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La settima sinfonia di Ludwig van Beethoven in La maggiore op.

92 fu composta fra il 1811 e 1812


contemporanea alle musiche di scena per “Le rovine di Atene” e “Re Stefano” di Kotzebue; fra il
compimento delle Sinfonie Quinta e Sesta “Pastorale” e quello della settima passarono circa quattro anni,
durante i quali Beethoven compose fra l’altro i due Trii op. 70, il Trio op. 97, la Sonata per pianoforte op. 78
e quella op. 81a (detta L’adieu, l’absence et le retour), il Quartetto op. 74 e quello op. 95, il Quinto
Concerto per pianoforte e orchestra, le musiche di scena per la tragedia Egmont di Goethe.

Tra il 1809 e l’inizio della composizione della nuova sinfonia, Beethoven aveva portato a termine il Concerto
per pianoforte n. 5, l’ultimo, (1809), le musiche per l’Egmont di Goethe completate intorno al 1810, il
Quartetto in fa minore op. 95, dello stesso anno.

La scrittura della Sinfonia n 7 di Beethoven iniziò a Teplitz, una città termale in Boemia dove Beethoven
seguiva una cura nel 1811, sperando recuperare ivi il suo udito. La prima esecuzione, organizzata da Malzel
(l’ inventore del metronomo e di cento altri congegni d’orologeria musicale e affini), ebbe luogo l’8
dicembre del 1813 nella sala grande dell’ Università di Vienna in una serata a beneficio dei soldati austriaci
e bavaresi feriti nella battaglia di Hanau dell’ottobre precedente (dato lo scopo patriottico, i migliori
strumentisti allora presenti a Vienna vollero far parte dell’orchestra, che era diretta dall’autore): il concerto
comprendeva anche due Marce di Dussek e di Pleyel e, dello stesso Beethoven, la Sinfonia “a programma”
La battaglia di Vittoria, scritta per celebrare la vittoria di Wellington contro i francesi. Già da quella prima
esecuzione, il secondo movimento della Settima, il celebre Allegretto, ottenne un successo strepitoso e se
ne dovette dare il bis, circostanza che poi si sarebbe ripetuta in tutte le frequenti esecuzioni dell’opera
ancora vivo Beethoven.

Con la Sinfonia n 7 di Beethoven in la maggiore è l’idea di armonia, di «gioia», che conquista Beethoven.
Dopo gli impeti bellicosi della Quinta l’uomo pare raggiungere una nuova compiuta consapevolezza nei
riguardi dell’universo, quasi una presa di coscienza nel senso di una rinnovata e ideale sintonia di fronte alle
sue leggi eterne.

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