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_-~_
"'
CAMPI l~·
ELETTROMAGNETICI
,
J
o
-0.5
-1
-1.5
-2L---~----~----~--~
-2 -1 O 1 2
Elettricità lVIagnetismo
elettrostatici). Concetto di
capacità e potenziale
1-2
1-3
..-
1-4
dello spazio e del tempo~ ma una funzione continua dello spazio -e del tempo, come
sappiamo, si chiama campo. Pou-armo essere delle distribuzioni di quantità sèalari e allora
7
avTemo dei campi scalari.; ma, come sappiamo, per descrivere i fenomeni elettromagnetici
abbiamo bisogno anche di quantità vettoriali, e quindi avTemo dei campi vertorlali. D-
nostro studi0 sarà ri'v0!t0 a tutta quella parte dell'elettromagnetism0 che è rilevabilc ai fini
telecomurucativÌ, Oy'~lero alla trasmissione di informazioni tra due punti. in genere dist3J1ti.
Ci occuperemo quindi, sostanzialmente, di tre fenomeni: l'irradiazione, la propagazione e la
ricezione delle onde elettromagnetiche.
1- 5
Q= f
v
pdv
. ,.r ~:. _
f::..Q= f pjv
/R
. i,
~Q=_l f..-v-lv
6.V ilV r--u
tN
Facendo tendere il volumetto 1:..V a zero a"YTemo che questo integrale, 'per il teorema della
media, è proprio uguale a 1:..V p([o), e quindi:
L'altra grandezza che ci serve per descrivere il moto delle cariche elettriche è la densità di
• corrente elettrica, l([,t) , che è un campo vettoriale. Tale densità di corrente gode della
proprietà che se consideriamo una certa superficie S, ed una
normale orientata, in, la corrente I che attraversa questa
superficie è data da:
1- 6
1- 7
AT
LlJ.
~Q
= l'1ffi - = 1'\
~V'l
A Q ~ '
Àt...,.O llt - o.
Ovviamente nel \'uoto basteranno solo due campi (ad esempio, ~ e Q, oppure ~ ed h). Le •
equazioni di }"Ja;nvell sono le equazioni che legano i campi elettromagnetici alle sorgenti, e
sono:
, ab
V'xe=--=
a
Cd
V'xh=-=+J
- èt -
V'. Q=p.
V'·b=O
(in realtà queste sono le equazioni di ~fa..0,.vell sistematizzate da Lorent.z alla fme del
secolo scorso-) . .osserviamo che cosÌ cornestarmo, supponendo di conoscere le sorgenti p e
I (cosa che.ingenere non accade), abbiamo un numero di incognite (12 grandezze scalari, 3
per ognuno dei 4 campi) superiore al numero di equazioni (in totale 8 equazioniscalari).
Quindi il sistema di equazioni non è completo, come deve essere altrimenti le interazioni
elettromagnetiche sarebbero indipendenti dai corpi materiali·· in cui il campo
elettromagnetico agisce. Dato che tali equazioni valgono sempre, per distinguere quello
che accade in un particolare sistema materiale rispetto a quello che accade in un altro,
sono necessarie altre equazioni che caratterizzano la costituzione del materiale dal punto di
vista elettromagnetico, e per questo sono dette relazioni costit'..tÙve. Per quanto riguarda le
. unità di misura esse sono quelle del sistema NIKSA. Osserviamo poi che nelle equazioni
di 0.-fa..'0.Vell si nota una quasi perfetta simmetria, se non fosse per il fatto che manca una.
densità di corrente magnetica nella prima e una densità di cariCa magnetica nell'ultima. Ciò
è dovuto al fatto sperimentale (che finora non è stato ancora smentito) che non esistono
canche magnetiche libere, cioè gli effetti magnetici non sono dovuti a cariche magnetiche
ma sono dovuti al moto eli cariche elettriche (interpretazione amperiana del magnetismo).
Detto questo ricordiamoci che date le sorgenti possiamo ricavare i campi, da cui poi
ricavare le forze; dunque dobbiamo aggiungere un'ulteriore equazione che è l'equazione di *
for=a di Lorentz (che in realtà, trattando dei campi, è una densità di forza), O,"'\fero:
1- 9
Ricordiamo che i principi di consen-'3Zione h:mno origine da p03tu1::J.ti fondamentili sulle proprietà dello spaziQe •.
de! tempo. Infatti il principio di conservazione dell'energia è ma conseguenza ,dell'ipotesi che ii tempo sia
omogeneo, cioè che tutti gli istnrlti di tc:mpo sono uguali a se stessi, ovvero 'l'origìne del.t~o è Ìne:s:;enziale: TI
principio di conservazione della quantità di moto èunaconseguenz:a,deIla omOg€riéitàdello spazio, cioè che tutti
i punti dello spazio sono equivalenti. Infine la conservazione del momento deIlaquantità.di moto è una
conseguenz.a dellaisorropia dello spazio, cioèchenme.le direzioni.sono equivalenti. È evidente la fondamentale
importanza di queste proprietà e di conseguenza è naturale accettare la realtà fisica del c::rrnpo elettromagnetico.
Rinunciare a queste proprietà.reuderebbeladescrizione dell'universo estremamente complic:Jb4come in realtà
accade nella teoria della relatività generale.
Osserviamo che dato che le. sorgenti sono legate ai c'arnpi dalle equazioni di MaX'iVeIl,
possiamo pensare di considerare solo i campi e non più anche
le sorgenti (dato che queste
possono dai primi essere ricavate). In realtà ciò non può essere facilmente sostenuto in
quanto in corrispondenza di una carica puntifonne il campo diverge e quindi l'energia ad
esso associata diverge (inoltre una carica puntifonne decelera se è in moto in un campo).
~ Un altro motivo, di ordine pratico, che ci porta a considerare il campo elettromagnetico è
che, come vedremo; dalla sola sua conoscenza saremo in grado di determinare l'energia che
si trasmette da un punto ad un altro tramite il crunpo elettromagnetico (che è poi l'essenza
della tra-"mÌssione in un apparato telecomunicativo). .
i Ritornando alle equazioni di lVIUX)Vell osserviamo che esse non sono tutte indipendenti;
infatti l'ultima è dipendente dalla prima dato che facendone la divergenza ad ambo i
membri, ricordando che il rotore di un qualunque vettore· è sempre solenoidale (cioè
facendone la divergenza viene sempre zero), avremo:
1- 10
èp
-+Y·J=O
8t -
:he non è altro che l'equazione di continuità, che esprime in fonna locale il principio di
_~oI1servazione della carica elettrica. Infatti integrando ambo i membri di questa equazione ad.
~ln arbitrario volmne 1: a'vTemo:
f èpèt dv + f y ·Jdv
-;
-
=O
'l'
Se il volume è fisso nello spazio possiamo portare fuori il segno di derivata temporaie~ e
:'integrale che rimane è proprio la carie.:1- contenuta nel volume "t; applicando poi U:teorema
della divergenza di Gauss al secondo integrale avremo che esso è uguale al flusso delvettore:[
tttraverso la superficie chiusa S;: che racchiude il vohune, o v-v ero avremo:
ò • .-
-J
et pdv +- :h J . i d.s
J- n
= O =:::}
èQ
-+1=0
et
=:::}
8Q
-=-1
ét
ì. -; ~
lave I è la corrente uscente dalla superficie chiusa che delimita il volmne "t. In altri termini ci
:JUÒ essere una corrente che attraversa ·un.a certa sup~rficie se e solo se variano le cariche
~ontènute neI volume da essa racchiuso (ovverolaeàrica non si crea né si distnlgge}
)sserviamoora che le equazioni di Maxwell sono delle equazioni differenziali in cui, qrundi, i (11
:n.rr:pi sono è...'1 considerarsi derivabili. Osserviamo però che e~se non valgono in prossimità di
~u?~rtìci di discontinuità tra due mezzi aventi caratteristiche elettromagnetiche diverse. Per
:icavare le condizioni di discontinu~ci dei campi è cruaro che non possiamo usare ie equazioni
.h :VI8.~well in forma Ioéa1e ma dobbiamo considerare tali eq1.ll12ioni in fonna integraìe, c..~e si
yttèngono utilizzando il teorema di Gauss e il teorema di Stokes. Per la prima delle equazionì
.ii :Vbxwell, considerando mm generica sllpemcie S che sì appoggia sul contorno C (orientato
:1 !!laniera concorde alla normale lllo ovvero secondo la
-,~gob del cavataooi') e aoolicando il teorema del rotore di
_ ;'.1.'; J. ;.
';"[(ìkèS_ aì.remo:
ft ':"
s
~
•. ':" 8(Db à
,è'Ld~=-- 0'1 ds=---
.- ~ . Ct .. - o et
c ' s
·h.Ldc = __
8<D d +1
A
P
c
- 8t ~ s
..f.pb.i ds=O
S
_ n
. dòve la prima rappresenta la legge di Gauss dell'elettrostatica in cui Q:ct è la carica totale
.xmtenuta nella superficie·chiusa S. La seconda 'irivek rappresenta la conservatività del campo
~. .
OsservÌamo che le equazioni in fonna integrale che abbianlo visto [mora sono più generali di
quelle di Maxwell in quanto non è richiesto che le .fì.mziom Ci campi) siano derivabili, ma
semplicemente che essi siano integrabili; in particolare, anche fi.mzioni aventi 1m nwnero fInito
0, al più, munerabile di discontinuità. di prima specie sono integrabili. Quindi i casi che
dovevamo tra.+t.'U"e, cioè di eventuali discontinui~ ricadono nell'ambito di queste equazioni in
~lìrma integrale. OsserViamo però che da queste equaziollÌ è difficile ricavare i campi, che
:nvece saranno ricavati da quelle in forma differenziale,
·.-\.'1diamo a vedere come usare queste equazioni in forma inte~ale per ricavare le condiziorù
~,ù le superfici di discontinuità per il campo
:lc:ttromagnetico. Con.sideriamo quella relativa
.11 .:a."'!lpO magnetico, e ~ol15ideriamo UIla
;upèrfi~ie di interfaccia I tra due mezzi, CD è
X. Consideriamo poi la superficie ,15,
perpendicolar,e a I, po~a per metà nel mezzo
T e per metà nel mezzo (2). Abbiamo poi che
;:~ è la normale a I: e ls è la normale a .6S;
~ssendo poi .6S ortogonale a L si ha che l'l ed I:;
mno ortogonali fra loro. Per ottenere una tema
di versori orto gonal i, scegliamo iI versore t
1-12
l-
I Facendo tendere 8 a zero l'area ~S tende a zero; abbiamo allora che al primo membro il terzo
integrale tende a zero. Abbiamo poi che al secondo membro anche il primo termine tende a
zero. Possiamo dlmque scrivere, supponendo le lunghezze eI ed e2 dei tratti pari ad. ~: .:1. ..
-f hl . fdE+ f h 2 • f
tdE = I ·ls d.s
e e As
dove t nel primo integrale lli1. verso opposto a quello di percorrenza del contorno di ~ (da
ciò il segno '::-:-') ed hl e h" sono i valori del campo 11 nei mezzi <D e @, rispettivamente; ovvero
rappresentano i limiti a sinistra (CD) e a destra (2)) del campo h andando verso lasllpcrfÌcie I
a partire dal mezzo <D e dal mezzo (2), rispettivamente. Il termine a secondo membro ,dipende
dalla. presenza ameno di correnti superficiali 1 didensici b (che simisurerebbe,L.·LA./m).
Facendo tendere ea zero otteniamo che:
, Per la proprietà commutativa del prodotto scalare e per la proprietà di L."lvarianza d~l prodotto
misto rispetto a permutazioni circolari avre,.rno: ,
che ci dice che la componente del vettore In X (bo: - !h) hmgo ls è la stessa della componente
del vet::ore b lungo la stessa direzione. l'ifa la direzione Ìs è st.'l.b. scelta in maniera arbitr:tf1U e
quindi risulta:
in X i e)
\-.
- -e 1J) =O
Dunq:r.e i.:.;. <!..'3SenL1. di correnti superficiali le componenti t!r:ger:ziali dei campi sono Cor:tLI.Ue;
in loro presenza solo la componente tangenziale dd ~ampo magnetico è dis.::ontinua di una
qllantita pari proprio alla densita di corrente superficiale: J,.
Ossèl'/ia..1TIO che mentre in elettrost:1.tica qualunque sia il conduttore, purché abbia "
conducibilità diversa da zero, ultte le cari.::he si distribuiscono sulla superficie (ovì.;ero non ci
1-13
f4'
s
inds == Qk.-t
dove Otot è la carica racchiusa dalIa superficie S, nel nostro caso quella di un cilindretto di
base ~ e altezza !l. Questo cilindretto si trova per metà nel mezzo CD e per l'altra metà nel
mezzo 0, attraversato dalla superficie di separazione E, con Ì!l nonnale a tale superficie
orientata dal mezzo CD al mezzo Q) (altrimenti, c{)me al solito, cambierebbe il segno deIla
relazione). Applicando il teorema di ~s a questo volu..."!letto UvTemo :
-." As1.
dove ~St, ~ e .é.Spsono, rispettivamente, le superfici di base nel mezzo <D e neL mezzo Q)
e la superficie laterale del cilindrettoedfì è la nonnale aIla superficiedel.cilindretto. Qu.1.ndo
fhcCÌamo tendere a zero r altezza del cilindretto (6.,( ~ O) la superficie laterale tende a zero e
quindi il 3° integrale a 10 membro tende a zero. I primi due, a meno di infinitesimi di ordine
superiore, diventano:
. \ ~
...........
~ ......
A
1 . (ti" -
'd
,
d') =6.Q/.
--
n ~ -" dS
Ì~, Gb - Q:J =0
, Abbia...':lo qùindi ottenuto delle relaZIoni sulle componenti tangenziali dei campi:
1-14
Quando tratteremo le condizioni sllfficÌenti slùl 'mùcÌtà della soluzione dellt~ equ.aziopi di
Mu:\."Well vedremo che queste condizioni al contorno ci ba..<;teranno per dimostrare l'unicità;
3.J."'1ZÌ sono supen1ue, saranno sufficienti solo quelle sulle componenti tangenziali, le aitre
sararmo automaticamente soddisfatte purché a sinistra e a destra delle super:fki di
discolltL."1.uità i crunpi soddis:fmo le equazioni di Ma:\.'WelL
Ritornando alle equazioni di r..hxwell, per ragioni di comodità nella risoluzione dei problemi •
elettromagnetici, anche se questo non corrisponde a milla di fisÌcamente esistente, può essere
wnveruente simmetrizzare le equazioni di lvfaxwell, introducendo delle correnti magnetiche
fittizie e .delle densità. di cariche fittizie, ovvero a\tTemo :
r cb
IVxe=---=-J
I - adét -ID
~vxh=--=+J
!, - et -
lV'4 = p
IV.b=p
" _ m
(.... t" ..
! in X {,~2 -
-:
~l) = -I ms
1.1n . (Q~ - 121) = Prns
Vediamo, adesso, se possiamo dire qua.lcos 'altro sulla natura delle equaziorù di .\faxwell. !J
Queste equazioni sono, eyidentemente, delle equazioni differenziali alle derivate parziali,
lineari nelle incognite, e sono equazioni che coinvolgono funzioni di 4 variabili, 3 spaziali e
l1Ii.a temporale. Sono quindi di complessa risoluzione sia dc1.1 punto di vista analitico sia dal
pumo di vista mUTLCricQ. Se rÌ!.:sciamo allora a ridurre il numero dì variabili indipendenti
possiamo sperare di ottenere una semplificazione nella risoluzione di queste equazioni. La
prÌr.1a cosa che osserviamo è che in queste equazioni la dipendenza ditterenziale dal tempo la
si ha attraverso delle derivate parziali. Dunque, se con qualche trasfonnazione, riusciamo a
1-15
l
f(t) = -
2n
f F(m) e
+:o
jCill
dm
r
iV x E = - j ro B - I ID
IV x H = jeù D 7 J
1V.D=P ,- -
I
LY,B=P m
no',.~.
~-' 'P' t··, ;-.::;, T ""
.",,,, !- ~ J SO,l
:.;, ..... d~'" ~ d'l ...c .\". . tTnpr
'"O 1.e tr'1g-r-OrrTT'1tp 4~ Ucl"'l! '" r;s"""''''';~'P ~'H,
.........., crr"""d"''''7 P ,,~. ";0"'
~_ ,...,,1
; : ' " .... , , _ ~
.........;"1'0 Cl'';'
>.., 1
• .L ....... ,
rempo, 5010 che, p;:r motivi di chiarezza .. le abbiamo lasciate illdi,:ate (-051 come çrnno nel
dominio del tempo; comunque chi contesto sarà sempre chiaro se siamo nel dominio dei tempo
o nd dominio della frequenza. Osserviamo che con
questa trasfonnazione siamo passati ad un
sistema in 3 variabili indipendenti in quanto se sappiamo risolvere tale sistem..1. di e·quazioni
differenziali per un m (purché sia la soluzione generale) lo sappiamo risolvere per OgIti w;
quindi ID è lUI parametro. Per conoscere i campi bisognerà, infme, antitrasfonnare secondo
Founer la soluzione ottenuta; tale antitrasfonnnzione è fatta per mezzo di un integrale che è
sempre risolvibile, anche se per via. numerica, rispetto alla risoluzione di un'equazione
differenziale. La differenza, dal punto di vista numerico, è che il processo per il calcolo di un
1-16
+«>
"()
!.,!:.,t -+
F(" j.j j I· ~( ,-;{r.,t-k·r',
_ ~,(:)J = .J J. ;',~, t)e --·Oxc.:::,dz"Cl!J,
1 1
x., y e z del · . .è:tlore k , sono, rispettÌvamente, i coniugati di :<, 'ye z, come lo ~ (:) per t); si Iloti
,j...~ r
~OT'
. . . '~""n"~7'~""ne
...... J.J._: 1..l. ...· .....Ll...L...1.'.1
1.,.,; .... ' 1.
il' serrno rlelr-es~cno~r""
'~.l.~ .. 1-' .lo.i,.J..i..""
rel"tl',·O
"
J. ..... .. "
"ii.., ,-...,...;.,·b~l; S~."..,.;,.,l;
\..\..l.l."- ...... j,j.Lfo.~ !-"" ..
1.;' <
~,~~,...,s~,'"
..;. V..!-'r'\..J
L.;...I..'''.l.J. .. "v " n"
\0..- ;,.~
.. ; l "
.. 1..........
J.J. ..... •
relativo alle, variabili temporali (cioé nell'integrale di Fourier c'è e J ~. r per lo spazio ed e-;~r
l
per il tempo). Ossenliamo inolrre che nella trasformata inversa ci sarà lL."l L'1ttcre _.! '
(:27t) "
essendoci .:.\. variabili di integrazione. Alia luce di ciò le equazioni di :vlaxvvell diventano èlle
equazioni algebriche (algebrizzando anche le derivate spaziali) ovvero si ha:
1- 17
Ricordiamo però che da sole le equazioni di MaX'Well non bastano a descrivere il campo
elettromagnetico ma per chiudere il sistema sono necessarie altre equazioni: le relazioni
costitutive. Queste, come vedremo, introducono un'ulteriore semplificazione neIIa soluzione
deUe equazioni di Ma-cwell se vengono trasformate secondo Founer nel tempo mentre, aL'lleno
per i mezzi materiali a cui faremo riferimento) l'ultèriore trasfonnazione secondo Founer neIIo
spazio complica notevolmente le cose. Dunque è chiaro che, a meno di non avere a che fare
con un. mezzo omogeneo in tutto lo spazio (per il quale la ,J-trasfonnazione nello spazio non.
oomplica le relazioni costitutive), ci si ferma a considt:rare la :T-trasformazione solo nel
tempo. Detto questo ritorniamo a considerare le grandezze smusoidali, cioè il caso in. cui i
campi varino sUlU~b.idalmente. Vedrema che anche in questo caso dowanno essere vèrifiGafe
delle proprietà particolari dei mezzi~ ad esempio. è evidente che se il mezzo ha delle proprietà
non ·lineari, anché~· s~ :forziamo il· sistema con delle.· sorgenti che variano sinusoidal!p.erite~ Ì'
cfu~pi, in generaiè, non saranno smusoidali .. Dato che i sistemi che considereremo saranno
lineari e che quindi ad un forzamento smusoidale corrisponderanno dei campi,' a regune,
slnusoidali, è evidente chela studio deL caso smusoidaie è,di.particolarerilevanza.
Se riCQmamoalla trasformata di Fourier, dato un.segnaIesinusoidale del.tipo :
avremo:
abbiamo che ad lilla data sinusoide, di tuta cer-.a frequenza WQ, è associato lIDO ed un solo
numero complesso A che ha modulo pari alrampiezza della smusoide e fase pari alla fase
della sinusoide; viceversa, ad un dato nmnero complesso A corrisponde una ed una sola
sinusoide, ad una frequenza assegnata (DQ , data da: ReCA e jCtl a). .
E' chiaro allora che è inutile ricorrere esplicitamente alla trasfonnata di Fourier per le
grandezze sÌnusoidali~ è invece conveniente rappresentarle con 1m munero complesso come A
detto jasore. Tale rappresentazione è detta rappresentazione fasoriale in cui tutte le
opèrazionÌ lineari sono idèntiche sia che vengano fatte sulle sinusoidi, sia che vengano fatte
1-1&
e di scrÌverlo come :
!'C
i
- ~
:, - '";L
-'--B
'J ;L
do··..:e . _:1vf'n~o
_ _ '"""s""'.'o
"'-" ....... _ ~
:J C y -- •• y '"'J'P
L>y vettori A e B sor~o due verrcn
'B
1-,
lCz=Az-i-J z
rispettiv~ente, da: A = (Ax: Ay, AJ e B = CR., B-j, B::.\ m'Vero rappresentano le parti reali e
le parti immaginarie delle componenti del vettore complesso. Ciò mette in evidenza. corp.e n?n
sia possibile defmire l'angolo fra due vettori complessi perché, in realtà, dOvTemmo de[1IlJre
l'angolo fra due coppie di vettori CA e B per ogni vettore complesso); per poterlo far~
avTemmo bisogno, in realtà, di due angoli quello fra le parti reali e quello fra le partI'
immaginarie e quindi di un angolo complesso.
1- 19
Quest'ultima espressione ci è molto utile in quanto ci mostra che un vettore sinusoidale nel
corso del tempo si muove, ma rimanendo sempre nel pirul.o individuato dai vettori A e li cioe
l'estremo del vettore smusoidale descrivera. una. c~.;a piana che giace nel piano individ~to da
A e B. Dalla relazione precedente si deduce anche che f(t) è dato &1lla composizione di due
moti armonici, che come sappia."'TI.o da luogo ad tm' ellisse.
Supponiamo ora che il piano individuato da A e B coincida con il piano coordinato (x,y) (ciò ~
sempre possibile ruotando opportunamente il sistema di riferimento) il che ci pennette dI
1-20
re
= c;3x +Cy~
I__
i
A = A;,; Ì:t + Ay ~
l
B = Bx ~ + By S,
L"ldichiamo CDn X e Y le componenti del vettore g(t) hmgo x e y, rispettivamente; quindi
mm:=mo:
Possiamo, scegliendo opportunamente l'origine dei tempi, fare in modo che O-<I'x o <1": SI
annulli. Facendo questo per ct'x avremo:
rx =
I
c x casco t
dove 6.J.p = cry~ è lo sL'lSamento della componente lungo y rispetto a quella hmgo x. Questa
non è altro che la rappresentazione parametrÌC-a di un' ellisse (il cui parametro è il teIì1Po t).
Osserviamo poi che risulta:
r*-!
(x = c cosCùt :t
~ ) ~ .
!y =Cv_ (cos(:) t GOS è.cp -
\. sin(:)t sU0.q))
V \
1-:::7 COS(ùt COSLl.:p
;-'- Il
= -':1 SU!..Dq> '" - coS-. ., \.ùt
ov\.·ero:
1-21
che rappresenta la curva descritta dalI'estremo del vettore sinusoidaIe ç(t) ed è chiaramente t
- ...-.
X=±~Y
cy
ovì/ero si ha una relazIone lineare tra X e Y. Dato che la cnratterizzazl0ne deI tipo di Cl1n'a su
cui .sÌ muove l'estremo del vettore f(t) è detto stato di polari==a=ione del vettore sinu.soidale,
allora in questo caso non abbia..'"Uo più una polarizzazione ellittica ma si parla di
polarizzazione lineare. L'altro caso estremo e quando l'ellisse degenera in un cerchio. In tal
caso deve risultare che i due seminssÌ dell'ellisse siar.o ugu,a.li e inoltre deve manC:l.re il tennine
misto, Ciò si traduce nel fatto che deve risultare:
;COS~lP = O 7t
=> 6cp = :: - (compom:nù lungo x c y in ql:admnrrù)
1l;{
c . = CY 2
in tal C:l.SO a\tTemo: X 2 +y2 = c,/ che è l'equazione di un cerchio centrato neIrorig1...J."1e di
t
rappresenta il valor medio deL prodotto a(t)-b(t). Osservia..-no w'te se indichiamo con A e B i
-
fasori associati a tali grandezze sinusoidali a"Temo:
,
Questo risultato è molto importante in quanto s..1.pplili"nO che prodotti di grandezze sono
~ssoci2.tt, in generale, a potenze o energie. In campo te!ecomuricativo questi valori medi sono
ancora piti ImportantÌ in quanto, essendo i periodi di variazione delle grandezze in gioco
molto pi..:coli, la variazione istanl1.nea aH' interno del periodo di tali grandezze non ha akuna
rilevanza applicativa (nella maggior parte dei casi, nemmeno rilevabile con uno strumento di
m rSili'a) , a.T1che perché l'informazione è associata non alla sinusoide ma ai modi con cui essa
'o'aria lenL'lmente nel tempo (o ad lli'1'ampiezz.."'l. lentamente variabile o ad tma frequenza,
lentamente variabile o ad llila pulsazione lentamente variabile). Quindi se, ad esempio,
l'ampiezza della smusoide varia lentamente nel tempo ciò che conta quando si va a fare una
misura di potenza è il valor medio della potenza su lL'1 periodo (la quale varierà anche essa
1-23
O\rvero il valor medio del prodotto vettonale è il valor medio delle tre componenti. del
pr~otto vettoriale. .", ..
Ritorniamo alle equazioni di 1-'Iax'Yvell, che ricordiamo essere: . ;.::~:;;, -:," ..
ab
v xe =--==.
8t
ad
Yxh=-=+J
- - èt -
v .g.= p
lV ·b= o
1-24
dove PQ e 1.Q sono le sorgenti impresse d..ill 'esterno, mentre p e 1. sono le sorgenti indotte dal
~.ampo. Abbiamo in defmitiva 16 incognite scalati (3 per ogrlll.t1n delle 5 incognite vettoriali e
l1I11.1 per la densità di carica) a fronte di 7 equazioni scala..-i indipendenti. Ci mancano allora,
per chiudere il sistema, altre 9 equaziopi scalari (o, equivalentemente, 3 eqtk1ZÌoni vettori ali).
Queste equazioni verranno fuori dalle cosiddette relazioni costitutive del mezzo materiale in t!l
~ui av-viene il campo elettromagnetico, legate alla costituzione frsica del materiale in
questione. Supponiamo inizialmente di considerare il campo elettromagnetico nel vuoto Ìn cui.
come sappiamo, i vettori induzione elettrica e magnetica cg e Q) sono direttamente
prop0rzlonaliai relativi campi (quindi delle eqilll.Zioni di Maxwell basterebbero solo le prime
·due.per descrivere completamente il campo elettromagnetico). Infatti avTemo che risulta:
rI go == 8.854.10- 12
F / m : pemlittività ocoS'fdirle dielettrica assoluta nel vuoto
i '" ,." "
~o == 47t ·10-' H! m"': pénneabilità o costante magnetica ne! vuoto
che lega la densità di corrente alla densità di caric~ e alla velociL'Ì. Abbiamo però introdotto
una nuova incognita, la ;::, che può essere detemùnata daUa legge del moto dell~ cariche Ga
1"':;0"'" rlm" -""e,",rr'~n'l
.i'-=="" .:.'i ""!.V1.... ,
tu.....U'..(.lu alla l",O'r-e
;'f'a~en.,.o '1J.( rl; T or"""'''z
,--=::-"'-L..lL..
J,,\. ..... . . . J.l..l".., o..V,..,·",....,.,·
V I....l v.
( dv
;f = p
)-
-=
m dt
dove Pm è la densi13, di II'.u.1SSa.
I
lf= p~ +Ix Q
1.."1 questo modo il sistema di equazioni è chiuso (ed è un sistema di equazioni non lineari,
quindi di non semplice soluzione). In tutte le applicazioni che ci interessano però i fenomeni
elettromagnetici n't'vengono in presenza, di mezzi materiali~ quindi dato che l'introduzione dei
vettori induzione elettrica e magnetica serve proprio per tenere in conto della presenza di
1-25
Ovvero I! è la differenza fra l'induzione elettrica realmente presente per effetto del mezzo
materiale e quella che ci sarebbe se fossimo nel vuoto, e quindi, per defnrizione, 12 è diversa da
zero solo in presenza di mezzi materiali. Analogamente avTemo che il vettore polarizzazione
magnetica, m è tale che :
l
-b=h+m
J.l.o --
dove osserviamo che è solo per Wl fatto storico che m abbia le stesse dimensioni di g mentre 1!
ha le stesse dimensioni di g.
La: ragione per cui si ÌIltroducono i concetti di polarizzazione elettricri.'e magnetica emerge
qt~Ld() si tiene conto dell'aspetto microscopico dei fenomeni elettromagnetici. Infatt4 come
sappi~o, i vettori Il ed m esprimono, rispettivamente, i momenti dipolariiér unità di -volume
dO\n.lfi:ii dipoìi elettrici (creati nella materia per effetto dello spostamento: delle cancnedovuto
al campo elettrico) e ai dipoli magnetici (dOvuti all'orientamento delle correnti elementari che
costituiscono le singole componenti atomiche, a livello strutturale, della materia).
Osserviamo però cheu.na delle prime ipotesi che abbiamo farto, quando abbiamo intrapreso lo
studio deifenomeruelettromagnetici, è' stata quella di seguire un approccio macToscopico, e
non microscopico, in tale studio, Pertanto ladistlnzione,. nei vettori induzìone,deHaparte che
ci sarebbeneLvuoto da quella che ci sarebbe in présèil.Zi'di mezzi materiali., sostanzialmente,
'r
+ è abb~'tlnZa±rrilevante. Quindi utile trovare delle relazioni che legltinodiiettmnente le
- induziori ai· campi. In queste relazioru si scelgono, dWlque, come variabili indipendenti i
campi (detti anche, in tenn.ini sisteinlStiéL ingressi o cause) e come variabili dipendenti le
induzioni e le correnti (dette anche, in termini sistemistici: uscite o e./Jetti). Dunque ciò che
dovremo ricavare sono sostanzialmente 3 relazioni, o'V"vero:
'(d = rd
1-
T"' ( hl
e.il
.-'
J, b -- Fb (e.
- h) -- .
l~ =FJ r;'h'\
l- \.!::, ~
dm:e F~: F;- e Fs sono degii operatori che, in genere, si assu..."Uono operare su funzioni (in questo
caso vettoriali) di quadrato integrabile (cioè defll1ite in L 2), Pl;!r J.<:!ttrrnL'1.arè taìi oper:ltori si
proCede facendo delle opportune ipotesi sul mezzo, che ci pOrUu"10 alhi. loro determiIl:lZ!One in
maniera abbastanza semplice. Una prima semplL-ficazione che possiamo fare deriva,
sostanzialmente, da tm 'osservazione di tipo sperimentale; cioè si verifica (salvo casi
ecc.ezionali, come l'effetto Hall, dove tU1 campo magnetico può produrre una polariztazione
e1ettrica; addirittur~ afflllché siano verificati i postillati della tennodinamica, la dipendenza
dai due campi deve esserci) che la dipendenza delle induzioni e di I non è da tutti e due i
campi Illi.1. prevalentemente cL1. uno dei du.e. In particolare l'induzione elettrica dipende
sostanzialmente solo dal campo elettrico (ed è praticamente indipendente dal campo
1-26
J~ = Fd(~
I Q= FbCh)
l[ = FJ~)
Possibili informazioni sulla natura di queste relazioni possono derivare o dall'imporre che
siano verificati dei principi fisici di carattere generale o cL."l. propriet.'i. specifiche che possiamo
supporre che i materiali posseggano come, per
esempio, proprietà di simmetria. Vedremo che ad
ognuno di questi possibili requisiti che imporremo
corrisponderà una limitazione sulla forma che
potranno avere queste relazioni. Innanzitutto
'supponiamo che le relazioni funzionali tra gli
ingressi (i campi) e le uscite (le induzioni e 'le
I
Gorrenti) debbano soddisfare a due principali
l
requisiti: la causalità e la stabilità, ovvero la I
continuità. La prima sostanzialmente implica che I
I
gli effetti non' precedano le cause, o\''\/ero le cause
possono avere effetto SlÙ filturO, ma non possono
essere retroattive sul passato, In realtà, nel caso
delle applicazioni che ci interessano, il requisito,di
causalità diventa ancora più stringente senai mponiamoanche il pn'ncipio di relatività, •
cioè che nessuna azione può propagarsi più veloc..omente della luce. Quindi l'effetto non solo
non può precedere la causa ma e ritardato rispetto ad essa tanto più quanto più è .lonUlno il
punto di applicazione della causa rispetto al punto in cui andiamo a valutare l'effetto,
L'altra ipotesi che facciamo è un'ipotesi di c.ontinuit~ ovvero se si varia di poco l'ingresso
deve variare di poco anche ruscita, cioè gli operatori F (che sono.f~lZÌoni di funzioni) devono
essere cominui, continuità da h1tendersi nello spazio .fu.r.:..Ziona1e hl. cui ci si pone. Per ~sempio,
se si suppone che i campi siano a qua.drato integrabUe lo spazio funzionale è L"\ in cui
sappiamo dermire una nonna (una distanza) e quindi il concetto di limite, ovvero quello di
contÌnuit..1., Quindi dire che il fiUlZionale F è e "continuo" significa che se facciamo tendere ~ a.ci.
1.1.'1a cer+..a fJn.Zione (vettoriale) ~o la corrisponderite immagi..'"1e attraverso Fd., F<i(~), deve tendere
a F.= ~o) (o, equivalèntemente, per ogni intorno del1'im.lllagine deve esistere un intorno del
;:::;~r.to di Dartenza la cui immagine è CCTI.t~nta nell'in.toffio consideratoì. E' e"l.:iéente che se
....1. __ • '"
non ci fosse qUèsta continuità significÌlèrebbe che basterebbero dd1e variazioni piccol~ a
pia~n:! ll1. ingrc:sso (ovv'ero un errore piccolo quanto si vuole nei dati di iIlgresso) per <1.vc::r<.:
deLe variazi,oni gr:mè.i a piacere nell "uscita, e quincli non saremo in grado di pre\:edè:-e aktl..:.'l..1.
evoluzione del nostro sistema; in termini sisternistici è come se il sistema fosse instabile.
Ossen.:imw che la continuiti implica la stabilità, in quanto richiedere che a piccok \'ari0-zior~
~':. ing;e5so corrispondano piccok variazioni in uscim)(implica che ad ingressi lh'11ibtl
corrÌsp0[1cbno uscite limitate; quindi la continuità è 1m requisito più stringente della stabil irà,
Cn'ulterLore icotesi .'mila n.:1tl.lra. delle rel.1zioni che defmiscono gli operatori in questione è
r ipotesi di li~e{!rità, ovvero significa dire che vale il principio di sovrapposizione de~li g
(:I(:.) ~r~ \'i7 -t~~t~
1-27
{'l
~J
Fii
Fd
~ ~l
)o~b
:ò al~l +a2~2
Fd
,
>a1 41 + a2~b
La validità del1 'ipote:si di linearità dipende comunque sia cL"!.l mezzo materiale con cui
abbiamo a che fare sia dall'ampiezza dell'ingresso che si sta considerando. Non possiamo
pensare, infatti, che comunque aumenti l'intensità dell'ingresso l'uscita segua linearmente
l'ingresso; ad esempio, se abbiamo un dielettrico, caratterizzato come sappiamo da una certa
rigidità dielettrica, ed applichiamo llil campo elettrico, se questo divent..'l troppo intenso
a'\.TemO una scarica all'interno del dielettrico che ne cambia completamente le caratteristiche, e
quindi non potrà verificarsi un munento dell'induzione proporzionalmente al campo elettrico.
Ci sono casi in cui può esserci un'isteresi (una soglia) iniziale, cioè per valori molto piccoli
dell'ingresso non c'è uscita; ci possono essere casi in cui c'è una saturazione, ovvero l'uscita
non aumenta più oltre un certo livello dell'ingresso. Oltre ancora, superati i valori l:iiniti
deil' ingresso, può addirittura verificarsi la rottura del :materiale e quindi il cambiamento
comp leto del tipo di sÌstema. . .
Osserviamo che Ìn tutte le applicazioni di nostro: interesse nonavTemo a che fare con materiali
che presentano isteresi; tuttavia, superati certi valori della intensità dei camp4 interverrà b.
saturazione ovvero interverranno le non linearità. del mezzo a limitare l'uscita. Osserviamo
però che tale non linearità interviene per.campi elettromagnetici. molto intensi. -chè in pratica,
nene applicaZioni fino allefrequenzedelle.microonde (cioè fIno alle centL.'laia ~iGHz)"non si
inçontranom.aì~ cioè i generatori a disposizione, non s.ono in grado di fomire(salvo in casi,
eccezionali: come in prossimità delle sorgenti) ~llejntensitàcosì forti da far yenÌrmeno la
linearità.
In ottica invece le cose vanno diversamente, dato che grazie all'esistenza di generatori quali i laser, capaci di
generare intensità. molto elevate e concentrate su supe.riìci molto piccole, si possono ottenere facilmente dei
livelli di campo così intensi da mettere in gioco le non linearità del mezzo; anzi proprio grazie a ciò che e
possibile manipolare un segnale ottico (modul.andolo) associandogli un'intòrrllazione.
Ciò OVY·ùL."'D.ente è lli"ù1. grande fortur...a dato che, d.."l. questo p'tmto di vista, l' elecrromagnetismo è
uno dei pochi campi applicativi in cui l'ipotesi di Iincarità può essere tranquillamente fatta
avendo lm modello m.atematico estremamente accurato.
Altre infonnazl0ru sulla nat'ù.ru delle relazioru riguardanti gli operatori che defIniscono le
induzioni e le correnti in .fi.L"lZÌone dei campi possono derivarci da proprietà di simmetria deII?
spazio e del tempo (essendo gli ingressi del nostro sistema fì.lnzioni dello spazio e del tempo).
~ Tali proprietà dì Si171metrfa (per sÌ.rrlmetria si intende che per un certo sistemo, lilla certa
proprietà rimane inalterata se si effettua tma certa operazione geometrica sul sistema) si
suddividono' in:
r ! Omogeneità:
{ nello spazio
Propdetà di simmetria: i lnel tempo
lIso trop ia
1-23
Analogamente si dirà che il sistema è omogeneo nello sper-io Ce tale proprietà è esprimibile
anche come l'invarianza del sistema di riferimento scelto), o im'an'anfe nello spazio, se
traslando l'ingresso nello spazio di una certa quantità l'uscita trasla della stessa quantità,
questo qualunque sia l'ingresso e qualunque sia l'entità della traslazione (owero la direzione
e il modlùo della traslazione). Formalmente ciò lo si può esprimere come:
,
i( [) ~ uC [ ) :::::;> i( [-[Q.,) ~ uC [-rQ.,)'~ '1rQ
. Nel caso dello spazio c'è però lm'altra proprietà di simmetria che possiamo considerare, cioè
la rotazione; tale proprietà è l'isotropia. ~,.r:vero dire w\e un sistem..1. è isotropo,Qinvariante
per rotazioni, sig:nifica .dire chela direzione, per quel che rigunrda la relaziq#e~ingresso
uscita, deve essere messenziale; in altri termi."'li, si ottiene la stessa descrizione deÌsistemasia
che lo si valuti in un certo sistema di riferimento sia che lo si valuti in unsÌstema di
riferimento motato arbitrariamente rispetto al primo, lasciandone però inalterata r origine.
·""- Perchè questo accada.,qumdi ,deve verificarsi che ad un'arbitraria rotazione delFingresso deve
corrispondere la stessa identica rotazione dell 'usciu, o,,-vero quello che conta è soltanto la
posizione reciproca tra ingresso e usciTa, e non la posizione di essi rispetto al sistema di
rife:i:rr:ento. Una i::mrneruat.1. con.seg'.l.enza
delI'isotropia è che se il mezzo è isotropo allora ~ ...
d~\'è a,:cadere, O\,:vi::U'TIeme, qUJ.hmque si;]. b direzione deIl'Ll1gresso (e quinciise fa.:::ci~rno ll.11
esperimento e veniamo che ingresso ed LLscita. non sono allineati allora possiamo cerbmente
dire che il mezzo non è isctropo) , Osserviamo che qu1.1ora .. il mezzo fosse anche lii'lenre
Dotrernmo dire che tale condizione è anche sufficiente Der l'isotroDia. cioè se in9Iesso eù
~15cita sono ailineati nllora il mezzo è isotropo (e viceve;c;a, ovv'iam~nt~); in generale inve.;-e,
per un mezzo arbitrario, tale condizione è solo necessaria,
Cna ulteriore proprietà, di natma fisica, che possiamo attribuirè ad un mezzo materiale è la
non dispersività, nel tempo e nello spazio. In generale essendo la relazione tra ingresso e ~
uscita lillil rebzione nL"1Zionale, per conoscere l'w3cita bisogna conoscere tutto l'ingresso; cioè,
1-29
dip~de da quello che era accaduto precedentemente, quindi non_ . ci. puòessère.non
dispersività, ci sarà. lUla memoria, mrveroun ritardo nella risposta del s~ema, e ciò sarà tanto
più vero quanto più elevate sono lefrequ.enzein gioco. Ed è proprio quello cheac.cade nelle
applicazioni a carattere telecomurucativo. Osserviamo infme che di hltteJeproprietàillustrate
sicuramente quella piùforte.èla .1inearità~
1-30
4(r,t) = j~Jr,r',t,t!).~(r',t')dr'dt'
TGlè espressione ci pGrra a. COrlCllldere che l~irrre.:rale con CllÌ abbiarn.o espresso l~lildl.:ziQn.e.
de:t:-ica ~ tr~tto deWaDDlieazlone del orincipio di sonasoDosizione de~li effetti ad inzres::;i
ir:.1Plllsi".;i. Per .:ui Dossfa~o CC',ìlGscere l; riSDosta ad mI c;r..~,~lsiC\s1 L'1!.IT-eS;O conoscendo 1; sola
.. 1. J,. 1 _ •
,..,.., . . . - .......... ~
l . . . '-'
(,. .. u ....:.:... ..
;; ,~J.~""'&.
C!:. .....:,.."'..:.11 (~r'1' ~(:,~.
.J...,Je .......... :0
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, . ' r ! '........
J.!"v :-
c . .;.
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lL41.~<I,.-4 .. l .. "
\....oIo\,
\ -Il'~"'''l''
..... \..,.0IL~.l...J.L;...LLL .....}. ~: '- l~ l_.'>1,.
f'*\o'it"--:-'
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J'
l ............,
."\ ..-_.:..,....,..~. ,.~'\,:." "'!"l.':;' . . . . . ~.,..;" "..; ...... .,. '., ,.'" ,..,., , ... .,-,1;,.: -.1--1,.,..,,":,."''"\,·.'10 . . I-.l :.- ~",,-••-j~r-i,-·..::. .1 . . -...-:1 _·.7~"Ì""''''';''''''~; :rl,:~7; ì ' . ' -
-../::',;-,_1. Y!t..1J.L:.'J l.:.ll•.f_ .iJ~..L. .d p, ~/;"lplv I..lt ~,- .. !t..,j~.J. .. f.!7' ~ ... t....:~oJ.l.lJ. .. LC.;.L·....... ,-Lt L ...... ~~L :.'-"- ... v .l ..... ,- ... '-;,,;"':'''- ... ;.:..;,. ;.....I. .. ~-- r'C:..:..
;S:.J.:1~l F:;;cedenti alI' app li..:azione de;l i
impulsi c, tenendo cor:to dd ri:ardo dmllIO alla
velocità finit'a. di propagazione del cam?o, essi si manterranno mù1i Sil"lO a qì.lanclo la risposta
non. san1 interessata dalla variazion~ dei ..:ampi, cioè possiamo scrivere che:
ir - r',
g (.!:,~,t,t')=O '-it < t' -'- -'---
=~ c
1- 31
g (r,r',t,t /) = g (r-r/,t-t')
=e =e
L'isotropia del mezzo, inv~e, implica che gdebba essere proporzionale alla matrice identità
=e
(cioè sialinamatrice:diagonale)in modo tale che sia soddisfatta Iacondizion~diallineamento
fra i vettori d'ingresso e d·uscita. ..Andiamo ora ~,y'~e più dettagliatamente .cosaaccade nel,
caso di omogeneità. temporale (invarianì:a. neltèmpo). Questa proprietà introduce una
sempliflc.azionenellaclipendenzadal.t~J!1PO della funzione g ,che verrà a dipendèiedaIla sola
=
differenza (t-t'). SemplifiQ4-rrdo la simbologia, cioè mettendo in evidenza nell'integrale di
sOVTapposizione la sola dipender...za temporale dell'operatore (in tal caso la matrice di Green
diventa lLia f,mzione), la risposta del sistema ad. un certo istante t 1 ad Wl ingresso i è data da:
u(t) = j g(t;t')i(t')dt'
Quindi l'espressione deIl 'uscita per tm ingresso traslato nel tempo di lID intervallo t sarà data
da.:
Ma se riteniamo valida l'ipotesi di omogeneitit temporale allora tale uscita dOVTà essere pari a
quella irtlziale, traslata nel tempo di 't, ovvero:
u' t) = u( t - "t) =
C
( Jg( t - 't, t ') i (t ') dt '
1- 32
_."\llpra tale ugnClglianza dovrà valere anche per t'=O, per cui ritrovlanl0--che:
dimostrando Chè la matrice di Green sarà dipendente dalia sola differenza (t-t'). Qu;:;su risulm
essere lUL.1. condizione necessaria e sufficiente perché il mezzo sia omogeneOneFtempo.
Analogamente si può dimostrare la semplificazione apport.ata dalla validità dell'omogeneità
spaziale; '[:.lindi se c'è omogeneità, sia spaziale sia temporale, sì ha lma riduzÌor...edelnu.-nero
delle variabili da 8 CI, l', t, t') a 4 CI-I', t-t'). '~;:"'.-
L 'isotropì~ come abbiamo visto, implica che i seg:nalidi uscit'1 devono essere allineati con
quelli d'ingresso, qualunque sia :
i' ingresso quindi, in particolare, anche per Unllnplùso.
Dl.h+tque viene spontaneo pensare alla matrice di Green come una matrice diagoruùe~ se cosi
non fosse l'ipotesi di allineamento non sarebbe verificat."'!.. Infatti se consideriamo il vettore
induzione elettrica (espresso in fo:rm.a matriciale mediante la matrice di Gre-.."'Il):
cr \("" \.
~~ '~ -:-t. l
"
g,,-zl ey i
J '; l
g , iì
-zy ....çr
_ ~'
........ .J
p
',-~.
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rr
~j-X \J s.zx
,:>,.,. '''no
rl.-,~
v°S~"'-o
u"'- y '-'
. l.\.U
.... ~~ Tocr"""''''n~o.
:::\-...1...... TI" 11; --uui.,i.
1. . . .~"u..L.o.\..I "e ~V.1.L_:n,
Lv..l
~~- c ;den'.L1.&..l..l,..!.V
"~,, u\.,. ,-<p l' .'., ....... -.;J.
""LÙi.!.~
,
(cl '\ ( <Y O O '(e '\
! :t i :: :L't " x !
ii dy 'i I
O o-
~:Y
O ev : ;j
:; I
1- 33
Dunque, per l'isotropia, un'uscita deve attenersi dall'altra per una rotazione di 90°; ma nel
nostro caso la direzione va già bene (un ~uscita è diretta lungo x e l'altra lungo y); afImché,
però, ci sia tma semplice rotazione le ampiezze dei due vettori d'uscita. devono essere uguali
Ciò implica che g--.;:<;.=gY'J' Si osservi come l'iwtropia comporti una riduzione da 9 a 1 delle
funzioni rappresentate dalla matrice di Gre~ ovvero basta. conoscere una sola funzione per
determinare il comportamento di un mezzo isotropo. In definitiva si ha che,'p'ei:yisotropia, la
f.m:zionè di Green assume la seguente forma:",'':'~:;;'::'~'"
:',;' .',".",
Per quanto riguan1.:1..la nondispersivit..'i nel tempo, che richiede Ia dipendenza dell'uscita dal
solo ingresso applicato allo stesso istante, non possiamo che avere una matrice ch~ presenti un
impulso di DÌ1;l.C centrato nell'istante considernto, cioè:..;;:;;;:>
~,. '~, .
Ciò permette di L1.f scompa.-ire l'opera.zionè di integrazione nella. variabile temporale, grazie
alle proprietà della delta di Dirne. }\110 stesso modo, la non dispersività nello spazio implica
.
la Dresenza nella ma,trice di Green di lilla delta di Dirae nelle variabili
punto cotLsiderato; cip significa che risulta:
. .
spaziali, centrat.'1 nel
in. C!uesto caso ~ l'integrazione nelle vunabili sDaziali a scomparire. Osserviamo Doi che dal
... .. ... J . - .
ir - r'l
g (r,r',t.t') = O 'v't < t' ...;- j- .!--l
=e C
Cl rendiamo conto che se tm mezzo è dispersivo nello spazio deve essere anche dispersivo nel
tempo. Infatti se è dispersivo neno spazio significa dire che l'effetto in 1m plmto dipende ~
'iudIo che accade negli altri punti dello spazio; ma siccome le azioni sono ritardate, l'effetto III
1- 34
dùve il tenrune ili prOporzicrlaIità fra I ed ~ sareobe efertivamente ana costante se ci fosse.
8J.iche l'omogeneità nello spazio. ~
:-ielle applicazioni a carattere telecomunicativo (a cui siamo interessati), a parte le propriet.ì. di \9
ca u.sRliti1. e continuità (che supporremo sempre verificate), supporremo che sia veritkatn,
prarica.ment== sempre, la proprietà di i ineari t.1.. en·altra prOprieL1.. che molto spesso è veriilc..'lta.·
(pratica..~entè sempre nelle applicazioni cne ci i,lLt:rèssnnù) ~ Llnun dispèTsiviLi. neiIo spazio.
Ir:oltre, d..q. una delle prilne ipotesÌ fatte in questo nostro stuòo ddl'elettromaglleti.smo (o·v~Y·ero
il considermy sistemi tèrmi rispetto all'osservatore, che non siano in moto macroscopico,
tE\scurando cioè tutti gli effetti di tipo meccanico), si deduce che l'altra proprietà. da ritenère
verificata e l'omogeneità nel tempo, cioè che le proprietà tisIche, elettromagnetiche, dei rr:tezzi
L,.-:, esame non varmo nel tempo. Un 'ul ti.'"113. ipotesi che spesso è verificata è r isotrop ia, questo
perché gr~1n parte dei campi elettromagnetici che stLldieremc o sono nello spazio libçro (che è
lsorropo, cioè non hi1 direzioni privilegiate) oppure si svolgono in gas, cioè lilla collezione di
molecole le quali anche se separatamente sono polari, sono però orientate in modo casuale e
quindi globalmente, a livello macroscopico, non vi sono direzioni privilegiate. Per quel che
1- 35
Osserviamo che per quanto riguarda g e Q!'ipotesi, di proporzio~Witàco[ campo, in genernfe,uon è verificata.
O meglio.èveraperl'induzionemagnetic!lma non per l'induzione elettrica; ciò perché nelle applicazioni
all'elettromagnetismo molto spesso le freque,nze, in gioco sono così e1evate.che·leproprietà magnetiche della
materia sono praticamente·trascurabili. Quello che'accade è che l'orientamento dei dipoli rn~aneticièlementari
è così CArico d'inerzia (contrariamente a quanto abbiimodetto sulla relazione tra I. ed:D che quando 51 va oltre
certe fréquer..ze la materia non riesce più a "orientarsi" seguendo il campo e quindi tali dipoli magnetici
ri..J.'1lilllgono praticamente orientati il caso; ciò signii1ca dire che scompaiono le proprietà. nlè\:.crnetiche della
. T.iltCria, c quindi è come se tòssÌmo nello spazio vuoto. Pcr poter costruL.--e dei materiali che abbiano dcile
proprietà magnetiche anche a frequenze di rnicroonde bisogna ricorrere a ossidi (OVVèro grarìti) che sono privi
di conducibilità. cosnmiri da aggregati di nllcrocrtsw.lli la cui p-olar..zzazione riesce 3. seguire le variazioni del
Clinpo ekttrotn3::;anetico anche il frequenze abbastanza. elevate. In ogni caso, quando si va olL-e i GHz~
qualuIlque materiale cessa di avere proprietà m~onetiche, il cb:: signit1ca dire che spç~~imo J::.ou'"CfiìO
1Ssumere la permeabilità l'P..a::\'lletica dei nostri rmrteriali pari 11 quella del vuoto (ciO\! ~)).
L'analisi delle proprietà dei materiali e le conseguenti influenze sugli operatori è stata
effettu.ata pokl1é la maggior oarte dei materiali che esarulneremo sono ,:aratterizzati dal fatto
di posse.derne almeno ;;a parte. Quando tUl mat~riale è interessato da proprietà di: lineariti,
omogeneità nel tempo, non dispersività nello spazio e isotropia, vengono detti mezzi normali.
In tali ipotesi, cioé per mezzi nonnali, le espressioni degli operatori in forma integrale sono:
Jccorgiamo che, ne! caso di mezzi normnli, passare nel dcmi.rlÌo della frequenza é 1m errorr:::e
'.>en;.plii'icazioue: non solo dinlinuÌscono il munero ddIe ÌIlcò::tute, ma anche h; relazioni
Gostimtive diventano pili sempIi~i (oltre che le equazioni di i\fax.weil). Tutto qui.ndi si
semplifica salvo, eventualmente, ritornare nel dominio deì tempo medilli,.te antitrasforrr..azione
(operazione che nel caso di regjmè sinusoidale diventa banale, in quanto equivale a prendere
l [a parte reale del fasore moltipiicato per e-I t ). (»
j-
033~rvilllno Chè con lo sviluppo di mèZzi di calcolo 5empre più effiò;:nIi (in tenni.ni di potèIlZìl e rapidità di
c;LcC'io capacità di memoria) vi sono degli algoritmi che risolvono le equazioni di ~I.axweìl diretù.uneilte nd
è
dominio del temf'O (le quali possono esser;: scritte qualunque siano le proprietà del mezzo). Infatti nel CJ.50 in
cui si vuole caratterizzare un sistema su una banda larga, risolvere numericamente le equazioni di 7\h"'(\'veU nel
1- 37
Vista l'evidente semplificazione che si è raggiunta passando dal dominio del tempo al
dominio della frequenza, si potrebbe pensare di trasformare secondo Fourier anche nelle
coordinate spaziali. Ebbene, se le nostre equazioni le dobbiamo risolvere in un mezzo che è
a.'1.che spazialmente omogeneo (cioè tale che g~ J..l. e v non dipendono da I, allora è chiaro che
quest'ulteriore trasformazione ci sempLificherebbe ulteriormente le cose, aIgebrizzandoci
completamente le equazioni di 1VIa"\.-well. Ci rendiamo conto però che questo è un c-aso
est. emarnente particolare. In tutte le applicazioni reali alle telecomunicazioni non si ha a che
tàre con lo spazio libero (al più a'YTemo l.mo spazio omogeneo, poi un'antenna trasmittente e
una ricevente; quindi un sistema di comunicazione, tutt'altro che omogeneo), in cui tutte le
proprietà. elettromagnetiche del mezzo rimangono inalterate in tutto lo spazio. 1'1 realtà, in
qualsiasi applicazione effettiva, g, J.l. e v non sono costanti nello spazio, ma. differiranno
passando dai mezzi materiali al vuoto, e così via. Non dimentichiamoci poi elle i sÌstemicon
cui abbiamo a che fare sono dei sistemi materiali e qumdi con superfici dì discontinuità (in
corris.pondenza delle quali, in genere, cambiano le caratteristiche del sistema};· a tali superfici
bisognaancL'll"e ad applicare lecondizioru·di racCordo dei campì, ovverO:~llé-:ttaSfonnate di
Fourier di queste superfici (cosa alqua.n.to laboriosa in quanto non si hanno, come abbiàmo
visto quando abbiamo analizzato le condizioni di raccordo. delle relazioni fra valori a destra e
valori a sirjstra delle superfici di disconf..n.uità, cioè delle relazioni locali, ~1.si dovranno.
trasformare secondo Fourier spaziali queste relazioni, che non saranno più delle relazioni fra
grandezze a destra e a sinistra ma fra trasformate di Fourier;cioè funzioni a destra e a
sinistra). A meno che la superficie di separazione:non. abbia del1esimmetrie tali che
r operazione". di trasfonnata di Fourier spaziale fOrniSca .semplicemente L~y'alori delle
trasformate e non le funzioni di tutto quantolo spazio trasformato, si deduce (da quantbdetto)
che non è il easo di andare oltre nelle ooerazionidi ~..sformazione.· Già dobbiamo ritenere i
.L
tòrtunati che i mezzi che ci interessano sono tali che passando nel dominio della frequenza si
abbiano delle equazioni notevol.rnente più semplici di quelle nel dominio del tempo. Infatti,
mentre nel dominio del tempo le equazioni sono integro-differenziali (cioè rincognil'l.. compare
sia sotto 11 segno di derivazione che sotto il segno di integrale), nel domino tra.sfonnato le
èq~zioni seno semplici eq-tmzioni differenziali,. che sorLO le più facili da risolvere (come le
equ.azioni integrali; fhcili da risolversi munericamente) rispetto alle in te gro-di..fferenzi ali;
difficili d.a risolversi non solo teoricamente ma anche numericamente. Le equazioni a cui
siamo g1lmri sono, d "altra parte, lineari, come lo erano origi.'1...mamente le equazioni di
:\-Ia:{';::"eU Sel12a introdurre le relazioni costihltive: quindi abbiamo delle equazioni diiferenziat,i
~lIe derivate parziali ma lineari, per le qUL1.1i (grazie al metodo della separazione delle
var:abil i) la soluzione può essere rÌcondotta alla soluzione di equazioni aIte derivate totali,
lineari, delle quali si sa dire praticamente hltto (anche quando non si sanno risolvere
) esplicitamente). NeIia seconda delle equazioni di MaxweIl a cui siamo giunti, vista la
dipendenz.a di due termini Ca secondo membro) dal campo E è possibile introdurre il concetto
di costante dielettn·ca equlvCllente, ovvero:
(j
E
eq
=t:+-
j8 =::;> vxH=jcot:...,E+lo
-,
1- 38
Osserviamo che è un fatto puramente matematico. non iisico. che sia conveniente non tenere separati i
contributi dovuti alla corrente di spostamento e alla comnte do conduzione, introducendo o una costante
dielettrica equivaknte (che tenga conto anche della c) o una conducibilità equivalente (che tenga conto anche
della a). Inoltre. dato che li) èIettromagnetismo spesso si ha a che fare con mezzi a conducibilità zero, mentre
normtÙrnente non si hanno mai mezzi senza costante dielettrica. conviene introdurre una costante dielettrica
equivalente. che tenga conto sia della polarizzabilità dei mezzo che ddla sua conducibilità.
Detto questo, osserviamo che siamo giunti ad un'e-spressione in forma chiusa delle equazioni
di Maxwell, che potrebbero essere risolte una volta note le funzioni (di [ed (0) e e j.l., nonché 0,
che per un mezzo conduttore è indipendente dana frequenza. Nel caso in cui abbiamo a. che
fare con campi di tipo sinusoidale allora non sarà nemmeno necessario antitrasformare perché
il :sistema di equazioni fornirà delle soluzioni che sono, in reaIt..'Ì., dei fasori coni quali
sappia.'TIo operare (fm dall'elettrotecnica). Dalla defInizione di cO~i.UD.tedieler-uica neldorninio
della frequenz.l. (senza esplicitare la dipendenza da r) possiamo scrivere::
+:o
E(Cù) = j ge(t)e-jwtdt
che non è altro che la trasfonnat't di Fourier della~ risposta impulsiva. Osserviamo però che·
dovendo considerare dei mezzi fisicamente realizzabili, dovrà valere il priI1Cipio di causalità,
per cui la & si manterrà nulla per gli istanti di tempo precedenti alI' applicazione dell' ìmpulso,
cioè:
O" (t)" = O ',ii < O
::- e '" '
:::(:0} = j g,Jt)e-jeatd:
o
dei 1Jtmti del1'asse inlffill~illario del oiaEo conlDlesso . .;ioè oer.Jio=o avTemo:
~ _ . L J . . . i . - ~
E(p) = j ge(t)e-ptd:
o
1-- Osserviamo .;he se VOglir.ffiO che Il sistema sia continuo e :sin stabile ~iò signi.fica dirç .:ile p.:[
t-r:.(' In nsp,-ìsta impulsiva ~(t) deve essere limitata, quindi su tutto r asse renle positivo
( t,:: [O, -'-,.:.oD. Ciò significa dire che l'ascissa di convergerlza ddla S1W trnsforrnata di Laplace è
zero, cio~ la trastonnata esiste sicummente per Re(p»O. Come sappiamo ciò comporta che la
1- 39
T aie limita, dal punto di vista. tisico. deve essere loroono 8.- in CIll.;'1nto
~ "'.L quando la freauenzaJ. -ç lo
.
tènde ail' infInito q:ral7.mque mezzo rI!areriale divenu di w'" ;""erz:3. cosi elev:lt:!. 6 non not::r ~
più rispondere all;; soiIe-:itazioni, e quindi sì comporta ~omè il \:llOtO. Si teng:2 però presen.:~
,he
L,u. ~...,l~
1.'-4.1...... t:po
m'+c-~r"'1"~z~o"""'e
!.\"ol.i.~ '-t.""~
li 1.
..L
e' 1-n.
.1..1.
A~
m"~""""s~OT'\;CO
~ "~""r"",,,;
1-' ..... .::.'-.1.""...... ..,n'..,t·...,..,e~
·U\...LV \."c.~.L..!. u . .u.u.. ... .,~o ,.lel'la
~L -=-"',....·lenlZJ I..,
lJ."-":i-
.1..1.1..{,.U,-, """ l. ", .J.U.
hL'12"~ezza d'or.da d~
...i!1.uisce e quindi il ca.':1pO n.on influenzerà più le carid:e a Evello
macroscoD1CO. ma nell'è loro DarticeIl'è el<!mentari, (1cencIo" entrare L.Tl e:1<x:o errèttÌ c1,mmtistici ..
lo J J. _
RI~(;rr1·1nd,-j cb.Ila teoria dei residui ~1~~ Ulla fu.I1.z1DIle J.rljIiti~.J. OU<..) eS.sere rico.~~t:-:!.~i:~
andiamo a ~o5tiU.ir~i la
1- 40
e(p) -e~
f '.
C P-Jffio
dp=O
Ricordando ora i teoremi di Jordan del picrol0 e del grande cerchio "avremo che facendo
tendereall 'co il raggio del cerchio r ao il relativo mtegrale tende a zero, in: quanto l'integrando
tende pÌùvelccemente a zero di qu.anto non tencL.1. all'i.TJ..finito il raggio: Quèl10 CherL%1.r..e
deE 'inkgrak è il c-ontributo relativo aU'asse immaginario e queUo relativo al cerchio Tp.,')~
q1l.:l.t'1do si fa tendere il raggio di tale cerchio a zero, l'integrale lungo l'asse diventa FiIIfe~ale
a valor principale esteso all'asse llnmaglnario, ovvero:
jit [E(Cù o) -E oO
]
In genere laJ; è complessa, o\rt,,'ero del tipo: E(c:) ) = Gl (0) - jE.:;(CO) , dove dnto che la parte
immaginaria della costante dielettrica si presenterà, i.n genere, negativa e quindi abbiamo
messo iIl eviden2a il segno meno per avere tma E: positiva. Abbiamo dun.que:
1- 41
che sono dette re/{.lzioni di dispersione o di Cramer-K6nig~ gli operatori integrali presentI in
tali relazioni rappresentano delle trasformate di Hilbert, Abbiamo dunque ottenuto ili'! risultato
molto importante e cioè che la. parte reale e la parte immaginaria della trasformata di Fotù-ier
della risposta impulsiva (ovvero della risposta in frequenza) di un sistema fisicamente
realizz.'1bile non possono essere indipendenti fra loro, ma. sono legate dalle relazioni di
dispersione. In altri tennini, co:nsiderando una Cl e urul c,z prese ad arbitrio non possiamo dire
che queste rappresentano la parte reale e la. parte Ìn1.'nugir...aria della risposta in frequenza di un
sistem.1.:· fisicamente realizzabile; la parte reale e la parte Ìmmaginaria delle risposta in
frequenza dì un sistema tiska.mente realizzabile devono, in definitiva, essere una coppia di
trasfonn..'lte di Hilbert. Osserviamo che nel caso in cui ci siano oiù poli sull'asse ÌrnrnacirL.ano ~ ~
le cose non si complit;a..c'!o più c? tanto poiché basterà andare a considerare non più lli'!O solo
r
ma tanti cÌIcoh;tti JCili pçr ogni i-esÌmo polo; quindi invece che avere un solo-contributo
dovuto al po!o in (:)0 abbiamo tutti gli altri contributi dovuti ai poIisull'asse immaginario,
Quindi come conseguenza della causalità abbiamo ottenuto che parti reali e immagmarie della.
costa.."te dielettrica (nel dominio della frequenza) di.un.n:ezzo materiale sono legate fra loro.
Ciò comporta che se un mezzo è dispersivo, cioè haumù: che dipende da 6), necessa..-i.amente
questa s dovTà avere sia una parte reale sia una pa."ie im.r--.u.agL'!aria. Infatti l "unico modo per cui
l'inTegrale a valor principale sia nullo è che la funzione Z(0) sia costa.."1Le con 0; cL'Ùle relazioni
di cEspersione, anora, se la s, (che ci deve sempre essere) non è costante, tale integrale non
può mai essere nullo. Qu~sto è un fatto molto importante perché, come vedremo, la parte
immaginaria della e(0) è legata alle perdite all'interno del materiale che si sta considerando. Lì.
~ir~· ___ .,
...,..1lu..... al-, l; . rI"''''~''''',J;
...aJ.J.SL '1'.>,-,,,,,.,, se v e
cl";.sl:"' . . . " '.:>!.vU.., '-'"""I;'~'-' ,il.u.
""I. .... a c~e d;s
"!""'"aT'"-; ........ ..;.......-:'27.;O~'" -l'ce' so iTT'" T'!"'IP7zn ~ "';1~~";":~"r"\
:3
l $1:.J«..t...1. u..... , IJ ,v .....1. U"'~L.. ~")l-'", •. .\.. '-' H ' \"
deve avere anche delle perdite. Ovviamente, non è detto che queste ç".rattenstichç sÌm10
s tQ:Ilill..;.:Lt(-ve
......
nello stess;) ran9:e
frequenze in cui la porte in'P. '1ag1. .'Lma.
-- di freclUenze', c!oè ci. possono essere degli iilterv'alii di
.
~
Ql1èS!O fano, gia di rr ~ impor-.ante, e in rdtà il ri!1èSso di un altro risultato ancora pitl fondamentale;
:;appiarno, infarJ, che il conceno di dissipazione e una conseguenza del 2'" principio della. tèriTIc.di...rm.•nica:
" ... lIno sCo'lmhio e dissipativo se è: Ìrreversibik". Ovvero uno scambio energetico ha dissipè!Zione se tak
3W111bio non può èssere [,mo comp!etam.;!nte alla rovè$ci~ cioè se c't! un fènomenù irreversibilè lwvero t:n
>lun~~!l!O di entropia. C(lme ~a??iamo tum i r'ènomenì naturali sono irreversibìE cio-è tali da c~mp?rtMe 5empr·.!,
in l.ill. siSTema isolaro, un aumento di èutropi,L Dunque il :F principio deila termoJillamrca il1L1..:>duce una
1r;cvcrsibilità nell'evoluzione dci sistemi. Ci d:cc che il passato c il futuro non seno la stessa cesa perchc il
rllIUro ~ il senso in cui aUlllenta l' èntropi~ e qUesto 5ènso è fissato daU'e"yoluzionè namra..!e dei ~i5tèmL .ci 0
non è possibile invenire illumro con il passato (S1esse conclusioni a cui si arriva per il pr. Ilcipio dl G'lUSJ.lita, il
1- 42
Se indichiarrro· con:
rPa
-;
:= jc:) l _ Ci) rr
i Doli del Diano comelesso. ed escr. .'l. . . ..ia..'TIO i residui ìn
:p:
!... 'J
= -J;(jj'-GJ'~
.J. .4 . i . ' J.
;A;ej:~
E (0) ) = ----.:--'----
jCù - (jCù ' - Cù ")
in cui è pos~ioile stabilire il valore dello sfasanlento cp, in qu..'1nto nell'origine (t=O) la risposta
h'11pulsiva non puo essere discontin.uità (ma puo esserè· al più continua). Le induzioni non
Gossono cresent.1.re delle discontiIluit:ì.' lo. stessa d è legata il fenomeni di l")o!~rizz::l.zioric che
J. L :- - ""
. ~ .h
non possono ili/"ven!re istant~me~mente. Deve allom nS1ùt~re: q= - 2 ' mrvero SI. a:
1- 43
e
Comç si può anche vedere dai grafici
riportati, quello che aI massimo può
accadere e che nell'origine vi sia una
cuspide. Detto questo, ritorniamo nel
dominio della frequenza e riportiamo
esplicitamente suI piano complesso i
poli complessi coniugati.
Im
x· . . . . . ID'
I "
,-CD. Re
/
I
.......
x······ -(j)'
r
" ",.' ,
Per qual che riguarda i residltÌ, dovendo essere cp= - ; > si ha: A = IAle -i? e A· :;:;J!\je i}- ~
Indicando con 0)0 2 il' modulo quadro del polo Pc (o, ar..<'1.1ogamente, P/l, OYVero ponendo:
., ., ..,
CD'- + co"- = CO;), a'\.Temo:
..,
!
. 1(:) "6)
. . :. J / .. , ".", \ ~..,
t(:) Q - (O '- ) - -!-o) "- 0) - ;
che è la fonna esplÌcita della E(u)) con due poli complessi coniugati. Si vede facilmente che la
parte reale è una funzione pari (dipende da. CD~ mentre il coefficiente della parr..e immag:inari~
oltre che essere negativo (come avevamo precedentemente anticipato), è anche LUla funzione
dispari (dipende da co). Tutto ciò è coerente con il L'1rto che la e(p) è Ima funzione anaIitka,
avente parte reale pari e parte immaginaria dispari. Riporcando su di un grafico gli andamenti
di :::: (CD) ed E;:(Cù) in ftmzione della frequenza vedia.lilo che in corrispondenza del valore Cùo le
1- 44
E!-- I•
e",--- < •
(j)"=O
---
- .....
"-
'.
\ I f
\ :.'1
\ •J1
\',
I
Quindi una coppia di poli complessi collÌll.::,cnti danno luogo ad una g(ev) che è, in defmi~iv~ la
risposta di lli'l circuito risonante, e tale diagramma prende, per l'appunto, il nome di
andamento risonante della costante dielettrica, e permette di evidenziare il compor..amento del
mezzo in frequen~.Pervalori della pulsazione prossimi ad 0)0 si ha che gli e:tfe~idissipativi
del mezzo sono molto elevati e tale ffu"lge di frequenze è la cosiddetta zona buia, ènfro cui il
mezzo assorbe tutta l'energia del campo eiettromagnetico agente. In genèÌ'ale, allora, ci
dobbiamo a.spet".are chela E(m) sia costituita da.t~pJi~dmnenti risonanti, dove il numero di
picchi dipende dal numero di poli significatìvi, piuvlcllU all'asse immaginario. Se ipoIi sono
molto disu'1ti fra. loro allora si àvrà lli'1 assorbimento di energia solo a determinate frequ.eP.2e.
Si pensi, ad esempio, ad un'onda elettromagnetica (ad esempio luminosa) che incide su tUl
materiale (ad esempio un gas): come sappiamo ciò da luogo al noto spr::ttro di a'lsorbimento
del gas, che sarà uno spettro a righe (o\l-vero
una rispos1a che alle frequenze di risonaraa
present..'l dei picchi negativi).
Se invece i poli sono, molto vicini fra loro
1- 45
Se ll1ve~e consideriamo il caso in cui i due poli Siano reali e distinti, ad esempio uno
neU'orùrine ed tm altro sull'asse reale, avTemo:
ottenuu dalla espressÌone deUa E(CO) per due poli complessi con.iug:tt~ per co'=O)" e 0)0=0, dove
evidentemente i poli si tro\'ano uno nelF origine e l'altro .in -2m'·. Un altro caso limite è
quando i due poli complessi coniugati degenerano in un unico polo doppio nell'origine; in tal
caso avremo:
- ~ .',.
con k costante opportuna. Questo caso è però solo u'.'la approssimazione della situazione reale
dato che ci dice che la e è puramente reale, .cioè il mezzo risulta essere. dispersivo ma senz..'l. .
perdite (datocb,e_.non eè la parte jmmsginaria), cioè non causale. In conclusione possiamo
dire che af!mché valga. la c.ausalità.deI mezzo le eledez devonosodd.isfare alle relazioni di
dispersione, ma non è detto che ilcomport..amentodisslpàtivp(cioèez:;:::O) sia e~eso a tutto
l'asse delle Cù, poiché se si presenta: .ristretto ad tL.1abandafJ.oriddrange di frequenze di
nostro interesse allora possiamo assumere tranquillamente chela eCC:)) sia puramente reale. Fra
. ( . k
i mezzi la cui costa..."te didett..rica equivalente si scnematizza' ccme: Seq ..8) = --2-' ane
(j)
(elèrtroni) e di cariche positive (ioni). La ragione p;:f cui questi plasmi sono di Ìnteresse nelle
tel~comunicazioni é che nell'alta atmosfera ci sorto delle tàsce di @,..C; ionizzato, che
,:ostlT":llscono per i'applli"lto le f.:1.Sce della ionosfèra, b cui ionizzazione è dovuta ai rag:~
j · r~ r'lr'l:"z;n"";
.. ~ . J.v-.
....(':u"'l.'lr
_ l.-, ":h·
i"..i. ...
1. ..... ,,_ ..... ", ... v r1~r
;,,r.:.tt'"
...... l'-.L
~4. __ ..;:{ •. :;.:> ·'''"'du'''n'' ">nè:T"<~"
"J.~ .... L. aTie mc\lç·'ole il'1 qlU1nr ;tà ..)~uf7:(;en~">
.... '\...11.'- .... '- V ........ .L..:;:.L~. 1... .L..4.U.l;. ..... l. ~4L.""... _~~ 1. L -.. ...
°
ad icninarle (molecole a!Orni~ daro che l'at:ncsfer:t è costimita. sosta"LZialmente da. azoIO e
t'..ltto un ir..siem~ di gZ!s rari).
Osserviamo che r energia fornita da. una certa. radiazione è proporzionale alla frequenza di radiazione; infatti se
v è la fìequenza della radiilZione si ha: E.,==hv, dove h=6.6:6xlO ..;4 Js t! la costante di Planck. Dunque più:!
eievata. 1'energia da tòmÌre, più alta deve essere la. frequenza della radiazione incidente .. Siccome r energia ~i
ionizzazionè corrisponde aIr incìrc..1. a frequenze che stanno fra l'infrarosso è r ùttco, sono neCeS5lli1C
radiazioni 11 frequenze l1loÌ!o elevate e per questo i raggi uludviokni del sole pèffilettono la fOffilazione della
icnosfèra (i cui strati si trovano tra i lO è i 30 Km dalla Terra).
1- 46
( "7
JPi=q""i
!p
'. e
= -qx- e
rispettrvamente, degli ioni e degli elettroni. La densità di carica totale (quella con cui avremo a
..... l............ nell'" e qn a"'" 1onu' cl' 1>,r'1VT<lpIl) s"""':" a1'lta allora ,.,i" .
"l',..,. .ç",rp
... 1",,> J. "" , .. , ~J,.. .. ,4 :..\: • ..;. ......... '.."J .... i. . ~_ .......... - ;,...... \.. '- .. i. ....
iì
r
= p.l -....r tCl= = ql:-:. - 0 -::/
. '1 '~-l
Da ciò si dedt~ce anche come an'equilibrio, quando 'N12N.:=N;;, la canca totale è nulla, ovvero
il plasma è neutro, dove con No abbiamo indicato proprio la densità di iopj (o di elertropj), per
FL lì.J.LÌti.Ì.. di volume, ali 'equilibrio. La densità di corrente sarà o"v"Viarnente (bta da: .
J- = p·v·
l-l
+p v e-~
1- 47
V ·eo~ =p
V· f.loh = O
Per chiudere il sistema di equazioni bisogna considerare l'equazione della forza di Lorentz e
quella del moto (di Newton). Per quanto riguarda la forza., ricordiamo che tutte le grandezze
che compaiono nelle e'Illazioni macroscopiche non sono altro che una media (nei soliti
volu..-netti) delle grandezze microscopiche, e questa media ci pennette, sostanzialrt:tente, di
sostituire a delle grandezze che sono puntifonni delle grandezze che sono continue nello
.C :,1, spazio considerato. Allora se in questo processo di media vogliamo calcolarci la forza' per
.....: ,-'"unità di volume, in linea. di principio, dovremmo considerare Unvòl:umetto (infmitesimo dal
' . 7. '~:p\mto di vista. fisico, ma grande dal pu..l1to di vista macroscopico), vaflitare le forze agenti sulle
,. c ' ::'p'articeIle contenute in esso e fare la media di queste forze. Suognl:-.:smgolo ione o elettrone
. ag::inì, a livello microscopico, una forza dovuta al campo elettromagnetico microscopico, cioè
quello che c'è dove è localizzato l'elettrone (oloione). Talecampoelettrom...'1gnetico è dovuto
mparle a tutte le particelle che si trovano "distanti" dall'elettrone, e che una volta che si va a
faie··lamediacostituisceproprio"il . campo' macroscopico presente .nelleequazioni .di Ma."GVell.
Un'altra parte è dov1lta.aicamp·ielettro~etici delle altre particelle che si trovano "nelle
immediate v1c:i:nanze" deIl' elettrone, cioè Clie:'Sono'contemrtenello stesso volumettosu cui si
va a fare la media. Quest'ultimo contributo però non può essere presente nel. c.ampu
macroscopico, in quanto mette ingiocol1na scala di distanze (nel valutare le interazioru fra le
particelle) che è escIu'>a dalla descrizione macroscopic..'l; ciò che possiamo vedere è qual è il
rifl~sso a livello macroscopico di tali interazioni.
La cosa ~ analoga a. quello che accade nella teoria cinetica dei gas in cui. in prima approssimazionç, si supponè
che le mokcole non imeragiscano fra. loro. Quello che in reaità accade ~ che queste molècok ~i urtano fra loro,
ed è proprio questo prce:sso di urti che t'a si che ci sia una ridistribuzionc dcW cnei'gia, tak che dcFO un po' di
tempo .:;i il.ITiva all' equilibrio temlodin.1mico del .:;istenill (cosa. che invece non accadrebbè nel c.150 ideale in cui
le molecole non imeragissero fra loro). L' ellèno di questi urti. dal punto di vista. ffiacroscopiço, è quello di fare
apparentemente scomparire l'energia meccanica. perché. si ha un t1u$sO di particelle tutte nena stessa. direzione,
ma..! lTIaDO che questi urJ aV 1,;engono la velocità delle particelle diminuisce e quindi l'energia cinetica passa da
un' energiù cinetica l1lÙcroscopica (l'ill5ieme di partlCeile che si muovono tutte qUI11Hè nella 5tessa direzione) IfD
un' èrlèfgia CL.'1e!tiCà microscopica. che! nOli <!: J1tro che! calor:!. QUind.l in qUè:;tD processo di collisioni si ha un
~as::;llggjo, pèr cC'si dire!, da un fbmw. "ordinata" ad Wlll forma "di:::C'rdinata" di çnè:rg:a. C'X c' è un prOCèS5L' di
dissipa::iotlC! dell' energia dovuta a queste collisioni~ nei c.'l.SO del gas, ad esempio, abbiamo che! ['effetto di
queste collisioni è la viscosità del gas (cioè se si cerca di far scorreri! un gas lungo una cefT..a direzione con
velocit:;, diverse da punto a punto ci sa.rmno dl!g1i attriti T;! quindi una. generazione di calore). Ci si chiede, a.
questo punto, qliaJ'1do questo processo è impormnte e quando, viceversa., può essere in prima appros.:;i.rnazione
trascurabile. Ebbene ricordiamo (dalla Fisica) che l'ipotesi che nella teoria cinetica dei gas ci porta a trascurare
gli urti è quella che conduce all'equ.1ZioIle dei gas ideali. Quantitativamente, perch~ si p055a tra.5curafè l'eH'çrro
d.elle collisioni de~e accadere che queste ayyçngano ffi?ltO di rado, ci~ le tòrze che agi5c~.no ~~IU~, plll1i~dl~
stano per la rnagglor pane dd temj-'O qudk macroscoptcÌle, e solo OgIll tamo (mrarneute) ::;1 ab 0111 l effetto dt
una collisione.
1- 48
Tornando al caso del plasma, possiamo allora dire che deve risultare che il tempo medio fra
due collisioni (o, ciò che è lo stesso, il /ibero cammino medio, cioè la distanza. che
mediamente intercorre fra due urti successÌvi) sia molto grande, in modo tale che per la
maggior parte del tempo la forza che agisce sulla particella~ia quella macroscopica (cioè
quella descritta dalle equazioni di Maxwell) e solo ogni tanto c'è un effetto dovuto alla
collisione a livello microscopico (che non può essere descritta a livello macroscopico). Cioè
dovremmo avere a che fare con un gas in cui le collisioni, per unità di tempo, siano poco
frequenti. Dunque se vogliamo un. gas; o un plasma, in cui sia possibile trascurare le collisioni
dobbiamo supporre che la frequenza media di collisione sia molto bassa, e ciò sarà tanto
meglio verificato quanto più rarefatto è il gas (cioè quanto minore è il numero di particelle
per wlità di volume tanto maggiore sarà il libero cammino medio). Ma ciò non basta; come
sappiamo la velocità con cui si muovono le molecole a livello microscopico è legata alla .
temperatura: più elevata è la temperatura più rapidamente si muovono le molecole, e quindi
più frequenti saranno le collisioni Dunque se vogliamo un gas in cui le collisioni siano
trascurabili dobbiamo considerare un gas freddo (cioè a bassa temperatura) e rarefatto~
l'approssimazione di assenza di collisioni sarà tanto più buona quanto meglio sono verificate
queste condizioni. In questa nostra trattazione considereremo, d'ora in poi., un plasma freddo
\:. ·e senza collisioni. Una conseguenza immediata del fatto che il plasma sia freddo è che anche
:gli effetti di pressione sono trasc~ili(in linea di principio, sempre presentiiÌl un gas;
sappiamo infatti che in un gas ideale, in cui l'effetto delle collisione può esseretraS?Unuo,
l'equazione di stato è: PV=nRT, e quindi se la temperatura diminuisce, a paritidl:voluin.e, la
pressione diminuisce). Quindi non soltanto possiamo trascurare gli effettideUeqpW?>,i0IlÌ.maa
livellomacroscopico anche gli effetti di pressione vengono meno. È ben.echiarirécli~ambedue
questi effetti, sia di pressione sia di dissipazione, sono l'effetto macroscopico delle collisioni
molecolari~ la pressione tiene conto degli effetti non dissipativi, cioè delfatto Che qiiandod.ue
molecole si urtano c'è un trasferimento .diericigia dall'una all'altra. Quin~ in.Jinea di
principio, anche se non si disordinasse il moto, ci sarebbe un trasferimento ordinato di energia
da un insieme di molecole ad un altro; il fatto, poi, che invece questo trasferimento sia
disordinato introduce un ulteriore fenomeno, quello della dissipazione.
Detto ciò si ha che in questa. approssimazione, di plasma freddo senza collisioni, laforza. per
unità di volume è solo quella data dalla densità di forza di Lorentz; cioè per gli ioni avremo:
f· =p.e+p.v.
-l 1- 1-1-
xb
forze che, in generale, saranno diverse. La forza totale, per unità di volume, sarà ovviamente là.
somma di queste due quantità; ma è evidente che, in linea di principio, dovremmo considerare
separatamente la djnam ica degli ioni e quella degli elettroni. Unitamente alla legge del moto
possiamo scrivere le seguenti equ.azioni:
dv·
·e+p·v·
P 1_ 1_1
xb=m·N·--==!..
- 1 1 dt
d~e
Pe~ + Pe:::'e X Q= me N eTt
1- 49
8h
V'x~ = -].Lo ci
De
V'xh= eo-=-qNv
- òt -
V' ·go~ = -q(N -No)
d _~~ ~~ ~& ~ ~ ,~ ~ ~
-[v(x(t) y(t) z(t) t ) ] - - - + - - + - - + - = - v T-V +-v + -
d! - , , , 8x dt Oy dt &z dt 8t 8x x &y y 8z Z et
che rappresenta la cosiddetta derivata convettiva, cioè la derivata seguendo il moto della
particella. Come si vede dai primi t:rt termini a secondo membro, in tale derivata sono presenti
prodotti di incognite; quindi ill o membro dell'equazione del moto è fortemente non lineare. È
chiaro che avendo supposto che i mezzi con cui si ha a che fare siano lineari, le equazioni che
sono alla base delle relazioni costitutive dovranno essere anch' esse Iinemi, e qumdi sarà
necessario linearizzare le equazioni a cui siamo arrivati. Ciò è lecito in quanto. stiamo
considerando il moto del sistema (cioè le variazioni del sistema) mprossimità delle condizioni
di equilibrio, dove supponiamo che i campi siano sufficientemente piccoli che i termini
domjnanti siano quelli del lO ordine. Quanto piccoli dOvTebbero essere i campi anmché tale
:- approssimazione sia ben verificata lo ~ potrebbe valutare ricavando la soluzione cçmplessiva
(e ciò lo si sia numericamente che.sperimentalmente) e confrontando quando la".soIuzione
approssimata diventa diversa da quella senza approssimazioni. Verificando ciò, si'ha che per
valori dei campi elettromagnetici che sono di interesse nelle telecomunicazioni (riC()rdiamo. che
il plasma che ci interessa è la ionosferae i campi elettromagnetici che cimter~~4±io·.sono
quelli utilizzati ai flnidelle telewmunicazioni) ci si trova tranquillamente al di' sotto della
soglia oltre le quale cDminciano ad ayere significato i termini di ordine superiore al primo. TI
sistema di equazioni di Maxwell1ip,~o è allora:
,. i :.1-, _:<.. .•
..
V x -e = -110-=
oh
r 8t
Ce
'V x h = Eo ; - qN o~
dove esprimendo N come: N=No+6.i.'i avremo: Ny-No:Y+.0NY., ovvero abbiamo un termine del
IO ordine più uno del 2° ordme, che viene trascurato. Abbiamo po~ dalla legge del moto:
N
.. om a.; =-ql'l
òv 1I.T
o~
avendo trascurato, al P membro, i tenn..i:ni di ordine superiore azero per qlli1nto riguarda N, e
quelli di ordine superiore al primo per la derivata di v: al 2 c membro, invece, si è trascurato il
tennine di o;dine a zero per N e quello di ordine superiore al lO per ~J.l<J:yxh). Le equazioni
descrivono, a questo punto, un mezzo nonnale per cui, come sappiamo, conviene operru:e nel
dominio della frequenza. Per cui trasfonnando secDndo Founer l'eqì.L.1.zÌone che descrive il
moto avremo:
-qE
jCDmy=-~ ~ v=--
jCDm
1- 51
proporzionalità fra I ed E ma non nel dominio del tem~, in cui invece si ha un prodotto di
convoluzione. Ricordiamo che nel dominio della frequenza, per tenere separati gli effetti
dielettrici da quelli di corrente, si introduce una. costante dielettrica equivalente; in questo caso
avremo:
Come sappiamo il rapporto fra la costante dielettrica di mùnezzOe la costante dielettri.ca del ~- .1
vuoto ci da la costante dielettrica relativa del mezzo;usàridoqUÌIldi la stessa notazione
avremo:
q ZN costante dielettrica relativa (equivalente) -
=> 8 =1- _ o .
2
r l:: mro di un plasma (freddo senza collisioni) .'.
o
Osserviamo che per omogeneità-dimenSimIale,·.(1a _ -er_ deve-essere un. numero puro). . ~i_ha_-che la
quantità:: _... . _. . : <io~ ~
deve avere le dimensioni di una pulsazione al quadrato, e dipende solo dalle caratteristiche del
plasma.. Tale quantità la indicheremo c{)n Cùp 2, cioè:
,
e la sua radice quadrata, cioè Cùp, è detta pulsazione di plasma. Dunque avremo che la
costante dielettrica relativa la possiamo scrivere anche come:
1- 52
•. ~' _,-. limite è proprio la pulsazione di plasma. :Man mano che si inclina questa. direzione, aumenta la frequenza. limite
al di sotto della quale non si ha proPlleoazione all'interno delpla.sma; questo è il motivo per cui, ad esempio, i
radioamatori hanno le antenne orientabili anche in elevazione. in modo tale che le onde possano arrivare con
un angolo di incidenza molto basso, riuscendo quindi ad avere la riflessione anche a frequenze di onde corte
(invece che onde medie), cioè delle decine di lvIHi: .
non c-ampare la parte immaginaria (come, naturalmente, deve essere essendo partiti da un
modello senza perdite). È cruaro, allora, che questa non fisica real,izzabilità quando 00-+0 è
dovuta al fatto che abbiamo trascurato le collisioni, ipotesi accettabile se i tempi caratteristici
dei campi in gioco sono molto più picccIi dei tempi mem
delle collisioni (cioè a frequenze
sufficientemente elevate). Dobbiamo, quindi, andare a correggere il modello in modo tale da
tener conto delle collisioni, alle basse frequenze, ma allo stesso tempo bisogna farè in modo
che alle alte frequenze si gitmga alle stesse conclusioni a cui siamo gitmti prima (trascurando ..
le c-oIIisioni). Per tener conto di ciò, riCDrdiamo l'equazione del moto a cui siamo giunti
trascurando le collisioni:
1- 54
~ .... -. ~
Da ciò si ricava:
N 2
J
-
=-qN 0-v = m(j(j)oq+ v) -E = o(O))E-
2
N
l oq
()
Ci Cù = m(jco + v)
1- 55
2
(i)
E =1+ p
t jCù(jCù + v)
e si nota che per v=O tale espressione coincide con quella ottenuta nel caso precedente (di
assenza di collisioni). Volendo mettere meglio in rilievo la parte reale e la parte immaginaria
avremo:
Quindi, .in questo caso, la costante dielettrica relativa non è più puramente reale, eliminando
cosÌ (almeno da un punto di vista formale) la più grossa mcongruenza. che sÌ aveva
nell'espressione della Cr trovata nel caso precedente (che presentava tma parte reale dipendente
da Cù senza però una parte immaginaria, non rispettando quindi le relazioni di dispersione di
Cramer-Konig). La prima cosa che notiamo nell'espressione trovata è che nell'origine non c'è
più un polo doppio, bensÌ un polo semplice. Andiamo a rappresentare la parte reale e la parte
immaginaria della Er. Notiamo che
la parte reale si differenzia Re(Er)-
soprattutto per (i) <v, perché per Im(Er) .. _-
(ù»v riotteniamo. praticamente lo· 1- - .. :)
_._._._.-.-.-._._._._._._._.~._._-_._._._.
che rappresenta, quindi, la conducibilità stafica del plasma (essendo nell'intorno della
frequenza zero), la quale era infinita nel caso in cui abbiamo trascurato le collisioni (dato che
in assenza di queste non c'è nessun meccanismo che impedisca un'accelerazione indefrnita
delle cariche dovuta ad. una forza costante, a sua volta dovuta ad. un campo costante).
Osserviamo che la Im(er) ha un andamento, in modulo, rapidamente decrescente; infatti già per
(j)=eùp abbiamo che:
1- 56
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Buono Studio! =) !
che per ipotesi è molto minore deli 'unità. Abbiamo poi che quando ID è molto maggiore di v si
ha che il valore assoluto della Im(Er) decresce come l/Ctl (osserviamo che tale condizione è ben
verificata. quando abbiamo un numero medio di collisioni dell'o.rdine di 106 , nel qual caso la fo
è dell'ordine dei Ivrnz).Abbiamo allora che se non siamo i frequenze molto lontane dall~
pulsazione di plasma, verso le basse frequenze, allora è evidente che usare il modello ora visto
oppure quello precedente senza perdite è la stessa cosa. Perdiamo semplicemente il termine
che tiene conto delle perdite, che comunque sono trascurabili nell' Ìntorno di CDp. Quindi a
meno che non siamo interessati esplicitamente a valutare le perdite nel plasm.a, oppure siamo a
frequenze più basse della frequenza di pl~ possiamo tranquillamente usare iI modello
senza collisioni del plasma. freddo (e rarefatto). Nelle condizioni applicative, in presenza. di
strati di plasma, per studiare la propagazione del campo, faremo sostanzialmente sempre
riferimento al modello di plasma freddo e senza collisioni, in quanto le frequenze in gioco non
saranno mai molto più piccole della frequenza di plasma e, in particolare, comparabili alla
frequenza di collisione. .
Vedremo, infatti. che le perdite hanno un ruolo secondario in quanto la variazione con la
frequenza della e ha delle influenze cosi elevate sulla propagazione che ben prima che iI
segnale diventi troppo debole per effetto delle perdite si è talmente deformato da non essere
più utilizzabile ai fini telecomunicativi, (ovvero gli effetti della dispersione sono preponderanti
rispetto alle perdite, quando queste sono piccole). Infatti la massima portante a cui,il segnale
si può propagare è dettata non dall' attenuazione ma dalla distorsione dov""Uta alla dispersione
del mezzo, in quanto anche se il segnale rimane elevato in. ampiezza ma si deforma, essendo
l'infonnazione proprio associata alla forma del segnale, è chiaro che perdiamo'''co1l1unque
. r.infoI11lllZione (cioè è inutile ricevere bene e forte un segnale se poi perdiamo l'informazione.
ad esso associata).
Da quanto detto, possiamo ritenere e.sa.l.l#tì;~iargomenti riguardanti le relazionÌc·costitutive
dei mezzi materiali che,: associate alle equazioni di Maxwell, formano un sistema chiuso di.·,
equazioni (compresa la legge del moto delle cariche). Sulla base ditale sistema di.equazion4:~: ,.,.
di cui riscriviamo quelle ai rotori (mettendo in. evidenza le sorgenti impresse),
ab
Yxe= --=
~ Bt
[ YXh=CQ+J+J
- 8t - - o
possiamo definire il t«orema di Poynting. Esso ci permette di introdurre un CDncetto molto :il
importante e cioè quello di associare al campo elettromagnetico un'energia, a cui è legata la
possibilità di trasmettere un segnale da un ptulto all?altro dello. spazio. A tale scopo definiamo
il vettore 2, detto appunto vettore di Po}nting, nel seguente modo:
s=exh
V.s=V.(exh)=h.yxe-e.yxh
- - - - - - - ~
=
.-
dalle equanom
( ab) (Od
h· --= -e· -=+J+J o
8t - òt - -
)
dìM=well
1- 57
l
L
f. = Po~+Io xQ
dL f ·ds )
P = -dt = _.=..-..=
dt
= -(poe + J o x b ·v
- - --
1- 58
P=-Po~·v=-Io'~
, (dove riC<Jrdiamo che l'integrando ~ . I lo abbiamo potuto esplicitare in questa forma "grazie
alle ipotesi fatte sul mezzo). Tale termine risulta essere legato alla dissipazione per effetto
Joule della potenza, nel volume V, ovvero alla trasformazione di energia in calore"In..JaLcaso
si dice che il processo è dissipativo perché comporta un aumento di entropia i e quindi ,è
lrreVers ib ile (e ciò accade ogni qualvolta si ha generazione di calore a partire da un moto
ordinato di particelle). Quindi non si può invertire il senso dello scambio energetico,
semplicemente operando sul sistema; l'Uhièa:.oosa èhem quest'ambito possiamo far variare
sono le sorgenti e i C3,!11pi.·Facendo quindi un ciclo erltornando nello stato iniziale, Eenergia-·,
totale scambiata non èmo;' e questo è un processo irreversibile. È evidente che il termine cre2 ;:::.<: .
gode proprio di questa proprietà di irreversibilità, in quanto è u:rul quantità che è sempre dello
stesso segno. Infatti cr è un- parametro del mezzo ed è positivo, se il mezzo è passtvo;- ma la· ..
cosa più importante è che e2 non può mai cambiare di segno, qualunque cosa si fuccia al
campo (in particolare, oe2 sarà sempre maggiore di zero se 0>0). Ciò significa dire che questo
scambio energetico è, unidirezionale, cioè va sempre dalle sorgenti al sistema e mai viceversa.
Cioè se, ad esempio, facciamo fare al can!po elettromagnetico un ciclo chiuso (ovvero ritorna
dopo llil periodo allo stesso valore di p~), non otteniamo tm valore netto uguale a zero,
di questo termine di scambio, ma avr~ò-.ÌIlfvalore positivo; in altri temtini in un ciclo una
pa.--te positiva di energia è passata dalle' sorgenti al sistema materiale, e non c'è modo di
recuperarla operando attraverso il campò elettromagnetico. N9tiamo, quindi, che la natura
dissipativa di questo termine si verifica anche senza conoscere Peffetto Jotùe; la legge di
Jouie, :in pratica, fornisce solamente l'infonnazione sulla natura della dissipazione, stabilendo
che la potenza dissipata nel volume V è completamente dissipata in calore.
Se consideriamo ora il mezzo materiale in esame dotato di tutte le proprietà esaminate salvo,
al più, l'omogeneità spaziale, allora l'espressione dell'integrando nel secondo i:ntegraIe (al 10
membro della relazione che esprime il teorema di Poynting) si semplifica nel seguente modo:
1- 59
dove, anche in questo caso (come per ~, h 2 rappresenta il modulo quadro di g. Abbiamo
quindi:
J -a(-j.ili
Ot2
l "Z 1
+-6e
2
2) dv=-.6ta f( -J.Ùl.
2
l :2 1
+--:-6e
·2'
2) dv I
v V l
dove, essendo il volume fisso nel tempo, abbiamo potuto partire il segno di derivazione fuori
del segno di integrale. In Elettrotecnica tutte le variazioni sono statiche o quasi-statiche e
qumdi, per definizione} reversibili (poiché tt...7fto è infinitamente lento); dunque l'integrale a
secondo membro rappresenta proprio l'energia del campo elettromagnetico, perché bilancia
esattamente il lavoro che è stato fatto dalle sorgenti per passare dalle condizioni di assenza di
campo a quelle di campo presente Ìn tutto lo spazio. Bisogna allora vedere se questa
mterpretazione (che nel caso statico non è ambigua, ID. quanto è una conseguenza immediata ;
f
i
del principio di conservazione dell'energia) possa essere ritenuta valida anche per campi
arbitrari. La quantità:
una funzione che è pròprio la funzione di stato. E evidente che nel nostro caso l'integrale
considerato è una funzione di stato perché per poterla valutare è necessario conoscere soltanto
i valori di ~ e di g all'istante considerato, non importa come' si è arrivati a tali valori. Infatti,
siccome lo stato di un sistema è, per definizione, determinato dalle variabili di stato, nel nostro
caso queste sono proprio i campi elettrico e magnetico, che individuano completamente il
sistema (che nel nostro caso è il campo elettromagnetico). Allora l'integrale considerato
dipende solo dai valori assunti da.Ile v~abili di stato nell 'istante considerato e quindi è, per
de:f.wizione, una funzione di stato; nO~ll:IDo che cÌò può essere affermato grazie alle ipotesi
fatte sul mezzo, in particolare grazie all'ipotesi di non dispersività. Solo che in questo casQ
invece che essere funzione di due o trè variabili (come, ad esempio, in termodinamica in cui
esse sono la pressione, la temperatura e il volume specifico) l >-energia dipende da dei c-ampi,
quindi le variabili di stato non sono in nmnero finito ma ne sono un'infinità. Se i campi sono
defmiti in L2 il nostro sistema non è a stato vettore finito ma è a stato vettore con spazi
vettoriali .infiniti~ cioè per defmire lo stato del sistema non basta dare un numero finito di
valori ma almeno un'infinitànumerabile, cioè le c-Omponenti dei campi in un arbitrario sistema
di base. Nel tennine dell'espressione del teorema di Poynting c'è però una àerivata (che in
realtà è totale) rispetto al tempo e quindi questo termine rappresenta la variazione) nelI'unità
di tempo} dell'energia elettromagnetica accumulata all'interno del volume considerato.
1- 60
L'unico fattoè che la superficie attraverso cui sì va a valutare il flusso di energia deve essere chiusa, avendo
applicato il teorema della divergenza di Gauss.
s'=s+yxa
- -
dove l!: è un vettore arbitrario, allora per questo nuovo vettore vale lo stesso tearem..1. in quanto
il flusso di §.' attraverso una quahmque superficie chiusa coincide con il flusso di §.. TI che
significa dire che di vettori di Poynting ne esistono infmit~ ottenuti da un vettore definito
come §.=~xh, aggiungendoci il rotore di un vettore arbitrario, di cui §. è quello più semplice. il
fatto, però, che di vettori che soddisfano il teoreIlli'1 di Poynting ne esist..'illo irrfmiti deve farc,i
andare cauti sull'interpretazione fisica di tale vettore (non del flusso del vettore, che e
fisicamente definito) come un ente che ci :indica la direzione e l'intensità del flusso di potenza~
1- 61
: .
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Buono Studio! =)
infatti se CQnsideriamo un altro vettore, ad esempio §.', possiamo tranquillamente dire che la
direzione e l'intensità del flusso di potenza non" sono dati da § ma da §'. visto che anch'esso
soddisfa lo stesso teorema. Il motivo per cui si da quest'ulteriore interpretazione fisica "al
vettore di Poynting è sostanzialmente duplice: innanzitutto- vedremo, nel ~ di campi ad
elevata frequenza, in particolare in ottica, che se si va a valutare il vettore di Poynting, ~ esso
è diretto sempre nella stessa direzione di propagazione del raggio luminoso, ed è più intenso
laddove il raggio luminoso è phì intenso, e viceversa; è qumdi naurrale assmnere che laddove
il raggio luminoso sia più intenso ci sia un flusso di potenza maggiore, e la cui direzione sia
quella di propagazione del raggio. Questa stessa proprietà vale, come vedremo, per qualsiasi
campo elettromagnetico, purché sia a sufficiente distanza dalle sorgenti che lo generano; in tal
caso, infatti, vedremo che il campo elettromagnetico si propaga con onde di tipo sferico e il
vettore di Poynting ad esso associato è ruretto radialmente, cioè esattamente nella direzione e
nel verso in cui si espande l'onda sferica. Dunque in questi casi, di interess~ applicativo (in
particolare nelle telecomunicazioni), il vettore di Poynting ha la particolarità di essere sempre
diretto nella direzione "'giusta", cioè quella in cui ci aspettiamo si propaghi l'energia
elettromagnetica; ciò giustifica questo eccesso di interpretazione (cioè passare dall'integrale
nel suo complesso al1'mtegrando) nel dire che non soltanto l'integrale ci dà il flusso" di
potenza ma che l'integrando ci rappresenta anche il,modo con cui questo flusso di potenza si è
distribuito lungo la superficie chiusa. Questa è sicuramente un'indicazione senza nessun
rischio di equivoc4 in quanto ogni qualvolta dovremo valutare un flusso di potenza.' su un
sistema la superficie sarà sempre chiusa, quindi il flusso sarà sempre lo stesso qualunque sia il
vettore di Poynting che si adopera;; .Manonc'è sicuramentenesstnl .rischio di ambiguità
nell'arricchire questo risultato (dì flusso sulle superfici chiuse) CCln un'interpr~tazione del
i
sÌIl:,oolo flusso attraverso ogni punto "della superficie, dicendo· che non soltanto il flusso totàie è
cosÌ fatto(cioèè'Wlflusso dipotenza}ma,. in realtà, anche punto per punto ilflUsso·di potenza
avviertenelladirez1onee-con l'intensità prevista. dal vettore.diPoyntmg, ~.Ci. sono però dei
casi in cui.questa mterpretazione, portata fino in fondo, porta a. risultati paradossali. Ad
esempio, se abbiamo un condensatore canc.Q e un magnete "abbiamo un ·cainpo
elettromagnetico statico.m tutto lo spazio; in questo caso l'intuizione porta ad affermare che
non c'è nessun flusso di potenza, in quanto è tutto fenno. Vicevers~ se insistiamo nel "dare al
vettore di Poynting l'interpretazione di flusso di potenza locale, saremo portati a dire che in
questa. condizione statica. c'è un flusso di potenza in tutto lo spazio, che pero è solenoidale
(cioè un flusso di potenza in cui le linee di flusso si chiudono sempre su se stesse); in questo
caso è naturalmente più intuitivo dire che non c'è flusso di potenza in quanto è tutto
stazionario. Salvo questi casi particolari, in tutti i casi di nostro interesse, nell'ambito
telecomunicativo, non c'è nessun "rischio di interpretazione del vettore diPoynting, non
soltanto dal punto di vi~..a matematico, ma anche dai punto di vista della intuizione, se gli
attribuiamo l'ulteriore significato a tale vettore. In dermitiva, però. quello che conta è andare a
valutare il fhlSSO di potenza (cioè calcolare l'integrale) trasferità verso l'esterno. Spesso, nelle
applicazioni, si é anche interessati a valutare qual è la poterrza che te altre sorgenti esterne
consegnano ?-ll'interno del sistema; l'integrale di flusso deÌ vettore di Poynting col segno
cambiato rappresenta il flusso di potenza che dall'esterno va all'interno del sÌstema. Questo
fatto mette in rilievo un' altra cosa che avevamo anticipato e che dà cosi grande rilevan;za al
concetto di campo elettromagnetko. Se siamo interessati a valutare la potenza genera~ o
assorbita., dalle sorgenti (valutare le forze sulle cariche, ecc.) basta valutare il flusso ~
potenza, conoscendo il campo tutto intorno alle sorgenti. Se questa potenza, che ad esempiO
entra all'interno del volume considerato, non si dissipa all'interno andrà a fInire naturalmente
tutta sulle sorgenti. Quindi la conoscenza del campo elettromagnetico nell'intorno del sistema
1- 62
dove ~=~xh è il vettore dj . ~Jnting. Finora abbiamo visto quale significato fisico assumessero
questi integrali. Esso "~va dal fatto che il mezzo interessato godesse di part1c.olari
proprietà; l'lL~ca non richiesta era la proprietà di omogeneità nello spazio. Per la validiti di
queste proprietà, infatti, erano valide le seguenti espressioni:
Vediamo fino a che livello di astrazione possiamo spingere tale interpretazione energetica,
cioè come si modifica. l'espressione del teorema se i mezzi non soddisfano le proprietà ~ cui
si è parlato precedente....--nente. Affmché il 2 0 integrale a lO membro ronservÌ l'interpre~:on~
di "energia elettromagnetica del campo" è necessario che siano valide le propneta .d~
omogeneità nel tempo e non dispersione nel tempo e nello spazio. La non omogeneItà
1- 63
h.~ =~(~h.lth)
- 8t 8t 2 - ;:-
-ÒJ( ab ad)'
! h·-=+ e·---'=. dv
et \- òt - òt
v
non Pu.ò ràppresentare più la varhiziOiie-'-di energia interna, cioè FintegraIe nOll-èpiù una
funzione di sta.to:inquanto sei! mezzo è dispersivo lo stato del sistema all'istante considerato
dipende dulia storia precedente. Dal punto di vista fisico questo termine, che è sempre Un '
lavoro fatto dalla sorgenti per unità di tempo, non corrisponde di netto ad una variazione di
energia accumulata perché in. questo termine. oltre a variazioni di energia, dovrà tener conto
anche dei fenomeni dissipativi (e ciò è quello che fa passare questo termine da. wl. differenziale
esatto a un difrèrenziale non esatto). Quind'4 se il mezzo è dispersivo, non è più possibile
ÌIltrcdurre :in modo,non ambiguo (in modo diretto) un'energia elettromagnetica in termini
soltanto di grandezze di campo, in quanto il termine che stiamo considerando in parte,
eventu.almente, lo si ritrova sotto forma di variazione dell'energia elettromagnetica interna
(o\t-vero del sistema che costituisce il nostro mezzo materiale) e in parte sarà dissipata sotto
forma di qualche processo non reversibile. Però la separazione fra questi due effetti, Ìn genere,
non è possibile farla conoscendo soltanto le relazioni c.ostitutive ma bisogna anche conoscere
come è fatto il mezzo materiale. In altri termini, se c'è dispersione, qu.esta quantità non è più
u..'1Ìvocamente interpretabile semplicemente come una variazione di energia ma dO\r-rn, in
genere, tener conto sia di variazioni di energia e sia di fenomeru di dissipazione (di scambi
Ìrreversibili e quindi di generazioni di calore); però non è possibile distinguere, senza ulteriori
informazioni su come è fatto il mezzo materiale, quale parte di questa energia è attribwòile al
campo elettromagnetico, quale parte all'energia, ad esempio, elastica e quale parte alle altre
forme di energia che ci possono essere ali' interno del sistema..
Ad esempio. nel caso di plasma freddo senza collisioni. conoscendo tutte le variabili di stato è possibile definire
correttamente tutti i termini dell'espressione del teorema di Poynting; perÒ per il termine relativo alla
1- 64
mov
e =_-=.--
qOt
f
"' l
I
/
ma lo=Noq Y.. e quindi si ha: /
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T "N
./o·e =
Ov 0(1 ..
oIDV'-=-= - -Nomv
2ì
- - - et òt \2 )
e rappresenta al variazione di energia cinetica dOv'Uta alla va.riazione di moto degli elettroni. Quindi quella che
era una energia dissipata ora, con l'introduzione di tutte le opportune variabili di stato dei sistema, è diventata
Ullà variazione di energia. cinetica.•a..llora., nel caso di modello completo, il teorema di Poynting indica un
bilancio completo fra variazioni di energia elettromagnetica ed energia interna al mezzo steSSo.
Volendo avere un bilancio energetico in termini delle sole grandezze elettromagnetiche anche
nel caso di mezzo dispersivo, bisogna :frssare le variazioni temporali dei ca..T!lpi. A questo
punto, allora, consideriamo solamente variazioni di tipo smusoidale e vedia..o~o" qual è la
formulazione del teorema di Poynting.
Osserviamo che nel caso di grandezze sÌnusoidali siamo interessati al valer medio di tali
grandezze e non ai valori istantanei; ana1ogamente~ in. term:inidi scambi energetici, siamo
interessati ai valori med.idi taIiscambi. Considerate due generiche grandezze sÌnusoidali a cui
associamo i relativi fasor.!., ov'Vero:
1 (
< ab >= 2 Re ..W C).
E nattrrale allora, nel caso di campi che variano sinuso idalmente , definire il vetrare di
PO,vnting nel dominio dellaJrequen=a come:
f: ........ -_I
1 •
S=-ExH
2- -
OsservÌa..'!lO però che in tale denominazione è stato fatto un abuso di linguaggio perché, a
rigore, questo vettore è il vettore di POy 11ting per grandezze sinusoidali, mentre il vettore di
Poynting nel dominio della frequenza è la trnsfonnata di Fomier del vettore di Poynting nel
dominio del tempo che non sarà un prodotte vetioriale bensÌ un prodotto di convoluzione.
1- 65
Poiché siamo interessati agli scambi medi di energia,. separiamo le parti reaEè!alla parti"
immaginarie. A tale scopo indichiamo oon ~;: .:,;;:1: ~~.: ~
,-""_a.
..,.." ..... _.
Osserviamo che tali relazioni, essendo state ricavate da considerazioni di carattere ma~lnatico
(sulla base delle trasformate di Fourier delle equazioni di Maxwell), sono valide s-iÌl "per i
vettori trasformati secondo Fourier sia per i fasori corrispondenti ai campi sinuso,idaIi;
sottolineia..'llo però che questo teorema di PO)1lting nel dominio della frequep.za (per quanto
detto precedentemente), nel suo complesso, non. rappresenta la. trasfonnata di Fourier dei vari
termini del relativo teorema nel dominio del tempo (ma vede soltanto impiegate le trasformate
di Fourier o i fasori di grandezze sinusoidali). Integriamo ora quest..e relazioni su un volume
finito arbitrario, V. di superficie S~ otterremo: .
1- 66
densità di potenza fornita dalle sorgenti. Ciò vuoI dire ch~ennine Re( - ~ E . r;) rappresenta
la densità di potenza media fornita dalle sorgenti e quindi l'integrale a 2° membro rappresenta
la potenza media fornita dalle sorgen~ detta po lenza reale o attiva, Pr . II lO termine· a primo
membro, essendo ~=Re® il valore medio del vettore di Poynting nel dominio del tempo,
rappresenta il flusso medio di potenza che fluisce attraverso la superficie S che racchiude il
volume V. li terzo integrale a lO mem.brò èil valore medio del corrispondente termine nel
dominio del tempo e qumdi rappresenta'la potenza media dissipata per effetto Jonle: Per quel
che riguarda il secondo termine a l a membro, esso è comunque una potenza ma nonposs iamo
affennare che l'integrale rappresenti la variazione media di energia elettromagnetica .datoche
per grandezze smusoidali (o comunque periodiche) le variazioni medie sono nu11e~IThrealtà
questo termine rappresenta le perdite per isteresi dielettdca e magnetica nel mezzo (ovvero
la potenza media dissipata per isteresi dielettrica e magnetica). Infatti se il mezzo è passivo
(cioè capace di assorbire, energia) allora a~O e quindi sia C2 sia J..L2saranno non negative
(al-t:r..menti si avrebbe~ essendo il modulo qUadro di Ee di H quantità positive, energia ceduta -
dal mezzo. al campo, :in contraddizione con la passività del mezzo stesso); Ìn questo modo è
anche evidente perché, quando sono state an.alizzate le relazioni di dispersione, le parti
immaginarie.delle E e ~. sono state legate alle perdite del mezzo. Quindi la condizione che E2,
!-t2 :2:0 implica.che vi è energia dissipata in calore per isteresi; tale dissipazione, però, risulta
dipendere proporzionalmente dalla frequenza, e quindi a frequenza zero non. dovrebbero
esserci perdite per isteresi nel mezzo. Ciò sembra essere in contraddizione con il fenomeno di
isteresi magnetica che è presente, ad esempio, nei materiali ferromagnetici anche per cam:pi
costanti (cioè a frequenza zero); ciò è dovuto al fatto che l'interpretazione energetica fatta per
il teorema di Poynting è limitata a mezzi lineari, mentre i mezzi ferromagnetici sono
fortemente non line~.-r.. Quindi per mezzi nonnali, per Cù=O, abbiamo soltanto dissipazione per
effetto J oule. .
Da queste ultime considerazioni possiamo CsaII'inarc più in dcttagiio lccarattcrisliche dci mezzi dispersivi.
Dalle relazioni di dispersione sappiamo che se un mezzo è dispersivo nel tempo (cioè e e !-L sono funziorù di Ij»)
allora Im(e) e 1rn(tJ.) sono diverse da zero e ciò. come abbiamo visto. significa che il mezzo presenta delle
perdite per isteresi dielettrica e magnetica. Ovviamente possono esserci delle frequenze per le quali risulta:
l
Im(e)=Im(i-l)=O; tale evenienza, pèrò, non può presentarsi in un'intera banda di frequenze perch.é le funzioni
llnCe) è Im(i-L) sono. come sappiamo, funzjollÌ analitiche e se fossero nulle in un intero intervallo 5ruebbero
identicamente nulle ovunque. Ciò, sempre dalle relazioru di disrrsionc, implicherebbe e c i-l costan~ co~ CD:
contro l'ipotesi di mezzo dispersivo. Può Cll.pitare, pero, che in certe bande di frequenze le parti i.mrn.aglrulne dl
é e ì-L siano cosÌ piccole (ma comunque diverse da zero) da poter essere trascurate; in tal caso il mezzo, pur
essendo dispersivo, è praticamente privo di pèrdite in tale banda di frequenze. Poiché tutti i mezzi sono
1- 67
. ~ ~ (--' .
.-:'~'tl."''''-_~.' ,; ..
.
. ,"-'
1- 68
Osserviamo che alle alte frequenze potrebbe essere accettato un effetto reattivo dei circuiti per l'intera banda di
frequenze di interesse solo se esso è uniforme in tutta questa band~ se così non fosse avremmo
un'ampliiic:.az.ione di alcune componenti del segnale rispetto ad altre, andando così a modi!ìcare il contenuto
dell'informazione (costituito dalla somma di opportune sinusoidi dello sviluppo in serie di Fourie.r del segnale
da trasmettere).
, Osserviamo che per eliminare la potenza. reattiva non possiamo pensare di operare (come
viene fatto in Elettrotecnica) utilizzando dei circuiti rifasanti poiché tale rifa.samento
avverrebbe in corrispondenza di un'unica frequenza, mentre alle altre frequenze il circuito
avreb be un andamento risonante, ovvero aì/remmo un comportamento molto selettivo in
frequenza. Ciò vuoI dire éhe eliminando la potenza reattiva nel modo descritto non è più
possibile trasmettere un segnale che richieda un...1. banda di frequenze piuttosto largà perché,
avendo ristretto la banda su cui il sistema telecomurucativo può operare, s1 rischia di
deformare il segnale; questo fatto rappresenta lilla grossa lllnitazione in qu.mto i, segnali
tra.çportano 1m. num:;ro di informazioni tanto più grande quanto più.·largo è iLJor:çr spettro.
Questo è il motivo per c~ ad esempio, un segnale puramente s1nusoidale, cioè costirnto da
tL.l.'unica frequenza, non può trasmettere alcuna infonnazione (e quindi di alcun interesse
applicatiyo)., In conclusione la potenza reattiva deve.ma.."ltenersÌ molto contenuta almeno entro
i limiti della banda cui siamo interessati per la trasmissione delle infonnazioni; ciò si traduce
nella condizione che nel mezzo considerato (dall'espressione:della parte immagin..ma del
teorema. di Poyrrting) i campi si mantengano sostanzialmente bilanciati.
Ossen'lamo che, poiche al campo elettromagnetico è stato associata. un'energia relativamente .alle tòrze che
esso esplica sui mezzi materia1.i, è possibile introdurre anche una quantità di moto ed un momento d'inerzia.
Essi sono indispensabili nella. trattazione di sistemi meccanici che sfrunano le;.energie relativedovme ai campi.
Tale aspetto, però, non viene approtàndilo in questa sede perché i sistemi rranatiin .applicazioni
te!ecomurucative non soho di questo genere.
~~- Defrn;itl, ,dei sistemi di equazioni chiusi (nel dominio del tempo e della frequenza) in cui le
;1 incognite sono i campi, nei vari aspetti esarnÌnati per di'versi mezzi materiali, a questo punto è
importante defrnire almeno delle condizioni sufficienti, sotto fonna di particolari condizioni
sai campi: che pennettallo di trovare una soluzione unica per le' equazioni di :"'bxwell (la cui
esistenza viene data pa scontata) Queste coneliz io!'..] , oltre allè proprietà matematiche per
assicurare l'unicità, devono soddisfare sia requisiti legati al tipo di soluzione cercata sia la
proprietà di causalità del sistema~ visto che le equazioni non tengono conta della fisica
realizzabilità dell'insieme sorgenti-mezzo.
Tali condizioni sufficienti sono i teoremi di unicità che dovranno essere definiti sia per
sistemi nel dominio del tempo sia per sistemi nel dominio della frequeI1Z.:l, o meglio per
grandezze sinusoidali. Inoltre sono da esaminare due tipi di problemi: un problema interno e
l'ù1 problema esterno, a seconda che si vogliano risolvere le equazioni di i\1axweIl all'interno
di un volume limitato o in un volume che, almeno in parte, si estenda alrinfmito (tipicamente
1- 69
Problema Interno nel Dominio del T Problema Interno-ne1 DOm1nlo della Fre
Problema Esterno nel Dominio del Tem Problema Esterno nel Dominio della F
Nel caso del problema interno nel dominio del tempo, si considera una superficie S che
racchiude un certo volume V, sufficientemente regolare da
paterne definire la normale quasi ovunque. Poiché nel S
dominio del tempo le incognite delle equazioni di Maxweil
sono funzioni sÌa dello spazio che del tempo, l'unicità sarà
assÌcmata se verranno assegnate delle condizioni al V
contorno e delle condizioni iniziali; le condizioni iniziali
danno la conoscenza dei campi in tutto il volume in un
istante iniziale, mentre le condizioni al contorno danno informazioni sulle componenti dei
campi sulla superficie S. Ebbene si dimostra che le condizioni iniziali:
VrEV
(che sono limitate ai soli campi e non anche alle derivate prime perché il sistema di equnzioni
è di lO grado), unitamenteallecondizioni>aLcontorno:,
.. ,:. (oppure una loro combinazione lineare) assicurano l'unicità del problema intemonel dominio
del ~o. Osserviamo che l'aver assegnato le .condizioni iniziali sia sU~. sia su g comporta
l ~aver fissato tali condizioni per ognuno dei campi e per la sua derivaci temporale, dato che
l'lmo è legato alla derivata temporale dell'altro dalle eCfl1azioni di Maxwell. Per quanto
riguarda le condizioni al contorno,notiamo che bisogna assegnare soltanto le componenti
tangenziali e per uno solo dei campi. Da ciò si deduce .che~ ad esempio, assegnato il campo
elettrico soltanto una particolare distribuzione di campo magnetico sarà ad esso compatibile, e
viceversa; essendoci dipendenza fra i campi, dalle equazioni di Maxwell, rassegnare
arbitrariamente le componenti farebbe perdere la risolubilità. al problema. .
Per quanto rigtiarda il problema esterno nel dominio del tempo, si ha una' complicazione
rispetto a quello. interno in quanto oltre alle condiziopi precedenti dovranno essere considerate
anche quelle all'infinito. Esse vengono fomite sulla base della validità del principio di
c,;'1.usalità per sorgenti al fmito, e si tiene conto della propagazione dei campi con. velocità
finita; in tal modo esistera sempre, 'g't;:·to, una sfera di raggio r=c·t (c: velociti. della luce nel
mezzo considerato) all'esterno della quale il campo è nullo (non è ancora giunta in tale
regione di spazio l'effetto delle sorgenti).
Nel dominio della frequenza i problemi sono analoghi ma non essendovi il tempo non si potrà
più parlare di condizioni iniziali, visto che la ID è un parametro; infatti la soluzione dei
problemi di equazioni sono ricavate dall'insieme delle possibili soluzioni relative ad ogni
singola frequenza ID E [O, +co[. Questo implica dover trovare delle condizioni al contorno che
1- 7Q
dove C è una costante arbitraria; analoga condizione vale, ovviamente, anche per H. Tale
condizione esprime infatti che i camPi vadano a zero, all'infinito, almeno come l/re quindi il
vettore di Poynting, all'infinito,anili-~ ako almeno come II? PercuÌ ~Icolando.il flusso di
potenza attraverso l.illa qualunque superficie, ad esempio, sferic~ all 'infinito tale superficie
tende all'co CDme r2 e quffidi al più tale potenza rimane costante fino all'co, ma.,non.:vipotrà
essere creazione di potenza all'infinito. Tale condizione però non basta perspecifiearese il
flusso dì potenza va verso l'co o dall'co verso le sorgenti; bisogna allora bisogna imporre
un'altra cond~c:ne.detta condizione di radiazioJW all'co o.di Sommerfeld, cioè:., .~.:~...
e nel vuoto vale: ~ =120 1t n == 377 D.. Osserviamo che in questa condizione di radiazione
all'co è staro sCt!lto il segno "-" anziché il segno «+" (che ci avrebbe garantito anCDra l'unici.tà
della soluzione) perché con quest~lùtima scelta avremmo imposto che il flusso di potenz.'1
fosse andato daIl'infrnito verso le sorgenti e non viceversa. Tra tutte le possibili condizioni di
unicità, quindi, abbiamo scelto quella che soddisfa lUl ulteriore requisito: la causalità, mrvero
un flusso irreversibile di potenza verso l'infinito; ciò è dovuto al fatto che le equazioni di
Ma.....'V,;ell sono reversibili, e quindi ammettono anche soluzioni che dall'cO vanno verso le
sorgenti. Tale condizione esprime il fatto che in un'intorno dell'C() i campi E ed H non sono
del tutto indipendenti ma sono intimamente legati fra loro; ovvero, a meno di infinitesimi di
ordine superiore al secondo, risulta:
E=sH x -i r
1- 71
Tale relazione ci dice che il vettore E è ortogonale ad. H e ad ir e, dalle equazioni di Maxwell,
si ricava anche che H è ortogonale ad lr ; quindi il vettore di Poynting resta reale e diretto come
Ìr· Si ottiene cosÌ una potenza reale positiva a cui sarà associato un flusso uscente dalle
superfici chiuse e diretto dalle sorgenti verso l'infinito. Risulta ~i: J
l
S=-ExH
- 2- -
• =-EXl
1
2ç -
~ xE • = l- [~l ( E·E
r - zç r - -
*) -E a(E'l~)] =-E
- - r
l 1~2~
2ç
l
r J
Osserviamo che le condizioni di radiazione all'co (da. imporre nei problemi esterni nel dominio
della frequenza) sono banalmente verificate nel caso di mezzi con perdite. J
Dimostriamo ora il teorema di unicità per il problema interno nel dominio del tempo.
Consideriamo la relazione che esprime il teorema di Poynting nel dorn.inio del tempo
1
Supponiamo che eslsUmo due soluzioni delle stesse. equazioni di ~faxwell ~h !lI) ed ~ 10
che soddisfino alle stesse condizioni iniziali e alle stesse condizioni aI contorno. ,Allora i
campi ottenuti per differenza:fra queste soluzioni, cioè:
s-i
- n =exh·i
- - n = inxe·h=O
--
ed è nullo perché, la componente tangenziale dei campi sulla superficie, :in particolare: _J
t...
el ~ = O, ~nu11a perché per le .
x -,:::;. matesi fatte L x -e 1 IS
1;'....
I~ = L.... x --I:S
eJ ~ . Otteniamo quindi:
~ ! J(el~12
v
+ ~jh{2)dV = -
,
Jcre2~v
v
"
wem
dove i campi sono nulli all'istante iniziale to (per le c.ondizioru iniziali su g ed 11). L'integrale a
2° membro, essendo c>O, sarà sicuramente positivo; pertanto 'v't>!;; il secondo mempro di
questa relazione è negativo. L'integrale a primo membro rappresenta proprio l'energia
elettromagnetica del campo per cui risult."\.:
1- 72
Assumendo che esistano due soluzioni distinte delle equazioni di MaxwelI @l> Hl) ed
<&,H'l), generate dalle stesse sorgenti e soddisfacenti alle stesse condizioni alcontomo, i
. campi ottenuti per differenza: ,-,"
E = El -E 2
{ H =H - H
1 2
saranno soluzione delle equazioni di Maxçvell omogenee, con condizioni al contorno nulle.
Tenendo conto del fatto che gli integrali di flusso sono nulli (come si~ può verificare
facilmente) awemo che le relazioni prima scritte si riduCDno alle seguenti:
A questo ptulto sono da distinguersi due casi: a) il mezzo ha perdite; b) il mezzo è senza
perdite.
a) Se il mezzo presenta delle perdite allora cer~ente almeno ill10 fra Ez, J.l2 o c; dOvTà essere
diverso da zero; pertanto nella relazione relativa alle parti reali, affmclté la somma di termini
1- 73
'v::;tO
e cioè l'energia magnetica media. e l'energia elettrica media immagazzinate nel· volume V
devono essere uguali. Tale condizione è ,verificata. sia che i campi siano nulli, e quindi si ha
l'unicità ~IJ.a,soluzione,sÌa che i campi siano diversi da zero. In quest'ultirit'!;situazione si
perde rU:Wgj~4ella soluzione e le soluzioni che ne derivano sono dette soluzioni Hsonanfi.
· ~ .... Osserviamo . che i risultato a cui siano arrivati non è incongruente con quello~che si ha nel
dominio del tempo; anzi ci sarebbe stata incongruenza. se ci fossero mancate le soluzioni
"Psonanti Infatti saremo gIll.titi al risultato di aver ottenuto la soluzione unica nel dominio
della frequenza, con la sola condizione al contorno, e antitrUsfonnando poter ottenere la
sohrzione unica nel dominio del tempo, a prescindere quindi dalle condizioni iniziali, in
contraddizione con il toorema di unicità nel dominio del tempo. Quindi nel caso del problema
interno nel dominio della frequenza (ov'Vero per grandezze sinusoidali) le condizioni al
contorno ci garantiscono l'unicità della soluzione a meno· di soluzioni risonanti; ma questo «a
meno" è u.n. a. meno molto stretto in quanto si riferisce ad un insieme discreto: numerabiIe di
frequenze, ,ovvero un insieme di misura nulla rispetto aI1 'insieme di tu:tie ,le' possibili
frequenze. ,Cioè per quasi tutte le frequenze vale l'unicità salvo che per un inSieme discreto di
possibili frequenze. Quindi se non stiamo ad una delle frequenze di risonanza. esiste ed è unica
la soluzione a regime delle equazioni di MaxweII, assegnato un forumento sinusoidale;
viceversa se forziamo esattamente ad ID1a frequenza di risonanza, la soluzione di regime non
esiste, perché la soluzione cresce indefinitamente senza arrivare mai a regime. Una soluzione
finita si puÒ avere 5010 se non si forza il sistema, cioè se c'è un'evoluzione libera; quindi le
uniche possibili soluzioni in corrispondenza delle frequenze di risonanza sono le soluzioni
libere che proprio perché indipendenti dal forzamento possono assumere un valore quals'iasi, e
quindi è evidente che non c'è più l'unicità della soluzione. È perfettamente analogo a ciò che
accade nei circuiti a costanti concentrate in cui, se ci sono perdite, qualunque sia la frequenza
esiste sempre la soluzione di regime; cioè comunque si parti si arriva sempre ad lma sohrzione
di regime che è sempre la stessa, dipendente solo dal tòrzamento. Se invece non ci sono
1- 74
cioè sono dùe funzioni; quindi di soluzioni libere tali da poter ricostruire le condizioni iniziali
-ne devono esistere almeno tante da poter ricostruire qualsiasi funzione. Quindi ne devono
esisteré almeno 1.Ul insieme munerabile, in modo tale da poter costruire una base neli' insieme
delle ftmzioni (condizioni iniziali) ~ ed h, :in modo tale che qualunque distribuzione iniziale di
campo ~ e di campo g possa essere costruita con una sovrapposizione di evoluzioni libere. Si
capisce quindi anche perché in presenza di perdite c'è sempre un'unica soluzione di regime
:.
perché,se ci sono perdite, i transitori si estinguono e quindi qualunque condizione iniziale non
la si trova più alI '00, cioè la soluzione è effettivamente indipendente da.lle condizioni inizial~,
ed esiste per qualsiasi frequenza. Quindi in questo caso c'è lllla perfetta identità fra dorn.irio
del tempo e dominio della -:frequenza., perché le condizioni iniziali perdono sempre più
d'imponanza per t-7CO.
,
Osserviamo poi che nella dimostrazione che abbiamo fatto in presenza di perdite, abbiamo supposto che ~
(per poter dedurre dall'integrale nullo che !'integrando è quasi oV1ll1que nullo, in particolare che E==D). Nd
punti in cui v=O saremo portati a dire che invece non è possibile dire nulla sul campo. Quindi ci si r:otrcb~
chiedere se l'unicità vale sempre, anche nel caso in cui solo una parte del volume presenta delle perdite (Vedi
figura pagina precedente). Osserviamo a tal proposito che in tale volume non possono esserci delle soluzioni
lièx!re (che rimangono irnp;!rturbate nel tempo) in quanto se ci sono delle perdite ci deve essere potenza
dissipata.. Allora se E ed H sono nulli nei volume con perdite, lo sono anche le componenti tangenziali di E ed
1- 75
Consideriamo ora un teorema non più indirizzato alle soluzioni ,del problema delle equazioni
di MaX'VV'ell ma fa delle precisazioni sulle sorgenti che generanò'i campi stessi. Tale teorema è
il teorema di equivalenza o di Lave e rappresenta una formulazione matematica rigorosa del
principio di Huygens. il quale afferma che un qualsiasi insieme di sorgenti effettive può essere
sostituito con un insieme di sorgenti virtuali presenti su un qualsiasi fronte d'onda; in effetti
esso è valido qualunque sia la superficie chiusa considerata. TI teorema di equivalenza dice che
se consideriamo delle sorgenti elettriche e magnetiche, I e Ln, che generano in tutto lo spazio
un campo Q1 ID e consideriamo una superficie chiusa. S (dotata. di normale in ogni punto)
allora si può sostituire a queste sorgenti delle sorgenti superficiali (su S) che sono legate ai
campi dalle relazioni:
dove .Es ed Hs sono i valori del campo CE. ID in corrispondenza della superficie. Tali sorgenti
superflciali generano all'esterno della superficie S lo stesso campo CE. ID mentre all'interno il'" ~,
campo sarà nullo. '::: ':~' ".'-: "..
Per dimostrare tale teorema indichiamo con @', H') iI nuovo campo generato dalle sorgenti
superficiali, definito come:
o (
E per I ~V per r ~V
Dunque il teorema di unicità è valido e quindi la soluzione ffi', H') è unica; resta quindi
dimostrato il teorema di equivalenza. Osserviamo che proprio per la costruzione di tali campi
che sono state introdotte le correnti magnetiche, per avere le equazioni di "Nla.TWell
simmetriche rispetto alle sorgenti. Osserviamo che in questo teorema non è mai intervenuta la
condizione che le sorgenti originarie fossero contenute all'interno della superficie S; nOD; si è
fatto alcun riferim.ent9 al fatto che tutte le sorgenti dovessero essere sostituite con quelle
equivalenti. Quindi J~,P9tenza di tale metodo sta nel fatto di poter sostituire solo una parte
delle sorgenti o. ancora çti più, considerare una regione dì spazio vuoto in cui neUasituazione ..
originaria c'è un campo generato da una certa distribuzione di sorgenti e nella situazione.
equivalente avere sulla superficie (che circonda tale regione di spazio) delle correnti
superficiali che generano tmcampo nullo all'esterno di tale superficie e a11 'intemo.lmcampo
. uguale ed opposto a quello già esistente, mmodo tale che il campo globale al1'lntemodella
superficie sia nullo; ci si può fucilmente convincere allora che invertendo iI segno delle
correnti superficiali è possibile ottenere un campo nullo a1l'este..mo della superficie è un
campo diverso da zero all'interno di essa..
Uno dei vantaggi derivanti dall'utilizzo di tale teorema di equivalenza è dovuto al fatto di
operare con grandezz~ superficiali e non volumetriche (quIndi gli integrali di campo saranno
bidimensionali e non tridimensionali). :rvfa raspetto più Ìmpcirtante .sta nel fatto che T analisi
dei cmnpipuò essere effettuata anche con delle approssimazioni per cui, se ipotizziamodi
conoscere il campo elettromagnetico in corrispondenza di una regione di spazio (ad esempio
nlisurandolo sperimentalmente), possiamo calcolare da questo delle sorgenti fittizie e
calcolarci :il campo in tutti gli altri punti dello spazio, in maniera approssimativa.
L'_approssimazione è dovuta alla non precisa conoscenza dei campi che por.a a forr.ire delle
condizioni di raccordo non congruenti, O"\lvero a dei valori sulla superficie del campo ottenuto
dalle sorgenti fittizie diversi ad quelli misurati; anzi questa. differenza può dare llIl..1. misura
sulla bontà delle approssimazioni farte.
Osserviamo che snidi are i campi generati dalle sorgenti equiva1enti è come snIdiare lUI
problema es"..erno e quindi avendo a disposizione due condizioni di raccordo (componente
tangenziale di E ed H su S) potremmo pensare ad un SQ\rrarillumero di condizioni, dato che per
iI teorema di unicità per il problema esterno ne basta solo una. In realtà tale quantità di
condizioni è importante per avere un campo nullo interno ad S.
Una formulazione alternativa del teorema di equivalenza pennette di limitare ad una le
condizioni di raccordo; si ottiene ciò riempiendo il volume racclùuso dalla superficie S di un
conduttore elettrico perfetto (o magnetico perfetto), ottenendo automaticamente che il campo
all'interno di S sia nu110 (il conduttore elettric-O perfetto impone che iI campo all'interno del
volume sia nullo dato che per esso G-?-CC e quindi deve essere necessariamente E==O altrimenti
1- 77
Ciò lo si dlmostra ricorrendo ancora una volta al teorema. di unicità. per il problema esterno, il
quale ci dice 'che se è verificata la condizione al contorno sulla superficie S e le èmidiiioni di
radiazione all'infinito allora il campo generato all'esterno del conduttore è lo stesso che si ha
nella situazione originaria all'esterno della superficie S.
Osserviamo che le condizioni di rru:Iiazione. all'infinito sono ovviamenteverificafe mentre la
condizione al contorno sulla superficie S è la seguente:
dove il campo .E' è quello generato in presen.Z:i del conduttore' elettrico perfetto. Osserviamo
che a sinistra della superficie S, dato che la componente tangenziale del campo elettrico sulla
superncie del conduttore è nulla si ha che inx 'E ' ì 18 =O; quindi, per come è stata defillita la
densità di corrente magnetica superficiale, risulta:
cioè è verificata la stessa condizione al contorno. Dunque per il teorema di Unicità il campo
generato all'esterno del conduttore è lo stesso di quello nella situazione orig:in.1ria (all'esterno
della superficie S). Osserviamo che con questa fonnulazÌone alternativa del teorema di
equivalenza abbiamo visto che in presenza di un conduttore elettrico perfetto le sorgenti
equivalenti si riducono, però il problema è diventato piu complicato poiché dOvTemo risolvere
un problema esterno non nel vuoto ma in presenza di corpi conduttori (che sono proprio i
problemi che ci si pone da risolvere nella maniera piu semplice possibile). In effetti sono
poclù i casi in cui questo tipo di problemi possono essere risolti in fonna chiusa, ovvero
analiticamente; questi casi sono quelli in cui le geometrie dei conduttori si sposano con uno
degli undici sistemi di coordinate in cui tali problemi sono risolvibili analiticamente (in cui,
sostanzialmente, è possibile applicare il metodo della separazione delle variabili. Osserviamo
che un discorso analogo può essere fatto se consideriamo un conduttore magnetico perfetto per
il quale, ovviamente, i campi saranno generati dalle sole correnti elettriche superficiali.
1- 7&
([l,Imi) ~ (E 1 ,H 1)
{Cb ,[m2) -7 (E2 ,H 2)
= Hz . (- jCù J.l.Hl - ImI) - E l . (jCùEE 2 + I2) - Hl .( -jCù J.l.H 2 - ImZ) + E 2 • (jCùeE1':r. Il)
Semplificando i termini simili avremo:
1- 79
Semplificando i termini simili e ricord..mdo, sempre dalle condizioni di radiazione all'oo, che i
campi ali 'infinito sono almeno degli infinitesimi del primo ordine si ha che:
Osserviamo però che tali. integrali, di volume possono essere limitati solo allo spaZIo
contenente. le sorgenti, visto che a1l'es+..erno di questo esse sand nulle, owero possiamo
. ,~.~
scnvere:
dove VI e V z sono i volumi in cui sono contenute le relative sorgenti Se però il secondo
membro della relazione che esprime il teorema di reciprocità non cambia (al variare della
S11perficie, non più in:fmita, che contiene le sorgenti) allora anche iI primo membro non dovrà
cambiare; pertanto anche se la superficie è al Imito e contiene tutte le sorgenti il flusso del
vettore El x H: - E 1 x Hl deve essere nullo. L'utilità di questo teorema la si valuterà meglio
nello st"ù.dio delle antenne dato che ci pennetterà di dimos~are che il comportamento di
un'antenna in. ricezione è lo stesso di quello in trasmissione. _
Osserviamo che la dimostrazione del teorema di reciprocità è stata fatta supponendo
implicitamente valide le proprietà di Iinearità., di omogeneità nel tempo, di non dispersività.
nello spazio e di isotropia, cioè le proprietà di cui gode un mezzo nOrIIllÙe (proprietà che, fra
l'altro, ci hanno permesso di scrivere le equazioni di Maxwel1 nella forma utilizzata). P.oiché
l'isotropia rende solo le costanti dielettriche degli scalari allora si può pensare che il teorema
di reciprocità valga ancora per mezzi non isotropi, nell'ipotesi però che sia verificate le
condizioni:
1- 80
teorema continua ad essere valido. I mezzi per cui sono valide queste ccndizioni di simmetri~
e per i quali è valido il teorema di reciprocità, sono detti mezzi reciproci ..
'i--
.,
;3 Cominciamo adesso ad esruninare delle soluzioni per le equazioni di MaxwelI nello spazio
vuoto (prop~oazione libera), senza preoccuparci delle sorgenti, in ccndizioni di omogeneità e
di semplici discontinuità; dobbiamo allora risolvere le equazioni di Ma.xwell omogenee, cioè:
Y' x E = -jcoJ.l.H
{ V x H = jCùEE
:;- ,
"
valide nelle regioru m cui non vi sono le sorgenti del campo. Anche in tali ipotesi
semplificative la soluzione del problema è alquanto complicata, visto che si tratta. di risolvere
un sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali. Possiamo però pensare di c.ostruire
delle soluzioni mediante sovrapposizione di soluzioni particolmi di più semplice definizione
(ricorrendo sostanzialmente al principio di sovrapposizione degli effetti). Le' soluzioni
particolari che andremo ad analizzare sono ~e, caratterizzare daI fatto che i campi
sono costanti su interi piani ortogonali ad una direzione fIssa (che si dimostrerà essere proprio
la direzioni m cui si propaga ronda). È chiaro che siamo di fronte ad una soluzione. non
fisicamente real izzab ile poiché campi costanti su mteri piani (quindi fT..no all'co) Ìmplicano che
al campo elettromagneticc sia associata una energia ID:finita; irrfutt:i il vettore di POyTItmg si
'. _::: mantiene costante su questi piani e quindi quando si va a calcolarne il flusso esso diverge.
Inoltre tale distribuzione di campo non p_otrà essere generata da sorgenti qualsiasi ma
dOVTanTIO essere anch'esse uniformemente distÌibuite su dei piani. Nonostante il livello di
astrazione relativo a tale soluzione ci sono alcuni buoni motivi perché esse vengono introdotte.
Innanzitutto perché sono le più semplici soluiioni delle equazioni di Maxwell omogenee;
inoltre localmente molti campi sono approssimabilì ad un'onda piana. Infme in un qualunque
semispazio omogeneo il campo è ricostruibile per sovrapposizione di .onde piane (sempre che
esso soddisfi le equazioni di Max-well).
Osserviamo inoltre che anche i raggi ottici obbediscono essenzialmente alle gtesse regole a cui
obbediscono le onde piane. In generale è llll'onda ogni funzione dello spazio e del tempo che
possa esprimersi nella forma:
,~
fez, t) =fez - et)
z-ct = costante
Thmque le .derivate parziali dei campi rispetto ad x ed y sono nulle e derivata rispetto a z
diventa una derivata totale. Esplicitiamo le equazioni di i\-fax'tV'ell per ciaScuna componente del
campo ricordando che il rotore è esprimibile come il determinante di un' opportuna matrice,
ovvero:
... A .,. ,.. ... ':'
Ix ly 1z Ix ly 1%
Ò o -o = o o a òE .. BE .. ,..
VxE=
- - =- ;;;ix.+ &~Ìy+Oiz
'"'
ox By Oz fa.
Ex Ey Ez: Ex By Ez
dE y • dR
= ]'msE
dz- = -JcouH
-- --_Y
. x dz x
(#)-- ~x =-j(j)Jili y dH x
dz
=jmsEy
O=-jm~z
-.' ;'
t= jCileE,
Dalle ultime di questi sistemi di equazioni SI ncava immediatamente (per Q):;:O) che le
componenti dei campi lungo z sono nulle, cioè: Ez=H;;=O; in tal caso si suoI dire che il campo
è tutto traS'?erso alla direzione z (cioè il campo ha componenti diverse da zero solo nelle
direzioni ortogonali all'asse z, lungo le quali é anche costante). Consideriamo le equazioni di
lVfa...""ffiTell alle divergenze:
)
u.H = O
(\7. .- f) -dz
dHz: - O
-
=>
fH z =cost
.
lEz: =cost
IV.sE =0
'" -
ldEz:
dz
=O
.
Quindi il campo risulta avere componenti lun~o la direzione z costantemente uguali a zero.
1- 82
dE
x • dE ·--,i
--
dz
= -JCDuH
. Y
-_Y
dz
= J' CD r !JI :t
I
dH y . dR. .
--=-JCDEE
d.z ;t.
--~
dz
= JCùc:E y
Questi due sistemi di equ.azioni differenziali sono perfettamente an..'1loghi (quindi trovata la
soluzione per uno si ottiene anche quella per l'altro); consideriamo il primo sistema e
deriviamo rispetto a z la prima equazioni, sostituendovi la seconda, ov-vero:
,Abbiamo quindi un'onda cosmusoidale che viaggia nel verso positivo dell'asse z celi una
velocità v f = (:) , detta velocità di fase,
. k
e che rappresenta la cosiddetta onda progressiva.
,
Analogamente per l'altro tennlne avremo:
1- 83
.
OSSeTVlaInO ch e il tennme
. - k = ID .Jeu
mtL m~
'= -
!-!.
Jf 1
=-,
ç
d
aver ~...l____..
~ 'e l".unp~ mtr.wseca del
r ; t l:z-E-:t e 1:z)
H Y(Z)=..!.(E+e- j J
...,
dove la dipendenza da Ci) è non lineare dato che è insita nelle espressioni di k e·C; (visto che in
generale anche e e ~ dipendono. d..1.. Ci)). RisaI vendo l'altro sistema diequ..l,.zioni si ottengono
delle soluzioni analoghe; ovvero:
I
:(-.
Ci accorgiamo subito della difficoltà che presenta tale operazione, vista la non lineare
dipendenza di k da ID, Il caso più semplice in cui c'è dipendenza lineare della costante di
propagazione dalla frequenza è quando si ha a che fare eon mezzi non dispersivi; in tal caso,
1 .
infatti, avremo che sia E sia ~l sono indipendenti da CD. Indicata con Vf la quantità: ~ (che
'Yt:~
1- &4
, -, Detta allora e;/(t) la antitrasfannata di E:/(Cù) avremo che risulta, per il teorema della
traslazione) :
AnalOglUJlente per la parte regressiva avremo che risulta: e; (t, z) .= e; ( t + :il: In genen'le,
quindi, il campa elettric{) caratterizzato da onde piane sarà costituito da un irlsieIIled,i onde
progressive,eregressive; osserviamo che quello che si muove nello spazio, nella diffusione del
campo, non è nulla di materiale, ma si intende con onda di campo il profilo che istante per
is+.ante viene definito dal modulo dei campi stessi in tutto lo spazio. È proprio la vari~j1ità nel
tempo di tale profilo che caratterizza ii motoondruatorio delcampo;ovviamente,:u.I:t",discorso
analogo può essere fatto per il campo magnetico. , ' ':~-'-' .
Relativamente all'onda progressiva, quinài,il campo elettromagnetico è costituito da due
vettori. uno di campo elettrico e uno di campomagnetico~ proporzionali fra loro e ortagonali,
ì"
....
+~ +~ e'
-.,
s=exh=e h i =_x_ 1
- - - :t 'Y z. ç t:
espressione che, coerentemente con la condizione di radiazione alI' infinito, evidenzia come
l'energia vada dalle sorgenti verso l'infinito e non viceversa.
Se il mezzo in cui si propaga il campo elettromagnetico è dispersivo non si potrà più parbre,
in generalè. di fronte d'onda che si prop~o-a poiché vi saranno delle artenuaziom che potranno
esserediv"eI'Se da pmlto a punto; nella trattazione analitica, vista la difficoltà che si avrebbe
nell'operazione di antitrasformazione, fàremoriferimento non a grandezze ::J-trasfonnate ma a
fasoti, cioè a grandezze slllUsoidali, vista anche la notevole importanza applicativa per questo
tipo di segnali. Per un fissato valore di (j) (che è quindi diventato un parametro) abbiamo
ancora a. che fare con fenomeni di propagazione di onde progressive e regressive,(se i campi
sono tali da soddisfare le proprietà richieste per lavaliilitàdelle equazioni di:Maxwell),.ma la
condizione, di dispersività, del mezzo si ,ripercuote ,sul fatto che. g e' p. sono delle quantità
" oomplessee,quindianche la oostante di propagazione ~:t tale; lnfatti; acl esempio, per un
" plasma. con collisioni sappiamo che {.,è_ complesso e quindi sarà tale anche k Essendo
k =(fJ~gtJ. ,cioèla radice quadrata di ~nunJ.er? complesso, possiamo scriverlaintennini di
parte reale e parte immaginaria nel seguente'modo:
k = f3 - ja.
Carne si nota della radice quadrata si è scelta la determinazione in cui la parte immagi..,J·,laria è
puramente negativa in quanto, nell' espressione che defuùsce il campo, avremo che:
. h l. . h . ,
Nel caso di mezzo senza perdite k=I3 e quindi si hà c e: v f = r:::::-:; SI osser-ll c e SI puo
.yc!-l .
parlare di velocità. di fase solo se Fonda è smusoidale, altrimenti non potremmo defInire una
velocità di fase. Abbiamo allora che il campo è costituito 4a due onde sinusoidalì che si
propagano con velocità VE nel verso positivo e negativo dell'asse z; questo particolare
andamento nel tempo e nello spazio del e;>«z/c:)
campo ci pennette di definire delle e (:z,o)
caratteristiche specifiche dell' onda stessa. ~
Riportiamo su un grafic0 l' andmnento di
exez,t) in funzione di z (considerandone, per
fissare le idee, la sola onda progressiva)
tracciandone prima l'andamento per t=O;
dopo un intervallo di tempo .6.t, poiché l'onda
si sposta con velocità di fase Vf., essa sarà
1 - 'l:7
f- co]
[ - 21t
Più è alta la frequenza f e più piccola è la lunghezza d'onda A. Osserviamo che tutto ciò che
abbiamo detto rmora vale solo se si considerano delle onde sinusoidaIi
Nel caso in cui vi sono delle perdite, cioè ~O, allora sarà presente un tennine del tipo e....q.z
che definisce un andamento attenuato nello .
spazio, cioè l'onda sarà comunque smusoidale
ma .smorz..'lta (il cui mviIuppo è rappresentato
proprio tal tennine esponenziale e~~ ). Poiché
Ìn questo caso ad un moto dell'onda è associata
un'attenuazione, la velocità di moto dei singoli
punti dell~. stessa non è più costante per cui non
è più possibile parlare di motodell'onda,.intesa.
-
'v
Pertanto bisogna trovare una espressione la più generica possibile per un'onda piana che si
propaghi hmgo 1Ul'arbitraria direzione (facciamo ciò per un'onda progressiva dato che per
l'onda regressiva basterà utilizzare gli stessi risultati ruotati diJ&OO). Ricordiamo che un'onda
piana è caratterizzat..1. da campi ortogonali alla direzione di propagazione; quindi se
indichiamo con lk tale direzione avremo:
y. - - - - - -"'
e qum'di: E = E e - J!'!, TI vettor~ ~; k i 'è detto
- -o -
vettore di propagazione e non sarà del tutto y'
arbitrario dato che il prodotto scalare di tale vettore per se stesso,pt'0dotto pari ak2 , dovrà
essere pari, per definizione, a: .
,
In gene.--ale:
!:=kxTx+kj'ry+k%~
Osserviamo però che in g"'...nerale e e ~ possono essere delle .quantità complesse; quindi in
generale ~ può essere un vettore complesso in cui tutte le componenti sono in fase fra loro, Ci
chiediamo allora se l'espressione generica del crunpo vale anche se t.1.1e condizione non sia
verificata, cioè se ~ è un vettore complesso con componenti sfasate come si vuole ma che
rispetti la condizione che k· ~ = CD 2èJ.!.. In tal caso non potremo parlare più di campo costante
su di un piano reale poiché, in generale, k non sarà proporzionale ad un vettore reale ma ad.
uno complesso; quindi l'ortogonalità in senso hermitiano, E . k=O, non ha più alcun senso
geometrico, Se però prendiamo un campo elettrico per cui go . k=O (campo ortogonale al
vettore di propagazione) esso sarà soluzione delle equazioni di Maxwell ed avrà un legame
1- 89
k·-
k == k x- '" + k 2 + k-? == (j) ~... SU
- y z .
espressione che ci dice che le tre componenti di ~ non sono arbitrarie poiché conoscendone due
la terza è uruvocamente determinata. da questa. relazione. Una possibile scelta è allora quella
per cui: k; + k; > (j) 2é:Jl e quindi k~ sarà negativo, ovvero kz complesso, come avevamo
precedentemente detto.
Considerando 1m mezzo senza perdite vediamo come deve essere fatto il vettore k affinché sia
soddisfatta la relazione: k:. k: = ID 2gJl; essendo in generale ~ un vettore, complesso, possiamo
espzjm.erlo in termini di due vettori reali, ~' e k", che ne de:fmiscono la parte reale e la parte
immaginaria, rispettivamente, cioè risulta: !ç-k'-j!ç".Avremo allora: '". . ".l~
cioè i vettori reali 1ç' e 1ç" (parte.. reale e parte immaginaria di Kl sono ortogonali fra loro.
Vediamo come è tàtto un caÌnpo"corrispondente a questo vettore di propa.:,o-azione, che
continueremo a chiamare onda piana (perché è l'immediata generalizzazione di quella che
abbia...~o inizialmente defmita come onda piana e, inoltre, perché continuano ad essere
ver.Jicate le equazioni di Ma."{Wen)~ esso è dato da:
-
1., ' k " \ '. E ~ "r k
-E E e - 1..-'" -J ..·or =
= -o -1.-
·-0
e- - "'r
--e--
Tale espressione dell'onda è evidentemente più Complicata dato che oltre al termine di fase
e-jjf'! è presente anche un numero reale (e-lS" ~) che deflnisce l'a..-npie:zza del campo stesso. sè
a questo p1ll1to cÌ chiediamo se esistono dei piani su cm
i campi rùn2.!1gono costantÌ (come
nella prima definizione di onda piana che è stata data) allora la risposta non può che essere
negativa dato che in questo caso la dipendenza della fase e del modulo del campo è associata a
due diversi vettori, 1ç' e Js", che non saranno quasi mai coincidenti; anzi, nel caso di mezzo
senza perdite, sono addirittura ortogonali. Possiamo però notare che il luogo dei punti per cui
la fase resta. costante è in corrispondenza dei punti per cui risulta.: l-f'. r=cost., e tali piani sono
detti piani equifase; invece i piani sui quali l'ampiezza resta costante, cioè per cui risulta:
};tr. r=cost., sono detti piani equiampiezza. Pertanto o resta costante la fase o l'ampiezza;
entrambi i piani sono ortogonali ai vettori lç' e lç" , rispettivamente.
1- 90
.
ellittica (un'ellisse~òiie~trnsla) ovvero un'elica che sta su un cilindro
··~~'?·~ichespo~ tJt0~li&
ngldamente. Il 7J
/ /
Naturalmente ~la ~ campo elettriCD il che. ./ ~~ ~~
campo magnetICO SI muovono lungo un'elIca
(essendo proporzionali fra loro), solo che queste due eliche sono ruotate di 90° l'una rispetto
all'altra, e se ç è reale non c'è ulteriore sfasamento fra la componente lungo x di un wmpo e
quella lungo y dell'altro. Quanto detto, ovviamente, vale anche per ronda regressiva; quindi,
in generale, avremo per ogni campo due eliche, m:J.a progressiva e Wl'altra regressiva, e istante
per istante per trovare il campo dobbiamo fare la somma vettoriale dell'estre1nità che sta su
un'elica e de11 'estremità che sta sull'altra. La risultante sarà ancora llil vettore sinusoidale la
cui ellisse di polarizzazione sar~ in generale, diversa da punto a punto.
Detto questo, andiamo a considerare la antitrasfonnata nel dortlÌI1jo del tempo dell'espressione
dell 'onda pialla con k complesso; essendo llil fasare, per passare nel dominio del tempo bast.1.
moltiplicare per e-jwt e prenderne la parte reale, ottenendo quindi:
una pulsazione Ci)o, non rigorosamente sinusoidale, che prende iI nome di segnale a banda
stretta, cioè un segnale per cui risulti: ~ «l.
ID O
Osserviamo che se abbiamo un segnale il cui spettro è centrato sull'origine (1) a\-Temo una
variazione percentuale delle frequenze molto alta; ad esempio, se questo fosse un segnale
vocale si andrebbe da 20Hz a 15K...Bz. In questo; caso semplice 'non sarebbe molto difficile
costru:ireun amplificatore, o comunque un'sistema che si comporti in modo llItiforme aI
variaredella'.:freqri.enzasu.bande cosìpiccok Ma, se, ad. esempio, .ilsegnaleè un segnale video
può' essere già difficile andare da zero al,MHZ~ ~ipuòancora fare, ,ma èunamplificatoreche
costa'molto di più di uno con una banda' p'l-&:strèti:a o, meglio ancora, di un amplificatore che
debba Javorare trattando un segnale il cui spettro è centrato .nell'intomo di una pulsazione IDo
con una larghezza dello spettro molto piccola rispetto a 0)0 (2). È evidente che questo segnale
è molto più vicino a un segnale slnusoidale (il cui spettro, come sappiamo, è costituito da due
impulsi centrati in ±Ci)o, con (i)o pulsazione della sinusoide) che non il primo (1), e questa
approssimazione è tanto meglio verificata quanto piU lo spettro è stretto intorno alla
pulsazione centrale.
Ci sono comunque alcuni casi in cui interessa verificare il comportamento di segnali cosiddetti a larga banda,
come ad esempio segnali di tipo transitorio, tipo un'esplosione nucleare, un fulmine o disturbi elettroIIlll..z:;onetid
di natura impulsiva. .
Sia f(t) un generico segnale a banda stretta, e sia F((:)) la trasfonnata di Fourier di f(tj~
l'integrale:
roa+~ro +~ro
~ 1
Poniamo: FeCù) = - FeCi) + CD o), che non e altro che lo spettro F(C0) traslato nell'origine Ca
1t
meno del fattore l/i); avremo allora:
+~ro
.
f(t).==.Re [eF'o
' t fCt) A ]
Naturalmente f(t), in g~ne~a.le, non è una quantità reale, in quanto avendo traslato F(rot.~.;: .
nell'origine non è detto che FeCù) abbia ancorale proprietà di simmetria (modulo pari e fase
dispari) che caratterizzano la trasfonnata di FourÌer di unsegn.ale reale. Si può verificare però
che fet) è una funzione lentamente variabile rispetto alla sÌnusoide a frequenzaroo, cioè le
variazioni percentuali di t(t) su un periodo To = 27t sono trascurabili, cioè risulta:
. (i) o
AI ..
IMI
ITI « l
1- 93
- --'o ;.
dove &D è il valore massimo del I l
Ci) nell'intervallo di integrazione; inoltre l'integrale:
/;,.(i]
Jpero )ePtdeo , per t=O, e sarebbe anche il massimo valore possibile per f (t). In generale si
~
e quindi si ha:
&)
-.-«1
ID o'"
, ~, "': y.
Quindi si è giunifill;~o~esì di segnale a banda' stretta che abbiamo fatto. per' fct).-~di::::
effettivamente la variazione percentuale di f(t) è trascurabile,ovvero fet) è tma f.mzione;L .è:'>
lentamente variabile rispettoalFesponenziale ei"'ot. Essendo t'et) in generale complessa, è
lentamente variabile, alIora anche il modulo e la fase dovranno essere lentamente variabili;
separando allora il modulo e la fase di f(t) avremo:
-
cioè ogni segnale a banda stretta è una cosinusoide la cui ampiezza e la cui tàse varian9
lentamente rispetto al periodo (Io), cioè è un Segnale modulato, in generale, sia in a...u.piezza
che in fase. Naturalmente ci sono dei casi particolari (che sono poi quelli che maggiormente ~i
interessano nelle applicazioni) in CiÙ c'è soltanto modulazione 1.'"1 ampiezza (o\ivero la fase è
costante), il che significa dire abbiamo scelto un segnale il cui spettro è anch'esso tale che
I I
l'antitrasfonnata è reale. Viceversa se il modulo f è costante abbiamo un segnale modulato
in fase (che poi è la stessa cosa che modulare in frequ...,PJWl., dato che la fuse e la frequenza sono
l'uI1.."l la derivata dell'altra). Questa operazione di prendere il modulo e/o la fase di una
sinusoide e farli variare prende il nome di modulazione in ampiezza e/o in fase; questa da
luogo, se le v~riazioni del segnale sono piccole rispetto alla portante, ad un segnale a banda
stretta.
1- 94
A questo punto possiamo fare un' altra ipotesi, facilmente verificata in tutti i casi di interesse, e
cioè che nella banda del segnale che ci interessa le perdite siano trascurabili~ infatti cerf..amente
in ogni applicazione non andremo mai a trasmettere un segnale centrato su una banda in cui le
perdite del mezzo sono forti, dato che ciò significherebbe avere un'attenuazione e quindi
. l'impossibilità di trasmettere a distanza il segnale. Chiaramente, ciò è sicUIru:;tente.tanto più
semplice da verificarsi quanto più è stretta la banda e quanto più è possibile scegliere
l1beramente le frequenze centrali; -ricordiamo infatti che nelle comunicazioni via satellite,
all'aumentare della frequenza, ci sono .. delle zone m cui l'atmosfera non è piètrasparentee
quindi tali frequenze vanno evitate. ·Si va fino a 18 GHz, bisogna evitare dai 18 ai ~l.GHz,
per poi riprendereintomo ai 21-23 GHz; bisogna poi evitare di nuovo l'intorno· dei:.28· GHz e
poi, man mano cnesi sale in frequenza, le bande di assorbimento si infittiscono sempre di più
e quando si arriva al vicino infrarosso (3xlO!1+4x l0 14 Hz) l'atmosfera diventa completamente
opaca. e non si trasmette più nulla. Bisogna arrlvarefino al visibile (4xl0 14 +8><10:':; Hz) per
poter di nuovo avere una zona di trasparenza; oltre il visibile l'atmosfera diventa di nuovo
opaca, grazie all'ozono che, come sappiamo, ci schenna (o almeno dOvTebbe) dai raggi
ultravioletti. Suppo~amo allora che a.=:0 e quindi k=p, ov~v'ero: p = Cù ~, dove p=p(CD) è
una funzione non lineare di (J) (per la dipendenza da CD di c; e J..l. che altrimenti, se fossero
c.ostaIlti con (J), identificherebbero un mezzo non dispersivo e quindi una p lineare in ID).
Supportiamo comunque che il mezzo non sia '<troppo" dispersivo; il diagramma che riporta CD
in funzione di p. è detto diagramma di dispersione o diagramma di Briflouin, che sarà una
rett.'ì. passal"lte per l'origine nel caso di mezzo non dispersivo. S-a, ad esempio, consicierùuno il
p i asma fred40 ncordia.."Ilo che risulta:
1- 9S
Tale relazione rappresenta un'iperbole con aSSI coincidenti con gli assi coordinati;
graficamente a'Yremo l'andamento
Ci)
riportato a lato. Per Ci)-+co si ha un
".
-'I
t
I
,
, "" · .,
ID ,
.- " "
CD-?cC => J3 == -
C
'-',~''.., -., ",," "
·, .,, .
>",'.- Itga.=cl ·, ,, .
Nel nostro caso abbiamo a che fare
,,". cc.
con un segnale il cui spettro è
llmitato intorno ad una certa
pulsazione (Do la quale, se vogliamo
far propagare il segna:Ienel nostroplasma,.deveessere al disopra della pulsaZione di plasma,
mmododapoterconfondere'I'andamento delIa.~«(j)) .conquellodiunaretta (il. che, come
sappiamo;'eqUivale a dfre'che il"'k è reale); Facendo a.deSSOllIlOppOrtunO cambio.di·,c.oordinate
Ìn modo da effettuare l'integrale Ìn 13, invece che in CD, avremo: .
Poru·amo·. E(~) -- :
}J H E('"" (A))' dd~Y ','m altn
UJ}J . ' t enruru,
.. d'. ora m
. pOl..mvece ch e. operare c.on 1o
spettro in (il operiamo con lo spettro in 13, cioè abbiamo fatto 1Ullt trasfonnata. spaziale invece
che temporale. Abbiamo poi che sviluppando in serie di Taylor la ID(J3) a. . .'Temo: .
Trascuriamo in questo sviluppo tutti i tennini da quello del 2° ordine in poi; osserviamo c..lte a
noi interessa, essendo CD(~) all'esponente, non soltanto un errore percentualmente piccolo di CD
ma dobbiamo avere un errore percentu.almente piccolo dell'esponenziale eÌro(~)\ e quindi
sperabilmente sull'integrale. Quindi, in realtà, è l'errore assoluto sull'esponente che deve
1- 96
(P)t-
pz]dj3 = f E(13)e
{wot+ dCJJ
dfl ~ . dj3 = (*)
~o-A~ ~o-.t.P
-
dro
v =-
g df)
Po
che prende il nom~ di velocùà à/::"iitppo. Avremo pOI, aggiungendo e sottraends., j30z
alI' esponente, che r~~: ...,. . ,,'~' . ~~:.:.--i{1"
(*) = f
~o+!l~
E(f3)e{ CtJot+v6(~~o)t-pz-poz+poz]df3 = (**)
~o-.t.~
(**) = ejea:>ot-flol:) J
c.13
E(f3)e j (v g t-z:)fl ~f3
-2,p
avendo posto: E(~) =E(~+~o) (spettro traslato nell'origine). È Ovvio che se nel dOrnh-llo
.6Cù
della frequenza si ha che la relazione che definisce un segnale a banda stretta è: -.« 1,
(:)0
essendo la relazione fra (i) e ~ di quasi proporzionalità (nelle condizioni operative in cui ci
siamo posti, cioè con IDo sufficientemente lontano da evp) avremo che l'errore percentuale che SI
ha 1."1 Q) lo si ha anche in ~, cioè si ha che risulta:
1- 97
Ll~
-«1
t'o
il risultato a cui siamo giunti ci dice che un'onda a banda stretta, che prende il nome di
pacclwtto d'onda, così come un segnale a banda stretta,è.ilprodottodi due termini ovvero di
e(~t)
z
r
I
. " ..
,
\
I
I
, \~
.I
~' .'\, ;'
~: ....
una cosinusoide modulata, il cui andamento in funzione di z (per t=O) è dei tipo rappresentato
in figura. Quindi abbiamo un segnale il cui inviluppo è la forma d~onda a cui è asspciata
l'infonnazione e la cosinusoide invece oscilla ad una ·'frequenza" che è la lunghezza d'onda Ào
di centro banda. Al passare del tempo abbiamo che l'inviluppo si sposta ad una velocità pari
alla velocità di gruppo, vg, mentre la portante si sposta ad urla velocità pari alla velocità di
fase, Vf=COo/!3o' In generale queste due velocità:
1- 98
se la relazione ID(f)) è non lineare, non sono uguali. Ciò significa. che nel tempo la smusoide
trasla con una velocità diversa da quella dell'mviluppo, cioè c'è imO slitt..a.mento reciproco fra
la sinusoide (portante) e l'inviluppo (modulante). Cioè se ci muoviamo con la velocità della
smusoide (velocità di fase) vedremo l'inviluppo traslare rispetto a noi stessi con una velocità
pari a vg-v{; se invece ci spostiamo con l'inviluppo (alla velocità di gruppo) vedremo la '
smusoide SCDITere dentro l'inviluppo ..Allora ci si potrebbe chiedere qual è la velocità. con cui
si sposta il nostro segnale e(z,t)~ prenderemo quella con cui si sposta l'inviluppo? Quella COI!
cui si sposta la portante? Ma anche questa portante non si sposta in tutti i punti con la stessa
velocità in quanto se consideriamo i nulli essi si spostano rigorosamente con la velocità di fase
ma se prendiamo un punto lungo il segnale esso si sposta con una velocità che non è né quella
:,L di gruppo né quella di fase; infatti mentre il segnale si sposta. esso si deforma anche, perché
,: slitta nell'inviluppo. Quin(ji ì punti della portante, 'in gei1erale, si spostano a velocità diverse,
anche se grosso modo prossime alla velocità di fase' (dato che la differenza è comUIique molto
piccola perché dovuta alla modulante, che varia lentamente rispetto ad. un periodo spaziale).
Osserviamo però che quello che ci interessa dal punto di vista di valutare la velo:itàcon ClÙ
l'infonnazione, associata ad un segnale, sÌ 'sposta è ,la velocità dell'inviluppo':e;''llonquella
della portante, perché :intanto rileviamo lUl segnale se l'inviluppo ha un valore' sigrificativo
altriment~ se è troppo piccolo, esso sarà praticamente indistinguibile dal rumore. Quindi se
trasmettiamo tm segnale, un'pacchetto d'onda, e aduna certa dist..anza abbiarnounricevitore, ~,
misuriamo il· tempo meni esso· arriva e vòlendo valutame la velocità vedremo quando arriva
l'inviluppo e' dividendo la distanza per il tempo trascorso otterremo la velocità 'eon::cui. si
sposta il segnalé' (ovvero l'inviluppo). Anche l'energia associata al segnnle:""è
significativamente diversa da zero dove l'mviluppo è significativamente diverso da zero;
quindi anche l'energia associata al segnale si sposta con la velocità dell'mviluppo. Quindi sia
dal punto di vista del segnale che daI punto di vista energetico è ragionevole associare
aH 'infonnaz1.one una velocità pari a quella de11 'mviluppo, cioè quella di gruppo v g. Quindi per
effetto della dispersione abbiamo una situazione nettamente differente dal caso non dispersivo;
in quest'ultimo caso, infatti, il segnale, qualunque esso sia, si muove CDn un'unica velocità: la
velocità di fase, Vf. Se il mezzo è dispersivo (e qumdi la velocità di fase associata alle singole
componenti armoniche è diversa) +
globalmente il segnale non sì CD
muoverà con nessuna di queste
velocità di fase ma si muoverà. 0)0
con la velocità di gruppo. Se
andiamo sul diagramma di
Brilloum vediamo subito la CD p L - -_ _
1- 99
Cf)o,Cùo) del diagramma con l'origine forma con l'asse f). Per la velocità di gruppo: v = dro
• "". ;. . g df3 ~o
aVTemo invece che risulta: v g = tgetg> C-Ìoè è la tangente dell'angolo formato dalla retta
tangente al diagramma nel punto (f)o,mo) e la retta orizzontale passante per m=wo. In questo
caso detto <Xc l'angolo formato con l'asse ~ dall'asintoto del diagramma, e ricordando che
tgCtç;=C, si vede che C4>Ctc > mentre ag è sempre minore di Cl.c~ cioè in questo caso si ha:
Quindi una veloci~ come la velocità di fase, che è maggiore della velocità della luce non ha
senso fisico, cioè è certamente una velocità che non può essere a5Slmta essere la velocità di ,r
qualche cosa a cui è associata un'Informazione o un'energia. Osserviamo che la velocità di -'
fase può anche essere maggiore della velocità dèlla luce, questo non comporta nessuna
difficolta perché, :in realtà, la velooita di fase è rigorosamente definita solo nel caso di un'onda
sinusoidale. In tal caso, in realtà, non c'è nulla che .~~sta prop~a-ando perché il campo è
sempre lo stesso da -co a +co, sia nel tempo che nello spazio: Come sappiamo,aà un'onda
smusoidale non è associata alcuna informazione, se non il fatto che esiste un'onda sinusoidaIe;
non c'è trasferimento di energia, perché l'ampiezza.deI campo è la stessa m.tutto lo spazio,
non c'è variazioneJdi. energia passando da un punto alI'altro dello spazio.. Cioè è una
situazione m cui tutto ,rimane inalterato nel tempo e nello spazio, dal .punto di vista
dell'energiae,dell'informazion~:._D'altra parte il fatto che velocità di .tipo.~geometricon
possano essere; maggiori di. quella . dèlla luce' non. deve meravigliarci perché, .sè.p:tIettiamo
bene,.la velocitàrdi-faseveè proprio quella con cui ci si deveJungozperché la' fase _riIp.anga
sempre la stessa (essa.è infatti proprio ottenuta richiedendo che l'argomento' della cusÌp.usO!de
rimanga costante ,V(z,t); siccume l'argomento del coseno, per definizione, è la fase di tale
funzione smusoidale, la velocità con cui ci si d~ye muovere per vedere la slnusoide fenna è
appunto detta. velocità di fase).
La stessa cosa accade se supponiamo di avere un imo potentissimo che aniva 3. dismnze di anni luce e che gira
a velocitii. costante; l'estremità. del fàscio luminoso si muoverà a velocità grande a piacere, naturalmente,
perché sarà data da: v=(j)r. e se r è sùfficientemente grande e (j) è costante ad un certo punto v sarà maggiore
della velocità della luce. Analogamente se abbiamo un paio di forbici lunghissime e le chiudiamo, il punto di
intersezìone fra le due lame tende aIrinlìnito in tenni.ni di ve1oci~ non c'è nulla. di strano in tutto ciò perché
tutto avviene a vekx:ità wùfofffie. Non c'è, in renltà,. alcun trasferimento di niente, è solo un punto geometric;o
(l'intersezione fra le due lame della tèrbice) che 5i sta muovendo Cl velocità. maggiore di quella della luce. Un
altro esempio può essere quello di considerare un enorme schermo catOdico; il pennellino lunlin0.s0 si può
b.!nissimo muovere ad una velocità. maggiore di quella della luce se la lunghezza del pennello è
sufficientemetlte grande. In realtà, però. nulla si sta. muovendo più velocemente della luce perché i vari punti
dello schermo non sono dovuti agli stessi elettroni (prima arriva un elettrone, poi ne B:ffiva un altro, e i singoli
elettroni, ovviamente, si muovono Cl velocità inferiori a quella. della. luce). :è: solo rimpressione, cioè il punto
geometrico sullo schermo, che:: si mUQve più vdocemcnte della luce. D'altra parte non c'è nientè che si
muove; il punto luminoso sulla scherrilo non "si muove" ma '"si accende e si spegne" (eccitazione dei fosìòri);
la sensazione del punto è quella che si muove più velocemente della luce.
1- 100
--1.
2) le perdite nel mezzo sono trascurabili, çioè: k=f3-ja, essendo a=O, in ttrr..a
la banda di frequenze interessata dal segnale;
Sotto queste· tre ipotesi abbiamo dedotto che l'onda ha le caratteristiche di Un segnale a banda
stretta., cio~;~ ,un segnale modulato, la cui modulante varia lentamente rispetto alla:portante (m
termini di periodo temporale o di lunghezza d'onda, seccndo se il segnale lo guardiamo nel
tempo o nello spazio). Inoltre questo pacchetto d'onda si muove ad una velocità che,se
vogliamo sia la velocità a cui è associato il trasferÌmento di energia da un punto ad un altro
Vg deve essere necessariamente minore della velocità della luce. Però ci si potrebbe chiedere, :.
avendo defllÙto la Vg come la derivata di una ftmzione (j)(f3), chi ci assicura che questa derivata
non ci venga un numç:ro maggiore della velocità della velocità della luce. In realtà, se si
COIlsiàerano delle leggi di dispersione di particobri mezzi, ad esempio i dielettrici, e si V:l.'1nO
a considerare particolari zone di questi diagrammi di dispersione, effettivamente facendo la
derivata otterremo una v3>c. La c.ontraddizione sta nel fatto che una deile tre ipotesi fatte deve
essere venuta meno. Ovviamente la prima non può essere falsificata in quanto scegliamo noi
lo spettro del segnale, indìpendentemente dal mezzo. Dunque o la derivata seconda della legge
di dispersione m(p) è cosÌ elevatà che appena t diventa significativo non è verificato che quella
quantità è molto minore dell'unità oppure, ed è quello che in realtà si verifica sempre, non è
più verificata l'ipotesi che 0.=:0; cioè dove la parte reale della costante di propagazione varia
in modo tale che vg>C non può essere che in tale banda di frequenze non ci sia attenuazione,
ovvero 1 casI in cui la parte reale di k varia cosÌ rapidamente che la vg corrispondente è
1- 101
do c 2 f3
v'" = -d-S = --;::/="==2="=
'" . I}Cò P+ c 13-
1- 103
da cui si ricava immediatamente che vale la seguente relazione generale: vgvr:?, ovvero la
velocità della luce è pari alla media geometrica ~el1a velocità di fase e della velocità di
gruppo. Possiamo poi anche esprimere V g e Vf solo in tennini di Ci) nel seguente modo: abbiamo
che f3 = -cl~
Ci)
2 - Ci)
2
p
e quindi si ha:
roc
•••• ~W •• '
.. . .
",l.. •
Osserviamo però che possiamo scrivere ciò anche nel seguente modo:
Se t=t':nax è il massimo tempo trascorso, Vg • Ìma."<: è il massimo spazio percorso che indichiamo
con Zru~ dunque avremo:
1- 104
...
,~
•
Del ~aso di propagazione in uno spazio non omogeneo, o'11lero in presenza di più mezzi
materiali, trattiamo per ora uno dei casi più semplici, che pennetta un'introduzione delle
problematiche presenti in tale tipo di trattazione e la defi:nizione di particolari concetti senza
rendere (inutilmente) complesso lo studio. A tale scopo consideriàmo la propagazione di onde
piane in presenza di una superficie di discontinuità fra due semispazi omogenei. In questo
caso vogliamo risolvere il problema della propagazione quando nello spazio sono presenti due
corpi con caratteristiche diverse (El> }.LI ed 82, !-V>J e separati da. una superficie piana. Non
possiamo aspettarci che l'onda. che si
propaga sia Ul1ica poiché se essa soddisfa E" ~l ,
le equazioni di Maxwell rrel lO mezzo non k1=Cb\i 8,F,
potrà soddisfare quelle nel 2° mezzo. Se onda onda
consideriamo due onde, una nel lO e l'altra rifus::a Ta:::nl essa
nel 2 0 mezzo, in modo da ovviare a questo
inconveniente, avremo comunque che esse
non veri...ficano le importanti condizioni al
>z
/~r
contorno sulla superficie di separazione,
condizioni riguardanti la continuità delle
componenti tangenziali dei campi stessi.
S i può allora dimostrare che a garantire
l
onda
i1.ciiene
1- 105
per 1;:::; O
, per z~ O
OssenrÌamo come nei secondo mezzo non vi sia onda· riflessa affmché siano rispettate le
condizioni di radiazione all 'infmito. Analogamente il campo magnetico, diretto o'V-viamente
lungo y, sarà dato da:
1- 106
f
-1
H Y(z) = ~E j 2z
ç2 t e- l:. , ~r
r-
z~O
Tali espressiopj dei campi nei due mezzi soddisfano le equazioni di Max~vell e le condizioni
di radiazione all'infinito. La soluzione che abbiamo finora considerato può essere una
soluzione di tipo onda piana in presenza di una discontinuità; invocando poi il teorema di
unicità possiamo dire che questa è "'la" soluzione del nostro problema. Ricordiamo che il
teorema di unicità., nel nostro caso di problema interno, richiede il soddisfacimento delle
equazioni di Ivlaxvvell, delle condizioni di raccordo sulle eventuali superfici di discontinuità. e
le condizioni di radiazione alI' co (in questo caso il problema interno è particolare in. quanto
non c'è '"'"la superficie interna", ma c'è tutto lo spazio nella sua :interezza). Inoltre stiamo
cercando delle soluzioni che ovviamente non soddisfuno le condizioni di radiazione all'w,
perché non decadono all'w come l/r ; infatti sono soluzioni non fisicamente realizzabili, s~mo
del tipo onda piana che non possono decadere alI' co, essendo co~1:anti in modulo in tutto lo
spazio (se non ci sono perdite). Le condizioni di radiazione all'infinito (come le abbiamo
espresse finora) esprimono proprio una condizione connessa alla fisica reaIizzabilitàe, in
particolare, anche al fatto che si vada dalle sorgenti verso l'infinito e non viceversa, Se le
sorgenti non sono localizzate (ed è chiaro che per poter creare un'onda costante su piani che
vanno fino aH 'co, le sorgenti devono avere lo stesso tipo di s:immetria) dOvTemInO"ve,dere, in
questo caso, che cosa si intende per condizione di radiazione all'co. Ricordiamo che,in altri
termini, la condizione di radiazione all'co espri.rne che dall'co non si rifle17.a potenza, ci~.
allontanandosi dallesQrgentiverso l'co, la potenza può andare soltanto versO l'co e nonv~
dal1'i.Q-"Xer50 le sorgenti. Nel nostro caso idealizzato, un.idimensiona1e;~·:è>chiaroche se le
sorgenti :che genera.'"lo in qualche modo il campo sono a sinistra della superficie di separazione
Ce abbiamo ' supposta che ronda incidente provenga da sinistra) dobbiamo richiedere che non
ci siano onde riflesse da destra, il che è esa:lli'Unente quello che abbiamo supposto nella nostrn.,
per ora ipotetica, soluzione. Quest..'l volta 1'00 non è più in tutte le direzioni ma solo nella
direzione zin quanto abbiamo sostanzialmente un problema unidimensionale. Se a questo
plmto saranno soddisfatte anche le condizioni alI'interfaccÌa (essendo la soluzione trovata
soddisfacente alle eqUazioni di ~faxw'ell a sinistra e a destra dell' interfaccia) allora av'remo che
effettivamente la soluzione ipotizzata è la soluzione delle equazioni di ivIa:avell, La soluzione
a cui siamo arrivati è dunque:
dove osserviamo che non abbiamo più messo nessun pedice per indicare le componenti dei
campi in quanto, data la simmetria, qualunque sia la direzione dell'asse x., naturalmente, non
cambia niente perché qU..1.hlllque sia la direzione del campo mediante llil,'opportuna rotazione
del sistema di coordinate è sempre possibile far ccincidere questa direzione con quella di uno
degli assi x o y. Quindi anche se il campo fosse vettoriale (cioè in 1Ul dato sistema di
1- 107
ancora da Ì:mporre le condizioni di continuità. delle componenti tangenziali; nel caso in esame
tutti i campi sono tangenti alla superficie di separazione per çuqe condizioni di continuità non
saranno altro che date daIl'uguaglianza dei campi a destra e a sinistra all'ascissa z=O.
Otterremo allora:
Abbiamo quindi un sistema di due equazioni nelle due incognite Br ed Et; siccome la soluzione
sarà espressa in tennini del campo incidente~ Eh è conveniente dividere membro a membro tali
equazioni per ~ e quindi mvece di ric..1..vare esplicit..'UIlente Br ed Et, conviene ricavare le
quantità adimensionali:
( .... , ..
~.
~
. ..- -... .-.
i _ .. - -,
o.. ~aI6kmente
l -
ovv-ero, combir..ando queste due relazioni, ricaviamo le espressioni dei due coefficienti In
t,;~lui-ti delle impedenze intri,''seche dei due mezzI, o"!"~ero:
1- 10&
cioè i due coefficienti di r..flessione sono banaimente collegati, essendo l'uno l'opposto
dell'altro, Per il coefficiente di trasmissione sì ricava banalmente che risulta:
H~ "/~l
-~-=-~~-
i ./ _. / r.:
.IL.:~;• -
- -4-
1- 109
Ciò significa che anche se non fucciamo l'ipotesi che E e J..t. abbiano parte reale positiva Ce
ricordiamo che, ad esempio, per il plasma la parte reale di E:- può essere negativa) si verifica
[
sempre che Re(Q~O e questa., come sappiamo, è una Im
proprietà di tutte le impedenze che corrispondono a dei ...,.
... l
1..
sistemi passivi Quindi i coefficienti di riflessione,
qualunque siano i mezzi coinvol~ sono sempre
compresi nel cerchio unitario del piano complesso. Re
Fisicamente tale limitaZione è do\.."Uta al fatto che poiché
a qualsiasi onda piana è associata un'energia allora
l'onda. riflessa non può che oontenere una. quantità
minore o al massÌmo uguale a quella cIeli' onda incidente,
altrimenti si a....lfebbe una creazione d'energia laddove non vi sono sorgenti. In. altri term.i:ni,
ricordiamo che in un'onda piana il vettore di Poynting è diretto nella direzione di
prope.;,o-azione ed è pari, in
""'" "
ampie~ a: "i .
, 12
che: cioè la densità di potenza associata a1ronda riflessa non può' mai
5Uperar~ la densità di potenza associata. ali' onda lncidente. Questo è fisicamente evidente
perché, se il mezzo è passivo, la potenza::çifIessa non può mai superare Cf..lella incident~ perché
non c'è nulla, naturalmente, che fo~caqt:testo eccessodi potenza. Al più. ci può essere una
riflessione totale, cioè ~L.a la potenza incidente viene riflessa. Èirnpor.ante notare che se si
passa da tm mezzo otticamente meno denso ad uno otticam.ente più dense, cioèç; ».'~, si ha.
che ['<0, ovvero l'onda riflessa sarà in opposizione diJasecon quello incidente,(mentre sarà
i:ri. fase se si passa'daundielettrioo alvuoto {essendo. infatti,el=CoBr, con E:-> l. si ha certamente
che ~SoX;D. ·mQltr~, abbiamo che il modulo di r.sa.rà lo stesso se si passa da un mezzo
a11' aItroovicevr;r~·il-cheesprime la cosidnpr..a invertibtlità del cammino ottico (cioè si ha
.c .:,ung. stessapotenza.riflessa).Abbiamoallorachese i due mezzi sono. entrambi senza perdite
alloraç: e çl sono entrambi reali e quindi anche l sarà reale e compreso fra -l e 1. Se ~>ç!
. avremo. che 1>0 mentre se çi>~ allora r <O. Notiamo che il rapP9rtofra l'im~edenza
intr.w.seca del ]0 mezze e quella del 1 0;
è pari aria ra.d.ice qua.d.rara del rappo<:o fra la penneabilità magnetica relativa del 2°tnezzc
rispetto al l c e la perrniniì:iLi relativ~ &1 2 e mezzo ri...spetto al l°; quindi a seconda che il
rapporto ~/çJ sia maggiore o minore di l aì.Tem.o un [' positivO o negativo.
Consideriamo ora il caso di particolare interesse in cui il 2° mezzo è un buon conduttore; nel
caso in cui il 2° mezzo è un ~nduttore si ha che la costante dielettrica. equivalote e data da:
G
E = 8 2 -"--.-
2 eq JCD
v
-»1
CDE
dipende dalla a, ClOe quanto più è elevata la conducibilità tanto più il mezzo è un buon
conduttore; osserviamo però che tale disuguaglianza dipende anche dalla frequenza. Quando
(i)~: purché sia a:;;:O, tale disuguaglianza sarà sempre verificata, m,rvero a basse frequenze (al
limite a frequenza zero) tutti i mezzi sono buoni conduttori (anzi per Cù---1-0 diventano
eccellenti condutto~ come se la v fossa infinita). Viceversa all'aumentare della frequenza,
data la a, questa disuguaglianza diventa sempre più difficile da verificarsi. Ciò significa che
. per ogni materiale con una a-:;t:O-esisterà una banda di frequenze, quelle più basse, in cui il
materiale si comporta come un conduttore. In particolare: prima come un buon conduttore, poi
come un conduttore, poi non si comporlZ più né come conduttore né come dielettrico; infine,
all'aumentare della frequenza,. comincerà a comportarsi come m1. dielettrico .. Nel caso dei
metalli si ha che cr=1+7xl0 7 SIro, mentre e è dell'ordine di eo=8.854xlO- 12 Fhri;,aunque SiM
che:
ID 17
=> f=-cclO Hz
2n . ;,"'-'
-cioè siamo oltre le frequenze ottiche (dell'ordine di 10 15 Hz). Dullque'fino alle frequenze
ottiche e, ov-viamente, anche a. frequenze di microonde (dell 'ordine di 1010 Hz), ovvero a tutte
le frequenze che cÌ possono ·interessare nelle nostre applicazioni, i metalli si comportano come
buoni conduttori. Vista allora l'import'...anza dei metalli nella realizzazione degli apparati di
qualsiasi tipo, in particolare quelli per le telecomunicazioni, conviene studiare ID. dettaglio il
caso in cui uno dei due serrispazi (nel caso considerato queilo di destra) sia ll..'1. buon
conduttore.
Stiamo considerando il caso di incidenza nonnale; volendo studiare quello che :ai::Càde m
questo. caso andiamo a vedere che espressione xA
assumono i parametri in gìoco. La condizione di \
buon conduttore (quello di destra) comporiZ che: j
l
t:.~ --
l
M.q
JCD
1,>.
ì'y
I
z
l
\
l
1- 111
k'l=(1-j)
- 8
In tal modo sarà semplice calcolare i campi a destra della superficie di discontinuità; per il
campo elettrico, ad esempio, avremo:
--- ....
.,.~.,.-
- .
Tale espressione ci c1tiarisce anc.he il nome dato a 5~ infatti notiamo .che il modulo del campo
elettrico (e, analogamente, anche quello cW campo magnetico) si riduce esponenzialmente con
z e 8 rappresenta proprio la distanza dalla superficie alla quale il campo si è ridotto di l/e,
ovvero è la distan:za alla quale bisogna "'inoltrarsi" nel metallo perché il.cal-nposi sia ridotto
di tmNeper. Dunque se- ci, spostiamo ortogonalmente alla superficie di tma quantità pari a
.- qualche 8 il campo sarà forte:menteattenuato; da ciò emerge la sostanziale differenza :fra un
conduttore reale e uno ideale. !vIentre nei conduttori ideali i campo all 'interno sono
rigorosamente U:,ouali a zero, nei conduttori reali i ca..--npi penetrano per spessori dell'ordine di
qualche volta lo spessore di penetrazione, 8. Osserviamo però che per frequenze al di sopra
dei :NfHz tale spessore è cielI' ordine dei micron e, all' aumentare della frequenza, i campi, e
quindi anche le correnti, si schiacciano sulla superficie; siccome nelle nostre applicazioni
consideriamo dei cop.duttori di dimensioni molto grandi rispetto al micron. allora t.1.1e spessore
(dell'ordine del mieron) è trascurabile. Cioè, pur di fare le dovute approssimazionì~ llii. buon
conduttore può essere sostituito con un conduttore ideale, considerando che passando
dalI' esterno alI' interno del conduttore i campi si annullano~ anche se fisicamente vi è un
graduale passaggio per profondità ciell' ordine di b. Osserviamo che per un metallo, in eui
7 o
Gccl0 S/m, ed essendo ,Uc=4-1txlO-7 Hlm, aIIe frequenze di rnlcroonde (cioè CùcclO: radi i)
avTemo:
magnetico):
r.-:-.·:V~. . o.j(i)
'-:)= - = (l +J-)J~o'"
- - = 1+j1~o(i)(:;
-- =l+j
-- ':-~ - ---, ....
- . o . 20' a 2 o{)
1- 113
dove 2Ht (come <;tbbiamo visto prima) è proprio il campo magnetico totale all'interfaccia.
Quindi questa corrente per unità di lunghezza è pari al campo Illi'1g11etico totale alI'interfaccia
ed è concentrat.1.. in uno spessore deli' ordine di 8 (ciò che effettivamente accade nella realt.1).
Nel caso ideale in cui invece di avere un conduttore reale abbiamo un conduttore elettrÌco
perfetto otteniamo dei risultati che nen seno altre che il limite per (j~ di quelli ottenuti
Imora; avremo infatti che r sani rÌgorosamente ~ouale a -l; la corrente sarà rigorosamerite
superficiale e rigorosamente pari a 2H t +. Quindi se accettiamo (come è ragionevole assumere
alle frequenze di interesse come, ad esempio, quelle di microonde) errori dell'ordine di
10-3 -;- 10-4 rispetto all'unità, possiamo sostituire a un buon conduttore un conduttore elettrico
perfetto; è ragionevole assumere ciò perché molto spesso la geometria stessa del sistema non è
conosciuta con 1.Ula cosÌ grande precisione, così come anche i parametri del sistema. (come, ad.
esempio, le costanti dielettriche). È chiaro che non possiamo ritenere valida questa
approssimazione (cioè conduttore elettrico perfetto invece che buon conduttore) nel caso in cui
vogliamo vedere che cosa accade dentro il conduttore in quanto si passa da una. situazione in
cui c'è una corrente volumetrica, seppure confmata in lUlO spessore dell'ordL.l.e di 8 (nel caso
1- 114
(E
Il:ol = E+:ol e~-
_;1,...[
=E;
- e -jk'r
1H
\. Y ç
--
1- 115
H'ç-O
A questo punto, visto che un'onda piana deve avere un'espressione generale del tipo (#), ci
possiamo chiedere qual è la più generale soluzione delle equazioni di Nla.'CWell che ha una
forma di questo tipo. Per vedere ciò bisogna andare a sostituire la (#) nelle equazioni di
MaxwelI; la ragione per cui facciamo ciò è che, come vedremo, ci sono soluzioni delle
equazioni di .Maxwell che non sono onde piane, nel senso che non hanno campi costanti su
piani. A tale scopo ricordiamo quali sono le equazioni di Maxwell in uno spazio omogeneo e
in assenza di sorgenti. .. .
~ .:. .:-. ~~.,
..
V x E = -jèD~H
V' x H = j<DcE
{
V' •sE =0; V· J.l.H= O
Osserviamo che gli operatori di rotore(Vx) e di divergenza (V.), per un campo del tipo (#),
equivalgono a: .
• <.
dove ritrmriamo. nelle tùtÌme due, le condizioni di ortogonalit.1. dei campi rispetto alla
direzione di propagazione che abbiamo visto per un'onda piana nella sua espressione
generale. Se, inoltre, moltiplichiamo vettorialm.ente a sinistra ambo i membri della l a
equazione avremo:
1- 116
ovvero: ((j) 2 E !-L - ~. ~)E =O. Quindi perché sia possibile una. soluzione non nulla (non banale)
deve risultare:
Quindi la più generale soluzione delle equazlOnl di Max:weIl del tipo: E=E+e-jk'[ e
caratterizzata dalle seguenti proprietà:
1
H=-k><E
- . (j)~ - -
k·E == O
k·H=O
e inoltre, mentre nel caso di un'onda piana' che siprop~aa lungo z si ha: k~w2ef.L,. ora deve
~~: .
k.k=k
- -
2
x +k y2 +k 2z =(i)2g~
.'kT,'" -ik"l-
k· k = 1
"". ~ .
-- -, I~ - -k"
- 2Jk'· -= (j) -eu
•
dove la q~tità o)2e;~ può essere, in generale, complessa; avendo indicato (nel caso di onda
piana prop~o-antesi in una direzione particoiare) con k 2=u}e;f-t, dove k=a-jp è la cost:aJ:tte di
propagazlOne, avremo:
1- 117
E = E + e -j'k''1'
--e---k"'·!
Da tale espressione si vede subito che non esistono più piani su cui i campi sono costanti dato
che, in generale, i vettori 1f' e !f" avranno direzioni diverse.
piani f
I piani perpendicolari a K sono quelli su cui la fase è equifase
....L.
~L
cioè i piani e.quffi1Se ed i piani equiampiezza sono perpendicolari
fra di loro, cioè abbiamo il. massimo della non omogeneità
dell'onda piana. Osserviamo che se già l'onda piana omogenea
non era fisicamente realizzabile, perché andava fmo all'cO con
T.. "
ampiezza costante, è chiaro che un'oncL1. piana non omoge1:lea ~
sarà ancor meno fisicamente realizz'1bile (perlameno in tutto lo spa:zio) perché ccmpo~:.a
un'esplosione del campo, ovvero non solo non va a zero nella. direzione di k" ma. cresce
esponenzialmente nella. direzione di -h';". Quindi non soltanto renergia totale ad essa associata
va all'cO, ma anche i campi stessi divergono all~cO ndla direzione di -k". Osserviamo che
quando abbiamo iniziato lo studio delle onde piane, a fronte della non fisica realizzabilità di
queste, abbiamo tuttavia evidenziato due buoni motivi per studiarle. Uno era che qualsiasi
campo elettromagnetico può essere costruito attraverso onde piane; inoltre, a grande distanz.1.
dalle sorgenti, qualsiasi campo elettromagnetico può considerarsi, localmente, come un'onda
piana. Le onde piane non omogenee sono, in realtà, necessarie per rendere vera la prima di
1- 118
'.;~ El
-
= E . e -;ik··f
_l
_1 - + -E.f e _:1,.-r
~r_
z
dove k.. ed E.. sono, rispettivamente, il.
vettore di prop~o-azione e l'ampiezza·· -.
0011' onda. rifles~ di cui per ora non·
conosciamo le caratteristiche. A destra
deli'interfaccia, viceversa, abbiamo un campo, trasmesso, ovvero:
-J"k·-
E ')= E e-!-
-~ -t .
Ovviamente ci saranno analoghe espressioni per il campo magnetico nei due mezzi. Nelle due
espressioni scritte finora osserviamo che non conosciamo né b· ed ~ né fu ed E-t~ Ciò che
sappiamo è che deve risultare:
(*)
e ciò deve verificarsi "v'x e "v'y. Per semplicità supponiamo inizialmente di porci sull' asse X,
cioè consideriamo ]'-0; condizione necessaria affmché sia verificata l'uguagIia.u.a fra le
wmponenti tangenziali è che i tre esponenti devono essere uguali, Vx, cioè:
1- 119
r
Ciò significa che le componenti tangenti dei tre vettori di propagazione sono uguali, cioè essi
hanno le stesse componenti nel piano di sepàrazione (fra i due mezzi). Cioè i tre vettori
devono avere la. stessa proiezione sul piano di separazione ovvero sono allineati,· cioè gli
estremi di questi vettori giacciono su Wla retta perpendicolare al piano di separazione; ma tre
vettori che hanno gli estremi su una stessa retta sono complanari. Quindi ~, k:- e kt giacciono
in uno stesso piano individuato da ~ e l'asse ~ detto piano d'incidenza. Questa è la prima
legge della njlessione e rifrazione nel caso di incidenza arbitraria. Osserviamo poi che deve
risultare: .
ma essendo le componenti trasversali ugtilili ciò significa che i quadrati delle componenti
lungo z devono essere uguali fra loro, in modulo; ovvero la componente lungo z deLvettorek..
è uguale in modulo e opposta insegno alla componente hmgo z di k. Quin~ in defInitiva,
risulta: '
che rappresenta1a legge della riflessione. L'ultima delle (*) ci dice che:
ovvero: kl~ + k; '+ k; = k;. Avendo visto che i tre vettori sono complrulttri~ per semplificare
Jt 'y '1: -
le cose, possiamo scegliere il sistema di coordinate in modo tale che una delle componenti di
ki si annulli, cioè sia .perpendicolare al piano d'incidenza; ad esempio, supponiamo· che ·si
annulli kiv ' cioè abhiamo scelto un sistema di coordinate in cui il piano d'incidenza sia
coincidente col piano (~z). In tal caso a'YTemo:
sin8·=
l
dove 112! è detto indice di rifrazione del 2° mezzo n'spetto allo e la relazione a cui siamo
~rati è la ben nota legge di Snellius della rifrazione (cioè il rapporto fra il seno dell'angolo
d'incidenza e il seno deIrangolo di rifrazione è pari all'indice di rifrazione del 2 0 mezzo
rispetto al l°; quindi se nZ!> l al10ra 8t <8, altrimenti et>60.
Osserviamo che fmora, quando abbiamo trnn.ato un prodotto scnlare fra venori complessi, lo abbiruno sempre
definilo come somma dei prodotti delle componenti omologhe e lo abbiamo indicato con:
dove A e B sono due generici vettori complessi. Cioè abbialno traslato quella che è la de1ìnizione di prodotto
scalare valida pçr i vettori reali, fumWlllente, anche per i vettori complessi. È evidentè che il pnxiotto sca.1u-e.
(fra vettori complessi) così defInito non gode di tutte le proprietà del prodotto scalare hermitiano defInito (in
Algebra) p-.!r gli spùZi vettoriali complessi., ovvero il prodotto selliare:
·A· B*
In particolare S<lppiamo che una delle proprietà fondamentali di questo prodotto scalare è che il pr~~tto sc~
di un vettore per se stesso è sempre maggiore o uguale a zero, ed è zero se e solo se il vettore è nullo. E
evidente che il prodotto scalare cosi come noi lo abbiamo deflnito, cioè lL. . a non sOddisfa più questa
proprietà in quanto il prodotto sca1a.rc di un vettore per se stesso sarà, in gcm:ra1c, un numero complt:sso
(quindi ben altro che essere~) e può essere zero anche qllilIldo il vettore non è nullo. Quindi questo prodotto,
che per abuso di linglla2"'po continuiamo a chiamare prodotto scalare, non è il prodotto- scalare usuale, cioè
qudl0 per .cui. si può definire una nonna e tutto quello che serve per operare negli spazi vettorialicomp1essi. TI
monvoalloraper cm abbiamo definito "prodotto SClh.re"il prodotto: A . B ~ non invece!, come correttamente
doveva farsi., quello hermitiano: 6· g"', è dovuto al fatto che nella maggior parte dei casi (o meglio nella quasi
totalità dei Ct'lSi), nelle relazioni che utilizzìamo, compare il prodotto scalare componente per componente (cioè
così come 10 abbiamo noi detlnito. ovvero A . ID. e non quello hermitiano. Quindi per economia di nOTi17;one
si è preferito dcfr..rllrc "prodotto scalare" il prodorr..o scalare non hcnnitiano (altrimenti in quasi tutte le fommle
avremmo dovuto por"..arèi indietro il si..rnbolo di coniugato <*'), anche se tale prodotro non è un prodotto scalare
in senso proprio; in tal caso, invece, useremo 1'aggettivo "herminano", intendendo in tal caso il predono:
A· fi*. È cbinro che con un prodotto scalare non hermitiuno, che non è defInito positivo (ci~ non è <::D), non
si può defInire una nom~ w..a non sempre. in uno spazio vettoriale, è necessario introdurre una nonna. Ad
esempio, in relatività il prodotto scalare naturale, quello che rimane inalterato per un c1LlTIbiamemo di sistema
di ritèri.T.ento, e quello non hermitiano; in tal c...1.S0 si introduce nello spazio una metr!c.::J. che non è lill:l. metrici
definita FDSitiva., cioè ci 501',0 anche ver...ori di lunghezza nulla pur essendo diversi da zero. Non ci sono vettori
di iungnèZZa negativa. in quanto il prodono scalare è fat'..o in modo tale che per qualsiasi sistema che è in moto
con velocità minore di quella della luce il prodono 5Calare è sempre maggiore o uguale a zero, e si a.nnulla per
pa..rticd1e che si muovono con la velocità della luce.
Osserviamo che ogni volta che f,;'1cciamo delIe rappresen~1.zioni grafiche per rappresentare
rand.a.rn.ento del campo, ad esempio, in prossimità di un'interfa.ccÌa piana (caso attualmente in
esame) è cruaro che stiamo considerando onde piane omogenee altrimenti, se fossero non
omogenee, il vettore complesso non lo potremmo disegnare e quindi, in particolare, non ha
senso nemmeno parlare di angolo d'incidenza., a meno di non introdurre angoli complessi, ma
1 -121
(dove non abbiamo più aggiunto il pedice a kx essendo lo stesso in entrambi i mezzi)siricava:
Inoltre qlliL.~dodiciamo. che i tre vettori le, k.. e k. sono complanari, in gènerale, intendiamo· che
essi sono l'tmO combinazione lineare degli altri, sia che i vettori sia reali sia che essi siano
complessi, e la rappresentazione geometrica della complanarità è ov"vio che è possibile vederla
solo nel caso reale, e non in quello complesso"
Ritornando, allora., al problema della riflessione e rifrazione di mt'onda piana all'interfaccia
fra due mezzi abbiamo che, siccome tutto è lineare, è possibile ottenere il caso generale
mediante SOvTappos1zione di casi particolari più semplici" Quindi se dobbiamo studiare la
riflessione di un'onda. incidente con lm campo elettrico polarizzato in. modo arbitrario
possiamo ottenere questo caso generale come sovrapposizione di due casi particolari: uno in
cui il campo elettrico ha. soltanto la.
componente nel p iano di incidenza e u...LO in
cui il ca."'npo elettrico ha solo la componente
normale al piano d'incidenza (ricordiamo
che lungo la direzione d'incidenza il campo
non può avere componente).
Consideriamo iniziaL-llente il caso della
polarizzazione perpendicolare, in cui il
campo elettrico è polarizzato
perpendicolarmente al piano d'incidenza;
andiamo a scrivere le condizioni
a1l'interfaccia, cioè andiamo ad imporre la
1-122
Dividendo entrambe queste relazioni per E-i, in modo da introdurre i coefficienti di riflessione e .
di trasmissione che chiameremo coefficienti di riJ1essione e di trasmissione perpendicofan' Ce
ciò sarà evidenziato dal pedice u...L"), awemo:
1+11. Sl S2
1- r1- cos e1 COS e:2
- : ',-<
>z
1-123
per 'ti/) e non eome rapporto fra le ampiezze del c.runpo elettrico~ Tale scelta è giustìfkata dal }
f.1.tto che nel caso in cui avessimo a che fare con onde non omogenee il campo potrebbe essere
un vettore complesso e quindi, in questo caso, dernllre un coefficiente di riflessione come
rapporto fra le ampiezze non avrebbe senso, mentre invece continua ad essere ben defmito il
rapporto fra due numeri complessi che sarebbero le componenti di questo vettore lungo la
direzione prefissata. Quindi ci riferiremo sempre a rapporti fra le componenti tangenziali dei
campi~ nella polarizzazione perpendicolare non c'erano problemi perché il campo elettrico era
tutto tangenziale; nel caso, invece, della polarizzazÌone parallela bisogna teneme
esplicitamente in conto. È importante tenere ben presente ciò perché soprattutto in ottic~
viceversa, si utilizza l'altra convenzione, cioè quella di riferirsi ai rapporti fra i campi invece
che fra le componenti dei campi. In ottic~ infatti, non c'è pericolo di ambiguità in quanto le
onde non omogenee non ci sono; sÌ ha a che fare sempre e soltanto con onde omogenee (e
quindi si passa dalle lme alle altre espressioni mediante il coseno di Wl angolo reale).
Le formule che abbiamo ricavato, che risolvono completamente il problema della riflessione e
rifrazione di un~onda piana all'interfaccia fra due mezzi arbitrari, vanno sotto il nome di
fo rinu le di Fresnel, rica.vate da colui che per primo le introdusse in ottica, all'epoca. in cui le
equazioIìÌ di l\-faÀwell anc.ora non c'erano, a partire da una te.oria elasticad.ella luce, ov-vero
tm..'l teor..a che spiegava. il moto ondulatorio della luce come vibrazione di un mezzo elastico.
Na..TìJIalmente essendo le stesse le equazioni fondamentali delle onde nei mezzi elasticÌe del
campo elettromagnetico, è chiaro che tutte le parti formali rimangono inalterate; naturalmente
nel modello di Fresnelle çt e S2 non erano le impe.çlenzeintrinsechede1mezzoII:ta erano le
cosiddette impedenze caratteristiche di un mezzo€!fqsiiQo, legate al coefficiente di rigidità dei
mezzo elastico,.mvece che alle costanti dielettriche e magnetiche del mezzo.
Riassumiamo di seguito le espressioni dei coefficienti di riflessione e trasmissione nel caso di
polarizzazione perpendicolare e parallela:: .
k 1sin6..l. = k,sin6.)
_ _
che, indicando con n il rapporto fra le costanti di propagazione (n = ~:) , può essere ~critta
anche nel seguente modo:
sin8 1 = n sin8 2
1-124
I casi di maggiore interesse per noi sono quelli in cui le proprietà magnetiche dei due mezzi
sono uguali e pari a quelle del ,ruoto (cioè: f-LI=f-L::=!-tD) e quindi l'indice di rifrazione (del 2°
mezzo rispetto al l°) è dato da:
Inoltre si semplifica anche l'espressione del rapporto fra le impedenze intrinseche, ov-vero:
l-n
8 1 = O =:> rl. = --<;-1
l+n
Il>1 =:>
l-n
8 1 = O =:> rl! = - - < -l
1+11
1t
8 l~- =:> r IJ~ 1
2 JJ
dove osserviamo che per e1=o (incidenza nonnale) otteniamo lo stesso valore precederite e
questo-:.è~.o~io, naturalmente, in quanto per incidenza nonnaIe le due polarizzazioni sono
equivà1en.ti; .. essendo sempre possibile scegliere il piano di incidenza'Ì!Ì-mooo che esso
contenga il 'vettore del campo elettrico. Per 8 1-+n12, invece, si ha che r,,41,'·cioè abbiamo
una funzione continua che parte da un valore negativo e arriva ad un valore positivo; quindi
deve esserci almeno un nullo (ovvero un valore di 8 1 per cui la riflessione ènuIla).'.Anche in.
questo caso, se si vaa fare la derivata, si ottiene una fbnzione che è monotona. Qumdi di nulli
ce n'è soltanto uno, come evidenziato nel diagramma per illr,,! ; tale angolo ède.!t0 angolo di
Brewster (da colui che per primo notò tale fenomeno in. ottica; fenomeno' ov"tliamente
incomprensibile in.un~ottica non o~~toria)e lo si indica con ~!incorriSp(mdénzadel
quale si annulla il coefficiente di ru1esslone parallelo. Per ricavare I '~goIo 8a bisogna
imporre che r/FO, mrvero:
n
=> sin8 B = -;::==
~l .. n?
1-126
1- 127
. -1 n
e L =sm
II fenomeno per cui quando sÌ supera tale o 7C/2
angolo il coefficiente di riflessione (in
modulo) vaIe 1, cioè tutta la potenza.
incidente viene riflessa, si chiama riflessione totale (ovviamente fra 8r. e iC/2 iI modulo rimane
costantemente pari ad l ma la fase del coefficiente di riflessione varia). Se l'angolo
d'inc~4enza supera l'angolo limite allora non c'è nessun angolo di rifrazi<?nereaIe che oodd.isfa
la Iegge·:~ Snellius, cioè rangolo di rifrazione è complesso, e ciò, come~'ppiamo, significa
che~elsecondo mezzo ronda piana è non omogenea e quindi il vettòre, di .'propagatione è
complesso .. Ricordlumo però che, in ogni caso, vale la rela.z:ione: ....:;r"
quindi quando sin8!>n2 (cioè per e1>Br.) si ha che k Z2 diventa un. immaginario puro (di c~
come al solito, si sceglie la. detenninazione negativa per la radice). Ciò significa che nel 2°
mezzo abbiamo un'ondapiana la quale ha un vettore di propagazione diretto lungo x e un
vettore di attenuazione diretto lungo z (quindi piani equifase perpendicolari all'asse x e piani
equiampiezza peIpendicolari all'asse z). Questo ci fa capire perché in ottica~ in presenza di
ri:t1essÌone totale, si dice che il campo non penetra nel cIlelettrico; infatti in questo caso ciò che
conta., cioè la zona significativa in cui il campo penetra, è ovviamente dell'ordine di grandezz~
dello spessore di penetrazione~ in questo caso pari arI' inven~o di kq. Quindi aIr interno del
dielettrico il campo si attenua come e- k ZZ , dove k~; è dell'ordine di grandezza della
lunghezza d'onda che, a frequenze ottiche, è dell'ordine dei micron o frazioni di micron.
Quindi macroscopi~amente si può dire che la luce non penetra nel dielettrico, in presenza di
riflessione totale, cosi come per un buon conduttore avevamo usst.mto che la corrente, fosse
superficiale anziché fluente in uno spessore dell'ordine di grandezza dello spessore di
penetrazione. Ciò, ovviamente, significa che cÌ può essere rifl~ssione totale di potenz.a ma ciò
non significa che non c'è campo all' interno del dielettrico; significa semplicemente che il
flusso di potenza reale è nuIlo e ci sarà un flusso di potenza reattiva associata alla presenza del
1-123
crre m modulo risulta. essere molto magglOre di sin:8;. Dunque dalle espresslOru dei
coefficienti di ri:t1essione si ricava:
1-129
l
--cos e'l
_1-ncos81 __ n
r 1/= ~---
1+ncose 1 1
-+cos
e1
n
dove, in questo caso, non è possibile sviluppare in serie in quanto !nl cose, non è molto più·
piccolo di l . Ricordiamo poi che risulta:
"~
n= (1-J) - -
2eDe l
~ r;;::;;- .: . . '
·da cui si ricava: ..:. =(l + j),!'i:le
• Dunque esisterà un valoreru 61 per cui il cose! annullerà la.
1
. n t 2cr . .
parte reale di l/n al mnneràtore di r/! (valore di 6 1 che sarà molto vicino a 1t12, essendo la
ReO/rJ un numero molto: piccolo) . Dunque si ha 1Ul mjnimo nel' !TIII ,cioè siamo in
éorrispondenzadeIrangoloçhiamato di pseudo-Brewster; se si vanno a faI'~ i conti si vede che
vi è una regionemolto.stretta, .incorrispond~??- di tale angolo, in cui il' Irl/I «L Quindi
praticamente, in.ogni condizione applicativa..,·\si ha cheIT,,!::l; infatt4 in genere, non abbiamo
rigorosamente un'onda piana.ma tma sOvTapposiZione di onde piane. e quindi per alcune di,; :
q'.reste ci si potrà trovare in corrispondenza dell'angolo di pseudo-Brewster ma per altre no, é
.' - quindi gran parte della potenzainçidente -viene in agri caso riflessa. Inoltre è da tener presente
che atImché ao..~ ciò, la superficie di interfaccia deve essere effettivamente piana, cioè la
precisione con cui la superficie è lavorata deve essere effettivamente piana, OV'Ilero la
precisione con cui la superficie è lavorata deve essere molto maggiore della lun~bezza d'onda;
ciò sign.iBc..'1. che alle microonde si può eventualmente mettere in rJievo questo fenomeno
mentre in ottica è praticamente Ì:m.possibile.
~.ù.nd.iam.o ora a vedere che cosa accade dentro' al metallo. Ricordiamo che nel caso di incidellza..
normale, a destra d.eila discontÌnui~ c'è un'onda che si attenua esponenzialm.ente, penetrando
nel metallo per tUlO spessore ciell' ordine deIIò' ~pessore di penetrazione, dato da:
-
ò= f 2
Vcrw}-Lo
Nel caso di incidenza obliqua, a destra deIIa discontinuità, avremo un vettore dì propagazione
con componenti sia lungo x. sia lUllgo z; infatti abbiamo che:
,"
1-130
~Ia le componenti tangenziali dei campo si conservano; dunque 'essendo, a destra della"
discontinui~ilcampo tutto tangenziale, anche a sinistra le componenti tangenziali del campo
devono soddisfare a tale relazig;te. Quindi sulla superficie. didiscontinuiti per Le componenti
tangenziali vale la relazione: '
dove E:1: è la componente tangenziale del campo elettrico mentre per H non c'è bisogno di
specificarl0 dato che, siccome è moltiplicato vettonalmente per lz, la componente longirudinale
scompare. T ale condizione, indipendente dall'angolo cl' incidenza, va sotto il nome di
condi::ione di Leonto-vic (ed esprime una relazione di proporzionalità, a meno di Ulla
. rotazione di 90° dmrnta alla presenza vettoriale). lvfa se tale condizione vale quallmque sia
l'angolo d'i:ncidenza ciò significa dire che se invece di avere una soLa onda piana abbiarno più
onde piane tale condizione continua a valere per i singoli contributi ai campi elettrici e
magnetici delle onde piane e, per la linearità, vale anche per la somma. Quindi se abbiamo un
campo dOv'Uta ad una generica sovTapposizione di onde piane, tale relazione continua ad
essere la relazione che lega il campo elettrico tangenziale e il campo magnetico tangenziale su
una superficie piana costituita da un buon conduttore. ìvfa sappiamo che qualsiasi campo
elettromagnetico può essere visto come sOvTapposizione di onde piane, se consideriamo anche
1-131
1 -132
· · · ·.· · · .·
. i ~.
I.
O
:·0························::
Tali guide sono dette strutture guidanti (o guide) metalliche. A frequenze più elevate,
quelle delle microonde, si utilizzano anche singoli conduttori cavi, all'interno dei quali si . i
~~~!~r~~~~a:~:::~~Gie:;~l{e~:::';·····'·· 'i:f;~:{:II,:;'I .
quanto perfetto possa essere). Inoltr,:eè, molto. più . se~lice'
connetter6due pezzi di tub (Q t f . t',.,.,.;" . . , . .
.............................. ~.. .
~Per la maggiore diffusione nelle applicazioni vengono affrontate più in dettaglio le linee:di
)~missione,mentre per le ,altre strutture si particolar~eranno le conc1Usi~rii}'~ !;é~i'
glungeremo con la loro t:ratta.zione.· '. ' , " :' "
~IPre~diamo in. esame le struttllr~ ~i~ti meta.lli~he~ lmmerse i.n un di e 1.e ttr i co . 0IT1,??;~~,e? e :B .
lan di amo a nsolvere Je equazlOru di Ma:rnell ID assenza dl soreent! per Una~\lsfujtt!llra . ;'c"
: lindefinita, costituita dau,n conduttore e'lettrico perfetto e da un dielettrico privo di: perdite;' '
~pi proponiaplO, in defuùti~ 'di risolvere le' equazioni di :Max'Well per una struttura
kuUt:mte ideale. Esaminiamo quindi il'caso più favorevole possibile dal punto' ,di:vfsta
. ~ delJ'efficienza',delIi··'trasrnissiorie 'di energia· in quanto, non' essendoci perclite:',né?::nei
~~condut1ori né nel dielelliico~ è chiaro che automaticamente l'efficienza della trasm.ission~: di - .
~energia dalla sorgente all'utilizzatore sarà del 100010. , "r', .......
~. Considerando :mezzinòrmali, le equazioni di iVIa.."CWell valgono anche nel dominio 'della
'..' .
-~ ;frequenza. e sararmo di tipo lineare; per cui in questo caso risolverem? il problema.generale
~costruendo la,.soluzione a partire da un appropriato numero di ,soluziorup,arti,colari
linearmente. indipendenti. Ciascuna di queste soluzioni particolari viene detta' modo di.
,- bropagazion.e e la sQluzione generale la si ottiene per 'So-vrapposi=ione modale:" " •
•-Cominciamo col studiare la propagazione in una guida ideale cilindrica indefinita, il cui
j asse viene identificato con }tasse z del sistema di coordinate scelto mentre nel piano
~asverso non necessariamente bisogruiutilizzare un sistema di riferimento cartesiano. In
, jtali ipotesi il campo elettrico, ad esempio, sarà funzione sia di z che del vettore 1 che
_ pefinisce le coordinate nel piano trasverso. La sezione ...:.;:.:-:- -:::-..,
p,.s:fer,sa è quella ch~ ddìnisce 1~ fOITIm della st~dttura //' \\.
gllldante: per esempIO, quella nportata a lato e una // \"
f . ~onoconrles:~,. in ~ui lo spessore è tale da L ' :
tmttu ra ))
prantlre l'mdeforrnablllta della strut:ura. Per questo lo \ //
spessore è dell'ordine dei millimetri, se non centimetri, ~/?~
findi di gran lunga maggiore dello spessore di
}enetrazione del materiale interessato dal campo elettromagnetico; quindi in realtà il campo
! sarà indipendente dallo spessore del conduttore che costituisce la' guida. Nel caso ideale,
'n cui il campo interno al conduttore è nullo, possi3lTIO quindi assumere tale spessore
I
:2-3
Y' x E = - jcq.l.H
{ vxH=j~E
Partiamo col supporre che ~ siano reali. perché i mezzi sono ideali (senza perdite); non
si riportano le altre due equazioni eli Ma.-...::well perché, in assenza di sorgenti, esse si
ricavano da quelle ai rotori facendone la divergenza. Sia E che ).L' devono essere costanti
_.perché siamo nelle ipotesi di dielettrico omogeneo, nello spazio,ch.~ .ci interessa,
" .: llslstema da risolvere è di 6 equazioni differenziali .a11ederivate pai:ziali in 6 incognite; ma
.,accertiamoci se esse siano davvero tutte indispensabili per lasO,luZione oppure è possibile i
. determinarne alcune in funzione di altre: Vi sbnovari metodi .per farloe,·tra questi.VÌ è:
quello che permette di dimostrare che in realtà k,.6 incognite del problema'sonoottenibili
da due soli',scalari, Questo modo di affrontare irprç>bléma;,che~noi;useremo) ,è legato ad un
metodo elaboraio:verso la metà.: degli anni 'quaranta'da 'MarcuvitZ e'Séhwiriger·:e:. pennette,",
in mocIo" ser1Jp~iùe;';,di~':c:or:renu:e\li:tcof;lcetti'de·p~.·'py;opagazi6ne,:,.a.'~ queJli'.dLténsione,:;·;e" corrente,,; '; ...,
come vengono1,elaboraÉLjm,.elettrotecnica,,~so;\è.;tondamenta1mente;;:basttt:o/sulla·',simmetria.;.o'·. . '. .
.cilindrica '.. de Ha? ;strottuI:a".jn~:'esame·:;, La" . Pr:ésenza". di· "una'; 'direzione':' pciyi1ègiata;'~, nella';;.,.,:; .'
prop:agazione~?ci·, porti'.' ..,air~4~a: di ·.poter .considetmI"e,:separatamente:;·:1e .·componentC...·,~~, . • l ... •
longitudinali (lungo tale: direzione) da. quelle . trasverse; riscriviamo'~ .quindi: i"' campi nel ...
seguente modo:.
H=t.T+Hrl
_:.=t _z '
A.nché l'operatore nabla, V, può essere scisso in modo analogo visto che può essere
trattato come un vettore; infatti in coordinat.e cartesiane è dato da:
...
ò~ ò~ ò~
V=-l
"" l'
+-1
~
+-1
ox "
'OY.l :::I... Z
UL..
perché abbiamo supposto che non necessariamente bisogna utilizzare delle coordinate
cartesiane' anche nel piano trasverso~ ciò ci dà anche un modo per defInire il nabla
trasverso V'l come la differenza:
Z-4
-iovvero la differenza tra l'operatore globale e la c omp onenfe lungo z. Sostituendo nelle
o
lequazioni di 1vfa.i'ffi"ell sia i campi che gli operatori scissi nel modo che abbiamo visto
otterremo (N.d.R: con opportuni passaggi da farsi dal libro, o meglio dagli appunti scritti
- lin piccolo) delle equazioni in cui si' sono separate le componenti trasverse da quelle
, !Iongitudinali • cioè si ottengono due equazioni riguardanti solo le componenti trasverse e
. altre due che permettono di detenninare le componenti longitudinali da quelle trasverse.
-I Questo procedimento è dett~: separa....-rione delle componenti trClS'Yerse da quelle
llongitudinczli. Per le componentI trasverse avremo:
J
l aH ~ j'
-~
, "
, per quelle longitudinali invece si ha:
U{'" . + -{y\Y.t· i",
i-z; x Et
.&2.,'
1·"
,k":.. ·;;,,
(" x Et)]
J
l
r
..
\
J ." -'~.-.
.""'..
I
J
~I d~ve: k 2=u),2f:ti ,è,o'la c;stante di prop~oazione del, mezzo che riempie la nostra struttura
Jguida.TJte. In questo roodosi ricavano le componenti longitudinali da quelle trasversali, cioè
,J sono solo 4 le grandezze indipendenti da ricavare; tutto questo lo si è ottenuto sulla .base
- idella sola ipotesi di c;mogeneità del dielettrico che riempie il conduttore La riduzione del o
Z-5
I
l
I
Affrontiamo lo studio delle equazioni di Maxwell per una struttura guidante partendo dalle r
I
i.
equazioni di IvIaxwell nel dominio della frequenza, imponendo le condizioni al contorno e
risolvendo tali equazioni. Quello che ci proponiamo è. di trovaz:ne la soluzione generale
(prima in assenza di sorgenti e per 'una struttura' indefmita, .passando .poi. rimuovendo le
ipotesi sempliflcative. al caso di una struttura finita in presenza di sorgenti e poi in
presenza di perdite). Grazie alla linearità delle equazioni di Ma.,w.rell (per un mezzo
normale, a cui ci stiamo riferendo) possiamo afl.Tontare il problema della detemùnazione
della soluzione generale delle equazioni di Maxwell applicando sostanzialmente il
principio di sovrapposizione degli effetti,. cercando di determinare un numero sufficiente di
soluzioni particolari che \ ci consentano (per sovrapposizione lineare) di costruire la
soluzione generale. È il metodo principe che si utilizza ogni qualvoltasi ha a: che fare con
equazioni lineari, sia che esse siano equazioni differenziali alle derivate totali, e allora
basterà un numero fInito di soluzioni ind~pendenti per trov-are la soluzione generale, sia
(come nel nostro caso) che esse siano equazioni differenziali alle derivate parziali, e in tal
caso ne saranno necessarie un'infIriità nurnerabile di soluzi'onÌ. particolari lineaImente
indipendenti. .
Allora per la risoluzione e la detenninazione deIl'iri~egraIe generale di queste equazioni
. procediamo al calcolo di soluzioni particolari più semplici ma significative (non banali) da
cui, costruire quella generale. Le equazioni a cui siamo;. giunti mediante. l' operazione di
separazione delle componenti trasverse da quelle longitudinali .sono, però del·2° ordine;
quindi se i termini del 2° ordine non vi fossero la soluZione sarebbe alquanto più semplice
visto che ,avremmo a che fare con',equazioni·· deLl~ .·ordine. Tali tennini scompaiono
quando" per esempio" SI . hanno campi la, cUI .divergènza,.dei prodotti vettoriali delle
componentitrasverse;,co:b"versore.>'lz,è:nuUa;'-.maqu,estetdivergenze':non·sono,altro;:a meno'dic
un.fattore,;moltiplicati:voi'.che',leicomponer.ttiJungo,z\dei.·campi.··Quindi·iLcaso':più.semplice,
è queUoin;:'Cui.~cér.chiamosoluzioni·,·.che;':ilori presentino;.·;componentejungoz.,,~çic:e~kcampi, . .
sia elettrico chemm.gnetico;.,siano·trasversELe,soluzioIlÌ"dL:'questo,tipo,sonodette soluzioni
• o modi tra.sversi.' eletir-omagnetici, e' si indicano brevemente con TBY!:. Ammesso che
esistano, non ~ailIIo le uniche soluzioni esistentipoiché in una struttura guidante arbitraria
si potranno' avere anche ·campi·con componenti IQngitudinali .diverse da zero .. Purché si
tenga presente l'esistenza eli tali canlpi. le altre soluzioni particolari, da esaminare sono
quelle per cui oiI campo elettrico ha componete trasversa ,non nuIta mentre il campo
magnetièo ce l'ha uguale da zero e vice-versa. Tali soluzioni sone dette, rispettivamente,
soluzioni C modi trasversi elettrici, TE, e trasversi magnetici.> ThI. Osserviamo che per
queste ultime soluzieni sole una delle equazieni per le componenti ~-verse verrà
semplificata del termine del 2° ordine.
Vedremo che se si considerano tUtti i mcdi TBvf, TE e TM essi saranne sufficienti a
definire la soluzione generale delle equazioni. Le soluzioni pi~ semplici da determinare·
sono quelle TElvI. Andiamo a vedere sotto quali ipotesi esistono soluzioni di questo tipo,
che seno nient'altro che una generalizzazione delle .onde piane, nel senso che a differenza di
quest'ultime esse non sono costanti su dei piani. visto che debbono essere soddisfatte delle
.opportune condizioni al contorno. Tali condizioni sono o"VVÌarnente che lungo il contorno
risulti:
""l' vEI
-Is -- O
n~'"
2-6
H:: l
= -.-Y t •
(-:-l", X Et ) =O
J6:J-L .
cE r.~' fA)
r- &z.t = jUfl-\HL X L"
-'-"l
d
l -
BH. . (-=' E)
az" = JUE 1:: X ~t
~;
~··lse ora della .prima di queste equazioni ne facciamo Ìa derivata secondam:i' e,: VI
. sostituiamo,a secondo membro, la seconda equazione q~~emo:".: . \'~2·,"::";
In defmitivaàYréci~:'ricordandoche: k 2=e:}e.LL :
. . 1 _ ° . •_
J " ,
..
~-J
,.i
J
LI
i
J
Data l'indipendenza fra le componenti trasverse e quelle 1ongirudinali, tale espressione è
Ruella di un oscillatore armonico, la cui soluzione si particolarizza per ciascun punto del
Piano trasverso On realtà la derivata parziale è una derivata totale) ed è data da:
. . . :. :_a cosa importante da notare è che questa funzione ècostiruita da elementi fattorizzati
(prodotti di una funzione della sola ~ per una funzione della sola z) e quindi, poiché la
soluzione generale la si ottiene mediante sovrapposizione di soluzioni di questo tipo; ci
- possiamo aspettare che anche la soluzione generale si presenti in questa fornm fattorizzata,
Jioè possiamo supporre che:
-i
E = ~(0V(z)
- i
dV ' .-.
--e=J·,..
dz - .... ·Thx i
u..rw,_, %
dove:
A = jcq.LI
" av
àz
Tale fattore di proporzionalità, per come è definito, può essere dipendente solo da z
(contiene solo I e \I). ma poiché esso lega due grandezze dipendent:i solo dalle coordinate
trasverse. non potrà variare con z. Da ciò se ne deduce che ta.1e coefficiente deve essere
una costante.
Abbiamo allora che essendo anche: (*) lzx!!.-Ah , otteniamo le equazioni:
..lì! •
U YJUlL
- - = - 'I
dz A
dI . 04.,[
--= J0:E.~v
dz
2-8
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
,
;
_Dunque ~vece delI~ due equaZioni vettonali (#) abbiàp1o' ottenuto le due equazioni scalari ,
recede~ti, e una ve!10riale (la (~)). Tali equazi_oni d 'di?ono' che 'la propa~~me .lungo z è
~gata. alla geometria trasversa ··attraverso ,la' sola' coStante A. Questo 'e Il sIstema di
_equazioni a cui devono soddisfare' Ié :componenti scalari dei.',cWnpl' (funzioni scalari di
~odo), e sono le uniche che si devono studiare per' definire la propagazione stessa.
.fo/endo valutare i campi associati dobbiamo defmire uno dei due'vettori di modo > -e o ~ h
_ dato che l'altro sarà calcolato dalla relazione (*). ' ,
fediamo esplicitamente qual è l~ conseguenza ~el fatto che non ci, sono componenti
ì 10ngitudinali né del campo elettrico n~ del campo magnetico. Osserviamo che 'risulta:
) dove:
I
Vt • (1;: ~'~t) =gt . (v t' X ~) ~ i z • (v ~ gt) = - t .(V
t t X E t)
'---,---' ,
I ~O
~unqu e risulta.:
.!
l
, Jome si può facilmente ven!1care (andando ad ~esplicitare il rotore trasversod.i-:~,r'ad
~esempio in coordinate cartesiane) il rotore
trasverSo di ~ ha solo la componente lung? Z;
uinili
I
in defInitiva risulta:
J
, '
iJcordim1o che se un vettore è dc:ducibile da un potenziale aIIOf'J è slCur::unt:IItc irrotazionalc, mentre non ba~
./
',.I
ch:: il rorore sia uguale n zero per :!sser:: sicuri che ;;sÌsta un poten.z:iale monodromo da cui definir~ il vettore. Lt!
- I le cose sono equivalenti se la sc.::!onc: è semplicemente connessa,. ma se il' dominio non è: sc:mplic~mcm~
i Jn:nesso non possiamo. dal fatto che il rotore sia nullo, dedurre che il vettore è deducibile da un potenziale; se,
h-ic:vers:J.. la circuitaz:ionc: è zero qualunque sia il contorno allora si può esser:: certi che il vettore è deducibile
--l' I un potenziale,- . ,
,Osserviamo che se avessimo fatto lo stesso ragionamento per la condiziont sul carrlpo
-- umetico avTew.rno ottenuto, analogamente, che:'
j -
V t xh=
-
O
2-9
ovvero: .
v·(":"V<D)
t . t =0 V2 d) =O
'---v---' ~
divergenza trasvcna de! laplaciano
gradiente trasverso trasvenodi ~
Z -10
,C'. .t "
. C<D
,I, . = O .:,'
..~ c .... \
. . ~
.
I . . . : . . , ~
I {:r:~
,In cui il pDtenziaJe deve essere costante lungo il contorno. Da ciò si ·deducono le
- condizioni necessarie perché possa esistere un modo TEì.V1~ esse coincidono con quelle per
le quali esista una soluzione (non banale) per il problema di Dirichlet. .
ISe c'è un solo contorno, abbiamo che la cD' è una funzione annonica che assume valore
-·postante sul contorno di un dominiosernplicemente cormesso. :Nla ricordiamo che;lp,er: le
funzioni armoniche (che non sono altro che la parte reale o la parte irnmag1naria diforizioni
, analitiche) vale il teorema Hdel massimo e del minimo modulo", cioè il massimale ·il
- minimo di una funzione annornca sono assunti sul contorno del dominio consideratQ:.·1vIa.
;hllora., se sul 'contorno del dominio consideratolafunzi.oneassurne un valore costPl1~.~rFvqol/
dire che)1 massimo e il minimo coincidono.; ma allora la funzione è costante doVunque:
Dunque l'unica soluzione dell'equazione di Laplac~, ~ompatibile con la condizione che <D
.kia costante sul contorno, è la soluzione costanteCf'?ri al valore assunto sul contorno}:/Ma
~_ il gradiente di.una costante è ze~oe 'iI:lindi: ~; ~mdihon ci può essere un modo 1!ENI e
reI c~o ~ . ~ se~~~e .se~1i~e~en~~. ~.~;~ess~.. ~.nece~~~o che.l~ .~.~~o!1e. 7ia. almeno
. ~i::iopplamente,cormess~ (abbIa alm~no due c'onto~) .perche,. ID,tat.caso, e vero che la <D . ~ !
-- deve essere .dostante sui contorni ma' non deve asSumere là stesso valore costante;' ciò.'
I
significa dire che il massimo sarà. assunto su un c.ontorno e il minimo sarà assunto su un
,.Ja1tro contorno;,'e quindi la funzione potenziale <Il sarà variabile dal~massimo al ,:rninimo~
~ ovveroam un e:raruente diverso da zero .
. Jl definitiva i ~odi TÉJvI possono esistere se e solo se la sezione trasversa della" nost.ra
) struttura guidante è rnolteplicernente connessa; anzi possiamo dire che se questa condizione
~ ,è verificata allora esiste la soluzione delPequazione di Laplace ed è uruvocarnente
Ideterrninata dal valori costanti dei potenziali sui contorni. Siccome però la soluzione è
definita a meno di una costante (perché quando si va a fare il gradiente un valore costante
- ~ inessenziale), una di queste costanti (valori del potenziale) può essere scelta
Arbitrariamente uguale a zero. Quindi le effettive costanti libere sono pari al numero di
contorni meno uno (su cui si assume .cD=O) , ovvero il numero di soluzioni TEivI
linearmente indipendenti è pari al grado di connessione del dominio meno uno.
Le strutture guidanti che har..no questa proprietà, cioè che pennettono l'esistenza di .un
_ modo tras-versò elettromagnetico, si chiamano linee di trasmissione. Ad esempi o: il cavo ~
boassiale, la linea bifilare sono linee di trasmissione; un cavo singolo, considerando lo
~pazio fI~o aIl'infmito che costituisce l'altro contorno, è ancora una linea di trasmissione,
1I1che se non è utilizzata perché il campo si diffonde molto in tutto lo spazio; un cavo
!.eh~fonjco è una linea di trasmissione.
2 -1 J
~;;a ~l = ~(!)V(z)
H = Ht = g(!)I(z)
~ x!=AI! . ~ ... ;'.- . . . .
. -
.{~(Di = o.
=0
: ~bI~a di. D~'i~hlet int~o
. ' a, c' ",',t," ~: l '. ''':r'' .•
av . '. cq.{ . . , . .
.;
.-
!
~., ~ ~,
. Lepriine;.cm.:e,,:,e,0ll,:~.·.'
•
.~nÙ,;ci";esp.
. ' .~ ':. ' : (-
r,imonoj,>camp;"
.f . ~..
}·ir{.formà'fatto!izzata;';hisogna:.K::que. S.tO. é_pUIlt
. ...... , ,'o
. O::.:·: .•" \.
fare :una;;·sc~!ta':suHe;diin.ensioriL4elte;grnrideize;:jmgiocò::: Non'a 'caSole: funzio·nf~~çalar.i.di:::
m<.'ldo V· e'dIIe ,abb iamo .indi cate.,;Ìn·':cifrnoclo .petci:Ié"à{res~eàttriblliremo:Je ·.din1ensioni'.:df· "
Vo lt e Ampere;: rispettivamente ... N e·.consegue i~e:diatamerite che: 1~:,funzionLvettoriaJi: di'
modo, ~"ed h, hanno entrambe. Iedimensioru .'dell'inversodi una l~nghezza (m"l) ..
.. . .... ... .. .
Conseguentemente et> è una quantItà adImenSIonale (perchè .11 suo gradIente deve essere
l'inverso di un metro) ed anche la costante A è adimensionale in quanto lega .due quantità
che hanno le stesse dimensioni. .
Volendo de.fInire. univocarnente la soluzione del nostro problema ci sono d8. defmire due
costanti arbitrarie: una è la A;.l'altra costante è quella che compare implicitamente nella cD
(e ciò ce lo dovevamo aspettare in quanto avendo fattorizzato i campi E ed H è cruaro che
per ognuno di essi è possibile moltiplicare un fattore per una costante arbitraria purché si
moltiplichi anche l'altro termine della fattorizzazione per la stes~a costante; avendo quindi
fatto due fattorizzazioni si sono introdotte due oostanti arbitrarie). La possibilità di
scegliere arbitrariamente queste costanti ci pennette di dare alle funzioni scalari di modo
effettivamente il significato fisico di una tensione ed' una corrente.
Per vedere ciò, consideriamo un cavo coassiale (il discorso si generalizza m modo
irnrnediato al caso di più conduttori):
2-12
...... -
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
l
Abbiamo visto precedentemente che nel piano trasverso il campo elettrico è irrot..azionale,
anzi è a circuitazione nulla. Quindi considerata una qualsiasi curva cruusa che giaccia nel
piano trasverso la circuitazione di E è zero. lvia allora è evidente che è possibile definire
una differenza di potenziale fra il conduttore interno e il conduttore esterno purché ci si
limiti a stare nella sezione trasversa. Considerata allora una qualsiasi linea che va dal
conduttore interno a quello esterno, ad esempio tra i punti 1 e 2, (giacente nel piano
rsasverso); la differenza di potenziale tra questi due punti è definita come:
:l
j 11 (z) = f~ .I: dc
~
) (dove le' è il versare tan,gente alla linea). Tale integrale è lo stesso anche se si'va daJp'unto
l al punto 2 ,attraverso la linea tratteggiata in quanto la circuitazione lungo la cur.:a ,chius~!,
l, 'costituita dalla linea da 1 a 2' a tratto pieno e quella tratteggiata deve essef\e;:::nu'tla'::"E
J evidente che tale differenza di potenziale non dipende nemmeno dalla scelta dei' punti. sui
du e contorni perché se scegliamo il punto l'anziché 1, ,nel tratto da l'ad l (essendo "sulla
, J superficie del conduttore) l'integrale vale zero, non essendoci compd.onente tangeniial:~:' del
campo elettrico. Quindi è univocamente ,definita una differeiJ2:a 1 potenziale fra (;~"due "
conduttori m"ogni sezione trasversa. ."\ '. ';-. " l.' .
-,.-,".
~. .."
1J (z.) J
= g .1:dc = V (z)
l
~ 2
V J~' 'f:dc = V J~.f;dc=l
l
I é':I)
I Ricordiamo adesso che ~ = -Vt CD , il cui prodotto scalare con lè da proprio (cioè la
. /& li Y1 e.6. Cc
, derivata direzionale di cD lungo 'l:re4§iiZéf\'%rrffl). Pertanto deve risultare:
2 -13
Quindi scegliendo le costanti arbitrarie eD l e CD 2 (cioè i valori che il potenziale assume sul
conduttore interno ed esterno, rispettivamente) in modo tale che la loro differenza sia
uguale a l, automaticamente otteniamo che la funzione scalare di modo V(z) rappresenta la
differenza di potenziale che e/è all'ascissa z fra il conduttore interno e il conduttore esterno.
Scegliendo come potenziale di riferimento quello'sul conduttore esterno. cioè <D 2=0, deve
risultare che:
~(z) = :f H· f::dc
~
E chiaro che affinché tale corrente sia proprio pari alla funzione scalare di modo I(z)
dobbiamo imporre:
2 -14
~, - CD, = l ,:,;,:,.; .. : .
•'·,-1'0' ,', .
. "'., ......
. ~.-". ' ,
..•...'
,l .
',l
;.)sserviarno, che' in tal modo abbiamo determinato' completamente la soluzione .p~rèhé
I :ibbiamo fissato univocamente tutte le costanti a nostra disposizione e, inoLtre; 'abbiamo"
,! dato alle du~ funzioni scabri di, modo V(z) e I(z) una ben precisa intel1xetazione tisica: la
V(z) è la differenza di potenziale che esiste fra il conduttore interno,;e quello esterno, alla
sezione z preììssata: la l(z) è la corrente che in questa stessa sezione' scorre su1conduttore
,.1 ~:temo. nel verso positivo delle z. Se effettuiamo tale scelta per le costami arb ìIIarie , come
da ora in poi faremo, le grandezze che detìniscono la propagazll..me possono' essere
;;spresse in funzione di grandezze elettrotecniche quali .-- -~-.-.,
~;:,;nsi0ne e corrente che interessano i conduttori. Per ~_._ '.
qLlesti, a differenza dei conduttori elettrotecnici che .... / / " "
:rano equipotenziali (detli in tal caso reojori), le / 'Cl / __', \\':,
L~nsioni e le correnti dipendono da z; quindi alla fine di ! ( () ) '!
~Ina linea di trasmissione tali grandezze potrebbero ". \ ~-" ,/ ;
2ssere totalmente di que[]e d'ingresso, Ci possiamo . . . \, ,/ ,..:
,enÙere immediatamente conto che la corrente che '- ,~,/ .-
";lrcola sul conduttore esterno deve essere esattamente C.,
.... - .. -- -
:.lguale e opposta a quella che circola sul conduttore.,
~mèm0. Infatli se andiamo a considerare la circuitazione lumw un contorno che è esterno ai
Jue conduttori, essa è o'Y'VÌamente nulla in quanto non ~;è campo all'esterno, esso è
I .:;ompreso totalmente a!l'interno della struttura guidante (stiamo considerando la
:::-; 5
Come sappiamo la soluzione dell':qu::t:ione: di L1plac: in due dimensioni: illlO dei problemi che: più si sa
risolvere p::rché si può Tttiljl"':rre tutta la teoria delle variabili complesse e delle: tr:Jsforrnazioni corttòrrni. proprio
"rÌutt:mdo il f:lttb che le parti reali e le parti immaginarie dene funzioni :m:ilitiche sono funzioni armoniche:
quindi. in realtà. bastI trov.rr~ una fun.::ione :maIitiC::I le cui parti reali assumono i giusti v.ùori sul contorno per
avere :mtoffiatic:unente risolto il problema eh:ttrosmtico. Quando ciò non fosse possibile pa-ché. per :::sempio, il
contorno è molto str:mo. si può sempre ricorr:r: a delle soluzioni numeriche e l'equazione di L:lplac~ ~ una
dt!il.:: equa.:ioni più semplici da risolvere. una delle poche che è staòile. In reaitil le geometrie delle mutture
guidanti più comuni (a cui faremo riferimento) 50no due o tre. :: qUl!st~ sono anche quelle per cui i'equazione di
Lapbce la si 5:1 risolvere anche analiticamente.
Quindi per quel che riguarda la sezione trasversa possiamo considerare chiuso ii problema:
abbiamo ricondotto lo studio della propagazione di un campo elettromagnetico in regime
dinamico alla soluzione di un problema di elettrostatica, che è certamente la massima
::::emplificazione possibile che si poteva pensare di ottenere. È chiaro che la chiave di
2 -16
';,-
\ .
• r·' •
L.
l... potenziale fra· i conduttori. La cari.ca.6Q è ~
) '.' data da Cè una carica superficiale, essendo il ' . l::.z ' .
~Ij conduttore un conduttore elettrico perfetto.:in :cèli·;la., canca sta tutta sulla.superficie):.,.
I.!
llQ = rp.cis
.,.:..
_. ;;',;:
"-..~'
~ bo.dc
J'J
ùS .a ~enQ di . Cj
, m:..··llt~ml
di miinc .
) suoeriore cO.'!
. scc~= ar:::mno
.) al tendé:-~ ii ~~
2 ·ìì
~C=~%
V
e quindi indicata con C la capaci.tiz per unità, d/hmghB:z:za della linea di tra..rmissioru::
a'\tTemo:
C=EA
Quindi la costante A assume un valore tisico immediato: è una quantità adimensionale (un
numero puro) che moltiplicato per s ci da la capacità per unità di lunghezza..
In modo perfettamente analogo tale costante A può essere legata ad un1induttanza per unità.
di lunghezza. Tale induttanza sarà presente poiché se esiste un campo elettrico che va. da.
un conduttore all'altro vi sarà anche un campo rnagnetico, ortogonale al campo elettrico,
che si concatena con uno dei conduttori. Se
consideriamo·un circuitino chiuso "(, orientato
nel rispetto della regola del cavatappi, possiamo
andare a considerare il flusso d'induzione·
attraverso il circuito stesso, e calcolare il
coefficiente di autoinduzione-deLcireuito come' ,
. il rapporto dUale flusso conIa còrrente'che' .' ~.
circohv:nel'circuitino,;(che:,nan.:.èaItro,cheJa corrente' : ~.l
cheall''asciisaz':circola:;:conversi opposti; sui due . . . '"'''' ,,, .
,'" condutt:o'ri).-'.Effèttliandò,Ù; Jimiteper ~-:1'Q" di t.alerapport~,otteniarno; ,l~ntk~ :per.,.
unità ·di~1:ung1iiiz.za·;:dBlJà ~!iiuia~-di . tra.smLrsie~>: f}yyero":" . .: .. ~
'1'"'
•.. '.' .
· ,_,r-.,
. '''''",-, I I -
L :-
A
Come vediamo, la costante A è legata a delle grandezze fisiche ben definite, che: possono
essere rilevate sperimentalmente a frequenze alquanto basse per una qualsiasi linea
abbastanza lunga, dividendo per la lunghezza della linea (deve essere abbastanz:l lunga per
poter trascurare gli effetti terminali). Esse non vanerarmo in frequenza perché legate alle
sole caratteristiche fisiche della linea (ricordiamo che stiamo considerando linee ideali).
Sèguendo questo procedimento sperimentale non sarà necessario risolvere il problema
<:!lettrostauco per determinare A e risolvere il problema della prop~aazione,
AbbiarT1C.,'l visto quindi la possibilità di introdurre queste due costanti fondamentali. dette in
tal caso costanti primarie della liJwa; conviene allora riscrivere le equazioni che
governano l'andamento della tensione e della corrente (equazioni di linea) in termini di
queste costanti primarie (invece che in termini della costante A). Avremo quindi:
(~~:j~:
2 -18
-[i
La ragione per cui sono dette equazioni dei telegrafìsti è che queste furono introdotte per la prima. volta da
. )I Hdrnbo~ nell' otto c=rrto per spiegare i fenomeni di propagmonc che aweni:v:mo sulle linee telegrafiche di.
gr.mde hmghc:zz:t, ovvero così lunghe da essere paragonabili alle hmghezze d'onda in gioco e qtrindi tali da
rendae non più applicabili i principi dell'dettroteCTIÌca. Quando si fec~o le prime linee telegrafiche
--'---I
I incèfcontinenL1li. O SU grande distanz:l (in particolare, negli Stati Uniti quelle tr:msoceanicbe) si cominciò a
mettere in rilievo il fado che questi conduttori (1e linee di trasmissione) non si comportIv:mo come i conduttori
dell'ekrtrow:nica (reo fon;' cioè non crano equipotenziali e le correnti non erano le stesse in tutte le sezioni dci
conduttori Fu Hdmholt: che per primo, a partire da concetti dell'elettrotecnica. ricavò le: equazioni che
dovev:mo essere soddisfatte dalla tensione :: dnlla correme S1l una linea.. cosiddett:l strJ.i1J.vc. a costirnri
; -( dist,'·ibUlte, invece chc a cost:mti conc:;ntratc.
Risolte queste equazioni (che sono equazioni differenziali ordinarie) ricaviamo V(z) e l(z)
che ci defmiscono l'intero fenomeno della propagazione sulla linea. Da esse, infatti, è
-: possibile definire anche il flusso di potenza attraverso una qualunque superficie t:rasversa,
potenza di tipo complesso data da: .
-r! p =~VI-
! .1 2
. .1
che è più che sufficiente per uno sbldio della linea che voglia e'liidenziare il trasfe~ento
energetico. tra due estremi della linea stessa, I campi, dO"YTaIJI10 essere de±ì.niti':so,~ìo".nel
momento in cui si vogliono stabilire le loro ·distribuzioni,nonché gli effetti di::PbteM'·,·tÙ;Ue
perdite, sia dei conduttori che dei dielettrici che in realtà non sono di tipo ideale. ~:; ,;,.
A questo punto sofferrniarnocisulla possibilità. che le equaZiOrii delle linee perrr{ettpTIo di
descrivere la propagazione· lungo una linea di trasmissione in termini comp.Tetimlente
circuitali, introch.lcendo (grazie alle costanti::·pri~e) un circuito equivalénte della l"inea di
trasmissione per unità. di lunghezza e ncavando·le equazioni delle linee dai .pririèipi di
Kirchhoff~app1icati su un trattoinfmitesirno della linea (dove valgono ancora, le leggi
I de!l'e1ettrotecruca). .
1
J
::-r oL oV'liamenre, !lbbi:ID10 seguito l'!lpproccio dedutt."J.o. cioè si::unopartiti d:ill~ ~qllazioni di :YInwell ~ per
i illcc~ssive ipotesi si:nno arrivati alle equazioni delle linee. Facciamo adesso veder;· che queste ~quaz:ioni "Sono
I deducibili a pantre dai principi di Kirchhoff. se si schemat"ir!lin modo opportuno tm trrrtto infiniresimo di linea.
. J
ln qu::sro modo giustificheremo quello che viene chiamato t'approccio ctrc!.l.itaie :ilio studio delle lince di
tr3smlssione, cile ovviamente, iliù pUll!o di "15m ;;rorico, ~ quello che hn pr~cedmo quc!llo che noi abbiamo ora
~saminmo, dmo ch~ lo smdio delle linee di trasmissione prcc;:de la foimu1:donc delle equazioni di Ma.rvY'cll:
:!::;:;o ~ anzi il primo ;!sempio di deduzione. da parte delle leggi dell'elettrot::cnic:J. applic:J.te lo c::ùmente , di
f::rrornr.:ni in cui ~ompaiono Jpplffito la prop::Igmonc di tensioni c di corr;:nti .
.~ J
Z -ì 9
rV(z)=V(Z+'~)+ jd..&I(z)
-1-
-lI€z).= l(z + t:.z) +ju:C&V(;::!·~)
. (", ,' .. ,- . ., .~ -...'
.:
Siccome.";vogii~o:'~ppIicaredo·caIrrienfè:ri~';;leggi..deI1lelettrotecnica.;.:'è:chiàro;,che';alla::rme'·
faremo tendere a; zero'la:lunghezza .~ del nostro tratto di Jinea. Questo .ci dice' subito che
:ìeil'espressione di I(z}, al posto di V(i+6.z.); possiamo' mettere anche V(i.) perché il
:;econdo tennine a secondo membro già contiene & (cioè è già un infinitesimo), poi la
,:iifferenza tra V(z) e V(z+.:.\z) è un infrnitesirno, quindi la differenza tra ~V(i) e t:,zV(z....!:.z)
~ un infinitesimo di ordine superiore al primo. Quindi a rnenodi infinitesimi di ordine
::;uperiore possiamo considerare che: I(zF-I(z+L1z)+jCi)C~V(z). Questo equivale a dire,
.)\Iviamente, che il condensatore lo potevamo mettere a qualunque altra .ascissa tra Z e M:
.Jato' che, a meno di infmitesimi di ordine superiore, la corrente derivata sarà sempre la
;.;tesstl.. A questo punto facendo la differer..za fra le tensioni e le correnti, e dividendo per
2lZ.. a'\Temo:
Pcr :~:>
_:' ->":. ' ~5 -
(r
l Y (z/ì - V.'(Z -t-. ,0.Z)
,'
. ~'" TT' \ (;.' .,
i =J\.!l...l.~Z)
, f::z. c
~! ': 1.\
iI(z)-I(z+.iz)
I, . tu.
'-rn.: J
= J6J..- v\.Z
)
Pi1.Ssando al limite per .0.z-+0 abbiamo che i primi membri non sono altro le derivate
rispetto a z delle rispettive grandezze. Quindi abbiamo x.iottenuto le equazioni delle linee.
2 ·20 ---
.~ .
.---1. r
1
1
ponc:ndo: f3 = (::rJLC otteniamo l'equazione del1'oscillat.Qre._.annoflLco) oyvero:
'I
i. J
Quindi, per quel che riguarda la prop3.0oazione lungo Z. un modo TE'vI si comporta
esattamente come un'onda piana (abbiamo effettivamente la possibilità di realiL.are una
l ,}
propagazione secondo le leggi delle onde piane, questa volta però con una struttura di
campo.che è effettivamente realizzabile perché è continata in una zona finita d~)lospazio).
La soluzione di questa equazione è quindi innnediaia.: .'.";..;.,,;,;',, '
Osserviamo che non a caso abbiamo indicato ·la quantità.: C!)~'LC con ~ in quanto;:,· dato che
stiamo considerando mezzi ideali, allora L e C si presentano come delle quantità reali e
positive e quindi si è uti1izzat~ la ·Iettera~'perquesto·tenTIine perché esso coincide proprio
con la 'parte reale della costanie<·dip·r6p~oazione.Ricordiamoinìàtti che risulta:
-u
u u. ..... -'
. - ." L=~
A'
C =sA => f3 = e:::x)LC = (.D.J2ii = k
J .< •
verso negativo dell'asse z con la velocità di fase pari a: v, = e una lunghezza d'onda
. J - . p
[o)
-
). = 2::t: quindi la velocità di propagazione. in questo caso, della nostra onda di tensione è
~
la ST.essa di un'onda piana nel mezzo che riempie la linea, e risulta essere indipendçme
dalla struttura della linea di trasmissione (quindi se il mezzo è il "I/uoto, sarà la 'I/eloc:tà
della luce; se è un dielettrico, sarà la velocità della luce diviso l'indice di rifrazione del
dielettrico). Naturalmente, una volta trovato l'andamento della tc:nsione, è immedia.t\,.ì
trovare quello della corrente. A-VTemo infatti dalla prima equazione delle linee:
2 -21
generale con: Zo = 'i~' Ovviamente nel :~o che stiamo considerando (in cui non ci sono
perdite, cioè la struttura è ideale ed L e C sono reali) questa impedenza è, in realtà, una
resistenza Ce in tal caso per evidenziare ciò scriveremo Ro invece che lo). Abbiamo allora
che respressione della corrènte la possiamo scrivere anche come:
=;
"
.
.. '
l(z) (y+~-jii= - Y- ej~=)
~.-
,_. .'
~
o. .
( dV (pZ!):o uL
I --=J'RZ"I
dz r- ','
l dove:) k=(f;{;
1_ dI = j.1.. V l Zo
t dz Ztl
Da un punto di vista pratico. nel caso delle linee di trasmissione, l'uso di queste equazione
o delle precedenti dipende anc~e dalla facilità con cui si possono determinare le costanti
primarie o quelle secondarie, E Ìntuitivamente evidente che a frequenze basse sarà più
2 -22
facile detenninare le costanti primarie pèrché siamo" più VIClllI aIle condizioni
dell'elettrotecnica e quindi anche un tratto di lunghezza significativa della linea di trasmissione
sarà molto piccolo rispetto alla lunghezza d'onda., tale da essere considerato infinitesimo. ]Ylan
mano che le frequenze aumentano, le lunghezze d'onda div.en;tan.o sempre più piccole, e
~~ \
I bisognerebbe considerare Wl tratto di linea sempre più piccolo rispetto alla lunghezza d'onda,
I fmo a che questo tratto diventa irrealizzab ile. Quindi man. mano che le frequenze aumèTItano
diventa sempre più facile mettere in rilievo i fenomeni propagativi e quindi determinare le
costanti direttamente legate alla propagazione, Zo e ~, che non le costanti primarie. Nelle
applicm;ioni di nostro interesse le frequenze a cuÌ saremo interessati sono abbastanza elevate.
fmo ~ile m1CrDond.e o oltre, e quindi è chiaro che aVTemo, in pratica, sempre a che fare c.on l~
costanti secondarie. Inoltre, come vedremo in seguito, in questa. seconda forma le equazioni
delle linee sono valide anche per descrivere un qualsiasi tipo di propagazione, non soltanto un
modo TEM ma tutti i tipi soluzioni particolari per una struttura guidante ( 1'T.mica cosa che
cambierJ.llD.o sono le espressioni di Zo e )3).
La soluzione delle equazioni delle linee che a.bbiamo precedentemente trovato va sotto il nome
eli solu:::ione progressiva poic..1.é esprime l'andamento con z di V ed 1 come sO\-Tapposizione di •
un'onda progr::~s_~Ìva e di ll.Tlli regressiva (cioè mette in evidenza le cara:tteri.stiche propagative
delle onde).' Qsser.~iamo che sia V che I sono dei L1S0ri (ovvero lo sono ì..;r+, -Y-' e r, n
che
deflniscono l'a:n:da.~ento della tensione e della corrente per. detenni'"1Llti valori di CD; "se il.mezzo
è non ciispersiv ,?, il tutto si trnsla nei dominio dei tempo comefutto pei le onde pia.l.e. ~~.nche
se siamo in regime non smusoidaIe, purché. il mezzo sia non dispersivo (cicè",t: e.)..t. non
dipèIldonodalla frequenza) la propagazionecorumua.· ad essere, non àispersii::a,",';(Cioè la
costante di.propagazione è proporzionale a (D). Questo fatto, come vedremo~ è caratteristico
dellelmee,ditrasmissione;cioè fra tutte le strutture guidanti solo le linee di trasmissiorie
""l.
"j" (ov"Vero solo imodi.TE?v:f) con.sentono una..propagazion~ non dispersiva (a meno el:ié ilmezzo
.::,"'-" .-- .~he riempielalinea di trasmissione sia disper~ivo; in mocb:perfettamenteanalogo a"q~ilo che
avviene per le onde piane). II fatto ché ·a determin.are:la propagazione sia il salo ,meZzo che
riempie la liI!ea comportaunaprop~~one" di più s()li.rzioni TE1vfindipendenti., con analoga
velocitò., di' fase, senza che esse si in:t1 uenzino a vicènda (caso di cavo molteplicemente
cGllilessb). In 'questo modo è pos.<;ibue anldare a ciascUi.'1.a di esse una informazione diversa ed
èssere sicuri che, entro i limiti di validità. del nostro modello senza perdite, i segr..ali SI
propaghino con la stessa velocità e senza subire alcuna distorsione.
P
di corrente, se la lun.::ÌJ.ezza della linea è molto piccola. rispetto alla. lunghezza d'onm le
'variazioni che si hanno di Vedi I sono truscurabili Ce possiamo considerarli costanti lUIlgO il
nosrro U <1.tt o) , come accade in elettrotecnica (ricordiamo che siamo nel caso ide::1.Ie, la
resistenza dei conduttori e nulla, quÌndi la corrente è c-cstarrtt, come:. accade sempre L.'l.
elettro'Cecnica; ma anche la tensione è costan.te, perché non c\~ cadut~ di tensione in qtwnto non
C'~ resIstenza). Sc, vicever.s~ la lunghezz.a del tratto di linea che stiamo considçrando ~omL.l-:.:ia
ad essere paragol1abile con la lu.'1.ghezza d'onda dobbiamo applicare pienamente le leggi d.eIlil
propagazione, elOe non é più trascurabile l'errore c.he si commette applicando le leggi
I J
dell'elettrotecnica, Dì/vero le equazioni dei telegrafisti.
Come accennato precedentemente, è proprio questa la ragione per cui queste equazioru furono dette equazioni
dei tekgmtìsti, pçrch~ i primi èsempi di linee di trasmissione così lunghe da essere parngonaoili alla lungÌlazll
d'onda si ebbero nel caso delle linee di trasmissione tdegnficlle a lunga disianZ.a (o intercontinemali o fra un
oceano e l'altro, negli Stati C; niti) in cui le lunghezze cominciano ad essere dell'ordine delle migliaill dì
2·23
Data la perfetta analogia con le onde piane, (:cnviene anche in questo caso introdurre il
concetto di coe./ficiente di riflessione. Esso per definizione sarà dato dal rapporto fra l'onda
regressiva e l'onda progressiva, ovvero:
I\{z)= -fr(z) ,
','" "';"
.·1..nche ID questo caso, quando parliamo di ·coefficiente di riflessione ci.riferiamo a. quello;. L,"l
tensione.' Tale esuressione· ci mostra. i come. ,.iL.,ccefficiente. di rif1essione è·. neIfe:ttam~te
determ.U;tatQ,;:hI~go·{tuttaJ~.Jinea,purché lo'.·si~co~osca ,in. . .Imnt- .... '!'. ··f· .:, ',' ..
una: seZIone;,la ,. qu.ale'~pu0! :,esser.e·.,.assuntai,arhltranamente;:" .- ! . ,,"
come' .1a:~;sezio:zae·:·O; ..osserviamo,).inoltre.che~. s i c c o m e , : ' · , ! z> O . .'é;:
stiamocDnsiderando'jl'caso:di~.:linee'Senza,perditer.(i~alì)~ .;.~ ·~~z< O · ' · '
~ è un numeror~le'e quindi il fattbreespòneIizbtè:: è ,9-1 (/ \) /fro;\:··':'
<;,:.
modulo lutitario.Q1rindi. il modulo del coefficiente:dl f .;, ' > , ,u.',
rJlessione non' cambia lungo z, varia soLo la fase. .,:-<,}.. ~ )' Re(I)
Ciò significa· che se rappresentiamo il coefficiente· di '\.."'-~'
rirlèssione nel piano complesso, il vettore (in questo caso
il fasore) che io rappresenta si muove al variare di z lungo
una Clrc.clllere..."lZa di raggio costante [(O), rrd verso
antiorario per le z>O e nel verso orano per le z<o. Come vedremo posizioneremo l'ascissa z=O
in corrispondenza di dove termiTIa la linea di crasrnissione, o. . ,-vero S"'Jl carico; quindi, in
_g-ener.lle. in auasi ru.rte le nostre aonIicazioni le z sar:umo sempre neZltive. cioè Cl scostiamo
Lo '" __. "
..
,,~
aHor'.'tan::mdoc.:i dalla terminazione. In auesto -:aso la [' si mu.ove in senso orarIo, Dono , meZZ:L
,., t.. "7'''''''
,lUI<:.J.e r or<;:o
...........1. ......U4l. "'" a ... r!'-o" .. • In
rllnn..l:l :" L.", " ........ 1': tero =-~ ...-_...
"';""1"1 T1"1Mt+; SI' .."".
l-,,,.
2~
, ;3
2pz:,Z""-:\. =2p-
?
= 2i.
2 -
2 - 24
.~
,-l
.::;
:l
Questa forma della soluzione è pa..rticolarmente utile per vedere come varia il modulo della
tensione e della corrente lungo z (ovvero, dato che tali grandezze sono i fasari che
rappresentano le grandezze sÌnusoidaIi, ciò equivale a dire vedere come variano lungo la
nostra linea di trasmissÌone l'ampiezza dell'oscillazione smusoidale che punt~J?~ ptmto ~i da
l'effettivo andamento clelIa tensione, andamento che nel dominio del tempo s~me al solito..
, ~
mt
moltiplicando per el e prendendone la pa..rte reale), Per la tensione~ ad esempio, si ha:
, ,
,I
l
jV(z)l = V + 11 1+ 1 (z)!
SuI piano di Gauss la quantità: 1+1 non' è' altro che il ''( .
vettore che congiunge l'estremo del punto che Stiamo
considerando sulla circonferenza con il punto -:-1, dato che
possiamo scrivere: 1..:..[=[-(-1).(In seguito dÌmostreremo
che ;t [ l; ~l.)
"
Quindi la variazione del modulo della tensione al va..-riare
di Z, a parte il fattore moltiplicativo ~:y'+ l che è -1
inessenziale, dipende da come varia la lunghe~ di 1..:..r
al variare di 1. Si vede che, ancora una volta, si ha un
andamento ..di tipo oscillatorio anche se ,non, p i ù '
ì
sÌnusoidale".perché tale lunghezza non varia in modo smusoicfu.le, L"1 particolare' oscilla :'tra un
I
! massimo, quando lo sfasamento di r con l'asse reale è zero o\.'Verqqu.ando: ["(z)= l ['(z) ~., e un
!Il.i."lÌmo, che si ha q1W.Ildo mIe sfasamento è di 180 0 , ovvero quando.: [" (z)= -l r (z) I. In altri
--'
rer:ni.1li risulta:
J
2 - 25
L
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Buono Studio! =)
ROS = 1+l rl
.1--!f1
• o'". "
e r.suIta sempre: ROS~L In realtà tale rapporto Va sotto il nome di Standing Wave Rana,
S'\v"R (o meglio VS\YK: Voltage Standing PVave Ratio). Quindi questo rapporto ci da
un' indicazione di come varia 1'andamento della tensione sulla linea (o, in altri termini grazie
ad. esso ci s,i può rendere conto dell'entità della riflessione in gioco: tJnto più il RÒS ~ alto
quanto più i r i è vicino all'unità, o'vvero quanto più la riflessione è elevata). Lo stesso tipo di
andamento si Ila, o'V"'Viamente per la corrente, solo che qu.ando è m::lSsima la tensione è mjnirna
la corrente (ricordiamo che: r v{Z) = -ri(z) ), e viceversa..; quindi i .massimi e i minimÌ sono
interI acciati :fra loro, cioè dove c'è un massimo di tension.e crè un m:i:nim.o di corrente e.
viceversa: dove c'è un massimo di corrente e/è un nri:nimo di tensione. Ma
i rapporti tra i
massimi e i mmimi, e quindi irROS, ~r6hO gli stessi sia per le tensioni che per le correnti. Non
r
ci sarà variazione di tensione (o di corrente) lungo la. linea '1.ua.ndo =0, cioè' quando non et è
onda ~e.~~iva, o'VV'ero c'è una. pura. propagazione. Quando questo accade, come vedremo in.
segT.lit~e che siamo in condiZioni di adattamento; in queste condizioni non soltanto i ~
dk tensione e corrente sono costanti ma. il loro rapporto è pari proprio a Zo, cioè non soltanto
sono costanti ma sono anche in fase fra loro essendo iLlaro rapporto un numerorea1e. Quando c:
viceversa. il ROS non è ~cruale al abbi,amo unandamento:m:cUÌ tensionee'correntevariano'di.
fase da punto a punto (e quindi anche il loro
rapporto non è più in fase da Pun:t9 .a)~llltO), i' •
cui moduli variano . tra un masS1mO' e, Un; , I .",
minima;,> p:eravere/un.{idea>;.di,;come .stanno: le /l"\v/-"'\ /--"\ /---...\
cose',si',:consigen':il~fico:aJato; L'estremo"-' l /\ /X~. )'\" -,',.
, caso :'di:,ondiÙ:rif1essa::è',qu8:ndo:jl, ROS' è 'cc) \"Y' \',-.-'., :"i '-O~' \"-/::';
quando !,r 1=1; ,cioè<l'ampiezzaden~onda"";':;' , .:
progressiva è pari· aII'anlpiezza dell'onda,
riflessa. In questo caso il minjmo vale zero 'e il . '--" ':: "
massimo vale il .doppio dell'ampiezza. deUe
singole componenti. Ci sono quindi dei nulli
di tensione e di corrente, interiacciati;cioè ci
e
sono sezioni della linea in cui la tensione zero. e altre in cui la. corrente zero. Questo: e
,o"v-v-iamente, mette m:assi..--namente in rilievO la differenza rispetto al caso dell'elettrostatica
,. (cicè alle basse frequenze) in cui tensione e corrente sono costanti lungo la linea.
E possibil::=, ovviamente, dnIla conoscenza del ROS ricavare l'espressione del modulo di r (si
noti che l'espressione ch.e dermisce il ROS è una fiulzione bilineare 1Ìat'..a) o\"tero si ha.:
!Li = ROS-l
I. ROS+1
Osserviamo che dalla misura del ROS solo il modulo di r può essere determinato ma non la
fase di r. Ci si rende quindi conto che ad. alta frequenza diventa sempre più facile fare questo
tipo di misura perché ad alta frequ.enza la lunghezza della linea div~nta c.omparabile °
addirittura. molto superiore della lunghezza. d1ond.:"L e quindi llL.l.go la lmea Cl sono queste
oscillazioni di tensione che possono essere rilevate mediante una sonda di tensione,
2 -26
, ovvero si ha:
')
l )I ! -+1 2
'.\1 I [
.. -- ' 220 .l.1 -I'r.ì +"JImll)
. ,2
....
"-
\ J -"O
- r
l 4
•
-p
' J-
..,.. i
.•;\bbiamo qu:Ìnài una potenza attiva e u:na. reattiva; come doveva essere, poiché, non ~i sono
perditeOinea ideale), la potenza reale non dipende da z, perché il modulo di rVè';:Ìci:d.ipe~dente
da z. Viceversa la potenza reattÌva dipende da z. Se la nostra linea di trasmissÌoneè:;è,J~rmin.am
.'-, . su un canco passivo, cioè se la potenza può solo andare verso le z positive Jii.i(}lOll può
.:'': .'.' -tornare poter..za nerm dalle z positive, allora il flusso .di pO!er.za deve essere maggiore~;o ~o-u.ale
a zero, ov-vero: Pr 2: O e quindi: Ir 1.:5 1.· ::;:~.';.
e
:,: ',:.r; .
Osserviamo che "nei caso dei coefficienti di riflessione delle onde piane avevamo affermato che
i
,-1 se le :pa:;±i r:=ali d.elleimpedenze sono maggiori S··ùgu.ali a zero aLlora il l ['
!:$1 poiché la
poren.z.a::rir1essa non può superare la potenza incidente, e nell'espressione di P::
,.~ ,
, ,2
P't -+1
iv f r' ., ì
, I P = I , - ':~'-J'
"1 l
r 2Z l :;
I o
;U
~-- )
il primo term.L.ì.e è la potenza. incidenre e il secondo é queUa r.u1t:ss'a.. ::n queSTa differenziazione
deLla Doter.za comnlessa in narte reale e narte imma0.r..aria ha ciocato un ruolo cruciaLe U. fatto
che Z~ fosse reale (cioe c'e 20 invece eh; Z)); se in~eCt ci fos;e stato 20" l?~ componente reale
ddla potenza .ç.areboe stata diversa (presentand.o l.lJ.1. terinine proporzion::.le a113 parte
irru:naginaria di D. Quindi tutto il ragionamento impostato suI fano che dovendo essere la p~
maiZciore o u!ZlUl.le a zero !r!.s 1 sarebbe venuto meno. Tornando quindi a quello che
dic~~o nel c~o delle onde piane, era implicito che il mezzo di sinistra fossese:nza perdite,
hì. modo tale che l'impedenza L'1TJL."lSeCa del mezzo di 3iristrQ fosse reale. 1n.fatti se proviarno a
! -' cakoiare il c.oefficiente di rir1esslone mettendoci delle Z (nel caso delle onde, delle ç )
arbitrarie non è vero, in generale, che !r i 5. l, può anche essere! r i >1 se gli sfasamenti fra
2 -27
~Oto allora il coefficiente di riflessione J: possibile conoscere la potenza. ren1e che fluisce in una ~one della
linea., nota la potenza incidente, oppure se si conosce la potenza. in una sezione è possibile c:llcolare la potenza
incidel1tefomir.a dai generatori (ricordiamo infatti che la potenza che attraversa. una qualunque sezione c!
sempre data dalla differenza tra la potenza incidente e quella riflessa).
Osservia.ìlO ora W.~e, come sappiamo, la soluzione deII'equazione (del tipo dell1osci11atore
armonico) per la tensione oltre ad essere espressa in termini esponenzial"4 e ciò ci ha portato
alla cosidetta soluzione progressiva, può essere espressa anche in termini trigonometrici
(visto che te funzioni trigonometriche seno e c.Qseno sono espresse Ìn termini di esponenziali,
mediante le formule di Eulero). Esprimendo quindi V(z) e l(z) in termini di seno e coseno
a'vremo:
..:.L •
lZ()I(z) =
l (
y7 - Y )cosfJ z -Af v- + y+- ) smf3z
. .
;. '"
È chiaro che scdti opportunamente i coefficienti dci termini trigonometrièi;i possibile.: ottenere d!ilJ.j'jsoluzio'ne in
') torma .strdonm:iaquella in forma progress:i:vn O regressi:va (ad~sempio> per la V(z) se i coeftidemh;del cos~nQ,.e
<id 5eTIO 30no in fase ~ uguali in modulo otteniamo W]'onda-progr::ssiva; se sono in opposizionei;.di:;A'n.s~'ie:Ouguali .
J in modulo ortemnmo un' onda regressiva). Quindi nd c::tSO generale abbiamo o ·una sovràppoiiZioriectl· onde
progressiva e regressiva o una sovrappositione di due onde st:monme (una sInusoidale e una cOsÌnus,òidllie).
," , . . " ';"~ ·ò.. d..:'~a..
~ J
stazionaria abbiamo una tensione e una corrente e quindi è naturah,: introdurre .il' rapporto
tra queste due grandezze, che non è altro che un1impedenza., e che quindi cl1iaiTIeremO
.' iJr.peden=o della lineCl di trasmissione all'ascissa z. Essa sarà data da: 1
'I Z(::) = V(:) = V(Q) cosf3z - jZ?~(O)sini3z = dividendo tutto rr.er fiO)
'.
Il 7) R ' \, (O) . p
,~ HO)cost-'z- J-'-' Slni-"Z
7
"-'0
Tale e~ressione ci permette di calcolare l'impedenza adùna' qualsiasi ascissa, una volta
ch~a nota all'ascIssa z=O assunta come riferimento. Nelle maggior parte delle
applicazioni a cui faremo riferimento l'ascissa z=O si trova sul carico, cioè su dove fInisce
la linea di trasmissione; quindi avremo che rutta la linea di trasmissione che ci interessa è
presente per le z negative.
Questo significa che nella I,erso oositivo '~ ! : geno 'Jositivo
formula che esprime Z(z) • ! --~---------~--?~
della ter>.sione ì I r - - - - - . . . . , . - - - - - - - - i clelia cor:--e..'"1te
dovremo andare a mettere t I
sempre delle z negative. Allora I~ ....
conviene considerare la distanza d del cl
punto, in wi determinare l'impede~
'z=-d O' z
dal punto terminale (che, per deflnizione di distanza, è sempre .positiva): in questi termini
avremo: .;
.: ......, .... Z(d) = Zo Z(O) +jZotg~d
: ''', ..... : . ' Zù + jZ(O)tg~d
',. ;,. ',: .' ..i..:'.
Nel caso in cui, invece, dobbiamo· aYer~' dei' risultati che., sono indipendenti da dove
prendiamo l'origine è· chiaro che. dovremo. considerare', la'fpnnula;. m:terrnini,&,z '(che va
bene sia per z positive che negative)~' "
Tal.efonnu.Ja;va:sott,?:.::U:nome,:di fonrui la, del,trasporto::d1.:mped t.?'tZZC!:j;'·;' .' " •
B iso~Ji~~qt1e,;~Jar,e',/attenzione,;al,.fàtto" che.:': ,avendo ",def1ÌlÌto,:J'imperl~za;.,(deHa.)inea:: ,
"com~~lt~~8~6;;iji-a.:;tensione·:~'e.:.corrente~~..sia;!latensione: che: :la> corr.ente~o:;:Ul1<,:segrrd':. '
"., negat;iyo,;,.::·p'." P?s'itiy,o;::a'::secondar" :dei"., versi'positi-v:i:i::iissatL:(ovvero' ;'.della, ,.c9nvénzione ",
;,~ .. ,' uti Iizzata);.;;, Qtliridi',. :qtl ando. .·.<:fiamo':un ,certo, va'iore 'an'impedenza' ';signifiéa·'. che' abbiamo:;
.scelto un>verso'positivo :p:er. ;le tensione e unversop'ositivQ p'er :le:' correnti/
Ad ~sempio. nella me:l di trnsmissione rappreseIitata in alto ~ stato sceltO' iF I!o'nduttore inferiore' come quello di
rif::rim::ruo ~ quindi il verso positivo delle trnsioni :- quello indicato'. Coerentemente con la c:onvrn:ionc delk : .
positive, il·verso positivo' della corrente è quello indicato (corr=nte che scorre sul conduttore di riferimento' nd'
veGO positivo dene z). È chiaro cile se ca.mbi:uno il verso' positivo per la corrente c:unbiernmo turfi i iegni alI::!
impedenze nena formula del t:rasporto.
Facendo .il rapporto tra V(z) e reO) espresse in termini di r a"VTemo.: l'espressione
r
delì'impedenza in termÌni di e viceversa., Oyl/ero:
\ l(.z)-Zi)
r( Z}=--_':::"
.. l(z) + Zo
L'espressione di T'ottenuta è analoga a quella pc:r le onde piane ad incidenza nonnal:: in cui l ~ fun.:ion~ di":;.
Ancora una. volta si metto:: in ="idenz:l che a seconda della rrequeTIZ:l del segnale possiamo c:J.lcol:rre o I" o Z ::,
d:rl.k relazioni su scritte. IÌc:rv:rre !'a!t:ra. In particolare la rel3ZÌone su l ci dice che condizione necessaria ;:
sufficiente affinché non vi sia rit1:::ssion~ è che l'impedenz:l che si vede in una sezione della linea deve essere
~ouale :r quella caratteristica della linea. Zi .•-mzi se We condizione è vera per una z essa sad ven per ogni z. in
quanto se i r I=O in un punto 10 sarò sempre. visto che il modulo di r ~ costante e pari li ['(O). Questa è anche
l'u.rrica condizione da soddisfare perché l'impeden=a lungo la fine!!. rimanga costante. Questo significa poter
2-30
Osserv'iamo quindi che avendo introdotto anche questo concetto di impedenza si ha che
l';:malogia. con Felettrotecnica è, praticamente, completa, salvo il fatto che tutte queste
.
e:randezze dipendono da z.
'-
·Vediamo ora Gosa accade quando, invece che considerare (come abbiamo fatto fInora) una
I,:
,li! linea di trasmissione indefmitL, consideriamo una linea di trasmissione di lunghezza :fmi~
,. ' terminata su un caricoe/o su un generatore .
., " . Considenamo lò' schema convenzionale di una linea di trasmissione (in cui i conduttori
l
~!
spessi rappresentano la linea di trasmissione, cioè elementi a costanti distribuite, mentre
:!ì!... J. quelli a tratto sottile sono dei reofon, cioè
!
elementi a costanti concentraie) in cui, per la D '.
~onv~ozione del carico. (owero dell'uti!~tore), . .. rr-----/-·~01,'\
---
11 canea sta a destra e 11 generatore a S1Illstra. ,....~ 'i I,;· ; . ' t,' I: C3I1
.· C.,d' ,:,i
' d' l' d' ...
Pere ~su l un~ mea 1 traSI!llSSIOne SI possa..,
h
propagare effettrvamente un modo TEvI deve .' !
1\J\J.uer:rrore d < < ; \ . 1
l
'========='::'
~=,
I
=~ ~ 1./ .
,~'~_\._ ~;~.:,{<i(;;"7'
risultare che la distanza fra i conduttori deve
essere molto piccola rispetto alla lunghezza d'onda, cioè: .d<ù;altrirnenti Sf;\"pb:ssono
propagare. anche altri modi che non sono TE1vL Normalmente la zona terminale dC!,lIllhinea
di· tr.asrriissi one (qri elI a delimitata ,dal tratteggio)· è costiruita da un ·insierrie ·di bipo~fi che
sono oYV:iaITlente delledirnensÌoni della sezione trasversadella linea; quindi anGh;ess;i~sono>
in generale, piccoli rispetto alla lunghezza d'onda. In questo caso, al1o~ .;'possiamo
applicareJe leggi dell'elettrotecnica in tale zona, e quindi- ;'definire . una diiferertZa.: di
potenziale·'enori perché abbiamo a che fare con un modo TElVl, ma perché.tale; ,zona è
piccola rispetto alla lunghezza .d/onda) e una corrente, ovv,~ro. èdefmibile anche
un1irnpedeiiZà.:: Dunque possiamo a priori dire che qualunque cosa',andiamo a.}mettere ,come
carico passivo (oYVero comunque sia fatto il blocco che rappresenta il canco\ daLpunto di
.)
I :vista della linea di trasmissione è come se avessimo un'impedenz4'1. ~. Quindi conoscere.il
carico significa conoscere il valore delJ1impedenza !
al l'ascissa- in cui si trova il carico. Osserviamo I ~------
che tale impedenza è definita come rapporto tra I
:Gencrarorcl d«:\
t;;nsione e corrente sia che queste grandezze k I !l,------~
andiamo a misurare sul canco sia che le andiamo 1<--__---'
. a misurare ad una qualunque altra a~cissa, purché non ci allontaniamo dalla zona tè!1Ilinale
d[ una distanza maggiore della lunghezza d'onda (ad esempio, ad una distanza di qualche
~i0tta le dimensioni trasverse). Questo risultato (cioè che la tenninazione,purch,é lineare, è
descrivibile sempre in termini di impedenza) è generale, valido anche quando abbifu'TIO a
i, i che fare con una struttura guidante in cui si propagano tutti i possibili modi, non solo
quello TEi\rL Ciò è dovuto a.l fatto che) man mano che ci allontaniamo dalla terminazione,
non tutti ì modi che possono esistere nella struttura guidante sopravvivono. Vedremo che le
condizioni di funzionamento sono tali che tutti i modi, salvo uno, si attenuano
esponenzialmente allontanlll1dosi dalla terminazione. Quindi, quando ci siamo spostati dalla
2 -3 ì
lG:ner.ltore
l-J
I
.:-J
nz:
rappresentato a tratto spesso indica urta struttura I l
in cui dobbiamo considerare la propagazione (cioè che non possiamo trattare con le leggi
deU'elettrotecrnca); tutto ciò che è rappresentato a tratto sottile indica una struttura di
spessore ìnfinitesimo e quindi:possiarno applicare le leggi dell'elettrotecnica. Andiamo
adesso a vedere come è possibile schematizzare ciò che è cormessoall'aItra estremità della
linea oV'Yero in corrispondenza deI generatore., Analogamente.a.quanto visto nella:zona di
canco, anche nella zona di alimentazione. essendo"pic.cola,rispetto·~alla lung.ltezza dtonda, •.
possiamo parlare in ogni caso di una tensione e di una corrente: più in generale, pur di
mettersi ad una certa distanza dal. generatore .;(zona;. deiimitata dal. tratteggio), .. possiamo
avere una struttura., di . campo che" è· praticamente :1'B.i;•. per, cui.: valgono. i'c'oncebJ di
tensione,:r.~ m2è'grr~ntéjrièl1a;:.sezione··che·, abb iamo:,!pr.e.cedenterne~e :;intr.odotto~ ..In .,qtI es:to~: .....
,c.asò,~iPd:if~dat'p;unfu:idi'i,;vista:deHa. :linea di trasmiss1.oneJutto ;,cio·chesta.,ad.nonte ::deila '.
. linea fd6~.~:e~·f,"défiriita:, ',una:;: <tensione ..e: una" corrente:].' può: "essere;":schem,~O zzàJiY,':. se' .
,';'~·I. . :rupp'oniarncV-:dF.'esseresempre: in ·condizioni. ·di, .1inearità:;· con;>!lfl.· bipoI'O",atibìo'.. ''Come
... .:.< ., sappi3±no~!peilà';sbla' lineàrità,qualunque bipoloattivo. può essete: schern~izzabilecon un'
V i +)
\ ..;./
Z
!
I .""
'7i
i
2 -;2
I
:\ndiarno allora a vedere cosa accade
j
. ---....
quando siamo In presenza di z, "
intarcormessioni fra linee di trasmissione; ~---J
possiamo avere biforcazioni, ClOe V~ ---'i
,l
l ,
ì
I.
pl)i:;siamo calcolare tensione e corrente lungo tutta la lin~a (quella subito dopo il
:?eneratore) e, in particolare, tensione e corrente sul nodo OV\tero all'ingresso delle linee
che sÌ diramano: infmti la tensione è la stessa e la COlTemè ta si pU0 valutare con la regola
dd partitore di COlTente. Procedendo su queste linee in maniera tL<Juloga a qUilllto facto
! ~,
ar;ma si arriva a valutare la tensione e la corrente sui carichi, dooodiché possiamo
1 L
calcolare, se vogliamo, la potenza. Non sempre, però, è richiesto di andare fino in fondo .,
\.:>ui carichi); anzi, perl0meno tìno a quando le stmuure che ~tiarno consìderand,.) sono
senza perdite, se per esempio siamo interessati a valutare la potenza attiva trasferita ai
carichi possiamo fermarci alla sezione in corrispondenza della biforcazione, tanto la
potenza (attiva) che entra in questa sezione è la stessa che va sui carichi, non essendoci
1 -33
L
.}
i
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[
Buono Studio! =)
perdite sui trru.'ti di linea. Viceversa se è richiesta la potenza che va SU ogni singolo canco r
r
a.llora d?b~iarno. per.forza ~vare tino ~d essi o, ~eglio, fino .all'ingresso ,d~ ogni singolo
tratto di lmea m dIramazIOne. Osserv"lamo) pero, che, applIcare meccarucamente tale
procedura può spesso complicare notevolmente i calcoli; quindi è buona nonna prima
vedere se si possono fare delle semplificazioni (ad esempio, effettuare serie o paralleli di
impedenze; operare hl termini di impeder..ze o ammettenze, rispettivamente, quando
abbiamo delle serie o dei paralleli) in modo da evitare calcoli inutili o portarsi indietro
incognite che non servono ai fIni di ciò che si deve detenninare. Da quanto detto fInora
viene spontaneo pensare ad una schemati773zjone della
regione di intercormessione in tennini di un n-bipolo, alle ~ V,
cui n porte sono definite tensione e corrente; pertanto se I:{ t I
vengono fatte le stesse convenzioni dell'elettrotecnica I~ . ~
(convenzione dell'utilizzatore) tale n-bipolo sarà
caratterizzato da una matrice d1impedenze che gode di Il --1
v+ i i,~
v"-
L I
tutte le proprietà esaminate in elettrotecnica salvo il fatto I
che tali impedenze sono molto più complicate nella dipendènza dalla Cù. infatti si
presentano come funzioni meromorfe,.(funzioni razionali fratte in cui il numeratore e il
denominatore sono funzioni trascendenti, aventi quindi un infinità numerabile di
discontinuità che, però, non preseri~0.-~ punti, di. accumulazione· altlnito) .. Questa.
rappresentazione non è altro che una,;genernIizzazione delle' impedenze dell'elettrotecnica , " '
c
2-34
(V(z) = - jZ oI(O)sin!3z
-J ..
z
\
_J".' l
~
'\)~\7T\riiI(O)1
J
\1(Z)
, .
= I(O)cos~z
Ov-vero la tensione ha un andamento
sinusoidale, con un nullo un corrispondenza
- della termina.zione~ un massimo quando .
: -::I.
:';
l z
!-V2 :-?J4
I]
: : : : ! I
11(0)1
i-----r)~-;------Vl---~~li - /
~z=xi2 il che vale a dire quando ci siamo . . . , : I
l--~~-
spostati di )../4, essendo f3=2rcn", dopodiché
:;: / :: ;;:! :
:
:
,;
a\iTemO di nuovo un nullo a Àf"}_ dalla . ,. . . , ~
l J
Lenninazione, e cosÌ via per il modulo di\~~. . : : -:\.: :-v:.: -AN I Z
il cui Jlldamento è riportato a lato. J~'.x>ir;, 0:'
A_rlalogamente per la corrente avremo un I, ';\ ',:'
"ì
,\ ,j dahiorto. cu-cuitoabbiamo delle tensioni diverse da zero,.in particoiili'é',:ag .una .diStahza di
iL ìw/4 ab.b~i?IJlP una tensione che è massima e, in corrispondenza, un null~, .di. s,c?trente',( cf.ùè un i"
':. -I,
circuito;,apeno,. Per quanto riguarda Fimpedenza, dalla formula d~C' tn;.SPOrto· si., ricav.a .
-- i J l ..
(~ssendo 2.;=0):
--o i
! ~"
l
_-\.bbiamo quindi un andamento di tipo tangente, che come sappiamo è periodica di periodo
;::. Quando l'argomento è un multiplo dispari di -;Cl'), la tungente ha un asintoto; le
I :' J
- .
imp.:denze vanno al1'.,:o e quello che era u!l cono circuito diventa un circuito aperto: basta
l'! quindi allontanarsi di j.~/4 da un corto circuito per avere un circuito aperto. Questo ci fa i
[1':: ~J 0 capacitiva (in intervalli del tipo [-2(n-d)h/4,-(2n";"1 )1./4 ] con nENo). Gli
andamenti delle grandezze che abbiamo trovato nel caso del corto circuito ci darmo, in
realtà. anche gli andamenti nel caso in cui la linea sia chiusa su una reattanza arbitraria.
Lnfatti, [n tal caso, dovTemo considerare gli andamenti a partire, invece che da zero, dalll2>-$L.u,>~
,valore di reattanza su cui è chiusa la linea dato che questa reattanza la si può sempre
L.
1-35
[V= V: e-jf.;:
), I =-'-e
V -:a::
J.
l Zo
.t "l!
."\ndando a riportare i moduli delle tensioni e delle ________________
!' ,
~i~~
ìmoedenza (nel caso ideale che stiamo considerando, q4e1l,a resistenza) su cui dobbiamo
~i 'j chiudere la linea per non avere ri.tlessione, Tutto accade come se la linea fosse indefinita
dato che, in tal caso, le condizioni al1'inImito ci dicono che non deve essere nulla checi
',1 tomi dall'co, e quindi aVTemo soltanto un'onda progressiva. Perche avvenga ciò, però, non è
necessario avere una linea indefmita ma basta chiudere la linea sulla sua impedenza
caratteristica; ed è anche l'unico valore di impedenza su cui si può chiudere la linea
. 1 ottenendo ch~ l'impedenza sia la stessa lungo tutta la linea (non varia con z). Fra le altre
cose è anche l'unico caso in cui, in regime dinamico, accade ciò che accade in
èlt;;ttrotecruca, in cui l'impedenza non varia lungo la linea. Naturalmente non c'è proprio
identità fra questo caso è l'elettrotecnica in quanto, nel nostro caso, la fase della tensione e
della corrente cambia mentre in elettrotecnica anche le fasi rimangono costanti. Per quanto
riguarda il ROS abbiamo che esso assume il minimo valore possibile, cioè: ROS=1.
Questa condizione, in cui il carico è pari all'impedenza caratteristica della lmea, si chiama
condizione di adat:tamenio del carico alla linea (si dice che si è. adattato il carico alla ,.
J linea) e la linea è detta adat1atD.,
:~
TI ~aso più generale che ci resta da esaminare, a questo punto, è' quello in cui il carico è ~
·.·1
oscillatorio, non più cori dei.~lli e dei ~'--~~';'.;;~-. -~-··-··1··------ : fY~ ?',:".~' ·-------1-
ventri. ma con dei massimi e dei minimi i: I
il fgEI~~i;z~~~i~f~
sara una funzione meròmorfa.
_~--~;:'.-~-t~~~~{~:c,~-
m__ ___m ____:__
.
________
iIb.:;p ..... .
Essendo il ROS definito come rapporto . '. l . ) "
-r'l fra il mttsslmo e il minimo di tensione .' ':" ; . ' ~-:.
o,, equiva1:.entemente, di corrente) si ha che quanto più il ROS aumenta. tiillto più;i minimi
L.'
,'tendono a·.zer:o '~'l'andamento dei graììci presenta delle cuspidi; cioè si tende al;l:andarrten,to
.l
nei caso di 'linea chiusa in corto circuito. Osserviamo, inoltre, che se andiamo a
considerare l'espressione della tensione in funzione di r:
L.
:' r
I
c ~
I
I 3i nota che la posizione dei massimi e dei minimi si ha in corrispondenza dei punti in cui la
,J l assume, rispettiv'amente, il valore del suo modulo e l'opposto del suo modulo: allora è .
~roprio il valore del carico (da cui dipende n
che definisce la 19ro posizione. Poiché:
si ha che il minimo viene raggiunto quando: 2!3z +- cp = ± il: = 2!3z = ± 11: - <p. Pertanto
, .J
i ri~ulta evidente la dipendenza della distanza del minimo dall'origine dalla fase del
·:;oefficiente di rifiessione, il cui modulo è, come sappiamo legato al ROS dalla relazione:
2. .. 37
! j
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
ROS = _l+_lf_1 = _l+_I:.....f_(0-.;.)1
1-1r l 1-lf(0)1
. ' . --.. ;.
Qu indi se misuriamo il ROS e la posizione del minimo possiamo determinare il ~odul0 e
la fase del coefficiente di riflessione e quindi detenninare l'impedenza. È quest~odo in
cui si ottengono le determinazioni sperimentali dell'impedenza equivalente di carico,
misurando la posizione del minimo e il ROS. Tale metodo viene eseguito quando le
frequenze in gioco sono molto alte e non è più possibile schematizzare iI carico con un
bipala dell'elettrotecnica. Si osservi che si preferisce determinare la posizione del minimo,
anziché quella del massimo (anche :se sarebbe la stessa cosa), poiché esso ha un
andamento più prorrunciato del massimo che Viceversa è più appiattito.
Riconsidèriamo una linea di trasmissione utilizzata, sostanzialmente, per convogliare
energia da un punto ad un altro, in particolare da un generatore ad un carico. Lo scopo è
quello di tr~fertre la potenza dal generatore
al canco nel modo più efficiente possibile;
~iò significa, innanzitutto, di fare in modo V CD
re'
::;;;~;::, :::r----c====:::Jt--,o
Zo , ~ r I~
si
che non perda potenza lungo la linea e cio-;: ' " i Il ' }----l
in questo caso~ è assicurato dal fatto che Stiamo' , Z I ' ;~ .;
considerando deHe linee senza perdite. Osseryiamo, però, ,'e.
che la massima efficienza nel trasferimento ':di 'potenzastlranche' nelmandare'sul cadeo,'
!rssato il generatore, la massima potenza possibile' (se ciò non accade stiamo
sO"l,Taddirnensionando il generatore,cioè: stiamo' utilizzando ~un:;'generatoreche'rìon" è -
sfiut!:ato, appieno;' ,ricordiamo, quanto, è· oneroso- economicamente,.', soprattutto, alle, alte
trequenze;'i.;htHizzare;,,'generatori"più'-gr:andii:&,:,queJli necessari)':>Jn'~'elettrotecruca;,,~'·come,.•. <'
sappiamo,,\,ilmassimo},~erimento cli'potenzalo ,si, ha: quanto;: si ,è;in:con~diziorJ.r;;}di:::;:!":~,.
adattar:nentO';,owero:'quando':, ' , ,'h., ,.:", ' , .." ..' ,. ,',
..
4:~.h'"~
.. ....
" ,;..;
V(.
.:: in tali condizioni, la potenza massima trasferita vale:
Z
iVI
pm~ = - - dove: Ri = Re(Z;)
8R-l
:-i~l nostro caso allora, detta Z l'impedenza che si vede a rnùete della linea, deve risultare;
Ci si rende contù, a questo punto, che questa condizione di adart3mento vale solo ed
t!sciusivamente per iI tratto di linea di lunghezza l che abbiamo considerato. Infatti se
accidentalmente cambia tale la lunghezza (o che non si conoscano esattamente le
caratteristiche della linea per cui, ad esempio. il 13 è diverso) cambia l'impedenza Z, e
quindi non vi è più adattamento. Per evitare ciò bisogna necessariamente, come si suole
dire, adattare il canc..'O alla linea~ ovvero fare in modo che la linea sia chiusa su
un/impedenza pari a quella caratteristica della linea perché solo in t.al modo Pimpedenza
che si vede sulla linea è sempre la stessa, qualunque sia il tratto di linea considerato.
2 -38
tante impedenze caratteristiche diverse per cui un generatore andrebbe bene per una linea e
non per un/altra. Ecco perché le impedenze caratteristiche delle linee di ~-Tni::;sione sono
~t::l1ldardizzat.;; quello dt uso più comune sono: 50 0, 7S D e 300 D. mentre nei laboratori
I ::i trovano anche di 10'0')-0 o altri valori per casi più specifici. In tuue le nommli
",I
I utilizzazioni nelle telecomunicazioni i valori canonici sono due: 75 O per il cavo coassiale
è 300 D per la piattina bifilare (il motivo di questi valori particolari è che, come vedremo
I-j quando tratteremo le antenne, alcune di quelle più comuni harmo un'impedenza d/ingresso
l'
l' ,
.I
che è puramente reale ed è pari o a 75 Q o a 300 O. È cruaro allora che. essendoci un
numero finito e limitato di possibili valori delle impedenze caratteristiche per le linee eli
trasmissione, il problema delPimpedenza interna non si pone p'iù perché qualsiasi casa
~ostruttrice prevedern, nel suo geneiit?re, una sene di uscite corrispondenti alle
impedenze caratteristiche di uso più cotnun~ (~omunemente: 50, 75 e 300 Q). " ,c • •
L'unico vero problemache rimane è qùello'~d(adattare .iI carico alla linea, in cùVjI'::valore
del carico dipende dal tipo di applic3..Zione ed è, in genere, t'otalmente divè'r?ò.,:da11e
impedenze canoniche delle linee.' , r
C-c1e:-3wr:: già > .' '
\ ... ,. ~'
I !
Z =
Z"
_0_
. Z,2
e per l'adattamento bisogna imporre: Z == _0_ =Zo
r
R~ R~
Z; = ,jRcZo r
cioè deve essere la media geometrica di .Zo. ed Re. È evidente allora perché tale metodo va
bene solo per resistenze di carico e non per generiche impedenze di canea: siamo arrivati
ad una sola equazione reale con la quak non saremo riusciti ad imporre le condizioni sulla
parte reale e sulla parte imrnaginaria:'·Spesso però i carichi sono puramente resistivi; il
vero inconveniente è che bisogna'realizzare Un'tronco' di Ime.adi' trasmissione' di impedenza: :."
opportuna, e ci sono dei casi in cui ciò ri6nè s'emplice,da~'ottenere.'Ad 'esempio,per'il "
cavo coassiale l'impedenza caratteristica' del cavo coassiale' dipende' dar logaritmo 'del
rapporto fra il raggio esterno e il raggio inter:no~;in tal. caso, àIlora ,cambiare' l'impedenza':
signrrica sostanzialmente costruireùn- altre cavo ceassiale.n 'caso
de1hi· piàttfua,'bifi~are.è .
inve ce.' più::sempnò~)perché::;:.Ia; .:sua"irnpedenza~·.'oaratteristioa:" dipendè-;'dal1a ':distanza'frai i. '.
condutter:i;:;,·infatti~:;ricordiamo:'
... ~che'".Z O' = Ve
[L e quindi aumentando',''la'; dista:nzi:r~~;fra;:,'t
~, .' . .'"
conquttod la/capacità:;; dimintiisce',(essendo... inversamente: propOrzÌ'onaled1Ha,·,distanza. fra i
coqduttgFi}; menfre:,'l'ihchittanza, aumenta' viste' che :aumenta: il flusso!'coP::'911.l..:si concatena: il .
campo (essendo· aumentata· la superficie); .e viceversa se avviciniamO'. i· conduttori.
Osserviamo che, in realt:i. questo metodo viene uriIiz:::ato non nd C:ISodi adart:lIIl::Ilto dene line:: di tI":lSmissione
ma ne! C:lSO di onde incidenti ID uno rtrato dielettrico in cui ~ voglia diminare 1:1 riflessione. Poiché vedremo
~ht! lo srudio ddle onde pi:me 'può essere ricondotto :ill':mafisi di una linen di trasmissione equiv::tlente (che ~
c!lI'atterizzata da una propagazione analoga :l quella dt!lle onde piane). i è:nnpi dell'onda saranno messi in
carrLc:-pondenza con. le tensioni e le corn:nri dd1a line:l- Quindi 'lokndo eliIrilllare la riflessione di questo stnro
mekttrico possiamo aggiungere uno mato di spessore 7t./4 ~d adattar~ t'impedenza dei due me:::i (qudlo che
Yien~ fatto sugli obiet!±vi ròtogr:x.fid con pellicole di qu:t1che ,!llIl: in posizione obliqua si vedono dci riflessi
:c:urri. visto che 1:110ro azione ~ Iimirata :lÌ c:J.SÌ di incideDZ:l normale). Nei C::lSO di carico arbitnrio vi sono
dIv~ merodi.. l1lll :mche il 3emplic~ caso visto di c:rrico resistivo è 1.ID metodo seien:ivo m:ll'ldatt:rmemo visto
che ~ rtata fissata la lunghe::::a dei tratto a '~'f4 e quindi se varia la frequenza' varierà anche la lunghez::a d'onda
e quindi si modit1cal'impedenza vista a monte della linea. il cui comportamento non ;;ara. più quello di una linea
ad.:ltt:lta. Da tm plIDto di vista pratico ~ inter::ss:mtc vcd.~re qu:mto \rnIe la Larghe:=a di banda di ada!1.ament:J,
in modo da valutare di quanto può variare la frequenza intorno a quella c~e per continuare ad av~re ancor:!.
l'adatt:mlento dd C:IDCO alla linea (con un piccolo coefficiente di riflessione che 3i ~ disposti ad acc::ttare). In
.:fretti questo aspetto interessa tutti i metodi di adatt::unento delle linee, e quello che ha un funz:ionamento con
una b:mda più brga ~ proprio quello del trasfOI1Il3tor= a ;"/4. Un modo per rendere la Inrghe:::a di banda
m:Jgg1or~ è quello di utijj"-are una linea bifilare di cui un tratto viene div:rricaro. cio~ se ne allont:u.l!lllO i
conduttori, però. molto lentmnente cio~ tale distanza aumenta progr~ssivam:;nt;: di una quantità molto piccola
risp::tto alla lungh::::::a d'onda del segnale, in modo che loc:llmrnte- la dist:m.za rimane cost:mte e su una
:?--40
È importante allora avere a disposizione dei metodi che, viceversa, funzionino innanzi tu tto,
p,)ssìbilmente, utilizzando tronchi di linea di trasmissione della stessa ÌInDedenza
cnratteristica e sopratbJtto che permettano di adattare dei carichi che abbiano anche delle
parti reattive. È chiaro che una parte resistiva ci deve essere sempre altrimenti il carico
non sarà mai adattabile dato che se c'è una pura reattanza questa non potrà assorbire mai
potenza.. quindi in qualunque modo si operi non si potrà avere mai un'impedenza purrrrnente
resistiva. Uno di questi metodi è il cosiddetto metodo dell'adaI1mnen1o con un tronco, o
stub, in parallelo. Esso consiste Z
•
nell'inserire un tronco di linea in 'J '"::===:::J-\_~~~<=x===:);:
deriv~on~, cruduso ad esempd' io . in V cD~~ z" f3~, I ! z..
~
operare. con le ammettenze (il cui parallelo è .pari .semplicemente alla sOr±TI:n~j delle
.."'.
• "! •.• ,~.. ' " -~: :,,!~
ammettenze). Quindi quello che dobbiamo ottenere è che l'ammettenza che si vede:i valle
---;! "J'
G1. cui si determina la x. Successivamente, dato che. come sappIamo. con un lronco m
Gorto circuito è sempre possibile fare qualunque reattar.z:J. (e quindi qualL!rrque
suscettJrL:.a.), possiamo andare a ncavarci la y tale che B(y) annulli la pane immaginaria di
Y(x). Quindi ['unico problema è vedere se è possibile trovare x r.ale che Rè[ì:'(X)J=~'{> Per
J
Vedere ciò, supponiamo di avere il nostro carico Z;=R;+jXc; calcoliamoci l'amrnett.;;:nza
; 1
Y(X) mediante ~~Jo~ul?-_.. d.el.!!',a~ùJl.o:
2 -4 ì
« ...
2 -42
s,(lrà la fn~quenza di centro banda del, segnale che stiamo considerando (infattLin,.,tutte le
·~rl relazioru:1;ltili..zzate c'è dipendenza dalla frequenza). Se ci spostiamo da).ar,é3"fq~quenza
!~ ovviarnerite han avremo più la condizione di adattamento ~p che varierariÌ1o,Ie #~attaDze
c~'f~'; :'';', che a .tale frequenza si bilanciano. Ciò significa direche'qu~d,9: ci spostiamq, ~1; centro
- l ".,' banda una quota sempre più rilevante del seZ1.ale incidente viel1e,pflessa invece,che"essere
C~I,,'::' assor:bita"daLcarico, In altri termini LI siste~a cliadattamentéi'i1a'-una banda finita,· che può
èssere ':più :0 meno stretta a seconda di quanto il carico ,da adattare è diver:5o
dall'impedenza caratteristica della linea. Infatti, in tal caso, ciò significa irmanzitutto che e/è
una parte' r,eattiva che bisogna bilanciare con una reattanza di segno opposto (o meglio
un' energia e lettromagnetica di senso opposto) per annullare il flusso di potenza reattiva in '
corri::,-pondenza della terminazione, Come sappiamo, quanto maggiori sono,' le reattanze
(o\:\/ero i valori assoluti delle energie elettriche e magnetiche) da controbila. nciare 'tanto più
" strt:tta sarà 'la banda del sistema in quanto diventerà sempre più un circu ito 'risonante con
fattore di qualità, Q, elevato. Da questo punto di vista ['adattamento a 1-/4 (arrimesso che
tale rr.etodo possa essere usato, eioe che il carico sia puramente resistivo) ha una banda un
po' più larga. dell'adattamento mediante stub in derivazione (o in serie) dato c.he. non
essendoci il tronco in derivazione, l'energia reat1Ìva è molto più contenuta. 'Cn altro
inconveniente dello stub in derivazione è che bisogna realizzare l/adattamento spostando lo
- \
stub lungo la linea e variandone la lunghe~ in generale, variare la lunghezza del tratto
non è un grande problema (basta prendere dei tronchi più o meno lunghi chiusi in corto
circuito~, Per il cavo co~siale, ad ese~p~o.. - - - ~~ . . ~W -- -
per realIzzare un tronco dI lunghezza vanablle __ . ~n~~ __
sÌ utilizza ~1 c~siddetto corto circuiw n:obil~ - _.. ~FVm - -- --
che non e ment'altro che una specle d1 - - - ~I~/a - - -
2 -43
La condizione per cui è possibile l'adattamento è che Y o2:Gc (essendo il primo membro un
quadrato il secondo membro deve essere non negativo). Se ciò è veriìicato si ricava:
possibile verifi,care -che se variamo tale tratto di una lunghezza pari a '/,,./4 avrern,Q che,
c
nella formula del-trasporto, l'argomento della tangente varia,pi,., ,1;/2 e ,quindi se ::-rn!1[:G,=-'era .
i'~;
'-I~ •
.'
"lun@l9,zza -d non è più pari a "-/4 possono essere ripetuti· ragiov.ar.rrentianalo@, che -l: :"
2 -45
v z
,~eneratore al carico e il carico alla linea)
cioè bisognerà imporre: Z=z.:. Quindi se il
generatore non è adattato alla linea
l'adattamento de! carico alla linea non
comporta la massimizzazione della. potenza.
Se ricordiamo un pd tutto ciò che è stato detto finora sulle linee di trasmissione, esse ci
sono serv"ite sostanzialmente per due cose: fondamentalmente per trasmettere energia da un
punto all'altro (potenza dal generatore ai canco), ma anche' per realizzare impedenze
(abbiamo visto che con un tronco di lineadi..trasmissione possiamo realizzare qualsiasi
impedenza reattiva); inoltre tronchi di li~ea. ."d.i trasmissione ci possono servire come
trasformatori di impedenze. Cioè le linee di'i::niSì:nissione sonorequivalente deÌ conduttori
de 11' e lettrotecrnca (reofori)~ anche, se sono. elèm.enti .)i .p~etri;. distribuiti invece che;
concentrati; ma tronchi di linea'possono servire,pèr.co$ruire delleimpedenze,'1'analogo .dei
bipoli . dell'elettrotecnica. In altre, paro.le. 'so'oo, anche. elementi circuitali., non . soltanto .
elementi di collegamento fra· carico e.generatore~ e'.·qu:indi'èpossibilerealizzarè dei·crrèuiti
analoghi a14uellf deWelet1rotecruca.:. Ricordiamo .. che ...melettrotecrucafra i .circuiti, sono di
rìlevante;:·imP·ortanza:·:;i: .cir.cuiii. risonanti.. ·.per . i .quali si è' interessati"· ,adJ avere '. un', ,
. comp9r;tamento':sel ettlv.D:~i,n"':frequerr.za., Nella' praticasLè'.interessati;.,'in.~'aI cuni:casiJ::'ad. ùii ;".
comportamento quanto:più·. selettivo possibile"mentre:in .altri ,si ,èinter~~~~,ad avere": una," .
banda"qUanto piÙ":'largaipossibile., Quindi delle linee di trasmissione.pòssono' essere
evidenziatiF.-d1.le· aspetti importanti: quello:' di .canco ,e ·.quellorisonante,.. :.,~ir·: il •primò,
evidentemente, ~per ottel1ere un buon.rendimento con il massimo .di pote'n:za- trasferita al
carico è necessario che esso sia quanto più resistivo possibile in modo da limitare gli
effetti della ri.ì1essione. L'aspetto risonante di una iinea è importante poiché molte volte è
utile avere a disposizione dei circuiti selettivl non per una trasmissione ad elevata quantità'
di informazione, per cui invece c'è biso,§I10 di una banda larga, ma per selezionare delle
bande di frequenza ben stabilite. Per esempio, nel caso in cui con un unico apparato .. ·.
bisogna effettuare. diverse comunicazioni che non possono essere accolte'
contemporaneamente; in tal caso esse vengono affidate a pacchetti d'onda con frequenze
portanti diverse in modo tale da avere canali diversi per le vari~ comunicazioni che'
.
p0ss~"\no .
essere selezionati a seconda della .;omuni..::azione che .
si vuole riGevere (quello che
praticamente accade con il sintvnizzatore della radio).
La banda di questo circuito risonante. ovv'iameme. dipenderà dalle applicazioni: a frequenze radio a seconda iie
siamo in .-\.ivI o F:vI t!l.k banda s3fà, risp::ttiv~lIIl=nte. pari a 15 L'9:.: o 75 KEz. quindi re!ativ:ml~nt: piccola.. )jel
ca::;o di un segnale: televisivo, invece, In banda ~ di circa 4 !v1Hz.
.-\.ncora più evidente è !'imp0rtanza dei circuiti se letti"vi Ca frequenze nvte), nel caso della
realizzazione deçli oscillatori sinusoidali in cui si 'VUole generare un se.2!1ale quanto più.
puro p~)ssibile ~ frequenza. TI circuito selettivo per ant"onomasia è proprio il circuito
li
- -j rlS0tìill:l.tB per il quale quanto più è alto il coefficiente' di qualità tanto maggiore è la
selettività del circuito.(ricordiamo infatti che:. h.ro = ~).
ro Q
. - I
Quindi, anche a frequenze di microonde, è necessano avere delle strutture che si
~J
comportino in modo risonante (di tipo serie o parallelo) costituite con elementi distribuiti e
1 non con elementi concentrati (dato che per ['elevata frequenza in gioco la lunghezza d'onda
t-j è comparabile con le dimensioni del circuito per cui non valgono più le leggi
dell'elettrotecnica). Si pone quindi il problema di vedere se, e come, una struttura costruita
con linee di tJa.s.missione più o meno intercormesse può risuonare.
I
J
Ricordiamo che la detìnizione di cor.di::;ion.e di risonan::n la si può dare in due modi
equivalenti. Una prima definizione di frequenza di risonan...:..tl è quella che dice che la
,
. /requen=a di risonan::.a di un circui1.o è quellafrequen=a tale che sollecitando il circuito a
. tale frequenza con un ingresso finito si ha una risposta infiniia (che quindi non va mai a
regime; stiamo ovviamente parlando di circuiti ideali, senza perdite). L'altra detinizione è
quella che identifica le condizioni di risonanza con la possibilità di oscillazioni libère del
sistema. Cioè lajrequen.za di risonan::;o. è quellafrequen.za. alla.' quale il circuito presenuz
un 'uscit.a (tensione o corrente).fi-ni:ta, di-versè da =ero, in assenza di ingresso (eccitazione.
da parte del generatore). Ricordiamo dall' elettrotecnica .che se descnviamoun ctr.:c.ui,to in
termini di impedenze o di ·ammettenze .1e1:'isonanze, a seconda se siano serie :o,/phrii:1,1eIo,
coincidono proprio coni" poli o con .. gi( zeri, rispettivamente, delI' irnP:~#~fl:à' o .
dell'ammettenza. Delle due definizioni consideriamo la prima e' andiamo a ,,Vedere ''''c:iliill
--
'"1 sono le condizioni. per cm SI .ha nsonanza. l " ,'" .:;>.:,~,;;..",
Consideri3..!1)o quindi una struttura comunque. I ;';;>}'J,I"l;.h<c é
complessa di linee di trasmissione, mettiamoci' in una '''.e:,
,-lJ
1(-1
particolare· 'sezione, . e supponiamo di andare ad
eccitare tale struttura in questa .sezione.. Ciò lo
\
P ossiamo fare sia mettendo generatori in
dei -'
;fj S6 r ;-rcr"I<
denvazione,sia mettendo, ei mserie, ottenendo, ovviamente, delle risonanze serfeei delle
.. -<.
.-\vremo allora una risposta iruìnita 0'-+·:0) con un ingresso tìniw se e solo se risulta:
y+y=o
::: -47
z+ z= O
In realtà queste due retazioni ottenute sono equhralenti se le impedenze (o le ammettenze)
non sono singolarmente nulle. "A.ndiamo a verificare che se la condizione di risonanza
trovata è valida in una sezione allora è valida a qualunque altra ascissa. Ciò è
intuitivamerIte evidente se consideriamo l'altra deflnizione di risonanza... come evoluzione
libera del sistema che si ottiene in mancanza di fOI-zamento. Ovvero è possibile avere una
soluzione non banale con un ingresso _nullo. Allora è evidente che il verificarsi ~i questa
condizione non può dipendere dalla s'èzione che si è andata a scegliere per imporre tale
condizione, perché se una soluzione non.panale esiste, esiste :ovunque non soltanto in tale,
sezione. Cioè se esiste una frequenza per.:cuiè possibile,avere'una-soluzionenon banale.in ',:
assenza di sorgenti, resistenza 0, meno di questa condizione non può dipendereda.I1a
particolare sezione in cui siàmoandatia 'veri:ficarla;·· :Ci.ò "può, :essereveri:ficato.,
esplicitamente andando a vedere come 'Vana lungoda lineaJ'impedenza'guardando:verso' .
destra e l'impedenza guardando verso' sinistra. A tale· scopo riconsideriamo le ,equaziòni
delle Linee: -,
r dV . . ;,,'
: •• '0';
t··
1 - - = 'Jk~ZoI ....
...... , ..... I dz
,l
~
.~ ... ~. l ... ··j-·
ì'·
,-' .~, -.'~-
dI _ . k.! ~.
I ---J-V·
L dz Z:J
Abbiamo poi che l'impedenza verso destra è quella ne! verso positivo delle z e quindi è
data da:
... V
z=-I
,
Abbiamo a[iora che per 'lec.ere
l '
comç vana tale 'unpel,enza
! t
lUrlf?O Z ne 1...I 0Do:arno
'
..;a1;:0 are
t • • [
->
dZ_ .k=/7~ Z~
= - - J - : -' - "
dz Zo \. '
E un!! dt!lle :!quazioni più importanti d:!lla t:!ona dèl1e equnzioninon lin(!:n1. d ~ una dèlla poche equ:::l.Zioru non
lineari di cui si sa praticamente tutto, che si può risolvere esplicitmncnte e la cui soluzione è proprio quella data
dal rapporto fr:l V ed l
Per 1'impedenza verso sinistra quello che cambia è solo il segno positìvo scelto per la
corrente, ovvero risulta:
~ V V
z=-=--
-I I
ì Facendo deipassaggì analoghi sì o~tiene quindi:
'J
Da ciò S1 ùttieneche: .- .
..
(~~ì • • r ~',
Dunque se .z+ Z.:~' O.:.allorail secondo membro di. tale relazione è nullo e quindi la de'rlvata
:della somma è niiIlà:"Ma questa è una equazione del primo ordine.~ .~e. la funzione .gyà.~ 'JUa
• I.:' • <.-.', " ':::.' '~.:,..-
..(- -;.
derivata prima sono nulle in un punto. sono nulle ovunque. Quindi la sormna Z+ Z = O è
.identicamente nulla lungo tutta la linea di trasmissione. Ciò significa. diTe 'che la sezione in
cui si 'impone la condizione di risonanza è .deltuttù messenziale (e quindi,/'Ia p'ùssiamo
scegliere ad arbitrio ai tÌnÌ di semplificare le e~ressioni di Z e Z). Cio fra l'altro
conferma la perfetta equivalenza fra le due definizioni di risonanza.
Quindi per vedere se e come una struttura costituita da elementi distribuiti (cioè da linee di
lr3.;:,iTIissione più .0 meno intercop..nesse) può risuonare occorre, e ba....."'tii, scegliere una
-sezione di questa :struttura e imporre (o verificare, a seconda dei casi) la condizione di
I risonaIù.'ìl, o'\rver.o .trovare le frequenze per cui tale condizione è soddisfatta; intàtti dai
.J trasporti di impedenza, alla sezione di riferimento scelta. si ottengono delle funzioni
meromorfe, che come sappiamo hanno. in generale, un'infinità numerabile di poli e di zeri.
ì ~ quindi in generale esisterà un'if'Jinità numerabile di frequenze di risonanza. C'è però,
J èvidentemente, una condizione necessaria da verificare perché possano esistere delle
frequenze. ovviamente reali. di risonanza. È cruaro, infatti, che se ci sono delle perdite
dovunque nei circuito, o in Z o in Z, ci sarà una. parte reale diversa da zero (~) meglio
mag.giore di zero) e quindi la condizione di risonanza non sarà mai verificata. Perché p0ssa
essere verilicata tale condizione è necessario allora .::he queste due impedenze siano, in
realtà., delle pure reattanze (che, a parte il coefficiente immaginario, sono funzioni reali e
quindi possono avere delle soluzioni reali, delle co reali). Ciò significa dire che la struttura
deve essere priva di perdite ovvero le linee di trasmissione, e per ora stiamo supponendo
che esse lo SillilO, ma anche tutti i carichi di queste linee di tra.srn1ssione devono essere
2-49
i\Ia l'impedenza verso dest.--a non è altro che quella di un corto circuito trasportata su lungo
un tratto di lunghezza t, O,l'yero si ha:
1-50
.-'...' I dove la soluzione per n=O è stata esclusa perché porterebbe; a 13=0 e quindi tensioni e
I corrente costill1ti su tutta la linea ed essendo nulle all'estremità $ararITlO nulle dovunque;
, cioè è la soluzione banale. Ricordando l'espressione di !3 a'YTemo:
.t)
co:) ,/f;t = nit ~ infinità numerabile di pulsazioni di risonanza del tipo:
nit DitC
j Cùn = ,r-? ~-ì-
't' E]..Lv nei. <:asO ~
dei 7UOtO:
I
t:':'=c
"Etl
~ = n A'l
. i1 .'
.'\ bassa fr:quenza è possibi1~ sep~ c:unpo elettrico·: magnetico: tcn:rii. loc~1iT"ati in ~gioni 'b-:n,
derermin!li:e dello spazio, per cui i circuiti oscillanti,sono onembili.con.I'lmljT"o'·di condensatori, edjnduttori; ;è . ,
questa la base che vede la possibilità'idLstudiare':s~nrat:mlentei 'cen'i principi';dLKirchho:ff.i circuitL.elettrich ,.!.
Alle alte "frequenze.anch~:in.terminLdi:.pot.enza.. (come ,n vede . nella, espressione"dei teorema. di Poynting) t: due, ..
campi'50no'instirldìlj'ili".e'tton;;è'pru-posSlbile.:.co:str.LIìre'dementi'conc:ntt:ltLPer.ò:dato,cllrrsia,le,dimensioni".della:.'.:·
. '. mu~;:,.~~::~~0~~~zz~~d~?n~à2@;nÌ!1uis:ono,:,~;?emp,lice:<~o.strtrir.e ;,dei··,-c:ircum ~ risònanti;i:DÌl:·le:;;m~,eA!. .' ':
, ,t:r:1sII:iissrone~;;P olChe"1e .!freqnenz:',sòrro· un'infinità:':nmnerabùe .::V1cne'·spont::meo'.'pensare'.che èarfili!:sop111; 'deIl:L':'·,;;·
.,fr.equenza,miIlinìa~che';prnnette;1a:risonan.za;''Pur,:di·.scegliere:1a':frequenza.;adeguata.~u~n~.abbiamO'~problemi;di"
verific:!lte ::1:1"' condizione di. momma In, rem le· cose non stmno. in questi teIIIlÌni.· poicl1é'quello che. abbi:n:no
consìdernro-,:·ffuor.rò';:unalineu·',di"trasmissione "chiusa ~'llI1e'sue' estr::m:i.t:ì::su 'un. corto .. ::circut.to~' Abbi:xmo' .
. ~videri:.ziato che il concetto di impedenza terminale può =ssere ,definito so10,lo.elle ipotesiche:;esist:x un solo modo·
che si propaghi sulla struttura guidante~ il modo',:rS\1. per cuUa strU!IUl'a guidante possa essere effettivamente' .
una linea di trnsmìssione. Mà abbiamo visto che nélle vicinanze delle terminazioni non esiste ;010 que~o modo.·
Que1.1o signillca che man mano che aumenta 1:1 frequenzn (diminuisce :1.) le dimensioni 1!:l.SV'ene non sono più
trJScurabili rispetto alla lunghez:z.a d'onda llche significa(comevedr:rno) che la st:rUttl.ln non si comporo più
come una linea di tr::JSmissione, visto che ,oltre :ù modo fondam~nra1e TEJ.,! ci possono ~ssere tanti altri modi
che non si attcnU:l!10 allònt:mandoci dalle tcrmintioni Quindi. in ogni C::lSO. poiché le dimensioni delle
terminazioni sono pa.r:l.gonabili con quelle trasv~e si ha che all'aumentare della frequenza. le termin:IZiòni
3tesse non sono oiù schemati77':Jbili com~ dei cortù circuiti (dò v:ilido, vic~'ersa, solo nel caso di cavo coassiale
òiuso su una piastra metallica) ma avr:mno delle scnemariz::::u::ioru piu c.: ompIic are poich~ i campi si
complic::mo. In queste condizioni il problema dO'vrà csserc :Ufront:lto nella sua forma più cornplct:lcio~
consid::r:mdo sia i conduttori che le te:n:ninaz:ioru e c::rc:mdo di risolv:r~ le ,::quationi di Ma:"well :illo scopo di
rrov:rre le cvenn.zali soluzioni libere del sistema. In effetti rifi:rendoci :Il caso della linea chiusa ru dei corto
cin:UÌti. riducmdosi la ltmghcz:::a d'onda si :rrriva ::ti punto che le dim:msiom tr.lsvme sono p::rragonabili ad essa
;! la struttura perde le caratteristiche di una linea di !r:lsnrissione (una dimensione predomin~ sull'altra) =
divenu più quella che viene definita cavità cO:lSsiaLe, cioè una c:.rvità costimita da.un metallo con un
conduttore al centro che può essere di fOI1l1a qualsiasi; il conduttore al ,centro potrebbe anche non esserci,.
avendo cosÌ una cavillI di fonna. qualsiasi: cilindrica o Sfelic:I. Si giunge quindi :l sostituir:: n:ltur::l1ment:! una
str'lim.r:ra ruid:mtc:. conllIUl dimensione predominante (linea di trasmissione). con tma cavità qu3lsiasL costituita
:;j . •
da una regione di spazio entro cui il campo :ietttùmagnetico resta confin:1to, nella quale s:J!'!IIlno dn determm:rre
le cv:ntnali fr:quenze di oscillazioni l1bere per il sistema. Questo studio getta le basi per 1:1 dcfinizion~ di sistemi.
oscillanti ad elevatissima frequenza dove non è più possibile usare· tronchi di linee di trasmissione. Spazi::tndo
sull'intern' banda di frequenze che va. da zero 'alle c:ntinaia"di GEz(microonde) vediamo che alle basse
2 -52
-I nella ma imercz::a e le sttuttur~ uti!i17at: sono dette cavità rison.:m1.t. Se si sale :mc ora con la frcqUClL"""'.l il
problema divent:l ancora più complicato perché te: cavità hanno dÌmrnsiom legate alla hmghezza d'onda di.
nsonnn=a per cui. dopo un certo valore di À.. le c~1tà dovrebbero essere t1lmcnte piccole da non poter
sopportare una quan1:'icl di éIlc:rgi:l de:ttro~eric:1 necessaria alla nson:mz:J. c quindi non più utiliz::::J.bili In tali
condi.L:ioni, cio~ a frequenze che vnrmo d:ill' infr:rrosso :ili' ottico. si utilj: ,:ma le cD:>idckue cav llà ap t'.![i'.
(utili. . at:: fra l'altro nei las=r).
Andiamo a vedere come sono fatti di tensione e corrente lungo la linea, ad esempì0, per
n=l e per n=2, O\l-viamente abbiamo delle onde puramente stazionarie che nel corso del
tempo oscillano nella struttura. Ci sono quindi delle sezioni in cui c'è un eccesso di energia
rl
'-
magnetica rispetto a quella elettrica (come la
sezione l) ed altre (come la sezione 2) in cui c'è un
eccesso di energia elettrica rispetto a quella
l1.
. _i
\2
Ci .
J
magnetica (questo, fra l'altro, fu uno dei primi casi Cir==::t=====:J-
in cui si mostro esplicitamente, nell'ottocento, il
carattere di propagazione, in questo caso specifico LM= Il
diudonda stazionaria, su una struttura a parametri
distribuiti; infatti se abbiamo una struttura risonante
di questo genere.e la si esplora con una lampada a
;'1·
'.-
neon essendo questa' sensibile al campo ekttrico ',~, .....'
essa si .illli..rninerà più o meno a seconda della
sezione chesista attrav.ersando lungo la linea).
Questo :è :quanro a~.~~de avendo considerato una
semplicè strutrura con terminazioni chiuse in corto
cirèùito:' Già se consideriamo che una delle due
terminazi~JriLsia chiusa, ad esempio, su una ,capacità
t'I'
z
a:YTemòche .lé.l.cose si "éomplicano in quanto se ci _,' l;.
-I l 1...
che ;: W1!~quazione trascendente che non si risolve
':;ùtW fOffila chiusa (andrebbe risolta numericamente
° ?'lÌìcamente) , Quindi appena consideriamo un
caso diverso da quello che vede la linea chiusa su
due corto circuiti (o che alle estremi estremità vi
- -' sianv dei circuiti aperti, dato che sarebbe la stessa cosa) viene meno il faLt\.) che lè
frequenze siano equidistanziate fra di loro, Ricordiamo che quando abbiamo trattato i
teoremi di unicità nel dominio della frequeTIL.u. abbiamo visto che l'unicità veniva meno
quando si verificava l'uguaglianza fra energia elettrica ed energia magnetica medie, e in tali
condizjoni si parlò eli condizioni di risonanza. Questo è esattamente quello che accade; è
evidente che nella struttura che abbiamo esaminato, in condizioni di risonanza.. c'è
: -53
uguaglianza fra energia elettrica e energia magnetica medie. Basta mettersi nella. sezione in 1
!
0orrispondenza di un corto circuito e . vedere· quanto vale il flusso di potenza. reattiva.
Siccome tutto il t1usso di potenza è nullo (essendo la tensione ..t}ulla e quindi: ~ V( = O )
anche il flusso di potenza reattiva è nullo e quindi a valle di tale sezione l'energia elettrica
e l'energia magnetica medie (ovvero su tutta la struttura) si bilanciano esattamente .
.~diamo ora a védere quello che in realtà accade e cioè che le nostre strutture guidanti
siano delle strtlttUre con perdite, dovute al dielettrico e ai conduttori. Siccome i
conduttori non sono dei conduttori perfetti ci saranno delle perdite per effetto Joule delle
~orrenti che scorrono sul conduttore stesso (le correnti non sararmo distribuite sulla
superficie dei conduttori ma penetreranno. anche se di pochissimo, all'interno dei
conduttori): inoltre se 11 dielettrico non è perfetto ci sararulo delle perdite all'interno del
dielettrico. Lo studio rigoroso di questo problema lo si rimanda allo studio delle guide
d'onda in cui si presenta lo stesso problema. Nel caso delle linee di trasmissione è
possibile seguire un ragionamento molto più intuitivo, ma non rigoroso, che fa riferimento
. allo ~chema. circuitale equivalente che abbiamo visto peI" le linee di trasmissione. Abbiamo
visto che in una sezione infmitesi~ (molto : L 6.z
piccola riSpetto alla lun,~ezza d'onda) .tutto ::" :... rY"'rY\ r". . •
jc::C
Quindi possiamo dire çhe formalmente non cambia nulla rispetto al caso senza perdite pur
di sostituire l'induttanza per unità di lunghezza., L, con un'induttanza Bqui'Valente (cioè
fittizia) per unità di lunghezza, Leq,e sostituire la capacità. C con Ceq (analogamente a
quanto fatto quando abbiamo introdotto la costarite dielettrica equivalente). Quindi le
equazioni deUe linee si ricavano da quelle nel caso senza perdite sostituendo tòrmalmente
2-54
A parte questa variazione delle grandezze in gio<.,)o tutto ciò che abbiamo detto sulle lineè
;JI di ~1Ilissìone rimane completamente inalterato (con, evidentemente, una complicazione
~ nelle relazioni da urì1izzare),
,In ~tT::tti ,iI problema non può ~sser;: risolto in qu:=sti t::rnrini poiché la nostrJ schcrnatL=n;:ion:= id:=aIe>~ ;::n:J,rll
d::rivata;dalla vaiidicidt.:i concetti di' tensione,:: correntI:! ,(m maruc=ra locaIe), ,cons;:::!ul:!n;:ad~llhi.F~aiidici
t ,
.jelI'~sisIeIU:2. dei 50limodi TD1: or!l.. inv~ce, considerando Ul1::l corrente che ':icorr:: nel hlpolo iqtiPi:iliiueJ(da
-l'I
',,_J
una pOrt:1 aD'J1trJ) ;:ssa compofta l'esistenz:J. ài una componente longirudinak del c;nnpo mag:nericot.,ist:~ che: Js
~ leg:U!l ~a taIecomponentedd, ~arnpo ),pcr ~ui. non:porendo applic:rre i principi ilell'ekrtror=qlic'~i~4rnm;!no ,. "
loç:ilinente.la ~ch da percorrere s:rrà div~rsa. Tale schemati7""'!lzione sarit validasoio alle' bas'setJfTèq~::n::e~
~ssendo in bi C!lSO v~de le leggi dent~lettrD(ecnica.. .~'~,. ...~.
rR
1-«1
.
la
<
i
I l
:
j-«l
~
V
J
'. c..:t:.:
~ in ~li condizioni i primì membri !;ono l'inverso del coefrl~ierit~ di Qualità (nella orima ,/i
è il rapporto fra un termine proporzionale alla poten::a dissipata per unità di 1un?hezza e
. .
!'energ]a di tipo magnetico accumulata per unità di lunghezza: nella seconda condizione iJ
rapporto fra. la potenza dissipata per uniti di lunghezza trasversalmente e l'ener~a elettrica
llccumulata Der unita di iuncllezza:', Fisicamente tali condizioni ci di('ono che le Dotenze
medie dissìpate sono molto -piccol'~ rispetto alle energie medie accumulate. divis~ per il
periodo. Osserviamo che L non dipende dalla frequenza menu'e R dipende dalla frequer.za
pèr effetto pelle, ovV"ero aumenta secondo la radice quadrata della frequènza; quindi
aumenta meno rapidamente del denominatore, La G in generale è costante, Quindi in realtà
i rapporti a primo membro di tali condizioni diminuiscono all'aumentare della fr,equep.za.
1 .. 55
I
.1 i/ R G "i
= ~0 - J:;i- + - ) dove: ~D = {.ih,t'LC è la costante di propagazione in assenza di p~dite
- \Rù Gù
r::-
,IL, l . cl ". .
e R ù = ~ C e' Impe enza carattenstIC<l ene avTemrTIO se non Cl
Questa volta il segno deUa parte immaginaria dipende se è più grande ~ ° è più grande
G e quindi avremo, rispettivamente. una piccola pane indlittiva o una piccola pane
C ' ' .
capacitiva, comunque trascurabili rispetto alla pane resÌstiva. Quindi, poiché siamo'
imeressati a lavorare a frequenze abbastanza elevate, saranno sicuramente veri:ticate le
,;ondiz:roni di piccole perdite e, conseguentemente, saranno trascurabili le parti immaginarie
di k e Z0' Saremo costretti Cl. valutarli solo se vogliamo ~onoscere le perdite stesse e non
per la definizione della propagazione, per cui invece è valido il modello senz.'l perdite.
L'intluenza negativa delle perdite si farà sentire in maniera distruttiva solo nel caso di linee
molto lunghe, mentre l'equivalenza al caso senza perdite è ottima fino a lunghezze della
linea che arrivano fino a 100 volte la lunghezza d'onda.
Ricapitolando, quindi, abbiamo visto che nel caso di piccole perdite la relazione
intercorrente1Ta la parte reale di k e la frequenza continua ad essere 'lineare e quindi vi
.sarà ancora propagazione del segnale senza avere dispersione; l'unica cosa che accade è
~he il segnale si attenua durante la propagazione per effetto della costante di attenuazione.
2-56
Ii "I ..
y = "I ,"-
y' e- ;k.:
J + "IY.. - e'ik.:
\
-'I 'I
II=-
i l ( .,
V~e-JJ!:Z-V-el'::':
,. )
L Zo
,j aVTemo che, Sosul11zi.alrnente, la prop~oazjone è analoga a quella che abbiamo visto nel
caso delle onde piane in un mezzo con perdite. Avremo quindi un'onda di tensione
--il progressÌ'Va che si attenua esponenzialmente, con costante di attenuazione pari alla parte
immaginaria di k (e un'onda regressiva che si attenua con la stessa costante di attenuazione
ma nel verso negativo delle z). Per quello che riguarda la corrente, l'effetto delle per.dite,~ a
parte l'attenuazione" introduce tramite Zo un, p-~ccol0 sfasamento; che _è indipenger(e,;<~da Z; ,
5iccùme una costante di fase indipendente da'z ,è, naturalmente;, del tutto ine~'s:er.2iarb:,
porremo rrascurarla e quindi in tutte le applicazioni,:considerare, al posto di Zo,R,,)'.' è,ome~:· È:
!5e perla ,corrente utilizzassimo ,un riferimento di fase leggermente diverso. da ,qa:J.JIS;}de'Cta':', .' :./
nemmeno effettuare ,gli sviluppi in serie, approssimati al primo ordine, che abbiamo fatto
prima e quindi dOvTemo considerare l'espressione completa di k perdendo quindi la lineare
dipendenza ddla parte reale di k dalla frequenza. Ciò causa una distorsione del segnale
che 511 tratte sufficientemente lunghe rende il segnale irrecuperabile. Tale problema fu
eV'idenziato per la prima volta nella seconda metà dell'ottocento quando furono stese le
2-57
R G
-=-
L C
detta condi=ione di. Hem'iside, allora la costante di propagazione k può esprimersi come:
k = (:)
I ( R ì(
IL! 1+- d 1+--! =
G \
CD
f,l R 'ì'Z
iLe! 1+-. = m..jLC! 1+_1
(R \
= [3-.) -
R
j-
~ \ jaL) \ jCLC) V \. jCiL) l.. juL) . RI)
Otteniamo quindi che in questo' caso, essendo'à basse frequenze, la R ,è costante dato che
l'effetto pelle è completamente' 'trascurabile,::· :,abbiamo; ottenuto;: . un'espressione; per,',k "
rigorosamente valida, mentre nel "casoprecèdente di'piccole perdite era'venuta fuori da·
un'approssimazione al primo ordine; cioèJa costante di..propagazione .e lineare."ÌTI';(:)'più'una
costante 'di attenuazione costante ; con, l'a "',frequenza: ,t\nche~ .1'~spressione ,deHtimpedenza' 1-
caratteristica; sisemplifica.perché; se·' è, soddisfatta la.condizione;di ;Heav.isi.de~,ri~lta:: '.
:" ..
. . -, ..
~
il~~
I jet!., . ..~. --~;.;<, .~~. ':.- .:'
zo=R.1 ti G =R··
tJ
\h.J..- .~ I ~:
, ~'jCiL . : '.' .. '.'
Reali7-:"are la condizione di Heavisicie, soprattutto: a frequenze basse; non è una cosa molto
semplice dato· che in ~genera1e, per come 50no realizZate le linee 'di trasrnissione~ il primo
membro di'tale relazione è molto più grande del secondo. IPJatti a secondo membro c'~ la
ccnducibilita del dielettrico ed è cruaro che, siccome yogliarno diminuire le perdite quanto
più possibile, si farà in modo che la G sia la più piccola possibile. La R viceversa. è
tÌs.sai:a una volta scelto il conduttor~ (ad esempio per il rarne è dell'ordine dei decimi di .
n·m) e quindi non ~i pU0 agire su di essa. :-';ùn possinrno diminuire molt ..."! C perché cio
imp li~herebbe allontanare troppo i ci,mdurtori aumentando l'ingombro della struttura,
Quindi sostanzialmente il secondo membro della condizil.me di Heaviside non à
CtmtroUabile. r-ion ci resta che agire su L aumentandola, ma non possiamo pensare di
(Ittenere ciò allontanando i conduttori (per aumentare il flusso concatenato) in quanto
incorreremo nello stesso inconveniente che impedisce la diminuzione (oltre certi Iimiti) di
C. Per ottenere l'aumento di L furono inventati vru-i metodì alla fine dell'ottocento (quanto
stiamo ricordando ha più una importanza sh1rica dato che attualmente, sulle lunghe
distanze, non si trasmette più in banda base e neUe connessioni tra una centrale telefonica e
~1i utenti le distanze non sono così grandi da far produrre delle deformazioni sensibili del
~~gnale per effetto della dispersione). Un pcimo metodo fu proposto da un ingegnere
2 -58
~- I
I
:>.59
I
· )
l
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
Abbiamo sostanzialmentt:: tenninato il discorso sulle linee di trasmlssl0ne. Riprendiamo
• quindi la trattazion~ generale sulla 'propagazione guidata. di cui le linee dì trasmissione
sono solo un caso particolare, ovvero sono quelle' strut:tllte capaci di supportare un modo
TEl\.-·!. Ammesso che esista un modo TEV1 non può e~erè la più generale soluzione
possibile delle equazioni di Ma,"'0NeH, in assenza di sorgenti, all'interno di una struttura
guidante (ricordiamo, fra l'altro, che un modo TS"Yf si può propagare in una struttura solo
se essa è rnol.teplicernente cormessa), Riportiamo le equazioni generali che regolano la
propagazione in una struttura guidante con simmetria cilindrica,
( èE . '
I,
=J(ili:rH. x ~..
t +-
l
V 'ii . H
(".. )' ,
~< 1 i
"T" , '
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l--=":'
l èz Z k2 -~ Z!
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- JUEl. 1. X
r~ E..:... _1 \7Y, \7Y. • ('-:-L;<. E' . '
L - . -.. ' k"'. • • • -. J
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, ,
IiJ'r'·'II.H.
--r. -
= .r:1'. ; (L- :< -E,,)
.
J
.l
j .. • '. ,.,~ .'
.-.
(E.
i
"
= V(z)e(t)
- _.
~Ij
mentre l'altra è diversa da zero, avremo dei modi trQ.S1.lersi magnetici, TIvI. detti anche
modi.g viceversa se risulta:
-- I
J
a'vremo dei modi trasversi elettrici.,. TE, detti .anche modi H, La seconda denominazione è
dovuta al fatto che spesso ci si può ri.ferire alla component;longitudinale ed :ndl~~:e.::qua:'le
dette corr.ponenti longitudìnali è diversa da zero. Vediamo allora se possono e,slsLt:re.modi
di questo genere, come sono fatti e quaìi- sono 'Ie loro caratteristiche,.. ~:~\;t,'fhì~!"S.çop~', .
~upooniamo di 00nsiderare i modi TE; ciò sh:mifica dire che risulta: .... ,l'."...... ....l'
~..... ";~~if~
" 4 !
,
"
.-- .. "
v. ' (H_)( L) =0
• -J" ...
::::;. -~= BE ..
8z J'~H
-~
j
;( -:-)'
l
=
..i.: :
ClOe la prima delle equazioni sulle componenti trasverse si è semplificata come. nel caso
" .J
dei modFI i-VI. Imponendo la fattorizzazione (in modo da separare le derivate,' rispetto a z
dalle derivate trasverse) a'ItTemo:
l dV, l'
-_.: iI .J1 - - e = jU'fllh;.: L
! dz-
i
r_ -
dI !~ 1 ,~, "")
- -.-1..,. -h = J' ('--ZVi, i.
-
:( è- -
- 1 r" Z
V". . Y _ ' I
. ,,-
e) :
i. ;( -~!
t. u.L.. :... ~ .-:
.I
I La prima di qUèste eql!azioni è idtntka al ~a::;o delle 11l1e;:;Ji trasmiSSl0tie pèr CUl ne
deduciamo 10 stesso risultato cioè che affinche tale equazione possa essere verific2.t2.. é
l nec::ssrrri0 che i vettori ~ ed h:/ì: siaI10 fra di loro paralleli. e la COSWJ1te di pf()por:::iormliti
J e una vera costante perché non dipende né da z né dalle coordinate trasvers~, Quindi
risu tta:
Ricordiamo poi che. nel caso delle linee di trasmissi0ne. abbiamo millzzato la costante A
per cL.qre un'interpretazione tisica alle funzioni scalari di modo, in particolare per definire la
:. - 6 ì
A=l
-rI - dz = Jcq.il
".{N . _
-,-
J
I dI
!\--h
r 1 -;
== je.:l:V! h.J..-. V.V ·h!
dz- :- k~ . t _ !
t. 1,..0 .J
~·ie!1aseconda equazione c'è un'uguaglianza tra tre vettori: uno a primo membro diretto
lungo h. uno a secondo membro diretto iungo il e un terzo vettore (secondo termine a
secondo membro). Perché questa eguaglianza possa aver luogo è e"-tideme che anche il
terzo vettore deve essere diretto lungo h. il solito ragionamento, analogo a quello tàtto per
la costante A, ci fa vedere che la costante di proporzionalita deve essere indipendente sia
da z che dalle coordinate trasverse, cioè deve esistere una costante, che chiamiamo _~ 2
tal~ che:
f
dove per omogeneità dimensionale kt avrà le dimensioni d:-l1'inverso di un metro [m- ].
Quindi la seconda delle equazioni precedenti si sdopPia anch'essa in un'equazione
vettoriale, che abbiamo appena visto, e in un'equazione scalare data da:
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i dV
= J. d
-IJ 1--
J dz .
dI 2
i{ . / k - ..
., ~
! -- = JC::E' l-~ V
l dz° ·l k·
che sono formalmente analoeÌ1e alle equazioni delle linee. dove la struttulia 'traSYersa
compare solo attra,,:erso la COSUì.11tek/, ché.per 0rasappiarno' solo che deve· ~~ilsfèf!e;~g'~rché'
esismil 'modo TE ma non sappiam~ ancora se efferrivameme esiste e qv"an~~ vale.
Dobbiamo quindi, per sapere qualcosa di più sull'andamento trll-~erso e su ki~t p~b'cedere
netla riso luzione delle e:qtiilioni vetto.naii. Ricordiamo che nel caso dei mod! liEvi non . :.<
V,,
'
T...r
.. .;. ....
( -~
A
A
1.)-
... '
-
\
- lÌ
'J = V. :,h=O
ov"vero. b è deducibile da un pot~nziale. OVy"ero esiste una funzione che indichiamo ..:on 4J
tale che:
1
h =--Y,\J.!
- 1.. ..
l\. •
(I.j;: pl)tenzial~ ma,gnetico,equivaic:nte de! potenziai;:; dettric:o CD), dove per comodità neU~
relazioni che otterremo di ::ieguito abbiamo introdocto il fattore l ;k. Osst':f\/in.rr:o che
operare .su f:!, nel caso di modi TE~t non ci avTebbe gnn.lmito che il pl)tènzial~ fosse stat0
monoan.'lmo mentre per il carr!f1o elettrico, siccome avevamo dimostrato che la
circuiLazione era nulla, cì forniva un potenziale Q) monodrorno. :<d no~tro caso (modo TEì
il potenziale, introdotto, 41, è monodrorno perché, come abbiamo ossen/ato
precedentemente, le correnti che scorronl) lungo un qualsiasi conduttore sono sempre zero.
2 - 63
avendo eli,..ninando il fattore comune -li~' Siccome il gradiente deUa somma è uguale alla
somma dei gradienti (essendo un operatore lineare), posslluno mettere un gradiente m
evidenza., o'V. .·1,tero:
Essendo il gradiente un'operatore' differeI1ziale: se'~ nullo vuoi dire, che la fup.zione è
costante cioè: ',' ,-
E.'
- rI
. el C =O
ov·vero:
~~
-'~C
z . . 64
=
'--y----J
=:;>
'---v---'
?emlUrandD
-i n ·hl
-:c =O
e=h;<
- -
Tz =c~l=ènti:
il pro ci otio mi rio
,
=O =
~
e ouindi:
-,
h·
-
I I