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Un'altra grande figura della sofistica e Gorgia che rispetto a Protagora presenta una dottrina più
negativa circa le possibilità conoscitive pratiche dell'uomo.
Gorgia nacque verso il 485 a Lentini. Fu il discepolo di Empedocle ed esercitò la propria arte
retorica in molte città della Grecia soprattutto ad Atene.
Tra le sue opere conosciamo Sul non essere, o Sulla natura, e L'encomio di Elena. Nell'opera sul
non essere Gorgia stabilisce le tre tesi fondamentali su cui si basa la sua dottrina:
Nulla esiste
Se anche qualcosa esistesse, non sarebbe conoscibile dall'uomo
Se anche fosse conoscibile, sarebbe incomunicabile.
Per ciascuno delle tesi che intende dimostrare Gorgia parte da un’ipotesi contraria e la assume
momentaneamente come vera, quindi la analizza per metterne in evidenza tutti i possibili significati
e le relative conseguenze, e far vedere che ognuna di esse porta una contraddizione. Una volta
chiuso ogni ramo conseguenziale, non resta che ammettere che l'ipotesi iniziale è falsa.
Lo scritto di Gorgia è stato interpretato come un semplice scherzo, un pezzo di bravura retorica
attraverso il quale l'autore si sarebbe burlato dei filosofi precedenti. Nella prima tesi Gorgia intende
probabilmente negare la pensabilità logica e il valore ontologico dell'essere. Nella seconda tesi
Gorgia afferma che il pensiero non rispecchia necessariamente la realtà. Nella terza tesi, Gorgia
suggerisce che il linguaggio è altra cosa rispetto alla realtà e non possiede una capacità nei confronti
di essa.
Nelle tesi di Gorgia se vengono riferite in modo specifico all'essere di cui parlava Parmenide,
troviamo nella prima affermazione una negazione radicale dell'essere ovvero una professione di
ateismo. Le altre due tesi si mantengono su un piano di scetticismo o agnosticismo.
Socrate
Nacque ad Atene nel 470-469 a.C.
Nel Simposio di Platone, Alcibiade parla di Socrate in guerra come di un uomo insensibile alle
fatiche e al freddo, coraggioso, modesto e padrone di sé anche in momenti peggiori.
Si tenne lontano dalla vita politica attiva. La sua vocazione, il compito a cui si dedicò e si mantenne
fino all’ultimo, fu la filosofia.
Il pensiero di Socrate La ricerca filosofica era intesa da Socrate come un esame incessante di se
stesso e degli altri. Tenta con la ragione di chiarire sé a se stesso, rintracciando il significato
profondo del proprio essere uomo.
Per questo motivo, Socrate fece proprio il motto dell’oracolo di Delfi «Conosci te stesso», vedendo
in esso la motivazione ultima del filosofare e la missione stessa del filosofo. E poiché, secondo
Socrate, non si è uomini se non tra uomini, la sua filosofia assunse i caratteri di un dialogo
interpersonale, in cui ognuno, affronta e discute questioni relative alla propria umanità. In questo
colloquio incessante, in questa ricerca senza fine, Socrate pose il valore dell’esistenza, convinto che
«una vita senza esame non è degna di essere vissuta».
Per Socrate la prima condizione della ricerca è la coscienza della propria ignoranza.
La prima preoccupazione di Socrate è rendere l’uomo, tramite l’ironia, cosciente della propria
ignoranza e di stimolare l’ascoltatore a ricercare la propria verità dentro se stesso.
Da ciò la celebre maieutica, o la celebre arte di far partorire, di cui parla Platone. Questi dice che
Socrate aveva ereditato dalla madre la professione di ostetrica. Come questa aiutava le donne a
partorire, così Socrate, ostetrico di anime, aiutava gli intelletti a partorire il loro genuino punto di
vista sulle cose.
Da qui si perviene alla concezione che Socrate ha per la verità. Per egli non esiste una verità
assoluta, ma parla di omologhia, ovvero discorso comune, la ragione condivisa dal maggior numero
possibile di individui, alla quale si giunge attraverso il dialogo e il ragionare insieme, mettendo alla
prova le diverse ipotesi.
Socrate mise in luce che chi è cattivo fa del male perché è ignorante; quindi secondo lui non
esistevano persone cattive ma solo persone ignoranti e il problema era che ci fossero tanti ignoranti
che non usavano la ragione per comodità. Questa concezione è detta intellettualismo etico e predica
che il bene dipende dalla sapienza. L’intellettualismo etico venne molto criticato da molti filosofi
tra i quali Aristotele.
L’accusa che venne mossa a Socrate soprattutto dai sofisti fu quella di non dire niente. Socrate
rispose che il suo obiettivo non era predicare qualcosa, ma preoccuparsi solamente che i suoi
concittadini imparassero a utilizzare la ragione. Socrate era convinto che ogni uomo aveva in sé la
verità perché era dotato di ragione.
Nella Grecia di Socrate l’obiettivo principale degli uomini era l’acquisizione di virtù che
migliorassero l’uomo, che erano molto numerose. Secondo Socrate invece la virtù era unica ed era
la scienza, da cui poi derivavano tutte le altre. Solo chi sa può acquisire tutte altre virtù derivate
dalla scienza. La virtù si acquisisce, non si nasce sapienti: questa convinzione socratica è in accordo
con il pensiero sofista. L’essenza dell’uomo è la ragione e il suo continuo esercizio rende l’uomo
migliore. Socrate non credeva negli dei della città e nell’antropomorfismo, ma comunque credeva
nel divino. Il riflesso del divino lo individuò innanzitutto in sé stesso, in ciò che chiamava il
“demone”, una forza divina che potrebbe essere identificata nella voce della coscienza. Il “demone”
spingeva Socrate a seguire sempre la verità.