(Acaricidi, utilizzati per combattere gli acari che attaccano le colture agrarie (ragnetto rosso, Eriofidi,
Tarsonemidi, ecc).
I PARASSITI ANIMALI Rientrano in questa categoria Insetti, Acari, Nematodi, Molluschi, nonché alcuni
Vertebrati (roditori e uccelli).
DEFINIZIONE E INTRODUZIONE
ACARI
Infestano assai frequentemente le piante, concentrandosi soprattutto sulla pagina inferiore delle foglie.
Comunemente chiamati anche ragnetti (rossi o gialli), pungono le foglie causando delle tipiche
punteggiature cui può causarne l’ingiallimento e la morte.
La difesa preventiva si basa su trattamenti con litotamnio e farina di rocce. Quella diretta prevede la
distruzione dei vegetali colpiti o trattamenti con acqua saponosa o macerato d’ortica abbinato con il 5% di
bentonite. Nei casi più gravi si interviene con rotenone o piretro.
Sono piccoli animali appartenenti alla classe degli Aracnidi che, con i loro organi succhiatori, sottraggono la
linfa alle piante. Esistono anche acari predatori di acari fitoparassiti e assumono per questo motivo grande
utilità nella difesa delle coltivazioni. La lotta si basa su mezzi biologici e chimici.
Possono essere molto utili, infatti alcune specie sono predatori di insetti dannosi per le piante e quindi
vengono utilizzate nella lotta biologica-integrata. Altre specie invece sono fitofaghe (come gli acari) e si
nutrono piante, il più famoso e' il ragnetto rosso (tetranichidi). Sono piccolissimi (meno di 1mm), visibili
con una lente e con le loro punture provocano piccole cicatrici circolari sulle foglie che, in caso di massicce
infestazioni, possono portare la pianta alla morte.
Morfologia:
Sono piuttosto piccoli, la loro osservazione in campo richiede quantomeno una buona lente di
ingrandimento. Il corpo non è segmentato e non si riconoscono regioni particolari (capo, torace, addome)
come negli insetti. Sul corpo sono distribuite le sete (peli) più o meno numerose e le zampe, quasi sempre
in numero di otto.
L’apparato boccale (gnatosoma) è dotato di due stiletti (cheliceri) con i quali perforano le cellule vegetali,
che svuotano succhiandone il contenuto e facendo apparire il tessuto vegetale punteggiato, non di colore
uniforme. Possono anche iniettare saliva tossica (Acari Tetranichidi) o con effettiormonali capaci di indurre
la formazione di tumori (Acari Eriofidi).
Sviluppo:
Si riproducono prevalentemente per via sessuale e depongono notevoli quantità di uova. Le larve
possiedono tre paia di zampe e subiscono la metamorfosi, passando mediante varie mute attraverso i tre
stadi principali di larva, ninfa e adulto. Gli adulti, di colore variabile, possiedono sempre quattro paia di
zampe, a differenza degli insetti che ne hanno soltanto tre. Il numero delle generazioni che essi possono
compiere in un anno è elevato, tanto da rendere le infestazioni rapide e pericolose.
I cicli e le popolazioni di acari sono fortemente influenzate dai fattoriclimatici, sono favoriti da:
alte temperature; umidità relativa intorno al 60%; durante la stagione estiva sono fototropici positivi
(cercano la luce) mentre durante l'inverno sono fototropici negativi (evitano la luce).
C'è da tenere presente che gli Acari fitofagi hanno un tegumento sottile per cui sono poco protetti dalle
condizioni climatiche conseguentemente si assiste spesso a vere e proprie migrazioni sulla pianta alla
ricerca di microclimi più favorevoli (gemme o altri anfratti protetti) oppure in alcune specie la creazione di
galle (malformazioni che creano nella pianta) dove proteggersi oppure ancora entrano in diapausa vale a
dire in uno stadio particolare in cui entrano in quiescenza fino a quando le condizioni non saranno ritornate
ottimali.
Diffusione e danni:
Gli acari costituiscono un problema di rilievo da quando la lotta chimica e la riduzione o la scomparsa delle
siepi hanno eliminato i loro nemici naturali. Anche la monocoltura, con l’estrema abbondanza di cibo che
mette a loro disposizione, ne ha favorito le pullulazioni. Nella realtà operativa accade spesso che le
infestazioni di acari compaiano a seguito di trattamenti chimici, sia anticrittogamici che insetticidi, non
indirizzati contro di essi.
Questo fenomeno può avere diverse cause: ad esempio i prodotti utilizzati possono ridurre le popolazioni di
antagonisti naturali (quali gli acari fitoseidi), ma esistono anche casi in cui è stata accertata la capacità di
alcuni principi attivi di agire come acarostimolanti, aumentando la fertilità degli acari ed accelerando la loro
riproduzione. Tra questi prodotti ricordiamo molti ditiocarbammati e piretroidi di sintesi.
Gli acari fitofagi costituiscono delle importanti avversità dei boschi e delle colture (foraggere, ornamentali,
fruttiferi). Alcune specie le troviamo sulle derrate alimentari. A volte l’errata identificazione o l’assenza di
informazioni sulla loro biologia ed ecologia ha ostacolato la nostra capacità di combattere efficacemente gli
acari dannosi. La pericolosità degli acari è dovuta oltre che alla difficoltà di osservazione (piccole
dimensioni, aspetto mimetico) anche a diverse altre caratteristiche biologiche tra cui l’elevata produzione
di uova, il breve ciclo di vita, la capacità di diffusione e l’adattabilità alle più svariate condizioni ecologiche.
Tutto ciò, insieme all’incremento degli scambi commerciali, li ha portati a diventare un vero pericolo per
l’agroecosistema.
Un aspetto da tenere in considerazione per quanto riguarda la difesa è che gli acaricidi possono essere
composti chimici ad elevata tossicità per l’uomo. Altro aspetto importante nella lotta agli acari, poiché i cicli
si accavallano con la presenza contemporanea dei diversi stadi (dalle uova agli adulti), è che spesso è
necessario abbinare composti ovicidi, larvicidi e adulticidi, siano essi già contenuti nel preparato
commerciale o acquistati separatamente e miscelati dall’utilizzatore.
I sintomi più evidenti del loro attacco sono costituiti da clorosi (mancata o insufficiente formazione della
clorofilla) e avvizzimento delle foglie; alcuni di essi, i tetranichidi o "ragnetti", producono una tela
biancastra che forma una massa farinosa o fioccosa come protezione delle uova, in genere sulla pagina
inferiore delle foglie. I danni sono provocati dalla sottrazione della linfa e in conseguenza delle punture di
suzione, si hanno decolorazioni nella pagina superiore delle foglie che alla fine cadono.
Ordini di acari:
Si conoscono circa 7.000 specie di acari fitofagi. Tra i gruppi più importanti ricordiamo:
• Eriofidi provocano rugginosità e galle nei germogli. Sono numerosissimi: costituiscono circa la metà degli
acari dannosi conosciuti.
Acariutili Di notevole importanza per il controllo degli acari dannosi, questi acari sono polifagi(cioè acari
che mangiano altri acari) e possono sopravvivere nell’ambiente anche in assenza delle prede, nutrendosi di
polline, melata, ecc. Hanno il vantaggio di possedere un ciclo biologico più veloce dei fitofagi. Vengono
diffusi dal vento per cui possono colonizzare ben presto anche grandi appezzamenti. Alcune specie sono
utilizzate con successo nella lotta biologica, per esempio Phytoseiulus persimilis, predatore di altri acari
dannosi.
ACARICIDI
Gli acaricidi sono impiegati per la lotta contro gli acari (es. ragnetto rosso e giallo
della vite, ecc.);
Acaricida è un termine generico utilizzato per designare tutte le sostanze capaci di controllare, limitare, respingere o
distruggere gli acari, o di opporsi al loro sviluppo.
I prodotti più impiegati appartengono alle famiglie dei solforganici, degli azotorganici, degli stannorganici e a prodotti
naturali ed analoghi di sintesi.
In altri termini più è alto il numero di avversità in grado di controllare, più è ampio lo spettro d'azione (ciò
riguarda non solo l'insetticida ma anche il fungicida e l'erbicida).
Al contrario, un prodotto insetticida in grado di controllare solamente gli afidi avrà uno spettro d’azione
limitato.
Analogo discorso riguarda i preparati acaricidi che possiedono un ampio spettro quando agiscono ad
esempio su acari eriofidi (acaro del limone) e tetranichidi (ragnetto rosso) contemporaneamente.
Anche per quanto riguarda i prodotti fungicidi e i diserbanti, lo spettro di azione ampio darà la possibilità di
controllare rispettivamente più avversità fungine (es. ticchiolatura e maculatura bruna del pero, oidio e
cercospora della bietola) ed un maggior numero di malerbe.
Nel caso degli insetticidi e degli acaricidi occorre comunque ricordare come l’impiego di prodotti con
queste caratteristiche possa indurre l’insorgenza di effetti collaterali negativi sugli organismi utili.
Le sostanze attive (Una sostanza attiva può risultare idonea a combattere più specie tra quelle di cui
vogliamo effettuare il controllo) ad ampio spettro d’azione risultano positive (utili) quando è necessario
contenere più avversità (quando risulti necessario contenere contemporaneamente più malattie, più
infestanti o più parassiti) utilizzando un solo prodotto, in un solo intervento.
Invece nel caso degli insetticidi e degli acaricidi l’impiego di prodotti ad ampio spettro d’azione risulta più
spesso negativo per gli effetti collaterali sugli organismi utili, per cui oggi si tende piuttosto a privilegiare
prodotti selettivi e specifici.
Al concetto di “spettro d’azione” è collegato quello di “selettività”, si intende la capacità di agire nei
confronti dell’avversità (malattie) che si vuole combattere rispettando il più possibile gli organismi utili
(parassitoidi, predatori e pronubi) naturalmente presenti nella coltura.
Un PF ad ampio spettro di azione risulterà probabilmente poco o per nulla selettivo nei confronti degli
insetti utili. (>è lo spettro d'azione allora < è la selettività, cioè sono quelli che agiscono su molte specie di
parassiti, quindi è efficace, ma generalmente meno selettivi).
ES Prodotti con differenti bersagli, possono essere accoppiati (es. ovicida + adulticida, larvicida + adulticida, etc.) per
avere un più ampio spettro d’azione.
Questa caratteristica è strettamente correlata con lo spettrod’azione. Per selettività si intende la capacità di
un prodotto di risultare efficace sul bersaglio per combattere il quale è stato sviluppato, risultando invece
innocuo o poco attivo su altri organismi non bersaglio.
PS. In ogni caso, il prodotto deve essere SELETTIVO cioè non deve provocare ripercussioni negative sulla
coltura in atto ma colpire esclusivamente l'infestante.
Infatti, Gli insetti utili sono i grandi alleati della lotta biologica in agricoltura. Si tratta di insetti antagonisti, se
possibile già esistenti nell’eco-sistema, che hanno la capacità di contenere e controllare in modo naturale l’azione
d’insetti parassiti dannosi per le colture.
Purtroppo l’uso sconsiderato di pesticidi chimici (oppure di prodotti con ampio spettro d'azione) ha nel tempo
rovinato l’equilibrio dell’agro-sistema, facendo diminuire la presenza di questi “insetti buoni” nei nostri campi. Per
ottenere benefici collettivi, bisognerebbe invece cercare di valorizzare queste risorse esistenti, creando le condizioni
ambientali ideali per un loro insediamento.
Quindi Nelle colture agrarie esistono tre tipi di insetti utili (che devono essere preservati e incrementati
numericamente):
Gli acari utili si nutrono sia d’insetti (soprattutto afidi e cocciniglie) e di altri acari fitofagi e dannosi.
Tra le specie di maggior interesse agronomico segnaliamo:
Amblyseius spp.;
Hypoaspis aculeifer;
Macrocheles robustolus;
Phytoseiulu persimilis.
I nematodiutili sono dei microscopici organismi utili parassitoidi. La loro peculiarità è che sono molto
selettivi. Si nutrono e si riproducono solo sulle larve degli insetti ospiti, e sono innocui per mammiferi,
uccelli, altri insetti utili e lombrichi.
I predatori si nutrono di insetti o acari dannosi alle piante ( I predatori sono quelle specie che divorano per intero
il parassita dannoso, come ad esempio afidi e acari. La loro azione è in grado di mantenere le popolazioni d’insetti
predati entro livelli accettabili. I danni alle colture, di conseguenza, saranno ridotti al minimo)( Un esempio molto
ben conosciuto di predatore è la coccinella (Adalia bipunctata) che, nello stadio di larva e di adulto, si nutre
di afidi, e le sirfidi cioè piccole api);
mentre i parassitoidi si sviluppano a spese di insetti dannosi (=fitofagi), ad esempio deponendo le loro uova
all’interno delle larve degli insetti nocivi. Tra i parassitoidi più noti troviamo ed esempio l’imenottero
Aphelinus mali che depone le sue uova all’interno del corpo dell’afide lanigero determinandone la morte.
Fondamentali per il buon esito delle colture agrarie ad impollinazione entomofila sono gli insetti pronubi
(api, bombi, ecc.) che intervengono nei processi di impollinazione e sono considerati degli efficienti bio-
indicatori della qualità dell’ecosistema agrario.
• fisiologica: quando è legata al meccanismo d’azione del prodotto e in particolare alla capacità di agire
specificamente su determinate avversità.
Lo sviluppodellatossina è infatti legato a particolari condizioni che si ritrovano solo nell’intestino delle larve
dei lepidotteri e pertanto i prodotti contenenti Bacillusthuringiensis sono selettivi nei confronti di tutti gli
altri insetti.
PS: Nel caso di un prodotto fitosanitario insetticida anche la modalità di azione (contatto, ingestione o
asfissia) determina una maggiore o minore selettività; L’azione per ingestione, legata al tipo di nutrizione e
quindi all’apparato boccale, è la modalità d’azione piùselettiva.
(Basata sulla modalità d’azione: ad esempio, un prodotto sistemico che agisce per ingestione su insetti o
acari che si nutrono della linfa delle piante può risultare selettivo per gli organismi predatori che non
vengono in contatto con la sostanza attiva).
Ad esempio, un trattamento insetticida eseguito nel momento in cui un determinato insetto utile da
salvaguardare è protetto all’interno della sua crisalide, fra le screpolature della corteccia, risulta selettivo
non tanto per le caratteristiche del PF, che peraltro potrebbe essere anche a largo spettro d’azione, ma
perché in quel momento l’insetto utile è protetto e non raggiungibile dal PF.
Esiste quindi un periodo di selettività temporale che termina nel momento in cui l’insetto utile non è più
protetto. Un PF può pertanto essere selettivo in quel momento e non esserlo più in seguito,
indipendentemente dalle sue caratteristiche.
La selettività di un PF non è strettamente legata alla sua classificazione ed etichettatura di pericolo, bensì
alle sue caratteristiche intrinseche; preparati irritanti o non classificati (preparati meno pericolosi) possono
risultare più dannosi sulla fauna utile rispetto a prodotti tossici o nocivi (più pericolosi per l'uomo).
Dal punto di vista del rispetto degli ausiliari bisogna tenere presente che la selettività per gli organismi utili
non è legata alla classificazionetossicologica. Alcuni preparati con classificazione tossicologica favorevole
per l’uomo, come per esempio molti piretroidi, possono risultare assai dannosi nei confronti della fauna
utile. Anche prodotti ad azione fungicida possono risultare nocivi per gli insetti e acari utili e per i pronubi.
Attenzione: Anche i prodotti fungicidi possono determinare effetti negativi nei confronti della fauna utile
(es. alcuni formulati a base di Dodina, riportano in etichetta la dicitura: “Rischi di nocività:il prodotto è
tossico per insetti utili. Tossico per le api”)
Discorso a parte merita la selettività dei diserbanti. In questo caso infatti, in base alla capacità di un
prodotto di “rispettare” o meno la coltura, gli erbicidi possono essere ad effetto selettivo o totale (cioè
distruggere completamente la pianta); Per effetto selettivo di un erbicida si intende la capacità del
prodotto di rispettare la coltura agendo invece sulle erbe infestanti da controllare.
• fisiologica quando è determinata dalle caratteristiche intrinseche del prodotto (proprietà chimiche,
formulazione, ecc.) e/o dal dosaggio utilizzato;
• morfologica o dicontatto quando dipende dagli aspetti morfologici o strutturali delle piante (struttura
fogliare, protezione cerosa, peluria, ecc.) che impediscono l’assorbimento dell’erbicida;
• per epoca di intervento (temporale, ecologica) quando è determinata dai tempi di applicazione (es.
alcuni diserbanti utilizzati in presemina agiscono sulle infestanti già emerse ma non sulla coltivazione non
ancora seminata);
• con applicazione di antidoti quando all’interno del prodotto commerciale, oltre alla sostanza attiva è
presente un antidoto che preserva la coltivazione dall’attività del diserbante.
Mentre i fungicidi, insetticidi e nematocidi possono essere utilizzati, a seconda dell'organismo bersaglio e
della formulazione, per trattamenti sia alla parte aerea sia al suolo;
Il trattamento acaricida viene effettuato esclusivamente sulla parte aerea, mentre il trattamento erbicida è
diretto al suolo nudo o alla vegetazione che lo ricopre.
percontatto (per contatto, se agiscono direttamente penetrando negli insetti attraverso il tegumento,
in qualsiasi parte di questo o soltanto in aree di minor resistenza quali le membrane articolari (per es., polveri
disidratanti che, mediante abrasione della cuticola, provocano la morte per disidratazione); ( azione per
contatto: si manifesta sia con il contatto diretto sui fitofagi al momento del trattamento, sia per contatto fra la
superficie vegetale trattata e il corpo dei medesimi. I PF che agiscono con tale modalità non sono molto
selettivi nei confronti della fauna utile che è presente sulla vegetazione contemporaneamente a quella
dannosa in molte fasi del loro ciclo biologico);(perCONTATTO, in base alla PERSISTENZA della loro
azione tossica si dividono in:
- insetticidi per contatto DIRETTO(che hanno lo scopo di uccidere gli insetti in volo),
- per contatto RESIDUO, che come i veleni per ingestione invece esercitano la loro azione anche se l'insetto
non viene colpito direttamente ma viene a contatto con depositi dell'insetticida anche dopo molto tempo dalla
sua applicazione.
e asfissianti ( veleni respiratori detti anche FUMIGANTI) (insetticidi per inalazione, se agiscono in
seguito a introduzione attraverso le vie respiratorie (per es., prodotti che otturano i condotti
respiratori provocando asfissia): i cosiddetti FUMIGANTI, cioè sostanze che agiscono
essenzialmente in forma di gas o vapore, penetrando nel corpo dell'insetto attraverso gli spiratoli
tracheali) (azione per asfissia: provoca la morte dei fitofagi che assumono, attraverso le vie
respiratorie, una quantità sufficiente di PF allo stato gassoso. I PF che agiscono per asfissia non sono
selettivi nei confronti degli organismi utili. Quest'ultima modalità è meno sfruttata dei prodotti di più
recente introduzione sul mercato)
Provocano interferenze sullo sviluppo (regolatori di crescita): alterano i meccanismi della muta
(classifica stadio biologico dell'organismo nocivo).
Si tenga presente che molti prodotti associano più MODALITA’ D'AZIONE (es Contatto e Ingestione
contemporaneamente), di cui una risulta prevalente sull'altra.
Alcuni formulati commerciali possono agire contemporaneamente su più stadi di sviluppo (es. larve e adulti,
oppure, uova e giovani larve).
Per definire l’epoca di intervento, in relazione al PF impiegato e al superamento della soglia di danno, è
molto importante monitorare gli stadi di sviluppo e l’entità della popolazione di insetti e acari fitofagi; per
questo è fondamentale la conoscenza del loro ciclo biologico e degli stadi di sviluppo.
È possibile classificare gli insetticidi e gli acaricidi (come i fungicidi) anche in base alla loro capacità di
penetrare nei tessuti vegetali distinguendoli in PF di copertura e PF endoterapici.
° La Tolleranza è l’assuefazione di una popolazione a dosi crescenti di una sostanza tossica, si manifesta con
maggiore frequenza in animali superiori (es. pesci), non è ereditaria.
In generale negli ultimi anni si è assistito all’introduzione di nuove sostanze attive dotate spesso di elevata
specificità, spiccata efficacia e attività sistemica.
Ciò ha permesso di ampliare la gamma dei prodotti disponibili, ma l’uso ripetuto di questi PF ha portato, in
tempi brevi, ad effetti collaterali negativi.
Fra questi il più pericoloso e il più difficile da “gestire” è quello dellaresistenza (OVVERO modificazioni
stabili ed ereditabili di un patogeno ad un insetticida) cioè una sensibilità ridotta da parte di un
parassitaanimale o vegetale nei confronti di un certo PF; questo fenomeno può essere il risultato di un
cambiamento genetico.
Questo si verifica perché il prodotto utilizzato sopprime gli individui sensibili all’azione tossica di quella
sostanza attiva ma non quelli che portano i geni della resistenza. (Eredità)
Rari individui resistenti infatti sono presenti in natura e trasmettono alla prole la capacità di sopravvivere
al trattamento. L’applicazione continua e ripetuta di una sostanza tossica (PF) ha l’effetto di selezionare in
tempi più o meno lunghi, gli individui resistenti, che continuano così a moltiplicarsi indisturbati fino a
diventare predominanti (numericamente superiori e, quindi, predominanti).
Infatti nel corso di alcune generazioni dell’insetto o dell’acaro, avviene una selezione naturale degli
individui più resistenti agli insetticidi o agli acaricidi, ovvero, sopravvivono ai trattamenti effettuati quelli
che presentano geni portatori di resistenza a determinate sostanze attive.
Gli individui (insetti) che presentano resistenza al PF sopravvivono dando continuità alle generazioni
successive. Lo sviluppo della resistenza è quindi la conseguenza di una selezione che avviene nell’arco di
più generazioni del fitofago (Animale, specialmente insetto, che si nutre di cibo vegetale, parassita).
La velocità di sviluppo della resistenza dipende da diversi fattori, tra i quali i più importanti sono il numero
di generazioni per anno, la disponibilità e la migrazione dall’esterno di individui suscettibili, la disponibilità
di areerifugio, la persistenza e la specificità del prodotto che esercita selezione, la tempistica ed il numero
di applicazioni.
Il numero di geni (degli insetti) che controllano il carattere di resistenza così come alcune delle sue
caratteristiche genetiche (grado di dominanza) condizionano ugualmente la velocità di selezione di individui
insensibili agli agrofarmaci (fitofarmaci).
1 la modificazione del sito bersaglio sul quale l’insetticida esplica la sua azione (resistenza targetspecifica).
Per questa tipologia di resistenza esiste un elevato rischio che possa manifestarsi nei confronti di tutte le
sostanze attive che appartengono allo stesso gruppo (resistenza incrociata) e quindi condividono la stessa
modalità di azione (MoA).
Il concetto di resistenza incrociata tra gli insetticidi o gli acaricidi chimicamente simili è alla base della
classificazione IRAC che raggruppa le sostanze attive in base alla loro modalità di azione.
2 L ’aumento del metabolismo enzimatico che si traduce nella capacità degli insetti di detossificare le
sostanze insetticide. I principali sistemi enzimatici coinvolti sono la monossigenasi (MFO), la glutatione-S-
transferasi (GST) e le esterasi (EST). Tale meccanismo di resistenza è piuttosto importante e diffuso (es.
resistenza di carpocapsa, insetto del melo, ai regolatori della crescita).
E’ importante sapere che la resistenza metabolica non è collegata alla classificazione basata sulla specifica
modalità di azione (MoA) e può quindi interessare più di un gruppo MoA.
Tale situazione si verifica come conseguenza dell’abuso o dell’impiego scorretto di insetticidi o acaricidi e
di strategie di difesa non diversificate che portano ad utilizzare in prevalenza sempre le stesse sostanze
attive.
Il rischio di selezione di popolazioni resistenti è comunque correlato anche alle caratteristiche intrinseche
delle specie considerate (polifagia, velocità di sviluppo e numero di generazioni annuali) e al loro ruolo
chiave per le colture, che può implicare ripetuti interventi di difesa. In generale gli insetti e gli acari in
coltura protetta sviluppano più velocemente resistenza a causa delle favorevoli condizioni di sviluppo e
della scarsa immigrazione di individui sensibili.
La comparsa dei primi casi di resistenza è stata osservata a partire dagli anni ’50 parallelamente allo
sviluppo dell’industria fitochimica e al conseguente ampliamento della gamma dei prodotti disponibili sul
mercato. Attualmente sono già 540 le specie di insetti resistenti a uno o più insetticidi e 310 le sostanze
attive per i quali almeno una specie è risultata resistente
Mentre nel passato la maggiore disponibilità di sostanze attive, portava automaticamente a sostituire un
prodotto fitosanitario non più efficace con un altro di nuova generazione, attualmente è strategico sia per
l’azienda agricola che per le Società di agro farmaci, conservare più a lungo nel tempo l’efficacia di quelli
disponibili. Quando la resistenza è conclamata, il danno dalla ridotta efficacia del trattamento grava
sull’azienda agricola sia per il mancato reddito che per le successiva difficoltà di contenere popolazioni
sempre più elevate.
E’ pertanto fondamentale comprendere che è più facile prevenire la resistenza piuttosto che recuperare
la suscettibilità alle sostanze attive.
• intervenire con sostanze chimiche solo al superamento delle soglie di intervento (di danno);
I più recenti indirizzi operativi in materia di rietichettatura dei PF, in merito alla problematica resistenza,
prevedono le seguenti indicazioni strategiche. Nei casi in cui debba essere adottata una strategia
antiresistenza per i PF dedicati alla difesa viene indicato il numero massimo di trattamenti per ciclo
colturale ed eventualmente per anno, anche in relazione ad altre sostanze attive caratterizzate dal
medesimo meccanismo d’azione.
Vengono inoltre inserire indicazioni, quali: “per evitare l’insorgenza di resistenza non applicare questo o
altri PF contenenti [indicare la sostanza attiva o la classe di sostanze, a seconda del caso] più di [numero di
applicazioni o durata da precisare]. Si consiglia comunque l’impiego alternato con prodotti caratterizzati da
diverso meccanismo d’azione”. Nei casi in cui debba essere adottata una strategia antiresistenza per
diserbanti viene indicato: “per prevenire la comparsa di infestanti resistenti è necessario miscelare o
alternare il prodotto con erbicidi caratterizzati da diverso meccanismo d’azione”.
Per orientarsi si può consultare la banca dati dell’IRAC che raggruppa le sostanze attive ad azione
insetticida sulla base del sito di azione (target) ovvero del tipo di organo o del processo su cui agiscono i
prodotti. L’elenco completo delle sostanze attive e la classificazione sulla base della loro modalità di azione
(MoA) è consultabile sul sito di IRAC.
Conoscere come vengono classificate è utile per scegliere gli insetticidi e gli acaricidi da impiegare in una
efficace e sostenibile strategia di gestione della resistenza. La base di questa strategia è evitare l’uso
ripetuto ed esclusivo di insetticidi appartenenti allo stesso sottogruppo chimico, alternando, invece, i
prodotti appartenenti ai diversi gruppi.
È importante però sottolineare che i meccanismi di resistenza metabolica non sono collegati alla suddetta
classificazione e possono quindi conferire resistenza incrociata tra gruppi diversi.
Inoltre diversi meccanismi di resistenza indipendenti, rivolti a contrastare uno o più MoA (modalità
d'azione), possono essere selezionati simultaneamente all’interno della stessa popolazione o addirittura
all’interno di uno stesso individuo (resistenza multipla). In ogni caso l’uso intelligente di alternanze,
sequenze o rotazioni dei composti appartenenti a differenze classi MoA (es: 1A, 1B, 3A ecc.), sono indicate
da IRAC come l’unica tecnica valida per minimizzare la selezione di individui resistenti
La finalità della classificazione è quella di fornire ad agricoltori e tecnici consulenti del settore, una guida
per la scelta degli insetticidi ed acaricidi da impiegare in una efficace e sostenibile strategia di gestione della
resistenza. Il consiglio principale è quello di evitare l’uso ripetuto ed esclusivo di insetticidi appartenenti
allo stesso sottogruppo chimico, alternando, quindi, i prodotti appartenenti ai diversi gruppi.
Più precisamente per quanto riguarda il meccanismod'azione degli insetticidi e degli acaricidi introduciamo
la classificazione IRAC.
Anche gli insetticidi e gli acaricidi possono essere di origine microbiologica (virus, nematodi e funghi),
inorganica (zolfo, oli paraffinici, ecc.), ed organica.
Oltre ad essere classificati in funzione della “modalità d’azione” (contatto, ingestione, asfissia) e dell’epoca
d’intervento rispetto agli stadi di sviluppo (ovicidi, larvicidi, adulticidi), già illustrate in PRECEDENZA,
possono essere raggruppati in base:
AL TIPO DI ORGANO O DI FUNZIONE VITALE CHE VIENE COLPITA (TARGET), e alla MODALITÀ CON CUI
VIENE COLPITA (MOA), ovvero in base al MECCANISMO D’AZIONE.
Si tratta sempre di una classificazione in gruppi MOA, in questo caso proposta da un’organizzazione
denominata IRAC, equivalente del FRAC, finalizzata alla gestione della resistenza agli insetticidi ed agli
acaricidi.
I target d’azione (tipo di organo o di funzione vitale) sugli insetti e sugli acari sono:
Ad ogni TARGET vengono ricondotti vari GRUPPI MOA in funzione del modo in cui quel particolare organo
viene danneggiato o quel particolare processo vitale viene bloccato (Ad esempio sul target “crescita e
sviluppo” possono agire prodotti che accelerano la muta mimando l’azione dell’ormone che la induce o altri
prodotti che impediscono la muta bloccando la formazione della chitina).
In questo caso si parlerà di due gruppi MoA distinti. Ad ogni GRUPPO MOA, fanno poi capo diversi
sottogruppi “chimici” comprendenti una o più famiglie chimiche di prodotti che possiedono simili
caratteristiche.
La resistenza agli insetticidi/acaricidi nella maggior parte dei casi si manifesta nell’ambito di un’intera
famiglia chimica o di più famiglie chimiche appartenenti allo stesso sottogruppo MOA.
Talvolta il problema si può estendere ulteriormente a più sottogruppi appartenenti ad uno stesso gruppo
MOA. In casi meno frequenti, la resistenza può invece riguardare più sostanze appartenenti a gruppi MOA
diversi.
Talimeccanisminon sono collegati al sito d’azione e ai gruppi MOA. Un esempio di resistenza incrociata
tra Gruppi MOA diversi è quella che si è manifestata in Emilia Romagna tra azinfos metile e diflubenzuron,
in merito alla carpocapsa, nonché tra pirimicarb e piretrodi in relazione agli afidi del pesco.
MECCANISMI DI AZIONE E SITI DI AZIONE PRIMARI DELLE SOSTANZE ATTIVE DISPONIBILI PER LA DIFESA
DA INSETTI E ACARI (CLASSIFICAZIONE IRAC)
RACCOMANDAZIONI GENERALI PER PREVENIRE E LIMITARE I DANNI CAUSATI DALLA RESISTENZA DEI
FITOFAGI AGLI INSETTICIDI
Nel caso di resistenza in atto è necessario saper distinguere con prontezza la presenza dei primi sintomi in
modo da adottare tempestivamente misure di contrasto definite per ciascuna specifica problematica. Nella
pratica corrente è invece opportuno seguire le indicazioni generali riportate per prevenire o rallentare la
progressione della resistenza, in accordo con le raccomandazioni IRAC.
Quando sussiste un fondato sospetto di essere in presenza di una popolazione di insetti resistenti?
Per valutare l’insorgenza di resistenza nelle aziende agricole in Emilia-Romagna è stato attivato un
piano di monitoraggio per le specie ritenute a maggior rischio (Carpocapsa, Tignoletta della vite,
Afidi, Psilla del pero) con la finalità di consigliare idonee e specifiche strategie anti-resistenza.
Ripetere il trattamento con lo stesso insetticida o con altro insetticida con la stessa MoA.
Aumentare la dose oltre quella indicata in etichetta ed il numero di applicazioni.
1 Ridurre la pressione di selezione esercitata dalle sostanze attive sulle popolazioni di insetti/acari
considerando tutte le alternative disponibili:
alternare o sostituire i prodotti chimici normalmente impiegati con prodotti fitosanitari biologici
(es. Bacillusthuringiensis, virus ecc.) o applicando tecniche alternative (es: confusione, cattura di
massa ecc.) e diversificare le classi chimiche
eseguire pratiche colturali che possono essere utili a limitare le infestazioni ( es. impiegare varietà
resistenti o tolleranti, creare aree non trattate che fungono da siti rifugio per gli insetti utili,
eseguire la rotazione delle colture, concimazioni equilibrate ecc.)
preservare l’azione degli insetti utili scegliendo dove possibile, insetticidi e altri mezzi di difesa
selettivi.
monitorare il livello di efficacia dei prodotti impiegati effettuando attenti controlli sulla vegetazione
ed alla raccolta
utilizzare le soglie d’intervento stabilite localmente e rispettare gli intervalli tra i trattamenti
utilizzare i prodotti alle dosi consigliate. I dosaggi ridotti (sub-letali) selezionano velocemente
popolazioni con medi livelli di tolleranza, mentre le dosi troppoalte possono imporre pressioni di
selezione eccessive
assicurare una copertura ottimale della vegetazione impiegando volumi d’acqua consigliati,
pressione e temperature ottimali
utilizzare mezzi di distribuzione dei fitofarmaci appropriati e controllati
se il prodotto utilizzato è ad azione larvicida, colpire se possibile le larve più giovani poiché sono
usualmente più suscettibili
seguire le raccomandazioni riportate in etichetta o il consiglio dell’esperto locale per l’ alternanza o
la sequenza di differenti classi di insetticidi con differenti modalità di azione (strategia anti-
resistenza)
se sono necessarie applicazioni multiple nell’arco di un anno o di una stagione, alternare iprodotti
di differenti classi MoA per ridurre al minimo l’insorgere del fenomeno in ciascuno dei gruppi MoA
METODO DI ANALISI DELL’ACARO ROSSO:
MATERIALI
METODO
A. Raccogli gli acari adulti dal campo. Si raccomanda una densità di popolazione di almeno 10 acari adulti per
foglia. Se non è possibile raccogliere un numero sufficiente di acari adulti in qualsiasi momento, il numero
può essere aumentato mantenendo colture temporanee su arbusti correlati non trattati come il mirabolano o
il susino ( Prunuscerasifera ).
B. Preparare soluzioni da 100 ppm e 10 ppm di liquidi di prova. L'uso di un bagnatore non è raccomandato. La
concentrazione più bassa è una dose discriminante con una mortalità attesa maggiore del 98%, e la
concentrazione più alta fornisce una misura dell'intensità dei tipi resistenti presenti. I sopravvissuti a 100 ppm
sono considerati resistenti a 10 volte la dose discriminante.
C. Immergere le piastre Petri e i coperchi nelle soluzioni di prova per 30 secondi, scolarle per 10 secondi e
lasciare asciugare per almeno 30 minuti prima dell'uso. Utilizzare un minimo di cinque repliche per
trattamento. I piatti immersi in acqua più emulsionante dovrebbero essere usati come controlli.
D. Posizionare 20 acari adulti alla base di ogni piatto utilizzando un pennello di zibellino fine iniziando con la
concentrazione più bassa. Coprire ogni piatto con un coperchio assicurandosi che gli acari non possano
fuoriuscire, posizionare in un vassoio di contenimento e coprire con carta velina opaca.
E. Mantenere ad una temperatura di 20-25°C, in condizioni di scarsa intensità luminosa o di oscurità, evitando
l'esposizione alla luce solare diretta.
F. Utilizzando una lente a mano o un microscopio binoculare, valutare la mortalità dopo 3 ore (fenazaquin,
tebufenpyrad) o 4 ore (pyribaden) in base alla velocità d'azione del composto. Usa un pennello di zibellino
per stimolare i singoli acari, registrando quelli che non mostrano alcun segno di movimento come "morti".
G. Esprimere i risultati come mortalità percentuale e correggere la mortalità non trattata utilizzando la formula
di Abbott. La mortalità di controllo dovrebbe essere registrata.
LOTTA:
Prima d’attuare qualsiasi metodo di lotta occorre dover sempre effettuare alcune valutazioni iniziali al fine
di poter impostare un corretto piano d’azione:
LOTTA BIOLOGICA (Definizione classica): “L’uso di predatori, parassitoidi e patogeni per contenere la
densità di una popolazione di un altro organismo ad un livello inferiore a quello che si sarebbe avuto in loro
assenza”
LOTTA INTEGRATA (Integrated Pest Management) “Strategia di intervento contro gli organismi nocivi per
mantenerli al disotto della soglia di tolleranza, tenendo conto del loro comportamento e dei fattori naturali
di limitazione, utilizzando tutti i metodi di lotta accettabili da un punto di vista economico, ecologico,
tossicologico.” VEDERE NORMATIVA EUROPEA: DECRETO DELLA DIFESA INTEGRATA
TRACCIANDO UN GRAFICO POSSIAMO INDIVIDUARE LA SOGLIA DI TOLLERANZA, SOGLIA DEL DANNO ECC.
• T soglia di tolleranza massima densità di popolazione del fitofago sopportata dalla pianta senza
diminuzione significativa del raccolto
• D soglia del danno è raggiunta quando la diminuzione del raccolto giunge al punto O,
• P perditadi raccolto, quando la perdita di raccolto supera il punto O il danno provocato è maggiore del
costo del trattamento, da questo punto se non si interviene vi è un rapporto lineare tra popolazione del
fitofago e perdita di prodotto,
• I soglia d’intervento serve ad intervenire prima che sia raggiunta la soglia del danno
• IE intervento estetico i fitofagi che provocano un danno estetico la soglia di tolleranza può essere anche
zero.
LOTTA INTEGRATA:
-conoscere la specie da controllare dal punto di vista sistematico, biologico ed etologico;
valutare la potenzialità della componente biotica di contenimento della specie e adottare strategie
protettive;
scegliere il principio attivo a minore impatto ambientale e adottare strategie di difesa contro altri fitofagi
che prevedano l’impiego di fitofarmaci che non abbiano effetti negativi sugli entomofagi.
I predatori per quanto attivi ed efficaci, sono solo una componente della biocenosi che, pur svolgendo un
ruolo importante, non possono risolvere tutti i problemi connessi alla difesa fitosanitaria della coltura.
Per la soluzione di tali problemi è necessario ricorrere a strategie di controllo integrato che si realizzano
attraverso interventi in grado di prevenire o rimuovere le cause che favoriscono o determinano condizioni
ottimali per la pullulazione di fitofagi chiave dell’agrumeto.
CAMPIONAMENTO:
Tetranichidi:
Fondamentale è il conteggio delle varie forme presenti. Durante l’inverno si verifica l’entità delle uova
svernanti e delle forme adulte, analizzando i vari luoghi di ricovero (foglie, rametti, corteccia, tralci, etc.).
Per le forme estive, si analizzano 100 foglie/ha, prelevate da 50 piante, scegliendo le foglie alla base del
germoglio.
Il conteggio può essere velocizzato con l’uso di macchine spazzolatrici, l’imbuto di Buchner o l’aspiratore di
Singher; un altro metodo di campo, consiste nel frapporre tra 2 foglietti di carta bianca una foglia infestata
ed esercitare una pressione: gli acari schiacciati, lasciano un’impronta e il conteggio può essere effettuato
in laboratorio.
Eriofidi:
Per questi acari è necessario il controllo delle parti interne dei germogli con un binoculare; l’esposizione dei
germogli infestati sotto la luce di una lampada, spinge gli eriofidi ad abbandonare le gemme ed essere
contati.
LOTTA BIOLOGICA:
Se l'infestazione non è grave possono essere tenuti sotto controllo mantenendo un elevato grado di
umidità intorno alla pianta che sfavorisce il loro sviluppo in quanto prosperano nei climi caldi e secchi.
Possono essere usati con successo anche il sapone di marsiglia (spruzzato macerato nell'acqua in getti
molto polverizzati in modo da ricoprire completamente la superficie della pianta) e lo zolfo (utilizzato con
buoni risultati contro gli eriofidi, meno efficace contro tetranichidi e tenuipalpidi. Sia come controllo
biologico sia come contollo chimico). Agisce per asfissia, in seguito sublimazione dello zolfo. Diventa
fitotossico solo se applicato in periodi con alte temperatura.
Alcune specie di acari sono utili in quanto parassiti di altri acari e di insetti dannosi e come tali possono
essere utilizzati nella lotta biologica a difesa delle piante. Abbiamo infatti l'acarofitoseide
Phytoseiuluspersimilis molto usato nella lotta contro il ragnetto rosso (Tetranychus urticae) per cui va
usato solo in sua presenza.
Si può spargere direttamente sulla vegetazione o lasciare nei aperti appesi sulle piante. Si consiglia di
effettuare le introduzioni fin dalle prime comparse di ragnetto rosso.
Anche l'Amblyseius californicus è un acaro predatore di numerosi acari fitofagi. Rispetto al precendente è
più indicato per mantenere l'equilibrio preda/predatore nel medio-lungo periodo, perchè l'acaro riesce a
sopravvivere molto a lungo anche con poche prede, cibandosi in alternativa di polline. Può essere quindi
utilizzato anche come preventivo.
Esistono poi numerosi insetti predatori che a differenza degli acari fitoseidi, che intervengono quando le
infestazioni di acari fitofagi sono già in atto e una volta terminata la predazione (cioè quando sono finiti),
volano via a cercare altre piante ricche di acari di cui nutrirsi.
tisanotteri eolotripidi (es. Aeolothrips spp.) e fleotripidi (es. Haplothrips spp.); gli eterotteri antocoridi (es.
Orius spp.); i neurotteri crisopidi (es. Chrysoperla carnea stephens); i coleotteri coccinellidi (es. Stethorus
punctillum weise) e altri.
I coleotteri coccinellidi del genere Scymnus sono in tutti gli stadi attivi predatori di acari adulti e delle uova.
Più che impedire l’infestazione di acari, sono in grado di riportare la popolazione entro limiti non
dannosi.
Gli acari appartenenti a questa famiglia sono efficaci predatori di acari fitofagi (Tetranichidi e di Eriofidi).
Generi: Typlodromus, Amblyseius, Phytoseiulus. Dimensioni simili ai Tetranichidi, forma ovale, colore giallo
chiaro-arancione, tegumento liscio e lucido, ornato di corte setole.
CICLO: in condizioni ottimali 7-8 giorni, la femmina depone da 30 a 60 uova in circa 15 giorni. Sverna da
femmina feconda. Nei climi caldi e su piante sempreverdi (agrumi) i Fitoseidi sono attivi durante tutto
l’anno.
VARIABILITA’ DEL REGIME DIETETICO, in assenza di Tetranichidi, Eriofidi e Tenuipalpi, questi si possono
cibare di stadi giovanili di Aleuroididi, forme giovanili di cocciniglie e di uova in genere. 1 fitoseide durante il
suo sviluppo si nutre di circa 20 prede.
Insetti predatori
I coleotteri coccinellidi del genere Scymnus sono in tutti gli stadi attivi predatori di acari adulti e uova (da 40
100 al giorno). Adulto mm 1-1,5 generalmente di colore nero ricoperto di leggera pelosità. Sverna come
adulto, compie circa 3 generazioni all’anno.
Più che impedire l’infestazione di acari, sono in grado di riportare la popolazione entro limiti non dannosi.
Compaiono in numero significativo solo a fine stagione. Insetti utili sono anche i Neurotteri Crisopidi. La
Crisopa carnea (caratteristiche uova peduncolate), le larve sono attive predatori del del P. ulmi.
Tra gli insetti predatori si possono ricordare tra i rincoti Miridae e Anthocoride; tra i ditteri i Syrphidae.
periodo di sviluppo uguale o più breve della preda; alto potenziale riproduttivo;
METODI D’INTRODUZIONE • Prelievo e trasloco dei fitoseidi dai luoghi in cui le popolazioni sono presenti a
quelli in cui sono assenti; • Lancio di fitoseidi allevati e commercializzati dalle biofabbriche
• ciclo più breve dei Tetranichidi, • fecondità media più bassa, • periodo di ovo-deposizione più lungo.
Gli insetti, Scymnus, pur essendo molto voraci hanno un ciclo molto lungo rispetto gli acari e tendono ad
abbandonare la piante quando le prede diminuiscono.
LOTTA CHIMICA
Mezzi chimici
- Utilizzando acaricidi selettivi al fine di salvaguardare i nemici naturali (atrimenti si va incontro a fenomeni
di resistenza)
- Contro P. citri (specie di acaro) sono sufficienti olii minerali prima della ripresa vegetativa; in alcuni casi
basterebbe un’irrigazione a pioggia per ridurre sensibilmente la popolazione.
ACARICIDI
I prodotti in commercio possono essere SPECIFICI (acaricidi) o attivi nei confronti di insetti e acari.
FINE INVERNO con oli bianchi al 2% attivati con acaricidi o insetticidi (es. clorpirifos-metile);
Contro gli acari fitofagi i prodotti ad azione per contatto sono poco efficaci, soprattutto sulle colture
arboree, dove è difficile coprire l’intera superficie; risultano più efficaci i prodotti CITOTROPICI.
Per gli acari delle derrate, presenti in ambienti chiusi, si utilizzano prodotti che agiscono per ASFISSIA.
I fitofarmaci utilizzati nella lotta contro gli acari dannosi, detti appunto acaricidi, possono agire per
contatto, per ingestione, per asfissia e possono agire nei diversi stadi del loro sviluppo: uova, stadi
giovanili, adulti.
Prodotti con differenti obiettivi possono essere dati insieme (es. ovicida + adulticida oppure larvicida +
adulticida etc.) per avere un più ampio spettro d’azione.
Per le piante ornamentali è consigliabile usare questi prodotti a triplice azione. Contro gli acari fitofagi i
prodotti ad azione per contatto sono poco efficaci, soprattutto sulle colture arboree, dove è difficile coprire
l’intera superficie; risultano più efficaci i prodotti citotropici. Per gli acari delle derrate, presenti in ambienti
chiusi, si utilizzano prodotti che agiscono per asfissia.
INORGANICI: ZOLFO
Moltoutilizzato e con buoni risultati, contro gli Eriofidi. Meno efficace contro Tetranichidi e Tenuipalpidi.
Scarsa è l’attività nei confronti degli antagonisti, ed è quindi utilizzato nelle produzioni biologiche.
DERIVATI ALOIDROCARBURI:
- DICOFOL: Sostanza attiva REVOCATA. Adulticida molto impiegato soprattutto contro i Tetranichidi, è
presente in molti formulati commerciali;
è dotato di un forte potere abbattente, una persistenza di 10-15 gg; viene normalmente associato con
principi attivi ovicidi. Irritante e pericoloso per l’ambiente.
AZOTORGANICI:
-FENAZAQUIN: Acaricida di contatto, indicato contro gli stadi giovanili di Tetranichidi, Eriofidi e
Tarsonemidi.
- FENPYROXIMATE: Acaricida di contatto e ingestione, attivo contro gli stadi giovanili di Tetranichidi,
Eriofidi e Tarsonemidi; non dannoso per l’artropofauna utile.
- TEBUFENPYRAD: Acaricida di contatto e ingestione, attivo contro tutti gli stadi mobili dei Tetranichidi; ha
un rapido potere abbattente, lunga persistenza, ed ha azione citotropica e translaminare.
- CLOFENTEZINE: Acaricida di contatto, ovicida e secondariamente attivo sugli stadi giovanili; si utilizza
all’inizio della primavera contro le uova svernanti; poco tossico nei confronti dell’artopofauna utile.
- ETOXAZOLE: Acaricida ovo-larvicida di nuova generazione. Regolatore di crescita: inibitore del processo
della muta. Agisce sia per contatto che per ingestione.
Attività ovicida a livello del sistema respiratorio. Controlla gli stadi immaturi inibendo il processo della
muta. Nessuna attività diretta sull’adulto, ma ha una azione trans-ovarica Azione specifica nei confronti dei
più importanti Tetranychidae anche nei casi di manifesta tolleranza agli attuali acaricidi.
- BIFENAZATE: E' un acaricida specifico per le colture floreali ed ortive (fragola, pomodoro, ecc.)
caratterizzato da elevata efficacia e selettività verso le colture trattate.
La sostanza attiva appartiene alla famiglia chimica dei carbazati ed caratterizzata da un profilo ambientale
favorevole, degradandosi velocemente in acqua e nel suolo.
Agisce alterando il trasferimento degli stimoli dal sistema nervoso al sistema muscolare: gli acari colpiti
divengono iperattivi dopo circa 3 ore dall'esposizione al prodotto e perdono immediatamente la capacità di
alimentarsi. Successivamente, i loro movimenti diminuiscono progressivamente e la morte sopravviene
dopo 3-4 giorni.
SOLFORGANICI: - PROPARGITE: Sostanza attiva REVOCATA in Europa, in Italia non ancora. Principio attivo
che agisce contro gli stadi giovanili e gli adulti, ha lunga persistenza e bassa tossicità per l’uomo, animali
domestici e artropofauna utile.
AZOTO-SOLFORGANICI:
- EXITIAZOXAcaricida ovo-larvicida a bassa tossicità che agisce per contatto e ingestione contro uova, larve
e ninfe; anche se non è attivo contro adulti, esplica una azione sterilizzante sulle femmine.
IMPIEGO: trova impiego su agrumi, melo, pero, pesco, actinidia, fragola, vite, ortaggi (cetriolo, fagiolino,
melanzana, peperone, melone, pomodoro), soia, floreali.
MODALITA' D'USO: Pesco, melo, pero: si impiega nel periodo che va dalla fioritura alla fase di
accrescimento dei frutti, preferibilmente in miscela con adulticidi in presenza di forme mobili (1-3 acari per
foglia).
Actinidia, fragola, ortaggi, soia, floreali: si impiega sempre in miscela con adulticidi. Le dosi di principio
attivo devono consistere in 5 g/hl d'acqua.
STANNORGANICI:
- SPIRODICLOFEN: insetticida-acaricida che interferisce con la biosintesi dei lipidi degli artropodi.
Questo meccanismo riduce i rischi di insorgenza di resistenza. Agisce principalmente per contatto e
parzialmente per ingestione su tutti gli stadi di sviluppo degli acari.
Inibisce la chiusura delle uova; inibisce il processo di muta sugli stadi giovanili; interferisce con la
formazione e la deposizione delle uova da parte delle femmine adulte.
- ABAMECTINA: agisce per contatto e ingestione contro tutti gli stadi mobili dei Tetranichidi.
È un principio attivo a base di avermectina B1, un composto derivato da un microrganismo presente nel
suolo in natura. Penetra attraverso le foglie tramite un'azione translaminare e consente il controllo dei
parassiti fino a 28 giorni dopo il trattamento.
Una volta che la vegetazione si è asciugata dopo il trattamento, questo principio attivo non può più essere
dilavato. I depositi che rimangono sulla superficie fogliare dopo il trattamento sono soggetti a degradazione
per effetto della luce solare (fotodegradazione), per cui le superfici trattate diventano sicure per gli insetti
utili subito dopo l'applicazione.