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La speciale normalità: gli interventi

didattici per la disabilità, aspetti


teorici e modelli di intervento
I parte

Laura Barbirato
Ovvero…
rassegna delle diverse posizioni
teoriche, interpretazioni eziologiche e
conseguenti posizioni metodologiche e
didattiche
sul tema della diversa abilità o della
speciale normalità…
Ma… come si è evoluto nel tempo il
concetto di diversa abilità?
Quanti di quei punti di vista
sopravvivono ancora oggi?

Anormali, minorati …

Significato del termine Handicappato


poi si è passati a disabile

ora di parla di diversamente abile ,


diversabile, speciale normalità
La posizione teorica qui sostenuta,
frutto della ricerca attuale:
• Considera l’alunno DVA come una persona priva o
carente di abilità in quanto, per cause organiche o
ambientali, non riesce a sfruttare al meglio
l’esperienza, traendone le “normali” occasioni di
apprendimento

• Allora…compito dell’educatore è trovare vie


alternative per rendere accessibili al soggetto gli
stimoli e le esperienze necessarie al suo sviluppo

• Handicap e svantaggio possono essere


funzionamente indistinguibili
Ruolo dell’influsso ambientale:
Definirne il primato restituisce valore alla scuola e all’educazione!

Principi:
1. L’intervento va attuato prima possibile

2. La socializzazione è un obiettivo di apprendimento, non un


target “di riserva”

3. Non si fa educazione, o rieducazione, da soli (generalizzazione)


Genesi del concetto di diversa abilità
• A lungo il bambino in sé non è stato titolare di diritti propri
(era un adulto incompiuto), figuriamoci se era “imperfetto”!

• Classicità: soggetto privo della sua parte divina

• Medio Evo: scherzo del diavolo

• Solo l’Illuminismo restituì ai bambini i diritti di


“cittadinanza” (V. Locke, S.Ignazio di Lojola, Rousseau)

• Seguin e poi Itard credettero per primi nella rieducazione


dell’”idiota”

• Il discorso del conte di Sheffory…


La svolta della scala per la misurazione
dell’intelligenza
• Scala Binet-Simon (dopo diverse modifiche) si propone di
misurare l’intelligenza

• Definisce il concetto di ritardo mentale (Q.I= sviluppo cognitivo


deficitario rispetto all’età anagrafica)

• Il darwinismo sociale…

• La teoria dei curricoli


In Italia:

svolta con la legge 517/77 che abolisce le


scuole speciali

riordino di tutta la materia con la legge


104/92
Rapporto tra presupposti teorici, definizione
diagnostica, scelta
delle metodologie di intervento

TEORIA DIAGNOSI PRASSI


Determina definizione TERAPEUTICA
L’ipotesi eziologica RIABILITATIVA
(metodologie)
La diagnosi = riconoscimento

• Riconoscere un disturbo e classificarlo, per prevedere l’evoluzione


e individuare un adeguato trattamento
• Differenza tra diagnosi medica o clinica e diagnosi funzionale
• La diagnosi clinica rispecchia la “scuola di pensiero” di chi l’ha
stilata
Dobbiamo conoscere questi orientamenti!
La diagnosi funzionale e il PDF

• Base per la redazione del PEI, ma… è non è sempre possibile


avere la collaborazione dei servizi…

• Gli insegnanti, comunque stendono un PROFILO DINAMICO


FUNZIONALE, “fotografia” delle caratteristiche del soggetto,
nelle diverse aree, “linea di base” per costruire il P.E.I.
la definizione diagnostica

•Il DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders: DSM


IV).

•L’ICD -10 (International Statistical Classification of


Diseases and Related Health Problems 10th Revision);

•L’ICF (International Classification of
Funtioning) si occupa della disabilità e della
salute
Nuova ottica dell’ICF
Considera le componenti della salute e ciò che è ad essa correlato,
come l’istruzione e il lavoro.
Oltre alle funzioni e alle strutture corporee e psicologiche, l’ICF
considera le attività possibili e la partecipazione, i fattori ambientali
specifici in cui la persona conduce la sua esistenza.
Piuttosto che una classificazione delle conseguenze di una malattia,
l’ICF classifica le componenti della salute.
La disabilità secondo l’ICF

• conseguenza o risultato di una complessa relazione tra le


condizioni di salute di un individuo, i fattori personali e i fattori
ambientali, che rappresentano le circostanze in cui vive
l’individuo
• Le stesse “menomazioni” possono avere un impatto
completamente diverso a seconda delle caratteristiche
dell’ambiente con il quale si interfacciano.
I metodi

• Il metodo, le metodologie, i metodi???


• Un metodo valido per tutti?
• Tanti metodi, uno per ciascun tipo di disabilità o di bisogno
educativo speciale?
• Questo termine è spesso male inteso oppure ignorato….
Spesso nei piani di lavoro o nelle progettazioni didattiche i
metodi non sono esplicitati!!!
2 accezioni del termine metodo

1. schema procedurale, ad esempio, ecco il metodo che sottostà


alla realizzazione del Piano Educativo Personalizzato:

RACCOLTA PROFILO P.E.I VERIFICA


DATI FUNZIONALE VALUTAZ.
2. Modalità specifica, ad es. atta a realizzare
efficacemente i processi di apprendimento auspicati (es
metodo della discriminazione senza errori per il R.M)

In questo caso sarebbe meglio parlare di metodologie


di intervento
E’ importante per l’insegnante conoscere le
metodologie di intervento che offrano una
certa garanzia di efficacia perché……

• rende l’insegnante più sicuro


• aiuta a sviluppare un senso di autoefficacia e a
prevenire lo stress
• offre ai bambini DVA opportunità di sviluppo che,
a differenza di quanto accade ai “normodotati”,
altrove non potrebbero trovare
La scuola, in quanto ambiente intenzionalmente
organizzato per promuovere l’apprendimento, per questi
alunni è spesso l’unica possibilità.

La responsabilità dell’insegnante è quindi più che mai


rilevante.
E’ una sfida, ma anche una straordinaria opportunità di
soddisfazione professionale e umana.

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