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I capricci

Normali esigenze dell’infanzia o pretese da non accontentare?


Sommario

Introduzione

CAPITOLO 1 - I capricci. Cosa sono e come gestirli


1.1 Come gestire i capricci più comuni?
1.2 Con tuo figlio devi scegliere elasticità o rigore?
1.3 Quanto sono efficaci i premi e gli incentivi?
Tocca a te!
Verifica e controlla!

CAPITOLO 2: Impedire i capricci. Ruoli e regole da seguire


2.1 I capricci: il ruolo di genitori, nonni e tate
2.2 Il metodo “Montessori”
2.3 Chi ha più paura del “NO”?
Tocca a te!
Verifica e controlla!

Glossario

Per approfondire l’argomento…


A tutte le mamme e i papà che ogni giorno pensano di non potercela fare e vanno alla ricerca di
conforto e di suggerimenti utili
Introduzione
Quante volte ti capita di fermarti la sera a riflettere sulle tante pretese che ogni giorno mostra
tuo figlio? Lo osservi nel suo letto, beato mentre dorme come un angioletto, e ripensi a quanto
hai vissuto nelle ore precedenti.
“Non voglio mangiare questo”, “voglio comprato quello” o “faccio solo come dico io”. Frasi
diverse che per un bambino ripercorrono un unico filo conduttore: imporre il proprio pensiero o
desiderio da realizzare. E non importa se si tratta di atteggiamenti orientati a fare qualcosa di
vietato o rifiuti decisi a obbedire.
Ma i capricci sono delle normali esigenze dell’infanzia o sono delle richieste prepotenti alle
quali non bisogna cedere? Un dubbio che tutti i genitori, almeno una volta, si sono posti nei
primi anni di vita dei loro figli. Una domanda alla quale ti aiuteremo a dare una risposta.
La stessa definizione che trovi sul vocabolario ti indica che il capriccio è una “voglia bizzarra”.
Esso è un desiderio ostinato, un impulso improvviso, temporaneo e a volte inspiegabile. Ma sai
bene che non hai di fronte degli adulti ma devi interagire con dei bambini. Come ti devi
comportare e quale deve essere il tuo approccio?
Lascia perdere i suggerimenti di amici, parenti e persino genitori. Tutti, comprese le persone
che non hanno figli, vorranno da dire la propria spiegandoti, con superiorità, dove stai
sbagliando. Otterrai solo una gran confusione nella mente e nella tua vita familiare.
È importante focalizzare un principio fondamentale: non esistono regole standard valide in
ogni occasione. Potrai avere solo suggerimenti da interpretare e applicare alla tua situazione
personale. Ogni bambino ha una propria personalità e sensibilità che va capita, ascoltata e
sostenuta. Ogni genitore ha un carattere, atteggiamento e stile di vita. Ogni famiglia, al di là del
nucleo genitore – figlio, interagisce con un contesto sociale che ne influenza le dinamiche.
È facile, infatti, poter dire che i bambini “vanno seguiti dedicando loro tutto il tempo di cui
hanno bisogno”. Sappiamo bene che con loro bisogna avere tanta pazienza perché sono piccoli e
non sempre comprendono la realtà dei fatti. Buoni propositi di una “vita perfetta” che tutti
conosciamo ma che non sempre riusciamo a garantire. E allora cosa succede se la famiglia vive
in un ambiente “imperfetto”? Come riuscire a non lasciarsi contaminare dai problemi di lavoro o
dalla mancata stabilità affettiva nella coppia di genitori?

Continuando a leggere ti indicheremo alcuni suggerimenti utili per costruire un rapporto sano
con tuo figlio. Potrai lasciarti guidare dalle teorie elaborate dagli psicologi comportamentali ed
esperti nel rapporto genitori – figli. Ti aiuteremo a riflettere sul modo in cui affronti i problemi e
a risolverli nel modo migliore per te.
Davanti alle richieste di tuo figlio bisogna rispondere sempre “sì” o, per garantire la tua
autorità, devi saper dire “no”? Come in ogni situazione bisogna sempre seguire “il giusto mezzo”
e decidere, caso per caso, cosa rispondere.
Puoi concedere, ad esempio, un cioccolatino prima di cena? Ogni tanto è giusto accontentare tuo
figlio e coccolarlo ma attenzione a quante volte lo consenti. Il dolce non può diventare il
compromesso quotidiano indispensabile per convincere tuo figlio a mangiare la verdura o la
carne.
In passato le dinamiche familiari erano rigide e autoritarie. Il padre, padrone di casa,
comandava su tutti e ai figli non restava che obbedire senza nemmeno capirne il perché. Il
primogenito aveva tanti privilegi mentre agli altri figli non restavano che gli “avanzi” e qualche
briciolo di attenzione.
Non importa se tuo figlio ha pochi mesi o quasi 18 anni. I capricci sono sempre dei tentativi
messi in atto per poter comunicare, in modo grossolano, con il proprio genitore. Ti vogliamo
sottolineare questo principio perché in questo ti stiamo dicendo qualcosa di molto importante:
dietro un bambino capriccioso non c’è automaticamente un cattivo genitore.
“Io non ho allevato dei bambini maleducati”. Una frase che spesso si sente dire quando il piccolo
rifiuta di salutare qualcuno per strada. Magari, invece, la soluzione è molto più semplice di
quella che si pensa. Un profumo dall’essenza troppo intensa o un abbigliamento ritenuto
eccentrico può essere la risposta al rifiuto. Non costringere il bambino a “bruciare le tappe”:
imparerà con calma e con i suoi tempi come comportarsi in società.
In passato si viveva in un piccolo “micro cosmo” e i nostri genitori potevano avere come termini
di paragone soltanto i figli dei propri vicini. Grazie a internet Adesso, invece, scopriamo che
anche i principi e i re da piccoli erano delle “piccole pesti”. Come lo sappiamo? Innanzi tutto
perché “sono bambini” e come tali sono curiosi, vivaci e agiscono d’impulso. E poi basta
guardare come sono oggi i piccoli dal “sangue blu”. I loro genitori, adesso “in doppio petto”,
magari in passato si comportavano allo stesso modo.
Non devi navigare troppo sul web per vedere come si atteggia il piccolo George, il figlio di
William di Windsor e Kate Middleton. Il futuro erede al trono d’Inghilterra, obbligato dalla
nascita a presenziare a cerimonie ufficiali, non apprezza l’etichetta rigida. Il piccolo, dopo un
po’ di tempo, si annoia e inizia a piangere, voler correre libero o giocare. E i fotografi di tutto il
mondo non perdono l’occasione di immortalarlo mentre scalcia.
Parliamo di...
• linguaggio e metodi comunicativi
CAPITOLO
• 1 - di
bisogno I capricci.
autonomia Cosa sono e come gestirli
• differenza tra "giusto" e "sbagliato"
• l’importanza di stimolare fiducia e autostima
1.1 Come gestire i capricci più comuni?
Ti abbiamo appena sottolineato che il bambino cerca di comunicare i suoi bisogni con i capricci.
Il tuo compito è quello di rassicurarlo. Facile a dirsi e molto più complesso a farsi. Come
spiegargli che ogni giorno dovrà imparare qualcosa che lo renderà sempre più autonomo e
indipendente?
I capricci sono la manifestazione profonda di tutte le sue paure. Tra queste spiccano il senso di
abbandono, il timore di non essere amato abbastanza o un generico disagio. Sentimenti naturali
che non vanno soffocati con un rimprovero ma, piuttosto, accolti, spiegati e superati.
La nascita di un fratellino o una sorellina può scatenare in tuo figlio queste paure portandolo a
una condizione di regressione linguistica o motoria. Non intimorire il bambino né può farglielo
notare umiliandolo. Prova, invece, a farti aiutare nella cura del neonato e rendilo partecipe di
questa nuova esperienza. Tuo figlio si sentirà accolto nel nuovo nucleo familiare perché convinto
di avere un importante ruolo.
Le ricerche nel campo della psicologia infantile hanno dimostrato l’importanza di creare un
contatto con ciascuno dei propri figli. Evita urla isteriche che si sentono fino agli inquilini del
palazzo che si trova oltre la strada. I tuoi figli hanno un udito perfetto e alzare il volume della
voce non equivale a convincerli. È importante spiegare il “perché” non si può accontentare il
bambino e comunicare con lui utilizzando un linguaggio semplice. Non pensare che hai di
fronte un bambino piccolo e in quanto tale incapace di capire. Resterai stupito dalla sensibilità
di tuo figlio, devi solo metterlo alla prova. Parla utilizzando esempi e, se necessario, utilizza i
personaggi delle fiabe o dei cartoni animati. Una persona buona che difende i diritti degli altri
può identificarsi come uno dei supereroi della Marvel o delle principesse Disney. “Hai visto cosa
è successo a Cappuccetto Rosso quando non ha ascoltato la sua mamma”? “Devi sempre essere
un bravo bambino come fa l’Umo Ragno”. Oppure “Non fare i dispetti a tua sorella: hai visto
come sono unite Anna ed Elsa”?

Un altro errore che fanno i genitori è quello di dare regole senza spiegarne il perché. “Non
attraversare la strada da solo”. “Finisci di mangiare il tuo pranzo”. Non arrampicarti sui mobili”.
Uno sbaglio che anche tu involontariamente puoi compiere. Per gli adulti alcune cose sono
“ovvie” ma per il bambino no. Lasciarti la mano e scappare via o agire come vuole non è un
atteggiamento dettato dalla voglia di disobbedirti. Quello che tu chiami “capriccio” per tuo
figlio, magari, è desiderio di autonomia e libertà. Far capire le motivazioni permette di
raggiungere più velocemente e serenamente il tuo obiettivo. E questo ottenendo un altro
importante vantaggio: sviluppare la capacità cognitiva e di giudizio di tuo figlio. I divieti che
abbiamo indicato prima puoi trasformarli così: “Non attraversare la strada da solo, le macchine
potrebbero non vederti e investirti. Sarai libero di muoverti quando andremo al parco”. “Finisci
di mangiare il tuo pranzo. Crescerai forte e sano come Thor”. “Non arrampicarti sui mobili,
potresti cadere. Per le acrobazie aspetta di essere sui gonfiabili al parco giochi”.
Creato questo rapporto di empatia tuo figlio sarà maggiormente predisposto ad ascoltarti. Farlo
vestire da solo prima di andare a scuola non sarà più un problema.
Rifletti un attimo sull’errore che abbiamo appena analizzato: “Accettare una regola o un divieto
senza saperne il perché”. Questo atteggiamento, ammettilo, non lo gradiresti nemmeno tu che
sei un adulto. Pensa a quante volte nella tua vita ti arrabbi per qualcosa e come reagisci. Non
succede solo quando hai problemi al lavoro o con il partner ma anche quando tuo figlio fa i
capricci.
Perché ti arrabbi? Perché non capisci cosa sta succedendo o cosa voglia il bambino.
Come reagisci? Con atteggiamenti impulsivi, a volte imponendo la tua autorità.
Cosa ti crea più fastidio? Che tuo figlio non segua le tue indicazioni e non presti attenzione a ciò
che tu ritieni importante.
Cosa generi nell’altro? Incomprensione e ulteriore tensione.
In pratica...
Cosa vorresti? Capire la situazione, spiegare le tue motivazioni e chiarire la questione.
Scopri cosa piace al bambino e utilizza il suo linguaggio. Parla utilizzando le metafore delle fiabe o i
Tuo figlio, in fondo, non si comporta in modo diverso. Non sei d’accordo con noi?
personaggi più amati da tuo figlio. Ascoltalo, fatti spiegare perché si sta comportando in quel modo e poi
spiega il tuo punto di vista.
1.2 Con tuo figlio devi scegliere elasticità o rigore?
“Mi dai una caramella?” una domanda alla quale spesso segue un automatico e istintivo “no”.
Ti sei mai chiesto perché reagisci così? Ti preoccupa veramente la quantità di zuccheri in
eccesso o di concedere quello che spesso viene visto solo come un “premio”?
Una situazione che magari si può ricreare alla richiesta di un giocattolo o di dormire nel
“lettone”. Eppure magari il bambino, quel giorno, aveva veramente voglia di qualcosa per
addolcire il palato proprio come succede a noi.
Le “coccole” non sono premi da dover concedere ma piaceri da condividere tra genitore e figlio.
Non ti stiamo dicendo di viziare tuo figlio per ogni richiesta avanzata. Non devi, però, nemmeno
lasciarti influenzare dalla paura di diventare troppo permissivo. “E se da questo capisce che da
me può avere tutto?”. “E se poi le pretese diventano insostenibili”?
Come sostiene un antico detto popolare “non bagnarti prima che piova” ma se ci sono nubi esci
di casa portandoti l’ombrello. Quello che ti vogliamo suggerire, in sintesi, è di trovare un “giusto
mezzo”. Fai capire a tuo figlio che è amato e coccolato non solo quando chiede qualcosa con
insistenza.
Un esempio? Torniamo alle caramelle. Ogni tanto, senza motivo, acquista un pacco di caramelle
e regalaglielo. Torna a casa e fagli trovare qualcosa che a lui piace. Stai attento, però, alla
tempistica. Se lo fai ogni volta che torni dal lavoro lui percepirà che è un modo di farti
perdonare per l’assenza. Potrebbe cominciare a fare capricci quando devi andare a lavoro o
Curiosità...perché non torni ogni sera con un regalo. Un atteggiamento involontario che, però,
protestare
potrebbe
Negli anniaccentuare
’90 in Italia iècapricci.
andata inFagli
onda capire
la serieche pensi “La
televisiva sempre
Tata”.a La
lui, quando vaiera
protagonista a fare la spesae o
una giovane
affascinate
uscite insieme donna assunta alcome
per andare educatrice
parco. Quando seida stato
una famiglia
fuori perdell’alta
lavoro borghesia di per
o sei uscito Manhattan.
qualsiasi
Nonostante
altra non ne avesse l’esperienza o le competenze professionali la donna si rivelò una buona guida
commissione.
riuscendo, con originali ma sempre efficaci soluzioni, a gestire le diverse esigenze dei ragazzi a lei
affidati.

Un genitore conosce il proprio figlio, giorno dopo giorno ne osserva le potenzialità e i limiti. Non
serve necessariamente essere un educatore di professione per poter diventare una buona guida.
Il compito di un genitore è simile a quello di un “angelo custode” che vigila sul bambino senza
opprimerlo con le sue scelte.
Non tutti i bambini, però, sono uguali e ognuno cresce e sviluppa le proprie capacità in modo
differente. L’adulto, quindi, non può applicare un uguale approccio con diversi bambini e
aspettarsi lo stesso risultato. Un suggerimento che ci permettiamo di rivolgere soprattutto ai
genitori che hanno più di un figlio. Non puoi semplicemente dire che tuo figlio “è capriccioso
perché non si addormenta da solo nella culla come faceva il maggiore”. Magari il piccolo è più
sensibile ai rumori esterni o ha voglia di giocare con suo fratello. Per ogni bambino prova ad
azzerare le tue convinzioni e iniziare a studiare come stimolare e far emergere la sua
personalità.
In pratica...

Aiuta tuo figlio a scoprire e capire i pericoli che lo circondano. Ne resterà alla larga anche se non ci sarai
tu a vigilare.

1.3 Quanto sono efficaci i premi e gli incentivi?


I bambini, per natura, sono seri, disciplinati e amanti dell’ordine. Il compito di un genitore è
quello di incentivare a far emergere questa predisposizione. Anche questa volta, siamo certi che
stai pensando che questo è “facile a dirsi ma difficile a farsi”.
Il bambino deve vivere una vita il più possibile equilibrata. Dopo tante ore di studio trascorse a
scuola lasciagli un po’ di svago e tempo per il gioco libero. Non obbligarlo a iniziare subito i
compiti. La mente ha bisogno di rilassarsi: le proteste non saranno “capricci” ma reali esigenze.
Per i compiti, ad esempio, fallo iniziare dalla materia che lui non preferisce e concludere con
quella che gli piace. In questo modo, anche se stanco, farà tutti gli esercizi con piacere. Saprai
di aver superato questa impresa, se sarai riuscito a stimolare tuo figlio scoprendo i suoi desideri
o attitudini.
Una regola, quella dell’equilibrio tra “dovere e piacere” valida anche in età prescolastica. Dopo
aver giocato, anche se si trova a casa di alcuni amichetti, spingilo a sistemare la stanza.
Insegnerai a tuo figlio a seguire un metodo valido anche a casa. Forse all’inizio protesterà un
poco ma dopo un po’ di tempo non farà più capricci. Vedrai, con piacevole sorpresa, che sarà lui
a iniziare a riordinare senza che nessuno lo solleciti a farlo. Non trasmettergli l’idea che il gioco
sia un “premio” e l’ordine una “punizione” ma, orientalo sottolineando come siano due fasi
della stessa attività. Del resto, quando giocano dipingendo su un foglio, prima di prendere un
altro colore non devono forse ripulire il pennello nell’acqua? Allo stesso modo si dovrà fare con
la stanza.
Alla fine di qualsiasi attività, se ben fatta, cerca di non usare frasi autoritarie. “Hai fatto
soltanto il tuo dovere” è un’espressione da bandire anche dalla tua mente. Sviluppa e valorizza
ciò che fa il bambino senza accentuarne i difetti. Da evitare anche “Però questo esercizio lo hai
fatto male”. Lo stesso concetto lo potrai esprimere in modo diverso. “Molto bene! Vedrai che la
prossima volta anche questo esercizio sarà perfetto come gli altri”.
Non ti stiamo dicendo che devi soltanto lodare tuo figlio e farlo amare da tutti. Il principio di
base, in questo caso, è differente. Fai percepire al bambino che tu hai fiducia nelle sue
possibilità. Non parlare male di lui né quando è presente né quando è assente. Rafforza,
piuttosto, la sua autostima sottolineando i miglioramenti effettuati, anche se sono minimi.
Questo lo stimolerà a fare sempre meglio.
Crescere un bambino in un clima di fiducia è possibile. E non servono né premi né punizioni.
Queste, infatti, non sono altro che “manipolazioni” mentali da dover evitare. Non devi avere dei
figli “ammaestrati a essere educati” ma consapevoli di doversi comportare bene.
Forse rimarrai stupito da questa affermazione perché pensi che una punizione, ogni tanto, possa
essere efficace. Sappiamo che essere genitori non è sempre facile. Il rapporto con tuo figlio,
talvolta, può essere compromesso dai tuoi problemi personali o stati d’animo. Cerca, però, di
evitare le punizioni. Non hanno alcun beneficio e, peggio ancora, lo rendono debole. La
punizione gli insegna solo che è il più forte e il più potente ad avere sempre ragione.
Lo stesso ragionamento va applicato ai premi. “Se finisci di mangiare puoi andare a giocare con
leIncostruzioni”. In questo modo stai dicendo al bambino che deve “subire” una cosa che ritiene
questo capitolo...
ingiusta. Un “prezzo”
• Scopri cosa piaceda pagare eper
al bambino essere
utilizza il suolibero. Lo Parla
linguaggio. stesso concetto,
utilizzando invece,
le fiabe può essere
o i personaggi più
riformulato amati da tuo figlio. Ascoltalo, fatti spiegare perché si sta comportando in
In pratica... sottolineando i benefici legati al cibo: “Se mangi tutto diventerai forte”. Una quel modo e poi spiega il
tuo punto di vista.
spiegazione che, come ti standard
abbiamovalide
accennato prima, èPerefficace perché ben compresa dal
Tuo figlioNon
• nonesistono regole
è il tuo animale domestico. Devi in insegnarli
ogni occasione.
a capire laogni bambino
differenza trailciò
genitore deve trovare
che è giusto e ciò che
bambino.l’adeguato approccio comunicativo.
non lo è. Il “premio” lo educa a essere debole e seguire solo i comandi imposti.
• Le “coccole” sono gesti di tenerezza che si scambiano genitori e figli. Contribuiscono a rafforzare il
rapporto d’affetto e frenano il bisogno di capricci.
• I “premi” e le “punizioni” sono metodi educativi ormai superati che soffocano il bambino invece che
renderlo autonomo.
Tocca a te!

1. Quando tuo figlio ti fa arrabbiare come reagisci?

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2. Cosa vuol dire che devi essere “l’angelo custode di tuo figlio”?

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3. Utilizzi mai “premi” e “punizioni”. Racconta un episodio e analizzalo


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Verifica e controlla!

Seleziona la risposta secondo te più giusta e valuta il livello di apprendimento confrontando al


termine la lista di risposte corrette

1.Che linguaggio usi con tuo figlio?


A Uso lo stesso linguaggio che B Parlo poco con lui. È ancora C Spiego che esiste il “lupo
ho con gli adulti. Prima un bambino, quando capirà gli cattivo”. Deve capire bene
impara meglio è spiegherò tutto cosa sto dicendo
2. Chi è che comanda a casa?
A Sempre io. Lui è un B Io. Ma cerco di spiegargli C Mio figlio. È un bambino e
bambino e non ne ha perché esistono delle regole ha diritto di crescere come
l’autorità da seguire crede più opportuno
3. Come interagisci con i bambini?
A So gestire i bambini. Ho un B Non ne sono capace. C Cerco di capirli e adeguarmi
metodo infallibile adatto a Aspetto che siano loro a alla loro sensibilità
tutti interagire con me
4.Le “coccole” sono gesti di tenerezza. Come devi usarle?
A Le evito. Bisogna far capire B Le incentivo. Un bambino C Le utilizzo soltanto qualche
chi comanda amato ti rispetta e ti ascolta volta. Non bisogna mai
esagerare
5. La punizione è
A Necessaria B Da usare raramente C Da evitare sempre
Soluzioni (C – B - C – B - C)
Parliamo di...
CAPITOLO 2 - tra
• equilibrio Impedire
educazioneiecapricci.
coccole Ruoli e regole da seguire
• tempo di quantità e di qualità
• autonomia e libertà di scelta
2.1 I capricci: il ruolo di genitori, nonni e tate
I nonni accontentano tutti i capricci, i genitori devono negarli. Una frase che si sente spesso ma
è corretta?
È vero. I nonni, generalmente, coccolano di più i nipoti perché non avvertono su di loro il peso
della responsabilità educativa. I genitori, invece, devono insegnare le regole della società e
Sai che...
trasformare quei piccoli uomini e donne in adulti coscienziosi. Attenzione: “educare” non vuol
Dal 2005 al 2012 è andato in onda il programma televisivo “SOS Tata”. Il format prevedeva che i genitori,
dire “nondicoccolare”
incapaci e viceversa
gestire i capricci dei figli, “coccolare”
contattavano non vuol direin “viziare
e ospitavano casa una etata.
subire”. Questa giorno
Dopo qualche è una di
osservazioneantica
convinzione la professionista dettava alcune
e ormai superata. regole per
I capricci, aiutarespesso
infatti, la famiglia
sonoa generati
ristabilire l’ordine.
proprio Nell’arco
da un
delle otto edizioni si sono alternate diverse tate e ciascuna con il proprio metodo educativo.
desiderio di affetto.
L’apprendimento delle regole con un approccio creativo e collaborativo, l’autonomia del bambino e il
recupero degli spazi dei genitori sono stati alla base di tutti gli approcci.

I nonni sono spesso insostituibili ma per mantenere un clima sereno è importante la


collaborazione con i genitori. Spiega perché “quello che succedeva ai suoi tempi” adesso è
considerato pericoloso o non salutare. Fatti accompagnare dal medico o acquista riviste
specializzate in puericultura. Non state combattendo una guerra nella quale l’affetto del
bambino è il tesoro da vincere. Siete entrambi dalla stessa parte e la vittoria è l’educazione e il
benessere psicofisico del vostro piccolo. Non puoi aggiungere anche questo alle cose da “dover
gestire”. Un genitore, generalmente, si occupa della casa, del lavoro, dei figli e a questi si
possono aggiungere ulteriori incombenze. Ad esempio, prendersi cura di una persona malata o
non autosufficiente. Anche tu, nella tua vita quotidiana, ti rendi conto di avere degli obblighi da
non poter evitare. Ciò che “devi” fare toglie tempo a quello che “vuoi” fare: prenderti cura di
tuo figlio. La giornata, però, è composta da 24 ore e ti ritrovi a dover trascorrere con i bambini
meno tempo di quanto vorresti. Ed è, anche, da stress, sensi di colpa, stanchezza ed esigenze da
voler compensare che hanno origine i capricci.
C’è un altro aspetto molto importante da non sottovalutare. I nonni spesso sono dei “rifugi” ai
quali aggrapparsi quando i genitori ci impongono le regole. Non negarlo, lo facevi anche tu
quando eri piccolo e puoi capire questi sentimenti di affetto. Ma perché si crea questo rapporto
così stretto? I nonni, così come le tate o i parenti ai quali affidi temporaneamente tuo figlio
hanno un elemento in comune. Quando incontrano tuo figlio si fermano per giocare lasciando da
parte tutte le altre commissioni o incombenze. Loro, però, non trascorrono tutta la giornata con
lui e possono rimandare a un secondo momento le altre faccende personali. Tu, invece, non puoi
farlo e, come un equilibrista, provi a tenere in sospeso tutto quanto. È proprio quella sensazione
di tempo esclusivo e di totale attenzione che conquista il bambino. Questo ci porta a un altro
principio molto importante: il tempo di qualità.
Gli psicologi sottolineano che a fare la differenza non è la “quantità” di tempo dedicata a tuo
figlio ma la “qualità”. Vanno bene anche 10 minuti al giorno purché vissuti con allegria e
spensieratezza. Impara ad ascoltare tuo figlio, scopri cosa gli piace di più e cerca di
accontentarlo.
Dedicare “tempo esclusivo” vuol dire posare il cellulare, spegnere la televisione, chiudere i libri
o le riviste. Tuo figlio capisce se stai “fingendo” di giocare con lui o se ne hai veramente voglia.
Dedicare solo “parte” della tua attenzione equivale a dire: “Tu per me non sei così
interessante”. E da qui nasce un elenco infinito di capricci. È normale che il bambino chiederà di
continuare a giocare, non andare a dormire o non voler finire la cena. Per lui sarà come sfidarti:
“Se tu non vuoi ascoltare me perché io dovrei fare diversamente”?
In pratica...
Gli insegni che le “regole si rispettano e valgono per tutti”. Se dici, però, di voler giocare con lui
I nonni non sono gli unici autorizzati a coccolare i bambini. Regalati del tempo esclusivo da vivere
ma pensi ad altro come pretendi che lui non faccia altrettanto?
insieme a tuo figlio.
2.2 Il metodo “Montessori”
Lo sapevi che…
Dopo
Mariaaver riflettuto
Montessori su tra
visse molti aspetti
il 1870 e il che
1952caratterizzano la tua
e fu tra le prime vitaitaliane
donne ti vogliamo illustrare
a laurearsi quello È
in medicina.
ricordata
che vienesoprattutto per aver
definito “il metodocreato un metodo educativo
Montessori”. ancora oggi utilizzato
Piccoli suggerimenti nelle scuole esembrarti
che potrebbero in famiglia.
Maria Montessori, nel suo libro “La scoperta del bambino”, ha sottolineato l’importanza del rispetto del
“banali” ma che, se adeguatamente applicati nella quotidianità, possono aiutarti a ridurre i
naturale sviluppo del bambino. Criteri che inglobano l’aspetto fisico, psicologico e sociale.
capricci infantili.
L’educatrice e pedagogista ha sempre sottolineato l’importanza di far sentire il bambino “libero” di scegliere
il proprio percorso formativo. Un metodo da applicare fin dalla nascita e valido fino alla maggiore età.

Ecco i principali punti dell’approccio montessoriano e alcuni suggerimenti da applicare alla tua
vita quotidiana.
1. Stimola la socializzazione e cooperazione di tuo figlio facendogli frequentare non solo
coetanei ma anche bambini di differente età. Un suggerimento valido sia a scuola
(iscrivendolo alle “classi di età mista”) sia quando gioca con altri bambini. Tuo figlio,
vedendo i capricci dei bambini più piccoli, vorrà spontaneamente distinguersi per non
essere equiparato a loro. Se il neonato non mangia lui finirà tutta la sua porzione. Se il
piccolo non si veste lui si preparerà con velocità. Un impulso che, però, non è sempre
valido quando si tratta di fratelli o sorelle. Il figlio maggiore, in questo caso, potrebbe
addirittura avere una piccola ma comprensibile regressione. Il “capriccio” è da tradurre,
in questo caso, come una richiesta di attenzioni nei confronti del genitore. Quando si
trova a dividere e condividere il tempo con un'altra persona può diventare geloso. Un
istinto che si accentua soprattutto negli “ex” figli unici da sempre abituati a vivere le
attenzioni in modo esclusivo.
2. Aiutalo a sviluppare la propria personalità lasciandolo libero di scegliere quello che
desidera. Con questo non ti stiamo dicendo di dare a tuo figlio “carta bianca” e lasciargli
fare tutto quello che vuole. Devi, infatti, individuare una gamma di opzioni tra le quali
può decidere. Quando dovete uscire non prendere sempre tu l’abito che deve indossare
ma proponi un’alternativa. “Vuoi la maglia rossa o quella verde? Preferisci il jeans nero o
quello blu”? Come avrai potuto notare per te non c’è molta differenza: tuo figlio
indosserà una maglietta e un jeans a prescindere dalla sua scelta. Cosa cambia allora? La
possibilità di seguire i suoi gusti, di esprimersi attraverso i colori, di sapere che indossa
qualcosa che gli piace. Quando dovrà andare a scuola e indossare la divisa potrai
facilmente soffocare i suoi capricci sul nascere. Con un sorriso potrai dire: “Sai bene che
quando è possibile sei tu a scegliere cosa indossare”. E lui saprà che stai dicendo la
verità. Adotta lo stesso principio in tutte le attività quotidiane. Il gusto di una bibita o
del succo di frutta, la giostra, la favola che gli devi leggere. Lui si sentirà ascoltato,
preso in considerazione e meno incline a fare i capricci.
3. Fissa un tempo minimo e massimo entro il quale fare le attività. “Puoi giocare fino alle
19 ma poi ti devi preparare per cenare e andare a letto”. “Finisci il tuo disegno o il
compito assegnato a scuola e poi potrai uscire”. Regole corrette ma attento a calcolare
bene i tempi. Non puoi chiedere a tuo figlio di stare tutta la giornata a studiare senza
avere un po’ di pausa. Non devi nemmeno, però, autorizzare un riposino ogni mezz’ora.
La “curva dell’attenzione” è una teoria che sostiene come la mente umana non sia in
grado di mantenere lo stesso livello di concentrazione per lunghi periodi. Una quantità di
tempo che aumenta con l’età. Non puoi pretendere che tuo figlio di pochi mesi si sieda a
giocare con te e trascorra un’ora a fare sempre la stessa cosa. Lui si stancherà dopo
pochi minuti e, attirato da un altro stimolo, vorrà andare alla scoperta di qualcos’altro.
Questo non devi considerarlo come un “capriccio”: tuo figlio sta semplicemente
scoprendo il mondo. Aumentando l’età dovrai, però, stimolare la crescita
dell’attenzione. Se inizia un’attività devi fargliela portare a termine. Ovviamente la
difficoltà del lavoro dovrà essere calibrata in base agli anni. Se hai figli di età diversa e
vuoi far realizzare loro un disegno per la festa del nonno devi scegliere soggetti diversi.
Un disegno che va solo colorato per i più piccoli o da realizzare partendo da un foglio
bianco per i più grandi. Se il bambino non vuole disegnare il nonno magari non è un
capriccio: forse non lo sa veramente disegnare.
4. Pianifica gli spazi in base alle esigenze di tuo figlio. “Mi lavi tu i denti? Io non lo so
fare”. “Io non voglio giocare da solo, resta con me”. Stimolare l’autonomia vuol dire
anche creare uno spazio “a misura bambino”. Lascia ben in vista in bagno uno sgabello
che consenta a tuo figlio di poter raggiungere da solo il lavandino. Acquista uno
spazzolino e un dentifricio del colore preferito del tuo bambino. Lui scoprirà il piacere di
essere autonomo e rendere contenti la sua mamma o il suo papà. Il problema, a volte, è
dettato semplicemente dal “non saper fare” una cosa come l’ha insegnata l’adulto.
Lascialo libero di “costruire” la propria esperienza personale senza dover
necessariamente fargli imitare quella degli altri. Riuscire in qualcosa come autodidatta
rimane sempre una delle esperienze di vita più affascinanti e gratificanti per un
bambino. Prova a pensare al suo sguardo quando, per la prima volta, ha iniziato da solo a
In pratica...
fare i primi passi.
Tratta tuo figlio come un “piccolo adulto”. Adegua gli ambienti alle sue esigenze e stimola lo sviluppo
della sua personalità. Diventerà un “adulto” responsabile di cui potrai essere fiero.
2.3 Chi ha più paura del “NO”?

Tuo figlio ti chiede qualcosa.  Tu rispondi di "no". Lui urla, strepita, scalcia. Non accetta il tuo
rifiuto.  Ti ritrovi in un'impasse dal quale devi saper uscire. Non è una guerra al più forte,  non
devi imporre la tua autorità ma nemmeno aver timore dei suoi pianti e cambiare idea. Il "no" non
è una punizione per tuo figlio ma, addirittura, è considerato dagli psicoterapeuti come uno
strumento educativo. 
Se tu dici a un bambino “non avvicinarti al forno perché brucia” magari hai involontariamente
stuzzicato la sua curiosità. I bambini sono “incoscienti” proprio perché non hanno ancora
sviluppato quella “coscienza”, o consapevolezza, di ciò che li circonda. Se lui cerca di scappare
per toccare il forno magari non è un capriccio ma una sana curiosità. Il tuo compito, in questo
caso, sarà quello di guidare il bambino e spiegargli il pericolo.
Con il rifiuto insegni a tuo figlio l’esistenza di un “limite” che non sempre può superare. Anche
se non te ne rendi conto gli stai insegnando a gestire il rapporto con gli altri. Il bambino
comprende e approfitta delle tue debolezze. Non sarà un caso se inizierà a “piagnucolare”
quando sei con altre persone. Attenzione, questo è il momento più pericoloso nel quale rischi di
cedere assegnando premi o punizioni. Non è il momento di accontentarlo se non lo ritieni
opportuno. Se ti imbarazzi per gli altri esci dalla stanza o appartati. “Ti capisco, ma in questo
momento non è possibile”. Spiega con calma le tue motivazioni e tranquillizza il bambino.
Cedere a quello che è soltanto un capriccio trasmette al piccolo un’idea distorta del mondo che
lo circonda. Se un genitore persegue con questa idea cosa succederà al figlio quando riceverà un
“no” dalla persona amata o a un colloquio di lavoro?
Devi, quindi, saper spiegare cosa è “giusto” e cosa, invece, è sbagliato e guidarlo verso la
scoperta del mondo. Dai gli “strumenti” utili a far emergere le sue potenzialità e compilare una
funzionale scala delle priorità.
Liberati dai tuoi pregiudizi o freni inibitori, trasformati nel perfetto compagno di giochi senza
mai dimenticare il tuo ruolo genitoriale. Non importa se tuo figlio chiede di trasformarti in un
animale da cavalcare o ti pettina i capelli. Spiega le regole del gioco, i pericoli da evitare poi
In pratica...
potete iniziare. Resta sempre con il sorriso tra le labbra e lasciati coinvolgere dalla sua euforia.
Il Ilbambino
“No” noncapirà di avere
deve essere accantocome
considerato una persona che loper
una punizione ama, che lo
tuo figlio maascolta e che loeducativo.
uno strumento vizia.
Capirà il valore delle cose e dei sentimenti e imparerà a creare una scala delle priorità.
• Fissa delle regole sulle quali non intendi transigere e lascia autonomia di gestione a tuo figlio o
chi sta con lui.
• Stimola a imparare seguendo i suoi metodi e non obbligarlo a imitare i tuoi. Intervieni solo se è
veramente necessario.
• Non dire “no” se non ce n’è realmente motivo. Ma non avere paura di rifiutare un permesso.
Tocca a te!

1. Qual è il ruolo dei nonni e che rapporto devi instaurare con loro?

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2. Quali regole del “metodo Montessori” pensi che ancora non hai imparato a seguire
nella tua esperienza di genitore?

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3. Riesci a dire “no”? Spiegane il perché.

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Verifica e controlla!
Seleziona la risposta secondo te più giusta e valuta il livello di apprendimento confrontando al
termine la lista di risposte corrette

1. Che rapporto ha tuo figlio con i nonni?


A Loro mi aiutano ogni volta B Scrivo su un foglio tutto C Alcune regole devono
che ne ho di bisogno. Lascio quello che devono fare e cosa essere rispettate ma per il
fare a mio figlio tutto quello evitare. È fondamentale che i resto lascio piena autonomia
che vuole quanto sta con i nonni seguano le mie regole
nonni.
2. Cosa intendi per tempo di qualità?
A La possibilità di far B Dedicargli ogni giorno C Riuscire a trascorrere con
scegliere a mio figlio la gita o tempo esclusivo lui tutto il tempo che posso
l’attività che preferisce concedendogli tutta la mia ritagliarmi
attenzione
3. Tuo figlio sceglie da solo i vestiti?
A Sempre. Anche se impiega B A volte. Dipende da dove C Mai. Devo sempre vigilare
molto tempo deve sempre dobbiamo andare e cosa fare che indossi qualcosa di adatto
scegliere in modo autonomo all’occasione.
4. Quando sei con gli altri cosa racconti di tuo figlio?
A Cerco di sottolinearne i B Tutto. Non c’è bisogno di C Ne parlo soltanto bene. Mio
pregi evitando i difetti nascondere ciò che è evidente figlio davanti agli altri deve
sembrare perfetto.
5. Quante volte al giorno dici “no” a tuo figlio?
A Quando è necessario. Deve B Mai. Deve avere quello che C Sempre. È importante che
imparare quello che è giusto e io non ho avuto. capisca chi comanda
quello che è sbagliato
Soluzioni (C – B – B – A - A)
Glossario
Empatia: Capacità di comprendere lo stato d’animo del bambino e interrogarsi su quello che sta
provando.

Tempo di qualità: Teoria secondo la quale non è importante la quantità di tempo trascorsa con
una persona. Al bambino interessa solo “quanta attenzione” gli dedica l’altra persona anche se
circoscritta in poco tempo.
Per approfondire l’argomento…

Filliozat Isabelle, Le ho provate tutte! Come superare capricci e pianti e godersi il meglio del
proprio bambino, Piemme, 2014
Hogg Tracy, Blau Melinda, Il Linguaggio Segreto dei Bambini, Mondadori, 2012
Morris Desmond, Il bambino. Cosa pensa, cosa impara e come cresce nei suoi primi anni, De
Agostini, 2010
Novara Daniele, Urlare Non Serve a Nulla, Rizzoli, 2014
Opera Nazionale Montessori http://www.operanazionalemontessori.it/

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