n b

cioè se l'antenna fosse infinitamente sottile, allora la parte resistiva dell'impedenza d'ingresso
sarebbe totalmente trascurabile rispetto a quella reattiva, che risulta essere una successione di
risorumze. In base a quello che abbiamo precedentemente detto, la reattanza d'ingresso
effettiva sarà ben predetta da questo andamento salvo che nelle vicinanze dei passaggi per lo
zero e per l'infinito. Infatti quando siamo vicini a zero è evidente che il dettaglio della zona di
alimentazione diventa importante perché in essa è confinata la quasi totalità dell' energia
reattiva immagazzinata nella struttura; analogamente la posizione del polo all'infinito dipende
dal dettaglio della zona di aliÌneritazione. tvfa naturalmente l'impedenza d'ingresso non è
puramente reattiva, c'è anche una resistenza che può essere sia valutata. considerando·· i· termini
di ordine superiore nella espressione della corrente (che possono comportare anche Una piccola
correzione alla reattanza) e sia valu::tatl mediante la potenza irradiata. L'andamento della parte
reale dell'impedenza d'ingresso è abbastanza semplice a calcoIarsi~ per (j)~J~potenza
madiata va a zero, c{)me sappiamo, perché in tal ~ l'antenna diventa uri'racJiàtore
'elementare di cui sappiamo che la potenza irradiata va col quadrato della frequeTI:za. Ciò
signiflcaidireallora che la resistenza d'Ingresso va a zero col qu.adÌato~d.ell!;l;~'frequenza;
l'andamerltO'·deIle resistenza, quindi, avrà tangente o~Q7zq:r:ttale nell'originé"'e'sam9i tipo
parabolico. In questa situazione non abbiamo più deIrensonanze ideali, ma. delle risonanze
reali, perché c'è anche una parte resistiva. Ricordiam,?;.che quand9 si passada_~ circuito
riwnante serie ideale ad un. circuito' risonante serie con una resisteriza accade. hm anzitutto , che
il passaggio per lo zero si sposta, in. particolare si abbassa ·Ce se la resistenza è piccola ta~e
spostamento é piccolo, quindi si può ritenere che il passaggio per lo zero avv:nga ancora ~
corrispondenza. delle stesse ascis'se). Quindi nell'intorno di tutte le nsonanze sene
l'andamento della reattanza non varia sensibilmente rispetto al caso ideale. In corrispcndenza
dei poli (risonanze parallelo) le cose. invece, variano drasticamente passando. ~1..~aso ideale
al caso reale, .
riSOhè..\'-"t.d. p~&\a. \~~
I

\
\

\
l
3 -49
I

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
N el caso ideale di un circuito risorumte parallelo abbiamo l.ID. asintoto della reattanza- in '
corrispondenza della. risonanza; in condizioni reali non c~è più l'asintoto, anzi la. reattanza.lta.
addirittura uno zero in corrispondenza della risonanza, e corrispondentemente la.parte r~e ba
un massimo (un. picco~ che ~ tanto più stretto e alto quanto piùla;parte resistiva è trascurabile
rispetto a quella reattiva). E evidente allora che l'andamento dell'impedenza nel caso reale
(ovvero della sua parte reale e della sua .t X -
parte ~o1naria). R --- ~'_"_ ..o-'"

In corrispondenza delle risonanze


paralleIo avremo una reattan.za che non
presenta più degli asinto~ ma avrà un
andamento fortemente variabile, e una.
parte reale dell'lmpedenza che \ ,

presenterà dei massimi Qulndi si ha \


una. successione di risonanze serie e
parallelo~ per i motivi che abbiamo
detto, non possiamo prevedere nel 41\
dettaglio l'andamento relativo alle zone I
corrispondenti 'ai poli. Per quan.W I
riguarda le risonanze serie, tali- ~$.~ .
sono molto ben descritte, saIvo-~uIi.
piccolo spostamento della :frequ~~'
esatta relativa al passaggio per lo Zero. '
Ma, per ciò che abbiamo detto primà,
questo è tutto ,quello che dovevamo '
sapere._,per,,'yaIutarecome ,e d o v e , ,',' .'"':-_ .,' -:. .. ,
utilizzaI"e"li-:n:òstraantenrulInfatti,.a1 fine. di ~e l'antenna nel modo pffi1~niilice, è
.j!..... chiaro che corivienemetterciailefrequenzeincui la·reattan.zà?si annulla; m questo modo è
l1'l':'~ir: possibile connettere direttamente rantenn.aconla lineadi~tnfSmissione, pur di scegliere
-:--,:~'::::"-. un' impedenza caratteristica della. linea pari alla. resistenza,dell'_~a nella. condizione in cui
.. ~._. si annulla la reattan.za. Quindi i punti buoni per utilizzare l'anterina in modo semplice (cioè
senza complicati meccanismi di adattamento) sono le risonanze in cui, per definizione, si
annulla la parte reattiva dell'ImPederiza. Osserviamo però che non tutte le risonanze sono
equivalenti; i:ntàtti noi vogliamo anche che, possibilmente, vi sia adattamento non solo in
corrispondenza della frequenza. di centro banda, ma per 'tutta la banda di utilizzo dell'antenna.
Notiamo ?-11Clr~~che per quanto riguarda le risonanze serie, al variare ~q~ . .-.H:~guenza.
nell'intomo _ dLta~i punt; vi è una dolce variazione ~na rea~ che rimane p~~.(molto
vicm.."L a zero),~: e 'LUla leggera variazione deIla resistenza (rimane praticamente~variata)
rispetto alla quale la reattanza è molto più piccola. Ciò significa dire, sostanzialmente, che si
ha adattamento su tutta una zona di frequenze, la cui estensione dipende proprio da quanto si
può accetr..are grande la rearta.nza (ovvero dipende dal rrulSS imo coefficiente di riflessione che si
vuole accettare). In corrispondenza delle risonanze parallelo, invece, le cose sono
drasticamente diverse perché nell'intorno di tali punti basta una piccola variazione dalla
frequenza di risonanza per avere fortissime variazioni della reattanza, e quindi si ha un
immediato disadattamento della nostra antenna; riusciamo ad adattarla in. corrispondenza della.
frequenza centrale (ammesso che si sia riusciti a calcolare esattamente il pWlto di risonanza),
ma una. qualunque perturbazione che comporti l'allontanamento da. tale punto, oppure una
banda di utilizzo non strettiss~ comporta notevoli variazioni della reattanza. Quindi in
realtà, di tutte le risonanze, quelle effettiv-amente utilizzabili sono soltanto le risonanze serie.
3-50

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Questo spiega il motivo per cui le antenne che si utilizzano, se non sono corte (cioè se non
sono corte, perché le frequenze di operazione sono cosÌ basse che non si può realizzare
un'antenna lunga "-/2, sono sempre antenne a }..12, o si potrebbe dire anche a 3}..12, a 5}..12, e
cosÌ via. Vedremo però in seguito, quando andremo a caIèolttre il campc irradiato, che
un'antenna a 3À/2, non irradia molto meglio di quella a "A12, anzi per certi aspetti irradia
"]-
peggio, perché :irradia anche in. direzione che, in. genere, non sono quelle in. cui sLvorrebbe fàre
irradiare l'antenna. Cioè avere un'antenna che è il triplo di lunghezza rispetto a "quella a "-/2
, -"" non comporta alcun vantaggio in termini di efficienza. di ir:rad.lazione, di potenza che si può
irradiare e del modo tale potenza viene :i:rrnd:iata~ quindi si allunga la struttu:ra. rendendola più
pesante, pru ingombrante, senza avere nessun significativo guadagno in te:rm.ini di
i:rra.diazione. Ecco perché tutte le antenne filifonni di comune utilizzo sono tutti dipoli a
mezz'onda, cioè antenne lunghe mezza. lunghezza. d'on~ perché rappresentano l'ottimo in
. termini efficienza di irradiazione (che non sia troppo bassa; invece, per esempio, il dipolo
;: -- elementare ha una pessima capacità di irradiazione perché la potenza risulta essere
proporzionale al rapporto (&r;J2, che per definizione è molto piccolo), inoltre ha
un'Ìmpeden.za puramente resistiva su una banda che non è proprio strettissima e quindi è
facile da adattare. È c.hiaroaquesto punto perché le impedenze caratteristiche delle strutture di -.:"
aIimen.tazione hanno .dei "valori pref~sati; è evidente, infatt~ che siccome il 4iPo1oa
mezz'onda è l'antenna universale e,
come vedremo, essa ha., in queste condizioni,
un' impedenza di ingresso puramente resistiva di circa 73.6 n, è chiaro che si costruiranno dei
cavi coassiali a 75 n (che, praticamente, èla stessa cosa di 73.6 [2) in modo tale' poter
effettu.are direttamente la connessione con antenne a mezz' onda senza bisogno di nessuna
~ di adattamento. I valori canonici delle impedenze caratteristich~~lle strutture di
a1~~~çme (delle linee di trasmissione) sono :fISsate dalle imp~il'~<}~.ingresso delle
antenne di uso più comune. Per il dipolo ,a mezz'~.~?iamo 75 [2; sappiamopoiche c'è
un altro valori canorucoche è 300 n, impedenza car~ica della piattina bifilare. Infatti
300 n è l'impedenza di ingresso di un'altra antenna di ~o:,comune, il dipolo ripiegato, cioè.
un dipolo sempre lungo À/2
però~ invece di esserci soltanto un tratto conduttore, ce ne SDno (
'\ (
r----I:~)
due. Questa antenna ha un'impedenza· d'ingresso che è il
quadruplo di un dipolo a mezz'onda; intuitivamente ciò è
evidente perché, siccome i due conduttori sono viciniss:ÌmÌ
l'uno. all'altro, la distribuzione di corrente è la stessa e del tipo
indicato. in figura (la distribuzione di corrente è la stessa, e
neno St~sso verso, sui due. c?~duttori ~ 10 condo
perché essendo molto V1Cml sono
così accoppiati elettromagneticamente
_
t+
2° condo
: .
C=. __ ... ~
,
: . .............................................. ,
che non vi e modo che nel conduttore
~ ,.
." • ~
non allmentato possa circolare lliLa ' i
corrente opposta a quella deli ' altro alimem..azione . . . .
conduttore; notiamo poi che nella figura le curvature alle estrermtà non le abbIamo consIderate
dato che la corrente in prossi:nùti dì esse deve comunque annullar~i). Allora accade che
fornendo lIDa certa corrente I abbiamo invece una st:ruttura sulla quale crrcola u:n.a co~~te ch~
è il doppio; siccome i due conduttori sono molto vicin.i, dal punto di vista deI1'~IaZlone, e
.;ome se avessimo un unico :filo (lungo }../2) su cui scorre una corrente doppra. Ma se la
corrente è doppia, la potenza è quadrupla e quindi la resistenza d'ingresso, visto che la
3 - 51
f-

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
3"~

corrente di alimentazione effettiva è invece rimasta ina1te~ è quattro volte più grande di
quella di un dipolo a "A/2 (4·75 0=300 O). Quindi a parità di corrente di ingresso il dipolo
ripiegato irradia un campo che è due volte più grande di quello dell'antenna a mezz'onda,
ovvero una potenza quattro volte maggiore. Ecco quindi perché)'altro linea di trasmissione
canonica, la piattina bifilare, ha un'impedenza caratteristica di 300 O; la ragione, poi, percilié
si utilizza la piattina bifilare e non il cavo coassiale è che, se ricordiamo 1'espressione
dell'impedenza caratteristica di un cavo coassiale:

avremo che il rapporto fra il raggio del conduttore esterno e quello del conduttore Ìn.temo
molto elevato (cioè il conduttore interno dovrebbe essere praticamente fi1jforme, il che non è
possibile per ovvi problemi da punto di vista della dissipazione del calore, si fonderebbe per
effetto JouIe). Normalmente i cavi coassiali hanno tutti impedenza caratteristica che va dai 50
n a.i 100 n. Per ottenere impedenza più elevate (siccome l'impedenza. è la. radice del rapporto
L/d si deve a.umentarel~in4uttanza e diminuire la capacità. Qumdi bisogna allontanare i .fi1k,:,:',:
per aumentare il flusso:poncatenato, erenderli più piccoli, Ìn modo da diminuire la capacità;}~:-:~
con la piattina bifilare è possibile fare questo. Per questo motivo, cioè la necessità di avere
delle impedenze caratteristiche sia alte (che non possono essere ottenute con il cavo coassiale)
sia basse (che, se troppo basse,~ non possono essere .realizzate con Iapiattina b:ill1are), è
necessario avere linea di trasmissione sia in cavo coassiale che in piattina bifilare, dato che le
due antenne di uso più comune (fino a quando non si arriva ,!lle frequenze di microonde) sono: .
iLdi:polo~a.;mezz'onda\.eil dipolo a mezz'onda ripiegato (rispettivamente, di. impedenza
d'ID.gresso·4i750edi 300 n). ~. ~ ~:~F"··' .~~,-: ~
Conc1uso~ lo stu.dio~dell?antenna~daI punto di vi$:péJ1'a1imentazione·~(CQnoscianfèi-'la corrente
r
e come deve essere fatta. impedenza d' ingresso), -andiamo
adesso a valutare il caIIlpO irradiato
, da un'antenna. allo scopo di poter calcolare, in gen~~..Ja resistenza d'mgresso dell'antenna.
La nostra struttura è un'antenna la cui dimensicine trasVersa è molto piccola rispetto a quella
lo~o1tudinaIe; è chiaro allora. che considerare la corrente sulla periferia dell'antenna o
considerarla concentrata sull ~ asse deil' antenna, non cambia sostanzialmente nulla perché la.
dimensione trasversa è trascurabile sia rispetto alla lunghezza dell'antenna sia Ce adesso lo
diciamo qsplicrtamente) rispetto alla lunghezza d'onda, cioè a«À (in realtà abbiamo già
utilizzato questa ipotesi quando abbiamo assunto che sulle facce del ~:CD]J.(Ìllrtore cilindrico,
ccrrispondenti alle estremità della antenna, la corrente fosse zero). Quindfài fmi del calcolo
del campo, è cru4lrO che, purché ci mettiamo a qualche volta lo spessore dell'antenna,
possiamo considerare l'antenna puramente filitòrme. ... z
Supponendo di conoscere la corrente I(z), ci proponiamo F
di calcolare il campo dovuto ad una antenna fllifonne, fra
-l ed t. Nelle appEcazioni, ci interessa calcolare il
campo irradiato dall'antenna nella zona dove è possibile
si trovi un'antenna ricevente. Quindi in quasi tutte le
applicazioni, salvo quei casi in cui bisogna. considerare .. oo.... .. ......................................................... ..

antenne vicine l'una ali' altra per costituire degli


allÌI1eamenti (per cui bisogna valutare il campo irradiato
da un'antenna n.elle immediate vicinanze), possiamo
supporre che ci Ìnteressi solo calcolare i campi a grande -1,
3 -52

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
distanza. Specificlùamo meglio che cosa si intende per "grande distrulza". Sia P il nostro
punto di osservazione (in cui vogliamo valutare il campo); essendoci simmetria l'lll1t:.O"Q Ci> basta
calcolare il campo nel piano del disegno. Considerato un tratto infinitesnno, dz, della nostra
anten.na., su cui cÌrcola la corrente I(z), esso rappresenta, per _~pmzione, t.m dipolo elettrico
elementare; purché la distanza r Ce quindi r') sia molto maggiore della lunghezza d'onda, cioè
1 -- r»À., il campo irradiato dal singolo elementÌno è esprimibile mediante la relazione del campo
.' in zona di radiazione" ovvero:
. çI(z)dz . B' - j~r'
:; --
dE e' = J sm e
2Ar'
diretto lungo la, (mentre la componente radiale, come sappiamo, è trascurabile, nella zona
radiativa). Ovvero, scritto in forma vettoriale:

. B' -j{3r' ~
dE
-
= J. çI(z)dz
2À.r'
sm e 1_,
""ti

11 campo totale si ottiene integrando tutti questi contributi da - t ad l. Quindi l' espressÌone
formale del campo, purché sia sodd.isfu.tta l'unica condizione che abbiamo imposto finora --
(cioè D:>A), è la seguente:-,-

Così com'è, però, quest'mtegrale non è affatto facile a valutarsi. Tnnanzitutto è unmtegrale
,~·.:vettoriale dato che aI. variare di z varia 1e'j quindi andrebbe decompostQ.;t.elle sue C()mponentÌ,
risolto poi per ogni sÌIlecrola componente e so~do; infine, tutti i còntnbuti Inoltrer'.è una
funzione abbastanza complicata di z dato che, dailà.f9rmula di Carnot, risulta:

Tenendo conto che poi' si trova anche all'esponente, nell'integraIldo, tale integrale non è
risolvibile analiticamente. Fortlmatamente, però, in tutte le applicazioni pratiche (come
abbiamo detto in precedenza) non interessa metterci soltanto a qualche lunghezza. ma, in
.! . genere, siamo anche a grande distanza dall'antenna stessa, cioè si ha artche che risulta: r»l.

'CiòcÌ pennette subito di fare una notevole semplificazione perché se D'> l. allora si ha:

rIe, == Ie .
j sme' == sin8
lr' == r (salvo che all'esponente)

cioe i raggi vettore r ed r' possono essere considerati praticamente paralleli. C iò comporta che
il versare 41, è praticamente uguile a Ìe, e quindi possiam~ portarlo fuori dall'integrale perché
è costante; quindi la prima grande semplificazione è che invece di un'integrale vettoriaIe ci
siamo ricondotti ad un integrale scalare. Inoltre anche il sin8', praticamente uguale a sin6, può
3-53

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
essere portato fuori dell' integrale. Essendo piccole le variazioni percentuali di r' rispetto ad r
e
(se r è 100 volte allora il massimo di variazione possibile di r' è un centesimo rispetto a r),
se ci accontentiamo di questa approssimazione, anche I 'r' che s.i trova ai denominatore può
essere portato fuori del segno di integrale. Abbiamo quindi, iIi àefinitiva:

l
E = j~sine Te fI(z)e - jl3r' dz
2Àr .
-t

Quindi l'unico punto che è rimasto da esaminare è l'esponente (e qui si fa il solito disCill'SO
che più volte abbiamo discusso). Non possiamo sostituire all'esponente r' con r, perché
affmché l'errore sull'esponenziale sia percentualmente piccolo è necessario che sia piccolo
l'errore assoluto sull'esponente (non basta che l'errore sull'esponente sia percentuaImente
piccolo). Per vedere allora qual è la cDndizione per cm
questo accada, bisogna andare a -.l
sviluppare in serie l'espressione di r'; avremo allora:
. ,

r' = r 11- -cose T (2)2


22 •. ,·.··:..
-
J 1(2,\2 1(2'\2 2 (z,\2 1
= L1- -cose + -l-I -- -j cos e + o _)1 I
2
: ~. :: .. ~ >i~ .

~ r '.. . r r 2 r) 2 r \. r J

- x x2
ricordando che: ../1 + x =1 + - - - +.....
2 8

.Ovvero risulta:
'. "2'~'

r =r- zcos e,---:>m·v


' '1.. " 2 + O(). 7
:"
I ~,,.,:~~ ~

- À. r

Quindi, a meno di termini di ordine superiore, si ha:

Da tale espressione si vede subito che, nelle nostre condizioni, non possiamo mai considerare
solo. ~r perché il tennine ~zcose può essere anche grande rispetto all'lUum (perché f)=2it,lJ,. e z
può essere delle dimensioni di ),), se l'antenna non è piccola rispetto aIIa lunghezza d'ond..1..
Se vogliamo considerare solo questo ternrine, e fare in modo che quelli successivi siano
trascurabili, quello che deve risultare è che:
~

f)z· . ~e
--sm'" « l
2r

TI seno è sempre minore o uguale ad l, 2 può ai massimo essere pari ad l e quindi la


CDndizione che bisogna soddisfare è che:

3 -54

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Ag2
_f-J_« l
2r

Se questa C()ndizione è soddisfatta allora possiamo fermare! -a i:cnsiderare, all'esponente. i


~ due termini de~~ sviluppo .di r' (è la stessa cosa che abbiamo fàtto nel caso della spira
crrc?Iare); tale con~one de:fin.is~ la cosi~tta. zona ~ativa o regione di Fraunhofor
dello an~ (~ cohu che pe: la pruna volta, m ottlca, applIco q~sta condizione, per la quale
la d.i:ffrazione SI potesse espnmere con formule di questo genere): Avremo allora.:
!
E
-?'\
=J'~sin6 Te fI(z)e-i/3reif3z cose dz
_l'vr _!

Le condizioni che ci hanno condotto a questa espressÌone semplificata del campo, cioè:

(
r »ÌI.
.::

r»f
f).e 2 -
--«l
2r

sono d.er..e condizioni di Z01U1 lontana (in cui .sono praticamente soddisfatte le condiiicni di
radiazione all'infinito). Quando, d'ora in poi, diremo che iI punto che stiamo considerando si
trova in zona radiativa (o in zona. lontana) stiamo .impli.9~ente supponendo che siano
verificate tutte e tre queste condizioni Ci.~"i rende conto cliè:';i'SeCDru1a della .frequenza>aIcune
di queste possono essere più restrittivédelle altre; a frequenze molto basse, cioè quando }3-+O,
la" terza è molto semplice da soddisfare, e qU:Ì!ldi quelle dominanti sono le a1tre.~ (alle quali
la terza non aggiunge nulla), in paitioolaté:la priIna.. Viceversa quando la freqUeIÌza tende ad
aumentare la prima è sempre più semplice da. verificarsi, la seconda. è un fatto puramente
geometrico te quindi non dipendente dalla frequenza)? mentre l?ultima è semprepiù difficile da
verificarsi; se la :frequenza è sufficientemente alta, qualunque sia r. ad un certo punto questa
condizione non sarà più verificata. Quindi man. mano che aumenta la frequenza bisogna porsi
sempre più lontani dall'antenna; inoltre, la cosa piu importante è che tale condizione dipende
dal quadrato delle dimensioni dell'antenna.. Cioè .man mariò che Fantenn.a aumenta non
bisogna. mettersi più lontani proporzionalmente alle dimensioÌ1Ì dell'antenna (come accade per
la seconda condizione), ma proporzionalmente al quad.rato delle dimensioni; quindi quanto più
l'anten.na è grande, ovviamente in termini di lunghezza d'onda, tanto più lontani bisogna
mettersi perché sia verificata la condizione di Fraunhofer. Supponendo che queste condizioni
siano verificate, andiamo a trovare l'espressione del campo per la nostra antenna fIliforme.
AVTemo che risulta:
ì
r
- . ,::e
-E -] ')
-jt3r
• 61
sm
(
feII'\z)e, j~z cose dz l
J 'le:'
_}.,r l-e ,
Se mettiamo in evidenza la corrente di alimentazione della nostra antenna, quella che abbiamo
chiamato reo), avremo:
3- 55

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
E
-
= .'Y(O)e
J
n -jf3r sin6(
2Àr
Jt 1(z) e
-2 I(O)
j13z cooe dz) ':'
le
y

h(8)

In tale espressione osserviamo che l'integrale ha le dimensioni di una lunghezza e fil,


sostanzialmente, le veci del ~ presente nell'espressione del campo del dipolò elementare; tale
quantità, però, dipende dall'angolo e (l'integrale dipende non solo dalla corrente ma anche
dall'angolo 6). Se anche il sine lo inglobiamo in tale termine possiamo scrivere, in maniera
aurora più semplice:

dove con I abbiamo indicato la corrente di alimentazione. Tale espressione è molto simile a.
quella del dipolo elementare, in cm al posto di h(e) c'è &·sin8 ie.Questa quantità, g(8), che
nel caso del dipolo elementare (a parte il fattore sin6) rappresenta proprio l'altezza del dipolo,
) per analogia sì chiama l'altezza efficace dell'antenna; cioè la nostra antenna irradia come se
avessimo un dipolo con tale altezza efficace, posto
perpendicolannente alla direzione di osserlazione,
anche se l'altezza di .questo dipolo non sarebbe più h (6)=.1z.! .. / .............................. P
tale da essere 1m dipolo elementare (potrà essere .
una lunghezza: d~onda,due lunghezze d'onda, ecc.).
Quindi per· cara:tterizzare, il comportamento,
radiativo' della nostra' antenna (per ora l"abbiamo , · . · · . c : . ' ·
-.0 fatto per tm'antenna:fi1jfurme,mavedremo che ciò vale per quaI~iàSltipo diantemla) occorre,

e basta, conoscere semplicemente questo pàriitD.ètro: l'aItezzae:fficace dell'antenna (anzi, ad


essere precisi, l'altezza efficace in trasmissione delran~cioè che caratterizza il
comportamento in trasmissione dell'antenna):;:Ta:1é' altezza efficace, nel caso specifico di
antenne rùiformi (che stiamo considerando), è data dalla espressione:

~. l( z) smf3(e -l~)
dove abbiamo indicato con Ì(z) la corrente nonnalizzata: Iez) = 1(0) = sint3i .

Risolvendo l'integrale che defmisce h(8) si ottiene:

. À cos(t3Zcos8) - cospi
h(e)=--...::..'--~--
1t sin6sinj3l

1t
~d caso di un'antenna a mezz'onda si ha che f3l = -, e l'altezza efficace vale:
2

3 -56

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
À. cos( cose)
1t
h(6):= --:--
TI: 5mB

Osserviamo che per 6=0 si può facilmente vedere che iI numeratore è un i:n:finiteS1mO di ordine
i .--
i superiore rispetto al denominatore, cioè il rapporto tende a zero~ quindi non c'è irradiazione
lungo l'asse dell'antenna. II massimo lo si ottiene quanto 8=rtn; quindi l'altezza efficace, nel
caso di un'antenna a À/2 va da zero aI massimo che è À-ht che è oy-viamente minore di À/2-
Quindi tutta l'antenna è Lunga À./2, ma irradia nella sua
zone che
condizione migliore (cioè perpendicolarmente) come se irradiano meno
.fosse un dipolo elementare che, invece di essere lungo
À./2, è lungo soltanto À.jn. Ciò è evidente perché la
corrente non è costante, ma. si annulla agli estr~ e
quindi rispetto ad un' antenna che avesse la stessa
lunghezza, con una. distnòuzione di corrente costante,
è chiaro che le zona terminali (quelle indicate in figura)
irradiano meno; quindi c'è un campo totale che è più " "i;: .'~ . .
basso diqu.ç!l1o cheawebbe un dipolo (ammesso che potesse esistere un dipoloeleme:ntare
lungo À.J2J alimentato con corrente cost2nte.
Di seguito riportiamo semplici passaggi analitici mediante i quali si ricava. respressione
dell'altezza efficace di lUl'antenna filiforme.

Osserviamo ora che la fimzione !n~grànda è data dal prodotto di una funzione pari per
l'esponenziale che, dalle formule di Eulero, è dato dalla. somma di tma funzione pari e di una.
funzione dispari. Integrando su un. intervallo simmetrico rispetto all'origine, Come sappiamo,
le funzioni dispari danito contributo millo mentre quelle pari danno contnbuto pari al doppio
dell' .integrale su metà intervallo. Dt.m.que:
'< ~, ",.

J-ì~ smj3(t- -IZl.")eJ13zcooG dz = 2foeSlllP(e


. I. . .'-" "~'I
- z) cos(f3zcos8)dz = . .~ .
poiché r:iSllta:
. .
'
" . l2smacosf3 = sm(a. + j3) .;- sm(a - t))

"
=f" {sinp[e - z(l- cose)]. + sinp[t - z(l -1- cos8)]}dz = .'
pll-cose·
1 ) {cosf3[P. - z(l- cose)]}! .;-
a \ I

+ ~1+cos8
I ) {cos l3[ t - z(l + cos e)]} e =
o

3-57

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
= cos(j3lcose) - cos j3l + cos(f3l cose) -cosj3l = l 2[cos(f31cose) - cosf3l] _
13(1- cose) f3(1 + cose) 13 1- cos e 2
-

_ }... cos(f3fcose) - cosf3f => h(e) = ~ine }... cos(f3.ecos~) - cosf31,


1t sin? 8 smf3l1t sin: 8

h(8) = À cos(f3lcose) - cosf3l


1t sin8sinf3.l

In definitiva, quindi, il campo irradiato in zona lontana (cioè ad una d.istanza dall'antenna tale
da soddisfare le tre condizioni che definiscono la zona lontana) da un'antenna filiforme è dato
da:

dové l'altezza efficace è data: , '.'


• <•

.e
h(e) =sine j f (z)ej~zcosedz =
1t sin8sint3i
-l

Date queste espressioni, possiamopassare':#l:esaminare (almeno per una sme di 'casi


importanti, dicasi canonici),J'an.damento de(~;.in. particolare andiamo avaIutare com~il_. '"
campo irra.diai:o dali\ilitennà.varia al variare delle dimensioni dell'antenna" stessa. Le:' ---~~;;. .
dimensioni. sono owiamente ~,daI parametro f3.e, che è la lunghezza nonna1jzzata-
dell'antenrul.. Il caso più semplice, ovviamente, è quello in. cui j3.e «1, cioè iI caso in cui -
abbiamo a che fare con un'antenna corta. Per calcolare quanto vale, in questo caso, l'altezza
efficace possiamo effettuare il limite per 131 che tende a zero della espressione dell'h(8) per
un'antenna filiforme oppure, molto più semp1Ìc-""mente, osservando
che l'integrale contenuto nell'espressione di h(8) , se f3 «1, si e AZ
I. .
riconduce ali' integrale della distribuzione· di corrente
(normalizzata. aI valore di alimentazione) nel -càS() di un'antenna
cor-.a (dato che il termine esponenziale è pratiCamente ~ouale al).
.... ~

Questo integrale non è altro che l'area sottesa alla curva che da tale
l fez)
distribuzione di corrente ovvero l'area del triangolo rappresentato
e
in figura, di base 2 e altezza. l. Nel caso di antenna co~ quind~
1'altezza efficace è data da: -t

h(8) = lsin8

cioè coincide con quella di un dipolo elementare, solo che questa volta invece che comparire
l'altezza ~ totale dell'antenna, compare la metà di questa altezza; come abbiamo detto anche
precedentemente (nel caso dell'antenna a mezz'onda), è chiaro che se la distribuzione di
corrente fosse costante, l'area sarebbe l'area del rettangolo invece che quella del triangolo, e
3 -5&

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
quindi l'altezza efficace sarebbe esattamente il doppio. Cioè, in questo caso, l'effetto di
annullamento della corrente ali' estremità dimezza, a parità di corrente di alimentazione, il
campo irradiato. A parte questo, in ogni caso non c'è differenza nell'andamento con 6 del
campo (che in entrambi i casi è del tipo sin6) e ciò è coerente;·con quello che sappiamo in
generale, cioè che qualunque antenna piccola rispetto alla lunghezza d'onda. irradia. come llIl
dipolo elementare CI'unica cosa che c,;unbia è l'altezza equivalente, per così dire, di questo
dipolo elementare). In genere, per mostrare l'andamento del campo irradiato ID funzione
dell'angolo (in. questo caso un unico angolo, essendoci simmetria di rotazione) si ricorre a
i-
quelli che vengono chiamati diagrammi di irradiazione. Un diagra.mma di i::rra.dia.zione non è
,
I
altro che un diagramma in cui viene riportato, in. forma polare, la fim.zione h(8); nel nostro
caso, ad esempio, se indichiamo con 8 l'angolo valutato
, rispetto all'asse indicato in figura, il diagramma si costruirà
staccando un segmento che forma un. angolo e
con l'asse
verticale e che risulta proporzionale ad h(6). In genere, per
semplicità, tale diag:rnmma polare lo si normalizza ad l,
siccome ci interessa l'andamento (non il valore assoluto)
del d.iagram.ma, in modo tale da avere un diagramma
~en.siona1e che va da un massÌmo a zero~ in genere.
, Nel,çasospecmco di un un'antenna corta; cioè per 131, «l"
si hiche taIediagramma è un cerchio di diametro pari ad 1
e tangente all'origine; quindi al variare dcll' angolo,
staccando un segmento dall'origine. si ottiene il valore Ca
meno di una costante arbitraria di normaIizzazione) del
campo i:rradia.to nella direzione considerata. Si ba. qu.indi un
diagramma variabile, massÌmoin. co~@~.. di f1=1t/2
, -,~ ... 'W.

e nullo lungo l'asse della corrente; Notiamo Che' questo è il


dia.gra:mma del più semplice radiatore possibile
(l'elementino di corrente); . quindi ne consegueche,a
differenza di ciò che accade in acustic~ non esiste nessun
sistema radiante che ~...dia. allo stesso modo in tutte le '.
direzione, cioè, che sia isotropo (quindi non è possibile costruire un.'antenn.a isotropa). Cosa
che Ìnvece è possibile in acustica: basta pensare ad una sfera pulsmte; questa irradia un 'onda
sferica omogenea in tutte quante le direzioni (isotropa in tutte le direzioni). La cosa analoga
non è possibile in elettromagnetismo, ov"VÌamente, per il semplice fatto che il campo
1- elettromagnetico è vettoriaIe e non scalare, e non possono esistere campi vettoriali isotropi
(cioé éhe siano gli stessi in tutte le direzioni) perché, naturalmente; cambiando la direzione
cambia il vettore. Nel rappresentare il ca..'Upo oltre al diagramma di irradiazione, in cui si
riporta il modulo del campo in funzione dell'angolo, si può. anche riportare una quantità
proporzionale all'intensità del campo, cioè all'amptezza del vettore di Poyminlf, in questo
modo, invece di avere l'andamento con la direzione del campo, si ha randamento con la.
direzione della densità di potenza irradia~ nella direzione considerata. Ricordiamo, infatti,
che per un' onda piana, il vettore di Poynting è dato da:
,
;-

3 - 59

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dove, essendo a grande d..istanza, l'onda. è localmente piana e il vettore di Poynting è diretto
radialmente uscente. Nel caso di un dipolo elementare (o analogamente per un'antenna corta)
se andassimo a riportare tale diagramma. (sempre. normalizzato all'unità) otterremo
l'andamento con la cfuezione dell'intensità di irradiazione, nella,;,direzione considerata (dove
per intensità di irradiazione si intende proprio l'ampiezza del vettore di Poynting, cioè la.
densità di potenza irradiata nella direzione considerata) otterremmo il diag:ramma.
rappresentato in figura., che è ovviamente più schiacciato
dato che i punti corrispondenti suI cerchio sono relativi a
segmenti di lunghezza minore dell 'unità, per cui il
quadrato sarà ancora. più piccolo dell'unità (da cui lo
schiacciarsi del diagramma). Naturalmente, nel caso Ìn
questione, questo diagramma ci fornisce, in linea di
principio, soltanto l'andamento del campo nel piano che
stiamo considerando; però, essendoci simmetria. di
rotazione, se vogliamo avere il campo in tutte le possibili .......... _----_ ...

direzioni dobbiamo semplicemente ruotare su se stesso


questo diagramma, ottenendo non più il diagramma di radiazione ma il solido di radiazione,
cioè ::Utt"solido che ci dà la rappresentazione polare del campo irradiato nelle varie direzioni
(dove:però, questa volta, le direzioni non sono solo in un piano, ma in geneiale arbitrarie). Per
questo~b.so specifico, questo solido sarà di rotazione, ma è chiaro chei.fiiScDrsi introdotti
possono essere ripetuti per qualsiasi antenna.. Commque sia. fatta l'antenna, è possibile
individuare un diagramma di radiazione in ogn.ipiano che passi attraverso un'asse che
attraversa l'antenna (è chiaro che non è detto che sia un'asse dell'antenna, ma può essere
qualunque sistema di coordinate centrato sull' antenna); m generale, per avere il
comportamentoradiativocompleto dell'antennac!9;~oavere un solido di radiazione che
ovviamente, nel caso generale, non sarà di rO~Qne (dato che se non c'è simmetria di
rotazione i campi variano ancheJungo <p, nonsoltànto lungo e). Anche in questo caso più
generale, con questo solido di rotazione è possibile riportare l'ampiezza del campo oppure
l'ampiezza della densità di potenza, nelle varie direzioni. .

.. -
lO' _ .• -~'_':.:

3 -60

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Man mano che la lunghezza dell'antenna aum.en~ il diagramma di radiazione non è più una
circonferenza ma comincia a stringersi. :Andiamo a considerare alcuni casi canonici (quelli che
ci interessano di più); abbiamo visto che, dal punto di vista pratico, faremo sempre funzionare
le antenne fIliformi (per ragioni di adattamento) nelle vicinanz~ dì tutte le risonanze di tipo
serie, cioè antenne di mezza lunghezza d'onda, tre mezze lunghezze d'onda e così via.
Particolarizziamo allora l'espressione che definisce l'altezza efficace dell'antenna nei casi di
interesse, in cui:
']t
f3l = (2n + 1)-
i-
. 2

In tal caso si ha: cosfjl=O, sen~ l=(_l)n e quindi avremo:

,
co{ l2n+ l -cos J'
) '1t el
h(8) = _ 2 (_l)D
sme

, ..Questa espressione (come è evidente) ~, in realtà, l'espressione norma1iz-,?ata ad 1 dell'altezza


. effical~e. Si vede subito~ allora:, cosa succede al variare di n. Per n=6,_ciR'~ :qn~an:tennaamezza
lunghezzad~onrla, h(8) si annulla solo per 8=0 o 6=n. In generale, andj~OJo a valUtare quali
sono tutti i possibili nulli del diagramma di radiazione (cioè. in quali direzioni il campo si
ànnulla)~ il campo si annulla se e solo se si annulla il numeratore di h(8), ovvero per:

(2n+l) '1t cos,~;= (Zk + 1) It


2 . ·~7:/:''''Ù'·. 2
';~.:ài';;\"

Dovendo in ogni casO risUltare Leosel ~ 1, aVremo:

•• : .... T

2k+l
--sI ~ k~n
2n+1

Ciò significa dire che 'per n=O, l'unica soluzio~e la si ha per I cose! = 1, ovvero 8=0 o ~. In
tali condizioni anche il denominatore di h(8) va. a zero ma (come abbiamo osservato in

rl
precedenza) se si fa il limite di h(8) con L 'Hospital si vede
che vale effettivamente zero. Ciò significa dir:e'che' fmo a
quando l'antenna ha una lunghezza minore o uguaI~ a ;"'/2,
non c'è altro nullo di radiazione se non nella direzione
Ìv,,,,!
assiale. Se viceversa consideriamo n=l, evidentemente i
possibili nulli possono attenersi per k=O, l e siccome per
.... .. -
il cose ci può essere iI e positivo e queIlo negativo, i
nulli saranno simmetrici rispetto alla mezzeria. Quindi per un'antenna lunga mezza lunghezza
d'onda ab biamo l'andamento riportato in figura.
Quando invece la lunghezza dell'antenna è 3À/2 avremo sempre un nullo nella direzione
assiale, ma in più compare un altro nullo in corrispondenza di k=O, ovvero quando cosB=1/3-
Quindi non c'è più un solo lobo nel diagramma di radiazione ma sono diventati tre, compresi

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
r
fra le diverse direzioni di nullo; quindi Ìnvece di avere un unico diagmmma che va con
continuità. da~M un massimo, si hanno due direzioni
di nullo, oltre quella assiale (che c~è sempre, quindi è
inutile stare a ricordarla). Inoltre i lobi non sono uguali e
se si fanno i conti (come mostra qualitativamente il
diagramma riportato in figura) ci si accorge che il 3""/2
massimo di radiazione non lo si ha. nella direzione
perpendicolare ma in corrispondenza dei lobi inclinati.
Se aumentiamo la lunghezza dell'antenna la situazione si
ripete; passando a 5 mezze lunghezze d'onda
rompariranno 5 lobi, invece che 3, e il lobo più grande è
sempre quello più inclinato rispetto alla perpendicolare, C10e il più V1cmo all' asse
dell'antenna. Man mano che si allunga l'antenna sempre più il lobo si schiaccia lungo la
direzione dell' antenna stessa Qu.est'ultim.o fatto non ci deve meravigliare perché è chiaro che
se l'antenna diventa infinitamente l~~ abbiamo un filo infinitamente lungo, cioè una linea
di trasmissione e, naturaImente, in una linea di trasmissione il flusso di potenza avviene solo
_lungo la direzione della linea stessa. Quindi è chiaro che quando l'antenna tende a diventare
.,;~~$..()Ito hmga, la potenza fluisce sostanzialmente lungo la direzione dell'antenna, sia in un verso
,.:: @.~Ulell'altro (in quanto ci possono essere le due onde, una che va ÌIl:unsenso e l'altra che va
,~jn2senso opposto), anche se c'è sempre un nullo in corrispondenza deli' asse. Questo
"Ocomportamento è un'ulteriore motivo per cui, in generale, l'antenna la si sceglie a À/2~ infatti
nella maggioranza dei casi siamo 1nteressatl,a connetterci coÌl . 1m.~altra antenna che si trova
praticamente a 90° dall'asse. dell'antenna (o comunque in una certa direzione, che è. quasi
quella perpendicolare alla antenna originaria),. quindi siamo interessati ad avere un sistema
radiante che irradi,il suo massimo proprionef1~~:direzione a 90° rispetto all'asse dell'antenna.,
Questo.fa si che la configurazione a mezz!'orirufsia.prefenòile, per esempio, rispetto a quella
dell'antenna hmòoa.'3À!2odà.~~~e quest'ultima. irradia il massimo del campo, pfaticamèD.i~~'f~~j7~ -
.' verso il vuoto (ovv~o non nella direzione perpendicolare); ui:ta. configurazione di ~sto _ ,. ,_
genere potrebbe, invece; essèV6rUtile se volessimo utilizzare la riflessione sulla ionosfera per '~ o"u.~)t'l
realizzare (tramite riflessioni successive, come abbiamo notato quando abbiamo studiato il -
- plasma.) un collegamento oltre 1'orizzonte. Ricordiamo, infatti, che' in tal caso bisogna avere
un angolo opportuno in modo tale che ci sia riflessione totale, ossia al di sotto della :frequenza
di plasma si abbia un'opportuna riflessione; quindi c'è la necessità. di avere un'Ìncidenza
Ìnclinata rispetto all'antenna Ce quindi anche rispetto alla direzione perpendicolare). Esclusi
questi casi particolari, nella maggior pme déll~ :applicazioni si è interessati ad irradiare il
massimo del campo perpendicolarmente aIla"-dirè'iione dell'antenna; questo, assieme ahltti gli
altri motivi di cui già accennato precedentemente~:spiega perché tlltte !e antenne, che non siano
dei dipoli corti, sono dei dipoli a mezz'onda.
Interessante sarebbe vedere che cosa accade nel diagramma di radiazione per le antenne la cui
lunghezza.: Ìnvece di essere un multiplo dispari di mezze lunghezze d'onda, sia un multiplo
intero di lunghezze d'onda, ovvero:
J3f = nrr

L'andamento è, ovviamente, analogo ai precedenti. Per n=2, cioè se l'antenna è lunga una
lunghezza d'onda, avremo due lobi di radiazione e, Ìn ogni caso, avremo sempre un nullo nella
direzione perpendicolare all'antenna; questo è evidente perché se c'è un numero intero di
lunghezze d'onda c'è sempre mezza antenna in cui c'è una corrente uguale e opposta a quella
3- 62

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
che c'è nell'altra mezza antenna, e quindi nella direzione perpendicolare il campo aenerato
dall'una si cancella esattamente con campo generato dall'altra. b .

o,

Ricordiamoci che ID tali diagrammi di radiazione riportiamo i modul~ ecco perché i lobi
hanno lo stesso segno (in realtà. il campo relativo ad un lobo ha segno opposto rispetto a
quello relativo all'altro lobo). Analogamente, nel caso in cui la lunghezza dell'antenna sia il
doppio della lunghezza d'onda (cioè n=4) avremo quattro lobi; e cast '"
via. Questo ci dà un'ul~<-:r~ ragione p~ch..é q~sto ttp.·041.
antenne non saranno ..mazJrbhzzate,perche a.ddir.ittura.,ha:un.
r
nullo proprio nella direzione (quella perpendicolare all'antenna)
in cui vorremmo avere il massimo di irradiazione. Se si volesse
2À,
utilizzare un'antenna lunga una lungI:tezza d'onda bisognerebbe.
fare .Ìn. modo che di rovesciare una sem.Ìonda dì corrente, ovvero
che in. qualche modo, invece di avere in mezza antenna una --
;. .. ,~

corrente di un segno e nell'altra ~~. una corrente di segno


opposto, si abhi~o dellecorrenti@ilo stessosegIlo nelle due . ", .. '
CI,.

metà. Questo rsi;;~,: fare (e si faceva a sUo tempo nelle antenne quando le onde"m.~~;l;P le
J
onde c.one; erano ,diffuse non solo per i radioamatori ~. per tutte quante lecomUnicazibru)
inserendo lungo Fanterina degli elementi reattivi che producono uno sfasamento di 1t,"in.7;tl~O
tale da caInbiare -il "segno della c.orrente, e mettere in fase le varie semionde di corrente.
Questo, naturalmente, ha un. prezzo perché.. comporta "lntrodurreelementi c.oncentrati c.on
perdite, e quindi abbassare l~efficienza di irradiazione; si ha allora che, soprattutto a frequenze
più basse, ciò significa che quello che si guadagna per il tatto di aver utilizzato anche l'altra
semionda ai fini del campo irradiato. lo si perde perché una parte della potenza, mvece di
essere irradiata, va a finire nella reattanza introdotta per avere lo sfasamento di TI della
!-
corrente. Quindi anche gli andamenti' dei campi irradiati ci fanno capire perché non conviene,
utilizzare antenne lunghe un numero intero di lunghezze d'onda. Osserviamo, fra l'altro, che il
fatto di avere questa cancellazione dei lobi ci fa capire anche perché, ad esempio, nel caso
dell'antenna hmga tre mezze lunghezze d'onda il massimo ...... ..
lobo che
non lo si ha nella direzione perpendicolare all'antenna, ma irradia
lo si ha nelle altre direzioni. In tal caso, infatti, l'andamento
della corrente è quello riportato in figura. Nella direzione
dell'asse dell'antenna due semionde si cancellano e quindi il ... "
campo è lo stesso di quello che si avrebbe nel caso di mezza ~1\.12
lunghezza d'onda (è come se irradiasse solo una delle lobi che si
serrllonde più esterne). Quindi per quanto si alhmghi cancellano
l'antenna, nella direzione perpendicolare si ha sempre lo
stesso campo, a parità di corrente. Viceversa, spostandoci da
3 - 63

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
tale direzione i contributi relativi alle varie semÌonde non si elidono più esattamente, dato che
c'è uno sfasamento, naturalmente, dovuto alla differenza fra. i cammini ottici; quindi esisterà
un angolo in cui i contributi sono parzialmente in fase fra di loro e quindi si ha un campo
maggiore che nella direzione in cui tali contributi si elidono. ~cioè quella perpendicolare).
Questo è quello che, sostanzialmente, c'era. da dire sull'andamento dei campi La cosa forse
più interessante, in generale, da sottolineare è che m.an mano che l'antenna si ail~oa il
diagramma di irradiazione diventa. sempre più frastagliato. Questa è una caratteristica
generale; quanto più è g:ra.u.de l'antenna accade sempre che i diagrammi diventano più
rapidamente variabili.
Osserviamo ora che la relazione :fra corrente ed altezza efficace, a meno del fattore sin.8
(ÌI1essenziale ai fIni di ciò che vogliamo evidenziare), è una relazione abbastanza particDlare.
Infatti se invece di misurare gli angoli ÌI1 termini deIrangolo 8, li misurassimo in termini deI
parametro:

avremo, facendo questa sostituzione all'esponente, che l'espressione dell'altezza. efficace


diventa:
t .:,'' '. ~ ;r:r,'
f
h(e) = sine I(~)~~~~,
- t,.-: .~;.'>~ ;:;

Cioè nella variabile U, la relazione che c'è frala~distribuzionedi corrente e il campo (ovvero
l'altezzaefficace) non è altro che una trasformata di Fourier; infatti in questò integrale
possiamo tranquill~ente estendere l' intervallo di integrazione da. -co a +CX),.dato·~ che
comunque la corrente è div~c41 zero solo fra -.e a t. Si ÌIltUÌsce allora chequestareI~one .
ditrasf0rI!tA1'}.di Fourier.cheesiste fra la distribuzione di corrente e il campo ~Oi che è
vaIida·tle!l~IQ,per le antenne filifonru ma vale anche per le antenne planarid-.~JiLaItri tipi
di antenne, ristllta essere estremamente importan~ .~ punto di vista delle appliè~S)lli Ciò
non ~!Q)I.l:~~di analis4 cioè in sede di vedere come è fatto il campo irradjaJ9;~gnatala
corrente, ma~ soprattutto dal pl.mto di vista della sintesi., che per un ingegnere è molto più
importante; cioè quando bisogna risolvere il problema di vedere come irradia una data
an~ ma come fare a costruire un'antenna con determinate caratteristiche di radiazione
perché, ad esempio, per una specifica applicazione è richiesto che il diagramma. di i"adiaziQne
sia fatto in modo particolare .(ad esempio: a fascio contornabile, multifascio, diretto in.
direzioni particolari., molto stret:to. in certe direzioni più largo in altre). Quindi il problema ..
fondamentale (non soltanto per<Ull ingegnere che si occupa di antenne ma per qualunque
ingegnere) è il progetto, che significa realizzare un qualcosa ci si comporti in modo voluto e
non vedere come si comporta un dato oggetto. Nel caso in. esame allora, ci si rende conto che
sapere che la relazione fra la distribuzione di corrente e il campo irradiato è Wla relazione di
trasformata di Founer può essere estremamente importante (dal punto di vista dell'analisi).
Inn.anzitutto perché l'operazione di trasfonnata di Founer è tm.a delle meglio note, di cui si
conoscono tutte le proprietà e, per giun~ si realizza efficientemente anche dal punto di vista
numerico, ma soprattutto perché se il campo è la trasformata di Fourier di una funzione (la
distribuzione di corrente) la quale però è diversa da zero soltanto su un supporto limitato ciò
significa dire che tutti i possibili campi irradiati sono trasfonrurte di Fourier di funzioni a
supporto limitato, cioè sono quelle funzioni dette a banda limitata. Infatti sappiamo che se la
banda di un segnale è limitata., nel dominio del tempo tale segnale lo si può rappresentare con
il teorf?:ma del campionamento; in. particolare qualunque funzione a banda limitata. è una
J- 64

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
funzione analitica, una funzione intera (analitica sull'intero piano complesSQ). Cioè se
prolunghiamo la variabile u nel piano complesso, la funzione h(8) (funzione di u) risulta
essere una funzione analitica intera Ce questo è evidente perché l'integrale è uniformemente
convergente).· Quinditufti i campi che siano fisicamente ..irpuliabili da un radiatore di
assegnate dimensioni sono necessariamente funzioni a banda limitata; ciò sig:nifica dire che se
volessimo realizzare un andamento quaIsias~ in generale, non esisterà una. d..istnÒUZÌone di
corrente che riesce a realizzare quanto desiderato. Infarti le funzioni analitiche sono, in.
particolare, derivabili; ciò significa dire che se volessimo un diagramma di radiazione fatto
come quello rappresentato in figura. (notiamo che la u
varia fra -13 e 13, il che corrisponde ad un angolo di
osservazione e che varia. fra O e1t) è chiaro che non
esisterà nessuna antenna capace di realizzare
( I
-f3 li
rigorosamente un diagramma fatto in questo· modo,
perché questa è una funzione discontinua, quindi ovviamente non analitica. Dunque questa
non potrà mai essere la trasfo:rm.a.ta. di Fourier di una funzione a supporto limitato, cioè non
esisterà. mai. nessuna anteIÌna capace di realizzare un campo di questo genere. Naturalmente
c'è da notare subito un fatto fondamentale: la .trasformata. di Fourier, naturalmente, è definita
fra -'X) e +CO, non solo fra -13 e 13; cioè se facciamo la trasfonnata di Founer della funzione l(z)
otlen iamo una. funzione che è definita, owiamente, sull' intero asse reale. Ed è qui~che' viene
fuori il problema della sintesi, perché se conoscessimo la funzione (trnsformat:adiFaurier
della corrente) sull'Ìntero asse reale, basterebbe farne la antitrasformata di Fbuner per
conoscere la corrente che fornisce la radiazione voluta. TI fatto è che non conosciamo tale
t::rasformata di Founer su tutto l'asse; le specifiche fomite sono date~ ovviaitìente~;per le
direzioni diosservazione (comprese fra -p e p). TI problema è quindi di trovare una:fin:izion.e a
bandalinritata la qUale; in questo intervallo, sì approssimi nel miglior modo possibile;· ~k
diagramma di radiaziQne richiesto. il problema è che si di:mostrache.le funzioniia banda
·~···'i~ sono dense ÌIl L 2, su ogni intervallo fmito; cioè esistono funzion(;l:;;~andali:mitata che
Ìn. questo intervallo ( [-t3, 133 ) approssimano bene quanto si vuole qtlaIsiasi finlzionea
_.. quadratointegrabiIe. Cioè mentre è vero· che una funzione il cui andamentQ-è quelloripòrtato
in figura non può essere rigorosamente realizzata, è anche vero che esistono correnti che ci
permettono· di reaIjzzare bene quanto' si . vuole qualsiasi dia.gnunma di irr:uiiaz10ne. il
problema è che approssimare bene. quanto si vuole il diagramma dijrradiazione neli 'interVallo
considerato non ci dice cosa accade fuori di esso; cioè avere uria trasformata di Founer che
approssimi bene il diagramma nell'Ìntervallo di Ìnteresse, non ci dice nulla su cosa acc$ .
all'esterno dell'intervallo corrispondente agli angoli di osservazione effettivi. Si può,·
dimostrare che se la'~funzione relativa al diagramma che si vuole realizzare ha variazioni
troppo brusche, sostanzialmente superiori al passo di Nyquist (che è quello che ci permette di·
rappresentare qualsiasi ftmzione a banda limitata su un intero intervallo), allora man mano che
SI cerca di rappresentare bene questa ftmzione, al di ~ori dell'intervallo [-t', ~J La funzione
tende a crescere indefinitamente; cioè la nonna, in L", della fimzione sull? intero asse tende
all'infinito. Ci si rende quindi conto che, :in pratica, questa antenna non la si può realizzare,
perché siccome la trasformata. di Fourier è un.itaria, se la norma sull'intero asse reale tende
all'infinito anche la nonna della corrente tende all'infinito (dato che essendo quella di Faune!
una trasformata unitaria le due norme sono uguali). Ciò significa dire che è vero che esiste una
corrente che teoricamente ci permettere di avere qualsiasi diagramma di ra.diazione, ma la
nonna di questa corrente (cioè l'intensità. di questa corrente) tende a crescere (e si dimostra che

3- 65

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
cresce esponenzialmente) quanto più si cerca·· di approssimare un. campo che abbia delle
variazioni molto rapide, in particolare delle discontinuità.
Fra l'altro, dire che al di fuori dell'intervallo [-~! f311a
funzione ha Urto spettro molto grande significa dire che
sono nello spettro importanti le componenti a :frequenza
j _
• -, I _
·1 .. C-..
elevata; ma ccmponenti a :frequenza elevata nello spettro --+......L-----L~f__+
significa dire forte variabilità nel dominio di partenza. -13 _ 13 u
Cioè questa corrente, non soltanto deve avere una. nonna grandissima (e ciò significa dire
difficile da realizzare) ma deve essere anche rapidamente oscillante. L'insieme delle due cose
rende praticamente irrealizzabile una distnbuzione di corrente di questo genere, anche
supponendo che invece di a~ere soltanto un gap di alimentazione si avessero tanti gap di
alimentazione (o di realizzare una struttura con tante antenne una sopra ali' altra., ognuna. con
un suo alimentatore, cioè ml allineamento) in modo tale da controllare la distribuzione di
corrente; fra l'altro, si potrebbe dimostrare, che la potenza reattiva associata. a questa antenna
tende anch' essa. a crescere esponenz;almente, cioè la banda di questa antenna tende
rapidamente a zero (quindi se anche si riuscÌSse a realizzare una tale antenna non servirebbe a
nulla perché appena si affidasse a ~ antenna ml segnale che non sia monocromatico
~ verrebbe completamente defo~).~Questa_futto· che abbiamo discusso finora ha una
rilevanza storica non banale. perché, negli:a.nni '40~ ci.fu tutto un dibattito, durato parecchi
anni, su questo problema delle cosiddette antenne superdirettive. Infatti nei·primi 40 anni del
nostro secolo gli ingegneri avevano elaborato dei criteri di sintesi per . . cercare, in qualche
modo, ottenere delle cose che approssimavano bene dei diagrammi di radiazione. .I\gli inizi
degli amri f40un~matematico,.Richa:rd, feceJaovvia osservazione: " ... il problema della sintesi
non ha~ soluzione,- o.ha soluzione banale ... ", nel senso che quahmque diagramma è
sintetizzabileb~e~o'sÌvuole,cioè non è vero che esiste un massimo alla bOntà: cqn:mii.' è
_ _.i possibile sintetizzare:tmdiagrammadiradiazione.Questo fattocrOO,naturaImente, timi-certa
';;~,-' ::perplessità perché,viceversa..,gIi ingegneri da 40 anni sapevano:che in.pratica.nonsi riescono
a -realizzare. antenne .che abbiano un comportamento troppo variabile del~o radiato. il
-superamento dell'apparente contrarldjzione fu.trovato dopo pochi anni (verso il '48) ed è
quello che sinteticamente abbiamo esposto nel discorso fatto fmora~ cioè il fatto che il legame
di trasfonnata di FOtrrIer :fu. si che. se si cerca di concentrare in un. inten:allo, in modo molto
variabile, la trasformata di Fourier, necessariamente al di fuori di questo intervallo ci deve
essere una componente fondamentale dello spettro e ciò significa correnti di elevata intensità. e
fortemente variabil4 che non sono praticamente realizzabili (e che se pure fossero rea1i.zzabili
dareb bero luogo: ad ;1Dl' antenna con una banda cosi stretta da essere totalmente inUtile).
Attualmente esistono· dei metodi di sÌntesi che, assegnata la banda massima accettabile~
permettono di valutare qual è il massimo grado, per così dire, di superdirettività che si può
accettare affmché la banda non scenda al di sotto di un certo limite. C i siamo soffennati su
questa problematica per due motivi: uno per ricordare che, -pur affrontando tu.tt:a analisi
problemi, questo serve per dare le basi per il problema veramente importante che è quello
della sintesi dei sÌsteml (dato che in genere tutti i procedimenti di sintesi sono, in realtà., dei
procedimenti di analisi ripetuti che, in genere mediante opportuni alguritmi, pennettono di
modificare le cose fino a quando quello che si ottiene si avvicina. sufficientemente a quello che
si vuole ottenere).
Soffermiamoci ora su un altro parametro (legato al campo irradiato) che è la resistenza
dell'antenna., legata alla potenza irradiata dall'antenna., che se non ci sono perdite sull'antenna
coÌnciderà con la resistenza di ingresso dell'antenna; se ci sono perdite terrà conto di quella
parte della potenza che viene irradiata.. Proprio per tener conto che, in generale, tale resistenza.
3- 66

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
potrebbe non essere tutta la resistenza di ingresso dell:ant~ la si chiama resistenza di
irradiazione, cioè la resistenza che tiene conto della potenza irradiata, legata a questa dalla
relazione:
l :2 ---·i
p.In' =-R·
2 1Ir III
Ripetiamo che se l'antenna non ha perdite, come implicitamente abbiamo supposto fino~ la
resistenza di irradiazione comcide con tutta .la resistenza di ingresso deli' antenna (non
\- essendoci altre perdite se non quelle dovute alla potenza i:rrad.iata). Per calcolare tale
resistenza di irradiazione, ricordiamo l'espressione della. potenza irradiata in cui andiamo a
sOStitUIrìlÌ l'espressione del campo di un' antenna filiforme. Avremo allora:

dove S è la superficie di una sfera di raggio r sufficientemente grande (in modo tale che
valgono le condizioni di zona lontana., e quir...d.Ì l'espressione considerata per iL campo);
l'integrale, ovvirunen.te, è espresso in coordinate sferiche. Abbiamo allora:
!:-

... :.

Quindi ]ares~enZa di irradiazione è data da:


- ..... _'I·:.,
- '.f:'; • t.,

Tutto sU," qu~ a ~apere calcolare questo integrale~ tale integrale si può fare sotto forma
analitica però l'espressione che viene fuori non è espressa in temrini'di funzioni elemen.t3ri,
ma Ìn tenn.ini di funzioni specia14 che sÌ chiamano i coseno integrali. Sostanzialmente un
coseno inte~!e è una. funzione del tipo:

:t.
'"l-cast
Ci ex) = j t dt
o

Ovviamente per il seno integrale sarà quello in cui al nmneratore dell'integrando, invece di
comparire (l~s t), compare (sin t); il termine (l-cos t) c'è, ovviamente, soltanto perché
altrimenti nell'origine ci sarebbe una singolarità, e la funzione non sarebbe integrabile. In
termini di queste funzioni si riesce ad esprimere il risultato dell'integrale che definisce la
resistenza di irradiazione. L'unico caso in cui l'integrale si fu in modo banale è, naturnhnente,
quello dell'antenna corta, in cui h(6)=tsin6, ritrovando l'integrale che abbiamo valutato
quando abbiamo studiati l'irradiazione del dipolo elementare. In tal caso, infatti, ricordiamo
che risulta:
3- 67

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
.;

Ovviamente tale espressione vale anche per l'antenna corta, solo che al posto di & (come
sappiamo) dobbiamo sostituirvi l. La. resistenza di irradiazione che si ottiene è allora:

per il dipolo elementare (di lunghezza .1z), e:

R. = 211:
lII' 3
ç( l)
A
2

per un'antenna corta. (di hmg:heZZà 2l). In pratica, però, sÌ utilizzano sempre le espressioni
approssimate:

...
Quindi nel caso deLdipolororto, a Parità.- di alte~
la resistenza di irradiazione è 4 volte più
piccda di ~llo.di un dipoLo elementare; ciò significa dire, ·naturaImente,che c'~ ..ur;ta P'?I"dita
signific~~~~~~ efficienza di irradiazione. Cioè a. parità di corrente di alimen.tazi()j:ted14i:polo
elementare. irradia 4voIte· meglio (a parità di ingombro) rispettçlall' antennacorta;-qummse. si
è costretti ad utilizzare antenne. piccole rispetto alla.lungheZza cgpnda, conviene cercare, per
quanto possibile, di realizzare al meglio un dipolo elementare, piUtt2st:O che un'antenna corta
'";:-~:~--. E questo lo si fu, in genere, per antenne che :fimzionano a. b~a frequenza; ad esempio,
consideriamo l'antenna marconiana,
costituita da un monopolo alimentato, . asse dell' antenna
come sÌ suoI dire, contro suolo (e come '.
vedremo in seguito l'effetto del suolo è
semplicemente quello di creare
un' immagin~\ di .. questa antenna al di
sotto del su()lò$~in modo che tutto accada
come se ci fosse· '1' antenna effettiva più
la sua. immagine). In mi caso la
distribuzione di corrente sarà quella che in figura è indicata coltratteggio~ se vogliamo farla
diventare più piatta facciamo quello che abbiamo visto nei dipolo elementare, cioè mettiamo
una capacità. in testa ali' antenna che in genere si dovrebbe realizzare con ì.Ill piatto, ma che
invece la si realizza con una raggiera di fui (che, purché lo spazio fra i fili sia picrolo rispetto
alla lunghezza d'onda, si comporta a tutti gli effetti come se fosse un piatto metallico). In
questo modo la corrente non è costretta ad annullarsi in corrispondenza dell' estremità
ciell' antenna, ma è possibile avere una distribuzione di corrente meno differente da quella
costante (nella figura, a tratto continuo). In questo modo si elimina, per così dire, il tratto per
cui la corrente sarebbe così bassa da non dare nessun contnbuto significativo all'irradiazione,
e quindi si ha. lo stesso campo irradiato con un'antenna più corta, rispetto all'antenna
3- 6&

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
: --

complessiva (il che, ovviamente, è importante perché a frequenze basse l'antenna sarebbe
troppo lunga, e quindi non rea1izzabile). In realtà, questa soluzione pratica la si potrebbe
rea] izvrre anche per il dipolo a mezz' onda per ".
accorciare un po' il dipolo a mezz'onda; infatti .--.. ~
.
-,

un dipolo a mezz'onda, per esempio ad onde , .


·····t···················_-r-~-

.. ,
medie per f=l IvfHz si ha À,=300 ~ sarà lungo
.
150 ID. Se supp<lniamo l'antenna sul suolo,
allora l'antenna sarà lunga la metà. (perché
.
\

l'altra metà sarà costituita dali' iromagjne) e


quindi sarà 75 m (che è pur sempre una / / // / / // 77 //
altezza considerevole). Se vogliamo accorciarla possiamo mettere in testa a tale antenna una
capacità (riuscendo a fur circolare in tale punto una corrente non nulla) con la conseguenza di
avere sostanzialmente lo stesso campo di prima (dato che il contributo al campo dovuto al
tratto eliminato è trascurabile rispetto al resto), accorciando significativamente l'antenna. Nel
caso de11 > ante:nna a mezz' onda I integrale che definisce la resistenza di irradiazione llon si può
?

valu:ta:re in modo semplice ma si deve esprimere necessari...amente in. termini di coseni .integrali;
il risultato che si ottiene (che poi è quello che ci interessa) è che la resistenza di irradiazione di
un' antenna a mezz' onda è pari a: .

Ritt' == 73.6 n (RiI:r =75 n)


Cioè qualsiasi antenna a mezz'onda., qualunque sia la frequenza, ha una resistenza di
irradiazione pari a circa 73 Q, ovvero circa 75 ohm (naturalmente al variaredellarrequenza
cambia la hlllg:b.ezza dell'antenna., perché essa sÌa a mezz'onda). Se confron.tiamo tale valore
CDn quelli che,:sÌ:.ottengooo nel caso di dipolo corto (o dipolo elementare) si nota. il nqtevole
.:;; miglioramento della capacità di radiazione dell~antenna;daqua.lche, ohm si passa a 73 ohm.
:~,~Ciò significa che non soltanto è facile adattaretaIe antemiaalla: linèa di trasmissione (perché
; mentre è facile realizzare una linea di trasmissione di impedenza CaIattenstica pari a 73 n,
sarebbe moÌto difficile fame una con pochi ohm di impedenza CaIàttèristica) ma soprattutto
che la resistenza di irradiazione è significativa. A frequenze sufficientemente elevate, se le
lunghezie d'onda sono d.ell'ordinedei metri la nostra antenna è un filo dell'ordine dei metri;
un filo dello spessorè di qualche millimetro, 1ungo deli ~ ordine dei.metri, ha una resistenza
deIr ordine dei decimi di obro. o degli ohm e ciò significa dire che la resistenza del filo è
i
all'incirca un centesimo della resistenza d'irradiazione. Quindi, non avendo 'WlA st:ru:ttura
j- e.ccessivamente~ssipativa, l'efficienza di questa antenna è diventata molto alta.; 'infatti la
,
potenza irrarljata':è proporzionale alla resistenza di irradiazione e quella dissipata è
proporzionale alla resistenza del filo su cui scorre la corrente, e quindi sono all'mcitèa nel
rapporto 1: 100. Ciò significa, allora che del 100<:'/0 di potenza che viene fornita in ingresso, il
99~/é viene irradiata e soltanto l' l ~,10 si perde, e quindi un' efficienza di irradiazione molto
elevata. Inoltre per un~antenna corta, al diminuire deIla frequenza l'efficienza di i::rradiazione
diminuisce sempre di più perché la resistenza del fllo rimane sempre la stessa (perché,
naturalmente, a bassa frequenza essa è data dalla resistenza ohmica. del filo) mentre la
resistenza di irradiazione diminuisce col quadrato delIa frequenza; quindi ci sarà una
r-- frequenza in corrispondenza della quale le due resistenze saranno ~ouali e poi, al di sotto di
tale frequenza, predomina la resistenza ohmica rispetto a quella di irradiazione (cioè gran
parte della potenza che viene fornita si dissipa sull'antenna invece di essere irradiata). Questo
fatto lo avevamo già messe in eviden2a quando abbiamo valutato la potenza irradiata dal
3- 69

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dipoli corto, e che adesso possiamo quantifiCMe perché basta conoscere la resistenza ohmica
del filo, paragonarla alla resistenza di irradiazione per sapere subito che quota della potenza.
viene irradiata e che quota viene ad essere dissipata sn11' antenna stessa. Con questo possiamo
ritenere concluso il discorso sulle antenne filiformi, caso che;;per la sua semplici~ ci ha
permesso di andare fino in fondo nella trattazione, trovando come è fatta la distribuzione di
corrente, come è fatto il campo irradiato: permettendoci di valutare anche esplicitamente i
parametri fondamentali che caratterizzano l ~ antenna dal punto di vista della linea che
l'alimenta CI' impedenza d' ingresso) e dal punto di vista del campo irradiato CI' altezza
efficace). Vediamo ora come estendere questi concetti (introdotti nel caso semplice
deU'antenna f:ùiforme) ad un'antenna arbitraria; non saremo più in grado, naturalmente, di
calcolarli i parametri, ma la cosa. importante è vedere quali sono i parametri che sono necessari
e sufficienti per descrivere completamente il comportamento dell'antenna (il cui calcolo di tali
parametri sarà compito di chi analizzerà in dettaglio i vari tipi di antenne). Per mettere in
evidenza che ciò che d'ora in poi diremo vale per antenne arbitrarie, consideriamo un'antenna
a tromba:

..'
~

.
· _ •• ' _.. f

A" ~;':',':,~:.""" .•..................


· .

· .'

. ..
~' -. ,

V~~"comesi può descrivere il comportamento'in~~,ssione di ~:~tedi


questo tipo;' ricordiamo che nel case" delle antenne .filiformi, abbiamo descritto il
comportamento di tm.'antenna 'in termini dell'impedenza 4'in€lesso, per quel che riguarda il
sistema di alimentazione, e per quel che riguarda il campo irradiato,. in termini dell'altezza
efficace. Ci si rende conto abbastanza facilmente che ambedue questi panunetri si
generalizzano in modo molto semplice, e Ìrmnediato, al caso di antenne arbitrarie. Per quel che
riguarda l'impedenza d'ingresso, ovviamente, occorre e basta che sia definita un tensione e
una corren~e (siano esse effettive che equivalenti); siccome un qualunque sis~ radiante sara
alime~dauna strù.ttura guidante, ciò significa semplicemente che dobbi~9j:r:t,dividuare,
nulla strirttura guidante, una sezione (che consideriamo come sezione di rif~@~to, come
sezione d'mgresso del mostro sistema) in cui siano definite in modo univoco" una tensione e
UP..a c-arrenie. Nel nostro caso significa porci ad una certa distanza dalla terminazione, in modo
che rutti i modi superiori siano attenuati e ci sia soltanto il modo fondamentale, dopodiché in
questa sezione (che abbiamo indicato con A-A') ci sarà.
una tensione e una corrente che sono quelle della linea
equivalente (che descrivono Ia nostra guida d'onda). A
questo punto si può assumere, una volta per tutte, che i
terminali di ingresso della nostra antenna siano quelli
reiativi a questa sezione; quindi tutto ciò che sta a valle A'
(come succede in qualunque linea equivalente) sarà l'impedenza d'ingresso della nostra
antenna, ovvero nient'altro che l'impedenza de:fmita. sul modo fondamentale nella sezione
scelta come sezione di riferimento. Quindi, anche se non lo si dice esplicitamente, ogni volta
3- 70

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
che si parla di :impedenza d'ingresso vuoI dire che si è scelta una sezione di riferimento
rispetto a cui misurare tensione e corrente equivalenti (in ampiezza e fase). È chiaro che c'è
una grande arbitrarietà in questo; si potrebbe traslare tranquillamente questa sezione, ma
l'importante è che sia stata scelta \ma volta per tutte. Non sempre poi è Ìmportante sceglierla
esplicitamente dato che sappiamo che il coefficiente di riflessione, ai fini del calcolo della
potenza irradiata dall'antenna, non cambia qualunque sezione andiamo a considerare, dato che
la potenza che fluisce è sempre la stessa; l'effetto di cambiare il sistema di riferimento è, "'-',-' ,
sostanzialmente, quello di cambiare le fasi delle grandezze che ci interessano, ma. non le
1-- potenze di interesse. Quindi per quello che riguMda il comportamento dell'antenna quale
carico, non c'è nulla da dire oltre quello che abbiamo già visto nel caso semplice di
un'antenna filjforme, in cui c'era una vera linea di alimenmzione che alimentava l'antenna; in
,questo caso, invece, ci sarà una linea equivalente che alÌmenta l.Ul carico che è il carico
equivalente che descrive l'antenna. Naturalmente, per il calcolo di questa ~ in parte possiamo
ripetere quello che abbiamo detto per le antenne filiformi, ma per il resto non possiamo dire
nulla a priori; per il calcolo della parte reattiva è chiaro che dobbiamo necessariamente
risolvere il problema del calcolo del campo elettromagnetico in tale struttura per vedere quanto
valgono la tensione e la còrrente equivalente alla sezione di riferimento, e valutare la parte
reattiva. Per la parte reale possiamo riprendere lo stesSD ragionamento fatto nel caso delle
antenne filiformi; se siamoingra.do di calcolare il campo radiato, e non ci sono perdite nella
struttura ÙTadiante, allora possiamo calcolarci la resistenza. d'ingresso utilizz.1ndosempre la
solita relazione:
l ..,
-'ì R·1111'-
I
'= p.1%1"

Siccomequesto::e\:il. caso che si verifica sempre (anzi a frequenze ,di microonde l'efficienza
dell' antenna., '~per" -le ragioni evidenziate precedentemente" diventa sempre più'~levata;
~,--~~;pratica.mente tutta la potenza consegnata viene irradiata) efféfuvamente il calcolo della parte
, 'reale di questa impedenza non presenta difficoltà maggiori di quello' nel caso delle an!enne
<--fil:ifonn1 (se non in. termini di calcoli, dato che se il campo è più complicato ovviamente sarà
più difficile calcolare l'integrale di radiazione).
Passiamo, quindi, alla descrizione del campo irradiato; anche in questo caso ci si rende conto
che basta semplicemente generalizzare il concetto di altezza effi~>per avex;e, ,nel caso
generale di antenne arbitrarie, la stessa descrizione del campo che si ha nel caso di antenne
flliforml. Infarti sappiamo che se siamo in zona di radiazione, cioè se sono soddisfatte le
i- condizioni di caI'PpO-Iontano (dove invece della lunghezza .e dobbiamo metterei il raggi~ della
più piccola sfera:'che contiene tutta l'antenna che stiamo considerando), allora vaìgono le
wndizioni di radiazione all'co; il che significa dire che, a meno di infinitesimi di ordine
superiore, risulta:

ovvero che i campi E ed H sono ortogonali fra di loro e ortogonali alla direzione radiale.
Inoltre questi campi decadono come l/r (perché il flusso di potenza deve rimanere costante), e
presentano tm fattore di propagazione del tipo e-j~r. Ciò significa dire che sappiamo già ~
priori che, qualunque sia il sistema radiante (pur di essere in zona di radiazione) il campo SI
potrà sicuramente esprimere, quando r-+:<:l, come una costante, che fisseremo in .seguito in
modo arbitrario, ma ci sarà sicuramente una quantità I, dato che il campo è proporzIonale, per
la linearità del mezzo, all'eccitazione (che possiamo scegliere P5oprio essere la corrente, I,
3- 71
,
I-~

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
della linea equivalente); poi deve essere inversamente proporzionale ad r e proporzionale ad e-
l~r. In defi:nitiva. si ha che:
.ç I e-j~r
E RI J-
-r...,.<o 2)"

__1'

Dire che il campo, per r~, sia dato da questa espressione, a meno di infinitesimi di ardine
superiore, significa dire che esiste per ogni direzione il limite:

ed è indipendente da r (ovviamente perché è il limite per r~) e dipende solo da e e da ~.


Inoltre risulta:

cioè il vettore h che descrive il camp9. ~ perpendicolare alla direzione radiale (perché a grande
distanza il campo elettrico alla direzione radiale). Questo parametro, ovviamente. ha ancora
una volta le d:imensioni di tmalunghezza,per come abb-iamo scritto l'espressione deLcampo
(ovvero,. perC{)meabbiamoscelto la rostante di proporzionalità) .che risulta essere identica a.
quella che· si .ha. nelcasodelleantennefilifonni.,. solo che in tal caso h. invece che' essere diretto
lungo' le; .è .UÌ1-vettorearbitrario olacui unica. .condizione è . quella di essere'perpendicolare ad:ir-
Questo vettoreJò. chja:meremoancora l'altezza' efficace in trasmissione. delr~j~uindi
~:. "-'5_ le condizionidiradiazione~all'infinito,oltre che alla linearita;~cfassicurano cheqUarunque sia
_:_;;; l'antenna (comunque essa sia fatta, per quanto complicata. possa e~sere) esisterisicuramente
::'..~:~··un vettore 11(6,<p) tale che il campo a grande distanza si possa esprimere mediate l'espressione
di campo lontano. Questo significa che lo stesso parametro che caratterizza il comportamento
di un' antenna. filifonne è valido per caratterizzare· il comportamento di un' antenna qua1sias~
con l'unica Ovvia differenza che mentre nel caso delle antenne fIliformi questo vettore è diretto
soltanto lungo le e dipendente solo da e (per la simmetria del problema), nel caso generale
abbiamo 1m vettore che dipende sia da e che da. q>, e che avrà sia una componente lungo e che
una lungo q>.' Là ragione del nome dato a questo parametro, naturalmente, è sempre~a. ite~
perché è chliro~e (per come abbiamo scritto respressione del campo) per OgDi specifica
direzione la nostra antenna si comport..a c.ome un dipolo elementare, ortogonale a questa
direzione, che abbia un prodotto L\z·f (dove i è la direzione del dipolo) pari proprio da h.
Naturalmente siccome h, Ìn generale, ha due component~ non basteri un solo dipolo ma una
coppia di dipoli, uno diretto lungo e che uno diretto lungo cp. Quindi in ogni particolare
direzione, il campo dì un'arbitraria antenna non è distinguibile dal campo di un'opportuna
coppia di dipoli incrociati; cioè localmente qualsiasi campo può essere generato da
un'opportuna. coppia di dipoli ortogonali alla direzione che si sta considerando (che varieci. al
variare della direzione). Notiamo anche che, siccome 11 è un vettore complesso, in genere le
componenti lungo e e lungo cp avranno fasi distinte, e quindi la polarizzazione generica del
nostro cmnpo sarà tma polarizzazione ellittica. Quindi, in generale, un'antenna arbitraria non
irradierà. un campo polarizzato lineannente (come nel caso delle antenne filifunni) ma a.
l - 72

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
polarizzazione ellittica, polarizzazione che in generale cambierà al cambiare della direzione.
Ma al di là del problema di calcolare l 'g (e del fatto che questo h possa essere più o meno
complicata) non c'è nulla di diverso rispetto a quello che abbiamo visto nel caso semplice
delle antenne filiform.i; possiamo quindi concludere che il còmportsmento in trasmissione di
una qualunque antenna è perfettamente noto quando si conosC()no due parametri: l'impedenza.
d'mgresso, che ci serve per capire qual è la corrente che effettivamente circola nell'antenna, e
l ~altezza efficace, che descrive completamente, per ogni direzione e in ampiezza e in fase, le
due componenti diverse da zero del campo irradiato. L'altezza efficace descrive, quindi, il
! -- comportamento puntuale del campo irradiato; dalla sua conoscenza si può, per esempio,
andare a riportare su un. diagramma di radiazione le ampiezze delle componenti lungo e e
lungo <p del campo, oppure si può riportare semplicemente il modulo quadro di h, in modo tale
- da ottenere un diagramma che direzione per direzione fornisce l'intensità del vettore di
PoyntÌng (la differenza è che nel primo caso abbiamo un'informazione sia sul modulo sia sulla
fase, mentre nell'altro abbiamo semplicemente tm'Ìnfonnazione suI modulo del campo
irradiato). In molte applicazioni, quello che in realtà interessa è proprio la densità di potenza
del ca..--npo irradiato in una certa direzione; la fase del campo è relativamente poco importante
(quello che interessa è lapolarizzazione e la densità di potenza). Cioè in quasi tutte le
applicazioni è superflua la. conoscenza dettagliata delle componenti, in. modulo e. fuse, del
campo; l'mrica cosa che veramente interessa. è sapere come varia direzione per direzionè la
densità di potenza delcanlpo irradiato. Conviene allora individuare e definire un: ulteriore-
parametro, ovviamente non indipendente da g ma meno accurato, meno puntuale,. che. ci
descriva come varia direzione per direzione l'intensità del campo irradiato, O\lvero~;itmodulo
~ del vettore di Poynting. Questo parametro prende iI nome di direttività ed è defuritoinquesto
. modo: _"~C __
densità di nl>t-..,..radiab ' ,•.. , ..
,;;,,' nella di:re~-;-oosideraia :- ';' ,.:~:j:'

,.
densità meda di
potenza radiat&

cioè come il limite, per r-+cc, del rapporto fra la densità di potenza,0liliata nella direzione
oous.ideratn e la densità media di potenza. radiata, cioè tutta 1.: pote~ divisa per la superficie
della sfera attraverso cui la potenza passa. Espri.."Uendo la potenza riTadiata in termini del
flusso della densità di potenza avremo:

, ,
l I (r
-,E
2ç j- J
e,CjJ,'l"
ì-
I ,
' ' - ' :;
IE~r,e,cp)1
D(e,q» = hm ' '~ = lun' .,
, . r~",,_l_JJ...IE( e )!-ds
., j?~ _\f • • CP
r~",_l_,'lE( e' )I-ds
4 ., 1'1- r, ,q>
4nr M

s~
-~ ru- sr

quindi è rapporto fra il modulo quadro del campo irradiato nella direzione cons~derat~ e il
valore quadratico medio dei modulo quadro (dove Sr è la superficie della sfera di raggIo r).
2
Naturalmente questo limite esiste perché E all'oo va come l/I, quindi l E 1 "'a come II? e l'?
3- 73

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
che viene fuori dall'elemento di superficie sferica (nell'integrale) cancella rl/~ che sta a
fattore (essendo l'integrale indipendente dalla superficie, perché la potenza è la stessa
attraverso qualunque superficie sferica). Quindi il parametro direttività ha un significato fisico
immediato, dato che indica di quanto più intensa è la radiazi6itè nella direzione che stiamo
considerando rispetto alla intensità. media della radiazione. Cioè se la stessa potenza in
ingresso che viene irradiata venisse irradiata in modo isotropo allora otterremmo la densità di
potenza che si trova al denominatore; al numeratore della direttività invece c'è l'effettiva
densità di potenza irradiata nella direzione considerata. Quindi questo parametro ci dice di
quanto, nella direzione voluta, l'antenna irradia. più o meno meglio di un radiatore isostropo;
siccome il radiatore isotropo irradia. nel modo medio, è chiaro che ci saranno direzioni in cui
l'antenna irradia di più e direzioni in. cui l'antenna irradia di meno (perché poi il valor medio
deve essere proprio quello del radiatore isotropo). È chiaro che le direzioni che ci interessano
sono quelle in cui l'antenna irradia. di più di quanto irradierebbe un'radiatore Ìsotropo; in
particolare la direzione che ci interessa di più è quella. in cui c' è il~s:imo di direttività.
Quando si parla di direttività, senza aggiungere altro, si intende riferirsi sempre alla direttività.
massima; questa direttività massima è, ovviamente, sempre maggiore di l (perché non
essendoci nessun radiatore isotropo, la direttività può assumere valori maggiori o minori del
vaIor medio, e quindi il massImò'-è':èertamente maggiore di l). Quanto più l'irradiazione è
concentra:ta. in una direzione tim.to più elevato sarà il rapporto che definisce D, ed è chiaro che,
tutto sommato, questo è il parametro piu importante per qualificare le caratteristiche di
un. ' antenna.

In particolare, se siamointc:ressatiad un coUcgamcntopunto a punto, l'unica cosa che ci interessa è che


l'antenna, irradi;. per quanto è possibil~nella direzione ,che ci Ì1lteressél; ,tutto ciò "che è irradiato ,nelle ,altre
direzioni è perso;<:!al punto di vista del collegamento (èinteIl5Ìtà: di potenza che non viene riceV\lt?:da nessuno,
interessa.tb;'.al.:: Cj).llegamento). In 'questo caso; quindi,' l'obiettivo è quello ,di massùn..izz.an!"Ja direttività
dell' antenna nella direzione voluta (quelladcl collegamento); vicev,~ qçllC; altre direziomessa deve essere la
più bassa possibile. Se,viceversa." siamo 'interessati ad' irradiare" \l!lIl -pae~. dl!ll' alto di un satellite, allom si è
interessati ad avere una densità di potenza costante su tutta. la zona che si vUole illuminare, e sia rapidamente
descrescente al di fuori di tale zona. In tal caso, quindi, la funzione D(e,<p}fu-véCé Che essere tutta localizzata
nell'intorno di un punto abbia un andamento che corrisponde all'immagine, vista dal sarellire, del paese che si
vuole irradiare. Se bisogna collegarsi con tante stazioni a terra, è necessario avere un diagramma di irradiazione
che sia il più possibile nullo salvo che nelle n direzioni in cui vi sono le stazioni riceventi. Un diagramma a
direttività più devata possibile si chiama un diagramma pendI beam, ovvero a fascio stretto; viceversa un
diagramma di radiazione che segua una forma prefusata si chiama un diagramma a fascio contornato.
Quando ci sono molti pend beam parleremo di un' antenna a fasci multipli, e se questi possono addirittura
muoversi parle:remo di antenne: afasci mobili O afascic,rimuItiplabilt, un cscmpiogi antenna a tàsci mobili è il
rodar, in cui il fascio deve essere un pencil ~ ilYpiù stretto possibil~ per avère una elevata risoluzione
angolare e deve poter scandire tutta la zona di osservazione (anche molto rapidameIlte).

Quindi questo parametro è quello che caratterizza di quanto la nostra antenna, nella direzione
che ci interessa, si comporta meglio di un radiatore isotropo. Un altro parametro, strettamente
legato alla direttività, è il guagagno dell'antenna che forse, fra l'altro, è il più importante di
tutti perché se guardiamo l'espressione che definisce la direttività, questa ci dice come si
ripartisce la densità di potenza (quindi ci dice qual è la direzione in cui c'è la massima densità
di potenza, in cui si dovrebbe andare a mettere l'antenna ricevente); però di per sé, in generale,
non basta a calcolare questa densità di potenza, perché per calcolarla mediante la direttività
bisogna conoscere la potenza irradiata Allora se l'antenna è senza perdite, la potenza irradiata
coincide con la potenza fornita in. ingresso all'antenna; ma se ci sono delle perdite all'interno
delI'an:tenna, la potenza irradiata non coincide con la potenza fornita in ingresso (che è la
3- 74

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
quantità che sì misura o che comunque deve essere fornita dal generatore per soddisfare le
specifiche di progetto richieste, in termini di densità di potenza. in una certa direzione ed ad.
una certa distanza). Quindi quello che ci interessa è un parametro in cui la densità di potenza
nella direzione voluta sia rapportata non alla potenza i:rrarliata;c ma alla potenza fornita in
ingresso all'antenna; questo parametro è il guadagno, G(8,cp), dell'anten.rui, ed è definito
come:
i. - ~ .:,

)--

Qu:indi questo parametro è iI rapporto fra la densità di potenza irradiata nella direzione
assegnata dall'antenna effettiva e quella che sarebbe irradiata in tale direzione da un radiatore
isotropo ideale (cioè che irradiasse tuta la potenza che viene fornita. in mgresso). Ovviamente
la direttività è sempre maggiore o uguale del guadagno perché la potenza irradiata è sempre
minore o uguale della potenza in ingresso. II rapporto fra questi due parametri, iI guadagno e
la direttività (che quindi sara sempre minare o u.:,ouaIe al)

G(8,ip)
"11=---
D(8,q»

per definizione, si chiama. l'efficienza dell'antenna. Tale parametro ci daun:~immediata


misura quantitativa del comportamento globale dell'antenna; al punto di viSta. dellà potenza
irradiata indica che percentuale della potenza che si' fornisce'~'antenna viene effettiv~te
irradiata; Più questo parametro è vi~~o.,a.rr~tà. e più l~anfèhI1a. assolve bene al suocQmpito
di essere un radiatore efficiente""(cloo·:'(ll'.PfiIr si che" ~o ciò che gli viene fornito venga
irradiato); ·inoltre se anche il diagramma di ditèttività è- quello richiesto allora tale poten7..a sara
irradiata anche nel modo desiderato, ma certamerite la prima Gosa che si desidera è che non
venga persa potenza rispetto a quel1a tòrnita. Qu.in~ in realtà, quello che conta, dal pmIto di
vista del "collegamento effettivo, non è la direttività ma il guadagno; da tale Parametro si
ottiene·su.bito la. densità di potenza .irradiata in una. certa. direzione e:4.ad una ~"dis~
moltiplicando la potenza in ingresso per il guadagno e dividendo per 41t? Dalla d.irettivi~
viceversa, si ottiene semplic...omente la densità. di potenza che sÌ avrebbe se non ci fossero
perdite sull'antenna; ma se. vicevers~ le perdite sull'antenna ci sono, questi due valori
potrebbero diventare significativamente diversi. Naturalmente il rendimento dell'antenna. lo
cassiamo anche esorÌm.ere come:
L L

cioè come il rapporto fra la resistenza di irradiazione e la somma della resistenza di


Ìrradiazione e della resistenza dovuta alle perdite ohmicne su1l'antenn~ che in generale
possono essere anche perdite dovute al dielettrico, ad altre ragioni; sono tutti i fattori di
perdita che vengono convogliati in questa resistenza di perdita. (infa..+ti la potenza .irradiata è
proporzionale alla resistenza di irradiazione e la potenza di ingresso è proporzlOnale alla
, 3- 75
:-
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
somma della resistenza di irradiazione e della resistenza. di perdita). Quanto più questa
resistenza è p iccola rispetto alla resistenza. di irradiazione tanto più vicina ali 'unità è
l'efficienza della nostra antenna; in base a quanto detto in precedenza, allora, ci dobbiamo
aspettare che le antenne a bassa frequenza. abbiano delle e~i~e sempre più basse quanto
più bassa è la frequenza (al limite per (j)--+O, addirittura l'efficienza. tende a zero col quadrato
della frequenza). Per tutte le frequenze che non siano, appunto, quelle :in. cui le antenne sono
corte (dalle centinaia di ~fHz in poi), cioè daI dipolo a mezz'onda in po~ siamo sempre in
condizioni in cui la. resistenza. di irradiazione è molto più grande della. resistenza ohmica, e
quindi tm.' efficienza molto vicina. ali 'unità, a. meno che non vi siano dei dielettricÌ aII'interno
della st:ru:ttura, per cui ci possono essere delle perdite; riccrdiamo, infatti., che quando abbiamo
parlato delle antenne stampate abbiamo detto che l'unico loro vero handicap sono proprio le
perdite nel dielettrico (che costituisce il substrato), per le quali l'efficienza difficilmente
superiore al 50% (che confrontata col 99.9%, ed oltre, che può avere UIùuuenna metallica a
queste frequenze, fa una notevole differenza).
In definitiva i parametri: guadagno e direttività, caratterizzano il comportamento radiativo
dell'antenna da un punto di vista più direttamente legato a ciò che interessa, cioè alle
valutazioni delle densità di potenza senza fare riferimento, in dettaglio, alla polarizzazione e
alla fas~ deLcampo. In particolare, poi., l'informazione realmente importante· non è ~eanche
l'andamento della funzione G, o della funzione D, ma quello che interessa è conoscere, nella
maggioranza dei cas~ la direttività o il guadagno dell'antenna nella direzione di massimo; dal
punto di vista del collegamento il parametro fondamentale, che un progettista deve conoscere.
è quanto vale il guadagno dell'antenna. nella direzione in. cui si vuole reaIizure il
collegamento e, viceversa, un progettista di antennedovràprogettareun'anten:na con un
guadagno almeno pari a'quello che si desidera. avereÌn una certa direzione. '
Notiamo. che, ovviamente; guadagno e direttivitàson9~,dei numeri puri (~ensionaLi);
essendo dei numeri puritmparticclare rapporti:fra;PQ~,sipcssono anche.J:!lismarein
decibeL(d.B)~anzisi misuranosemprein,dB .. Nel nostro caso, per esempio perla@'ettiviti, si
~:'~~
....DdB .;:.-1 OLogD

e analogamente per il guadagno. È chiaro che· essendo l~ direttività, o il guadagno, un


pammetro ricavato dal campo irradiata, ed essendo il campo irradiato completamente deS<..'ritto
dall"altezza efficace, ci deve essere un legame fra. altezza. efficace, direttivitì, guadagno e
(essendoci al denominatore la potenza) resistenza di irradiazione o di ingresso dell·antenna.
Per cominciare andiamo a valutare qual è il legame fra direttività, altezza efficace e altre
grandezze che dovessero comparire. Abbiamo allora: .

Quindi noti due dei tre parametri D, 1111 e R UT, si può ricavare semplicemente il terzo.
Ovviamente nel caso del guadagno l'espressione è la stessa, salvo che al posto della resistenza
di irradiazione vi è la resistenza. di ingresso dell' antenna (che tiene conto sia cIeli' irradiazione
che delle eventuali perdite sull 'antenna). Quindi nel caso del guadagno avremo:

3 - 76

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
~1tlhJ2
G(e , <f') = R. 1-1
')..,,2
m

Queste relazioni ci sono estremamente comode perché, siccome per un. certo insieme di
antenne abbiamo trovato la resistenza di irradiazione e l'altezza efficace, ci permettono di
valutare ,il guadagno e la direttività di queste antenne. Notiamo, inoltre, che queste relazion.4
ovviamente, valgono per ogni direzione; quindi se siamo interessati alla direttività massima
dobbiamo particolarizzare la relativa espressione nella direzione in cui è massima l'altezza
efficace. Per un dipolo elementare, o anche per un'antenna corta, sappiamo che l'altezza
efficace ha un massimo nella direzione 8=1tJ2, e in modulo è pari a ~ o a e,
rispettivamente;
della resistenza di irradiazione sappiamo l'espressione che è, rispettivamente:

lll"
,
R. = _1t~ (~)2
3
_
À.
e

Quindi, sia per il dipolo elementare che per l'antenna corta., avreTIlo:

Dr e ="\ =
\. 21
çn1~: = ç" [Llzj' 2its3 J~~ = 23~ 15
R·lI1" K ').} - \~
2

ovvero per qualsiasi elemento radiante corto la direttività vale 1.5. Quindi il peggiore
radiatore, dal punto di vista della capacità dì concentare la radiazione, che è. iL dipolo
elementare, ha Uìla direttività di 1.5;··ciooQa densità di potenza nella direzione massima è
soltanto il 50%'!superiore a quella che ci sarebbe se il radiatore fosse isotropo: ·Nel·ècaso
delrantenna a mezz~olÌ.aa il modulo dell'altezza efficace nella direzione di massimo (anC6fà~~
8=7t;V è paria'A-ji" e quindi avremo: '- - ..

;:; 1.63

cioè si ha una direttività di poco supenore a quella del dipolo elementare. Quindi lo
sclùaccia.,.--nento del diagramma di radiazione! àd dipolo a mezz'onda, rispett..o al dipolo
elementare, c'è ma è molto liève~ si gu.adagno semplicemente un 10% circa, in tenTI:' LÌ di
direttività. Qu.:indi dal punto di vista della capaciti d.i concentrare l'i:rr...diazione, l'ame:ma a
mezz' onda non é che poi vada molto meglio del dipolo elementare; entrambi sono elementi
molto poco direttivi (irradiano quasi isotropamente). La differenza cruciale fra questi dUG' tipi
di antenna, c..~e abbiamo messo già in rJievo, è dal punto di vista dell'impedenza d'ingresso;
l'u..-ru ba un'impedenza d'ingresso molto reattiva (quindi difficilmente adatt..abile e con perdite
obruiche non trascurabile) e l'altra, viceversa, ha, un'impedenza d'ingresso che è puramente
reale (::::.75 12) ed. lm'alta efficienza.. Quindi la ragione per cui un'antenna, a mezz'onda è
preferita ad un dipolo corto non è perché concentra meglio l'irradiazione ma soltanto per il
fatto che irradia meglio, dal ptmto di vista della quantità di potenza che può irradiare e può
3- 77

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
essere adattata in modo molto più semplice. TI fatto che il guadagno sia così piccolo non è
casuale; infatti si dimostra (e questo è uno dei risultati più importanti della teoria delle
antenne in generale) che, se si esclude il caso delle famose antenne superdirettive (con una
banda strettissima e potenze re2ttive molto elevate), il massimo di direttività. che si può
ottenere è dell~Qrdine di grandezza del rapporto :fra la dimensione dell'antenna e la lunghezza
d'onda, nel caso delle antenne filifo~ oppure dell'ordine di grandezza. del rapporto fra il
quadrato delle dimensioni e il quadrato della hmghezza d'onda, se l'antenna riempie una.
superficie (come, ad esempio, un allineamento piano), invece che uno spazio. Quindi per poter
ottenere un'antenna molto direttiva bisog:na necessariamente avere un'antenna grande rispetto
alla lunghezza d~onda; ciò spiega anche perché sia più facile ottenere antenne direttive
aumentando la frequenza, Ìnvece che a frequenze basse. Quindi se sÌ vuole aumentare molto la
direttività o si fiumo delle antenne molto grandi, se non si può aumentare la. frequenza oltre
certi limiti, o bisogna cercare di andare il più possibile in alto in frequenza.

Questa è la ragione per cui i radiotelescopi o le antenne per telecomunicazioni spaziaIi sono delle dimensioni
delle decine o centinaia di metri di diametro, perché nel caso delle telecomWJ.icazioni spaziali è essenziale avere
un' antenna estremamente direttiva, altrimenti tutta la potenza si disperde nello spazio Ce non giunge nella
" direzione voluta). Come vedremo quando valuteremo il collegamento, ~'IDanO che la distanza awnenta. la
necessità di mantenere la stessa intensità sull' antenna ricevente implica aumentare
il guadagno Col quadrato
della distanza (come dedurre dall' espressione del guadagno); ciò significa dire che biscgnatàre dcl1e antenne
-,! . - sempre più grandi quanto più lontano si vuole arrivare in una. comunicazione via sate1lìre. Nd caso dei
rndiotelescopi si ba che il segnale è estremamcute debole e arriva da direzioni ben prefissa1l:, oppure si. deve
distinguere fra due sorgenti. molto vicine fra loro, e quindi .è necessario' avere un diagramma di direttività .
estremamente stretto.

QuÙldianchenel.casodiantennearbitrarie,:, in linea di principio, .nulla cambia;pUI".ché.si è .in


grado di caIèolare Taltezza efficace~ e quindi ,la. resistenza di irradiazione, si ,à.':in grado di
caratterizzare completamente ·il comportamento dell' antenna. ':"\::-:-" ,":.~,-,.~:;;.:'
Anche per quanto riguarda .l'antenna a spira, avendo anch' essa un.. diagramma di" radiaziOrié':-,l'~-
che va come il sin0- (ricordando l'espressione del campo), possiamo certamente affer:mare.çlle ,"
la direttività vale 1.5 (dato che essa dipende solo dal diagramma di radiazione). '.- ,.:
Per trovare i parametri della spira, ricordiamo l'espressione del campo elettrico di un elemento
di .:crrente magnetico: -
E
.Im& .
=-J--SIn
ee -jpr
'P 2Ì'vr

Ricordiamo poi che, quando abbiamo analizzato la spira di corrente, abbiamo visto che essa è
equivalente ad un dipolo magnetico, di momento magnetico:

U al = •u.IS

D'altra parte risulta anche che:


I m ~=J·<DU m

Quindi avremo:

E = (il
U
-Elsin8e - J·Ar
l"' = (il
~S.
--SIn
ee -J'Ar = - JID
r"
• jf.LIS. e -J·pr
--SUl e
'P 2".r 2Àr 2Àr
3- 7&

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Paragonando questa espressione del campG elettrico con l'espressione canonica, ai fini di
individuare l'altezza efficace, notiamo che essa è data da:

Quindi abbiamo ancora una dipélldenza del tipo sin8, solo che risulta essere un numero
immaginario puro, invece che reale, e ciò significa che il dipolo equivalente dovrebbe ess~e
alimentato da una corrente in quadratura rispetto a quello effettivo (cioè il campo risulta essere
sfasato di 1t/2 rispetto a quello del dipolo elementare) .. Quindi dato che l'espressione del
campo è la stessa si ha che la direttività, come abbiamo prima anticipato, è la stessa di un
dipolo elementare, cioè 1.5. Quindi anche la resistenza d'irradiazione avrà la stessa
espressione di quella di un dipolo elementare, solo che al p.osto dell'altezza del dipolo
elementare bisogna mettere iÌ modulo dell'altezza efficace della spira, nella direzione
mass:Ìm.a. cioè t'S. Quindi la resistenza di i:rradiazione della spira di corrente è data dalla
relazione:

che risulta essere, sostanzialmente, proporzionale a (S;;.}i, cioè la resistenza di irradiazione


vana col rapporto fra dimensioni deli' antenna e la lunghezza d' onda, eleva:tO:àu~~quarta
potenza; mentre, se ricordiamo l'espressione della resistenza di irradiazione di un dipolo
elem.en.tare, abbiamo una dipenden.zadalquadrato del rapporto fra dimensioni del dipolo e la
lunghezza d'onda. Ciò sigrrifica dire.i,che· a parità di corrente, e di dimensioni,un'an:tenna a
spira irradia,.,molto peggio di Wl dipolo' elementare; questo risultato è da. v~\.d:?:~: :con
attenzione perché,:pei:,.quanto possa a prima. vista. sembrare una. cosa semplice, l'afferma.Zip~e
"a parità dicvrr~~,.-inrea.ltà, gioca un ruolo molto. in.lportante. Infatti dire .~~ Parit4~çIi-~.
wrrente" sigrrifica dire che in qualche modo bisogna. riuscire a far entrare nelle due anterineJ:i
stessa corrente. Normalmente i generatori che si.hanno a. disposizione non sono geÌieraton di
cQrrente, ma S<Jno dei generatori di .tensione; quindi, in rea.Ità, alimentiamo la nostra antenna.
con un generatore di tensione, la cui impedenza interna è più vicina azero di quanto non sia
vicina ad. infinito l'impedenza interna di un generatore di corrente. Quindi, nella realtà., il
nostro generatore reale è più vicino ad un generatore di tensione che non sia un generatore di
corrente~ pertanto, .in rea1~ le due. antenne: dipolo elementare e antenna a spira, vanno
alimentate non in corrente ma in tensione .....\llorn per capire se effettivamente l'una va meglio
dell'altra bisoma vedere che cosa succede alle correnti: si vede subito. allora, che il
compormment; è esattamente il duale rispetto al caso di ant~e alimentate m' corrente. Infatti
l'impeden.za d'ingresso del dipolo elementare tende all'cO quruido (i) tende a zero, quindi va
all'infinito come l/CD (ov-vero a bassa frequenza. è puramente reattiva, ov-vero capacitiva);
dunque un dipolo elementare, a parità di tensione, ha una corrente che va a zero come CD. Nel
caso della spira., invece, a bassa frequenza l'impedenza. è puramente induttiva (impedenza di
l
!- una spira.) e quindi va a zero come Q; quindi la corrente va all'infinito. Ecco quindi che se,
invece di ragionare a parità di corrente, si ragiona a parità di tensione i ruoli si Ìnvertono
esattamente, perché per calcolare la potenza irradiata bisogna moltiplicate i vari term.in.i
a
d.ell 'espressione per l I! 2. Nel caso della spira di corrente la resistenza va a zero con la 4

3- 79

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
potenza di CD, ma la corrente va all'co come lfCi)' e quindi il quadrato va all'co come lfm2 ;
quindi la potenza irradiata, alimentando la spira con un generatore di tensione, va a zero come
(f/. Viceversa, nel caso del dipolo elementare, la resistenza va ~ zero col quadrato di CD ma
anche la corrente va a zero con la frequeoz.a, in particolare va-i;
zero con ID; in defutitiva la
potenza irradiata va a zero con la quarta potenza della frequenza. Come si vede i ruoli fra.
dipolo elementare e spira si sono esattamente invertiti:. rispetto al caso in. cm
essi so;():'::
alimentati in corrente. Quindi bisogna. fare attenzione rispetto a che cosa viene fatto' il
confronto Se si alimenta l'antenna con un generatore di corrente allora, non c'è dubbio che fra
le due l'antenna più efficiente è iI dipolo elementare~ ma se invece la alimentiamo con un
generatore di tensione, la più efficiente è, viceversa, la spira di corrente (ovvero il dipolo
magnetico). Se poi teniamo conto che, senza. sostanzialmente aumentare l'ingombro, la spira
di corrente la possiamo realizzare con N spire, realizzando un. avvolgimento (che possiamo
avvolgere su ferrite, il che ne aumenta il momento dipolare), in modo tale che l'altezza efficace
risulta essere moI~licata per N; quindi il campo diventa N volte più grande e qu:in.di la
potenza diventa N 2 volte maggiore, a parità di corrente. Ciò significa dire che in definitiva, se
si funno tutti i conti valutando le condizioni operative effettive di esercizio, l'antenna a spira
fi..n.isce con l'essere più efficiente dell'antenna. a dipolo.
":'t~ ~~'.;>,::.~

Questa è la ragione per cui a frequenze basse (alle onde medie giper'i~~nde corte) in tutte le radio portatili. '
all'interno di esse, vi è un'antenna a spira.. un avvolgimento realizziiiO-SiiYerrÌte. Un'antenna del genere è più
efficiente dell'antenna. a stilo che c'è fuori della radio. che funziona. benissimo in EvI quando diventa.
un' antenna a mezz' onda (considerata 1'immagine: rispetto al suolo); ,a frequenza, molto piu basse, alle quali
questa. antenna sarebbe cortissima., funziona molto megIio'l'antenna. a spira che c'èall'inremo della radio '

Con questo 'possiamo'ritenerec1!i~ildiscorso che riguardaiparametridell~:,~tennein.,-- ,


tra.smissione;cirestasoltanto-dtl:.:~considerare un fatto che, però, da un punt~ ~;,vista
app1icatiy~~.cr.tJCj~lè. Tutto ciò che abbiamo detto finora è valido per un'antennais.91~w.tnello
spazio libero. èi~...s§Ilo sicuramente delle condizioni in cui l'antenna la si può consiàèrare
isolata nello Sp~oiLper esempio nelle telecomunicazioni fra satelliti. con i satelliti,:;gg~"lo
spazio;oppure,;_~do, pur non essendo isolate, i diagrammi di direttività S<lnQ'così
concentrati che praticamente tutto il' campo va soltant<? nella direzione delle dne antenne, e
quindi anche se ci sono ostacoli nelle altre direzioni questi, praticamente, non vengono
investiti da un campo e quindi è come se non ci fossero.
Ad esempio, se consideriamo un'antenna trasmittente, il
cui diagramma di radiazione è quello, rappresentato in
figura, allora essendo l' ostacolo~il~up:ùnato solo dal
campo, piccoli<3simo, del lobo più :,estemo, anche la
riflessione del campo su di esso è trascurabile, e quindi ai
fmi di valutare il campo in CDrrispondenza dell'antenna
ricevente, praticamente è come se questo ostacolo non ci ~,. ~
tòsse. Se invece, per esempio, abbiamo un'antenna a ~./.r
dipolo disposta come in figura, in tal caso il campo va ostacolo
addirittura verso il suolo~ è chiaro allora che in presenza.
di situazioni di questo genere, se vogliamo calcolare
correttamente il campo, non possiamo supporre l'antenna
si trovi nello spazio libero. Osserviamo ora che c'è una
condizione operativa importantissima, in cui è sempre .
presente una discontinuità nelle caratteristiche del mezzo, /7777777777777777777777
3- 80

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ed è il caso in cui si irradia sulla Terra. Qualsiasi antenna sulla Terra si trova in presenza del
suolo, cioè si è .in presenza di una discontinuita. dovuta alle caratteristiche dell'aria (che è
praticamente il vuoto) e alle caratteristiche del suolo, dell'acqua, di quelle che sono le
caratteristiche oIografiche ed elettromagnetiche della zona in· cui è posizionata l'antenna.
(sopra un edificio, su un supporto, cioè in presenza di ostaco!i). In generale, quindi, se
mi! izziamo i risultati ottenuti per le antenne in spazio libero per prevedere il comportamento
de II ~antenn.a in presenza del suolo, otterremo delle previsioni totalmente errate; c'è bisogna
allora di tenere esplicitamente in conto della presenza del suolo. Si comprende che tener
esattamente in conto della presenza del suolo è un problema piuttosto complicato. Innanzitutto
perché il suolo è estremamente variabile, sia geometricamente sia nelle caratteristiche
elettromagnetiche; inoltre perché il problema elettromagnetico da risolvere, per vedere qual è
l"effetto della discontinuità del suolo nelle caratteristiche elettromagnetiche, è estremamente
complicato. Esistono però delle condizioni operative in cui si possono fare delle ragionevoli
approssimazi~ che rendono il problema molto più semplice. Una prima. approssimazione è
quella che pennette di trascurare le rugosità del suolo, in cui le scale di variazione del suolo
siano tali da poter essere trascurate. Ciò, ovviamente, accade quando le variazioni locali
(dovute, ad esempio~ alla presenza di Ull:edificio, di un monte ecc.) sono molto piccole
7

rispetto alla lunghezza d'onda. Più la lunghezza d'onda è piccola e più sono.trascurabilitali
variazioni, perché tutto .cÌÒ che è piccolo~ rispetto alla lunghezza d'onda non hainflIlenza
Quindi se, adesempio~ dobbiamo considerare il funzionamento di un'antenna a:frequenza
relativamente basse alla quale, ad esempio, corrispondono lunghezze d'onda delle ceri:tiruiia di
metri, allora tutte le variazioni che sono deli 'ordine delle decine di metri possOno 'essere
praticamente trascurate. Quindi si possono trascurare le variazioni olografiche e sUpporre" per
esempio,. che la Terra sia una sfera. Se poi si è mteressatia vedere che cosa accade all'interno
dell'orizzonte, cio&'suzone limitate della terra, possiamo adilirittura sostituire alla;Terra
sferica un Terra piatti! indefinita, quindi c{)nun piano di disc{)ntinuità. Con questii:dtastiCa
--'i-:'::~semplificazìone ci siamo ricondotti ad un problema canonico molto pi,ùsemplice, cioe Valutare
l'influenza sulle capacità di radiazione di un'antenna della presetizii di un semispazio
indeflr.lto e omogeneo (quindi si trascurano anche tutte variazioni dèllè'caratter1Stiche del
suùlo). Cio comunque non b~ dato me già questo problema dell'iririiliàzione in presenza di
un semispazio (che fu risolto da Sommerfeld, alla fine dell'ottocento) è tuttavia un'problema
piuttosto complicato, dal pW1to di vista analitico (trovare la soluzione del campo anche di un
dipDlo eIementare~ in presenza di un semispazio arbitrario con caratteriStiche arbitrarie, non è
un tàtto semplice). Fortunatamente, nelle applicazioni, si può tàre un ulteriore cruciale
semplìficazione, che;deriva da due considerazioni. Innanzitu.tto, salvo casi eccezionali, il sUolo
se .
è lL'Tllido, ha una certa quantità di umidità; il che significa dire che ha una conducibilità che,.
non è quella di un metallo e non quella del mare (che è di 1 S/m), è sempre di decImi e
centesimi di siemens per metro (si tratta sempre terreno umido o di acqua)~ dato che è
difficilissimo trovare tm suolo cosÌ arido che si vada al di sottodi tali valori di conducibilità.
Cio significa che, purché non siamo a frequenze troppo basse (ma nemmeno troppo alte
altrimenti l'olografia del suolo diventa importante), lo spessore di penetrazione risulta essere
molto piccolo, e quindi la nostra Terra si comporta
come un cDnduttore. La seconda condizione è che
nelle applicazioni effettive, con cui si ha a che fare,
abbLaIDO un'antenna trasmittente abbastanza vicina
aI suolo e un' antenna ricevente che si trova molto
distante da quella ricevente. Ciò significa dire che
il campo generato dall'antenna trasmittente (se
3 - &1

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
potessimo ragionare dal punto di vista ottico) se non ci fosse il suolo si propagherebbe
direttamente dalI' antenna trasmittente all'antenna ricevente; per effetto del suolo ci sarà una
riflessione, e quindi sull'antenna ricevente arriva anche·(oItre l'onda diretta) l'onda riflessa. Se
la distmza reciproca fra le antenne è grande rispetto alla 10rol1Itèzza su! suolo, allora l'angolo
di incidenza sul suolo è circa 90° (cioè si ha incidenza radente). Ricordando come varia il
coefficiente di riflessione al variare dell'angolo di incidenza, abbiamo che per IncideItza
radente il coefficiente di riflessione, in modulo, è sempre uguale ad 1, cioè lo stesso che si
avrebbe su un conduttore. Allora se mettiamo insieme le due osservazioni, cioè che
inn.anzrtutto i terreni sono ronduttori e inoltre sono tali anche ai fini dei campi che incidono
sul suolo (essendo le incidenze quasi radenti). Ma allora è ragjone'llole fare l'ulteriore
approssimazione eli sostituire al suolo piano, costituito da un materiale dielettrico conduttivo,
un suolo costituito da tm piano conduttore elettrico perfetto. In questo modo, probabilmente,
non otterremo un risultato molto preciso (andrà eventualmente raffinato) ma certamente il
primo effetto cruciale della presenza del suolo lo terremo in ronto, perché certamente non
potrà esserci una discontinuità più drastica di un conduttore elettrico perfetto. TI suolo reale si
comporterà in modo meno drastico di un conduttore; la riflessione sull'effettivo suolo sarà
certamente minore di quella che c'è sui conduttore elettrico perfetto, quindi al più corriamo il
riscltio di sopravvalutare l'effetto del suold=(ma non eli sottovalutarlo). Ecco quindi che siamo
pervenuti al problema di descrivere il cOfupòrtamento di un'antenna in presenza di un pianO·
conduttore elettrico perfetto, come prima 'sem.pfice trattazione dell'irradiazione di un antenna
in presenza del suolo, schematizzazione eventualmente migliorabile tenendo conto, se si
conoscono, delle proprietà effettive del.suolo.,

Se. ad esempio, sideve.studiare lapro~aazione in un ambiente urbano per la telefonia mobile, ovviamente. si
deve tener. conto in WR9P;cspliciro della prc:scnza di edifici, di gallerie. cd ostacoli più vari; -il che richiede
naturalmente uno ~olAolto accurato. -Fi: ,. - .i-:0,;i{-'i'~~
'-, " . " ~--

Lin;jf:andoci allo studio che ci interessa, consideriamo era un'antenna Che, invece di essere
iso~ate, si trovi in. presenza di un piano conduttore ,'. .~. ., ..,
eI~ttrico perfetto. Schematicamente indichiamo la . i .
nostra antenna con un dipolo, alimentata da un I
generatore di corrente; vediamo allora come
studiare iI comportamento in trasmissione di tale /7777777777777777777777
antenna. In Iin.ea di principio, come abbiamo visto conduttore elettrico perfetto
quando abbiamo impostato lo studio di un'antenna _ .., .
arbitraria, il problema cruciale è quello di determinare la distribuzione di cori~~,~.
sull'antenna, Per farecÌò. finora, abbiamo scritto l'equazione integrale in cui il potenziaI~
vettore lo abbiamo calcolato a partire dalla soluzione delle equazioni di M<L'rWell nello spazio
libero. Nel vostro caso, in linea di principio, quello che si dovrebbe fare è, Invece che
a
considerare l'estensione dei potenziali in spazio libero, oltre considerare le condizioni di
radiazione ali' cc, imporre che sul conduttore piano che le componenti tangenziali dei campi
elettrici si devono annullare. Quindi bisognerebbe risolvere Wl problema elettromagnetico in
cui, invece che avere soltanto da risolvere le equazioni di Maxwell, le condizioni di radiazione
all'co e le rondizioni sull'antenna, ci sono ulteriori condizioni al contorno da soddisfare sul
piano conduttore. Questo fatto comporta che, in generale. ci si deve aspettare che quando si va
a risolvere questo problema (ammesso che lo si sia risolto), a parità di corrente che si mette ~
ingresso all' ant~ la distribuzione di corrente sull'antenna cambierà, rispetto a quella che ~l
avrebbe sulla stessa antenna in assenza del suolo. Ovviamente, ci si deve aspettare che, m
3 - 8:2

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
generale, anche l'im:pede.nza d'ingresso cambia per effetto del suolo, dato che, a parità di
C()rrente, la differenza di potenziale sarà diversa (o, viceversa, a parità di differenza di
potenziale, in generale sarà la corrente che entra nell'antenna). Quindi senza dubbio ci
dobbiamo aspettare che l'effetto della perturbazione dovuta-- al suolo cambi l'impedenza
d'mgresso dell'antenna e anche, in linea . di principio, la forma della distribuzione di corrente·,
vediamo separatamente i due aspetti. E chiaro che, se c'è un suolo, ci dobbiamo aspettare che
l'effetto del cambiamento dell'Ìmpedenza d'ingresso ci sia e che possa essere anche molto
significatÌVo; infatt~ in realtà, per effetto del suolo sull'antenna, invece che esserci soltanto il
ì campo generato da essa, c'è anche il campo d.:iffu.sD, per così dire, dai suolo. TI che significa
dire che questa antenna risulta, per certi aspetti, funzionare in trasmissione nello spazio libero
e risulta essere immersa anche in un campo incidente dovuto alla riflessione sul suolo; è chiaro
allora che la tensione che si induce ai capi del gap non è soltanto dovuta ali 'imped.en.za.
dell'antenna. che c'era nello spazio libero, ma ci sarà anche un tensione (per cosi dire) indotta
dal campo riflesso sul suolo (e quindi se abbiamo bloccato la Cùrrente di alimentazione con un
generatore di corrente, cambia la tensione e quindi cambia anche l'impedenza). Per quello che
riguarda invece la distribuzione di corrente, è chiaro che, in linea di principio, anch' essa
cambi~ perché cambiano i campi (e quindi quella famosa equazione integrale da risolvere
cambia). Però ci ricordiamo che, per-lomeno nel caso di dipoli a mezz'onda o dipoli in
condizioni di nsonanià,la , . condjzione di fimzioruunento è una condizione di ri...sonan.za
,.-
della :C',
-" ,"

nostra struttura; cìoè-l'impedenza d'ingresso dell'antenna è puramente reale e abbiamo. una"


dist:ribuzione di corrente che corrisponde ad una risonanza sul filo di corrente. Ricordiamoche
quando abbiamo parlato della cavità risonanti che, quando siamo nell' mtomodi una
condizione di risonanza, la struttura dei campi è poco dipendente ~ ~ eccitazione.,rovvero, è
sostanzialmente quella del modo risonante.

>_Ricordiamo ·infatti che" quando abbiamo analizzato l'eccitazione delle cavità",in:iIinea di principio, per
descrivere il campo all'interno della cavità, bisogna~CQnside!are tutti gli infiniti modi possibili. Se però ci
quesp
mettiamo vicino ad una delle risonanze, in pratica.. di rutti" Plodi solo il modo risonante è effettivamente -
eccitato.

Quindi 5e bisogna valutare l'impedenza d'ingresso (equivalente di un modo nella cavità, dal
punto di vista della risonanza) allora bisogna calcolarla esattamente; ma se si è interessati
solt2nto alla forma dei campo, sappiamo già a priori che ess~ praticamente, rimane la stessa
di quella che si avrebbe alla risonanza, cioè in assenza del suolo. Quindi se non ci fosse il
suolo allora a"T8IUO un' antenna, eccit.ata da un generatore, che funzione in condizioni di
risonanza con ll..'1a cert..a distribuzione di corrente (di tipo slnusoidale, nel caso di antenne
isclate); l'effetto del suolo è che altre all'eccitazione c'è anche un altro campo incidente
dovuto alla riflessione sul suolo (cioè alle correnti che si sono indotte sul suolo), che quindi si
comporta come se ci fosse un ulteriore eccitazione. lVla se la condizione di funzionamento è
risonante, questa ulteriore eccitazione non modifica in modo sostanziale la distribuzione di
corrente. Risulta quindi ragionevole Ce questo fatto può essere verificato affrontando la
soluzione numerica del problema reale), a meno che l'antenna non sia vicinissima al suolo e
parallela ad esso (in modo tale che tende ad essere cortocircuitata. da esso), la distribuzione di
corrente slnusoidale era e sinusoidale resta, tanto più quanto più r antenna è snella (e ciò
significa quanto più è elevata la risonanza, dato che più n è elevato e più stretta è la curva di
r...sonanza). Questo fatto ci porta ali 'ultima della nostra serie di approssimazioni, cioè che per
studiare l'antenna. in presenza del suolo facciamo l'ipotesi che forma della distnbuzione di
corrente sia la stessa di quella che c'era nello spazio libero. A questo punto, allora, il

3- 83

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
·r

.c
problema diventa molto più semplice perché, a questo punto, possiamo supporre di conoscere
la distrIbuzione di corrente, e quindi possiamo non
più considerare un'antenna. (quindi non abbiamo più
un problema di valori al contorno) ma considerare . ---...;-
di avere una assegnata distnòUZÌone di corrente (D, di
cui sappiamo calcolare il campo nello spazio libero, e /777777777777777777
lo dobbiamo calcolare, viceversa questa. volta, -"in conduttore elettrico perfetto
presenza un conduttore elettrico perfetto (ma. sapendo,
a priori, il valore della corrente). Cioè ci siamoricondotti allo stesso punto in cui eravamo
arrivati nel caso delle antenne in spazio libero, cioè note le correnti bisogna calcolare il campo
irradiato, solo che questa volta. bisogna tener conto della presenza del piano conduttore. Per
fare ciò, a questo punto, si può ricorrere al teorema delle immagini. Esso afferma che ai fini
del calcolo del campo ai di sopra di un piano conduttore elettrico perfetto, si può sostituire alla

/7777777777777ZV'777777
conduttore elettri~ ~etto

,situazione e:ffettiva, costituitada.UD.a .certa distribuzione di corrente::" W sopraull. piano


. -réÒJidUttore;conuna,situazione equivalente in cui non vi è piùiI~fanQi'condntfàre"pur di
considerare oltre alla sorgente effettiva 'tìnii~f-sdrgente immagine speculannente disposta
rispetto a quella origjnaria, fatta in questo modo: '"",,,j~;:" .
~~. cc:"":'"

r -
i - ,."~
...•.
".:.,""

~~.'
A
..

., .....
I

in cui le component4 delle correnti, che sono parallele al conduttore elettrico perfetto,
neIl' immagine sono uguali ed opposte; le componenti che rono perpendicolari al conduttore
rimangono, nell'immagine, perpendicolari con lo stesso verso. Quindi le correnti elettriche
parallele al piano cambiano di segno mentre queUe ortogonali al piano rimangono inalterate.
DuaIrnente, le correnti magnetiche (se ci fossero anche correnti magnetiche) parallele
rimangono inalterate mentre quelle perpendicolari cambiano di segno. TI teorema delle
immagini afferma che, nel semispazio superiore, il campo nella situazione originaria e quello
prodotto, nello spazio libero, dalle sorgenti effettive più le sorgenti immagine, sono
coincidenti; quindi per calcolare il campo possiamo non tener conto del conduttore pur di
aggimIgere le sorgenti immagine, riconducendcci ad un problema in spazio libero.
3- &4

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Naturalmente l'equivalenza sta solo nel semispazio superiore; al di sotto le due situazioni
sono completamente diverse. Nella situazione reale il campo è ovviamente nullo, perché
stiamo in un conduttore, mentre nella situazione immagine il campo è lo speculare di quello
presente nel semispazio superiore. Andiamo a verificare- -cb.e questo teorema è valido.
dimostrandolo per un elementmo di corrente, dato che poi per l:in.earità. sarà valido sempre.

ì- /7777777/777777 . . . . . . . .<r>
e
~ ..
'-.")e'"
'·t··

_'.
::-:::-:p :-:::-:·~····ir····
• C?: ..... :.:: ... .. ' -'
.' ._
'0 ~_
9'
·t.::..·.J.s..
............ ,...... ~::-..~:-:P
............. ~
-:-::- -' .
..-:::-..... .
.-. -.-
_.-'i..
'.
~
le'

.,:--
Pe:r esempio, consideriamo il caso di Wl elementino di corrente parallelo e facciamo vedere che
effettivamente il campo prodotto nella situazione originaria d..'Ùl'eIementÌno di corrente è lo
~tesS() di quello che si ha nella situazione modificata (nel semispazio superiore). Nella
slÌill!.Zione origjnaria il campo deve soddisfare, nella zona. superiore, le equazioni di}.ilaxwe1l,
le condizioni di radiazjone all'infinito e la condizione che le componenti tangenti del campo
elettrico sul piano conduttore siano nulle; ciò, in base al teorema di unicità, determina.
un.ÌVocamente iI campo irradiato dall'elementmo di CDrrente in presenza del piano conduttore.
Nella situazione modificata consideriamo il campo dovuto, nello spazio libero, o

dail'elementmo di corrente e dalla sua im:mag:ine; questo campo, o-vviamente, soddisfa le


equazioni di :MaxweIl in tutto lo spazio,. in particolare nel semispazio superiore (perché, per
def"mizione, è iIcampodovutoalla sorgente pjùol~fsua immagine). Nel semispazio supenorele
sorgenti. so.no le stesse~ .-e-'.qtrindi .le. equazioni sono esattamente -le stesse di .quelle deIlà"--"·_· ." ~
situazione originaria (stesse equazioni di Maxvilell e stesse sorgenti), quindi le equazioni di
o~fa."'{Well sono soddisfatte; le· condizioni .di radiazione all~oo sono soddi.sfii:tteperché o~
singolarmente. i due campi le soddisfano Ce quindi anche la loro somma le soddisfa). Vediamo' <

le condizioni al contorno; consideriamo il punto P del contorno e consideriamone le due


congiungenti con le sorgenti. Ricordiamo che il campo elettrico di un dipolo elementare ha, in.
generale, due componenti, quel1a radiale e quella perpendicolare, lunga Ìe. Considerando le
due componenti radiali~ ricordiamo che la comp0D:ente va con il coseno dell' angolo e, e quindi
la CDmponente radiale del dipolo originario è dirt?ha hmgo lr ed. ha tm valore proporzionale al
coseno dell'angolo e. La componente radiale ·dovuta alla sorgente immagine è diretta. nella
direzione Ìr " ed è proporzionale al coseno dell'angolo e', che ne determina il segno~ infatti
ricordiamo che bisogna sempre consideru.re l'angolo fra la direzione di propagazione e l'asse
dell'antenna. Essendo, allora, et e e angoli supplementari, i loro coseni sono opposti, e ciò tà
si che la componente radiale della sorgente imm~crine sia diretto lungo - Ìr " La somma delle
due componenti è quindi perpendicolare al piano, perché le due componenti tangenziali si
elidono; quindi le componenti radiali dei campi generati dalle due sorgenti soddisfano
o,, effettivamente le condizioni al contorno. Andiamo ora a vedere le componenti hmgo 8; quella
.J relativa alla sorgente originaria è diretta lungo ie ed è proporzionale al 5inB. La componente
reLativa alIa sorgente ~crJne è diretta lungo ie ed è proporzionale al sinB'; ma il seno degli
f

angoli supplementari è uguale, quindi questa volta i versi dei campi sono proprio quelli
disegnati in figura. Ancora tma volta la somma di questi due contributi è perpendicolare al
3 - 85

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
piano, dato che le componenti dei campi tangenti al piano si elidono a vicenda. Ma allora,
siccome quanto visto si verifica in. ogni punto e per ogni elemento di corrente, ciò si verifica
anche su tutto il piano e per una qualunque soÌtTapposmone di elementi. Quindi il campo
generato dalla sorgente ori~ in presenza del piano, e. q~llo generato dalla sorgente
orig.tnaria più la sorgente immagine, nello spazio libero, soddisfano le equazioni di Maxwell,
soddisfano le condizioni di radiazione ali' infinito, soddisfano le condizioni al contorno. e
quindi, per il teorema di unicità, i due campi devono coincidere, nel semi.spazio superiore. -Si
intuisce allora che grazie a questo teorema, e accettando la schematizzazione del suolo come
un condlIttore elettrico perfetto, si riconduce il problema dell' effetto del suolo ad un problem:J.
(che ormai sappiamo trattare) di irradiazione in spazio libero. Dunque ogni volta. che avremo
un' antenna. in presenza del suolo

..
~
. *,
I t ........................::... ~. ·H~
. . l ~ ~
. . l'
.. ... . .. ......... . . .. . . . . -........................................ .
/7777777777777777777777
.. .. ." conduttore elettrico perfetto ~. : ,J ...

:...,
.
".<'
~ ,.,--
0, .••
..
• ... " ... ..ll .... ,

... ......_....
. . "-
;,-
.", ~

ad esempio, un'antennaa.mezz'oruJa aIimentata,~:l:ID generatore di corrente, per,~e. il


campo ,irradiato da questa antenna, bisognerà ,eHmjnare il suolo, considernre~rimmagine
speculare di questaan~·.(in cui, in questo caso, il verso della corrente nqIl varia) e.:. .;-~_"-~,:_
bisognerà semplicementesovrapporre i campi. Spesso, per i soliti motivi, si è interessati al
campo a grande distanza rispetto aLsistema; in questo caso però per "grande distanza11 si~_,.
intende una distanza paragonata non più alla. dimensione della. singola. antenna, ma quella del·" -
sistema complesswo costituito dall'antenna più la sua immagine.. Quindi si è a grande
distanza purché si è a grande distanza dall'insieme delle due antenne, non basta esserlo
rispetto alla singola antenna.

Questo. naturalmente. può fare una grande differenza se si pensi. ad esempio. ad un'antenna che irradia in
presenza dei suolo, posta su una montagna,. ad esempio a2'0 3 km di altezza. Se si vuole stare a grande
distan.za da rispetto a questo sistema e alla sua immagine,..bisogna mettersi a grande distanza non risp:ttO alla
dimensione dell'antenna., che magari è di 50 o lO metri, ma'rispetto al chilometro ~ che è la dista.nz.a.
ddl' antenna dal suolo (perché quello che conta è 1'intero sistema radiante antenna + inunagine).

Qujndi se non ci mettessimo a grande distan..za cl1.II' intero sistem..1. potremmo essere già certi
che il campo non sarà del tipo che abbiamo visto fmora; nell'esempio fatto, se ci mettessimo a
grande distanza dall'antenna originaria dovremmo considerare separatamente i campi dovuti
alle singole antenne, di cui quello relativo all'antenna originaria. possiamo esprimerlo con
l'approssimazione di grande distanza (perché rispetto a questa antenna lo siamo), mentre il
campo relativo all 'antenna i:mn:lae.o-:ine avrà un'altra direzione. La somma. dei due campi non
sarà. allora né perpendicolare alla direzioni della congiungente fra l'antenna originaria e il
ptm.to di osservazione né perpendicolare a quella della congiungente fra l'antenna Ìr!'~a.gin.e
e il punto di osservazione. Ma la rosa. più importante è che il campo dovuto adogm srngola.
3 - &6

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
antenna sarà localmente un'onda piana (onde localmente piane, dirette però in direzioni
diverse) ma la somma dei due campi non è più un~onda piana, perché la somma di due onde
piane che non vanno nella stessa direzione non è pru un' onda .
piana. Invece se siamo' a grande distanza rispetto ali' intero • --··i .•X....... .'
siste:ma, cioè possiamo considerare paralleli queste direzioni
(approssimazione di raggi paralleli), allora avremo due onde
p iane, la cui direzione è la stessa, e quindi anche la somma
.' .' X.......
..
•• .. . r.'-...:.:, .; _ •
_-~

delle due sarà Wl' onda piana, come deve essere perche a
grande distan.za, locaImente, tutti i cmnpi devono essere delle .. o"

onde piane. .'


."

I ..Andiamo ora ad analizzare il comportamento di un'antenna in rice=iOtw. Come fatto per le


antenna in trasmissione, che sono state cara:tterizzate mediante dei parametri come: un vettore
complesso detto altezza efficace in trasmissione delrantenna oppure mediante una. singola
funzione scalare che è la funzione di direttivi~ anche in ricezione vogliamo procedere nello
stesso modo. Cioè vogliamo definire dei parametri <;he ci consentano di valutare in maniera
sintetica il compertamento di un'antenna quando ;q~sta riceve. Come vedremo, in realtà, le
proprietà in trasmissione e in ricezione sono str~r~ente connesse :fra di loroo Vediamo,
ìnn.anzjtutto, di capire qual è il principio di funzionamento· di un'antenna in ricezione.
Rrtenamoci ad tm..'1 sÌ'tUll2Ìone canonica. considerando; per semplicità., un'antenna filjfo:r:me{m..'1.
il ragiolli1IUento che faremo è del tutto generale
e si applica a qualsiasi tipo di antenna) e
supponiamo che nella regione di spazio dove è
presente l'antenna sia presente ~ certo campo
incidente E, campo che ci s~e.bbe in assenza
dell' ant~; Supponendo la struttura metallica --
si ha .::he,mqualche modo, si modifica la realtà
dei camp.<? _ incidente, che non può rimanere
inalterato; infatti se ci fosse il solo campo
incidente (SL'PPoniamo che sia un'onda piana)
ci sarebbe . un certo cmnpo in tutti i pt.mti dello
spazio .. Quindi nel punto in cui avremmo
l'antenna ci sarà cerramente l.m campo diverso
da zero; se, invece, intalepunto~ettiamo una
struttura metallica, deve senz'altro verificarsi
che all'interno del cilindro metallico (che
costituisce l'antenna) il campo elettrico totale
sia nullo, così come deve essere pari a zero la
componente tan~ale del campo elettrico - .
sulla struttura. N~ deriva che in virtù della presenz:l di un oggetto, che nel caso particobIe è
th"1'antenna, il campo incidente risulta modificato e quindi il campo totale sarà pari alla somma
del campo incidente piu un CDntributo, che possiamo chiamare campo d.iffi:atto Ed. cioè:

3- &7

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
talè che la somma di questi due campi dia complessivamente un campo totale nullo in.
corrispondenza. della struttura. metallica. Tentiamo di capire più nel dettaglio che cosa succede,
per es<nn.pÌO, nel cilindro metallico superiore.
Dentro questo cilindro deve esserci un -... .. _;...
campo elettromagnetico complessivamente
nullo. All'esterno di esso, per esempio
sulla superficie laterale. della struttura, sÌ ha R.;::O
un campo magnetico tangente diverso da (cmnpo tlmga:rte)
zero (se anche questo fosse zero il campo
complessivo sarebbe nullo in tutto lo
spazio). Allora in tale struttura, fra
l'interno e l'esterno, c'è una discontinuità
del campo magnetico tangente; questa
discontinuità può sussistere se e solo se ci sono delle correnti superficiali che circolano sulla
superficie della struttura. Quindi succede che il campo incide sulla stru:ttu:ra. e affinché si
annulli il campo elettromagnetico al suo interno si innescano delle correnti superficiali che,
tutto sommato, possono essere ritenute la causa di ~l campo diffratto che compensa il
campo incidente e ci permette di soddisfare le co~dizi.q~ al contorno; quindi su questa.
struttura sono presenti delle correnti. A questo punto' :suPP0niamo che questa struttura sia.
connessa ad una linea di trasmissione dato che, tutto·'" :;::e/ .
sommato, vogliamo trasmettere delle onde
elettromagnetiche e quindi a valle cielI' antenna e
dopo, eventualmente, una certa.1.inea di trasmissione
ci sarà un carico, che è l'oggetto finale del gap
trasferimento .dell' energia elett;r.omagnetica. Ma
allora se ci sono delle correnti checrrcolano sui rami
d.eli 'antenna significa che c'è tma corrente in
corrispondenza. del· gap, e quindi si innescheranno
nella struttura., che serve a connettere l'antenna aI O<<J..
carico, delle onde di tensione e di corrente. Questo è il fenomeno crunplessivò attraverso il
quale funzionano le antenne in ricezione; c'è un'onda incidente, si innescano delle correnti
sull' antenna ricevente e, se questa è connessa ad tImi. èerta linea, la presenza di queste correnti
implica che ci saranno delle correnti e delle tensioni diverse da zero anche su questa linea. il
problema che adesso ci si pone è quello di sistematizzare tutti questi risultat~ fornendo delle
formule quantitative che ci permettario di sapere, noto il campo Incidente, qual è la potenza.
consegnata al carico. Per fare ciò, conviene schematizzare questa struttura mediante il teorema
di Théverun. Supponiamo, in questa ·struttura di metterei ad una certa distanza o dal gap, e
supponiamo che questa distanza sia molto minore della lunghezza d'onda (0«)...); inoltre
supponiamo che la linea (che in questo caso è una linea vera e. propria, in altri casi può essere
una guida d'onda, ecc.) ovvero la stru!tUra guidante alla quale è connessa l'antenna si
propaghi soltanto il modo fondamentale (cioè la struttura sia progettata in modo tale che ci sia
il solo modo fondamentale). La seconda. ipotesi ci pennette di arrivare ad una
schematizzazione semplice dell'antenna. in ricezione, da un punto di vista circuita.le~ se ci sono
pin modi avremo bisogno di molte linee equivalenti per schematizzare questa situazione. Se
dimensioniamo opportunamente la linea in modo che ci sia il solo modo fondamentale
possiamo, sperabilmente, analizzare questa struttura merendoci ad lm singolo circuito
equivalente. Però solo questa ipotesi non basta perché in presenza di discontinuità, nel nostro
caso in corrispondenza delfinterconnessione della linea all'antenna, sappiamo che si eccitano
3- 8&

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-- \

tutti i modi superiori (affmché siano soddisfatte le condizioni al contorno). Se però ci poniamo
ad. una certa. distanza (seppur piCCDla) dalla zona di interconnessione, allora possiamo sperare
di scbematizz.are la nostra struttura con 1m. singolo circuito equivalente (perché c'è 1m. solo
modo che si propaga all'interno della struttura). il fatto che tiebba risultare ò«À. è dovuto al
fatto che tale condizione ci può garantire comunque l'attenuazione dei modi superiori. ma ci
dice anche che la tensione che c'è ai capi del gap è praticamente la stessa di quella che si
m.isu:ra. alla sezione corrispondente ai morsetti B e B', dato che, come sappiamo, su distanze
molto piccole rispeno alla lunghezza d'onda valgono sostanzialmente le leggi
dell'Elettrotecnica. Allora., a questo punto, definiamo morsetti di ingresso o meglio morsetti di
uscita della nostra antenna, visto che siamo in ricezione, proprio i morsetti B e B', e
applichiamo il teorema di Thévenin. Esso ci dice che pur di avere una rete lineare, tutto ciò
che sta a monte di certi morsetti (che nel nostro
caso sono proprio B e Br) può essere
schematizzato mediante un generatore equivalente
di tensione con:in. serie una impedenza equivalente ~~T"e
(impedenza equivalente del generatore). Quello che
quindi viene richiesto da questo teorema è che la
rete ai cui morsetti si applica il teorema sia una.
rete lineare (mrvero che valgano delleleggi lineari).
Nel nostro caso allora possiamo:"''schematizzare
tutto ciò che sta a monte dei mOrSetti B e B' con un
unico blocco, e Inoltre le equazioni di Maxwell
sono delle equazioni lineari; pertanto possiamo utilizzare il teorema di Thévenin e quindi
studiare, con un semplice circuito equivalente, la 2
nostra'striìttUra. il circuito equivalente che viene '."
fuori è costituito dal generatore equivalente di
Thév~ dalla impedenza equivalente di V~· \.
...__ .... Thévenin, dal tratto di linea residuo ed infine c'è il
,
carico. A. questo punto però bisogna andare a
valutare quanto valgono la Vec,. (ovvero la tensione
a 'vuoto) e la Zeq del clrcuitò. di Thévenin; fatto
questo sapremo valut..are la potenza consegnata al
carico 4, Inizimno col valutare l'impedenza
equivalente z"q; abbiamo la nostra antenna e
ricordiamo che nel teDrema di Thévenin, per
valutare l'impedenza equivalente, si spengono i
generatori (cortocrrcuitnndo i generatori tensione e
aprendo quelli di corrente) e. si va a valutare
l'impedenza che si vede ai morsetti, dopo aver
staccato il carico. Nel nostro caso "spegnere i
generatori" significa che scompare il campo
incidente, che è il nostro generatore; allora si ha
l- che l'impOOenza che si vede ai morsetti
i
dell' antenna., per definizione, è proprio . . .
l'impedenza d'ingresso dell'antenna.. Quindi la Z:q del crrcuito equivaknte m nceZlone
dell'antenna non è altro che la ZIfu impedenza d'ingresso de li , antenna. Andiamo ora a valutar.e
l'altro parametro che ci interessa, e cioe la tensione equivalente V~q' In questo caso il
3 - 39

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
generatore c'è, cioè il campo incidente sull' antenna è presente; non bisogna far altro che
valutare la tensione che si misura ai morsetti B e '
B', quando essi sono apert4 cioè la tensione a - - t- l
vuoto V o ai capi dell'antenna (cioè quando • -- ~ I

,. ., IT
quest'antenna non è chiusa su nessun carico). Per I
valutare quanto vale. questa tensio~e P?~siamo, Lçi. I
ancora una vol+-:t ncorrere alla linearrtà delle r~ V. (t
yo ~CI""e. ò-~
equazioni di ,MaxwelL Abbiamo una. situazione in. ;I ~::
l '(\lO~
cui abbiamo una causa forzante, che è il campo '\
incidente, che possiamo vedere (in. tm certo senso) I
come I> ingresso deI nostro sistema antenna; in \
uscita abbiamo una quantità che è la tensione a. - __ J
vuoto dell'antenna, che possiamo vedere come
uscita del nostro sistema. Inoltre il nostro sistema è
un sistema lineare perché tali sono le equazioni di
!vfa.'{Well; quindi sÌ intuisce che debba esserci, in qualche modo, una relazione proporzionalità.
:fra V ù ed ~11 cioè: . ..,

anche se poi bisogna vedere preciSaInente qual è la relazione di proporzionalità fra lo scalare
Va ed il vettore ~; infatti Vo, alla. fine, deve essere un singolo numero. che quantifica. la.
tensione a v-uoto, mentre 11 è un vettore .. Inoltre biscgna anche meglio specificare. chi sia E,
perché in figura abbiamo disegnato !tm'ondapiana che .incidesuIIanostra struttura, ,e abbiamo
, : considerato anChe un caso piuttosto semplice in cui ilcam.po elettrico incide in maniera
paraIlela.~FflD-tenna: Inlinea di principio,. però~ potremmo avere lII1 '~;.Z
campo 'che" incide sulla nostra antenna, che varia con la coordinataz,
ad esempio rapidamente oscillante (o fatto in maniera stiana):~e, in
qualche modo, sia difficile da definire. Allora se volessimo· trovare
una formula che riguardi Va ed Eici sarebbe un'ambiguità@:!. :valore
di campo da andare a considerare (una difficoltà di de:finiie quale sia
il campo elettrico da considerare). Una maniera per liberarsi di questa
difficoltà è- -quella. di supporre che il campo incidente sia un'onda
~ localmente piana, ovvero che sia ben approssimabile con un'onda
piana. Si intuisce allora che, in questo caso, il campo mcidente risulta essere ben specificato in
tutti i punti della struttura; infatti se, ad esempio,
consideriarÌto che l'onda piana incida proprio
ortogonaImente all'antenna (come disegnato in
figura). In questo caso, in ogni punto dell'antenna
conosciamo esattamente quanto vale il campo
incidente sia in modulo che in fase (in particolare
nei caso in esame avrà, nella regione di spazio in
cui vi è la nostra antenna filifonne, sia un modulo
che una fase costanti); quindi non c'è ambiguità
nel defmire il campo elettrico.

3- 90

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
La stessa cosa avviene se l'incidenza dell'onda piana è un'incidenza obliqua; infatti per
mt'onda piana (e, come abbiamo detto, nel nostro caso un'onda localmente piana può essere
approssimata come un' onda piana) abbiamo che sulla struttura il modulo del campo elettrico
rimane sempre costante, e quindi il modulo di &i è perfe~te individuato. Al più può
variare la fase, che varierà linearmente dato che l'onda. piana è tale che rispetto a z c'è un
andamento del tipo e-jk:, z; però se conosciamo la direzione da cui proviene ronda piana (cioè
1- sostanzialmente conosciamo 6) e il vettore di propagazione, conosciamo anche come è fatta la
fase del campo. In definitiva, allora, purché l'onda incidente si~ un'onda localmente p~ il
campo incidente è univocamente individuato, in primo luogo, dal farto di essere un' onda piana
e dalla direzione d'incidenza, da cui dipenderà la fase del campo che, in qualche modo,
influirà sull'uscita (la tensione a vuoto) del nostro sistema. Possiamo a1lo~ a questo punto,
definire una relazione di proporzionaIità fra il campo Incidente e la tensione a vuoto definendo
un vettore, che chiamiamo altezza ejJicace in n'cezione dell'ant~ lb che è tale che risulti:

-r ·E·
Va =h -1

Quindi questl,-.re132ione è una relazione lineare fra ingresso (campo) e uscita (tensione a
vuoto). trasforrna.(così come deve essere) un vettore in uno scalare e, se il campo incidente è
un'onda pi~,b~conoscere la direzione d'incidenza per determ.in.are mUvocamente il
campo e quindi la tensione a woto. Evidentemente l'uscita V o= VoCB,cp) è funzione della
direzione di incidenza; visto che la tensione a vuoto, alla fine per comod~ dovrà coIllunque
essere un numero,.questa dipendenza da 6 e qJ, in realtà, sarà una dipendenza di,~",,:,Quin.di
l'altezza efficace in ricezione è quel vettore, funzione della direzione d'incidenza., tale che
moitipIicato scalarmente per il campo incidente fornisce la tensione a. vuoto; ciò vakper un
qualsiasi sistema. di antenna. Qujndi abbiamo anche visto qUal è la dipendenza dell'altezza
efficace in ricezione, che dipende dalle coordinate angolari; Be cp, ma certamente non d ..~ende
dalla coordina!a radiale; un'altra do:n1a:D.da- dafarsÌ è quante componenti awàquesto vettore h...
Abbiamo detto che il campo incidente &i' è un'onda piana e quindi ha componenti solo
ortogonalmente alla Wrezione di propagazionè;' se quindi scegliamo un sistema di coordinate
sferiche come quello indicato in figura, cioè centrato sull'antenna, il campo .incidente (essendo
un'onda piana perpendicolarea11a direzione ~ che è poi la. direzione radiale) ha solamente le
componenti lungo e e lungo cp, non ha quindi componenti radiali Si intuisce allora che
l'altezza efficace :in ricezione, che in linea di pr.l1cipio potrebbe avere sia una componente
lungo CI. sia una lungo tp e sia una 1IDlgo r, visto che ne dobbiamo fare il prodotto scalare con
il campo incidente, potrà avere in realtà soltanto due componenti, quella lungo CI e quella
hmgo ,:p (essendo del tutto inessenziale l'eventuale presenza. di una componente radiale che poi
darebbe comunque contributo nullo ai prodotto scalare con il èampo). In definitiv~ allora,
i'altezza efficace è quel vettore complesso, nmzione della direzione di mcidenza, mie che la
tensione a vuoto ai capi dell'antenna è pari al prodotto scalare fra il campo incidente e
l'altezza efficace in ricezione. Questa è la relazione che defmisce integralmente l'altezza
effica.ce e si può utilizzare il concetto di altezza efficace in ricezione se e solo se il campo
incidente è ben :individua.to, ovvero se esso è un'onci.'t localmente piana. Quindi i termini del
problema sÌ sono spostati dal dover vaiutare la tensione a vuoto al dover valutare l'altezza
efficace de Il 'antenna in ricezione. Questa è facilmente conoscibile, essenzialmente, in base a
degli argomenti di reciprocità; si può infatti dimostrare (e lo faremo in seguito) che l'altezza.
efficace in ricezione è esattamente l100uaIe all 'altezza efficace in trasmissione. Ci si rende conto
allora della potenza del risultato cui siamo arrivati, dato che in questo modo siamo in grado di
3- 91

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
analizzare qualsiasi antenna, di cui conosciamo l'altezza efficace in trasmissione (o in
ricezione), ed essere in grado di valutare quant'è la potenza che riceve, che cosa succede se la
connettiamo ad un carico, qual è la potenza consegnata a questo carico e così via. Prima, però,
di dimostrare quest'uguaglianza fra altezza efficace in ricezione e altezza efficace in
trasmissione, è utile fare un esempio. Consideriamo che cosa succede per un. dipolo elementare
che fùnzioni in ricezione. Come sappiamo un dipolo

~
elementare è (m qualche modo) un'astrazione, nel
senso che, quando si analizzano le antenne in
trasmissione, il calcolo del campo irradiato da un
I l:·L
~ ,.9,.-T:'
........ :~ . ' t'
"'( t

:: :
i ,

dipolo elementare serve semplicemente come


~one elementare" per calcolare (mediante
sovrapposizione dei contributi dei singoli elementini I " ,

di corrente) i campi irradiati da un qualsiasi sistema


di antenne. Se si vuole realizzare effettivamente un . tensioni
uguali
dipolo elementare, bisogna costruire una struttura
che sia, ovviamente, piccola rispetto alla hmghezza
d'onda e in cui sia verificata un' altra proprie~ cioè che la distribuzione di corrente su questa
struttura~sia costante. Osserviamo allora che nella struttura. ideale la corrente si annulla
necessariamente alle estremità e quindi non potremo praticamente realizzare, cosÌ come stanno
le cose, un dipolo elem.eIlUU"e. Quello che si fa nella pratica per·.ovviare a questo inconveniente
è mettere in. corrispondenza delle estrem:i:tà dell' antenna dei piatti metallici (o delle sfere) che
consentano di accumulare carica, edavereÌn.taIi punti una corren.tediversa da zero; otteniamo
allora la struttura rappresentata in figura. Ci si rende conto, allora, che se abbiamo ìm campo
che Ìncide sulla nostra strtrttara, sia per come questo è fatto rispetto alla struttura sia ,perché .1a
struttura è piccola, supponiamo di poter confonderei! campo totale con il campo,incidente,
Tale struttura, in qualche modo, .ricorda un condensatore,.-per cui possiamo Ìpotizzareche ci
siano delle linee di campo, come rappresentato in figura; dunque essend.otutta la struttura
molto piccola rispetto alla hmghezza d'ònda si ha differenze di potenziale nei vari pìmti della
struttura(indi~e in figura con le frecce tratteggiate) sono le stesse. SDstanzialmente, quindi,
possiamo applicare, in questo caso, dei concetti statici (essendo la struttura piccola rispetto
alla lunghezza d'onda), tant'è vero che su intervalli piccolissimi la corrente rimane costante.
Per un campo costante, come nel nostro caso un'onda piana, la differenza di potenziale che
esiste :fra i due piatti, nei ca.so di Incidenza normale, è data da:

dove 2.z è la dimensione totale della struttura. Nel caso generale di incidenza obliqua in cui
ancora il campo incidente- e l'asse dell'antenna sono complanari, ma la direzione d'incidenza
forma un angolo e con l'asse dell' antenna. In questo caso, per deflnire la tensione a vuoto,
bisogna fare l'integrale:
t:.z
Va = -SE. ,I dz = -E· Az sm0
-1 Z 1,.·

o !~!

ovvero l'integrale di linea, esteso alla lunghezza del diJ?Olo, del prodotto scalare fra il camp~
elettrico e il versore lz parallelo all'asse ciell' antenna. E evidente, da questo integrale, che SI
ottiene esattamente quella grandezza che è l'altezza efficace in trasmissione di un dipolo
3- 92

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
elementare (che in seguito dimostreremo essere uguale a quella in ricezione). Abbiamo allora
che tale relazione la si può scrivere come:

V o = -E1- . -r
h • -.;'

dove h.. non è altro che: 11: =6.z smB Ìe ~ dove e è t'angolo rispetto all'asse del dipolo. Questo è
quindi una prima. conferma che~ perlomeno nel caso del dipolo elementare, il comportamento
del dipolo in trasmissione è esattamente lo stesso di quelIo in ricezione (quindi se in
trasmissione viene privilegiata tma certa direzione, la stessa cosa succede in ricezione, e tutto
quanto ne consegue). Poniamoci ora il problema di come dobbiamo scegliere, noto un certo
campo incidente, l'antenna e il carico in maniera tale da. massimizzare la potenza consegnata
al carico~ in altri tennini, supponendo che in una certa. regione dello spazio ci sia un certo
campo incidente, ci poniamo il problema di come bisogna scegliere l'antenna e come bisogna
dÌmensioruu-e il circuito in ricezione in modo tale da catturure la maggiore energia possibile. A
tale scopo consideriamo un circuito molto
semplificato in cui abbiamo sostituito al tratto di
. linea chiuso suI carico l'impedenza Z' c: che si vede a
J'-' ;:-.~ valle dei morsetti B e B', avente in. generale sia una
. ..'. parte reale che una parte immag:iruuja:
E.• \.--r-
-I.
l

La potenza attiva consegnata al canee Z'e la


possiamo scrivere come:

-' .,-..;.:;: -:, -~ --,; .'>

dove r è la corrente che fluisce nel circuito, ed è data da:


, 1'"1
iIE.·h l -
ITi- = . - 1 - t i
'"I

r"l 'z Z',·2


l in + cl
.'\llora si vede che al fine di massimizzare la ootenza P, dobbiamo rendere massima la V o e
inoitre dobbiamo rendere il restante fattore il più grande possibile. Vediamo allora quando è
massimo il termine !E ,
i 'l!r r~ ovvero il pròdotto scalare: E i . hr , dove ~ è fissato e !1- è

rappresentativo dell'antenna; quindi se individuiamo quan40 questo prodotto s.:alare è


m.assi. . no potremo ricavare quanto deve valere lb-, e quindi avere qualche indizio su quale tipo
di antenna conviene utilizzare per mtercett.1Ie bene il campo incidente. Osserviamo che il
prodotto scalare:
E· ·h
- 1 -r

è un prodotto scalare non hennìtiano che, in un sistema di riferimento sferico, è dato da:

3- 93

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Invece un prodotto scalare hermitiano è del tipo: --~

<Ei,!!:>=Eiah;a+Ei<;lh;<;l .
. ·-~··i

cioè rappresenta il prodotto scalare di un termine per il coni~aato dell' altro; quindi a meno di
casi particolari (per esempio, quando l'altezza efficace è .reale) questi due prodotti scalari sono
diversi fra loro. Possiamo però scrivere il prodotto scalare non hennitiano (che a noi interessa)
in termini di quello hermitiano nel seguente modo:

Come sappiamo per un prodotto scalare hermitiamo vale la disuguaglianza di Schwarz la.
quale ci dice che:

.. ;~:

'~~Nel'nostro caso essendo i vettori a due componenti, la norma del vé~éiè"coincide con il suo
modulo, e quindi avremo: -. ':::",' ':i>
I l'ihri'
- I I I I =Ei
Ij<Ei,hr>IS!Eilihr -I
da ciò si deduce che:

~
....
--. _ . . :_,
',,' \' .. -.:'
.:0....
~..
-. .-:....

La disuguaglianza di Schwarz ci dice che l'uguaglianza in senso stretto sussiste quando i due
vettori, nel prodotto scalare hermitiano, sono proporzionali, ovvero quando:

Questa proporzionalità del campo con il complesso coni~c-ato


del vettore ~ molto spesso non
gioco Wl ruolo detennmaTJte nel caso deI1e antenne con cui comunemente si ha a che fare
perché, per esempio per Wl dipolo elementare, avremo un'altezza efficace reale (quindi, tutto
sommato, in questo caso la distinzione fra prodotto hermitiano e non hermitiano è del tutto
tònnale). È utile però sottolineare che la condizione che, in generale, consente di massimizzare
il prodotto .scalare è quella che abbiamo scritto, che viene detta condizione di adattamen.to in
polarizza=ione, cioè significa che l'altezza efficace in ricezione ha una polarizzazione tale,
o'V'Vero ha delle componenti lungo e e lungo cp che 51 sposano il meglio possibile alla
polarizzazione del campo incideru:e. Per fissare le idee consideriamo, ad esempio, un dipolo
elementare; in tal caso risulta evidente
che se il campo incidente è polarizzato
linearmente e, per esempio, vale:

allora ci basterà prendere un dipolo


elementare ed essendo anch'esso
3- 94

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
polarizzato linearmente, nel senso che l ~ altezza efficace in ricezione (come abbiamo visto
precedentemente) ha un'unica componente diretta lungo S. In questo modo si può facilmente
realizzare la condizione di adattamento in polarizzazione; 11011 sempre però tale condizione
risulta essere verificata. Infatti se disponessÌmo il dipolo artogonalmente al piano del disegno,
la cui corrente, ad esempio~ ba verso uscente dal piano del disegno, avremmo che mentre Ei è
diretto lungo 4 mentre nel valutare l'altezza efficace del dipolo dobbiamo valutare l'angolo
che l'asse del dipolo forma con la direzione di ricezione; tale angolo è di 90° e la direzione del
vettore altezza efficace (il versare la' relativo al dipolo) è quella entrante nel piano del foglio.
Quindi in questo caso il campo incidente e l'altezza efficace in ricezione hanno direzioni
completamente diverse: anzi sono addirittura ortogonaIi e quindi il loro prodotto scalare è
nullo, E i . f!r =0; cioè in tal caso si ha un completo disadattamento in polarizzazione, ovvero
!.'orientazione scelta per l'antenna è tale che essa non riesce a raccogliere alcuna potenza.
Quindi affinché si abbia adattamento in polarizzazione è necessario mettere il dipolo nello
stesso piano del disegno, ovvero complanare con la direzione del vettore .s. Quindi il primo
problema da risolvere, se si vuole raccogliere il. massimo campo possibile (la massima potenza
possibile) suI nostro carico, è quello di scegliere l'antenna. (nel nostro caso sapendo che il
campo era polarizzato Imearmente ci siamo scelti un'antenna la cui l'altezza efficace ID
ricezione avesse un'unica componente. Ciò però non basta perché (come abbiamo visto)
bisogna anche vedere come ci conviene orientada,perché Cl sono delle orientazioni che
annullano totalmente il prodotto scalare E i . ~r e delIe altre direzÌoni che invece ci consentono
di a.vere un completo adattamento Ìn polarizzazione: Osserviamo che l'altra condizione,<cioè
che E sia parallelo ad h..:

in genera1~ e errata. Infatti considerillmo, ad esempio, un campo incidente del tipo:

ovvero risulta essere polarizzato cIrcolannente; supponiamo poi che anche l' altezza efficace in
ricezione abbia la stessa espressione:

Facendo il prodotto scalare avremo:


E··h .""
-l - r =1+J- =0

Quindi la relazione Ej 'x. hr (seppure in molti casi coL.'1cirle con quella di adattamento in
polar~zznjone, ogni volta. che abbiamo pola.."';aza:zione lineare) non è corret:...a.
Quindi se vale la condizione di adat'"L2mento in polarizzazione, sostituendo al modu1o del
prodotto scalare Ei . he il suo massimo (che viene fuori <k1.11a disuguaglianza di Schwarz), la
potenza consegnata al carico è data da:

3- 95

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
-.
'#
-
'...
Supponendo allora di avere fissato l'antenna e la relativa orientazione rispetto ai campo _, f

incidente (ai fini di avere adattamento in polarizzazione); in tal caso, avendo scelto l'antenna.,
anche l'impedenza d'ingresso dell'antenna è fissata. ,Allora, se ritorniamo, al circuito
equivalente a cui ci stiamo riferendo, abbiamo il solito c1rcuitoin cui c'è un generatore che
non dipende dall'incog:nita. del problema, una impedenza equivalente che è anch'essa fissata e
un carico; in tal caso sappiamo come scegliere il carico tale da massimizzare la potenza ad
esso trasferita. Infatti basterà scegliere:
z' l!
= Z~m

ovvero basta realizzare la condizione di adattamento in poten=a.


In tal caso la potenza consegnata al carico sarà data sa:

2
E 121h
l
p = -11 -r
1
, 8R·m

dove Rm è la resistenza d'ingresso dell'antenna.. In definit.':va per massimjzzare la potenza


consegnata al carico bisogna, in primo luogo, adat'"..arein polarizzazione e, in secondo luogo,
adattare in potenza. ,,' :~., ,-:!':",":
Andiamo ora a dimostrare l'uguaglianza fra l'altezza efficace in ricezione e l'altezza efficace
in trasmissione, ovvero che risulta:

A tale scopo ,riferiamoci ad. una particolare antenna, un trombino elettromagnetico, costituito
da una guida. d'ondasvasata., e sUpponiamo che esso sia alimentato da una sorgente~L.-
. ~:.:,: ..... - ~ . .... '.:" '.~ ..
."., '.~ ,- -. ~~.~!.. <

.~ ..•... ~".' ....;;-........ ho-,l' '~::o.


o
" ~S~~
'-
...• J 2 ':',".
o,.
" .... ~-
-'"o ,-, '.'

r----~ •..................

Supponiamo poi, scelto un sistema di riferimento (come indicato in figura) centrato in una.
sezione di riferimento deli 'antenna, di andc1Te a posizionare un dipolo elementare, la cui
distribuzione di corrente indichiamo con 12. A questo punto vogliamo mettere Ìn relazione i
campi irradiati da queste due sorgenti; per fare ciò abbiamo a disposizione il teorema di
reciprocità.. Per applicare tale teorema, però, dobbiamo scegliere una superficie di riferimento;
la superficie che scegliamo è una superficie che va all'infinito, S~, e inoltre 1.llla superfièie, S!>
che circonda la struttura radiante relativa al trombino elettromagnetico, penetrando anche al
3- 96

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
suo interno fino ad una certa sezione di riferimento, che indichiamo con s,. Vogliamo
applicare il teorema di reciprocità in tutto lo spazio che è esterno alla superficie- SIV~ (che
circonda la prima antenna.) ed interno alla superficie all'infinito (che invece contiene tutte le
sorgenti); ricordiamo che per applicare tale teorema il mezzo- 'deve essere recÌproco (ovvero
con e e )l. matrici simmetriche) ma poiché nelle applicazioni pratiche il mezzo è addirittu::ra
... =
isotropo, sicuramente tale teorema si può utilizzare. Abbiamo detto che J, è relativa ad un
dipolo eIemenUtre e quindi è dei tipo:

dove il fattore I:L1z ne qualifica la densità, la delta di Drrac ne qualifica la. collocaZÌone
3paziale e il verso re i ne specifica la direzione. Per semplicità scegliamo che tale distribuzione
di corrente sia ortogonale al raggio vettore ro ovvero:

I .l fa
anche se ciò non lede alla validità generale del risultato (anche se ci semplifica un po' i conri).
TI teorema di reciprocità ci-afferma che:

(#) f(E 1 x H 2 - J
E 2 x Hl)' ~ds = (E2 -Il - El ';b)dv
s v

o-vvero che il flusso uscente dalla superficie chiusa S (data. da S=S1U~USoO) che deIfrnita la
regione di spazio considerata. del vettore (El x.H 2 -::-E 2 x Hl) è ~cua.le all'integrale esteso aI
volume V, racchiuso da S, della differenza (E'~-: Ìl'':::'El • I:z ); ili I ,H 1) e (fu,H,,) sono i ~1.Inpi
generati., rispettivamente, d.al1e sorgenti Il e l.,. Osserviamo che in questo caso abbiamo
sfnlttato il fatto che comunque~ nella realtà, le còrrenti magnetiche non esistono e quin..di, in
questo caso, non ci conviene usarle (dato che quando ci sono, sono equivalenti). Osserviamo
'ora che t'integrale di superficie risulta essere costituito dai seguenti contributi:

f(E 1 xH 2 -E::xH1)·lds= jCe).inds+ fe.)·inds.:.. fee)'ln ds


S Sa) St 52 .

o'v'Vero il contributo dO\:1.lto alla superficie aIri:n:fEto, quello do'vuto alla superficie Sl e quello
dovuto alla sezione S:. Si può facilmente dimostrare (analogamente a quanto fatto quando è
stato dimostrato il t~orema di reciprocità) che il contributo relativo alla superficie a.ll'infinito ~
nullo; per quello che riguarda l'integrale esteso alla superficie S1 osserviamo che essa
contorna le pareti di una g'..l,id.a.. che sono superfici metalliche. per cui risulta:

e quindi se pennutiamo crrcolannente i prodotti misti sotto integrale otteniamo che anche
questo contribT...-rto è nullo; osserviamQ che anche se non si suppone che le pareti che
costituiscono il trombino siano di conduttore elettrico perfetto, utilizzando la condizione di
3- 97

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
.-re

Leontovic si arriva allo stesso risultato. Quello che resta allora è soltanto l'integrale esteso ad
&:. Andiamo ad analizzare anche il secondo membro della (#) per vedere se si possono fare
delle semplificazioni; a tale scopo notiamo che nel volume che stiamo considerando (compreso
:fra SlUS2 ed &.,) le sorgenti Il non compaiono proprio. Quindipòssmmo scrivere:

f(El xH 2 - El x Hr). ~ds = f (-El ·I )dv =f[-El ·I L\zò(r - ro) I]dv


l 2
32 v V

dove nell'ultimo passaggio abbiamo sostituito l'espressione (che conosciamo) di J.,.


Osserviamo ora che l'integrale di un impulso di Dirac, se il dominio di integrazione
comprende il punto in cui è centrato l' Ìmpulso, è pari al valore nel punto in cui è centrato
l'impulso della. funzione con cui essa è moltiplicato (proprietà del campionamento della. delta.
di Dirac). Quindi risulta:

f(E t xH 2 -E:z xHd·Inds=-Et(Io)·I2~ I


~
........ ' - -.
~..........
~ è •.
;.

Supponiamo, come al rolito, di aver progettato la. struttura guidante in modo tale che in ess~ ,vi;,;
sia soltanto il modo fondamentale; allora aIla sezione ~ possiamo supporre che ci sia soltanto -
il modo fondamentale (della struttura). Dato che nei prodotti misti sotto integrale
sopravvÌVono solo le CDmponenti trasverse dei camP4 ed esprimendo queste come il prodotto
di una funzione vettoriale.di modo ~ o hl per una funzione scalare di modo 0/ o 1), avTeID.O
che l'integrale a primo membro lo possiamo scrivere come:
............ ~.,,-~

-f ~
'0: _>.,.~~~-:,:.,_;.'

..
g .. Iids{VII~fÌ - V21I d
,
.....,. .....
x
Sz

dove il segno "-" è comparso perché i n = -i;-coÌl'i~;direzione lungo cui si propagano i campi
trasversi nella guida a tromba. OsserJÌamo che trovandoCÌ alla sezione S2 stiamo c-Omunque
trattando l'antenna costituita dal trombino elettromagnetico; dato che @!,H1) sono i campi
irradiati dana prima sorgente allora le grandezze VI ed II sono, rispettivamente, la tensione e
la wrrente alla sezione Sz quando l'antenna. CD trasmet'"..e e l'antenna. (2) è spenta. Per quanto
riguarda (fu,lli), questi sono i ~pi irradiati dall'antenna ,',(Z), però calcolati in
corrispondenza dell'antenna CD, e quiTldi 1:1 e V 2I rappresentano, rispettivame..Tlte, la corrente e
la tensione alla sezione ~ quando l'antenna ~ t:rnsmette e l'antenna CD è spenta (abbiamo
applicato una sorta di sovrapposizione degli effetti). Osserviamo ora che in base alle proprietà
delle .funzioni vettoriali di modo (cioè che esse sono ortonorm~lizzate) l'integrale esteso alla
sezione trasversa. vale l; quindi otteniamo:

il campo gr(ro) è il campo irradiato dall'antenna CD in corrispondenza del dipolo elementare,


quando esso è spento; essendo l'antenna O a grande distanza (cioè Io è tale che risultano
essere soddisfatte le condizioni di campo lontano), in realtà, conosciamo l'espressione di tale
campo. Esso è dato da:
3- 98

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
dove fo= I ro I, J3 è la costante di propagazione del me~~ e fu e r altezza efficace m
trasmissione dell'antenna CD. Quindi avremo:
,~

r I - j131l;l
.'-;, le h I ,\_~ "'t; I "1! I
J 2" _ t ' zL.l..o:. 1 = "l 21 - ":u l
MO

dove Il e h sono le correnti di alimentazione dell'antenna CD e dell'antenna CD,


rispettivamente. A secondo membro vogliamo far comparire la tensione a 'vuoto dell'antenna
CD, o'vvero raltezza efficace in ricezione; quando tale antenna funziona in. ricezione dobbiamo,
in qualche modo aprirla". Ciò significa che la tensione indotta dal dipolo sull'antenna CD è
<4

pari proprio alla tensione a vuoto, cioè:

•. e, .' ovviamente, si ha che· la. corrente alla sezione 8: (in cui l'antenna è "aperta") e nulla,
avvero: 1 21 = O. Quindi avremo: .

dove il.. è l'altezza efficace in ricezione dell'antenna CD e &z è il campo irradiato.dal dipolo
elementare alla distanza ra,· e quindisi ha: .. " '. - . ~

-j~~ . . .
C. I 1 '. e. ( r I -j;3l:) '1
J
. -
?'\ _
h. I ~ I
-t 2
=-I 1\I J. S ")1
e :! j.z sin8 ':" . h
le '"I - f
_MQ "_,,,r o

:LvIa osserviam..o che nen'altezza efficace in trasmissione del dipolo eleme..'ltare si ha che: 8=90°
(avendo, per semplicità di c.onti, considerata tale l> oriem:.azÌone del dipolo rispetto al raggio
vettore Io) e inoltre ìe= -i; quindi facendo le opportune semplificazioni si ottiene:
-" ~

_t . i ==h·
h -f
i

Questa uguaglianza però non implica affatto che: g t=g ~ perché le altezze efficaci sono dei
vettori, mentre l'uguaglianza a cui siamo arrivati è un'uguaglianza scalare, e con una relazione
scalare non è possibile assolutamente dimostrare rlS-ouaglianza fra due vettori. Tale relazione
però già ci da un'informazione importante perché ci dice che la componente di h t lungo la
direzione i è uguale alla componente 1:1 r lungo i; quindi non è ancora dimostrata l·~au.aglianza
1-
j
fra i due vettori però, per il momento, abbiamo dimostrato che componenti omologhe sono
uguali. Per dimostrare, allora, l'uguaglianza fra i due vettori dobbiamo dimostrare
l'~ou.a.gIianza componente per componente. Per come abbiamo scelto il sistema di riferimento
abbiamo che i= -ie e quindi l'uguaglianza a cui siamo arrivati ci dice già che le· due
componenti lungo Et dei vettori altezza efficace in trasmissione e altezza efficace in ricezione
3- 99

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
sono 1l::,ouali. Sappiamo poi che le altezze efficaci hanno soltanto due componenti, ortogonali
fra di loro e alla direzione radiale. NIa la scelta di J., la possiamo modificare a nostro arbitrio;
quindi supponiamo che dopo aver scelto la J'l tangente alla sfera di raggio ro e parallela al
piano del disegno, successivamente scegliamo la 12
sempre tangente alla sfera ma ortogonale al piano del
disegno. In questo modo possiamo ripetere tutto il
ragionamento fatto in. precedenza è concludere che:

h . I, = -hf
_t M
·7"1
M

dove Ì2 è il versare ortogonale al precedente ( i ) e che


.
,

definisce la direzione che in questo caso ha J'l.


A questo punto quello che abbiamo dimostrato è che
tutte e due le componenti dell'altezza efficace in
ricezione e dell'altezza efficace in trasmissione sono tteou.aIi; per cui essendo uguali tutte le
componenti omologhe dei due vettori, allora i vettori altezza efficace sono uguali fra di loro, e
quindi resta dimostrato c h e : ; : _
~ ',... "'.. '"

... .......'_..'. "_...


~....

: ,

, -
Fmora, in questo studio delle antenne in ricezione, abbiamo sos~~zi~Ìmente introdotto il
parametro fondamentale che ci permette di descrivere il comportamento in ricezione di
un'antenna, elOe l'altezza efficace in ricezione. Come abbiamo precedentemente visto questo
parametro ci pennette di calcolare la tensione a vuoto ai morsetti dell'antenna, quando su
questa antenna. incida un'onda piana con db;'~zi2I?-e. arbitraria. C iò significa che, Ét reaJtà, s.e
conosciamo l'altezza efficace per tutte le di:re_~igni siamo in grado di calcolare 13.-.~ns.i0ne a
vuoto anche se, ,jnv~ . ~ avere una singola onda piana, abbiamo ~. gènetigL_,::~:~
sovrapposizione di onde piane Ce quindi anche per un arbitrario campo elettromagnetico) -,.
sovrapponendo le ~ioni aYu~to dovute alle singole onde piane~.È bene mettere in rilievo
che l'altezza. efficace è de:fi:r;ita presupponendo che il campo incidente sia un'onda piana;
quindi ogni qualvolta che non si verifica questa condizione non potremo utilizza.re la
relazione:

per calcolare la tensione a vuoto. Se vi sono. più onde piane, bisogna applicare questa
relazione per ognuna delle onde piane e poi SOI!l!rulre le tensioni risultanti, che ovviamente
non è la stessa cosa che sommare i campi e moltiplicarE scalannenre per l'altezza efficace,
anche perché, se le direzioni delle onde piane sono diverse, le altezze efficaci da utilizzare
sono diverse, secondo La direzione da. cui arriva l'onda piana. Abbiamo poi visto che, grazie al
teorema di reciprocità., se tutti i materiali che costituisCDno la struttura radiante e i meni, in
cui quest'antenna è immersa, sono reciproci allora l'altezz..1. efficace in ricezione risulta essere
uguale all'altezza efficace in trasmissione; in altri termini il comportamento dell'anterma in
ricezione è perfettamente individuato una volta. che sia noto quello in trasmissione, e
viceversa. Questo risultato è molto importante sia dal punto di vista dello studio, perché può
essere più semplice analizzare il comportamento in uno dei due casi, secondo il tipo di
ant~ e dal punto di vista sperimentale, perché ci pennette di misurare le caratteristiche di
lUl'antenna operando, a nostro piacimento, o in trasmissione o in ricezione; cioè o facendo
trasmettere l'antenna e andando a misurare il c-ampo irradiato in tutte le direZIoni o, viceversa,
3- 100

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
facendo Incidere su quest' antenna da varie direzioni (o~ più semplicemente, facendo ruotare
l'antenna) un campo incidente e m.isurando la tensione a vuoto che si induce sull'antenna
stessa. L'altezza efficace in ricezione così come quella in trasmjssione ci danno, qoindi, la
cararteriZ7ll.Zione più completa dell'antenna Ìn ricezione, nel senso che una volta nota l'altezza
efficace Ce quindi la tensione a vuoto) mediante il circuito equivalente in. ricezione dell'antenna
siamo in grado di vedere quello che accade quando chiudiamo l'antenna su un. carico
arbitrario. Dal punto di vista del cariC() un.a. qualsiasi
antenna sarà sempre schematizzab ile con un cÌrcuito 7.
equivalente in cui vi è un generatore di tensione, pari ., ....
alla tensione a vuoto dell'antenna., con in serie
l'impedenza interna cieli' antenna e poi vi è il carico ~ Z
su 0ui essa è chiusa. Ovviamente quando:fa.cciamo c-
uno schema equivalente di questo genere, stiamo
ÌmpIicitamente supponendo (come ai SDEto) che nella
sezione del canco, ovvero nella struttura guidante che
va al carico ci siamo posti in una sezione in cui sia
definita una tensione e una corrente, per cui si possa parlare di impedenza. Se l'antenna è
un' antenna filifonne allora ai suoi morsetti è già det!n.ira una tensione e quindi ci potremo
mettere (col carico) dlret'"..amente ai suoi morsetti; in generale, però, se l'antenna è arbitr~
dovremo stare abbastanza distanti dalla ·sezÌone-:di alimentazione dell'antenna in modo che
turti i modi superiori sulla guida (o sulla l:inea) si siano attenuati, e quindi si possa parlare di
tensione e di corrente (stesso disrorso che abbiamo fatto in trasmissione per definire
l'impedenza d'ingresso). La tensione a vuoto è ricavabile una volta nota Faltezza efficace;
quindi nota l'altezza efficacepossiamoncavare tensioni e correnti sulcÌrcuìto equiva1en~e (in
mcduloe in fase) e tutto ciò che ci interessa. Normalmente, quello che ci può interessare, non
è il valore della corrente o:,d.ella tensione Co peggio ancora le loro fasi, che fra raltrodipend.e
in:1Ilodo.~icD dalla sezione fu riferimento che si è scelta sulla guida che coIl:Il:ette. l'antenna aI
carico) bcilsìla potenza. trasferita al carico; cosi come in trasmissione, ln.!Ilolt1casi, non ci
interessa __ cX>noscere dettagliatamente le conipòÌlenti del campo in - modu,Io':::~ fase, ma
sempIiceménte l'intensiti del campo in una. certa direzione. Abbiamo allora'introdotto dei
p~..metr'-4 oltre all'altezza efficace, come il guadagno e la direttività che ci caratteruzano
come SI distribuisce la dén.sità di potenza al variare della direzione, senza. preoccuparei (per
così dire) di come questa potenza si ripartisea :fra le due componenti del campo.
Analogamente, possiamo pensare di introdurre in ricezione un parametro che ci permetta di
calcolare d.irettmnente la. potenza conseg:na:taal ~-ico (invece che calcolarla da tensioni e da
Gorrenti)~ inoltre quello ene _verremmo è esprimere drret'":..amente la potenza consegr1.3,ta al
carico in fimzione della densità di potenza associata all'onda pian..'l. che incide s1Ùla nostn.
antenna. Naturalmente la potenza trasferita al caric-O d!pènderà dal canco; a parità di campo
Incidente la potenza trasferita al carico varierà. al variare del carico. Quindi se non precisiamo
a quale carico ci rifèriamo, naturalmente, non potremo defInire nessun legame fra deILsici di
potenza incidente e pote:nza consegnata al carico. ~Ia a parità di carico la potenza, in generak,
dipenderà anche dalla polarizzazione del campo incidente perché la potenza, ov"viamente,
dipenderà dal modulo della tensione a vuoto, che a sua volta dipende daI prodotto scalare fra il
campo incidente e l'altezza efficace; quindi secondo come sono fatte le componenti di 11 e di E
cambierà il modulo di V o. Se vogliamo allora avere una dermizione univoca del parametro da
introdurre, dobbiamo precisare anche in cile condizioni di polarizzazione vogliamo metterei..
È chiaro che, in linea di principio, ci interessa valutare il massimo che la nostra antenna ci può
fornire e quindi converrà rifèrirci alle condizioni di massima potenza possibile sui tarico.
3- 101

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
Quindi fIssata l> intensità deli >onda incidente, cioè fissato il vettore di Poynting associato
aI1' onda piana incidente, riferiamoci alla massima potenza che si può trasferire al carico,
variando in tutti i modi possibili il carico e in tutti i· modi possibili la polarizzazione del
campo incidente. Per quello che riguarda il cm1CO già sappùuno che la condizione che ci
assicura il massimo trasferimento di potenza è ·la condizione di adattamento del generatore ai
canCD, ovvero deve risultare:
z c
=Z~m

ovvero il carico adattato all'impedenza d'ingresso dell'antenna. Questo fIssa, quindi, il carico,
cioè siamo sicuri che Ìn questo modo, a parità di tensione del generntore equivalente, avremo
la massÌm.a potenza trasferita al carico. Resta allora da realizzare la. condizione di massimo
modulo della tensione; fissare l'intensità dell'onda incidente significa fissate l'intensità del
vettore di Poynting:

Mantenendo allora costante il modulo di E i-~ .variando la polarizzazione, il che significa, ad


esempio, mantenere costante la somma: 1~;r2~+IEeI2 ma, ovviamente, variando i singoli
tenn.mi varierà la polarizzazione reciproca (s~ perché ne variano le intensità. sia perché ne
variano gli sfasamenti) e quindi varierà il prodo~o scalarecne definisce la tensione a 'VUoto.
La condizione che ci assicura il massimo valore per questo prodotto scalare è detta condizione
di adattamento in polarizzazione.
.~ .
•' . . .. ,- • ~l. •

È evidente che ci deve';s~ una condizione di massimo. se non altro perché la funzione s{:è~·'una.funzionè'·
ec;.ntinua su un insieme compatto, dato che l'equazione [E"l +!El=cosfè l'eq1Ì,~i'j~:?e,di illfcerchio, che è
. un insiCIp,c compatto; quindi se questa quantità ç .una. lùnzione continua su questo insieme compatto deve
avere un massimo e un minimo, quindi ha sicuramente un massimo. .. '.

Supponiamo allora di metterei in questa condiZione di massÌm.o; siamo quindi nelle condizioni
in cui c'è la massima potenza trasferita al carico, ottenuta adattando il carico all'antenna e
realizzando l'adattamento in polarizzazione (su cui ci soffenneremo, di nuovo, in seguito). In
queste condizioni la potenza trasferita al carico è perfettamente defmita, perché è la mass~
possibile, e lo possiamo legare alla densità di potenza ÌI1cidente; sIccome, ovviamente, siamo,.
m sistemi lineari allora le correnti saranno proporzionali ai campi. le potenze sono
proporzionali ai quadrati dei campi, e quindi la massima potenza trasferita al carico sarà
proporzionale aI1'intensità dell'onda incidente. Quindi esisterà una costante A tale ,che:

dove, ovviamente, A non è adimensionale ma ba le dimensioni di una superficie (cioè


[Al=m2). Tale costante A è detta area efficace dell'antenna. TI nome è abbastanzaintuitivo
dato che S: è una densità di potenza, che è costante perché l'onda è piana; moItiplicandola per
un' area otteniamo tutta la potenza che investirebbe un'area delle estensioni di A, e tutta questa
potenza viene trasferita al carico. Cioè l'antenna si comporta come se avessimo un'area,
trasversale rispetto all'onda incidente, che raccogliesse tutta la potenza che ricade in
3 - 102 t

.-l'

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
quest'area A (e ovviamente nulla di quello che capita al di fuori di essa). È chiaro che quanto
più ci avviciniamo a regimi ottici (oVilero in cui vale l'ottica geometrica) tanto più questo
concetto astratto di area efficace si mat.erializza in qualcosa di praticamente esistente. Si pensi.,
ad esempio, ad un binocolo~ tutta la potenza che va nelle n.osu;e pupille è quella che viene
raccolta dall'obbiettivo, cioè che cade esattamente sulla lente. In questo caso l'area efficace è
l'area della lente terminante l'obiettivo del binocolo (ovviamente, a meno di perdite all'interno
della lente, nel qual caso l'area efficace risulterà minore perché non tutta la potenza che incide
sull'obiettivo viene poi trasferita. al ricevitore, che in questo caso è l'occhio). AnaIogo
discorso vale per un telescopio, così come qualsiasi antenna che sia grande rispetto alle
"!
lunghezze d'onda in gioco, in cui quindi potremo supporre _ _ - - - - - - -
valida l'approssimazione dell'ottica geometrica. Si pensi,
ad esempio, ali' antenna a riflettore in. cui un onda incidente
verso l'antenna equivale ad una. confluenza di raggi tutti
paralleli fra di loro, che vengono tutti quanti riflessi nel
fuoco del f.:ilettore (in cui c'è il ricevitore)~ quindi tutti i
raggi che cadono su questa superficie vanno nel fuoco
mentre tutto ciò che capita al di fuori di essa si propaga
imperturbato. Quindi, sostanzialmente, dobbiamo
aspettarci che, a meno degli effetti di d.iffiaz:ione (che
modificano leggermente questasituazione.Umto meno quanto più elevata è la frequenza), in'
questo caso rarea efficace dell'antenna. sia, grosso modo, l'area fisica deI1'antennn. stessa.
Viceversa, in un'antenna fIliforme i due concetti sara.rmo completamente diversi. Infatti in tal
caso, se l ~ antenna è filifonne, la sua. area fisica può essere
addirittura .in!mitesima; mentre, ovviamente, a,,-remo una
potenza trasferita al ca...-rico anche se la sezione dell'antenna
è !nfirt"Ì'resima. Quindi, in questo caSo, l'area efficace non
ha nulla a che vedere con l'area geometrica cieli 'antenna, e
questa è una caratteristica che distingue le antenne a b~sa
frequenza da quelle ad alta frequenza. Quando le ante11l:le.
sono piccole o comparabili alla lunghezza d~ on~'in
genere, l'area efficace è maggiore cieli' area p..sica effettiva
dell'antenna; man mano che la frequenza aumenta l'area
efficace tende sempre più a diventare vicina all'area fisica
dèU' antenna, che intercetta effettivamente la radiazione elettromagnetica. Una volta definito
questo parametro è chiaro che esso deve essere esprimibile in tenn.1ni dell"altezza. effica.ce,
dato. che tutto è calcolabile urla volta nota l'altezza effica.ce~ anzi t'espressione esplicita
dell' area efficace ci ccr,sentiri anche di vedere qu..1.li sono le condizioni affmché ci sia
etlettivamente il massimo trasferimento di F')tenzu. RicalcoLiamoci allora esplicitamente La
potenza trasferita al carico in condizioni arbitrarie, e poi vedremo quanto vale in condizioni di
massimo trasferimento, Dal circuito equivalente si deduce che'la poter.za trasferita al carico
vale:
in c onài.zi ani di
adattamento del ~arico I ,::!
,...-----'-----.
= ;h ' -EI'Ii
1-
8R,Ul

Bisogna massimiz72Ie il prodotto scalare il . E i. Notiamo però che questo non è un prodotto
scalare hennitiano~ se quindi vogliamo sfruttare tutte le proprieti dei. prodotti scalati
3- 103

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
hermitiani, ci conviene esprimere in. questi termini il nostro prodotto scalare. È chiaro che
risulta:
- t =rE·
_h.E. ha),
\.!:::.l'_
-- --,.,;.
Sappiamo che per un prodotto scalare her:nùtiano una delle proprietà fondamentali è la
disuguaglianza di Schwarz, ovvero:

Quindi tnn,mzItu.tto abbiamo la condizione di massimo; ma dalla disuguaglianza di Schwan si


deduce anche quando questa diventa un'~auaglianza. La condizione di ~auagIianza è che i due ~
vettori siano l'uno proporzionale all'altro, ovvero deve risultare:

E· cc -h*
-1 -1
E· = a.h*-

cioè il campo incidente deye essere proporzionale al coniugato dell'altezza efficace (OVVefç ';', ","
pari ad una costante aPer'h). Questa è la condizione che ci dà il massimo del prodotto:;.~~.·~-:,: :-
scalare fra il campo incidente e l'altezza. efficace; naturalmente la presenza di questo coniugato Li;'.
è dovuto al fatto che abbiamo usato una formulazione non hermitiana del prodotto scalare.

Questo, come sappiamo, è dovuto al tàtto che capita quasi sempre di avere a che tàre con un prodotto scalare
non hermitiano~ e quindi dall'inizio del nOSU'O studio sull'Elettromagnetismo non abbiamo introdotto il
prodottoscalare.hermitiano; quando però, qualche volta., serve questo prodotto scalare, bisogna esplicitamente
. indicare il coniugato (che, viceversa, non avremmo dòvu1:O mettere se avessimo fin dall~inizio usato la
defullzione hermitiana del prodotto scalare).

Quindi la condizione di adattamento in polarizzaz:iolùfe quella in cui il campo incidente è.


proporzìormle al coniugato dell'altezza efficace, e quindi dipende daU'antennae daIli(
direzione di osservazione (da cui arriva l'onda). In ques+..e condizioni abbiamo che la mass:ima
Dotenza
. trasferita al carico è data da:

2
1.12jEl· '12 ... I.. 1 r
_/c...~...:....-'.---=-:_ = _1.:_'h12 l.J:.i, = _'j_lhI2 S.
P
M - 8R.
ID
4R. 1--.
!Il
.,r
--:2
4R.
!Il
I-l 1

Da ciò si deduce che l'espressione dell'area efficace in termini dei pàrametri dell'antenna,
altezza efficace e resistenza d'ingresso, è la seguente:

ç1h?
A =-1::::..-
4R·ID

Notiamo che compare la resistenza d'ingresso deIrantenna~ quindi se non ci sono perdite
(sull'antenna) questa coincide con la resistenza di irradiazione dell'antenna, ma se ci sono.
perdite nell'espressione dell'area efficace dobbiamo mettere la resistenza d'ingresso, dato che
è l'impedenza d'ingresso quella che compare nel circuito equivalente di Thévenin che
abbiamo utilizzato. Infatti a noi vogliamo valutare la potenza trasferita al carico e non quella
J- 104

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
assorbita dall'antenna; se una parte della potenza assorbita dall'antenna se ne va sull'antenna
stessa a noi non ci interessa, ma ci intt:!ressa. massimizzare la potenza trasferita al carico. A
questo punto possiamo anche riscrivere l'espressione della potenza trasferita al carico in
condizioni arbitrarie in termini di potenza massima, basta dividere membro a membro le due
espressioni. Otteniamo allora :

Osserviamo che non Il~ènre un' à.t1tenll.à con una R.n molto piccola funzioni ~ne perché bisogna. poi
poterla adattare..-\nalogamente se abbiamo un generatore, teoricamente, più è piccola la resistenza interna del
generatore e più potenza questo può fornire, m.a ovviamente più difficile è ottenere un generatore con una
resistenza sempre più vicina ad un corto circuito~ in un generatoreiderile la massima potenza si ha su
un' im~eriza che tende azero. il problema poi è di andare a vedere, nelle 'condizioni effettive,·· qual t!, date
un' antenna trasmittente e un' antenna ricevente, .1a potenza. effettiva che viene trasferita al carico dali' antenna
ricevente, assegnatala potenza irradiata. dell'antenna trasmittente. Ricordiamo che anche nell'espressione de!
guaqagno. ci compariva una resistenza. R.n a denominatore., e quindi la potenza irradiata aumenterebbe se si
dimm:uis~1a resistenza: d'ingresso, purché però si riuscisse effettivamente ad alimentare tale antenna con la
potenza data (pen:hé se poi, in realtà, al diminuire della resistenza non si riesce a trasferire potenza all'antenna.
pe..""Ché ad esempio la resistenza interna del genera!ore è molto maggiore di Ru. ~ allora è chiaro che tutta la
potenza,invece di darla ad Rut viene data alla resistenza. interna del generatore). Quindi tutto ciò funziona se si
riesce eifertivameme li realizzare l'adattamento, cb.e è selnplice quando le impedenze sono opportune (sono
analoghe a quelle delle lince di trasmissionc,e così via); ma non appena consideriamo un'antl:nna corta o su
un T antenna con resistenza.· molto piccola non si riesce ad adattare perché bisogna compensare u.na reaìtJ:!nza
estremamente elevata, e tutta la potenza, in realtà, se ne va sul sistema di adattamento che serve per. adattare
l'antenna..

TI fattore X, che per quello che abbiamo detto finora-è sempre minore o ~ou.aIedell'u:niti. tiene
conto del disadattamento in polari==azione (è uguale a 1 quando c'è adattamento in
polarizzazione,cioè quando il prodotto scalare assume il suo valore massimo); il fattore \jJ
time conto del disadattamento sul carico (e anch'esso è sempre mÌnore o uguale a l). Quindi
X ci dice di qtm..TJ.to diminuisce la potenza per effetto del disadattamento in polarizzazione
mentre 'V ci dice di quanto diminuisce la notenza ner effetto del disadattamento del carico. In
termini di questi due· fattori si ha che la potenza ricevuta dal carico in condizioni arbitrarie è
~-- data da:

Questa fairriul~ estremamente concisa., ci mette in rJievo quando di meglio possiamo ottenere
dalla nostra antenna in termini di potenza trasferita al carico è quello che poi effettivamente
orreniamo, secondo qu.anto sono distaIlti dall'unit..'Ì i fattori di disadattamento~ è chiaro che il
nostro scopo sarà quello di avvicinarci il più possibile alle condizioni ideali in cui ia potenza
consegnata sia la potenza massima. Per fare questo, da Wl lato, dobbiamo adattare il carico
all' antenna e questo, come abbiamo visto, lo dobbiamo fare per tante fagiani che, Ovviamente,
di sicuro sarà fatto in ricezione (in modo tale da rendere il fattore di clisa.dattamento sul carico
praticamente uguale ad l). Piu delicato è il problema della polarizzazione perché dipende dal
campo irradiato daLl'antenna trasmittente; quindi é cruaro che se si vuole assicurare il
massimo trasferimento di potenza bÌSDgna prendere rantenna trasmittente e l'antenna
3 - 105

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
ricevente in modo tale che il campo generato da II ,antenna trasmittente SIa adattato m
po larizzazione all' antenna ricevente. Per
esempio, se l'antenna. trasmittente è
un'antenna flliforme, e allora il campo è
poIarizzato linearmente (perché c'è
soltanto la componente lungo 6), anche
l'antenna ricevente deve a. polarizzazione
lineare, cioè deve essere un 'altra antenna
fIlifonne. Dopodiché, arrmché si abbia la
propcrzicnaIiti fra il campo incidente è
il cO!1iugato dell' altezza efficace
(condizione di adattamento in
polarizzazione), si deduce
immediatamente che l'antenna ricevente deve essere disposta nel piano di polarizzazione (cioè
quello individuato dalla direzione di prop~oazione e dalla direzione del campo elettrico);
o'\lviamente per ottenere poi il vero massimo possibile bisogna maDre l'antenna fino a rendere
~s:ima l'altezza efficace in ricezione. Quindi per massimizz::rre la potenza trastèrita al
.carico, potendo ruotare l'antenna in ricezione, è chiaro c.he bisogna mettersi nella direzione in.
. _cu~ sia anche massima l'altezza efficace; quindi per avere il massimo. effettivo della potenza
. ricevuta non soltanto bisogna realizzare le condizioni di adar..amento in pola....izzazione e deì
carico ma bisogna anche disporre 1'antenna ricevente Ìn. modo tale che r onda arrivi dalIa
direzione in cui è massi.m..1. l'a.ltezza efficace (cioè in c'tu è massuna, la direttività, o il
guadagno, deII'antenna che ~Ì sta considerando). Quando si parla di area efficace SeTI 7 U dire
altro (cosi come per la direrti~ità.) ci si rLtèrisce a quella nella direzione di massima. ricezione
(cioè quando 11 è massimo). E chiaro che s? abqÌruno un'antenna che non è adar..a alcrunpo
incide>'Llte perderemo parte della potenza chi si :potrebbe ricevere; per esempio, 'se l'antenna
trasmll1ente (per fagiani di propagazione at.:."Ilosferica) è polarizzam circolarmente, iri,jece elle.-
linearmente, e in ricezione abbiamo un'antenna polaP..zzata Iinea..~ente, alloo perderemo
metà della pot~ dato che in polarizzazione circolare le due componenti del campo hamio._.
modulo uguale mentre nel prodotto scalare ne comparirà una sola. Questo fatto fa si che in
. uuti i casi in cui sia importante l'efficienza del collegamento (soprattutto quando questo è a
grande distanza., dato elle altr.unenti l'attenuazione porterebbe il segnale a livelli molto bassi)
tutti i fattori che servono per aumentare l'efficienza Cx e W) devono essere, per quanto
possibile, il più prossimi ad l (in modo tale da non perdere nulla rispetto al massimo possibile
che i'anteIIDa può fornire). II massimo aIIora che l'anter.na ricevente può fornire al carico, ci.1.ta
l'antenna trasmittente e la potenza che essa può t()fIUre, lo si può ri\.:a'..,-are semplicemente;
bisogr..a .:aIcobre, data la potenza hL h'"1gressO all'a.'1tenna trasmittente, l'intensità. dell'oncL:l
generata da quesu antenna che incide sull'ante:ml ricevente. Conoscendo poi l'area efficace
deIrili.'1renna ricevente si potni calcolare la potenza rice,,'uta .. Prima di fare questo, però,
conviene vedere un' altra proprietà &11' area e!!lcace che: in qualche modo, ci aspettiamo
debba esistere; cioè un iegame fra l'area efficace in ricezione e l'analoga grandezza defrnita in
trasmissione, quando eravamo interessati alle potenze invece che ai valori effettivi (in modulo
è fase) dei campi. QuaL'ldo in trasmissione abbiamo dO'vuto parlare solo deUe intensità,
abbiamo indotto il glladagno~ L'Il ricezione quando abbiamo dOvlltO parlare solo eli potenza
ricevuta, abbiamo introdotto L'area efficace. Visto allora il legame di uguaglianza che c'è fra le
altezze efikaci, ci dobbiamo aspettare resistenza di un legame fra le aree efficaci e il

~
-' - -
guadagnO' dato che l'uguaglianza fra le altezze efficaci ci dice che un'antenna trasmette tanto
-meclio nelle stesse direzioni in cui riceve bene, è chiaro che r area efficace dovra essere tanto
3 - 106

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
più grande quanto più grande sarà il guadagno in tali direzioni (visto che se trasmettere bene
deve anche ri~eve bene in tali direzioni). Questo legame si ottiene immed.iat.imente, te.n~dc
presente Fespresslone dell'area efficace e quella ~1 guadagno di un~à:Dtenn3.> Ovi/ero:
- ..
-. ~

1--
~:El
2ç'-'
G=--~---
_l_~R. !Ii~
.1 ' 2"
.'+1tr _ 11l1:

c· - : . -__ -~- è -,t:~'~~~ :11!2,::;.,:!~-v . . _:, :. . - : -~ ..


. . -- A - 4R· 'd "À- /1.-, ..

. .' .-·~·W:~l~~cCL~~%;~:~;~2~\::;~~,i. ;]:f7~,~r-i<~l~::{:,~.·,~~.· I~: ·.-·


Cioè·il.ra~rt<;"fraòI~'~~~il.~~iti1ò~i\miCoStante
. ""- rt... .. ....
. . . . ._.\,-- .......
..muversat~,ciOè nOI1-di~-::::
{ .. __ ......... ....,~..~.:.-~~ __ lt.' •• ~ ~"':" r~ i"t"·.... - > .• ". -_ ... ,_o ~ ~. ,'" - ..:,:J.:- .---' •. _ - _..... ,- ..-

- dal ~o,Sii ant~ ma·solo:~~ f!.ég~~~?isf.S?l operando:_ ~fu;~:assieme_ alla relaziont! ..::,
- che .espri:mfrU;.oTIa[di:rnza fr:i.~:'I~ -àItkze èfficaci ~m-'riceziane e'iii tr3smjssioné~~ è forse :fra _tutte. ','
la più. tmpc~-reIaiioi1è~~IIa, ~r..a~lIe ';atitenne perché 'coilega'il COIllportàmento in '.
rnsmjssio:l1e~~Jl'cQiripoicinlentò)ri ricezione' intèriirini di ~i pàrnmetrigIcbaILche sono poi
_ i piÙ imp()~~~ .finj'~_YàIT}~iié)lco<>rnp~~odeI1" antenna;'; cioè 'il guadzgnò':eT ar~.:,.
efficace {in p.rntica:poi;:Sélllpie:;i1'gtìa.dagIlç· Ìle'ni"·~one';di'ID.assimo e la'corrispcndènte::::-',
.area-effi.ca.èe ierra~'diriiiéne=-at- nl.àssima ncezione).:' Dallà.~reI#.onè·"ciri-Sl2mO 'arrivati; - cnè '~'
esprrriie:::garea' eftIcice~m:té..;mm·:·de1_iua4à~ò:- si"dèdUèé 'Che' (come-dOveva 'essere) più. è'
. -__ ~md.e iÌgn~dainò- più.--è'giana.e· rarea
efficace,' a-pmt...àdilunghezznd~onda?..-\. 5Iuesto punro
. a.boim.~~a:,H~9sizi~i;te,~ IejeIaziéni ~eCess~eper,esprimere espIici€àÌIleÌlte la potenza
. ricevuri( rl?;,~~antenna,~·pQs~'OVvjarii~te-s~re iICzorii dirndiazione. riSPetto ali=antenna
~asnll~~' ,~ijt~;"~~~~!:IiaJ:~~~g~}};~~ten.na ;.~~~~c!1 ci?_è'; ~ ~Po.rto fra la
pote;tza_n~e~ ~ la-e~~~ ;QV"".Iam~~,taIe qua:ntzti2. e la qrumuta fonc.amenuIe
che inte..re~s~Cnel pr?gettd di :~ia5i,~~11egamento perché,data la potenza che dobbiamo
ricev~ (ch~ è la
potenZa irimiina-a!-disiJttodella' quale non si rie~ce a riIf!T.rare il segnale,~
-- ---- pèrché viene.so"rutatQ.-·dal rumore) ci odnlettè' di diré quant'è la potenza che <kve essere:'~:'::
"' t(;rnita nel genera.rore··' aeI1"1'aritenna.'· in traSmissione. Ovvj.am~teturti i cak~li ch~ stia.mO:::~"-­
fu.;enGo sItppongono .:ne re due anr.enne siano nello spazio. Se, viceve...rs.i. si;uno in presò."1Zl ~
del suolo. dobbiamo tener cento derreffetto del suolo. e se ci sono anche detk att~uazioni o
,:. og:g~n:i che diffondon.o iIcam:po elenromagnetico dobbra..'"TIo' tener cento di tu...tte queste
-cerrurbazioni dovute aII"ambiente in cui le antenne sono coste: in 2.euero.le_ tutte queste
,. pert'.l:rbazioni dim.i:nuiscono la potenza che si può e.ffettiv~ent~ rice~l:!r~ e 'quella ';he si
caicoia- nel coilegnE2en.to in spazio libero è 1~ o~Ì!Jl0 cui biso~ neUe applicazioni pr.rtiche,
3.v"'vici:n.arsiil più possibile. In condizioni di massrrnc (se non fossimo in condizioni di
massim.o dovremmo mettere tutti quei fattori che abbiamo visto prima) la potenza ricevU!~ P:.
è data da:

'J- 107

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
c

dove .6.... è t'area efficace deIr ante:ma in ncezior..e cl S: ~ r Ìnte.."tSità (ciel vettere di Poyntlng)
de1l'oncb. in~ick:ncc! su Quest'antenna. proclotU JaLl'anrennll cll~ trasmdtè. Ma. mlè mtèIlSlti
può eS.5zre esvrcSS:l in termini della potenz:L tr:lSm.essa.. P., e del gt~gno dell'antenna in.
tr:l5missicne, e'V"'oero risult:!:

Quindi ii rapDcrto fra Rctè"'~ rice~,"1!!!l e poteriza tr...smessa ~ espresso d!l=


.. " -.

. ;·'""';.:i~;x;;'~Pr':A:-d ~ -,~,~~-~:,~. P~ ~ ( t- -).'..\2 ~-: :G'~" _:~,' ' __ :. r?r·~~· Ar--\t l


P -4itT~ -' '~-\.. 41tT/ V r ~t <, "', l_p =l.!r 1 l''
t t
.'" .
Queste esureSsiant,,'ndfu.
• :>_ Icro
1..-_.. s6noiiciti.
;: ....
sar...o te fcrn:tcie b:lse 6:! ~ci. si
~~'--!-_'_- ...... .-.-~:-_ i •.• - .• __ ,.:..r'~~ ,,_~ .~":-' _-_.A. _ .... ___ ..:.~_:,_. . . . "," _••".-",""_,- ~ ~___ ...... _.
omte
...
.'
Ce!" verifiwre
.~ ." ,._~ •• "
"
al conezunen:tOt'p~ vedere se ll.SlStema. puo D.l."1Zlcnare o meno,'pct: 51 -=
qualunque 000
~trcd~~ .'tùlt{t~o~ffi~iéiin hé.;~ pei~~;r~~cid-tm'~ r6iretro >~cimiiò~~ma'-se~riOnèi 'si :~~,~~ .
. -:. ;';;'·;"-~_":-~H.'.t." _~].)::r··';";;·.·"'':'~~~fF.... ~;'~-$:-,.~~~'·--:::.j::"- ..:..''"i!.''.,,: .". -:i.,.;-_ .,...-:... .. ..:~ ~--~.':i.>_ ...... _,p •. -.. ' ..~. ~' "'!;"F- • ":'.~ ." "'. , •••. ,.:.._,... , . :_.~-:- ...... >:1 ':

=o:tr,~n!~~~d~-1m~:)·~ldÌr:}~~~,~,~~~~~~~~~~~~<~h~;'.,
p
otenZcl~(fu.tèDiiiO~irgtzàda~o'é!èlié;oIe!eèfficaciì,P
""-. ~~.';~~""-''''~J~If<~ ·92.,.. . . ··- . ,·~l'1i r..;.lJ:3.-".,;.t~ ~
ft(,,"'-:'T ~ ~ ~
che .~
,-,-,,- ·eittanO·iat:';::
.. ~: .. -:-... ... - ..,...............- .... '. ... <.- •..,.' .;. ....... JI . • . _ .' .. ..r, .'-" .• '. ;'':.:''.""7'

cosidd.ef?,-1òrmrira
. .k ... ~_~'~~~~.A;#.......
?e((;rjll~gèiii.rerito,'~
:Vi,.- :li:'fl),. ..
. titile -p~éci $:-;...
ci.he cosa. succede,aIYariare ,~::; -
fà capire
<~~ .>Cw~....
-. ~ •• ~_._ .- ' •. ' . ... . . . ...• . ' .. . •. ~_ ..... _.:r~ . _.•

della.frequen~a'seccÌ1di se 'StIamo' in condizioni' di atttennl:!' a. bassà freqrumza. o antem:Ia àd ,'.' ,


aItafrequF?Z3,;~[~~~~§§?~!aJJ~i~O:~~~:'-#l<~e ,anrenne :~ ~~aJm~~.Ie"5
antenne. flliforn:u:" ~oplCCOte, ,o, ~mparabili. affil lunghezza d"onda; aòbmmo'Visto. éhe m tutte, '
questea.nrennè"'là:'l:pàrtire'~·di<'diporo"~o'fi:ri.o· ad
-.~'-',J., -,..,(j.:"" . .~ -~~.,"~ ...~;!' ..'.'
a me2z oÌida)'-la..'·
-","~
a:rrrvare arrantenna 7

direttività vària'inOltopoco;da. 1..5 a 1.63. Potremmo ottenere. qualcosa. mpiù. aumentando la


- '.'- . ..' .. <. •

lungheZza;'iÌia;;;gT9s~~~;:à.(yarure 'della fraqu~ :aa.freq:ueIrz.a.- zero a- ft"equènza. , qaasi


tale che .L~ariteD:ni'sÌa lunga me:zzA lTmg:hezza d' o~ abbùrmo una varia:zioru! da 1.5 a 1.63
della d.irettM.t4,èClo~ ùria.'y:JI'fuzi~ '..issolut.:m:.e:tte tnlscUr:lbi!e), Se quindi supponiamo di non.
stare a frequènzeéosi basse che il guada gno sia molto di"lie:rsO dalla. direttività, per effetto delle
perdite sull ~ aiifeD'Ua.-(cioè s:uPponiamo che re frequenze siano abba.stanzà alte per cui le perdite
sull' an~,~no trascurabili e quIndi si possa riteIleresostàÌlziaImente coincidenti guadagno
e direttivita),~ daIIa. formula'del còrre~ènto in ter:n:linidi gua&lcmo si deduce che~ aI variare
della .freqn~7a , fa p<.:ltenza. 'ricevuta àinnenta 'con. il qu.ad:rnt; della.-lunghezza d~ onda.. Cioè se i
guadagni sonò ,~c:ò~t~ tlnto'pm bassi e la frequenza tanto migliore è iI collegamento,
. senmre che si riesca. ad. ottenere radattamento (cioè sempre che si riesc:t effettivmnmte a.
.fiImionare in queste condizioni ottimaIi, OOartando il carico all' antenmt e adatt:mdo in
poiarT.zzazionc:::; come sappiamo, rad..ut:unento al ca..~co può presenrue delle difficolti se
l'antenna è troppo certa, essendoci una far..a pa..--re !Cattiva, il che ~omport:l che sari difficile
aililt"lMe il C3rico se..'12a abbassare molto il gl.l~d3gnO), Quindi fin quando refficien:za
dell ~ amenna. é molto prossima. all 'unità cp'er _cui il guadagno e, la diretti-<viti sono praticamente
coincidenti) a. .ba:ssèfreqUenzc, ~e anr.eMe fimZio~~~o';quaÌ!!o più la frequenza è ~
(purché si riesci 'ad ottenere l'adatt2 mento). L~espressiolle della formula del collegamento m
termini delle aree efficac~ viceverSa, ci è partlcoIarm.ente utile per capire che cosa. accade arre
alte frequenze qUando le ~'1I1e sono SOstmZ~3fmente 'del tipo che abbklmo chj?mafo:
antenne lld ape:rrur~ c10é o grandi allineamenti di antenne o parabole o altre anrenne di questo
tipo che, sastmzirumente, tendono ad intercettare il fusero delle onde eIettromn.gneticlte.
Infutt~ in questo caso, se supponiamo ch~ l'area. efficace àell ~ antenna sia, grosso modo,
tllZU:lle all'area fui...:a. ddFanteruu. stè.ssa. (~ cilè ~ ùgni c.aso sia. peco variabilè con la.
3- tC8

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


Buono Studio! =)
to t i1:O di antt.T..!ll! 'lo.
- ..... '/ <)lLOfZl cc:" qUl!s .
<)ct rr::.~t,t"C.c:ttè . _. ...... '. ,,-~~ ~,..:::tr,..i".
ce [' \)OCOS ta nst" - .... etc a
t:~~~lt!::'L~\. ~ ..::tO. ~rfèm';;:H::è~tè~ t: , ", tlO~~..n:t::r".. ~o è è:->ar"...ll'nen ... '... 1 >V:lt."l. è la
• • .1 i' ""ll">;!".lffit::n::O..;t Jl.":t! "::11c! U ,-oro., "., """ """,",crr;Q qt::mtQ plU. e~t; . • a
t\.:irmUl~ u.<:: ,-vi""
q...z--e antè.:!ne fu:
·"-'..z:u'-'l'-no
u.u
........l.!:u
.
..............
- r1 .
ri ....t~.... ,t'«:O p~ht!
..1..
-ue~'·' pri:!~t:u.t:::::lte. LICc! .. .:.t.
'1. • .l.U •
- -.' •
• l . . .",'"','5 ' ... '1 né"""
' ! \~ .... ",,, 1'."t' S1 I.._v 1.... _ ........ ....,
ir.. mc....C _........... •
1;... 1".

l ~,fr~n" u.enze
:-, .,.. ", ...~..,.:l.. ~tèt:::!né.o :lSSl':!:i:,':! t c.'.-.. ..... ;> .... - .. • _ ' • ... ,";r o1 f"'''S=' 'Ccl cc..'1Ilc.a e "''''1
.... - ..... '--.-'- - I I:::l'''f"'r7'''...l'' ,"''" •,-", " , . . ,
. _"l~ - n ...,
t.."'<,s" tt- .,.,..n~"''' '.!S~tQ .e ar..te:'.D.t! u Uv ~
... hc'-:>.tU.D '": 'i l, . '-"''''''''a d'o"'d.a. St Vr::..;.i! a.uOi, ....
...."...", ..... "t".... ,u... .... ""- .. d: c;s.... erta o.U:l \.UI!.~..........~;' ,..... ::Le;
sat!!':lUO è.oobt::ut:Q usar'! ddl~ a.n!'!t'.n.~ ~ l - ~.. _ - ~.. entI! t~ are~ eII1C ..,
- ....... d" ' .... '~r~ l'lSSJ.te orat ....::un: ~ -;'\ •
-.:ho:! fissat.1. ~a dirn':!n.s'ione tISlI;;J. ~il<:" anc:nll':!, Q\ì ." ..... \J.. • ' . • •• . ~e 4l!.;e eulClC1} e
l'unico modo p~r: au.."Uen:c.:u-e t~ pot.::!lZl. r..c;:'.."U.U. \:;~ Ile Si pllO al:.!ni::n.t,:l!a L f"'...,~rìi
qt!.~ilc di au::lent.:ln! ra freque!17:!~ Cri! pot~ ilu.."'!:.t!r.!''1 ..:oi qt:.:.::ir:l.tC ::=Ua fresu~n7..:l: ,-<lJ..l.U,WoIo
se abbian:o d1Z an.tè-~e .il rit1 errcre, pit.. aUl·!l.t!nU !a frequ~Z:l e plU effic1.e~te diventa il
cQlleg:u:nént~;;' .a.ci /!se::J.p tO r raddoppiando: b. freque:rn. pCSS1ill"'O pren.drare tzn cr'or;n ~ pcterrz;l.
dd ~erntor:;'"q~~8-9. . m·.~~~.1~.S:~~~il·P0.~, ~'-:~::~.}~~!~9Jl~1 o~~?; ,~Sj~~n~I1~ ~C::~' .
conciizioru m.::ui r-ara!l 2fficace a.eIr anrenna SIn. pr:Uicamt:rue u.gu.ate. alla sua are~ fisl~ il. che
Si;n1fkn. 6~ dl:"! si. ~ O'('Nt;'lro ct!::e (II ,u. ciò n?Il é ~prcbI=a ad. alta. freqnèn7") èinoI~ che
rutta In. pctèT'!7J. d'l:: r~,"l~ . ~ ~ettiV41.L-nentec:lpace. di r-eccglie...'"asia ~ consegm1 f'3 al, .
emico (e !lém~i.a"~~~:ci1~sìP~);ncn.::i sia ~~cf:is~~"_,:~~o~'P?~cie~one;'_?j.9è. _~_.§.~'
:~ . ~~~~1:9:~t~§€:if~is~~.::'tfs~~,:(:(J:jV))!~9~~JE:?lt~::P€i~s~~~!!.c~~i~~{~~(~
~est9.,H::r:;:?,;:,:~,~~P~~g~:;>\~S1~;r~~~~t~~~~~~~%~J?~~;3~,~~~,F5~-?:~~_~ ~~f,~~
:!:k~~~~·~~·~~~~~~fu?r~t~~h~'ig~~#~i~~:~~~~~:~;~~~!
Vedhl~O:-~;~:r;;so}'-fu.?médd"<q!i:in1-f6ttvò;'éhéoper'a~e:..e'~rrn· ccIIe~me;tÒ-effld~~fii$a~stra'~~; .
_ " ~;'". ,~.,~~- !u' -." ~ ._-"........... :'\... ..- __ ... _ ~):-.#~.--~_ ". . .. ,,_ ':- .:;?"I ~ •• :"""t ...,--~ - _ ~ ..... _ ..: ~"I :,-~ ~ "':; ~):-'" .. - ......_..._---~ .......... '\_:",-'"
ttecuenz:t cer 3.u:::::!:er'..!a:re. fa ootenz.3. nce. . .'iIt:l. blSC1!Ila. ne"'~~amente an:menra:re le Oim.ensrom. ::-,
dell'anrem;a (~-E~éQr~ ~e ~tenzi dipCde"dane'are;:~emcaCi'ddÌé antenÌie'~-e~'--
~:ce.vente)~~:,:<~:r~ì:t,!~}a~l~ni:?~i·:~~~§fi~r:-,,::nQ~~_si .,_p~ò '~~~arJa!:_>::~è!· -:p:<:~~Ìo.,~:;:~. ~
r2dicter~pl~)~~!)~·~ungn.ezze:,~.~;nca. sonoqueIl~. ~.a61na.'fiSl~ sono ~)~ghezze .
,roncfu.cile ":'·':·'~~-""---'t:_·~'."
fu.te.""essano'irndicaStrcn.cn:i
.r._-- __
c::..~t! scno'ccnez:lt~ :alle
••• >~.~
·.....ropneti
.J:I,
-o '.,,
-del
.'_ .. __ ._
___ .'''' • ., 4 . _ . ,* __ .'_ - -.
mezzo
Ìn!e!S!ellare Ce ·son.o,quelle che Son.o:j 7 crdell'emisslone. delridro!!elÌo, ècc.~' ov-vero vanno
d"!Ie èentm~!o.-di-~éF-z·'ffu.;:;rllla~:;n;cltmi di qHz).-:Nc·Ii-pcSSÌ;1';'Q-'f:treÌlUrra,~'
suiranten~ trasinir-~te (~ioè Fem.ètritQre~ ehI:! è q,uei1o che è); runicacosa che sipuòfàre è
.a.um.en.tlre la dimensioni dèil'antenno. ri,?=",ie.n.te . Ecco pz:...'"Ché le antenne piit..gr.mdi che ~i siano
sano le mte=..ne &;:1 r"Id:otcies~F~ dare· cile seno qn~1J:;: eh;;: èe'icnò ';::"'"C.Q..~ di ricevere segnali
molto deboli:.con.0TSt...,i''Z~ en.o..rmem;"nt":;: ~:mdi: fcrt''"'~~t''''~ente auc.b.e le sor!relltÌ sona'
sorgenti di potenza ere"J1J.tiss1m;;l. (alt!.: il \6ti n~n. si capt-..l.ebbe n:cila). Ma a pariti drttmo si ha
la nè'.:essità. di arrivare fino ai 300 ml!m àd raciiorel-=scouÌo di A.reciòo. (portorico),. che è
ranc~ più grande che sia. stata. rea.lizzaca. (non. comI:! w~unica antenr.<1 ma. mediante un
illi..'"le~ento di ani~nne) o ai 75 metri delle ::intenne c±.e sen;ono per le teIe..::ommliw.zioni
5puzi.afi (~cn i. satelliti 6 ~on le ronde); si pensi:' ~ esempio, alle sonde. Galil::-.:;. spedl.t:! n.ello
spazio ~cn fil missÌcme Vcy~get che seno ar::";ate~ c.n:nai oii:re il sist~:t soiare, ad Unu1.o e
){çmm.o. Nèrtuna si. trova. a circa 20 nnit..1. ilSì:rcncmiche cioè a. c~~ 2';(.10;: r:::etri; mettendo
tale disbrza a d.encminn.tòre della fcnrmta dd collèz.,...m.e!'I.Lo· a:v!ewo un rm:ìOor::o fra. potenza.
r1ceV'iI'"..a .e poter.za trasmo:ssa ..:no: presenta un futtor~ ddl'ordine di lO-:.! ·Cdovuto a r~. Per
quanto ngr...wrda fa hngnezza d.'anna.supponendo pure di stare alle frequenze di rrucrocnde
(deU'ordine di lO GF2). sw..."n.o arrcrdine dei 3 ~ ii ~e ccmpcr-~ Un. fat'"..c..re I04~ quindi 3;
ha: .
p -..,
_r ,;.c 10-"""
~.

3 - 109

, .
Appunti
... .. ,. dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
.~

--:...-~-
Buono Studio! =)
Quir.cii pt!f dd:fq[fgre a. dt::TIorui::!~~~'! si Ft!:,dcna ventÌ ordini dì g:r:màt!2Z:l~ che v~~
dfèITC
('l.!~up~r~r:i in q~1-.:ht!>t.!6clo .;on l~ aret! ~B:'i~~K c,.1V....·èro con l'ar-.!a t!ffic:l~è ddfanteim.a
rice.... en~~; per. qu=..'1c.og:r:iIl~:siFOSS.1r.O f;ue [~;.~~;ne. cb.ta .'.:h~ per le sande spaziali bie arèi
r.~n può che ~ssçr~'~lrordine d.=!i :netr... lndfè r~~Li2z:l!:Uo d:::!l~ u;:::! è!rordine ~lie
'",,~I";"'''l'·, d; ""''''~n'
\. ........ ~ """ 1,.,..... i~;
...... rfi~"""''''/''r'''
-
,,1. ..... ........... ..." il o-h.'" ... - n,., f',,~'c·'·~ lO,j':'.t.'I'1J" ... qn;"'rl. ;~
.... " - .:; ....... ;Fil.::l -r(;r.>. J"~~.
..:,·r,l1ll·tr·~·a
u.... t".;,C... I _io. .......... 4.., ......... _~. Lo

sia:!:.o sempre n. perd~ 1+ 0*15 ordini di g::mée~:t.. Quesm spfega p~'le sia necess~Q
u..sar~ dC!t sist::!:nì dì comunrc:lZlone estremurnrnte sot"!sttc:lti r:it:::'d!~ il Livello dd seZIUÙe è
malto al dì 'sotto dd rumore (ad esempio il n4"Iior? tenruco, il ~unore dell'ambiente è ~olto al
di sopra di quesd Ji. . eili). L'Un1comodo per çStr:l..7e il Sègrulè ~ q,uello di fure delle
tr:lSmissicnlccn codifiche molto sc:f..s.:ic:lte in mcé.o t=.r~ che sfr:~d.o il funo cile il segmIe e
cccfiflcmo.' quindi segr.re delle regole, mentre '[ nùnòre-è ale:rrcno, con. delle oper.lZionf di
medz:z. si ptÌò ,~str:Irrejl segri.a.le cbl. f1.unare~, rr piezz6;niitr.ir:ilinente, '(o' si p~o:l mVèfccÌti di'-,;
tr:l5mlssÌone pt!rchtf pa- poter avère 'un'enorme ridond.mza nd 5egnare~ per poter eifettu..iu-e te
o9t:r:lzionl di mt:di~ C8~r .jo~id.fr~) b~sog:na. :lvere,a.ci esempiqlCO repLiche del SègriaIe in. modo
tali! ~e m~th,) nsr.etto ar'nfinCI::: si abbassa:di un. dec~qe:i1 se2MI::: 4~' inaIter<lto; e'
questo ,è ~ ,r::~~S2~S~/~?~?~~~~~e., ~:9~jlÈ~~,\~i1,~~~e ,j.Lf~~S~~~r:~'. ~J}~~~~i:~~ Y',

r1J:rn.ç!e. BlSOgn:t. SO~ _,coe::::nte±:ftote t:?-n~ co!ne-.~L ,se~art!. nce"'~~ lc!!.e ,e, sempre lo ~ ,
sressO'I:'U rimicr;'~è arè:.i!an({'Ià'Cui, ""t~~Y~co~Ti~éè~~~e:auindi'il rnUOOIto""::: ,
se;mai~ ;ruxnore'~a'~ii"BOÌt riFfu(li~ .~~"'; :t~~ifèI1rUìiia=oYdf~omme"<T~e~;eniOnò"~· ~'te~2,
(.:he 'se ~Sm1o,-;rn'":~ez.o.~I'; fficieri1e··~i;i"~1rar~fi:n;e~i(ie~:lre~"éfu.r'n;n;;re).:P~~e"<'~~~,
. ':.:...'.f,.~:\n.ì.."",::,"~· ~-~ :..:.:~:,.q. ,:~~,""~4 "'~.:' "1..;." .:P: .•-'. . . . .:;;\.;. ~ . . . .a::.('~·".:._,~i,,: .>-'"':'-:~":~'l' ~,~":.:~r~'
".."";;- ...• ...... ~~':;.- .~. ~ -:"-:.~,".::"~ ~'l' -::''='' ':.', .,'''':;'.' ".' f4!' ... ' :.: • "

=6~~~!:tn~~~~~~~~~~e:~,'S6Wt~~If~~rr:~~;?:~;' P~:.~~~:~~_,::', '"


~mettàe }una:soiavQIti-irSèmatè/e,~;iro~"ID.OàO~~:td'~s:~òr,t;:~tàÌjk:,~·;,<}>: '
volte,
L.'Umerodi
è··qnmèirp~Jtilll~:#:~~?~;è:~9~~~~~~-golfu~~~::5#;ii.1iBh~9a: .",~:~~t€~.~.;~Jii;::'.:.':.';':
bit! ,-è eSti:èi!t;m,~mLSso.l;.:.;~r, "'jjfu~®~~mi5if;iiiÌ~!~'~J'''''-' -: , ~'.' , '.:l;g\s:,I:.
r oper:l2icne·::~érie:'·i·fu!p~fi~?,"é7~6;"·;~~:Vfé~+ttr ,~~~w.5~;"~~~~f~,,:~~h";· '
• .-.. - , ; ' #. '. _:;... """ __ ~- • ' • __ . ' t.....
- ••: ' . -. . . ._..... _ •• ' , . _ ~ ,~ .•:'.......-.,...• ~., - •• : ...... ,' ..- -~ _ .:..... '. - •• " . , '. +,: "':-

%Ccessivi, lentmneitte,',viene,~,tt:ttto,.AltrasmessQ,.;:,a~~?:ci:lniJa,.len.t~r:ezz::t":.~;a.:~',~J'~'" '_.


~- ~ ~. '-'r' ",~F;j>~t2;:;7.'!7.;:,"··"'~\"':;-;-r.7.;<,~';'~~?:-::.~"r-t~tF~i.'t.;;>;.::"'i;i-;i.i}\<J";~ ~iIi~~~c' ,(6.~.,;~:,~~~~~~~$.~~~_~::'.<"
recuperare I o ",;).lC-vorevo e' m:pp ·'SegnaLe-rtIIIlOre"'Yl.e,"'c, e: 'a .", .
+

,::> "IC"pua-"'''': : '

~:::v::.~;e~~~~f,ft~~.t~;~~!~1ii;'é:'., •.
an61m dSl bene cile si decise di furIa andare su San.:D:nO e pci su-:-;i altri pianeti; fina a.
S~..rmo nqgsf eb bero prable:m.i,ma per poter arri:'.;a:.~ ad eTImO t"~t! !e mt~T!ne del network
(costruito eh 4 nnterrne che !ro~,re:mm1a tutte re comunicazioni ccn le sonde a Q1<lnde distmrze)
fi.lrona dovure -abbat+..ere e ri~QstÌui:re di din::.ensiani mag~Qri e, soprarturto, -rjprogettate pr!I'
porrare r area. ei::ùcace praticamente a coincidere con. r area tìsic<1.: gt~gnando in tutto
sé1"'.:lplic&:erite q-....::li6e ..:osa come ~ o 5 dB, ovve.~ !m fut-..ore ! o 3' nel wppcr:o fra pot:nz:l
:>rasm~55~ e "';C""":l;~" .,.,..,,, ch~ f'2.C va T.a d. T7èrenz:l
• ............ .... ~J. _ .. - - , . a '"e~l~t:!cire il sez=aIe e non
~ .........
03
_ l..i....i.. _ fr2.rruscrre .L._ -;'" _

ritLScire a re-~l1per:1!rO.

J - 110
/"

Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it


.. Buono Studio! =)
~"""" .•... ·.....-4........··.. '~ .• _ .. ____ .~ ... ,.-' ..:.. ...... _~- .......
..
_- - .~,'--'-:.,. ... _ ',_ ... _ . '..:...-.-:-1,;J _ _ . .

Potrebbero piacerti anche