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_-~_
"'
CAMPI l~·
ELETTROMAGNETICI
,
J
o
-0.5
-1
-1.5
-2L---~----~----~--~
-2 -1 O 1 2
Elettricità lVIagnetismo
elettrostatici). Concetto di
capacità e potenziale
1-2
1-3
..-
1-4
dello spazio e del tempo~ ma una funzione continua dello spazio -e del tempo, come
sappiamo, si chiama campo. Pou-armo essere delle distribuzioni di quantità sèalari e allora
7
avTemo dei campi scalari.; ma, come sappiamo, per descrivere i fenomeni elettromagnetici
abbiamo bisogno anche di quantità vettoriali, e quindi avTemo dei campi vertorlali. D-
nostro studi0 sarà ri'v0!t0 a tutta quella parte dell'elettromagnetism0 che è rilevabilc ai fini
telecomurucativÌ, Oy'~lero alla trasmissione di informazioni tra due punti. in genere dist3J1ti.
Ci occuperemo quindi, sostanzialmente, di tre fenomeni: l'irradiazione, la propagazione e la
ricezione delle onde elettromagnetiche.
1- 5
Q= f
v
pdv
. ,.r ~:. _
f::..Q= f pjv
/R
. i,
~Q=_l f..-v-lv
6.V ilV r--u
tN
Facendo tendere il volumetto 1:..V a zero a"YTemo che questo integrale, 'per il teorema della
media, è proprio uguale a 1:..V p([o), e quindi:
L'altra grandezza che ci serve per descrivere il moto delle cariche elettriche è la densità di
• corrente elettrica, l([,t) , che è un campo vettoriale. Tale densità di corrente gode della
proprietà che se consideriamo una certa superficie S, ed una
normale orientata, in, la corrente I che attraversa questa
superficie è data da:
1- 6
1- 7
AT
LlJ.
~Q
= l'1ffi - = 1'\
~V'l
A Q ~ '
Àt...,.O llt - o.
Ovviamente nel \'uoto basteranno solo due campi (ad esempio, ~ e Q, oppure ~ ed h). Le •
equazioni di }"Ja;nvell sono le equazioni che legano i campi elettromagnetici alle sorgenti, e
sono:
, ab
V'xe=--=
a
Cd
V'xh=-=+J
- èt -
V'. Q=p.
V'·b=O
(in realtà queste sono le equazioni di ~fa..0,.vell sistematizzate da Lorent.z alla fme del
secolo scorso-) . .osserviamo che cosÌ cornestarmo, supponendo di conoscere le sorgenti p e
I (cosa che.ingenere non accade), abbiamo un numero di incognite (12 grandezze scalari, 3
per ognuno dei 4 campi) superiore al numero di equazioni (in totale 8 equazioniscalari).
Quindi il sistema di equazioni non è completo, come deve essere altrimenti le interazioni
elettromagnetiche sarebbero indipendenti dai corpi materiali·· in cui il campo
elettromagnetico agisce. Dato che tali equazioni valgono sempre, per distinguere quello
che accade in un particolare sistema materiale rispetto a quello che accade in un altro,
sono necessarie altre equazioni che caratterizzano la costituzione del materiale dal punto di
vista elettromagnetico, e per questo sono dette relazioni costit'..tÙve. Per quanto riguarda le
. unità di misura esse sono quelle del sistema NIKSA. Osserviamo poi che nelle equazioni
di 0.-fa..'0.Vell si nota una quasi perfetta simmetria, se non fosse per il fatto che manca una.
densità di corrente magnetica nella prima e una densità di cariCa magnetica nell'ultima. Ciò
è dovuto al fatto sperimentale (che finora non è stato ancora smentito) che non esistono
canche magnetiche libere, cioè gli effetti magnetici non sono dovuti a cariche magnetiche
ma sono dovuti al moto eli cariche elettriche (interpretazione amperiana del magnetismo).
Detto questo ricordiamoci che date le sorgenti possiamo ricavare i campi, da cui poi
ricavare le forze; dunque dobbiamo aggiungere un'ulteriore equazione che è l'equazione di *
for=a di Lorentz (che in realtà, trattando dei campi, è una densità di forza), O,"'\fero:
1- 9
Ricordiamo che i principi di consen-'3Zione h:mno origine da p03tu1::J.ti fondamentili sulle proprietà dello spaziQe •.
de! tempo. Infatti il principio di conservazione dell'energia è ma conseguenza ,dell'ipotesi che ii tempo sia
omogeneo, cioè che tutti gli istnrlti di tc:mpo sono uguali a se stessi, ovvero 'l'origìne del.t~o è Ìne:s:;enziale: TI
principio di conservazione della quantità di moto èunaconseguenz:a,deIla omOg€riéitàdello spazio, cioè che tutti
i punti dello spazio sono equivalenti. Infine la conservazione del momento deIlaquantità.di moto è una
conseguenz.a dellaisorropia dello spazio, cioèchenme.le direzioni.sono equivalenti. È evidente la fondamentale
importanza di queste proprietà e di conseguenza è naturale accettare la realtà fisica del c::rrnpo elettromagnetico.
Rinunciare a queste proprietà.reuderebbeladescrizione dell'universo estremamente complic:Jb4come in realtà
accade nella teoria della relatività generale.
Osserviamo che dato che le. sorgenti sono legate ai c'arnpi dalle equazioni di MaX'iVeIl,
possiamo pensare di considerare solo i campi e non più anche
le sorgenti (dato che queste
possono dai primi essere ricavate). In realtà ciò non può essere facilmente sostenuto in
quanto in corrispondenza di una carica puntifonne il campo diverge e quindi l'energia ad
esso associata diverge (inoltre una carica puntifonne decelera se è in moto in un campo).
~ Un altro motivo, di ordine pratico, che ci porta a considerare il campo elettromagnetico è
che, come vedremo; dalla sola sua conoscenza saremo in grado di determinare l'energia che
si trasmette da un punto ad un altro tramite il crunpo elettromagnetico (che è poi l'essenza
della tra-"mÌssione in un apparato telecomunicativo). .
i Ritornando alle equazioni di lVIUX)Vell osserviamo che esse non sono tutte indipendenti;
infatti l'ultima è dipendente dalla prima dato che facendone la divergenza ad ambo i
membri, ricordando che il rotore di un qualunque vettore· è sempre solenoidale (cioè
facendone la divergenza viene sempre zero), avremo:
1- 10
èp
-+Y·J=O
8t -
:he non è altro che l'equazione di continuità, che esprime in fonna locale il principio di
_~oI1servazione della carica elettrica. Infatti integrando ambo i membri di questa equazione ad.
~ln arbitrario volmne 1: a'vTemo:
f èpèt dv + f y ·Jdv
-;
-
=O
'l'
Se il volume è fisso nello spazio possiamo portare fuori il segno di derivata temporaie~ e
:'integrale che rimane è proprio la carie.:1- contenuta nel volume "t; applicando poi U:teorema
della divergenza di Gauss al secondo integrale avremo che esso è uguale al flusso delvettore:[
tttraverso la superficie chiusa S;: che racchiude il vohune, o v-v ero avremo:
ò • .-
-J
et pdv +- :h J . i d.s
J- n
= O =:::}
èQ
-+1=0
et
=:::}
8Q
-=-1
ét
ì. -; ~
lave I è la corrente uscente dalla superficie chiusa che delimita il volmne "t. In altri termini ci
:JUÒ essere una corrente che attraversa ·un.a certa sup~rficie se e solo se variano le cariche
~ontènute neI volume da essa racchiuso (ovverolaeàrica non si crea né si distnlgge}
)sserviamoora che le equazioni di Maxwell sono delle equazioni differenziali in cui, qrundi, i (11
:n.rr:pi sono è...'1 considerarsi derivabili. Osserviamo però che e~se non valgono in prossimità di
~u?~rtìci di discontinuità tra due mezzi aventi caratteristiche elettromagnetiche diverse. Per
:icavare le condizioni di discontinu~ci dei campi è cruaro che non possiamo usare ie equazioni
.h :VI8.~well in forma Ioéa1e ma dobbiamo considerare tali eq1.ll12ioni in fonna integraìe, c..~e si
yttèngono utilizzando il teorema di Gauss e il teorema di Stokes. Per la prima delle equazionì
.ii :Vbxwell, considerando mm generica sllpemcie S che sì appoggia sul contorno C (orientato
:1 !!laniera concorde alla normale lllo ovvero secondo la
-,~gob del cavataooi') e aoolicando il teorema del rotore di
_ ;'.1.'; J. ;.
';"[(ìkèS_ aì.remo:
ft ':"
s
~
•. ':" 8(Db à
,è'Ld~=-- 0'1 ds=---
.- ~ . Ct .. - o et
c ' s
·h.Ldc = __
8<D d +1
A
P
c
- 8t ~ s
..f.pb.i ds=O
S
_ n
. dòve la prima rappresenta la legge di Gauss dell'elettrostatica in cui Q:ct è la carica totale
.xmtenuta nella superficie·chiusa S. La seconda 'irivek rappresenta la conservatività del campo
~. .
OsservÌamo che le equazioni in fonna integrale che abbianlo visto [mora sono più generali di
quelle di Maxwell in quanto non è richiesto che le .fì.mziom Ci campi) siano derivabili, ma
semplicemente che essi siano integrabili; in particolare, anche fi.mzioni aventi 1m nwnero fInito
0, al più, munerabile di discontinuità. di prima specie sono integrabili. Quindi i casi che
dovevamo tra.+t.'U"e, cioè di eventuali discontinui~ ricadono nell'ambito di queste equazioni in
~lìrma integrale. OsserViamo però che da queste equaziollÌ è difficile ricavare i campi, che
:nvece saranno ricavati da quelle in forma differenziale,
·.-\.'1diamo a vedere come usare queste equazioni in forma inte~ale per ricavare le condiziorù
~,ù le superfici di discontinuità per il campo
:lc:ttromagnetico. Con.sideriamo quella relativa
.11 .:a."'!lpO magnetico, e ~ol15ideriamo UIla
;upèrfi~ie di interfaccia I tra due mezzi, CD è
X. Consideriamo poi la superficie ,15,
perpendicolar,e a I, po~a per metà nel mezzo
T e per metà nel mezzo (2). Abbiamo poi che
;:~ è la normale a I: e ls è la normale a .6S;
~ssendo poi .6S ortogonale a L si ha che l'l ed I:;
mno ortogonali fra loro. Per ottenere una tema
di versori orto gonal i, scegliamo iI versore t
1-12
l-
I Facendo tendere 8 a zero l'area ~S tende a zero; abbiamo allora che al primo membro il terzo
integrale tende a zero. Abbiamo poi che al secondo membro anche il primo termine tende a
zero. Possiamo dlmque scrivere, supponendo le lunghezze eI ed e2 dei tratti pari ad. ~: .:1. ..
-f hl . fdE+ f h 2 • f
tdE = I ·ls d.s
e e As
dove t nel primo integrale lli1. verso opposto a quello di percorrenza del contorno di ~ (da
ciò il segno '::-:-') ed hl e h" sono i valori del campo 11 nei mezzi <D e @, rispettivamente; ovvero
rappresentano i limiti a sinistra (CD) e a destra (2)) del campo h andando verso lasllpcrfÌcie I
a partire dal mezzo <D e dal mezzo (2), rispettivamente. Il termine a secondo membro ,dipende
dalla. presenza ameno di correnti superficiali 1 didensici b (che simisurerebbe,L.·LA./m).
Facendo tendere ea zero otteniamo che:
, Per la proprietà commutativa del prodotto scalare e per la proprietà di L."lvarianza d~l prodotto
misto rispetto a permutazioni circolari avre,.rno: ,
che ci dice che la componente del vettore In X (bo: - !h) hmgo ls è la stessa della componente
del vet::ore b lungo la stessa direzione. l'ifa la direzione Ìs è st.'l.b. scelta in maniera arbitr:tf1U e
quindi risulta:
in X i e)
\-.
- -e 1J) =O
Dunq:r.e i.:.;. <!..'3SenL1. di correnti superficiali le componenti t!r:ger:ziali dei campi sono Cor:tLI.Ue;
in loro presenza solo la componente tangenziale dd ~ampo magnetico è dis.::ontinua di una
qllantita pari proprio alla densita di corrente superficiale: J,.
Ossèl'/ia..1TIO che mentre in elettrost:1.tica qualunque sia il conduttore, purché abbia "
conducibilità diversa da zero, ultte le cari.::he si distribuiscono sulla superficie (ovì.;ero non ci
1-13
f4'
s
inds == Qk.-t
dove Otot è la carica racchiusa dalIa superficie S, nel nostro caso quella di un cilindretto di
base ~ e altezza !l. Questo cilindretto si trova per metà nel mezzo CD e per l'altra metà nel
mezzo 0, attraversato dalla superficie di separazione E, con Ì!l nonnale a tale superficie
orientata dal mezzo CD al mezzo Q) (altrimenti, c{)me al solito, cambierebbe il segno deIla
relazione). Applicando il teorema di ~s a questo volu..."!letto UvTemo :
-." As1.
dove ~St, ~ e .é.Spsono, rispettivamente, le superfici di base nel mezzo <D e neL mezzo Q)
e la superficie laterale del cilindrettoedfì è la nonnale aIla superficiedel.cilindretto. Qu.1.ndo
fhcCÌamo tendere a zero r altezza del cilindretto (6.,( ~ O) la superficie laterale tende a zero e
quindi il 3° integrale a 10 membro tende a zero. I primi due, a meno di infinitesimi di ordine
superiore, diventano:
. \ ~
...........
~ ......
A
1 . (ti" -
'd
,
d') =6.Q/.
--
n ~ -" dS
Ì~, Gb - Q:J =0
, Abbia...':lo qùindi ottenuto delle relaZIoni sulle componenti tangenziali dei campi:
1-14
Quando tratteremo le condizioni sllfficÌenti slùl 'mùcÌtà della soluzione dellt~ equ.aziopi di
Mu:\."Well vedremo che queste condizioni al contorno ci ba..<;teranno per dimostrare l'unicità;
3.J."'1ZÌ sono supen1ue, saranno sufficienti solo quelle sulle componenti tangenziali, le aitre
sararmo automaticamente soddisfatte purché a sinistra e a destra delle super:fki di
discolltL."1.uità i crunpi soddis:fmo le equazioni di Ma:\.'WelL
Ritornando alle equazioni di r..hxwell, per ragioni di comodità nella risoluzione dei problemi •
elettromagnetici, anche se questo non corrisponde a milla di fisÌcamente esistente, può essere
wnveruente simmetrizzare le equazioni di lvfaxwell, introducendo delle correnti magnetiche
fittizie e .delle densità. di cariche fittizie, ovvero a\tTemo :
r cb
IVxe=---=-J
I - adét -ID
~vxh=--=+J
!, - et -
lV'4 = p
IV.b=p
" _ m
(.... t" ..
! in X {,~2 -
-:
~l) = -I ms
1.1n . (Q~ - 121) = Prns
Vediamo, adesso, se possiamo dire qua.lcos 'altro sulla natura delle equaziorù di .\faxwell. !J
Queste equazioni sono, eyidentemente, delle equazioni differenziali alle derivate parziali,
lineari nelle incognite, e sono equazioni che coinvolgono funzioni di 4 variabili, 3 spaziali e
l1Ii.a temporale. Sono quindi di complessa risoluzione sia dc1.1 punto di vista analitico sia dal
pumo di vista mUTLCricQ. Se rÌ!.:sciamo allora a ridurre il numero dì variabili indipendenti
possiamo sperare di ottenere una semplificazione nella risoluzione di queste equazioni. La
prÌr.1a cosa che osserviamo è che in queste equazioni la dipendenza ditterenziale dal tempo la
si ha attraverso delle derivate parziali. Dunque, se con qualche trasfonnazione, riusciamo a
1-15
l
f(t) = -
2n
f F(m) e
+:o
jCill
dm
r
iV x E = - j ro B - I ID
IV x H = jeù D 7 J
1V.D=P ,- -
I
LY,B=P m
no',.~.
~-' 'P' t··, ;-.::;, T ""
.",,,, !- ~ J SO,l
:.;, ..... d~'" ~ d'l ...c .\". . tTnpr
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• .L ....... ,
rempo, 5010 che, p;:r motivi di chiarezza .. le abbiamo lasciate illdi,:ate (-051 come çrnno nel
dominio del tempo; comunque chi contesto sarà sempre chiaro se siamo nel dominio dei tempo
o nd dominio della frequenza. Osserviamo che con
questa trasfonnazione siamo passati ad un
sistema in 3 variabili indipendenti in quanto se sappiamo risolvere tale sistem..1. di e·quazioni
differenziali per un m (purché sia la soluzione generale) lo sappiamo risolvere per OgIti w;
quindi ID è lUI parametro. Per conoscere i campi bisognerà, infme, antitrasfonnare secondo
Founer la soluzione ottenuta; tale antitrasfonnnzione è fatta per mezzo di un integrale che è
sempre risolvibile, anche se per via. numerica, rispetto alla risoluzione di un'equazione
differenziale. La differenza, dal punto di vista numerico, è che il processo per il calcolo di un
1-16
+«>
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!.,!:.,t -+
F(" j.j j I· ~( ,-;{r.,t-k·r',
_ ~,(:)J = .J J. ;',~, t)e --·Oxc.:::,dz"Cl!J,
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x., y e z del · . .è:tlore k , sono, rispettÌvamente, i coniugati di :<, 'ye z, come lo ~ (:) per t); si Iloti
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~OT'
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...... J.J._: 1..l. ...· .....Ll...L...1.'.1
1.,.,; .... ' 1.
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'~.l.~ .. 1-' .lo.i,.J..i..""
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\..\..l.l."- ...... j,j.Lfo.~ !-"" ..
1.;' <
~,~~,...,s~,'"
..;. V..!-'r'\..J
L.;...I..'''.l.J. .. "v " n"
\0..- ;,.~
.. ; l "
.. 1..........
J.J. ..... •
relativo alle, variabili temporali (cioé nell'integrale di Fourier c'è e J ~. r per lo spazio ed e-;~r
l
per il tempo). Ossenliamo inolrre che nella trasformata inversa ci sarà lL."l L'1ttcre _.! '
(:27t) "
essendoci .:.\. variabili di integrazione. Alia luce di ciò le equazioni di :vlaxvvell diventano èlle
equazioni algebriche (algebrizzando anche le derivate spaziali) ovvero si ha:
1- 17
Ricordiamo però che da sole le equazioni di MaX'Well non bastano a descrivere il campo
elettromagnetico ma per chiudere il sistema sono necessarie altre equazioni: le relazioni
costitutive. Queste, come vedremo, introducono un'ulteriore semplificazione neIIa soluzione
deUe equazioni di Ma-cwell se vengono trasformate secondo Founer nel tempo mentre, aL'lleno
per i mezzi materiali a cui faremo riferimento) l'ultèriore trasfonnazione secondo Founer neIIo
spazio complica notevolmente le cose. Dunque è chiaro che, a meno di non avere a che fare
con un. mezzo omogeneo in tutto lo spazio (per il quale la ,J-trasfonnazione nello spazio non.
oomplica le relazioni costitutive), ci si ferma a considt:rare la :T-trasformazione solo nel
tempo. Detto questo ritorniamo a considerare le grandezze smusoidali, cioè il caso in. cui i
campi varino sUlU~b.idalmente. Vedrema che anche in questo caso dowanno essere vèrifiGafe
delle proprietà particolari dei mezzi~ ad esempio. è evidente che se il mezzo ha delle proprietà
non ·lineari, anché~· s~ :forziamo il· sistema con delle.· sorgenti che variano sinusoidal!p.erite~ Ì'
cfu~pi, in generaiè, non saranno smusoidali .. Dato che i sistemi che considereremo saranno
lineari e che quindi ad un forzamento smusoidale corrisponderanno dei campi,' a regune,
slnusoidali, è evidente chela studio deL caso smusoidaie è,di.particolarerilevanza.
Se riCQmamoalla trasformata di Fourier, dato un.segnaIesinusoidale del.tipo :
avremo:
abbiamo che ad lilla data sinusoide, di tuta cer-.a frequenza WQ, è associato lIDO ed un solo
numero complesso A che ha modulo pari alrampiezza della smusoide e fase pari alla fase
della sinusoide; viceversa, ad un dato nmnero complesso A corrisponde una ed una sola
sinusoide, ad una frequenza assegnata (DQ , data da: ReCA e jCtl a). .
E' chiaro allora che è inutile ricorrere esplicitamente alla trasfonnata di Fourier per le
grandezze sÌnusoidali~ è invece conveniente rappresentarle con 1m munero complesso come A
detto jasore. Tale rappresentazione è detta rappresentazione fasoriale in cui tutte le
opèrazionÌ lineari sono idèntiche sia che vengano fatte sulle sinusoidi, sia che vengano fatte
1-1&
e di scrÌverlo come :
!'C
i
- ~
:, - '";L
-'--B
'J ;L
do··..:e . _:1vf'n~o
_ _ '"""s""'.'o
"'-" ....... _ ~
:J C y -- •• y '"'J'P
L>y vettori A e B sor~o due verrcn
'B
1-,
lCz=Az-i-J z
rispettiv~ente, da: A = (Ax: Ay, AJ e B = CR., B-j, B::.\ m'Vero rappresentano le parti reali e
le parti immaginarie delle componenti del vettore complesso. Ciò mette in evidenza. corp.e n?n
sia possibile defmire l'angolo fra due vettori complessi perché, in realtà, dOvTemmo de[1IlJre
l'angolo fra due coppie di vettori CA e B per ogni vettore complesso); per poterlo far~
avTemmo bisogno, in realtà, di due angoli quello fra le parti reali e quello fra le partI'
immaginarie e quindi di un angolo complesso.
1- 19
Quest'ultima espressione ci è molto utile in quanto ci mostra che un vettore sinusoidale nel
corso del tempo si muove, ma rimanendo sempre nel pirul.o individuato dai vettori A e li cioe
l'estremo del vettore smusoidale descrivera. una. c~.;a piana che giace nel piano individ~to da
A e B. Dalla relazione precedente si deduce anche che f(t) è dato &1lla composizione di due
moti armonici, che come sappia."'TI.o da luogo ad tm' ellisse.
Supponiamo ora che il piano individuato da A e B coincida con il piano coordinato (x,y) (ciò ~
sempre possibile ruotando opportunamente il sistema di riferimento) il che ci pennette dI
1-20
re
= c;3x +Cy~
I__
i
A = A;,; Ì:t + Ay ~
l
B = Bx ~ + By S,
L"ldichiamo CDn X e Y le componenti del vettore g(t) hmgo x e y, rispettivamente; quindi
mm:=mo:
Possiamo, scegliendo opportunamente l'origine dei tempi, fare in modo che O-<I'x o <1": SI
annulli. Facendo questo per ct'x avremo:
rx =
I
c x casco t
dove 6.J.p = cry~ è lo sL'lSamento della componente lungo y rispetto a quella hmgo x. Questa
non è altro che la rappresentazione parametrÌC-a di un' ellisse (il cui parametro è il teIì1Po t).
Osserviamo poi che risulta:
r*-!
(x = c cosCùt :t
~ ) ~ .
!y =Cv_ (cos(:) t GOS è.cp -
\. sin(:)t sU0.q))
V \
1-:::7 COS(ùt COSLl.:p
;-'- Il
= -':1 SU!..Dq> '" - coS-. ., \.ùt
ov\.·ero:
1-21
che rappresenta la curva descritta dalI'estremo del vettore sinusoidaIe ç(t) ed è chiaramente t
- ...-.
X=±~Y
cy
ovì/ero si ha una relazIone lineare tra X e Y. Dato che la cnratterizzazl0ne deI tipo di Cl1n'a su
cui .sÌ muove l'estremo del vettore f(t) è detto stato di polari==a=ione del vettore sinu.soidale,
allora in questo caso non abbia..'"Uo più una polarizzazione ellittica ma si parla di
polarizzazione lineare. L'altro caso estremo e quando l'ellisse degenera in un cerchio. In tal
caso deve risultare che i due seminssÌ dell'ellisse siar.o ugu,a.li e inoltre deve manC:l.re il tennine
misto, Ciò si traduce nel fatto che deve risultare:
;COS~lP = O 7t
=> 6cp = :: - (compom:nù lungo x c y in ql:admnrrù)
1l;{
c . = CY 2
in tal C:l.SO a\tTemo: X 2 +y2 = c,/ che è l'equazione di un cerchio centrato neIrorig1...J."1e di
t
rappresenta il valor medio deL prodotto a(t)-b(t). Osservia..-no w'te se indichiamo con A e B i
-
fasori associati a tali grandezze sinusoidali a"Temo:
,
Questo risultato è molto importante in quanto s..1.pplili"nO che prodotti di grandezze sono
~ssoci2.tt, in generale, a potenze o energie. In campo te!ecomuricativo questi valori medi sono
ancora piti ImportantÌ in quanto, essendo i periodi di variazione delle grandezze in gioco
molto pi..:coli, la variazione istanl1.nea aH' interno del periodo di tali grandezze non ha akuna
rilevanza applicativa (nella maggior parte dei casi, nemmeno rilevabile con uno strumento di
m rSili'a) , a.T1che perché l'informazione è associata non alla sinusoide ma ai modi con cui essa
'o'aria lenL'lmente nel tempo (o ad lli'1'ampiezz.."'l. lentamente variabile o ad tma frequenza,
lentamente variabile o ad llila pulsazione lentamente variabile). Quindi se, ad esempio,
l'ampiezza della smusoide varia lentamente nel tempo ciò che conta quando si va a fare una
misura di potenza è il valor medio della potenza su lL'1 periodo (la quale varierà anche essa
1-23
O\rvero il valor medio del prodotto vettonale è il valor medio delle tre componenti. del
pr~otto vettoriale. .", ..
Ritorniamo alle equazioni di 1-'Iax'Yvell, che ricordiamo essere: . ;.::~:;;, -:," ..
ab
v xe =--==.
8t
ad
Yxh=-=+J
- - èt -
v .g.= p
lV ·b= o
1-24
dove PQ e 1.Q sono le sorgenti impresse d..ill 'esterno, mentre p e 1. sono le sorgenti indotte dal
~.ampo. Abbiamo in defmitiva 16 incognite scalati (3 per ogrlll.t1n delle 5 incognite vettoriali e
l1I11.1 per la densità di carica) a fronte di 7 equazioni scala..-i indipendenti. Ci mancano allora,
per chiudere il sistema, altre 9 equaziopi scalari (o, equivalentemente, 3 eqtk1ZÌoni vettori ali).
Queste equazioni verranno fuori dalle cosiddette relazioni costitutive del mezzo materiale in t!l
~ui av-viene il campo elettromagnetico, legate alla costituzione frsica del materiale in
questione. Supponiamo inizialmente di considerare il campo elettromagnetico nel vuoto Ìn cui.
come sappiamo, i vettori induzione elettrica e magnetica cg e Q) sono direttamente
prop0rzlonaliai relativi campi (quindi delle eqilll.Zioni di Maxwell basterebbero solo le prime
·due.per descrivere completamente il campo elettromagnetico). Infatti avTemo che risulta:
rI go == 8.854.10- 12
F / m : pemlittività ocoS'fdirle dielettrica assoluta nel vuoto
i '" ,." "
~o == 47t ·10-' H! m"': pénneabilità o costante magnetica ne! vuoto
che lega la densità di corrente alla densità di caric~ e alla velociL'Ì. Abbiamo però introdotto
una nuova incognita, la ;::, che può essere detemùnata daUa legge del moto dell~ cariche Ga
1"':;0"'" rlm" -""e,",rr'~n'l
.i'-=="" .:.'i ""!.V1.... ,
tu.....U'..(.lu alla l",O'r-e
;'f'a~en.,.o '1J.( rl; T or"""'''z
,--=::-"'-L..lL..
J,,\. ..... . . . J.l..l".., o..V,..,·",....,.,·
V I....l v.
( dv
;f = p
)-
-=
m dt
dove Pm è la densi13, di II'.u.1SSa.
I
lf= p~ +Ix Q
1.."1 questo modo il sistema di equazioni è chiuso (ed è un sistema di equazioni non lineari,
quindi di non semplice soluzione). In tutte le applicazioni che ci interessano però i fenomeni
elettromagnetici n't'vengono in presenza, di mezzi materiali~ quindi dato che l'introduzione dei
vettori induzione elettrica e magnetica serve proprio per tenere in conto della presenza di
1-25
Ovvero I! è la differenza fra l'induzione elettrica realmente presente per effetto del mezzo
materiale e quella che ci sarebbe se fossimo nel vuoto, e quindi, per defnrizione, 12 è diversa da
zero solo in presenza di mezzi materiali. Analogamente avTemo che il vettore polarizzazione
magnetica, m è tale che :
l
-b=h+m
J.l.o --
dove osserviamo che è solo per Wl fatto storico che m abbia le stesse dimensioni di g mentre 1!
ha le stesse dimensioni di g.
La: ragione per cui si ÌIltroducono i concetti di polarizzazione elettricri.'e magnetica emerge
qt~Ld() si tiene conto dell'aspetto microscopico dei fenomeni elettromagnetici. Infatt4 come
sappi~o, i vettori Il ed m esprimono, rispettivamente, i momenti dipolariiér unità di -volume
dO\n.lfi:ii dipoìi elettrici (creati nella materia per effetto dello spostamento: delle cancnedovuto
al campo elettrico) e ai dipoli magnetici (dOvuti all'orientamento delle correnti elementari che
costituiscono le singole componenti atomiche, a livello strutturale, della materia).
Osserviamo però cheu.na delle prime ipotesi che abbiamo farto, quando abbiamo intrapreso lo
studio deifenomeruelettromagnetici, è' stata quella di seguire un approccio macToscopico, e
non microscopico, in tale studio, Pertanto ladistlnzione,. nei vettori induzìone,deHaparte che
ci sarebbeneLvuoto da quella che ci sarebbe in présèil.Zi'di mezzi materiali., sostanzialmente,
'r
+ è abb~'tlnZa±rrilevante. Quindi utile trovare delle relazioni che legltinodiiettmnente le
- induziori ai· campi. In queste relazioru si scelgono, dWlque, come variabili indipendenti i
campi (detti anche, in tenn.ini sisteinlStiéL ingressi o cause) e come variabili dipendenti le
induzioni e le correnti (dette anche, in termini sistemistici: uscite o e./Jetti). Dunque ciò che
dovremo ricavare sono sostanzialmente 3 relazioni, o'V"vero:
'(d = rd
1-
T"' ( hl
e.il
.-'
J, b -- Fb (e.
- h) -- .
l~ =FJ r;'h'\
l- \.!::, ~
dm:e F~: F;- e Fs sono degii operatori che, in genere, si assu..."Uono operare su funzioni (in questo
caso vettoriali) di quadrato integrabile (cioè defll1ite in L 2), Pl;!r J.<:!ttrrnL'1.arè taìi oper:ltori si
proCede facendo delle opportune ipotesi sul mezzo, che ci pOrUu"10 alhi. loro determiIl:lZ!One in
maniera abbastanza semplice. Una prima semplL-ficazione che possiamo fare deriva,
sostanzialmente, da tm 'osservazione di tipo sperimentale; cioè si verifica (salvo casi
ecc.ezionali, come l'effetto Hall, dove tU1 campo magnetico può produrre una polariztazione
e1ettrica; addirittur~ afflllché siano verificati i postillati della tennodinamica, la dipendenza
dai due campi deve esserci) che la dipendenza delle induzioni e di I non è da tutti e due i
campi Illi.1. prevalentemente cL1. uno dei du.e. In particolare l'induzione elettrica dipende
sostanzialmente solo dal campo elettrico (ed è praticamente indipendente dal campo
1-26
J~ = Fd(~
I Q= FbCh)
l[ = FJ~)
Possibili informazioni sulla natura di queste relazioni possono derivare o dall'imporre che
siano verificati dei principi fisici di carattere generale o cL."l. propriet.'i. specifiche che possiamo
supporre che i materiali posseggano come, per
esempio, proprietà di simmetria. Vedremo che ad
ognuno di questi possibili requisiti che imporremo
corrisponderà una limitazione sulla forma che
potranno avere queste relazioni. Innanzitutto
'supponiamo che le relazioni funzionali tra gli
ingressi (i campi) e le uscite (le induzioni e 'le
I
Gorrenti) debbano soddisfare a due principali
l
requisiti: la causalità e la stabilità, ovvero la I
continuità. La prima sostanzialmente implica che I
I
gli effetti non' precedano le cause, o\''\/ero le cause
possono avere effetto SlÙ filturO, ma non possono
essere retroattive sul passato, In realtà, nel caso
delle applicazioni che ci interessano, il requisito,di
causalità diventa ancora più stringente senai mponiamoanche il pn'ncipio di relatività, •
cioè che nessuna azione può propagarsi più veloc..omente della luce. Quindi l'effetto non solo
non può precedere la causa ma e ritardato rispetto ad essa tanto più quanto più è .lonUlno il
punto di applicazione della causa rispetto al punto in cui andiamo a valutare l'effetto,
L'altra ipotesi che facciamo è un'ipotesi di c.ontinuit~ ovvero se si varia di poco l'ingresso
deve variare di poco anche ruscita, cioè gli operatori F (che sono.f~lZÌoni di funzioni) devono
essere cominui, continuità da h1tendersi nello spazio .fu.r.:..Ziona1e hl. cui ci si pone. Per ~sempio,
se si suppone che i campi siano a qua.drato integrabUe lo spazio funzionale è L"\ in cui
sappiamo dermire una nonna (una distanza) e quindi il concetto di limite, ovvero quello di
contÌnuit..1., Quindi dire che il fiUlZionale F è e "continuo" significa che se facciamo tendere ~ a.ci.
1.1.'1a cer+..a fJn.Zione (vettoriale) ~o la corrisponderite immagi..'"1e attraverso Fd., F<i(~), deve tendere
a F.= ~o) (o, equivalèntemente, per ogni intorno del1'im.lllagine deve esistere un intorno del
;:::;~r.to di Dartenza la cui immagine è CCTI.t~nta nell'in.toffio consideratoì. E' e"l.:iéente che se
....1. __ • '"
non ci fosse qUèsta continuità significÌlèrebbe che basterebbero dd1e variazioni piccol~ a
pia~n:! ll1. ingrc:sso (ovv'ero un errore piccolo quanto si vuole nei dati di iIlgresso) per <1.vc::r<.:
deLe variazi,oni gr:mè.i a piacere nell "uscita, e quincli non saremo in grado di pre\:edè:-e aktl..:.'l..1.
evoluzione del nostro sistema; in termini sisternistici è come se il sistema fosse instabile.
Ossen.:imw che la continuiti implica la stabilità, in quanto richiedere che a piccok \'ari0-zior~
~':. ing;e5so corrispondano piccok variazioni in uscim)(implica che ad ingressi lh'11ibtl
corrÌsp0[1cbno uscite limitate; quindi la continuità è 1m requisito più stringente della stabil irà,
Cn'ulterLore icotesi .'mila n.:1tl.lra. delle rel.1zioni che defmiscono gli operatori in questione è
r ipotesi di li~e{!rità, ovvero significa dire che vale il principio di sovrapposizione de~li g
(:I(:.) ~r~ \'i7 -t~~t~
1-27
{'l
~J
Fii
Fd
~ ~l
)o~b
:ò al~l +a2~2
Fd
,
>a1 41 + a2~b
La validità del1 'ipote:si di linearità dipende comunque sia cL"!.l mezzo materiale con cui
abbiamo a che fare sia dall'ampiezza dell'ingresso che si sta considerando. Non possiamo
pensare, infatti, che comunque aumenti l'intensità dell'ingresso l'uscita segua linearmente
l'ingresso; ad esempio, se abbiamo un dielettrico, caratterizzato come sappiamo da una certa
rigidità dielettrica, ed applichiamo llil campo elettrico, se questo divent..'l troppo intenso
a'\.TemO una scarica all'interno del dielettrico che ne cambia completamente le caratteristiche, e
quindi non potrà verificarsi un munento dell'induzione proporzionalmente al campo elettrico.
Ci sono casi in cui può esserci un'isteresi (una soglia) iniziale, cioè per valori molto piccoli
dell'ingresso non c'è uscita; ci possono essere casi in cui c'è una saturazione, ovvero l'uscita
non aumenta più oltre un certo livello dell'ingresso. Oltre ancora, superati i valori l:iiniti
deil' ingresso, può addirittura verificarsi la rottura del :materiale e quindi il cambiamento
comp leto del tipo di sÌstema. . .
Osserviamo che Ìn tutte le applicazioni di nostro: interesse nonavTemo a che fare con materiali
che presentano isteresi; tuttavia, superati certi valori della intensità dei camp4 interverrà b.
saturazione ovvero interverranno le non linearità. del mezzo a limitare l'uscita. Osserviamo
però che tale non linearità interviene per.campi elettromagnetici. molto intensi. -chè in pratica,
nene applicaZioni fino allefrequenzedelle.microonde (cioè fIno alle centL.'laia ~iGHz)"non si
inçontranom.aì~ cioè i generatori a disposizione, non s.ono in grado di fomire(salvo in casi,
eccezionali: come in prossimità delle sorgenti) ~llejntensitàcosì forti da far yenÌrmeno la
linearità.
In ottica invece le cose vanno diversamente, dato che grazie all'esistenza di generatori quali i laser, capaci di
generare intensità. molto elevate e concentrate su supe.riìci molto piccole, si possono ottenere facilmente dei
livelli di campo così intensi da mettere in gioco le non linearità del mezzo; anzi proprio grazie a ciò che e
possibile manipolare un segnale ottico (modul.andolo) associandogli un'intòrrllazione.
Ciò OVY·ùL."'D.ente è lli"ù1. grande fortur...a dato che, d.."l. questo p'tmto di vista, l' elecrromagnetismo è
uno dei pochi campi applicativi in cui l'ipotesi di Iincarità può essere tranquillamente fatta
avendo lm modello m.atematico estremamente accurato.
Altre infonnazl0ru sulla nat'ù.ru delle relazioru riguardanti gli operatori che defIniscono le
induzioni e le correnti in .fi.L"lZÌone dei campi possono derivarci da proprietà di simmetria deII?
spazio e del tempo (essendo gli ingressi del nostro sistema fì.lnzioni dello spazio e del tempo).
~ Tali proprietà dì Si171metrfa (per sÌ.rrlmetria si intende che per un certo sistemo, lilla certa
proprietà rimane inalterata se si effettua tma certa operazione geometrica sul sistema) si
suddividono' in:
r ! Omogeneità:
{ nello spazio
Propdetà di simmetria: i lnel tempo
lIso trop ia
1-23
Analogamente si dirà che il sistema è omogeneo nello sper-io Ce tale proprietà è esprimibile
anche come l'invarianza del sistema di riferimento scelto), o im'an'anfe nello spazio, se
traslando l'ingresso nello spazio di una certa quantità l'uscita trasla della stessa quantità,
questo qualunque sia l'ingresso e qualunque sia l'entità della traslazione (owero la direzione
e il modlùo della traslazione). Formalmente ciò lo si può esprimere come:
,
i( [) ~ uC [ ) :::::;> i( [-[Q.,) ~ uC [-rQ.,)'~ '1rQ
. Nel caso dello spazio c'è però lm'altra proprietà di simmetria che possiamo considerare, cioè
la rotazione; tale proprietà è l'isotropia. ~,.r:vero dire w\e un sistem..1. è isotropo,Qinvariante
per rotazioni, sig:nifica .dire chela direzione, per quel che rigunrda la relaziq#e~ingresso
uscita, deve essere messenziale; in altri termi."'li, si ottiene la stessa descrizione deÌsistemasia
che lo si valuti in un certo sistema di riferimento sia che lo si valuti in unsÌstema di
riferimento motato arbitrariamente rispetto al primo, lasciandone però inalterata r origine.
·""- Perchè questo accada.,qumdi ,deve verificarsi che ad un'arbitraria rotazione delFingresso deve
corrispondere la stessa identica rotazione dell 'usciu, o,,-vero quello che conta è soltanto la
posizione reciproca tra ingresso e usciTa, e non la posizione di essi rispetto al sistema di
rife:i:rr:ento. Una i::mrneruat.1. con.seg'.l.enza
delI'isotropia è che se il mezzo è isotropo allora ~ ...
d~\'è a,:cadere, O\,:vi::U'TIeme, qUJ.hmque si;]. b direzione deIl'Ll1gresso (e quinciise fa.:::ci~rno ll.11
esperimento e veniamo che ingresso ed LLscita. non sono allineati allora possiamo cerbmente
dire che il mezzo non è isctropo) , Osserviamo che qu1.1ora .. il mezzo fosse anche lii'lenre
Dotrernmo dire che tale condizione è anche sufficiente Der l'isotroDia. cioè se in9Iesso eù
~15cita sono ailineati nllora il mezzo è isotropo (e viceve;c;a, ovv'iam~nt~); in generale inve.;-e,
per un mezzo arbitrario, tale condizione è solo necessaria,
Cna ulteriore proprietà, di natma fisica, che possiamo attribuirè ad un mezzo materiale è la
non dispersività, nel tempo e nello spazio. In generale essendo la relazione tra ingresso e ~
uscita lillil rebzione nL"1Zionale, per conoscere l'w3cita bisogna conoscere tutto l'ingresso; cioè,
1-29
dip~de da quello che era accaduto precedentemente, quindi non_ . ci. puòessère.non
dispersività, ci sarà. lUla memoria, mrveroun ritardo nella risposta del s~ema, e ciò sarà tanto
più vero quanto più elevate sono lefrequ.enzein gioco. Ed è proprio quello cheac.cade nelle
applicazioni a carattere telecomurucativo. Osserviamo infme che di hltteJeproprietàillustrate
sicuramente quella piùforte.èla .1inearità~
1-30
4(r,t) = j~Jr,r',t,t!).~(r',t')dr'dt'
TGlè espressione ci pGrra a. COrlCllldere che l~irrre.:rale con CllÌ abbiarn.o espresso l~lildl.:ziQn.e.
de:t:-ica ~ tr~tto deWaDDlieazlone del orincipio di sonasoDosizione de~li effetti ad inzres::;i
ir:.1Plllsi".;i. Per .:ui Dossfa~o CC',ìlGscere l; riSDosta ad mI c;r..~,~lsiC\s1 L'1!.IT-eS;O conoscendo 1; sola
.. 1. J,. 1 _ •
,..,.., . . . - .......... ~
l . . . '-'
(,. .. u ....:.:... ..
;; ,~J.~""'&.
C!:. .....:,.."'..:.11 (~r'1' ~(:,~.
.J...,Je .......... :0
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:T*'>'~t·s; A;
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J.!"v :-
c . .;.
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lL41.~<I,.-4 .. l .. "
\....oIo\,
\ -Il'~"'''l''
..... \..,.0IL~.l...J.L;...LLL .....}. ~: '- l~ l_.'>1,.
f'*\o'it"--:-'
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J'
l ............,
."\ ..-_.:..,....,..~. ,.~'\,:." "'!"l.':;' . . . . . ~.,..;" "..; ...... .,. '., ,.'" ,..,., , ... .,-,1;,.: -.1--1,.,..,,":,."''"\,·.'10 . . I-.l :.- ~",,-••-j~r-i,-·..::. .1 . . -...-:1 _·.7~"Ì""''''';''''''~; :rl,:~7; ì ' . ' -
-../::',;-,_1. Y!t..1J.L:.'J l.:.ll•.f_ .iJ~..L. .d p, ~/;"lplv I..lt ~,- .. !t..,j~.J. .. f.!7' ~ ... t....:~oJ.l.lJ. .. LC.;.L·....... ,-Lt L ...... ~~L :.'-"- ... v .l ..... ,- ... '-;,,;"':'''- ... ;.:..;,. ;.....I. .. ~-- r'C:..:..
;S:.J.:1~l F:;;cedenti alI' app li..:azione de;l i
impulsi c, tenendo cor:to dd ri:ardo dmllIO alla
velocità finit'a. di propagazione del cam?o, essi si manterranno mù1i Sil"lO a qì.lanclo la risposta
non. san1 interessata dalla variazion~ dei ..:ampi, cioè possiamo scrivere che:
ir - r',
g (.!:,~,t,t')=O '-it < t' -'- -'---
=~ c
1- 31
g (r,r',t,t /) = g (r-r/,t-t')
=e =e
L'isotropia del mezzo, inv~e, implica che gdebba essere proporzionale alla matrice identità
=e
(cioè sialinamatrice:diagonale)in modo tale che sia soddisfatta Iacondizion~diallineamento
fra i vettori d'ingresso e d·uscita. ..Andiamo ora ~,y'~e più dettagliatamente .cosaaccade nel,
caso di omogeneità. temporale (invarianì:a. neltèmpo). Questa proprietà introduce una
sempliflc.azionenellaclipendenzadal.t~J!1PO della funzione g ,che verrà a dipendèiedaIla sola
=
differenza (t-t'). SemplifiQ4-rrdo la simbologia, cioè mettendo in evidenza nell'integrale di
sOVTapposizione la sola dipender...za temporale dell'operatore (in tal caso la matrice di Green
diventa lLia f,mzione), la risposta del sistema ad. un certo istante t 1 ad Wl ingresso i è data da:
u(t) = j g(t;t')i(t')dt'
Quindi l'espressione deIl 'uscita per tm ingresso traslato nel tempo di lID intervallo t sarà data
da.:
Ma se riteniamo valida l'ipotesi di omogeneitit temporale allora tale uscita dOVTà essere pari a
quella irtlziale, traslata nel tempo di 't, ovvero:
u' t) = u( t - "t) =
C
( Jg( t - 't, t ') i (t ') dt '
1- 32
_."\llpra tale ugnClglianza dovrà valere anche per t'=O, per cui ritrovlanl0--che:
dimostrando Chè la matrice di Green sarà dipendente dalia sola differenza (t-t'). Qu;:;su risulm
essere lUL.1. condizione necessaria e sufficiente perché il mezzo sia omogeneOneFtempo.
Analogamente si può dimostrare la semplificazione apport.ata dalla validità dell'omogeneità
spaziale; '[:.lindi se c'è omogeneità, sia spaziale sia temporale, sì ha lma riduzÌor...edelnu.-nero
delle variabili da 8 CI, l', t, t') a 4 CI-I', t-t'). '~;:"'.-
L 'isotropì~ come abbiamo visto, implica che i seg:nalidi uscit'1 devono essere allineati con
quelli d'ingresso, qualunque sia :
i' ingresso quindi, in particolare, anche per Unllnplùso.
Dl.h+tque viene spontaneo pensare alla matrice di Green come una matrice diagoruùe~ se cosi
non fosse l'ipotesi di allineamento non sarebbe verificat."'!.. Infatti se consideriamo il vettore
induzione elettrica (espresso in fo:rm.a matriciale mediante la matrice di Gre-.."'Il):
cr \("" \.
~~ '~ -:-t. l
"
g,,-zl ey i
J '; l
g , iì
-zy ....çr
_ ~'
........ .J
p
',-~.
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'w':''':-'
rr
~j-X \J s.zx
,:>,.,. '''no
rl.-,~
v°S~"'-o
u"'- y '-'
. l.\.U
.... ~~ Tocr"""''''n~o.
:::\-...1...... TI" 11; --uui.,i.
1. . . .~"u..L.o.\..I "e ~V.1.L_:n,
Lv..l
~~- c ;den'.L1.&..l..l,..!.V
"~,, u\.,. ,-<p l' .'., ....... -.;J.
""LÙi.!.~
,
(cl '\ ( <Y O O '(e '\
! :t i :: :L't " x !
ii dy 'i I
O o-
~:Y
O ev : ;j
:; I
1- 33
Dunque, per l'isotropia, un'uscita deve attenersi dall'altra per una rotazione di 90°; ma nel
nostro caso la direzione va già bene (un ~uscita è diretta lungo x e l'altra lungo y); afImché,
però, ci sia tma semplice rotazione le ampiezze dei due vettori d'uscita. devono essere uguali
Ciò implica che g--.;:<;.=gY'J' Si osservi come l'iwtropia comporti una riduzione da 9 a 1 delle
funzioni rappresentate dalla matrice di Gre~ ovvero basta. conoscere una sola funzione per
determinare il comportamento di un mezzo isotropo. In definitiva si ha che,'p'ei:yisotropia, la
f.m:zionè di Green assume la seguente forma:",'':'~:;;'::'~'"
:',;' .',".",
Per quanto riguan1.:1..la nondispersivit..'i nel tempo, che richiede Ia dipendenza dell'uscita dal
solo ingresso applicato allo stesso istante, non possiamo che avere una matrice ch~ presenti un
impulso di DÌ1;l.C centrato nell'istante considernto, cioè:..;;:;;;:>
~,. '~, .
Ciò permette di L1.f scompa.-ire l'opera.zionè di integrazione nella. variabile temporale, grazie
alle proprietà della delta di Dirne. }\110 stesso modo, la non dispersività nello spazio implica
.
la Dresenza nella ma,trice di Green di lilla delta di Dirae nelle variabili
punto cotLsiderato; cip significa che risulta:
. .
spaziali, centrat.'1 nel
in. C!uesto caso ~ l'integrazione nelle vunabili sDaziali a scomparire. Osserviamo Doi che dal
... .. ... J . - .
ir - r'l
g (r,r',t.t') = O 'v't < t' ...;- j- .!--l
=e C
Cl rendiamo conto che se tm mezzo è dispersivo nello spazio deve essere anche dispersivo nel
tempo. Infatti se è dispersivo neno spazio significa dire che l'effetto in 1m plmto dipende ~
'iudIo che accade negli altri punti dello spazio; ma siccome le azioni sono ritardate, l'effetto III
1- 34
dùve il tenrune ili prOporzicrlaIità fra I ed ~ sareobe efertivamente ana costante se ci fosse.
8J.iche l'omogeneità nello spazio. ~
:-ielle applicazioni a carattere telecomunicativo (a cui siamo interessati), a parte le propriet.ì. di \9
ca u.sRliti1. e continuità (che supporremo sempre verificate), supporremo che sia veritkatn,
prarica.ment== sempre, la proprietà di i ineari t.1.. en·altra prOprieL1.. che molto spesso è veriilc..'lta.·
(pratica..~entè sempre nelle applicazioni cne ci i,lLt:rèssnnù) ~ Llnun dispèTsiviLi. neiIo spazio.
Ir:oltre, d..q. una delle prilne ipotesÌ fatte in questo nostro stuòo ddl'elettromaglleti.smo (o·v~Y·ero
il considermy sistemi tèrmi rispetto all'osservatore, che non siano in moto macroscopico,
tE\scurando cioè tutti gli effetti di tipo meccanico), si deduce che l'altra proprietà. da ritenère
verificata e l'omogeneità nel tempo, cioè che le proprietà tisIche, elettromagnetiche, dei rr:tezzi
L,.-:, esame non varmo nel tempo. Un 'ul ti.'"113. ipotesi che spesso è verificata è r isotrop ia, questo
perché gr~1n parte dei campi elettromagnetici che stLldieremc o sono nello spazio libçro (che è
lsorropo, cioè non hi1 direzioni privilegiate) oppure si svolgono in gas, cioè lilla collezione di
molecole le quali anche se separatamente sono polari, sono però orientate in modo casuale e
quindi globalmente, a livello macroscopico, non vi sono direzioni privilegiate. Per quel che
1- 35
Osserviamo che per quanto riguarda g e Q!'ipotesi, di proporzio~Witàco[ campo, in genernfe,uon è verificata.
O meglio.èveraperl'induzionemagnetic!lma non per l'induzione elettrica; ciò perché nelle applicazioni
all'elettromagnetismo molto spesso le freque,nze, in gioco sono così e1evate.che·leproprietà magnetiche della
materia sono praticamente·trascurabili. Quello che'accade è che l'orientamento dei dipoli rn~aneticièlementari
è così CArico d'inerzia (contrariamente a quanto abbiimodetto sulla relazione tra I. ed:D che quando 51 va oltre
certe fréquer..ze la materia non riesce più a "orientarsi" seguendo il campo e quindi tali dipoli magnetici
ri..J.'1lilllgono praticamente orientati il caso; ciò signii1ca dire che scompaiono le proprietà. nlè\:.crnetiche della
. T.iltCria, c quindi è come se tòssÌmo nello spazio vuoto. Pcr poter costruL.--e dei materiali che abbiano dcile
proprietà magnetiche anche a frequenze di rnicroonde bisogna ricorrere a ossidi (OVVèro grarìti) che sono privi
di conducibilità. cosnmiri da aggregati di nllcrocrtsw.lli la cui p-olar..zzazione riesce 3. seguire le variazioni del
Clinpo ekttrotn3::;anetico anche il frequenze abbastanza. elevate. In ogni caso, quando si va olL-e i GHz~
qualuIlque materiale cessa di avere proprietà m~onetiche, il cb:: signit1ca dire che spç~~imo J::.ou'"CfiìO
1Ssumere la permeabilità l'P..a::\'lletica dei nostri rmrteriali pari 11 quella del vuoto (ciO\! ~)).
L'analisi delle proprietà dei materiali e le conseguenti influenze sugli operatori è stata
effettu.ata pokl1é la maggior oarte dei materiali che esarulneremo sono ,:aratterizzati dal fatto
di posse.derne almeno ;;a parte. Quando tUl mat~riale è interessato da proprietà di: lineariti,
omogeneità nel tempo, non dispersività nello spazio e isotropia, vengono detti mezzi normali.
In tali ipotesi, cioé per mezzi nonnali, le espressioni degli operatori in forma integrale sono:
Jccorgiamo che, ne! caso di mezzi normnli, passare nel dcmi.rlÌo della frequenza é 1m errorr:::e
'.>en;.plii'icazioue: non solo dinlinuÌscono il munero ddIe ÌIlcò::tute, ma anche h; relazioni
Gostimtive diventano pili sempIi~i (oltre che le equazioni di i\fax.weil). Tutto qui.ndi si
semplifica salvo, eventualmente, ritornare nel dominio deì tempo medilli,.te antitrasforrr..azione
(operazione che nel caso di regjmè sinusoidale diventa banale, in quanto equivale a prendere
l [a parte reale del fasore moltipiicato per e-I t ). (»
j-
033~rvilllno Chè con lo sviluppo di mèZzi di calcolo 5empre più effiò;:nIi (in tenni.ni di potèIlZìl e rapidità di
c;LcC'io capacità di memoria) vi sono degli algoritmi che risolvono le equazioni di ~I.axweìl diretù.uneilte nd
è
dominio del temf'O (le quali possono esser;: scritte qualunque siano le proprietà del mezzo). Infatti nel CJ.50 in
cui si vuole caratterizzare un sistema su una banda larga, risolvere numericamente le equazioni di 7\h"'(\'veU nel
1- 37
Vista l'evidente semplificazione che si è raggiunta passando dal dominio del tempo al
dominio della frequenza, si potrebbe pensare di trasformare secondo Fourier anche nelle
coordinate spaziali. Ebbene, se le nostre equazioni le dobbiamo risolvere in un mezzo che è
a.'1.che spazialmente omogeneo (cioè tale che g~ J..l. e v non dipendono da I, allora è chiaro che
quest'ulteriore trasformazione ci sempLificherebbe ulteriormente le cose, aIgebrizzandoci
completamente le equazioni di 1VIa"\.-well. Ci rendiamo conto però che questo è un c-aso
est. emarnente particolare. In tutte le applicazioni reali alle telecomunicazioni non si ha a che
tàre con lo spazio libero (al più a'YTemo l.mo spazio omogeneo, poi un'antenna trasmittente e
una ricevente; quindi un sistema di comunicazione, tutt'altro che omogeneo), in cui tutte le
proprietà. elettromagnetiche del mezzo rimangono inalterate in tutto lo spazio. 1'1 realtà, in
qualsiasi applicazione effettiva, g, J.l. e v non sono costanti nello spazio, ma. differiranno
passando dai mezzi materiali al vuoto, e così via. Non dimentichiamoci poi elle i sÌstemicon
cui abbiamo a che fare sono dei sistemi materiali e qumdi con superfici dì discontinuità (in
corris.pondenza delle quali, in genere, cambiano le caratteristiche del sistema};· a tali superfici
bisognaancL'll"e ad applicare lecondizioru·di racCordo dei campì, ovverO:~llé-:ttaSfonnate di
Fourier di queste superfici (cosa alqua.n.to laboriosa in quanto non si hanno, come abbiàmo
visto quando abbiamo analizzato le condizioni di raccordo. delle relazioni fra valori a destra e
valori a sirjstra delle superfici di disconf..n.uità, cioè delle relazioni locali, ~1.si dovranno.
trasformare secondo Fourier spaziali queste relazioni, che non saranno più delle relazioni fra
grandezze a destra e a sinistra ma fra trasformate di Fourier;cioè funzioni a destra e a
sinistra). A meno che la superficie di separazione:non. abbia del1esimmetrie tali che
r operazione". di trasfonnata di Fourier spaziale fOrniSca .semplicemente L~y'alori delle
trasformate e non le funzioni di tutto quantolo spazio trasformato, si deduce (da quantbdetto)
che non è il easo di andare oltre nelle ooerazionidi ~..sformazione.· Già dobbiamo ritenere i
.L
tòrtunati che i mezzi che ci interessano sono tali che passando nel dominio della frequenza si
abbiano delle equazioni notevol.rnente più semplici di quelle nel dominio del tempo. Infatti,
mentre nel dominio del tempo le equazioni sono integro-differenziali (cioè rincognil'l.. compare
sia sotto 11 segno di derivazione che sotto il segno di integrale), nel domino tra.sfonnato le
èq~zioni seno semplici eq-tmzioni differenziali,. che sorLO le più facili da risolvere (come le
equ.azioni integrali; fhcili da risolversi munericamente) rispetto alle in te gro-di..fferenzi ali;
difficili d.a risolversi non solo teoricamente ma anche numericamente. Le equazioni a cui
siamo g1lmri sono, d "altra parte, lineari, come lo erano origi.'1...mamente le equazioni di
:\-Ia:{';::"eU Sel12a introdurre le relazioni costihltive: quindi abbiamo delle equazioni diiferenziat,i
~lIe derivate parziali ma lineari, per le qUL1.1i (grazie al metodo della separazione delle
var:abil i) la soluzione può essere rÌcondotta alla soluzione di equazioni aIte derivate totali,
lineari, delle quali si sa dire praticamente hltto (anche quando non si sanno risolvere
) esplicitamente). NeIia seconda delle equazioni di MaxweIl a cui siamo giunti, vista la
dipendenz.a di due termini Ca secondo membro) dal campo E è possibile introdurre il concetto
di costante dielettn·ca equlvCllente, ovvero:
(j
E
eq
=t:+-
j8 =::;> vxH=jcot:...,E+lo
-,
1- 38
Osserviamo che è un fatto puramente matematico. non iisico. che sia conveniente non tenere separati i
contributi dovuti alla corrente di spostamento e alla comnte do conduzione, introducendo o una costante
dielettrica equivaknte (che tenga conto anche della c) o una conducibilità equivalente (che tenga conto anche
della a). Inoltre. dato che li) èIettromagnetismo spesso si ha a che fare con mezzi a conducibilità zero, mentre
normtÙrnente non si hanno mai mezzi senza costante dielettrica. conviene introdurre una costante dielettrica
equivalente. che tenga conto sia della polarizzabilità dei mezzo che ddla sua conducibilità.
Detto questo, osserviamo che siamo giunti ad un'e-spressione in forma chiusa delle equazioni
di Maxwell, che potrebbero essere risolte una volta note le funzioni (di [ed (0) e e j.l., nonché 0,
che per un mezzo conduttore è indipendente dana frequenza. Nel caso in cui abbiamo a. che
fare con campi di tipo sinusoidale allora non sarà nemmeno necessario antitrasformare perché
il :sistema di equazioni fornirà delle soluzioni che sono, in reaIt..'Ì., dei fasori coni quali
sappia.'TIo operare (fm dall'elettrotecnica). Dalla defInizione di cO~i.UD.tedieler-uica neldorninio
della frequenz.l. (senza esplicitare la dipendenza da r) possiamo scrivere::
+:o
E(Cù) = j ge(t)e-jwtdt
che non è altro che la trasfonnat't di Fourier della~ risposta impulsiva. Osserviamo però che·
dovendo considerare dei mezzi fisicamente realizzabili, dovrà valere il priI1Cipio di causalità,
per cui la & si manterrà nulla per gli istanti di tempo precedenti alI' applicazione dell' ìmpulso,
cioè:
O" (t)" = O ',ii < O
::- e '" '
:::(:0} = j g,Jt)e-jeatd:
o
dei 1Jtmti del1'asse inlffill~illario del oiaEo conlDlesso . .;ioè oer.Jio=o avTemo:
~ _ . L J . . . i . - ~
E(p) = j ge(t)e-ptd:
o
1-- Osserviamo .;he se VOglir.ffiO che Il sistema sia continuo e :sin stabile ~iò signi.fica dirç .:ile p.:[
t-r:.(' In nsp,-ìsta impulsiva ~(t) deve essere limitata, quindi su tutto r asse renle positivo
( t,:: [O, -'-,.:.oD. Ciò significa dire che l'ascissa di convergerlza ddla S1W trnsforrnata di Laplace è
zero, cio~ la trastonnata esiste sicummente per Re(p»O. Come sappiamo ciò comporta che la
1- 39
T aie limita, dal punto di vista. tisico. deve essere loroono 8.- in CIll.;'1nto
~ "'.L quando la freauenzaJ. -ç lo
.
tènde ail' infInito q:ral7.mque mezzo rI!areriale divenu di w'" ;""erz:3. cosi elev:lt:!. 6 non not::r ~
più rispondere all;; soiIe-:itazioni, e quindi sì comporta ~omè il \:llOtO. Si teng:2 però presen.:~
,he
L,u. ~...,l~
1.'-4.1...... t:po
m'+c-~r"'1"~z~o"""'e
!.\"ol.i.~ '-t.""~
li 1.
..L
e' 1-n.
.1..1.
A~
m"~""""s~OT'\;CO
~ "~""r"",,,;
1-' ..... .::.'-.1.""...... ..,n'..,t·...,..,e~
·U\...LV \."c.~.L..!. u . .u.u.. ... .,~o ,.lel'la
~L -=-"',....·lenlZJ I..,
lJ."-":i-
.1..1.1..{,.U,-, """ l. ", .J.U.
hL'12"~ezza d'or.da d~
...i!1.uisce e quindi il ca.':1pO n.on influenzerà più le carid:e a Evello
macroscoD1CO. ma nell'è loro DarticeIl'è el<!mentari, (1cencIo" entrare L.Tl e:1<x:o errèttÌ c1,mmtistici ..
lo J J. _
RI~(;rr1·1nd,-j cb.Ila teoria dei residui ~1~~ Ulla fu.I1.z1DIle J.rljIiti~.J. OU<..) eS.sere rico.~~t:-:!.~i:~
andiamo a ~o5tiU.ir~i la
1- 40
e(p) -e~
f '.
C P-Jffio
dp=O
Ricordando ora i teoremi di Jordan del picrol0 e del grande cerchio "avremo che facendo
tendereall 'co il raggio del cerchio r ao il relativo mtegrale tende a zero, in: quanto l'integrando
tende pÌùvelccemente a zero di qu.anto non tencL.1. all'i.TJ..finito il raggio: Quèl10 CherL%1.r..e
deE 'inkgrak è il c-ontributo relativo aU'asse immaginario e queUo relativo al cerchio Tp.,')~
q1l.:l.t'1do si fa tendere il raggio di tale cerchio a zero, l'integrale lungo l'asse diventa FiIIfe~ale
a valor principale esteso all'asse llnmaglnario, ovvero:
jit [E(Cù o) -E oO
]
In genere laJ; è complessa, o\rt,,'ero del tipo: E(c:) ) = Gl (0) - jE.:;(CO) , dove dnto che la parte
immaginaria della costante dielettrica si presenterà, i.n genere, negativa e quindi abbiamo
messo iIl eviden2a il segno meno per avere tma E: positiva. Abbiamo dun.que:
1- 41
che sono dette re/{.lzioni di dispersione o di Cramer-K6nig~ gli operatori integrali presentI in
tali relazioni rappresentano delle trasformate di Hilbert, Abbiamo dunque ottenuto ili'! risultato
molto importante e cioè che la. parte reale e la parte immaginaria della trasformata di Fotù-ier
della risposta impulsiva (ovvero della risposta in frequenza) di un sistema fisicamente
realizz.'1bile non possono essere indipendenti fra loro, ma. sono legate dalle relazioni di
dispersione. In altri tennini, co:nsiderando una Cl e urul c,z prese ad arbitrio non possiamo dire
che queste rappresentano la parte reale e la. parte Ìn1.'nugir...aria della risposta in frequenza di un
sistem.1.:· fisicamente realizzabile; la parte reale e la parte Ìmmaginaria delle risposta in
frequenza dì un sistema tiska.mente realizzabile devono, in definitiva, essere una coppia di
trasfonn..'lte di Hilbert. Osserviamo che nel caso in cui ci siano oiù poli sull'asse ÌrnrnacirL.ano ~ ~
le cose non si complit;a..c'!o più c? tanto poiché basterà andare a considerare non più lli'!O solo
r
ma tanti cÌIcoh;tti JCili pçr ogni i-esÌmo polo; quindi invece che avere un solo-contributo
dovuto al po!o in (:)0 abbiamo tutti gli altri contributi dovuti ai poIisull'asse immaginario,
Quindi come conseguenza della causalità abbiamo ottenuto che parti reali e immagmarie della.
costa.."te dielettrica (nel dominio della frequenza) di.un.n:ezzo materiale sono legate fra loro.
Ciò comporta che se un mezzo è dispersivo, cioè haumù: che dipende da 6), necessa..-i.amente
questa s dovTà avere sia una parte reale sia una pa."ie im.r--.u.agL'!aria. Infatti l "unico modo per cui
l'inTegrale a valor principale sia nullo è che la funzione Z(0) sia costa.."1Le con 0; cL'Ùle relazioni
di cEspersione, anora, se la s, (che ci deve sempre essere) non è costante, tale integrale non
può mai essere nullo. Qu~sto è un fatto molto importante perché, come vedremo, la parte
immaginaria della e(0) è legata alle perdite all'interno del materiale che si sta considerando. Lì.
~ir~· ___ .,
...,..1lu..... al-, l; . rI"''''~''''',J;
...aJ.J.SL '1'.>,-,,,,,.,, se v e
cl";.sl:"' . . . " '.:>!.vU.., '-'"""I;'~'-' ,il.u.
""I. .... a c~e d;s
"!""'"aT'"-; ........ ..;.......-:'27.;O~'" -l'ce' so iTT'" T'!"'IP7zn ~ "';1~~";":~"r"\
:3
l $1:.J«..t...1. u..... , IJ ,v .....1. U"'~L.. ~")l-'", •. .\.. '-' H ' \"
deve avere anche delle perdite. Ovviamente, non è detto che queste ç".rattenstichç sÌm10
s tQ:Ilill..;.:Lt(-ve
......
nello stess;) ran9:e
frequenze in cui la porte in'P. '1ag1. .'Lma.
-- di freclUenze', c!oè ci. possono essere degli iilterv'alii di
.
~
Ql1èS!O fano, gia di rr ~ impor-.ante, e in rdtà il ri!1èSso di un altro risultato ancora pitl fondamentale;
:;appiarno, infarJ, che il conceno di dissipazione e una conseguenza del 2'" principio della. tèriTIc.di...rm.•nica:
" ... lIno sCo'lmhio e dissipativo se è: Ìrreversibik". Ovvero uno scambio energetico ha dissipè!Zione se tak
3W111bio non può èssere [,mo comp!etam.;!nte alla rovè$ci~ cioè se c't! un fènomenù irreversibilè lwvero t:n
>lun~~!l!O di entropia. C(lme ~a??iamo tum i r'ènomenì naturali sono irreversibìE cio-è tali da c~mp?rtMe 5empr·.!,
in l.ill. siSTema isolaro, un aumento di èutropi,L Dunque il :F principio deila termoJillamrca il1L1..:>duce una
1r;cvcrsibilità nell'evoluzione dci sistemi. Ci d:cc che il passato c il futuro non seno la stessa cesa perchc il
rllIUro ~ il senso in cui aUlllenta l' èntropi~ e qUesto 5ènso è fissato daU'e"yoluzionè namra..!e dei ~i5tèmL .ci 0
non è possibile invenire illumro con il passato (S1esse conclusioni a cui si arriva per il pr. Ilcipio dl G'lUSJ.lita, il
1- 42
Se indichiarrro· con:
rPa
-;
:= jc:) l _ Ci) rr
i Doli del Diano comelesso. ed escr. .'l. . . ..ia..'TIO i residui ìn
:p:
!... 'J
= -J;(jj'-GJ'~
.J. .4 . i . ' J.
;A;ej:~
E (0) ) = ----.:--'----
jCù - (jCù ' - Cù ")
in cui è pos~ioile stabilire il valore dello sfasanlento cp, in qu..'1nto nell'origine (t=O) la risposta
h'11pulsiva non puo essere discontin.uità (ma puo esserè· al più continua). Le induzioni non
Gossono cresent.1.re delle discontiIluit:ì.' lo. stessa d è legata il fenomeni di l")o!~rizz::l.zioric che
J. L :- - ""
. ~ .h
non possono ili/"ven!re istant~me~mente. Deve allom nS1ùt~re: q= - 2 ' mrvero SI. a:
1- 43
e
Comç si può anche vedere dai grafici
riportati, quello che aI massimo può
accadere e che nell'origine vi sia una
cuspide. Detto questo, ritorniamo nel
dominio della frequenza e riportiamo
esplicitamente suI piano complesso i
poli complessi coniugati.
Im
x· . . . . . ID'
I "
,-CD. Re
/
I
.......
x······ -(j)'
r
" ",.' ,
Per qual che riguarda i residltÌ, dovendo essere cp= - ; > si ha: A = IAle -i? e A· :;:;J!\je i}- ~
Indicando con 0)0 2 il' modulo quadro del polo Pc (o, ar..<'1.1ogamente, P/l, OYVero ponendo:
., ., ..,
CD'- + co"- = CO;), a'\.Temo:
..,
!
. 1(:) "6)
. . :. J / .. , ".", \ ~..,
t(:) Q - (O '- ) - -!-o) "- 0) - ;
che è la fonna esplÌcita della E(u)) con due poli complessi coniugati. Si vede facilmente che la
parte reale è una funzione pari (dipende da. CD~ mentre il coefficiente della parr..e immag:inari~
oltre che essere negativo (come avevamo precedentemente anticipato), è anche LUla funzione
dispari (dipende da co). Tutto ciò è coerente con il L'1rto che la e(p) è Ima funzione anaIitka,
avente parte reale pari e parte immaginaria dispari. Riporcando su di un grafico gli andamenti
di :::: (CD) ed E;:(Cù) in ftmzione della frequenza vedia.lilo che in corrispondenza del valore Cùo le
1- 44
E!-- I•
e",--- < •
(j)"=O
---
- .....
"-
'.
\ I f
\ :.'1
\ •J1
\',
I
Quindi una coppia di poli complessi collÌll.::,cnti danno luogo ad una g(ev) che è, in defmi~iv~ la
risposta di lli'l circuito risonante, e tale diagramma prende, per l'appunto, il nome di
andamento risonante della costante dielettrica, e permette di evidenziare il compor..amento del
mezzo in frequen~.Pervalori della pulsazione prossimi ad 0)0 si ha che gli e:tfe~idissipativi
del mezzo sono molto elevati e tale ffu"lge di frequenze è la cosiddetta zona buia, ènfro cui il
mezzo assorbe tutta l'energia del campo eiettromagnetico agente. In genèÌ'ale, allora, ci
dobbiamo a.spet".are chela E(m) sia costituita da.t~pJi~dmnenti risonanti, dove il numero di
picchi dipende dal numero di poli significatìvi, piuvlcllU all'asse immaginario. Se ipoIi sono
molto disu'1ti fra. loro allora si àvrà lli'1 assorbimento di energia solo a determinate frequ.eP.2e.
Si pensi, ad esempio, ad un'onda elettromagnetica (ad esempio luminosa) che incide su tUl
materiale (ad esempio un gas): come sappiamo ciò da luogo al noto spr::ttro di a'lsorbimento
del gas, che sarà uno spettro a righe (o\l-vero
una rispos1a che alle frequenze di risonaraa
present..'l dei picchi negativi).
Se invece i poli sono, molto vicini fra loro
1- 45
Se ll1ve~e consideriamo il caso in cui i due poli Siano reali e distinti, ad esempio uno
neU'orùrine ed tm altro sull'asse reale, avTemo:
ottenuu dalla espressÌone deUa E(CO) per due poli complessi con.iug:tt~ per co'=O)" e 0)0=0, dove
evidentemente i poli si tro\'ano uno nelF origine e l'altro .in -2m'·. Un altro caso limite è
quando i due poli complessi coniugati degenerano in un unico polo doppio nell'origine; in tal
caso avremo:
- ~ .',.
con k costante opportuna. Questo caso è però solo u'.'la approssimazione della situazione reale
dato che ci dice che la e è puramente reale, .cioè il mezzo risulta essere. dispersivo ma senz..'l. .
perdite (datocb,e_.non eè la parte jmmsginaria), cioè non causale. In conclusione possiamo
dire che af!mché valga. la c.ausalità.deI mezzo le eledez devonosodd.isfare alle relazioni di
dispersione, ma non è detto che ilcomport..amentodisslpàtivp(cioèez:;:::O) sia e~eso a tutto
l'asse delle Cù, poiché se si presenta: .ristretto ad tL.1abandafJ.oriddrange di frequenze di
nostro interesse allora possiamo assumere tranquillamente chela eCC:)) sia puramente reale. Fra
. ( . k
i mezzi la cui costa..."te didett..rica equivalente si scnematizza' ccme: Seq ..8) = --2-' ane
(j)
(elèrtroni) e di cariche positive (ioni). La ragione p;:f cui questi plasmi sono di Ìnteresse nelle
tel~comunicazioni é che nell'alta atmosfera ci sorto delle tàsce di @,..C; ionizzato, che
,:ostlT":llscono per i'applli"lto le f.:1.Sce della ionosfèra, b cui ionizzazione è dovuta ai rag:~
j · r~ r'lr'l:"z;n"";
.. ~ . J.v-.
....(':u"'l.'lr
_ l.-, ":h·
i"..i. ...
1. ..... ,,_ ..... ", ... v r1~r
;,,r.:.tt'"
...... l'-.L
~4. __ ..;:{ •. :;.:> ·'''"'du'''n'' ">nè:T"<~"
"J.~ .... L. aTie mc\lç·'ole il'1 qlU1nr ;tà ..)~uf7:(;en~">
.... '\...11.'- .... '- V ........ .L..:;:.L~. 1... .L..4.U.l;. ..... l. ~4L.""... _~~ 1. L -.. ...
°
ad icninarle (molecole a!Orni~ daro che l'at:ncsfer:t è costimita. sosta"LZialmente da. azoIO e
t'..ltto un ir..siem~ di gZ!s rari).
Osserviamo che r energia fornita da. una certa. radiazione è proporzionale alla frequenza di radiazione; infatti se
v è la fìequenza della radiilZione si ha: E.,==hv, dove h=6.6:6xlO ..;4 Js t! la costante di Planck. Dunque più:!
eievata. 1'energia da tòmÌre, più alta deve essere la. frequenza della radiazione incidente .. Siccome r energia ~i
ionizzazionè corrisponde aIr incìrc..1. a frequenze che stanno fra l'infrarosso è r ùttco, sono neCeS5lli1C
radiazioni 11 frequenze l1loÌ!o elevate e per questo i raggi uludviokni del sole pèffilettono la fOffilazione della
icnosfèra (i cui strati si trovano tra i lO è i 30 Km dalla Terra).
1- 46
( "7
JPi=q""i
!p
'. e
= -qx- e
rispettrvamente, degli ioni e degli elettroni. La densità di carica totale (quella con cui avremo a
..... l............ nell'" e qn a"'" 1onu' cl' 1>,r'1VT<lpIl) s"""':" a1'lta allora ,.,i" .
"l',..,. .ç",rp
... 1",,> J. "" , .. , ~J,.. .. ,4 :..\: • ..;. ......... '.."J .... i. . ~_ .......... - ;,...... \.. '- .. i. ....
iì
r
= p.l -....r tCl= = ql:-:. - 0 -::/
. '1 '~-l
Da ciò si dedt~ce anche come an'equilibrio, quando 'N12N.:=N;;, la canca totale è nulla, ovvero
il plasma è neutro, dove con No abbiamo indicato proprio la densità di iopj (o di elertropj), per
FL lì.J.LÌti.Ì.. di volume, ali 'equilibrio. La densità di corrente sarà o"v"Viarnente (bta da: .
J- = p·v·
l-l
+p v e-~
1- 47
V ·eo~ =p
V· f.loh = O
Per chiudere il sistema di equazioni bisogna considerare l'equazione della forza di Lorentz e
quella del moto (di Newton). Per quanto riguarda la forza., ricordiamo che tutte le grandezze
che compaiono nelle e'Illazioni macroscopiche non sono altro che una media (nei soliti
volu..-netti) delle grandezze microscopiche, e questa media ci pennette, sostanzialrt:tente, di
sostituire a delle grandezze che sono puntifonni delle grandezze che sono continue nello
.C :,1, spazio considerato. Allora se in questo processo di media vogliamo calcolarci la forza' per
.....: ,-'"unità di volume, in linea. di principio, dovremmo considerare Unvòl:umetto (infmitesimo dal
' . 7. '~:p\mto di vista. fisico, ma grande dal pu..l1to di vista macroscopico), vaflitare le forze agenti sulle
,. c ' ::'p'articeIle contenute in esso e fare la media di queste forze. Suognl:-.:smgolo ione o elettrone
. ag::inì, a livello microscopico, una forza dovuta al campo elettromagnetico microscopico, cioè
quello che c'è dove è localizzato l'elettrone (oloione). Talecampoelettrom...'1gnetico è dovuto
mparle a tutte le particelle che si trovano "distanti" dall'elettrone, e che una volta che si va a
faie··lamediacostituisceproprio"il . campo' macroscopico presente .nelleequazioni .di Ma."GVell.
Un'altra parte è dov1lta.aicamp·ielettro~etici delle altre particelle che si trovano "nelle
immediate v1c:i:nanze" deIl' elettrone, cioè Clie:'Sono'contemrtenello stesso volumettosu cui si
va a fare la media. Quest'ultimo contributo però non può essere presente nel. c.ampu
macroscopico, in quanto mette ingiocol1na scala di distanze (nel valutare le interazioru fra le
particelle) che è escIu'>a dalla descrizione macroscopic..'l; ciò che possiamo vedere è qual è il
rifl~sso a livello macroscopico di tali interazioni.
La cosa ~ analoga a. quello che accade nella teoria cinetica dei gas in cui. in prima approssimazionç, si supponè
che le mokcole non imeragiscano fra. loro. Quello che in reaità accade ~ che queste molècok ~i urtano fra loro,
ed è proprio questo prce:sso di urti che t'a si che ci sia una ridistribuzionc dcW cnei'gia, tak che dcFO un po' di
tempo .:;i il.ITiva all' equilibrio temlodin.1mico del .:;istenill (cosa. che invece non accadrebbè nel c.150 ideale in cui
le molecole non imeragissero fra loro). L' ellèno di questi urti. dal punto di vista. ffiacroscopiço, è quello di fare
apparentemente scomparire l'energia meccanica. perché. si ha un t1u$sO di particelle tutte nena stessa. direzione,
ma..! lTIaDO che questi urJ aV 1,;engono la velocità delle particelle diminuisce e quindi l'energia cinetica passa da
un' energiù cinetica l1lÙcroscopica (l'ill5ieme di partlCeile che si muovono tutte qUI11Hè nella 5tessa direzione) IfD
un' èrlèfgia CL.'1e!tiCà microscopica. che! nOli <!: J1tro che! calor:!. QUind.l in qUè:;tD processo di collisioni si ha un
~as::;llggjo, pèr cC'si dire!, da un fbmw. "ordinata" ad Wlll forma "di:::C'rdinata" di çnè:rg:a. C'X c' è un prOCèS5L' di
dissipa::iotlC! dell' energia dovuta a queste collisioni~ nei c.'l.SO del gas, ad esempio, abbiamo che! ['effetto di
queste collisioni è la viscosità del gas (cioè se si cerca di far scorreri! un gas lungo una cefT..a direzione con
velocit:;, diverse da punto a punto ci sa.rmno dl!g1i attriti T;! quindi una. generazione di calore). Ci si chiede, a.
questo punto, qliaJ'1do questo processo è impormnte e quando, viceversa., può essere in prima appros.:;i.rnazione
trascurabile. Ebbene ricordiamo (dalla Fisica) che l'ipotesi che nella teoria cinetica dei gas ci porta a trascurare
gli urti è quella che conduce all'equ.1ZioIle dei gas ideali. Quantitativamente, perch~ si p055a tra.5curafè l'eH'çrro
d.elle collisioni de~e accadere che queste ayyçngano ffi?ltO di rado, ci~ le tòrze che agi5c~.no ~~IU~, plll1i~dl~
stano per la rnagglor pane dd temj-'O qudk macroscoptcÌle, e solo OgIll tamo (mrarneute) ::;1 ab 0111 l effetto dt
una collisione.
1- 48
Tornando al caso del plasma, possiamo allora dire che deve risultare che il tempo medio fra
due collisioni (o, ciò che è lo stesso, il /ibero cammino medio, cioè la distanza. che
mediamente intercorre fra due urti successÌvi) sia molto grande, in modo tale che per la
maggior parte del tempo la forza che agisce sulla particella~ia quella macroscopica (cioè
quella descritta dalle equazioni di Maxwell) e solo ogni tanto c'è un effetto dovuto alla
collisione a livello microscopico (che non può essere descritta a livello macroscopico). Cioè
dovremmo avere a che fare con un gas in cui le collisioni, per unità di tempo, siano poco
frequenti. Dunque se vogliamo un. gas; o un plasma, in cui sia possibile trascurare le collisioni
dobbiamo supporre che la frequenza media di collisione sia molto bassa, e ciò sarà tanto
meglio verificato quanto più rarefatto è il gas (cioè quanto minore è il numero di particelle
per wlità di volume tanto maggiore sarà il libero cammino medio). Ma ciò non basta; come
sappiamo la velocità con cui si muovono le molecole a livello microscopico è legata alla .
temperatura: più elevata è la temperatura più rapidamente si muovono le molecole, e quindi
più frequenti saranno le collisioni Dunque se vogliamo un gas in cui le collisioni siano
trascurabili dobbiamo considerare un gas freddo (cioè a bassa temperatura) e rarefatto~
l'approssimazione di assenza di collisioni sarà tanto più buona quanto meglio sono verificate
queste condizioni. In questa nostra trattazione considereremo, d'ora in poi., un plasma freddo
\:. ·e senza collisioni. Una conseguenza immediata del fatto che il plasma sia freddo è che anche
:gli effetti di pressione sono trasc~ili(in linea di principio, sempre presentiiÌl un gas;
sappiamo infatti che in un gas ideale, in cui l'effetto delle collisione può esseretraS?Unuo,
l'equazione di stato è: PV=nRT, e quindi se la temperatura diminuisce, a paritidl:voluin.e, la
pressione diminuisce). Quindi non soltanto possiamo trascurare gli effettideUeqpW?>,i0IlÌ.maa
livellomacroscopico anche gli effetti di pressione vengono meno. È ben.echiarirécli~ambedue
questi effetti, sia di pressione sia di dissipazione, sono l'effetto macroscopico delle collisioni
molecolari~ la pressione tiene conto degli effetti non dissipativi, cioè delfatto Che qiiandod.ue
molecole si urtano c'è un trasferimento .diericigia dall'una all'altra. Quin~ in.Jinea di
principio, anche se non si disordinasse il moto, ci sarebbe un trasferimento ordinato di energia
da un insieme di molecole ad un altro; il fatto, poi, che invece questo trasferimento sia
disordinato introduce un ulteriore fenomeno, quello della dissipazione.
Detto ciò si ha che in questa. approssimazione, di plasma freddo senza collisioni, laforza. per
unità di volume è solo quella data dalla densità di forza di Lorentz; cioè per gli ioni avremo:
f· =p.e+p.v.
-l 1- 1-1-
xb
forze che, in generale, saranno diverse. La forza totale, per unità di volume, sarà ovviamente là.
somma di queste due quantità; ma è evidente che, in linea di principio, dovremmo considerare
separatamente la djnam ica degli ioni e quella degli elettroni. Unitamente alla legge del moto
possiamo scrivere le seguenti equ.azioni:
dv·
·e+p·v·
P 1_ 1_1
xb=m·N·--==!..
- 1 1 dt
d~e
Pe~ + Pe:::'e X Q= me N eTt
1- 49
8h
V'x~ = -].Lo ci
De
V'xh= eo-=-qNv
- òt -
V' ·go~ = -q(N -No)
d _~~ ~~ ~& ~ ~ ,~ ~ ~
-[v(x(t) y(t) z(t) t ) ] - - - + - - + - - + - = - v T-V +-v + -
d! - , , , 8x dt Oy dt &z dt 8t 8x x &y y 8z Z et
che rappresenta la cosiddetta derivata convettiva, cioè la derivata seguendo il moto della
particella. Come si vede dai primi t:rt termini a secondo membro, in tale derivata sono presenti
prodotti di incognite; quindi ill o membro dell'equazione del moto è fortemente non lineare. È
chiaro che avendo supposto che i mezzi con cui si ha a che fare siano lineari, le equazioni che
sono alla base delle relazioni costitutive dovranno essere anch' esse Iinemi, e qumdi sarà
necessario linearizzare le equazioni a cui siamo arrivati. Ciò è lecito in quanto. stiamo
considerando il moto del sistema (cioè le variazioni del sistema) mprossimità delle condizioni
di equilibrio, dove supponiamo che i campi siano sufficientemente piccoli che i termini
domjnanti siano quelli del lO ordine. Quanto piccoli dOvTebbero essere i campi anmché tale
:- approssimazione sia ben verificata lo ~ potrebbe valutare ricavando la soluzione cçmplessiva
(e ciò lo si sia numericamente che.sperimentalmente) e confrontando quando la".soIuzione
approssimata diventa diversa da quella senza approssimazioni. Verificando ciò, si'ha che per
valori dei campi elettromagnetici che sono di interesse nelle telecomunicazioni (riC()rdiamo. che
il plasma che ci interessa è la ionosferae i campi elettromagnetici che cimter~~4±io·.sono
quelli utilizzati ai flnidelle telewmunicazioni) ci si trova tranquillamente al di' sotto della
soglia oltre le quale cDminciano ad ayere significato i termini di ordine superiore al primo. TI
sistema di equazioni di Maxwell1ip,~o è allora:
,. i :.1-, _:<.. .•
..
V x -e = -110-=
oh
r 8t
Ce
'V x h = Eo ; - qN o~
dove esprimendo N come: N=No+6.i.'i avremo: Ny-No:Y+.0NY., ovvero abbiamo un termine del
IO ordine più uno del 2° ordme, che viene trascurato. Abbiamo po~ dalla legge del moto:
N
.. om a.; =-ql'l
òv 1I.T
o~
avendo trascurato, al P membro, i tenn..i:ni di ordine superiore azero per qlli1nto riguarda N, e
quelli di ordine superiore al primo per la derivata di v: al 2 c membro, invece, si è trascurato il
tennine di o;dine a zero per N e quello di ordine superiore al lO per ~J.l<J:yxh). Le equazioni
descrivono, a questo punto, un mezzo nonnale per cui, come sappiamo, conviene operru:e nel
dominio della frequenza. Per cui trasfonnando secDndo Founer l'eqì.L.1.zÌone che descrive il
moto avremo:
-qE
jCDmy=-~ ~ v=--
jCDm
1- 51
proporzionalità fra I ed E ma non nel dominio del tem~, in cui invece si ha un prodotto di
convoluzione. Ricordiamo che nel dominio della frequenza, per tenere separati gli effetti
dielettrici da quelli di corrente, si introduce una. costante dielettrica equivalente; in questo caso
avremo:
Come sappiamo il rapporto fra la costante dielettrica di mùnezzOe la costante dielettri.ca del ~- .1
vuoto ci da la costante dielettrica relativa del mezzo;usàridoqUÌIldi la stessa notazione
avremo:
q ZN costante dielettrica relativa (equivalente) -
=> 8 =1- _ o .
2
r l:: mro di un plasma (freddo senza collisioni) .'.
o
Osserviamo che per omogeneità-dimenSimIale,·.(1a _ -er_ deve-essere un. numero puro). . ~i_ha_-che la
quantità:: _... . _. . : <io~ ~
deve avere le dimensioni di una pulsazione al quadrato, e dipende solo dalle caratteristiche del
plasma.. Tale quantità la indicheremo c{)n Cùp 2, cioè:
,
e la sua radice quadrata, cioè Cùp, è detta pulsazione di plasma. Dunque avremo che la
costante dielettrica relativa la possiamo scrivere anche come:
1- 52
•. ~' _,-. limite è proprio la pulsazione di plasma. :Man mano che si inclina questa. direzione, aumenta la frequenza. limite
al di sotto della quale non si ha proPlleoazione all'interno delpla.sma; questo è il motivo per cui, ad esempio, i
radioamatori hanno le antenne orientabili anche in elevazione. in modo tale che le onde possano arrivare con
un angolo di incidenza molto basso, riuscendo quindi ad avere la riflessione anche a frequenze di onde corte
(invece che onde medie), cioè delle decine di lvIHi: .
non c-ampare la parte immaginaria (come, naturalmente, deve essere essendo partiti da un
modello senza perdite). È cruaro, allora, che questa non fisica real,izzabilità quando 00-+0 è
dovuta al fatto che abbiamo trascurato le collisioni, ipotesi accettabile se i tempi caratteristici
dei campi in gioco sono molto più picccIi dei tempi mem
delle collisioni (cioè a frequenze
sufficientemente elevate). Dobbiamo, quindi, andare a correggere il modello in modo tale da
tener conto delle collisioni, alle basse frequenze, ma allo stesso tempo bisogna farè in modo
che alle alte frequenze si gitmga alle stesse conclusioni a cui siamo gitmti prima (trascurando ..
le c-oIIisioni). Per tener conto di ciò, riCDrdiamo l'equazione del moto a cui siamo giunti
trascurando le collisioni:
1- 54
~ .... -. ~
Da ciò si ricava:
N 2
J
-
=-qN 0-v = m(j(j)oq+ v) -E = o(O))E-
2
N
l oq
()
Ci Cù = m(jco + v)
1- 55
2
(i)
E =1+ p
t jCù(jCù + v)
e si nota che per v=O tale espressione coincide con quella ottenuta nel caso precedente (di
assenza di collisioni). Volendo mettere meglio in rilievo la parte reale e la parte immaginaria
avremo:
Quindi, .in questo caso, la costante dielettrica relativa non è più puramente reale, eliminando
cosÌ (almeno da un punto di vista formale) la più grossa mcongruenza. che sÌ aveva
nell'espressione della Cr trovata nel caso precedente (che presentava tma parte reale dipendente
da Cù senza però una parte immaginaria, non rispettando quindi le relazioni di dispersione di
Cramer-Konig). La prima cosa che notiamo nell'espressione trovata è che nell'origine non c'è
più un polo doppio, bensÌ un polo semplice. Andiamo a rappresentare la parte reale e la parte
immaginaria della Er. Notiamo che
la parte reale si differenzia Re(Er)-
soprattutto per (i) <v, perché per Im(Er) .. _-
(ù»v riotteniamo. praticamente lo· 1- - .. :)
_._._._.-.-.-._._._._._._._.~._._-_._._._.
che rappresenta, quindi, la conducibilità stafica del plasma (essendo nell'intorno della
frequenza zero), la quale era infinita nel caso in cui abbiamo trascurato le collisioni (dato che
in assenza di queste non c'è nessun meccanismo che impedisca un'accelerazione indefrnita
delle cariche dovuta ad. una forza costante, a sua volta dovuta ad. un campo costante).
Osserviamo che la Im(er) ha un andamento, in modulo, rapidamente decrescente; infatti già per
(j)=eùp abbiamo che:
1- 56
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Buono Studio! =) !
che per ipotesi è molto minore deli 'unità. Abbiamo poi che quando ID è molto maggiore di v si
ha che il valore assoluto della Im(Er) decresce come l/Ctl (osserviamo che tale condizione è ben
verificata. quando abbiamo un numero medio di collisioni dell'o.rdine di 106 , nel qual caso la fo
è dell'ordine dei Ivrnz).Abbiamo allora che se non siamo i frequenze molto lontane dall~
pulsazione di plasma, verso le basse frequenze, allora è evidente che usare il modello ora visto
oppure quello precedente senza perdite è la stessa cosa. Perdiamo semplicemente il termine
che tiene conto delle perdite, che comunque sono trascurabili nell' Ìntorno di CDp. Quindi a
meno che non siamo interessati esplicitamente a valutare le perdite nel plasm.a, oppure siamo a
frequenze più basse della frequenza di pl~ possiamo tranquillamente usare iI modello
senza collisioni del plasma. freddo (e rarefatto). Nelle condizioni applicative, in presenza. di
strati di plasma, per studiare la propagazione del campo, faremo sostanzialmente sempre
riferimento al modello di plasma freddo e senza collisioni, in quanto le frequenze in gioco non
saranno mai molto più piccole della frequenza di plasma e, in particolare, comparabili alla
frequenza di collisione. .
Vedremo, infatti. che le perdite hanno un ruolo secondario in quanto la variazione con la
frequenza della e ha delle influenze cosi elevate sulla propagazione che ben prima che iI
segnale diventi troppo debole per effetto delle perdite si è talmente deformato da non essere
più utilizzabile ai fini telecomunicativi, (ovvero gli effetti della dispersione sono preponderanti
rispetto alle perdite, quando queste sono piccole). Infatti la massima portante a cui,il segnale
si può propagare è dettata non dall' attenuazione ma dalla distorsione dov""Uta alla dispersione
del mezzo, in quanto anche se il segnale rimane elevato in. ampiezza ma si deforma, essendo
l'infonnazione proprio associata alla forma del segnale, è chiaro che perdiamo'''co1l1unque
. r.infoI11lllZione (cioè è inutile ricevere bene e forte un segnale se poi perdiamo l'informazione.
ad esso associata).
Da quanto detto, possiamo ritenere e.sa.l.l#tì;~iargomenti riguardanti le relazionÌc·costitutive
dei mezzi materiali che,: associate alle equazioni di Maxwell, formano un sistema chiuso di.·,
equazioni (compresa la legge del moto delle cariche). Sulla base ditale sistema di.equazion4:~: ,.,.
di cui riscriviamo quelle ai rotori (mettendo in. evidenza le sorgenti impresse),
ab
Yxe= --=
~ Bt
[ YXh=CQ+J+J
- 8t - - o
possiamo definire il t«orema di Poynting. Esso ci permette di introdurre un CDncetto molto :il
importante e cioè quello di associare al campo elettromagnetico un'energia, a cui è legata la
possibilità di trasmettere un segnale da un ptulto all?altro dello. spazio. A tale scopo definiamo
il vettore 2, detto appunto vettore di Po}nting, nel seguente modo:
s=exh
V.s=V.(exh)=h.yxe-e.yxh
- - - - - - - ~
=
.-
dalle equanom
( ab) (Od
h· --= -e· -=+J+J o
8t - òt - -
)
dìM=well
1- 57
l
L
f. = Po~+Io xQ
dL f ·ds )
P = -dt = _.=..-..=
dt
= -(poe + J o x b ·v
- - --
1- 58
P=-Po~·v=-Io'~
, (dove riC<Jrdiamo che l'integrando ~ . I lo abbiamo potuto esplicitare in questa forma "grazie
alle ipotesi fatte sul mezzo). Tale termine risulta essere legato alla dissipazione per effetto
Joule della potenza, nel volume V, ovvero alla trasformazione di energia in calore"In..JaLcaso
si dice che il processo è dissipativo perché comporta un aumento di entropia i e quindi ,è
lrreVers ib ile (e ciò accade ogni qualvolta si ha generazione di calore a partire da un moto
ordinato di particelle). Quindi non si può invertire il senso dello scambio energetico,
semplicemente operando sul sistema; l'Uhièa:.oosa èhem quest'ambito possiamo far variare
sono le sorgenti e i C3,!11pi.·Facendo quindi un ciclo erltornando nello stato iniziale, Eenergia-·,
totale scambiata non èmo;' e questo è un processo irreversibile. È evidente che il termine cre2 ;:::.<: .
gode proprio di questa proprietà di irreversibilità, in quanto è u:rul quantità che è sempre dello
stesso segno. Infatti cr è un- parametro del mezzo ed è positivo, se il mezzo è passtvo;- ma la· ..
cosa più importante è che e2 non può mai cambiare di segno, qualunque cosa si fuccia al
campo (in particolare, oe2 sarà sempre maggiore di zero se 0>0). Ciò significa dire che questo
scambio energetico è, unidirezionale, cioè va sempre dalle sorgenti al sistema e mai viceversa.
Cioè se, ad esempio, facciamo fare al can!po elettromagnetico un ciclo chiuso (ovvero ritorna
dopo llil periodo allo stesso valore di p~), non otteniamo tm valore netto uguale a zero,
di questo termine di scambio, ma avr~ò-.ÌIlfvalore positivo; in altri temtini in un ciclo una
pa.--te positiva di energia è passata dalle' sorgenti al sistema materiale, e non c'è modo di
recuperarla operando attraverso il campò elettromagnetico. N9tiamo, quindi, che la natura
dissipativa di questo termine si verifica anche senza conoscere Peffetto Jotùe; la legge di
Jouie, :in pratica, fornisce solamente l'infonnazione sulla natura della dissipazione, stabilendo
che la potenza dissipata nel volume V è completamente dissipata in calore.
Se consideriamo ora il mezzo materiale in esame dotato di tutte le proprietà esaminate salvo,
al più, l'omogeneità spaziale, allora l'espressione dell'integrando nel secondo i:ntegraIe (al 10
membro della relazione che esprime il teorema di Poynting) si semplifica nel seguente modo:
1- 59
dove, anche in questo caso (come per ~, h 2 rappresenta il modulo quadro di g. Abbiamo
quindi:
J -a(-j.ili
Ot2
l "Z 1
+-6e
2
2) dv=-.6ta f( -J.Ùl.
2
l :2 1
+--:-6e
·2'
2) dv I
v V l
dove, essendo il volume fisso nel tempo, abbiamo potuto partire il segno di derivazione fuori
del segno di integrale. In Elettrotecnica tutte le variazioni sono statiche o quasi-statiche e
qumdi, per definizione} reversibili (poiché tt...7fto è infinitamente lento); dunque l'integrale a
secondo membro rappresenta proprio l'energia del campo elettromagnetico, perché bilancia
esattamente il lavoro che è stato fatto dalle sorgenti per passare dalle condizioni di assenza di
campo a quelle di campo presente Ìn tutto lo spazio. Bisogna allora vedere se questa
mterpretazione (che nel caso statico non è ambigua, ID. quanto è una conseguenza immediata ;
f
i
del principio di conservazione dell'energia) possa essere ritenuta valida anche per campi
arbitrari. La quantità:
una funzione che è pròprio la funzione di stato. E evidente che nel nostro caso l'integrale
considerato è una funzione di stato perché per poterla valutare è necessario conoscere soltanto
i valori di ~ e di g all'istante considerato, non importa come' si è arrivati a tali valori. Infatti,
siccome lo stato di un sistema è, per definizione, determinato dalle variabili di stato, nel nostro
caso queste sono proprio i campi elettrico e magnetico, che individuano completamente il
sistema (che nel nostro caso è il campo elettromagnetico). Allora l'integrale considerato
dipende solo dai valori assunti da.Ile v~abili di stato nell 'istante considerato e quindi è, per
de:f.wizione, una funzione di stato; nO~ll:IDo che cÌò può essere affermato grazie alle ipotesi
fatte sul mezzo, in particolare grazie all'ipotesi di non dispersività. Solo che in questo casQ
invece che essere funzione di due o trè variabili (come, ad esempio, in termodinamica in cui
esse sono la pressione, la temperatura e il volume specifico) l >-energia dipende da dei c-ampi,
quindi le variabili di stato non sono in nmnero finito ma ne sono un'infinità. Se i campi sono
defmiti in L2 il nostro sistema non è a stato vettore finito ma è a stato vettore con spazi
vettoriali .infiniti~ cioè per defmire lo stato del sistema non basta dare un numero finito di
valori ma almeno un'infinitànumerabile, cioè le c-Omponenti dei campi in un arbitrario sistema
di base. Nel tennine dell'espressione del teorema di Poynting c'è però una àerivata (che in
realtà è totale) rispetto al tempo e quindi questo termine rappresenta la variazione) nelI'unità
di tempo} dell'energia elettromagnetica accumulata all'interno del volume considerato.
1- 60
L'unico fattoè che la superficie attraverso cui sì va a valutare il flusso di energia deve essere chiusa, avendo
applicato il teorema della divergenza di Gauss.
s'=s+yxa
- -
dove l!: è un vettore arbitrario, allora per questo nuovo vettore vale lo stesso tearem..1. in quanto
il flusso di §.' attraverso una quahmque superficie chiusa coincide con il flusso di §.. TI che
significa dire che di vettori di Poynting ne esistono infmit~ ottenuti da un vettore definito
come §.=~xh, aggiungendoci il rotore di un vettore arbitrario, di cui §. è quello più semplice. il
fatto, però, che di vettori che soddisfano il teoreIlli'1 di Poynting ne esist..'illo irrfmiti deve farc,i
andare cauti sull'interpretazione fisica di tale vettore (non del flusso del vettore, che e
fisicamente definito) come un ente che ci :indica la direzione e l'intensità del flusso di potenza~
1- 61
: .
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Buono Studio! =)
infatti se CQnsideriamo un altro vettore, ad esempio §.', possiamo tranquillamente dire che la
direzione e l'intensità del flusso di potenza non" sono dati da § ma da §'. visto che anch'esso
soddisfa lo stesso teorema. Il motivo per cui si da quest'ulteriore interpretazione fisica "al
vettore di Poynting è sostanzialmente duplice: innanzitutto- vedremo, nel ~ di campi ad
elevata frequenza, in particolare in ottica, che se si va a valutare il vettore di Poynting, ~ esso
è diretto sempre nella stessa direzione di propagazione del raggio luminoso, ed è più intenso
laddove il raggio luminoso è phì intenso, e viceversa; è qumdi naurrale assmnere che laddove
il raggio luminoso sia più intenso ci sia un flusso di potenza maggiore, e la cui direzione sia
quella di propagazione del raggio. Questa stessa proprietà vale, come vedremo, per qualsiasi
campo elettromagnetico, purché sia a sufficiente distanza dalle sorgenti che lo generano; in tal
caso, infatti, vedremo che il campo elettromagnetico si propaga con onde di tipo sferico e il
vettore di Poynting ad esso associato è ruretto radialmente, cioè esattamente nella direzione e
nel verso in cui si espande l'onda sferica. Dunque in questi casi, di interess~ applicativo (in
particolare nelle telecomunicazioni), il vettore di Poynting ha la particolarità di essere sempre
diretto nella direzione "'giusta", cioè quella in cui ci aspettiamo si propaghi l'energia
elettromagnetica; ciò giustifica questo eccesso di interpretazione (cioè passare dall'integrale
nel suo complesso al1'mtegrando) nel dire che non soltanto l'integrale ci dà il flusso" di
potenza ma che l'integrando ci rappresenta anche il,modo con cui questo flusso di potenza si è
distribuito lungo la superficie chiusa. Questa è sicuramente un'indicazione senza nessun
rischio di equivoc4 in quanto ogni qualvolta dovremo valutare un flusso di potenza.' su un
sistema la superficie sarà sempre chiusa, quindi il flusso sarà sempre lo stesso qualunque sia il
vettore di Poynting che si adopera;; .Manonc'è sicuramentenesstnl .rischio di ambiguità
nell'arricchire questo risultato (dì flusso sulle superfici chiuse) CCln un'interpr~tazione del
i
sÌIl:,oolo flusso attraverso ogni punto "della superficie, dicendo· che non soltanto il flusso totàie è
cosÌ fatto(cioèè'Wlflusso dipotenza}ma,. in realtà, anche punto per punto ilflUsso·di potenza
avviertenelladirez1onee-con l'intensità prevista. dal vettore.diPoyntmg, ~.Ci. sono però dei
casi in cui.questa mterpretazione, portata fino in fondo, porta a. risultati paradossali. Ad
esempio, se abbiamo un condensatore canc.Q e un magnete "abbiamo un ·cainpo
elettromagnetico statico.m tutto lo spazio; in questo caso l'intuizione porta ad affermare che
non c'è nessun flusso di potenza, in quanto è tutto fenno. Vicevers~ se insistiamo nel "dare al
vettore di Poynting l'interpretazione di flusso di potenza locale, saremo portati a dire che in
questa. condizione statica. c'è un flusso di potenza in tutto lo spazio, che pero è solenoidale
(cioè un flusso di potenza in cui le linee di flusso si chiudono sempre su se stesse); in questo
caso è naturalmente più intuitivo dire che non c'è flusso di potenza in quanto è tutto
stazionario. Salvo questi casi particolari, in tutti i casi di nostro interesse, nell'ambito
telecomunicativo, non c'è nessun "rischio di interpretazione del vettore diPoynting, non
soltanto dal punto di vi~..a matematico, ma anche dai punto di vista della intuizione, se gli
attribuiamo l'ulteriore significato a tale vettore. In dermitiva, però. quello che conta è andare a
valutare il fhlSSO di potenza (cioè calcolare l'integrale) trasferità verso l'esterno. Spesso, nelle
applicazioni, si é anche interessati a valutare qual è la poterrza che te altre sorgenti esterne
consegnano ?-ll'interno del sistema; l'integrale di flusso deÌ vettore di Poynting col segno
cambiato rappresenta il flusso di potenza che dall'esterno va all'interno del sÌstema. Questo
fatto mette in rilievo un' altra cosa che avevamo anticipato e che dà cosi grande rilevan;za al
concetto di campo elettromagnetko. Se siamo interessati a valutare la potenza genera~ o
assorbita., dalle sorgenti (valutare le forze sulle cariche, ecc.) basta valutare il flusso ~
potenza, conoscendo il campo tutto intorno alle sorgenti. Se questa potenza, che ad esempiO
entra all'interno del volume considerato, non si dissipa all'interno andrà a fInire naturalmente
tutta sulle sorgenti. Quindi la conoscenza del campo elettromagnetico nell'intorno del sistema
1- 62
dove ~=~xh è il vettore dj . ~Jnting. Finora abbiamo visto quale significato fisico assumessero
questi integrali. Esso "~va dal fatto che il mezzo interessato godesse di part1c.olari
proprietà; l'lL~ca non richiesta era la proprietà di omogeneità nello spazio. Per la validiti di
queste proprietà, infatti, erano valide le seguenti espressioni:
Vediamo fino a che livello di astrazione possiamo spingere tale interpretazione energetica,
cioè come si modifica. l'espressione del teorema se i mezzi non soddisfano le proprietà ~ cui
si è parlato precedente....--nente. Affmché il 2 0 integrale a lO membro ronservÌ l'interpre~:on~
di "energia elettromagnetica del campo" è necessario che siano valide le propneta .d~
omogeneità nel tempo e non dispersione nel tempo e nello spazio. La non omogeneItà
1- 63
h.~ =~(~h.lth)
- 8t 8t 2 - ;:-
-ÒJ( ab ad)'
! h·-=+ e·---'=. dv
et \- òt - òt
v
non Pu.ò ràppresentare più la varhiziOiie-'-di energia interna, cioè FintegraIe nOll-èpiù una
funzione di sta.to:inquanto sei! mezzo è dispersivo lo stato del sistema all'istante considerato
dipende dulia storia precedente. Dal punto di vista fisico questo termine, che è sempre Un '
lavoro fatto dalla sorgenti per unità di tempo, non corrisponde di netto ad una variazione di
energia accumulata perché in. questo termine. oltre a variazioni di energia, dovrà tener conto
anche dei fenomeni dissipativi (e ciò è quello che fa passare questo termine da. wl. differenziale
esatto a un difrèrenziale non esatto). Quind'4 se il mezzo è dispersivo, non è più possibile
ÌIltrcdurre :in modo,non ambiguo (in modo diretto) un'energia elettromagnetica in termini
soltanto di grandezze di campo, in quanto il termine che stiamo considerando in parte,
eventu.almente, lo si ritrova sotto forma di variazione dell'energia elettromagnetica interna
(o\t-vero del sistema che costituisce il nostro mezzo materiale) e in parte sarà dissipata sotto
forma di qualche processo non reversibile. Però la separazione fra questi due effetti, Ìn genere,
non è possibile farla conoscendo soltanto le relazioni c.ostitutive ma bisogna anche conoscere
come è fatto il mezzo materiale. In altri termini, se c'è dispersione, qu.esta quantità non è più
u..'1Ìvocamente interpretabile semplicemente come una variazione di energia ma dO\r-rn, in
genere, tener conto sia di variazioni di energia e sia di fenomeru di dissipazione (di scambi
Ìrreversibili e quindi di generazioni di calore); però non è possibile distinguere, senza ulteriori
informazioni su come è fatto il mezzo materiale, quale parte di questa energia è attribwòile al
campo elettromagnetico, quale parte all'energia, ad esempio, elastica e quale parte alle altre
forme di energia che ci possono essere ali' interno del sistema..
Ad esempio. nel caso di plasma freddo senza collisioni. conoscendo tutte le variabili di stato è possibile definire
correttamente tutti i termini dell'espressione del teorema di Poynting; perÒ per il termine relativo alla
1- 64
mov
e =_-=.--
qOt
f
"' l
I
/
ma lo=Noq Y.. e quindi si ha: /
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T "N
./o·e =
Ov 0(1 ..
oIDV'-=-= - -Nomv
2ì
- - - et òt \2 )
e rappresenta al variazione di energia cinetica dOv'Uta alla va.riazione di moto degli elettroni. Quindi quella che
era una energia dissipata ora, con l'introduzione di tutte le opportune variabili di stato dei sistema, è diventata
Ullà variazione di energia. cinetica.•a..llora., nel caso di modello completo, il teorema di Poynting indica un
bilancio completo fra variazioni di energia elettromagnetica ed energia interna al mezzo steSSo.
Volendo avere un bilancio energetico in termini delle sole grandezze elettromagnetiche anche
nel caso di mezzo dispersivo, bisogna :frssare le variazioni temporali dei ca..T!lpi. A questo
punto, allora, consideriamo solamente variazioni di tipo smusoidale e vedia..o~o" qual è la
formulazione del teorema di Poynting.
Osserviamo che nel caso di grandezze sÌnusoidali siamo interessati al valer medio di tali
grandezze e non ai valori istantanei; ana1ogamente~ in. term:inidi scambi energetici, siamo
interessati ai valori med.idi taIiscambi. Considerate due generiche grandezze sÌnusoidali a cui
associamo i relativi fasor.!., ov'Vero:
1 (
< ab >= 2 Re ..W C).
E nattrrale allora, nel caso di campi che variano sinuso idalmente , definire il vetrare di
PO,vnting nel dominio dellaJrequen=a come:
f: ........ -_I
1 •
S=-ExH
2- -
OsservÌa..'!lO però che in tale denominazione è stato fatto un abuso di linguaggio perché, a
rigore, questo vettore è il vettore di POy 11ting per grandezze sinusoidali, mentre il vettore di
Poynting nel dominio della frequenza è la trnsfonnata di Fomier del vettore di Poynting nel
dominio del tempo che non sarà un prodotte vetioriale bensÌ un prodotto di convoluzione.
1- 65
Poiché siamo interessati agli scambi medi di energia,. separiamo le parti reaEè!alla parti"
immaginarie. A tale scopo indichiamo oon ~;: .:,;;:1: ~~.: ~
,-""_a.
..,.." ..... _.
Osserviamo che tali relazioni, essendo state ricavate da considerazioni di carattere ma~lnatico
(sulla base delle trasformate di Fourier delle equazioni di Maxwell), sono valide s-iÌl "per i
vettori trasformati secondo Fourier sia per i fasori corrispondenti ai campi sinuso,idaIi;
sottolineia..'llo però che questo teorema di PO)1lting nel dominio della frequep.za (per quanto
detto precedentemente), nel suo complesso, non. rappresenta la. trasfonnata di Fourier dei vari
termini del relativo teorema nel dominio del tempo (ma vede soltanto impiegate le trasformate
di Fourier o i fasori di grandezze sinusoidali). Integriamo ora quest..e relazioni su un volume
finito arbitrario, V. di superficie S~ otterremo: .
1- 66
densità di potenza fornita dalle sorgenti. Ciò vuoI dire ch~ennine Re( - ~ E . r;) rappresenta
la densità di potenza media fornita dalle sorgenti e quindi l'integrale a 2° membro rappresenta
la potenza media fornita dalle sorgen~ detta po lenza reale o attiva, Pr . II lO termine· a primo
membro, essendo ~=Re® il valore medio del vettore di Poynting nel dominio del tempo,
rappresenta il flusso medio di potenza che fluisce attraverso la superficie S che racchiude il
volume V. li terzo integrale a lO mem.brò èil valore medio del corrispondente termine nel
dominio del tempo e qumdi rappresenta'la potenza media dissipata per effetto Jonle: Per quel
che riguarda il secondo termine a l a membro, esso è comunque una potenza ma nonposs iamo
affennare che l'integrale rappresenti la variazione media di energia elettromagnetica .datoche
per grandezze smusoidali (o comunque periodiche) le variazioni medie sono nu11e~IThrealtà
questo termine rappresenta le perdite per isteresi dielettdca e magnetica nel mezzo (ovvero
la potenza media dissipata per isteresi dielettrica e magnetica). Infatti se il mezzo è passivo
(cioè capace di assorbire, energia) allora a~O e quindi sia C2 sia J..L2saranno non negative
(al-t:r..menti si avrebbe~ essendo il modulo qUadro di Ee di H quantità positive, energia ceduta -
dal mezzo. al campo, :in contraddizione con la passività del mezzo stesso); Ìn questo modo è
anche evidente perché, quando sono state an.alizzate le relazioni di dispersione, le parti
immaginarie.delle E e ~. sono state legate alle perdite del mezzo. Quindi la condizione che E2,
!-t2 :2:0 implica.che vi è energia dissipata in calore per isteresi; tale dissipazione, però, risulta
dipendere proporzionalmente dalla frequenza, e quindi a frequenza zero non. dovrebbero
esserci perdite per isteresi nel mezzo. Ciò sembra essere in contraddizione con il fenomeno di
isteresi magnetica che è presente, ad esempio, nei materiali ferromagnetici anche per cam:pi
costanti (cioè a frequenza zero); ciò è dovuto al fatto che l'interpretazione energetica fatta per
il teorema di Poynting è limitata a mezzi lineari, mentre i mezzi ferromagnetici sono
fortemente non line~.-r.. Quindi per mezzi nonnali, per Cù=O, abbiamo soltanto dissipazione per
effetto J oule. .
Da queste ultime considerazioni possiamo CsaII'inarc più in dcttagiio lccarattcrisliche dci mezzi dispersivi.
Dalle relazioni di dispersione sappiamo che se un mezzo è dispersivo nel tempo (cioè e e !-L sono funziorù di Ij»)
allora Im(e) e 1rn(tJ.) sono diverse da zero e ciò. come abbiamo visto. significa che il mezzo presenta delle
perdite per isteresi dielettrica e magnetica. Ovviamente possono esserci delle frequenze per le quali risulta:
l
Im(e)=Im(i-l)=O; tale evenienza, pèrò, non può presentarsi in un'intera banda di frequenze perch.é le funzioni
llnCe) è Im(i-L) sono. come sappiamo, funzjollÌ analitiche e se fossero nulle in un intero intervallo 5ruebbero
identicamente nulle ovunque. Ciò, sempre dalle relazioru di disrrsionc, implicherebbe e c i-l costan~ co~ CD:
contro l'ipotesi di mezzo dispersivo. Può Cll.pitare, pero, che in certe bande di frequenze le parti i.mrn.aglrulne dl
é e ì-L siano cosÌ piccole (ma comunque diverse da zero) da poter essere trascurate; in tal caso il mezzo, pur
essendo dispersivo, è praticamente privo di pèrdite in tale banda di frequenze. Poiché tutti i mezzi sono
1- 67
. ~ ~ (--' .
.-:'~'tl."''''-_~.' ,; ..
.
. ,"-'
1- 68
Osserviamo che alle alte frequenze potrebbe essere accettato un effetto reattivo dei circuiti per l'intera banda di
frequenze di interesse solo se esso è uniforme in tutta questa band~ se così non fosse avremmo
un'ampliiic:.az.ione di alcune componenti del segnale rispetto ad altre, andando così a modi!ìcare il contenuto
dell'informazione (costituito dalla somma di opportune sinusoidi dello sviluppo in serie di Fourie.r del segnale
da trasmettere).
, Osserviamo che per eliminare la potenza. reattiva non possiamo pensare di operare (come
viene fatto in Elettrotecnica) utilizzando dei circuiti rifasanti poiché tale rifa.samento
avverrebbe in corrispondenza di un'unica frequenza, mentre alle altre frequenze il circuito
avreb be un andamento risonante, ovvero aì/remmo un comportamento molto selettivo in
frequenza. Ciò vuoI dire éhe eliminando la potenza reattiva nel modo descritto non è più
possibile trasmettere un segnale che richieda un...1. banda di frequenze piuttosto largà perché,
avendo ristretto la banda su cui il sistema telecomurucativo può operare, s1 rischia di
deformare il segnale; questo fatto rappresenta lilla grossa lllnitazione in qu.mto i, segnali
tra.çportano 1m. num:;ro di informazioni tanto più grande quanto più.·largo è iLJor:çr spettro.
Questo è il motivo per c~ ad esempio, un segnale puramente s1nusoidale, cioè costirnto da
tL.l.'unica frequenza, non può trasmettere alcuna infonnazione (e quindi di alcun interesse
applicatiyo)., In conclusione la potenza reattiva deve.ma.."ltenersÌ molto contenuta almeno entro
i limiti della banda cui siamo interessati per la trasmissione delle infonnazioni; ciò si traduce
nella condizione che nel mezzo considerato (dall'espressione:della parte immagin..ma del
teorema. di Poyrrting) i campi si mantengano sostanzialmente bilanciati.
Ossen'lamo che, poiche al campo elettromagnetico è stato associata. un'energia relativamente .alle tòrze che
esso esplica sui mezzi materia1.i, è possibile introdurre anche una quantità di moto ed un momento d'inerzia.
Essi sono indispensabili nella. trattazione di sistemi meccanici che sfrunano le;.energie relativedovme ai campi.
Tale aspetto, però, non viene approtàndilo in questa sede perché i sistemi rranatiin .applicazioni
te!ecomurucative non soho di questo genere.
~~- Defrn;itl, ,dei sistemi di equazioni chiusi (nel dominio del tempo e della frequenza) in cui le
;1 incognite sono i campi, nei vari aspetti esarnÌnati per di'versi mezzi materiali, a questo punto è
importante defrnire almeno delle condizioni sufficienti, sotto fonna di particolari condizioni
sai campi: che pennettallo di trovare una soluzione unica per le' equazioni di :"'bxwell (la cui
esistenza viene data pa scontata) Queste coneliz io!'..] , oltre allè proprietà matematiche per
assicurare l'unicità, devono soddisfare sia requisiti legati al tipo di soluzione cercata sia la
proprietà di causalità del sistema~ visto che le equazioni non tengono conta della fisica
realizzabilità dell'insieme sorgenti-mezzo.
Tali condizioni sufficienti sono i teoremi di unicità che dovranno essere definiti sia per
sistemi nel dominio del tempo sia per sistemi nel dominio della frequeI1Z.:l, o meglio per
grandezze sinusoidali. Inoltre sono da esaminare due tipi di problemi: un problema interno e
l'ù1 problema esterno, a seconda che si vogliano risolvere le equazioni di i\1axweIl all'interno
di un volume limitato o in un volume che, almeno in parte, si estenda alrinfmito (tipicamente
1- 69
Problema Interno nel Dominio del T Problema Interno-ne1 DOm1nlo della Fre
Problema Esterno nel Dominio del Tem Problema Esterno nel Dominio della F
Nel caso del problema interno nel dominio del tempo, si considera una superficie S che
racchiude un certo volume V, sufficientemente regolare da
paterne definire la normale quasi ovunque. Poiché nel S
dominio del tempo le incognite delle equazioni di Maxweil
sono funzioni sÌa dello spazio che del tempo, l'unicità sarà
assÌcmata se verranno assegnate delle condizioni al V
contorno e delle condizioni iniziali; le condizioni iniziali
danno la conoscenza dei campi in tutto il volume in un
istante iniziale, mentre le condizioni al contorno danno informazioni sulle componenti dei
campi sulla superficie S. Ebbene si dimostra che le condizioni iniziali:
VrEV
(che sono limitate ai soli campi e non anche alle derivate prime perché il sistema di equnzioni
è di lO grado), unitamenteallecondizioni>aLcontorno:,
.. ,:. (oppure una loro combinazione lineare) assicurano l'unicità del problema intemonel dominio
del ~o. Osserviamo che l'aver assegnato le .condizioni iniziali sia sU~. sia su g comporta
l ~aver fissato tali condizioni per ognuno dei campi e per la sua derivaci temporale, dato che
l'lmo è legato alla derivata temporale dell'altro dalle eCfl1azioni di Maxwell. Per quanto
riguarda le condizioni al contorno,notiamo che bisogna assegnare soltanto le componenti
tangenziali e per uno solo dei campi. Da ciò si deduce .che~ ad esempio, assegnato il campo
elettrico soltanto una particolare distribuzione di campo magnetico sarà ad esso compatibile, e
viceversa; essendoci dipendenza fra i campi, dalle equazioni di Maxwell, rassegnare
arbitrariamente le componenti farebbe perdere la risolubilità. al problema. .
Per quanto rigtiarda il problema esterno nel dominio del tempo, si ha una' complicazione
rispetto a quello. interno in quanto oltre alle condiziopi precedenti dovranno essere considerate
anche quelle all'infinito. Esse vengono fomite sulla base della validità del principio di
c,;'1.usalità per sorgenti al fmito, e si tiene conto della propagazione dei campi con. velocità
finita; in tal modo esistera sempre, 'g't;:·to, una sfera di raggio r=c·t (c: velociti. della luce nel
mezzo considerato) all'esterno della quale il campo è nullo (non è ancora giunta in tale
regione di spazio l'effetto delle sorgenti).
Nel dominio della frequenza i problemi sono analoghi ma non essendovi il tempo non si potrà
più parlare di condizioni iniziali, visto che la ID è un parametro; infatti la soluzione dei
problemi di equazioni sono ricavate dall'insieme delle possibili soluzioni relative ad ogni
singola frequenza ID E [O, +co[. Questo implica dover trovare delle condizioni al contorno che
1- 7Q
dove C è una costante arbitraria; analoga condizione vale, ovviamente, anche per H. Tale
condizione esprime infatti che i camPi vadano a zero, all'infinito, almeno come l/re quindi il
vettore di Poynting, all'infinito,anili-~ ako almeno come II? PercuÌ ~Icolando.il flusso di
potenza attraverso l.illa qualunque superficie, ad esempio, sferic~ all 'infinito tale superficie
tende all'co CDme r2 e quffidi al più tale potenza rimane costante fino all'co, ma.,non.:vipotrà
essere creazione di potenza all'infinito. Tale condizione però non basta perspecifiearese il
flusso dì potenza va verso l'co o dall'co verso le sorgenti; bisogna allora bisogna imporre
un'altra cond~c:ne.detta condizione di radiazioJW all'co o.di Sommerfeld, cioè:., .~.:~...
e nel vuoto vale: ~ =120 1t n == 377 D.. Osserviamo che in questa condizione di radiazione
all'co è staro sCt!lto il segno "-" anziché il segno «+" (che ci avrebbe garantito anCDra l'unici.tà
della soluzione) perché con quest~lùtima scelta avremmo imposto che il flusso di potenz.'1
fosse andato daIl'infrnito verso le sorgenti e non viceversa. Tra tutte le possibili condizioni di
unicità, quindi, abbiamo scelto quella che soddisfa lUl ulteriore requisito: la causalità, mrvero
un flusso irreversibile di potenza verso l'infinito; ciò è dovuto al fatto che le equazioni di
Ma.....'V,;ell sono reversibili, e quindi ammettono anche soluzioni che dall'cO vanno verso le
sorgenti. Tale condizione esprime il fatto che in un'intorno dell'C() i campi E ed H non sono
del tutto indipendenti ma sono intimamente legati fra loro; ovvero, a meno di infinitesimi di
ordine superiore al secondo, risulta:
E=sH x -i r
1- 71
Tale relazione ci dice che il vettore E è ortogonale ad. H e ad ir e, dalle equazioni di Maxwell,
si ricava anche che H è ortogonale ad lr ; quindi il vettore di Poynting resta reale e diretto come
Ìr· Si ottiene cosÌ una potenza reale positiva a cui sarà associato un flusso uscente dalle
superfici chiuse e diretto dalle sorgenti verso l'infinito. Risulta ~i: J
l
S=-ExH
- 2- -
• =-EXl
1
2ç -
~ xE • = l- [~l ( E·E
r - zç r - -
*) -E a(E'l~)] =-E
- - r
l 1~2~
2ç
l
r J
Osserviamo che le condizioni di radiazione all'co (da. imporre nei problemi esterni nel dominio
della frequenza) sono banalmente verificate nel caso di mezzi con perdite. J
Dimostriamo ora il teorema di unicità per il problema interno nel dominio del tempo.
Consideriamo la relazione che esprime il teorema di Poynting nel dorn.inio del tempo
1
Supponiamo che eslsUmo due soluzioni delle stesse. equazioni di ~faxwell ~h !lI) ed ~ 10
che soddisfino alle stesse condizioni iniziali e alle stesse condizioni aI contorno. ,Allora i
campi ottenuti per differenza:fra queste soluzioni, cioè:
s-i
- n =exh·i
- - n = inxe·h=O
--
ed è nullo perché, la componente tangenziale dei campi sulla superficie, :in particolare: _J
t...
el ~ = O, ~nu11a perché per le .
x -,:::;. matesi fatte L x -e 1 IS
1;'....
I~ = L.... x --I:S
eJ ~ . Otteniamo quindi:
~ ! J(el~12
v
+ ~jh{2)dV = -
,
Jcre2~v
v
"
wem
dove i campi sono nulli all'istante iniziale to (per le c.ondizioru iniziali su g ed 11). L'integrale a
2° membro, essendo c>O, sarà sicuramente positivo; pertanto 'v't>!;; il secondo mempro di
questa relazione è negativo. L'integrale a primo membro rappresenta proprio l'energia
elettromagnetica del campo per cui risult."\.:
1- 72
Assumendo che esistano due soluzioni distinte delle equazioni di MaxwelI @l> Hl) ed
<&,H'l), generate dalle stesse sorgenti e soddisfacenti alle stesse condizioni alcontomo, i
. campi ottenuti per differenza: ,-,"
E = El -E 2
{ H =H - H
1 2
saranno soluzione delle equazioni di Maxçvell omogenee, con condizioni al contorno nulle.
Tenendo conto del fatto che gli integrali di flusso sono nulli (come si~ può verificare
facilmente) awemo che le relazioni prima scritte si riduCDno alle seguenti:
A questo ptulto sono da distinguersi due casi: a) il mezzo ha perdite; b) il mezzo è senza
perdite.
a) Se il mezzo presenta delle perdite allora cer~ente almeno ill10 fra Ez, J.l2 o c; dOvTà essere
diverso da zero; pertanto nella relazione relativa alle parti reali, affmclté la somma di termini
1- 73
'v::;tO
e cioè l'energia magnetica media. e l'energia elettrica media immagazzinate nel· volume V
devono essere uguali. Tale condizione è ,verificata. sia che i campi siano nulli, e quindi si ha
l'unicità ~IJ.a,soluzione,sÌa che i campi siano diversi da zero. In quest'ultirit'!;situazione si
perde rU:Wgj~4ella soluzione e le soluzioni che ne derivano sono dette soluzioni Hsonanfi.
· ~ .... Osserviamo . che i risultato a cui siano arrivati non è incongruente con quello~che si ha nel
dominio del tempo; anzi ci sarebbe stata incongruenza. se ci fossero mancate le soluzioni
"Psonanti Infatti saremo gIll.titi al risultato di aver ottenuto la soluzione unica nel dominio
della frequenza, con la sola condizione al contorno, e antitrUsfonnando poter ottenere la
sohrzione unica nel dominio del tempo, a prescindere quindi dalle condizioni iniziali, in
contraddizione con il toorema di unicità nel dominio del tempo. Quindi nel caso del problema
interno nel dominio della frequenza (ov'Vero per grandezze sinusoidali) le condizioni al
contorno ci garantiscono l'unicità della soluzione a meno· di soluzioni risonanti; ma questo «a
meno" è u.n. a. meno molto stretto in quanto si riferisce ad un insieme discreto: numerabiIe di
frequenze, ,ovvero un insieme di misura nulla rispetto aI1 'insieme di tu:tie ,le' possibili
frequenze. ,Cioè per quasi tutte le frequenze vale l'unicità salvo che per un inSieme discreto di
possibili frequenze. Quindi se non stiamo ad una delle frequenze di risonanza. esiste ed è unica
la soluzione a regime delle equazioni di MaxweII, assegnato un forumento sinusoidale;
viceversa se forziamo esattamente ad ID1a frequenza di risonanza, la soluzione di regime non
esiste, perché la soluzione cresce indefinitamente senza arrivare mai a regime. Una soluzione
finita si puÒ avere 5010 se non si forza il sistema, cioè se c'è un'evoluzione libera; quindi le
uniche possibili soluzioni in corrispondenza delle frequenze di risonanza sono le soluzioni
libere che proprio perché indipendenti dal forzamento possono assumere un valore quals'iasi, e
quindi è evidente che non c'è più l'unicità della soluzione. È perfettamente analogo a ciò che
accade nei circuiti a costanti concentrate in cui, se ci sono perdite, qualunque sia la frequenza
esiste sempre la soluzione di regime; cioè comunque si parti si arriva sempre ad lma sohrzione
di regime che è sempre la stessa, dipendente solo dal tòrzamento. Se invece non ci sono
1- 74
cioè sono dùe funzioni; quindi di soluzioni libere tali da poter ricostruire le condizioni iniziali
-ne devono esistere almeno tante da poter ricostruire qualsiasi funzione. Quindi ne devono
esisteré almeno 1.Ul insieme munerabile, in modo tale da poter costruire una base neli' insieme
delle ftmzioni (condizioni iniziali) ~ ed h, :in modo tale che qualunque distribuzione iniziale di
campo ~ e di campo g possa essere costruita con una sovrapposizione di evoluzioni libere. Si
capisce quindi anche perché in presenza di perdite c'è sempre un'unica soluzione di regime
:.
perché,se ci sono perdite, i transitori si estinguono e quindi qualunque condizione iniziale non
la si trova più alI '00, cioè la soluzione è effettivamente indipendente da.lle condizioni inizial~,
ed esiste per qualsiasi frequenza. Quindi in questo caso c'è lllla perfetta identità fra dorn.irio
del tempo e dominio della -:frequenza., perché le condizioni iniziali perdono sempre più
d'imponanza per t-7CO.
,
Osserviamo poi che nella dimostrazione che abbiamo fatto in presenza di perdite, abbiamo supposto che ~
(per poter dedurre dall'integrale nullo che !'integrando è quasi oV1ll1que nullo, in particolare che E==D). Nd
punti in cui v=O saremo portati a dire che invece non è possibile dire nulla sul campo. Quindi ci si r:otrcb~
chiedere se l'unicità vale sempre, anche nel caso in cui solo una parte del volume presenta delle perdite (Vedi
figura pagina precedente). Osserviamo a tal proposito che in tale volume non possono esserci delle soluzioni
lièx!re (che rimangono irnp;!rturbate nel tempo) in quanto se ci sono delle perdite ci deve essere potenza
dissipata.. Allora se E ed H sono nulli nei volume con perdite, lo sono anche le componenti tangenziali di E ed
1- 75
Consideriamo ora un teorema non più indirizzato alle soluzioni ,del problema delle equazioni
di MaX'VV'ell ma fa delle precisazioni sulle sorgenti che generanò'i campi stessi. Tale teorema è
il teorema di equivalenza o di Lave e rappresenta una formulazione matematica rigorosa del
principio di Huygens. il quale afferma che un qualsiasi insieme di sorgenti effettive può essere
sostituito con un insieme di sorgenti virtuali presenti su un qualsiasi fronte d'onda; in effetti
esso è valido qualunque sia la superficie chiusa considerata. TI teorema di equivalenza dice che
se consideriamo delle sorgenti elettriche e magnetiche, I e Ln, che generano in tutto lo spazio
un campo Q1 ID e consideriamo una superficie chiusa. S (dotata. di normale in ogni punto)
allora si può sostituire a queste sorgenti delle sorgenti superficiali (su S) che sono legate ai
campi dalle relazioni:
dove .Es ed Hs sono i valori del campo CE. ID in corrispondenza della superficie. Tali sorgenti
superflciali generano all'esterno della superficie S lo stesso campo CE. ID mentre all'interno il'" ~,
campo sarà nullo. '::: ':~' ".'-: "..
Per dimostrare tale teorema indichiamo con @', H') iI nuovo campo generato dalle sorgenti
superficiali, definito come:
o (
E per I ~V per r ~V
Dunque il teorema di unicità è valido e quindi la soluzione ffi', H') è unica; resta quindi
dimostrato il teorema di equivalenza. Osserviamo che proprio per la costruzione di tali campi
che sono state introdotte le correnti magnetiche, per avere le equazioni di "Nla.TWell
simmetriche rispetto alle sorgenti. Osserviamo che in questo teorema non è mai intervenuta la
condizione che le sorgenti originarie fossero contenute all'interno della superficie S; nOD; si è
fatto alcun riferim.ent9 al fatto che tutte le sorgenti dovessero essere sostituite con quelle
equivalenti. Quindi J~,P9tenza di tale metodo sta nel fatto di poter sostituire solo una parte
delle sorgenti o. ancora çti più, considerare una regione dì spazio vuoto in cui neUasituazione ..
originaria c'è un campo generato da una certa distribuzione di sorgenti e nella situazione.
equivalente avere sulla superficie (che circonda tale regione di spazio) delle correnti
superficiali che generano tmcampo nullo all'esterno di tale superficie e a11 'intemo.lmcampo
. uguale ed opposto a quello già esistente, mmodo tale che il campo globale al1'lntemodella
superficie sia nullo; ci si può fucilmente convincere allora che invertendo iI segno delle
correnti superficiali è possibile ottenere un campo nullo a1l'este..mo della superficie è un
campo diverso da zero all'interno di essa..
Uno dei vantaggi derivanti dall'utilizzo di tale teorema di equivalenza è dovuto al fatto di
operare con grandezz~ superficiali e non volumetriche (quIndi gli integrali di campo saranno
bidimensionali e non tridimensionali). :rvfa raspetto più Ìmpcirtante .sta nel fatto che T analisi
dei cmnpipuò essere effettuata anche con delle approssimazioni per cui, se ipotizziamodi
conoscere il campo elettromagnetico in corrispondenza di una regione di spazio (ad esempio
nlisurandolo sperimentalmente), possiamo calcolare da questo delle sorgenti fittizie e
calcolarci :il campo in tutti gli altri punti dello spazio, in maniera approssimativa.
L'_approssimazione è dovuta alla non precisa conoscenza dei campi che por.a a forr.ire delle
condizioni di raccordo non congruenti, O"\lvero a dei valori sulla superficie del campo ottenuto
dalle sorgenti fittizie diversi ad quelli misurati; anzi questa. differenza può dare llIl..1. misura
sulla bontà delle approssimazioni farte.
Osserviamo che snidi are i campi generati dalle sorgenti equiva1enti è come snIdiare lUI
problema es"..erno e quindi avendo a disposizione due condizioni di raccordo (componente
tangenziale di E ed H su S) potremmo pensare ad un SQ\rrarillumero di condizioni, dato che per
iI teorema di unicità per il problema esterno ne basta solo una. In realtà tale quantità di
condizioni è importante per avere un campo nullo interno ad S.
Una formulazione alternativa del teorema di equivalenza pennette di limitare ad una le
condizioni di raccordo; si ottiene ciò riempiendo il volume racclùuso dalla superficie S di un
conduttore elettrico perfetto (o magnetico perfetto), ottenendo automaticamente che il campo
all'interno di S sia nu110 (il conduttore elettric-O perfetto impone che iI campo all'interno del
volume sia nullo dato che per esso G-?-CC e quindi deve essere necessariamente E==O altrimenti
1- 77
Ciò lo si dlmostra ricorrendo ancora una volta al teorema. di unicità. per il problema esterno, il
quale ci dice 'che se è verificata la condizione al contorno sulla superficie S e le èmidiiioni di
radiazione all'infinito allora il campo generato all'esterno del conduttore è lo stesso che si ha
nella situazione originaria all'esterno della superficie S.
Osserviamo che le condizioni di rru:Iiazione. all'infinito sono ovviamenteverificafe mentre la
condizione al contorno sulla superficie S è la seguente:
dove il campo .E' è quello generato in presen.Z:i del conduttore' elettrico perfetto. Osserviamo
che a sinistra della superficie S, dato che la componente tangenziale del campo elettrico sulla
superncie del conduttore è nulla si ha che inx 'E ' ì 18 =O; quindi, per come è stata defillita la
densità di corrente magnetica superficiale, risulta:
cioè è verificata la stessa condizione al contorno. Dunque per il teorema di Unicità il campo
generato all'esterno del conduttore è lo stesso di quello nella situazione orig:in.1ria (all'esterno
della superficie S). Osserviamo che con questa fonnulazÌone alternativa del teorema di
equivalenza abbiamo visto che in presenza di un conduttore elettrico perfetto le sorgenti
equivalenti si riducono, però il problema è diventato piu complicato poiché dOvTemo risolvere
un problema esterno non nel vuoto ma in presenza di corpi conduttori (che sono proprio i
problemi che ci si pone da risolvere nella maniera piu semplice possibile). In effetti sono
poclù i casi in cui questo tipo di problemi possono essere risolti in fonna chiusa, ovvero
analiticamente; questi casi sono quelli in cui le geometrie dei conduttori si sposano con uno
degli undici sistemi di coordinate in cui tali problemi sono risolvibili analiticamente (in cui,
sostanzialmente, è possibile applicare il metodo della separazione delle variabili. Osserviamo
che un discorso analogo può essere fatto se consideriamo un conduttore magnetico perfetto per
il quale, ovviamente, i campi saranno generati dalle sole correnti elettriche superficiali.
1- 7&
([l,Imi) ~ (E 1 ,H 1)
{Cb ,[m2) -7 (E2 ,H 2)
= Hz . (- jCù J.l.Hl - ImI) - E l . (jCùEE 2 + I2) - Hl .( -jCù J.l.H 2 - ImZ) + E 2 • (jCùeE1':r. Il)
Semplificando i termini simili avremo:
1- 79
Semplificando i termini simili e ricord..mdo, sempre dalle condizioni di radiazione all'oo, che i
campi ali 'infinito sono almeno degli infinitesimi del primo ordine si ha che:
Osserviamo però che tali. integrali, di volume possono essere limitati solo allo spaZIo
contenente. le sorgenti, visto che a1l'es+..erno di questo esse sand nulle, owero possiamo
. ,~.~
scnvere:
dove VI e V z sono i volumi in cui sono contenute le relative sorgenti Se però il secondo
membro della relazione che esprime il teorema di reciprocità non cambia (al variare della
S11perficie, non più in:fmita, che contiene le sorgenti) allora anche iI primo membro non dovrà
cambiare; pertanto anche se la superficie è al Imito e contiene tutte le sorgenti il flusso del
vettore El x H: - E 1 x Hl deve essere nullo. L'utilità di questo teorema la si valuterà meglio
nello st"ù.dio delle antenne dato che ci pennetterà di dimos~are che il comportamento di
un'antenna in. ricezione è lo stesso di quello in trasmissione. _
Osserviamo che la dimostrazione del teorema di reciprocità è stata fatta supponendo
implicitamente valide le proprietà di Iinearità., di omogeneità nel tempo, di non dispersività.
nello spazio e di isotropia, cioè le proprietà di cui gode un mezzo nOrIIllÙe (proprietà che, fra
l'altro, ci hanno permesso di scrivere le equazioni di Maxwel1 nella forma utilizzata). P.oiché
l'isotropia rende solo le costanti dielettriche degli scalari allora si può pensare che il teorema
di reciprocità valga ancora per mezzi non isotropi, nell'ipotesi però che sia verificate le
condizioni:
1- 80
teorema continua ad essere valido. I mezzi per cui sono valide queste ccndizioni di simmetri~
e per i quali è valido il teorema di reciprocità, sono detti mezzi reciproci ..
'i--
.,
;3 Cominciamo adesso ad esruninare delle soluzioni per le equazioni di MaxwelI nello spazio
vuoto (prop~oazione libera), senza preoccuparci delle sorgenti, in ccndizioni di omogeneità e
di semplici discontinuità; dobbiamo allora risolvere le equazioni di Ma.xwell omogenee, cioè:
Y' x E = -jcoJ.l.H
{ V x H = jCùEE
:;- ,
"
valide nelle regioru m cui non vi sono le sorgenti del campo. Anche in tali ipotesi
semplificative la soluzione del problema è alquanto complicata, visto che si tratta. di risolvere
un sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali. Possiamo però pensare di c.ostruire
delle soluzioni mediante sovrapposizione di soluzioni particolmi di più semplice definizione
(ricorrendo sostanzialmente al principio di sovrapposizione degli effetti). Le' soluzioni
particolari che andremo ad analizzare sono ~e, caratterizzare daI fatto che i campi
sono costanti su interi piani ortogonali ad una direzione fIssa (che si dimostrerà essere proprio
la direzioni m cui si propaga ronda). È chiaro che siamo di fronte ad una soluzione. non
fisicamente real izzab ile poiché campi costanti su mteri piani (quindi fT..no all'co) Ìmplicano che
al campo elettromagneticc sia associata una energia ID:finita; irrfutt:i il vettore di POyTItmg si
'. _::: mantiene costante su questi piani e quindi quando si va a calcolarne il flusso esso diverge.
Inoltre tale distribuzione di campo non p_otrà essere generata da sorgenti qualsiasi ma
dOVTanTIO essere anch'esse uniformemente distÌibuite su dei piani. Nonostante il livello di
astrazione relativo a tale soluzione ci sono alcuni buoni motivi perché esse vengono introdotte.
Innanzitutto perché sono le più semplici soluiioni delle equazioni di Maxwell omogenee;
inoltre localmente molti campi sono approssimabilì ad un'onda piana. Infme in un qualunque
semispazio omogeneo il campo è ricostruibile per sovrapposizione di .onde piane (sempre che
esso soddisfi le equazioni di Max-well).
Osserviamo inoltre che anche i raggi ottici obbediscono essenzialmente alle gtesse regole a cui
obbediscono le onde piane. In generale è llll'onda ogni funzione dello spazio e del tempo che
possa esprimersi nella forma:
,~
fez, t) =fez - et)
z-ct = costante
Thmque le .derivate parziali dei campi rispetto ad x ed y sono nulle e derivata rispetto a z
diventa una derivata totale. Esplicitiamo le equazioni di i\-fax'tV'ell per ciaScuna componente del
campo ricordando che il rotore è esprimibile come il determinante di un' opportuna matrice,
ovvero:
... A .,. ,.. ... ':'
Ix ly 1z Ix ly 1%
Ò o -o = o o a òE .. BE .. ,..
VxE=
- - =- ;;;ix.+ &~Ìy+Oiz
'"'
ox By Oz fa.
Ex Ey Ez: Ex By Ez
dE y • dR
= ]'msE
dz- = -JcouH
-- --_Y
. x dz x
(#)-- ~x =-j(j)Jili y dH x
dz
=jmsEy
O=-jm~z
-.' ;'
t= jCileE,
Dalle ultime di questi sistemi di equazioni SI ncava immediatamente (per Q):;:O) che le
componenti dei campi lungo z sono nulle, cioè: Ez=H;;=O; in tal caso si suoI dire che il campo
è tutto traS'?erso alla direzione z (cioè il campo ha componenti diverse da zero solo nelle
direzioni ortogonali all'asse z, lungo le quali é anche costante). Consideriamo le equazioni di
lVfa...""ffiTell alle divergenze:
)
u.H = O
(\7. .- f) -dz
dHz: - O
-
=>
fH z =cost
.
lEz: =cost
IV.sE =0
'" -
ldEz:
dz
=O
.
Quindi il campo risulta avere componenti lun~o la direzione z costantemente uguali a zero.
1- 82
dE
x • dE ·--,i
--
dz
= -JCDuH
. Y
-_Y
dz
= J' CD r !JI :t
I
dH y . dR. .
--=-JCDEE
d.z ;t.
--~
dz
= JCùc:E y
Questi due sistemi di equ.azioni differenziali sono perfettamente an..'1loghi (quindi trovata la
soluzione per uno si ottiene anche quella per l'altro); consideriamo il primo sistema e
deriviamo rispetto a z la prima equazioni, sostituendovi la seconda, ov-vero:
,Abbiamo quindi un'onda cosmusoidale che viaggia nel verso positivo dell'asse z celi una
velocità v f = (:) , detta velocità di fase,
. k
e che rappresenta la cosiddetta onda progressiva.
,
Analogamente per l'altro tennlne avremo:
1- 83
.
OSSeTVlaInO ch e il tennme
. - k = ID .Jeu
mtL m~
'= -
!-!.
Jf 1
=-,
ç
d
aver ~...l____..
~ 'e l".unp~ mtr.wseca del
r ; t l:z-E-:t e 1:z)
H Y(Z)=..!.(E+e- j J
...,
dove la dipendenza da Ci) è non lineare dato che è insita nelle espressioni di k e·C; (visto che in
generale anche e e ~ dipendono. d..1.. Ci)). RisaI vendo l'altro sistema diequ..l,.zioni si ottengono
delle soluzioni analoghe; ovvero:
I
:(-.
Ci accorgiamo subito della difficoltà che presenta tale operazione, vista la non lineare
dipendenza di k da ID, Il caso più semplice in cui c'è dipendenza lineare della costante di
propagazione dalla frequenza è quando si ha a che fare eon mezzi non dispersivi; in tal caso,
1 .
infatti, avremo che sia E sia ~l sono indipendenti da CD. Indicata con Vf la quantità: ~ (che
'Yt:~
1- &4
, -, Detta allora e;/(t) la antitrasfannata di E:/(Cù) avremo che risulta, per il teorema della
traslazione) :
AnalOglUJlente per la parte regressiva avremo che risulta: e; (t, z) .= e; ( t + :il: In genen'le,
quindi, il campa elettric{) caratterizzato da onde piane sarà costituito da un irlsieIIled,i onde
progressive,eregressive; osserviamo che quello che si muove nello spazio, nella diffusione del
campo, non è nulla di materiale, ma si intende con onda di campo il profilo che istante per
is+.ante viene definito dal modulo dei campi stessi in tutto lo spazio. È proprio la vari~j1ità nel
tempo di tale profilo che caratterizza ii motoondruatorio delcampo;ovviamente,:u.I:t",discorso
analogo può essere fatto per il campo magnetico. , ' ':~-'-' .
Relativamente all'onda progressiva, quinài,il campo elettromagnetico è costituito da due
vettori. uno di campo elettrico e uno di campomagnetico~ proporzionali fra loro e ortagonali,
ì"
....
+~ +~ e'
-.,
s=exh=e h i =_x_ 1
- - - :t 'Y z. ç t:
espressione che, coerentemente con la condizione di radiazione alI' infinito, evidenzia come
l'energia vada dalle sorgenti verso l'infinito e non viceversa.
Se il mezzo in cui si propaga il campo elettromagnetico è dispersivo non si potrà più parbre,
in generalè. di fronte d'onda che si prop~o-a poiché vi saranno delle artenuaziom che potranno
esserediv"eI'Se da pmlto a punto; nella trattazione analitica, vista la difficoltà che si avrebbe
nell'operazione di antitrasformazione, fàremoriferimento non a grandezze ::J-trasfonnate ma a
fasoti, cioè a grandezze slllUsoidali, vista anche la notevole importanza applicativa per questo
tipo di segnali. Per un fissato valore di (j) (che è quindi diventato un parametro) abbiamo
ancora a. che fare con fenomeni di propagazione di onde progressive e regressive,(se i campi
sono tali da soddisfare le proprietà richieste per lavaliilitàdelle equazioni di:Maxwell),.ma la
condizione, di dispersività, del mezzo si ,ripercuote ,sul fatto che. g e' p. sono delle quantità
" oomplessee,quindianche la oostante di propagazione ~:t tale; lnfatti; acl esempio, per un
" plasma. con collisioni sappiamo che {.,è_ complesso e quindi sarà tale anche k Essendo
k =(fJ~gtJ. ,cioèla radice quadrata di ~nunJ.er? complesso, possiamo scriverlaintennini di
parte reale e parte immaginaria nel seguente'modo:
k = f3 - ja.
Carne si nota della radice quadrata si è scelta la determinazione in cui la parte immagi..,J·,laria è
puramente negativa in quanto, nell' espressione che defuùsce il campo, avremo che:
. h l. . h . ,
Nel caso di mezzo senza perdite k=I3 e quindi si hà c e: v f = r:::::-:; SI osser-ll c e SI puo
.yc!-l .
parlare di velocità. di fase solo se Fonda è smusoidale, altrimenti non potremmo defInire una
velocità di fase. Abbiamo allora che il campo è costituito 4a due onde sinusoidalì che si
propagano con velocità VE nel verso positivo e negativo dell'asse z; questo particolare
andamento nel tempo e nello spazio del e;>«z/c:)
campo ci pennette di definire delle e (:z,o)
caratteristiche specifiche dell' onda stessa. ~
Riportiamo su un grafic0 l' andmnento di
exez,t) in funzione di z (considerandone, per
fissare le idee, la sola onda progressiva)
tracciandone prima l'andamento per t=O;
dopo un intervallo di tempo .6.t, poiché l'onda
si sposta con velocità di fase Vf., essa sarà
1 - 'l:7
f- co]
[ - 21t
Più è alta la frequenza f e più piccola è la lunghezza d'onda A. Osserviamo che tutto ciò che
abbiamo detto rmora vale solo se si considerano delle onde sinusoidaIi
Nel caso in cui vi sono delle perdite, cioè ~O, allora sarà presente un tennine del tipo e....q.z
che definisce un andamento attenuato nello .
spazio, cioè l'onda sarà comunque smusoidale
ma .smorz..'lta (il cui mviIuppo è rappresentato
proprio tal tennine esponenziale e~~ ). Poiché
Ìn questo caso ad un moto dell'onda è associata
un'attenuazione, la velocità di moto dei singoli
punti dell~. stessa non è più costante per cui non
è più possibile parlare di motodell'onda,.intesa.
-
'v
Pertanto bisogna trovare una espressione la più generica possibile per un'onda piana che si
propaghi hmgo 1Ul'arbitraria direzione (facciamo ciò per un'onda progressiva dato che per
l'onda regressiva basterà utilizzare gli stessi risultati ruotati diJ&OO). Ricordiamo che un'onda
piana è caratterizzat..1. da campi ortogonali alla direzione di propagazione; quindi se
indichiamo con lk tale direzione avremo:
y. - - - - - -"'
e qum'di: E = E e - J!'!, TI vettor~ ~; k i 'è detto
- -o -
vettore di propagazione e non sarà del tutto y'
arbitrario dato che il prodotto scalare di tale vettore per se stesso,pt'0dotto pari ak2 , dovrà
essere pari, per definizione, a: .
,
In gene.--ale:
!:=kxTx+kj'ry+k%~
Osserviamo però che in g"'...nerale e e ~ possono essere delle .quantità complesse; quindi in
generale ~ può essere un vettore complesso in cui tutte le componenti sono in fase fra loro, Ci
chiediamo allora se l'espressione generica del crunpo vale anche se t.1.1e condizione non sia
verificata, cioè se ~ è un vettore complesso con componenti sfasate come si vuole ma che
rispetti la condizione che k· ~ = CD 2èJ.!.. In tal caso non potremo parlare più di campo costante
su di un piano reale poiché, in generale, k non sarà proporzionale ad un vettore reale ma ad.
uno complesso; quindi l'ortogonalità in senso hermitiano, E . k=O, non ha più alcun senso
geometrico, Se però prendiamo un campo elettrico per cui go . k=O (campo ortogonale al
vettore di propagazione) esso sarà soluzione delle equazioni di Maxwell ed avrà un legame
1- 89
k·-
k == k x- '" + k 2 + k-? == (j) ~... SU
- y z .
espressione che ci dice che le tre componenti di ~ non sono arbitrarie poiché conoscendone due
la terza è uruvocamente determinata. da questa. relazione. Una possibile scelta è allora quella
per cui: k; + k; > (j) 2é:Jl e quindi k~ sarà negativo, ovvero kz complesso, come avevamo
precedentemente detto.
Considerando 1m mezzo senza perdite vediamo come deve essere fatto il vettore k affinché sia
soddisfatta la relazione: k:. k: = ID 2gJl; essendo in generale ~ un vettore, complesso, possiamo
espzjm.erlo in termini di due vettori reali, ~' e k", che ne de:fmiscono la parte reale e la parte
immaginaria, rispettivamente, cioè risulta: !ç-k'-j!ç".Avremo allora: '". . ".l~
cioè i vettori reali 1ç' e 1ç" (parte.. reale e parte immaginaria di Kl sono ortogonali fra loro.
Vediamo come è tàtto un caÌnpo"corrispondente a questo vettore di propa.:,o-azione, che
continueremo a chiamare onda piana (perché è l'immediata generalizzazione di quella che
abbia...~o inizialmente defmita come onda piana e, inoltre, perché continuano ad essere
ver.Jicate le equazioni di Ma."{Wen)~ esso è dato da:
-
1., ' k " \ '. E ~ "r k
-E E e - 1..-'" -J ..·or =
= -o -1.-
·-0
e- - "'r
--e--
Tale espressione dell'onda è evidentemente più Complicata dato che oltre al termine di fase
e-jjf'! è presente anche un numero reale (e-lS" ~) che deflnisce l'a..-npie:zza del campo stesso. sè
a questo p1ll1to cÌ chiediamo se esistono dei piani su cm
i campi rùn2.!1gono costantÌ (come
nella prima definizione di onda piana che è stata data) allora la risposta non può che essere
negativa dato che in questo caso la dipendenza della fase e del modulo del campo è associata a
due diversi vettori, 1ç' e Js", che non saranno quasi mai coincidenti; anzi, nel caso di mezzo
senza perdite, sono addirittura ortogonali. Possiamo però notare che il luogo dei punti per cui
la fase resta. costante è in corrispondenza dei punti per cui risulta.: l-f'. r=cost., e tali piani sono
detti piani equifase; invece i piani sui quali l'ampiezza resta costante, cioè per cui risulta:
};tr. r=cost., sono detti piani equiampiezza. Pertanto o resta costante la fase o l'ampiezza;
entrambi i piani sono ortogonali ai vettori lç' e lç" , rispettivamente.
1- 90
.
ellittica (un'ellisse~òiie~trnsla) ovvero un'elica che sta su un cilindro
··~~'?·~ichespo~ tJt0~li&
ngldamente. Il 7J
/ /
Naturalmente ~la ~ campo elettriCD il che. ./ ~~ ~~
campo magnetICO SI muovono lungo un'elIca
(essendo proporzionali fra loro), solo che queste due eliche sono ruotate di 90° l'una rispetto
all'altra, e se ç è reale non c'è ulteriore sfasamento fra la componente lungo x di un wmpo e
quella lungo y dell'altro. Quanto detto, ovviamente, vale anche per ronda regressiva; quindi,
in generale, avremo per ogni campo due eliche, m:J.a progressiva e Wl'altra regressiva, e istante
per istante per trovare il campo dobbiamo fare la somma vettoriale dell'estre1nità che sta su
un'elica e de11 'estremità che sta sull'altra. La risultante sarà ancora llil vettore sinusoidale la
cui ellisse di polarizzazione sar~ in generale, diversa da punto a punto.
Detto questo, andiamo a considerare la antitrasfonnata nel dortlÌI1jo del tempo dell'espressione
dell 'onda pialla con k complesso; essendo llil fasare, per passare nel dominio del tempo bast.1.
moltiplicare per e-jwt e prenderne la parte reale, ottenendo quindi:
una pulsazione Ci)o, non rigorosamente sinusoidale, che prende iI nome di segnale a banda
stretta, cioè un segnale per cui risulti: ~ «l.
ID O
Osserviamo che se abbiamo un segnale il cui spettro è centrato sull'origine (1) a\-Temo una
variazione percentuale delle frequenze molto alta; ad esempio, se questo fosse un segnale
vocale si andrebbe da 20Hz a 15K...Bz. In questo; caso semplice 'non sarebbe molto difficile
costru:ireun amplificatore, o comunque un'sistema che si comporti in modo llItiforme aI
variaredella'.:freqri.enzasu.bande cosìpiccok Ma, se, ad. esempio, .ilsegnaleè un segnale video
può' essere già difficile andare da zero al,MHZ~ ~ipuòancora fare, ,ma èunamplificatoreche
costa'molto di più di uno con una banda' p'l-&:strèti:a o, meglio ancora, di un amplificatore che
debba Javorare trattando un segnale il cui spettro è centrato .nell'intomo di una pulsazione IDo
con una larghezza dello spettro molto piccola rispetto a 0)0 (2). È evidente che questo segnale
è molto più vicino a un segnale slnusoidale (il cui spettro, come sappiamo, è costituito da due
impulsi centrati in ±Ci)o, con (i)o pulsazione della sinusoide) che non il primo (1), e questa
approssimazione è tanto meglio verificata quanto piU lo spettro è stretto intorno alla
pulsazione centrale.
Ci sono comunque alcuni casi in cui interessa verificare il comportamento di segnali cosiddetti a larga banda,
come ad esempio segnali di tipo transitorio, tipo un'esplosione nucleare, un fulmine o disturbi elettroIIlll..z:;onetid
di natura impulsiva. .
Sia f(t) un generico segnale a banda stretta, e sia F((:)) la trasfonnata di Fourier di f(tj~
l'integrale:
roa+~ro +~ro
~ 1
Poniamo: FeCù) = - FeCi) + CD o), che non e altro che lo spettro F(C0) traslato nell'origine Ca
1t
meno del fattore l/i); avremo allora:
+~ro
.
f(t).==.Re [eF'o
' t fCt) A ]
Naturalmente f(t), in g~ne~a.le, non è una quantità reale, in quanto avendo traslato F(rot.~.;: .
nell'origine non è detto che FeCù) abbia ancorale proprietà di simmetria (modulo pari e fase
dispari) che caratterizzano la trasfonnata di FourÌer di unsegn.ale reale. Si può verificare però
che fet) è una funzione lentamente variabile rispetto alla sÌnusoide a frequenzaroo, cioè le
variazioni percentuali di t(t) su un periodo To = 27t sono trascurabili, cioè risulta:
. (i) o
AI ..
IMI
ITI « l
1- 93
- --'o ;.
dove &D è il valore massimo del I l
Ci) nell'intervallo di integrazione; inoltre l'integrale:
/;,.(i]
Jpero )ePtdeo , per t=O, e sarebbe anche il massimo valore possibile per f (t). In generale si
~
e quindi si ha:
&)
-.-«1
ID o'"
, ~, "': y.
Quindi si è giunifill;~o~esì di segnale a banda' stretta che abbiamo fatto. per' fct).-~di::::
effettivamente la variazione percentuale di f(t) è trascurabile,ovvero fet) è tma f.mzione;L .è:'>
lentamente variabile rispettoalFesponenziale ei"'ot. Essendo t'et) in generale complessa, è
lentamente variabile, alIora anche il modulo e la fase dovranno essere lentamente variabili;
separando allora il modulo e la fase di f(t) avremo:
-
cioè ogni segnale a banda stretta è una cosinusoide la cui ampiezza e la cui tàse varian9
lentamente rispetto al periodo (Io), cioè è un Segnale modulato, in generale, sia in a...u.piezza
che in fase. Naturalmente ci sono dei casi particolari (che sono poi quelli che maggiormente ~i
interessano nelle applicazioni) in CiÙ c'è soltanto modulazione 1.'"1 ampiezza (o\ivero la fase è
costante), il che significa dire abbiamo scelto un segnale il cui spettro è anch'esso tale che
I I
l'antitrasfonnata è reale. Viceversa se il modulo f è costante abbiamo un segnale modulato
in fase (che poi è la stessa cosa che modulare in frequ...,PJWl., dato che la fuse e la frequenza sono
l'uI1.."l la derivata dell'altra). Questa operazione di prendere il modulo e/o la fase di una
sinusoide e farli variare prende il nome di modulazione in ampiezza e/o in fase; questa da
luogo, se le v~riazioni del segnale sono piccole rispetto alla portante, ad un segnale a banda
stretta.
1- 94
A questo punto possiamo fare un' altra ipotesi, facilmente verificata in tutti i casi di interesse, e
cioè che nella banda del segnale che ci interessa le perdite siano trascurabili~ infatti cerf..amente
in ogni applicazione non andremo mai a trasmettere un segnale centrato su una banda in cui le
perdite del mezzo sono forti, dato che ciò significherebbe avere un'attenuazione e quindi
. l'impossibilità di trasmettere a distanza il segnale. Chiaramente, ciò è sicUIru:;tente.tanto più
semplice da verificarsi quanto più è stretta la banda e quanto più è possibile scegliere
l1beramente le frequenze centrali; -ricordiamo infatti che nelle comunicazioni via satellite,
all'aumentare della frequenza, ci sono .. delle zone m cui l'atmosfera non è piètrasparentee
quindi tali frequenze vanno evitate. ·Si va fino a 18 GHz, bisogna evitare dai 18 ai ~l.GHz,
per poi riprendereintomo ai 21-23 GHz; bisogna poi evitare di nuovo l'intorno· dei:.28· GHz e
poi, man mano cnesi sale in frequenza, le bande di assorbimento si infittiscono sempre di più
e quando si arriva al vicino infrarosso (3xlO!1+4x l0 14 Hz) l'atmosfera diventa completamente
opaca. e non si trasmette più nulla. Bisogna arrlvarefino al visibile (4xl0 14 +8><10:':; Hz) per
poter di nuovo avere una zona di trasparenza; oltre il visibile l'atmosfera diventa di nuovo
opaca, grazie all'ozono che, come sappiamo, ci schenna (o almeno dOvTebbe) dai raggi
ultravioletti. Suppo~amo allora che a.=:0 e quindi k=p, ov~v'ero: p = Cù ~, dove p=p(CD) è
una funzione non lineare di (J) (per la dipendenza da CD di c; e J..l. che altrimenti, se fossero
c.ostaIlti con (J), identificherebbero un mezzo non dispersivo e quindi una p lineare in ID).
Supportiamo comunque che il mezzo non sia '<troppo" dispersivo; il diagramma che riporta CD
in funzione di p. è detto diagramma di dispersione o diagramma di Briflouin, che sarà una
rett.'ì. passal"lte per l'origine nel caso di mezzo non dispersivo. S-a, ad esempio, consicierùuno il
p i asma fred40 ncordia.."Ilo che risulta:
1- 9S
Tale relazione rappresenta un'iperbole con aSSI coincidenti con gli assi coordinati;
graficamente a'Yremo l'andamento
Ci)
riportato a lato. Per Ci)-+co si ha un
".
-'I
t
I
,
, "" · .,
ID ,
.- " "
CD-?cC => J3 == -
C
'-',~''.., -., ",," "
·, .,, .
>",'.- Itga.=cl ·, ,, .
Nel nostro caso abbiamo a che fare
,,". cc.
con un segnale il cui spettro è
llmitato intorno ad una certa
pulsazione (Do la quale, se vogliamo
far propagare il segna:Ienel nostroplasma,.deveessere al disopra della pulsaZione di plasma,
mmododapoterconfondere'I'andamento delIa.~«(j)) .conquellodiunaretta (il. che, come
sappiamo;'eqUivale a dfre'che il"'k è reale); Facendo a.deSSOllIlOppOrtunO cambio.di·,c.oordinate
Ìn modo da effettuare l'integrale Ìn 13, invece che in CD, avremo: .
Poru·amo·. E(~) -- :
}J H E('"" (A))' dd~Y ','m altn
UJ}J . ' t enruru,
.. d'. ora m
. pOl..mvece ch e. operare c.on 1o
spettro in (il operiamo con lo spettro in 13, cioè abbiamo fatto 1Ullt trasfonnata. spaziale invece
che temporale. Abbiamo poi che sviluppando in serie di Taylor la ID(J3) a. . .'Temo: .
Trascuriamo in questo sviluppo tutti i tennini da quello del 2° ordine in poi; osserviamo c..lte a
noi interessa, essendo CD(~) all'esponente, non soltanto un errore percentualmente piccolo di CD
ma dobbiamo avere un errore percentu.almente piccolo dell'esponenziale eÌro(~)\ e quindi
sperabilmente sull'integrale. Quindi, in realtà, è l'errore assoluto sull'esponente che deve
1- 96
(P)t-
pz]dj3 = f E(13)e
{wot+ dCJJ
dfl ~ . dj3 = (*)
~o-A~ ~o-.t.P
-
dro
v =-
g df)
Po
che prende il nom~ di velocùà à/::"iitppo. Avremo pOI, aggiungendo e sottraends., j30z
alI' esponente, che r~~: ...,. . ,,'~' . ~~:.:.--i{1"
(*) = f
~o+!l~
E(f3)e{ CtJot+v6(~~o)t-pz-poz+poz]df3 = (**)
~o-.t.~
(**) = ejea:>ot-flol:) J
c.13
E(f3)e j (v g t-z:)fl ~f3
-2,p
avendo posto: E(~) =E(~+~o) (spettro traslato nell'origine). È Ovvio che se nel dOrnh-llo
.6Cù
della frequenza si ha che la relazione che definisce un segnale a banda stretta è: -.« 1,
(:)0
essendo la relazione fra (i) e ~ di quasi proporzionalità (nelle condizioni operative in cui ci
siamo posti, cioè con IDo sufficientemente lontano da evp) avremo che l'errore percentuale che SI
ha 1."1 Q) lo si ha anche in ~, cioè si ha che risulta:
1- 97
Ll~
-«1
t'o
il risultato a cui siamo giunti ci dice che un'onda a banda stretta, che prende il nome di
pacclwtto d'onda, così come un segnale a banda stretta,è.ilprodottodi due termini ovvero di
e(~t)
z
r
I
. " ..
,
\
I
I
, \~
.I
~' .'\, ;'
~: ....
una cosinusoide modulata, il cui andamento in funzione di z (per t=O) è dei tipo rappresentato
in figura. Quindi abbiamo un segnale il cui inviluppo è la forma d~onda a cui è asspciata
l'infonnazione e la cosinusoide invece oscilla ad una ·'frequenza" che è la lunghezza d'onda Ào
di centro banda. Al passare del tempo abbiamo che l'inviluppo si sposta ad una velocità pari
alla velocità di gruppo, vg, mentre la portante si sposta ad urla velocità pari alla velocità di
fase, Vf=COo/!3o' In generale queste due velocità:
1- 98
se la relazione ID(f)) è non lineare, non sono uguali. Ciò significa. che nel tempo la smusoide
trasla con una velocità diversa da quella dell'mviluppo, cioè c'è imO slitt..a.mento reciproco fra
la sinusoide (portante) e l'inviluppo (modulante). Cioè se ci muoviamo con la velocità della
smusoide (velocità di fase) vedremo l'inviluppo traslare rispetto a noi stessi con una velocità
pari a vg-v{; se invece ci spostiamo con l'inviluppo (alla velocità di gruppo) vedremo la '
smusoide SCDITere dentro l'inviluppo ..Allora ci si potrebbe chiedere qual è la velocità. con cui
si sposta il nostro segnale e(z,t)~ prenderemo quella con cui si sposta l'inviluppo? Quella COI!
cui si sposta la portante? Ma anche questa portante non si sposta in tutti i punti con la stessa
velocità in quanto se consideriamo i nulli essi si spostano rigorosamente con la velocità di fase
ma se prendiamo un punto lungo il segnale esso si sposta con una velocità che non è né quella
:,L di gruppo né quella di fase; infatti mentre il segnale si sposta. esso si deforma anche, perché
,: slitta nell'inviluppo. Quin(ji ì punti della portante, 'in gei1erale, si spostano a velocità diverse,
anche se grosso modo prossime alla velocità di fase' (dato che la differenza è comUIique molto
piccola perché dovuta alla modulante, che varia lentamente rispetto ad. un periodo spaziale).
Osserviamo però che quello che ci interessa dal punto di vista di valutare la velo:itàcon ClÙ
l'infonnazione, associata ad un segnale, sÌ 'sposta è ,la velocità dell'inviluppo':e;''llonquella
della portante, perché :intanto rileviamo lUl segnale se l'inviluppo ha un valore' sigrificativo
altriment~ se è troppo piccolo, esso sarà praticamente indistinguibile dal rumore. Quindi se
trasmettiamo tm segnale, un'pacchetto d'onda, e aduna certa dist..anza abbiarnounricevitore, ~,
misuriamo il· tempo meni esso· arriva e vòlendo valutame la velocità vedremo quando arriva
l'inviluppo e' dividendo la distanza per il tempo trascorso otterremo la velocità 'eon::cui. si
sposta il segnalé' (ovvero l'inviluppo). Anche l'energia associata al segnnle:""è
significativamente diversa da zero dove l'mviluppo è significativamente diverso da zero;
quindi anche l'energia associata al segnale si sposta con la velocità dell'mviluppo. Quindi sia
dal punto di vista del segnale che daI punto di vista energetico è ragionevole associare
aH 'infonnaz1.one una velocità pari a quella de11 'mviluppo, cioè quella di gruppo v g. Quindi per
effetto della dispersione abbiamo una situazione nettamente differente dal caso non dispersivo;
in quest'ultimo caso, infatti, il segnale, qualunque esso sia, si muove CDn un'unica velocità: la
velocità di fase, Vf. Se il mezzo è dispersivo (e qumdi la velocità di fase associata alle singole
componenti armoniche è diversa) +
globalmente il segnale non sì CD
muoverà con nessuna di queste
velocità di fase ma si muoverà. 0)0
con la velocità di gruppo. Se
andiamo sul diagramma di
Brilloum vediamo subito la CD p L - -_ _
1- 99
Cf)o,Cùo) del diagramma con l'origine forma con l'asse f). Per la velocità di gruppo: v = dro
• "". ;. . g df3 ~o
aVTemo invece che risulta: v g = tgetg> C-Ìoè è la tangente dell'angolo formato dalla retta
tangente al diagramma nel punto (f)o,mo) e la retta orizzontale passante per m=wo. In questo
caso detto <Xc l'angolo formato con l'asse ~ dall'asintoto del diagramma, e ricordando che
tgCtç;=C, si vede che C4>Ctc > mentre ag è sempre minore di Cl.c~ cioè in questo caso si ha:
Quindi una veloci~ come la velocità di fase, che è maggiore della velocità della luce non ha
senso fisico, cioè è certamente una velocità che non può essere a5Slmta essere la velocità di ,r
qualche cosa a cui è associata un'Informazione o un'energia. Osserviamo che la velocità di -'
fase può anche essere maggiore della velocità dèlla luce, questo non comporta nessuna
difficolta perché, :in realtà, la velooita di fase è rigorosamente definita solo nel caso di un'onda
sinusoidale. In tal caso, in realtà, non c'è nulla che .~~sta prop~a-ando perché il campo è
sempre lo stesso da -co a +co, sia nel tempo che nello spazio: Come sappiamo,aà un'onda
smusoidale non è associata alcuna informazione, se non il fatto che esiste un'onda sinusoidaIe;
non c'è trasferimento di energia, perché l'ampiezza.deI campo è la stessa m.tutto lo spazio,
non c'è variazioneJdi. energia passando da un punto alI'altro dello spazio.. Cioè è una
situazione m cui tutto ,rimane inalterato nel tempo e nello spazio, dal .punto di vista
dell'energiae,dell'informazion~:._D'altra parte il fatto che velocità di .tipo.~geometricon
possano essere; maggiori di. quella . dèlla luce' non. deve meravigliarci perché, .sè.p:tIettiamo
bene,.la velocitàrdi-faseveè proprio quella con cui ci si deveJungozperché la' fase _riIp.anga
sempre la stessa (essa.è infatti proprio ottenuta richiedendo che l'argomento' della cusÌp.usO!de
rimanga costante ,V(z,t); siccume l'argomento del coseno, per definizione, è la fase di tale
funzione smusoidale, la velocità con cui ci si d~ye muovere per vedere la slnusoide fenna è
appunto detta. velocità di fase).
La stessa cosa accade se supponiamo di avere un imo potentissimo che aniva 3. dismnze di anni luce e che gira
a velocitii. costante; l'estremità. del fàscio luminoso si muoverà a velocità grande a piacere, naturalmente,
perché sarà data da: v=(j)r. e se r è sùfficientemente grande e (j) è costante ad un certo punto v sarà maggiore
della velocità della luce. Analogamente se abbiamo un paio di forbici lunghissime e le chiudiamo, il punto di
intersezìone fra le due lame tende aIrinlìnito in tenni.ni di ve1oci~ non c'è nulla. di strano in tutto ciò perché
tutto avviene a vekx:ità wùfofffie. Non c'è, in renltà,. alcun trasferimento di niente, è solo un punto geometric;o
(l'intersezione fra le due lame della tèrbice) che 5i sta muovendo Cl velocità. maggiore di quella della luce. Un
altro esempio può essere quello di considerare un enorme schermo catOdico; il pennellino lunlin0.s0 si può
b.!nissimo muovere ad una velocità. maggiore di quella della luce se la lunghezza del pennello è
sufficientemetlte grande. In realtà, però. nulla si sta. muovendo più velocemente della luce perché i vari punti
dello schermo non sono dovuti agli stessi elettroni (prima arriva un elettrone, poi ne B:ffiva un altro, e i singoli
elettroni, ovviamente, si muovono Cl velocità inferiori a quella. della. luce). :è: solo rimpressione, cioè il punto
geometrico sullo schermo, che:: si mUQve più vdocemcnte della luce. D'altra parte non c'è nientè che si
muove; il punto luminoso sulla scherrilo non "si muove" ma '"si accende e si spegne" (eccitazione dei fosìòri);
la sensazione del punto è quella che si muove più velocemente della luce.
1- 100
--1.
2) le perdite nel mezzo sono trascurabili, çioè: k=f3-ja, essendo a=O, in ttrr..a
la banda di frequenze interessata dal segnale;
Sotto queste· tre ipotesi abbiamo dedotto che l'onda ha le caratteristiche di Un segnale a banda
stretta., cio~;~ ,un segnale modulato, la cui modulante varia lentamente rispetto alla:portante (m
termini di periodo temporale o di lunghezza d'onda, seccndo se il segnale lo guardiamo nel
tempo o nello spazio). Inoltre questo pacchetto d'onda si muove ad una velocità che,se
vogliamo sia la velocità a cui è associato il trasferÌmento di energia da un punto ad un altro
Vg deve essere necessariamente minore della velocità della luce. Però ci si potrebbe chiedere, :.
avendo defllÙto la Vg come la derivata di una ftmzione (j)(f3), chi ci assicura che questa derivata
non ci venga un numç:ro maggiore della velocità della velocità della luce. In realtà, se si
COIlsiàerano delle leggi di dispersione di particobri mezzi, ad esempio i dielettrici, e si V:l.'1nO
a considerare particolari zone di questi diagrammi di dispersione, effettivamente facendo la
derivata otterremo una v3>c. La c.ontraddizione sta nel fatto che una deile tre ipotesi fatte deve
essere venuta meno. Ovviamente la prima non può essere falsificata in quanto scegliamo noi
lo spettro del segnale, indìpendentemente dal mezzo. Dunque o la derivata seconda della legge
di dispersione m(p) è cosÌ elevatà che appena t diventa significativo non è verificato che quella
quantità è molto minore dell'unità oppure, ed è quello che in realtà si verifica sempre, non è
più verificata l'ipotesi che 0.=:0; cioè dove la parte reale della costante di propagazione varia
in modo tale che vg>C non può essere che in tale banda di frequenze non ci sia attenuazione,
ovvero 1 casI in cui la parte reale di k varia cosÌ rapidamente che la vg corrispondente è
1- 101
do c 2 f3
v'" = -d-S = --;::/="==2="=
'" . I}Cò P+ c 13-
1- 103
da cui si ricava immediatamente che vale la seguente relazione generale: vgvr:?, ovvero la
velocità della luce è pari alla media geometrica ~el1a velocità di fase e della velocità di
gruppo. Possiamo poi anche esprimere V g e Vf solo in tennini di Ci) nel seguente modo: abbiamo
che f3 = -cl~
Ci)
2 - Ci)
2
p
e quindi si ha:
roc
•••• ~W •• '
.. . .
",l.. •
Osserviamo però che possiamo scrivere ciò anche nel seguente modo:
Se t=t':nax è il massimo tempo trascorso, Vg • Ìma."<: è il massimo spazio percorso che indichiamo
con Zru~ dunque avremo:
1- 104
...
,~
•
Del ~aso di propagazione in uno spazio non omogeneo, o'11lero in presenza di più mezzi
materiali, trattiamo per ora uno dei casi più semplici, che pennetta un'introduzione delle
problematiche presenti in tale tipo di trattazione e la defi:nizione di particolari concetti senza
rendere (inutilmente) complesso lo studio. A tale scopo consideriàmo la propagazione di onde
piane in presenza di una superficie di discontinuità fra due semispazi omogenei. In questo
caso vogliamo risolvere il problema della propagazione quando nello spazio sono presenti due
corpi con caratteristiche diverse (El> }.LI ed 82, !-V>J e separati da. una superficie piana. Non
possiamo aspettarci che l'onda. che si
propaga sia Ul1ica poiché se essa soddisfa E" ~l ,
le equazioni di Maxwell rrel lO mezzo non k1=Cb\i 8,F,
potrà soddisfare quelle nel 2° mezzo. Se onda onda
consideriamo due onde, una nel lO e l'altra rifus::a Ta:::nl essa
nel 2 0 mezzo, in modo da ovviare a questo
inconveniente, avremo comunque che esse
non veri...ficano le importanti condizioni al
>z
/~r
contorno sulla superficie di separazione,
condizioni riguardanti la continuità delle
componenti tangenziali dei campi stessi.
S i può allora dimostrare che a garantire
l
onda
i1.ciiene
1- 105
per 1;:::; O
, per z~ O
OssenrÌamo come nei secondo mezzo non vi sia onda· riflessa affmché siano rispettate le
condizioni di radiazione all 'infmito. Analogamente il campo magnetico, diretto o'V-viamente
lungo y, sarà dato da:
1- 106
f
-1
H Y(z) = ~E j 2z
ç2 t e- l:. , ~r
r-
z~O
Tali espressiopj dei campi nei due mezzi soddisfano le equazioni di Max~vell e le condizioni
di radiazione all'infinito. La soluzione che abbiamo finora considerato può essere una
soluzione di tipo onda piana in presenza di una discontinuità; invocando poi il teorema di
unicità possiamo dire che questa è "'la" soluzione del nostro problema. Ricordiamo che il
teorema di unicità., nel nostro caso di problema interno, richiede il soddisfacimento delle
equazioni di Ivlaxvvell, delle condizioni di raccordo sulle eventuali superfici di discontinuità. e
le condizioni di radiazione alI' co (in questo caso il problema interno è particolare in. quanto
non c'è '"'"la superficie interna", ma c'è tutto lo spazio nella sua :interezza). Inoltre stiamo
cercando delle soluzioni che ovviamente non soddisfuno le condizioni di radiazione all'w,
perché non decadono all'w come l/r ; infatti sono soluzioni non fisicamente realizzabili, s~mo
del tipo onda piana che non possono decadere alI' co, essendo co~1:anti in modulo in tutto lo
spazio (se non ci sono perdite). Le condizioni di radiazione all'infinito (come le abbiamo
espresse finora) esprimono proprio una condizione connessa alla fisica reaIizzabilitàe, in
particolare, anche al fatto che si vada dalle sorgenti verso l'infinito e non viceversa, Se le
sorgenti non sono localizzate (ed è chiaro che per poter creare un'onda costante su piani che
vanno fino aH 'co, le sorgenti devono avere lo stesso tipo di s:immetria) dOvTemInO"ve,dere, in
questo caso, che cosa si intende per condizione di radiazione all'co. Ricordiamo che,in altri
termini, la condizione di radiazione all'co espri.rne che dall'co non si rifle17.a potenza, ci~.
allontanandosi dallesQrgentiverso l'co, la potenza può andare soltanto versO l'co e nonv~
dal1'i.Q-"Xer50 le sorgenti. Nel nostro caso idealizzato, un.idimensiona1e;~·:è>chiaroche se le
sorgenti :che genera.'"lo in qualche modo il campo sono a sinistra della superficie di separazione
Ce abbiamo ' supposta che ronda incidente provenga da sinistra) dobbiamo richiedere che non
ci siano onde riflesse da destra, il che è esa:lli'Unente quello che abbiamo supposto nella nostrn.,
per ora ipotetica, soluzione. Quest..'l volta 1'00 non è più in tutte le direzioni ma solo nella
direzione zin quanto abbiamo sostanzialmente un problema unidimensionale. Se a questo
plmto saranno soddisfatte anche le condizioni alI'interfaccÌa (essendo la soluzione trovata
soddisfacente alle eqUazioni di ~faxw'ell a sinistra e a destra dell' interfaccia) allora av'remo che
effettivamente la soluzione ipotizzata è la soluzione delle equazioni di ivIa:avell, La soluzione
a cui siamo arrivati è dunque:
dove osserviamo che non abbiamo più messo nessun pedice per indicare le componenti dei
campi in quanto, data la simmetria, qualunque sia la direzione dell'asse x., naturalmente, non
cambia niente perché qU..1.hlllque sia la direzione del campo mediante llil,'opportuna rotazione
del sistema di coordinate è sempre possibile far ccincidere questa direzione con quella di uno
degli assi x o y. Quindi anche se il campo fosse vettoriale (cioè in 1Ul dato sistema di
1- 107
ancora da Ì:mporre le condizioni di continuità. delle componenti tangenziali; nel caso in esame
tutti i campi sono tangenti alla superficie di separazione per çuqe condizioni di continuità non
saranno altro che date daIl'uguaglianza dei campi a destra e a sinistra all'ascissa z=O.
Otterremo allora:
Abbiamo quindi un sistema di due equazioni nelle due incognite Br ed Et; siccome la soluzione
sarà espressa in tennini del campo incidente~ Eh è conveniente dividere membro a membro tali
equazioni per ~ e quindi mvece di ric..1..vare esplicit..'UIlente Br ed Et, conviene ricavare le
quantità adimensionali:
( .... , ..
~.
~
. ..- -... .-.
i _ .. - -,
o.. ~aI6kmente
l -
ovv-ero, combir..ando queste due relazioni, ricaviamo le espressioni dei due coefficienti In
t,;~lui-ti delle impedenze intri,''seche dei due mezzI, o"!"~ero:
1- 10&
cioè i due coefficienti di r..flessione sono banaimente collegati, essendo l'uno l'opposto
dell'altro, Per il coefficiente di trasmissione sì ricava banalmente che risulta:
H~ "/~l
-~-=-~~-
i ./ _. / r.:
.IL.:~;• -
- -4-
1- 109
Ciò significa che anche se non fucciamo l'ipotesi che E e J..t. abbiano parte reale positiva Ce
ricordiamo che, ad esempio, per il plasma la parte reale di E:- può essere negativa) si verifica
[
sempre che Re(Q~O e questa., come sappiamo, è una Im
proprietà di tutte le impedenze che corrispondono a dei ...,.
... l
1..
sistemi passivi Quindi i coefficienti di riflessione,
qualunque siano i mezzi coinvol~ sono sempre
compresi nel cerchio unitario del piano complesso. Re
Fisicamente tale limitaZione è do\.."Uta al fatto che poiché
a qualsiasi onda piana è associata un'energia allora
l'onda. riflessa non può che oontenere una. quantità
minore o al massÌmo uguale a quella cIeli' onda incidente,
altrimenti si a....lfebbe una creazione d'energia laddove non vi sono sorgenti. In. altri term.i:ni,
ricordiamo che in un'onda piana il vettore di Poynting è diretto nella direzione di
prope.;,o-azione ed è pari, in
""'" "
ampie~ a: "i .
, 12
che: cioè la densità di potenza associata a1ronda riflessa non può' mai
5Uperar~ la densità di potenza associata. ali' onda lncidente. Questo è fisicamente evidente
perché, se il mezzo è passivo, la potenza::çifIessa non può mai superare Cf..lella incident~ perché
non c'è nulla, naturalmente, che fo~caqt:testo eccessodi potenza. Al più. ci può essere una
riflessione totale, cioè ~L.a la potenza incidente viene riflessa. Èirnpor.ante notare che se si
passa da tm mezzo otticamente meno denso ad uno otticam.ente più dense, cioèç; ».'~, si ha.
che ['<0, ovvero l'onda riflessa sarà in opposizione diJasecon quello incidente,(mentre sarà
i:ri. fase se si passa'daundielettrioo alvuoto {essendo. infatti,el=CoBr, con E:-> l. si ha certamente
che ~SoX;D. ·mQltr~, abbiamo che il modulo di r.sa.rà lo stesso se si passa da un mezzo
a11' aItroovicevr;r~·il-cheesprime la cosidnpr..a invertibtlità del cammino ottico (cioè si ha
.c .:,ung. stessapotenza.riflessa).Abbiamoallorachese i due mezzi sono. entrambi senza perdite
alloraç: e çl sono entrambi reali e quindi anche l sarà reale e compreso fra -l e 1. Se ~>ç!
. avremo. che 1>0 mentre se çi>~ allora r <O. Notiamo che il rapP9rtofra l'im~edenza
intr.w.seca del ]0 mezze e quella del 1 0;
è pari aria ra.d.ice qua.d.rara del rappo<:o fra la penneabilità magnetica relativa del 2°tnezzc
rispetto al l c e la perrniniì:iLi relativ~ &1 2 e mezzo ri...spetto al l°; quindi a seconda che il
rapporto ~/çJ sia maggiore o minore di l aì.Tem.o un [' positivO o negativo.
Consideriamo ora il caso di particolare interesse in cui il 2° mezzo è un buon conduttore; nel
caso in cui il 2° mezzo è un ~nduttore si ha che la costante dielettrica. equivalote e data da:
G
E = 8 2 -"--.-
2 eq JCD
v
-»1
CDE
dipende dalla a, ClOe quanto più è elevata la conducibilità tanto più il mezzo è un buon
conduttore; osserviamo però che tale disuguaglianza dipende anche dalla frequenza. Quando
(i)~: purché sia a:;;:O, tale disuguaglianza sarà sempre verificata, m,rvero a basse frequenze (al
limite a frequenza zero) tutti i mezzi sono buoni conduttori (anzi per Cù---1-0 diventano
eccellenti condutto~ come se la v fossa infinita). Viceversa all'aumentare della frequenza,
data la a, questa disuguaglianza diventa sempre più difficile da verificarsi. Ciò significa che
. per ogni materiale con una a-:;t:O-esisterà una banda di frequenze, quelle più basse, in cui il
materiale si comporta come un conduttore. In particolare: prima come un buon conduttore, poi
come un conduttore, poi non si comporlZ più né come conduttore né come dielettrico; infine,
all'aumentare della frequenza,. comincerà a comportarsi come m1. dielettrico .. Nel caso dei
metalli si ha che cr=1+7xl0 7 SIro, mentre e è dell'ordine di eo=8.854xlO- 12 Fhri;,aunque SiM
che:
ID 17
=> f=-cclO Hz
2n . ;,"'-'
-cioè siamo oltre le frequenze ottiche (dell'ordine di 10 15 Hz). Dullque'fino alle frequenze
ottiche e, ov-viamente, anche a. frequenze di microonde (dell 'ordine di 1010 Hz), ovvero a tutte
le frequenze che cÌ possono ·interessare nelle nostre applicazioni, i metalli si comportano come
buoni conduttori. Vista allora l'import'...anza dei metalli nella realizzazione degli apparati di
qualsiasi tipo, in particolare quelli per le telecomunicazioni, conviene studiare ID. dettaglio il
caso in cui uno dei due serrispazi (nel caso considerato queilo di destra) sia ll..'1. buon
conduttore.
Stiamo considerando il caso di incidenza nonnale; volendo studiare quello che :ai::Càde m
questo. caso andiamo a vedere che espressione xA
assumono i parametri in gìoco. La condizione di \
buon conduttore (quello di destra) comporiZ che: j
l
t:.~ --
l
M.q
JCD
1,>.
ì'y
I
z
l
\
l
1- 111
k'l=(1-j)
- 8
In tal modo sarà semplice calcolare i campi a destra della superficie di discontinuità; per il
campo elettrico, ad esempio, avremo:
--- ....
.,.~.,.-
- .
Tale espressione ci c1tiarisce anc.he il nome dato a 5~ infatti notiamo .che il modulo del campo
elettrico (e, analogamente, anche quello cW campo magnetico) si riduce esponenzialmente con
z e 8 rappresenta proprio la distanza dalla superficie alla quale il campo si è ridotto di l/e,
ovvero è la distan:za alla quale bisogna "'inoltrarsi" nel metallo perché il.cal-nposi sia ridotto
di tmNeper. Dunque se- ci, spostiamo ortogonalmente alla superficie di tma quantità pari a
.- qualche 8 il campo sarà forte:menteattenuato; da ciò emerge la sostanziale differenza :fra un
conduttore reale e uno ideale. !vIentre nei conduttori ideali i campo all 'interno sono
rigorosamente U:,ouali a zero, nei conduttori reali i ca..--npi penetrano per spessori dell'ordine di
qualche volta lo spessore di penetrazione, 8. Osserviamo però che per frequenze al di sopra
dei :NfHz tale spessore è cielI' ordine dei micron e, all' aumentare della frequenza, i campi, e
quindi anche le correnti, si schiacciano sulla superficie; siccome nelle nostre applicazioni
consideriamo dei cop.duttori di dimensioni molto grandi rispetto al micron. allora t.1.1e spessore
(dell'ordine del mieron) è trascurabile. Cioè, pur di fare le dovute approssimazionì~ llii. buon
conduttore può essere sostituito con un conduttore ideale, considerando che passando
dalI' esterno alI' interno del conduttore i campi si annullano~ anche se fisicamente vi è un
graduale passaggio per profondità ciell' ordine di b. Osserviamo che per un metallo, in eui
7 o
Gccl0 S/m, ed essendo ,Uc=4-1txlO-7 Hlm, aIIe frequenze di rnlcroonde (cioè CùcclO: radi i)
avTemo:
magnetico):
r.-:-.·:V~. . o.j(i)
'-:)= - = (l +J-)J~o'"
- - = 1+j1~o(i)(:;
-- =l+j
-- ':-~ - ---, ....
- . o . 20' a 2 o{)
1- 113
dove 2Ht (come <;tbbiamo visto prima) è proprio il campo magnetico totale all'interfaccia.
Quindi questa corrente per unità di lunghezza è pari al campo Illi'1g11etico totale alI'interfaccia
ed è concentrat.1.. in uno spessore deli' ordine di 8 (ciò che effettivamente accade nella realt.1).
Nel caso ideale in cui invece di avere un conduttore reale abbiamo un conduttore elettrÌco
perfetto otteniamo dei risultati che nen seno altre che il limite per (j~ di quelli ottenuti
Imora; avremo infatti che r sani rÌgorosamente ~ouale a -l; la corrente sarà rigorosamerite
superficiale e rigorosamente pari a 2H t +. Quindi se accettiamo (come è ragionevole assumere
alle frequenze di interesse come, ad esempio, quelle di microonde) errori dell'ordine di
10-3 -;- 10-4 rispetto all'unità, possiamo sostituire a un buon conduttore un conduttore elettrico
perfetto; è ragionevole assumere ciò perché molto spesso la geometria stessa del sistema non è
conosciuta con 1.Ula cosÌ grande precisione, così come anche i parametri del sistema. (come, ad.
esempio, le costanti dielettriche). È chiaro che non possiamo ritenere valida questa
approssimazione (cioè conduttore elettrico perfetto invece che buon conduttore) nel caso in cui
vogliamo vedere che cosa accade dentro il conduttore in quanto si passa da una. situazione in
cui c'è una corrente volumetrica, seppure confmata in lUlO spessore dell'ordL.l.e di 8 (nel caso
1- 114
(E
Il:ol = E+:ol e~-
_;1,...[
=E;
- e -jk'r
1H
\. Y ç
--
1- 115
H'ç-O
A questo punto, visto che un'onda piana deve avere un'espressione generale del tipo (#), ci
possiamo chiedere qual è la più generale soluzione delle equazioni di Nla.'CWell che ha una
forma di questo tipo. Per vedere ciò bisogna andare a sostituire la (#) nelle equazioni di
MaxwelI; la ragione per cui facciamo ciò è che, come vedremo, ci sono soluzioni delle
equazioni di .Maxwell che non sono onde piane, nel senso che non hanno campi costanti su
piani. A tale scopo ricordiamo quali sono le equazioni di Maxwell in uno spazio omogeneo e
in assenza di sorgenti. .. .
~ .:. .:-. ~~.,
..
V x E = -jèD~H
V' x H = j<DcE
{
V' •sE =0; V· J.l.H= O
Osserviamo che gli operatori di rotore(Vx) e di divergenza (V.), per un campo del tipo (#),
equivalgono a: .
• <.
dove ritrmriamo. nelle tùtÌme due, le condizioni di ortogonalit.1. dei campi rispetto alla
direzione di propagazione che abbiamo visto per un'onda piana nella sua espressione
generale. Se, inoltre, moltiplichiamo vettorialm.ente a sinistra ambo i membri della l a
equazione avremo:
1- 116
ovvero: ((j) 2 E !-L - ~. ~)E =O. Quindi perché sia possibile una. soluzione non nulla (non banale)
deve risultare:
Quindi la più generale soluzione delle equazlOnl di Max:weIl del tipo: E=E+e-jk'[ e
caratterizzata dalle seguenti proprietà:
1
H=-k><E
- . (j)~ - -
k·E == O
k·H=O
e inoltre, mentre nel caso di un'onda piana' che siprop~aa lungo z si ha: k~w2ef.L,. ora deve
~~: .
k.k=k
- -
2
x +k y2 +k 2z =(i)2g~
.'kT,'" -ik"l-
k· k = 1
"". ~ .
-- -, I~ - -k"
- 2Jk'· -= (j) -eu
•
dove la q~tità o)2e;~ può essere, in generale, complessa; avendo indicato (nel caso di onda
piana prop~o-antesi in una direzione particoiare) con k 2=u}e;f-t, dove k=a-jp è la cost:aJ:tte di
propagazlOne, avremo:
1- 117
E = E + e -j'k''1'
--e---k"'·!
Da tale espressione si vede subito che non esistono più piani su cui i campi sono costanti dato
che, in generale, i vettori 1f' e !f" avranno direzioni diverse.
piani f
I piani perpendicolari a K sono quelli su cui la fase è equifase
....L.
~L
cioè i piani e.quffi1Se ed i piani equiampiezza sono perpendicolari
fra di loro, cioè abbiamo il. massimo della non omogeneità
dell'onda piana. Osserviamo che se già l'onda piana omogenea
non era fisicamente realizzabile, perché andava fmo all'cO con
T.. "
ampiezza costante, è chiaro che un'oncL1. piana non omoge1:lea ~
sarà ancor meno fisicamente realizz'1bile (perlameno in tutto lo spa:zio) perché ccmpo~:.a
un'esplosione del campo, ovvero non solo non va a zero nella. direzione di k" ma. cresce
esponenzialmente nella. direzione di -h';". Quindi non soltanto renergia totale ad essa associata
va all'cO, ma anche i campi stessi divergono all~cO ndla direzione di -k". Osserviamo che
quando abbiamo iniziato lo studio delle onde piane, a fronte della non fisica realizzabilità di
queste, abbiamo tuttavia evidenziato due buoni motivi per studiarle. Uno era che qualsiasi
campo elettromagnetico può essere costruito attraverso onde piane; inoltre, a grande distanz.1.
dalle sorgenti, qualsiasi campo elettromagnetico può considerarsi, localmente, come un'onda
piana. Le onde piane non omogenee sono, in realtà, necessarie per rendere vera la prima di
1- 118
'.;~ El
-
= E . e -;ik··f
_l
_1 - + -E.f e _:1,.-r
~r_
z
dove k.. ed E.. sono, rispettivamente, il.
vettore di prop~o-azione e l'ampiezza·· -.
0011' onda. rifles~ di cui per ora non·
conosciamo le caratteristiche. A destra
deli'interfaccia, viceversa, abbiamo un campo, trasmesso, ovvero:
-J"k·-
E ')= E e-!-
-~ -t .
Ovviamente ci saranno analoghe espressioni per il campo magnetico nei due mezzi. Nelle due
espressioni scritte finora osserviamo che non conosciamo né b· ed ~ né fu ed E-t~ Ciò che
sappiamo è che deve risultare:
(*)
e ciò deve verificarsi "v'x e "v'y. Per semplicità supponiamo inizialmente di porci sull' asse X,
cioè consideriamo ]'-0; condizione necessaria affmché sia verificata l'uguagIia.u.a fra le
wmponenti tangenziali è che i tre esponenti devono essere uguali, Vx, cioè:
1- 119
r
Ciò significa che le componenti tangenti dei tre vettori di propagazione sono uguali, cioè essi
hanno le stesse componenti nel piano di sepàrazione (fra i due mezzi). Cioè i tre vettori
devono avere la. stessa proiezione sul piano di separazione ovvero sono allineati,· cioè gli
estremi di questi vettori giacciono su Wla retta perpendicolare al piano di separazione; ma tre
vettori che hanno gli estremi su una stessa retta sono complanari. Quindi ~, k:- e kt giacciono
in uno stesso piano individuato da ~ e l'asse ~ detto piano d'incidenza. Questa è la prima
legge della njlessione e rifrazione nel caso di incidenza arbitraria. Osserviamo poi che deve
risultare: .
ma essendo le componenti trasversali ugtilili ciò significa che i quadrati delle componenti
lungo z devono essere uguali fra loro, in modulo; ovvero la componente lungo z deLvettorek..
è uguale in modulo e opposta insegno alla componente hmgo z di k. Quin~ in defInitiva,
risulta: '
che rappresenta1a legge della riflessione. L'ultima delle (*) ci dice che:
ovvero: kl~ + k; '+ k; = k;. Avendo visto che i tre vettori sono complrulttri~ per semplificare
Jt 'y '1: -
le cose, possiamo scegliere il sistema di coordinate in modo tale che una delle componenti di
ki si annulli, cioè sia .perpendicolare al piano d'incidenza; ad esempio, supponiamo· che ·si
annulli kiv ' cioè abhiamo scelto un sistema di coordinate in cui il piano d'incidenza sia
coincidente col piano (~z). In tal caso a'YTemo:
sin8·=
l
dove 112! è detto indice di rifrazione del 2° mezzo n'spetto allo e la relazione a cui siamo
~rati è la ben nota legge di Snellius della rifrazione (cioè il rapporto fra il seno dell'angolo
d'incidenza e il seno deIrangolo di rifrazione è pari all'indice di rifrazione del 2 0 mezzo
rispetto al l°; quindi se nZ!> l al10ra 8t <8, altrimenti et>60.
Osserviamo che fmora, quando abbiamo trnn.ato un prodotto scnlare fra venori complessi, lo abbiruno sempre
definilo come somma dei prodotti delle componenti omologhe e lo abbiamo indicato con:
dove A e B sono due generici vettori complessi. Cioè abbialno traslato quella che è la de1ìnizione di prodotto
scalare valida pçr i vettori reali, fumWlllente, anche per i vettori complessi. È evidentè che il pnxiotto sca.1u-e.
(fra vettori complessi) così defInito non gode di tutte le proprietà del prodotto scalare hermitiano defInito (in
Algebra) p-.!r gli spùZi vettoriali complessi., ovvero il prodotto selliare:
·A· B*
In particolare S<lppiamo che una delle proprietà fondamentali di questo prodotto scalare è che il pr~~tto sc~
di un vettore per se stesso è sempre maggiore o uguale a zero, ed è zero se e solo se il vettore è nullo. E
evidente che il prodotto scalare cosi come noi lo abbiamo deflnito, cioè lL. . a non sOddisfa più questa
proprietà in quanto il prodotto sca1a.rc di un vettore per se stesso sarà, in gcm:ra1c, un numero complt:sso
(quindi ben altro che essere~) e può essere zero anche qllilIldo il vettore non è nullo. Quindi questo prodotto,
che per abuso di linglla2"'po continuiamo a chiamare prodotto scalare, non è il prodotto- scalare usuale, cioè
qudl0 per .cui. si può definire una nonna e tutto quello che serve per operare negli spazi vettorialicomp1essi. TI
monvoalloraper cm abbiamo definito "prodotto SClh.re"il prodotto: A . B ~ non invece!, come correttamente
doveva farsi., quello hermitiano: 6· g"', è dovuto al fatto che nella maggior parte dei casi (o meglio nella quasi
totalità dei Ct'lSi), nelle relazioni che utilizzìamo, compare il prodotto scalare componente per componente (cioè
così come 10 abbiamo noi detlnito. ovvero A . ID. e non quello hermitiano. Quindi per economia di nOTi17;one
si è preferito dcfr..rllrc "prodotto scalare" il prodorr..o scalare non hcnnitiano (altrimenti in quasi tutte le fommle
avremmo dovuto por"..arèi indietro il si..rnbolo di coniugato <*'), anche se tale prodotro non è un prodotto scalare
in senso proprio; in tal caso, invece, useremo 1'aggettivo "herminano", intendendo in tal caso il predono:
A· fi*. È cbinro che con un prodotto scalare non hermitiuno, che non è defInito positivo (ci~ non è <::D), non
si può defInire una nom~ w..a non sempre. in uno spazio vettoriale, è necessario introdurre una nonna. Ad
esempio, in relatività il prodotto scalare naturale, quello che rimane inalterato per un c1LlTIbiamemo di sistema
di ritèri.T.ento, e quello non hermitiano; in tal c...1.S0 si introduce nello spazio una metr!c.::J. che non è lill:l. metrici
definita FDSitiva., cioè ci 501',0 anche ver...ori di lunghezza nulla pur essendo diversi da zero. Non ci sono vettori
di iungnèZZa negativa. in quanto il prodono scalare è fat'..o in modo tale che per qualsiasi sistema che è in moto
con velocità minore di quella della luce il prodono 5Calare è sempre maggiore o uguale a zero, e si a.nnulla per
pa..rticd1e che si muovono con la velocità della luce.
Osserviamo che ogni volta che f,;'1cciamo delIe rappresen~1.zioni grafiche per rappresentare
rand.a.rn.ento del campo, ad esempio, in prossimità di un'interfa.ccÌa piana (caso attualmente in
esame) è cruaro che stiamo considerando onde piane omogenee altrimenti, se fossero non
omogenee, il vettore complesso non lo potremmo disegnare e quindi, in particolare, non ha
senso nemmeno parlare di angolo d'incidenza., a meno di non introdurre angoli complessi, ma
1 -121
(dove non abbiamo più aggiunto il pedice a kx essendo lo stesso in entrambi i mezzi)siricava:
Inoltre qlliL.~dodiciamo. che i tre vettori le, k.. e k. sono complanari, in gènerale, intendiamo· che
essi sono l'tmO combinazione lineare degli altri, sia che i vettori sia reali sia che essi siano
complessi, e la rappresentazione geometrica della complanarità è ov"vio che è possibile vederla
solo nel caso reale, e non in quello complesso"
Ritornando, allora., al problema della riflessione e rifrazione di mt'onda piana all'interfaccia
fra due mezzi abbiamo che, siccome tutto è lineare, è possibile ottenere il caso generale
mediante SOvTappos1zione di casi particolari più semplici" Quindi se dobbiamo studiare la
riflessione di un'onda. incidente con lm campo elettrico polarizzato in. modo arbitrario
possiamo ottenere questo caso generale come sovrapposizione di due casi particolari: uno in
cui il campo elettrico ha. soltanto la.
componente nel p iano di incidenza e u...LO in
cui il ca."'npo elettrico ha solo la componente
normale al piano d'incidenza (ricordiamo
che lungo la direzione d'incidenza il campo
non può avere componente).
Consideriamo iniziaL-llente il caso della
polarizzazione perpendicolare, in cui il
campo elettrico è polarizzato
perpendicolarmente al piano d'incidenza;
andiamo a scrivere le condizioni
a1l'interfaccia, cioè andiamo ad imporre la
1-122
Dividendo entrambe queste relazioni per E-i, in modo da introdurre i coefficienti di riflessione e .
di trasmissione che chiameremo coefficienti di riJ1essione e di trasmissione perpendicofan' Ce
ciò sarà evidenziato dal pedice u...L"), awemo:
1+11. Sl S2
1- r1- cos e1 COS e:2
- : ',-<
>z
1-123
per 'ti/) e non eome rapporto fra le ampiezze del c.runpo elettrico~ Tale scelta è giustìfkata dal }
f.1.tto che nel caso in cui avessimo a che fare con onde non omogenee il campo potrebbe essere
un vettore complesso e quindi, in questo caso, dernllre un coefficiente di riflessione come
rapporto fra le ampiezze non avrebbe senso, mentre invece continua ad essere ben defmito il
rapporto fra due numeri complessi che sarebbero le componenti di questo vettore lungo la
direzione prefissata. Quindi ci riferiremo sempre a rapporti fra le componenti tangenziali dei
campi~ nella polarizzazione perpendicolare non c'erano problemi perché il campo elettrico era
tutto tangenziale; nel caso, invece, della polarizzazÌone parallela bisogna teneme
esplicitamente in conto. È importante tenere ben presente ciò perché soprattutto in ottic~
viceversa, si utilizza l'altra convenzione, cioè quella di riferirsi ai rapporti fra i campi invece
che fra le componenti dei campi. In ottic~ infatti, non c'è pericolo di ambiguità in quanto le
onde non omogenee non ci sono; sÌ ha a che fare sempre e soltanto con onde omogenee (e
quindi si passa dalle lme alle altre espressioni mediante il coseno di Wl angolo reale).
Le formule che abbiamo ricavato, che risolvono completamente il problema della riflessione e
rifrazione di un~onda piana all'interfaccia fra due mezzi arbitrari, vanno sotto il nome di
fo rinu le di Fresnel, rica.vate da colui che per primo le introdusse in ottica, all'epoca. in cui le
equazioIìÌ di l\-faÀwell anc.ora non c'erano, a partire da una te.oria elasticad.ella luce, ov-vero
tm..'l teor..a che spiegava. il moto ondulatorio della luce come vibrazione di un mezzo elastico.
Na..TìJIalmente essendo le stesse le equazioni fondamentali delle onde nei mezzi elasticÌe del
campo elettromagnetico, è chiaro che tutte le parti formali rimangono inalterate; naturalmente
nel modello di Fresnelle çt e S2 non erano le impe.çlenzeintrinsechede1mezzoII:ta erano le
cosiddette impedenze caratteristiche di un mezzo€!fqsiiQo, legate al coefficiente di rigidità dei
mezzo elastico,.mvece che alle costanti dielettriche e magnetiche del mezzo.
Riassumiamo di seguito le espressioni dei coefficienti di riflessione e trasmissione nel caso di
polarizzazione perpendicolare e parallela:: .
k 1sin6..l. = k,sin6.)
_ _
che, indicando con n il rapporto fra le costanti di propagazione (n = ~:) , può essere ~critta
anche nel seguente modo:
sin8 1 = n sin8 2
1-124
I casi di maggiore interesse per noi sono quelli in cui le proprietà magnetiche dei due mezzi
sono uguali e pari a quelle del ,ruoto (cioè: f-LI=f-L::=!-tD) e quindi l'indice di rifrazione (del 2°
mezzo rispetto al l°) è dato da:
Inoltre si semplifica anche l'espressione del rapporto fra le impedenze intrinseche, ov-vero:
l-n
8 1 = O =:> rl. = --<;-1
l+n
Il>1 =:>
l-n
8 1 = O =:> rl! = - - < -l
1+11
1t
8 l~- =:> r IJ~ 1
2 JJ
dove osserviamo che per e1=o (incidenza nonnale) otteniamo lo stesso valore precederite e
questo-:.è~.o~io, naturalmente, in quanto per incidenza nonnaIe le due polarizzazioni sono
equivà1en.ti; .. essendo sempre possibile scegliere il piano di incidenza'Ì!Ì-mooo che esso
contenga il 'vettore del campo elettrico. Per 8 1-+n12, invece, si ha che r,,41,'·cioè abbiamo
una funzione continua che parte da un valore negativo e arriva ad un valore positivo; quindi
deve esserci almeno un nullo (ovvero un valore di 8 1 per cui la riflessione ènuIla).'.Anche in.
questo caso, se si vaa fare la derivata, si ottiene una fbnzione che è monotona. Qumdi di nulli
ce n'è soltanto uno, come evidenziato nel diagramma per illr,,! ; tale angolo ède.!t0 angolo di
Brewster (da colui che per primo notò tale fenomeno in. ottica; fenomeno' ov"tliamente
incomprensibile in.un~ottica non o~~toria)e lo si indica con ~!incorriSp(mdénzadel
quale si annulla il coefficiente di ru1esslone parallelo. Per ricavare I '~goIo 8a bisogna
imporre che r/FO, mrvero:
n
=> sin8 B = -;::==
~l .. n?
1-126
1- 127
. -1 n
e L =sm
II fenomeno per cui quando sÌ supera tale o 7C/2
angolo il coefficiente di riflessione (in
modulo) vaIe 1, cioè tutta la potenza.
incidente viene riflessa, si chiama riflessione totale (ovviamente fra 8r. e iC/2 iI modulo rimane
costantemente pari ad l ma la fase del coefficiente di riflessione varia). Se l'angolo
d'inc~4enza supera l'angolo limite allora non c'è nessun angolo di rifrazi<?nereaIe che oodd.isfa
la Iegge·:~ Snellius, cioè rangolo di rifrazione è complesso, e ciò, come~'ppiamo, significa
che~elsecondo mezzo ronda piana è non omogenea e quindi il vettòre, di .'propagatione è
complesso .. Ricordlumo però che, in ogni caso, vale la rela.z:ione: ....:;r"
quindi quando sin8!>n2 (cioè per e1>Br.) si ha che k Z2 diventa un. immaginario puro (di c~
come al solito, si sceglie la. detenninazione negativa per la radice). Ciò significa che nel 2°
mezzo abbiamo un'ondapiana la quale ha un vettore di propagazione diretto lungo x e un
vettore di attenuazione diretto lungo z (quindi piani equifase perpendicolari all'asse x e piani
equiampiezza peIpendicolari all'asse z). Questo ci fa capire perché in ottica~ in presenza di
ri:t1essÌone totale, si dice che il campo non penetra nel cIlelettrico; infatti in questo caso ciò che
conta., cioè la zona significativa in cui il campo penetra, è ovviamente dell'ordine di grandezz~
dello spessore di penetrazione~ in questo caso pari arI' inven~o di kq. Quindi aIr interno del
dielettrico il campo si attenua come e- k ZZ , dove k~; è dell'ordine di grandezza della
lunghezza d'onda che, a frequenze ottiche, è dell'ordine dei micron o frazioni di micron.
Quindi macroscopi~amente si può dire che la luce non penetra nel dielettrico, in presenza di
riflessione totale, cosi come per un buon conduttore avevamo usst.mto che la corrente, fosse
superficiale anziché fluente in uno spessore dell'ordine di grandezza dello spessore di
penetrazione. Ciò, ovviamente, significa che cÌ può essere rifl~ssione totale di potenz.a ma ciò
non significa che non c'è campo all' interno del dielettrico; significa semplicemente che il
flusso di potenza reale è nuIlo e ci sarà un flusso di potenza reattiva associata alla presenza del
1-123
crre m modulo risulta. essere molto magglOre di sin:8;. Dunque dalle espresslOru dei
coefficienti di ri:t1essione si ricava:
1-129
l
--cos e'l
_1-ncos81 __ n
r 1/= ~---
1+ncose 1 1
-+cos
e1
n
dove, in questo caso, non è possibile sviluppare in serie in quanto !nl cose, non è molto più·
piccolo di l . Ricordiamo poi che risulta:
"~
n= (1-J) - -
2eDe l
~ r;;::;;- .: . . '
·da cui si ricava: ..:. =(l + j),!'i:le
• Dunque esisterà un valoreru 61 per cui il cose! annullerà la.
1
. n t 2cr . .
parte reale di l/n al mnneràtore di r/! (valore di 6 1 che sarà molto vicino a 1t12, essendo la
ReO/rJ un numero molto: piccolo) . Dunque si ha 1Ul mjnimo nel' !TIII ,cioè siamo in
éorrispondenzadeIrangoloçhiamato di pseudo-Brewster; se si vanno a faI'~ i conti si vede che
vi è una regionemolto.stretta, .incorrispond~??- di tale angolo, in cui il' Irl/I «L Quindi
praticamente, in.ogni condizione applicativa..,·\si ha cheIT,,!::l; infatt4 in genere, non abbiamo
rigorosamente un'onda piana.ma tma sOvTapposiZione di onde piane. e quindi per alcune di,; :
q'.reste ci si potrà trovare in corrispondenza dell'angolo di pseudo-Brewster ma per altre no, é
.' - quindi gran parte della potenzainçidente -viene in agri caso riflessa. Inoltre è da tener presente
che atImché ao..~ ciò, la superficie di interfaccia deve essere effettivamente piana, cioè la
precisione con cui la superficie è lavorata deve essere effettivamente piana, OV'Ilero la
precisione con cui la superficie è lavorata deve essere molto maggiore della lun~bezza d'onda;
ciò sign.iBc..'1. che alle microonde si può eventualmente mettere in rJievo questo fenomeno
mentre in ottica è praticamente Ì:m.possibile.
~.ù.nd.iam.o ora a vedere che cosa accade dentro' al metallo. Ricordiamo che nel caso di incidellza..
normale, a destra d.eila discontÌnui~ c'è un'onda che si attenua esponenzialm.ente, penetrando
nel metallo per tUlO spessore ciell' ordine deIIò' ~pessore di penetrazione, dato da:
-
ò= f 2
Vcrw}-Lo
Nel caso di incidenza obliqua, a destra deIIa discontinuità, avremo un vettore dì propagazione
con componenti sia lungo x. sia lUllgo z; infatti abbiamo che:
,"
1-130
~Ia le componenti tangenziali dei campo si conservano; dunque 'essendo, a destra della"
discontinui~ilcampo tutto tangenziale, anche a sinistra le componenti tangenziali del campo
devono soddisfare a tale relazig;te. Quindi sulla superficie. didiscontinuiti per Le componenti
tangenziali vale la relazione: '
dove E:1: è la componente tangenziale del campo elettrico mentre per H non c'è bisogno di
specificarl0 dato che, siccome è moltiplicato vettonalmente per lz, la componente longirudinale
scompare. T ale condizione, indipendente dall'angolo cl' incidenza, va sotto il nome di
condi::ione di Leonto-vic (ed esprime una relazione di proporzionalità, a meno di Ulla
. rotazione di 90° dmrnta alla presenza vettoriale). lvfa se tale condizione vale quallmque sia
l'angolo d'i:ncidenza ciò significa dire che se invece di avere una soLa onda piana abbiarno più
onde piane tale condizione continua a valere per i singoli contributi ai campi elettrici e
magnetici delle onde piane e, per la linearità, vale anche per la somma. Quindi se abbiamo un
campo dOv'Uta ad una generica sovTapposizione di onde piane, tale relazione continua ad
essere la relazione che lega il campo elettrico tangenziale e il campo magnetico tangenziale su
una superficie piana costituita da un buon conduttore. ìvfa sappiamo che qualsiasi campo
elettromagnetico può essere visto come sOvTapposizione di onde piane, se consideriamo anche
1-131
1 -132
· · · ·.· · · .·
. i ~.
I.
O
:·0························::
Tali guide sono dette strutture guidanti (o guide) metalliche. A frequenze più elevate,
quelle delle microonde, si utilizzano anche singoli conduttori cavi, all'interno dei quali si . i
~~~!~r~~~~a:~:::~~Gie:;~l{e~:::';·····'·· 'i:f;~:{:II,:;'I .
quanto perfetto possa essere). Inoltr,:eè, molto. più . se~lice'
connetter6due pezzi di tub (Q t f . t',.,.,.;" . . , . .
.............................. ~.. .
~Per la maggiore diffusione nelle applicazioni vengono affrontate più in dettaglio le linee:di
)~missione,mentre per le ,altre strutture si particolar~eranno le conc1Usi~rii}'~ !;é~i'
glungeremo con la loro t:ratta.zione.· '. ' , " :' "
~IPre~diamo in. esame le struttllr~ ~i~ti meta.lli~he~ lmmerse i.n un di e 1.e ttr i co . 0IT1,??;~~,e? e :B .
lan di amo a nsolvere Je equazlOru di Ma:rnell ID assenza dl soreent! per Una~\lsfujtt!llra . ;'c"
: lindefinita, costituita dau,n conduttore e'lettrico perfetto e da un dielettrico privo di: perdite;' '
~pi proponiaplO, in defuùti~ 'di risolvere le' equazioni di :Max'Well per una struttura
kuUt:mte ideale. Esaminiamo quindi il'caso più favorevole possibile dal punto' ,di:vfsta
. ~ delJ'efficienza',delIi··'trasrnissiorie 'di energia· in quanto, non' essendoci perclite:',né?::nei
~~condut1ori né nel dielelliico~ è chiaro che automaticamente l'efficienza della trasm.ission~: di - .
~energia dalla sorgente all'utilizzatore sarà del 100010. , "r', .......
~. Considerando :mezzinòrmali, le equazioni di iVIa.."CWell valgono anche nel dominio 'della
'..' .
-~ ;frequenza. e sararmo di tipo lineare; per cui in questo caso risolverem? il problema.generale
~costruendo la,.soluzione a partire da un appropriato numero di ,soluziorup,arti,colari
linearmente. indipendenti. Ciascuna di queste soluzioni particolari viene detta' modo di.
,- bropagazion.e e la sQluzione generale la si ottiene per 'So-vrapposi=ione modale:" " •
•-Cominciamo col studiare la propagazione in una guida ideale cilindrica indefinita, il cui
j asse viene identificato con }tasse z del sistema di coordinate scelto mentre nel piano
~asverso non necessariamente bisogruiutilizzare un sistema di riferimento cartesiano. In
, jtali ipotesi il campo elettrico, ad esempio, sarà funzione sia di z che del vettore 1 che
_ pefinisce le coordinate nel piano trasverso. La sezione ...:.;:.:-:- -:::-..,
p,.s:fer,sa è quella ch~ ddìnisce 1~ fOITIm della st~dttura //' \\.
gllldante: per esempIO, quella nportata a lato e una // \"
f . ~onoconrles:~,. in ~ui lo spessore è tale da L ' :
tmttu ra ))
prantlre l'mdeforrnablllta della strut:ura. Per questo lo \ //
spessore è dell'ordine dei millimetri, se non centimetri, ~/?~
findi di gran lunga maggiore dello spessore di
}enetrazione del materiale interessato dal campo elettromagnetico; quindi in realtà il campo
! sarà indipendente dallo spessore del conduttore che costituisce la' guida. Nel caso ideale,
'n cui il campo interno al conduttore è nullo, possi3lTIO quindi assumere tale spessore
I
:2-3
Y' x E = - jcq.l.H
{ vxH=j~E
Partiamo col supporre che ~ siano reali. perché i mezzi sono ideali (senza perdite); non
si riportano le altre due equazioni eli Ma.-...::well perché, in assenza di sorgenti, esse si
ricavano da quelle ai rotori facendone la divergenza. Sia E che ).L' devono essere costanti
_.perché siamo nelle ipotesi di dielettrico omogeneo, nello spazio,ch.~ .ci interessa,
" .: llslstema da risolvere è di 6 equazioni differenziali .a11ederivate pai:ziali in 6 incognite; ma
.,accertiamoci se esse siano davvero tutte indispensabili per lasO,luZione oppure è possibile i
. determinarne alcune in funzione di altre: Vi sbnovari metodi .per farloe,·tra questi.VÌ è:
quello che permette di dimostrare che in realtà k,.6 incognite del problema'sonoottenibili
da due soli',scalari, Questo modo di affrontare irprç>bléma;,che~noi;useremo) ,è legato ad un
metodo elaboraio:verso la metà.: degli anni 'quaranta'da 'MarcuvitZ e'Séhwiriger·:e:. pennette,",
in mocIo" ser1Jp~iùe;';,di~':c:or:renu:e\li:tcof;lcetti'de·p~.·'py;opagazi6ne,:,.a.'~ queJli'.dLténsione,:;·;e" corrente,,; '; ...,
come vengono1,elaboraÉLjm,.elettrotecnica,,~so;\è.;tondamenta1mente;;:basttt:o/sulla·',simmetria.;.o'·. . '. .
.cilindrica '.. de Ha? ;strottuI:a".jn~:'esame·:;, La" . Pr:ésenza". di· "una'; 'direzione':' pciyi1ègiata;'~, nella';;.,.,:; .'
prop:agazione~?ci·, porti'.' ..,air~4~a: di ·.poter .considetmI"e,:separatamente:;·:1e .·componentC...·,~~, . • l ... •
longitudinali (lungo tale: direzione) da. quelle . trasverse; riscriviamo'~ .quindi: i"' campi nel ...
seguente modo:.
H=t.T+Hrl
_:.=t _z '
A.nché l'operatore nabla, V, può essere scisso in modo analogo visto che può essere
trattato come un vettore; infatti in coordinat.e cartesiane è dato da:
...
ò~ ò~ ò~
V=-l
"" l'
+-1
~
+-1
ox "
'OY.l :::I... Z
UL..
perché abbiamo supposto che non necessariamente bisogna utilizzare delle coordinate
cartesiane' anche nel piano trasverso~ ciò ci dà anche un modo per defInire il nabla
trasverso V'l come la differenza:
Z-4
-iovvero la differenza tra l'operatore globale e la c omp onenfe lungo z. Sostituendo nelle
o
lequazioni di 1vfa.i'ffi"ell sia i campi che gli operatori scissi nel modo che abbiamo visto
otterremo (N.d.R: con opportuni passaggi da farsi dal libro, o meglio dagli appunti scritti
- lin piccolo) delle equazioni in cui si' sono separate le componenti trasverse da quelle
, !Iongitudinali • cioè si ottengono due equazioni riguardanti solo le componenti trasverse e
. altre due che permettono di detenninare le componenti longitudinali da quelle trasverse.
-I Questo procedimento è dett~: separa....-rione delle componenti trClS'Yerse da quelle
llongitudinczli. Per le componentI trasverse avremo:
J
l aH ~ j'
-~
, "
, per quelle longitudinali invece si ha:
U{'" . + -{y\Y.t· i",
i-z; x Et
.&2.,'
1·"
,k":.. ·;;,,
(" x Et)]
J
l
r
..
\
J ." -'~.-.
.""'..
I
J
~I d~ve: k 2=u),2f:ti ,è,o'la c;stante di prop~oazione del, mezzo che riempie la nostra struttura
Jguida.TJte. In questo roodosi ricavano le componenti longitudinali da quelle trasversali, cioè
,J sono solo 4 le grandezze indipendenti da ricavare; tutto questo lo si è ottenuto sulla .base
- idella sola ipotesi di c;mogeneità del dielettrico che riempie il conduttore La riduzione del o
Z-5
I
l
I
Affrontiamo lo studio delle equazioni di Maxwell per una struttura guidante partendo dalle r
I
i.
equazioni di IvIaxwell nel dominio della frequenza, imponendo le condizioni al contorno e
risolvendo tali equazioni. Quello che ci proponiamo è. di trovaz:ne la soluzione generale
(prima in assenza di sorgenti e per 'una struttura' indefmita, .passando .poi. rimuovendo le
ipotesi sempliflcative. al caso di una struttura finita in presenza di sorgenti e poi in
presenza di perdite). Grazie alla linearità delle equazioni di Ma.,w.rell (per un mezzo
normale, a cui ci stiamo riferendo) possiamo afl.Tontare il problema della detemùnazione
della soluzione generale delle equazioni di Maxwell applicando sostanzialmente il
principio di sovrapposizione degli effetti,. cercando di determinare un numero sufficiente di
soluzioni particolari che \ ci consentano (per sovrapposizione lineare) di costruire la
soluzione generale. È il metodo principe che si utilizza ogni qualvoltasi ha a: che fare con
equazioni lineari, sia che esse siano equazioni differenziali alle derivate totali, e allora
basterà un numero fInito di soluzioni ind~pendenti per trov-are la soluzione generale, sia
(come nel nostro caso) che esse siano equazioni differenziali alle derivate parziali, e in tal
caso ne saranno necessarie un'infIriità nurnerabile di soluzi'onÌ. particolari lineaImente
indipendenti. .
Allora per la risoluzione e la detenninazione deIl'iri~egraIe generale di queste equazioni
. procediamo al calcolo di soluzioni particolari più semplici ma significative (non banali) da
cui, costruire quella generale. Le equazioni a cui siamo;. giunti mediante. l' operazione di
separazione delle componenti trasverse da quelle longitudinali .sono, però del·2° ordine;
quindi se i termini del 2° ordine non vi fossero la soluZione sarebbe alquanto più semplice
visto che ,avremmo a che fare con',equazioni·· deLl~ .·ordine. Tali tennini scompaiono
quando" per esempio" SI . hanno campi la, cUI .divergènza,.dei prodotti vettoriali delle
componentitrasverse;,co:b"versore.>'lz,è:nuUa;'-.maqu,estetdivergenze':non·sono,altro;:a meno'dic
un.fattore,;moltiplicati:voi'.che',leicomponer.ttiJungo,z\dei.·campi.··Quindi·iLcaso':più.semplice,
è queUoin;:'Cui.~cér.chiamosoluzioni·,·.che;':ilori presentino;.·;componentejungoz.,,~çic:e~kcampi, . .
sia elettrico chemm.gnetico;.,siano·trasversELe,soluzioIlÌ"dL:'questo,tipo,sonodette soluzioni
• o modi tra.sversi.' eletir-omagnetici, e' si indicano brevemente con TBY!:. Ammesso che
esistano, non ~ailIIo le uniche soluzioni esistentipoiché in una struttura guidante arbitraria
si potranno' avere anche ·campi·con componenti IQngitudinali .diverse da zero .. Purché si
tenga presente l'esistenza eli tali canlpi. le altre soluzioni particolari, da esaminare sono
quelle per cui oiI campo elettrico ha componete trasversa ,non nuIta mentre il campo
magnetièo ce l'ha uguale da zero e vice-versa. Tali soluzioni sone dette, rispettivamente,
soluzioni C modi trasversi elettrici, TE, e trasversi magnetici.> ThI. Osserviamo che per
queste ultime soluzieni sole una delle equazieni per le componenti ~-verse verrà
semplificata del termine del 2° ordine.
Vedremo che se si considerano tUtti i mcdi TBvf, TE e TM essi saranne sufficienti a
definire la soluzione generale delle equazioni. Le soluzioni pi~ semplici da determinare·
sono quelle TElvI. Andiamo a vedere sotto quali ipotesi esistono soluzioni di questo tipo,
che seno nient'altro che una generalizzazione delle .onde piane, nel senso che a differenza di
quest'ultime esse non sono costanti su dei piani. visto che debbono essere soddisfatte delle
.opportune condizioni al contorno. Tali condizioni sono o"VVÌarnente che lungo il contorno
risulti:
""l' vEI
-Is -- O
n~'"
2-6
H:: l
= -.-Y t •
(-:-l", X Et ) =O
J6:J-L .
cE r.~' fA)
r- &z.t = jUfl-\HL X L"
-'-"l
d
l -
BH. . (-=' E)
az" = JUE 1:: X ~t
~;
~··lse ora della .prima di queste equazioni ne facciamo Ìa derivata secondam:i' e,: VI
. sostituiamo,a secondo membro, la seconda equazione q~~emo:".: . \'~2·,"::";
In defmitivaàYréci~:'ricordandoche: k 2=e:}e.LL :
. . 1 _ ° . •_
J " ,
..
~-J
,.i
J
LI
i
J
Data l'indipendenza fra le componenti trasverse e quelle 1ongirudinali, tale espressione è
Ruella di un oscillatore armonico, la cui soluzione si particolarizza per ciascun punto del
Piano trasverso On realtà la derivata parziale è una derivata totale) ed è data da:
. . . :. :_a cosa importante da notare è che questa funzione ècostiruita da elementi fattorizzati
(prodotti di una funzione della sola ~ per una funzione della sola z) e quindi, poiché la
soluzione generale la si ottiene mediante sovrapposizione di soluzioni di questo tipo; ci
- possiamo aspettare che anche la soluzione generale si presenti in questa fornm fattorizzata,
Jioè possiamo supporre che:
-i
E = ~(0V(z)
- i
dV ' .-.
--e=J·,..
dz - .... ·Thx i
u..rw,_, %
dove:
A = jcq.LI
" av
àz
Tale fattore di proporzionalità, per come è definito, può essere dipendente solo da z
(contiene solo I e \I). ma poiché esso lega due grandezze dipendent:i solo dalle coordinate
trasverse. non potrà variare con z. Da ciò se ne deduce che ta.1e coefficiente deve essere
una costante.
Abbiamo allora che essendo anche: (*) lzx!!.-Ah , otteniamo le equazioni:
..lì! •
U YJUlL
- - = - 'I
dz A
dI . 04.,[
--= J0:E.~v
dz
2-8
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
,
;
_Dunque ~vece delI~ due equaZioni vettonali (#) abbiàp1o' ottenuto le due equazioni scalari ,
recede~ti, e una ve!10riale (la (~)). Tali equazi_oni d 'di?ono' che 'la propa~~me .lungo z è
~gata. alla geometria trasversa ··attraverso ,la' sola' coStante A. Questo 'e Il sIstema di
_equazioni a cui devono soddisfare' Ié :componenti scalari dei.',cWnpl' (funzioni scalari di
~odo), e sono le uniche che si devono studiare per' definire la propagazione stessa.
.fo/endo valutare i campi associati dobbiamo defmire uno dei due'vettori di modo > -e o ~ h
_ dato che l'altro sarà calcolato dalla relazione (*). ' ,
fediamo esplicitamente qual è l~ conseguenza ~el fatto che non ci, sono componenti
ì 10ngitudinali né del campo elettrico n~ del campo magnetico. Osserviamo che 'risulta:
) dove:
I
Vt • (1;: ~'~t) =gt . (v t' X ~) ~ i z • (v ~ gt) = - t .(V
t t X E t)
'---,---' ,
I ~O
~unqu e risulta.:
.!
l
, Jome si può facilmente ven!1care (andando ad ~esplicitare il rotore trasversod.i-:~,r'ad
~esempio in coordinate cartesiane) il rotore
trasverSo di ~ ha solo la componente lung? Z;
uinili
I
in defInitiva risulta:
J
, '
iJcordim1o che se un vettore è dc:ducibile da un potenziale aIIOf'J è slCur::unt:IItc irrotazionalc, mentre non ba~
./
',.I
ch:: il rorore sia uguale n zero per :!sser:: sicuri che ;;sÌsta un poten.z:iale monodromo da cui definir~ il vettore. Lt!
- I le cose sono equivalenti se la sc.::!onc: è semplicemente connessa,. ma se il' dominio non è: sc:mplic~mcm~
i Jn:nesso non possiamo. dal fatto che il rotore sia nullo, dedurre che il vettore è deducibile da un potenziale; se,
h-ic:vers:J.. la circuitaz:ionc: è zero qualunque sia il contorno allora si può esser:: certi che il vettore è deducibile
--l' I un potenziale,- . ,
,Osserviamo che se avessimo fatto lo stesso ragionamento per la condiziont sul carrlpo
-- umetico avTew.rno ottenuto, analogamente, che:'
j -
V t xh=
-
O
2-9
ovvero: .
v·(":"V<D)
t . t =0 V2 d) =O
'---v---' ~
divergenza trasvcna de! laplaciano
gradiente trasverso trasvenodi ~
Z -10
,C'. .t "
. C<D
,I, . = O .:,'
..~ c .... \
. . ~
.
I . . . : . . , ~
I {:r:~
,In cui il pDtenziaJe deve essere costante lungo il contorno. Da ciò si ·deducono le
- condizioni necessarie perché possa esistere un modo TEì.V1~ esse coincidono con quelle per
le quali esista una soluzione (non banale) per il problema di Dirichlet. .
ISe c'è un solo contorno, abbiamo che la cD' è una funzione annonica che assume valore
-·postante sul contorno di un dominiosernplicemente cormesso. :Nla ricordiamo che;lp,er: le
funzioni armoniche (che non sono altro che la parte reale o la parte irnmag1naria diforizioni
, analitiche) vale il teorema Hdel massimo e del minimo modulo", cioè il massimale ·il
- minimo di una funzione annornca sono assunti sul contorno del dominio consideratQ:.·1vIa.
;hllora., se sul 'contorno del dominio consideratolafunzi.oneassurne un valore costPl1~.~rFvqol/
dire che)1 massimo e il minimo coincidono.; ma allora la funzione è costante doVunque:
Dunque l'unica soluzione dell'equazione di Laplac~, ~ompatibile con la condizione che <D
.kia costante sul contorno, è la soluzione costanteCf'?ri al valore assunto sul contorno}:/Ma
~_ il gradiente di.una costante è ze~oe 'iI:lindi: ~; ~mdihon ci può essere un modo 1!ENI e
reI c~o ~ . ~ se~~~e .se~1i~e~en~~. ~.~;~ess~.. ~.nece~~~o che.l~ .~.~~o!1e. 7ia. almeno
. ~i::iopplamente,cormess~ (abbIa alm~no due c'onto~) .perche,. ID,tat.caso, e vero che la <D . ~ !
-- deve essere .dostante sui contorni ma' non deve asSumere là stesso valore costante;' ciò.'
I
significa dire che il massimo sarà. assunto su un c.ontorno e il minimo sarà assunto su un
,.Ja1tro contorno;,'e quindi la funzione potenziale <Il sarà variabile dal~massimo al ,:rninimo~
~ ovveroam un e:raruente diverso da zero .
. Jl definitiva i ~odi TÉJvI possono esistere se e solo se la sezione trasversa della" nost.ra
) struttura guidante è rnolteplicernente connessa; anzi possiamo dire che se questa condizione
~ ,è verificata allora esiste la soluzione delPequazione di Laplace ed è uruvocarnente
Ideterrninata dal valori costanti dei potenziali sui contorni. Siccome però la soluzione è
definita a meno di una costante (perché quando si va a fare il gradiente un valore costante
- ~ inessenziale), una di queste costanti (valori del potenziale) può essere scelta
Arbitrariamente uguale a zero. Quindi le effettive costanti libere sono pari al numero di
contorni meno uno (su cui si assume .cD=O) , ovvero il numero di soluzioni TEivI
linearmente indipendenti è pari al grado di connessione del dominio meno uno.
Le strutture guidanti che har..no questa proprietà, cioè che pennettono l'esistenza di .un
_ modo tras-versò elettromagnetico, si chiamano linee di trasmissione. Ad esempi o: il cavo ~
boassiale, la linea bifilare sono linee di trasmissione; un cavo singolo, considerando lo
~pazio fI~o aIl'infmito che costituisce l'altro contorno, è ancora una linea di trasmissione,
1I1che se non è utilizzata perché il campo si diffonde molto in tutto lo spazio; un cavo
!.eh~fonjco è una linea di trasmissione.
2 -1 J
~;;a ~l = ~(!)V(z)
H = Ht = g(!)I(z)
~ x!=AI! . ~ ... ;'.- . . . .
. -
.{~(Di = o.
=0
: ~bI~a di. D~'i~hlet int~o
. ' a, c' ",',t," ~: l '. ''':r'' .•
av . '. cq.{ . . , . .
.;
.-
!
~., ~ ~,
. Lepriine;.cm.:e,,:,e,0ll,:~.·.'
•
.~nÙ,;ci";esp.
. ' .~ ':. ' : (-
r,imonoj,>camp;"
.f . ~..
}·ir{.formà'fatto!izzata;';hisogna:.K::que. S.tO. é_pUIlt
. ...... , ,'o
. O::.:·: .•" \.
fare :una;;·sc~!ta':suHe;diin.ensioriL4elte;grnrideize;:jmgiocò::: Non'a 'caSole: funzio·nf~~çalar.i.di:::
m<.'ldo V· e'dIIe ,abb iamo .indi cate.,;Ìn·':cifrnoclo .petci:Ié"à{res~eàttriblliremo:Je ·.din1ensioni'.:df· "
Vo lt e Ampere;: rispettivamente ... N e·.consegue i~e:diatamerite che: 1~:,funzionLvettoriaJi: di'
modo, ~"ed h, hanno entrambe. Iedimensioru .'dell'inversodi una l~nghezza (m"l) ..
.. . .... ... .. .
Conseguentemente et> è una quantItà adImenSIonale (perchè .11 suo gradIente deve essere
l'inverso di un metro) ed anche la costante A è adimensionale in quanto lega .due quantità
che hanno le stesse dimensioni. .
Volendo de.fInire. univocarnente la soluzione del nostro problema ci sono d8. defmire due
costanti arbitrarie: una è la A;.l'altra costante è quella che compare implicitamente nella cD
(e ciò ce lo dovevamo aspettare in quanto avendo fattorizzato i campi E ed H è cruaro che
per ognuno di essi è possibile moltiplicare un fattore per una costante arbitraria purché si
moltiplichi anche l'altro termine della fattorizzazione per la stes~a costante; avendo quindi
fatto due fattorizzazioni si sono introdotte due oostanti arbitrarie). La possibilità di
scegliere arbitrariamente queste costanti ci pennette di dare alle funzioni scalari di modo
effettivamente il significato fisico di una tensione ed' una corrente.
Per vedere ciò, consideriamo un cavo coassiale (il discorso si generalizza m modo
irnrnediato al caso di più conduttori):
2-12
...... -
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
l
Abbiamo visto precedentemente che nel piano trasverso il campo elettrico è irrot..azionale,
anzi è a circuitazione nulla. Quindi considerata una qualsiasi curva cruusa che giaccia nel
piano trasverso la circuitazione di E è zero. lvia allora è evidente che è possibile definire
una differenza di potenziale fra il conduttore interno e il conduttore esterno purché ci si
limiti a stare nella sezione trasversa. Considerata allora una qualsiasi linea che va dal
conduttore interno a quello esterno, ad esempio tra i punti 1 e 2, (giacente nel piano
rsasverso); la differenza di potenziale tra questi due punti è definita come:
:l
j 11 (z) = f~ .I: dc
~
) (dove le' è il versare tan,gente alla linea). Tale integrale è lo stesso anche se si'va daJp'unto
l al punto 2 ,attraverso la linea tratteggiata in quanto la circuitazione lungo la cur.:a ,chius~!,
l, 'costituita dalla linea da 1 a 2' a tratto pieno e quella tratteggiata deve essef\e;:::nu'tla'::"E
J evidente che tale differenza di potenziale non dipende nemmeno dalla scelta dei' punti. sui
du e contorni perché se scegliamo il punto l'anziché 1, ,nel tratto da l'ad l (essendo "sulla
, J superficie del conduttore) l'integrale vale zero, non essendoci compd.onente tangeniial:~:' del
campo elettrico. Quindi è univocamente ,definita una differeiJ2:a 1 potenziale fra (;~"due "
conduttori m"ogni sezione trasversa. ."\ '. ';-. " l.' .
-,.-,".
~. .."
1J (z.) J
= g .1:dc = V (z)
l
~ 2
V J~' 'f:dc = V J~.f;dc=l
l
I é':I)
I Ricordiamo adesso che ~ = -Vt CD , il cui prodotto scalare con lè da proprio (cioè la
. /& li Y1 e.6. Cc
, derivata direzionale di cD lungo 'l:re4§iiZéf\'%rrffl). Pertanto deve risultare:
2 -13
Quindi scegliendo le costanti arbitrarie eD l e CD 2 (cioè i valori che il potenziale assume sul
conduttore interno ed esterno, rispettivamente) in modo tale che la loro differenza sia
uguale a l, automaticamente otteniamo che la funzione scalare di modo V(z) rappresenta la
differenza di potenziale che e/è all'ascissa z fra il conduttore interno e il conduttore esterno.
Scegliendo come potenziale di riferimento quello'sul conduttore esterno. cioè <D 2=0, deve
risultare che:
~(z) = :f H· f::dc
~
E chiaro che affinché tale corrente sia proprio pari alla funzione scalare di modo I(z)
dobbiamo imporre:
2 -14
~, - CD, = l ,:,;,:,.; .. : .
•'·,-1'0' ,', .
. "'., ......
. ~.-". ' ,
..•...'
,l .
',l
;.)sserviarno, che' in tal modo abbiamo determinato' completamente la soluzione .p~rèhé
I :ibbiamo fissato univocamente tutte le costanti a nostra disposizione e, inoLtre; 'abbiamo"
,! dato alle du~ funzioni scabri di, modo V(z) e I(z) una ben precisa intel1xetazione tisica: la
V(z) è la differenza di potenziale che esiste fra il conduttore interno,;e quello esterno, alla
sezione z preììssata: la l(z) è la corrente che in questa stessa sezione' scorre su1conduttore
,.1 ~:temo. nel verso positivo delle z. Se effettuiamo tale scelta per le costami arb ìIIarie , come
da ora in poi faremo, le grandezze che detìniscono la propagazll..me possono' essere
;;spresse in funzione di grandezze elettrotecniche quali .-- -~-.-.,
~;:,;nsi0ne e corrente che interessano i conduttori. Per ~_._ '.
qLlesti, a differenza dei conduttori elettrotecnici che .... / / " "
:rano equipotenziali (detli in tal caso reojori), le / 'Cl / __', \\':,
L~nsioni e le correnti dipendono da z; quindi alla fine di ! ( () ) '!
~Ina linea di trasmissione tali grandezze potrebbero ". \ ~-" ,/ ;
2ssere totalmente di que[]e d'ingresso, Ci possiamo . . . \, ,/ ,..:
,enÙere immediatamente conto che la corrente che '- ,~,/ .-
";lrcola sul conduttore esterno deve essere esattamente C.,
.... - .. -- -
:.lguale e opposta a quella che circola sul conduttore.,
~mèm0. Infatli se andiamo a considerare la circuitazione lumw un contorno che è esterno ai
Jue conduttori, essa è o'Y'VÌamente nulla in quanto non ~;è campo all'esterno, esso è
I .:;ompreso totalmente a!l'interno della struttura guidante (stiamo considerando la
:::-; 5
Come sappiamo la soluzione dell':qu::t:ione: di L1plac: in due dimensioni: illlO dei problemi che: più si sa
risolvere p::rché si può Tttiljl"':rre tutta la teoria delle variabili complesse e delle: tr:Jsforrnazioni corttòrrni. proprio
"rÌutt:mdo il f:lttb che le parti reali e le parti immaginarie dene funzioni :m:ilitiche sono funzioni armoniche:
quindi. in realtà. bastI trov.rr~ una fun.::ione :maIitiC::I le cui parti reali assumono i giusti v.ùori sul contorno per
avere :mtoffiatic:unente risolto il problema eh:ttrosmtico. Quando ciò non fosse possibile pa-ché. per :::sempio, il
contorno è molto str:mo. si può sempre ricorr:r: a delle soluzioni numeriche e l'equazione di L:lplac~ ~ una
dt!il.:: equa.:ioni più semplici da risolvere. una delle poche che è staòile. In reaitil le geometrie delle mutture
guidanti più comuni (a cui faremo riferimento) 50no due o tre. :: qUl!st~ sono anche quelle per cui i'equazione di
Lapbce la si 5:1 risolvere anche analiticamente.
Quindi per quel che riguarda la sezione trasversa possiamo considerare chiuso ii problema:
abbiamo ricondotto lo studio della propagazione di un campo elettromagnetico in regime
dinamico alla soluzione di un problema di elettrostatica, che è certamente la massima
::::emplificazione possibile che si poteva pensare di ottenere. È chiaro che la chiave di
2 -16
';,-
\ .
• r·' •
L.
l... potenziale fra· i conduttori. La cari.ca.6Q è ~
) '.' data da Cè una carica superficiale, essendo il ' . l::.z ' .
~Ij conduttore un conduttore elettrico perfetto.:in :cèli·;la., canca sta tutta sulla.superficie):.,.
I.!
llQ = rp.cis
.,.:..
_. ;;',;:
"-..~'
~ bo.dc
J'J
ùS .a ~enQ di . Cj
, m:..··llt~ml
di miinc .
) suoeriore cO.'!
. scc~= ar:::mno
.) al tendé:-~ ii ~~
2 ·ìì
~C=~%
V
e quindi indicata con C la capaci.tiz per unità, d/hmghB:z:za della linea di tra..rmissioru::
a'\tTemo:
C=EA
Quindi la costante A assume un valore tisico immediato: è una quantità adimensionale (un
numero puro) che moltiplicato per s ci da la capacità per unità di lunghezza..
In modo perfettamente analogo tale costante A può essere legata ad un1induttanza per unità.
di lunghezza. Tale induttanza sarà presente poiché se esiste un campo elettrico che va. da.
un conduttore all'altro vi sarà anche un campo rnagnetico, ortogonale al campo elettrico,
che si concatena con uno dei conduttori. Se
consideriamo·un circuitino chiuso "(, orientato
nel rispetto della regola del cavatappi, possiamo
andare a considerare il flusso d'induzione·
attraverso il circuito stesso, e calcolare il
coefficiente di autoinduzione-deLcireuito come' ,
. il rapporto dUale flusso conIa còrrente'che' .' ~.
circohv:nel'circuitino,;(che:,nan.:.èaItro,cheJa corrente' : ~.l
cheall''asciisaz':circola:;:conversi opposti; sui due . . . '"'''' ,,, .
,'" condutt:o'ri).-'.Effèttliandò,Ù; Jimiteper ~-:1'Q" di t.alerapport~,otteniarno; ,l~ntk~ :per.,.
unità ·di~1:ung1iiiz.za·;:dBlJà ~!iiuia~-di . tra.smLrsie~>: f}yyero":" . .: .. ~
'1'"'
•.. '.' .
· ,_,r-.,
. '''''",-, I I -
L :-
A
Come vediamo, la costante A è legata a delle grandezze fisiche ben definite, che: possono
essere rilevate sperimentalmente a frequenze alquanto basse per una qualsiasi linea
abbastanza lunga, dividendo per la lunghezza della linea (deve essere abbastanz:l lunga per
poter trascurare gli effetti terminali). Esse non vanerarmo in frequenza perché legate alle
sole caratteristiche fisiche della linea (ricordiamo che stiamo considerando linee ideali).
Sèguendo questo procedimento sperimentale non sarà necessario risolvere il problema
<:!lettrostauco per determinare A e risolvere il problema della prop~aazione,
AbbiarT1C.,'l visto quindi la possibilità di introdurre queste due costanti fondamentali. dette in
tal caso costanti primarie della liJwa; conviene allora riscrivere le equazioni che
governano l'andamento della tensione e della corrente (equazioni di linea) in termini di
queste costanti primarie (invece che in termini della costante A). Avremo quindi:
(~~:j~:
2 -18
-[i
La ragione per cui sono dette equazioni dei telegrafìsti è che queste furono introdotte per la prima. volta da
. )I Hdrnbo~ nell' otto c=rrto per spiegare i fenomeni di propagmonc che aweni:v:mo sulle linee telegrafiche di.
gr.mde hmghc:zz:t, ovvero così lunghe da essere paragonabili alle hmghezze d'onda in gioco e qtrindi tali da
rendae non più applicabili i principi dell'dettroteCTIÌca. Quando si fec~o le prime linee telegrafiche
--'---I
I incèfcontinenL1li. O SU grande distanz:l (in particolare, negli Stati Uniti quelle tr:msoceanicbe) si cominciò a
mettere in rilievo il fado che questi conduttori (1e linee di trasmissione) non si comportIv:mo come i conduttori
dell'ekrtrow:nica (reo fon;' cioè non crano equipotenziali e le correnti non erano le stesse in tutte le sezioni dci
conduttori Fu Hdmholt: che per primo, a partire da concetti dell'elettrotecnica. ricavò le: equazioni che
dovev:mo essere soddisfatte dalla tensione :: dnlla correme S1l una linea.. cosiddett:l strJ.i1J.vc. a costirnri
; -( dist,'·ibUlte, invece chc a cost:mti conc:;ntratc.
Risolte queste equazioni (che sono equazioni differenziali ordinarie) ricaviamo V(z) e l(z)
che ci defmiscono l'intero fenomeno della propagazione sulla linea. Da esse, infatti, è
-: possibile definire anche il flusso di potenza attraverso una qualunque superficie t:rasversa,
potenza di tipo complesso data da: .
-r! p =~VI-
! .1 2
. .1
che è più che sufficiente per uno sbldio della linea che voglia e'liidenziare il trasfe~ento
energetico. tra due estremi della linea stessa, I campi, dO"YTaIJI10 essere de±ì.niti':so,~ìo".nel
momento in cui si vogliono stabilire le loro ·distribuzioni,nonché gli effetti di::PbteM'·,·tÙ;Ue
perdite, sia dei conduttori che dei dielettrici che in realtà non sono di tipo ideale. ~:; ,;,.
A questo punto sofferrniarnocisulla possibilità. che le equaZiOrii delle linee perrr{ettpTIo di
descrivere la propagazione· lungo una linea di trasmissione in termini comp.Tetimlente
circuitali, introch.lcendo (grazie alle costanti::·pri~e) un circuito equivalénte della l"inea di
trasmissione per unità. di lunghezza e ncavando·le equazioni delle linee dai .pririèipi di
Kirchhoff~app1icati su un trattoinfmitesirno della linea (dove valgono ancora, le leggi
I de!l'e1ettrotecruca). .
1
J
::-r oL oV'liamenre, !lbbi:ID10 seguito l'!lpproccio dedutt."J.o. cioè si::unopartiti d:ill~ ~qllazioni di :YInwell ~ per
i illcc~ssive ipotesi si:nno arrivati alle equazioni delle linee. Facciamo adesso veder;· che queste ~quaz:ioni "Sono
I deducibili a pantre dai principi di Kirchhoff. se si schemat"ir!lin modo opportuno tm trrrtto infiniresimo di linea.
. J
ln qu::sro modo giustificheremo quello che viene chiamato t'approccio ctrc!.l.itaie :ilio studio delle lince di
tr3smlssione, cile ovviamente, iliù pUll!o di "15m ;;rorico, ~ quello che hn pr~cedmo quc!llo che noi abbiamo ora
~saminmo, dmo ch~ lo smdio delle linee di trasmissione prcc;:de la foimu1:donc delle equazioni di Ma.rvY'cll:
:!::;:;o ~ anzi il primo ;!sempio di deduzione. da parte delle leggi dell'elettrot::cnic:J. applic:J.te lo c::ùmente , di
f::rrornr.:ni in cui ~ompaiono Jpplffito la prop::Igmonc di tensioni c di corr;:nti .
.~ J
Z -ì 9
rV(z)=V(Z+'~)+ jd..&I(z)
-1-
-lI€z).= l(z + t:.z) +ju:C&V(;::!·~)
. (", ,' .. ,- . ., .~ -...'
.:
Siccome.";vogii~o:'~ppIicaredo·caIrrienfè:ri~';;leggi..deI1lelettrotecnica.;.:'è:chiàro;,che';alla::rme'·
faremo tendere a; zero'la:lunghezza .~ del nostro tratto di Jinea. Questo .ci dice' subito che
:ìeil'espressione di I(z}, al posto di V(i+6.z.); possiamo' mettere anche V(i.) perché il
:;econdo tennine a secondo membro già contiene & (cioè è già un infinitesimo), poi la
,:iifferenza tra V(z) e V(z+.:.\z) è un infrnitesirno, quindi la differenza tra ~V(i) e t:,zV(z....!:.z)
~ un infinitesimo di ordine superiore al primo. Quindi a rnenodi infinitesimi di ordine
::;uperiore possiamo considerare che: I(zF-I(z+L1z)+jCi)C~V(z). Questo equivale a dire,
.)\Iviamente, che il condensatore lo potevamo mettere a qualunque altra .ascissa tra Z e M:
.Jato' che, a meno di infmitesimi di ordine superiore, la corrente derivata sarà sempre la
;.;tesstl.. A questo punto facendo la differer..za fra le tensioni e le correnti, e dividendo per
2lZ.. a'\Temo:
Pcr :~:>
_:' ->":. ' ~5 -
(r
l Y (z/ì - V.'(Z -t-. ,0.Z)
,'
. ~'" TT' \ (;.' .,
i =J\.!l...l.~Z)
, f::z. c
~! ': 1.\
iI(z)-I(z+.iz)
I, . tu.
'-rn.: J
= J6J..- v\.Z
)
Pi1.Ssando al limite per .0.z-+0 abbiamo che i primi membri non sono altro le derivate
rispetto a z delle rispettive grandezze. Quindi abbiamo x.iottenuto le equazioni delle linee.
2 ·20 ---
.~ .
.---1. r
1
1
ponc:ndo: f3 = (::rJLC otteniamo l'equazione del1'oscillat.Qre._.annoflLco) oyvero:
'I
i. J
Quindi, per quel che riguarda la prop3.0oazione lungo Z. un modo TE'vI si comporta
esattamente come un'onda piana (abbiamo effettivamente la possibilità di realiL.are una
l ,}
propagazione secondo le leggi delle onde piane, questa volta però con una struttura di
campo.che è effettivamente realizzabile perché è continata in una zona finita d~)lospazio).
La soluzione di questa equazione è quindi innnediaia.: .'.";..;.,,;,;',, '
Osserviamo che non a caso abbiamo indicato ·la quantità.: C!)~'LC con ~ in quanto;:,· dato che
stiamo considerando mezzi ideali, allora L e C si presentano come delle quantità reali e
positive e quindi si è uti1izzat~ la ·Iettera~'perquesto·tenTIine perché esso coincide proprio
con la 'parte reale della costanie<·dip·r6p~oazione.Ricordiamoinìàtti che risulta:
-u
u u. ..... -'
. - ." L=~
A'
C =sA => f3 = e:::x)LC = (.D.J2ii = k
J .< •
verso negativo dell'asse z con la velocità di fase pari a: v, = e una lunghezza d'onda
. J - . p
[o)
-
). = 2::t: quindi la velocità di propagazione. in questo caso, della nostra onda di tensione è
~
la ST.essa di un'onda piana nel mezzo che riempie la linea, e risulta essere indipendçme
dalla struttura della linea di trasmissione (quindi se il mezzo è il "I/uoto, sarà la 'I/eloc:tà
della luce; se è un dielettrico, sarà la velocità della luce diviso l'indice di rifrazione del
dielettrico). Naturalmente, una volta trovato l'andamento della tc:nsione, è immedia.t\,.ì
trovare quello della corrente. A-VTemo infatti dalla prima equazione delle linee:
2 -21
generale con: Zo = 'i~' Ovviamente nel :~o che stiamo considerando (in cui non ci sono
perdite, cioè la struttura è ideale ed L e C sono reali) questa impedenza è, in realtà, una
resistenza Ce in tal caso per evidenziare ciò scriveremo Ro invece che lo). Abbiamo allora
che respressione della corrènte la possiamo scrivere anche come:
=;
"
.
.. '
l(z) (y+~-jii= - Y- ej~=)
~.-
,_. .'
~
o. .
( dV (pZ!):o uL
I --=J'RZ"I
dz r- ','
l dove:) k=(f;{;
1_ dI = j.1.. V l Zo
t dz Ztl
Da un punto di vista pratico. nel caso delle linee di trasmissione, l'uso di queste equazione
o delle precedenti dipende anc~e dalla facilità con cui si possono determinare le costanti
primarie o quelle secondarie, E Ìntuitivamente evidente che a frequenze basse sarà più
2 -22
facile detenninare le costanti primarie pèrché siamo" più VIClllI aIle condizioni
dell'elettrotecnica e quindi anche un tratto di lunghezza significativa della linea di trasmissione
sarà molto piccolo rispetto alla lunghezza d'onda., tale da essere considerato infinitesimo. ]Ylan
mano che le frequenze aumentano, le lunghezze d'onda div.en;tan.o sempre più piccole, e
~~ \
I bisognerebbe considerare Wl tratto di linea sempre più piccolo rispetto alla lunghezza d'onda,
I fmo a che questo tratto diventa irrealizzab ile. Quindi man. mano che le frequenze aumèTItano
diventa sempre più facile mettere in rilievo i fenomeni propagativi e quindi determinare le
costanti direttamente legate alla propagazione, Zo e ~, che non le costanti primarie. Nelle
applicm;ioni di nostro interesse le frequenze a cuÌ saremo interessati sono abbastanza elevate.
fmo ~ile m1CrDond.e o oltre, e quindi è chiaro che aVTemo, in pratica, sempre a che fare c.on l~
costanti secondarie. Inoltre, come vedremo in seguito, in questa. seconda forma le equazioni
delle linee sono valide anche per descrivere un qualsiasi tipo di propagazione, non soltanto un
modo TEM ma tutti i tipi soluzioni particolari per una struttura guidante ( 1'T.mica cosa che
cambierJ.llD.o sono le espressioni di Zo e )3).
La soluzione delle equazioni delle linee che a.bbiamo precedentemente trovato va sotto il nome
eli solu:::ione progressiva poic..1.é esprime l'andamento con z di V ed 1 come sO\-Tapposizione di •
un'onda progr::~s_~Ìva e di ll.Tlli regressiva (cioè mette in evidenza le cara:tteri.stiche propagative
delle onde).' Qsser.~iamo che sia V che I sono dei L1S0ri (ovvero lo sono ì..;r+, -Y-' e r, n
che
deflniscono l'a:n:da.~ento della tensione e della corrente per. detenni'"1Llti valori di CD; "se il.mezzo
è non ciispersiv ,?, il tutto si trnsla nei dominio dei tempo comefutto pei le onde pia.l.e. ~~.nche
se siamo in regime non smusoidaIe, purché. il mezzo sia non dispersivo (cicè",t: e.)..t. non
dipèIldonodalla frequenza) la propagazionecorumua.· ad essere, non àispersii::a,",';(Cioè la
costante di.propagazione è proporzionale a (D). Questo fatto, come vedremo~ è caratteristico
dellelmee,ditrasmissione;cioè fra tutte le strutture guidanti solo le linee di trasmissiorie
""l.
"j" (ov"Vero solo imodi.TE?v:f) con.sentono una..propagazion~ non dispersiva (a meno el:ié ilmezzo
.::,"'-" .-- .~he riempielalinea di trasmissione sia disper~ivo; in mocb:perfettamenteanalogo a"q~ilo che
avviene per le onde piane). II fatto ché ·a determin.are:la propagazione sia il salo ,meZzo che
riempie la liI!ea comportaunaprop~~one" di più s()li.rzioni TE1vfindipendenti., con analoga
velocitò., di' fase, senza che esse si in:t1 uenzino a vicènda (caso di cavo molteplicemente
cGllilessb). In 'questo modo è pos.<;ibue anldare a ciascUi.'1.a di esse una informazione diversa ed
èssere sicuri che, entro i limiti di validità. del nostro modello senza perdite, i segr..ali SI
propaghino con la stessa velocità e senza subire alcuna distorsione.
P
di corrente, se la lun.::ÌJ.ezza della linea è molto piccola. rispetto alla. lunghezza d'onm le
'variazioni che si hanno di Vedi I sono truscurabili Ce possiamo considerarli costanti lUIlgO il
nosrro U <1.tt o) , come accade in elettrotecnica (ricordiamo che siamo nel caso ide::1.Ie, la
resistenza dei conduttori e nulla, quÌndi la corrente è c-cstarrtt, come:. accade sempre L.'l.
elettro'Cecnica; ma anche la tensione è costan.te, perché non c\~ cadut~ di tensione in qtwnto non
C'~ resIstenza). Sc, vicever.s~ la lunghezz.a del tratto di linea che stiamo considçrando ~omL.l-:.:ia
ad essere paragol1abile con la lu.'1.ghezza d'onda dobbiamo applicare pienamente le leggi d.eIlil
propagazione, elOe non é più trascurabile l'errore c.he si commette applicando le leggi
I J
dell'elettrotecnica, Dì/vero le equazioni dei telegrafisti.
Come accennato precedentemente, è proprio questa la ragione per cui queste equazioru furono dette equazioni
dei tekgmtìsti, pçrch~ i primi èsempi di linee di trasmissione così lunghe da essere parngonaoili alla lungÌlazll
d'onda si ebbero nel caso delle linee di trasmissione tdegnficlle a lunga disianZ.a (o intercontinemali o fra un
oceano e l'altro, negli Stati C; niti) in cui le lunghezze cominciano ad essere dell'ordine delle migliaill dì
2·23
Data la perfetta analogia con le onde piane, (:cnviene anche in questo caso introdurre il
concetto di coe./ficiente di riflessione. Esso per definizione sarà dato dal rapporto fra l'onda
regressiva e l'onda progressiva, ovvero:
I\{z)= -fr(z) ,
','" "';"
.·1..nche ID questo caso, quando parliamo di ·coefficiente di riflessione ci.riferiamo a. quello;. L,"l
tensione.' Tale esuressione· ci mostra. i come. ,.iL.,ccefficiente. di rif1essione è·. neIfe:ttam~te
determ.U;tatQ,;:hI~go·{tuttaJ~.Jinea,purché lo'.·si~co~osca ,in. . .Imnt- .... '!'. ··f· .:, ',' ..
una: seZIone;,la ,. qu.ale'~pu0! :,esser.e·.,.assuntai,arhltranamente;:" .- ! . ,,"
come' .1a:~;sezio:zae·:·O; ..osserviamo,).inoltre.che~. s i c c o m e , : ' · , ! z> O . .'é;:
stiamocDnsiderando'jl'caso:di~.:linee'Senza,perditer.(i~alì)~ .;.~ ·~~z< O · ' · '
~ è un numeror~le'e quindi il fattbreespòneIizbtè:: è ,9-1 (/ \) /fro;\:··':'
<;,:.
modulo lutitario.Q1rindi. il modulo del coefficiente:dl f .;, ' > , ,u.',
rJlessione non' cambia lungo z, varia soLo la fase. .,:-<,}.. ~ )' Re(I)
Ciò significa· che se rappresentiamo il coefficiente· di '\.."'-~'
rirlèssione nel piano complesso, il vettore (in questo caso
il fasore) che io rappresenta si muove al variare di z lungo
una Clrc.clllere..."lZa di raggio costante [(O), rrd verso
antiorario per le z>O e nel verso orano per le z<o. Come vedremo posizioneremo l'ascissa z=O
in corrispondenza di dove termiTIa la linea di crasrnissione, o. . ,-vero S"'Jl carico; quindi, in
_g-ener.lle. in auasi ru.rte le nostre aonIicazioni le z sar:umo sempre neZltive. cioè Cl scostiamo
Lo '" __. "
..
,,~
aHor'.'tan::mdoc.:i dalla terminazione. In auesto -:aso la [' si mu.ove in senso orarIo, Dono , meZZ:L
,., t.. "7'''''''
,lUI<:.J.e r or<;:o
...........1. ......U4l. "'" a ... r!'-o" .. • In
rllnn..l:l :" L.", " ........ 1': tero =-~ ...-_...
"';""1"1 T1"1Mt+; SI' .."".
l-,,,.
2~
, ;3
2pz:,Z""-:\. =2p-
?
= 2i.
2 -
2 - 24
.~
,-l
.::;
:l
Questa forma della soluzione è pa..rticolarmente utile per vedere come varia il modulo della
tensione e della corrente lungo z (ovvero, dato che tali grandezze sono i fasari che
rappresentano le grandezze sÌnusoidaIi, ciò equivale a dire vedere come variano lungo la
nostra linea di trasmissÌone l'ampiezza dell'oscillazione smusoidale che punt~J?~ ptmto ~i da
l'effettivo andamento clelIa tensione, andamento che nel dominio del tempo s~me al solito..
, ~
mt
moltiplicando per el e prendendone la pa..rte reale), Per la tensione~ ad esempio, si ha:
, ,
,I
l
jV(z)l = V + 11 1+ 1 (z)!
SuI piano di Gauss la quantità: 1+1 non' è' altro che il ''( .
vettore che congiunge l'estremo del punto che Stiamo
considerando sulla circonferenza con il punto -:-1, dato che
possiamo scrivere: 1..:..[=[-(-1).(In seguito dÌmostreremo
che ;t [ l; ~l.)
"
Quindi la variazione del modulo della tensione al va..-riare
di Z, a parte il fattore moltiplicativo ~:y'+ l che è -1
inessenziale, dipende da come varia la lunghe~ di 1..:..r
al variare di 1. Si vede che, ancora una volta, si ha un
andamento ..di tipo oscillatorio anche se ,non, p i ù '
ì
sÌnusoidale".perché tale lunghezza non varia in modo smusoicfu.le, L"1 particolare' oscilla :'tra un
I
! massimo, quando lo sfasamento di r con l'asse reale è zero o\.'Verqqu.ando: ["(z)= l ['(z) ~., e un
!Il.i."lÌmo, che si ha q1W.Ildo mIe sfasamento è di 180 0 , ovvero quando.: [" (z)= -l r (z) I. In altri
--'
rer:ni.1li risulta:
J
2 - 25
L
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Buono Studio! =)
ROS = 1+l rl
.1--!f1
• o'". "
e r.suIta sempre: ROS~L In realtà tale rapporto Va sotto il nome di Standing Wave Rana,
S'\v"R (o meglio VS\YK: Voltage Standing PVave Ratio). Quindi questo rapporto ci da
un' indicazione di come varia 1'andamento della tensione sulla linea (o, in altri termini grazie
ad. esso ci s,i può rendere conto dell'entità della riflessione in gioco: tJnto più il RÒS ~ alto
quanto più i r i è vicino all'unità, o'vvero quanto più la riflessione è elevata). Lo stesso tipo di
andamento si Ila, o'V"'Viamente per la corrente, solo che qu.ando è m::lSsima la tensione è mjnirna
la corrente (ricordiamo che: r v{Z) = -ri(z) ), e viceversa..; quindi i .massimi e i minimÌ sono
interI acciati :fra loro, cioè dove c'è un massimo di tension.e crè un m:i:nim.o di corrente e.
viceversa: dove c'è un massimo di corrente e/è un nri:nimo di tensione. Ma
i rapporti tra i
massimi e i mmimi, e quindi irROS, ~r6hO gli stessi sia per le tensioni che per le correnti. Non
r
ci sarà variazione di tensione (o di corrente) lungo la. linea '1.ua.ndo =0, cioè' quando non et è
onda ~e.~~iva, o'VV'ero c'è una. pura. propagazione. Quando questo accade, come vedremo in.
segT.lit~e che siamo in condiZioni di adattamento; in queste condizioni non soltanto i ~
dk tensione e corrente sono costanti ma. il loro rapporto è pari proprio a Zo, cioè non soltanto
sono costanti ma sono anche in fase fra loro essendo iLlaro rapporto un numerorea1e. Quando c:
viceversa. il ROS non è ~cruale al abbi,amo unandamento:m:cUÌ tensionee'correntevariano'di.
fase da punto a punto (e quindi anche il loro
rapporto non è più in fase da Pun:t9 .a)~llltO), i' •
cui moduli variano . tra un masS1mO' e, Un; , I .",
minima;,> p:eravere/un.{idea>;.di,;come .stanno: le /l"\v/-"'\ /--"\ /---...\
cose',si',:consigen':il~fico:aJato; L'estremo"-' l /\ /X~. )'\" -,',.
, caso :'di:,ondiÙ:rif1essa::è',qu8:ndo:jl, ROS' è 'cc) \"Y' \',-.-'., :"i '-O~' \"-/::';
quando !,r 1=1; ,cioè<l'ampiezzaden~onda"";':;' , .:
progressiva è pari· aII'anlpiezza dell'onda,
riflessa. In questo caso il minjmo vale zero 'e il . '--" ':: "
massimo vale il .doppio dell'ampiezza. deUe
singole componenti. Ci sono quindi dei nulli
di tensione e di corrente, interiacciati;cioè ci
e
sono sezioni della linea in cui la tensione zero. e altre in cui la. corrente zero. Questo: e
,o"v-v-iamente, mette m:assi..--namente in rilievO la differenza rispetto al caso dell'elettrostatica
,. (cicè alle basse frequenze) in cui tensione e corrente sono costanti lungo la linea.
E possibil::=, ovviamente, dnIla conoscenza del ROS ricavare l'espressione del modulo di r (si
noti che l'espressione ch.e dermisce il ROS è una fiulzione bilineare 1Ìat'..a) o\"tero si ha.:
!Li = ROS-l
I. ROS+1
Osserviamo che dalla misura del ROS solo il modulo di r può essere determinato ma non la
fase di r. Ci si rende quindi conto che ad. alta frequenza diventa sempre più facile fare questo
tipo di misura perché ad alta frequ.enza la lunghezza della linea div~nta c.omparabile °
addirittura. molto superiore della lunghezza. d1ond.:"L e quindi llL.l.go la lmea Cl sono queste
oscillazioni di tensione che possono essere rilevate mediante una sonda di tensione,
2 -26
, ovvero si ha:
')
l )I ! -+1 2
'.\1 I [
.. -- ' 220 .l.1 -I'r.ì +"JImll)
. ,2
....
"-
\ J -"O
- r
l 4
•
-p
' J-
..,.. i
.•;\bbiamo qu:Ìnài una potenza attiva e u:na. reattiva; come doveva essere, poiché, non ~i sono
perditeOinea ideale), la potenza reale non dipende da z, perché il modulo di rVè';:Ìci:d.ipe~dente
da z. Viceversa la potenza reattÌva dipende da z. Se la nostra linea di trasmissÌoneè:;è,J~rmin.am
.'-, . su un canco passivo, cioè se la potenza può solo andare verso le z positive Jii.i(}lOll può
.:'': .'.' -tornare poter..za nerm dalle z positive, allora il flusso .di pO!er.za deve essere maggiore~;o ~o-u.ale
a zero, ov-vero: Pr 2: O e quindi: Ir 1.:5 1.· ::;:~.';.
e
:,: ',:.r; .
Osserviamo che "nei caso dei coefficienti di riflessione delle onde piane avevamo affermato che
i
,-1 se le :pa:;±i r:=ali d.elleimpedenze sono maggiori S··ùgu.ali a zero aLlora il l ['
!:$1 poiché la
poren.z.a::rir1essa non può superare la potenza incidente, e nell'espressione di P::
,.~ ,
, ,2
P't -+1
iv f r' ., ì
, I P = I , - ':~'-J'
"1 l
r 2Z l :;
I o
;U
~-- )
il primo term.L.ì.e è la potenza. incidenre e il secondo é queUa r.u1t:ss'a.. ::n queSTa differenziazione
deLla Doter.za comnlessa in narte reale e narte imma0.r..aria ha ciocato un ruolo cruciaLe U. fatto
che Z~ fosse reale (cioe c'e 20 invece eh; Z)); se in~eCt ci fos;e stato 20" l?~ componente reale
ddla potenza .ç.areboe stata diversa (presentand.o l.lJ.1. terinine proporzion::.le a113 parte
irru:naginaria di D. Quindi tutto il ragionamento impostato suI fano che dovendo essere la p~
maiZciore o u!ZlUl.le a zero !r!.s 1 sarebbe venuto meno. Tornando quindi a quello che
dic~~o nel c~o delle onde piane, era implicito che il mezzo di sinistra fossese:nza perdite,
hì. modo tale che l'impedenza L'1TJL."lSeCa del mezzo di 3iristrQ fosse reale. 1n.fatti se proviarno a
! -' cakoiare il c.oefficiente di rir1esslone mettendoci delle Z (nel caso delle onde, delle ç )
arbitrarie non è vero, in generale, che !r i 5. l, può anche essere! r i >1 se gli sfasamenti fra
2 -27
~Oto allora il coefficiente di riflessione J: possibile conoscere la potenza. ren1e che fluisce in una ~one della
linea., nota la potenza incidente, oppure se si conosce la potenza. in una sezione è possibile c:llcolare la potenza
incidel1tefomir.a dai generatori (ricordiamo infatti che la potenza che attraversa. una qualunque sezione c!
sempre data dalla differenza tra la potenza incidente e quella riflessa).
Osservia.ìlO ora W.~e, come sappiamo, la soluzione deII'equazione (del tipo dell1osci11atore
armonico) per la tensione oltre ad essere espressa in termini esponenzial"4 e ciò ci ha portato
alla cosidetta soluzione progressiva, può essere espressa anche in termini trigonometrici
(visto che te funzioni trigonometriche seno e c.Qseno sono espresse Ìn termini di esponenziali,
mediante le formule di Eulero). Esprimendo quindi V(z) e l(z) in termini di seno e coseno
a'vremo:
..:.L •
lZ()I(z) =
l (
y7 - Y )cosfJ z -Af v- + y+- ) smf3z
. .
;. '"
È chiaro che scdti opportunamente i coefficienti dci termini trigonometrièi;i possibile.: ottenere d!ilJ.j'jsoluzio'ne in
') torma .strdonm:iaquella in forma progress:i:vn O regressi:va (ad~sempio> per la V(z) se i coeftidemh;del cos~nQ,.e
<id 5eTIO 30no in fase ~ uguali in modulo otteniamo W]'onda-progr::ssiva; se sono in opposizionei;.di:;A'n.s~'ie:Ouguali .
J in modulo ortemnmo un' onda regressiva). Quindi nd c::tSO generale abbiamo o ·una sovràppoiiZioriectl· onde
progressiva e regressiva o una sovrappositione di due onde st:monme (una sInusoidale e una cOsÌnus,òidllie).
," , . . " ';"~ ·ò.. d..:'~a..
~ J
stazionaria abbiamo una tensione e una corrente e quindi è naturah,: introdurre .il' rapporto
tra queste due grandezze, che non è altro che un1impedenza., e che quindi cl1iaiTIeremO
.' iJr.peden=o della lineCl di trasmissione all'ascissa z. Essa sarà data da: 1
'I Z(::) = V(:) = V(Q) cosf3z - jZ?~(O)sini3z = dividendo tutto rr.er fiO)
'.
Il 7) R ' \, (O) . p
,~ HO)cost-'z- J-'-' Slni-"Z
7
"-'0
Tale e~ressione ci permette di calcolare l'impedenza adùna' qualsiasi ascissa, una volta
ch~a nota all'ascIssa z=O assunta come riferimento. Nelle maggior parte delle
applicazioni a cui faremo riferimento l'ascissa z=O si trova sul carico, cioè su dove fInisce
la linea di trasmissione; quindi avremo che rutta la linea di trasmissione che ci interessa è
presente per le z negative.
Questo significa che nella I,erso oositivo '~ ! : geno 'Jositivo
formula che esprime Z(z) • ! --~---------~--?~
della ter>.sione ì I r - - - - - . . . . , . - - - - - - - - i clelia cor:--e..'"1te
dovremo andare a mettere t I
sempre delle z negative. Allora I~ ....
conviene considerare la distanza d del cl
punto, in wi determinare l'impede~
'z=-d O' z
dal punto terminale (che, per deflnizione di distanza, è sempre .positiva): in questi termini
avremo: .;
.: ......, .... Z(d) = Zo Z(O) +jZotg~d
: ''', ..... : . ' Zù + jZ(O)tg~d
',. ;,. ',: .' ..i..:'.
Nel caso in cui, invece, dobbiamo· aYer~' dei' risultati che., sono indipendenti da dove
prendiamo l'origine è· chiaro che. dovremo. considerare', la'fpnnula;. m:terrnini,&,z '(che va
bene sia per z positive che negative)~' "
Tal.efonnu.Ja;va:sott,?:.::U:nome,:di fonrui la, del,trasporto::d1.:mped t.?'tZZC!:j;'·;' .' " •
B iso~Ji~~qt1e,;~Jar,e',/attenzione,;al,.fàtto" che.:': ,avendo ",def1ÌlÌto,:J'imperl~za;.,(deHa.)inea:: ,
"com~~lt~~8~6;;iji-a.:;tensione·:~'e.:.corrente~~..sia;!latensione: che: :la> corr.ente~o:;:Ul1<,:segrrd':. '
"., negat;iyo,;,.::·p'." P?s'itiy,o;::a'::secondar" :dei"., versi'positi-v:i:i::iissatL:(ovvero' ;'.della, ,.c9nvénzione ",
;,~ .. ,' uti Iizzata);.;;, Qtliridi',. :qtl ando. .·.<:fiamo':un ,certo, va'iore 'an'impedenza' ';signifiéa·'. che' abbiamo:;
.scelto un>verso'positivo :p:er. ;le tensione e unversop'ositivQ p'er :le:' correnti/
Ad ~sempio. nella me:l di trnsmissione rappreseIitata in alto ~ stato sceltO' iF I!o'nduttore inferiore' come quello di
rif::rim::ruo ~ quindi il verso positivo delle trnsioni :- quello indicato'. Coerentemente con la c:onvrn:ionc delk : .
positive, il·verso positivo' della corrente è quello indicato (corr=nte che scorre sul conduttore di riferimento' nd'
veGO positivo dene z). È chiaro cile se ca.mbi:uno il verso' positivo per la corrente c:unbiernmo turfi i iegni alI::!
impedenze nena formula del t:rasporto.
Facendo .il rapporto tra V(z) e reO) espresse in termini di r a"VTemo.: l'espressione
r
delì'impedenza in termÌni di e viceversa., Oyl/ero:
\ l(.z)-Zi)
r( Z}=--_':::"
.. l(z) + Zo
L'espressione di T'ottenuta è analoga a quella pc:r le onde piane ad incidenza nonnal:: in cui l ~ fun.:ion~ di":;.
Ancora una. volta si metto:: in ="idenz:l che a seconda della rrequeTIZ:l del segnale possiamo c:J.lcol:rre o I" o Z ::,
d:rl.k relazioni su scritte. IÌc:rv:rre !'a!t:ra. In particolare la rel3ZÌone su l ci dice che condizione necessaria ;:
sufficiente affinché non vi sia rit1:::ssion~ è che l'impedenz:l che si vede in una sezione della linea deve essere
~ouale :r quella caratteristica della linea. Zi .•-mzi se We condizione è vera per una z essa sad ven per ogni z. in
quanto se i r I=O in un punto 10 sarò sempre. visto che il modulo di r ~ costante e pari li ['(O). Questa è anche
l'u.rrica condizione da soddisfare perché l'impeden=a lungo la fine!!. rimanga costante. Questo significa poter
2-30
Osserv'iamo quindi che avendo introdotto anche questo concetto di impedenza si ha che
l';:malogia. con Felettrotecnica è, praticamente, completa, salvo il fatto che tutte queste
.
e:randezze dipendono da z.
'-
·Vediamo ora Gosa accade quando, invece che considerare (come abbiamo fatto fInora) una
I,:
,li! linea di trasmissione indefmitL, consideriamo una linea di trasmissione di lunghezza :fmi~
,. ' terminata su un caricoe/o su un generatore .
., " . Considenamo lò' schema convenzionale di una linea di trasmissione (in cui i conduttori
l
~!
spessi rappresentano la linea di trasmissione, cioè elementi a costanti distribuite, mentre
:!ì!... J. quelli a tratto sottile sono dei reofon, cioè
!
elementi a costanti concentraie) in cui, per la D '.
~onv~ozione del carico. (owero dell'uti!~tore), . .. rr-----/-·~01,'\
---
11 canea sta a destra e 11 generatore a S1Illstra. ,....~ 'i I,;· ; . ' t,' I: C3I1
.· C.,d' ,:,i
' d' l' d' ...
Pere ~su l un~ mea 1 traSI!llSSIOne SI possa..,
h
propagare effettrvamente un modo TEvI deve .' !
1\J\J.uer:rrore d < < ; \ . 1
l
'========='::'
~=,
I
=~ ~ 1./ .
,~'~_\._ ~;~.:,{<i(;;"7'
risultare che la distanza fra i conduttori deve
essere molto piccola rispetto alla lunghezza d'onda, cioè: .d<ù;altrirnenti Sf;\"pb:ssono
propagare. anche altri modi che non sono TE1vL Normalmente la zona terminale dC!,lIllhinea
di· tr.asrriissi one (qri elI a delimitata ,dal tratteggio)· è costiruita da un ·insierrie ·di bipo~fi che
sono oYV:iaITlente delledirnensÌoni della sezione trasversadella linea; quindi anGh;ess;i~sono>
in generale, piccoli rispetto alla lunghezza d'onda. In questo caso, al1o~ .;'possiamo
applicareJe leggi dell'elettrotecnica in tale zona, e quindi- ;'definire . una diiferertZa.: di
potenziale·'enori perché abbiamo a che fare con un modo TElVl, ma perché.tale; ,zona è
piccola rispetto alla lunghezza .d/onda) e una corrente, ovv,~ro. èdefmibile anche
un1irnpedeiiZà.:: Dunque possiamo a priori dire che qualunque cosa',andiamo a.}mettere ,come
carico passivo (oYVero comunque sia fatto il blocco che rappresenta il canco\ daLpunto di
.)
I :vista della linea di trasmissione è come se avessimo un'impedenz4'1. ~. Quindi conoscere.il
carico significa conoscere il valore delJ1impedenza !
al l'ascissa- in cui si trova il carico. Osserviamo I ~------
che tale impedenza è definita come rapporto tra I
:Gencrarorcl d«:\
t;;nsione e corrente sia che queste grandezze k I !l,------~
andiamo a misurare sul canco sia che le andiamo 1<--__---'
. a misurare ad una qualunque altra a~cissa, purché non ci allontaniamo dalla zona tè!1Ilinale
d[ una distanza maggiore della lunghezza d'onda (ad esempio, ad una distanza di qualche
~i0tta le dimensioni trasverse). Questo risultato (cioè che la tenninazione,purch,é lineare, è
descrivibile sempre in termini di impedenza) è generale, valido anche quando abbifu'TIO a
i, i che fare con una struttura guidante in cui si propagano tutti i possibili modi, non solo
quello TEi\rL Ciò è dovuto a.l fatto che) man mano che ci allontaniamo dalla terminazione,
non tutti ì modi che possono esistere nella struttura guidante sopravvivono. Vedremo che le
condizioni di funzionamento sono tali che tutti i modi, salvo uno, si attenuano
esponenzialmente allontanlll1dosi dalla terminazione. Quindi, quando ci siamo spostati dalla
2 -3 ì
lG:ner.ltore
l-J
I
.:-J
nz:
rappresentato a tratto spesso indica urta struttura I l
in cui dobbiamo considerare la propagazione (cioè che non possiamo trattare con le leggi
deU'elettrotecrnca); tutto ciò che è rappresentato a tratto sottile indica una struttura di
spessore ìnfinitesimo e quindi:possiarno applicare le leggi dell'elettrotecnica. Andiamo
adesso a vedere come è possibile schematizzare ciò che è cormessoall'aItra estremità della
linea oV'Yero in corrispondenza deI generatore., Analogamente.a.quanto visto nella:zona di
canco, anche nella zona di alimentazione. essendo"pic.cola,rispetto·~alla lung.ltezza dtonda, •.
possiamo parlare in ogni caso di una tensione e di una corrente: più in generale, pur di
mettersi ad una certa distanza dal. generatore .;(zona;. deiimitata dal. tratteggio), .. possiamo
avere una struttura., di . campo che" è· praticamente :1'B.i;•. per, cui.: valgono. i'c'oncebJ di
tensione,:r.~ m2è'grr~ntéjrièl1a;:.sezione··che·, abb iamo:,!pr.e.cedenterne~e :;intr.odotto~ ..In .,qtI es:to~: .....
,c.asò,~iPd:if~dat'p;unfu:idi'i,;vista:deHa. :linea di trasmiss1.oneJutto ;,cio·chesta.,ad.nonte ::deila '.
. linea fd6~.~:e~·f,"défiriita:, ',una:;: <tensione ..e: una" corrente:].' può: "essere;":schem,~O zzàJiY,':. se' .
,';'~·I. . :rupp'oniarncV-:dF.'esseresempre: in ·condizioni. ·di, .1inearità:;· con;>!lfl.· bipoI'O",atibìo'.. ''Come
... .:.< ., sappi3±no~!peilà';sbla' lineàrità,qualunque bipoloattivo. può essete: schern~izzabilecon un'
V i +)
\ ..;./
Z
!
I .""
'7i
i
2 -;2
I
:\ndiarno allora a vedere cosa accade
j
. ---....
quando siamo In presenza di z, "
intarcormessioni fra linee di trasmissione; ~---J
possiamo avere biforcazioni, ClOe V~ ---'i
,l
l ,
ì
I.
pl)i:;siamo calcolare tensione e corrente lungo tutta la lin~a (quella subito dopo il
:?eneratore) e, in particolare, tensione e corrente sul nodo OV\tero all'ingresso delle linee
che sÌ diramano: infmti la tensione è la stessa e la COlTemè ta si pU0 valutare con la regola
dd partitore di COlTente. Procedendo su queste linee in maniera tL<Juloga a qUilllto facto
! ~,
ar;ma si arriva a valutare la tensione e la corrente sui carichi, dooodiché possiamo
1 L
calcolare, se vogliamo, la potenza. Non sempre, però, è richiesto di andare fino in fondo .,
\.:>ui carichi); anzi, perl0meno tìno a quando le stmuure che ~tiarno consìderand,.) sono
senza perdite, se per esempio siamo interessati a valutare la potenza attiva trasferita ai
carichi possiamo fermarci alla sezione in corrispondenza della biforcazione, tanto la
potenza (attiva) che entra in questa sezione è la stessa che va sui carichi, non essendoci
1 -33
L
.}
i
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[
Buono Studio! =)
perdite sui trru.'ti di linea. Viceversa se è richiesta la potenza che va SU ogni singolo canco r
r
a.llora d?b~iarno. per.forza ~vare tino ~d essi o, ~eglio, fino .all'ingresso ,d~ ogni singolo
tratto di lmea m dIramazIOne. Osserv"lamo) pero, che, applIcare meccarucamente tale
procedura può spesso complicare notevolmente i calcoli; quindi è buona nonna prima
vedere se si possono fare delle semplificazioni (ad esempio, effettuare serie o paralleli di
impedenze; operare hl termini di impeder..ze o ammettenze, rispettivamente, quando
abbiamo delle serie o dei paralleli) in modo da evitare calcoli inutili o portarsi indietro
incognite che non servono ai fIni di ciò che si deve detenninare. Da quanto detto fInora
viene spontaneo pensare ad una schemati773zjone della
regione di intercormessione in tennini di un n-bipolo, alle ~ V,
cui n porte sono definite tensione e corrente; pertanto se I:{ t I
vengono fatte le stesse convenzioni dell'elettrotecnica I~ . ~
(convenzione dell'utilizzatore) tale n-bipolo sarà
caratterizzato da una matrice d1impedenze che gode di Il --1
v+ i i,~
v"-
L I
tutte le proprietà esaminate in elettrotecnica salvo il fatto I
che tali impedenze sono molto più complicate nella dipendènza dalla Cù. infatti si
presentano come funzioni meromorfe,.(funzioni razionali fratte in cui il numeratore e il
denominatore sono funzioni trascendenti, aventi quindi un infinità numerabile di
discontinuità che, però, non preseri~0.-~ punti, di. accumulazione· altlnito) .. Questa.
rappresentazione non è altro che una,;genernIizzazione delle' impedenze dell'elettrotecnica , " '
c
2-34
(V(z) = - jZ oI(O)sin!3z
-J ..
z
\
_J".' l
~
'\)~\7T\riiI(O)1
J
\1(Z)
, .
= I(O)cos~z
Ov-vero la tensione ha un andamento
sinusoidale, con un nullo un corrispondenza
- della termina.zione~ un massimo quando .
: -::I.
:';
l z
!-V2 :-?J4
I]
: : : : ! I
11(0)1
i-----r)~-;------Vl---~~li - /
~z=xi2 il che vale a dire quando ci siamo . . . , : I
l--~~-
spostati di )../4, essendo f3=2rcn", dopodiché
:;: / :: ;;:! :
:
:
,;
a\iTemO di nuovo un nullo a Àf"}_ dalla . ,. . . , ~
l J
Lenninazione, e cosÌ via per il modulo di\~~. . : : -:\.: :-v:.: -AN I Z
il cui Jlldamento è riportato a lato. J~'.x>ir;, 0:'
A_rlalogamente per la corrente avremo un I, ';\ ',:'
"ì
,\ ,j dahiorto. cu-cuitoabbiamo delle tensioni diverse da zero,.in particoiili'é',:ag .una .diStahza di
iL ìw/4 ab.b~i?IJlP una tensione che è massima e, in corrispondenza, un null~, .di. s,c?trente',( cf.ùè un i"
':. -I,
circuito;,apeno,. Per quanto riguarda Fimpedenza, dalla formula d~C' tn;.SPOrto· si., ricav.a .
-- i J l ..
(~ssendo 2.;=0):
--o i
! ~"
l
_-\.bbiamo quindi un andamento di tipo tangente, che come sappiamo è periodica di periodo
;::. Quando l'argomento è un multiplo dispari di -;Cl'), la tungente ha un asintoto; le
I :' J
- .
imp.:denze vanno al1'.,:o e quello che era u!l cono circuito diventa un circuito aperto: basta
l'! quindi allontanarsi di j.~/4 da un corto circuito per avere un circuito aperto. Questo ci fa i
[1':: ~J 0 capacitiva (in intervalli del tipo [-2(n-d)h/4,-(2n";"1 )1./4 ] con nENo). Gli
andamenti delle grandezze che abbiamo trovato nel caso del corto circuito ci darmo, in
realtà. anche gli andamenti nel caso in cui la linea sia chiusa su una reattanza arbitraria.
Lnfatti, [n tal caso, dovTemo considerare gli andamenti a partire, invece che da zero, dalll2>-$L.u,>~
,valore di reattanza su cui è chiusa la linea dato che questa reattanza la si può sempre
L.
1-35
[V= V: e-jf.;:
), I =-'-e
V -:a::
J.
l Zo
.t "l!
."\ndando a riportare i moduli delle tensioni e delle ________________
!' ,
~i~~
ìmoedenza (nel caso ideale che stiamo considerando, q4e1l,a resistenza) su cui dobbiamo
~i 'j chiudere la linea per non avere ri.tlessione, Tutto accade come se la linea fosse indefinita
dato che, in tal caso, le condizioni al1'inImito ci dicono che non deve essere nulla checi
',1 tomi dall'co, e quindi aVTemo soltanto un'onda progressiva. Perche avvenga ciò, però, non è
necessario avere una linea indefmita ma basta chiudere la linea sulla sua impedenza
caratteristica; ed è anche l'unico valore di impedenza su cui si può chiudere la linea
. 1 ottenendo ch~ l'impedenza sia la stessa lungo tutta la linea (non varia con z). Fra le altre
cose è anche l'unico caso in cui, in regime dinamico, accade ciò che accade in
èlt;;ttrotecruca, in cui l'impedenza non varia lungo la linea. Naturalmente non c'è proprio
identità fra questo caso è l'elettrotecnica in quanto, nel nostro caso, la fase della tensione e
della corrente cambia mentre in elettrotecnica anche le fasi rimangono costanti. Per quanto
riguarda il ROS abbiamo che esso assume il minimo valore possibile, cioè: ROS=1.
Questa condizione, in cui il carico è pari all'impedenza caratteristica della lmea, si chiama
condizione di adat:tamenio del carico alla linea (si dice che si è. adattato il carico alla ,.
J linea) e la linea è detta adat1atD.,
:~
TI ~aso più generale che ci resta da esaminare, a questo punto, è' quello in cui il carico è ~
·.·1
oscillatorio, non più cori dei.~lli e dei ~'--~~';'.;;~-. -~-··-··1··------ : fY~ ?',:".~' ·-------1-
ventri. ma con dei massimi e dei minimi i: I
il fgEI~~i;z~~~i~f~
sara una funzione meròmorfa.
_~--~;:'.-~-t~~~~{~:c,~-
m__ ___m ____:__
.
________
iIb.:;p ..... .
Essendo il ROS definito come rapporto . '. l . ) "
-r'l fra il mttsslmo e il minimo di tensione .' ':" ; . ' ~-:.
o,, equiva1:.entemente, di corrente) si ha che quanto più il ROS aumenta. tiillto più;i minimi
L.'
,'tendono a·.zer:o '~'l'andamento dei graììci presenta delle cuspidi; cioè si tende al;l:andarrten,to
.l
nei caso di 'linea chiusa in corto circuito. Osserviamo, inoltre, che se andiamo a
considerare l'espressione della tensione in funzione di r:
L.
:' r
I
c ~
I
I 3i nota che la posizione dei massimi e dei minimi si ha in corrispondenza dei punti in cui la
,J l assume, rispettiv'amente, il valore del suo modulo e l'opposto del suo modulo: allora è .
~roprio il valore del carico (da cui dipende n
che definisce la 19ro posizione. Poiché:
si ha che il minimo viene raggiunto quando: 2!3z +- cp = ± il: = 2!3z = ± 11: - <p. Pertanto
, .J
i ri~ulta evidente la dipendenza della distanza del minimo dall'origine dalla fase del
·:;oefficiente di rifiessione, il cui modulo è, come sappiamo legato al ROS dalla relazione:
2. .. 37
! j
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
ROS = _l+_lf_1 = _l+_I:.....f_(0-.;.)1
1-1r l 1-lf(0)1
. ' . --.. ;.
Qu indi se misuriamo il ROS e la posizione del minimo possiamo determinare il ~odul0 e
la fase del coefficiente di riflessione e quindi detenninare l'impedenza. È quest~odo in
cui si ottengono le determinazioni sperimentali dell'impedenza equivalente di carico,
misurando la posizione del minimo e il ROS. Tale metodo viene eseguito quando le
frequenze in gioco sono molto alte e non è più possibile schematizzare iI carico con un
bipala dell'elettrotecnica. Si osservi che si preferisce determinare la posizione del minimo,
anziché quella del massimo (anche :se sarebbe la stessa cosa), poiché esso ha un
andamento più prorrunciato del massimo che Viceversa è più appiattito.
Riconsidèriamo una linea di trasmissione utilizzata, sostanzialmente, per convogliare
energia da un punto ad un altro, in particolare da un generatore ad un carico. Lo scopo è
quello di tr~fertre la potenza dal generatore
al canco nel modo più efficiente possibile;
~iò significa, innanzitutto, di fare in modo V CD
re'
::;;;~;::, :::r----c====:::Jt--,o
Zo , ~ r I~
si
che non perda potenza lungo la linea e cio-;: ' " i Il ' }----l
in questo caso~ è assicurato dal fatto che Stiamo' , Z I ' ;~ .;
considerando deHe linee senza perdite. Osseryiamo, però, ,'e.
che la massima efficienza nel trasferimento ':di 'potenzastlranche' nelmandare'sul cadeo,'
!rssato il generatore, la massima potenza possibile' (se ciò non accade stiamo
sO"l,Taddirnensionando il generatore,cioè: stiamo' utilizzando ~un:;'generatoreche'rìon" è -
sfiut!:ato, appieno;' ,ricordiamo, quanto, è· oneroso- economicamente,.', soprattutto, alle, alte
trequenze;'i.;htHizzare;,,'generatori"più'-gr:andii:&,:,queJli necessari)':>Jn'~'elettrotecruca;,,~'·come,.•. <'
sappiamo,,\,ilmassimo},~erimento cli'potenzalo ,si, ha: quanto;: si ,è;in:con~diziorJ.r;;}di:::;:!":~,.
adattar:nentO';,owero:'quando':, ' , ,'h., ,.:", ' , .." ..' ,. ,',
..
4:~.h'"~
.. ....
" ,;..;
V(.
.:: in tali condizioni, la potenza massima trasferita vale:
Z
iVI
pm~ = - - dove: Ri = Re(Z;)
8R-l
:-i~l nostro caso allora, detta Z l'impedenza che si vede a rnùete della linea, deve risultare;
Ci si rende contù, a questo punto, che questa condizione di adart3mento vale solo ed
t!sciusivamente per iI tratto di linea di lunghezza l che abbiamo considerato. Infatti se
accidentalmente cambia tale la lunghezza (o che non si conoscano esattamente le
caratteristiche della linea per cui, ad esempio. il 13 è diverso) cambia l'impedenza Z, e
quindi non vi è più adattamento. Per evitare ciò bisogna necessariamente, come si suole
dire, adattare il canc..'O alla linea~ ovvero fare in modo che la linea sia chiusa su
un/impedenza pari a quella caratteristica della linea perché solo in t.al modo Pimpedenza
che si vede sulla linea è sempre la stessa, qualunque sia il tratto di linea considerato.
2 -38
tante impedenze caratteristiche diverse per cui un generatore andrebbe bene per una linea e
non per un/altra. Ecco perché le impedenze caratteristiche delle linee di ~-Tni::;sione sono
~t::l1ldardizzat.;; quello dt uso più comune sono: 50 0, 7S D e 300 D. mentre nei laboratori
I ::i trovano anche di 10'0')-0 o altri valori per casi più specifici. In tuue le nommli
",I
I utilizzazioni nelle telecomunicazioni i valori canonici sono due: 75 O per il cavo coassiale
è 300 D per la piattina bifilare (il motivo di questi valori particolari è che, come vedremo
I-j quando tratteremo le antenne, alcune di quelle più comuni harmo un'impedenza d/ingresso
l'
l' ,
.I
che è puramente reale ed è pari o a 75 Q o a 300 O. È cruaro allora che. essendoci un
numero finito e limitato di possibili valori delle impedenze caratteristiche per le linee eli
trasmissione, il problema delPimpedenza interna non si pone p'iù perché qualsiasi casa
~ostruttrice prevedern, nel suo geneiit?re, una sene di uscite corrispondenti alle
impedenze caratteristiche di uso più cotnun~ (~omunemente: 50, 75 e 300 Q). " ,c • •
L'unico vero problemache rimane è qùello'~d(adattare .iI carico alla linea, in cùVjI'::valore
del carico dipende dal tipo di applic3..Zione ed è, in genere, t'otalmente divè'r?ò.,:da11e
impedenze canoniche delle linee.' , r
C-c1e:-3wr:: già > .' '
\ ... ,. ~'
I !
Z =
Z"
_0_
. Z,2
e per l'adattamento bisogna imporre: Z == _0_ =Zo
r
R~ R~
Z; = ,jRcZo r
cioè deve essere la media geometrica di .Zo. ed Re. È evidente allora perché tale metodo va
bene solo per resistenze di carico e non per generiche impedenze di canea: siamo arrivati
ad una sola equazione reale con la quak non saremo riusciti ad imporre le condizioni sulla
parte reale e sulla parte imrnaginaria:'·Spesso però i carichi sono puramente resistivi; il
vero inconveniente è che bisogna'realizzare Un'tronco' di Ime.adi' trasmissione' di impedenza: :."
opportuna, e ci sono dei casi in cui ciò ri6nè s'emplice,da~'ottenere.'Ad 'esempio,per'il "
cavo coassiale l'impedenza caratteristica' del cavo coassiale' dipende' dar logaritmo 'del
rapporto fra il raggio esterno e il raggio inter:no~;in tal. caso, àIlora ,cambiare' l'impedenza':
signrrica sostanzialmente costruireùn- altre cavo ceassiale.n 'caso
de1hi· piàttfua,'bifi~are.è .
inve ce.' più::sempnò~)perché::;:.Ia; .:sua"irnpedenza~·.'oaratteristioa:" dipendè-;'dal1a ':distanza'frai i. '.
condutter:i;:;,·infatti~:;ricordiamo:'
... ~che'".Z O' = Ve
[L e quindi aumentando',''la'; dista:nzi:r~~;fra;:,'t
~, .' . .'"
conquttod la/capacità:;; dimintiisce',(essendo... inversamente: propOrzÌ'onaled1Ha,·,distanza. fra i
coqduttgFi}; menfre:,'l'ihchittanza, aumenta' viste' che :aumenta: il flusso!'coP::'911.l..:si concatena: il .
campo (essendo· aumentata· la superficie); .e viceversa se avviciniamO'. i· conduttori.
Osserviamo che, in realt:i. questo metodo viene uriIiz:::ato non nd C:ISodi adart:lIIl::Ilto dene line:: di tI":lSmissione
ma ne! C:lSO di onde incidenti ID uno rtrato dielettrico in cui ~ voglia diminare 1:1 riflessione. Poiché vedremo
~ht! lo srudio ddle onde pi:me 'può essere ricondotto :ill':mafisi di una linen di trasmissione equiv::tlente (che ~
c!lI'atterizzata da una propagazione analoga :l quella dt!lle onde piane). i è:nnpi dell'onda saranno messi in
carrLc:-pondenza con. le tensioni e le corn:nri dd1a line:l- Quindi 'lokndo eliIrilllare la riflessione di questo stnro
mekttrico possiamo aggiungere uno mato di spessore 7t./4 ~d adattar~ t'impedenza dei due me:::i (qudlo che
Yien~ fatto sugli obiet!±vi ròtogr:x.fid con pellicole di qu:t1che ,!llIl: in posizione obliqua si vedono dci riflessi
:c:urri. visto che 1:110ro azione ~ Iimirata :lÌ c:J.SÌ di incideDZ:l normale). Nei C::lSO di carico arbitnrio vi sono
dIv~ merodi.. l1lll :mche il 3emplic~ caso visto di c:rrico resistivo è 1.ID metodo seien:ivo m:ll'ldatt:rmemo visto
che ~ rtata fissata la lunghe::::a dei tratto a '~'f4 e quindi se varia la frequenza' varierà anche la lunghez::a d'onda
e quindi si modit1cal'impedenza vista a monte della linea. il cui comportamento non ;;ara. più quello di una linea
ad.:ltt:lta. Da tm plIDto di vista pratico ~ inter::ss:mtc vcd.~re qu:mto \rnIe la Larghe:=a di banda di ada!1.ament:J,
in modo da valutare di quanto può variare la frequenza intorno a quella c~e per continuare ad av~re ancor:!.
l'adatt:mlento dd C:IDCO alla linea (con un piccolo coefficiente di riflessione che 3i ~ disposti ad acc::ttare). In
.:fretti questo aspetto interessa tutti i metodi di adatt::unento delle linee, e quello che ha un funz:ionamento con
una b:mda più brga ~ proprio quello del trasfOI1Il3tor= a ;"/4. Un modo per rendere la Inrghe:::a di banda
m:Jgg1or~ è quello di utijj"-are una linea bifilare di cui un tratto viene div:rricaro. cio~ se ne allont:u.l!lllO i
conduttori, però. molto lentmnente cio~ tale distanza aumenta progr~ssivam:;nt;: di una quantità molto piccola
risp::tto alla lungh::::::a d'onda del segnale, in modo che loc:llmrnte- la dist:m.za rimane cost:mte e su una
:?--40
È importante allora avere a disposizione dei metodi che, viceversa, funzionino innanzi tu tto,
p,)ssìbilmente, utilizzando tronchi di linea di trasmissione della stessa ÌInDedenza
cnratteristica e sopratbJtto che permettano di adattare dei carichi che abbiano anche delle
parti reattive. È chiaro che una parte resistiva ci deve essere sempre altrimenti il carico
non sarà mai adattabile dato che se c'è una pura reattanza questa non potrà assorbire mai
potenza.. quindi in qualunque modo si operi non si potrà avere mai un'impedenza purrrrnente
resistiva. Uno di questi metodi è il cosiddetto metodo dell'adaI1mnen1o con un tronco, o
stub, in parallelo. Esso consiste Z
•
nell'inserire un tronco di linea in 'J '"::===:::J-\_~~~<=x===:);:
deriv~on~, cruduso ad esempd' io . in V cD~~ z" f3~, I ! z..
~
operare. con le ammettenze (il cui parallelo è .pari .semplicemente alla sOr±TI:n~j delle
.."'.
• "! •.• ,~.. ' " -~: :,,!~
ammettenze). Quindi quello che dobbiamo ottenere è che l'ammettenza che si vede:i valle
---;! "J'
G1. cui si determina la x. Successivamente, dato che. come sappIamo. con un lronco m
Gorto circuito è sempre possibile fare qualunque reattar.z:J. (e quindi qualL!rrque
suscettJrL:.a.), possiamo andare a ncavarci la y tale che B(y) annulli la pane immaginaria di
Y(x). Quindi ['unico problema è vedere se è possibile trovare x r.ale che Rè[ì:'(X)J=~'{> Per
J
Vedere ciò, supponiamo di avere il nostro carico Z;=R;+jXc; calcoliamoci l'amrnett.;;:nza
; 1
Y(X) mediante ~~Jo~ul?-_.. d.el.!!',a~ùJl.o:
2 -4 ì
« ...
2 -42
s,(lrà la fn~quenza di centro banda del, segnale che stiamo considerando (infattLin,.,tutte le
·~rl relazioru:1;ltili..zzate c'è dipendenza dalla frequenza). Se ci spostiamo da).ar,é3"fq~quenza
!~ ovviarnerite han avremo più la condizione di adattamento ~p che varierariÌ1o,Ie #~attaDze
c~'f~'; :'';', che a .tale frequenza si bilanciano. Ciò significa direche'qu~d,9: ci spostiamq, ~1; centro
- l ".,' banda una quota sempre più rilevante del seZ1.ale incidente viel1e,pflessa invece,che"essere
C~I,,'::' assor:bita"daLcarico, In altri termini LI siste~a cliadattamentéi'i1a'-una banda finita,· che può
èssere ':più :0 meno stretta a seconda di quanto il carico ,da adattare è diver:5o
dall'impedenza caratteristica della linea. Infatti, in tal caso, ciò significa irmanzitutto che e/è
una parte' r,eattiva che bisogna bilanciare con una reattanza di segno opposto (o meglio
un' energia e lettromagnetica di senso opposto) per annullare il flusso di potenza reattiva in '
corri::,-pondenza della terminazione, Come sappiamo, quanto maggiori sono,' le reattanze
(o\:\/ero i valori assoluti delle energie elettriche e magnetiche) da controbila. nciare 'tanto più
" strt:tta sarà 'la banda del sistema in quanto diventerà sempre più un circu ito 'risonante con
fattore di qualità, Q, elevato. Da questo punto di vista ['adattamento a 1-/4 (arrimesso che
tale rr.etodo possa essere usato, eioe che il carico sia puramente resistivo) ha una banda un
po' più larga. dell'adattamento mediante stub in derivazione (o in serie) dato c.he. non
essendoci il tronco in derivazione, l'energia reat1Ìva è molto più contenuta. 'Cn altro
inconveniente dello stub in derivazione è che bisogna realizzare l/adattamento spostando lo
- \
stub lungo la linea e variandone la lunghe~ in generale, variare la lunghezza del tratto
non è un grande problema (basta prendere dei tronchi più o meno lunghi chiusi in corto
circuito~, Per il cavo co~siale, ad ese~p~o.. - - - ~~ . . ~W -- -
per realIzzare un tronco dI lunghezza vanablle __ . ~n~~ __
sÌ utilizza ~1 c~siddetto corto circuiw n:obil~ - _.. ~FVm - -- --
che non e ment'altro che una specle d1 - - - ~I~/a - - -
2 -43
La condizione per cui è possibile l'adattamento è che Y o2:Gc (essendo il primo membro un
quadrato il secondo membro deve essere non negativo). Se ciò è veriìicato si ricava:
possibile verifi,care -che se variamo tale tratto di una lunghezza pari a '/,,./4 avrern,Q che,
c
nella formula del-trasporto, l'argomento della tangente varia,pi,., ,1;/2 e ,quindi se ::-rn!1[:G,=-'era .
i'~;
'-I~ •
.'
"lun@l9,zza -d non è più pari a "-/4 possono essere ripetuti· ragiov.ar.rrentianalo@, che -l: :"
2 -45
v z
,~eneratore al carico e il carico alla linea)
cioè bisognerà imporre: Z=z.:. Quindi se il
generatore non è adattato alla linea
l'adattamento de! carico alla linea non
comporta la massimizzazione della. potenza.
Se ricordiamo un pd tutto ciò che è stato detto finora sulle linee di trasmissione, esse ci
sono serv"ite sostanzialmente per due cose: fondamentalmente per trasmettere energia da un
punto all'altro (potenza dal generatore ai canco), ma anche' per realizzare impedenze
(abbiamo visto che con un tronco di lineadi..trasmissione possiamo realizzare qualsiasi
impedenza reattiva); inoltre tronchi di li~ea. ."d.i trasmissione ci possono servire come
trasformatori di impedenze. Cioè le linee di'i::niSì:nissione sonorequivalente deÌ conduttori
de 11' e lettrotecrnca (reofori)~ anche, se sono. elèm.enti .)i .p~etri;. distribuiti invece che;
concentrati; ma tronchi di linea'possono servire,pèr.co$ruire delleimpedenze,'1'analogo .dei
bipoli . dell'elettrotecnica. In altre, paro.le. 'so'oo, anche. elementi circuitali., non . soltanto .
elementi di collegamento fra· carico e.generatore~ e'.·qu:indi'èpossibilerealizzarè dei·crrèuiti
analoghi a14uellf deWelet1rotecruca.:. Ricordiamo .. che ...melettrotecrucafra i .circuiti, sono di
rìlevante;:·imP·ortanza:·:;i: .cir.cuiii. risonanti.. ·.per . i .quali si è' interessati"· ,adJ avere '. un', ,
. comp9r;tamento':sel ettlv.D:~i,n"':frequerr.za., Nella' praticasLè'.interessati;.,'in.~'aI cuni:casiJ::'ad. ùii ;".
comportamento quanto:più·. selettivo possibile"mentre:in .altri ,si ,èinter~~~~,ad avere": una," .
banda"qUanto piÙ":'largaipossibile., Quindi delle linee di trasmissione.pòssono' essere
evidenziatiF.-d1.le· aspetti importanti: quello:' di .canco ,e ·.quellorisonante,.. :.,~ir·: il •primò,
evidentemente, ~per ottel1ere un buon.rendimento con il massimo .di pote'n:za- trasferita al
carico è necessario che esso sia quanto più resistivo possibile in modo da limitare gli
effetti della ri.ì1essione. L'aspetto risonante di una iinea è importante poiché molte volte è
utile avere a disposizione dei circuiti selettivl non per una trasmissione ad elevata quantità'
di informazione, per cui invece c'è biso,§I10 di una banda larga, ma per selezionare delle
bande di frequenza ben stabilite. Per esempio, nel caso in cui con un unico apparato .. ·.
bisogna effettuare. diverse comunicazioni che non possono essere accolte'
contemporaneamente; in tal caso esse vengono affidate a pacchetti d'onda con frequenze
portanti diverse in modo tale da avere canali diversi per le vari~ comunicazioni che'
.
p0ss~"\no .
essere selezionati a seconda della .;omuni..::azione che .
si vuole riGevere (quello che
praticamente accade con il sintvnizzatore della radio).
La banda di questo circuito risonante. ovv'iameme. dipenderà dalle applicazioni: a frequenze radio a seconda iie
siamo in .-\.ivI o F:vI t!l.k banda s3fà, risp::ttiv~lIIl=nte. pari a 15 L'9:.: o 75 KEz. quindi re!ativ:ml~nt: piccola.. )jel
ca::;o di un segnale: televisivo, invece, In banda ~ di circa 4 !v1Hz.
.-\.ncora più evidente è !'imp0rtanza dei circuiti se letti"vi Ca frequenze nvte), nel caso della
realizzazione deçli oscillatori sinusoidali in cui si 'VUole generare un se.2!1ale quanto più.
puro p~)ssibile ~ frequenza. TI circuito selettivo per ant"onomasia è proprio il circuito
li
- -j rlS0tìill:l.tB per il quale quanto più è alto il coefficiente' di qualità tanto maggiore è la
selettività del circuito.(ricordiamo infatti che:. h.ro = ~).
ro Q
. - I
Quindi, anche a frequenze di microonde, è necessano avere delle strutture che si
~J
comportino in modo risonante (di tipo serie o parallelo) costituite con elementi distribuiti e
1 non con elementi concentrati (dato che per ['elevata frequenza in gioco la lunghezza d'onda
t-j è comparabile con le dimensioni del circuito per cui non valgono più le leggi
dell'elettrotecnica). Si pone quindi il problema di vedere se, e come, una struttura costruita
con linee di tJa.s.missione più o meno intercormesse può risuonare.
I
J
Ricordiamo che la detìnizione di cor.di::;ion.e di risonan::n la si può dare in due modi
equivalenti. Una prima definizione di frequenza di risonan...:..tl è quella che dice che la
,
. /requen=a di risonan::.a di un circui1.o è quellafrequen=a tale che sollecitando il circuito a
. tale frequenza con un ingresso finito si ha una risposta infiniia (che quindi non va mai a
regime; stiamo ovviamente parlando di circuiti ideali, senza perdite). L'altra detinizione è
quella che identifica le condizioni di risonanza con la possibilità di oscillazioni libère del
sistema. Cioè lajrequen.za di risonan::;o. è quellafrequen.za. alla.' quale il circuito presenuz
un 'uscit.a (tensione o corrente).fi-ni:ta, di-versè da =ero, in assenza di ingresso (eccitazione.
da parte del generatore). Ricordiamo dall' elettrotecnica .che se descnviamoun ctr.:c.ui,to in
termini di impedenze o di ·ammettenze .1e1:'isonanze, a seconda se siano serie :o,/phrii:1,1eIo,
coincidono proprio coni" poli o con .. gi( zeri, rispettivamente, delI' irnP:~#~fl:à' o .
dell'ammettenza. Delle due definizioni consideriamo la prima e' andiamo a ,,Vedere ''''c:iliill
--
'"1 sono le condizioni. per cm SI .ha nsonanza. l " ,'" .:;>.:,~,;;..",
Consideri3..!1)o quindi una struttura comunque. I ;';;>}'J,I"l;.h<c é
complessa di linee di trasmissione, mettiamoci' in una '''.e:,
,-lJ
1(-1
particolare· 'sezione, . e supponiamo di andare ad
eccitare tale struttura in questa .sezione.. Ciò lo
\
P ossiamo fare sia mettendo generatori in
dei -'
;fj S6 r ;-rcr"I<
denvazione,sia mettendo, ei mserie, ottenendo, ovviamente, delle risonanze serfeei delle
.. -<.
.-\vremo allora una risposta iruìnita 0'-+·:0) con un ingresso tìniw se e solo se risulta:
y+y=o
::: -47
z+ z= O
In realtà queste due retazioni ottenute sono equhralenti se le impedenze (o le ammettenze)
non sono singolarmente nulle. "A.ndiamo a verificare che se la condizione di risonanza
trovata è valida in una sezione allora è valida a qualunque altra ascissa. Ciò è
intuitivamerIte evidente se consideriamo l'altra deflnizione di risonanza... come evoluzione
libera del sistema che si ottiene in mancanza di fOI-zamento. Ovvero è possibile avere una
soluzione non banale con un ingresso _nullo. Allora è evidente che il verificarsi ~i questa
condizione non può dipendere dalla s'èzione che si è andata a scegliere per imporre tale
condizione, perché se una soluzione non.panale esiste, esiste :ovunque non soltanto in tale,
sezione. Cioè se esiste una frequenza per.:cuiè possibile,avere'una-soluzionenon banale.in ',:
assenza di sorgenti, resistenza 0, meno di questa condizione non può dipendereda.I1a
particolare sezione in cui siàmoandatia 'veri:ficarla;·· :Ci.ò "può, :essereveri:ficato.,
esplicitamente andando a vedere come 'Vana lungoda lineaJ'impedenza'guardando:verso' .
destra e l'impedenza guardando verso' sinistra. A tale· scopo riconsideriamo le ,equaziòni
delle Linee: -,
r dV . . ;,,'
: •• '0';
t··
1 - - = 'Jk~ZoI ....
...... , ..... I dz
,l
~
.~ ... ~. l ... ··j-·
ì'·
,-' .~, -.'~-
dI _ . k.! ~.
I ---J-V·
L dz Z:J
Abbiamo poi che l'impedenza verso destra è quella ne! verso positivo delle z e quindi è
data da:
... V
z=-I
,
Abbiamo a[iora che per 'lec.ere
l '
comç vana tale 'unpel,enza
! t
lUrlf?O Z ne 1...I 0Do:arno
'
..;a1;:0 are
t • • [
->
dZ_ .k=/7~ Z~
= - - J - : -' - "
dz Zo \. '
E un!! dt!lle :!quazioni più importanti d:!lla t:!ona dèl1e equnzioninon lin(!:n1. d ~ una dèlla poche equ:::l.Zioru non
lineari di cui si sa praticamente tutto, che si può risolvere esplicitmncnte e la cui soluzione è proprio quella data
dal rapporto fr:l V ed l
Per 1'impedenza verso sinistra quello che cambia è solo il segno positìvo scelto per la
corrente, ovvero risulta:
~ V V
z=-=--
-I I
ì Facendo deipassaggì analoghi sì o~tiene quindi:
'J
Da ciò S1 ùttieneche: .- .
..
(~~ì • • r ~',
Dunque se .z+ Z.:~' O.:.allorail secondo membro di. tale relazione è nullo e quindi la de'rlvata
:della somma è niiIlà:"Ma questa è una equazione del primo ordine.~ .~e. la funzione .gyà.~ 'JUa
• I.:' • <.-.', " ':::.' '~.:,..-
..(- -;.
derivata prima sono nulle in un punto. sono nulle ovunque. Quindi la sormna Z+ Z = O è
.identicamente nulla lungo tutta la linea di trasmissione. Ciò significa. diTe 'che la sezione in
cui si 'impone la condizione di risonanza è .deltuttù messenziale (e quindi,/'Ia p'ùssiamo
scegliere ad arbitrio ai tÌnÌ di semplificare le e~ressioni di Z e Z). Cio fra l'altro
conferma la perfetta equivalenza fra le due definizioni di risonanza.
Quindi per vedere se e come una struttura costituita da elementi distribuiti (cioè da linee di
lr3.;:,iTIissione più .0 meno intercop..nesse) può risuonare occorre, e ba....."'tii, scegliere una
-sezione di questa :struttura e imporre (o verificare, a seconda dei casi) la condizione di
I risonaIù.'ìl, o'\rver.o .trovare le frequenze per cui tale condizione è soddisfatta; intàtti dai
.J trasporti di impedenza, alla sezione di riferimento scelta. si ottengono delle funzioni
meromorfe, che come sappiamo hanno. in generale, un'infinità numerabile di poli e di zeri.
ì ~ quindi in generale esisterà un'if'Jinità numerabile di frequenze di risonanza. C'è però,
J èvidentemente, una condizione necessaria da verificare perché possano esistere delle
frequenze. ovviamente reali. di risonanza. È cruaro, infatti, che se ci sono delle perdite
dovunque nei circuito, o in Z o in Z, ci sarà una. parte reale diversa da zero (~) meglio
mag.giore di zero) e quindi la condizione di risonanza non sarà mai verificata. Perché p0ssa
essere verilicata tale condizione è necessario allora .::he queste due impedenze siano, in
realtà., delle pure reattanze (che, a parte il coefficiente immaginario, sono funzioni reali e
quindi possono avere delle soluzioni reali, delle co reali). Ciò significa dire che la struttura
deve essere priva di perdite ovvero le linee di trasmissione, e per ora stiamo supponendo
che esse lo SillilO, ma anche tutti i carichi di queste linee di tra.srn1ssione devono essere
2-49
i\Ia l'impedenza verso dest.--a non è altro che quella di un corto circuito trasportata su lungo
un tratto di lunghezza t, O,l'yero si ha:
1-50
.-'...' I dove la soluzione per n=O è stata esclusa perché porterebbe; a 13=0 e quindi tensioni e
I corrente costill1ti su tutta la linea ed essendo nulle all'estremità $ararITlO nulle dovunque;
, cioè è la soluzione banale. Ricordando l'espressione di !3 a'YTemo:
.t)
co:) ,/f;t = nit ~ infinità numerabile di pulsazioni di risonanza del tipo:
nit DitC
j Cùn = ,r-? ~-ì-
't' E]..Lv nei. <:asO ~
dei 7UOtO:
I
t:':'=c
"Etl
~ = n A'l
. i1 .'
.'\ bassa fr:quenza è possibi1~ sep~ c:unpo elettrico·: magnetico: tcn:rii. loc~1iT"ati in ~gioni 'b-:n,
derermin!li:e dello spazio, per cui i circuiti oscillanti,sono onembili.con.I'lmljT"o'·di condensatori, edjnduttori; ;è . ,
questa la base che vede la possibilità'idLstudiare':s~nrat:mlentei 'cen'i principi';dLKirchho:ff.i circuitL.elettrich ,.!.
Alle alte "frequenze.anch~:in.terminLdi:.pot.enza.. (come ,n vede . nella, espressione"dei teorema. di Poynting) t: due, ..
campi'50no'instirldìlj'ili".e'tton;;è'pru-posSlbile.:.co:str.LIìre'dementi'conc:ntt:ltLPer.ò:dato,cllrrsia,le,dimensioni".della:.'.:·
. '. mu~;:,.~~::~~0~~~zz~~d~?n~à2@;nÌ!1uis:ono,:,~;?emp,lice:<~o.strtrir.e ;,dei··,-c:ircum ~ risònanti;i:DÌl:·le:;;m~,eA!. .' ':
, ,t:r:1sII:iissrone~;;P olChe"1e .!freqnenz:',sòrro· un'infinità:':nmnerabùe .::V1cne'·spont::meo'.'pensare'.che èarfili!:sop111; 'deIl:L':'·,;;·
.,fr.equenza,miIlinìa~che';prnnette;1a:risonan.za;''Pur,:di·.scegliere:1a':frequenza.;adeguata.~u~n~.abbiamO'~problemi;di"
verific:!lte ::1:1"' condizione di. momma In, rem le· cose non stmno. in questi teIIIlÌni.· poicl1é'quello che. abbi:n:no
consìdernro-,:·ffuor.rò';:unalineu·',di"trasmissione "chiusa ~'llI1e'sue' estr::m:i.t:ì::su 'un. corto .. ::circut.to~' Abbi:xmo' .
. ~videri:.ziato che il concetto di impedenza terminale può =ssere ,definito so10,lo.elle ipotesiche:;esist:x un solo modo·
che si propaghi sulla struttura guidante~ il modo',:rS\1. per cuUa strU!IUl'a guidante possa essere effettivamente' .
una linea di trnsmìssione. Mà abbiamo visto che nélle vicinanze delle terminazioni non esiste ;010 que~o modo.·
Que1.1o signillca che man mano che aumenta 1:1 frequenzn (diminuisce :1.) le dimensioni 1!:l.SV'ene non sono più
trJScurabili rispetto alla lunghez:z.a d'onda llche significa(comevedr:rno) che la st:rUttl.ln non si comporo più
come una linea di tr::JSmissione, visto che ,oltre :ù modo fondam~nra1e TEJ.,! ci possono ~ssere tanti altri modi
che non si attcnU:l!10 allònt:mandoci dalle tcrmintioni Quindi. in ogni C::lSO. poiché le dimensioni delle
terminazioni sono pa.r:l.gonabili con quelle trasv~e si ha che all'aumentare della frequenza. le termin:IZiòni
3tesse non sono oiù schemati77':Jbili com~ dei cortù circuiti (dò v:ilido, vic~'ersa, solo nel caso di cavo coassiale
òiuso su una piastra metallica) ma avr:mno delle scnemariz::::u::ioru piu c.: ompIic are poich~ i campi si
complic::mo. In queste condizioni il problema dO'vrà csserc :Ufront:lto nella sua forma più cornplct:lcio~
consid::r:mdo sia i conduttori che le te:n:ninaz:ioru e c::rc:mdo di risolv:r~ le ,::quationi di Ma:"well :illo scopo di
rrov:rre le cvenn.zali soluzioni libere del sistema. In effetti rifi:rendoci :Il caso della linea chiusa ru dei corto
cin:UÌti. riducmdosi la ltmghcz:::a d'onda si :rrriva ::ti punto che le dim:msiom tr.lsvme sono p::rragonabili ad essa
;! la struttura perde le caratteristiche di una linea di !r:lsnrissione (una dimensione predomin~ sull'altra) =
divenu più quella che viene definita cavità cO:lSsiaLe, cioè una c:.rvità costimita da.un metallo con un
conduttore al centro che può essere di fOI1l1a qualsiasi; il conduttore al ,centro potrebbe anche non esserci,.
avendo cosÌ una cavillI di fonna. qualsiasi: cilindrica o Sfelic:I. Si giunge quindi :l sostituir:: n:ltur::l1ment:! una
str'lim.r:ra ruid:mtc:. conllIUl dimensione predominante (linea di trasmissione). con tma cavità qu3lsiasL costituita
:;j . •
da una regione di spazio entro cui il campo :ietttùmagnetico resta confin:1to, nella quale s:J!'!IIlno dn determm:rre
le cv:ntnali fr:quenze di oscillazioni l1bere per il sistema. Questo studio getta le basi per 1:1 dcfinizion~ di sistemi.
oscillanti ad elevatissima frequenza dove non è più possibile usare· tronchi di linee di trasmissione. Spazi::tndo
sull'intern' banda di frequenze che va. da zero 'alle c:ntinaia"di GEz(microonde) vediamo che alle basse
2 -52
-I nella ma imercz::a e le sttuttur~ uti!i17at: sono dette cavità rison.:m1.t. Se si sale :mc ora con la frcqUClL"""'.l il
problema divent:l ancora più complicato perché te: cavità hanno dÌmrnsiom legate alla hmghezza d'onda di.
nsonnn=a per cui. dopo un certo valore di À.. le c~1tà dovrebbero essere t1lmcnte piccole da non poter
sopportare una quan1:'icl di éIlc:rgi:l de:ttro~eric:1 necessaria alla nson:mz:J. c quindi non più utiliz::::J.bili In tali
condi.L:ioni, cio~ a frequenze che vnrmo d:ill' infr:rrosso :ili' ottico. si utilj: ,:ma le cD:>idckue cav llà ap t'.![i'.
(utili. . at:: fra l'altro nei las=r).
Andiamo a vedere come sono fatti di tensione e corrente lungo la linea, ad esempì0, per
n=l e per n=2, O\l-viamente abbiamo delle onde puramente stazionarie che nel corso del
tempo oscillano nella struttura. Ci sono quindi delle sezioni in cui c'è un eccesso di energia
rl
'-
magnetica rispetto a quella elettrica (come la
sezione l) ed altre (come la sezione 2) in cui c'è un
eccesso di energia elettrica rispetto a quella
l1.
. _i
\2
Ci .
J
magnetica (questo, fra l'altro, fu uno dei primi casi Cir==::t=====:J-
in cui si mostro esplicitamente, nell'ottocento, il
carattere di propagazione, in questo caso specifico LM= Il
diudonda stazionaria, su una struttura a parametri
distribuiti; infatti se abbiamo una struttura risonante
di questo genere.e la si esplora con una lampada a
;'1·
'.-
neon essendo questa' sensibile al campo ekttrico ',~, .....'
essa si .illli..rninerà più o meno a seconda della
sezione chesista attrav.ersando lungo la linea).
Questo :è :quanro a~.~~de avendo considerato una
semplicè strutrura con terminazioni chiuse in corto
cirèùito:' Già se consideriamo che una delle due
terminazi~JriLsia chiusa, ad esempio, su una ,capacità
t'I'
z
a:YTemòche .lé.l.cose si "éomplicano in quanto se ci _,' l;.
-I l 1...
che ;: W1!~quazione trascendente che non si risolve
':;ùtW fOffila chiusa (andrebbe risolta numericamente
° ?'lÌìcamente) , Quindi appena consideriamo un
caso diverso da quello che vede la linea chiusa su
due corto circuiti (o che alle estremi estremità vi
- -' sianv dei circuiti aperti, dato che sarebbe la stessa cosa) viene meno il faLt\.) che lè
frequenze siano equidistanziate fra di loro, Ricordiamo che quando abbiamo trattato i
teoremi di unicità nel dominio della frequeTIL.u. abbiamo visto che l'unicità veniva meno
quando si verificava l'uguaglianza fra energia elettrica ed energia magnetica medie, e in tali
condizjoni si parlò eli condizioni di risonanza. Questo è esattamente quello che accade; è
evidente che nella struttura che abbiamo esaminato, in condizioni di risonanza.. c'è
: -53
uguaglianza fra energia elettrica e energia magnetica medie. Basta mettersi nella. sezione in 1
!
0orrispondenza di un corto circuito e . vedere· quanto vale il flusso di potenza. reattiva.
Siccome tutto il t1usso di potenza è nullo (essendo la tensione ..t}ulla e quindi: ~ V( = O )
anche il flusso di potenza reattiva è nullo e quindi a valle di tale sezione l'energia elettrica
e l'energia magnetica medie (ovvero su tutta la struttura) si bilanciano esattamente .
.~diamo ora a védere quello che in realtà accade e cioè che le nostre strutture guidanti
siano delle strtlttUre con perdite, dovute al dielettrico e ai conduttori. Siccome i
conduttori non sono dei conduttori perfetti ci saranno delle perdite per effetto Joule delle
~orrenti che scorrono sul conduttore stesso (le correnti non sararmo distribuite sulla
superficie dei conduttori ma penetreranno. anche se di pochissimo, all'interno dei
conduttori): inoltre se 11 dielettrico non è perfetto ci sararulo delle perdite all'interno del
dielettrico. Lo studio rigoroso di questo problema lo si rimanda allo studio delle guide
d'onda in cui si presenta lo stesso problema. Nel caso delle linee di trasmissione è
possibile seguire un ragionamento molto più intuitivo, ma non rigoroso, che fa riferimento
. allo ~chema. circuitale equivalente che abbiamo visto peI" le linee di trasmissione. Abbiamo
visto che in una sezione infmitesi~ (molto : L 6.z
piccola riSpetto alla lun,~ezza d'onda) .tutto ::" :... rY"'rY\ r". . •
jc::C
Quindi possiamo dire çhe formalmente non cambia nulla rispetto al caso senza perdite pur
di sostituire l'induttanza per unità di lunghezza., L, con un'induttanza Bqui'Valente (cioè
fittizia) per unità di lunghezza, Leq,e sostituire la capacità. C con Ceq (analogamente a
quanto fatto quando abbiamo introdotto la costarite dielettrica equivalente). Quindi le
equazioni deUe linee si ricavano da quelle nel caso senza perdite sostituendo tòrmalmente
2-54
A parte questa variazione delle grandezze in gio<.,)o tutto ciò che abbiamo detto sulle lineè
;JI di ~1Ilissìone rimane completamente inalterato (con, evidentemente, una complicazione
~ nelle relazioni da urì1izzare),
,In ~tT::tti ,iI problema non può ~sser;: risolto in qu:=sti t::rnrini poiché la nostrJ schcrnatL=n;:ion:= id:=aIe>~ ;::n:J,rll
d::rivata;dalla vaiidicidt.:i concetti di' tensione,:: correntI:! ,(m maruc=ra locaIe), ,cons;:::!ul:!n;:ad~llhi.F~aiidici
t ,
.jelI'~sisIeIU:2. dei 50limodi TD1: or!l.. inv~ce, considerando Ul1::l corrente che ':icorr:: nel hlpolo iqtiPi:iliiueJ(da
-l'I
',,_J
una pOrt:1 aD'J1trJ) ;:ssa compofta l'esistenz:J. ài una componente longirudinak del c;nnpo mag:nericot.,ist:~ che: Js
~ leg:U!l ~a taIecomponentedd, ~arnpo ),pcr ~ui. non:porendo applic:rre i principi ilell'ekrtror=qlic'~i~4rnm;!no ,. "
loç:ilinente.la ~ch da percorrere s:rrà div~rsa. Tale schemati7""'!lzione sarit validasoio alle' bas'setJfTèq~::n::e~
~ssendo in bi C!lSO v~de le leggi dent~lettrD(ecnica.. .~'~,. ...~.
rR
1-«1
.
la
<
i
I l
:
j-«l
~
V
J
'. c..:t:.:
~ in ~li condizioni i primì membri !;ono l'inverso del coefrl~ierit~ di Qualità (nella orima ,/i
è il rapporto fra un termine proporzionale alla poten::a dissipata per unità di 1un?hezza e
. .
!'energ]a di tipo magnetico accumulata per unità di lunghezza: nella seconda condizione iJ
rapporto fra. la potenza dissipata per uniti di lunghezza trasversalmente e l'ener~a elettrica
llccumulata Der unita di iuncllezza:', Fisicamente tali condizioni ci di('ono che le Dotenze
medie dissìpate sono molto -piccol'~ rispetto alle energie medie accumulate. divis~ per il
periodo. Osserviamo che L non dipende dalla frequenza menu'e R dipende dalla frequer.za
pèr effetto pelle, ovV"ero aumenta secondo la radice quadrata della frequènza; quindi
aumenta meno rapidamente del denominatore, La G in generale è costante, Quindi in realtà
i rapporti a primo membro di tali condizioni diminuiscono all'aumentare della fr,equep.za.
1 .. 55
I
.1 i/ R G "i
= ~0 - J:;i- + - ) dove: ~D = {.ih,t'LC è la costante di propagazione in assenza di p~dite
- \Rù Gù
r::-
,IL, l . cl ". .
e R ù = ~ C e' Impe enza carattenstIC<l ene avTemrTIO se non Cl
Questa volta il segno deUa parte immaginaria dipende se è più grande ~ ° è più grande
G e quindi avremo, rispettivamente. una piccola pane indlittiva o una piccola pane
C ' ' .
capacitiva, comunque trascurabili rispetto alla pane resÌstiva. Quindi, poiché siamo'
imeressati a lavorare a frequenze abbastanza elevate, saranno sicuramente veri:ticate le
,;ondiz:roni di piccole perdite e, conseguentemente, saranno trascurabili le parti immaginarie
di k e Z0' Saremo costretti Cl. valutarli solo se vogliamo ~onoscere le perdite stesse e non
per la definizione della propagazione, per cui invece è valido il modello senz.'l perdite.
L'intluenza negativa delle perdite si farà sentire in maniera distruttiva solo nel caso di linee
molto lunghe, mentre l'equivalenza al caso senza perdite è ottima fino a lunghezze della
linea che arrivano fino a 100 volte la lunghezza d'onda.
Ricapitolando, quindi, abbiamo visto che nel caso di piccole perdite la relazione
intercorrente1Ta la parte reale di k e la frequenza continua ad essere 'lineare e quindi vi
.sarà ancora propagazione del segnale senza avere dispersione; l'unica cosa che accade è
~he il segnale si attenua durante la propagazione per effetto della costante di attenuazione.
2-56
Ii "I ..
y = "I ,"-
y' e- ;k.:
J + "IY.. - e'ik.:
\
-'I 'I
II=-
i l ( .,
V~e-JJ!:Z-V-el'::':
,. )
L Zo
,j aVTemo che, Sosul11zi.alrnente, la prop~oazjone è analoga a quella che abbiamo visto nel
caso delle onde piane in un mezzo con perdite. Avremo quindi un'onda di tensione
--il progressÌ'Va che si attenua esponenzialmente, con costante di attenuazione pari alla parte
immaginaria di k (e un'onda regressiva che si attenua con la stessa costante di attenuazione
ma nel verso negativo delle z). Per quello che riguarda la corrente, l'effetto delle per.dite,~ a
parte l'attenuazione" introduce tramite Zo un, p-~ccol0 sfasamento; che _è indipenger(e,;<~da Z; ,
5iccùme una costante di fase indipendente da'z ,è, naturalmente;, del tutto ine~'s:er.2iarb:,
porremo rrascurarla e quindi in tutte le applicazioni,:considerare, al posto di Zo,R,,)'.' è,ome~:· È:
!5e perla ,corrente utilizzassimo ,un riferimento di fase leggermente diverso. da ,qa:J.JIS;}de'Cta':', .' :./
nemmeno effettuare ,gli sviluppi in serie, approssimati al primo ordine, che abbiamo fatto
prima e quindi dOvTemo considerare l'espressione completa di k perdendo quindi la lineare
dipendenza ddla parte reale di k dalla frequenza. Ciò causa una distorsione del segnale
che 511 tratte sufficientemente lunghe rende il segnale irrecuperabile. Tale problema fu
eV'idenziato per la prima volta nella seconda metà dell'ottocento quando furono stese le
2-57
R G
-=-
L C
detta condi=ione di. Hem'iside, allora la costante di propagazione k può esprimersi come:
k = (:)
I ( R ì(
IL! 1+- d 1+--! =
G \
CD
f,l R 'ì'Z
iLe! 1+-. = m..jLC! 1+_1
(R \
= [3-.) -
R
j-
~ \ jaL) \ jCLC) V \. jCiL) l.. juL) . RI)
Otteniamo quindi che in questo' caso, essendo'à basse frequenze, la R ,è costante dato che
l'effetto pelle è completamente' 'trascurabile,::· :,abbiamo; ottenuto;: . un'espressione; per,',k "
rigorosamente valida, mentre nel "casoprecèdente di'piccole perdite era'venuta fuori da·
un'approssimazione al primo ordine; cioèJa costante di..propagazione .e lineare."ÌTI';(:)'più'una
costante 'di attenuazione costante ; con, l'a "',frequenza: ,t\nche~ .1'~spressione ,deHtimpedenza' 1-
caratteristica; sisemplifica.perché; se·' è, soddisfatta la.condizione;di ;Heav.isi.de~,ri~lta:: '.
:" ..
. . -, ..
~
il~~
I jet!., . ..~. --~;.;<, .~~. ':.- .:'
zo=R.1 ti G =R··
tJ
\h.J..- .~ I ~:
, ~'jCiL . : '.' .. '.'
Reali7-:"are la condizione di Heavisicie, soprattutto: a frequenze basse; non è una cosa molto
semplice dato· che in ~genera1e, per come 50no realizZate le linee 'di trasrnissione~ il primo
membro di'tale relazione è molto più grande del secondo. IPJatti a secondo membro c'~ la
ccnducibilita del dielettrico ed è cruaro che, siccome yogliarno diminuire le perdite quanto
più possibile, si farà in modo che la G sia la più piccola possibile. La R viceversa. è
tÌs.sai:a una volta scelto il conduttor~ (ad esempio per il rarne è dell'ordine dei decimi di .
n·m) e quindi non ~i pU0 agire su di essa. :-';ùn possinrno diminuire molt ..."! C perché cio
imp li~herebbe allontanare troppo i ci,mdurtori aumentando l'ingombro della struttura,
Quindi sostanzialmente il secondo membro della condizil.me di Heaviside non à
CtmtroUabile. r-ion ci resta che agire su L aumentandola, ma non possiamo pensare di
(Ittenere ciò allontanando i conduttori (per aumentare il flusso concatenato) in quanto
incorreremo nello stesso inconveniente che impedisce la diminuzione (oltre certi Iimiti) di
C. Per ottenere l'aumento di L furono inventati vru-i metodì alla fine dell'ottocento (quanto
stiamo ricordando ha più una importanza sh1rica dato che attualmente, sulle lunghe
distanze, non si trasmette più in banda base e neUe connessioni tra una centrale telefonica e
~1i utenti le distanze non sono così grandi da far produrre delle deformazioni sensibili del
~~gnale per effetto della dispersione). Un pcimo metodo fu proposto da un ingegnere
2 -58
~- I
I
:>.59
I
· )
l
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
Abbiamo sostanzialmentt:: tenninato il discorso sulle linee di trasmlssl0ne. Riprendiamo
• quindi la trattazion~ generale sulla 'propagazione guidata. di cui le linee dì trasmissione
sono solo un caso particolare, ovvero sono quelle' strut:tllte capaci di supportare un modo
TEl\.-·!. Ammesso che esista un modo TEV1 non può e~erè la più generale soluzione
possibile delle equazioni di Ma,"'0NeH, in assenza di sorgenti, all'interno di una struttura
guidante (ricordiamo, fra l'altro, che un modo TS"Yf si può propagare in una struttura solo
se essa è rnol.teplicernente cormessa), Riportiamo le equazioni generali che regolano la
propagazione in una struttura guidante con simmetria cilindrica,
( èE . '
I,
=J(ili:rH. x ~..
t +-
l
V 'ii . H
(".. )' ,
~< 1 i
"T" , '
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l--=":'
l èz Z k2 -~ Z!
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- JUEl. 1. X
r~ E..:... _1 \7Y, \7Y. • ('-:-L;<. E' . '
L - . -.. ' k"'. • • • -. J
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, ,
IiJ'r'·'II.H.
--r. -
= .r:1'. ; (L- :< -E,,)
.
J
.l
j .. • '. ,.,~ .'
.-.
(E.
i
"
= V(z)e(t)
- _.
~Ij
mentre l'altra è diversa da zero, avremo dei modi trQ.S1.lersi magnetici, TIvI. detti anche
modi.g viceversa se risulta:
-- I
J
a'vremo dei modi trasversi elettrici.,. TE, detti .anche modi H, La seconda denominazione è
dovuta al fatto che spesso ci si può ri.ferire alla component;longitudinale ed :ndl~~:e.::qua:'le
dette corr.ponenti longitudìnali è diversa da zero. Vediamo allora se possono e,slsLt:re.modi
di questo genere, come sono fatti e quaìi- sono 'Ie loro caratteristiche,.. ~:~\;t,'fhì~!"S.çop~', .
~upooniamo di 00nsiderare i modi TE; ciò sh:mifica dire che risulta: .... ,l'."...... ....l'
~..... ";~~if~
" 4 !
,
"
.-- .. "
v. ' (H_)( L) =0
• -J" ...
::::;. -~= BE ..
8z J'~H
-~
j
;( -:-)'
l
=
..i.: :
ClOe la prima delle equazioni sulle componenti trasverse si è semplificata come. nel caso
" .J
dei modFI i-VI. Imponendo la fattorizzazione (in modo da separare le derivate,' rispetto a z
dalle derivate trasverse) a'ItTemo:
l dV, l'
-_.: iI .J1 - - e = jU'fllh;.: L
! dz-
i
r_ -
dI !~ 1 ,~, "")
- -.-1..,. -h = J' ('--ZVi, i.
-
:( è- -
- 1 r" Z
V". . Y _ ' I
. ,,-
e) :
i. ;( -~!
t. u.L.. :... ~ .-:
.I
I La prima di qUèste eql!azioni è idtntka al ~a::;o delle 11l1e;:;Ji trasmiSSl0tie pèr CUl ne
deduciamo 10 stesso risultato cioè che affinche tale equazione possa essere verific2.t2.. é
l nec::ssrrri0 che i vettori ~ ed h:/ì: siaI10 fra di loro paralleli. e la COSWJ1te di pf()por:::iormliti
J e una vera costante perché non dipende né da z né dalle coordinate trasvers~, Quindi
risu tta:
Ricordiamo poi che. nel caso delle linee di trasmissi0ne. abbiamo millzzato la costante A
per cL.qre un'interpretazione tisica alle funzioni scalari di modo, in particolare per definire la
:. - 6 ì
A=l
-rI - dz = Jcq.il
".{N . _
-,-
J
I dI
!\--h
r 1 -;
== je.:l:V! h.J..-. V.V ·h!
dz- :- k~ . t _ !
t. 1,..0 .J
~·ie!1aseconda equazione c'è un'uguaglianza tra tre vettori: uno a primo membro diretto
lungo h. uno a secondo membro diretto iungo il e un terzo vettore (secondo termine a
secondo membro). Perché questa eguaglianza possa aver luogo è e"-tideme che anche il
terzo vettore deve essere diretto lungo h. il solito ragionamento, analogo a quello tàtto per
la costante A, ci fa vedere che la costante di proporzionalita deve essere indipendente sia
da z che dalle coordinate trasverse, cioè deve esistere una costante, che chiamiamo _~ 2
tal~ che:
f
dove per omogeneità dimensionale kt avrà le dimensioni d:-l1'inverso di un metro [m- ].
Quindi la seconda delle equazioni precedenti si sdopPia anch'essa in un'equazione
vettoriale, che abbiamo appena visto, e in un'equazione scalare data da:
2 - 62
i dV
= J. d
-IJ 1--
J dz .
dI 2
i{ . / k - ..
., ~
! -- = JC::E' l-~ V
l dz° ·l k·
che sono formalmente analoeÌ1e alle equazioni delle linee. dove la struttulia 'traSYersa
compare solo attra,,:erso la COSUì.11tek/, ché.per 0rasappiarno' solo che deve· ~~ilsfèf!e;~g'~rché'
esismil 'modo TE ma non sappiam~ ancora se efferrivameme esiste e qv"an~~ vale.
Dobbiamo quindi, per sapere qualcosa di più sull'andamento trll-~erso e su ki~t p~b'cedere
netla riso luzione delle e:qtiilioni vetto.naii. Ricordiamo che nel caso dei mod! liEvi non . :.<
V,,
'
T...r
.. .;. ....
( -~
A
A
1.)-
... '
-
\
- lÌ
'J = V. :,h=O
ov"vero. b è deducibile da un pot~nziale. OVy"ero esiste una funzione che indichiamo ..:on 4J
tale che:
1
h =--Y,\J.!
- 1.. ..
l\. •
(I.j;: pl)tenzial~ ma,gnetico,equivaic:nte de! potenziai;:; dettric:o CD), dove per comodità neU~
relazioni che otterremo di ::ieguito abbiamo introdocto il fattore l ;k. Osst':f\/in.rr:o che
operare .su f:!, nel caso di modi TE~t non ci avTebbe gnn.lmito che il pl)tènzial~ fosse stat0
monoan.'lmo mentre per il carr!f1o elettrico, siccome avevamo dimostrato che la
circuiLazione era nulla, cì forniva un potenziale Q) monodrorno. :<d no~tro caso (modo TEì
il potenziale, introdotto, 41, è monodrorno perché, come abbiamo ossen/ato
precedentemente, le correnti che scorronl) lungo un qualsiasi conduttore sono sempre zero.
2 - 63
avendo eli,..ninando il fattore comune -li~' Siccome il gradiente deUa somma è uguale alla
somma dei gradienti (essendo un operatore lineare), posslluno mettere un gradiente m
evidenza., o'V. .·1,tero:
Essendo il gradiente un'operatore' differeI1ziale: se'~ nullo vuoi dire, che la fup.zione è
costante cioè: ',' ,-
E.'
- rI
. el C =O
ov·vero:
~~
-'~C
z . . 64
=
'--y----J
=:;>
'---v---'
?emlUrandD
-i n ·hl
-:c =O
e=h;<
- -
Tz =c~l=ènti:
il pro ci otio mi rio
,
=O =
~
e ouindi:
-,
h·
-
I I
::lic
! 1 .,
! v; 4J + k; 4J = O
~, I
I imy, --O
I \-1
, ..J L éb iC
(x,Ay)=(A.x.. y)
..::iot! è possibile spostare la matrice, da sinistra a destra, nel prodotto scalare (hermitiano).
Nel caso di operatori hennitiani sappiamo che si è in grado di dare delle risposte molto
precise al problema degli autovalori (alcune delle cose che diremo valgono, in generale,
anche se gli operatori non sono hermitiani). Innanzitutto, t'equazione agli autovalori
ammette sempre almeno una soluzione, cioè esiste almeno uli/autovalore: anzi. in realtà Ce
ciò ~ valido sempre), esistono sempre n auto-v-alori pur di contarne le molteplicità. in modo
opportuno (ricordiamo che un autovalore è semplice se incornspondenza di questo
autovalore esiste una soLa soluzione, a meno di fattori moltipIicativi, dell'equazione agli
autovalori; è multiplo se, viceversa,. esistono in corrispondenza di questo autovalore più
soluzioni lineannente indipendenti- deII'equazione:agli ,aiItovalori) .. J:..a. cosa importamenel
caso di operatori hermitianiè che' lo spazio generato da,tUtti, gli autov:ettori' è'una·.base per'
lo spazio vettoriale (1acosiddetta decomposizione spettraledeil'openùore), cioè è
. possibile rappresentare qualsi~i .. :vettore)'"d~llQ ,'. sp~ìo' considerato,.: utilizza..'1do . gli .
autovettori . ,di ,un. operatore,. herrnitlano' '(iri .partic6Hfre' ' 'di"ùna "matricehennìtianay~,;scgli
'" autova:Jàri{>sono~tilttii'·dIstinti.' allora". essi, sono:·. onogonali. fra loro .. ·· Se, ' viçeversa"
. " cOnSidenamo;;autovettori:òhe,appartengono"allo, stesso' autovalore {perché~,natu.r~ente"si.
tratta,di·,;um:::aut~valOI~e,:.degenere) ,essi.~·in generaI e~ ,non "è detto che siano ortog6ntfH;'esiste '.'
però.il' procedimento . :dbortogonalizzazione:di .Qraarn-.;.Schmidt;medÌante ·ilqualei~a.·':partir,e
da un insieme' di vettori, non" ortogonali' è sempre. possibile' ottenere··un' sistema 'equ ivatente,
. cioè che sottende allo: stesso spazio, di vettori ortogonali. A partire dagli autovettor.i.:.è~::
possibile. quindi", . costruire un sistema òrtanònnale' di base per lo spazio che stiamo
cop...siderando. In questa base, come sappiamo, la matrice ha una rappresentazione
semplicissima: è una matrice diagonale. la cui diagonale è costiruitada tutti.gli autovalori
della matrice stessa (processo di diagonalizzazione della matrice). La differenza tra
e
operatvri hennitianÌ e operatori arbitrari che per questi ultimi non sempre è possibile tale
diagonalizzazione, al massimo si può ottenere una diagonal i77azione a blocchi. Queste
sono le proprietà dell'equazione agli autovalori nel caso di spazi a dimensione flnita.
F orrunatameme proprietà identiche valgono anche per una certa classe di operatori
hermìtianì negli spazi a dimensione Ìntinita. A..nche negli spazi a dimensione int1nit~ se un
operatore soddisfa la proprietà sul prodotto scalare (che abbiruno prima scritto) si dice
hennitiano (o autouggiunto). È possibile verificare .;he l'operàtore lapladano è hermitiano.
purché pro·vvisto di opportune condizioni al contorno (in realtà, purché soddisfi qualunque
condizione omogenea al contorno). È possibile dimostrare che per questo operatore
hennitiano, con le condizioni al contorno associate all'equazione di Helm.holtz. e purché il
dominio sia fmito (ed è il caso che ci interessa) l'equazione agli autovalori gode
. esattamente delle stesse proprietà del caso di spazi a dimensione finita. Quindi l'equazione
agii autovalori ammette soluzione in corrispondenza di un!in:fmità numerabile di autovalori.
.:::;
fuoltre autovettori, ovvero autofunzh1ni, . che appartengono ad autovalori distinti sono fra di
tiJro ortogonaIi; l'insieme delle autofunzioni appartenenti ad uno stesso autovalore è sempre
Z - 66
(u laptacia.no è che .gli autovalori {ktn } non soltanto esistono e sono .un'insieme-"!1~~erabile
ma sono numeri reali e positivi" (ecco perché. abbiamo messo Il segno "_" davì'aTIti alla
costante di proporzionalità kt 2 fra ilgradientet.ras""'fersodella divergenza. trnsversae.Ì h ed h
~rl L-J
stesso). NaruraImente gli autovalori nulli non ci interessano perché sono: queHi che
a~.,.Temr:r),ò,i0tt~nuto se, nel casi dei modi TE:i\.·f, avessimo scelto 11 invece che e~ dato che in
cai casò l'equazione di Helrnhoit.z diventa quella di Laplace con le condizior~j alcontorno
-J sul campo., magnetico, invece che su quello elettrico. . ,_ ..
Pcr dimostrTIre tale proprietà degli autovalori partiamo dail'equaziorie di HeL~nho!tz:
-u y2\jJ
- ..;..k=llf
. -'t' . = n
\J
1
., ~.
. , f\yl
f\1I"'Y~t.lJdS-i-k~ ~ I
1
Jo
ds=O
S S
Risolvendo rispetto U k/ U"'vTemo:
2 .. 67
\ J
(è una specie di generalizzazione deila regola qi, integrazione per parti) dove C è ii
contorno che delimita la superficie S (tale identità vale, in real~ in spazi di dimensione
qualsiasi). Nel nostro caso se prendiamo: f=l.tI. e .~ avTemo:
.:
che è sempre maggiore di zero purché non sia nullo il gradknte di 41. cio~ purché 4.1 non sia
costante. Quindieffettivarnente tutti gli autovalori, se diversi da zero, sono maggiori di
zero, e reali. Tale proprietà ci dice anche che !loperat\.")re iaplaciano, oltre ad essere
hermitiano, è anche dejinito POSiEi1lo, cioè risulta che ii prodotto scalare (x,A.x»O (tale
prodoct0 scalare è sempre reale, se l'operatore è herrnitian0: nel caso specifit.':o è anche
sempre positivo). Abbiamo allora che essendo l'insieme {kt n
} numerabile, di numeri non
negativi, può essere ordinaro in una successione crescente, e si può dimosLare che l'upico
punto di accumulazione di tale successione crescente è }":o: cioè questi kt crescono
indefinitivamente non accumulandosi in nessun punto al finito. ovvero è un insieme
discreto di numeri reali e positivi. Ritornando un po' all'inizio dello studio dell'esistenza
2 - 58
i soluzione generale. Altrettanto evidente è che i soli modi TE non possono bastare
(mettendo insieme modi TE otterremo sempre ca."'11pl TE, che non hanno componente lungo
z dèl campo elettrico) ma dobbiamo necessariament.:: ùonsiderare anche i modi T:VI, per cui ~
risulta:
'.,-!_ r
dove" per analogia con i modi TE\f, la funzione potenziale la abbiamo indicata con cD.
Inoltr~k equazioni che governano gli andamenti longitudinali saranno:
r
L~
l -r\ !' ( \ ,. .~ '~'.
Cl Y • i K.~).,.
-- = jCill.: 1- -~ 'l
. dz· - . \. k")
dI . "('
--= j(:.'Zv
dz -
i
L Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
Cambieranno le condizioni al contorno che in questo caso saranno date dal fatto che nel
caso di modi TM, di .~omponen? tangenti del c~o elettrico che ne sono due: sia quella
r
lungo z.. che non e pm nulla,. SIa quella lungo 11 contorno C. Imponendo le condizioni al
contorno, per la componente lungo Z. deve nsu{tare: .. ' . ;. r
V.'
.. -e= O v:cDI
• ìe
=O :::';>
'--' cD!·e =O
dall' equazi one
di Heimholt:: .
dove osserviamo che V't ·~O è da intendersi come limite per punti che vanno verso il
contorno (visto che su di esso non è definito iI gradiente trasverso). Quindi la funzione
potenziale r.D deve essere nulla lungo. il contorno. Andiamo ad imporre l'altra condizione.
cioè che non ci siano componenti tangenti del campo elettrico lungo il contorno, ovvero:
ò<D1
E.·L" =0
-. -e· i c = O =- -l =0
ècl c
cioè CD deve essere costante lungo ilcontomo. lVIa· dal1a .,condizione precedente abbiamo
o
visto addirittura che <D deve essere i denticarnent e nulla lungo il contorno, ,che quindi già
contiene la condizione che ùeve essere soddisfatta' da <D per !a .. componente tangente' dei '.
carr~o eiettrico lungo C ..-\bbiamo quindi .da risolvere, nel.caso di modiThi; il seguente
problema:
Z -70
i
, i
, ;
i
h=--J.V-.41
- k.·
---':'-1
,J
r~] ...
J
! è1j.d
=0
)il -À-:i
(..11·e
.-'-il
\
J
. dV , ! k~ .~
i dV . i-dz = lC::l.l.it 1- k::) I
-> :
dz= Je:uI
.i - - . .J •
.\
k 2 ""l ,.l' dI
;'.·rr
UJ. , i 4 -
- - = j6:X:V
; - d.z = J6El 1- k ~ (\I dz
l ~ ~ ~ j
.-;.;,"
Osser.,.·i8J.l1o che ndle ultime relazioni. per i modi TE, la solenoidaEtà di ~ la SI può
ri~avare dalla irrotazioria1i[3. di b. ma. in maniera più irr.:rneòat:t, dalle equazioni ·':':i \·i3..'<,~.::iell
essendo, in 1.ssenz:;:t di sQf'2.entL il C3.l11PO elettrico E a divef'2.e~a rru[la. AbbiaJntJ D(li Gh~ ,
-_ .. - _. I.
i'insiem~ delle funzioc.i y.r e CD, rispettivamente per i mcdi TE e T),'l. ii ?<?ssiarrlo suppçr:-e
<2-e,::;tituire un insiemI! ,-'t'tonorrnale che abbiamo detto e~sere .,;\.'mpiet0 in L- (nel :senSI) della
~omplètezza ndio spazio di Hilbert L \ cioè sia l'insiçme {l.V:-J sia Finsiçme {cDJ
costituiscono una base per lo spazio delle funzioni a qua.drato integmbil c:, suib sezione
della QUida d/onda.
'-
Osserviarno ora che è plìssibile dare alle equazioni che gO\iema..'ll) gli andamenti
longimdir.ali (che coin~;olg.ono le funzioni scalari di modo) una fcmna simile aile equazIOni
Jdle linee, che ricordiamo essere:
:. - 71
In realtà nelle equazioni delle linee c'era 13 al posto di kz perché la costante di propagazione
lungo z ~oincideva con la costante di propagazione ne! mezzo. Nel nostro caso invece,
come vedremo. non è detto che questo accada e per questo abbiamo indicato la costante
~ propagazione che compare in tali equazioni con k:; per ricordarci che è la costante di
propagazione lungo z. Se consideriamo i modi TE, uguagliando membro a membro le
equazioni omologhe awemo:
Ull
Zo=-'
k.
.... ...
" • ",O
I ~ \ " , ','
k.
_4 =e:::e: 1- -k:2' l, dove k
r ~
=(i).jZi-!- è la costante di'propagazione nel mezzo
Zo ~ k )
- - =-- ..
'z o .'
" ' ;:~~_' ;:~ ::!.f; o,.
,
Quindi definendo opportunamente la costante di propagazione (che non coincide con quella
del mezzo) e t'imp~denza caratteristka con le posizioni:
2-i2
"l
'~I
l
Quindi con queste due posizioni le equazioni che .governano l'andamento longÌtudinale dei
modi sono sempre le equazioni del1e linee.' E evidente come questo risultato sia
estremamente importante in quanto comporta che nello studio non solo delle linee di
trasmissione (cioè dei modi TBvI) ma per qualsiasi modo, TI o 'EvI,. che si possa
propagare lungo una struttura guidante le equazioni coinvolte sono sempre le stesse, le
t':quazioni delle linee, pur di deflnire opportunamente le costanti di propagazione e le
impedenze caratteristiche (quelle che a suo tempo chiamammo costanti secondarie della
linea). Quindi dal punto di vista qella propagazione su una qualunque struttura guidante, la
propagazione .di un generico modo 1-!7-" o TN! è equivalente a quella che a""JTemmq. s,u. upa
li;:..eadi traSmissione equivalente con le opponunecostanLÌ secondarie: cioè la, ti?,:rlsi,ònee
la corrente .sulla linea equivalente. coincidono, numericamente e . in andamento;,',c.0,Il.1e
funzioni scalari di modo V ed I introdotte p~r studiare LP. propagazione sulla gui;~,~,b~"p.e~
qu~sto sono d~lIc:; anche lènsiOnè e correme. equivalenti. Osservian1o che<l:7:!ì;çGitaflIi
secondarie k-z; e lo vlli"iano non soltanto .conIa frequenza ma anche in fimZÌone;' del;" modo"
che si ,SUl consideranclo, dato che in kz è presente kt, il quale è mlO deg+i auto:ftal,crr,j che
-I-:] varia a seconda ,de! .modo. Quindi ogni modo.haJa suaiinea dì trasmissione equi~;h.l~fi~e.. (le
I J cc;stanti ,dì un rn:oqò~,in generale, sono diverse da quelle di un altrQ modo, D,?TI 59,{Ò' se
~- ,: 1 :: -p'a~~iamo dai" modi TE ai modi TIvI .'ma anche ne lI' ambito de il e stess.~.:; c1~si sì modi;;. TE e
! . .
1:\-1:" salvo 1 .casl&.ovvÌamente, q.e~: modi de,generi che harmo la: ~~?sa . cgstante di
. ....... _, "
cio è .dov.uto al fatto ch~ durante lo studiù dei modi TE e TvI abbiamo $cettù :~=1,
ricordando poi che. Pimpedenza CMaLteristica deUa linea è pari propri v a 2:; diviso A).
Ritoma..'1do alla· c1ìpendenza dal1a frequenza della costante di propa§:azione, in gen;:rale,
if
..,n,~>;., "'''' ;1 m"'Z20 ,-h", rl'.;>mp·jA la ~tn,rtur"" ..... "'on r!l'~n.:>.-:;:;vo r'~l"'';' !"" c "" " n'-,n
.1.., I LJ....t.llo...".L~\.I -..,"" • ..1. .1"" w!..... "'" ,,,,,,,;,-lr;nt'"
:" ""'... .1 ........... ". v J
'" ~ 1 ..J 1-"'''' .. __
,5UL ...... u.1L li j, _ ..... .I. ... \ ..... '-...... 1_ '-'" ......._ '-#
I dipendo!w dalla frequenza. (l ,,-v ero k dipende linemmente dalla frç.qUèf1Z'U) dall'e:çn::-sstIJEv
.. .1
di kz.:se ne dèc!U~é che il legame fra k;z. e la frequenza non è più lineare è qL!indi.
~ì ;.;;)nseguent.ernentè, avTemo una prlJpagazìone di tip1..ì dispersivo (an...:he '3e ii mezzo nl..'!1 è
. .1 dj3Dersi~,io) .
O:s~:;;:rvìamLì ora ..:ht la dimostrazÌ0rle rigort)sa che l'insieme dei modi TE ~~ T:::-:\1 (che e
POSSilli"Il0 sempre vedere come dei modi TE o T:v[ corrispondenti ad :!Il autovaior:;: ,:-ullo)
- costitul,sCOOO un insieme completl..\ e Ci ...1è che da essi è pO$sibik mpp·rescnt-iire
qualsiasr -
: ~amp(l elettloma,gnetico in assenza di sorgenti all'inteml..ì dì una guida, non è aftà.tto banale.
i; i
t: però possibile "vedere ciò in manìera abbastanza semplice ricordandù il teorema di
HeJmholt:: che dice che quais'iasi campo vettoriale può essere sempre sCDmposto nella
sorr.ma di un campo a divergenza nulla e di un campo a rotore nullo (a.nzi, addirittura-. in
generak la scomposizione non è unica; diventa unica se si impongono de!ìe opportune
avendo considerato in tale sommatona tutti i contributi dovuti ai modi TE e tutti quelli
dO"ç/llti ai modi T:vf (dove i termini V:J, sono univocamente determinati una volta nota la
distribuzione trasversa). ,-\nalogamente, se sce.gliamo un'a.ltra sezione ( la 2), il campo
trasverso E' sarà espresso da una sommatqria: ,I:V;l' ~ (essendo l'andamento trasverso
sempre 1-0 stesso, longitudinalmente alla guida). ~[a ricoràiamod che V ed L per qualsìasi ~,'
modo, soddisfano le eqùazioni delle linee e già conosciamo come variano con z, ovv"ero
seno una SO'l,Tapposizione lineare di esponenziali 5econdoco:staIlti arbitrarie. .:\l1ora ~e
OZ1unD dei modi ha un andamento con z che dipende solo da due costanti è sempre
pt~ssibile fare in modo che, per l'ennesimo modo, il valore delIa V,::(z) sulla sezione l sia
proprio V:l e sulla sezione 2 sia proprio V:l' (e quindi è possibile ricavare i V::"" e i V::.-
ddl'ennesimo modo) Quindi possiamo costruire una sovrapposizione di modi che gode
dane seguenti proprietà: riproduce le componenti tangenziali del campo in corrispondenza
delle due szeneri,;he sezioni l e 2; soddisfa le condizioni al contomo perché i modi sono
stati cosrr{iiti in modo tale che queste veni~sero soddisfatte; soddisfa le equazioni di
f.,,[a.'('I,'Vell in tale struttura perché i modi sono soluzioni delle equazioni di Nfa."C'Nell. Allora
per il teorema di unicità, salvo nella situazione in cui nella struttura ci possono essere
2.·74
l - -!,. -..,-
'2.·75
H
_t
="'ç'
~
I & h! + '" I H h H • - ..;
,/..J Il._n
Il _Il
Il Il
dove gli apici E ed H indicano, nspettÌ";'(lffiente, i ternrini relativi ai modi Thi e TE; ci
vorrebbero anche i termini relativi ai modi TEi.'vI, se non li abbiamo già inclusi in una dene
due sommatone (anche se la scelta cade sui modi T?vI, per i quali è stata introdotta la
stessa funzione potenziale cD). Per la componente longitudinale, ad esempio, de! campo
elettrico gli unici termini che danno contributo sono quelli relativi ai modi DvI (non avendo
i modi TE componente longitudinale del campo elettrico). Quindi avremo:
," l
...... ,"'::
Supponendo che la convergenza sia .tale:cia.pot~r invertire l'operatore ;di,divergenza con
l'operatore di somma, avremo:· . ;~ .. ,.:":.;:
a:.,"
·E·· l"~IE" ~
. ,'= .-..- l ~ll' Vt . ~;
- . JCiE -;-.
.......... ..
:.;~. ~;.,:.'
. . . . . . . . 1• • •
..
dove:- V t . -n
e.- ='1 .[--'1
t
.
k E _ t cD Il l = k E
. ~. . ) :n
--y~<Il t n
cii He!mholt:z:
.... 2" ._ . i:·.... E
-. .;k.: -\D
• .. "n . n
_.~
...... .. -
~
.~'"J..~_
~
;-
t""
In definitiva si ha:
.",. "
l "'" .. ..
H = -- ? V~k~"' 1H
:: J·Cq..L - - :l ':l''''':l
:l
2 - i6
-- J
dove, volendo, possiar'11o esprime gli ~ e gli il in termini deile loro espressioni in CD e 4J in
modo da far comparire tutto il campo in termini delle funzioni di modo e delle funzioni CD e
41·
L~ relazioni che esprimono le componenti longitudinaIi in termini di <V c '+' ci portmo a pr:nsarc che per
esprimcrè un generico C!lIllpO elettromagnerito si.:J. posSlbik, invece che considerare le componenti rrn.sverse,
,
.,, considcrnrc come incognite quelle longitudìnali. Inf:mi. siccome dalle componenti longrtudinaIi è possibile
;:
ricavare i c oefficienti di espansione in termini di (D e \jl, è possibile da questi ricavare i campi trasversi; quindi è
chiaro che non so1t:mto le componenti Ir:lSVcrsc definiscono uruvo<.::uncntc quelle longitudinali ma. se il mezzo ~
omogeneo lungo z., anche le componenti' lon~lJJdiruili determinano quelle trJ.svcrse. Lo studio della
;.
propag:IZione. allOr:l. porrebbe ~ssere affronoto :mme in questi termini e diventI quasi lID:I sinda. obbligaroria
,
_irJ neno srudio delle strU~ guidnnti di tipo didetrrico • .dove non esistono modi TE ~'TM, cioè ..,IJ9.n, ~.~sistono
J soluzioni dencequazioni' diM:u:wdl . che sono o . solo TE o solo T:vL ID:! ,esistono modi ":che . hanno
comCIDpof3Ilemn.em:e componenti lungo z diverse da zero. Questo significa dire ,Che anche se',ésutono modi
farto~ci le equazioni relative alle componenti ~e non si scmplific:mo affatto e qrrindi.;,ncin:. è più
conv:=rut:nr.t:5rudiar:: ia'propagazionein tennini di componenti tr:lsverse{vedere trattazione sul;Eta.~q;schert1).
. ~'- ~~. .' -' -
Quindi qualsiasi :.campo elettromagnetico alrinternodi una guida è esprirnibile.'.. come. Jma ~
somma irmnita·di.modi(una ser.ie); oy-:v:iamente andrebbe specificata la converger.zi,·.·dì~ tale'
.. serie. Data che ~precedenza abbiamo parlato ~ completezza in ;~/~.;.questa conve~gèi1za è
da,intendersi in L; in realtà la convergenza vale anche per altri tipi di nonne. Inipm,::ticolare,
si, dimostra. che all'interno della guida, cioè in o.gni compatto contenuto all'interno della
guida, ;:'la.convergenza è uniÌonne (è questo, fra' Paltro, è la ragione per cui si sono potuti
scambiare l'operatore di divergenza con l'operatore di soanna) , La convergenza può non
essere uniforme (o addiritrura può non esserci proprio) suì1a supertìcie che delimita la
- guida.: sì .dimostra' èhe la convergenza è non' unllonne pt::r le componenti·tangenzialidei
li'I ! !
ca..rnpo elettrico mentre è uniforme per le componenti tangenziali del campò magnetico (il
LJ tutto è dovuto al. tipo dì funzionì omogt:nee scdt~ pt::r il contorno; si ha infatti una
differenza fra le funzioni da rappresentare e quelle chele rappresentano, per cui ·.n(Jn ~
. I I possibile avere convergenza uniforme), Ciò è dovuto al fartù che alcùni dei termini
-'-I i
t...J dell'espansione (quelli relativi alle componenti longitudinali) si ottengono facendo deUe
derivate. YIa la derivam di una serie che converge al limite .uni.ròrmememe, in genere, non
Gonver,ge aneh1essa unifonnementè. Però, siccome le funzioni sono analitiche. su ogni
compatto contenuto all'intèmo della guida. viceversa. la 00nvergenza è uniforme, Ciò ci
permette, attraverso l'espansione modale, di calcolare aCGuratlliTIente, purche non andiamo
a tinire proprio sulla frontiera del domLi1io. anche i valori puntuali dei campo eleti:fico e
2
magnetico, Sappiamo che la convergenza in L non ci dice nulla sui valori delle funzioni in
2
un punto perché. in realtà. gli elementi di L non sono funzioni ma sono classi di
equivalenza di funzioni (cioè sono tutte le funzioni che si distinguono per un insiçme di
misura nulla): quindi in un punt.o la funzione può fare qualsiasi cosa. La conver.genza in
media quaàrauca (quella in L") è accettabile solo per determmati aspetti quali la
'1 - 77
l . ..
p =- t E)(H-· Lds
"~S - - -
~
.'O. -_ -,.,1:-f E.
-.
v'"
,'o
-... L~
H
-
-
,-l,...
"S
dove le componenti trasverse hanno la seguentè esparlsione modale:
2-78
IH
i-t
=)l'h
..:...J :n-m
t m
in Gui "0n abbtamo distint0 i termini relativi ai m0di TE e T::VL :oupponendo di averli
im:lobari nell'unica somma considerata (le due sommatorie sono state indicare con indici
diversi perché dovremo fare dei prodotti), riordinandone, ovviamente, i termini, Dunque;
a-VTemo:
.; .•,!
~:' ".;
. , • ~ •
.,-:}. -
o' ~.;r.' .:i':: ~"I_ ':' .
e tale espressione ci mostra come,. in generale, la potenza, totale non sia la S9.~~:· cfelle
potenze (ciò dov1.lto all'integrale che coinvolge cilITlpi con indici n ed m). Cj~~~l?;é:q,ì.am.o
allora., se deve valere il principio di sowapposizione delle potenze, che tutti \gJ;iÙF~egra1i
oon gli indici diversi siano nulli e tutti quelli con indici uguali devono essere ~,gu'7.J~, ad lo
Andiamo a :vedere che effettivamente. le ,cose starmo così: in,generale dovremo.-_cpnsiderare
. ~ - '~!J' #.· ... j1\::~
relativi a.due modi TE; in tal caso gli 11 sono deducibili da un potenziale. Abbiamo allora.
pennutando circolarmente ii prodotto misto sotto integrale:
f J
lJ
utilizzando, a què.sto punto. la 1.1 identità di Green avremo:
-' iL. jj
r _. ~
l l ~ p~ C:,-!J~ \- ~~ «. ì
I
= - - - ; ' \H_-·-~dc- lJJ_v.l.V_dSi=
L- k k ! ~ r., én ."" '0' ì
~ :m ~c S
Dove il primo integrale è nullo dalla condizione al contorno soddisfatta dalle: 4', e; quindi
,I aBche dalle l.jJ', DaU'equazlone di Helmhoitz si ha che Y:\jJ '= -k~~ljJ' e quindi a'JTemo
J ancora:
'2 - 79
1-- -'
1_- Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
... i',
Ricordiamo ora che abbiamo detto che l'rnsieme delle autofunzioni è ortogonale e le f
pt..)ssiamo sempre nonnalizzare in modo tale che tale insieme sia ortononnale. L'integrale a
cui siamo giunti è proprio il prodotto scalare tra due autofunzioni e tale prodotto scalare è
zero se n;::::rn e vale 1 se n=m (perché abbiamo norrnalizzaf6 id 1 le autofunzioni). Quindi,
in deflnitiva.. si ha:
k •.'
=~;S
k. n,z:r:.
= on,:n t-o
'!!
-1 - = [O1.1 se n -= m
uùve 0 n ,::J. è il ~osiddetto simbolo di Kroruaclc.:i!r. In defrnitiva si ha che la
. ;."
2- so
generale, è naturalmente un fatto negativo perché significa, imànzitutto, che e/è una perdita
! di potenza rispetto a quella va sul modo che ci interessa ma, soprattutto, che se vogliamo
utilizzare i vari modi per associare ad ogni modo una diversa informazione avremo che
l'intòrmazlone associata ad un canale (assocÌato ad un modo) si mescola con quella di un
altro canale (associato ad un altro modo). È, ad esempio, quello che accade nel fenomeno
della diafonia sulle linee telefoniche~ queste linee sono naturalmente multimodali (sono un
fascio di doppini telefonici) su cui si propagano contemporaneamente tanti modi, in tal
caso tutti i modi TElVL Per effetto del fatto che i conduttori non sono perfetti c'è un piccolo
accoppiamento fra i vari modi e questo fa si che, se il tratto di linea è sufficientemente
lungo, una porzione apprezzabile della potenza associato ad uno dei cavi si trasferisca su
un altro (come sappiamo ad un sistema costituito da un cavo multipolare ad ognuno dei fili
è associato un modo indipendente, in particolare ricordia...T'J1o che essi erano n-l, se n era il
i
"L,'~-'I nllilleTO di conduttori che costituivano il sistema) e quindi parte della comunicazione può
viaggiare contemporaneamente anche su un altro cavo e quindi essere ascoltata da un altro
utente. Oggi questo fenomeno avviene più raramente in quanto i tratti in cavo: sono
reìativamente piccoli, copròn~ soltanto il tratto dalla ,centrale telefonicaallè abitZpòrri, >ma
fino alla centrale telefonica si arriva mediante ponti ràdio. Quando questo':'~fe~~meno
awiene, in genere, è dovuto ad accoppiamentLche si verific3I1o nella centrale stessa tra, gli
arnpIiiìcatori o i sistemi che smistano le c9municazioni. In generale, dal punttì;&.'di:NWista ' , '<i
applicativo questo fenomeno dell'accoppiamento 'deÌmodi ,può essere un veropr881'brna:'.~ Si;
pensi, ad esempio, alle applicazioni di potenza in cui c'è una grande quantità di \~9tenza
~~~Ei?ta: ad una rnodo, (ad esempio, riscaldare con Inicroonde un pl,a.wajJ;+; fusiC?ne),~f;allora
cf'sono ~mega-watt· che viaggiano su 'queste gui~t:e perdere parte ,di ,questa po~e$ può
significare 'una perdita sigrrificativ~ abbassando. ,di. molto il rendimento ,dì trasfecilnento,
che PU9 essere addirittura superiore a quella che viene dis~ipata per effetto, Joul:e'·, sulle, ,
pareti -stesse';della'guida. Vedremo, in realtà"che questo ,accoppiamento è riLeyante,solo se, . "". ~.
i modi che$i:sono accoppiati si propagano con,la stessa velocità.: s~ uno tendea,d andare
"più veloce 'dell'altro essi si disaccoppiano e non c'e trasferimento di 'potenza; ',dall'uno
ail'altro, il fenomeno è particolarmente grave nel caso delle tinee;i"te1efoni,9he:tperché .vi
!-i ) sorro tutti modi T1='?vi ..:he si propagano tutti con la stessa veJocita (con la stessacpsmI1te' di
LJ prl)pagazione) e quindi hanno tempo. per così dire. di intera?ire ìungo .tutto.jl Pc:',..; . ,,>f'S<.).
. È
chiar9,d;e se la -·... elocità di fase (o di gruppo) sono diverse i segnali si separano e non c'è
più :possibilità di passaggio di potenza dall'uno all'altro di entità tale ~che i segnali si
disturbino a -vicenda.
A.ndifu'TIO adesso a studiare con maggiore dettaglio le proprietà di propag:azione dei modi in 9
una struttura guidante, che come abbiamo già precedentemente evidenziato non sono cosi
sempiici in quanto la relazione fra costante di propagazione e frequenza non è lineare, e ciò
si ripercuote sul fenomeno della propagazione fendendolo dispersivo. A, tale scopo
,I riscriviamo la relazione che esprime la costante di prop~oazione in una struttura guidante:
" j
Supponiamo, per semplicità, che il mezzo sia non dispersivo e quindi c: e )..l. sono delle
costanti; nella quasi totalità delle applicazioni con le guide d'onda il mezzo è il vuoto
'2 - 81
.. ~ ~".
Abbiamo poi che risulta: '
;~~ QùandD: la'pulsaziorre,::è' .maggiore deUa pulsazione' di taglio la kzè' reale e quindi si hanno,':
.: .in. gehera:1:e~':due. unde,~~l1nathpr:ogressiV'a·,'e .unaTegressi~ .che ·si pfDpaganoJl;lngo'tla~;nostra
strut:t:ùli:::~taanfe~':~Vfueversa; .quando' si-am(Y':al :'.di sotto,' della'· .puisBZione~~ili~ ltaglio'; 'la
cosiante:·.,"dt~-:::pr.opa:gazicinej ·tliventa··, immaginaria:.; ::..che:~ va, presa.:.naturalménte;:-; come·:si .
_"0 • conviene;"coFsegnd",~I: 'Dal punto. di vista· dell'andamento'della' tensioneèe deHa ·.corrente· :
':~~ __ o' sappiamo che intsJ'caso~'nondè più: propagazione.ma un'attenuazione'-esponenziale
all'interno della struttura. 'Per tale motivolaci)tè detta. pulsazione di taglio, perché separa
la zona di frequenze in cui' non si ha propagazione all'interno dellàguida del modo
considerato, dana zona di frequenze in cui, viceversa, iI modo 'si può propagare. 'Come si
vede dall'espressione, tale pulsazione di taglio, una volta fissato il materiale 'che riempie la
guida. dipende dakt; rìcordiamo che i kt sono una successione di mimeri positivi che tende'
al1'irtfmito ... Quindi per ogni modo c'è una pulsazione di taglio corrisponde~~ _e,come sono
ordit."1at1- in una successione crescente i kt così sono ordinate le corrisponden~ pulsazioni di
taglio. Ci.'sarà il modo che ha la pulsazione di taglio più bassa di tlltte~' che sarà detto il
modo joYu:!arnentale; quello che ha la pulsazione di taglio immediatamente sUperiore verrà .
detto primo modo superiore, e poi tutti quanti gli altri che saranno chiamati modi
sufX1riori. Possiamo rendere tutto ciò visibile facendo, come al solito, il diagramma di
Brillouin, che riporta l'andamento di (iJ in funzione della costante di propagazione. Nel
nostro caso, a seconda della frequenza, la costante di' propagazione può essere reale, e la
indkheremo con 13z (è la costante di propagazione lungo z, non ha niente a che fare con il f3
del mezzo che riempie la guida)~ ma può essere anche un immaginario puro, e in tal caso il
coefficiente dell'immaginario sarà -0'..::. Quindi su un unico diagramma (sfruttando il primo
e il secondoquadrarite) possiamo rappresentare entrambe le situazioni. Cominciamo ad
analizzare il caso in cui CD>Cùt" e ricaviamoci l'espressione di co in funzione di ~z. Avremo:
2·82
..
Tale equazione è l'equazione di un1iperbole Ci due termini quadratici contenenti le due
I variabili 6) e ~ sono di segno opposto, portati allo stesso membro) con gli assi coincidenti
con gli assi coordinati; tale iperbole per p-z=O parte proprio dalla pulsazione di ta.slio.
Quando ~4t:O la relazione tende a diventare lineare, O\f'V"ero tende all'asintoto:
-1
,.
l dove il coefficiente angolare della retta che rappresenta l'asintoto è pari alla velocità della
luce nel me2ZO che riempie la guida. Tale andamento ci dice che la propagazione è
_;_) dispersiva (come accadeva. nel caso del plasma) perché in ogni punto la velocità di fase e
l! la velocità di gruppo sono diverse (e il prodotto delle due velocità è pari al quadrato della
,- velocità della luce nel mezzo). Tale andamento si ripete, ovviamente, per tutti i modi (per i
--'-',r.;"1 quali l'asintoto è sempre lo stesso) che hanno pulsl1Zioni di taglio divex::se, dato chè: tutti i
U modi degeneri hanno' lo ·stesso.· diagramma. (avendo la stessa kt). A questb:ojnmto
osserviamo che se operiamo, ad èsempio, alla frequenza Wl 111tti i modi sono, co1i6' ~i'Suol
-u dire. sotto taglio, cioè la pulsazione di ta~lio. di rutti i modi è superiore a quella a .CUI si ."
aPlera, Qumdi' per.~:aÀ~~hoche .~a qud~sa:-,frequenza non sj ~ulò avere prp.p··frg~'~i'9it~;
.. al ' intemo de 11 a gulu.o.., IJ.a..l.O c e tuttll mo 1 S1 attenuanoesponeI1Z1a mente Ce s(,a.f:renuano.
'tanto piÙ';n:;pi_damente quanto più elevato è l'ordine .del modo). Questo si~.ç?:,.c11~~:se ci
aUontaniarn9.';:dalla zona in cuiabbiarnoeccitato:ilcampo .esso tende rapì~~~,e ';~:zero,
. J. riducendosÌ'praticarnente.a zero ad una distanza dalla sorgent~di alcune volte la cJ2;~e
ì;. di attenuazione; quindi all'interno della guida non . c'è .più campo elettromagr1~tf8:6 che
J.. ,invece rimane confInatonetle irrnnediate vicinanze della sorgent~, .. Seeccitiamo.,il',,;,sampo , .-> .<-
ncrIa nostra):guida COTIuna 'sorgente alla frequenza, ad esempio, C02 alI!Jra, , il", modo·
fondamentale si ~ropagherà con la costante di propagazione !3zj. (e con la ~~rrispQ;d'enteJ
velocità di gruppo, d6)id~Ylungola guida Ce se non cisono:per-dite!:'continua: afomÌre'da
_( J potenza .fino al cadeo). Tutti i modi superiori sono, ancora unavòlti sotto ta:,lio. Ciò
i I
Ll significa che allontanandoci dalla sor:gente tutti i modi superiori si' ·attenuano
esponenzialmente e ad una certa distanza e/è solo il modo fondamentale. Quindi ad'una
'·l certa distaÌlza dalle sorgenti ed, evidentemente, anche dal canco (cioè da bitte le zone in
,--L cui vengono eccitati modi superiori) non troviamo nella guida tutti i termini ddl'espansione
modale ma solo quelli che si possono propagare; nel caso che abbiamo considerato solo il
- ..J modo fondamentale. Se consideriamo di operare alla
J frequenza CD:; i modi sararmo due; in ogni caso,
qualunque sia la frequenza, solo un numero finito eli I
l'~rLr~
temum dell'espansione è sufficiente per
rappresentare il campo all'interno della guida (pur di
allontanarsi sufficientemente dalle zone in cui l')
l vengono eccitati modi di ordine superiore). Quindi (1.\ .!>",L, ~,
) l'espansione modale non solo è generale (cloè (eCL;ra.z.tO"'~ ~~ ,\\ltil..o .f"",à",,~c
pennette di rappresentare qualsiasi campo) ma è v....' ;y....,\~~"'~ re.J.:.'U.~ !;,cF <>""; -(e. )
~b 'Ì'<"I c.",..ro C,&..~~')
anche estremamente efficiente perché in tutte le
2 - 83
in·0 CJ
togliamq' ~il.c?.vo centrale, 'e quindi diventa una guida., . allora laCùtt di'Y~ta:~:>il .'Piinto di
partenza della propagazione, potendo ~,quindiandare ~ "::!~ ';é~;
a frequenze rupenon. Naturalmente.
quest'ultimo caso, la banda di frequenze è limitata ;~, '::,_,,~.
O . ~ /.:~.~';-i."
superiormente dalla frequenza· Cùt2 e quindi per ~ ~ ". . "','
, - ' . ' . ., -' 4
:z 2:2
(j) E:J-L == -Cf.:. + kt
2. - 85
z":,..1h
rettangolar.e}/N''èl;caso''inicui.·a=b··laguida.degenera:in . 100--- d --~~
una gtiìda,;~adrata;:n.nostro .scopo, di .detenninare·i
è"
modi TE eTIlI. all'interno:.di una struttura ,di questo
'~J,.~"g~nere~ i modi TEl\tI, ovviamente, non ci sono essendo
la sezione semplicemente connessa. Cominciamo dai
modi 'lE per i quali bisogna risolvere l'equazione di
HelIIlholtz all'interno
l'
f
I
v; 1.jJ + k;\V == O
!LèttJlle
èn =O
della sezione, con la condizione al contorno di tipo Neumann. Una volta determinata la
funzione W sì determina 'iI vettore 11 da cui il vettore ~ e quindi l'intera distribuzione del
campo. Come sappiamo, le equazioni differenziali alle derivate parziali si risolvono in
maniera canonica col metodo della separa;;io~ de/k variabili, che permette di ricondurre
la soluzione di un' equazione differenziale alle derivate parziali a soluzioni di equazioni alle
derivate totali. La condizione per cui il metodo della separazione delle variabili funzioni è
che il contorno del dominio si sposi ad un sistema di coordinate in cui l'equazione, per
2- 36
I Quindi la soluzione 8enerale, che è data. dal prodotto di f(x) e g(y) dipende da 4 costanti
arbitrarie (di cui una è, naturalmente, inessenziale dato che l!equazione è omogenea e, in tal
caso, le soluzioni sono defmite a meno di un fattore moltipIicativo. Oltre a trovare la
soluzione generale dell'equazione di Heimhoitz, per risolvere il nostro problema dobbiamo
imporre anche le condizioni al contorno, che sappiamo essere:
/ ì
I
~I
J
cn,~
=0
Il-
J Disti~guendo i due contorni verticali dai due contorni orizzontali, lungo il ,contorno
vertìcale,a meno di un segno, la dr~vata normale"equivalea fare la,. derivata rispetto. ax (it,
segno centra perché per laderiv3ta'n'ormale lungò il contornoax='O la normale è diretta'nel':
verso negativo delle x); lungo il contorno orizzontale, invec'e, la derivata normale equivale
a fare la derivata rispetto .a y. Siccome queste derivate devono essere. uguali.' a zero, il.,"
segno.è messenziale e quindi possiamo porre: ' ,,,,',,, •. h._
O
. ~~ .". ,
avi -o .: <~.
"': .. '
Per x=O affinché risulti f' =O deve risultare B=0, Inoltre per x=a avremo:
j ! n1t
I fl == O
~
==? k ..
"
:= -
a
, n = 0,1,2, ...
A .. O,utrimenti
la ~oiuzione slrebb e
ldent1=cnte nulla
Tale relazione individua tutti i possibili valori della costante di separazione kx> che sono f
L
un'infrnità numerabile (i valori con n negativo, ovviamente, non ponano ad altre soluzioni
perché darebbero le stesse soluzioni soltanto cambiate di segno; ricordando poi che tutte le
(
SOluzioni sono defmite a meno di un fattore moltipIicativo otteniamo sempre la stessa
soluzione). Analogamente per la condizione sui contomi orizzontali avremo:
L
2 - 88
Esiste un numero tInito di sistemi di coordinate in cui l'equazione d' onda-è- 5~parabile. Per l'esattezza sono 11 i
sistemi di coordinate, in due dimensioni. in cui questo è posSIòile ~, sostanzialmente. sono i sistemi di
coordinate: cmesiano. sferico, ellittico, ellissoidico, parabolico e loro casi degeneri~ ovvero 50no tutti : soli i
sistemi di coordinate in cui l~ superfici coordÌnate sono dc:ne quadriche. Questo. fra l'altro, spiega pc:rchtE
esistono una serie di problemi detti canonici che sono quellL per l'appunto. in cui l'equazione d'onda può essere
risolta :mafiticam::nte; per ognuno di questi sistemi di. coordinate, quando si utilizz:t il metodo dena separrione
-, delle vari.ab~ ci ~ riconduce a equazioni nIle derivate totali In cui soluzione è una delle co~-iddette .l''Wrzioni
speciaJt deU':malisi (come. ad esempio. le funzioni di Bessel). In realtà ~siste tm insieme un po' più grnnde di
sistemi di coordinate importanti in cui. invece dell'equazione d'onda. si considet:l l'~quazioQe di Laplace, la
quale :: 5ep:rrabile in 15 sistemi di coordinate; anche in questo caso dalIa soluzione dell'equazione di LapIac:: in
tali sistemi di coordinate vengono fuori ulteriori funzioni speciali.
0"1"
Ne! nostro caso. applicando il metodo della separazione delle "Variabili. supponiamo che
:~.H risulti:
,\V(x> y) =f(x)g(y)
:. ," ~\~;'.
fII al'
=> -+~+k: = O
"--,.,.---' f (J •
~e f~ g o
seno ,,:0
'·r··.
Essendo kt1 costante, perché questa eguaglianza ,possa aver luogo, separatarnente ,ili altri
due tennini devono èssere costanti. Se indichiamo con: '
( , f'"
i , 2
;-,(~ =,T
: I.: _ g"
,-:-"'y--
i. g
,LVn~rTìO due .::quazioni difrèrenziaii alle dçriv<l[è totali e un'equazione di con2TUenza fra le
;;Lisra11ti di Separazione introdùtte, cv"'vero:
( J.:."
J. _
"
1 .....
---I\.
f :;
Dobbiamo' quindi risolvere le prime due equazioni che sono quelle di un oscillatore
armonico, la cui soluzione generale è, per la prima, del tipo:
2·87'
Y= b =
'-- .k .= mx
7· b ' m = 0,1,2, '"
c.. o
I
I
e i corrispondenti autovalori saranno dati da:
-l
I
J
-- [I
II
L.
'-- .-'
Notiamo che in generale può capitare, se' il rapporto fra a e b è un numero intero o un
numero razionale, che esistono coppie di n e m distL"1tÌ a cui corrisporide:ild.., stesso
autovalore krnm; per esempio, se a=b(guida a sezione quadrata} allora tlltt.igiii,~ailt9fya.1ori
sono degeneri; scaInbiando :fra di loro TI ed m otteniamo sempre lo stesso auto~~ll;~.~~" ·cioè
otteniamo almeno due soluzioni distinte per ogni autovalore . .
(infatti scambiando n con m quello che era Pandamento con x ~:L:.}:;:.;~:r:i;
lo sia ha lungo y, e viceversa), salvo i casi in cuin=m (dato
che in tal caso sca..-nbiando n. con ID non si ottiene nulla di
diver3.o ).~ Da punto di Vista geometrico·.ktmn è la dista.'1Za
. . :n.!J. . dal1'origine di un punto che ha coordinaie ~ ~Tn1C·:;'o~·ero
a~·
b .
" ,
l'
.\
neLpiano :questì punti, al variare di n ed rn,costituiscono 'un reticolo rettangolare nel piano.
Tutti i punti che si trovano su Ha stessa circonferenza corrispondono allo stesso· autovalore"
e quindi darmo.luoga a modi degeneri; viceversa non sono degeneri. Tutto ciò dipende. dal
rnpportofra a e b; se .ad esempio tale rapporto èìrrazionale .allora ciò non accade mai.
Detto questo, andiamo a determinare la costante ~. Ricordando che Finsierne delle •
autofunzioru oltre ad essere completo ed ortogonale, può essere nommlizzato,'è chiaro che
sceglieremo la costante An.'!l in modo tale che la nonna di 4'= sia unitaria. Osserviamo che
effettivamente quando consideriamo coppie di indici (n, m) diverse le relative funzioni Yf;:::n
sono ortogonalL essendoìo le funzioni cosinusoidali che le costituiscono; in questo caso.
addirittura. anche se c'è degenerazione le autofunzioni sono gii automaticamente ortogonali
(non c'è bisogno di ortogonalizzarle èol procedimento di Gramn-Schmidt. come in generale
,
! si dovrebbe fare). Dobbiamo guindi imporre:
, i
L .J
a il
JD. J~ d'(dvl =l
2
\1f 1
"j't'run I
O
2 - 89
O a o b
"
' ...
H
"
rl • Il=O r l • m=Q
I
"ti =i l vm=~ l
!,.
ll' n..O '. - J znr:O
Con l'ausilio delle costanti V n e V m che abbiamo introdotto (alla luce dei possibili valori, a
a b
ed -, e b e -, che PQssono assumere i relativi integrali) possiamo scrivere tale
:; 2
uguaglianza in maniera più compatta:
!A= r~ (
v Il a v mb) = l => A
=
=
~abvltvm.
l
Qu esta.quindir,ed',espressione" comp lem,deHa ·41:=. . anche' normalizzata a::l .. ,Per ,ogni: coppia'
di. indid.'n:e,d;rrtc' è unapossibile'so luzione .• Ci' rendiamo.subito conto' che 'c' èun":casO';che "è
da escludere;,InfattLse,ambedue, gli indi'Ci sono nulli. cioè n=m=0; la 4J è costante.e quindi
il gradiente di 4fè zero. Siccome siamo' interessati proprio al gradi ente di qJ. (attraverso cui·
sono definiù i campi)'la coppia' n=O e m=O è da escludere. perché darebbe luogo ad una ..
soluzione banale. Quindi almeno uno dèi due indice il ed, m deve essere 'diverso da zero.
Andando in ordine ci sarà, allora, un modo 10; un modo 01, poi un modo H, poi 12, 21, e
~osì via; è chiaro che man mano' che '-gli' indici aUmentano' aumenta i1kt. TI modo'
fondamentale andrà, ovviamente, cercato fra le coppie di indici che sono le' più basse
possibili. Nel nostro caso, almeno fra i modi TE, siccome a~b, il modo fondamentale è
queI10 per cui:
)
(n =l il:
~ k. =-
!m=O -\0 a
l
m0d0 che indicheremo con TEti). Fra quelli immediatamente supenorl al modo
fondamentale (e fra questi quello più vkino dipende dal rappolto fra a e b) C'~
sicuramente il modo:
fn =0 il:
lm= l k:0 1 =b
2-90
quindi otteniamo la descrizione circuitale! per quello che riguarda la propa,gazione. Per
completare la descrizione dei campo bisogna semplicemente ncavare gli andamenti
l
trasversi. Ricordando che hr. 'T.. = - L Y~\Vn.":l' avTemo:
'nm
'
; .' "J
.~~.~--'
,..
l i nJ:. n~ rn~ -:- m::!: . m-:t ~ l
n:;;:
e"..!Il' =-- I --sm-x
a
cos--v L ~--cos-x sm--v
a b ' A,
L :
-. . .,.
-.
~
n
1.
.;
L\.~::m vabY
I
\lm,L
\ ab' J D'
. .. ~
_o,. • ." ~ •• . • v .. ;:;.:}. ::-.......
_ l (-:- ) V V 1 n~ m-;-;:
H:~ = -.-V:' I:::;".' E~ = -.-k \.jJ;~ = -.-k r_ ' cos-x cos--v
• .r.\ J c·+t t
J<:q..l. = J c..~ ~.
= \Ji abv 01 v ••• a b -
li l L.J
In partico~are. ci interessa il modo fonda."'TIemale TE,i) per cui risulw,:
! f? . 7.:
h,,\ = \f-sm-x
'"
l~
_.v vab a .>
12, 1C ~
J 1 ~iO = -,\,ll-sm
~ ab
-x l.J
a -
ItH.-l')
VIt/2
= --- Jt
i-cos-X
jC!~ a Vab a
Z -91
e la costante che prima abbiamo chiamato Acm è sempre la stessa (essendo l'integrale di
sin 2 lo stesso di quello dei cos 2). Per la particoiare siinÌnetria ,della struttura guidante che
stiamo analizzando si ha che il k.. ha lastessa.esoressionedd
. . modi TE:cioèrì;ulta:
. ,',
Quindi certamente, nd caso di una guida rettangolare. i modi n'l sono tutti modi
superiori. Quindi ii modo fondamentale in assoluto è ti modo TE: o (tutti gli n.itri. sia TE
<:he 'DvI. hanno delle frequenze di taglio superiori. perché hanno deih~ costanti k., più
,QTIU1di'l. Bisogna n. questo punto vedere qual è il primo modv superiore, che è quellv chd
fimita la banda di frequenze di utilizzo della .guida. La frequenza di taglio della guida la
possiamo immediatamente individuare. ricordando che:
11: c
=>
'--.,--- CO.
-lO
= c-
a L-lO =2a
- =
COll '= Ve10ntà
deila luc! nel mez:z:o
- ,':).,-
"...
10
I 11:
I a
I
l
!
11:
01
b•
-- il
il i
!U
Il
I I( ,-::ì It
11:
I
I
\;:
I -J +!-) l
V\ ~~~;~ :,.~.b
j
l
,
•
i .. '
'_.-
I .,11:
i! 20 #'. - -••
--!
,
!
l
,- ... a
l--, l
• -- .. o,: I
ì:ie Ila t.abella non abbiamo considerato il modo TE)2 perchéa~/Ià ;,un kt superiore at:'quello
reimivo al TEzlJ e, inoltre, non abbiamo scritto i successivi kt pef'i.,modi TIvf p:er.ché eSSI
~f I saranno reLativi ai modi ThI:!1 o 'DvIi::, che quindi saranno superiori al kt10 del mociù TE.
i ì
LJ
Quindi tissata la dimensione a, c'è sicu~ente il kr. 2c =2 ~, dato che q~alsiasi co~m che
il.
- r l
'I \ facciamo su b non ci modifica il
[ 'U k~ é-qu\ndi la relativa pulsazione di ta~iio. Quindi la
!
banda massima che possiamo sperare di utilizzare ~ qudìa che va dalla pulsazione di tagli.)
-del modo fondamentale e il doppio di ta!~
L! l
pulsazione. Quindi se andiamo a considerare
U
Il l'asse dellè Cv de! di(1,grarruna di Brillouin
abbiamo che fissata la dimensione a della
guida restano determinaLe te pulsazioni dì
taglio rottO e cot:zo (pari al doppio di Cùt10)' Ciò
significa dire che qualunque cosa si faccia
sulta guida, in termini della dimensione b, non
possi~o sperare di avere una banda di
utilizzo più grande di questa (quindi il
2 -93
L
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Buono Studio! =)
. massimo che possiamo sperare di avere è un'ottava: cioè' fra la frequenza fondamentale e il
doppio di tale frequenza). Perché questo sia vero, in realtà, è neCessario che nessun'alt:.ra
delle frequenze di taglio relative agli altri modi, nel nostro caso CùtOl e Cùt11, capiti·
alI'interno di tale banda. .A.ffmché accada ciò b deve essere sufficientemente piccolo in
modo tale che:
iC ?':t a
-> - => b~-
b - - a 2
in tal caso infatti sia Cùtol sia Cùt11 vanno fuori banda. Si noti che la condizione su b è un
limite superiore (tutti i valori di b più pi~coli dena metà della dimensione maggiore deila
guida ci varmo bene) e poiché l'ingombro della strutrura è fissato dalla dimensione a è
chiaro che la dimensione b conviene farla quanto più grande possibile, compatibilmente
con la condizione da soddisfare. Infatti se restringiamo la sezione della guida, a parità di
potenza trasrness~ aumenta la denSità di potenza (cioè se abbiamo da trasmettere l W, la
densità di potenza media sarà l ivV diviso la sezione, e quindi al diminuire della sezione
aumenta la densità. di potenza., ovvero i campi diventano più. intensi) e ciò, come al :solito, ;
non e conveniente perché significa. innanzitutto, dover, eventualmente;· surdirnensionare i··
generatori ma, soprattutto, perché campi troppo intensi possono provocare scariche nel
dielettrico oppure eccessive perdite per dissipazione suUe pareti: della guida, a parte l.
problemi meccanici ·che vi sono'in.quamo'più·è 50ttile-e·rneno, è rigida la, struttura.. Nondè\
dubb i o".allora;', che.,siccome;fare~ b .• più. grnnde, più,p iccoJo,(purché:mino.r:e:,:dellametà. di. a). . °
non:modifica;sostanzialmenfe>le'dimensioni ':deHa·guida:;;;lase elta·,'ottimalekquella :di.·.avere·
" :;- '_''l'': . ""\':._:.." . ,',"
un .rapp oftcifl.:2 fra i due~'latLdet1a ·guida~... Ed·.è .'questa.la scelu.standard ·ch~::·viéne"fatta·::·
-p _•• , _ ",-' -.-._ -,' ; _ " , : _'_ " - • ' . _ _ _ ._ .: •
. . oè,·..b2
nonnaJmente;,'ci == ~ Govver~· a =1. 98b);jlrapporto . :èquasi .'1:2 perchéstoric.i~enteJ-. e"
prime guide furono fatte· nel corso della seconda guerra mondiale utilizzando 'come unità di
misura il pollice (ed esprimendo le misure con pochi decimati). Scelto ilrapporto 1:2 fra le
dimensioni della guida, l"unica dimensione da detenninare è a. A tale scopo ncordiaITIo che
la banda massima vada COtto a wt20; ma la banda utile.è, in realtà, .soto il 50(% della banda.
massima, lasciando il 25% verso il limite inferiore e il 25% verso il limite superiore.
Quindi dobbiamo scegliere delle dimensioni, o~-v'ero la dimensione a, che ·ci garantiscan0
che (':':;0 sia il 50~'o al di sotto della frequenza di centro banda. Taii dimensioni sono state
normniizzate e cuindi esistonc) tutta una serie di 2:uide d"Jnda Cl. seconda ddlo:: fr.:cuenze Cl
cui si deve oF,erare. Per esempio. nel caso'- deLìa banda di maggiore utiii~azi(1ne
\'p6'r10ffi6'tl,) !Ìn,)ra, f(lrSe in futuro çi si Sp,)::;t~rà semp['e tli piu 1,':::1'SO t;;- alt:: freqt:~r..:;;-), che
é.' qUç![;i delle mÌcrl10nde (detta anche banda),,} che va da 8.2 GHz a 12..+ GHz. la scelta
de[!e dimensioni della !ruida è: b =1 cm , a:2 cm. Ciò simiìica che la lunghezza d/onda di
taglio è pari a 4. cm~-' siccome 10 GP...z è ii centro df tale banda di frequ~nze a cui
corrisponde una lunghezza d'onda pari a 3 cm, si ha che la banda utile di frequenze si
estende daÌ 3/4 delIa frequenza di centro banda. ~ioè 7.5 GHz a 15 GHz. Quindi tale scetta
delle dimensioni della ,guida è ottimale per lavorare nella banda di microonde perché
garantisce un suff'iciente-scostarnentodagli estremi della banda util~ (7.5 GHz + 15 GHz)
delle frequenze di utilizzo (banda 8.2 GHz + 12.4 GHz). In tutte·· le altre bande le
dimensioni scalano in proporzione~ a frequenze più alte le dimensioni diventano sempre più
piccole mentre a frequenze più basse le dimensioni aumentano (intorno ai 2 GHz,
2-94
"
i ., ~ n ~
1 fE:ù =V(z)~l.ù=-Y"'e-JlC='::,\j -bsin-xi7
l ;
l
. va a .
... ,
l~: 7t./ \
;H - I . ) t. . H -:- -"( r+ 2 - jL: 1 . it ": /a ~; ~
l '.' - (z li,.," . L - y .... J- e
I
.:I -sm-x :t
tu +--COS-X 1 ;
t- lV
-.0 -10- ~ab i\Z,) a ., jC:.1-L a ;
f i
'~I i Quindi il campo elettrico e il campo magnetico trasversì sono, ovviamente, perpendicolari~
l.J
il campo elettrico è diretto lungo y, a parte il
segno l_' che naturalmente è inessenziale,
menr:re il campo magneti00 è. diretto lungo x.
In entrrullbi i casi l'andamento è di tipo
sinusoidale .in x. Quindi se consideriamo'una
sezione traS'ifersa . della guida otteniamo il.
.
orofiiosinusoidale lum:::o
- x che descrivono le
freccette rappresentanti l'ampiezza del campo
elet'wic.o (andamento che ·.èmassirno:,:aL.',centro
esi annulla sulle pareti della guida,.:come
deve essere essendo . tangenziale alle pareti
della guida). Tale andamento è indipendente
da Y cloède . stesso andamento lo si ha su
qua.lsiasi sezione parallela all'asse x. Il . i
.. 'l0
vogliaIno scrivere e rappresentare le linee di forza non possiamo rima11ere nel dominio
della frequenza in CU!• .in gener:lle, abbiamo vettori complessi (di cui 'non .si possono fare
linee di forza), Dobbiamo quindi passare nel dOnllpjo del tempo. femIaTci' ad· un cmo
. istante e veder~. come è fatto il ~ampo; che cosa succede ai passare del tempo già lo
sappiamo. Quest.a distribuzione di ~arnpo traslerà uniformemente lungo z çon la. vetocità di
fase del1'ond~, legata aila costante di éropagazione k:: (pari a C0:kz): quindi b~sterà fissare
quello che accade aH/istante t=O per sapere poi quello che accade in qualsiasi istante, n
ca.:npo rtla.g:t1er.ico tl."lt.ale è allora dato da (supponendo di considerare la soia onda
progressiva all'interno della guida) :
iolU.
:i1~t.. Z =-
Il k.
~U?pcnamo pC!"
V1ab- ,I sm-co<:i(:
l..
a" '\, 1:
ZJI!
X
+--cos-smir;1,-k
àk. ......
a"
7'['
.: - J .:
_
,
j
s=plicit:l. c:b.e
l'' ~ia reale
--fl Pt':f ricavare la corrente dobbiamo moltiplicare vettori al mente questo vettore per la nonnale
alla superficie che stiamo considerando, cioè ìy, e quindi valutando l'espressione risu ltante
-rj
il
,I
alFistante t=O otterremo come sono fatte le linee di forza della corrente (e quindi anche
quelle del campo magnetico che saranno perpendi00lari ad es~e), Abbiamo cioè:
-,I r--1
U
-u ~he corrisp~:~de;a:d un'ondaprogressiva che SI muove ne! verso positivo ,del1e"::i "con
velocità di'fase V
f
Per vedere la distribuzione della densita di corrent~, ;;"q~in:di le
= Ci).
!
l_-'
" ~"", ",:, .':"'" ,' .. "
..• J
linee di flusso della corrente, basta considerare t3.lè espressilJne ad un :,certoistante di
-u
L.)
tempo. ad esempio a t=O (dopodiché tale distribuzione non' farà altro ,.;he rraslare
ri.gidarnente nei tempo con la velocità di fase). Quindi avTemù:
,....--'" ..,
-r121 . iiX re ~
iCX, ~:
J-~ (x.O.z,O) -sm-cosBzl_ -: -cos-::ilnRZ1_ : =
,_.J
.. " = I 111-!
ntbL a 1"' •• j
a r- - a(3
~ ' -
... i2f . iO( ~ i: -;iX. '":' I
= -l' l-l sm-cospZl~ + -cos-smpzL. ;
~ ab L a - al3 a -j
o\rverQ l'andamento ddla corrente è dato dal tel1TIlne in parentesi quadre. a meno del
fattore che è del tutto inessenziale. Vediamo allora come è fatta questa distribuzil")ne di
I Gorrente. Tracciamo sull'a::'ise z i punti fondamentali a Ìvgi..t., }v g/2 , 3/vg/.::j. e J..g., dove ì. g=2re/13
J è la lunghezza d'onda nella guida (che sarà o·vviamente più piccola della lun,ghezza d'onda
, .J
nello spazio libero, essendo il l3 più grande). A z=O otteniamo una corrente che è diretta
solo lungo z., e che ha in x un andamento di tipo sinusoidale (indicato in tìgura, come al
2 -'TI
j
r j
~po::±;di ,(..-orrente". partendo tutte al punto in corrispondenza'dL 3 À'?:/4, che per qfiest~ è j
.detto sorg~l1iBdi,colTe1".te;ov'iiamente tale situazione si ripete ad ogTIllunghé.::zadI0~da.
":'-~:u:uralmente> rispetto ai campi di 'corrente' che siamo abituati ad incontrare ,,ir.f -j
elettrotecnica, c'è la differerr.za fondamentale che in questo caso il campo di correritè n'ori"è
-- j
solenoidale; ecco perché il flusso di corrente attraverso una.superficie chiusa, in generaI'e,
~ diverso da zero, essendoci degli accumuli di cariche sulla superticie' del conduttore
,diverse da punto a punto. D'altra parte non poteva che essere così dato che sappiamo che j
la der,sità di carica superficiale è proporzionale alla componente dì induzione. cioè al
campo elettrico; dove il caIIIpo elettrico è più intenso ci deve essere un' massimo di densità
di carica mentre dove il campo elettrico ~ meno intenso ci deve essere un minimo. Questa
l
struttura di correnti' tlil,sla uniformemente nel tempo con una ve!o~ità pari al1a ve10cità ài
tàse: quindi se ci mettiamo fermi in un punto al pa:ssare Jel tempo vedremù il Vt:ttùr~ di
J
CI",rrente ruotare. Ancora una volta. come tutti i vettori sinusoidali sarà poiarizzato. In j
generale, eUitticamente e quindi descriverà.. Ìn un periodo, l.ln'el1isse salvo m
GI..'lITispondenza della mezzeria in cui la direziune è sernDre la stes::;a e auindi la
po!arizzazione è lineare, e la corrente ~ambia semplicement\':> di segno e di ampìe7'7a al
1
. passare del tempo. Lungo le pareti la corrente arriva sempre perpendicoiare alla parete,
:' pershé.. }~?go di esse non c'è componente lunga z' di corrente. Quèsfù ci p~fmètte
J
.' immediatamente, senza bisogno di rifare j conti. di (:fife cosa accade sul1è super!ìd laterali. j
. Sulle superfici laterali, siccome iI campo magnetico· è diretto semplicemente lungo Z, la
l....;-
correntè è diretta tutta lungo y. È chiaro che se neHafigura precedente la corrente, z da per l
O a Àg/2, scende dane superfiCi laterali verso il pozzo, allora sulla supertìcie laterale
j
\ .'
2-98
t j
- I
quello indicato in ììgu~ da Àgj2 a /.8 le
J cose si invertono. Sulla faccia superiore,
cioè per x=a, l'andamento è lo speculare
di questo (e ogTIÌ me770 lunghezza d'onda 1. I I
il ruolo dei pozzi e dellè sorgenti si x, ~/L Ì\~ "'z
inverte} Quindi come si può .vedere, anche nel caso più semplice del modo fondamemale.
~ I
.J
rispetto a ciò che si è abituati a considerare tn elettrotecnica o anche sullt: linee di
tra...mssione (in cui abbiamo che le correnti che scorrono solo lungo z), abbiamo un regime
di correnti notevolmente più compiicaLù. fu particolare si vede subito che la corrente t0tale
I che fluisce lungo una qualsiasi sezione è sempre zero perché lungo le pareti non c'è flusso
J dì corrente lungo z e sulla parete di sopra è esatt3lTIente uguale e opposta a quella di sOtto
(perché cJè una perfetta specuiarità nella distribuzione di corrente). Ecco quindi che
effettivamente, come avevamo detto e come si potrebbe verificare essere valido per
qualsiasi modo, la corrente netta che tluisce attraverso una sezione è sempre ~Ua. Noto il
campo di corrente è immediato vedere come sono. fatte le linee di carrrpoJIJ.~etico
(essendo questo, in ogni punto, ortogonaleàl .campo di corrente) che S~R:i;dl tipo
circolare, nelI'intornodel pozzo. che di,\rentano :mari mano sempre più oblupEiiétlno a
diventare un rettangolo in corrispondenza della regione delirriitatadàJle .pare.ti, a;~òre:;~a.e
dal1t~ superfici y=O e y=À.gJ2; aIlalogo;ma con, verso opposto, sarà ·l;~,~~fu:tp.D:in
- . . • I~Ll.l" -; .. f
,'. ·.t;f7h_· ...\ '. 1,_'
IT:odt.) forare la parete della 21...!ida per inserirvi all'interno la sonda. Si pone ,al~\..)r:l il
i
/ pr,)bl~ma, dovendo inserire la s~nda e d\."lvendo pt.)terla sp0stare l~ng'.ì z per vede~trQva
'.. J il massimo e il minimo di tensione, di dove fare questo foro, E chiary. che se y')gliamo
misurare il .,x1 mportlliTlt!nt,ò dei curap,ì al1'inte!1lo deila guida quelll) che V0rreITlO .misura.re t:
ii campo che Gi sarebbe al suo interno senza la perturbazionè dovuta alio.5:tI"umento di
misura. Bi:so,l2Ila, cioè, cercare di misurare questo campo introducendo la minima
perturbazione - possibile nella struuun del campo stesso. ~la la distribuzione di campo
all'interno cldla guida la possiamo pensare come generata da tutte k correnti che cir-::olano
sulle pareti della guida; infatti ricordiZl.fT?0 che per il principio di equivalenza il campo
al],int~!1lo (o analogament~, all'esterno;tn volume può essere costruito a partire dalle
sorgepti.eq~i~alt:nti distribuite sulla superficie che delimita tale volume_ Nel nostro caso le
.2 -99
Ricordiamo che queste guide non sono le unlche ad essere lIlJli~3.te. Infatti vi .sono anche' que.ri~f;'~CDlari o
coassiali per le quali valgono nm:i i ragionamenti fatti per quelle .rettangolari. :mcb,e se ialorÒJ~6i11R'orie.,èpÌÙ
~ompIÌl;ata. Si può verificare ancora cile pèr fis::;:rre ìe dimensioni ddla iguidh ';.1.uene como liel"!Ytib:,tl;' ,clic: la
frequenza di taglio (di cut-ofI) del Pri..mo mOdO'Sllpèrior= ~dipcnd::ntcd:illc dim:!nsioni rrasv~~~·EP.&,~j1 C:IVO
coassiale dipende dalla lunghezza ddla circorrfeteru:amedia fra i due cQndunon). La ;c9P.:1~~cl~{)'~~;::ii~na: . .~.. ';
solu.:ion::'d~ne equ:J.Zioni ~.dDvuraalf:ltto che 'si utilizzatio,:altri sistemi dLcoordinme :per cui :la~~s~146q'rfè'5<lril'
espressa ,in tern:rinidi funzioni spèciaIi (funzioni di Besse!. nd caso di guida ~.rcol:rr=). L'lltiIj::,,""o,c4::~q4Est; gùide
2 legato ad una maggiore.dficie!TIZ:4 ID termini.di pcrdite, rispe!Io ad UIl:l qualunque altra .guid::!. I:ri.'oltijt~ av~do
Simmetria di romzìone,può essere usata ,pcrscopi specifici ufrequ:n:::= più :levate: tr:l. ques9/c;J~f':quen.o di
accoppiare due guide rett:mgol:rri che iono ruot:m: di90'"l'unu rispettoall'::ili:ra.Inf!ltti.la .~ir:runetriiJ.tW:.rot:cione
della guida .'drc91are rende gli autovalori degeneri, per cud'modi che3Ìecdt::mo ad 'una de!er.rnihatll;rr~que!El..
::iono sempre in coppia e sono quelli che hanno: campi maturi proprio di 90".L'efficien.:a rispettO-: all~';.pc:rdite è
un probkma: ~h~ ......iene! ;pr~soill consider:lZi.Dne $010 per :le !JPplic::lZioni ili pot:!nZ!l. m:=mi~ p~r;q~:!}l;~ a .bassa '. ,
. , ".::~h ,:,. . '
;
pot::m:aqualunque guida presentatmft devat:l. efficienza.
.' . .
,AbbiaJT10_praticamente detto tutto sulle guide ideali: ci resta,d\4:,an.aLizzru:e quaL ei'erretto
" delle perdite ne11e guide e, e'ventualmentè, come fare a de'sc:rivere 1',el2cir.aziqne di.ur.a ~
Il...-1' guida da parte ddle $orgentì (cioè come fare a. trovare il campo el~ttromal3!1etico as-segnatl:!
le 50r.~enti. in linea di principio arbitrarie. all'interno della guida), Prir,na di fare quest.:)
facciamo pt:rò una breve digressione che Cl consente di utilizzare ilformaEsrno ddie [intì~
. solo per srudiare la propagazione in guida ma lli'1che pçr studiare la
equi'i/alènti n. 1n
!)ft.1pagaz!or.t! di onèè piant:, permettendoci di trattJ.fe i probkmi di propagazione in spazio
lib;:f() in ffiiIDieru molto più rapida e concisa di quanto mm ,abbiillTIc fatto quando è SGlta
lr3.ltata la propagazione di onde piane nello ::;pazio libero, in cui abbiamo tro'valù la
~ùluzi\.1ne espliGìta del r.;ampo. Questo, ovviamente, in presenza di dis..:ontinuità.: quando
c'e solo il mezzo omogeneo, natUralmente, la cosa è banale. ~on a caso allora :lODiamo
analizzato il caso punìcolare di un'unica di::)continuità~ abbiarno poi detto che nel caso di
più discontinuità avremmo dovuto scrivere le equazioni di rv[a.T"ven in ogni strato. scrivere
in o§T!uno una s0vrapposizione di onda progressiva e re,?fessiva e imporre tuttè'quant~ le
condizi0f1Ì di continuità delle comp,-1nenti tangenziali su tutte le superfici, ùttenendo un
si3terna di equazioni che ri:solto ci dava la soluzione. Non abbiamo fatto ci0 proprio
perché, come ora vedremo, grazie alle linee di trasmissione possÌillTlO ottenere i risultati
voluti (ovvero la soluzione in presenza di più strati dielettrici successivi) in modo
2-101
è lo studio di un campo di tipo TE; nel çaso di polarizzazione parallda a"'Terno invece un
campo di tip,) T:VI, in cui è il campo elettrico a trovarsi nel piano d'incidenza (e ad avere
sia componente trasversa.. ~, che componente longiLudinale. E:0 ed il campo magnetico ad
e::ìsere tuttl) trasverso (e diretto lungo y). \-[a allora possiarno mitizzare, per lo studiv délla
propagazione di queste onde, delle linee di trasmissione equivalenti. ~relle guide
ricDrdiam0 che la tensi0ne c!tscriveva la DroDa~wzlone ddle (;0rnDonenti tra::;verse del
1 , ..". ~
: I~ H.
'~!
"
(e ricordiamo che la condizione di ~ H =
___ :1-1= H'-_ __
I \ I ,
di pari lun,§hezza; si noti che i, cl)l1egamenti fra i vari tratti di 'Jirl\~a (fa.tti con,,;.ct)q~lu~ori -...., i.'
-u
J
-parametri k... e Z,~ che camtteriz..zano l'i-esimo tron..;\.·, di linea,. La reìaziùne ,fra k:: e lo).
~ ~
dipende. 'J'v\.:iam:me, dal [ipo di m()do eh..: sLiamo consi,jer:1I1c!(), Ricordiw!'.D' ln:fatt~
n::iu!ta:
,
ch~
-- I
IL"j ~
,
. 7 (~~L
1E=~,,=-
: ) I.
J .\. -
;j
CìU:l1di l\lIuca cosa che dl)bbmmo cakoll1re sulla struttura equi v ::l.lente è il k:, )i'e! probier.m
\.~rtginario abbiamo ddlè onde piane oblique i cui vettori di propagazione staf'Jl0 tutti nd
,J quindi taii vert,)ri Un ~ìgnlli1l.,) d~gli
pi~r1o (l'incidenza, che n~l n.)stf'O çilS() B il piano (.'(,2 :
spa.:i') harJìc du::: compùGemi, quella ìungù x e quella UDglì z. Sappiamo PèfÒ che risu~[::J.;
l- j
2 -103
I
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l' ..
dove la k~ è la stessa in tutti quanti gli strati (rkordiarno~ aftlnché fossero soddisfatte le ;
condizioni al contorno) ed è individuata una volta. nota' l'onda piana incidente, ovvero una
volta noto l'angolo d'incidenza euessendo: . , - ~.. '; . '.
che, n\..1n a caso, è esattamente la stessa relazior.e che abbiamo trovato nel caso della
propagazione guidata, in cui ai k:, corrisponde ii k" Il futto che non ci siano condizioni al
contorno 10 ritroviamo nd fatto ohe non e/è nessun vincolo, a priori, sul K:t. In particolare
j . . se il k:;: è minore dalla costante di propagazi(..me nello strato; vile' ~i sta, consìd~rando
:·:~:,.:.otterreino un onda piana ornogenaa;: yiceversase è, in modulo, maggiore otterremo ,untonda~ ,
. pia.:la non omogenea. Dunqueilpmblemaoriginario, ad esempio assegnato il caInp o
:elettrico incidente trovare i campi in··'turtala struttura. 16' si può !"""rmulare in questo modo:
asse2l1ata la tensione incidente,trov'Ìa.mo~; Pandamento dir tensione e di., cOITt!ntein tutta la
strutrura equival..3nre e, fatto "i~'\dt)\J1mque ;ci compare' la "'y' sostÌtuiamo . la reìativa.
componeme:".tras:v:ers!l':';.;aeL.,carrIp0. elettrico.6 dovunque cL c()mpare 121: Ila ralatlv:<
.-omr<oEeritf>
- r'::..I. . ..·:h-... "",,r""''''''''~'der>,.,;.. .....,p·o 'TT>"'O'!"l",I-;l..v-u;
.t. ~~:.u:u..,,~,,'t...,""~.(.t: l _ '&":,~v<..UJ.! """"Sp
... essoqu"'s~!ult~
_ .'
.LL.i.(..L.y.(..'V_.... ~. mo 'passa==o
u·;
loJ '"CTCT1' O'".....('CI' ':-le' . p .,,,,,<::<>r.,--
..... L c\o.. :. ...
~w UoL.V
quella ripL)rtata in seguitù; ognuno di quesr.i tratti avrà la sua Cl)stante di propagazione e la
-['I
]
sua impi::denza (;aratt~ristic;a.. Per ora non ci interessa specificare se il ml,.ìdo che stiamo
:1 considerando ~ TE o T\L o me2.1io ciò che diremo in st2uiLo vaL: in èntrambi i casi saivo
esplicitare opportunamente le grandezze in giOCl). Se, adesempiù, vogliamo valutare il
~ -
[
-- ,
coeftìciente di ritlessiùne in corrispondenza dell'interfaccia su cui incide l'onda, 1,)"I,.'·vero la
;i J . sezione A-A' sulla linea equivalente,ba.5ta trasportare lungo il tratto di illn~qszza d
) "
'. "
_ il·::.:·"j'.imptìdenza equjvah~nte vista alla sez1l..m.;B-B' (che è v'vviameme pari a~~A'?f:{;:')i. che
[.I ..
~ indichiamo Gùn Z. Dopo"diche ilcoetìl~iente dirttlt::ssione sarà àar.o ~a: ,/V;fi}Z;-'::, ,~i< _
. ,- !,} ... ; ;. ,
-1] r= z-z·{
Z+ZI
DulIa t~'rmula d..;! trasporto d'impedenza si ha p.oi che.risulta:
.~. -1.A!'
q'n·
-.... ",
....
" t'l
1o".t~" .......... , 1'1' ·l.'O",ffil·';e~'t
':nr"ii \0...1""1,, "".,
... rlj' ·l·l·tìe"''''l·'.,~,
4' -w..... .,..;...., V".I.-'" <:''''''a''' "'ar;
... 0rJU-l t-" " a'.
!
[J
'V èdiarnl) ora come :::ia possibile eliminare i'onda riIlèssa nl!l me:::z.o (SI! DC'n CI r0::::Sr;; io
S[l·~[i.) incennedi'J n,)f1 :SI avrebbi:l riìl~ssi(lne si siarrlù in c\"ìndizi"mi di angol,.) di Brev··. . S[èr·),
'~·,~;0I'i) refìd~re [=0. Essendo Z_,.:;::Z~ possiamo fare in rnodl"ì ~~hc: la tar!~er:I~ vada all',:-" in
. D10Clì tale che gii altri termini a numeratore e a denùmil1aL~)re. privi Cèl r:.more t:l.l-:seme.
J Pl)SS::lfllì è:3Sè!'t: [.ra~cura[i. DOp0did;~ pt:r 8.l1I1ullare il Cl);::.ÈiClénL-: di rUe~.::;ione basta
lmp0rre:
l'I
L'l ::litri termini possiamo riscrivere la rela.ziùne ::he esprime il r nel se~ueme modo:
À_ • .
tgk.:z cl = ':o (o'v'Vefo: cotg.l:::':2 cl = O) cl =--==-
-.!. Cn -:- D• n;:::.- 'N'
- u.
Inoitre bi::;ogna imporre che:
. '., che risulta essere proprio la. condizione di .adattamento con'un tronco a À./4. Tale.metodo di
.." . =:: .... eliminazione della ritl essi one (rnediante .un·strato· dielettrico'spesso"A:/4; o multipli di "À..!4, .
. e la cui impedenza caratteristica è pari alla ,media'gèometrica d~Ue imp~denze,
caratteristiche I7streme) è motto utilizzata in ottica. moltv più di quanto non venga utilizzati
un trasfonnat.xe a À;4 a rrucroond.e. , Se:·.si·;tt1.iole eliminare la rÌ,Bessil}ne' :m'unasuperfi,,;:ie,'
adè~empio ...su unaJent.e.(su.cui.c l è rit1essione~ès::;endt.): I/indice.di rrrnlziQne ..della lentè .. è
nQ(e:volrnente:ùhi:eL"so<da;,;quello~,ddl0 spa:zio:lib~rc\~:irl\gem:r.e',~~ part"a l :4+1·.5.p~r.,un V~trcr
leggeD,;per'mivare.:ad.<1:9 per·un v ep:,? , pesaptc)'; basta' sempiicemente, depg;sittiTe~suHa
h:mte,:ù:Ì1:;:.'tilfu·'di.etettricodi· spessoreopp-ortuno' (A.(4,O multipli' di. ì"!·4,ch~ .. in::~òttica.. è,
ddi'''-''1l'dine d~i mrcron·o'frazioni di mkron+ ' cbe l'inIDedenza' caratteristica sia "i~" - "
e talt:.. ,
media geometrica"di quella del vetro e deiI'aria. Tale procedimento è però soggetto al fatto
~be la condizione sull'impedenza caratterist1.cadel1.ostrato non può essare veri:tlcata né per
tuu.~ le frequenze. perché al variare della frequenza varia l'indice di ri:fr<J..Zione, nt! per tutt.i
gli angoli di incidenza. p.:rché al variare deWango.lo varia iI k:; e quindi ';.(ariano aì!che le.
impedenze" Quindi que"Sto adattamento lo si può ott~nere, ingr;:nerale, soio p~r una C:::rtil
fn~Quenza e per un certo amwlo di incidenza:. Nei,;asù deil'otticasi s~e'Zli~rà. o\'-~'iame!lte,
l'in~idenza ~ormaLd (perch{ normalmentesiguurda nella dirazi.:m~ da ~ui arriva il rn.e;szio
luminose)") e fare in modo da avere il massimo tras...'7llssione al ceno de!la banda o[U~a..
dove ~'~ la massima sensibilità delJ'occhio (cio~ fra ilgiallù t il -,,;erde); questa è lE ragione
per cui se si guarda di sbieco una qualsi::lsi lente amiriflesso ess~ appare colorata ,::imé) che
in tal caso, essendo pe~it)rato l'adattam'!ntl'l, si ha rifle:.>:::it)nè ddle ";0mponenti ..;ht!" .:::tar.n.)
pero fuori banda (e quindi cok'lrata del cùlore complemenr;,u'e a qudl t) che norrnalmencè si
vede, cioè rosso o biu).
)f:uunlmente s:; .ri ~ intcr::ssati ad avere ì'adatt::nnento su bnndc laccilc (~ au:::>to. ad :;;:;;moio, in ocrit:.:r Der
.'it!1l!nènti .:om(.! il rd~s(;opiù: qu~sto ;e 10 strUmçnto ~ :t tr:lsmissfQn~: Sè' lnv;;ce lo ::onu..n<:!nro lo .;i r~ J
ritks5ione ii problema lo si risolve semplic:m:mrc utili:.::rndo 1.1110 ~rr:rr:o merallico. su cui mno 'l;i::n~ rirl:sso :ilio
"t:::;.,;o tll.)do) po;;sinmo p~ns:u:: di. urili?"""3f: più :>lTaà dii:!lettrid dive1".i in modo da. aVer::! piti gradi di libert:;Ì e
pot!r rc::~rare il cocfficii!TIte di ritks,::!on:: non ad una singola trcquem::l ma a più frequ.:n:::: (nd c::so dd
rd<:'scopio l'ang'ilo non conta p~n:hd. per dèfini:::ion~. esso gu:rrda sempre perp\!ndicoiarm;,:nr~), in modo da
coprir: tutta la banda d'interessI!. Ll stessa cosa :;i f:1 nd C::ISO ùei laser cosidd:tti modub,bili in ITequcr":l :::he
possono :metlcn: una Iuee di c:olore divc~o (a second:! delle :si~::n:::: ,; modubbik dall':st::mo); in tal caso è
2-106
, I ..-\ndiamo om ad analizzare un altro caso interessante che è quello di uno stra.to dielettrico
l immerso in un dielettrico omogeneo, ad esempio il vuoto (per cui 2\=83=8,) e .Ul=.U,3-~)' In
questo caso. oVv'iamente, Fespressione deì coefficiente di riflessione si semplitica. perché
Zl-Z3 e quindi risulta:
,.
i
J "(z -
~ -,
Z;)tgk~
- d lz~- - zf)
r -2 -\ •
::: 2Z.,2
.. 1
+ j\iZ ; -j-Z12)t,gk~
~- -2
d = 2Z,Zl
•
cct -gk~-:! d+ J\
;{Z~- -j- Z~)tgk~
- -:! d
'o""f ".-'
che costiruiscono la sua espressione' (dal le: alle
impedenze caratteristlthe}.Supponiamo .di esser.e:iin,. . , : c ~~.
I
'ff'
condiiioru per cui ci siasemprepropagazione>'èioè non si harmo onde lnomoe'enee e
! quindi ;le Z sono tutte reali così .come pure'l kz.TI modulo. quadro di r sarà aIlora: ~~j,'
Zn 2~,:i'
• '
U , :z .. -, (Z~ - .!
,-.1 'o:
In ~ . ~ '" i':;
'-
l
~}
~l J cot'~~k
47:Z? .. 2'-'-z=)"
,::'. =~ d-(ZZ
.
!
,
<} r
"',. ' .' I
,,~-;-~~ '.
"
-:ì .ed è ,e:viàente
. .
che risulta, qualunque sia Pane-;] ì"
.::;-L L.
u
il
LI
~i.:1 'le~e du.n3u~.; ~he• l'escursione
-'''l''>~~lOf1e 4 l'
massima cbe pU0 avere 'iI modulo deì "o""n>~";"·lent.:. ~.
. '" '- wl
v~::> ,~lflUJptmdente ua ID spBSSDre d dello strato e auindi à determinata ~"!t"nt d Il,
L'- \"
l,l. .
cara[r~~l~r. 'o ·l l C'" . • :::'vl o aue
IO che, Viceversa dipenG'!-" ""'pl:"l'["'me~t·..:. .-1 .... ;'1' • .
LU,
< ' :''-'1 ::iLLL:I e Ge, mezzo. • ,
• , , "'~ - u~· wcw o -':De'-'.;:;ore
"" ll ....... J "e'
me~o SODO l,puntI ID cui queste disuguaglianze diventano de!!e ucruae1i.an- 7:A--' I-m-a~~l'mw .•
OVy"ameme s d .::> ..... ."..~. .:::;;:, l
~ , l nanno In comspon enza dell'annul1ursl della cotangente mentr'" ; ml1'nl'ml:~l:
1 > •
H
otV'nOODO d Il' . -
qunn l,) essa \'1l a:o, OV\l1amente i minimi per r si possono ottenere sia che:
1 I i::i
"= v
2 -i07
cioè riotteruarno la condizione di Brewster (valida per la sola polarizzazione TM), e ciò è
dovuto principalmente alla particolare sirmnetria della struttura· (strato immerso in un
mezzo omogeneo); in generale, l'angolo di Brewster ad un'~~erfaccia è diverso da quello
all'altra interfaccia. C'è poi un'altra possibilità perché si il e cioè che la annulli r,
cotangente vada al1'infmito e ciò accade in corrispondenza di multipli interi di 1t. Dunque
deve risultare:
k Z2 d =m~. m intero
e questa è una condizione specifica dei caso dello strato, in cui compare esplicitamente d
(nel caso di incidenza su un'intertàceia, non e'è nessuna possibilità di annullare il
coefficiente di riflessione, per giunta solo queilo relativo alla polarizzazione T:v.L se non
con un/incidenza ad angolo di Brewsi:er) ed è indipendente dalla polarizzazione, cioè è la
slcssa sia ~he si tratti di un modo TE sia che si tratti di un modo T~l, essendo la k:: la
stessa. Vediamo meglio questa condizione; a tale scopo esplicitiamo il kz. A\Temo:
"(:
.... J.~ !
/ mA! ì?. . ':'",
(
I
~
mA"
\:!
8. -::itn \j,
, .
=\.
l -- I
2d )
=> sm-tl,
,
=fL -; - - ' l
. \. Zd J
/ ~ ,,2
IDA . mÀ ;?: Is~-l
- ( o\J\.iameme supponendo e:r :> 1.11 che eSclUde"l
_i __ ll <1 =:::>
'='
... ~ \. '2d) -
_._1
2d ". l,tènomeni di rill:!ssione totale /
2-108
.,.\o~.~ ••_
- ~~'. ,
Quindi la condizione a cui deve soddisfare l'intero rn è:
J
' j -l
"- li c:---; '"Id
,;.. r--
- ·8 '
'J -l<m<-
- - !::'
À
.
,'
-y~-
.
À,'
dunque il numero dei possibili angoli per cui si ha usseT1L.a. di riflessione è rinito (essendo
m un intero ed essendo gli estremi dell'intef\/allo in cui si deve trovare m dei numeri finiti).
:2d r-
-1 Inoltre se: -,.,;€~ < l non si possono avere assenze di riilessione, ~alvo l'angolo di
Àl .
Ql:lindi se io spessore deilo SLal.O èinfenore a ;\"1 non ci pOL-3. 'mai esse;~,~sen73 di
ri!1essione; questo ,è inruìtivo perché se lo strato è troppo.piccoio siamo tfOPV~~çVkit,irii-:.a'L1a
condizione di discontinuità fra le due s'uper.fici, per cui l'effetto di interfèf~hza:prfta !le
ritlessioru sulle ,duesupertici non è tale daarmullare la riflessione alla prirna!~~ìnt:brfacéia
--OIC-
f- Osserviamo che laritlessione si può. amlUllare perché all'onda riflessa '§:un~! prima
imerfaccia si a2:snunge Ponda t.I:asmessarelativa all'onda.ri:tlessa dalla se..:;ondip:inierfaccia:
se la sorrm?- qu~;te due è tale da .interferire .negativamente SI nesce ad annD.àlare la
dt
riì1essione. E evidente allora che se Jo strato è, troppo ,sottile lo. sfasarnento :!Ia,:;.qU·estedue
onde non ri esce mai ad, essete pari a ~e quindi non ri esce mai, ad essere distrurr.ivo. S..:: ~:: : ... ,
invece risulta:
A,
d>--'-
_._( l - 'l ... ./2r
! !
Li
iInurnero di possibili angoli in corrisponder.za dei quali non :si ha rifh:ssione aumenta
-t l a.H'aumentare di Zr e. soprattutto, di d: cioè più di'venLa spesso lo srratò (in tèr:nir:i di
LJ \ung.hezza d'..:mda) e più nulli ci sar3J1J1O del coefficieme di ri!lessi0ne. Ciò si.?T1wca dire
che !'andamemodel Go~tf;cìente di ri:tlessÌone divent:l sempre più oscillatorio qUClI1to piu lo
stratI.) ~ SpçSS0 (in termini di lunghezza d1onda), perché al 'variare delì'llilg ,.)10 ci sara..r1f10
sempre pìu alternanze di massimi e minimi (dato che, evidentement-:, fra due nulli c: sarà
un ffi83simo): ciò Ovviamente accade illìche aljlaumenr.an~ c:eil'indice di rifrazione dei iTIez:.'J
(,.;iò significa dire, ad esempio, che in ottica basta uno :sp~ssore anche di qualche frazi'_ìf1è
di millimetro per avere un numero enorme di direzioni in cui si hmmo nulli.. alteIJ1ati da
direz.ioni in cui si hanno massimi, cioè un andamenlo fortemente oscillatorio). E chiaro che
per poter rilevare questo andamento f . ìllemenk
. oscillat0ri,) e necessario che tutte 1-:
superfici siano perfette, in modo tale che gli sfasaiTìeml siano quelli che de~'I'ono essere. Se
inv~se esse sono leggellnente defonnat~, con una variazione rispdto al caso piano
paragonabile alla lunghezza d'onda, allora non ci sarà più un netto fenomeno di imer1-erenza
2 -109
Osseni;uno che r .:spressione chcde finisce gli: m,goii(lÌl :corrisponden:::ld:ì, quali .1a:"riflesSlone ~ènun3. può:sser::
sfiutt:a!::I per tm:l determinazione speriment:l1ede!1a c:r. quando sia noto lo' spessore deUa I:ì.stn -~ gli :mgoli di
ritJessione nulla. Infatti, se ci si accontenta di Wl:! cert:l appro.ssimazione :doyuu. alt? non perfetta definizione
degli :mgoIi e dal farrochenoo 'siihanno':onde'piane';perfette~' defuritrgU~si :pòs:sono' meiliare;oppormnmneme:
-e definire iI corrispondente'er • Se.moltrè. fissmmo'ìl'vÌ!Iore'dén'mgolo; 'poicne
À e'dipeIìdèriie dallii "fièqUen:::i,
'.' . ·pOs3iaDloi;'defi.tìir.e";am:hei;.turii:\'i;:.possibili·va1ori·Jdena::;frequénza;·.che~;pet'im.~àet..~6..:.angoro.nòn tpresentmo:
rifiessio.ne;~,@cor;Irn.otj\<:ei;;e;}.:.·si!;puèJ .:defurir~'Io":spessore';;defIa;fastrn::e;:qlleSto~ 'è:1mo~'dei; merodi':più"usati'in
. ottiea;:,~~~~U~.;;pieèol~·,;dim.eilsioni.idehdielet1rid'-non :PeiniettoIlOia!trCgche\:misurtnibin': terrnini!'i.dr:,lUiighezz:u ."
d'onda:"" . .... .. ,"i~ - . <'?:. .:r.
:.: ...•
"k1"-k 1 _k 2 ; n1 e
Z o --c.q..L') .'
... cn. -- • • l S.... l
kz
(avendo
. supposto i mezzi, dieÌettrici
, magneticarrlente pari ai vuoto, quindi ,U-=.lt.:J Abbiamo
quindi ,;he il massimo di l r i vale:
2-110
'Z2 - l -;-
Z12 -;-:z '<'
v r -
'? ~l'n2e
__ :S . I
l or,~Go r -
'l»'I'n
"'-".
•
2
.. ":i
-~
el
Quindi l'andamento del Ir I nei caso TE è
abbastanza semplke. Quando l'angolo t;
uguale a zero l'inviluppo parte da un
valore pari a:
E~, -l
Sr-:- 1
n ..... 1
(ricordiamo, fra J'altro che n =s:-). ':Nei nostro:,caso, inve~e, avTemo unand~p~prG" v9ai~~
2
quello rappresentato (in cui supponiamo che lo stato sia di spessore tale dp. pe;rm;.ej'~~:è:i·tp.
pr:=senza di più nulli) dove ossen/lamo ,che i nulli. non sono equidistant'i" (in\;iqu;u.pt~: la
!
relazione ch~ ci fornisce..i nulli per r j no~.").c.i.qa dei 61 equidistanti). InoJ,tre\~,'come
abbiamo detto, più è grande lo strato e .più fitte diventano queste oscillazioni; sè"n6'h si:ha
una risoluzione angolare sufficiente per mettere in rilievo queste oscillazionI' vedremo
s.~mplicemente un,coefficiente :di ri:fles~ione che varia come il valor medio," ,
'~;.,:- >:~l··{
. ;:.... -
Osservicrmo· eh; per grossi spessori sihanno. in 'rea1cl. due fenomeni per cui non è possibi1è;.mdivì~e
,-U r:mdamcr1to oscillatorio: il primo è dovuto ,an'in!1nìmento degli zeri.'TI secondo è:do'lU!o.:illa pr?s~ ,di perdite
che,seppl.Ir piccole; per grossi valori didfanno sentire la loro influen=a; Je on~~:p.tle~5e alla 'se'con,M in,tc:rfuccia
'!' •.. .-
S:rr:lI1IlO ,,:ùsi attzIlU:Uz da non poter più inr~f::rjre ':011 qudlè riflesse :ili:1 priI11a~'per"~ui i1;;;oril?OIt:im~ro d::llo
-- i.~···l :maro did::ttrÌco diventa più simile a quello di uno mato inddinito.
LJ
Xel caso del mOGo DvI avremo che l'impeder.za caratteristica vale:
j.
i
.
-i.'.J
i
l
__
L=--
1\.._
(LE
z -z
z +Z
:. -1 1 ~
-
.Analogamente quando 8; tende a 1'Ci2
esso tende ad 1. In più dè uni altra
siruazione in cui si annulla il che Ir l
sappiamo essere quella in
corrispondenza. dell'angolo di Brewster. Vi 1Vz. ~
Otteniamo quindi eheI/andamento
I i,
~apt'resentato a lato, per l'inviluppo dei massimi del r è analogo a .quello ottenuto per il
..: l ["I nel caso di, incidenza ,. su .1,ln, ~emispazio. Quindi" sostanzialinérite,' la differenza da
. punto di vista qua~itativo (più che .. quantitativo) fra,questiandaméri:tt,:~::quelli nel caso del'
:semispazio è la presenza di questo:andamento di:tipo,\ interfer.,enziale,!per~ cui il coefficiente
di riflessione invece che variare in modo dolce (al variare dell'angolo) varia fra massimi e
minimi successivi (e questo,;.: è prop.rio, J',effetto~,"c1assièo ;:deifen;J;TIe~i:. ondutatork,~do~rut0",
all'interferenzafrn due ,onde: 'ciò;, ci fa" capire anche eome;,eon più strati, ,l'interferenza: mi.
, più' onc:i~;;P116ie~'s.e~e::re:sa::ta1e:rlaav.ef;e"più.nul1i/a di:verse,:rr.equ:enze~';~:: ., " "
, :~'.'- 1\'" : ,; • • . " ... - l ",: . _ ,,-
Qucs:to:1ijpP\rdii;coinp(")rt:Un~t~";<è,~lquenO";'che,:"per.:~eseri1piò'/;spìeg:r,il:,:compPrtament(F:dei;::col()ri;dcn~,'.,b'òne "di
:mpone:~:;QU~~te;isono;:color:ltè;,é.c:mgi:mti :.perché: hanno~'uno':speS'S'or.emolto',piCc 010:' ma;, in;, ogriiidi~o)moìto .
~de'rispetto··anà~;hmgh:~zz:t'::d~~nd~'· ,ej •coefficienti ::di' riflbssione.' sono" fortemente:' dip'en:denti>dall',mgolo'di
,..;Th""ta..' 'Ne1:mìi6verskl:i"boll:rdisapone~ '1~:mgç)lo"ton' cui"laguardiamo' è' variiIbilè ri,spettoalla'superficie'e'quindi'
vCngon9rit1~sseinmodo significattvo verSo di noL a secondackU':mgdo, colorFdivcrsi; queno che 'vediamo'
;ODO i massimi di riflessione ~he ~!1pit:mo a frequenze' diverse a seconda dell':mgolocon èul'gtmrdiWllO":1abolla.'
il quale c3IIlbia al mare della posizione dena bolla. Siccome questo iIvviem: conuna certa continuità e; inoltre.
lo :;pessore della bolla non è uniforme, anche sulla bolla di :;aponeavremo quene -caratteristiche iridescenze che
osservi3IDo. Ciò è la stessa fagione per cui le macchie d'olio sono iridescentL Cioè'tutte le iridesc:nze sono. in
gen<!Tale. dovute :1 fenomeni imerferezi:ili: i colibri,le farf:ille sono iridescenri sempre per lo stesso 'fenomeno~
L'iridesc:=n::a:: sempre un color:: di natura fisica (do:: do . . ruto ad un f;;;nom;:no di tipo IDt.:rfcren::lnh:. ovvero a
5:;; t: onda degli :mgoli di osserv:rione :;; delle frequ..-nz:;; in gioco le riI1e:>sloru sono sdettIve) non ~ dovuro :Id un
pigmento. che è tm colore c.himico che non v:rria a v:rri::tre dell':mgolo con i::ui lo ri gu:JI'd!L Inoltre questi
f~orn:::ni di v'Jri:done CJsu:ili proyoc:mo d:;;U:;; 5UCC:::Srioni di colori impossibili da on~ersi con pigmenti. da .:ui
la loro b:::ITe=:1.
~ .
A.i1diamo ora a comDletare lo studio delle !lliide andando 'a valutare come tener conto
~ ,
dell'effetto delle perdite. Finora abbiamo trattato Il:! nostre ,guide supponendo che il
dielettrico che riempie le guide sia perfetto e che il conduttore che ne costituisce le pareti
sia pertètto. Vediamo ~o::;a accade se (come capita nella realtà) almeno una di queste
ipotesi. cioè quella sulle pareti conduttrici, non è verific:lta. Cominciamo dal caso in cui il
dielettrico non sia perfetto; questo potrebbe non essere sempre un fatto importante perché
nelle guide d'onda,. in realta, queste perdite non ci sono, ~1:.t. per esempio" in un cavo
coassiale può essere un fatto importante perché qui C'~ un dielettrico, in cui possono
esserci delle perdite. Il caso delltl perdite nel dielettrico, in realtà, non costituisce nessun
probiema.. se fossero le uniche, dato che non dovremmo modificare assolutamente nulla di
2 -1 11
( c·.J.l·
1-' (1E)
-
L., = ~\ k z
.' Ik z - {Tv1Ì
~cl
l'"~ \ /
~---;
J
non ha. quìndi niente a che vedere con la. so[uzio~e .del problema elettrom~~e~co, che è la
r -'l 50iuzione di un'equazione di Hdmnoltz nei dOtnll1lO traS\rerso, con C(.ìnd1Z10ru al contorno
i ì
omogenee fino a quando il contorno è costituito da un conduttore elettrico perfetto. Quindi
.---f~ .. -'\ l'esistenza dei modi, la loro SLLlttura trasversa.. tutto rimane inalterato sia che il dielettrico
I I
:J si:1.jdeale sia che· abbia delle perditt::. Ciò che cambia sono le Costanti della:·linea
. cquÌyalente, perché se. il k è complesso allora il kz sarà sempre cQn1ple~d;.o_, sia.-',chp,j'siarno
:lldi~Gpra ,del taEdio sia èhe siamo al disotto; in.e;enerale"a·vTemo~emprèuna.p'~e:ireale
[.-:.-'1'
l
j
I
---
e,
e una·oarte imma·~inària '11.lindi, non avremo dift--erenza. netta (qòmé' nd caso';N:lè~l,ç)M:rail '-~
l
Ga.sCi·j.l.~ cui la costante di propagazione era puramente reale (al di' sopra 'del taglli?)\\e qy'e·1-lo
in cui ·la co:::tante ,di propagazione· era puramente immaginaria (al, di ·sott6lçe:~~·~~gfloyi
.'illaloea:mente l'impedenza caratteristica inve.ce di essere o puramente reale: 6~·pi.inmnente, _._l.
. ~··I bisogna rIsolvere le equazioni di i\ifa.'C'NeUdn UD' dominÌolirnitato in cui l/unica:"P9S.fL qqe: è. .".. "
'U mQdo nnalogo si. P1.:1Ò far vedere' (e ciò lo vedremo in,det~ag15c.~· nel casjo d~me guide
dielettriche) che, salvo casi di particolare sirnmetria(corne,'.iì?~ì;~isempio,'iI'faso'Heila
simmetria circolare) non possono esistere neanche i modi T);1. Quindi, ~çoIne si può
vedere, il farto che la condizione ai contorno le§.l'1i ii campo eìerrrico e il é~.F)O mà.§TIerico
cambia drasticamente le cose. perché fa si che anche ciò che potèvamo verificare neila
mpertìcie per effetto dell'equllZione d"Jnda viene meno perché anche la' condizior:.e al
',:,)r.como (oltre alle equazioni di ~Ia..'0vell st::sse) acçC'~pia i due campi, ek!.tr:co e
magnetiç(ì. Ciò significa dire che anche se esistano dei m".di ,:d"we ric"ìrdiam"ì che per
ml,d,,) si im;;-r.èe una qualsia.si .soluzi0ne delle equazioni di ),[::L. . ~,\i~ll fattorizzate) questi non
pl)ssono ~ssere dei modi TE o D-I, SafiJIlJ1ù in gener3.1~ dei m.xii. come si sU.Ql dire. ibridi
{~i,)è Chè hanno le c'Jmponemi ['Jn5?itudir:ali sia del ca.rnp') elèttrko, sia del camp')
-i I ;-na:mdico diverse da zero\. Inoltre anche gli ODemtùr: Goinvolti nella riSOluzione di cuesto
._ ". '.." ~ 1
,- j
I
pr'Jblè-ma ct:ssano di godere delle proprietà di c·ui in<"'ece god0n0 gli stessi opemcori nd
ca$O di cDndizioni al contorno omogenee. Ad esempio, l'operatore iaplaciano era, nel caso
di condizioni al cùmomo omogenee. un operatore autùaggiuntù, ~on tuete le propridéÌ che
:lè conse.guiva.r1o sulla esistenza e la completezz:.l celle: s"ììuzil1f1i modali. InV'e..:.; la
v
I
c0ndizione a.l contorno non omogenea, come quella. di Leontovi ç rende 1"Jpera.t0re non più
! i 8.!lt0aggiunto (e quindi tutte le propri eta relativi agii operatori herrnitiani non sono più
- t
:i
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
! Buono Studio! =)
l J
trasft~ribili lmmediatamente a questo caso). Nulla più garantisce l'esistenza di modi; nuUa
pi~ g:rantisce! a:nmesso che. questi mod~ e:istanl..), che l'insieme dei ~?di sia completo (e
qumdI ~he pOI SI possa esprunere qualsIasI campo come SOvrappOSlZ1one di modi). Non
solo, quindi, il problema è diventato più complicato ma - viéne meno anche la garanzia
dell'esistenza della soluzione di questo problema. Fortunatamente non abbiamo bisogno di
andare a trovare questi modi perché sappiamo, a priori) che h~ perdite sono pic;ole e
quindi è naturale aspettarsi (e questo lo si può dimostrare rigorosamente) che, siccome la
soluzione dell'equazione d/onda dipende con continuità dalle condizioni alcontomo, se
variano di poco le condizioni al contorno devono variare di poco anche le soluzioni. E
quindi, perlomeno fIn quando siamo nelle condizioni di ç molto piccola rispetto
all'impedenza caratteristica, devono cominuare ad esistere dei modi. perché esistono per
ç=O~ se la dipendenza è continua vuoI dire che devono continuare ad esistere soluzioni
fattorizzate anche per' sufficientemente piccolo, anche se non sappiamo a priori quanto
piccolo deve essere. Ma non solo; la struttura. di questi modi deve molto vicina a quella
imperturbata (c;=O) dato che la variazione delle soluzioni nel caso di buon conduttore
rispetto al caso di conduttore elettrico perfetto, come sappiamo, è dell'ordine di 10-3..:-10-l.
Ciò sigriifica che le componenti che"c'er.ano prirnasl modificano di qualche %0 rispetto ai
valori. prec~aenti . e le component~1,che"' ernno,"nune,;. cJiventanodel1'ordine~dr:I6-3+.1 0-: ..È,." ".
chiaro; aJlorache fino a che' ci" si·, accontenta 'di' valutare~,come: è:fatto il ~carnpo'al1'mtemo' .'
della guida" possiamo trrmquillarnente.,accontentarci àellai'$91uzione irr..perturl;mta (essendo",
l'entità delle variazioni :rispetto' alla:s.o~uzione"imperturbatadeL,tutto. "inessenziale .datoche~.,:;!·
come ,absoJito~Ja\pre:cisione;;;con ;cuÌ: si"cqnoscono'; la geometria e le. proprietà del 'sistema è,'
in genère·,';.~,più'bassID)~,':Sernpre7Che\.iL conduttore:Jche, c,ostituiscede'"par:eti della: guida ,si~
<
effetti~hlnérite[Jt1ntbubn<:.conduttore~J::..a.,differ,enza"sostanz,i8:1e~.rispettoal,"caso :imp~rb.ato",.
è che;'.;5,i':.iintr.odU.cdno.:dene.:~ ,componentk tangenziali, deL campi <che. ,alL."imenti non" ci .
sarebb'er.:d/ molto,;piccole~ma'~diverse.ida:~'zero:.·quindi, mentre: si poteva: trascurare, la, picco la ,
variazione:delle componentLprece dérid, questa non la si può trascurare. (mentre si può
t...rascurareO.l rispetto a 100, certamente non si può trascurare 0.1 rispetto a O). Quindi.
questa piccola quantità è tutta quella che 'produce le perdite perché avere: una componente
tamzenziale del campo eiettrico fa si che ci sia un flusso del vettore diPovntine che va nel
. . . . . J ._
... p (z)
. = P (z+.62). -;--l Re
. . :2
, --
L_}
--1
l do',;e :!) ~ ilversore ortogonale alla parete latera:l~ ~ diretto.;\ieçso!'imeIT,l~'d~l metaHo:
J inola-e. CGme al solito. nel prodou.o misto sotto integraiej,p,ifpravvi::'y'ono" spit~L,Ù le
cOffipcn~nti tangenti alla superfici~ dei mètailù. Dalla condizione, ~i L,:;OnLOVl c Cl
calGo Iiamù la ~! n. partire da H, che:: ricordiamo ~ssere dara da .-\.00 i a.rno
.
-I
I
l ail')ra. pemlutando (ircoirumentè il prodotto mist .... :
LJ
L ...' ,.' ..
r; ,- .., "
t" l• ..:...)
~.
-= p'\::....,. . - \ .., , - --2 R' _\-
~} J,. ;:;
r,. . :.:1,-. 'J ,E _cis
lt : r-.. ~
.. ,
.)
Cèò)ve abbiamo scritto H al posto di ~ datò) che comunque nel prod.ot[l) vett>x,ale ·.;on 1:-;
_-\..vendo supposto il tratto infirutesimo (che poi faremo ' tendere a, zero); l'intezale f
superticiale, per il teorema della media.. è pari alI 'integrale lungo il contOnIO moltip Ifcato
per :iz; quindi a meno di int1"1itesimi di ordine superiore pos~i~vo scrivere:
~cor ciand O
n: h
e 'ç = -_-
CL
l+j avremo:
vÒ
l [' ~ ,Z
P(z), = P(z + &) + -&:'p!H
'Ìu5 • i - i!ll! dc
x
- '-
~
Portando P(z+.iz) al primo membro, dividendo per 0.z e tàcendo i11imite per .:ìz che tende a
zero otteniamo come equazione di biìancio:
'dP
- - = ...,-1-
-
f'
~ '2
!HXl,n lI ' dc
'1-
dz. ....CiÒ é .
ciP
--
dz= 2a.P(z)
..
~ iH ~(i
! '" ,;:
< ~ dc
'_ !"I.
l ;.'
!
a. = --""'------
::G~ 2P(z)
dov~, o"y....,:inrneme, sia il numeratore che il denominatore Vilr'JlO Valutati ana stessa ascissa
z. Osserviamo ora che se c'è soltanto un'onda progressiva, e siamo nelle ipqtest di piccole
perdite, l'impedenza caratteristica è quella imp.arturbata e quindi possiamo esprimere la
.trasmissiDne equivaI;!nte), ovvero:
ClI.)tèoza airascissa z in termini della tensione o della ~orrente equivalènti ([ungo la linea di ,
l 7 il' 1
'----r--' ::; -:); i
se ;;;'è ,0 lo 'mda. -
pngressiva Y =::,j !
:: -I l S
• ~~ • ,i
Quindi se cl~noscillITlo il m~do ~he si sta propagando. dato ~he stiamo utilizzando
!' approccio perturbativo, in H ci metteremo il campo magnetico imperhIrbato (cioè quello
Ché c't: anche quando il conduttore è elettrico perfetto), che sarà proporzionale a I e che
_. quindi i tennini r I i:: si sempli.ticheranno: quindi. in linea principio, possiamo valutare la
costante di attenuazione. Volendo possiamo dare a questa espressione una fÙI1TIa
e(!uivaleme in cui possinrno fu comparire soltanto H, sia al numeratore che al
dc::nominatore; ricordiamo infatti che essendo i vettori di campo normalizzati risulta:
( "1
I
,J
s
~~y.e. tr~ù.5d
:vIaIh=R (dove il pedi~e t. in questo caso~. sta per tras"""erso,J; quindi avTemo:
.. '-..... ,r .. '
..
_.-.1
l .
:-.,-.,
jr
,
. ~~; ~:~~~:~~~::
l' ':..'
,'. -
~.! -:"
·..-:H·(
-J'",,_,
l ;'! > ....
a. - - - - - - - - - - -
-, 2c;SZ,) S < :H.: 2
.-":
I. dl..ìH se si son'.) piu contorni. ~ è..la lunghezza totale di tutti i ùmlomi, .-\.nalogp discorso si
fa pC:-f r integrale a denominatore, Se vogii:rrno a vere una vaIulazione ueìi"ordine di .9
:.:; -1;9
I
..1
( ccu
(Za =-' . (modo·TE)
~ kz
I k.,.,od
\ Zo ':="~ Cm o Thf)
. ...". - .'.
.
.
Se'l kz fosse· uguale.a k.alloraZ,h in entr.~bi.( casi, sarebbe pari a ç; sappiaITlo; viceversa,
che k:: è un po' più piccolo di k, ma se non siamo troppo vicini al cut~ff non è tanto più
piccOla. Quindi come ordini di ,grandezza possiamo assumere Z;,:t:ç. Quindi possia!no dire
che la costante di attenuazione è de H' ordine di: .
,
"
Ct,.:::::s--
GÒçs
Ricordando ora che risulta:
; ì
= ~= i--- =
\ C::::GC:
J t i r_-.e<
•
0:,:::::--=- J~
-
-rs
CiÒ'";
S \.t'ì
V -\:1
1-120
J.t.tenuazione è tanto maggiore guanto più è grande il rapporto t/S, cioè guanto più è grande'
~j perimerro rispetto alla sezione, Dunque, da questo punto di "i;lsta, possilliTlQ prevedere
che la sezione ottirnale sarà la sezione circolare la quale è quella che minimizza il rapporto
~S; possiamo prevedere (e lo sÌ potrebbe veri±lcare con dettaglio facendo i calcoli);' per
èsempio, che rispetto ad una guida circolme un ca'vo coassiak, oìi'viamente, a""'/rà una
;;ost:mte di attenuazione più elevata perché diminuisce la sezione utile ed aumenta il
contorno (per effetto del conduttore interno). Questo è, grosso modo, 1'ordine di grandezza
~!
della Gostante di. attenuazione, ed è un risultato utile perch~ può serv'ire, per esempio, a
, I
L) '::·3Ie una rapiçia ..verifica se sono stati fatti errori grossolani nei calcoli. L' espf;~~~ione
diventl ancora più ,tra.::,-parente ''se, invece di calcolare la costante di. attenuazjone,~ ',$)Ì;;,{a il
:Jpporto·:fra·la costante:dL attenuazione e quella, di propagazione' y.oyvero ~la partèhi~'è~<;13), .
'-''\~'ero
r...) I 't w·... cO"'~l'de"';amo
:::e J..LW l J. .L t~he'•
v· 'i'·\'<·"·',
. ' ..-/" ":. .,,';.,.t,
:'.;
i "
'>."
'..
.
I
o J,
r
'C'OI-u,·""
..1..1. " ""' 'a!'"
t.. "",.
":'''')l'~'''':oìrl'''
"".... j w·..J.,Jh•.• v o,i f<:1 0rlC~1'"
VI .t. .... Y.J. -, "" t~anìr .. "l'n..:.
V" r--u ....· "'" "" "l!·a n,..:.n[<:1'·'"
.I.. i-A.I..I.'I...tJ..l (]",lla
u..J. ........... "'-. .1..1 rì·.., .'1...,U ...
.i...\. .... ..... ·lZ·
, a \(,iL'L''-'r-n
__ ... ,~ ;,.
\..I
....
... !
t ...
" L ....... .&.1. .....
Os~er·liamo che in tale espressione, se i·1 modo è TThL Z) è indipendente dalla frequenza,
B e, ovviamente. indipendente dalla frequenza (perché è una soluzione modale), G è
indipendente dalla frequenza e 0 va come l'inverso della radice quadrata della frequen7iT
quindi in un modv TEvi si ha che: CL 1
i
~;~~~~;:~~}E~1~e2igi{:~J!E~li// ,'~z::', ~~ ·
-f]
-I] '. superiori (facendùla'glÙdamolto piCCOLa.;: in modo 1 ;,:·\iNi~:'''''·'"::':.'''' . , , .. .
,,~/
..:he essi ·siano al di sopra del CUl-OÌÌ") si ha ;,,:'.':: .:~~:; . "~o (.::)
l'ìncoIT'ieruente che. iaIl' aumentare: ,della frequenZa. la. coStante di atterruaziori~c a,umenta,
diventando quindi, le linee di,trasmissione, sempre:meno efficienti in'Yterm.ini di
attenuazione; il loro uso è quindi sconSi.gli-ato, salvo i casi in cui esso sia' indl~p~hsab ile;
Gome nel caso in cui siamo interessati a tr~ettere segnali a banda rnoltolar.gaf;e~: quindi
abbiamo bisogno di una strulll.lraguidante non dispersiva, come lo è· una -'Enea di
trasrnisslbhe~:ge il materiale che la riempie è ,non 'dispe~ivQ, Naturalmente l ~ruJ.dfu-nent,o çhe l
abbinmo'ottenuto vale solo nell'ipotesi che. ,il ,mezzo" sia nondispersi"!/o~', se ;'é:~. !-LO G
dipçndess.eto daila frequenza, naturalmente, l'andamento non ':sw~b.,pe lo s,tesso ..,:l...'ìdiamo
-il ad analizzare che cosa succede nel caso di un modI,) Th1. Se consideriarupla"seguente
U relazione che esprime 0:.:
u
J. ()sser/iamo che il campo magnetico ~ rutt,.) tra::i'verso; quindi a'.'Temù ch~:
ì , , ,
~; ...
J
i
1_
T -:!""
IE.~ l., 1
", = ,J h ~( "'l.,:' 1l"" = iI!11 "
! - "1
l
I ,;-
:n;( l i
:1:
t qu indi gli ! I: 2 si sernp litìcano; b:( in è indipendente dalla frequenza (perch-: t: un modo
I
speciticato e quindi non dipendente dalla frequt:I1za). Dunque la dipendenza di a dalla
1-: , trequenza ri~ìede in 5 e, questa volta, anche in Zj' Esplicitando taii dipendenze (riGordanJo
l' e~pressi ...lne di lo per un modo Ti\-I) avTemo:
!l.'lrmaliz::ando tutto
olIa Fd~:;ci'lne di
tagii'~ 'L!
,-"~
r
,
-l
ri~orosamenteAa'soLò.;,parte impertur.bata
i
. ci;l s:a.~p"pBrche:~;·J:Comé~:abbi~() visto~"'" '.
, nelle (';;';icùra,nze ':del~'l:ag1id}'sr,passa'ad-,unaY'con'dizj?ne:;:in.cui 'Je"perdite:non:'~s:pnp,più
'tra.scur.abili;i;ciò,,;significa:, semplicem~~e·."dira""che'.C1;; di'Venta molto::,grande;<,teon2amence .
infmitò'.in,;corrispondenza,;.:dektaglio)~~Per: Cù--,).CO' si ,ha che, aassume,;ancornun'andamemo,
del tipo .:/0, Siccome :agli estremi rarid~ento tende all'a;), ci deve essere almeno un
minimo; se si 'fanno i ca!ct'l!i si 'veri:tl'ca che. di minimo, ce.n' è unI,) s()l,)' un corrispondenz.'l di
- (:) = ...;,;.
co.
r;; =l./,). ' d'
-" QU1!l '1 ,a costante d'
1
'"l attenuazlOm~
, .
pnma' cl. ecresce assumert"c
o unl..rrHmrtlo
' .
in corrispondenza di una frequenza il 10(~/o superiore della frequenza di taglio e poi cresce
nuovamente, Questo andamento risulta. essere particolarmentt:: D::lltunatQ, per ..;o:::i dire, ua!
punto di vista delle applicazioni perchè la nostra guida ha un minimo di attenuazione
proprio neila banda di utiii:zo (che come abbiamù ,,'iSt0 va. gro~so ITìùdt.). dalia pulsazÌune
,~';
1" r; ~ ~;-
t d n- l..:. 1 ·t ...... - ..J:: , ... ~ t.., n t ..... ~ ,," ........
w,. ~ag~,o uel meGO ... on ,arne"ta, ... a" U0i-"P10 UL qu,,::: ..a;. nl·n ::iL [.f,_,', a )-'1 .Jrr J.V a "Le~a ...l1 taL~
o.·.t -"," l' --,
b::t"1:.da (il che sarebbe stat,) id'Z!al-e. ma questa ~ la r3.gi'Jn~ pèr cui. se ricurdi2.m":\ [;:
d:r:1e"sloni della. 211ida rettan2t)lare. la banda. di utiIizz,) è un,po' s;)t)sr.a.ta "{erse l'alto. dac0
<:il~ neUa par::è p~ù bassa Ie-'attenuazioni son0 mag.giori).T~iè ~atl"': ...ì ci da un·u!t.;rÌore
rag:iùn~ per .;ui vanno evitate !~ n-equèr'.ze vicin~ alla i='ulsazlooe di tagliu. oùn SOk1 per tut:i
i problemi legati alla dispersi ..me ma a.'1cne dal punto di vista deil'attenuazl.,Jne (si ottiene
ancora una volta una deformazione de! segnal:: in quanto te componenti a.-m\,....ni~he del
segna.le troppo vkìne alla pulsazione di tag.li,,, ver.glìr.o attenuate mçlto di più rispetto ad
altre). Resta da esarnÌnare il caso dei modi TE; questo è il caso piu comp[it;at.o in qU3..nto iI
campo rnagnetic('l ha tutt~ te comp<menti. A\-Temo che:
.~' I
J
lo •~(" Z:J (:)';'.u 'Zo (,. ·)nd:a ..;;r :12: 'r = Z.-:
",J
J'
I
6ll
Essendo in un modo TE -'- = k a,'YTerrK):
Zo .!
~
I ..... I~ . . '.'
, IH'''' , :!
. \ l~
.; ~: 1 :.}. '" :
I
,- Uj :h: . k.· , ,é "
'; ~S' ,
",
=~ 4J'-
-1- - - ' - i
Z .. . w.ùc: I
<'o
'.1 ''':''
-~i
r
'-.-1
i
i' -l
-l,l
L_J dove.4... e B sono delle costanti che vengono fuori quando :SI effettua Fint~.~~i~ lUrlzO il
';')nI0ffiO, Dunque :.l.'\<Temo, portando 'la radice in: parentçsi:
-II LJ
B
l\
: C·j
l \
vCD,
- - -a ì
b 1
1C:) rI
~ .
cresce asintoticamente come la -' al crescere della frequenza (analogamente a quello
u) •
che avevamo nel caso del modo TElvf). TI secondo pezzo) b,. h,a un asintoto verticale per
r "' -J{
W=C0! e per Cù~CO ten de rapI'dam ente a zero come 1CO- \[ - . S omrnancl'
I o ! due contributi
\ fij~)
a·\·Temo ancora un andamento -.;on un minimo intermedio, solo che questa volta la posizione
del minimo non la possiamo facilmente determinare a priori perché dipende dal rapporto Il.
fra le costanti A e B (..:he a loro volta dipendono da come è fatto il tipo di modo che stiamo
considerando), Se si vanno a fare i conti, per esempio, per il modo TE lo di una guida
ret13l1go ime si verifica che questo minimo capita ancora una volta nella banda di utiìi.z::o
della guida stessa. ~fa questo diagramma ci dice ancora un'altra \)OS~ ci dice che se
potessimo efirninare ii contributo do ....'Uto al termine a a-vrerrJITIO una guida che funziona
sempre meglio non solo in termini relativi ma anche in termini assoluti, all'aumentare della
frequèt'lZa (cioè riusciremmo ad avere una guida che ha un'attenuazione che decresce
all'aumentare della frequenza.), Se ritorniamo un po' indietro all'espressione di CI., notiamo
-: che ta.le contributo è dovuto alI'integrale lungo il contorno di l h 12; quindi affmché taie
. termine sia nullo bisognerebbe :avere'una:. distribuzione.,di modo ch'e'Don abbia campo
magn·etico trasverso tangente sulla:· supertlcie·della guìda.'Quindi lungo il contùrno. della
guida non ci dovrebbe essere campo lungoiasupertlcie stessa ,ma soitanto la componente
z
lungo del campo magnetico (senza;!a',componente. tangenzia1e):, Se ric.or:diamo.cneper un ..
modo ·1 En.Su'lbr::"'" ....., .
Der trequenze tali Ghe su di essa si Dro.paQh.i effettivamemè un mo..:k1 TE~L e- tino J. cuando.
• J. __ ~
la lU!1Q.f-tezza della linea è molto illJ.2,Q,lore ddle dimensiofli trasv~rse (ait.rimemi sdi ~ffdti
de!k 'terrninazio.ni non sono più sch-ematizzabili in termini di une!. sempli~e impeclerr:-a
~erminale, ma il loro comportJlTIentLì diventJ. complesso e va ana!i:::::J.to risd':enco
ri2\)rOSamenk h~ t'quaz.lù[1i -:li .0tIaX'Ne lì tenendo C\)nt0 di:! Ila 2eC1mè'tria de il a Z0na
tè~inale). Se quindi 'vogliamo. costruire Je.tlè strutture risonanti dJe funzioninu a frequ~!1Ze
ele,/a[e non sogget.te a questa !imiLazl'Jneo cioè deile strutture che glùbaìmeme SOnLì ÌL1fO
0"'\ ,....,.-,
~ - ._:
l
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
I
.J
. ......
, ..... _ ... - .....
__ ..._._.-- ..
\
::;tès~e d~lle ~imensi?ni deI!a lunghezza cl' onda (in tutte le ,direzioni, ,non, sO,ltanto in quella
10ngltudmaIe), dobbiamo rIcorrere a delle strutture la CUI geometria sia Il più possibile
deflnita in modo tale che si possa sperare di risolvere le equazioni di Ma'CWell (avendo
perf~ttamente deflnito la geometria della·· struttura), - Le strutture aventi queste
) caratteristiche, utilizzate a frequenze di microonde, sono le cavità risonanti, Una cavità
risonante, come dice il nome, non è altro che una cavità circondata da pareti metalliche, in
modo tale che .la geometria della struttura sia determinata dalla geometria della parete
stessa. In pratica saranno detle geometrie molto semplici (una geometria cilindrica, una
geometria sferica) sia dal punto di vista costruttivo sia per il fatto che sono queHe per cui
le equazioni di 7Yla..we!1 si possono risolvere esplicitamente, Dobbiamo quindi affrontare
lo studio di cavità risonanti costituite da dei conduttori che richiudono uno spazio finito,
riempito in generale da un dielettrico. Queste
ca\·-ità., oVì/iarnente, per poter essere utilizzate
come strutture risonanti do\TIU1!lo essere poi
connesse a delle strutture guidate che. in generale,
alle frequenze che ci interessano saranno delle
guide . d'onda (come ad esempio quella
rappr.esentata in figura, in cui se la cavità è
risonante a·vTemo una selettività; neL passaggio. .I. .. J.~~~o\;u·~o~·· '\-è~~~~,
2-123'
rv x: E = - jCq.LH "
:X H == jcq.J..g ,
r'V·E=O
iv.H
.. - =,0
ti n xEl = O
- I ....
''::'
Si capisce. subito perché tali strullUre si chiamano cavità. risonanti e perché devono avere.
proprietil risonanti; irifatti avendo chiamato solu;;iorJ. risor.anti quelIe in corrispondenza
deUe quaii veniva meno il teorema di unicità, se esiste una soluzione alle equazioni di
:\Ja.'\.vvell omogene.e, con condizioni al contorno omogenee, per essa non può' valere il.
teorema diunicità. Dal fatto che il dielettrico è omogeneo si ricava anche ia coppia di
~qua.zioni (sulle diver,g'enze dei campi) che abbiamo su riportato. Facendo il rotore della
,-j [--J- ?r1ma equazione e sostiruendo'v11a seconda a'vTemo:
IL
e,'quindi avremo che ,le equazionè' che, dobbiamo risolvere (unita o'VViamente aI1a
condizione al contamo)è : " ' :':" - ..•..
avremo al1ùra:
;'\7'- 1 ~E
jyì-J::..+~- =0
: - -
<Y·E=O •..," • :!f l
i .\. -.f"
"-lA - \
li
,!l
:{ Ei
-."
=, O
!... . .,:. J
"
u , -
-u e C'Gu:'Ialente alla ':Jreceèente (che inve~e implica che tutté le soluzioni conk'::,:;::O seno a
~ J. '. .L
divergenza nuna, il che invece non vale per l'equazione in termÌni di lap.lacianl...ì ); d'altra
;;arre nel nùSU"i) caso, in assenza di sorgemi ail' im~mo del volume, e, 'c~')n di d ettrtco
orr:ogen~o, sono soitanto ie soluzioni a divergè'nz;].' fluE::!. qudIe che possono rappresentare
un "::lli"TlpO ekttromagneti.;v, Quindi il problema pI..1:5t..,J equivale a qudl,) di . .;eri:tic3re se
~ . J
esis:ono soluzioni non banali di Cjuesta equazione (con le rdative condizioni al contl)r.1o\
Tak equazione è molto simile aìl'equazione ~he abbin.ITll..' ihc(mu-ato p.;,-r k guide cj".,mda
,;equazÌ0ne di Hdmh0[tz) Ghe in que! Gaso era un'equazione scalare in due .. variabili. mentre
nei ncsrro caso abo iamo un' equazione verroriale in tre variabili: ma r operatore ~ .seU'ipre
! j l\)peratore lapiaciarJO, solo che 2; quello vettoriaJe, e le condizioni al Gontorno 'sono .sempre
di tipo omogeneo. Nconosciamo subito allorJ. che tale equazione è un' e quazi0ne agli
autl..yvalùri: è intuitivamenb: evidente (anche se in lal caso é molto più complicato
! dirnostrarh.\ lisp~(t":l al caso sçal<1r~) ~he valgoT1o esattamente le ste:;;se proprida che
J abbiarno trovaw nel caso deile guide d'onda. Cioè quesm equazione agii autovalori
ammette SOluzioni, in ~on'ispond~Ilzadi un insieme numerabile di auto'ialori: qUdti
autovalori sono tutti nGn negativi, Inoltre le soluzioni appartenenti ad autovalori distinti
: -129
Osserviamo che l'insieme delle soluz:i.om dell' ~quazi.one agli autovalori è completo anche per c::unpi che non
soddisfano quelle c.ondiziom al contorno (condt:i:oni al contorno omogenee) solo che la completezza ~ar3. in L~
;;: non in conv~rgenz::I uniforme, cioè è possibile rappresent:Jre qualunque campo ma non unUonnemt!I1te sul
contorno; in llIl'iru,ieme comparto, an'interno del dominio. la convergeIlZl ~ anche tmifornle ma 5Ul conromo la
convergenzli non ~ uniforme, In mmnern pertè:tt:mlente :maloga a queITa che abbi:uno visto nd c:'tSo delle guidt!
,d'end!! in cui le 3utofunzioru '~ rnppresent!lv"llno qu:1lunque funzione a qu!ldr:Ito inregrabile. qll!lh.mque fassero
le condt::ioni al contorno~ solo che mentre an'interno della sezione la convergenza era 1.miforme, sull'Intera
);e;;:io!~e. quindi compreso il cOIltorno, la convergenza era soltanto in media quadratic:l. li chiaro, quindi..,clié se
'la convergenza è in media quadratica i valori specifici sui contornò sono inesseIlZÌaIi;.infatti,inL~ 1efimjom
sono, definite a meno di un insieme di mÌsur:l nulla ~ quindi, è ~vidente che i, valori diurià, funzione ID L:! assunti
su'un insieme di misun nulla non hanno senso, 'e "ilCcontomo ~un insieme di lI'isura riulla.': , "
Indiçruarno con {ku} l'insieme degli autovalori e le corrispondenti, ali to s'O Iuzioni Gon {s},
che ~ararmo, in genere, anche nonnalizzate(essendo già. ortogonali)o'\rverotaii che:'
.:,
. ."
'dv' , 1 'J= m
_3/
I...,. ~nl
1 re a.
M
l
=" , lli /2
Solo in corrispondenza di tali pulsazioni ci può esistere una soluzione, non banale
alFinterno della nostra cavità ideale~ cioè solUZIoni libere possono esistere solo in
~()ITiSpl)ndenza di una delle pulsazioni detìnite dalla ielazione a ~ui siamo giunti. Quindi
-::rrettivrunente data una qualsiasi cavità. esiste un insieme numerabile di pulsazioni in
..:orrisponderr.za delle quali ci possono essere soluzioni libere ~ quindi in corrisponderr2a di
queste pulsazioni viene meno il teorema di unicità. Sr;! viene meno il teorema di unicità,
pO::isiamo immediatamente dire (senza fare akun conto) che per, queste soluzioni deve
veritlcarsi 1'eguaglianza fra il valor medio dell'energia el~ttrica immagazzinata e il valor
medio dell' energia magnetica irrmagrrrinata (perché a suo tempo abbiamo visto che
questa è una condizione necessaria affinché potesse venir meno il teorema di unicità).
("J"';yero:
::: -130
-:J il campo magnetico, L'insieme degli autovalori sarà lo stesso, perché il campo elettrico
pu\) esistere se e solo. se esiste il campo magnetico; quindi l'insieme di autovalori sarà:
(ku}. Il corrispondente insieme di autovettori {bn} può essere ottenuto, a meno di un
-'~j ;attore moltip[icativo, facendo il rotore degli ~'l, o\rvero: bn=A Y:(~, Se si sceglie il fattore
moltiplicativo proprio pari a; A=l/kc, facendo i conti si vede che automaticamente cL'l!la
normalizzazione degli ~consegue anche quella degli Dn, ovvero risulta anche:
--iJ v
__ ,D,r.-- .. ,.Quindi ci co~viene fare questa scel14 che comporta che ambedue gli jnsjemidii~ltQ~j;, C~.J
~d: {lb} son9 ortqnormali e pompIeri ..(per clliTIpi:a divergenza nulla); ci si pOlTeQq;~/:qhi~der2
perch~ aboiamo" umodotto-' ~tfambi questiinsieITÙ. visto che uno. so.iQ di essi .'~~~!lfì\~\Jò di
. ;qppresentare qualsiasi campo a divergenza nulla, siaeiet"uico sia magnetico;.: !<If,mot~vo
-'O " risiede'" ne!
fitto di'e ih auesto modo autonomamente ,Dossiamo esorimere,il .camb:ki;'~e'rfttn·c'o .
ç il ~campomagnetic'o ~ediante i rispettivi' autovett'ori(senza il bisogno, 'ad";:~~ìri:pio~' di ..
. -l',
. 1.,1,:
~alcQlare per il campo magnetico anche, il campo elettrico). Oltre ad aver verì~Tcri.g0 quali
sono le condiziomper cui esistono soiuziOni, risonanti nella nostra cavità id~N-éi(e. cioè
soluZioni non b,anaIi .esistono see solose.la',frequenza di operazione ,che si .cor1$ldet'aè una
deWinfmità nurnerabikdefinita dalla reiazione precedentemente troVClta) osse&i~och('" l" : '...
indipéndenternente dal fatto. che io. pulsazione a ,cui si opera sia o non sia una d.eÙ:~ ': CD:'l> si
ha -,:he §lli-(insierni {èrJed {hn} sono ..;om!='leti: il che si~iflca dir.e che. qua~,l.1nqye sia là" ...
frequenzae:qualsiasi cosa si faccia ,aH' ~stemo ddla. super:tìcie che racchiude La ca vita.
quahmquécampo a divergenza (a qualsiasi frequenza stiarn.o. operandq) può essere
::s-presso ";ome una loro sO'\JTapposizione, ov""'.,,'ero:
-u
-u :I ~ = "" L '-H
1L
:.....J
LJ
le frequenze di risonanza.
Avendo studiato in dettaglio la guida rettangolare, ~--). ---...,~..,.
- '_o " _ .
L~
conduttore, .
elettrico
.
(-o maenetico') oerfetto."I '-" l
--[- i
\"o~liarntì.~determinare
.. , . . . - le ,Dulsazioni dì risona..r.za e
;
'-----'
'~';)"'f""lrT'l'
·-,·.1.7·.~-!1.
I.'
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....·J.1 ..... ...... ~
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c..I. .... ,...., ;;1
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,)tt1.\0.0.1,":--.... Pe1nlo':'''
4 ...·llj'y
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-- I l. J=p_
i'\.~""-" li,. ..
I, !
1'---J
LJ
Da ~ui si ha:
iI \. _ p;: _ il" l ,. ~
.J 1\.;:;--)--Vr.. -.'\.~
\
J(I'y'e k/ e ('auuvalore trasverso del modo che stiamo considerando. AnDiamo dunque:
., l ... · ..
_ - • .:J.J
Da cui. si ricavano le p pulsazioni risonanza relative al generi~o modo (sia esso TE che
T~r i k/ sono gli stessi) di indici n ed m~ date da:
di rutte., che si ottiene per n=l, m=O e p=l (av,endo sceltoa>b .e·t>b)~ o~\r~'ero: '.' '.,,'
:. . ~ , \ ?'.
. ~
l ' . Ilil_\-
l" .i.
1-,-
't" !
~!_11·
., UJiOl -
- r==·\n - j' . " fJ I
-J'4L .y .\. a.· \ -.1
v=v=J.
linea 'equivalente. Quindi per la prima risonanza
Cl"vTemo una semionda di tensione. quindi il campI,,)
~!dwico <à massimo al centro e nuUo alle estremità:
per ii primo modo superiore a\TemO un'intera onda. .1 I
poi tre semionde, e così via. Quindi per quel che , \
'-l] p0ssibilità di. degenerazione aumenta- essendo :tre gli indici, ·e quindi. aurri-~ritilii6~;i re '.
possibilità di combimizioni dei tre indici che danno luogo alla stessa somrnà). bsser..rramo=
p~)i che le. frequenze dì risonanza non sono eq~ispaziate; anzi rnan mano .che aumenta. la
-i1 iTequenza di rison3.f~,Ja ,densità dei modi risonanti 'aumenta. Infatti dando; come/,;aI ~QJjt~.>·..
Il._Ji un~,L!)terpretazione·geornetrica. alla radice quadrata che defir.iscé le C::l~?, che' nòn e-L:a'ltro :
L .. .J
che .la distanza dall'origine di'un punto avente coordinate:-' . c:, ',>-
(
l ,n1t ;-.-'
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j,"'r../=--
mit
,I J l
: ...!)
;
. P1l:
: 7=-'-
1- !J
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'._. e' ine~',r>n7iale) Dllnqtl P
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Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
Buono Studio! =)
(0+6(0 (di raggio (ro+uu)) J~). che viste in un piano rappresentano la situazione indkata
a lato. Al crescere di (O queste sfere diventano s~re più grandi e quindi, come prima
approssimazione, il numero di punti che cadono nello strato sferico sono dati dal rapporto
fra il volume dello strato sferico e iI voliìmè della cella elementare (che costituisce il
reticolo e che avri lati ila. Vb el/t); approssimazione che sarà tanto migliore quando 'più
ScUa,ITI10 grandi le circonferenz~ (ov-ver-o le sfere) e quanto meno esse sono distanti.
Abbiamo allora che il numero di punti compresi nel nostro guscio sferico è proporzionaie
al volume de! guscio sferico. essendo il volume della cella elementare sempre lo stesso
(pari a [l/a} [l;b}[l/t] ). Se ~cù«cù aLlora il volume dei guscio sferico è pari, in prima
approssimazione, a: 4-;:;w 26,0); quindi il numer-o él.N di risonanze che si trova aWinterno del
guscio sferico e proporzionale a:
ù:0i ,
- - rf:. (f)'
6.(;)
I '
t:mtù più alto ~ stJ'etto quanto più siamo vidni ailè , I , I
--
":ondizioni di cavÌta ideale, Ricordiamo dalla teoria
Jei circuiti elettrici che la bontà di un circuito
ilsonante è misurata da un numero puro detto
c0<J./j'Zci.mte o fattore di merilo (o di qualilà), Q.
Quanto più Q è elevato tanto più siamo vicini alle
~ondizioni ideali e quindi tanto più stretta e atta è la
..:urva di rrSDosta
, della nostra cavità. Eccitando la
..:avità. con un seenale a frequenza variabile. se ia
~avità è ideale, ivTerno delle risposte tìnite fuori \
nsonar..za e infinite In corrispondenza della w
:-136
possiamo peQ~are di- fare una 'cavità ,le cui dimensioni dO~'TaJm.\..1 e~S,er;e d~L!J1icron: -essa
sarà irreujizzabile sia dal pento di vi'sta pl1r:lmem~ reaii:::zativo"'sia per il 't'duo . ~he non
--u riu;:;Gu-eob,è a dissipare il calùrc: che in~virabiimentè si viene a creare nelIa c~viti per
~r.fdto dt:lìe pt;:rJite, ,p.er quanto piGcol~ ç:sse siano, Qu~sto probl.::rna. di ..:,ostruire ddle
c::lvita ris·.manti a frequenzt:: ottich..:. e smw ilEO dei problt;mi cru~i;l;i (forse~ dal pumù di
-(
Ic.. vista teùl"k0, il più' crJciak ad tssere sta[o risolto) ndia realizz2.2i0n~ di gencnlt0ri
I
l''j~ona!1ti (a frequenza ben detenninata) all~ frequenze detril..fraro~s() o a frequer..::e ,)[clche.
In altri krmini. que!h.1 che noi tutti Gl.1rlosçinmo ~ ..)[l il nome di bser è il ~enèra.(Or~
(l)erente otti(;\..\ coerentè perché ,eener::l una radiazionè ad una frequenza b<::n detÌnita. La
;a~ilìtl:; per cui il laser .f..1r1ziona ad una fr;;quenza OeIl Jerìnita è -.:he funziuna ai! 'imemù di
una cavità risonante, E sGstanzia[meme un amplificatore conlIoreazionatc (cDme [uui i
,gef1èrat,.)ri), ';on reazi\.)ne positiva in modo tale che si riporta alringress') l'uscita e si
autoillTIplifica tino a quando i fenomeni di ~aturaziorle non interven?ono a bloccare
l"aumento del!'uscita. Se vo,gliarno che venga tìssata la frequenza dobbiamo fare in ml..'.d0
che la reazione positiva sia selettiva, cioè a'V\orenga solo ad una frequenza o in una banda di
frequenze la più stretta possibilè. Per fare questo, è necessario che la strt..lttur::l abbia un
ekmemo risonante; flè! caso del laser, l'amplificatore è '~ostjtuito da un me::zo octicameme
attivo, cioè che emette radiazione, L'elcmer:.to risonante è una cu'\1t.a risonate nel cui
:2 - 137
oossibile
, , è un rag:g:io nella direzione
carnoo -~
note·,role ,{cioè di pensare .che per f::Lfè'una czc"rità risonante bis c·gmrva e l imirm.r:èd~' p arèti ,
-rl laterali._ cçsa .ab.ba~tanza anti-lnruitiva .ma che invece era- i! modo pscfPtteIlere
.uI ' l'diminaz:iòne di tutti quei modi. 'indesìd~mti e la>conserv-azjone, invece> çiLitutt~~.j rr..odi
corrisp\)ndenti a raggi ditipo assiale). . . -""7'KJ
ìio::diamo ora cosa succede se la cavità.. pur essenèo:ancora risonante (cioèmO,~'Ù ::mcora _
.,;,mnessa Gonun sistema di alimentazione). è dotata di,perdite òdo'\llteaJ dielqtrrip;o--o al1e
r.r.lr:>ri ·,\,·,,,···,,"tt;:..J du"'>_.:VL.
[""_~~, .u,,_.u.,~u.~... ~.fentrP
_ qu",ì1~ . . ",~ft., al, d;el-=-t·,..;"
~ •• '"' d ',yU.., ,.""w, ... t. . " "0·..,.
, ,h.......,~l,.
'-1' :::.,
-; -;A'""-·'on·ì·el:m;n..,,..~
..,:::.~_.\...-" , ........u"',.
qudk d,jyute illl~ par,eti non si possono eliminare pt:rché. ilconduLtore rl'.Jnpuò es'S~re
pertt=tw-ca meno che non si faccia una cavita suptirconc.i1.lttiva:., cù.sa.,\:he vi-=qe fatta in certe
appli..:aziòni per <Lvere .coeftìcienti di qualità eievatissirni\ ?(J! caso di ,una ca'lòta .;ne ;
--u abbia dei perdir.e nei ciielèttrico, mentre lè par~ti Sl..ìno ancl..'ra cl.15tituir: :':2. un ..;onèur.tc.r~
el=mi~o ptr:'tf.t0. non ~ambia assolU[arner~te r.u !!a. Ric;.)rdiamo ;nfarri G~~e 'pe;', ~l·\.ìV(Jre r.U[~ì
:zIi
- 3.movalori e le 3.utofunzionL risDettivameme, Der il ..
-il ,_..J
~amr(l d~[triç() e p~r ii campo ma'?l1eriC(l bisl)~ìil.Va
ri~ . ì. iVçrc un' equazione agii autovalori con lìppOrtLiilè
,~onJizì0ni ai contomu. ovvero:
(Y-:E-k~E=()
!' • _ '.
l
I
; J
Questa equazwne è risùlubile soh) per l'insi.::me {k:l} di C ".1--
6 ,\ò ~."fU" • e..-
d:.-t
numeri reali pl)sitivì. che sono gli au t \..) ',; al ori di Lalt:. èqu;lzioni. essi Gtpt:riC:i)f10 s0It:J.r:.(\.)
ctli:a geometria de! sistema, dato che ['unica cosa che I:-onta è la c'Jndizlone al contorno
suHa ;l1pcrfit..::lè che delimita. la G:lvita. Cioè nc:WcquaZi'.ìne agii nut\.",va!Ni k proprictà. del
, ~ __ ..J
_- :.:;;:
... "-'f"':
Quindi se c: e .u. sono reali allora le ())n sono reali~ se inve~e c: e J.l. non sono reali avTemo: '
k~ . "
Cò n = ,'-. = Cò~ -;- J(~:'"
"i E]...L .. .-
cioè le pulsazioni per cui si possono avere delle oscillazioni !ibt!re non sono più reali ma
sono complesse (dove il se.~o positivo della parte irrimaginaria 1\) si ;,,)ttiene osservando
che il radi cando a dènominatore ha una parte immaginaria negatiya), Se i~ pc;)rdite sono
mol!.:> piccole (come di solit0 accade) si ha che:
TI r,apporto - , ' ammesso cne la.:Ll..sm:·sempre queila ,del':vllù(0,' e' prvpnlJ pan al' rappono
(0
~
.l.i a. rea1~'. J e l'1<1 ,8.' ctle·:orenoe
!a~parre·'1rnmagma:na,::e.'la.parte
t "
- .
. , , t.l 'lt:nOr!lI;;).,,<.lhtan.ecnle.,
" . ,.
Ciid,d'ancrolo
.5
" L • -
. ;di.: perdita~;:(qu4ndi',ser ;.è~·;un:bu.,m: clie!ettrico":quest.o: rapporto . ,è' . delFordine,.di;., l 0.;3+LO~.
essendO',jrr;tal~;;éàsoda',parte:imrnag:inaria30i 4 ordine di: grand2':"';"a'più' pil:coli;}deHa::·partè, .
. ,. reale ~t;/.;QulnélLI':inic~r':differenza L'ispetto 'al' caso della cavità 'ideale,è'che,.in' qliest$:t~S'O. gli.
-':" ' .. andamenti:'temporaH/deIle .soluzioni libere invece che; esseredeH~,:.o'SciIlaziorii' sir:msoidali
saranno deHeosciUazioni sinusoidali 'SITlorzate,in 'quante in 'questo caso si hacht:;'
il., [ =e)',.1
e-t-n t ~~t
-n e --n
Quindi nel caso in CUI ci sono delle perdite l'èvoluzl.one libera del sistema (che è un
sistema lineare,) è una sO'YTapposizionè di oscillazioni sinusoidali smorzate, Quindi se
vog1iJITlO cominuare anche in questo c a.:; () a pariate di risonanza dobbiaml..) dire che c' ~ una
ri:~ona:1za solQ che questa non è più reale (non c'e una soluzione stazionaria in assènza di
sorgenti) ma, è una risonanza. complessa (cioè c'è una solu::itìne che decade
èsp~)nenziaìrnente a zer<J Goi tèmpo_ GOèrentemr:!nte col tàtto tÌsico che es::;endoci delle
pen.1ite. in assenza. di ::iorgemi. il .:arnpl,.) Jeve decadere ,:k)Vt.mdo .t")rnire l' èner~ia che viene
Jissipata aIrinterno della struttura stessa), Per l'/ere, a.:.'1ch,; in questo Gaso, una ,:w;uzion:)
~tJ.~;"r"'1rl·'a
-.J ,,--.1. .... <!ara"
w, .,"',.... .:.~..,t-!'O ...... ";1',,,-..
1 1U, "u. .:.u. la '·a~t;."" '~()liJ ;'>'t-''''nu''o ;.... ""fl-t;nllJ.7;l'r'''' 1'''''''''''')';a "~l'"
ll""w ....·",J-JL.U, "" .....' .. '0..' ... Yli.u.. ~ .:. .... ' LA. ..... ! lL~ ... V . L '..... .1 • h ...· l .... L4"".~ '-'4 ....·
~"("'r''''' ''';'''''''l'l''''ta SI' pUt'., p"'r'.:-...... ~ U"'l' a'''er'e ur'a ":-"lu"";"!'''' ,J; r""o;""'" J.'O,)~.;:o;"·T'l' I .. o:.-..,,·~
,I ("- 1.. ..... u"'~~ ~f.t. • .....' \,..;.....;IUJ. 'W y • :-U-L.... a"a
oJ .....• ~.'w',,~ .t.:. ",,-" Y4 .... ,=1.~J,.'""'. ....._-.lL'-1..4 .. 1.· , ..... t •. ,,)
ndia st.n.!ttura ~ alla Pl)tr:nzn. dissjpata~ ricordiarrw che nd caso di un circuito ris\,1nantè il
t;,-.,~ftìci~me di qualità era dt:tìnito com~ (,:)L.:R che e propri ...) pari al rapporti,) tra l'cenergia
eÌetmca e magnetica media immagazzinata e la p,)tenza dissipata, m0ìtipli~ato per la
pulsazivrle di risof1anz:J., Benché si possa continuare a parlare di energia media arh.:he in
presenza di una oscillazione sinusoida.le smorzata. invece che di una sola sinusoide, è
Z -1.10
m~d:,o nl.m sarà più cost2ntç nel teI'iìpo. ccr[T",-:: rltl C8...S0 di eEa purJ. si:t.usoidè, ~a s;)SJ.
decr~sc:;:ntè nd tempI)): in a.ltri t~nnini se il
"
l
I
d..:cremem0 nel p.:ri~ìdl..\ è m,11tL1 picc,-"'[,) ~i pU\..ì
tl":l;Sl:Uf:lre la pil:~0là 'V·a..ria:iùI1e Ji ilfIlpi,:zz:l
l1èll"ambit0 di un periodo e l'lOn si dis;:iJ1~..lè la
smusi.ìù,::c:: ::-m,ìr:::aLa da una sinus'-ìice n~)n
Sffior::aLa ..:he, all' iSt311tè ('onsiuelcl.[tJ, a.bbi;).
;Jfo?rio rampi~zz3. della sinu~()ide d.fèctlva,
S~ quindi le perdite 80no piccole:: (Cl)ITlC
\
CC:Vlìf,ù eS·.serd pèr qualsiasi (;d,",jità che debba "- '-
( essere utlli::Z:lta eff·;;tt~·vnm~r1tè n~l1è
, !
! \
! app!ica:::i0ui\ sç;nc, ancor::\. .je.t~Ilit!li !.!r:' ~r:.e:-iJ. rr:e,,:iu im.TTla~'l::zinata e una ?,)[e'fìz.a; :rr.,,~:_:ia.
( r·· di~s ipata; l '~nèr::i3. rnc:dia pèfO n()n sari ? iù .,;t)~tantè nel tempI,) ma dèc:r:e'~C ;;:':1
1\
esponenz.iaimeme stGOndl..ì un andarncnr...) de!~;!)I..):
~a pr~.shlZa
dd al!' çSp0nèntè ~ dl1vllta al fatto che;; lè energlè, e le p . .ì\.~nze:;~~)jSGnl..;
· cl,)v..;
prop . .ìrzi.;,'InilEai quacl'n.tl Jet
2
~arnp.i.Sçì'ènt::r~:l var.la nel'tempo Ci0.~i.:;:ni'::'c:l';;!:Ie:.;3:(j!~,~r~a
'··1'
U
l ~"ar;az~'~'n~'
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l ' ' V l ..... ·•• L.~ ,~ ,,;<.U UL L, ....
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irT1'r"'1" ,.,-;T"' '1 f"i"'i' Ql1..=..:.tt'1
.. Ul~U.::..I. .. ~ .... iJ, J....,.. ..... 1..,.t._ .."'1 •• ....I, u .... t-Jl "'" ..... ~I .... q l ..... Lr{;.,,.
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l __ o
\dOVè, per piccl)le perdir.è, la part.:: immaginaria ~e:1a pU:SazlOG': corr:ple~~a è prilticomer~t.e
)u?llule alla pulsazione imperrurbata C:):). che ci sar~obe senza perdil.e. Da quesT.a re;az:ùr:e
:si deduce che una volt:l nota la ;lllls1Zilme c0mp:essa ~i può risalire ;;,1 Q: vi..::e~:,erm, ::;e SI
ha il IT\(xio di valutare il rapplJrto fra ener~hirruTiagazzinata ~ pot::nza cii:::sipata rneJi~, si
....- - ......-'
~ ~
~
Questù, come 11 so!itù, cambia la natura de! probkma a~!i .a.t!t,:rva!or~ perché~a.IT!bial1do la
c()ndizi t.me al cont~)mo camb ia r operatore (che e definito su !l' insieme de! le funzi oni chI::
soddi:rtmo questa condizione al oont0mo) e quindi p<!r' esse- n!..\n :;aranno più. in :,!enerak.
vaiidè' tutte te oroprietà valid~' per l' oDerator~'laD lacianond 'ca:;oideal~ (come abbiarnv
l . L . . '.
""t'~tù
.:s . nel, ....... ...,F:'Io··d -~··t.·····
!l. ...gu,u_
.....,. '.' .ei.~· I, p. e...........
o . :::il.... " CO m.Le·-·t',::" e'.. mo'/- l·~·et~o·
. . ,. . ·""'l·o-;·. .....l·::;;r
" • . kO.. pl· t;....... ~c a;'~";
L·~· iffi,Ded..t:lor.J'''''':"'-·'·
_.:..:.:1.,
......
~t..e'.J.41"'"
,........,;n;,.~'h·e
'" -l,.;,u . -. s.., eno·,-1",11' ...1'.,..,.",
UW4.L or..... 1•• w .. -1; 1(\-3.:..
. U4 ..L V 10-4 r.i.:;)!
~ J..~. ;-...,..:,,.~ "1U_"fli,- ...,,hl"
. . _.~~O J.. ....... .. t_, vi ~l·4· ~'no·r"! .. lla·
",J.-..~
't;' i.
·'."'"di;:7;~-n.,.
."",,,-,u- .~... t:• .L.i.'"
ÌLllpenurbata, Quindi tutti icarrroiche era!1t) 'già nresemi ne! caso 'deL cGndutt,xe ekttric:)
o ertètt 0'- riman2ono oTati·ca.rn~nte inait-eraci ("/?SirulO l'ii aU:L.11t!r.à oer~entll::.1me!:!t=
'" '_.i. .. •
trascurahili): compai0no in più delle piccoie compl'nenti' tan~en-;-iaii dei crur.pl,.~ ejettri~\").
t::he sono vkevena nulle nel ~aso di :;ondutt;;,re elettriCI) perfetto. Possiam.,) pre\/edc:re
, , '..)1
"h~ la "~oru-~'''''\n~
a l!.'f""f"\a. ~Al"" ';'.V L..., II
L.;)!
"'a .:.L.
I·%D CL' ."ll"n"',.:10~'" A.,:loll.",\
l ....... <LLO UV "'a~";+a"
ta. I.; 'Ot1 "' ... t. u.i!
-i , ..... \.; ... L! ........... t-~ ~ V"\;~· i .... ,...~ a'\~'a"
.... L6~ ... (LI-'I.I' •.•·~~'H"....:..Ll,u~.
"'f'\ .. t"l"""'."\.T .. ,,·..-,-.. .... ...
l ",.
<::o<:::r.""'n-'alment~
_ _ ....... ~ ........W an(~ora.
4.\.1 I .....
!. ,.....e~t;:o arn.-l~"""'Pt"!t"
....t ~L........ '"UlJ..l • .ì. ... L ...... ....
_ e, ... .:-. ~L"!'l~I"'r.P
1h ... • .. U ............'4 ..... _irnr;,:>~,,..h':1t,,
.....;;J .... I.# __ -.. >;:(,,\'[f'
___
... _ .. .~I-,I'> 'n"";>,~r>
............ ,y ...... ...
.
4
di 3.vere una soluzione-libera costante ne! ternDO avremv.. c'.)me a.l :;~~tit·.). un' ,,);:;,.;-iUa::il1r.c
sÌnusoidale smorzata (per effetto delle perditç). AJk'ra tutt·.) quelÌl"' che ci se::;e per
car:l!teri::::are r evoluzione libera in presenza. di perJik :=;U:iè par2'ti ;: valutJ.re la. ':0:;Llnt~ J~
att::nuazione "': u. J.nalugarnente. la r,,/'; la (.:./ rimari"i prn.i:karnenté pari alla pu:.::;a,::L('ilt· Ji
ri.:::vnauza della cavid i;'Lpt!rturbatà (a menù di ',ar'b.z!0ni di LT~+ l;j...·). :. . L1 ;l[c)C::l s-= .:>i:li'~0
:... ,7
LLt """a.-lo
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l \j Gl.L J...L \w.4J. •.~ .. ;n 'wu.
"'1' 1,,, per,1;~"w ..1.~ "al"tare
, .iL U\ooo.L1' v ;-
'Hl.
l_.;4.. ti U, ~'w _.&.t.. ~ (LUI,.' <!
questo ~aso sono qu>!liè sulle pareti, da!!"espression'è: Q -= cù': == r.:\,: possiamtJ ricavare !!.
':;, e quindi caratterizzare comp!etament'è (n~i limiti deH ,approssima2.ÌI..me di Leontovic:;
r e'V0 iuzione libera delia cavita con pareti cùndurtrki. l...,tili T':lnG,) quindi !t:) stesso
approccio perturbativo che si usa nel caso delle guide d'onda, siamo in grado di valutm-e il
comportamento delI'evoiu::ione libera. della ca'vitti pur di essere tng:rudt~ di c:licotare
r espressi one che defrnisce il Q (in termini di rapporto fra energia e potenza medie f.
:.Jaturalmente nella valutazione .di questa espressione tutt; le grandezze che compaiono le
possiamo valutare assumendo come distribuzioni del campo qIfèIlè del1a cavità.
ill1t-'erturbata (non ::L'vrebbe senso valutare tutt~ le grarlde-ne con un ordine di
:j . dove V ~ il vùìume racchiuso dalla c<l\'iti e, o',.v·iarnentè, B e !-L .sono reali, ali:.rirnénti
dO-yTeITmO considerare le loro pari reali. Come abbiaI7l0 ddto. per E. ec :: pus!:!iam,)
assumere i ca.rnpi imperrurbari (ci(J~ quelli che ci sono nèlla cavita idea.k); ma nella ca"':ltà.
( (1
ldeu.le, in condizioni di risonarL.."'il, sappiamo che. l'en~rgia ~lettrit.:i:L m,=ùia irnrnagw;"·';nata. r;;:
LJ
i'enenzia maenetica media immae:azZinata 50n\..1 u2uali e ffilindi:
__ - ,-," '-".I.
rJ cove se'li supe:-±ì::ie che costiruisce la nostra cavlta. A. ques!.O ptmto,il co.eITìcier'!re di
i
l_
O,u.'l.tim ~ dat,) da \.e~priIT1end\.\ad èSèrnpjl~, renèrgia eièttr(1rna.gntti~a in Ct;:-rTliI11 di ènCT,!Z,la
ITlaffi~[ icrr):
l ,- _~: Z \-'_..,.j 1 1
f )
wa ~.:. ,u. .In: dv ! h: (IV
1.1
Q =---....;...--- =c:);),uv.) - . - - - - -
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-_.p. __ .. ~ '.",_'" ;h, _H ".. ,
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Osseriiam\.; poi che risulta: 3 = { :.:. = (')'.1G)~ = -:-:-' per ~Ul a'l,.Tem\.':
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Buono Studio! =)
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Così c\.~me abbiamo fatt-."J nel caso delle guide pOSSiéUTIO valutare l'ordine di grandezza di
qu;::sto rapporto; a\TemO cioè:
, ,
Q=": V < .-i··
'ìIHi' ">.,
o'";:, < ;H,
,~,~
>" '-t o.J
dove, a denominatore, c'è ! H! 2 e non i H;d;: 1 2 pèrché nel caso imperturbato il campo
magnetico è tutto tangente (e quindi i due termini sono uguali). Qu indi come ordini di
grandezza se, come al solito, il campo non è troppo differente nel volume rispeuo a quello
che accade sulla superticie, a"Temo:
V ':D
Q':::-cc-
. &S 5
A.!1COra una volta si ottiene un rapporto geçmetriCl), fra ilvolume deiia c:Plità e il volume
occupato dalle correntÌ ~l conduttore ,(che nori è altro .chéla superficie per"l'o spessore di'
Dènetrazione):. cio.è. il raoDortofra il vol'ume' in cui è immae:azzinata., r ~ner~ia
~ìettrQma'gn,:eÙca;{ejL;vo'lum~ ':in' cui' c'è, la· dissipazione. Quindiail: ru.lrI;entar:e:~del,.rapport.o'·
.fra iI··'::\i;olù.mé:,/,e' ;la'.superficiedellacaviti .aumenta: il fattùre dimeritù; . qu~st3';t:i:: fu~';'~;
prevedèl:e.ché,·una-. ca'vità~<.sf~rica, dovrà .. essere ideale cm :.questo,:punto: di :vistaperché::: ...,.....
massirriÌ"'r.'fljIrapporto'.volume.su sup ert"'ic1 e. . ' Naturalmente~.an:cora·in;tétmin( di ordini di
~andezZa;e~sendQi1' volume. proporzionale. al cubo. de lla .dimensione "de Ha. cavìtà (che può
. essere,., ad esempio, il diametro della 0avità) e la superficie proporzionale al' quadrati) di
. tale dimensione; quindi Q ~arà déll'ordine 'del rapportvfi"a la dimensione D ~ 10 spessore
di penetrazione. Quindi ci dobbiamo aspettare ordini di grandezza del Q clelia cavità
den"\..1rdine di unità ,.) decine di migliaia (essendo 3 deII"ordine dei micron e D deìl"ùrdine
,-li .'·1Tl~l 'he ·. . enrl. mer,...o·) .:l hbl'amo ~"lei coeffì •.... t. entl· '-!1' l...t.(·
w. ~1"""~ l.i"'J. 'W'.L . . . . . " U . . . ........ ... ' .... "t'all'ra'
J.W' ".
'I· Y,'he .::ono mo'll-) n;u', <liti di ."1."
\oI'.l..... ..
.,.."",11
..... ,.a.i
.... I." J. u, ... "" '"
che troviamo nei circuiti a bassa frequenza... in cui è diftidlissimo ottenere dei Q eievati
oerché per . . . ttenere un camoo mae:netico biso2'Ila fare un'inàuttanza: ma le induttanze sono
.4.. .."_ ,_
lìhITlichè. il ch~ abbassa il Q (an-.:he se per un conC:ensat\.1re si P:'::SSOl'1l) ridurre ili m:J.5s:m(,:
le 'Jerdite. in un circuito risonante ci de'.rQuo essere sia l'indutwr..za '.:he il conden~J..t'~~r,::! . In
a]t~ rreq1..lt!nza Ìnvecè abbiamo coefficiènti di qualita molt,) alti: ar,zÌ all'auITlt:nt:lf'è ddIa
frt"ql!~nza. siccomè il Ò è inversamentè propùrzionah: alla frèqueru:a. a parità di altre
cl..'lndizioni il Q aumenta con la radi~e di (/) (e qu lodi ii ~omportamento ddla ca vita è
::;~mpre più vi-:ino il. queììo di una ~é1.vi(a. jdeal~). Osserv'iarno che il Q aumenta c,m la
radiGd della frequenza ed e-ssendo legato, come sappiamo, alb larghe7 7D di banÒ (Òe è
invers:L'11~me proporzionaie a Q) siò s:gnifka Ghe questa diminuirà con la radke qllud.r:J.ta
della frequenza: p~rò i modi si affollano con il quac::lr....ro della frequeI"'.za e quindi questo
t't::nQ mc m). di a:tf,)!Iarnento delle t:ampane di risonanza (tino a dt;gpnerart: in una banda
piatta) rimane inalterato, ar1\.,;ne se meno grav~ (affollandosi, in tal caso, con la potenza 3/2
1-14
I
della frequenza), Fino a frequenze dell'ordine di grandezza delle centinaia di i\{Hz o dei
GHz, le strutture risqnanti si t~'lfm'J 0 ..:on circuiti. c~)n~entrati o con tronchi di linee di
rra::,ullssioI1e, Quando si arriva aHè frequenze di ITJicrÙÙI14~..si passa alle cavità perché.
altrimenti. lè dimensiùni delI' intera struttura diventano paragormbili alla tur@lezza d 't.mda
Ce quindi sorgerebbe il problema delle terminazioni delle linee), Osserviamo inoltre che
nella relazione ~he e::;prim e jl Q. abbiamo fatt~) in m\.ìdo da far comparire il campI.)
magnetico a numeratvre e a denominat.ore pr0prio pèr effettuare tutti i passaggi che ci
hrumù pùrtatù alla ::;tima de li ' ordine di ~.ranJezza di Q. 'Vice'''/ersa in alcuni ~asi pU0 darsi
~he convenga.. per ii calcolo preciso del Q, va~utare il numeratore in termini di E e il
der:ominavxe in ttrmini di - H. Ad. esemoi\.ì,
. se a.bbiamù UrI modo T::: il ~amD0 .. ele[~.ri...:()
. i:: ,
1 p"
-=-.....:"-
--T'I
:!.~
Q " '/'"
,;~:~;i~i; . ;.;;:l~ 'o.' ."
JO<ie [ultima. espressione Ìndica una regola additi-:rv-a p~r l'inverso del voeIIl<I;,~nte di
,~, r-·,I qualità.;.{c.-ioè l'inverso ... del .coeffi~iente ·di .qualici dovuto a tanti processi,):ii{':ià~~rdita' è .
u semplicemente dato::daHa,sormna;degli inver~idei·coefficier,ti di qualità .do;v~,~i·a:i(~s·in?0~i:"··
'. process,ì di perdita), questo'rlno a quando sc.no.·~.va1ide le ipotesi;che rendortq~;\rg:~'ide tari
-[j espressiopj, .ciçeche tutte le perdite:;;iano piccole, Ndle applicazioni' efft;:tti";i'~':q~?asi mai
:!.Orlopr:es.enni perdite nel volume, mentre" sono. in generaI t:: , presenti .solùrii.t\.1~:, te; perdile
iiull~ par;eti..';l casi' in cui ··sonr..) importanti leperJite nòÌ volume si presentano ,:5019 quando l;i
c:rv'ità i/iene utilizzata proprio.per misurare la. par:e ir::1.IT.a?Ìnariadei?a cost~&;:~è~èÙ.rica,
u., t"ll·o'''l~l'··.o·u-!ella.
in u."
I
'~a'''''l'r;''' <;:1' ml'''U'-a l'l '~'ìe-Fhl";"'"t~ ,--1; ",,'"
:~L.ì....:J .;'T~,". 1;' ....' 'i I.o-...&. __ .... -t\... .......~;t';
! ! \oi\w qU··::.!,,"\:.··'de'la P!1r';"""" ';1-.. not" e .;:;
... ~! ....... ~ .. wl j ,u,. 'W)1~_·T'r.l. (.oO.! .... 4..'Iw .,,:!J. ..... _1
~- r ì
;-11.;ava H'o~efrkiente di qualità dO'vuto aHe perdite. ' . ·',1:. -o
-)i l
,[ J
(ome a basse. frequer.:Za in cui si re:'lliz::a un
çlmdt::r:::i.H;.lre cun dtIiLP il did~ttri(l..ì. si ml~llt'a la
I__ iJ !
(flpacica e pl..ì[ da questa ìa ~ostlU1te àidettrÌ(a. dm,]
che ad alta tÌ'equr::n.:a n0rl è d6'scri'/ibil~ ;n rnvt:.:0
3 preciso il -';ùr::portillTIt':nt'J di una capacità). Andi;rr~l)
:l veckre a.desso ~he c()sa accade se la cavita è
j
Supponendo allora che siano noti tutti gli autovahn1 '{kn} e tutti i relativi modi. il nosu'!,)
pr,)brema':tèi:qu'€:,Uù':.di"irovare·;j,' coefficienti::\di:""questa:. :espansitme:::i{not'e~: 'le;:condizlomi",:aL '.
, ' . , ' corrrorn'Og::ri:t\:bbj'a'mb:!idettb{!"che·~Lmodi..ison.o·,;,ciJmp;leti~lci6é~;pennettono';'dÌt:rappt;:senta:te,;Y~in ..
.' • ',o
raDDr~'sentar:er;ihc:ampO:istlllà::,:suD;erficie;,(dhe"e:·aueno·;che.'suppon.iarno::di;.:èonòscere')~.dove· •..
.; la~;oro"erg~nza;:;::come,;abbiarno.~;detto;:. rp~ò'.non:;~sister.:e{certamenteT;irr<.g:enerale>no~'è,.'una .
" '....convergenzacunifoITIle .... Quindi "J',espanSionein 'serie" che abbiamo ~onsiderato, se può valere
; per rappresentare' il campo' aH' interno, non ci 'serve, cosi Gom' è, pt:!r rappresentare le
compO'nenti tangenziali del campO' sulla supert1cie (non essendo più le serie uniformemente
,,;onver.genti). Per risolvere questo probiernadobbiamo fare in modo da ri,,;ondurci ad una
situazlune in ,,;ui appiicare quakh~ teorema che leghi cose ch~ accadorK1 nei voiurne a cose
che accadono sulla superticie; il teorema CllI10rll';O p~r tnre questo ~, narur::l.lmente, il
~"'()"""'ma U\...rLl(
t._~~.Li ,'r ... l!a G-Il'~''''''~en7'''
., ... o di' ''":.au''''''
w.:J • •J.·r-C';"·TIL) .,ll"f"
L.~~.:.J. \.,..J U a '~c,""·;,-l .. ,.",·,,, la u'li"re""'~""""" d""!!'"
.Io,.4.L·6.t..U..l U. .. iJ·LL..:J&U'W"i~L"","
'-'Ll(J..
L ....... 1'Y.L,=--..... J..~
quantità: ~.x,h:. d0ve "E ~ il CaInp0 i!l<:O?!,lit0 eJ f.b è ì 'rl-e~imo vettore di base: avremu
J.lil)ra:
"
r'r-
..... ;":. -:::. .'. .-~
n~
-~"
I= -~ -r- r---:'.I-
h~ 'v'., 1:. - c' \ ' , (L
-.~ - - - ... =
=
Intee:rcmdo ambo i membri di questa relazione a1Fint~ro volume V della 0avità abbiamo.
rkordando che l'inte~ale di volume della di(;er~enza di un ver:t0re ~ pari al .t1usso dd
vertora actra". ;ersù la supertkie. che risulta:
-i h;' , Hdv;- r
.:fs g ;.. t~ . in cIs = - jG..}Lv .
k ni ~~ ,gdv
~
;: -146
I
I
,f fl Eì ' -:1
x -, h .. cis = - j (.;.:uI n - k il V~. .
., \:lo I
...
in ":-(e-
-n
=0
.r •
e cioè' se,E è·.reale Iue,Vn sono.sempre'in quadratur.a fra diJoro(e ricordiamo che't~q~,~sta.;è
IJ una carattç;:ris,tfcirli un sistema.stazi.onar:io),. A'/Temoin 'detìnitiva (:8.cendo aJcunì~:s'~ìIDpE..::i
calcoli) che"risulta: . .~.(
r~!
"
,U )v =
lo 1 ..
k;).
2 1 ..
Ir{T x E)' h'"ds
2!\:1 - -=
l ;\., - ""\.:1 ~. .
~ ~
~r ì
~':'~-~r,:, che fa tçr:dere il rappo1i.o a[l'infinito qwmc.o k:-)okn~ e ;-icorcli:J..ri:l1 che k':'=K r,2 ~
IlJ "rì,-.r: . l.'a
i., \'.1., ,L'
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~;:':::5e,e
~ìn·-!i·71··)ne
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siru:!'J!a.re cu:.tndtJ l~ :JU!sazi\lr:~ di !n:;i1rn ~i Ilv".·icir.a ;tG !.lf1;J (~r..:il·: Du;s;:J..z:i,.~r:i rll
l'n. "~a1:
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CiL)I:.' :5t: O,)(o;:ssiml:.) t;.ff~[r.i\-'aml:::n[è b!I)..:can~ il cnrm),) tam':é'm-= ,-;uila 3l:r'~lTl\..'\~ ';è
i·\,5' ...'fllH;Z<l. I I . . .
'li 1 '~u;ndi rint~g:rnìè è tissw:ù) si ha. .;ne se ia. fr~qu-::nza à vi,,;ina a una .ielle puisa...j,.mi <..!~
{ o ~_,. • • . . . • ,. I J - .. 1
-, ~:.:;·.:ma.rl=a! C,)er:h':lcrlU l Cl')I7!SpOnCentl Sùn0 mùlt0 -'?TJ.I1Ji \eS~~il(.,'::-:1 a ::ie-':":·i!'':':''...ì illèITlGr'J '-'il
··..,' .. r ....,rto
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l',.., "'l" il ,·I,...l. ìmin..,t'ìr:.l ~ r'\; .. ,. . ""'\li.:::Sir"T)"'\\. "\/l·'
.l. L.i..ol __ " ~.I\ nl .r..J,~ u .... ~ ..... 1..... l,.;\JU1 .. __ 14 .... LI/,
... .. _... ... 1,1 er':""'O'::I rT"'I"f"1 l"""'r1'lrì ..... '~~
",,~L4.') J.luhJ J.L,",.~"l·
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L,;.. ..., 3.:! '\nt'"1r:;fjrT~."\
.I.Jl..- l.{..u.~"' ............. \...'
\"0.1.,",,
:'::lila rrequ~[I.::a di risonanza questi coefficienti diventano mQ!w più pl..:co[i. In (:d'ir.ir.:~::::.,
! l
ne!i-: vicinw...ze di una delle fì'èquenza di risonanza ci d,)obia.rno uspdt3..fe Ch.è li
\. •• -..1
c, 1rri:O't~IJndenr c) rn,,)(Ìtì ;:ii a flxterneme eGcitatù mentre tutt i quanti gi i altri sonI,.) Q\,~\,;'..) ;:l Cc i t,li i . ._ I
( I
I ! ?~r avere qU3Ilr:i[a[iv:rrn~nt~ un'idea di cio che accac.e cùbbiam0 3l1da.:e a cakùì8I::
.u r lri.t~o/ak supèrficink. Osserviamo innanzitutt0 che pl)ssiar;'ll..ì è::~primère i.8.~~ int~gralè
tenendo como del farro che la superticie totale 3 dell:l nosr.ra caviri è, per gT2...'l parr.e.
cl)stituitJ. dal nl)stro condutt(1r~ e V,i c'~ un'apertura che è piccola rispett,) alla supertìçjç!
A • • I A )
i :l xE
- ~
= i :l xE.=i.,xICHxi=Oi.
-. " \.. 0- :l --.
essenao ~. .
tutte> =m~'ale
do've ç è 1'impedenza intrinseya del metallo che costituisce le pareti della cavità. Abbiamo
quindi biso.gno di conoscere' :ir campo magnetico' tangenziale (sulla superficie); esso"
alI ',interno è espresso come sOvTapposizione di modi risonanti. Abbiamo però dettù che. in
generale, la convefgenza non è'~ uniforme: per tutte l.e componenti, sulla, superf1cie: ma è
unifonne per le componenti che non 'sono nune neila condizione 'impenurbata. che, è proprio
quello che' accade:!.per<Hi: (diverso' dazero~ ", sulla: superticie;: ,anche' neIla':"'condizÌone
i,;:npertuI#~~a;j,';'hQt!indi"!ia~:,'somma:~;che::.defmisce:i:;il. :camp'o",in::ltennirii':,:-di:'p)~)'dk ri~Qnanti" ''
.:: o11V:er,g~:w*ni;for.ràement'é:;;:per;/·J e:/"c'Omponenti~ :;ta:ngenzi:alt}deIr.'rcampo >rnagn#H:6'o,: ',:(;irieriù-C:~,; .
ìm' ecec.;non~:converge/··unifoimemente::,per,:le" componertti"'nommli' ::,per.ché.~\;'l'é i;-c'omp.onenti. "."
-," normàlf,degli 'Ìbpotrebberoesser,e:anche ,diverseda.ze'ro':se:.non abbiamo un conduttore
~! ettri co perfetto). Quindi" in deìinithra" utilizzando: t'espansione. rno dal e 'avremo ~
"'=""""
l,n .. ( -E -' , -E,• -- r I h
A A
- 1·C. '-'-u.. , -
- :~
"::I.'..... ;ll-:::l
, _
:l __ o ....."
Abbiamo allora:
~.bbia.mo Dt.)i detto che in tutti i casi pratici ristl !ta A«S <! qi.tindi t:stt:ndere l'inte2rale :=td
:-..~:l. o all\ntero S comporta un errore trascurabile (dell'ordine ài grandezza dei ;'pp~)rtt)
f:-a A ed S). ).;0tiaml.'J poi che i prod0tti scalati nerrintè3rar~ a secondo membro non ::;onl..)
,)(Ù nulli quando !l:;::m perché i vettori h sono ortogonati ne! volume non su[la sup~rfki~:
ql;;ndi. in genemie, questi prodotti misti sono tutti diversi da zero (che abbiamo indicati)
~\.)':1 CLoro). Abbiamo dunque daIrespressione che defmisce In che risulta:
2-148
('l
, - ' - - J' (.,::ei
I
O ,eh _Lf. ds ç)' I
n r,- nI
.L
~
CI.
m;1;:'1
+c
n !
!
t j l... S !l":'F:l )
:
r~)
Raggruppa.lldo allora a lO membro tutti i tennini CQD I:l awemo:
IJ
Talè rdazione Cl dke che r:Jmpiezza ciei coefficiente di eccitazione deU-n-~siml) modo
!.1:J, ..;he si genera all'interno della ..;a"iiti, dipende Ìrlnar.zitutlù dal cOèITìci è: m;:: di
eccitazione. o meglio di accoppiamento, C:: (più il campo in corrisponder,za deU'a.perturl
::p~"'sa l'andamento de! vet10re !l'l più grande sarà il prodotto scalare che ddinÌsce C:J. :vIa
in realtà ~ dipende anche da tutti gli altri coefficienti di ~ccìtazione (1~), trlli-ntte l' aitro
L~lTIljne a 2';' membro, .osserviamo pero che se ii conduttore fosse perfetto avTemmp' ;:=0. '
~cùrr;par~rebbe i'accoppiamenw fra i modi. e quindi: ,:'~!'i,-,XL;: ,:,~ ,
J'~:' ':,.~;: /\'-::' 4~'r~~- .-
.-. ..
~
D "
o'Vverp In ècun numero finito .se la frequenza di Javoro non è quella di risonanzaii,;tnep.tre 51
in
ha unà -risposta in±ìnita cornspondenza,deUarison::mza (caso ideale). Per errettotÈ!.e!la ~
fl [..:he è comunque piccola per un buon conduttore) SI 'modificheranno leggermente ré -::ose.
U Abbiamo intàtti ,che al secondo merpbm il termine C:) è lO,;S,tesso sia nel caso ide~li:;éhe nei.
caSL1 realr=.~ 'ed, è un telTi1iné di ordine zero rispetto a ~;,j tèrmine invece è un Cterinin:: ' ' 'altro
(-1 di !xdine uno, .~10ra se ci limitiamo a~!i -effetti del primo I.)rdine domrrmme. ?uFché C;. sia
: lJ
)
;
I
L ,1i'/<::r:::o dà zero. possiamo trascur,are il contributo d~i t.errnÌni,cht: ',.--::ozono,.fuori dalla
sornmaroria ri~-pett.o a C;;"
i )
U s~ ~i. ritIzaiarllù., !lddirirtIlf:l. qu=~ti r=I11llni 50no di ort!il1~ ~~ pè!'C!l~ in ~onl!i:joni :J~:ili ~i può ::-_~~~!"= 11113
.:rllu.::i.ono: :>olo pt!r k=kn, rutti ~ altri modi sono =::ro: per la pr-;s;:Ir::1 dde pcrdir"e ~ì éccic:!f3IlllO un [)')' anC~lt!
-:0 ;lÌtti)llùJi. ma ili un f:lppart:ù. ri;;pèITO :li modo ch~ :ii ~cd(:lv:l nd '::1:;0 id~aic!. ci:!!r ùrdiIl:! di :;. Quindi qu::!sti
:::mlirj~ in r.:altt . già sono mogni C~50 tii l1.l1 ordirl~ ~lip·~rtor~ ri5p~tto 3 .l:b :iono per ;1t!I1L3 rnoltiplic:lti ?cr .; !
,~iill;di p,j5:onQ ~~s~r<:: c~l1:un~nr~ rr~5curnri ri~~~rr~ :1 C~. V:)l~:lcio :ii pU,i; :1rinirç. qU~::CJ ;lp~)r!)~::;ùn~onç ,,;io~
l'~'" ~rnl'" qu-"'"
"lr~ Fl.uJ.U ..,.}I..u.. "pnro"",rn"-'on-
'."L l' ;).Ju~J..~J..:..-4 v i""J.. ... 'ro ~
')-- "l, n ·,"'U.,,,,,
...al. u.J.!J.
I.U '1• ,'::. o"~t···_~
~uuu~... ,.,~,1., ~l.,.·l!..a.l.J.ù.(,U\hJ,
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.-. Q.l \ .• Q , . cl
\ ="~
.'-\.1 variare della frequenza.. osserfiamo che a denominatore la parte rea.le è costÌtuita da tre
termini di cUI ii terzo è molto piccolo rispetto aIla differerL.Cl fra 0)1 e C0,/', tino il quando
tJ.!~ differenza non ~ zero (Gioe fino a quando co è abba.star.za diversa da wJ: SOlO quando
;.) tende ad essere vicina ad 0):1 il terzo termine diventa quello dominante. Ciò signi.tiGa
aik'\ra che se la pulsazione a cui stiaml.) lavorando è distante dalIa puisazione dì ris,-'\nanza
(del m0do ideale consideratùj aIìora il m0dul0 di 'In verrà una quantità molto pic;)o[a, Se
.: - 150
dJ,,,,-:l'!D.,lO
,----
?!:'" 2.:l u
.Da questa es-pressione notiamo che la pulsazione di 'riSùDal'lZa' non è più rigorosameI)p~ par,
a ù):: ma ::ii .;; le?,germente modi:tlcata., ,O"'iiero la palLe reale èeldenominatore di In~si ';:.rli"1u:~2..
r!on ?~r 0=!~:! ma per 0=wn ' (che proprio,. pari alla pane reale della pUlga::1'bnc éi e
risonanza",cPI'Pplessa, che si ha quando )a,,~avità ha dell.: perdite), che e le,gge'f;r;;"èr!t:::
"";"cr;o di' , r., ',,"' '~;oe' <:'..J....
~1.4". I "" 1' ~ 'lecrcreITI1eMt"" abb'''I~sa'La 1", F:-.=.I"1U::>nza
~~i' ""'I "1. ...... d; n' ::!ÙTI""lZu,"!eT1n <~"
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Qucs:r.1 facto k") si splegansiclli"TIento in modo molto sen:ytice perché. quando. 'nùn"abbi am'J
piu un conduttore eiettrico perfetto, ii campo eiettromagnèti'~o; rl5:n1 è piti rlgorosUIT1èr!t-::
,;,mfinah' :iOkl aiì'imemo deiia ..::avirà ma penelra anche un po' àif'iritemo dd'metano; -.:i".;:
~ ~(,mt: se le: dimem;ioni della cavità fossero I.a§g.:rrnenta aurn~r:[31::: R,iL;\.m:andù poi c;::==
......... ~ ..·,\
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',f!iuuraimeme mie abbassamemQ ~ di qUfìkhe °00.. quindi di mO![\.ì P<..)C0 risp~n\ì ai;n
." • • -. • • 1 J • • • • •
~requ.::n'::l trOpt;rrurDutà.. Ulrre u qU6::;[O 31 !la ~ne m r;.:;,)nanz::l.. ,l)<,--:;:am8mt. n,m è plL! ,;~:\:;
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:·i~? ..):;;t:l St sia ridotta ad ;::;- dei valore massimo, Ci.)è S'il andianlo Q rappresentare ,
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~'aficarnèmela CUf'la di nsposta
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.......
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1.\. .•
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:.;: freClw~nza di r1s..:manza e il coefficiente di QuaLità 'L E~c\) perché alti .>"err'kienri di
,.~tml:t; si~1itìcant.'l stl1.1t~-:Jre (o circuiti) molto s~lett.ivi: .perché 'piu e:,:sl..'1 e ~;~\::J.to e pil:
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U.
,'::!:indi S::. ?C!' :!!i:!mpio. !!ti!;~"":Jmo uno strumento dd :;~nerepcr misurar:: 1:1 fr~qu::IJ,:::l t:md:mJo :l ':~u;:r:
'i:;;u;Liù la ri~p.:Era ~ ffia.:i5ima). pokh~ ~S;;:J. dip::n.1;! d:illa ;eom~lria d::lla c::n·ira._ moilirit.::mdo ::1 ?::Ol!l::iTiJ j:,:!lJ
;:l·-~tà modifichiamo in modo noto la fr:qu~nza di rison~::1. In corri':jpond~:l d~tla nspom. m:Estma :illora 1:1
~:,'.,:t:! rù;uon::ò aii3 ir::au::n.:a dd ,;::~:lk T:ll:: mi,mra la ~i può ::ff;:rruare con t.!.."1:l pr:::cL-.;ion:: iunn r1:mhDon:::)
~::l' ·::rdi;:i'; dì. lT·-'. :: pii; ~ d~vJ(.J 11 Qmaggior~ E:lf:l la risolu::ion~ ,;on eli :i n::sc; :l ffiÌ::;ur:rre la !f.!quen::a di
'-';,.:r:l.6onG ri~p<::cro aila rrequ<!rt:a di riEon:mza. p-:rchc: .! .::ru:rro .:h:: ,,~ 3Ì:nnO rmppo <,,'i.:ini al ,;;::nrro l~ v!1rin::i,irll
,:: :::-po:::t:l ~ono moito dock! ~ non si Ii::sc:: :J "':bil!:ll k. :VIa ~:!n:lm~nr= quando 13 por~llz:l ~ di\'~nr:ltl ;;J mer5
,i,; '.!ra.'11<:nt::: ci ::ii accor~<! di e"s:::r::: usciti cl:illa rÌ:;Nlan.::a (anch::: se, con Ulla n::;olLEÌon::: miglior::. ::il r1::;c<)no :l
v:l!.U(:rr~ diff.~r;!n::e di ;;g:naie più piccole).
Z-lS:
é 2 ;f-'=>
che circonda il nucleo, con costante
:~] dielettrico C2 e permeabilità magnetica Ilo.
, ._i
Infrne vi è una guaina di rivestimento che ha sostanzialmente una:· funzione' di: tipo
m.eccanico, dando una certa rigidezza all'intera struttura. Questa struttur~.d~ve es~~~~;,pome
abbiamç detto, una struttura guidante quindi atta a cònfll1are trasversalmente"i:1::1campo
elettromagnetico, in particolare deve confll1àrlo (per quanto più possibile) all ~·lntbnòdel
nucleo; come. vedremo, nel mantello il campo si attenua esponenzialmente'alloqtanando,si
dali' interfaccia fra nucleo. e mantello. Ciò fa si che, purché lo spessore del nuéigqtsf·pan;, a '
, ..
q~alche volta lo ~Resso.re d~penet:azione (spessore che impiega il campo per ridurstHii un .
.' .'.t,,~i
'-~':;~;
.'- ..
Neper, ovvero e ), SI puoconslderarecome se...1a . , 'o' .
r':~~'
...:,
..
' ~
struttura' effettiva fosse sostituita da l.lIla '. 'i", \ ,->\\;..
,I;
'cr
struttura idealizzata, in c1:li il.. n1:lc1eo· è circondatò·· da \ \ I
un mantello di estensione infrita, (ovvero l'effetto "-. E2
'-.,., I
/0
,.~.:.. ,
....', . . ",." .
. '':',
.... ..•. . ,
anche se nelle applicazioni la differenza fra le costanti dielettriche è molto piccola, cioè in
tutte le fibre ottiche effettive si ha che:
j
I 2 - 153
I~ questo caso si parla di guide o fibre lievi (in ~ui iI salto.di ~ostante diel~ttTIca è molto
plc~olo percentualmente). Sono da distinguere, inoltre, due grandi classi di fibre ottiche: le
coslddette fibre a gradino (step-index), in cui il é
nucleo ha una costante dielettrica uniforme in
tutta la sezione trasversa e quindi vi è una
discontinuità in corrispondenza dell' interfaccia
fra nucleo e mantello. Vi sono poi le fibre a _ _.... __G..'l.
profilo d'indice (o a gradiente d'indice), in cui
l'andamento dell' indice varia raggiungendo un
massimo al centro della fibra e, -;:.. x
simmetricamente rispettQ a questo, va poi
gradualmente (con continuità) al valore del
mantello; in generale, nella maggior parte delle
.applicazioni, questo profilo è di tipo parabolico .
. 'Quest'ultimo tipo di fibre, a indice variabile,
o., , ")i'e.ne utilizzato' soprattutto, per" dimipuire la
" dispersione nella propagazioneih' fibra, facendo"
.in modo da compensare il, ,comportamento
'dispersivo che ci dobbiamo aspettare :-in , urta' ,:
.'str:q.ttura.dL.;questo:.genepe;:~sappiamo,jnfatt~ :,che "< • ' ~
ogrii':qu:al:Volta/:'che'non:.si:ha':una::propagazione': . ' - a." X
TEM,,; (;ed:'è,:;;,e;videntez';che:"in:una:'struttùni:: 'di: ··.questo.. "genere-,'non: :la::si. ha): "abbiam:ciuna" .'
:propa:gazionel;diitipD~disp~rsiV:o. Inoltre;:è'pbs!"ibile':ottenere"dèl1e',fib're'di:;diame~oma'g:;iiore::,: ... ,
rispetto'a,:qiléHo ..delle:;,fibre:;:agradin'o. Per.le ,fibre" a gradino . ,è ,necessario·far:"':propagàfe::":\~"'.
soltanto un.inodo; in particolare quello fondamentale, altrimentLsFha'unadispersione' fra i ..
vari modi essendq diverse levelocitàdi fase e di gruppo con cu(s'ipropagano; affmché:sÌa "
possibile ciò (come abbiamo visto per le guide 'd'onda) la dimensione trasversa deve essere
dell'ordine di grandezza della lunghezza d'onda. Con una fibra ad, indice variabile, .
viceversa, si può ottenere il risultato che i' vari modi hanno' tutti 'là stessa costante di
propagazione e quindi si possono far propagare più modi contemporaneamente (s,enza avere
una dispersione); potendo far propagare anche dei modi superiori si possono quindi
realizzare fibre che, in termini di lunghezza d'onda. sono di diametro più grande rispetto alle
fibre a quelle monomodaIi. Questo è, ovviamènte, un vantaggio soprattuttoperche. dovendo
funzionare a frequenze le cui lunghezza d'onda sono dell' ordine dei micron o delle frazioni
di micron (rispettivamente, se siamo nell'infrarosso o nell'ottica), se bisogna trasferire una
potenza significativa può essere utile avere delle sezioni più' grandi. Lo studio di queste
fibre, naturalmente, è più complicato anzi, addirittura, in questo caso non esiste nessun
profilo praticamente ottenibile per cui si possa 'ottenere una soluzione analitica delle
equazioni di Maxvvell all' interno della struttura (essendo il dielettrico non più omogeneo, la
costante dielettrica non può essere più portata fuori dalle equazioni). Il nostro studio si
limiterà a considerare il caso di fibre con indice a gradino. Ciò che cambia nel formalismo
che dobbiamo adoperare quando, invece che avere una guida d'onda (in cui bisognava
risolvere le equazioni di MaxwelI all'interno di un dominio limitato con condizioni al
contorno omogenee), consideriamo il caso di una guida dielettrica è che dobbiamo risolvere
2 - 154
bisogna risolvere le equazioni di Ma.'ffi'ell in due domini distinti e poi saldarle far loro e ciò,
come sappiamo, comporta che la soluzione analitica la si può ottenere solo se il contorno di
separazione fr?-J)nterno· e l'esterno sposa un sistema di coordinate in cui le equazioni di
Ma.'ffi'ell sonQ ...s:ep.wabili. Fortunatamente questo accade, in paiticolc;re,periE:'~p,nt9rno
circolare anches.~.i~i:sarà comunque una maggiore complicazione·d.ato che, cO,rr;le),Y'èo/~.mo
in seguito, avendo una simmetria cilindrica avremo a che fare con funzioni di Bdsel~t(iirv~ce
che seni e coseni, come nel caso di una guida rettangolare), in generale, sia çii lU,che;di 2 a
a
specie (per tener conto del comportamento 'sia nell' origine sia all '00 ).-1vla P9it~',,::q:iiesta '.'
complicaziòne.dicoiJ;J.volgerefunzionipiù.complesse Ce per .giunta in due domin{.cii'lV,~l:si'); la .
• .., •••• .... C> ••
differenza molto più importante Ce che complica. notevolmente questo studib)ij:~~· clie, r
;-u
i __ l
modo TEM c'è una tensione e una corrente mentre, nel caso della fibra, tensioni e corrènti
nDn ce ne possono essere perché non ci sono, per così dire, due conduttori fra cui prendere la
differenza di potenziale, o CDse di questo genere. Le cose si complicano ulteriormente se si
-[ l considera il fatto che, in generale, non soltanto non esistono i modi TEM ma non esistono
nemmeno i modi TE e TNL Cioè nel caso delle guide dielettriche le soluzioni particolari di
tipo fattorizzato (in cui l'andamento lungo z si fattorizza rispetto a quello trasverso;
._r I soluzioni che abbiamo chiamato modi), in generale, sono come si suoI dire ibride, cioè
i hanno. tutte le componenti dei campi diverse da zero; non ci sono modi che hanno
~.J
componenti lungo z, del campo elettrico o magnetico, uguali a zero Ce per questo sono dette
-. ,j ibride, perché possono essere pensate come una sovrapposizione di mD di TE e DvI). Come'
vedremo successivamente, da un punto di vista matematico la ragione dell'impossibilità di
avere, in generale, un modo TE DTIvf deriva dal fatto che sul contorno, nel caso della guida
2- 155
I
~.J
metallica, bisognava imporre che le componenti tangenziali del campo elettrico dovevano"
essere nulle (cioè un'unica condizione che riguardava soltanto un campo). Ricordiamo po(
che i modi TE e TM si possono ricavare da un 'unica funzione scalare; quindi con una
funzione scalare e una condizione era' possibile soddisfare ,la condizione al contòrno
imposta. Nel caso di una fibra, se avessi un modo TE o"1M non sarebbe possibile, in
g.enerale, con un'unica funzione scalare imporre la continuità delle componenti tangenziali
Sla del campo elettrico sia del campo magnetico, perché una delle due condizioni di
raccordo già determina la funzione'1fJ, o la cP (dopodiché non rimangono gradi di libertà a
sufficienza per imporre anche la continuità delle componenti del campo magnetico, o del
campo elettrico). Questo non era necessario nel caso delle guide metalliche perché una volta
fissata la componente tangente del campo elettrico uguale a zero, sulle pareti della guida, il
campo magnetico restava determinato di conseguenza; dopodiché la condizione al contorno
era automaticamente soddisfatta per la presenza delle correnti superficiali che facevano
passare a zero la componente tangenziale del campo magnetico passartdo da dentro alla
guida a dentro al metallo. Nel caso delle guide dielettriche non c'è nulla del genere, non ci
sono correnti superficiali; quindi è necessario imporre la continuità delle componenti
magnetiche (e quindi imporre due condizioni di continuità, che non riusciremo a soddisfare
con un'unica;funzione scalare" a meno che una delle' due" componenti non sii"hulla sul
contorno). , F iridra':abbiamo ,messo:, in' ,evidenza 'tutte' 'compliéazioni': dLtipo"più :pAtibò',che '
teorico; doè m!li:tiea diprincipio,~:abbìarrio,ancora"del'mo8i'{'bhénòn"saramrò'più "rrlbdFFEo'"
TIvf) che saranno' più complicati, ma in ogni caso sono delle soluziòni p'articolari. La 'cosa .
importante perché sia utile avere, i modi' (se '"ci'ricqrdiamo .qu~no',ché'accade':rreneguide·'" '
, d' o'nda) non è tanto; che" shmo' semplìèL (dle siano :semplicf:o' complicate dipende dal ' ,
;, probfema)ù:riirche;' cori.Pèssi:::stpossa;; costruire Jà::so luzi6ne:;.generale,~'ciciè~;qua:lsiasbsohlzibne'" ~' ,
, delIe',:"e'9.tÙizionE:dEM~efff:,nella:<'struttura:f'che'.'sL:sta~'consi'derando:'Nel<:caso':~dene~':guide"
'. metalJiBliejtfUiSTeine'~di:<:tuttkEmodi',(che per ::giunta:"eranrr;a.r;:ch:e;;semp lit:~i)',~era"~compfeto;~'<la'" .
'.. stessae:èpsa';ndBi;acChde~nel ;:daso ',di una' str:uttura:~guidantedi'tipt)'di:elettricO';' Come'f'Vedrèino'11 '"
. numero{dIiIT6df" guidati':b:sempre' fmito; cioè:::a&'ogni·· frequenza '.esiste';so ltanto:UI1' insieme
finito" di.' soluZibili delle equazioni, ,di' Ma."O.iVelL:(che' si attenua. esponenzialménte verso· ' ,
'. 1'infinito, che soddisfa ,le condizioni alcentorno', e 'così via). È chiarO quindi che con un '.
numero fmito di soluzioni a disposizione non possiamo pensare 'diottenere'lasoluzione più"
generale possibile, essendo lo spazio di tutti i campi 'uno' spazio' a dimensione infinita (anche' .
se numerabile, se consideriamo lo spazio L 2) ed' è evidente che con un numero flnito di
soluzioni non possiamo costruire una base per questo spazio. Come vedremo, sarà
necessario considerare (per ottenere un insieme completo) anche le soluzioni non guidate (si
pensi al caso di un'onda piana che arriva dall'inflnito e che si diffrange sulla fibra; anche
questa è una soluzione possibile delle equazioni di Ma."(\vell). Riassumendo, quindi, rispetto
al caso della propagazione in guide metalliche, nel caso di guide dielettriche abbiamo tre
differenze fondamentali, due di tipo analitico e una di tipo fondamentale. La prima è che le
equazioni di !vfaxwell vanno risolte in tutto lo spazio trasverso e non soltanto su un dominio
limitato. La seconda è che i modi non sono più, in generale, TE o TM (o, meno ancora
TEM), ma sono ibridi. Infine 'la terza, e forse più importante di tutte le differenze, è che
l'insieme dei modi confinati è finito e quindi non è completo. Nel proseguire nello studio
delle fibre ottiche, conviene prima affrontare i problemi e verificare le proprietà delle
soluzioni in una struttura più semplice, e poi vedere come questi risultati si traslano nel caso
della guida circolare. La struttura più semplice a cui possiamo pensare, in cui c'è tuttavia
una struttura dielettrica che guida un' onda, è quella in cui invece di avere variazione in tutte
2 - 156
/~~
quìndi non è realizzabile una struttura di questo
genere). La cosa che più si avvicina ad una
:~'] struttura del genere è, per esempio, il caso di una
struttura planare in cui abbiamo un piano di massa
con sopra uno strato dielettrico; trascurando gli
effetti dei bordi abbiamo una struttura tipo
quella del- ptano dielettrico indefinito. Allora il comportamento del campo inuna"str::uttura
,
-.-'
del genere:ci-"può servire a capire che cosa .~ccade se sul piano di~lettric9'f.,~riAia~p a . -"
~
'r
stamparcLup.,à-:.~crostris9ia, o. una piccola deposizione .metallica,{pptch,· che"per,e,s,ew1,Pio, può
essere utilizzato come antenna stampata). Detto 2a lo spessore' dello:' strato (corrisP9ii({~5te al
diametrodelnucleo), per quello che .abbiamo,. detto,. abbiamo .che lo .strato."ha.~J.ùia,,, ",,"I.qq~tante
, . .• .~~!-Ai' >'.!. 11" \h.... · '{
j 2 - 157
-I _ .•.J
(TE)
z=
kX (TM)
Wc
2 - 158
dove ci riferiamo sempre alla distribuzione del campo elettrico per definire se il modo è pari
o dispari. Osserviamo che vista la simmetria del problema tutte le soluzioni saranno o pari o
dispari, e quindi le distribuzioni di campo saranno o pari o dispari rispetto a x. Quindi se il
modo è TE allora la prima condizione (zeri per l'impedenza) significa annullare al centro il
campo elettrico, il che significa dire che la distribuzione di campo elettrico è dispari (ov-vero
zero al centro, di un segno verso l'altro e di segno opposto verso il basso). Nel caso Thl è il
:1
("']
i
campo magnetico ad essere diretto lungo y, mentre il campo elettrico ha sia componente
i L.,
1~ng9x che la componente lungo z; stiamo ragionando rispetto ad x e quindi la,cpmppnente
, tras'v.ersadel campo elettrico è quella lungo z. Se si annulla l'impedeniaisigrufic.,fl".çi~!~Jche la
JO·o,-i!"or-J
il
'sottraendo
,membro a membro
,~o
"~ >4.~.
,= .. . ..~; .
_',00'1
00
, I '
-o
......
,,)
":'o'
:!;'","':'
u Quindi una volta trovato uno del k x , l'altro resta determinato da questa relazione. L'altra
-ruI equazione che, assieme a questa, ci permene di determinare sia k X1 che k X2 ci è fornita dalle
relazioni che esprimono la risonanza. Cominciamo ad analizzare le condizioni di risonanza
nel caso dei modi TE; tali relazioni possono essere riscrine nel seguente modo:
-' I I
2 - 159
ak
'X1_
___ = tcrka
a!k I
x:: 1
e XI
A queste relazÌoni aggiungiamo quella che lega le due costanti di 'propagazione kx,
moltiplicando per a2 per avere tutte le quantità adimensionali; ovvero avremo:
2- 160
delle (f:/.) avremo un andamento del tipo y=x·tg(x) (ovvero una tangente moltiplicata per x).
Si hanno quindi degli asintoti in corrispondenza delle ascisse che sono un multiplo intero
dispari di rt/2 e degli zeri in ~lk~1
corrispondenza dei multipli interi di n; -~f~\
nell' origine abbiamo uno zero doppio ---~ ~~~~
"
Allora se, per esempio, la frequenza è tale che ad essa corrisponde il cerchio rappresenw.to
in figura avremo un unica intersezione (in corrispondenza del punto contrassegnato con • x').
In tal caso si ha un'unica possibilità di modi guidati di tipo TE, che si ottiene dalI' aver
considerato solo la 2 u equazione delle (#). All'aumentare della frequenza aumenta il raggio
del cerchio e quindi può cominciare ad intersecare altri rami. Ma è evidente che qualunque
sia la frequenza ci possono essere al più un numero finito di intersezioni. Anzi è facile
contare quante ce ne possono essere; infatti una c'è sempre dato che per quanto piccolo
possa essere il raggio del cerchio c'è sempre intersezione col primo ramo. Poi, per essercene
ì i
un' altra, il raggio deve superare n; poi deve superare 27t, e così via. C ioè tali intersèzioni
\I sono date da:
2 - 161
dove con intmaxO intendiamo il minimo intero maggiore <Lll.9lla1e dell'argomento di tale r
notazione. Finora abbiamo solo' considerato le intersezioni dei modi pari; andiamo a
considerare i modi dispari e cioè la prima delle equazioni (#), che è un'equazione del tipo:
y=-x·cotg(x). Per x che tende a zero si ha che x'cotg(x) tende a 1; c'è un segno meno e
quindi la curva che rappresenta tale equazione parte dal punto -l, avendo anch'e;sa tangente
orizzontale nelI' origine e con un andamento quadratico~ Abbiamo quindi 1'andan:;:ento
indicato a tratto e punto, che è costituito sostanzialmente da tanti rami di cotangente;
ovviamente le porzioni di questi rami che vanno fuori dal lO quadrate non ci interessano.
Tale andamento è duale a quello della tangente, nel senso che dove ci sono i nulli della
tangente ci sono gli asintoti della cotangente e viceversa. Si avranno allora ulteriori
intersezioni con la stessa circonferenza di prima, essendo l'equazione (*) la stessa,
intersezioni che indichiamo con 'o'. In defInitiva, tutte le possibili intersezioni della
circonferenza data dalla (*) e delle curve (#) ci danno tutti 'i possibili modi TE; nella
situazione esemplifIcata in figura ci sono dùe modi TE, uno di tipo pari e uno di tipo dispari.
Questo semplice schema grafIco ci da già ladimostraziorie, _.per così dire, della più:, .
.": importante delle affermazioni che .abbiamo 'fatto in precedenza è cidè'chej:>er ogni fn!quenz?-:
~-' esiste soltanto un numero 'fmito dLmodi guidati (essendofmÌto-ir'numero"di intersezioni che,
si harino fra le curve), dove il fatto. çii essere guidati è·il- riflessoche~fatto che abbiamo
assunto nel 2° mezzo (ilmant~o).un kx' puramente :iminaginariò·,'e negativo' (e': neL,
diagramma,.sull~asse;deneordinate, abbiamo. riportato'proprioa·1 k X2 1).:Ribadiamo il fatto.:.
che un,modo;,guidàto;::quelfo . :TE idi- tipo ,.pari ,: (contrassegnato'conJa:~_x.'); . esiste" s~rnpre.a,. .
. qualsfa?j;,;:irequèi1za;:{i1;diei;còtrisponde:;alfa~oche,cipuè)'essere.,una'soluzione ;p.~r'fr~;çJ;uenze:·
; ,-arbìtran~é'ì1te~;;:b~s~;; . .yedf'em~m "se'grnto cosa' signifIca: questo' fatto,. ::che-i~;~;em.~,~~
apparentemente'stranù;perché:abbiamo visto: che nel' casodelle'struttureYguidantimétamch'~;\ ,.-
che norr'fòssero- con: due conduttori, viceversa c'era unafrequenza'minima'di cut-off alcfl"'.'
sotto di cui non si poteva avere una soluzione guidata. Prima di vedere questo fatto, .andiamo" "
a considerare anche i modi TM; cambieranno evidentemente le espressioni delle ' impedenze ..
caratteristiche e quindi avremo (facendo anche qui il discorso sul kx,):
Quindi facendo comparire dappertutto deile grandezze adimensionali, tipo r argomento della'
tangente, avremo:
2 - 162
kz = )kf - k~t = k~ + Ik x2 r~
2 - 164
Quindi tutti i possibili valori di kz::, che sono in numero finito·, '~O'no tutti compresi fra k 2 e k 1
(cioè .fra la costante di propagazione del dielettrico che costituisce il mantello e quella del
dielettrico che costituisce il nucleo); l'ampiezza di tale intervallo (e quindi il numero fmito
.L-I di possibili valori di kz) dipende dalla frequenza considerata, più essa è grande e più
J l'ampiezza di talè intervallo aumenta (essendo gli estremi proporzionali ad essa).
,:
Tutto quanto fatto finora ci ha permesso di vedere qualitativamente cosa bisogna fare per
trovare i kx da cui poi i kz, trovando le intersezioni fra le curve (che equivale a risolvere le
relative equazioni) e poi ricavando kz dalI 'espressione in termini di kx. Se si fa ciò si può
ottenere per ogni frequenza (il che significa dire per ogni raggio v della circonferenza) quali
sono i modi che esistono e per ognuno di essi trovare qual è il kz. Se si ripete questo al
variare della frequenza si possono ottenere dei grafici in cui viene riportata, al variare della
1,,-4'J" frequenza, la costante di propagazione per ogni modo. Naturalmente viste le grandezze in
. . gioco è chiaro che la frequenza ci conv.errà parla in forma normalizzata, o:vvero
, considerando v, e visto che il k z è sempre compreso fra k2 e' ICI: .ovviamente rip'orteremo
:: r'~L' .. ' : anche .tale grandezza. informa :normalizzata (in modo .tale da'ottenere un rangé~~!s:empre J:
J: "':compreso fra·O.ed 1). Se facciamo questo otteniamo i 'seguenti diag:ranimi: '~~i.':. '.
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Questi grafici riguardano quella che potrebbe essere una struttura per microonde, in cui
l'indice di rifrazione del nucleo, n 1= 1.5, è sostanzialmente quello di alcune materie plastiche
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Buono Studio! =)
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ma è anche l'indice di rifrazione dei vetri che si utilizzano per le fibre ottiche. Tale fibra la .'
si suppone nel vuoto, perché n2=1. Non è il caso adeguato ad una fibra ottica in cui, invece;'
gli indici di rifrazione del nucleo e del mantello sono quasi uguali, tipicamente 1.5 e 1.4,
oppure 1.5 e 1.49. Come avevamo precedentementepreannunciato c'è, sia per i modi TE sia
per i modi TM, il primo dei modi pari che ha una pulsazione di taglio pari a zero (n.d.r.: .
probabilmente c'è qualche errore nella rappresentazione di tali curve perché i modi
pari e i modi dispari TM hanno un andamento duale a quello dei modi pari e dei modi .'
dispari TE); poi vi sono tutti quanti gli altri. I punti sull'asse delle ascisse corrispondono,
rispettivamente, il 2 a rrl2, il 4 a Jt e così via. Come si nota la costante di propagazione ha un
andamento che va dal valore più basso al valore massimo, sostanzialmente, in un range di
frequenze normalizzate dell'ordine di 4. Osserviamo che questi non sono, evidentemente, i
diagrammi di Brillouin (ovvero il diagramma w-k, .e neanche k-w) perché seppure sulle
ascisse c'è una grandezza proporzionale ad Cl) sulle ordinate non c'è k, perché c'è una k
diviso una differenza (che è proporzionale alla frequenza); in pratica i punti che
corrispondono alla zona rettilinea nel diagramma di. Brillouin, in questo diagramma,
corrispondono alla zona in cui il diagramma diventa' costante. Quindi la zona corrispondente
ad una pendenza non nulla del diagramma è quella in cui c'è la massima non linearità fra
costante di propagazione e frequenza; viceversa, agli estremi c'è quasi Iinearità. Questo
confenna, naturalmente, che se si ,utilizza ,la .struttura guidante nella zona 'che sta'Prima del;.
primo modo superiore, ma non. troppo . vicina· .allo', zer,o, si,·: è proprio Il.~Jia zona ,di non·
linemta in cui c'è una significativa dispersione .. Quindi effettivamente questa sarà una
propagazione dispersiva do-vuta.alfattoche:c"'è un legameJracostante di. propagazione e
frequenza che non.è lineare. N otiamoinoltre ..che tali grafici, .se anche n l edu2 dipendessero
dalla .freq:uenza;:,~$arebher:O;ii:distorti; ci~èo ltre.a:l1a.: dispersione.dovuta-allapropagazione·~
guidata:iç;i>siarà,~anche:':.èlna~'dispersione •.··d6vuta· ·8:l;.c.?-mbiamento:defle·costanti::dielettriche.al
variare ';, deHa{:;:çrequenza':':~Qùesto{come ab biaiF9~~ ~ccennatcr'a' suo .' tempo) .in,;'~ealta~ che' .
.apparentemente·.~può\".essere/uIl: ulteriore- ·inconveniente,. ··può: viceversa diventare.·. uni.,fatto.--.. .r
positiv.o p:etché'.:se;;si,:r.Ìescono>a :·mettereinsieme.dei materiali .in :.cuila dispersione. do'VUta
. alla variazione.deWindiCe'diJj[razione controbilancia, almeno in parte, quella dovuta alla
propagazione guidata, si possòri'o:'ottenere delle propagazioni su bande più larghe· (oV"Vero
per più tempo) prima che i fenomeni' di dispersione deformino· la forma del segnale.
Andiamo adesso a vedere il caso in cui gli indici di rifrazione sono meno diversi (nj=L5 e
n2=1.4) si ha:
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Non è ancora il caso ottico, in cui invece,le differenze fra nl ed :n2sono delli;or,dine di.
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:, I ! qualche 'per· cento. ,Come ;ci' aspettavamo le curve dei::modi TE,e dei modi TIvLs~n9ì:tJ;Ilolto
--- ~- piùvicihe,t' è' quasi ;·degenerazione .(cioè.,pen,o.gnLfrequenza la costante di prop~~i@:ne.;del
modo TEe'del'modo1'M·è'-praticamente~"la:"'stessa);!S.e,passiamo."al"caso .diinter~s,~1f:per, le:'.',:" <:; .:~:
fibreottièhe'in cui, 'per esempio, si ha'nr=:L5 e n2=L49si·ha che le curve non si d~t~·guonp
proprio/cioè~ C" è ormai :completa· dègenerazione fra modi TE ·emodiTM.",E tale,; ,p r;,bpri età , ,';.) ,
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Andiamo ,ora a considerare 1'andamento dell'ampiezza del campo elettrico al variq;r;e della,
frequenza 'normalizzata . v, in funzione, della distanza 'X, normalizzata allo spe~sgre dello
strato; tali"modi sono tutti normalizzati ID 'modo tak cheJ' energia è pari a 1,doè~th modo
tale chél',integralefra~"e +00 del modulo.quadro.:deLcampo vale 1. Ber v=1 si~ha')çhe.soLo: .
il 68%cu:ca dell'energia sta dentro allo stato. Se mvece consideriamo il caso,~}:c~~~v=2ci
troviamo fra."il modo Jondamentale e>'il primo modo superioré (che, ricordiamo". è lln modo
dispari)JGome·si vede il modo fondamentale si è più:addensato dentro ,allo.i~~to; infatti'
adesso oltre il 90% dell'energia si trova dentro allo strato, mentre per il:primo modo
superiore,.oltre la metà si trova alI' esterno dello strato.
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.A.ncora ci:sono soltanto due modi (perché Jt=3.14 è la frequenza di taglio succ6ssi~?a) però
in tal caso: ·ili96% circa dell' energia del modo fondamentale, ormai, sta dentro: a1.lo;.~trato, e
anche 1'80% circa di quella del modo superiore. Quindi man mano che la frequenia :çiumenta
i campi si.schiaccianosempre di più dentro allo strato. Infatti se continuiamo a salire con la
.- il freguenia"avremo, per v=4, che c'è anche iLterzo modo (che è ancora un modq;;-lJGl.ri ma ha
• 1 due oscillazioni, invece di una sola; si osservi che le oscillazioni sono di diversa altezza
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perché i ,modi sono stati normalizzati in modo tale che l'energia fossa pari. a 1). Se
continuiamo ancora avremo, per v=5, che i modi che si propagano sono quattro; il modo
fondamentale sta praticamente tutto dentro allo strato (il 99% dell'energia sta tutta dentro
allo strato), come pure, praticamente, anche il primo modo superiore. Solo l'ultimo dei modi
è ancora sensibilmente fuori dello strato. Man mano che la frequenza aumenta questo
fenomeno si accentua sempre di più.
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Quindi se riportassimo su un asse questa situazione avremmo che tutti i possibili valori di k
sono in numero finito e si trovano alI) interno dell' intervallo [k 2,k l]. Abbiamo già messo i~
evidenza il fatto che essendo finito il numero dei modi guidati ciò implica che, ovviamente, i
modi guidati da soli non sufficienti per rappresentare la soluzione generale delle equazioni
di M a'0N eIl nella nostra struttura
guidante.
Consideriamo il nostro strato dielettrico.
Evidentemente con un numero finito di
modi non possiamo,~rappresentare una @
soluzione arbitraria delle equazioni di
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(-l] sorgenti. C'è quindi bisogno di I
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considerare altre possibili soluzioni delle(])
equazioni di 1vla,'CWell, da aggiungere alle I
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precedenti, che possano. eventualmente
costituire un sistema di base per ii campo '::}.,
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che vanno verso l' co. In altri tennih(per sperare di riuscire a rappresentare qualsiasi campo
elettromagnetico, dobbiamo sicuramente consìderare anche soluzioni delle equazioni di
Ma."XWell non soggette né alla condizione di attenuarsi esponenzialmente né alla condizione
di radiazione all'co, nel senso che, sicuramentè, per rappresentare in certe zone il campo
dOvTemmo avere dei campi in cui siano presenti sia onde cn-e"vanno verso lo strato sia onde
che dallo strato vanno verso l'co. È chiaro' rihturalmente che poi il campo totale dovrà
soddisfare le condizioni di radiazione alI' infmito (cioè motto lontani dallo strato dovremmo
avere onde che vanno solo verso l'infInito e non viceversa), ma non è più vero che per
costruire un campo globale che va verso l'infinito si debbano necessariamente utilizzare
singole componenti di campo ognuna delle quali va verso l'infmito. Si pensi, ad esempio, al
caso di una funzione a quadrato integrabile che viene espansa in serie (o in integrale) di
Fourier; si possono utilizzare degli' esponenziali, come funzioni di base, ma si possono
utilizzare, naturalmente, anche seni e coseni (separando, sostanzialmente, le parti reali e
quelle immaginarie) che nqn soddisfano alla condizione-di avere soltanto delle onde che
vanno verso l' infmito. Quanto detto si traduce, in termini di linea equivalente, nel fatto che
non dobbiamo accontentarci di trovare soltanto le soluzioni risonanti (che corrispondono a
onde che si attenuano allontanandosi dalla strato) .ma, in generale, qualsiasi tipo di soluzione "
che possa esistere su questa linea~ equivalentel:sfa.quelle' che vanno' V'erso'P co sia quelle che'"
vengono dall'co, ovvero del tipo: ' .. ".~. :', '
'" e±jk~~"{··.:··.~'::'
dove, non essendoci più la. limitazione .:di dover, considerar:e;"onde i.che. si'arterùiano :
esponenzialmente, qualunque valore di kx è accettabile che., darà' luogo aduna, possibile
soluzione;. :sU'lla·"lir;ieatdi~tr.asmiS'sione;·;.:cioè,non.sia.pifr~:lla' limitazione".che;,kxii;::-jlk.~:{lma.,
dOVTem,;.o>,~sumer~e:;·ches1Ci{:~~'O,(reale', perch:é,;.abbiamo·deUe'.onde'ìche(si'.:prop~~ano;'~Ì'l;:;C!:!O i'è·;'~. - " ,
inèssetiz1Zile~:.~ dato;'·::che~~.:.esserrdoci·" all,' esponente' il'. :t: ci' rifèrianio-l~·à~t:Un~::,delJ.:e·due·
determ~a.Zjoni);:Andiamo:;avedere ,come s'i, traduce' ,ciò:in termini di kz ; ·ritardi.amo che
ris-G.lta:, .: -' . - . ~:,
d •. ;.: - • ' . .
Quindi, ,essendo k xz ~ O, il
ls:"~
radi cando sarà sempre un numero
reale, il quale sarà positivo finché
I
k Xz non supera k 2 ,' dopodiché
diventa immaginario negativo.
Abbiamo allora che al variare di / mxli radiativi
k X2 ' in tutto l'intervallo che può
percorrere tra O e l' co, i possibili r
valori di k z non sono più un insieme o
discreto ma un insieme continuo. In
particolare per:
m::di attenuati
- 174
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ovvero abbiamo il primo tratto in grassetto sull'asse reale. Ciò significa dire che abbiamo
ancora dei modi che si propagano lungo z (così come si propagavano i modi guidati) solo
)
I che non sono più confinati ma irradiano anche verso l'infinito; li chiameremo pertanto modi
radiativi (ai quali cioè corrisponde un flusso di potenza no~ soltanto lungo z ma, m •
-'I generale, anche lungo altre direzioni, in particolare anche lungo "x. Quando invece risulta:
.!',- .'-•.•. , •.
•• , . ·:!~"!i~·-
come liniite di una sommi di Riemann) non è più necessario, afflllché tale somma':{o;\yve~r~··!':·'
'integra.Jè) sia a quadrato integrabile, che gli integrandisiano aquadrat9)~~~grabil~,;y;, Cioè
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insieme" .çontinuo di funzioni, in generale,' queste non sono più a quadràto illù!grabile .
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Dl~itr.a parte"':~ue~to è evidente perché. saf~iamo c.h: in L ~e ba:i sono" sempre ~~merabili;
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serie, inevitabilmente bisogna utilizzare come funzioni di base "funzioni di L 2• Se· invece
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dell' operatore che si sta considerando; cioè 1'operatore laplaciano, che se si risolve
l ~ equazione agli autovalori in un dominio fmito con condizioni o~ogenee al contorno
otteniamo un insieme discreto' di possibili· soluziòru. Se· invece SI cercano soluzioni
delI' equazione agli autovalori in un dominio illimitato· allora innanzitutto non ci possiamo
limitare a considerare solo funzioni a quadrato integrabilè (altrimenti non potremmo
rappresentare la più generale soluzione possibile delle equazioni di Ma'{\.Vell), inoltre·
considerando anche funzioni non a quadrato integrabile queste sono sempre un'infinità
continua. Ma continua a valere un teorema di completezza (analogo a quello dei domini
limitati) nel senso che l'insieme di tutte le soluzioni che corrispondono agli autovalori veri e
propri (cioè quelli discreti) più quelli, che possiamo chiamare, impropri (che sono quelli che
çOrTi:spondonc :allE" ~ohl'i:joni non a quadrato integrabile) costituisce un insieme completo. In
termini più precisi gli autovalori veri e propri si chiamano punti dello spowo dj~{,Y'(2to, tutti
gli altri costituiscono quello che viene chiamato lo spettro continuo dell' operatore; per
questo tipo di operatore esiste un teorema generale, che si chiama teorema della
decomposizione spettrale, che vale per tutti gli operatori auto aggiunti e affenna proprio che
per qualsiasi operatore auto aggiunto esiste sempre la possibilità,di rappresentare 1'operatore
(~ quindi anche razione de 11 ' operatore su una qualunque funzione) come una
sovrapposizione di modi, per CÒSl atte, ~t~';L~tl d~ m~J:""rlt~ni Q .
."::. .. - :.;:.~
Fra l'altro, questa proprietà degli operntoÌi iutOàggiuii'tl è' u·ùa proprlètà f~ndan1entaie Ich~· alla 'base (non: sta
soltanto di tutta la teoria delle equazioni differeriiiali:,sostànzialmente)deIlà. m,.eccanicaquantistica. perché è'
quella che permette di dare' l'interpretazione'fisica a tutto il formalismo'ddla'meccanica quantistica, in cui'··'
compaiono 5010 ed esclusivamente,operatori,autoaggiunti,'i corrispondenti ..atle relative grandezze fisiche; In
Ull \;;tu~ Sli ",r'.H~-~-!'T"",dqt'\f'\· ~ T'lltti i'oossibHi vaIan"che 'la ,relativa grandezza può assumere quando si .
va, a. farn~la:~:misura~'{Qùiil.di."qtiestapropcietà':matemattea:l:llsU'aLW:~I..Ul1l;J;Qnd.. ! ••• ; ... ~--~- !~A'''1.. ''"-t:".t:,,·,,:' ,';\1:
fatto, cruciafe;'fondamerrta:Ie;:'dihquaIsiasi..teoria;fisica:;'cioè>quaiLsono:j.'possibHiirisultati'dj'unal1'J'S:tira,i(che·.
in ques.f~,;,ci;>,.o;;sbno,;iYaJ6ri:;(Ie!lri:;spettro:den:.operatore:'che·:comsponde ·a11a;grandezza;che >sr va-a mii:su4U'e),. .'
. ~ - , .
.~
--'1 che se si perturba troppo la fibra ottica la zona di perturbazione diventa luminosa.
Analogamente, se si pertUrba la superficie facendola diventare rugosa, invece che liscia, si
innescano ancora una volta modi radiativi, vedendo così la superficie della fibra luminosa,
invece che vederla buia (come normalmente accade se la fibra è fatta bene); quanto detto,
ovviamente, vale per una fibra nuda cioè senza il cladding il quale, essendo fatto in genere
di materiale non trasparente, fa si che non si veda nulla (ma in ogni caso se si innescano
modi radiativi, anche se intorno c'è la guaina, si perde comunque energia, che viene
assorbita dalla guaina ma è sempre persa dal punto di vista della propagazione).
Finora abbiamo fatto riferimento ad una schematizzazione abbastanza semplice di una
-u
i.~..J •
struttura guidante dielettrica, che però ci ha permesso di mettere in rilievo praticamente tutte
le caratteristiche della propagazione su una, guida dielettrica, salvo uno. Ricordiamç> che
alI 'inizio di questo nostro studio abbiamo 'detto che, in generale, su una. struttura: die'1ettrica
non è possibile avere modi TE emodi TIvL~NeLcaso particolare analizzato, perj~:s#nmelria
lJ '.
della struttura, viceversa abbiamo avuto modi TE e modi TIvl, ed è l'unica prbprietà
'l J ,.
,~.~ .'":',,
specifica di questa struttura mentre per il resto abbiamo trovato tutto· ciò che:;:,aievamo "i' .
-[J preannunciato. Cioè esiste soltanto un numero finito di modi guidati e per; Ò:ft~r1ère;:.lm
insieme completo di soluzioni con cui rappresentare un .qualsiasi campo elettrorriggd~tico è
. .{
-n G
necessario ,aggiungere ai modi guidati i modi radiati vi e i 'modi anenuati. T'Qiti.'l>:questi
risultati continuano ad, essere validi nel caso di una fibra effettiva (una fibra.asezione
circolare) salvo il fatto che.in generale i modi non sono né TE né :nvl, ma sarann~-·d'd.i- modi
ibrid.i~;:N.on.'faremotuni i passaggi ma è .chiaro,come vedremo, che la logi~a è la stes~a, solo
che le funzioni esponenziali, .seni e coseni andranno sostituite con .le funzioni 'di "i3essel.
·esseri'doci sinunetria cilindrica. Riprendiamo allora il discorso generaie su ;:una stIùttura
cilindrica dielettrica; dobbiamo impostare lo studio in modo tale da tenere esplic,itamente in
conto del fano che le soluzioni che andiamo cercando non sonon.~~;fEné TrvI (ipotes:i che ci
avevano permesso, nel caso delle guide d'onda, di semplificare drasticamente una delle due
equazioni che descrivevano la propagazione, eliminando una componente lungo z).
Riportiamo allora le equazioni generali per lo studio della propagazione in una guida:
. -a;-
òI;.t . [H
= jCù!-L -t
':' + kl
X lz
n
Y t
n
Y
(H
t . \.'-t X lz
':')~J
2
-i 1 e
LJ
-a:;-
òH[
= .jWE
[~lz E + k1
X -t
\7
Y t Y t'
'- (':' E)~J
lz X - t
2
che sono state ottenute separando le componenti longirudinali dalle componenti trasverse,
tenendo presente la simmetria cilindrica della struttura. Evidentemente queste equazioni
continuano ad essere valide anche nel caso di una struttura dielettrica; la differenza sta nel
fatto che vanno scritte vanno scritte separatamente per ognuno dei mezzi, dato che in tali
2 - 177
, i
, I
,-_.I
equazioni vi compare la costante di propagazione k del mezzo. Nel caso della fibra circolare~
quindi, dovremmo scrivere tali equazioni aH' interno del n.ucleo e nel mantello. P'er poter
procedere, allora, si segue una strada che è quasi la duale di quella utiliZzata nelle guide
d'onda; nelle guide d'onda abbiamo espresso le compon.enti.longitudinali in tennini di
componenti trasverse, e poi abbiamo operato sulle componenti trasverse. Per studiare le
fibre, invece, conviene esprimere le componenti trasverse in termini .longitudinali, e studiare
le componenti longitudinali. Per fare ciò bisogna esplicitamente tenere in conto del fatto che
siamo interessati a studiare dei modi, cioè delle soluzionl fattorizzate, in cui 1'andamento
rispetto a z, in realtà, lo conosciamo già a priori: è del tipo e",jkzz (anche se kz, ovviamente,
non conosciamo quanto vale). Quindi assumiamo fm dall' inizio questa volta (in modo da
ottenere la fonna più sempLice che ci serve) che i campi siano del tipo:
dove le funzioni ~ ed h dipendono, solo dalle coordinate trasverse ed abbiamo considerato, '
per fissare le idee, il solo esponenziale negativò, ovvero' la sola onda progressiva.
Osserviamo che ~ ed h non sonç> pr9prio~~i "st~ssi d~r c~o, qelÌe, guide d'onda in qtUlllto',
sono di dimensioni diverse', (rispettiVa.tJ;lénte, V 1m 'e 'AlITi):, Analo'gamente anche le,'
componenti lungo z possono essere espresse nella forma: .
..
. . ... ,'.. • I · .....
.. -~,:-
dove abbiamo seiP.pIificato gli esponenziali che comparivano a primo e a secondo membro e
abbiamo tenuto conto del fatto che risulta: '
2-178
-,1,"1
'l ,I
L_
Conoscendo quindi le componenti longitudinali di E e di H si riesce a trovare l'intero
campo; ricordiamo però che per fare questo abbiamo esplicitamente ipotizzaiO,. che la
soluzione lungo z fosse di tipo esponenziale (cosa che abbiamo verifica~o nella ,pripia"parte
-"'..J ,!,. di questo nostro studio sulle' guide dielettriche). Nelle guide metalliéhe tale./~trada\/non
- ,-.1 conveniva perché, essendo una delle componenti longitudinali nulla, era pìù'semplice
-r~l prose guire nell' altro modo. Per poter effettivamente utilizzare le equazioni a ,:ctii~, siamo
.LJ
,
giunti è necessario conoscere ez e hz, e cioè le equazioni a cui devonos.o'ddrsfare,le.
componenti longirudinali. Ma queste le conosciamo già perché quando abbiamo stUdiato le
cavità risonanti ab.bi~modimostrato che il campo ~ ed il campo 11 in una zona omogenea
priva di sorgenti, soddisfano l'equazione d'. onda, ovvero: '.
. '.-L
- ~-l
: I
,~~
Equazione che abbiamo utilizzato per la cavità ma che è ottenuta dalle equazioni di
ivIaX\rvell, quindi vale dovunque purché ci sia un mezzo omogeneo senza sorgentL Se, per
esempio, ci mettiamo in coordinate cartesiane tale equazione si ,traduce in tre equazioni
-(I scalari dato che in coordinate cartesiane il laplaciano vettoriale è un vettore le cui
LJ t
componenti sono !aplaciani (scalari) delle singole componenti. In particolare, per la
componente lungo~ e analogamente per 11 avremo:
-.ij'
! !
• L,
Abbiamo poi che il laplaciano scalare è, ovv·iamente, la somma delle derivate seconde; ma la
derivata seconda rispett6fsignifica moltiplicare per -k/ e
rJ quindi avremo: V'2:=y[2 -kz2 1z, cioè il laplaciano è somma nucleo ~ At
di un~ laplaciano trasv~rso ?(:ioè che coinvolge solo le
coordmate trasverse) e dl-k,- l,. A vrerno allora: rmnt~ r
"'--y/
(. - /\-.
\!
->o, \
~
2 - 179
...•'. ... ,-
. "':.~'.;...,. ,
,'r:,. "'~;1!"" .,::o.~ .....
permutando ..... ..
' '.......
circolannente
".. ... ~."'...... ,. . · . :···ah
"h
Y t z X
l' l'
z· c
=
.
l'
. z
x l'
c
''V h
t z
= -i n ''V t h z ..; ___
anz....
,.,.... ,
-'o •
k2)
{~k r .
.
2-
z c
ahz
=JCùu--J-
. dn
ae
Z éJc
'k z
~k 2 - k2 Z c
ae z J'k -ahz
= -JCùE--
an z ac
2 - 180
dove n è intero, e abbiamo tenuto conto del fatto che la soluzione generale dell'equazione di
Bessel è combinazione lineare di due soluzionì indipendenti, la funzione di Bessel di l il
specie, Jn, e la funzione di Bessel di 2 a specie, Yn• Osserviamo che le funzioni di Besse[
dipendono dalla variabile À.r e non da r, dovendo essere l'argomento della funzione un
numero puro. Ricordiamo che le funzioni di Bessel di ordine intero, quelle che in questo
caso stiamo considerando, hanno fra l'altro le seguenti caratteristiche: la funzione di Bessel
di l a specie è regolare nell' origine mentre quella di 2/1 specie ha. una singolarità nell' origine,
singolarità di tipo logaritmico per la Y o e di tipo algebrico logaritmico per le Yn di ordme
superiore. È chiaro allora che la soluzione da utilizzare sarà diversa dentro il nucleo da
quella fuori di esso. Dentro al nucleo il campo deve"owiamente, essere regolare dovunque, '
compreso l'origine (che fa parte del dominio in cui andiamo a considerare la soluzione); è'
a
chiaro allora l:hc il contributo' dovuto alle funzioni di'Besse1'di 2 , specie non ci'puòessere. f .
Quindi avremo:
e = Ae!!OjmpJ (À r)·
r ~ a => . z _. o!!;nll'J . .n. t ·con Ì\; reale··
{h z == Be. (,)
n Ai r
l
J n (x) "'"
x-co
~ n:x2 1" cos( X - re)
4
dove abbiamo posto: x",. À,r
cioè si ha un coseno sfalsato di n/4 che si attenua con una regge del tipo 1I:.J;.; analogo
andamento si ha per la Yn, solo che invece del coseno c'è il seno. Affinché allora la. nostra
solUzione:
si comportino aIl' co come un"' onda che va verso l' co, siccome J n fa le veci del coseno
nell'equazione dell'oscillatore armonico, e Yn fa le veci del seno, dobbiamo avere un coseno
più un seno moltiplicato per -j, in modo che cos('}-jsin(-)=e-jO, e cioè abbia..ilo un
2 - 1&2
ed è proprio quella con il segno - che ci serve. Quindi all'esterno della nostra fibr~ per
avere il giusto comportamento all'co, dobbiamo scegliere la funZione di Hankel di specie :r
(queste' funzioni sono, evidentemente, analoghe agli esponenziali come soluzioni
'-'-Ln dell'equazione dell'oscillatore annoni c o). Quindi all'esterno la'soluzione deve essere del
tipo:
. ~ ''''
.. ~.' ; .
_.i!. •
il.
.'".
'-l
'-j.J L'andamento asintotico della funzione di,Hankel di 2a specie è il seguente:
j
H~2)().,r l,.,;:~ :',r I"e -.+2,-%1
j
-.
;; -'-,',!".
,~ ,
~.
_.
.
.;
-~,
~
-;r.'.
..
.....
,- f'J' ;' Ciò ci fa immediatamente vedere che se noi vogliamo.-- dei campi che si atten1jéln;b all' co .
, L
allora À 2 deve, essere ,un immaginario puro negativo' (ecorne si v'ede, a parte"ilfitto che
r""1
cambiano le funzioni, il ragionamento è perfettamente analogo a quello fatto:per lo strato
'-U I
dielettrico), ovvero: À2=-j À,21 (mentre, ovviamente, la À,1 è rea~~.), altrimenti '~vr~mrno un
_ • ...J
modo radiativo, invece che attenuato. Quindi avremo: ' ,', " ,
-u
(- f
i L
j
'- . j
Siccome queste funzioni, come SI mtuisce, ricorrono spes~o (perché sono quelle che
:.J
I soddisfano le condizioni di attenuazione all'co) anch'esse hanno un nome; ovv·.ero le
funzioni di Bessel di argomento immaginario sono dette funzioni di Kelvindefinite da:
dette anche funzioni' di Besse! modificate di 2° specie. Tali funzioni sono molto comuni nella
pratica e si incontrano ogni qualvolta c'è simmetria cilindrica (anche se si studia il
2 - 183
dove, ovviamente, si intendono incluse nelle costanti arbitrarie C e D i termini jn+1 che
derivano dalla definizione delle funzioni di KelvÌn. Abbiamo, in defmitiva, ottenuto la
soluzione generale delle equazioni relative alle componenti longitudinali in ognuno dei
mezzi, che rispetta le condizioni che al centro della fibra il campo deve essere fmito e che
ali' co esso debba attenuarsi esponenzialmente. Sono presenti 4 costanti arbitrarie, come
doveva evidentemente essere non avendo ancora imposto le condizioni di continuità al
passaggio dalPinterno all'esterno della fibra; tali condizioni sono 4: la continuità delle
componenti lungo z per r=a, cioè:
{
Ae~~nrçJ n, (À1a) = Ce:~nrpKn ~~2!a)
Be-.JnrçJ.n(X1a)== D~-JnrçKn ~i\2Ia)
• ." '. : - . ' k "
dove si è posto:
u = À1a
w=!A.,b -I
., ., .,
v- = u- + w-
e con l'apice sono state indicate le derivate rispetto all'argomento. Esprimendo questa
I
cioè gli zeri delle :funzioni di Bessel di ordine n danno i Ve a cui corrispondono le pulsazioni
-[J di taglio; la ragione storica per cui si da il nome di modi EH a quèsti modi~è,:'éhè tale
equazione coincide' esattamente con la condizione che da le frequenze di taglio: d~i modi E
(cioè Thf) in una guida metallica. Fra l'altro si vede che questi sono: ·:d~j.: modi
prevalentemente TIY1 (cioè delle due componenti TE e TM, è quella TIvi che"p::r:'~ya:t~);,,:Gli ..
:, ",'
..
~ ' '"
.
-. t-: ~ ..-; .!".~.:~~~: ~r-f:'
~ _ .. , l .•
:;!':
",./ . , ~.( j~~- t.
.. ": ~- ;:~ .
" '.Jf
,I ' .. '
e quiridiper n=l avremo vc=O a ,cui corrisponde una frequenza di taglio u~ale azero;
quindi il ,modo REII è il modo fondamentale (dove il primo pedice l indica chen=l e il
secondo indica che è il primo zero dell' equazione). Esso è dunque sempre presente ,anche a
frequenza' arbitrariamente bassa e non è indipendente da cp (avendo un andamento del tipo e=
jcp ). I modi immediatamente superiori sono proprio il TE OI e il TìYl ol ; in particolare il primo
zero della funzione di Bessello si ottiene per n=O e risulta:
-Li
e ciò da la pulsazione di taglio del primo modo superiore di tipo EH.
- l_i
Di seguito sono riportati dei grafici che riportano il diagramma di dispersione di una tibra
ouica per vari valori degli indici di rifrazione. Il primo che riportiamo è relativo ad una
- 'J fibra
.I
2 - 185
-- r I
! i
, .J
-- -
0.8
--- HE . ··. .
-~---------'------------~-----------r----
EH ,
· ,
-. l= O
C'-J ,
. : .: :, 0.6 ----- ----- - ~ - --- - ---- ---;- - - --,'.'----!.. -----------..!.--------
T- : ~ :
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kO* ~* sqrtérr1 {\2.:.n2 A 2)i :."
diefettriyflt:n.~f::;YU?to;~e:·comrgli,indici:.di::rifrazione:;molto·:diver:Sk::fra·~loro?~(quindi:PQi~làmO?:.';·
essere! à,~rreqci~lIZ:::~dt:liJOlJOOn~~)-.'TalQ .fU a~ITamrrm.:c:orrisponde .ai: modi~'iiidice~n 0;~~dice:
che P:~r'"èvitare;colli"1lsione·\abhiamo"indicatocan~l;:.gu~~i; qUi1lat~ somi.1 llLudl'LTn:t Q Th'1.
(indicati,',rispettivamente,~.:con<tratteggio e a tratto è6ritiriuo).o'VVero' i modi simmetrici.
.Come è evidente sono clegçw,;l-i in. oom"pnndenza della 'pulsazione di taglio (cioè la ,;'
pulsazione di taglio dei modi. TE e TM è uguale, dcipodrch.é gli andamenti relativi ai due
modi si separano). Il seguente diagramma contiene' anche, i modi corrispondenti all' indice
uguale ad l, in cui si
2- 186
- - - - ... - - .. - - - , - - - - - - - - - - - - ,:,. - - - - - - - - - - - r - - - -
EH : l ,,' ..-::
.} O
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- [-j l= O , !
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- - - - - - -} - - - -1 - - - -
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2- 188
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1,-------~------~------~------~-------
1.5 n2= 1.49 )
\
--- H E
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kO* a*sqrt( n 1J\2-n2A 2)
-l'''' Se continuiamo col considerare gli indici successivi, vediamo gli i modi non sono tutti
: !J
, '
degeneri. Se si continua ancorasi v.ede chericompaiono 'le degenerazioni. Ovv:er<§~si nota'
una degenerazione fra i modi tratteggiati di indice n e quelli di indice n+2. '::,
)" <: '~:. ",0
".)
'
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2- 189
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I
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1\0* a*sqrt(n1,A2~n2A2)-
lV10DfFISRA 'Cn1,="t.5 n~=,1"':49)
1r-----...-----.-------r--~-'__r----____r,,·,-, ",-,>--,'
2- 190
0.5
-0.5
-1
-1.5 . ~. -, -, ,~
• , "!l",,o_ ~.
",'o"
-2 .:,' ,
-2 ' -1 ·0 .. 2
: .. ".:.:. ";'~'
0_" " _
Questo è il ;I;!lodo REoI ovvero quello a simmetria cilindrica. C'è uno zero aLceptro (il
codice va dal bianco al nero, cioè minirrla"rntensità corrispondente al bianco e massima
intensità corrispondente al néro); la frequenza nòrm.alizzata è pari a v=S. In tal caso si vede
che il modo è abbastanza confmato, salvo una piccola dispersione immediatamente
aH' esterno dei contorno. Se consideriamo gli altri modi BE; ad esempioi il modo
-
, ì)
r'··}
fondamentale HE Il si nota che è più interno rispetto al precedente perché la sua frequenza di
, 1-1
, ,
taglio è più bassa (ricordiamo che più stiamo lontani dalla fr~quenza di taglio e più il modo
si concentra all'interno); come si vede questo modo è.priificamente
.. ,::. """
tutto confinato .nel
nucleo.
2 - 191
0.5
-0.5
l
-1
-1.5
-2
-2 -1 O 1 2
2 - 192 '.
0.5
.:0.5
-1 J
-]
, l
I
\
-1.5
-O -2
-2 -1 O 1
- • •#
2 .:~
- 1,-1
1
I
LJ
0.5
-0.5
-1
-1.5
-2L-----~----~------~----~
-i I -2 -1 O 1 2
I i
LJ
2- 193
-1 I
U
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
-:, I! Buono Studio! =)
.. )
Se infine consideriamo il diagr8.mma per il modo RE3l avremo:
= 1.5 ; n~= 1 )
MODI FIBRA (n1
2r---~-'------~----~----__
H E31 . --.\} =5
1.5
1
0.5
o
-0.5
-1
~"
~ ~
-1.5
'\ • • < •••• , '.
-2L-----~------~------~------~
-2 -1 ,o 1 2
..•r_..,; . ~
.: ~ .~;~,:;. '.~. . ,
..-! ..
•• t+~....
'4N'"..., ~ '.,'
';..•,;;:; .. "
2- 194
d~ertura
l avere una guì
c~o
(una bocdaca). il quel1~
più semp.lice è
d'onua. troncata; m tal caso e
71
...................
1;7
chiaro che, a parte la difficoltà di calcolare il
comportamento quantitativodi questo radiatore, se . ., ,
consideriamo un'onda del modo fondamentale che viaggia verso la temJÌnazÌone, m prossurutà
di essa si genereranno tutti i modi superiori (saranno tutti attenuati, quindi non torneranno
3-2
l
!
, . , .,_. f
In modo analogo. in acustica le trombe sono capaci diemana:re una L,/ l
radiazione molto elevata.., di intensità. molto ròne, proprio perché sono '" /.
direttive, rispetto a quello che accadrebbe. se ci sì ~e '~I
semplicemente a soffiare nel beccuccio. E chiaro che tutta l',energia ~
che entra nel beccuccio entra nella trom~ il fatto è che 1'apertura . .
grande della tromba concentra l'irradiazione soprattutto in wiad.irciione (tale apertuÌ'a è ovviamente grande
rispetto alle alte frequenze, a cui corrispondono piccole hmghe:i:iè 'd'onda). Quindi Ie alte frequen.ze vengono
concentrate soprattutto nella direzione dell'apertura e quindi se ci si trova di fronte alla tromba si sente
un'intensità del suono molto più grande.
LTl questo modo possiamo ottenere delle aperture significative anche se ovviamente; salvo casi
eccezIonali, non molto grandi altrimenti la struttura diventa troppo pesante (in termmiproprio
del materiale necessario per far-Io)~'Questo porta asostittrire l'antenna a tromba (cioè,per cosÌ
dire, acostrulrej'apertura, che deve essere grande) con una struttura ~ledanonri~hledere la
presenza di uii'r3ècordo metallico che collega l'apertura alla guida.. E questo il priricipio di
) base della categoria: principe delle antenne a microonde cioè le antenne d"riflettore, ·'mem
Invece di avere;ilcollegamento fra la guida primaria e l'apertura con un tratto :metallico
sv~to, si può pensare di prendere un riflettore '-.
paraboIiCDdi diametro molto grande rispetto alla >'-,
lunghezza d'onda.. Si pone il radiatore primario, che / '"
ad esempio sarà costituito dalla bocca di una guida j"""""'----'-,..-\- - - - - -
d'onda, nel fuoco del paraboloide. Come sappiamo, / \
in termini di raggi, la parabola ha proprio la 1 \ ' ( , cl )
proprietà di trasfonnare rutti i raggi che vengono dal ···1.. ····· .. ······· ..·..·········""'
. ,""--- f e e
1 (
fuoco in raggi paralleli. Se valesse, quindi, l'ottica \ /
geometrica (cioè se potessimo descrivere il campo \("'/"-----.. ,. . - - - - - -
elettromagnetico in termini. di ottica geometrica) ad \" f
,-
ì
radùlzione (ciò evidentemente produce
perturbazione nel campo irradiata per effetto
schermante della diffrazione dovuta al sub-riflettore).
una ~.
t
Per evitare questo si fanno le cosiddette configurazioni r
disassate (o offset) in cui si prende solo una parte del ~", I
,-
\
sub-ritlettore (per esempio quella di sopra) e sì fa in
modo che la geometria della struttura sia tale che si
'"
~
I
abbia la radjazione voluta. Ci sono poi molte altre f e e d - - - - - - -.... '1
-configurazio~ con problemi di sintesi delsÌstema \
abbastanza complicati rivolti ad ottimizzare il \
comportamento di queste antenne nel dirigere la
radjazÌone tutta in una certa direzione. Chiaramente quando si passa a stn.ltture non più
simmetriche si introducono quelle che mottica si chiamano delle aberrazioni (l'astigmatismo,
ia COIn.a. ecc.). che vrumo corrette modificando la:fonna della suner:fi.cie rir1ettente da un puro
parabol~ide ~. una tòrma tale da introdurre delle .;ab~azioni ~sat+..amente opposte a q{relle
dovute al fatto che l'alimentazlone è disassata.(infatti il paraboloide. è un fOcheggiatore
perfetto solo per i raggi che arrivano esattamentetungo l'asse; viceversa solo se Iasorgente sta
nel fuoco i raggi vengono tutti diretti verso un punto, appena si sposta la sorgente .11òn si ha
più una confluenza di raggi che vengono da un punto e quindi si hanno delle defo.pnazioni).
Un~altra categoria di antenne, che stanno assumendo e assumeranno nel futuro sempr:e'di più
ruevanza, è quella delle antenrn? stampate~ costituite da sistemi planari cioè (così. come nel
caso delle microstrisce) costituite da un piano di cl ie lettr ic. o-·-~
massa, .uno strato dielettric.o sopra di esso e su '
qtrest(f~:Fiano sono stampate delle strutture
metalliche:{dette pateh)
di vane.: forme. Attraverso il piano di massa ci
sarà,ov'Viamente, qualcosa che alimenterà --p'i3.n o cl i
m a. 3 3a
questa struttura., ad esempio un cavo coassiale.
la cui anima centrale è collegata al patch (in
realtà non è· proprio necessario che il filo tocchi il patclI, dato che basta anche una qualsiasi
apertura per eccitare correnti su questa struttura metalli~ e quindi farla irradiare). Le
dimensioni di questi patc..ì. sono dell' ordine della hmgb.ezza d'onda (o di mezza. lunghezza
d'onda) e quindi sono l'equivalente dell'antenna lmeare; dunque per ottenere un'antenna
direttiva bisognerà metterne molti di questi patch, ÌIl mod.o da ccstituire un allinea...-rn.ento di
a.Tltennè: planari che possono essere allmeamenti ur..idimensionaIi, se si realizza solo un .frla di
patcn (ognuno, naturalmente, alimentato da suo sistema di alimentazione), oppure planari, in
cui questi patch sono distribuiti su un piano. Della stessa categoria di antenne è quella che si
ottien.e realizzando delle fessure sulle guide d'onda; mettendo quindi un allineamento di
fessure su una guida d'onda e tante guide d'onda, una acc-anto all'altra, si può realiz:za.re Wl
allineamento di fessure e quindi un allineamento di antenne a fessu.ra. il vantaggio delle prime
rispetto a queste ultime sta neI fatto che si ha una struttura planare, molto semplice da
costruire (lL.~ volta progettata) e facilmente riproducibile in serie. Inoltre grazie al fatto di
poter controllare separatamente il singolo elemento radiante, si può avere un grande controllo
sulle mod.'Ù.ità con cui ÌITadia questa antenna. Come vedremo, non sempre siamo solo
Ìnteressati ad. irradiare in una prefissata direzione; potremmo essere interessati ad irradiare in
3-5
un numero finito di direzioni. Si pensi ad un satellite che deve connettersi con un certo insieme 1-
dì stazioni a terra; il satellite è geostaZionario, quindi sta fenno, e deve illuminare sempre gli
stessi punti a terra. Ma non è detto che ne deve illuminare uno rolo (anzi ne deve illumÌnare
almeno due, quello della stazione trasmittente e quello della stazione ricevente)~ normalmente i
satelliti per telecomunicazioni si connettono contemporaneamente con tante stazioni a terra
(per esempio, ricevono da uno e poi devono smaltire il segnale su tutte le stazioni a terra). In
questo caso c'è bisogno di tm'antenna multifascio, che irradi più fasci in tante direzioni (le
quali possono essere le più varie possibili, perché dipende da qual è la geometria con cui si
vedono dal satellite le stazioni a terra interessate). il caso più complicato è quello in. cui si
v'lioIe irradiare seguendo un certo contomo~ si pensi aIIa distribuzione televisiva via satellite in.
cui si vuole che iI segnale giunga entro i limiti di un certo stato (ad esempio, in tutta l'Europa)
e si è pagati per questo servizio. È chiaro che tutto ciò che arriva fuori di questa zona è perso,
perché nessuno pagherà questo servizio non richiesto; addirittura mlO stato potrebbe richiedere
di non ricevere irradiazioni suI proprio territorio, se non richieste. Si capisce allora che ciò
significa dover fàre delle antenne che irradino dei fasci anche molto complicati ovvero, come
si suoi dire, TI1ljàscfo contornato (sagomato). TI caso più generate (che è quello che si fu.
attualmente nelle antenne per teleçommlicazioruo,vla satellite di ultima generazione) è quello ìn
cui i fasci siano addirittura riconfigurabili, cioè siè interessati a. cambiare o il numero di fasci
(perché volta per volta si è interessati solo ad alcune delle stazioni con cui si è connessi)
oppure la forma del fascio (perché contemporaneamente, con 'lo stesso satellite, si possano
servire più stati) ovvero le ca.ratteristiche di irradiazione' dell'antenna. I casi ,estremi sono,
ovviamente, richiesti nel campo militare (neira.dar militari) in. cui si ',è interessati apoter~,
conrrollare;intempo reale, le caratteristiche.deLfascio; Ìnfatti,nonsolo si è Interessati ad
rrradiarem.'cerre.d.irezioni(e più il fascio è stretto emaggioresanilariscluzioneangolare.con
cuisiriesceadindividuar~Ja direzione in cui si trova il bersagIio)masopra:ttu:ttq;,essen.doIn:;:(:!-,
generaIedl bersaglio non: collaborativo (cioè cerca di fare, di tuttopernon,essererive1ato).-:-;~~L .'
bisogna.:;essere:in grado non soltanto muovere il fascio ma anchedi'azzerarej-3:i:x:;rnrli az jonein.
cert.e dirèZioni (perché, come vedremo, se tm.'antenna trasmette bene inu:nadirezione riceve
ancheberie"da questa direzione). Qu:ind.i se si ha. il bersaglio in una ~:bezione e un
disturbatore in un'altra direzione, i quali cambiano contmuamf'J1te nel tempo, 'si deve, in modo
adattatÌVO e in tempo reale, cambiare le caratteristiche del fascio radar in modo tale da avere
degli zeri dove arrivano i disturbi e dei massimi dove ci sono gli obiettivi interessati. Ci si
rende conto che nelle applicazioni militari questo scopo è tutt'altro che semplice da realizzare
perché, ovviamente, anche l'avversano farà di tutto per rendere difficile questa. operazione,
cambiando continuamente o la frequenza o il tipo di disturbo, o mettendo i disturbi in modo. '
casuale intorno al bersaglio. Nelle antenne planari c'è quindi bisogno di poter controllare:
l'alimentazione del singolo patch in. modo tale che agendo su di esse in tempo reale si può
modificare completamente la forma del diagramma; quindi ogni elemento dell'allineamento ha
il suo alimentatore controllabile elettronicamente nelle caratteristiche di fase ed ampiezza, in
modo tale da poter cambiare la fonna del fascio. Si arriva così a quelle che sono re antenne di
massima sofisticazione. le cosiddette antemw anive, in cui 1'antenna, il generatore e tutto il
resto della struttura è tutto integrato semplicemente in un unico substraro. Infatti se questo
substrato lo si fa di silicio drogato si può integrare su di esso tutta l'elettronica e i patch che
servono come elementi radiativÌ. Allo stato attuale l'uso dì queste antenne, in ambito non
militare, è praticamente nullo, soprattutto per ragioni di costo ed efficienza; :infatti iI problema
è che il silicio utilizzato in. un dispositivo elettronico deve essere drogato (cioè deve essere un.
semiconduttore, e non Wl buon conduttore) e quindi le perdite nel dielettrico possono diventare
molto forti. Dunque l'efficienza di questi sistemi è necessariamente non molto elev~ i costi
3-6
vuoto. Dunque un. problema molto più semplice, non essendovi condizioni al contorno da
soddisfare; ci sono soltanto delle sorgenti da tenere in conto e le condizioni di radia.zione
all' co, per specificare l'unicità della soluzione e, in particolare, richiedere che il campo vada
verso l'co invece che dall'co verso le sorgenti. Quindi, in realtà, il problema dell'irradiazione
piuttosto che vederlo come un problema di risolvere le equazioni di Ma."ffi'ell su tutto lo
spazio, può essere visto come la sovrapposizione di due problemi; t.m primo problema che è
quello di determinare le correnti che cirColano sui condutto~ che ovviamente è un problema
altrettanto complicato ma col grande vantaggio di non dover risolvere le equazioni in tutto lo
spazio, ma di dover trovare delle grandezze che sono'concentrate su un supporto finito' (quindi
anche numericamente iI problema si ' presenta meno 'complesso dovendo" risolvere delle
equazionÌ,ipertrovare le funzioni incognite, le quali sono definite su un supporto finito, e non
su tutto lo ,spazio); Una ' volta trovate queste correnti, il problema si riconduce a trovare il
campo idaesse irradi.ato:, Questo secondo problema, evidentemente; è abbastanza più semplice
4E;I precedente, noIJ.~ avendo condizioni al contorno da soddisfare ma semplicemente delle
sorgerrticheirradianonellospaziovuoto. Se tutto ciò che c'è intorno è om9 geneo , cioè stiamo
consi4erando un'unica antenna che irradia nello spazio indefmito, il problema è quello di.
risolvere le equazioni di Maxwell in un mezzo omogeneo, con-assegnate sOrgenti; e questo è il'
prcblemache affronteremo per primo (fin da ora P04 in linea di principio, possiamo dire che
se vogliamo applicare il teorema di equivalenza in casi più generali in cui non ci sono solo dei
conduttori ma Cl sono anche strutture che fanno si che ci sia un campo elettrico tangenziale,
possiamo essere in grado di calcolare i campi elettromagnetici irradiati da una qualsiasi
distribuzione di correnti elettriche o magnetiche, nel ilUotO). Consideriamo allora un'arbitrmia
distribuzione di sorgenti elettriche in un mezzo omogeneo; le equazioni di MaxYVell sono:
V' x E = - jCùf-LH
v x H = jCùé:E -1- I
V ·eE = p
V'. J-t-H = O
dove, essendo iI mezzo omogeneo, é: e /-l sono indipendenti dalla coordinata. spazialte (ci siamo -I I
posti nel dominio della frequenza. in modo tale da poter trattare anche il caso di mezzi !
dispersivi, naturalmente, purché omogenei, anche se poi applicheremo i nostri risultati sempre
allo spazio libero, che è poi quello con cui praticamente si ha a che fare nelle applicazio~
effettive). TI metodo per ottenere nella maniera più semplice possibile la soluzione generale di
3-8
che ci dice il vettore jJ.H è solenoidale, poiché _stiamo risolvendo il nostro problema in uno
spazio omogeneo indefinito, esiste certamente un potenziale vettore, A, che permette di
esprimere ~ come il rotore di questo potenziale, cioè:
In realtà di potenz:iali vettori ne esistono infiniti dato che aggiungendo ad A il gradiente di una
funzione (il cui rotore è zero) otteniamo sempre lo stesso .ull. Sostituendo nella prima delle
equazjoni di Max:well avremo:
. ".:.., ;.
.:- siccome il
_ _ -_ rotofe elinelm!
v x CE + jm A) = O
Osserviamo che finora l'ipotesi di omogeneità del mezzo non è entrata ancora ingioj:-Q, Dal
fatto che questo rotore è nullo si deduce che il vettore è Ìrrotazio.qale, e quindi è,~ile da
un potenziale. Esiste quindi-almeno una fimzione cD, che si chiami potenziale sca1ar:e;Weche:
. ~.
-.: cIn questo modo le due equazioni di 1Vla."'{"Well omogenee sono à:Ì:Itòniaticamente soddisfatte;
__ .:lnoltre abbiamo ridotto il numero di incognit€ perché Ìnvece di avere 6 incognitescalari (le
componenti di E e di ID abbiamo le 3 componenti di A e uno scalare CD. In realtà. come
ab biamo detto prima, questi potenziali vettore e scalare non sono Ulli';vocamente determinati;
cioè fissato il campo elettromagnetico esistono più di una coppia di potenziali che ci
permettono d.i ottenere tale campo. Andiamo allora. a. verificare subito· questo ulteriore grado di
libertà che ci pennetk..:ri di elim.in.are un'ulteriore incognita. Se A è un potenziale vettore
anche:
è un possibile potenziale vettore, perché da lo stesso campo magnetico; anzi questi sono tutti è
soli i possibili potenziali vettori, perché la differenza fra due qualsiasi potenziali vettori deve
essere irrotazionaIe Ce quindi derivabile dal gradiente di una funzione). Andiamo a vedere ora
cosa succede per cD; naturalmente se sostituiamo iI potenziale vettore A con A' ,e lasciamo
inalterato iD, questa nuova coppia di potenziali non va più bene perché, seppure iI campo
magnetico r..m.ane inalterato, cambia iI campo elettrico, quindi bisogna cambiare anche cD .
.&.ndiamo a vedere allora come deve essere legato iI nuovo potenziale scalare ad i pre~edenti
potenziali~ per fare questo dobbiamo proprio imporre che non solo il campo magnetICO ma
anche il campo elettrico non cambi. Deve risultare cioè:
- jeùA - v<D = -jeùA' - V'<D' =:> - jroA - V<D = - jCùA - jCù Y\V - VeD'
3-9
dove la relazione a sinistra implica che l'argomento dei gradiente sia una. costante; siccome in
ogni caso i gradienti sono definiti a meno di una costante, possiamo assumere questa costante
uguale a zero, da cui la relazione a destra. Quind,i data una coppia di potenziali A e <D tutte le
altre coppie di potenziali A! e <D' che si ottengono dalle relazioni:
A' = A+ jV'V
{ <D' = <D - jro 'V
sono mc-eIa lecit~ anzi s-eno tutte e s-ele le c-oppie di potenziali ch.e danno luogo agli stessi
campi elettrici e magnetici; questa trasformazione si chiama trasformanone di gauge e ha
l'importantissima proprietà di essere invariante per una trasformazione (cioè se è soddisfatta
in. un sistema di riferimento è soddisfatta in. un qualsiasi altro sistema di riferimento). Ciò è
molto importante perché è una conseguenza. del fatto che le equazioni di Maxwell sono
invarianti relativisticamente quindi, ovviamente, tutto ciò che .è legato ad esse deve essere
mvariante relativisticamente, altrimenti si giungerebbe ad una contraddizione. Sfruttando
qUÌIldi questo ulteriore grado di libertà possiamo ridurre il numero delle Ìnc-egnite a tre, per
esempio potremmo sempre fare in· modo che .<1)' si: annulli scegliendo· opportunamente 'V.
Osserviamo però che, rome:v:edremo, non è questa la sceltach.ecironviene di fare perché fino
ad ora abbiamo soddisfatto identicamente solo le equazioni di Maxwell omogenee; bisogna
andare a :sostiruire le espressioni dei potenziaIinell'equazione ai rotori e nell.'aItra delle
equazioni alle divergenze e vedere quali equazioni, si ottengono. Dunque ai posto di ~H
sostituiamo il· vxA ed adesso sfruttiamo il fatto che ~ è costante (in modo da portarlo fuori del
segno di rotore); avremo: .
essendo il gradiente lineare possiamo portarlo a fattore, per c-esÌ dire, cioe:
3-10
n3t+. p. n
y '-.V = --- Jm y ·A
e
Questa è l'equazione per <D; se la paragoniamo con quella ottenuta prima per ..~.. notiamo che
c'è una quasi simmetria fra le due. Per renderle perfettamente simmetriche (in. modo tale che ai
due primi membri di queste equazioni vi siano due equazioni di HeIrnholtz) aggiungiamo a
questa equazione, a primo e a secondo membro, il termine k 2 <1>; otteniamo allora:
3-11
Ma questa è un'equazione di He1mholtz, non omogenea, di cui sappiamo che esiste una ... ";-'
soluzione; anzi, addirittura, ne esistono infinite se non si danno ulteriori condizioni ali' cc.
Quindi non soltanto esiste- sicuramente una funzione .\lI c...1te soddisfa questa. equazione
qualunque sia il 2° membro, ma. addirittura ques'"i.3.soluzione è detenninataa meno di una
qualsiasi soluzione . . dell'.omogenea .associata .. (cioè. possiamo sempre ·aggiungervi.sòluzioni
dell'equazione omogenea); Quindi non solo esistono delle tnlsformazionidi gaugeche ci
permettono di .passare aduna .nuova coppia di potenziali che 'soddisfano la· (*), ma addirittura
ne eslstonoinfinite (questa infinità. la si può elimm_are sQlìanto, peresempio, richiedendo che
<D sod.disfi la condizione di radiazione all'co dopodich~-l'equazione omogenea ha. come unica
soluzione quella identicamente nulla) cioè esistono 1nfinit(:fu:n.zioni \li che ci permettono di
cambiare i potenziali in modo che la nuova coppia di potenziali soddisfi la (*). Una volta
verificato che ciò è possibile, possiamo allora limitarci a considerare soltanto i potenziali che
scddis:fano la condizione (*); quindi invece delle precedenti equazioni dei potenziali possiamo
considerare le seguenti equazioni:
rY' A + k A -~!
2 2
=
i y2<D+k2<D=_Pe
I
dove questa. volta i potenziali A e <D non sono una qualsiasi coppia di potenziali ma. devono
soddisfare all'ultima equazione, che va sotto il nome di condizione o gauge di Lorenrz (anche
questa è una condizione Ìnvanante relativisticamente; anzi è l'unica scelta possibile per tale
quantità che ha questa proprietà, cioè che se è valida in un sÌstema di riferimer:to è valida in
qualsiasi altro sistema. di riferimento). Osserviamo che in questo modo restringIamo la ~ostr~
attenzione soltanto a quella classe di potenziali che soddisfano la gauge di Lorenfz; infartI
vista l'arbitrarietà che si ha sulla determirulzione dei potenziaI~ dato che a noi interessano i
3-12
ovvero la gauge di Lorentz SI riduce (nel caso statico) alla condi=ione o gauge di Coulomb.
Per essere precisi bisognerebbe andare a verJlcare che, anche se il potenziale originario non
ha divergenza nulla, è possibile trovare un nuovo potenziale la cui divergenza sia nulla (dato il
grado di libertà che sHianella loro determinazione); si procede in modo esattamente analogo:a
quanto fatto per la:gauge di Lonmtz. Quindi anche la gauge di Coulomb è unacondiZiòne '
lecita; cioè quella che' è"Stata usata' TI! Elettrotecnica per il caso statico, volendo .. la si ~<può<
applicare anche nel caSo'dinamico. La differenza è che mentre quella di LorentZ èinvariante',
relativisticamente quella di Coulomb non lo è (cioè se abbiamo un potenz1ale.,>c}J.e è:"a
divergenza nulla in un sistema di riferimento, cambiando il sistema di rifet:iriigtitb non
ottenimno più un potenziale a divergenza nulla). Tale condizione si chiama gaugediCoulomb
< perché se. si vanno a scriverele equazioni peri potenziali con questa. scelta avremo: .
V 2 A+ k 2 A = -J.lI+:jilie~VCD
f V 2 <D = - p ~ eq~~~e di POlsson
I. e '
l v· A = O ~ gauge di Coulomb
magnetostati~ separate l'una rispetto all'altra (utilizzate nel caso statico, ma utilizzabili
anche a bassa frequen72- fino a quando è possibile trascurare i contributi dei termini dinamici).
Vicev~ ad alta frequenza non c'è più nessuna particolare ·utilità nell'usare la gauge di
Coulomb proprio perché separa artificialmente i potenziali in un potenziale che soddisfa
un'equazione di Helmholtz e uno che invece soddisfa un'equazione di Coulomb. Come
sappiamo (come abbiamo visto nelle guide d'onda) l'equazione di Helmholtz significa
fenomeni propagativi (cioè la cui soluzione è un'onda. che si propaga)~ l'equazione di Poìsso~
viceversa, è un. fenomeno stazionario. Osserviamo ora che se andiamo a vedere cosa succede
nel dominio del tempo, andando ad antitrasformare la soluzione delle equazioni dei potenziali
che si ottiene con la gau.ge di Lorentz, ott...Pfiiamo dei potenziali che dipendono con ritardo
dalle sorgenti cioè sono ritardati rispetto alle sorgenti (ovvero per avere il valore del
potenziale in un certo punto bisogna aspettare che sia stata una propagazione dalle sorgenti a
tale punto). Nelle equazioni che si ottengono considerando la gauge di Coulomb, viceversa, un
potenziale è istantaneo (CD, che è il potenziale elettrostatico, che dipende esattamente dai
valori di p nell' istante che si sta considerando, come se Cl fosse una propagazione istantanea
del potenziale dfùla: sorgente al punto considerato). TI potenziale vettore, vicev~~:misto
perché presenta... a:~secondo membro un contributo ritardato (relativo al primo termin~tma
anche una sorgente:istantanea (il secondo termine), dato che se cI> è istantaneo anche ii ~YcI>:è
istantaneo; quindi a seCondo membro si ha. una sorgente che istantaneamente varia intatto lo
spazio e quindi annulla. l'effetto del ritardo dovuto al primo termine. Ciò significad:ire. che con
la gauge di Coulomb i potenziali sono separati.in un modostrano;.essendoci un. potenziale che
è istantaneo e un altro'che presenta un contributo .istantaneoetm contributo ritardato..È chiaro
che il fatto di avere tmpotenzialeistantaneo non.contraddice ·il fatto che j campi. si.d.ebbano
_ ': .,: ;: .. propagare con velocItà Imita perché quando sÌ passa dai poteniiaii ai campi si eseguono delle
operazioni di rotore e di gradiente. In particolare, la parte·' istantanea è legata alla parte
Ì:rrotazionale di A e quindi scompare qùando si esegue l'operazione di rotore che defmisce H.
Quello che quindi deve accadere è che la parte iStantanea di A sia esattamente controbilanciata
dalla par-..e istantanea di <Il, in modo tale che ne riSùlti un campo E non istantaneo. Ecco quindi
la tortuosità della scelta di Coulomb in regime dinamico; ci costruiamo dei potenziali che
hanno delle parti istantanee le quali però si cancellano esattamente quando andiamo a
calcolare i campi (ed è chiaro che sì complica inutilmente la rappresentazione). D'altra parte è
evid....onte che debba essere così perché in regime dinamico il fatto fondamentale è proprio la
propagazione; allora mettere dei potenziali istantanei introduce in modo fittizio un. fenomeno
istantaneo che poi deve scomparire quando si passa ai campt, tanto vale operare direttamente
. con potenziali che essi stessi siano· non istantanei, cioè utilizzare dei potenziali che siano già
ritardati. Si ha però un'ulteriore vantaggio, nell'utilizzare la gauge di Lorentz rispetto a quella
di Coulomb, nel dover risolvere la sola equazione relativa al potenziale vettore, mentre nel
caso della gauge di Coulomb bisogna. andare :l risolvere separatamente l'equazione del
potenziale scalare, mettere il relativo contributo nella prima equazione e risolvere tale
equazìone per il potenziale vettore. Quindi anche dal punto di vista della risoluzione
matematica delle equazioni, in regime non statico (o non quasi statico), è molto più
complicato risolvere la CDppia di equazioni derivanti dalla gaU:,cre di Coulomb che n~n ~ella
derivante dalla. gauge di Lorentz perché, seppure l'equazione di Poisson la SI nsolve
semplicemente, bisogna andare a mettere il contributo di cI> nella. prima ~~one per A •
introducendo una sorgente fittizia a serondo membro, e dovendo pOl nsolvere questa
equazione con una sorgente fittizia che in realtà non c'è. Quindi non. solo c'è una
complicazione di principio di introdurre fatti istantanei che poi devono scompanre ma anche le
3-14
dato che il potenziale scalare lo si può ricavare dalla stessa ~ae di Loren.tz, ovvero:
H=!..YxA
v·A -).l. -
<D=-.~ ._,.L.... '. . V'Y.A
JCùe~
E =-JffiA+. -
JCùe!J.
e po~ infine, andare a sostituire questi potenziali nelle espressIoni che danno i campi.
e e
L'equazione da risolvere allora un'equazione di Helmholtz, che un'equazione lineare non
omogenea.. Essendo omogeneo il mezzo in cui vogliamo risolverla è cruaro che possiamo
risolvere questa equazione applicando,
sostanzialmente, il principio di sovrapposizione A
!z
degli effetti. C ioè se riusciamo a trovare il
potenziale di un impulso posto in un pWlto
qualsiasi deilo spazio, sia poi in grado, per
SO\.TUppOS mone, di trovare la soluzione che
corrisponde ad una qualunque distribuzione di
corrente; infutti qualsiasi distribuzione di corrente
può essere vista come tma 50vrapposizione di
impulsi. Quindi il problema reale che dobbiamo y
risolvere è quello di trovare il potenziale associato
ad un impulso di corrente~ ovviamente, visto che la
----_.:;"..•. , j
..
posizione di questo impulso è arbitraria (poi,
naturahnente, si do-vrà trovare la soluzione che si ;,.:. x
3 -15
esso si trovi proprio nell'origIne del nostro sistema di coordinate e scegliamo l'asse z diretto
lungo da direzione dell'impulso di corrente. Quindi supponiamo, per ora, di avere la nostra
sorgente che sia del tipo: -
C'è ovviamente una certa forzatura dimensionale in quanto Jo non ha le dimensioni di una
densità di corrente perché c'è un impulso che ha le dimensioni dell'inverso di una lWlghezza al
cubo (m-~; quindi per avere AJm2 Jo deve avere dimensioni di A·m. Quindi aVTe1l1O
l'equazione:
La sorgente è quindi diretta lungo z; scrivendo tale equazione in coordinate cartesiane avremo:
Questa è diventata un' equazione scalare per una qllilIltità scalare, Az.. La sorgente è una delta
di Dirac nell'origine, e noi sappiamo che la delta di Dirac è una funzione pari; nel ca.sc di una
fimzione tridimensionale ciò significa che è pari rispetto ad una. qualunque riflessÌone rispetto
3-16
",~,>
ma la possÌruno .anche scrivere in r, e e <p, o ~
qualunque altro siStema di riferimento; cioè non x
bisogna confondere il sistema di coordinate che si è usato per descrivere le componenti del
vettore e il sistema. di coordirulte che si usa come variabili indipendenti delle componenti del
vettore. In genere coincidono, ma ÌIl I:inea di principio ciò ncn è necessario; in questo caro
abbiamo scelto le componenti cartesiane ger esprime i vettori, evidentemente, perché. così ci
semplificavano i laplaciani vettoriali U~uta l'equazione per la componente cartesiana
di ~ non siamo obbligati a risolvere quest:equazione in uri sistema di coordlnate cartesiane;
anzi la simmetria che abbiamo. ci dice ehenon ci CDnviene metterei in coordinate cartesiane,
ma ci conviene risolvere quest'equazione in un sistema. di coordina!e sferico perché in tal caso
tutte le grandezze dipenderanno da una sola Coordinata. Viceversa, se ci mettiamo in
coordinate cartesiane la simmetria non ci elimina la dipendenza da x, Y e z (avTeIUo una
dipendenza del tipo:"JX 2 +y2+Z2, che è la distanza.r dall'origine); l'inutile complicazione
che ne verrebbe fuori ci convince che conviene scrivere questa equazione utilizzando un
sistema di coordinate sferico,
In altri termini: abbiamo un vettore posizione r che rappresenta il pW1tO dello spazio considerato e in tale punto
abbiamo un veUOre A. Normalmente tutti e due questi vettori vengono espressi nello stesso sis+...ema di
coordinate, ma non è detto che debba essere fano così. Nessuno ci vieta di usare un sistema di coordinate per
determinare il vettore posizione e un altro sistema di coordinate per descrivere li vettore che 51a nel punto
considerato,
3 -17
equ.a.zione. Possiamo scrivere tale equazione nel senso della teoria delle distribuzioni perché
siccome a 20 membro c'è una distribuzione anche .~ deve essere una distribuzione; dOvTemo
allora riscrivere l'equazione, in cui le derivate saranno da intendersi in SeIlS() distnbU2Ìonale.
Poiché è abbastanza difficile operare con derivate in senso distribuzionale usiamo, viceversa,
un altro approccio. Esso sfrutta il fatto che a 2° membro è vero che c'è una distnbuzione, ma è
una distribuzione particolare; è a supporto in un solo punto, cioè nell'origine. Cioè per ogni
r;:O questo secondo membro è nullo; ciò significa che, in real~ la distribuzione a secondo
membro è non. regolare solo nell'origine (dove per distribuzio1Ul regolare intendiamo una
-~
distnbuzione che corrisponde a funzioni o a quadrato integrabile o a funzioni integrabili).
Ebbene si potrebbe dimostrare che per tutti i punti r;::O anche la fun.zione,~ primo membro
deve .~ss~e una distribuzione regolare (cioè corrlSponde ad una funzione) .... Possiamo allora
proc~@J.:~;~ questo modo: possiamo risolvere l'equazione a cui siamo giuÙt.i~~ei~~o (in modo
tale ~~aYefé a che fare con funzioni ord:inarie) e poi vedremo come dobbiamò tenere in conto·
dei furto che nell'origine c'è una singola.-rità (cioè c'è una distribuzione). Per DO avremo
allora:
( \
-I d . 2 d..A... z ' k 2 A. =O
.)- I\r --!~ )'. z
r- dr.. .. dr
.
'., ...... ,
.. -
':,.-
.,
...' .
.. . . ....... :,
~ ," ' ' .. >,,! ...~-
Dove l'avere già messo in evidenza in Az la smgolarità nell'origine è· òwio, dato che già
sappiamo che ci deve essere una smgolarità (e quindi deve essere almeno del tipo l/r)' In
questi termini abbiamo che l'equazione da risolvere diventa:
Cioè l'equazione dell'oscillatore armonico, la cui soluzione generale è quindi del tipo:
Be - jh- Cejkr
Az= +--
r r
3 -1&
D'altra parte, anche se ragioniamo ÌD. te:rmini di campo, otterremo la stessa condizione (cioè
C=O) perché i campi si ottengono dai potenziali mediante facendo delle derivate; ma ogni
volta che si fa la derivata di un'esponenziale si avrà sempre uno stesso esponenziale. Quindi
tutti i campi che derivano dal termine C-e+jlc" avranno un esponenziale del tipo e+;iJ, che non
soddisferanno le condizioni di radiazione ali'~. Andiamo adesso ad imporre la c{)ndizione
nell' origine; per fare ciò dobbiamo, in qualche modo, sfruttare la proprietà della delta di
Dirac, cioè ~~he l'integrale di 8(r) su un volume che comprende l'origine è uguale ad 1.
RicordiamocI. che r equazione da risolvere (prima di passare alle coordinate sferiche) era: ..
'l • • • -':.
L'integrale superficiale è tàcto hmgo una stèra di raggio costante, diciamole R, e quindi la
derivata di Az rispetto ad r sarà una costante (essendo dipendente solo da r, in questo caso s.arà
costante essendo r=R). Avremo allora:
3 -19
R~ )-B '2dA.! R~
=> 4 1tR -I ---~) -4rrB.
dr !r=R
Per quanto riguarda. l'integrale di volume abbiamo che .~ va all'cc cnme l/R mentre
l'elemento di volume va a zero come R2; quindi A;zdv va a zero come R. cioè l'integrale va a
zero (l'integrando è una funzione integrabile e ,come tutti gli integrali di funzioni Ìntegrabili,
se il volume di integrazione va a zero anche l'integrale va a zero).Otteniamo, in definitiva, che
risulta:
=>
dato che nella relazione nei caso dell'impulso centrato nell'origine il potenziale dipende solo
dalla distanza. dal punto :in cui è applicato l'impulso; cioè significa dire che nel caso generale
dovrà comparire la distanza I[-ro I fra il pmlto di osservazione e il plll1to in cui si trova
l> impulso. In questo modo abbiamo ottenuto la soluzione per un impulso di corrente arbitrario
posto in un punto arbitrnrio. A questo punto, per sovrapposizione, otterremo la soluzione per
una sorgente qualsias~ poiché una qualunque sorgente può essere espressa come:
3 -20
)..I. e -jk,'r-rol
--
dA = l I IodIo
41t !I - Io!
Sowapponendo tutti questi contributi otteniamo che il potenziale totale è dato da:
-'
. ,. .~
Rjcordando l'espressione del potenziale vettore nel caso della magnetostatica abbiamo che
l'urùcal, differenza con l'espressione' acui sWmo giunti sta nella presenza del fattore
esponenziale (che, ovviamente, tende a l quando k va a zero, tendendo la (j) a zero). Quindi
questa è la immediata e più semplice general:izza2ionepossibile del risultato già noto Ìn
magnetostatica; la presenza dell'esponenziale nella espressione che defmisce A (che può
sembrare cosa di poco conto, dal punto di vista della scrittura di tale espressione) ha un
riflesso cruciale. Da punto di vista fIsico, perché Ia-,presenza di questo espenenziale è proprio
quella che da il ritardo, cioè il fatto che fra il potenziale nel punto r e la 5()rgente nel punto ro
c'è un ritardo dovuto proprio alla presenza del fattore di fase, dipendente dalla distanza :fra i·
due punti Inoltre anche dal un punto di vista. della valutazione dell'integrale che de:firrisce A si
ha, in genere, una maggiore co~lessità (nel valutare tale integrale) di· quanto non lo' sia nel'
caso statico perché, innanzitutto, i casi in cui questo integrale lo si sa risolvere analiticamente
. $Dno molto più limitati. Ma anche numericamente le cose si presentano molto più complicate
perché non basta semplicemente tener conto della presenza della singolarità nella r.LSoluzione
numerica dell':i:nteg:rnle, ma abbiamo anche un'esponenziale che è tanto più rapidumente
variabile quanto più elevata è la frequenza (cioè il fattore oscillatorio che rappresenta
l'esponenziale presenta un periodo sempre più piccolo all'aumentare della frequenza) e ciò
compof'"t.a che si è costretti ad infittire sempre di più il passo di campionamento (e quindi un
maggior numero di campioni da trat":.m-e) per la valutazione nwnerica dell'integrale. Siccome
l'integrale è voiumet:rico ciò sig:n.ific.1. dire che il tempo computazionale a1lInenta col cuCo
della frequenza, e può diventare rapidamente Inaccettabile se dimensioni della sorgente sono
grandi rispetto aJ.la lunghezza d'onda perché la
massima variazione che si può avere di questa
quantità la si ha quando ro passa da un estremo -----
all'altro del volume. Ci saranno allora tante
variazioni di 2Jt (periodi delle oscillazioni) per
quante lunghezze d'onda sono comprese in tale
distanza (essendo k inversamente proporzionale a
~<); cioè più è grande l'oggetto più variabile è
l'integrando. Quindi se anche abbiamo oggetti che
3 -21
Inràrti nel passato, negli anni 80, (in particol.are, anche a. Napoli) è:ita.!o dedicato del tempo notevole in tutto il
modo per sviluppare degli algoritmi efficienti per il calcolo di integrali di questo tipo. che ne permettessero una
valutazione più rapida., in particolare cercando per quanto possibile di ricondurre integrali di questo genere a
FFT (Fast Fourier Transfonn) per le quali la complessità computazionale aumenta con una legge del tipo
N·log.1'{ (con N numero di campioni), quindi moito meno drnstico rispetto alle dimensioni.
In ogni caso, a. parte questi i problemi di carattere numerico, l'espressione che defm.isce il
.potentiale vettore A risolve il problema. che ci eravamo posti; nota la distribuzione di corrente,
-si-risolve questo mtegrale e trovato A si ricavano i .campi elettrici e magnetici. Questo lo si
può'f3:re sia calcolando il potenziale e poi ~do oppure, se siamo nelle zone del volume
di integrazione in cui c'è convergenza uniforme dell'integrale, possiamo derivare sotto il
segno di integrazione, il che significa dire calcolarsi i campi dovuti ad ogni smgoloelementino.
di corrente e romma.re.qu.esti campi. Questo secondo modo per certi aspett4 anche se in genere
meno convenientedal.punto di vista .computazionale,èpm trasparente perché pennette di
esprimere i campi come una.sovrapposizione di:càmpi e quindi se sÌsaca1colare'il campo di
un elementmo' di correntesi potrà anche, per -sovrapposizione, trovare il campo di una.
qualunque.distnbuzione; di corrente. Dal punto di vista computazionale' tale approccio non
conviene perché, come vedremo, l'espressione dei campi degli element:ini di corrente .rono
molto più complicate dell'espressione del potenziale~ ma da un. punto di vista fisico, e di
principio, è mvece estremamente importante trovare l'espressione dei campi per un elem.entmo
. " di corrente anche perché, come vedremo Ce questa è la riIevanza pratica), qualunque sorgente
piccola rispetto alla lunghezza. d'onda. irradia come un elementmo di corrente. Ricordiamo
a.llora l'espressione che ci da il potenziale vettore: A
Iz
I
- jk:r-r'l
- 4n
f
A = -j..\.. e - - J(r')'dr'
!r-L) -.- - l
ii e /.
-r ·
volta assegnate le densità di corrente che
illl:l ~
generano il campo; moltre ricordiamo le espressioni
che legano il campo al potenziale vettore nella
.
11 ~ :
/.-/'";
gauge di Lorentz:
/~., . , i
JH<VXA / cp "" !
. VV·A
~ '-~
lE =-jCùA+. -
J(i)E~
~x
3-22
J = 8(x)8(y) M I
- & z ~ ... ~, ,
' . .,- . ' :." _.'.~ -
Passando alle' espressioni déi campi in coordinate sferiche, Ovviamente, per la presenza delle
operazioni dì derivata (contenute nei vari operatori presenti), qUesti non avTanno più la
semplice simmetria sferica che ha il potenziale vettore, proprio perché wmparira la
dipendenza da altre variabili, oltre che dalla distanza r, certamente non ci sarà dipendenza
rispetto a q:l, perché c'è simmetria di rotazione intorno a Cf', ma in generale ci sarà dipendenza
sia da r sia da 8. Se si fanno gli opportuni passaggi sì ottiene:
I" ;- ...,
i G Lu.
,\- . .! l l I
I :""Ja
II .'
Eg = J---smell";'-.-+, . ') ;e J
l' 2~,r L Jkr (jkrt J
! .C~ 1- l l
Er = J -),r COS8
L
l
jkr + (jkr)~ t -jkr
lungo <p per il campo magnetico, dipendono dall'aver scelto opportunamente il sistema di
coordinate; è chiaro che se avessimo scelto un sistema di riferimento obliquo rispetto al dipolo
sarebbero, in generale, comparse tutte le componenti del campo elettrico e tutte quelle del
campo magnetico (così come, in generale, accade per una generica distribuzione di correnti).
Come avevamo preannunc iato , in. tali espressioni, oltre alla dipendenza dalla coordinata
radiale, c'è anche dipendenza dalla coordinata angolare; inoltre la dipendenza dalla distanza è
molto più complicata di quanto non sia per il potenziale. Mentre 'per il potenziale, a parte il
fattore esponenziale, la dipendenza dalla coordinata radiale è det;tipo l/r, vi sono termini di
.;~~":_.~cune componenti del campo che vanno a. zero con potenze~~ori rispetto a 1,10:. Ciò
~ ':'.: >_._~.' _,... "_,._,,, ...... ),t ........
'_- ;, .,~: ~igni:fica che a. seconda della. distanza dall' elementino di corrente$9:t;l"o.. preponderanti alcuni o
altri di questi termini Quando ci poniamo a grande distanza d.alla sorgente, dove iI "grande"
si intende in termini di lunghezza d'onda, cioè tale che 10:»1' (dove. abbiamo messo k
supponendo implicitamente di avere a che fare con mezzi privi di perdite, altrimenti avremmo
dovuto considerare il modulo dikr), allora i termini di ordine superiore sono trascurabili e le
espressioni dei campi si semplificano. In particclareavremo:
' .
• :>., •
.CI&. e -jh
lì =j---sm e
fE 2M
Er =0 ...;, ..:.
.IAz . ,...
lH q!
=J--smt1e
2Àr
-Jh
Quindi quando di allontaniamo di qualche lwtghezza d'onda daIIa. sorgente tali espressioni ci
dicono che E ed H sono ortogonali fra loro ( Ìe -L Ìq7), il loro rapporto è pari ali' impedenza
intrinseca del mezzo ( ç ) e inoltre Ea, H.,!, e direzione radiale costituiscono una tema direttale
( le x 1'1'= lr). Queste, ricordiamo, non sono altro che le ccndizioru imposte dalle condizioni di
radiazione all'infInito (o di Sommerfeld) che dicevano che a grande distanza dalle sorgenti si
ha:
a meno di infinitesimi di ordine superiore (dove, Ìn questo caso, a grande distanza significa
qualche lunghezza d'onda). Quindi appena ci allontaniamo di qualche lunghezza ~'on~ dalle
sorgenti il campo è descritto praticamente dalle condizioni di radiazione all' ~to; .p~
questa ragione questa zona (un'intorno dell'infinito da. qualche lWlghezza d'onda m pOI) e
detta zona radiativa. L'altra zona, duale rispetto a questa, in cui kr«l predominano le altre
componenti (che verso l'origine vanno più rapidamente all'co) è detta zona re attiva o
3-24
dove S è una sfera di raigio r arbitrario. Nel prodotto misto sotto integrale, siccome c'è il
predono scalare per lr, le componenti lungo r non giocano e quindi si ha:
l • -:- l
-ExH '1 =-EeH
* 12.,
l ,.. 1Il fu- . ""
[.
. 1 !
sm-Ij 1-J--1
l
2- - r 2 ql
=-L,"
2 4ì}r:!
J . (krl J
Eseguendo l'integrale m/remo allora (notiamo che sulla sfera r è' costante):
dove gli? si semplificano, l'integrale in CI' vale 2n, e quindi quelli che resta è l'integrale:
3 -25
Tale potenza (cosi come dovevamo aspettarci) presenta. una parte reale indipendente da r, che
quindi rappresenta proprio la potenza irradiata dal dipolo (quella che si trova anche
all'infinito), e una parte reattiva il cui segno negativo indica una. sbilanciamento di energia
elettrica rispetto a quella magnetica; cioè c'è più energia elettrica media che energia magnetica
media, ovvero il campo elettrico predomina suI campo magnetico Ii dove la potenza reattiv:l è
significativa,(tale sbilanciamento è tanto più forte quanto più ci avviciniamo alla sorgente). Si
noti che la,"potènza reatiiva diminuisce con il cubo della distanza, e quindi è confinata nelle
immediatevicÌnanZe della sorgente in cui è, quindi, confinato lo sbilanciamento fra energia
elettrica ed energia magnetica; per questo motivo tale' zona è anche detta zona: r~iva.
Notiamo inoltre- che a parità di intensità di corrente la potenza irrMiata è inversamente
proporzionale' a }}, cioè è direttamente proporzionale al quadrato della frequenn; quindi
quanto più ,bassa è la frequenza tanto peggio irradia l' elementm.o di corrente, e ciò è evidente
perché 'a.'basse frequenze la zona reattivasi estende sempre di pi~cioèsiamo'semprepiùin
condizioni quasistatiche (e. in tali,condizioni.non c'è potenza irradiata). Qu.anto'detto.finoraci
permette. di sapere .tuttociò che era necessario sapere sill':Càmpoassooiatoad 1nl'efemento
infi:nr~simo di corrente: ,In: particolare già possiamo prevedere, e lo vedremo quantitativamente
meglio in. seguito" che nel caso in cui abbiamo una distribuzione' di corrente, siccome per
ognuno dei contributi dei singoli elementini .valgono le cose che abbiamo detto, a distanze
sufficientemente grandi dalle sorgenti Ce' fu. tal caso bisognerà vedere meglio cosa si intende
per distanze sufficientemente grandi, dovendo rapportare tali distanze non solo ~a lunghezza
d'onda ma' anche alle dimensioni della sorgente) tutti i contributi dei singoli dipolini sì
saranno ridotti alla loro zona radiativa, anche la loro somma sarà dello stesso tipo, e quindi
sarà valida la c~mdizione di radiazione all'infinito (cioè saremo in zona di radiazione).
Vicevers~ quando ci avviciniamo alla sorgente i vari contributi si sommano fra di loro in
modo più complicato e saremo nella zona reattiva di questa sorgente (non più infinitesima).
Prima dì proseguire nello studio dì sorgenti che non siano infinitesime, conviene mettere
subito in rilievo che, in realtà, già questo risultato che a.bbiamo ottenuto non è import..ante
soltanto perché per sovrapposizÌone ci pennette di trovare tutti i campi elettromagnetici che ci
i mteressano, ma anche perché esistono casi applicativi in cu4 in realtà., Wl sistema radiante
:irradia praticamente come un elementino di corrente infinites 1mO , Questo fatto è abbastanza
evidente se andiamo a vedere come abbiamo ottenuto, a partire dall'espressione generale del
potenziale vettore, la nostra espressione semplificata; quello che abbiamo supposto è che la I
fosse un impulso concentrato ne Il 'orig:ine, cioè un distribuzione di corrente di estensione nulla.
È chiaro che se non pretendiamo che questo sia un risultato esatto, ma sia semplicemente un
buona approssimazione del campo irradiato da una sorgente, viceversa, fInita Ce non
irrfinitesima), quello che ci dobbiamo chiedere è sotto quali ipotesi possiamo trasformare
l'integrale che definisce il potenziale vettore A nell'espressione semplificata:
3-26
e quindi lo possiamo portare fuori del segno di integrale. La stessa approssimazione, però,
non à,.~cien.te ad assicurarci che anche l'esponenziale sia lleauaIe ad e-lla- p~é il fatto che:
o,:", .:. .•• -.
~ , -,. . ......
0(1)
-..-
!=lÌDe ::ll.'Itmfe
(dell'ordine di 2)
per dire che l'esponenziale sia praticamente uguale all'unità; è necessario che p sia in e
assoluto picc{)lo (come al solito, perché sia percentualmente piccolo l'errore sul1' èsponenziale
deve essere piccolo l'errore assoluto sull'esponente, non l'errore percentuale). Quindi in
assoluto deve risultare I3l < <1. Se questo accade (cioè le dimensioni della sorgente sono molto
pi~cole rispetto alla lunghezza d'onda) allora anche l'esponenziale lo possiamo sostituire con
e-; ~ e quindi si ha:
. u e- jpr ..
-A = 4
i\: r v
-'---J
J(r'ìdr'
-~-
'----,----'
=Mzi
dove l'integrale, che è un vettore che ha le dimensioni di una corrente per una lunghezza, lo
possiamo sempre esprimere sotto la funna ~ ì (cioè quello che viene fuori dall' integrale è
: -- proprio il prodotto 1&, con ì direzione del vettore). Quanto visto ci permette di affermare c~e
se abbiamo una sorgente arbitraria, purché sia piccola rispetto alla lunghezza d'onda, e SIa
osservata a distanze grandi rispetto alle sue dimensioni, il campo irradiato da que,sta SDrgent.e
sarà praticamente identico a quello che irradierebbe un elementino infinitesÌmo di corrente, il
cui valore di ili sia pari all'ampiezza del vettore che viene fuori facendo l'integrale che
3-27
Se anche le dlmensioni di questi piatti sono molto minori della lunghezzad~onda: allora
l'ìn.tera. struttura è piccola rispetto alla lunghezza d'onda. Allora l'integrale della densità di
corrente, cioè quello che ci interessa, su un dominio di questo genere sarà dato dal contributo
lungo il filo, che vale proprio I·Az i: <daF9 che il flusso'attraverso una superficie ortogonale al
filo vale proprio I che, essendo costante,qrup1dosi integra in z fornisce proprio 1·&;11 versare
i z è quello dell'asse Z, se questo è direttolqngo il filo stesso). La restante parte della struttura
non dacontrjbuto all'integJ;ale perché,per·simmetria, le correnti sono ~ou.aIì e opposte; quindi
effettivamente questo sistema si comporta esattamente come se avess:imo soltanto il mo di
correnteperootsodalIa corrente L Se poi &. è molto minore della distan.za:r-a cui si va ad
osservare il campo al1cira tale' struttura. si comporta esattamente' come un dipolo elettrico
elementare. il motivo per cui si parla di dipolo elettrico elementare è evidente se si va a
vedere quanto vale la carica che si accumula sui piatti. Considerato un volume che racchiude
un piatto, e detta in la nonnale alla superficie che lo racchiude (anche se è inessenziale ciò che
racchiude tale superficie, a parte ovviamente il piatto, dato che le cariche si accumulano solo
sul piatto ed essendo costante la corrente lungo il filo non vi può essere accumulo di cariche) .
•>\bbiamo allora:
dove, in real~ la corrente che compare in tale espressione è la corrente uscente dalla
supcr:ficie. Viceversa, per come abbiamo scelto il sistema la corrente è positiva se è entrante,
allora a-VTemo:
jroQ = I
dove, in questo caso, I è la corrente entrante (che è positiv~ coerentemente con la convenzione
farta per il generatore). Quindi sì ha:
3-29
dove Q~ è il prodotto della carica per la distanza:fra le cariche; infatti se su l.ID. piatto c'è una
carica Q, ovviamente per simmetria, sull'altro ci sarà unacarléà:~ dato che in uno entra una
corrente e nell'altro esce una. stessa corrente. Abbiamo quindi un dipolo e il prodotto della
carica per la distanza. fra le cariche è proprio il momento dipolare elettn'co [C·m],Ue;
potremmo quindi riscrivere tutte le espressioni dei campi prima espresse in termini del
momento dipolare elettrico. Ecco perché l'elementino di corrente si chiama anche dipolo
elettrico elementare perché, in realtà, può essere equivalentemente visto come un dipolo
elettrico oscillante, cioè ima c-oppia di cariche intere annesse fra di loro con un filo per
permettere alla corrente di fluire lungo la struttura, e quindi alle cariche di oscillare nel tempo.
Naturalmente gli eLementi che servono ad accumulare le cariche possono essere di varie forme,
basta che permettano alle cariche di accumularsi alle estremità, e quindi di avere una corrente
costante (noi abbiamo considerato dei piatti per avere una situazione di grande simmetria che
ci ha semplificato i conti); per esempio, possiamo collegare
i due fili a due sferette (che sono proprio due "serbatoi" di
cariche) o~endo il noto dipolo herlziano, quello che Hertz
utiljzzò per dimostrare l'esistenza delle onde elettromagnetiche.
E questo è.·· in re.rutà, il più semplice radiatore possìbile; in
partieDlare qualsiasi radiatore, a frequenza bassa (ovvero tale
1"'>0
.~'. ..,-", "'~-.
."
i
.,
-~
., .:
sia diverso da zero, cioè le correnti non abbiano un andamento tale da rendere nullo questo
integrale ...A..d esempio, è chiaro che se le oorrenti SDUO quelle, costanti, lungo una spira tale
integrale è nullo (dato che il contributo ali' integrale lungo
una parte della spira è uguale e opposto a quello della
restante parte della spira). Quindi una sorgente di questo
tipo non irradierà come Wl dipolo elettrico elementare (il
l r
che significa che per capire come è fatto il campo bisogna
andare agli ordini successivi dello sviluppo in serie, essendo nullo il termine del lO ordine).
:Ma fino a quando, quando andiamo a fare il dipolo elettrico del sist~ otteniamo un dipolo
elettrico diverso da zero allora la sorgente, piccola rispetto alla lunghezza d'onda, irradia
come un. dipolo elettrico elementare.
3-30
~ Passiamo ora al caso in cui il campo elettromagnetico da valutare sia quello generato non più
da un insieme di sorgenti elettriche ma da un insieme di sorgenti magnetiche. In:fu.tti, dal
teorema ~ equivalenza, ricordiamo che se vogliamo utilizzare tale teorema per calcolare i
campi ali 'esterno del volume in cui vi sono tutte le sorgenti a partire dai campi sulle superfici,
dobbiamo- considerare non soltanto sorgenti di tipo elettrico ma anche sorgenti / di tipo
magnetico~quindi, in generale, ci può essere utile, o addirittura necessario nelle ap'p1i~oni,
considerare anche sorgenti magnetiche. È chiaro che, mlinea di principio, si potrebbe ripetere
per le sorgenti magnetiche tutto ciò che è stato detto per le sorgenti elertriche;si potrebbe
introdurreì.Ul potenziale vettore, questa volta, non per il campo magnetico. ma, peril~ampo
elettrico, scrivendo le equazioni corrispondenti, trovando le soluzioni,' e. Così via.
Fortunata.n:tente tutto ciò non è necessario perché, grazie, alla simmetria delle equazioni di
Ma.~·ell
il fattore ~ è presente, ovviamente, per ragioni dimensionali (in modo da passare da campi
elettrici a campi m.a.gnetici, e viceversa). Ci chiediamo allora quali sono le equazioni
soddisfatte da questi campi, supponendo che il mezzo in cui siamo sia un mezzo omogeneo~
per ottenere tali equazioni basta esprimere H ed ~ in funzione, rispettivamente, di E' ed H', ed
ancL'lfe a sostituirli nelle equazioni di Maxwell su scritte. Avremo allora:
3 -31
V x H' = jmeE'
{ V x E' =-jm!J.H' +çI
che sono proprio le equazioni di lVfaxweIL che soddis:fan.o i campi elettromagnetici., non più in
presenza di sorgenti elettriche ma in presenza di sorgenti magnetiche, in particolare in
presenza della sorgente magnetica:
J =.1J
-M -~
E'=Q!
-H'=-~E
ç-
~m·::::~-.l;~
.:: . -'
ovvero dalle sorgenti elettriChe I sicaIcolano i corrispondenti campi., poi si moltiplica il.
campo magnetico per ç e il ca!npo elettrico lo si divide per ~ si ottengono i campi che
. sarebbero generati dalle sorgenti magnetiche pari a -Q. È evidente allora che, grazie a questo
risultato, se viceversa vogliamo calcolare i campi generati da. delle sorgenti magnetiche :6
basta considerare delle correnti elettriche ~ouaIi a - 1m , si calcolano i corrispondenti campi, e
ç
poi si fa di nuovo la trnsformazÌoneprecedente per ottenere direttamente i campi voluti.
Quindi da ogni soluzione per le sorgenti elettriche se ne trova immediatamente quella
corrispondente per le sorgenti magnetiche e,vÌceversa, da ogni soluzione per le sorgenti
magnetiche se ne trova immediatamente quelli~cò~ondente per le sorgenti elettriche; quello
che c'è da. fare è semplicemente l'insieme di sostitUzioni indicato. Questa è una possibile tema
di sostituzioni; l'altra possibile scelta.., dato che nell'espressione dei campi g' ed H' deve
compa..-rire il segno ,,_n in uno dei due, è la seguente: .
-E' =-""H ~-
1 => J =ç-J
{ H' = -E
- ç-
_m
\
f-- çH e =j ç
2Àr
sme[l + ~ + l
J~r (j~r)
2 1
J
-j~r
ç(Im)&
r
OI == j ç COS6[~ + l " ]e-j~r
M Jf3r (j~r)"
(Im)6z _
_ E'P _. ç
--J 1 I -j~r
. e[l'T-le
sm·
ç .2À.r... jf3r _
o\iY'ero:
"-: :.&;,. •
che sono le espressioni dei campi di un elemento magnetico di corrente; osser.1Ìamo che anche
dal ptmto di vista dimensionale le cose si trovano perché la corrente magnetica si misura in
volt e quind~ come si può facilmente veri:ficar~~·· c'è perfet".a corrispondenza dimensionale fra il
primo e il secondo membro di queste espressioni. Come si può vedere l'::mdamento dei campi
è esanamente il duale del precedente; questa volta. è il campo elettrico che si avvolge intorno
alla sorgente, mentre il campo magnetico si trova nei piani meridiani (cioè i piani (e,r) ). Da
un punto di vista fonnaIe, queste espressioni risolvono, naturalmente, il problema di calcolare
il campo generato da una generica distribuzione di sorgenti magnetiche, sovrapponendo i
campi relativi alle sorgenti magnetiche elementari. Viene spontaneo, a questo punto, chiedersi
se, così come nel caso del dipolo elettrico elementare, in questo caso esistano in realtà delle
sorgenti che irradiano come un elementino di corrente magnetica; cioè se effettivamente ci
siano delle sorgenti fisicamente realizzabili (non futte di correnti magnetiche che non esistono,
ma fatte di correnti elettriche) le quali irradino cosÌ come irradierebbe un eIem~tino di
corrente magndica. Abbiamo visto che Wl elemencino di corrente di elettrica irradia come Wl
3-33
..
• /0.-:- _~.
zt
_~. ~::-:
~,....
. .~...
.
,
:
fra l'origine degli assi e un generico punto sulla spira ..... :
....
x
3-34
J..I. 21t
- e -J·o./r-r'/
1-'.- - ....
A =-
41t
JI
rj Iicp.Rdcp~ '-. i
r -r'
o -
dove l'integrale di volmne che compare nella definizione di A si è ridotto a quello indicato
dato che tale integrale di volume lo possiamo sempre vedere come un integrale su un elemento
di superficie perpendicolare alla spira e uno lungo il contorno. Ciò significa dire che, sÌc:come
la corrente è tutta limitata sulla spira, l'integrale sulla spira fornisce proprio la corrente I~ per
cui rimane solo l'integrale lungo la spira, dove ~ . e la direzione della corrente e R&p' è
l'elemento di arco. Questo è un integrale vettoriale che possiamo risolvere facendo 1'integrale
delle singole componenti; ci può rendere più semplice le cose la simmetria del problema dato
che per tale simmetria il potenziale vettore, dovendo essere parallelo alla corrente che, in
questo caso ha simmetria di rotlzione, sarà diretto lungo 'P, Qu.indi il potenzlale vettore sarà
diretto lungo cp e sarà indipendente da (j) (per la simmetria di rotlzione), ovvero avrà un'unica
•...
,--!-'
componente diversa da zero, quella diretta lungo cp. Quin~.,~~o:
1" - .• ".
21t - jl3lr-r'! - ,- .' ....
A<p =~ f e,
41t o 1-
r - -
r i
.- I~ I~I . ~Raq,';:' ','
l ' '
Quello che si presenta ora è il problema di esprimere la quantità !r.-t I in .funzione di cp', che è
la variabile di in.tegrazione. Sfruttiamo però le ipotesi in cui ci troviamo, cioè cheR<<À e che
r»R; awemo-che risulta: ~~,
1 f
.. ~'- - ."-.
!r-rj=[(r-r')(r-r')] l =~r-
"l
+It- -2r-r'
"l
Dunque avremo:
R. 'ì
r ( 1- -;-sm6cos(q> - 'P'))
,,':~;:"J. In tale espressione osserviamo che nel secondo esponenz:iale responente risulta. essere molto
. minore dell'uni~ essendo:
R
R« À => t)R 0::-« 1
À
. .
dove a denominatore abbiamo una: quantitidel tipo: (l-x) con x«l; sviluppando allora
l
(l-xr ed arrestandoci sempre ai termini del primo ordine avTe:mo:
Possiamo adesso andare a valutare l'integrale che d~flnisce A'l1~ avremo, port..ando fuori
integrale tutto ciò che è costante, o indipendente daIIa variabile di integrazione:
f
-.-1
3-36
È evidente allora, tornando all'integrale, che il primo integrale vale zero (essendo l'integrale
del coseno sull'intero periodo); ecco quindi perché abbiamo dovuto considerare nello sviluppo
anche i termini del lO ordine, dato che il contributo relativo al termine costante è nullo.
Abbiamo, in. de!mitiv~ che la componente lungo <p del potenziale vettore (l'unica diversa da
zero) è data da;
. .,
; !...:' -::';,~:; i ~~,d ;:,;',:._-
dove S è proprio.J'area della spira. Questo è esattamente il risultato che vienefuon daI
teoremi 'dj ,bmpf!re (cosÌ come lo conoscÌamo fin dall'Elettrotecnica), salvo de flvendèr~o
delle unità di misura per le quantità magnetiche che non sono quelle dell'ElettroteCruca ci
compare un fattore J.t, m~tre dal teorema di AmPere si ha: U;n=IS; infutti.noi abbiamo definito
la PQlarizzazione magneti~ come ~ Q=11 + m, mentre in Elettrotecnica è stata definita come:
jJ.
Q = J.l..Q. + m. I\tfa a parte questa differenza di ronvenzione utilizzata (che in definitiva è del
tuno inessenziale), il risultato ottenuto è che il teorema di equivalenza di Ampere è valido
non soltanto in regime statico ma anche in. regime dinamico purché, na..turalmente, la distanza
sia molto maggiore del raggio della spira e purché si sia in condizioni, per cosi dire, quasi-
statiche, cioè purché il raggio della spira sia molto minore della lunghezza d'onda; tale
teorema di equivalenza di Ampere dice che: una spira elementare di corrente è equivalente a
un dipolo magnetico, ortogonale al piano della spira e di verso tale che la corrente si avviti
lungo il verso del dipolo; l'intensità del dipolo è pari a J1SI (in generale, a N fISI, se si
considera un solenoide di N spire). DlU1que, purché siano verificate le due condizioni
ricordate, il campo generato da una spira di corrente coincide con quello di un dipolo
magnetico elementare; quindi non soltanto il campo generato da un elemento di corre:rte
elettrica corrisponde ad un sistema radiante effettivo (dipolo hertziano, dipolo eletinco
elementare, che abbiamo visto precedentemente), ma. anche l'elemento infinitesimo di corrente
3-37
'\.
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it
'.\ Buono Studio! =)
magnetica corrisponde, in realtà, ad un radiatore pratico, effettivamente esistente, che è la
spira di corrente, ° meglio l'antenna a spira.
Chiunque abbia una radio portalile ha an'interno di essa. un"antenna a ~ costituita, in realtà., da un nucleo di
ferrite su cui è avvolto un avvolgimento di spire; la ragione di ciò è evidciit'e visto che per N spire il momento
magnetico si moltiplica per N. Inoltre la presenza. del fattore J.L nell'espressione di Um. cifa capire perché tale
avvolgimento lo si fa su ferrite. il cui !.I. è più grande (rispetto a quello del vuoto). aumentando quindi il _.JI'
momento magnetico equivalente è maggiore; ciò significa che, a. paritÀ di corrente, l'antenna. irradia un campo
magnetico maggiore e. per la dualità. (che a suo tempo abbiamo già preannunciaro). in ricezione riceve meglio
rispetto al caso in cui la spira fosse posta nello spazio libero.
Riepilogando. qUÌI1.d4 con questi due casi, cioè il dipolo elettrico elementare e la spira di
corrente (equivalente del dipolo magnetico elementare), non soltanto abbiamo trovato,
praticamente, la soLuzione generale del campo elettromagnetico per qualsiasi distribuzione di
corrente elettrica e magnetica (per sovrapposizione di soluzioni elementari), ma abbiamo
anche analizzato una prima coppia. di antenne che realmente sono utilizzate: il dipolo elettrico
elementare e la spira di corrente elementare. Quello che dovremo wontare è il caso in. cui le
antenne non sono più piccole rispetto alla lungh~zza. d'onda, perché per le antenne piccole
rispetto alla lunghezza d'onda abbiamo detto ,Mt9LCiò che c'era da dire (o sono dei dipoli
elettrici elementari o sono dei dipoli magnetici:.~~~entari). In sostanza finora abbiamo
considerato il primo dei sottoproblemi in cui' ~Y~2?mO suddiviso lo studio delle antenne;
ricordiamo, infilii, che il problema generale del campo irradiato da un' antenna (cioè da una
struttura costituita da una linea·di trasmissione iniercomiessa con nna.struttura radiante) ci 'è
convenuto', separnrlo in due parti. Un prima parre. più semplice (che abbiamo finora.
considerato),rigitardan:te ilca1colodef campo' da assegnate' sorgenti; la seconda ~.5"checi
accingiamo ad a.ffrontare,èquelia. di come trovare le correnti che poi ci servono pe:rcalcolare .:;...._
• il can:po. Nel caso/:.:specmco (1'uruco. che . ~~.'.;;:~:;n-
cons~~emocon maggior dettaglio) di tm'antemla
filifomiè;'costituita da due conduttori metallici
cilindric4se conoscessimo la distribuzione di corrente
sui fili clle costituiscono l'antenna. e sulla zona di
Ìnterconnessione con la linea di trasmissione (dato che
poi la distribuzione di corrente sulla linea non irradia,
proprio perché esiste solo il mooo fondamentale)
potremmo calcolare, con le formule che abbiamo
ricavato, il potenziale vettore (:integrando la corrente)
da cui il campo irradiato da tale struttura. In tutti i casi
pratici la nostra antenna è flliforme, owero risulta:
cioè il raggio cieli 'antenna è molto piccolo rispetto alla sua lunghezza e, inoltre, le dimensioni
della zona di mterconnessione Caaap) sono molto piccole rispetto alla lunghezza delI' antenna,
cioè:
ò« t
D'altra parte sappiamo che le dimensioni trasverse di una linea di trasm.issione sono sempre
picCole rispetto alla lunghezza d'onda e, quindi, essendo le dimensioni dell'antenna
comparabili alla lunghezza d'onda ( l et:. À), anche tale relazione sarà certamente soddisfatta.. TI
L
3-38
.. ---
..........."" .• .JO!.~_
dimensl·òne:trrrsyersaè
". ..
-~
trascurabile rispetto a quella longitudinaIe, possiamo<~tifatec
. .,... . ciò che
~
accade sulle facce de II , antenna; anzi siccome, per simmetria, .la corrente <i,eve essere J1.wJa al
centro di talì::'~, ed il raggio a è molto pi~f~ rispetto alla hmghe~ ~r8[~"ànora
possiamo assumere che la corrente si deve, in realtà., annullare anche in ceIDSpondenza
cieli' estremità. deli' antenna. Dunque risulta.: ,
-~
I(z)
Jz(z)=---
21ta
~
hmgbeZZ3 del
contomo
t
('i:) Ex = f G{z, z')ICz')dz' = - VS( z) ,!~ ~ f
-~
dove, nell'u1tlln.? passag~o'. ci siamo posti sul ~ntomo dell'antenna. CÌoè la corrente è legata
alle ~omponentI tangenzialI del campo che SI conoscono da una relazione integrale, cioè
soddisfa un'equazione integrale. TI vantaggio di dover risolvere questa equazione (per ricavare
la corrente) rispetto alle equazioni di Ivfaxwell è evidente; questa innanzitu.tto è un' equazione
integrale, invece che differenziale, (e quindi numericamente si presta. ad essere risolta. in
maniera molto più stabile, rispetto ad un'equazione differenziale). Ma soprattutto, nel caso
specifico~ è un'equazione in una variabile; quincli·invece di dover risolvere un'equazione in
uno spazio a tre dimensioni (ovvero a due, vista,nel.ca5o specifico, la simmetria di rotaZione),
bisogna risolvere un'equazione. integrale suun Segmento finito, tra -1. ad f (e tale espressione
è valida solo fra -.e ed l, al di fuori il campo non è. noto). Questo è un esempio semplice di
una classe di equazioni dette equazioni integrali di Fredholm di prima specie;;'çyvero
un'equazione in cui un'integrale è applicato all'incognita e deve fornire una :furI.Zioriènota
(ovvero del tipo: t...~, dove un operatore A, applicato all'incognita X, deve essere paricad un
tepnÌne noto). Ovvero· è;1~,,~eraljzzazione di un sistema di equazioni lin~soIoche
1'operatore, invece che ~.:un. operatore finito {una matrice), è un operatore .lineare di tipo
integraJ~';i:W~ equazioni si distinguono dalle equazioni integrali di Fred11gJm.4ìsecor.da
specie che '5000 del tipo: ÀX+.Ax=y, in cui l'incognita sta sia sotto il segno di in.tegrale sia
fuori-da esw.t,!n.particolare tali equazioni, in generale, si prestano ad una più.;.sempIicee più
stabile risoluzione, rispetto a quelle di prima specie. Per queste ultime, infatti, l'esistenza della
soluzione, e la facilità con cui la si ottiene,dipende in modo molto critico da come è fatto
l'operatore integrale; in particolare più il nucleo (kerneI) dell'operatore integrale, nel nostro
ca.w la funzione G, è "dolce" cioè derivabile, pili è difficile risolvere questa equazione. Infarti
se, per esempio, questa funzione è analitica in z allora avTemo che l'integrale sarà anch'esso
una funzione analitica in z e quindi la soluzione per tale equazione (ovvero soluzioni
integrabili per la I(z) ) potrà esistere solo se il secondo è anch'esso una fùnzione analitica in z.
Nel nostro caso è chiaro che il nucleo non deve essere analitico, perché se fosse analitico non
potrebbe mai succedere che applicando un operatore integrale ad una funzione analitica si
ottenQ:a una delta di Dirac (o anche una qualunque funzione non regolare, che abbia delle
disco~tinuità); infatti, come sappiamo, se l'integrale è 1IDllormemente convergente iI risultato
cieli' Ì:rrtegrazione ha le stesse proprietà di analiticità della funzione integranda. .il cas? detl~
equazioni integrali di Fredholm di prima specie è un po' analogo al caso. delle r:soluzlone ~
un sistema di equazioni lL.'1eari con determinante nullo; in tal caso la solUZIOne es~ solo se ~
secondo membro è opportuno, e in tal caso non è unica. Nel nostro caso, quando SI passa agh
spazi a dimensione infinita, si ha ancora che la sol~one e~ist:e so.I? se il secon~? m~bro
de11 'equazione appartiene ad una classe opportuna di funziOnI. C lO che rende l mVer510ne
dell'operatore molto complicata è che l'inverso di que~to ~perat~r~ no~ è più un operatore
continuo; ciò significa dire che piccolissime vanazioIll del termnn notl possono portare il
3 -41
Non cnt::rcremo nd dettaglio di come: si risolvono queste equazioni; fra l'altro, ormai oggi, la risoluzione: la si fa
al calcolatore, analiticamente non si possono risolvere. A partire dagli anni '40 si è iniziato, dal punto di vista.
analitico, lo studio in fonne semplificate di questa equazione, la cui espressione generale risale agli inizi del
novecento è prende il nome di equazione di Poldingzon, introdotto quando per la prima volta (dopo 1viarconi)
si inizio la teoria dene antenne. Per circa 20 anni c'è stata una vastissima letteratura volta a trovare delle
soluzioni approssimate di queste equazio~ basa!e cssenziaImcntc su procedure analitiche di tipo itcrativo.
Ovviamente, con 1'avvento dei calcolatori elettronici, tali procedure hanno perso di interesse pe:rché è molto
più rapido dìscretizzarc queste equazioni, facendole diventare un sistema dì equazioni lineari con 1.ffi numero di
incognite sufficiente, e risolvere numericamente il problema..
In. definitiva., ciò che ci mteressa., è quello che si ottiene·· come risultato della risoluzione di
questa equazione (sia essa mnnerica o analitica approssi:mata). Osserviamo che l'equazione
che abbiamo scritto nel caso' semplice di antenna»fi1ifunne è, in rea1~ l'equazione
fondamentale dell'elettromagnetismo per tutti i probleini"dYdifiùsione; ogni problema di
diffusione si può ricondurre ad un 'equazione integrale, in cui da una parte ci sono le sorgenti
che in generale saranno delle densità di c{)rrentesullasupèr.ficiedelconduttoree, a secondo.'
membro, c'è .il campo ,noto suIla super.ficiestessa (in generale, nullo su gran. parte deHa
super:ficie.e.diversodazero in alcune parti di essa). Ritomandoallasoluzione di tale",
, equazione,si.possonofortunatame~ trovared.elleespressioni· abbastanza. semplici.'di tali -
SDluzioni'(chedannoquindi l'andamento della corrente) purché.l'antenna.con.sideraùl.' sia., .
come sis11oI\td.i:i,e~nn'antenna snella, cioè wl 'antenna m cui il diametro è:molto<Jp.iccolo
rispetto dimensione--Iongitudinale. Da un punto di vista quantitativo, per· caratterizZare la
snellezza. di ,~~ si Ìntroduce un parametro 'che prende il nome di pararns...t.rç-di,
me llezza, definito come:
21 '..'.
Q=21n-
a
cioè è una misura Iogaritmica del rapporto fra la lunghezza. e il raggio dell'antenna.. La ragione
per cui si introduce questo parameo::o è che esso compare proprio in tali soluzioni
approssimate della distribuzione dicòtrente; natunlmente, più è snella l'antenna più è grande
questo parametro. In. pratica, tm'anteTIna si dice snella quando questo parametro n è
de Il 'ordine di lO o superiore a lO (il che significa. dire, se si fanno i cont~ un rapporto 75: l fra.
una dimensione e l'altra), cioè .Q ccI O, il che è ciò che si verifica nella pratica. Ebbene, per
un'antenna. snella, la soluzione approssimata d.elPequazione (*) la si può ottenere in mod?
relativamente semplice con Wl processo di sostituzioni (un processo iterativo), ed assume il
seguente aspetto:
- .21tVsinj3(l-I~)
I (z) = J
çn cosf3l
3-42
l(z) = j
. 21tV sinf3(l-I~)
+ c{- l ) .
il - çn cosf31 n:!
j
Quindi quando più è snella l'antenna tanto più i termini di ordine superiore sono trascurabili
rispetto a Y. 1'vlediante tale serie si ottiene un' approssima:z.ione che è buona soltanto quando n
è sufficientemente grande (n~); questa serie è della classe delle serie asintoticM che ci
permettono di rappresentare le funzioni quando un parametro tende a11~co. In pratica quello che
accade è che se sÌ fa tendere n~, l'errore che sÌ commette nel cons:ide:rare la soluzione
approssìm.a:ta tende a zero come l/fi. ovvero:
II - -II
I
01r~
:::s
Q--. \,Q:-)
l '\
l
.. '.-.:-, : ....
Quindi per un n fmito non si può rendere piccolo a p~ l'errore aggiungendo tennmideIIa
serie; questa è la differenza rispetto ad una. serie convergente, in cui dato un certo valore della
variabile (nel nostro caso O), se si aumenta il. numero dei ternrini . sÌ· ottiene
un'approssimazione sempre migliore. Nel nostro caso, invece, la serie è asintoticaf'per la
quale si ottiene un'approssimazione sempre migliore aum~4p n. Dal puntoru<,::ista
pratico ciò ~ CDmunque,~.importan.zamarginaIe dato che ciò che a noi interessa. e'avere ._
un valore:,s;rfficientementé"ap,piossimato della· soluzione~che questo sia d0vu,t0al fatto di .~:
avere -consiçierato molti termini della serie o chef2 sia sufficientemente grandi;·"purcb:é'· o. sia
sufficientemente, è ovviamente inessenzlale. Assumendo che questo sia senz'aiiìoVerificat~
cioè di aVeIe,'a: che fare con antenne sufficientemente snelle, avremo che il termine I
rappresenta un 'approssÌ:maZÌone sufficiente per la distribuzione di corrente, ovvero- potremo
senz'altro scrivere:
27tV sinf3(f - !zl)
I(z) ::: j " ,
çn cos13.f
~! - Si ottiene quindi che su antenne molto snelle l'andamento della corrente è di tipo sÌIlusoidaIe
mz.
QuòLO risultaIO, uno fra i primi della teoria delle antenne, fu trova1:o proprio da. PokIington, agli inizi del
novecento. Da allora, per circa 40 anni, tutta la teoria delle antenne (ed allora erano solo filiformi) era basata su
ques!O andamento della corrente; solo negli 1l1lIl.Ì '40 e '50 che: si tentò di calcolare i t~ ~c~essi~i dell,:
sviluppo per avere delle approssimazioni più corrette per poter rappresentare meglio la dlStr1bUZlOne dI
corrente. Tuttavia,. come detto, oggi grazie ai calcolatori dettronici è possibile facilmenle ottenere !Une l~
approssimazioni desiderate, partendo dall'equazione originaria c risolvendola.numericamente con un passo di
crunpionamento sufficientemente detìnito da ottenere una buona rappn:sentazJ.one della corrente.
La nostra attenzione sarà limitata alla espressione approssimata aII' ordine fon.d.a.m.entaIe~ che
vale solo per antenne molto snelle (in particolare il fatto che debba risultare almeno ~1 O,
3 -43
v =- J-cot
-- .çn gj-'Al
1(0) 21t .o-~ ...
.J.::,:, l~:;(:~
Otteniamo allora che l'espressione della cor:r.~~_"~ data da:
·:_~:~~f~~ii
sinf3(l_Iz!)
I(z) = 1(0) _ . I ,
. . smf31
Tale espressione ci dice che (nel limiti dell'approssimazione considerata) J'andàìhçnto ddl,!-.
corrente.di tipo' sÌnu.so-illiù,e, . simmetrico rispettoall ~origine; .in. realtà, la· presenZa. dér.v~~~~:::'
assoluto di.z cidicé'clièJaIe andamento è costituito da due pezzi di sinusoide'··"saldatin'~m:v""
cornspondenzadeii' origine. . -"" i1~~i'"'
...:;.,,~;..;
z z
l
n······· .
'I
~.."
................................. " ........ 'O .... ';':."4 .-:!;;,~'.-...................................... . ........................ ,. ................................ ~ . :........ ..................................... .
"-
~
I(Z);1,
cuspide
...... .
l Se 131« 1 allora a'VreIIlO un'antenna corta e l'espressione della I(z) si semplifica; infutti
approssimando la funzione seno con il suo argomento J3(l-I~) ed essendo il cos13l l si ha =
una andamento lineare in Z, ovvero di tipo triangolare curva sarebbe una. smusoide che da.
3-44
Appunti dall'Area Download della "Compagnia del Pazzo" - www.cdp-r.com @ compagniadelpazzo@live.it , Ì"
Buono Studio! =)
parte dal punto r- f, ma se è un tratto molto piccolo di sinusoide è praticamente
indistinguibile dalla sua tangente nel punto di partenza). Osserviamo, inoltre, che la relazione
che esprime la corrente è coerente col fatto che in corrispondenza delle estremità. dell' antenna
la corrente si deve annullare (come abbiamo detto in precedenza). Se consideriamo un antenna
più lunga cominceremo invece ad avere dei pezzi di sinusoide 'me si compongono, con un
punto di cuspide nell'origine. Se risulta:
~
!
e quindi tutta l'antenna (di lunghezza 2i) è lunga mezza lunghezza d'o~ avremo che
l' andamento della corrente è del tipo:
1(2:) = I(O)cosf3z
3-45
l .,
-R.!II-
? 11
= p,
--.:;!...
~ ,potenza
potenza fornita ~
all'.mtemJ.&
v .çn A6I
- - = - J-cotcrj-J.{.
reO) 2n b
cioè se l'antenna fosse infinitamente sottile, allora la parte resistiva dell'impedenza d'ingresso
sarebbe totalmente trascurabile rispetto a quella reattiva, che risulta essere una successione di
risorumze. In base a quello che abbiamo precedentemente detto, la reattanza d'ingresso
effettiva sarà ben predetta da questo andamento salvo che nelle vicinanze dei passaggi per lo
zero e per l'infinito. Infatti quando siamo vicini a zero è evidente che il dettaglio della zona di
alimentazione diventa importante perché in essa è confinata la quasi totalità dell' energia
reattiva immagazzinata nella struttura; analogamente la posizione del polo all'infinito dipende
dal dettaglio della zona di aliÌneritazione. tvfa naturalmente l'impedenza d'ingresso non è
puramente reattiva, c'è anche una resistenza che può essere sia valutata. considerando·· i· termini
di ordine superiore nella espressione della corrente (che possono comportare anche Una piccola
correzione alla reattanza) e sia valu::tatl mediante la potenza irradiata. L'andamento della parte
reale dell'impedenza d'ingresso è abbastanza semplice a calcoIarsi~ per (j)~J~potenza
madiata va a zero, c{)me sappiamo, perché in tal ~ l'antenna diventa uri'racJiàtore
'elementare di cui sappiamo che la potenza irradiata va col quadrato della frequeTI:za. Ciò
signiflcaidireallora che la resistenza d'Ingresso va a zero col qu.adÌato~d.ell!;l;~'frequenza;
l'andamerltO'·deIle resistenza, quindi, avrà tangente o~Q7zq:r:ttale nell'originé"'e'sam9i tipo
parabolico. In questa situazione non abbiamo più deIrensonanze ideali, ma. delle risonanze
reali, perché c'è anche una parte resistiva. Ricordiam,?;.che quand9 si passada_~ circuito
riwnante serie ideale ad un. circuito' risonante serie con una resisteriza accade. hm anzitutto , che
il passaggio per lo zero si sposta, in. particolare si abbassa ·Ce se la resistenza è piccola ta~e
spostamento é piccolo, quindi si può ritenere che il passaggio per lo zero avv:nga ancora ~
corrispondenza. delle stesse ascis'se). Quindi nell'intorno di tutte le nsonanze sene
l'andamento della reattanza non varia sensibilmente rispetto al caso ideale. In corrispcndenza
dei poli (risonanze parallelo) le cose. invece, variano drasticamente passando. ~1..~aso ideale
al caso reale, .
riSOhè..\'-"t.d. p~&\a. \~~
I
\
\
\
l
3 -49
I
corrente di alimentazione effettiva è invece rimasta ina1te~ è quattro volte più grande di
quella di un dipolo a "A/2 (4·75 0=300 O). Quindi a parità di corrente di ingresso il dipolo
ripiegato irradia un campo che è due volte più grande di quello dell'antenna a mezz'onda,
ovvero una potenza quattro volte maggiore. Ecco quindi perché)'altro linea di trasmissione
canonica, la piattina bifilare, ha un'impedenza caratteristica di 300 O; la ragione, poi, percilié
si utilizza la piattina bifilare e non il cavo coassiale è che, se ricordiamo 1'espressione
dell'impedenza caratteristica di un cavo coassiale:
avremo che il rapporto fra il raggio del conduttore esterno e quello del conduttore Ìn.temo
molto elevato (cioè il conduttore interno dovrebbe essere praticamente fi1jforme, il che non è
possibile per ovvi problemi da punto di vista della dissipazione del calore, si fonderebbe per
effetto JouIe). Normalmente i cavi coassiali hanno tutti impedenza caratteristica che va dai 50
n a.i 100 n. Per ottenere impedenza più elevate (siccome l'impedenza. è la. radice del rapporto
L/d si deve a.umentarel~in4uttanza e diminuire la capacità. Qumdi bisogna allontanare i .fi1k,:,:',:
per aumentare il flusso:poncatenato, erenderli più piccoli, Ìn modo da diminuire la capacità;}~:-:~
con la piattina bifilare è possibile fare questo. Per questo motivo, cioè la necessità di avere
delle impedenze caratteristiche sia alte (che non possono essere ottenute con il cavo coassiale)
sia basse (che, se troppo basse,~ non possono essere .realizzate con Iapiattina b:ill1are), è
necessario avere linea di trasmissione sia in cavo coassiale che in piattina bifilare, dato che le
due antenne di uso più comune (fino a quando non si arriva ,!lle frequenze di microonde) sono: .
iLdi:polo~a.;mezz'onda\.eil dipolo a mezz'onda ripiegato (rispettivamente, di. impedenza
d'ID.gresso·4i750edi 300 n). ~. ~ ~:~F"··' .~~,-: ~
Conc1uso~ lo stu.dio~dell?antenna~daI punto di vi$:péJ1'a1imentazione·~(CQnoscianfèi-'la corrente
r
e come deve essere fatta. impedenza d' ingresso), -andiamo
adesso a valutare il caIIlpO irradiato
, da un'antenna. allo scopo di poter calcolare, in gen~~..Ja resistenza d'mgresso dell'antenna.
La nostra struttura è un'antenna la cui dimensicine trasVersa è molto piccola rispetto a quella
lo~o1tudinaIe; è chiaro allora. che considerare la corrente sulla periferia dell'antenna o
considerarla concentrata sull ~ asse deil' antenna, non cambia sostanzialmente nulla perché la.
dimensione trasversa è trascurabile sia rispetto alla lunghezza dell'antenna sia Ce adesso lo
diciamo qsplicrtamente) rispetto alla lunghezza d'onda, cioè a«À (in realtà abbiamo già
utilizzato questa ipotesi quando abbiamo assunto che sulle facce del ~:CD]J.(Ìllrtore cilindrico,
ccrrispondenti alle estremità della antenna, la corrente fosse zero). Quindfài fmi del calcolo
del campo, è cru4lrO che, purché ci mettiamo a qualche volta lo spessore dell'antenna,
possiamo considerare l'antenna puramente filitòrme. ... z
Supponendo di conoscere la corrente I(z), ci proponiamo F
di calcolare il campo dovuto ad una antenna fllifonne, fra
-l ed t. Nelle appEcazioni, ci interessa calcolare il
campo irradiato dall'antenna nella zona dove è possibile
si trovi un'antenna ricevente. Quindi in quasi tutte le
applicazioni, salvo quei casi in cui bisogna. considerare .. oo.... .. ......................................................... ..
. B' -j{3r' ~
dE
-
= J. çI(z)dz
2À.r'
sm e 1_,
""ti
11 campo totale si ottiene integrando tutti questi contributi da - t ad l. Quindi l' espressÌone
formale del campo, purché sia sodd.isfu.tta l'unica condizione che abbiamo imposto finora --
(cioè D:>A), è la seguente:-,-
Così com'è, però, quest'mtegrale non è affatto facile a valutarsi. Tnnanzitutto è unmtegrale
,~·.:vettoriale dato che aI. variare di z varia 1e'j quindi andrebbe decompostQ.;t.elle sue C()mponentÌ,
risolto poi per ogni sÌIlecrola componente e so~do; infine, tutti i còntnbuti Inoltrer'.è una
funzione abbastanza complicata di z dato che, dailà.f9rmula di Carnot, risulta:
Tenendo conto che poi' si trova anche all'esponente, nell'integraIldo, tale integrale non è
risolvibile analiticamente. Fortlmatamente, però, in tutte le applicazioni pratiche (come
abbiamo detto in precedenza) non interessa metterci soltanto a qualche lunghezza. ma, in
.! . genere, siamo anche a grande distanza dall'antenna stessa, cioè si ha artche che risulta: r»l.
'CiòcÌ pennette subito di fare una notevole semplificazione perché se D'> l. allora si ha:
rIe, == Ie .
j sme' == sin8
lr' == r (salvo che all'esponente)
cioe i raggi vettore r ed r' possono essere considerati praticamente paralleli. C iò comporta che
il versare 41, è praticamente uguile a Ìe, e quindi possiam~ portarlo fuori dall'integrale perché
è costante; quindi la prima grande semplificazione è che invece di un'integrale vettoriaIe ci
siamo ricondotti ad un integrale scalare. Inoltre anche il sin8', praticamente uguale a sin6, può
3-53
l
E = j~sine Te fI(z)e - jl3r' dz
2Àr .
-t
Quindi l'unico punto che è rimasto da esaminare è l'esponente (e qui si fa il solito disCill'SO
che più volte abbiamo discusso). Non possiamo sostituire all'esponente r' con r, perché
affmché l'errore sull'esponenziale sia percentualmente piccolo è necessario che sia piccolo
l'errore assoluto sull'esponente (non basta che l'errore sull'esponente sia percentuaImente
piccolo). Per vedere allora qual è la cDndizione per cm
questo accada, bisogna andare a -.l
sviluppare in serie l'espressione di r'; avremo allora:
. ,
~ r '.. . r r 2 r) 2 r \. r J
- x x2
ricordando che: ../1 + x =1 + - - - +.....
2 8
.Ovvero risulta:
'. "2'~'
- À. r
Da tale espressione si vede subito che, nelle nostre condizioni, non possiamo mai considerare
solo. ~r perché il tennine ~zcose può essere anche grande rispetto all'lUum (perché f)=2it,lJ,. e z
può essere delle dimensioni di ),), se l'antenna non è piccola rispetto aIIa lunghezza d'ond..1..
Se vogliamo considerare solo questo ternrine, e fare in modo che quelli successivi siano
trascurabili, quello che deve risultare è che:
~
f)z· . ~e
--sm'" « l
2r
3 -54
Le condizioni che ci hanno condotto a questa espressÌone semplificata del campo, cioè:
(
r »ÌI.
.::
r»f
f).e 2 -
--«l
2r
sono d.er..e condizioni di Z01U1 lontana (in cui .sono praticamente soddisfatte le condiiicni di
radiazione all'infinito). Quando, d'ora in poi, diremo che iI punto che stiamo considerando si
trova in zona radiativa (o in zona. lontana) stiamo .impli.9~ente supponendo che siano
verificate tutte e tre queste condizioni Ci.~"i rende conto cliè:';i'SeCDru1a della .frequenza>aIcune
di queste possono essere più restrittivédelle altre; a frequenze molto basse, cioè quando }3-+O,
la" terza è molto semplice da soddisfare, e qU:Ì!ldi quelle dominanti sono le a1tre.~ (alle quali
la terza non aggiunge nulla), in paitioolaté:la priIna.. Viceversa quando la freqUeIÌza tende ad
aumentare la prima è sempre più semplice da. verificarsi, la seconda. è un fatto puramente
geometrico te quindi non dipendente dalla frequenza)? mentre l?ultima è semprepiù difficile da
verificarsi; se la :frequenza è sufficientemente alta, qualunque sia r. ad un certo punto questa
condizione non sarà più verificata. Quindi man. mano che aumenta la frequenza bisogna porsi
sempre più lontani dall'antenna; inoltre, la cosa piu importante è che tale condizione dipende
dal quadrato delle dimensioni dell'antenna.. Cioè .man mariò che Fantenn.a aumenta non
bisogna. mettersi più lontani proporzionalmente alle dimensioÌ1Ì dell'antenna (come accade per
la seconda condizione), ma proporzionalmente al quad.rato delle dimensioni; quindi quanto più
l'anten.na è grande, ovviamente in termini di lunghezza d'onda, tanto più lontani bisogna
mettersi perché sia verificata la condizione di Fraunhofer. Supponendo che queste condizioni
siano verificate, andiamo a trovare l'espressione del campo per la nostra antenna fIliforme.
AVTemo che risulta:
ì
r
- . ,::e
-E -] ')
-jt3r
• 61
sm
(
feII'\z)e, j~z cose dz l
J 'le:'
_}.,r l-e ,
Se mettiamo in evidenza la corrente di alimentazione della nostra antenna, quella che abbiamo
chiamato reo), avremo:
3- 55
h(8)
dove con I abbiamo indicato la corrente di alimentazione. Tale espressione è molto simile a.
quella del dipolo elementare, in cm al posto di h(e) c'è &·sin8 ie.Questa quantità, g(8), che
nel caso del dipolo elementare (a parte il fattore sin6) rappresenta proprio l'altezza del dipolo,
) per analogia sì chiama l'altezza efficace dell'antenna; cioè la nostra antenna irradia come se
avessimo un dipolo con tale altezza efficace, posto
perpendicolannente alla direzione di osserlazione,
anche se l'altezza di .questo dipolo non sarebbe più h (6)=.1z.! .. / .............................. P
tale da essere 1m dipolo elementare (potrà essere .
una lunghezza: d~onda,due lunghezze d'onda, ecc.).
Quindi per· cara:tterizzare, il comportamento,
radiativo' della nostra' antenna (per ora l"abbiamo , · . · · . c : . ' ·
-.0 fatto per tm'antenna:fi1jfurme,mavedremo che ciò vale per quaI~iàSltipo diantemla) occorre,
~. l( z) smf3(e -l~)
dove abbiamo indicato con Ì(z) la corrente nonnalizzata: Iez) = 1(0) = sint3i .
. À cos(t3Zcos8) - cospi
h(e)=--...::..'--~--
1t sin6sinj3l
1t
~d caso di un'antenna a mezz'onda si ha che f3l = -, e l'altezza efficace vale:
2
3 -56
Osserviamo che per 6=0 si può facilmente vedere che iI numeratore è un i:n:finiteS1mO di ordine
i .--
i superiore rispetto al denominatore, cioè il rapporto tende a zero~ quindi non c'è irradiazione
lungo l'asse dell'antenna. II massimo lo si ottiene quanto 8=rtn; quindi l'altezza efficace, nel
caso di un'antenna a À/2 va da zero aI massimo che è À-ht che è oy-viamente minore di À/2-
Quindi tutta l'antenna è Lunga À./2, ma irradia nella sua
zone che
condizione migliore (cioè perpendicolarmente) come se irradiano meno
.fosse un dipolo elementare che, invece di essere lungo
À./2, è lungo soltanto À.jn. Ciò è evidente perché la
corrente non è costante, ma. si annulla agli estr~ e
quindi rispetto ad un' antenna che avesse la stessa
lunghezza, con una. distnòuzione di corrente costante,
è chiaro che le zona terminali (quelle indicate in figura)
irradiano meno; quindi c'è un campo totale che è più " "i;: .'~ . .
basso diqu.ç!l1o cheawebbe un dipolo (ammesso che potesse esistere un dipoloeleme:ntare
lungo À.J2J alimentato con corrente cost2nte.
Di seguito riportiamo semplici passaggi analitici mediante i quali si ricava. respressione
dell'altezza efficace di lUl'antenna filiforme.
Osserviamo ora che la fimzione !n~grànda è data dal prodotto di una funzione pari per
l'esponenziale che, dalle formule di Eulero, è dato dalla. somma di tma funzione pari e di una.
funzione dispari. Integrando su un. intervallo simmetrico rispetto all'origine, Come sappiamo,
le funzioni dispari danito contributo millo mentre quelle pari danno contnbuto pari al doppio
dell' .integrale su metà intervallo. Dt.m.que:
'< ~, ",.
"
=f" {sinp[e - z(l- cose)]. + sinp[t - z(l -1- cos8)]}dz = .'
pll-cose·
1 ) {cosf3[P. - z(l- cose)]}! .;-
a \ I
+ ~1+cos8
I ) {cos l3[ t - z(l + cos e)]} e =
o
3-57
In definitiva, quindi, il campo irradiato in zona lontana (cioè ad una d.istanza dall'antenna tale
da soddisfare le tre condizioni che definiscono la zona lontana) da un'antenna filiforme è dato
da:
.e
h(e) =sine j f (z)ej~zcosedz =
1t sin8sint3i
-l
Questo integrale non è altro che l'area sottesa alla curva che da tale
l fez)
distribuzione di corrente ovvero l'area del triangolo rappresentato
e
in figura, di base 2 e altezza. l. Nel caso di antenna co~ quind~
1'altezza efficace è data da: -t
h(8) = lsin8
cioè coincide con quella di un dipolo elementare, solo che questa volta invece che comparire
l'altezza ~ totale dell'antenna, compare la metà di questa altezza; come abbiamo detto anche
precedentemente (nel caso dell'antenna a mezz'onda), è chiaro che se la distribuzione di
corrente fosse costante, l'area sarebbe l'area del rettangolo invece che quella del triangolo, e
3 -5&
3 - 59
.. -
lO' _ .• -~'_':.:
3 -60
,
co{ l2n+ l -cos J'
) '1t el
h(8) = _ 2 (_l)D
sme
•• : .... T
2k+l
--sI ~ k~n
2n+1
Ciò significa dire che 'per n=O, l'unica soluzio~e la si ha per I cose! = 1, ovvero 8=0 o ~. In
tali condizioni anche il denominatore di h(8) va. a zero ma (come abbiamo osservato in
rl
precedenza) se si fa il limite di h(8) con L 'Hospital si vede
che vale effettivamente zero. Ciò significa dir:e'che' fmo a
quando l'antenna ha una lunghezza minore o uguaI~ a ;"'/2,
non c'è altro nullo di radiazione se non nella direzione
Ìv,,,,!
assiale. Se viceversa consideriamo n=l, evidentemente i
possibili nulli possono attenersi per k=O, l e siccome per
.... .. -
il cose ci può essere iI e positivo e queIlo negativo, i
nulli saranno simmetrici rispetto alla mezzeria. Quindi per un'antenna lunga mezza lunghezza
d'onda ab biamo l'andamento riportato in figura.
Quando invece la lunghezza dell'antenna è 3À/2 avremo sempre un nullo nella direzione
assiale, ma in più compare un altro nullo in corrispondenza di k=O, ovvero quando cosB=1/3-
Quindi non c'è più un solo lobo nel diagramma di radiazione ma sono diventati tre, compresi
L'andamento è, ovviamente, analogo ai precedenti. Per n=2, cioè se l'antenna è lunga una
lunghezza d'onda, avremo due lobi di radiazione e, Ìn ogni caso, avremo sempre un nullo nella
direzione perpendicolare all'antenna; questo è evidente perché se c'è un numero intero di
lunghezze d'onda c'è sempre mezza antenna in cui c'è una corrente uguale e opposta a quella
3- 62
o,
Ricordiamoci che ID tali diagrammi di radiazione riportiamo i modul~ ecco perché i lobi
hanno lo stesso segno (in realtà. il campo relativo ad un lobo ha segno opposto rispetto a
quello relativo all'altro lobo). Analogamente, nel caso in cui la lunghezza dell'antenna sia il
doppio della lunghezza d'onda (cioè n=4) avremo quattro lobi; e cast '"
via. Questo ci dà un'ul~<-:r~ ragione p~ch..é q~sto ttp.·041.
antenne non saranno ..mazJrbhzzate,perche a.ddir.ittura.,ha:un.
r
nullo proprio nella direzione (quella perpendicolare all'antenna)
in cui vorremmo avere il massimo di irradiazione. Se si volesse
2À,
utilizzare un'antenna lunga una lungI:tezza d'onda bisognerebbe.
fare .Ìn. modo che di rovesciare una sem.Ìonda dì corrente, ovvero
che in. qualche modo, invece di avere in mezza antenna una --
;. .. ,~
metà. Questo rsi;;~,: fare (e si faceva a sUo tempo nelle antenne quando le onde"m.~~;l;P le
J
onde c.one; erano ,diffuse non solo per i radioamatori ~. per tutte quante lecomUnicazibru)
inserendo lungo Fanterina degli elementi reattivi che producono uno sfasamento di 1t,"in.7;tl~O
tale da caInbiare -il "segno della c.orrente, e mettere in fase le varie semionde di corrente.
Questo, naturalmente, ha un. prezzo perché.. comporta "lntrodurreelementi c.oncentrati c.on
perdite, e quindi abbassare l~efficienza di irradiazione; si ha allora che, soprattutto a frequenze
più basse, ciò significa che quello che si guadagna per il tatto di aver utilizzato anche l'altra
semionda ai fini del campo irradiato. lo si perde perché una parte della potenza, mvece di
essere irradiata, va a finire nella reattanza introdotta per avere lo sfasamento di TI della
!-
corrente. Quindi anche gli andamenti' dei campi irradiati ci fanno capire perché non conviene,
utilizzare antenne lunghe un numero intero di lunghezze d'onda. Osserviamo, fra l'altro, che il
fatto di avere questa cancellazione dei lobi ci fa capire anche perché, ad esempio, nel caso
dell'antenna hmga tre mezze lunghezze d'onda il massimo ...... ..
lobo che
non lo si ha nella direzione perpendicolare all'antenna, ma irradia
lo si ha nelle altre direzioni. In tal caso, infatti, l'andamento
della corrente è quello riportato in figura. Nella direzione
dell'asse dell'antenna due semionde si cancellano e quindi il ... "
campo è lo stesso di quello che si avrebbe nel caso di mezza ~1\.12
lunghezza d'onda (è come se irradiasse solo una delle lobi che si
serrllonde più esterne). Quindi per quanto si alhmghi cancellano
l'antenna, nella direzione perpendicolare si ha sempre lo
stesso campo, a parità di corrente. Viceversa, spostandoci da
3 - 63
Cioè nella variabile U, la relazione che c'è frala~distribuzionedi corrente e il campo (ovvero
l'altezzaefficace) non è altro che una trasformata di Fourier; infatti in questò integrale
possiamo tranquill~ente estendere l' intervallo di integrazione da. -co a +CX),.dato·~ che
comunque la corrente è div~c41 zero solo fra -.e a t. Si ÌIltUÌsce allora chequestareI~one .
ditrasf0rI!tA1'}.di Fourier.cheesiste fra la distribuzione di corrente e il campo ~Oi che è
vaIida·tle!l~IQ,per le antenne filifonru ma vale anche per le antenne planarid-.~JiLaItri tipi
di antenne, ristllta essere estremamente importan~ .~ punto di vista delle appliè~S)lli Ciò
non ~!Q)I.l:~~di analis4 cioè in sede di vedere come è fatto il campo irradjaJ9;~gnatala
corrente, ma~ soprattutto dal pl.mto di vista della sintesi., che per un ingegnere è molto più
importante; cioè quando bisogna risolvere il problema di vedere come irradia una data
an~ ma come fare a costruire un'antenna con determinate caratteristiche di radiazione
perché, ad esempio, per una specifica applicazione è richiesto che il diagramma. di i"adiaziQne
sia fatto in modo particolare .(ad esempio: a fascio contornabile, multifascio, diretto in.
direzioni particolari., molto stret:to. in certe direzioni più largo in altre). Quindi il problema ..
fondamentale (non soltanto per<Ull ingegnere che si occupa di antenne ma per qualunque
ingegnere) è il progetto, che significa realizzare un qualcosa ci si comporti in modo voluto e
non vedere come si comporta un dato oggetto. Nel caso in. esame allora, ci si rende conto che
sapere che la relazione fra la distribuzione di corrente e il campo irradiato è Wla relazione di
trasformata di Founer può essere estremamente importante (dal punto di vista dell'analisi).
Inn.anzitutto perché l'operazione di trasfonnata di Founer è tm.a delle meglio note, di cui si
conoscono tutte le proprietà e, per giun~ si realizza efficientemente anche dal punto di vista
numerico, ma soprattutto perché se il campo è la trasformata di Fourier di una funzione (la
distribuzione di corrente) la quale però è diversa da zero soltanto su un supporto limitato ciò
significa dire che tutti i possibili campi irradiati sono trasfonrurte di Fourier di funzioni a
supporto limitato, cioè sono quelle funzioni dette a banda limitata. Infatti sappiamo che se la
banda di un segnale è limitata., nel dominio del tempo tale segnale lo si può rappresentare con
il teorf?:ma del campionamento; in. particolare qualunque funzione a banda limitata. è una
J- 64
3- 65
dove S è la superficie di una sfera di raggio r sufficientemente grande (in modo tale che
valgono le condizioni di zona lontana., e quir...d.Ì l'espressione considerata per iL campo);
l'integrale, ovvirunen.te, è espresso in coordinate sferiche. Abbiamo allora:
!:-
... :.
Tutto sU," qu~ a ~apere calcolare questo integrale~ tale integrale si può fare sotto forma
analitica però l'espressione che viene fuori non è espressa in temrini'di funzioni elemen.t3ri,
ma Ìn tenn.ini di funzioni specia14 che sÌ chiamano i coseno integrali. Sostanzialmente un
coseno inte~!e è una. funzione del tipo:
:t.
'"l-cast
Ci ex) = j t dt
o
Ovviamente per il seno integrale sarà quello in cui al nmneratore dell'integrando, invece di
comparire (l~s t), compare (sin t); il termine (l-cos t) c'è, ovviamente, soltanto perché
altrimenti nell'origine ci sarebbe una singolarità, e la funzione non sarebbe integrabile. In
termini di queste funzioni si riesce ad esprimere il risultato dell'integrale che definisce la
resistenza di irradiazione. L'unico caso in cui l'integrale si fu in modo banale è, naturnhnente,
quello dell'antenna corta, in cui h(6)=tsin6, ritrovando l'integrale che abbiamo valutato
quando abbiamo studiati l'irradiazione del dipolo elementare. In tal caso, infatti, ricordiamo
che risulta:
3- 67
Ovviamente tale espressione vale anche per l'antenna corta, solo che al posto di & (come
sappiamo) dobbiamo sostituirvi l. La. resistenza di irradiazione che si ottiene è allora:
R. = 211:
lII' 3
ç( l)
A
2
per un'antenna corta. (di hmg:heZZà 2l). In pratica, però, sÌ utilizzano sempre le espressioni
approssimate:
...
Quindi nel caso deLdipolororto, a Parità.- di alte~
la resistenza di irradiazione è 4 volte più
piccda di ~llo.di un dipoLo elementare; ciò significa dire, ·naturaImente,che c'~ ..ur;ta P'?I"dita
signific~~~~~~ efficienza di irradiazione. Cioè a. parità di corrente di alimen.tazi()j:ted14i:polo
elementare. irradia 4voIte· meglio (a parità di ingombro) rispettçlall' antennacorta;-qummse. si
è costretti ad utilizzare antenne. piccole rispetto alla.lungheZza cgpnda, conviene cercare, per
quanto possibile, di realizzare al meglio un dipolo elementare, piUtt2st:O che un'antenna corta
'";:-~:~--. E questo lo si fu, in genere, per antenne che :fimzionano a. b~a frequenza; ad esempio,
consideriamo l'antenna marconiana,
costituita da un monopolo alimentato, . asse dell' antenna
come sÌ suoI dire, contro suolo (e come '.
vedremo in seguito l'effetto del suolo è
semplicemente quello di creare
un' immagin~\ di .. questa antenna al di
sotto del su()lò$~in modo che tutto accada
come se ci fosse· '1' antenna effettiva più
la sua. immagine). In mi caso la
distribuzione di corrente sarà quella che in figura è indicata coltratteggio~ se vogliamo farla
diventare più piatta facciamo quello che abbiamo visto nei dipolo elementare, cioè mettiamo
una capacità. in testa ali' antenna che in genere si dovrebbe realizzare con ì.Ill piatto, ma che
invece la si realizza con una raggiera di fui (che, purché lo spazio fra i fili sia picrolo rispetto
alla lunghezza d'onda, si comporta a tutti gli effetti come se fosse un piatto metallico). In
questo modo la corrente non è costretta ad annullarsi in corrispondenza dell' estremità
ciell' antenna, ma è possibile avere una distribuzione di corrente meno differente da quella
costante (nella figura, a tratto continuo). In questo modo si elimina, per così dire, il tratto per
cui la corrente sarebbe così bassa da non dare nessun contnbuto significativo all'irradiazione,
e quindi si ha. lo stesso campo irradiato con un'antenna più corta, rispetto all'antenna
3- 6&
complessiva (il che, ovviamente, è importante perché a frequenze basse l'antenna sarebbe
troppo lunga, e quindi non rea1izzabile). In realtà, questa soluzione pratica la si potrebbe
rea] izvrre anche per il dipolo a mezz' onda per ".
accorciare un po' il dipolo a mezz'onda; infatti .--.. ~
.
-,
.. ,
medie per f=l IvfHz si ha À,=300 ~ sarà lungo
.
150 ID. Se supp<lniamo l'antenna sul suolo,
allora l'antenna sarà lunga la metà. (perché
.
\
valu:ta:re in modo semplice ma si deve esprimere necessari...amente in. termini di coseni .integrali;
il risultato che si ottiene (che poi è quello che ci interessa) è che la resistenza di irradiazione di
un' antenna a mezz' onda è pari a: .
..'
~
.
· _ •• ' _.. f
· .'
. ..
~' -. ,
Siccomequesto::e\:il. caso che si verifica sempre (anzi a frequenze ,di microonde l'efficienza
dell' antenna., '~per" -le ragioni evidenziate precedentemente" diventa sempre più'~levata;
~,--~~;pratica.mente tutta la potenza consegnata viene irradiata) efféfuvamente il calcolo della parte
, 'reale di questa impedenza non presenta difficoltà maggiori di quello' nel caso delle an!enne
<--fil:ifonn1 (se non in. termini di calcoli, dato che se il campo è più complicato ovviamente sarà
più difficile calcolare l'integrale di radiazione).
Passiamo, quindi, alla descrizione del campo irradiato; anche in questo caso ci si rende conto
che basta semplicemente generalizzare il concetto di altezza effi~>per avex;e, ,nel caso
generale di antenne arbitrarie, la stessa descrizione del campo che si ha nel caso di antenne
flliforml. Infarti sappiamo che se siamo in zona di radiazione, cioè se sono soddisfatte le
i- condizioni di caI'PpO-Iontano (dove invece della lunghezza .e dobbiamo metterei il raggi~ della
più piccola sfera:'che contiene tutta l'antenna che stiamo considerando), allora vaìgono le
wndizioni di radiazione all'co; il che significa dire che, a meno di infinitesimi di ordine
superiore, risulta:
ovvero che i campi E ed H sono ortogonali fra di loro e ortogonali alla direzione radiale.
Inoltre questi campi decadono come l/r (perché il flusso di potenza deve rimanere costante), e
presentano tm fattore di propagazione del tipo e-j~r. Ciò significa dire che sappiamo già ~
priori che, qualunque sia il sistema radiante (pur di essere in zona di radiazione) il campo SI
potrà sicuramente esprimere, quando r-+:<:l, come una costante, che fisseremo in .seguito in
modo arbitrario, ma ci sarà sicuramente una quantità I, dato che il campo è proporzIonale, per
la linearità del mezzo, all'eccitazione (che possiamo scegliere P5oprio essere la corrente, I,
3- 71
,
I-~
__1'
Dire che il campo, per r~, sia dato da questa espressione, a meno di infinitesimi di ardine
superiore, significa dire che esiste per ogni direzione il limite:
cioè il vettore h che descrive il camp9. ~ perpendicolare alla direzione radiale (perché a grande
distanza il campo elettrico alla direzione radiale). Questo parametro, ovviamente. ha ancora
una volta le d:imensioni di tmalunghezza,per come abb-iamo scritto l'espressione deLcampo
(ovvero,. perC{)meabbiamoscelto la rostante di proporzionalità) .che risulta essere identica a.
quella che· si .ha. nelcasodelleantennefilifonni.,. solo che in tal caso h. invece che' essere diretto
lungo' le; .è .UÌ1-vettorearbitrario olacui unica. .condizione è . quella di essere'perpendicolare ad:ir-
Questo vettoreJò. chja:meremoancora l'altezza' efficace in trasmissione. delr~j~uindi
~:. "-'5_ le condizionidiradiazione~all'infinito,oltre che alla linearita;~cfassicurano cheqUarunque sia
_:_;;; l'antenna (comunque essa sia fatta, per quanto complicata. possa e~sere) esisterisicuramente
::'..~:~··un vettore 11(6,<p) tale che il campo a grande distanza si possa esprimere mediate l'espressione
di campo lontano. Questo significa che lo stesso parametro che caratterizza il comportamento
di un' antenna. filifonne è valido per caratterizzare· il comportamento di un' antenna qua1sias~
con l'unica Ovvia differenza che mentre nel caso delle antenne fIliformi questo vettore è diretto
soltanto lungo le e dipendente solo da e (per la simmetria del problema), nel caso generale
abbiamo 1m vettore che dipende sia da e che da. q>, e che avrà sia una componente lungo e che
una lungo q>.' Là ragione del nome dato a questo parametro, naturalmente, è sempre~a. ite~
perché è chliro~e (per come abbiamo scritto respressione del campo) per OgDi specifica
direzione la nostra antenna si comport..a c.ome un dipolo elementare, ortogonale a questa
direzione, che abbia un prodotto L\z·f (dove i è la direzione del dipolo) pari proprio da h.
Naturalmente siccome h, Ìn generale, ha due component~ non basteri un solo dipolo ma una
coppia di dipoli, uno diretto lungo e che uno diretto lungo cp. Quindi in ogni particolare
direzione, il campo dì un'arbitraria antenna non è distinguibile dal campo di un'opportuna
coppia di dipoli incrociati; cioè localmente qualsiasi campo può essere generato da
un'opportuna. coppia di dipoli ortogonali alla direzione che si sta considerando (che varieci. al
variare della direzione). Notiamo anche che, siccome 11 è un vettore complesso, in genere le
componenti lungo e e lungo cp avranno fasi distinte, e quindi la polarizzazione generica del
nostro cmnpo sarà tma polarizzazione ellittica. Quindi, in generale, un'antenna arbitraria non
irradierà. un campo polarizzato lineannente (come nel caso delle antenne filifunni) ma a.
l - 72
,.
densità meda di
potenza radiat&
cioè come il limite, per r-+cc, del rapporto fra la densità di potenza,0liliata nella direzione
oous.ideratn e la densità media di potenza. radiata, cioè tutta 1.: pote~ divisa per la superficie
della sfera attraverso cui la potenza passa. Espri.."Uendo la potenza riTadiata in termini del
flusso della densità di potenza avremo:
, ,
l I (r
-,E
2ç j- J
e,CjJ,'l"
ì-
I ,
' ' - ' :;
IE~r,e,cp)1
D(e,q» = hm ' '~ = lun' .,
, . r~",,_l_JJ...IE( e )!-ds
., j?~ _\f • • CP
r~",_l_,'lE( e' )I-ds
4 ., 1'1- r, ,q>
4nr M
s~
-~ ru- sr
quindi è rapporto fra il modulo quadro del campo irradiato nella direzione cons~derat~ e il
valore quadratico medio dei modulo quadro (dove Sr è la superficie della sfera di raggIo r).
2
Naturalmente questo limite esiste perché E all'oo va come l/I, quindi l E 1 "'a come II? e l'?
3- 73
Quindi questo parametro è quello che caratterizza di quanto la nostra antenna, nella direzione
che ci interessa, si comporta meglio di un radiatore isotropo. Un altro parametro, strettamente
legato alla direttività, è il guagagno dell'antenna che forse, fra l'altro, è il più importante di
tutti perché se guardiamo l'espressione che definisce la direttività, questa ci dice come si
ripartisce la densità di potenza (quindi ci dice qual è la direzione in cui c'è la massima densità
di potenza, in cui si dovrebbe andare a mettere l'antenna ricevente); però di per sé, in generale,
non basta a calcolare questa densità di potenza, perché per calcolarla mediante la direttività
bisogna conoscere la potenza irradiata Allora se l'antenna è senza perdite, la potenza irradiata
coincide con la potenza fornita in. ingresso all'antenna; ma se ci sono delle perdite all'interno
delI'an:tenna, la potenza irradiata non coincide con la potenza fornita in ingresso (che è la
3- 74
)--
Qu:indi questo parametro è iI rapporto fra la densità di potenza irradiata nella direzione
assegnata dall'antenna effettiva e quella che sarebbe irradiata in tale direzione da un radiatore
isotropo ideale (cioè che irradiasse tuta la potenza che viene fornita. in mgresso). Ovviamente
la direttività è sempre maggiore o uguale del guadagno perché la potenza irradiata è sempre
minore o uguale della potenza in ingresso. II rapporto fra questi due parametri, iI guadagno e
la direttività (che quindi sara sempre minare o u.:,ouaIe al)
G(8,ip)
"11=---
D(8,q»
Quindi noti due dei tre parametri D, 1111 e R UT, si può ricavare semplicemente il terzo.
Ovviamente nel caso del guadagno l'espressione è la stessa, salvo che al posto della resistenza
di irradiazione vi è la resistenza. di ingresso dell' antenna (che tiene conto sia cIeli' irradiazione
che delle eventuali perdite sull 'antenna). Quindi nel caso del guadagno avremo:
3 - 76
Queste relazioni ci sono estremamente comode perché, siccome per un. certo insieme di
antenne abbiamo trovato la resistenza di irradiazione e l'altezza efficace, ci permettono di
valutare ,il guadagno e la direttività di queste antenne. Notiamo, inoltre, che queste relazion.4
ovviamente, valgono per ogni direzione; quindi se siamo interessati alla direttività massima
dobbiamo particolarizzare la relativa espressione nella direzione in cui è massima l'altezza
efficace. Per un dipolo elementare, o anche per un'antenna corta, sappiamo che l'altezza
efficace ha un massimo nella direzione 8=1tJ2, e in modulo è pari a ~ o a e,
rispettivamente;
della resistenza di irradiazione sappiamo l'espressione che è, rispettivamente:
lll"
,
R. = _1t~ (~)2
3
_
À.
e
Quindi, sia per il dipolo elementare che per l'antenna corta., avreTIlo:
Dr e ="\ =
\. 21
çn1~: = ç" [Llzj' 2its3 J~~ = 23~ 15
R·lI1" K ').} - \~
2
ovvero per qualsiasi elemento radiante corto la direttività vale 1.5. Quindi il peggiore
radiatore, dal punto di vista della capacità dì concentare la radiazione, che è. iL dipolo
elementare, ha Uìla direttività di 1.5;··ciooQa densità di potenza nella direzione massima è
soltanto il 50%'!superiore a quella che ci sarebbe se il radiatore fosse isotropo: ·Nel·ècaso
delrantenna a mezz~olÌ.aa il modulo dell'altezza efficace nella direzione di massimo (anC6fà~~
8=7t;V è paria'A-ji" e quindi avremo: '- - ..
;:; 1.63
cioè si ha una direttività di poco supenore a quella del dipolo elementare. Quindi lo
sclùaccia.,.--nento del diagramma di radiazione! àd dipolo a mezz'onda, rispett..o al dipolo
elementare, c'è ma è molto liève~ si gu.adagno semplicemente un 10% circa, in tenTI:' LÌ di
direttività. Qu.:indi dal punto di vista della capaciti d.i concentrare l'i:rr...diazione, l'ame:ma a
mezz' onda non é che poi vada molto meglio del dipolo elementare; entrambi sono elementi
molto poco direttivi (irradiano quasi isotropamente). La differenza cruciale fra questi dUG' tipi
di antenna, c..~e abbiamo messo già in rJievo, è dal punto di vista dell'impedenza d'ingresso;
l'u..-ru ba un'impedenza d'ingresso molto reattiva (quindi difficilmente adatt..abile e con perdite
obruiche non trascurabile) e l'altra, viceversa, ha, un'impedenza d'ingresso che è puramente
reale (::::.75 12) ed. lm'alta efficienza.. Quindi la ragione per cui un'antenna, a mezz'onda è
preferita ad un dipolo corto non è perché concentra meglio l'irradiazione ma soltanto per il
fatto che irradia meglio, dal ptmto di vista della quantità di potenza che può irradiare e può
3- 77
Questa è la ragione per cui i radiotelescopi o le antenne per telecomunicazioni spaziaIi sono delle dimensioni
delle decine o centinaia di metri di diametro, perché nel caso delle telecomWJ.icazioni spaziali è essenziale avere
un' antenna estremamente direttiva, altrimenti tutta la potenza si disperde nello spazio Ce non giunge nella
" direzione voluta). Come vedremo quando valuteremo il collegamento, ~'IDanO che la distanza awnenta. la
necessità di mantenere la stessa intensità sull' antenna ricevente implica aumentare
il guadagno Col quadrato
della distanza (come dedurre dall' espressione del guadagno); ciò significa dire che biscgnatàre dcl1e antenne
-,! . - sempre più grandi quanto più lontano si vuole arrivare in una. comunicazione via sate1lìre. Nd caso dei
rndiotelescopi si ba che il segnale è estremamcute debole e arriva da direzioni ben prefissa1l:, oppure si. deve
distinguere fra due sorgenti. molto vicine fra loro, e quindi .è necessario' avere un diagramma di direttività .
estremamente stretto.
Ricordiamo poi che, quando abbiamo analizzato la spira di corrente, abbiamo visto che essa è
equivalente ad un dipolo magnetico, di momento magnetico:
U al = •u.IS
Quindi avremo:
E = (il
U
-Elsin8e - J·Ar
l"' = (il
~S.
--SIn
ee -J'Ar = - JID
r"
• jf.LIS. e -J·pr
--SUl e
'P 2".r 2Àr 2Àr
3- 7&
Quindi abbiamo ancora una dipélldenza del tipo sin8, solo che risulta essere un numero
immaginario puro, invece che reale, e ciò significa che il dipolo equivalente dovrebbe ess~e
alimentato da una corrente in quadratura rispetto a quello effettivo (cioè il campo risulta essere
sfasato di 1t/2 rispetto a quello del dipolo elementare) .. Quindi dato che l'espressione del
campo è la stessa si ha che la direttività, come abbiamo prima anticipato, è la stessa di un
dipolo elementare, cioè 1.5. Quindi anche la resistenza d'irradiazione avrà la stessa
espressione di quella di un dipolo elementare, solo che al p.osto dell'altezza del dipolo
elementare bisogna mettere iÌ modulo dell'altezza efficace della spira, nella direzione
mass:Ìm.a. cioè t'S. Quindi la resistenza di i:rradiazione della spira di corrente è data dalla
relazione:
3- 79
Questa è la ragione per cui a frequenze basse (alle onde medie giper'i~~nde corte) in tutte le radio portatili. '
all'interno di esse, vi è un'antenna a spira.. un avvolgimento realizziiiO-SiiYerrÌte. Un'antenna del genere è più
efficiente dell'antenna. a stilo che c'è fuori della radio. che funziona. benissimo in EvI quando diventa.
un' antenna a mezz' onda (considerata 1'immagine: rispetto al suolo); ,a frequenza, molto piu basse, alle quali
questa. antenna sarebbe cortissima., funziona molto megIio'l'antenna. a spira che c'èall'inremo della radio '
rispetto alla lunghezza d'onda. Più la lunghezza d'onda è piccola e più sono.trascurabilitali
variazioni, perché tutto .cÌÒ che è piccolo~ rispetto alla lunghezza d'onda non hainflIlenza
Quindi se, adesempio~ dobbiamo considerare il funzionamento di un'antenna a:frequenza
relativamente basse alla quale, ad esempio, corrispondono lunghezze d'onda delle ceri:tiruiia di
metri, allora tutte le variazioni che sono deli 'ordine delle decine di metri possOno 'essere
praticamente trascurate. Quindi si possono trascurare le variazioni olografiche e sUpporre" per
esempio,. che la Terra sia una sfera. Se poi si è mteressatia vedere che cosa accade all'interno
dell'orizzonte, cio&'suzone limitate della terra, possiamo adilirittura sostituire alla;Terra
sferica un Terra piatti! indefinita, quindi c{)nun piano di disc{)ntinuità. Con questii:dtastiCa
--'i-:'::~semplificazìone ci siamo ricondotti ad un problema canonico molto pi,ùsemplice, cioe Valutare
l'influenza sulle capacità di radiazione di un'antenna della presetizii di un semispazio
indeflr.lto e omogeneo (quindi si trascurano anche tutte variazioni dèllè'caratter1Stiche del
suùlo). Cio comunque non b~ dato me già questo problema dell'iririiliàzione in presenza di
un semispazio (che fu risolto da Sommerfeld, alla fine dell'ottocento) è tuttavia un'problema
piuttosto complicato, dal pW1to di vista analitico (trovare la soluzione del campo anche di un
dipDlo eIementare~ in presenza di un semispazio arbitrario con caratteriStiche arbitrarie, non è
un tàtto semplice). Fortunatamente, nelle applicazioni, si può tàre un ulteriore cruciale
semplìficazione, che;deriva da due considerazioni. Innanzitu.tto, salvo casi eccezionali, il sUolo
se .
è lL'Tllido, ha una certa quantità di umidità; il che significa dire che ha una conducibilità che,.
non è quella di un metallo e non quella del mare (che è di 1 S/m), è sempre di decImi e
centesimi di siemens per metro (si tratta sempre terreno umido o di acqua)~ dato che è
difficilissimo trovare tm suolo cosÌ arido che si vada al di sottodi tali valori di conducibilità.
Cio significa che, purché non siamo a frequenze troppo basse (ma nemmeno troppo alte
altrimenti l'olografia del suolo diventa importante), lo spessore di penetrazione risulta essere
molto piccolo, e quindi la nostra Terra si comporta
come un cDnduttore. La seconda condizione è che
nelle applicazioni effettive, con cui si ha a che fare,
abbLaIDO un'antenna trasmittente abbastanza vicina
aI suolo e un' antenna ricevente che si trova molto
distante da quella ricevente. Ciò significa dire che
il campo generato dall'antenna trasmittente (se
3 - &1
Se. ad esempio, sideve.studiare lapro~aazione in un ambiente urbano per la telefonia mobile, ovviamente. si
deve tener. conto in WR9P;cspliciro della prc:scnza di edifici, di gallerie. cd ostacoli più vari; -il che richiede
naturalmente uno ~olAolto accurato. -Fi: ,. - .i-:0,;i{-'i'~~
'-, " . " ~--
Lin;jf:andoci allo studio che ci interessa, consideriamo era un'antenna Che, invece di essere
iso~ate, si trovi in. presenza di un piano conduttore ,'. .~. ., ..,
eI~ttrico perfetto. Schematicamente indichiamo la . i .
nostra antenna con un dipolo, alimentata da un I
generatore di corrente; vediamo allora come
studiare iI comportamento in trasmissione di tale /7777777777777777777777
antenna. In Iin.ea di principio, come abbiamo visto conduttore elettrico perfetto
quando abbiamo impostato lo studio di un'antenna _ .., .
arbitraria, il problema cruciale è quello di determinare la distribuzione di cori~~,~.
sull'antenna, Per farecÌò. finora, abbiamo scritto l'equazione integrale in cui il potenziaI~
vettore lo abbiamo calcolato a partire dalla soluzione delle equazioni di M<L'rWell nello spazio
libero. Nel vostro caso, in linea di principio, quello che si dovrebbe fare è, Invece che
a
considerare l'estensione dei potenziali in spazio libero, oltre considerare le condizioni di
radiazione ali' cc, imporre che sul conduttore piano che le componenti tangenziali dei campi
elettrici si devono annullare. Quindi bisognerebbe risolvere Wl problema elettromagnetico in
cui, invece che avere soltanto da risolvere le equazioni di Maxwell, le condizioni di radiazione
all'co e le rondizioni sull'antenna, ci sono ulteriori condizioni al contorno da soddisfare sul
piano conduttore. Questo fatto comporta che, in generale. ci si deve aspettare che quando si va
a risolvere questo problema (ammesso che lo si sia risolto), a parità di corrente che si mette ~
ingresso all' ant~ la distribuzione di corrente sull'antenna cambierà, rispetto a quella che ~l
avrebbe sulla stessa antenna in assenza del suolo. Ovviamente, ci si deve aspettare che, m
3 - 8:2
>_Ricordiamo ·infatti che" quando abbiamo analizzato l'eccitazione delle cavità",in:iIinea di principio, per
descrivere il campo all'interno della cavità, bisogna~CQnside!are tutti gli infiniti modi possibili. Se però ci
quesp
mettiamo vicino ad una delle risonanze, in pratica.. di rutti" Plodi solo il modo risonante è effettivamente -
eccitato.
Quindi 5e bisogna valutare l'impedenza d'ingresso (equivalente di un modo nella cavità, dal
punto di vista della risonanza) allora bisogna calcolarla esattamente; ma se si è interessati
solt2nto alla forma dei campo, sappiamo già a priori che ess~ praticamente, rimane la stessa
di quella che si avrebbe alla risonanza, cioè in assenza del suolo. Quindi se non ci fosse il
suolo allora a"T8IUO un' antenna, eccit.ata da un generatore, che funzione in condizioni di
risonanza con ll..'1a cert..a distribuzione di corrente (di tipo slnusoidale, nel caso di antenne
isclate); l'effetto del suolo è che altre all'eccitazione c'è anche un altro campo incidente
dovuto alla riflessione sul suolo (cioè alle correnti che si sono indotte sul suolo), che quindi si
comporta come se ci fosse un ulteriore eccitazione. lVla se la condizione di funzionamento è
risonante, questa ulteriore eccitazione non modifica in modo sostanziale la distribuzione di
corrente. Risulta quindi ragionevole Ce questo fatto può essere verificato affrontando la
soluzione numerica del problema reale), a meno che l'antenna non sia vicinissima al suolo e
parallela ad esso (in modo tale che tende ad essere cortocircuitata. da esso), la distribuzione di
corrente slnusoidale era e sinusoidale resta, tanto più quanto più r antenna è snella (e ciò
significa quanto più è elevata la risonanza, dato che più n è elevato e più stretta è la curva di
r...sonanza). Questo fatto ci porta ali 'ultima della nostra serie di approssimazioni, cioè che per
studiare l'antenna. in presenza del suolo facciamo l'ipotesi che forma della distnbuzione di
corrente sia la stessa di quella che c'era nello spazio libero. A questo punto, allora, il
3- 83
.c
problema diventa molto più semplice perché, a questo punto, possiamo supporre di conoscere
la distrIbuzione di corrente, e quindi possiamo non
più considerare un'antenna. (quindi non abbiamo più
un problema di valori al contorno) ma considerare . ---...;-
di avere una assegnata distnòUZÌone di corrente (D, di
cui sappiamo calcolare il campo nello spazio libero, e /777777777777777777
lo dobbiamo calcolare, viceversa questa. volta, -"in conduttore elettrico perfetto
presenza un conduttore elettrico perfetto (ma. sapendo,
a priori, il valore della corrente). Cioè ci siamoricondotti allo stesso punto in cui eravamo
arrivati nel caso delle antenne in spazio libero, cioè note le correnti bisogna calcolare il campo
irradiato, solo che questa volta. bisogna tener conto della presenza del piano conduttore. Per
fare ciò, a questo punto, si può ricorrere al teorema delle immagini. Esso afferma che ai fini
del calcolo del campo ai di sopra di un piano conduttore elettrico perfetto, si può sostituire alla
/7777777777777ZV'777777
conduttore elettri~ ~etto
r -
i - ,."~
...•.
".:.,""
~~.'
A
..
., .....
I
in cui le component4 delle correnti, che sono parallele al conduttore elettrico perfetto,
neIl' immagine sono uguali ed opposte; le componenti che rono perpendicolari al conduttore
rimangono, nell'immagine, perpendicolari con lo stesso verso. Quindi le correnti elettriche
parallele al piano cambiano di segno mentre queUe ortogonali al piano rimangono inalterate.
DuaIrnente, le correnti magnetiche (se ci fossero anche correnti magnetiche) parallele
rimangono inalterate mentre quelle perpendicolari cambiano di segno. TI teorema delle
immagini afferma che, nel semispazio superiore, il campo nella situazione originaria e quello
prodotto, nello spazio libero, dalle sorgenti effettive più le sorgenti immagine, sono
coincidenti; quindi per calcolare il campo possiamo non tener conto del conduttore pur di
aggimIgere le sorgenti immagine, riconducendcci ad un problema in spazio libero.
3- &4
ì- /7777777/777777 . . . . . . . .<r>
e
~ ..
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~
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.,:--
Pe:r esempio, consideriamo il caso di Wl elementino di corrente parallelo e facciamo vedere che
effettivamente il campo prodotto nella situazione originaria d..'Ùl'eIementÌno di corrente è lo
~tesS() di quello che si ha nella situazione modificata (nel semispazio superiore). Nella
slÌill!.Zione origjnaria il campo deve soddisfare, nella zona. superiore, le equazioni di}.ilaxwe1l,
le condizioni di radiazjone all'infinito e la condizione che le componenti tangenti del campo
elettrico sul piano conduttore siano nulle; ciò, in base al teorema di unicità, determina.
un.ÌVocamente iI campo irradiato dall'elementmo di CDrrente in presenza del piano conduttore.
Nella situazione modificata consideriamo il campo dovuto, nello spazio libero, o
angoli supplementari è uguale, quindi questa volta i versi dei campi sono proprio quelli
disegnati in figura. Ancora tma volta la somma di questi due contributi è perpendicolare al
3 - 85
..
~
. *,
I t ........................::... ~. ·H~
. . l ~ ~
. . l'
.. ... . .. ......... . . .. . . . . -........................................ .
/7777777777777777777777
.. .. ." conduttore elettrico perfetto ~. : ,J ...
:...,
.
".<'
~ ,.,--
0, .••
..
• ... " ... ..ll .... ,
... ......_....
. . "-
;,-
.", ~
Questo. naturalmente. può fare una grande differenza se si pensi. ad esempio. ad un'antenna che irradia in
presenza dei suolo, posta su una montagna,. ad esempio a2'0 3 km di altezza. Se si vuole stare a grande
distan.za da rispetto a questo sistema e alla sua immagine,..bisogna mettersi a grande distanza non risp:ttO alla
dimensione dell'antenna., che magari è di 50 o lO metri, ma'rispetto al chilometro ~ che è la dista.nz.a.
ddl' antenna dal suolo (perché quello che conta è 1'intero sistema radiante antenna + inunagine).
Qujndi se non ci mettessimo a grande distan..za cl1.II' intero sistem..1. potremmo essere già certi
che il campo non sarà del tipo che abbiamo visto fmora; nell'esempio fatto, se ci mettessimo a
grande distanza dall'antenna originaria dovremmo considerare separatamente i campi dovuti
alle singole antenne, di cui quello relativo all'antenna originaria. possiamo esprimerlo con
l'approssimazione di grande distanza (perché rispetto a questa antenna lo siamo), mentre il
campo relativo all 'antenna i:mn:lae.o-:ine avrà un'altra direzione. La somma. dei due campi non
sarà. allora né perpendicolare alla direzioni della congiungente fra l'antenna originaria e il
ptm.to di osservazione né perpendicolare a quella della congiungente fra l'antenna Ìr!'~a.gin.e
e il punto di osservazione. Ma la rosa. più importante è che il campo dovuto adogm srngola.
3 - &6
delle due sarà Wl' onda piana, come deve essere perche a
grande distan.za, locaImente, tutti i cmnpi devono essere delle .. o"
3- &7
tutti i modi superiori (affmché siano soddisfatte le condizioni al contorno). Se però ci poniamo
ad. una certa. distanza (seppur piCCDla) dalla zona di interconnessione, allora possiamo sperare
di scbematizz.are la nostra struttura con 1m. singolo circuito equivalente (perché c'è 1m. solo
modo che si propaga all'interno della struttura). il fatto che tiebba risultare ò«À. è dovuto al
fatto che tale condizione ci può garantire comunque l'attenuazione dei modi superiori. ma ci
dice anche che la tensione che c'è ai capi del gap è praticamente la stessa di quella che si
m.isu:ra. alla sezione corrispondente ai morsetti B e B', dato che, come sappiamo, su distanze
molto piccole rispeno alla lunghezza d'onda valgono sostanzialmente le leggi
dell'Elettrotecnica. Allora., a questo punto, definiamo morsetti di ingresso o meglio morsetti di
uscita della nostra antenna, visto che siamo in ricezione, proprio i morsetti B e B', e
applichiamo il teorema di Thévenin. Esso ci dice che pur di avere una rete lineare, tutto ciò
che sta a monte di certi morsetti (che nel nostro
caso sono proprio B e Br) può essere
schematizzato mediante un generatore equivalente
di tensione con:in. serie una impedenza equivalente ~~T"e
(impedenza equivalente del generatore). Quello che
quindi viene richiesto da questo teorema è che la
rete ai cui morsetti si applica il teorema sia una.
rete lineare (mrvero che valgano delleleggi lineari).
Nel nostro caso allora possiamo:"''schematizzare
tutto ciò che sta a monte dei mOrSetti B e B' con un
unico blocco, e Inoltre le equazioni di Maxwell
sono delle equazioni lineari; pertanto possiamo utilizzare il teorema di Thévenin e quindi
studiare, con un semplice circuito equivalente, la 2
nostra'striìttUra. il circuito equivalente che viene '."
fuori è costituito dal generatore equivalente di
Thév~ dalla impedenza equivalente di V~· \.
...__ .... Thévenin, dal tratto di linea residuo ed infine c'è il
,
carico. A. questo punto però bisogna andare a
valutare quanto valgono la Vec,. (ovvero la tensione
a 'vuoto) e la Zeq del clrcuitò. di Thévenin; fatto
questo sapremo valut..are la potenza consegnata al
carico 4, Inizimno col valutare l'impedenza
equivalente z"q; abbiamo la nostra antenna e
ricordiamo che nel teDrema di Thévenin, per
valutare l'impedenza equivalente, si spengono i
generatori (cortocrrcuitnndo i generatori tensione e
aprendo quelli di corrente) e. si va a valutare
l'impedenza che si vede ai morsetti, dopo aver
staccato il carico. Nel nostro caso "spegnere i
generatori" significa che scompare il campo
incidente, che è il nostro generatore; allora si ha
l- che l'impOOenza che si vede ai morsetti
i
dell' antenna., per definizione, è proprio . . .
l'impedenza d'ingresso dell'antenna.. Quindi la Z:q del crrcuito equivaknte m nceZlone
dell'antenna non è altro che la ZIfu impedenza d'ingresso de li , antenna. Andiamo ora a valutar.e
l'altro parametro che ci interessa, e cioe la tensione equivalente V~q' In questo caso il
3 - 39
,. ., IT
quest'antenna non è chiusa su nessun carico). Per I
valutare quanto vale. questa tensio~e P?~siamo, Lçi. I
ancora una vol+-:t ncorrere alla linearrtà delle r~ V. (t
yo ~CI""e. ò-~
equazioni di ,MaxwelL Abbiamo una. situazione in. ;I ~::
l '(\lO~
cui abbiamo una causa forzante, che è il campo '\
incidente, che possiamo vedere (in. tm certo senso) I
come I> ingresso deI nostro sistema antenna; in \
uscita abbiamo una quantità che è la tensione a. - __ J
vuoto dell'antenna, che possiamo vedere come
uscita del nostro sistema. Inoltre il nostro sistema è
un sistema lineare perché tali sono le equazioni di
!vfa.'{Well; quindi sÌ intuisce che debba esserci, in qualche modo, una relazione proporzionalità.
:fra V ù ed ~11 cioè: . ..,
anche se poi bisogna vedere preciSaInente qual è la relazione di proporzionalità fra lo scalare
Va ed il vettore ~; infatti Vo, alla. fine, deve essere un singolo numero. che quantifica. la.
tensione a v-uoto, mentre 11 è un vettore .. Inoltre biscgna anche meglio specificare. chi sia E,
perché in figura abbiamo disegnato !tm'ondapiana che .incidesuIIanostra struttura, ,e abbiamo
, : considerato anChe un caso piuttosto semplice in cui ilcam.po elettrico incide in maniera
paraIlela.~FflD-tenna: Inlinea di principio,. però~ potremmo avere lII1 '~;.Z
campo 'che" incide sulla nostra antenna, che varia con la coordinataz,
ad esempio rapidamente oscillante (o fatto in maniera stiana):~e, in
qualche modo, sia difficile da definire. Allora se volessimo· trovare
una formula che riguardi Va ed Eici sarebbe un'ambiguità@:!. :valore
di campo da andare a considerare (una difficoltà di de:finiie quale sia
il campo elettrico da considerare). Una maniera per liberarsi di questa
difficoltà è- -quella. di supporre che il campo incidente sia un'onda
~ localmente piana, ovvero che sia ben approssimabile con un'onda
piana. Si intuisce allora che, in questo caso, il campo mcidente risulta essere ben specificato in
tutti i punti della struttura; infatti se, ad esempio,
consideriarÌto che l'onda piana incida proprio
ortogonaImente all'antenna (come disegnato in
figura). In questo caso, in ogni punto dell'antenna
conosciamo esattamente quanto vale il campo
incidente sia in modulo che in fase (in particolare
nei caso in esame avrà, nella regione di spazio in
cui vi è la nostra antenna filifonne, sia un modulo
che una fase costanti); quindi non c'è ambiguità
nel defmire il campo elettrico.
3- 90
-r ·E·
Va =h -1
Quindi questl,-.re132ione è una relazione lineare fra ingresso (campo) e uscita (tensione a
vuoto). trasforrna.(così come deve essere) un vettore in uno scalare e, se il campo incidente è
un'onda pi~,b~conoscere la direzione d'incidenza per determ.in.are mUvocamente il
campo e quindi la tensione a woto. Evidentemente l'uscita V o= VoCB,cp) è funzione della
direzione di incidenza; visto che la tensione a vuoto, alla fine per comod~ dovrà coIllunque
essere un numero,.questa dipendenza da 6 e qJ, in realtà, sarà una dipendenza di,~",,:,Quin.di
l'altezza efficace in ricezione è quel vettore, funzione della direzione d'incidenza., tale che
moitipIicato scalarmente per il campo incidente fornisce la tensione a. vuoto; ciò vakper un
qualsiasi sistema. di antenna. Qujndi abbiamo anche visto qUal è la dipendenza dell'altezza
efficace in ricezione, che dipende dalle coordinate angolari; Be cp, ma certamente non d ..~ende
dalla coordina!a radiale; un'altra do:n1a:D.da- dafarsÌ è quante componenti awàquesto vettore h...
Abbiamo detto che il campo incidente &i' è un'onda piana e quindi ha componenti solo
ortogonalmente alla Wrezione di propagazionè;' se quindi scegliamo un sistema di coordinate
sferiche come quello indicato in figura, cioè centrato sull'antenna, il campo .incidente (essendo
un'onda piana perpendicolarea11a direzione ~ che è poi la. direzione radiale) ha solamente le
componenti lungo e e lungo cp, non ha quindi componenti radiali Si intuisce allora che
l'altezza efficace :in ricezione, che in linea di pr.l1cipio potrebbe avere sia una componente
lungo CI. sia una lungo tp e sia una 1IDlgo r, visto che ne dobbiamo fare il prodotto scalare con
il campo incidente, potrà avere in realtà soltanto due componenti, quella lungo CI e quella
hmgo ,:p (essendo del tutto inessenziale l'eventuale presenza. di una componente radiale che poi
darebbe comunque contributo nullo ai prodotto scalare con il èampo). In definitiv~ allora,
i'altezza efficace è quel vettore complesso, nmzione della direzione di mcidenza, mie che la
tensione a vuoto ai capi dell'antenna è pari al prodotto scalare fra il campo incidente e
l'altezza efficace in ricezione. Questa è la relazione che defmisce integralmente l'altezza
effica.ce e si può utilizzare il concetto di altezza efficace in ricezione se e solo se il campo
incidente è ben :individua.to, ovvero se esso è un'onci.'t localmente piana. Quindi i termini del
problema sÌ sono spostati dal dover vaiutare la tensione a vuoto al dover valutare l'altezza
efficace de Il 'antenna in ricezione. Questa è facilmente conoscibile, essenzialmente, in base a
degli argomenti di reciprocità; si può infatti dimostrare (e lo faremo in seguito) che l'altezza.
efficace in ricezione è esattamente l100uaIe all 'altezza efficace in trasmissione. Ci si rende conto
allora della potenza del risultato cui siamo arrivati, dato che in questo modo siamo in grado di
3- 91
~
elementare è (m qualche modo) un'astrazione, nel
senso che, quando si analizzano le antenne in
trasmissione, il calcolo del campo irradiato da un
I l:·L
~ ,.9,.-T:'
........ :~ . ' t'
"'( t
:: :
i ,
dove 2.z è la dimensione totale della struttura. Nel caso generale di incidenza obliqua in cui
ancora il campo incidente- e l'asse dell'antenna sono complanari, ma la direzione d'incidenza
forma un angolo e con l'asse dell' antenna. In questo caso, per deflnire la tensione a vuoto,
bisogna fare l'integrale:
t:.z
Va = -SE. ,I dz = -E· Az sm0
-1 Z 1,.·
o !~!
ovvero l'integrale di linea, esteso alla lunghezza del diJ?Olo, del prodotto scalare fra il camp~
elettrico e il versore lz parallelo all'asse ciell' antenna. E evidente, da questo integrale, che SI
ottiene esattamente quella grandezza che è l'altezza efficace in trasmissione di un dipolo
3- 92
V o = -E1- . -r
h • -.;'
dove h.. non è altro che: 11: =6.z smB Ìe ~ dove e è t'angolo rispetto all'asse del dipolo. Questo è
quindi una prima. conferma che~ perlomeno nel caso del dipolo elementare, il comportamento
del dipolo in trasmissione è esattamente lo stesso di quelIo in ricezione (quindi se in
trasmissione viene privilegiata tma certa direzione, la stessa cosa succede in ricezione, e tutto
quanto ne consegue). Poniamoci ora il problema di come dobbiamo scegliere, noto un certo
campo incidente, l'antenna e il carico in maniera tale da. massimizzare la potenza consegnata
al carico~ in altri tennini, supponendo che in una certa. regione dello spazio ci sia un certo
campo incidente, ci poniamo il problema di come bisogna scegliere l'antenna e come bisogna
dÌmensioruu-e il circuito in ricezione in modo tale da catturure la maggiore energia possibile. A
tale scopo consideriamo un circuito molto
semplificato in cui abbiamo sostituito al tratto di
. linea chiuso suI carico l'impedenza Z' c: che si vede a
J'-' ;:-.~ valle dei morsetti B e B', avente in. generale sia una
. ..'. parte reale che una parte immag:iruuja:
E.• \.--r-
-I.
l
è un prodotto scalare non hennìtiano che, in un sistema di riferimento sferico, è dato da:
3- 93
<Ei,!!:>=Eiah;a+Ei<;lh;<;l .
. ·-~··i
cioè rappresenta il prodotto scalare di un termine per il coni~aato dell' altro; quindi a meno di
casi particolari (per esempio, quando l'altezza efficace è .reale) questi due prodotti scalari sono
diversi fra loro. Possiamo però scrivere il prodotto scalare non hennitiano (che a noi interessa)
in termini di quello hermitiano nel seguente modo:
Come sappiamo per un prodotto scalare hermitiamo vale la disuguaglianza di Schwarz la.
quale ci dice che:
.. ;~:
'~~Nel'nostro caso essendo i vettori a due componenti, la norma del vé~éiè"coincide con il suo
modulo, e quindi avremo: -. ':::",' ':i>
I l'ihri'
- I I I I =Ei
Ij<Ei,hr>IS!Eilihr -I
da ciò si deduce che:
~
....
--. _ . . :_,
',,' \' .. -.:'
.:0....
~..
-. .-:....
La disuguaglianza di Schwarz ci dice che l'uguaglianza in senso stretto sussiste quando i due
vettori, nel prodotto scalare hermitiano, sono proporzionali, ovvero quando:
ovvero risulta essere polarizzato cIrcolannente; supponiamo poi che anche l' altezza efficace in
ricezione abbia la stessa espressione:
Quindi la relazione Ej 'x. hr (seppure in molti casi coL.'1cirle con quella di adattamento in
polar~zznjone, ogni volta. che abbiamo pola.."';aza:zione lineare) non è corret:...a.
Quindi se vale la condizione di adat'"L2mento in polarizzazione, sostituendo al modu1o del
prodotto scalare Ei . he il suo massimo (che viene fuori <k1.11a disuguaglianza di Schwarz), la
potenza consegnata al carico è data da:
3- 95
incidente (ai fini di avere adattamento in polarizzazione); in tal caso, avendo scelto l'antenna.,
anche l'impedenza d'ingresso dell'antenna è fissata. ,Allora, se ritorniamo, al circuito
equivalente a cui ci stiamo riferendo, abbiamo il solito c1rcuitoin cui c'è un generatore che
non dipende dall'incog:nita. del problema, una impedenza equivalente che è anch'essa fissata e
un carico; in tal caso sappiamo come scegliere il carico tale da massimizzare la potenza ad
esso trasferita. Infatti basterà scegliere:
z' l!
= Z~m
2
E 121h
l
p = -11 -r
1
, 8R·m
A tale scopo ,riferiamoci ad. una particolare antenna, un trombino elettromagnetico, costituito
da una guida. d'ondasvasata., e sUpponiamo che esso sia alimentato da una sorgente~L.-
. ~:.:,: ..... - ~ . .... '.:" '.~ ..
."., '.~ ,- -. ~~.~!.. <
r----~ •..................
Supponiamo poi, scelto un sistema di riferimento (come indicato in figura) centrato in una.
sezione di riferimento deli 'antenna, di andc1Te a posizionare un dipolo elementare, la cui
distribuzione di corrente indichiamo con 12. A questo punto vogliamo mettere Ìn relazione i
campi irradiati da queste due sorgenti; per fare ciò abbiamo a disposizione il teorema di
reciprocità.. Per applicare tale teorema, però, dobbiamo scegliere una superficie di riferimento;
la superficie che scegliamo è una superficie che va all'infinito, S~, e inoltre 1.llla superfièie, S!>
che circonda la struttura radiante relativa al trombino elettromagnetico, penetrando anche al
3- 96
dove il fattore I:L1z ne qualifica la densità, la delta di Drrac ne qualifica la. collocaZÌone
3paziale e il verso re i ne specifica la direzione. Per semplicità scegliamo che tale distribuzione
di corrente sia ortogonale al raggio vettore ro ovvero:
I .l fa
anche se ciò non lede alla validità generale del risultato (anche se ci semplifica un po' i conri).
TI teorema di reciprocità ci-afferma che:
(#) f(E 1 x H 2 - J
E 2 x Hl)' ~ds = (E2 -Il - El ';b)dv
s v
o-vvero che il flusso uscente dalla superficie chiusa S (data. da S=S1U~USoO) che deIfrnita la
regione di spazio considerata. del vettore (El x.H 2 -::-E 2 x Hl) è ~cua.le all'integrale esteso aI
volume V, racchiuso da S, della differenza (E'~-: Ìl'':::'El • I:z ); ili I ,H 1) e (fu,H,,) sono i ~1.Inpi
generati., rispettivamente, d.al1e sorgenti Il e l.,. Osserviamo che in questo caso abbiamo
sfnlttato il fatto che comunque~ nella realtà, le còrrenti magnetiche non esistono e quin..di, in
questo caso, non ci conviene usarle (dato che quando ci sono, sono equivalenti). Osserviamo
'ora che t'integrale di superficie risulta essere costituito dai seguenti contributi:
o'v'Vero il contributo dO\:1.lto alla superficie aIri:n:fEto, quello do'vuto alla superficie Sl e quello
dovuto alla sezione S:. Si può facilmente dimostrare (analogamente a quanto fatto quando è
stato dimostrato il t~orema di reciprocità) che il contributo relativo alla superficie a.ll'infinito ~
nullo; per quello che riguarda l'integrale esteso alla superficie S1 osserviamo che essa
contorna le pareti di una g'..l,id.a.. che sono superfici metalliche. per cui risulta:
e quindi se pennutiamo crrcolannente i prodotti misti sotto integrale otteniamo che anche
questo contribT...-rto è nullo; osserviamQ che anche se non si suppone che le pareti che
costituiscono il trombino siano di conduttore elettrico perfetto, utilizzando la condizione di
3- 97
Leontovic si arriva allo stesso risultato. Quello che resta allora è soltanto l'integrale esteso ad
&:. Andiamo ad analizzare anche il secondo membro della (#) per vedere se si possono fare
delle semplificazioni; a tale scopo notiamo che nel volume che stiamo considerando (compreso
:fra SlUS2 ed &.,) le sorgenti Il non compaiono proprio. Quindipòssmmo scrivere:
Supponiamo, come al rolito, di aver progettato la. struttura guidante in modo tale che in ess~ ,vi;,;
sia soltanto il modo fondamentale; allora aIla sezione ~ possiamo supporre che ci sia soltanto -
il modo fondamentale (della struttura). Dato che nei prodotti misti sotto integrale
sopravvÌVono solo le CDmponenti trasverse dei camP4 ed esprimendo queste come il prodotto
di una funzione vettoriale.di modo ~ o hl per una funzione scalare di modo 0/ o 1), avTeID.O
che l'integrale a primo membro lo possiamo scrivere come:
............ ~.,,-~
-f ~
'0: _>.,.~~~-:,:.,_;.'
..
g .. Iids{VII~fÌ - V21I d
,
.....,. .....
x
Sz
dove il segno "-" è comparso perché i n = -i;-coÌl'i~;direzione lungo cui si propagano i campi
trasversi nella guida a tromba. OsserJÌamo che trovandoCÌ alla sezione S2 stiamo c-Omunque
trattando l'antenna costituita dal trombino elettromagnetico; dato che @!,H1) sono i campi
irradiati dana prima sorgente allora le grandezze VI ed II sono, rispettivamente, la tensione e
la wrrente alla sezione Sz quando l'antenna. CD trasmet'"..e e l'antenna. (2) è spenta. Per quanto
riguarda (fu,lli), questi sono i ~pi irradiati dall'antenna ,',(Z), però calcolati in
corrispondenza dell'antenna CD, e quiTldi 1:1 e V 2I rappresentano, rispettivame..Tlte, la corrente e
la tensione alla sezione ~ quando l'antenna ~ t:rnsmette e l'antenna CD è spenta (abbiamo
applicato una sorta di sovrapposizione degli effetti). Osserviamo ora che in base alle proprietà
delle .funzioni vettoriali di modo (cioè che esse sono ortonorm~lizzate) l'integrale esteso alla
sezione trasversa. vale l; quindi otteniamo:
r I - j131l;l
.'-;, le h I ,\_~ "'t; I "1! I
J 2" _ t ' zL.l..o:. 1 = "l 21 - ":u l
MO
•. e, .' ovviamente, si ha che· la. corrente alla sezione 8: (in cui l'antenna è "aperta") e nulla,
avvero: 1 21 = O. Quindi avremo: .
dove il.. è l'altezza efficace in ricezione dell'antenna CD e &z è il campo irradiato.dal dipolo
elementare alla distanza ra,· e quindisi ha: .. " '. - . ~
-j~~ . . .
C. I 1 '. e. ( r I -j;3l:) '1
J
. -
?'\ _
h. I ~ I
-t 2
=-I 1\I J. S ")1
e :! j.z sin8 ':" . h
le '"I - f
_MQ "_,,,r o
:LvIa osserviam..o che nen'altezza efficace in trasmissione del dipolo eleme..'ltare si ha che: 8=90°
(avendo, per semplicità di c.onti, considerata tale l> oriem:.azÌone del dipolo rispetto al raggio
vettore Io) e inoltre ìe= -i; quindi facendo le opportune semplificazioni si ottiene:
-" ~
_t . i ==h·
h -f
i
Questa uguaglianza però non implica affatto che: g t=g ~ perché le altezze efficaci sono dei
vettori, mentre l'uguaglianza a cui siamo arrivati è un'uguaglianza scalare, e con una relazione
scalare non è possibile assolutamente dimostrare rlS-ouaglianza fra due vettori. Tale relazione
però già ci da un'informazione importante perché ci dice che la componente di h t lungo la
direzione i è uguale alla componente 1:1 r lungo i; quindi non è ancora dimostrata l·~au.aglianza
1-
j
fra i due vettori però, per il momento, abbiamo dimostrato che componenti omologhe sono
uguali. Per dimostrare, allora, l'uguaglianza fra i due vettori dobbiamo dimostrare
l'~ou.a.gIianza componente per componente. Per come abbiamo scelto il sistema di riferimento
abbiamo che i= -ie e quindi l'uguaglianza a cui siamo arrivati ci dice già che le· due
componenti lungo Et dei vettori altezza efficace in trasmissione e altezza efficace in ricezione
3- 99
h . I, = -hf
_t M
·7"1
M
: ,
, -
Fmora, in questo studio delle antenne in ricezione, abbiamo sos~~zi~Ìmente introdotto il
parametro fondamentale che ci permette di descrivere il comportamento in ricezione di
un'antenna, elOe l'altezza efficace in ricezione. Come abbiamo precedentemente visto questo
parametro ci pennette di calcolare la tensione a vuoto ai morsetti dell'antenna, quando su
questa antenna. incida un'onda piana con db;'~zi2I?-e. arbitraria. C iò significa che, Ét reaJtà, s.e
conosciamo l'altezza efficace per tutte le di:re_~igni siamo in grado di calcolare 13.-.~ns.i0ne a
vuoto anche se, ,jnv~ . ~ avere una singola onda piana, abbiamo ~. gènetigL_,::~:~
sovrapposizione di onde piane Ce quindi anche per un arbitrario campo elettromagnetico) -,.
sovrapponendo le ~ioni aYu~to dovute alle singole onde piane~.È bene mettere in rilievo
che l'altezza. efficace è de:fi:r;ita presupponendo che il campo incidente sia un'onda piana;
quindi ogni qualvolta che non si verifica questa condizione non potremo utilizza.re la
relazione:
per calcolare la tensione a vuoto. Se vi sono. più onde piane, bisogna applicare questa
relazione per ognuna delle onde piane e poi SOI!l!rulre le tensioni risultanti, che ovviamente
non è la stessa cosa che sommare i campi e moltiplicarE scalannenre per l'altezza efficace,
anche perché, se le direzioni delle onde piane sono diverse, le altezze efficaci da utilizzare
sono diverse, secondo La direzione da. cui arriva l'onda piana. Abbiamo poi visto che, grazie al
teorema di reciprocità., se tutti i materiali che costituisCDno la struttura radiante e i meni, in
cui quest'antenna è immersa, sono reciproci allora l'altezz..1. efficace in ricezione risulta essere
uguale all'altezza efficace in trasmissione; in altri termini il comportamento dell'anterma in
ricezione è perfettamente individuato una volta. che sia noto quello in trasmissione, e
viceversa. Questo risultato è molto importante sia dal punto di vista dello studio, perché può
essere più semplice analizzare il comportamento in uno dei due casi, secondo il tipo di
ant~ e dal punto di vista sperimentale, perché ci pennette di misurare le caratteristiche di
lUl'antenna operando, a nostro piacimento, o in trasmissione o in ricezione; cioè o facendo
trasmettere l'antenna e andando a misurare il c-ampo irradiato in tutte le direZIoni o, viceversa,
3- 100
ovvero il carico adattato all'impedenza d'ingresso dell'antenna. Questo fIssa, quindi, il carico,
cioè siamo sicuri che Ìn questo modo, a parità di tensione del generntore equivalente, avremo
la massÌm.a potenza trasferita al carico. Resta allora da realizzare la. condizione di massimo
modulo della tensione; fissare l'intensità dell'onda incidente significa fissate l'intensità del
vettore di Poynting:
È evidente che ci deve';s~ una condizione di massimo. se non altro perché la funzione s{:è~·'una.funzionè'·
ec;.ntinua su un insieme compatto, dato che l'equazione [E"l +!El=cosfè l'eq1Ì,~i'j~:?e,di illfcerchio, che è
. un insiCIp,c compatto; quindi se questa quantità ç .una. lùnzione continua su questo insieme compatto deve
avere un massimo e un minimo, quindi ha sicuramente un massimo. .. '.
Supponiamo allora di metterei in questa condiZione di massÌm.o; siamo quindi nelle condizioni
in cui c'è la massima potenza trasferita al carico, ottenuta adattando il carico all'antenna e
realizzando l'adattamento in polarizzazione (su cui ci soffenneremo, di nuovo, in seguito). In
queste condizioni la potenza trasferita al carico è perfettamente defmita, perché è la mass~
possibile, e lo possiamo legare alla densità di potenza ÌI1cidente; sIccome, ovviamente, siamo,.
m sistemi lineari allora le correnti saranno proporzionali ai campi. le potenze sono
proporzionali ai quadrati dei campi, e quindi la massima potenza trasferita al carico sarà
proporzionale aI1'intensità dell'onda incidente. Quindi esisterà una costante A tale ,che:
.-l'
Bisogna massimiz72Ie il prodotto scalare il . E i. Notiamo però che questo non è un prodotto
scalare hennitiano~ se quindi vogliamo sfruttare tutte le proprieti dei. prodotti scalati
3- 103
E· cc -h*
-1 -1
E· = a.h*-
cioè il campo incidente deye essere proporzionale al coniugato dell'altezza efficace (OVVefç ';', ","
pari ad una costante aPer'h). Questa è la condizione che ci dà il massimo del prodotto:;.~~.·~-:,: :-
scalare fra il campo incidente e l'altezza. efficace; naturalmente la presenza di questo coniugato Li;'.
è dovuto al fatto che abbiamo usato una formulazione non hermitiana del prodotto scalare.
Questo, come sappiamo, è dovuto al tàtto che capita quasi sempre di avere a che tàre con un prodotto scalare
non hermitiano~ e quindi dall'inizio del nOSU'O studio sull'Elettromagnetismo non abbiamo introdotto il
prodottoscalare.hermitiano; quando però, qualche volta., serve questo prodotto scalare, bisogna esplicitamente
. indicare il coniugato (che, viceversa, non avremmo dòvu1:O mettere se avessimo fin dall~inizio usato la
defullzione hermitiana del prodotto scalare).
2
1.12jEl· '12 ... I.. 1 r
_/c...~...:....-'.---=-:_ = _1.:_'h12 l.J:.i, = _'j_lhI2 S.
P
M - 8R.
ID
4R. 1--.
!Il
.,r
--:2
4R.
!Il
I-l 1
Da ciò si deduce che l'espressione dell'area efficace in termini dei pàrametri dell'antenna,
altezza efficace e resistenza d'ingresso, è la seguente:
ç1h?
A =-1::::..-
4R·ID
Notiamo che compare la resistenza d'ingresso deIrantenna~ quindi se non ci sono perdite
(sull'antenna) questa coincide con la resistenza di irradiazione dell'antenna, ma se ci sono.
perdite nell'espressione dell'area efficace dobbiamo mettere la resistenza d'ingresso, dato che
è l'impedenza d'ingresso quella che compare nel circuito equivalente di Thévenin che
abbiamo utilizzato. Infatti a noi vogliamo valutare la potenza trasferita al carico e non quella
J- 104
Osserviamo che non Il~ènre un' à.t1tenll.à con una R.n molto piccola funzioni ~ne perché bisogna. poi
poterla adattare..-\nalogamente se abbiamo un generatore, teoricamente, più è piccola la resistenza interna del
generatore e più potenza questo può fornire, m.a ovviamente più difficile è ottenere un generatore con una
resistenza sempre più vicina ad un corto circuito~ in un generatoreiderile la massima potenza si ha su
un' im~eriza che tende azero. il problema poi è di andare a vedere, nelle 'condizioni effettive,·· qual t!, date
un' antenna trasmittente e un' antenna ricevente, .1a potenza. effettiva che viene trasferita al carico dali' antenna
ricevente, assegnatala potenza irradiata. dell'antenna trasmittente. Ricordiamo che anche nell'espressione de!
guaqagno. ci compariva una resistenza. R.n a denominatore., e quindi la potenza irradiata aumenterebbe se si
dimm:uis~1a resistenza: d'ingresso, purché però si riuscisse effettivamente ad alimentare tale antenna con la
potenza data (pen:hé se poi, in realtà, al diminuire della resistenza non si riesce a trasferire potenza all'antenna.
pe..""Ché ad esempio la resistenza interna del genera!ore è molto maggiore di Ru. ~ allora è chiaro che tutta la
potenza,invece di darla ad Rut viene data alla resistenza. interna del generatore). Quindi tutto ciò funziona se si
riesce eifertivameme li realizzare l'adattamento, cb.e è selnplice quando le impedenze sono opportune (sono
analoghe a quelle delle lince di trasmissionc,e così via); ma non appena consideriamo un'antl:nna corta o su
un T antenna con resistenza.· molto piccola non si riesce ad adattare perché bisogna compensare u.na reaìtJ:!nza
estremamente elevata, e tutta la potenza, in realtà, se ne va sul sistema di adattamento che serve per. adattare
l'antenna..
TI fattore X, che per quello che abbiamo detto finora-è sempre minore o ~ou.aIedell'u:niti. tiene
conto del disadattamento in polari==azione (è uguale a 1 quando c'è adattamento in
polarizzazione,cioè quando il prodotto scalare assume il suo valore massimo); il fattore \jJ
time conto del disadattamento sul carico (e anch'esso è sempre mÌnore o uguale a l). Quindi
X ci dice di qtm..TJ.to diminuisce la potenza per effetto del disadattamento in polarizzazione
mentre 'V ci dice di quanto diminuisce la notenza ner effetto del disadattamento del carico. In
termini di questi due· fattori si ha che la potenza ricevuta dal carico in condizioni arbitrarie è
~-- data da:
Questa fairriul~ estremamente concisa., ci mette in rJievo quando di meglio possiamo ottenere
dalla nostra antenna in termini di potenza trasferita al carico è quello che poi effettivamente
orreniamo, secondo qu.anto sono distaIlti dall'unit..'Ì i fattori di disadattamento~ è chiaro che il
nostro scopo sarà quello di avvicinarci il più possibile alle condizioni ideali in cui ia potenza
consegnata sia la potenza massima. Per fare questo, da Wl lato, dobbiamo adattare il carico
all' antenna e questo, come abbiamo visto, lo dobbiamo fare per tante fagiani che, Ovviamente,
di sicuro sarà fatto in ricezione (in modo tale da rendere il fattore di clisa.dattamento sul carico
praticamente uguale ad l). Piu delicato è il problema della polarizzazione perché dipende dal
campo irradiato daLl'antenna trasmittente; quindi é cruaro che se si vuole assicurare il
massimo trasferimento di potenza bÌSDgna prendere rantenna trasmittente e l'antenna
3 - 105
~
-' - -
guadagnO' dato che l'uguaglianza fra le altezze efficaci ci dice che un'antenna trasmette tanto
-meclio nelle stesse direzioni in cui riceve bene, è chiaro che r area efficace dovra essere tanto
3 - 106
1--
~:El
2ç'-'
G=--~---
_l_~R. !Ii~
.1 ' 2"
.'+1tr _ 11l1:
- dal ~o,Sii ant~ ma·solo:~~ f!.ég~~~?isf.S?l operando:_ ~fu;~:assieme_ alla relaziont! ..::,
- che .espri:mfrU;.oTIa[di:rnza fr:i.~:'I~ -àItkze èfficaci ~m-'riceziane e'iii tr3smjssioné~~ è forse :fra _tutte. ','
la più. tmpc~-reIaiioi1è~~IIa, ~r..a~lIe ';atitenne perché 'coilega'il COIllportàmento in '.
rnsmjssio:l1e~~Jl'cQiripoicinlentò)ri ricezione' intèriirini di ~i pàrnmetrigIcbaILche sono poi
_ i piÙ imp()~~~ .finj'~_YàIT}~iié)lco<>rnp~~odeI1" antenna;'; cioè 'il guadzgnò':eT ar~.:,.
efficace {in p.rntica:poi;:Sélllpie:;i1'gtìa.dagIlç· Ìle'ni"·~one';di'ID.assimo e la'corrispcndènte::::-',
.area-effi.ca.èe ierra~'diriiiéne=-at- nl.àssima ncezione).:' Dallà.~reI#.onè·"ciri-Sl2mO 'arrivati; - cnè '~'
esprrriie:::garea' eftIcice~m:té..;mm·:·de1_iua4à~ò:- si"dèdUèé 'Che' (come-dOveva 'essere) più. è'
. -__ ~md.e iÌgn~dainò- più.--è'giana.e· rarea
efficace,' a-pmt...àdilunghezznd~onda?..-\. 5Iuesto punro
. a.boim.~~a:,H~9sizi~i;te,~ IejeIaziéni ~eCess~eper,esprimere espIici€àÌIleÌlte la potenza
. ricevuri( rl?;,~~antenna,~·pQs~'OVvjarii~te-s~re iICzorii dirndiazione. riSPetto ali=antenna
~asnll~~' ,~ijt~;"~~~~!:IiaJ:~~~g~}};~~ten.na ;.~~~~c!1 ci?_è'; ~ ~Po.rto fra la
pote;tza_n~e~ ~ la-e~~~ ;QV"".Iam~~,taIe qua:ntzti2. e la qrumuta fonc.amenuIe
che inte..re~s~Cnel pr?gettd di :~ia5i,~~11egamento perché,data la potenza che dobbiamo
ricev~ (ch~ è la
potenZa irimiina-a!-disiJttodella' quale non si rie~ce a riIf!T.rare il segnale,~
-- ---- pèrché viene.so"rutatQ.-·dal rumore) ci odnlettè' di diré quant'è la potenza che <kve essere:'~:'::
"' t(;rnita nel genera.rore··' aeI1"1'aritenna.'· in traSmissione. Ovvj.am~teturti i cak~li ch~ stia.mO:::~"-
fu.;enGo sItppongono .:ne re due anr.enne siano nello spazio. Se, viceve...rs.i. si;uno in presò."1Zl ~
del suolo. dobbiamo tener cento derreffetto del suolo. e se ci sono anche detk att~uazioni o
,:. og:g~n:i che diffondon.o iIcam:po elenromagnetico dobbra..'"TIo' tener cento di tu...tte queste
-cerrurbazioni dovute aII"ambiente in cui le antenne sono coste: in 2.euero.le_ tutte queste
,. pert'.l:rbazioni dim.i:nuiscono la potenza che si può e.ffettiv~ent~ rice~l:!r~ e 'quella ';he si
caicoia- nel coilegnE2en.to in spazio libero è 1~ o~Ì!Jl0 cui biso~ neUe applicazioni pr.rtiche,
3.v"'vici:n.arsiil più possibile. In condizioni di massrrnc (se non fossimo in condizioni di
massim.o dovremmo mettere tutti quei fattori che abbiamo visto prima) la potenza ricevU!~ P:.
è data da:
'J- 107
dove .6.... è t'area efficace deIr ante:ma in ncezior..e cl S: ~ r Ìnte.."tSità (ciel vettere di Poyntlng)
de1l'oncb. in~ick:ncc! su Quest'antenna. proclotU JaLl'anrennll cll~ trasmdtè. Ma. mlè mtèIlSlti
può eS.5zre esvrcSS:l in termini della potenz:L tr:lSm.essa.. P., e del gt~gno dell'antenna in.
tr:l5missicne, e'V"'oero risult:!:
=o:tr,~n!~~~d~-1m~:)·~ldÌr:}~~~,~,~~~~~~~~~~~~<~h~;'.,
p
otenZcl~(fu.tèDiiiO~irgtzàda~o'é!èlié;oIe!eèfficaciì,P
""-. ~~.';~~""-''''~J~If<~ ·92.,.. . . ··- . ,·~l'1i r..;.lJ:3.-".,;.t~ ~
ft(,,"'-:'T ~ ~ ~
che .~
,-,-,,- ·eittanO·iat:';::
.. ~: .. -:-... ... - ..,...............- .... '. ... <.- •..,.' .;. ....... JI . • . _ .' .. ..r, .'-" .• '. ;'':.:''.""7'
cosidd.ef?,-1òrmrira
. .k ... ~_~'~~~~.A;#.......
?e((;rjll~gèiii.rerito,'~
:Vi,.- :li:'fl),. ..
. titile -p~éci $:-;...
ci.he cosa. succede,aIYariare ,~::; -
fà capire
<~~ .>Cw~....
-. ~ •• ~_._ .- ' •. ' . ... . . . ...• . ' .. . •. ~_ ..... _.:r~ . _.•
l ~,fr~n" u.enze
:-, .,.. ", ...~..,.:l.. ~tèt:::!né.o :lSSl':!:i:,':! t c.'.-.. ..... ;> .... - .. • _ ' • ... ,";r o1 f"'''S=' 'Ccl cc..'1Ilc.a e "''''1
.... - ..... '--.-'- - I I:::l'''f"'r7'''...l'' ,"''" •,-", " , . . ,
. _"l~ - n ...,
t.."'<,s" tt- .,.,..n~"''' '.!S~tQ .e ar..te:'.D.t! u Uv ~
... hc'-:>.tU.D '": 'i l, . '-"''''''''a d'o"'d.a. St Vr::..;.i! a.uOi, ....
...."...", ..... "t".... ,u... .... ""- .. d: c;s.... erta o.U:l \.UI!.~..........~;' ,..... ::Le;
sat!!':lUO è.oobt::ut:Q usar'! ddl~ a.n!'!t'.n.~ ~ l - ~.. _ - ~.. entI! t~ are~ eII1C ..,
- ....... d" ' .... '~r~ l'lSSJ.te orat ....::un: ~ -;'\ •
-.:ho:! fissat.1. ~a dirn':!n.s'ione tISlI;;J. ~il<:" anc:nll':!, Q\ì ." ..... \J.. • ' . • •• . ~e 4l!.;e eulClC1} e
l'unico modo p~r: au.."Uen:c.:u-e t~ pot.::!lZl. r..c;:'.."U.U. \:;~ Ile Si pllO al:.!ni::n.t,:l!a L f"'...,~rìi
qt!.~ilc di au::lent.:ln! ra freque!17:!~ Cri! pot~ ilu.."'!:.t!r.!''1 ..:oi qt:.:.::ir:l.tC ::=Ua fresu~n7..:l: ,-<lJ..l.U,WoIo
se abbian:o d1Z an.tè-~e .il rit1 errcre, pit.. aUl·!l.t!nU !a frequ~Z:l e plU effic1.e~te diventa il
cQlleg:u:nént~;;' .a.ci /!se::J.p tO r raddoppiando: b. freque:rn. pCSS1ill"'O pren.drare tzn cr'or;n ~ pcterrz;l.
dd ~erntor:;'"q~~8-9. . m·.~~~.1~.S:~~~il·P0.~, ~'-:~::~.}~~!~9Jl~1 o~~?; ,~Sj~~n~I1~ ~C::~' .
conciizioru m.::ui r-ara!l 2fficace a.eIr anrenna SIn. pr:Uicamt:rue u.gu.ate. alla sua are~ fisl~ il. che
Si;n1fkn. 6~ dl:"! si. ~ O'('Nt;'lro ct!::e (II ,u. ciò n?Il é ~prcbI=a ad. alta. freqnèn7") èinoI~ che
rutta In. pctèT'!7J. d'l:: r~,"l~ . ~ ~ettiV41.L-nentec:lpace. di r-eccglie...'"asia ~ consegm1 f'3 al, .
emico (e !lém~i.a"~~~:ci1~sìP~);ncn.::i sia ~~cf:is~~"_,:~~o~'P?~cie~one;'_?j.9è. _~_.§.~'
:~ . ~~~~1:9:~t~§€:if~is~~.::'tfs~~,:(:(J:jV))!~9~~JE:?lt~::P€i~s~~~!!.c~~i~~{~~(~
~est9.,H::r:;:?,;:,:~,~~P~~g~:;>\~S1~;r~~~~t~~~~~~~%~J?~~;3~,~~~,F5~-?:~~_~ ~~f,~~
:!:k~~~~·~~·~~~~~~fu?r~t~~h~'ig~~#~i~~:~~~~~:~;~~~!
Vedhl~O:-~;~:r;;so}'-fu.?médd"<q!i:in1-f6ttvò;'éhéoper'a~e:..e'~rrn· ccIIe~me;tÒ-effld~~fii$a~stra'~~; .
_ " ~;'". ,~.,~~- !u' -." ~ ._-"........... :'\... ..- __ ... _ ~):-.#~.--~_ ". . .. ,,_ ':- .:;?"I ~ •• :"""t ...,--~ - _ ~ ..... _ ..: ~"I :,-~ ~ "':; ~):-'" .. - ......_..._---~ .......... '\_:",-'"
ttecuenz:t cer 3.u:::::!:er'..!a:re. fa ootenz.3. nce. . .'iIt:l. blSC1!Ila. ne"'~~amente an:menra:re le Oim.ensrom. ::-,
dell'anrem;a (~-E~éQr~ ~e ~tenzi dipCde"dane'are;:~emcaCi'ddÌé antenÌie'~-e~'--
~:ce.vente)~~:,:<~:r~ì:t,!~}a~l~ni:?~i·:~~~§fi~r:-,,::nQ~~_si .,_p~ò '~~~arJa!:_>::~è!· -:p:<:~~Ìo.,~:;:~. ~
r2dicter~pl~)~~!)~·~ungn.ezze:,~.~;nca. sonoqueIl~. ~.a61na.'fiSl~ sono ~)~ghezze .
,roncfu.cile ":'·':·'~~-""---'t:_·~'."
fu.te.""essano'irndicaStrcn.cn:i
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c::..~t! scno'ccnez:lt~ :alle
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___ .'''' • ., 4 . _ . ,* __ .'_ - -.
mezzo
Ìn!e!S!ellare Ce ·son.o,quelle che Son.o:j 7 crdell'emisslone. delridro!!elÌo, ècc.~' ov-vero vanno
d"!Ie èentm~!o.-di-~éF-z·'ffu.;:;rllla~:;n;cltmi di qHz).-:Nc·Ii-pcSSÌ;1';'Q-'f:treÌlUrra,~'
suiranten~ trasinir-~te (~ioè Fem.ètritQre~ ehI:! è q,uei1o che è); runicacosa che sipuòfàre è
.a.um.en.tlre la dimensioni dèil'antenno. ri,?=",ie.n.te . Ecco pz:...'"Ché le antenne piit..gr.mdi che ~i siano
sano le mte=..ne &;:1 r"Id:otcies~F~ dare· cile seno qn~1J:;: eh;;: èe'icnò ';::"'"C.Q..~ di ricevere segnali
molto deboli:.con.0TSt...,i''Z~ en.o..rmem;"nt":;: ~:mdi: fcrt''"'~~t''''~ente auc.b.e le sor!relltÌ sona'
sorgenti di potenza ere"J1J.tiss1m;;l. (alt!.: il \6ti n~n. si capt-..l.ebbe n:cila). Ma a pariti drttmo si ha
la nè'.:essità. di arrivare fino ai 300 ml!m àd raciiorel-=scouÌo di A.reciòo. (portorico),. che è
ranc~ più grande che sia. stata. rea.lizzaca. (non. comI:! w~unica antenr.<1 ma. mediante un
illi..'"le~ento di ani~nne) o ai 75 metri delle ::intenne c±.e sen;ono per le teIe..::ommliw.zioni
5puzi.afi (~cn i. satelliti 6 ~on le ronde); si pensi:' ~ esempio, alle sonde. Galil::-.:;. spedl.t:! n.ello
spazio ~cn fil missÌcme Vcy~get che seno ar::";ate~ c.n:nai oii:re il sist~:t soiare, ad Unu1.o e
){çmm.o. Nèrtuna si. trova. a circa 20 nnit..1. ilSì:rcncmiche cioè a. c~~ 2';(.10;: r:::etri; mettendo
tale disbrza a d.encminn.tòre della fcnrmta dd collèz.,...m.e!'I.Lo· a:v!ewo un rm:ìOor::o fra. potenza.
r1ceV'iI'"..a .e poter.za trasmo:ssa ..:no: presenta un futtor~ ddl'ordine di lO-:.! ·Cdovuto a r~. Per
quanto ngr...wrda fa hngnezza d.'anna.supponendo pure di stare alle frequenze di rrucrocnde
(deU'ordine di lO GF2). sw..."n.o arrcrdine dei 3 ~ ii ~e ccmpcr-~ Un. fat'"..c..re I04~ quindi 3;
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Appunti
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Buono Studio! =)
Quir.cii pt!f dd:fq[fgre a. dt::TIorui::!~~~'! si Ft!:,dcna ventÌ ordini dì g:r:màt!2Z:l~ che v~~
dfèITC
('l.!~up~r~r:i in q~1-.:ht!>t.!6clo .;on l~ aret! ~B:'i~~K c,.1V....·èro con l'ar-.!a t!ffic:l~è ddfanteim.a
rice.... en~~; per. qu=..'1c.og:r:iIl~:siFOSS.1r.O f;ue [~;.~~;ne. cb.ta .'.:h~ per le sande spaziali bie arèi
r.~n può che ~ssçr~'~lrordine d.=!i :netr... lndfè r~~Li2z:l!:Uo d:::!l~ u;:::! è!rordine ~lie
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u.... t".;,C... I _io. .......... 4.., ......... _~. Lo
sia:!:.o sempre n. perd~ 1+ 0*15 ordini di g::mée~:t.. Quesm spfega p~'le sia necess~Q
u..sar~ dC!t sist::!:nì dì comunrc:lZlone estremurnrnte sot"!sttc:lti r:it:::'d!~ il Livello dd seZIUÙe è
malto al dì 'sotto dd rumore (ad esempio il n4"Iior? tenruco, il ~unore dell'ambiente è ~olto al
di sopra di quesd Ji. . eili). L'Un1comodo per çStr:l..7e il Sègrulè ~ q,uello di fure delle
tr:lSmissicnlccn codifiche molto sc:f..s.:ic:lte in mcé.o t=.r~ che sfr:~d.o il funo cile il segmIe e
cccfiflcmo.' quindi segr.re delle regole, mentre '[ nùnòre-è ale:rrcno, con. delle oper.lZionf di
medz:z. si ptÌò ,~str:Irrejl segri.a.le cbl. f1.unare~, rr piezz6;niitr.ir:ilinente, '(o' si p~o:l mVèfccÌti di'-,;
tr:l5mlssÌone pt!rchtf pa- poter avère 'un'enorme ridond.mza nd 5egnare~ per poter eifettu..iu-e te
o9t:r:lzionl di mt:di~ C8~r .jo~id.fr~) b~sog:na. :lvere,a.ci esempiqlCO repLiche del SègriaIe in. modo
tali! ~e m~th,) nsr.etto ar'nfinCI::: si abbassa:di un. dec~qe:i1 se2MI::: 4~' inaIter<lto; e'
questo ,è ~ ,r::~~S2~S~/~?~?~~~~~e., ~:9~jlÈ~~,\~i1,~~~e ,j.Lf~~S~~~r:~'. ~J}~~~~i:~~ Y',
r1J:rn.ç!e. BlSOgn:t. SO~ _,coe::::nte±:ftote t:?-n~ co!ne-.~L ,se~art!. nce"'~~ lc!!.e ,e, sempre lo ~ ,
sressO'I:'U rimicr;'~è arè:.i!an({'Ià'Cui, ""t~~Y~co~Ti~éè~~~e:auindi'il rnUOOIto""::: ,
se;mai~ ;ruxnore'~a'~ii"BOÌt riFfu(li~ .~~"'; :t~~ifèI1rUìiia=oYdf~omme"<T~e~;eniOnò"~· ~'te~2,
(.:he 'se ~Sm1o,-;rn'":~ez.o.~I'; fficieri1e··~i;i"~1rar~fi:n;e~i(ie~:lre~"éfu.r'n;n;;re).:P~~e"<'~~~,
. ':.:...'.f,.~:\n.ì.."",::,"~· ~-~ :..:.:~:,.q. ,:~~,""~4 "'~.:' "1..;." .:P: .•-'. . . . .:;;\.;. ~ . . . .a::.('~·".:._,~i,,: .>-'"':'-:~":~'l' ~,~":.:~r~'
".."";;- ...• ...... ~~':;.- .~. ~ -:"-:.~,".::"~ ~'l' -::''='' ':.', .,'''':;'.' ".' f4!' ... ' :.: • "
~:::v::.~;e~~~~f,ft~~.t~;~~!~1ii;'é:'., •.
an61m dSl bene cile si decise di furIa andare su San.:D:nO e pci su-:-;i altri pianeti; fina a.
S~..rmo nqgsf eb bero prable:m.i,ma per poter arri:'.;a:.~ ad eTImO t"~t! !e mt~T!ne del network
(costruito eh 4 nnterrne che !ro~,re:mm1a tutte re comunicazioni ccn le sonde a Q1<lnde distmrze)
fi.lrona dovure -abbat+..ere e ri~QstÌui:re di din::.ensiani mag~Qri e, soprarturto, -rjprogettate pr!I'
porrare r area. ei::ùcace praticamente a coincidere con. r area tìsic<1.: gt~gnando in tutto
sé1"'.:lplic&:erite q-....::li6e ..:osa come ~ o 5 dB, ovve.~ !m fut-..ore ! o 3' nel wppcr:o fra pot:nz:l
:>rasm~55~ e "';C""":l;~" .,.,..,,, ch~ f'2.C va T.a d. T7èrenz:l
• ............ .... ~J. _ .. - - , . a '"e~l~t:!cire il sez=aIe e non
~ .........
03
_ l..i....i.. _ fr2.rruscrre .L._ -;'" _
ritLScire a re-~l1per:1!rO.
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