di Domenico Valenza
Riassunto del libero 'L’analisi strategica per le decisioni aziendali' di R. Grant,
editore Il Mulino.
Questi appunti schematizzano i principali elementi che un'azienda deve
prendere in considerazione nel momento in cui definisce la propria strategia
aziendale.
In particolare si prendono in esame la concorrenza dei prodotti sostitutivi, le
barriere di ingresso nel mercato e i limiti posti all'imitazione del proprio
prodotto.
Importante è poi valutare quale sia la concorrenza e il vantaggio competitivo
maturato all'interno del proprio settore.
Infine l'attenzione va spostata sulla progettazione del prodotto e del processo di
produzione, dove economie di scala, riduzione dei costi, utilizzo della modalità
di differenziazione non possono che creare miglioramenti nella gestione
dell'impresa.
La propensione degli acquirenti alla sostituzione fra prodotti sostitutivi determina le variazioni dei prezzi e
dei profitti e dipende di volta in volta dalle caratteristiche di prezzo e prestazione. Se il viaggio da
Washington a New York è di due ore più veloce con l’aereo che col treno, e se la media dei viaggiatori
valuta il tempo in 25 dollari all’ora, ciò implica che il treno sarà competitivo con l’aereo con tariffe inferiori
di 50 dollari rispetto a quelle applicate dalle linee aeree.
La libertà di ingresso e uscita dipende dall’assenza di costi sommersi, presenti quando l’ingresso richiede un
investimento in infrastrutture il cui valore non può essere recuperato al momento dell’uscita. La loro assenza
rende un settore vulnerabile agli ingressi a sorpresa. La dimensione del vantaggio delle imprese affermate
sulle entranti misura l’altezza delle barriere all’entrata.
Economie di scala e vantaggi assoluti di costo. Nei settori ad alta intensità di capitale e pubblicità,
l’efficienza richiede operazioni su larga scala. Inoltre, le imprese consolidate possono anche avere un
vantaggio di costo sui nuovi entranti perché entrati prima. I vantaggi di costo sono associati all’ottenimento
di materie prime a basso costo o alle economie di apprendimento.
L’accesso ai canali di distribuzione. Una limitata capacità di assorbimento dei canali di distribuzione (ad es.
lo spazio negli scaffali) o l’avversione al rischio provocano una riluttanza dei distributori nel trattare un
nuovo prodotto.
Barriere istituzionali e legali. Alcuni economisti affermano che le uniche barriere efficaci sono quelle create
dai governi. Nei settori soggetti a regolamentazioni degli standard ambientali e di sicurezza, i nuovi entrati
possono essere svantaggiati rispetto alle imprese affermate perché i costi di adesione alle norme incidono
maggiormente sui nuovi arrivati.
Ritorsione. L’efficacia delle barriere all’entrata dipende inoltre da una possibile ritorsione delle imprese
affermate. Essa può prendere la forma di un abbassamento dei prezzi, di un incremento della pubblicità, di
una promozione delle vendite, di un conflitto legale. Una strategia di successo è quella che scoraggia
l’entrata utilizzando una minaccia tale da intimidire i potenziali entranti.
Le ricerche condotte da Bain e Mann hanno concluso che la redditività era più alta in settori con barriere
all’entrata molto alte piuttosto che in quelli con barriere all’entrata sostanziali o da moderate a basse. I nuovi
entranti possono comunque superare con successo le barriere all’entrata, o possedendo risorse e competenze
che consentono loro di superare le barriere e competere con le imprese consolidate utilizzando strategie
similari, o adottando strategie diverse.
La concentrazione. La concentrazione dei venditori si riferisce al numero e alla distribuzione per dimensione
delle imprese concorrenti all’interno di un mercato. La concentrazione dei venditori è misurata dall’indice di
concentrazione industriale: l’insieme delle quote di mercato dei produttori principali. Per esempio l’indice di
concentrazione delle quattro imprese (RC4) è la quota di mercato dei quattro maggiori produttori. Dove un
mercato è dominato da un ristretto gruppo di imprese leader, la concorrenza di prezzo può essere limitata da
un parallelismo sulle decisioni dei prezzi.
La diversità dei concorrenti e la differenziazione del prodotto. La capacità delle imprese di sottrarsi alla
concorrenza sui prezzi dipende anche dalla loro somiglianza in termini di origini, obiettivi, costi e strategie.
Inoltre, più simili sono le offerte tra le imprese rivali, più i consumatori sono disposti a sostituire i prodotti e
più le imprese sono incentivate ad abbassare i prezzi per incrementare le vendite. Al contrario, nei settori
fortemente differenziati, la concorrenza sui prezzi è più debole.
Capacità in eccesso e barriere all’uscita. La capacità in eccesso è causata dall’eccesso di investimenti o dalla
domanda stagnate o in declino. Le barriere all’uscita sono costi associati alla capacità di uscire da un settore.
In quei casi in cui le risorse sono durevoli e in quei casi in cui gli impiegati hanno il diritto alla tutela del
lavoro, le barriere all’uscita possono essere consistenti.
Condizioni di costo: le economie di scala e il rapporto costi fissi/costi variabili. Quando una capacità in
eccesso causa una concorrenza sui prezzi, fino a che punto i prezzi si abbasseranno? Il fattore importante è
la struttura dei costi. Quando i costi fissi sono alti rispetto ai costi variabili, le imprese opereranno sulle
attività marginali a qualsiasi prezzo che copra i costi variabili.
La sensibilità al prezzo degli acquirenti. La sensibilità degli acquirenti ai prezzi praticati dalle imprese di un
settore dipende da quattro fattori principali:
Maggiore è l’importanza di un componente rispetto al costo totale, tanto più gli acquirenti saranno sensibili
al prezzo pagato;
Quanto meno differenziati sono i prodotti delle imprese fornitrici, tanto più l’acquirente è disposto a
cambiare fornitore sulla base del prezzo;
Più intensa è la concorrenza tra gli acquirenti, maggiore è la loro pressione per una riduzione dei prezzi da
parte dei fornitori;
Gli acquirenti sono meno sensibili ai prezzi quanto maggiore è l’importanza del prodotto del settore per la
qualità del loro prodotto o servizio.
Il potere contrattuale relativo. Il potere contrattuale è costituito dal potenziale rifiuto a concludere una
transazione con la controparte. Diversi fattori influenzano il potere contrattuale degli acquirenti rispetto a
quello dei venditori:
Dimensione e concentrazione degli acquirenti rispetto ai fornitori. Più basso è il numero di clienti e più
elevati sono gli acquisti, maggiore è il costo della perdita della singola transazione. Grazie alle loro
dimensioni, le assicurazione sanitarie possono acquisire i servizi sanitari dagli ospedali ad un costo inferiore
rispetto a quello che ottengono i singoli pazienti.
Quanto più informati sono gli acquirenti sui fornitori, tanto meglio sono in grado di negoziare.
La capacità di integrazione verticale. L’alternativa che si presenta alla ricerca di un fornitore o di un
acquirente è quella di provvedere direttamente.
Le differenze nella redditività tra le imprese concorrenti sono un fenomeno di disequilibrio per cui qualche
tipo di cambiamento deve avere luogo. Le fonti del cambiamento possono essere esterne (domanda del
consumatore, prezzi, tecnologia) o interne (creatività e innovazione) al settore.
Quanto maggiore è la flessibilità di un’impresa nel rispondere al cambiamento del mercato, tanto minore è la
sua dipendenza dalla capacità di previsione. Da quando la capacità di risposta rapida è diventata un fattore di
successo, è cresciuto l’interesse rivolto alla gestione dei tempi di realizzazione delle iniziative e il ruolo del
tempo come risorsa rilevante.
In un contesto aziendale, tuttavia, l’innovazione comprende anche nuovi modi di svolgere un’attività e può
non riguardare l’innovazione del prodotto in sè. Ad esempio, in molti settori della vendita al dettaglio, i
nuovi arrivati hanno preso il posto delle imprese esistenti e dominato i loro mercati solo creando unità di
vendita di dimensioni senza precedenti (Blockbuster o Virgin, ad esempio). Un altro caso è offerto dalla
Serin e della riconfigurazione della catena del valore.
L’innovazione richiede immaginazione, intuizione e creatività piuttosto che un’analisi in senso deduttivo.
Tuttavia, un esame di come le imprese competono può suggerire opportunità per cambiare le modalità
concorrenziali. L’elemento principale nella formulazione di strategie innovative è identificare un punto di
forza nell’impresa e operare una manovra che lo sfrutti al massimo.
La Nike ha svolto diverse attività progettando un sistema del valore che ha richiesto una totale
riconfigurazione rispetto alle imprese tradizionali di produzione di scarpe. Anzitutto, la Nike non produce
scarpe. Nike disegna, commercializza e distribuisce scarpe, ma la sua principale attività è il coordinamento
di una rete mondiale che richiede capacità di design e ricerca di mercato (negli Stati Uniti), la produzione di
componenti (Corea, Taiwan) e l’assemblaggio delle scarpe (Cina).
Per individuare le fonti dei meccanismi di isolamento, esaminiamo il processo di imitazione competitiva.
Per imitare con successo la strategia di un’impresa, si devono soddisfare 4 condizioni:
1. Identificazione. Un’impresa deve essere capace di riconoscere che un rivale possiede un vantaggio
competitivo.
2. Incentivo. L’impresa deve ritenere che, investendo nell’imitazione, anch’essa potrà ottenere un
rendimento superiore a quello attuale.
3. Diagnosi. L’impresa deve essere capace di diagnosticare le caratteristiche della strategia del rivale che
danno origine al vantaggio competitivo.
4. Acquisizione di risorse. L’impresa deve essere capace di acquisire le risorse o competenze necessarie per
l’imitazione.
Un’impresa può anche scoraggiare l’imitazione attraverso l’occupazione anticipata delle nicchie strategiche
esistenti e potenziali per ridurre le opportunità di investimento dei nuovi entranti. L’occupazione può
attuarsi in diverse forme, ad esempio attraverso la molteplicizzazione di varietà di prodotto, per cui il leader
di mercato lascia poche opportunità ai nuovi entranti di creare una nuova nicchia di mercato. Inoltre, la
proliferazione del brevetto può proteggere un vantaggio basato sulla tecnologia, limitando le opzioni
tecniche dei concorrenti.
La capacità di sostenere il vantaggio competitivo attraverso l’anticipazione dipende dalla presenza di due
imperfezioni nel processo competitivo. Primo, il mercato competitivo deve essere piccolo rispetto alla scala
minima di produzione efficiente. Secondo, chi fa la prima mossa deve avere un accesso privilegiato
all’informazione e altre risorse, ponendo il rivale in condizione svantaggiosa.
Il problema per Kmart è definito da Lippman e Rumelt come ambiguità causale. Quanto più il vantaggio
competitivo di un’impresa è multidimensionale e quanto più ogni dimensione del vantaggio competitivo è
basata su un insieme complesso di competenze organizzative, tanto più è difficile diagnosticare le
determinanti del successo. Il risultato dell’ambiguità causale è l’imitabilità incerta: qualsiasi tentativo di
imitare la strategia è soggetto ad un successo incerto.
La capacità di un’impresa di acquisire le risorse per sfidare un’impresa affermata dipende dall’estensione e
dalle fonti del vantaggio del primo entrante. Il vantaggio di essere i primi è che l’occupazione iniziale di una
posizione consente l’accesso a risorse che il successivo entrante non può eguagliare. La forma più semplice
di vantaggio della prima mossa è il brevetto o il copyright: il primo entrante ha il possesso di una tecnologia
da cui l’imitatore viene legalmente escluso.
Inoltre, l’occupazione anticipata di una nicchia strategica può offrire ulteriori vantaggi di risorse (il successo
genera successo). Quando le risorse necessarie per competere sono scarse, i primi entranti possono
accaparrarsi tali risorse. Il vantaggio competitivo iniziale offre un flusso di profitto che consente all’impresa
di investire nell’estensione e nella sostituzione delle sue risorse di base.
Il primo si crea una reputazione con fornitori, distributori e clienti che non può essere inizialmente
eguagliata dall’inseguitore. Infine, le economie di apprendimento suggeriscono che il primo a muoversi può
realizzare un vantaggio di costo come risultato di un maggiore effetto-esperienza.
Ad esempio, ci sono soltanto due risorse primarie necessarie nei mercati finanziari: risorse finanziarie e
informazione. Se entrambe sono egualmente disponibili a tutti i partecipanti, non esistono le basi per
acquisire un vantaggio competitivo rispetto ad altri.
Linee di tendenza sistematiche. Le fluttuazioni dei prezzi sono determinate dall’emergere di nuove
informazioni e seguono un andamento casuale. Tuttavia, è dimostrato che nei mercati finanziari i prezzi
seguono percorsi sistematici, i cui andamenti possono essere determinati utilizzando i dati del passato. Nei
mercati con tendenze sistematiche di comportamento, il vantaggio competitivo è ottenuto dagli operatori con
una capacità di diagnosi superiore.
Reazioni sproporzionate (overshooting). Le inefficienze possono essere generate dalla propensione dei
partecipanti a reagire a nuove informazioni in maniera sproporzionata, che risultano in prezzi non
razionalmente giustificati. Il vantaggio competitivo può ottenersi con una strategia di controtendenza: agire
in direzione opposta rispetto alle oscillazioni del mercato.
Quando le imprese possiedono risorse e capacità simili, l’imitazione è più semplice. Quando le risorse sono
fortemente differenziate, l’imitazione dipende dalla velocità con cui i rivali riescono ad acquisire le risorse e
le competenze necessarie all’imitazione. Il potenziale per la creazione e il mantenimento del vantaggio
competitivo nei mercati di produzione non dipende solo dalla differenza di risorse tra le imprese, ma anche
dalle caratteristiche del settore.
Vi sono infatti condizioni di settore che favoriscono il vantaggio competitivo. I settori soggetti a
cambiamenti esterni imprevedibili, come il settore delle telecomunicazioni, possono offrire ricche
opportunità. Il vantaggio competitivo compare in questo caso con l’innovazione strategica.
Esaminiamo ora le condizioni di settore che favoriscono il mantenimento del vantaggio competitivo.
Anzitutto, l’informazione imperfetta: Quanto più l’informazione in un settore è imperfetta, tanto più
difficoltose saranno identificazione e diagnosi. Inoltre, nei settori in cui il vantaggio competitivo è fondato
su competenze complesse, può diventare difficile per le imprese con risultati modesti comprendere il
successo dei rivali che conseguono risultati superiori.
I vantaggi competitivi possono anche essere mantenuti quando l’impresa ha la possibilità di scoraggiare i
potenziali imitatori dall’intraprendere azioni competitive. Infine, anche la difficoltà di acquisizione delle
risorse può favorire il mantenimento del vantaggio competitivo.
Porter sostiene che le due strategie si escludano reciprocamente. Un’impresa che tenta di perseguirle
entrambe è bloccata a metà strada, e il risultato quasi certo è un basso profitto.
La conciliazione della differenziazione con i bassi costi è stata una delle sfide strategiche degli anni ’90. I
principi e i metodi di gestione della qualità totale che le imprese giapponesi hanno adottato e sviluppato la
leggenda secondo cui esiste un’alternativa tra la qualità elevate e il basso costo. Ottenere una qualità
superiore spesso implica un design più semplice, un minor numero di fornitori e un minor numero di
servizio e di ritiri del prodotto dal mercato, abbassando il costo.
La differenziazione e la riduzione di costo possono essere complementari anche in altri modi. Spese
pubblicitarie e promozionali elevate possono incrementare la quota di mercato che consente, a sua volta, lo
sfruttamento di economie di scala in un ampia gamma di attività.
Il BCG formulò la seguente legge dell’esperienza: il costo unitario del valore aggiunto di un prodotto
standardizzato si riduce secondo una percentuale costante (tra 20% e 30%) ogni volta che la produzione
cumulata raddoppia. Il costo unitario del valore aggiunto è dato dal costo totale per unità di produzione
meno il costo dei componenti e per unità di produzione.
La relazione tra costo unitario e volume di produzione può essere espressa come segue:
Cn = C1 * n^-a dove:
C1 è il costo della prima unità di produzione;
Cn è il costo dell’n-ma unità di produzione;
n è il volume cumulato di produzione,
a è l’elasticità di costo rispetto all’output.
Le curve di esperienza possono essere tracciate sia per un settore che per una singola impresa.
La ricerca di economie di costo basate sull’esperienza implica che l’obiettivo primario di un’impresa debba
essere la quota di mercato. Se la Boeing detiene il 60% della quota di mercato mondiale dei grandi aerei e
l’Airbus il 30%, la Boeing ridurrà i suoi costi ad un tasso doppio rispetto ad Airbus (a parità di altri fattori).
La ricerca di economie di esperienza ha implicazioni anche per la politica dei prezzi. In Regno Unito, la
Honda ipotizzava che una volta raggiunti sufficienti volumi di vendita, i costi sarebbero scesi ad un livello
in grado di offrire un margine di profitto soddisfacente.
Sebbene le ricerche empiriche confermano la correlazione positiva tra redditività e quota di mercato,
esistono dei dubbi sul perseguimento della quota di mercato come obiettivo strategico. Anzitutto, associare
redditività e quota di mercato non vuol dire stabilire un nesso causale. Esse sono conseguenza di alcuni
fattori comuni sottostanti. Per esempio, una maggiore efficienza o una capacità innovativa superiore
implicano sia profitti elevati sia una forte quota di mercato.
Inoltre, anche se le imprese con quote di mercato elevate possiedono vantaggi di costo che portano ad una
redditività al di sopra della media, ciò non implica necessariamente che gli investimenti mirati ad estendere
la quota di mercato di un’impresa offrano rendimenti soddisfacenti. Infine, perseguire economie di
esperienza può rivelarsi fatale se perseguito da più concorrenti.
Relazioni tecniche input-output. In molte attività, aumenti output non richiedono aumenti proporzionali di
input. Un serbatoio per il petrolio della capacità di 10000 barili non costa cinque volte un serbatoio di 2000
barili.
Indivisibilità. Molti input sono indivisibili, non sono cioè disponibili in piccole quantità.
Specializzazione. L’aumento del numero di input utilizzati consente una maggiore specializzazione dei
compiti. La produzione di massa, sperimentata da Harry Ford, comporta la disgregazione del processo
produttivo in compiti separati eseguiti da lavoratori specializzati, con attrezzature specialistiche. La
specializzazione del lavoro determina una maggiore abilità, evita le perdite di tempo e favorisce
l’automazione.
Le economie di scala sono l’elemento più importante per determinare il livello di concentrazione di un
settore (quota di produzione del settore controllata dalle imprese di maggiori dimensioni). A proposito dei
limiti alle economie di scala, tre motivi spiegano la riluttanza a sfruttarle appieno:
1. Differenziazione di prodotto. L’ascesa della General Motors a leader di mercato a discapito della Ford,
negli anni ’20, rappresenta un esempio di strategia di differenziazione su più modelli che ha trionfato nei
confronti di una strategia che si affidava ad un solo modello.
2. Flessibilità. La produzione su scala efficiente richiede lavoro e attrezzature specializzanti, che hanno la
tendenza a non essere flessibili. In un ambiente dinamico, gli impianti e le imprese di grandi dimensioni
hanno difficoltà ad adeguarsi alla fluttuazioni della domanda.
3. Problemi di motivazione e coordinamento. Le unità di grandi dimensioni tendono a essere più complesse
da gestire rispetto a quelle di piccole dimensioni. Esse non raggiungono automaticamente la massima
efficienza a causa di problemi legati a relazioni di lavoro costrittive, costi di supervisione elevati, forti
sprechi e basse motivazioni dei dipendenti.
La riorganizzazione del processo produttivo può raggiungere sostanziali miglioramenti di efficienza anche
senza nuovi investimenti in capitale. Nel business process reengineering (BPR), l’idea è che molti processi
produttivi comportano complesse interazioni tra più individui. Hammer e Champy hanno definito il BPR
come il ridisegno radicale dei processi aziendali, finalizzato a realizzare miglioramenti nei parametri critici
delle prestazioni, come il costo, la qualità, la rapidità.
L’idea è quella di riprogettare i processi al fine di incrementare l’efficienza. La domanda è: “Se dovessimo
cominciare da capo, come progetteremmo questo processo?”. Hammer e Champy indicano l’esistenza di una
serie di fattori comuni che possono guidare il BPR: diverse mansioni vengono combinate in una volta sola, i
lavoratori prendono delle decisioni, i processi sono effettuati con buon senso, le verifiche e i controlli
vengono realizzati solo se hanno un senso economico.
Al BPR è stato attribuito l’ottenimento dei maggiori miglioramenti di efficienza, qualità e velocità: tuttavia,
esiste anche una prova evidente di delusione: ad esempio, molti processi di produzione e amministrazione si
complicano troppo. Inoltre, per riprogettare un processo bisogna prima comprenderlo: la
reingegnerizzazione senza una completa comprensione del processo è rischiosa.
Nel 1983, l’IBM, a causa del costo oneroso della sua stampante, doveva fornire una stampante giapponese
insieme al computer IBM. La società creò così un’equipe di tecnici: essi scoprirono che la tipica stampante
era costituita da circa 150 parti; essi decisero di ridurli a 60. Meno parti significavano meno errori di
assemblaggio, meno messe a punto e meno opportunità che si verificassero poi dei problemi. La Proprinter
si rivelò maneggevole, poco costosa e affidabile.
La IBM Credit forniva un finanziamento ai clienti dell’IBM. Il vecchio sistema consisteva in cinque fasi.
Sicchè l’intero processo richiedeva in media sei giorni, causava un certo numero mancato di vendite e
occupava il personale. Dopo molti tentativi, due manager fecero un esperimento. Presero una richiesta di
finanziamento e la fecero passare attraverso le 5 fasi, impiegando solo 90 minuti.
Il problema fondamentale era che il sistema era stato progettato per le richieste di finanziamento che l’IBM
riceva, mentre spesso non era richiesto il giudizio degli specialisti. Con quell’operazione, il numero degli
impiegati fu leggermente ridotto, mentre il numero totale degli accordi si centuplicò.
Differenze nei prezzi dovute alla localizzazione geografica. Il prezzo dei beni può variare a seconda della
localizzazione geografica, per le differenze esistenti tra i livelli salariali vigenti nei diversi paesi. Anche i
costi delle materie prime e i costi energetici variano da paese. Nel settore della pasta di cellulosa e della
carta, i produttori canadesi e scandinavi sono avvantaggiati dalla presenza di foreste ed energia idroelettrica.
Il possesso di fonti di approvvigionamento a basso costo. Nei settori ad elevata intensità di materie prime, il
possesso o l’accesso a fonti a basso costo può rappresentare un vantaggio importante.
Lavoro non sindacalizzato. In alcuni settori ad elevata intensità di lavoro, i leader di costo sono spesso
quelle imprese che evitano la presenza sindacale.
Potere contrattuale e relazioni con i fornitori. Laddove i prodotti acquistati rappresentano una voce
determinante nei costi, le differenze di potere contrattuale tra le imprese di un settore possono essere una
fonte importante per il vantaggio di costo. Inoltre, delle relazioni più strette con un numero limitato di
fornitori consentono economie che comprendono un più efficace controllo di qualità, il trasferimento di
tecnologia, la riduzione dei costi di fatturazione.
Un segnale della presenza di tali risorse non utilizzate si riscontra nella capacità delle imprese di
raggiungere riduzioni drammatiche di costo in presenza di pericolo di fallimento. In assenza di tali minacce,
elevati livelli di efficienza residuale sono la conseguenza di dipendenti motivati.
34. Dalle fonti statiche alle fonti dinamiche di efficienza dei costi
Hayes, Wheelwright e Clark della Harvard Business School hanno individuato, nell’attenzione rivolta
all’efficienza statica a discapito dell’efficienza dinamica, la determinante del declino industriale in America
durante gli anni ’70. Le imprese statunitensi hanno fatto ricorso ad approcci statici di management, mentre
le imprese giapponesi hanno sviluppato un approccio dinamico fondato sulla ricerca di un miglioramento
continuo.
Le azioni di riduzione dei costi coinvolte includono: chiusura degli impianti, esternalizzazione della
produzione di componenti e servizi quando le forniture interne hanno un costo superiore alle forniture
esterne, aumento dell’efficienza gestionale, applicazione di controlli finanziari rigorosi.
Dopo un decennio in cui la redditività e il rendimento azionario della Chevron erano inferiori a quelli delle
grandi imprese petrolifere statunitensi, nel gennaio 1992 l’Amm. Del. Derr annunciò un primo piano
aggressivo di azione che comportava un taglio nell’impiego di 700 unità, un’accelerazione nella vendita
delle proprietà di giacimenti di petrolio e gas.
Nel 1993 fu poi stabilito un ulteriore obiettivo di riduzione. Le principali riduzioni di costo furono attuate in
queste aree: spese di vendita, generali e amministrative (da 459 a 359); una riduzione dei dipendenti dalle
2300 unità del 1992 alle 1800 del 1993 (attraverso la Chevron Information Technology); esplorazione,
produzione e raffinazione e marketing negli Stati Uniti.
Le strategie di differenziazione non perseguono dunque l’unicità per amore di essere differenti. Inoltre, il
vantaggio di differenziazione non può essere raggiunto solo con l’applicazione di tecniche, ma implica
l’identificazione di opportunità nuove ed uniche.
Esistono due elementi per creare una differenziazione vantaggiosa. Sul lato dell’offerta, l’impresa deve
conoscere le risorse con cui può creare l’unicità (e farlo meglio dei concorrenti). Sul lato della domanda, la
chiave è la comprensione dei consumatori, dei loro bisogni e delle loro preferenze.
Nell’analisi delle opportunità di differenziazione, una distinzione fondamentale è quella tra aspetti tangibili
e intangibili. La differenziazione tangibile riguarda le caratteristiche visibili di un prodotto o di un servizio:
dimensione, forma, colore, peso, design, tecnologia, ma anche la performance di un prodotto, servizi di pre-
vendita, accessori, disponibilità, credito, velocità di consegna.
Le opportunità per una differenziazione intangibile nascono quando il valore di percezione di un prodotto o
di un servizio da parte dei clienti non dipende solo dagli aspetti tangibili dell’offerta: considerazioni sociali,
emotive, psicologiche ed estetiche sono presenti nelle scelte di tutti i prodotti o servizi. Il peso della
differenziazione d’immagine è importante per quei prodotti o servizi dove qualità e performance sono
difficili da accertare al momento dell’acquisto (ad es. cosmetici).
La differenziazione riguarda il modo in cui l’impresa compete e offre qualcosa di unico, in termini di
coerenza, reputazione, qualità. La segmentazione, invece, riguarda dove l’impresa compete in termini di
gruppi di consumatori, luoghi e tipi di prodotto. La segmentazione è una caratteristica della struttura del
mercato, la differenziazione è una scelta strategica attuata dall’impresa.
Anche rispetto alla concorrenza nazionale, il vantaggio di costo diventa più vulnerabile: ad esempio, il ritmo
del cambiamento tecnologico implica che i vantaggi di costo fondati sulla scala e sull’esperienza possano
essere scalzati da un processo innovativo di un concorrente.
Tutti i prodotti e tutti i servizi soddisfano numerosi bisogni. Di conseguenza la comprensione dei bisogni del
consumatore richiede l’analisi di molteplici attributi. La ricerca di mercato ha sviluppato numerose tecniche
per analizzare le preferenze dei consumatori. Le tecniche includono la valutazione in scala
multidimensionale, l’analisi combinata e l’analisi di prezzo edonistica.
L’analisi combinata richiede anzitutto l’identificazione degli attributi di un prodotto, e in secondo luogo, una
graduatoria di prodotti ipotetici che possiedano differenti combinazioni di tali caratteristiche. Sulla base di
questi dati si effettua una simulazione che determina la percentuale di clienti che preferirebbe un nuovo
ipotetico prodotto piuttosto che prodotti concorrenti già disponibili.
La domanda per un prodotto può essere vista come la domanda per le caratteristiche costitutive del prodotto
stesso. L’analisi edonistica di prezzo studia le differenze di prezzo tra prodotti concorrenti, mette in
relazione queste differenze con le diverse combinazioni di attributi offerte da ciascun prodotto e calcola il
prezzo di mercato implicita per ogni caratteristica.
Ad esempio, è possibile mettere in relazione le differenze di prezzo esistenti tra le lavatrici con le differenze
in capacità di carico, velocità di centrifuga, consumo di energia, ecc. Facendo la stima del prezzo di ciascun
attributo, è possibile determinare il prezzo superiore per unità addizionali di un particolare attributo.
L’analisi edonistica di prezzo consente di stimare il vantaggio di prezzo che la differenziazione è in grado di
sostenere.
Il ritorno alla strategia significa ricominciare a capire l’utilizzo dei prodotti. Tempo fa un’azienda
giapponese di elettrodomestici cercava di sviluppare una nuova macchinetta per il caffè. Mentre i dirigenti si
ponevano ogni tipo di domanda, Ohmae li esortò a chiedersi perché la gente beve il caffè. La risposta fu: il
gusto. Individuarono gli elementi che determinavano la qualità del caffè, comprendendo che il più
importante era la qualità dell’acqua, di cui non si era tenuto conto.
Dunque, per prima cosa bisogna porsi gli interrogativi in modo appropriato e fissare poi gli obiettivi
Allo stesso tempo, la differenziazione focalizzata su un segmento è soggetta ad alcuni rischi. A parte i costi
unitari più elevati che si sostengono rivolgendosi ad un mercato ristretto piuttosto che ampio, esiste il
pericolo che i segmenti di mercato siano soggetti al cambiamento nel corso del tempo oppure che la
segmentazione iniziale attuata dall’impresa sia inadeguata.
Nell’analisi del potenziale di differenziazione, possiamo fare una distinzione tra differenziazione del
prodotto (hardware) e differenziazione dei servizi accessori (software). La sofisticazione crescente delle
preferenze dei consumatori e la ricerca del vantaggio di differenziazione incoraggiano i produttori a
confezionare nuovamente l’hardware e il software in nuovi sistemi.
Il successo di Body Shop è associato ad una immagine di prodotto che richiede una coerenza fra il prodotto
stesso e la confezione, la pubblicità e la promozione. Body Shop ricorre alle nozioni tradizionali di pulizia,
risalto del viso e del corpo attraverso l’uso di ingredienti naturali, proprietà esaltate da una confezione che
privilegia la semplicità, il risparmio e l’informazione.
Body Shop non fornisce così solo shampoo e creme per la pelle, ma crea un’identificazione con i clienti
basata sui concetti di naturalezza e responsabilità nei confronti dell’ambiente. I problemi di Body Shop negli
anni ’90 sono stati generati da affermazioni sull’etica non rispettate nel comporta-mento dell’impresa, e
hanno rappresentato una minaccia per la sua posizione competitiva.
Il produttore si trova di fronte a un dilemma del prigioniero. La soluzione consiste nel trovare dei mezzi
credibili per segnalare la qualità al cliente, come marchi e azioni pubblicitarie, l’imballaggio, la garanzia
estesa nel tempo, ecc. La segnalazione e la reputazione sono importanti per quei prodotti o servizi la cui
qualità è difficile da accertare persino dopo l’acquisto. Ad esempio, le società di servizi finanziari danno
molta importanza ai simboli di sicurezza, stabilità e competenza.
L’investimento pubblicitario è un mezzo efficace per segnalare un livello di qualità superiore, dato che i
fornitori di prodotti di bassa qualità non prevedono che gli acquisti siano ripetuti e dunque non ritengono
vantaggioso investire denaro in pubblicità. Inoltre, quanto sono più elevati i costi sommersi necessari per
entrare nel mercato e quanto più elevato è l’investimento complessivo dell’impresa, tanto più essa sarà
incentivata a non ingannare i clienti.
Tuttavia non tutti gli aspetti della differenziazione determinano un aumento dei costi. Uno dei temi centrali
del total quality management è che l’eliminazione dei difetti comporta un risparmio dei costi. Di
conseguenza, la qualità è fortemente associata con una redditività superiore. I costi della differenziazione
possono anche essere compensati espandendo la quota di mercato dell’impresa, consentendo lo sfruttamento
delle economie di scala. Un modo per conciliare la differenziazione con l’efficienza di costo è posticiparla
negli stadi finali della catena del valore dell’impresa.
La catena del valore è applicabile più facilmente ai beni strumentali (dove il cliente è un’impresa con una
catena del valore definibile e i collegamenti tra catena del valore di fornitore e cliente sono facilmente
individuabili), ma può applicarsi anche ai beni di consumo. Il suo utilizzo per individuare le opportunità di
un vantaggio di differenziazione consiste in quattro fasi:
11. Creare una catena del valore per l’impresa e per il cliente.
12. Identificare i determinanti dell’unicità in ogni attività. Si valutano le potenzialità di differenziazione del
prodotto per l’impresa, esaminando ognuna delle attività presenti nella sua catena del valore e individuando
le variabili.
13. Selezionare le variabili di differenziazione più vantaggiose per l’impresa. Dal lato dell’offerta, ci sono
tre considerazioni da fare: decidere dove l’impresa ha maggiori potenzialità di differenziazione rispetto ai
concorrenti o può differenziare a costi inferiori; individuare i collegamenti esistenti tra le diverse attività;
prendere in considerazione i problemi associati alla salvaguardia dei diversi fattori di unicità.
14. Individuare i collegamenti tra le catene del valore dell’impresa e dell’acquirente.
Nel quadro 9.3, si evidenzia come un’analisi della catena del valore può aiutare un produttore di contenitori
in metallo a individuare le opportunità di differenziazione vantaggiose. Il settore dei contenitori metallici è
infatti caratterizzato da un alto livello competitivo, una crescita lenta e bassi profitti. I prodotti, infine, hanno
un basso potenziale di differenziazione.