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Soprannominato il Vate (allo stesso modo di Giosuè Carducci), cioè "poeta sacro, profeta", cantore dell'Italia umbertina, o anche "l'Immaginifico", occupò una
posizione preminente nella letteratura italiana dal 1889 al 1910 circa e nella vita politica dal 1914 al 1924. È stato definito «eccezionale e ultimo interprete
della più duratura tradizione poetica italiana […]».[6][7] Come figura politica, lasciò un segno nella sua epoca ed ebbe un'influenza notevole sugli eventi che gli
sarebbero succeduti.[8]
La sua arte fu così determinante per la cultura di massa, che influenzò usi e costumi nell'Italia - e non solo - del suo tempo: un periodo che più tardi sarebbe
Gabriele D’Annunzio nacque a Pescara il 12 marzo 1863; compì gli studi a Firenze,
pubblicando giovanissimo dei versi (Primo vere) di modello carducciano, ma già venati di
moderna sensibilità. Altri versi (Canto novo; Poema Paradisiaco; Isotteo e la Chimera;
Elegie romane) gli diedero presto notevolissimo successo, soprattutto negli ambienti
dell’aristocrazia e dell’alta borghesia. Il poeta seppe creare una immagine di sé, quella
della “vita inimitabile”, tra lussi, eventi sensazionali, amori turbinosi: celebre quello per
la grande attrice Eleonora Duse.
La vita splendida condusse il poeta a difficoltà per debiti. Passò in Francia, componendo
opere in francese (Le martyre de Saint Sébastien). Allo scoppio della I guerra mondiale,
tornò in Italia, assumendo la guida morale del movimento interventista.