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n Segmentazione
Nel corso della storia della musica, la composizione musicale si è sempre servita di
strutture logiche e formali per organizzare il contenuto del fatto sonoro. Tale affermazione,
anche se radicale, è un fondamento indiscutibile dell’arte dei suoni, dal momento che la
possibilità della memoria a breve termine umana di identificare e comprendere elementi
differenti manifestati in una certa dimensione è limitata a 7 ± 2 elementi.1 Perciò, ne consegue
che, citando Meyer, “comprendere non vuol dire percepire singoli stimoli o isolate semplici
combinazioni di suoni, bensì invece ordinarli in modelli e porli in reciproca relazione”.2 Più in
profondità, Imberty descrive l’introiezione di un evento musicale come la risultante della
sinergia tra uno sforzo mnemonico a breve termine e la memoria cognitiva, orchestrata da una
strategia percettiva:
“Durante l’ascolto i soggetti modificano la loro strategia percettiva mettendo in gioco schemi di
relazioni d’ordine che vengono via via a sovrapporsi agli schemi d’ordine. [...] gli schemi d’ordine
corrispondono alle segmentazioni, cioè in fin dei conti alle capacità di codifica della memoria
immediata [...] la memoria a lungo termine, memoria cognitiva, ristabilisce i nessi tra gli elementi
stoccati. Gli schemi di relazioni d’ordine corrispondono a queste coordinazioni, e consistono in una
serie di selezioni di elementi ripetitivi che sono allora codificati come ‘operatori’ i quali orientano
la percezione man mano che riceve l’informazione.”3
Tuttavia, come ben noto, una discreta parte della musica del secolo scorso e dei primi
anni di questo millennio, non fa affidamento a un’idea di forma facilmente analizzabile con
quanto sopra detto, e nemmeno poggia su di una struttura prestabilita o condivisa (la scala
maggiore, ad esempio). Dunque, al fine di sostenere lo sforzo analitico che trarrà dall’analisi
degli insiemi una possibile rappresentazione formale dei movimenti in esame, verrà esposta la
1 Wannamaker, Robert A., Structure and Perception in Herma by Iannis Xenakis, «Music Theory
Online», Volume 7, 2001, Number 3.
2 Mayer L. B., Emozione e signi cato nella musica, Il Mulino, 1992, Bologna, p. 32.
3 Imberty M. (1987), L’occhio e l’orecchio: Sequenza III di Berio, in Marconi L. e Stefani G. (a cura
di), Il senso in musica, CLUEB, Bologna
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seguente dissertazione circa i criteri operativi che hanno orientato l’osservazione degli oggetti
del linguaggio avveratosi in questa seconda sonata.
4 Hasty Cristopher, Segmentation and Process in Post-Tonal Music, Music Theory Spectrum, Vol. 3
(Spring, 1981), University of California Press, pp. 55 - 58.
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L’efficacia dell’impostare la segmentazione, quindi l’estrapolazione di sintagmi dal
tutto complessivo, con i criteri suesposti è comprovata in sede di ascolto, infatti, come detto in
precedenza, durante una fruizione aurale si invera una strategia d’ascolto basata sulla ricerca
di indizi estratti dalla superficie sonora. Tali indizi - che non sono altro che gli elementi
risultanti dalle delimitazioni usati per orientare la segmentazione qui presentata - producono
forme di rappresentazioni che vengono catalogate nella memoria, divenendo punti di
riferimento con cui confrontare tutti gli altri elementi del brano, che verranno classificati
secondo relazioni di somiglianza o dissomiglianza, risultando così in una rappresentazione
mnemonica del decorso temporale. Perciò, è possibile affermare che un indizio (cue in
inglese) “agisce come una «forza motrice» e in combinazione con il principio di somiglianza
è responsabile del raggruppamento delle strutture finché lo stesso spunto è sfruttato dal
compositore”.5
Per procedere con l’analisi insiemistica dunque è necessario disporre di una strategia
che guidi il processo di definizione degli insiemi di classi di altezze. Prendendo in esame il
testo The Structure of Atonal Music6, si possono ricavare indicazioni concrete che, secondo
Forte, dovrebbero condurre la segmentazione. Innanzitutto, è necessario carpire i segmenti
primari dalla superficie musicale, che sono di facile individuazione, in quanto frammenti
lineari abbastanza estesi, ben delimitati o da segni di legatura fraseologica o da importanti
variazioni parametriche (anche gli accordi possono essere considerati segmento primario).
Un’altra risorsa utile alla segmentazione di un brano è quella dell’embricazione - sopratutto se
in assenza degli indizi testé esposti -, che consiste nell’estrarre sistematicamente sotto-
segmenti da una figura data. Sarà possibile anche il caso dei segmenti composti, ovvero quei
segmenti, o sotto-segmenti, che si formano dall’interazione tra diversi insiemi. A questi tre
principi guida, Forte aggiunge anche il concetto di contestuale, che si riferisce a una scelta di
segmentazione che, prendendo in esame il contesto del brano, definisce un insieme. Ad
esempio, il contesto può proporre varie reiterazioni di un certo segmento, che, quindi, sarà
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lecito identificare come elemento distinto sulla base della sua ricorrenza nel discorso
musicale.
7Ciardi Cifariello Fabio, Appunti per un modello generale di segmentazione melodica, in Rivista di
Analisi e Teoria Musicale (a cura di Egidio Pozzi), LIM, anno 2002/1, pp. 75 - 112, p. 78 - 79.
8 Pasticci Susanna, Teoria degli insiemi e analisi della musica post-tonale, «Bollettino del G.A.T.M.»,
Anno II Numero 1, Monogra e GATM 1995, pp. 26-80, p. 53.
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9 Strauss Joseph, Introduction to Post-Tonal Theory, Pearson Education Limited, terza edizione, 2005,
p. 59 - 60.
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