ELETTRICI
A.A. 2005/2006
Facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Cagliari
CAPITOLO 1. GENERALITA’ SUI SISTEMI ELETTRICI
1. Introduzione…………………………………………………...….pag. 2
2. Costituzione del sistema elettrico per l’energia…...……....pag. 3
1
CAPITOLO 1
GENERALITA’ SUI SISTEMI ELETTRICI
1. Introduzione
2
È bene, però, osservare che, pur essendo gli impianti in corrente alternata
trifase praticamente quelli universalmente impiegati ormai da quasi cento anni,
esistono alcuni casi di importanza non trascurabile, in cui si impiegano ancora la
corrente alternata monofase o gli impianti per la trasmissione in corrente continua.
Ad esempio, il sistema monofase in corrente alternata trova impiego
nell’ambito degli impianti per la trazione elettrica e nel caso della distribuzione in
bassa tensione, mentre gli impianti di trasmissione dell’energia elettrica in corrente
continua vengono impiegati sia quando è necessario trasmettere energia elettrica a
grandi distanze, per i motivi accennati in precedenza, sia quando, dovendo
attraversare il mare, si può usare quest’ultimo come conduttore di ritorno, con ovvi
risparmi economici.
3
necessità di grosse quantità d’acqua per il raffreddamento. Per le centrali
termoelettriche la locazione delle centrali è legata alla disponibilità naturale delle
fonti)
Le linee di trasmissione possono essere di due tipi:
a) Linee di trasmissione primarie: connettono le centrali ai nodi primari di
smistamento, detti a loro volta sottostazioni di distribuzione o più
semplicemente sottostazioni;
4
Fig. 2 Sostegni a stelo: a) Palo in legno per linea 15 kV e telefonica di servizio; b) Palo in cemento armato
centrifugato per linea 15 kV e telefonica di servizio; c) Palo in acciaio tubolare per linea 15 kV e telefonica
di servizio;d) Palo in cemento armato centrifugato per linea 60 kV.
I sistemi elettrici delle singole nazioni europee e mondiali sono in gran parte
interconnessi tra loro sia per garantire una maggiore stabilità e qualità del servizio,
sia per consentire la continuità di servizio attraverso continui scambi di energia
regolati da complessi regimi economici.
Per consentire tali interconnessioni, è stato necessario standardizzare i valori delle
grandezze elettriche, come la tensione e la frequenza.
In ambito europeo la frequenza di rete è pari a 50Hz. La variazione massima
consentita (1%) per il corretto funzionamento di generatori ed utilizzatori è assicurata
attraverso il costante controllo delle produzioni e dei consumi a livello nazionale dai
singoli TSO (Transmission System Operators) ed a livello internazionale da un
Coordinatore Centrale Europeo (UCTE).
La scelta del livello di tensione adeguato per ognuno dei sottosistemi descritti
(dalla produzione alla distribuzione) è anch’ esso uniformato a livello internazionale, e
dipende da motivazioni tecnico-economiche (uniformità e standardizzazione dei valori
commerciali).
5
Inoltre poiché la potenza elettrica in transito su una determinata linea è
proporzionale al prodotto tra il valore della tensione nominale e della corrente
nominale che la attraversa:
P (MW) α V (V) * I (A)
per ottenere un elevato rendimento di trasmissione dell’energia elettrica, occorre
ridurre quanto più possibile le perdite di trasmissione che possono essere di due tipi:
Nelle centrali elettriche l’energia elettrica viene prodotta con valori di tensione
compresi tra 6 ed i 12 kV, che per la trasmissione della energia vengono innalzati a
di 380 kV mediante l’utilizzo di appositi trasformatori elevatori di tensione.
Per questo motivo nelle lunghe linee di trasmissione primarie e secondarie utilizzate
per il trasporto di ingenti potenze, le tensioni di esercizio sono le più alte possibili.
I valori standard europei sono 400-380kV (Linee ad Altissima Tensione, o AAT) e
220-150kV (Linee ad Alta Tensione o AT).
Il livello di tensione in MT è in via di unificazione su tutto il territorio nazionale
al valore di 20 kV (a tutt’oggi esistono anche linee MT con V = 10-15 kV).
Le zone abitate sono interconnesse alla rete principale di trasmissione attraverso
linee di distribuzione in Media Tensione (MT), che fanno capo alle varie stazioni di
conversione (cabine di trasformazione MT/BT). Infine attraverso le sottostazioni
MT/BT avviene il collegamento alle linee a bassa tensione (BT) nelle quali i livelli di
tensione sono rispettivamente uguali a 380 V trifase e 220V monofase.
6
In essa, per semplicità si è rappresentata un unica centrale di produzione, e sebbene
si tratti di un sistema di tipo trifase, si è adottata una rappresentazione di tipo
unifilare.
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PROTEZIONE DAI CONTATTI
INDIRETTI: METODI DI
PROTEZIONE PASSIVA
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CAPITOLO 13
PROTEZIONE DAI CONTATTI INDIRETTI: METODI DI
PROTEZIONE PASSIVA
2
autonoma o da un trasformatore di isolamento o da altre sorgenti con
analoghe caratteristiche di sicurezza.
Il trasformatore di isolamento è una macchina elettrica statica composta da
due avvolgimenti separati, montati su un nucleo magnetico ed interagenti
fra loro per effetto del flusso magnetico generato. Il primario del
trasformatore è collegato al circuito di alimentazione, mentre il secondario
all’impianto utilizzatore.
Si consideri il caso di guasto verso massa di un apparecchio utilizzatore
alimentato da una rete con neutro a terra mediante un trasformatore di
isolamento (fig.24)
È chiaro che non essendovi alcuna via di richiusura, non potrà manifestarsi
alcuna corrente di guasto; la carcassa M assumerà semplicemente il
potenziale del punto A. In realtà fluiranno piccole correnti tali comunque a
non creare situazioni di pericolo in condizioni ambientali ordinarie, che si
richiudono attraverso le capacità parassite di accoppiamento verso terra dei
vari componenti.
Il pericolo maggiore è rappresentato dal cedimento dell’isolamento tra
primario e secondario, che annullerebbe in tutto o in parte il vantaggio della
separazione elettrica; allo scopo si adottano avvolgimenti con isolamento
doppio o rinforzato oppure con uno schermo metallico tra gli avvolgimenti,
collegato all’impianto di terra del primario in modo da convogliare a terra
eventuali correnti di guasto, impedendone il passaggio dal primario al
secondario.
Per quanto riguarda il collegamento delle masse all’impianto di terra, esso
è espressamente vietato dalla norma CEI 64/8. Dato che l’adozione del
3
trasformatore di isolamento ha lo scopo di impedire la richiusura delle
correnti di guasto, sarebbe un controsenso il collegamento a terra delle
masse, collegamento che, inoltre, introdurrebbe il potenziale di terra sulle
masse del circuito separato, in conseguenza di un guasto in un qualsiasi
punto dell’impianto connesso a terra.
Le masse del circuito separato devono invece essere collegate fra loro per
rendere equipotenziali ed evitare il determinarsi della grave situazione di
pericolo mostrata nella fig. 25.
4
• Misura delle tensioni di passo e di contatto.
In alcuni casi particolari non è possibile utilizzare realizzare un
adeguato impianto di terra. Si pensi ad esempio ad un impianto alimentato
da una linea trifase MT che ha una protezione con corrente di sgancio
elevata.
Non si riesce a realizzare realisticamente una resistenza di terra al di
sotto di certi valori. Ci si deve accontentare in questo caso di verificare che
in ogni punto dell’area dell’impianto accessibile alle persone, nelle peggiori
condizioni di dispersione, cioè per corrente a terra uguale a quella di
sgancio, la tensione di contatto sia superiore al valore indicato sulla tabella
di cui si è parlato nel paragrafo 2.2.4.
La misura delle tensioni di passo e di contatto si rende necessaria
allorquando si misura un valore della resistenza di terra:
Vp
(7.1) RT >
Ig
5
disturbo (tensioni di passo e contatto misurate in assenza di corrente di
prova) siano trascurabili rispetto alle tensioni misurate quando la corrente di
prova viene dispersa. Se le tensioni di disturbo sono costanti nel tempo, è
possibile depurarle dalla misura.
Il dispersore ausiliario utilizzato per inviare la corrente di prova deve
essere posto rispetto all’impianto di terra ad una distanza che va dalle 3 alle
cinque volte il diametro massimo dell’impianto stesso. La tensione di passo
si misura tra due punti del terreno ad un metro di distanza tra loro, gli
elettrodi verso terra devono avere una superficie di contatto di 200 cm ed 2
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GENERALITA’ SUI SISTEMI
ELETTRICI
A.A. 2005/2006
Facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Cagliari
CAPITOLO 1. GENERALITA’ SUI SISTEMI ELETTRICI
1. Introduzione…………………………………………………...….pag. 2
2. Costituzione del sistema elettrico per l’energia…...……....pag. 3
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CAPITOLO 1
GENERALITA’ SUI SISTEMI ELETTRICI
1. Introduzione
2
È bene, però, osservare che, pur essendo gli impianti in corrente alternata
trifase praticamente quelli universalmente impiegati ormai da quasi cento anni,
esistono alcuni casi di importanza non trascurabile, in cui si impiegano ancora la
corrente alternata monofase o gli impianti per la trasmissione in corrente continua.
Ad esempio, il sistema monofase in corrente alternata trova impiego
nell’ambito degli impianti per la trazione elettrica e nel caso della distribuzione in
bassa tensione, mentre gli impianti di trasmissione dell’energia elettrica in corrente
continua vengono impiegati sia quando è necessario trasmettere energia elettrica a
grandi distanze, per i motivi accennati in precedenza, sia quando, dovendo
attraversare il mare, si può usare quest’ultimo come conduttore di ritorno, con ovvi
risparmi economici.
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necessità di grosse quantità d’acqua per il raffreddamento. Per le centrali
termoelettriche la locazione delle centrali è legata alla disponibilità naturale delle
fonti)
Le linee di trasmissione possono essere di due tipi:
a) Linee di trasmissione primarie: connettono le centrali ai nodi primari di
smistamento, detti a loro volta sottostazioni di distribuzione o più
semplicemente sottostazioni;
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Fig. 2 Sostegni a stelo: a) Palo in legno per linea 15 kV e telefonica di servizio; b) Palo in cemento armato
centrifugato per linea 15 kV e telefonica di servizio; c) Palo in acciaio tubolare per linea 15 kV e telefonica
di servizio;d) Palo in cemento armato centrifugato per linea 60 kV.
I sistemi elettrici delle singole nazioni europee e mondiali sono in gran parte
interconnessi tra loro sia per garantire una maggiore stabilità e qualità del servizio,
sia per consentire la continuità di servizio attraverso continui scambi di energia
regolati da complessi regimi economici.
Per consentire tali interconnessioni, è stato necessario standardizzare i valori delle
grandezze elettriche, come la tensione e la frequenza.
In ambito europeo la frequenza di rete è pari a 50Hz. La variazione massima
consentita (1%) per il corretto funzionamento di generatori ed utilizzatori è assicurata
attraverso il costante controllo delle produzioni e dei consumi a livello nazionale dai
singoli TSO (Transmission System Operators) ed a livello internazionale da un
Coordinatore Centrale Europeo (UCTE).
La scelta del livello di tensione adeguato per ognuno dei sottosistemi descritti
(dalla produzione alla distribuzione) è anch’ esso uniformato a livello internazionale, e
dipende da motivazioni tecnico-economiche (uniformità e standardizzazione dei valori
commerciali).
5
Inoltre poiché la potenza elettrica in transito su una determinata linea è
proporzionale al prodotto tra il valore della tensione nominale e della corrente
nominale che la attraversa:
P (MW) α V (V) * I (A)
per ottenere un elevato rendimento di trasmissione dell’energia elettrica, occorre
ridurre quanto più possibile le perdite di trasmissione che possono essere di due tipi:
Nelle centrali elettriche l’energia elettrica viene prodotta con valori di tensione
compresi tra 6 ed i 12 kV, che per la trasmissione della energia vengono innalzati a
di 380 kV mediante l’utilizzo di appositi trasformatori elevatori di tensione.
Per questo motivo nelle lunghe linee di trasmissione primarie e secondarie utilizzate
per il trasporto di ingenti potenze, le tensioni di esercizio sono le più alte possibili.
I valori standard europei sono 400-380kV (Linee ad Altissima Tensione, o AAT) e
220-150kV (Linee ad Alta Tensione o AT).
Il livello di tensione in MT è in via di unificazione su tutto il territorio nazionale
al valore di 20 kV (a tutt’oggi esistono anche linee MT con V = 10-15 kV).
Le zone abitate sono interconnesse alla rete principale di trasmissione attraverso
linee di distribuzione in Media Tensione (MT), che fanno capo alle varie stazioni di
conversione (cabine di trasformazione MT/BT). Infine attraverso le sottostazioni
MT/BT avviene il collegamento alle linee a bassa tensione (BT) nelle quali i livelli di
tensione sono rispettivamente uguali a 380 V trifase e 220V monofase.
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In essa, per semplicità si è rappresentata un unica centrale di produzione, e sebbene
si tratti di un sistema di tipo trifase, si è adottata una rappresentazione di tipo
unifilare.
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PROTEZIONE DAI CONTATTI
DIRETTI ED INDIRETTI
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CAPITOLO 8
PROTEZIONE DAI CONTATTI DIRETTI ED INDIRETTI
8.1 Generalità
La norma CEI 64/8 prevede due condizioni di contatto elettrico pericolose per la
persona:
• CONTATTO DIRETTO
Si verifica quando la persona entra in contatto con parti attive dell’impianto
(fig. 7).
• CONTATTO INDIRETTO
2
Fig. 2 Esempio di contatto indiretto
Gli impianti e gli apparecchi elettrici devono essere isolati e protetti in modo che le
persone non possano venire in contatto con parti in tensione senza deliberato
proposito.
Le misure di protezione contro i contatti diretti possono suddividersi in:
1. Protezioni di grado totale (contro il contatto volontario) che sono ottenute
mediante:
• Isolamento delle parti attive senza possibilità di rimozione;
• Involucri o barriere che sono rimovibili mediante utensili, interblocchi,
barriere intermedie.
2. Protezioni di grado parziale (contro il contatto involontario) che sono ottenute
mediante:
• Allontanamento delle parti a tensione diversa simultaneamente
accessibili.
3. Protezioni addizionali che sono ottenute utilizzando relè differenziali ad alta
sensibilità (IDmax = 30 mA).
3
8.2.1 Tipi di isolamento
Ogni apparecchio elettrico è dotato di un isolamento tra le parti attive1 e tra queste e
la carcassa, senza il quale sarebbe impedito il funzionamento. Tale tipo di
isolamento prende il nome di isolamento funzionale.
Si definisce isolamento principale quello utilizzato per la protezione delle persone
contro il pericolo di folgorazione. Talvolta, al fine di garantire la sicurezza delle
persone in caso di guasto dell’isolamento principale, viene introdotto un ulteriore
isolamento, detto isolamento supplementare.
L’insieme dell’isolamento principale e supplementare prende il nome di doppio
isolamento (fig. 9). In luogo dei due isolamenti distinti, principale e supplementare, si
può inoltre realizzare un unico isolamento avente proprietà elettriche e meccaniche
equivalenti; questo tipo di isolamento viene chiamato isolamento doppio o rinforzato
(CEI 64/8 413.2.1.1). I componenti elettrici aventi isolamento doppio o rinforzato
vengono detti di Classe II (CEI 64/8 413.2.1.1).
1
Parti conduttrici dell’impianto che sono in tensione durante il normale funzionamento dell’impianto
4
Classe 0 Apparecchiature elettriche provviste del
solo isolamento principale e non aventi
alcun dispositivo per il collegamento
delle masse2 ad un conduttore di
protezione; esse quindi non possono
essere collegate a terra e, nel caso di
guasto dell’isolamento, la protezione è
affidata soltanto alle caratteristiche
dell’ambiente in cui si trovano.
Classe I Apparecchiature elettriche provviste del
solo isolamento principale ed aventi un
dispositivo per il collegamento delle
masse ad un conduttore di protezione.
Classe II Apparecchiature elettriche provviste di
isolamento doppio o rinforzato e non
aventi alcun dispositivo per il
collegamento delle masse ad un
conduttore di protezione.
Classe III Apparecchiature elettriche provviste di
isolamento ridotto in quanto destinate ad
essere alimentate da sistemi a
bassissima tensione di sicurezza (BTS).
2
Si definiscono tali le parti metalliche normalmente non in tensione, che potrebbero però andare in tensione a
causa di un difetto dell’isolamento.
5
Quando si vuole indicare solo uno o due tipi di protezione, le cifre mancanti sono
sostituite dalla lettera X. Nella seguente tabella sono riportati alcuni esempi di gradi
di protezione e delle prove corrispondenti a ciascuna cifra, al crescere della cifra
cresce il grado di protezione.
Le parti attive devono essere poste entro involucri, o dietro barriere, tali da
assicurare almeno il grado di protezione IP2X, salvo le eccezioni previste per alcuni
apparecchi per i quali le norme relative richiedono un grado inferiore di protezione
(CEI 64/8 412.2).
Le barriere e gli involucri devono essere saldamente fissati e rimovibili soltanto con
l’uso di un attrezzo (CEI 64-8) o di una chiave, purchè la chiave sia in possesso solo
di personale elettricamente addestrato. Il personale addestrato che abbia avuto
accesso alle parti attive, deve di regola sezionare il circuito prima di intervenire sulle
parti attive o nelle loro vicinanze, in casi di riconosciuta necessità è ammesso di
eseguire lavori su parti in tensione, purchè l’ordine sia dato dal capo responsabile
(DPR 547/55 art. 344). Nei lavori su parti in tensione l’operatore deve indossare
guanti isolanti, visiera di protezione, elmetto dielettrico, utilizzare idonei strumenti di
6
lavoro (CEI 11-16) ed essere accompagnato da un altro operatore specializzato,
munito di dispositivi di intervento in caso di pericolo.
Gli ostacoli sono destinati ad impedire il contatto accidentale con le parti in tensione,
ma non il contatto intenzionale dovuto all’aggiramento deliberato dell’ostacolo.
Gli ostacoli devono impedire:
• l’avvicinamento non intenzionale del corpo con parti attive, oppure
• il contatto non intenzionale con parti attive durante i lavori sotto
tensione nel funzionamento ordinario.
7
Gli ostacoli possono essere rimossi senza l’uso di una chiave o di un attrezzo ma
devono essere fissati in modo da impedirne la rimozione accidentale.
Questa misura di protezione, che non assicura una protezione completa contro i
contatti diretti, è applicata in pratica solo nelle officine, come illustrato nella (fig. 11),
in cui L (distanza fra parti attive) deve essere non inferiore a 900 mm nel caso di
passaggi di manutenzione e 1100 per passaggi di servizio (CEI 64/8 par. 481).
8
Fig. 6 Interruttore differenziale
I1 =I 2= 0
9
Se al contrario vi è una corrente di dispersione ID nella linea, la somma
vettoriale delle due correnti assume un valore non nullo, così come anche il flusso
magnetico da essa generato:
I1 = I 2+ I D
NI D
Φ=
ℜ
e conseguentemente si verifica lo sgancio dell’interruttore.
Lo sgancio è rapidissimo, dell’ordine dei 20, 30 o al più 50 ms, quindi con un valore
di taratura dell’interruttore differenziale di 30 mA si ha una sicura protezione.
Esistono anche interruttori differenziali trifasi che sono costituiti da un circuito
toroidale con tre avvolgimenti relativi alle tre fasi; se la linea è a quattro fili bisogna
naturalmente aggiungere il filo di neutro. Esistono anche relè differenziali di tipo
elettronico, che riescono a funzionare anche quando la forma d’onda non è
sinusoidale, ad esempio nel caso di correnti unidirezionali.
8.3.1 Generalità
I metodi di protezione dai contatti indiretti sono classificabili nelle seguenti due
categorie:
• Metodi di protezione attiva, i quali non evitano la nascita di tensioni di
contatto, ma agiscono interrompendo l’alimentazione qualora tali
tensioni diventassero convenzionalmente pericolose, L’esempio più
tipico è l’impianto di terra.
10
8.3.2 Protezione attiva dai contatti indiretti
Definizioni
Prima di affrontare il problema della messa a terra degli impianti elettrici è opportuno
premettere una serie di definizioni dedotte direttamente dalla normativa vigente (CEI
64/8).
• Terra
Termine per designare il terreno sia come luogo che come materiale
conduttore, per esempio humus, terriccio, sabbia, ghiaietto e pietra.
• Dispersore
Conduttore appositamente posto in contatto elettrico con il terreno (dispersore
intenzionale), o parte metallica in contatto elettrico con il terreno o con l’acqua,
direttamente o tramite calcestruzzo, il cui scopo originale non è di mettere a
terra, ma di soddisfare tutti i requisiti di un dispersore senza compromettere la
sua funzione originale (dispersore di fatto).
o Dispersore orizzontale
Dispersore generalmente interrato fino ad una profondità di circa 1 m.
Questo può essere costituito di nastri, di tondini o di conduttori cordati
che possono essere disposti in modo radiale, ad anello, a maglia o da
una loro combinazione.
o Picchetto di terra
Dispersore generalmente interrato od infisso per una profondità
superiore ad 1 m. Questo può essere costituito da un tubo, da una
barra cilindrica o da altri profilati metallici.
• Massa
Parte conduttrice di un componente elettrico che può essere toccata e che in
condizioni ordinarie non è in tensione, ma che può diventarlo in condizioni di
guasto.
11
• Massa estranea
Parte conduttrice che non fa parte dell’impianto elettrico ed è in grado di
introdurre un potenziale, generalmente il potenziale di terra.
• Conduttore di terra
Conduttore che collega una parte dell’impianto che deve essere messo a terra
ad un dispersore o che collega tra loro più dispersori, ubicato al di fuori del
terreno od interrato nel terreno e da esso isolato.
• Collegamento equipotenziale
Collegamento elettrico tra masse per ridurre al minimo le differenze di
potenziale tra queste.
• Conduttore equipotenziale
Conduttore che assicura un collegamento equipotenziale, tra masse estranee
e dispersore (conduttore equipotenziale principale) e tra masse estranee
(conduttore equipotenziale supplementare).
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associata alla scarica è maggiore della minima energia di accensione dell’atmosfera
può innescarsi il fenomeno dell’esplosione.
Per evitare che ciò avvenga si può agire in tre differenti modi:
13
IMPIANTI DI TERRA
1
CAPITOLO 9
IMPIANTI DI TERRA
9.1 Generalità
Per impianto di terra si intende un sistema limitato localmente, costituito da
dispersori o da parti metalliche in contatto con il terreno (dispersori), da conduttori
di terra e da conduttori equipotenziali (cfr capitolo “Impianti di messa a terra).
La messa a terra dell’impianto consiste nel collegare parte di un impianto elettrico
o di un apparecchiatura ad un impianto di terra allo scopo di :
• Proteggere le persone dallo shock elettrico (messa a terra di protezione);
• Consentire il corretto funzionamento degli impianti e dei suoi componenti
elettrici (messa a terra di funzionamento);
• Consentire lavori di manutenzione in sicurezza.
In relazione allo stato del neutro ed alla situazione delle masse i sistemi elettrici
sono individuati con due lettere. La prima lettera indica lo stato del neutro:
• T = neutro connesso a terra;
• I = neutro isolato da terra.
La seconda lettera indica la situazione delle masse metalliche:
• T = masse collegate a terra;
• N = masse collegate al neutro.
2
9.2 SISTEMA TT
9.3 SISTEMA TN
Nel sistema TN il neutro è collegato direttamente a terra, mentre le masse
sono collegate al conduttore di neutro. Si distinguono i seguenti tipi di sistemi TN,
a seconda che i conduttori di neutro e di protezione siano separati o meno:
• TN-C: i conduttori di neutro e di protezione sono in comune (fig. 15);
• TN-S: i conduttori di neutro e di protezione sono separati (fig. 15);
Il conduttore che svolge la funzione sia di conduttore di neutro (N) che di
conduttore di protezione equipotenziale (PE) assume la denominazione di
conduttore PEN.
Il sistema di distribuzione TN è tipico degli impianti aventi una propria cabina di
trasformazione.
3
Fig. 3 A sinistra: Sistema di Distribuzione TN-C,a destra Sistema di Distribuzione TN-S.
9.4 SISTEMA IT
4
9.5 METODO PER LA MISURA DELLA RESISTENZA DI TERRA
5
Misurando la tensione che si stabilisce tra due elettrodi “sufficientemente
lontani”, dopo aver iniettato nel terreno una corrente costante, si ottiene un
andamento del tipo indicato in figura.
6
Il metodo consiste nel fare passare una corrente alternata di valore
costante fra il dispersore D ed una sonda di corrente T1 posta ad una distanza da
D tale che le zone di influenza dei due dispersori non si sovrappongano.
La sonda di corrente T1 si può ritenere in genere sufficientemente lontana quando
sia posta ad una distanza almeno cinque volte la dimensione massima di D:
questa, nel caso D sia un semplice dispersore a picchetto, può assumersi pari alla
sua lunghezza.
La sonda di tensione T2, situata al di fuori delle zone di influenza di D e T1,
consente di misurare la tensione totale di terra, come illustra la fig. 7.
Il rapporto delle indicazioni del voltmetro e dell'amperometro fornisce il valore della
resistenza di terra.
Per verificare che la resistenza di terra sia un valore corretto, si fanno altre due
misure con la sonda di tensione T2 spostata di qualche metro, rispettivamente più
lontana e più vicina rispetto a D. Se le tre misure sono sostanzialmente le stesse,
si prende come resistenza di terra del dispersore D la media dei tre. Se non c’è
tale accordo, le prove vengono ripetute con la distanza D e T1 aumentata.
In genere l'insieme dei due strumenti utilizzati per la misura sono inglobati
in un unico apparecchio, comunemente denominati Megger, Tellurometri,
Terrohmetri.
Durante la prova si preferisce iniettare una corrente alternata, poiché la misura in
corrente continua potrebbe essere influenzata da forze elettromotrici di origine
voltaica presenti nel terreno e da eventuali correnti vaganti.
7
La precisione della misura dipende fortemente dalle posizioni reciproche dei
dispersori.
Il dispersore ausiliario T1, se posto troppo vicino al dispersore in prova, non
permette una corretta misura della resistenza di terra; la tensione Ut è infatti
dovuta soltanto ad una porzione di terreno posta intorno al dispersore in prova.
Affinché la misura sia corretta, la sonda di tensione T2 deve essere posta in un
punto a potenziale zero (fig. 8).
8
GENERALITA’ SUI SISTEMI
ELETTRICI
A.A. 2005/2006
Facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Cagliari
CAPITOLO 1. GENERALITA’ SUI SISTEMI ELETTRICI
1. Introduzione…………………………………………………...….pag. 2
2. Costituzione del sistema elettrico per l’energia…...……....pag. 3
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CAPITOLO 1
GENERALITA’ SUI SISTEMI ELETTRICI
1. Introduzione
2
È bene, però, osservare che, pur essendo gli impianti in corrente alternata
trifase praticamente quelli universalmente impiegati ormai da quasi cento anni,
esistono alcuni casi di importanza non trascurabile, in cui si impiegano ancora la
corrente alternata monofase o gli impianti per la trasmissione in corrente continua.
Ad esempio, il sistema monofase in corrente alternata trova impiego
nell’ambito degli impianti per la trazione elettrica e nel caso della distribuzione in
bassa tensione, mentre gli impianti di trasmissione dell’energia elettrica in corrente
continua vengono impiegati sia quando è necessario trasmettere energia elettrica a
grandi distanze, per i motivi accennati in precedenza, sia quando, dovendo
attraversare il mare, si può usare quest’ultimo come conduttore di ritorno, con ovvi
risparmi economici.
3
necessità di grosse quantità d’acqua per il raffreddamento. Per le centrali
termoelettriche la locazione delle centrali è legata alla disponibilità naturale delle
fonti)
Le linee di trasmissione possono essere di due tipi:
a) Linee di trasmissione primarie: connettono le centrali ai nodi primari di
smistamento, detti a loro volta sottostazioni di distribuzione o più
semplicemente sottostazioni;
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Fig. 2 Sostegni a stelo: a) Palo in legno per linea 15 kV e telefonica di servizio; b) Palo in cemento armato
centrifugato per linea 15 kV e telefonica di servizio; c) Palo in acciaio tubolare per linea 15 kV e telefonica
di servizio;d) Palo in cemento armato centrifugato per linea 60 kV.
I sistemi elettrici delle singole nazioni europee e mondiali sono in gran parte
interconnessi tra loro sia per garantire una maggiore stabilità e qualità del servizio,
sia per consentire la continuità di servizio attraverso continui scambi di energia
regolati da complessi regimi economici.
Per consentire tali interconnessioni, è stato necessario standardizzare i valori delle
grandezze elettriche, come la tensione e la frequenza.
In ambito europeo la frequenza di rete è pari a 50Hz. La variazione massima
consentita (1%) per il corretto funzionamento di generatori ed utilizzatori è assicurata
attraverso il costante controllo delle produzioni e dei consumi a livello nazionale dai
singoli TSO (Transmission System Operators) ed a livello internazionale da un
Coordinatore Centrale Europeo (UCTE).
La scelta del livello di tensione adeguato per ognuno dei sottosistemi descritti
(dalla produzione alla distribuzione) è anch’ esso uniformato a livello internazionale, e
dipende da motivazioni tecnico-economiche (uniformità e standardizzazione dei valori
commerciali).
5
Inoltre poiché la potenza elettrica in transito su una determinata linea è
proporzionale al prodotto tra il valore della tensione nominale e della corrente
nominale che la attraversa:
P (MW) α V (V) * I (A)
per ottenere un elevato rendimento di trasmissione dell’energia elettrica, occorre
ridurre quanto più possibile le perdite di trasmissione che possono essere di due tipi:
Nelle centrali elettriche l’energia elettrica viene prodotta con valori di tensione
compresi tra 6 ed i 12 kV, che per la trasmissione della energia vengono innalzati a
di 380 kV mediante l’utilizzo di appositi trasformatori elevatori di tensione.
Per questo motivo nelle lunghe linee di trasmissione primarie e secondarie utilizzate
per il trasporto di ingenti potenze, le tensioni di esercizio sono le più alte possibili.
I valori standard europei sono 400-380kV (Linee ad Altissima Tensione, o AAT) e
220-150kV (Linee ad Alta Tensione o AT).
Il livello di tensione in MT è in via di unificazione su tutto il territorio nazionale
al valore di 20 kV (a tutt’oggi esistono anche linee MT con V = 10-15 kV).
Le zone abitate sono interconnesse alla rete principale di trasmissione attraverso
linee di distribuzione in Media Tensione (MT), che fanno capo alle varie stazioni di
conversione (cabine di trasformazione MT/BT). Infine attraverso le sottostazioni
MT/BT avviene il collegamento alle linee a bassa tensione (BT) nelle quali i livelli di
tensione sono rispettivamente uguali a 380 V trifase e 220V monofase.
6
In essa, per semplicità si è rappresentata un unica centrale di produzione, e sebbene
si tratti di un sistema di tipo trifase, si è adottata una rappresentazione di tipo
unifilare.
7
PROTEZIONE DAI CONTATTI
DIRETTI ED INDIRETTI
1
CAPITOLO 8
PROTEZIONE DAI CONTATTI DIRETTI ED INDIRETTI
8.1 Generalità
La norma CEI 64/8 prevede due condizioni di contatto elettrico pericolose per la
persona:
• CONTATTO DIRETTO
Si verifica quando la persona entra in contatto con parti attive dell’impianto
(fig. 7).
• CONTATTO INDIRETTO
2
Fig. 2 Esempio di contatto indiretto
Gli impianti e gli apparecchi elettrici devono essere isolati e protetti in modo che le
persone non possano venire in contatto con parti in tensione senza deliberato
proposito.
Le misure di protezione contro i contatti diretti possono suddividersi in:
1. Protezioni di grado totale (contro il contatto volontario) che sono ottenute
mediante:
• Isolamento delle parti attive senza possibilità di rimozione;
• Involucri o barriere che sono rimovibili mediante utensili, interblocchi,
barriere intermedie.
2. Protezioni di grado parziale (contro il contatto involontario) che sono ottenute
mediante:
• Allontanamento delle parti a tensione diversa simultaneamente
accessibili.
3. Protezioni addizionali che sono ottenute utilizzando relè differenziali ad alta
sensibilità (IDmax = 30 mA).
3
8.2.1 Tipi di isolamento
Ogni apparecchio elettrico è dotato di un isolamento tra le parti attive1 e tra queste e
la carcassa, senza il quale sarebbe impedito il funzionamento. Tale tipo di
isolamento prende il nome di isolamento funzionale.
Si definisce isolamento principale quello utilizzato per la protezione delle persone
contro il pericolo di folgorazione. Talvolta, al fine di garantire la sicurezza delle
persone in caso di guasto dell’isolamento principale, viene introdotto un ulteriore
isolamento, detto isolamento supplementare.
L’insieme dell’isolamento principale e supplementare prende il nome di doppio
isolamento (fig. 9). In luogo dei due isolamenti distinti, principale e supplementare, si
può inoltre realizzare un unico isolamento avente proprietà elettriche e meccaniche
equivalenti; questo tipo di isolamento viene chiamato isolamento doppio o rinforzato
(CEI 64/8 413.2.1.1). I componenti elettrici aventi isolamento doppio o rinforzato
vengono detti di Classe II (CEI 64/8 413.2.1.1).
1
Parti conduttrici dell’impianto che sono in tensione durante il normale funzionamento dell’impianto
4
Classe 0 Apparecchiature elettriche provviste del
solo isolamento principale e non aventi
alcun dispositivo per il collegamento
delle masse2 ad un conduttore di
protezione; esse quindi non possono
essere collegate a terra e, nel caso di
guasto dell’isolamento, la protezione è
affidata soltanto alle caratteristiche
dell’ambiente in cui si trovano.
Classe I Apparecchiature elettriche provviste del
solo isolamento principale ed aventi un
dispositivo per il collegamento delle
masse ad un conduttore di protezione.
Classe II Apparecchiature elettriche provviste di
isolamento doppio o rinforzato e non
aventi alcun dispositivo per il
collegamento delle masse ad un
conduttore di protezione.
Classe III Apparecchiature elettriche provviste di
isolamento ridotto in quanto destinate ad
essere alimentate da sistemi a
bassissima tensione di sicurezza (BTS).
2
Si definiscono tali le parti metalliche normalmente non in tensione, che potrebbero però andare in tensione a
causa di un difetto dell’isolamento.
5
Quando si vuole indicare solo uno o due tipi di protezione, le cifre mancanti sono
sostituite dalla lettera X. Nella seguente tabella sono riportati alcuni esempi di gradi
di protezione e delle prove corrispondenti a ciascuna cifra, al crescere della cifra
cresce il grado di protezione.
Le parti attive devono essere poste entro involucri, o dietro barriere, tali da
assicurare almeno il grado di protezione IP2X, salvo le eccezioni previste per alcuni
apparecchi per i quali le norme relative richiedono un grado inferiore di protezione
(CEI 64/8 412.2).
Le barriere e gli involucri devono essere saldamente fissati e rimovibili soltanto con
l’uso di un attrezzo (CEI 64-8) o di una chiave, purchè la chiave sia in possesso solo
di personale elettricamente addestrato. Il personale addestrato che abbia avuto
accesso alle parti attive, deve di regola sezionare il circuito prima di intervenire sulle
parti attive o nelle loro vicinanze, in casi di riconosciuta necessità è ammesso di
eseguire lavori su parti in tensione, purchè l’ordine sia dato dal capo responsabile
(DPR 547/55 art. 344). Nei lavori su parti in tensione l’operatore deve indossare
guanti isolanti, visiera di protezione, elmetto dielettrico, utilizzare idonei strumenti di
6
lavoro (CEI 11-16) ed essere accompagnato da un altro operatore specializzato,
munito di dispositivi di intervento in caso di pericolo.
Gli ostacoli sono destinati ad impedire il contatto accidentale con le parti in tensione,
ma non il contatto intenzionale dovuto all’aggiramento deliberato dell’ostacolo.
Gli ostacoli devono impedire:
• l’avvicinamento non intenzionale del corpo con parti attive, oppure
• il contatto non intenzionale con parti attive durante i lavori sotto
tensione nel funzionamento ordinario.
7
Gli ostacoli possono essere rimossi senza l’uso di una chiave o di un attrezzo ma
devono essere fissati in modo da impedirne la rimozione accidentale.
Questa misura di protezione, che non assicura una protezione completa contro i
contatti diretti, è applicata in pratica solo nelle officine, come illustrato nella (fig. 11),
in cui L (distanza fra parti attive) deve essere non inferiore a 900 mm nel caso di
passaggi di manutenzione e 1100 per passaggi di servizio (CEI 64/8 par. 481).
8
Fig. 6 Interruttore differenziale
I1 =I 2= 0
9
Se al contrario vi è una corrente di dispersione ID nella linea, la somma
vettoriale delle due correnti assume un valore non nullo, così come anche il flusso
magnetico da essa generato:
I1 = I 2+ I D
NI D
Φ=
ℜ
e conseguentemente si verifica lo sgancio dell’interruttore.
Lo sgancio è rapidissimo, dell’ordine dei 20, 30 o al più 50 ms, quindi con un valore
di taratura dell’interruttore differenziale di 30 mA si ha una sicura protezione.
Esistono anche interruttori differenziali trifasi che sono costituiti da un circuito
toroidale con tre avvolgimenti relativi alle tre fasi; se la linea è a quattro fili bisogna
naturalmente aggiungere il filo di neutro. Esistono anche relè differenziali di tipo
elettronico, che riescono a funzionare anche quando la forma d’onda non è
sinusoidale, ad esempio nel caso di correnti unidirezionali.
8.3.1 Generalità
I metodi di protezione dai contatti indiretti sono classificabili nelle seguenti due
categorie:
• Metodi di protezione attiva, i quali non evitano la nascita di tensioni di
contatto, ma agiscono interrompendo l’alimentazione qualora tali
tensioni diventassero convenzionalmente pericolose, L’esempio più
tipico è l’impianto di terra.
10
8.3.2 Protezione attiva dai contatti indiretti
Definizioni
Prima di affrontare il problema della messa a terra degli impianti elettrici è opportuno
premettere una serie di definizioni dedotte direttamente dalla normativa vigente (CEI
64/8).
• Terra
Termine per designare il terreno sia come luogo che come materiale
conduttore, per esempio humus, terriccio, sabbia, ghiaietto e pietra.
• Dispersore
Conduttore appositamente posto in contatto elettrico con il terreno (dispersore
intenzionale), o parte metallica in contatto elettrico con il terreno o con l’acqua,
direttamente o tramite calcestruzzo, il cui scopo originale non è di mettere a
terra, ma di soddisfare tutti i requisiti di un dispersore senza compromettere la
sua funzione originale (dispersore di fatto).
o Dispersore orizzontale
Dispersore generalmente interrato fino ad una profondità di circa 1 m.
Questo può essere costituito di nastri, di tondini o di conduttori cordati
che possono essere disposti in modo radiale, ad anello, a maglia o da
una loro combinazione.
o Picchetto di terra
Dispersore generalmente interrato od infisso per una profondità
superiore ad 1 m. Questo può essere costituito da un tubo, da una
barra cilindrica o da altri profilati metallici.
• Massa
Parte conduttrice di un componente elettrico che può essere toccata e che in
condizioni ordinarie non è in tensione, ma che può diventarlo in condizioni di
guasto.
11
• Massa estranea
Parte conduttrice che non fa parte dell’impianto elettrico ed è in grado di
introdurre un potenziale, generalmente il potenziale di terra.
• Conduttore di terra
Conduttore che collega una parte dell’impianto che deve essere messo a terra
ad un dispersore o che collega tra loro più dispersori, ubicato al di fuori del
terreno od interrato nel terreno e da esso isolato.
• Collegamento equipotenziale
Collegamento elettrico tra masse per ridurre al minimo le differenze di
potenziale tra queste.
• Conduttore equipotenziale
Conduttore che assicura un collegamento equipotenziale, tra masse estranee
e dispersore (conduttore equipotenziale principale) e tra masse estranee
(conduttore equipotenziale supplementare).
12
associata alla scarica è maggiore della minima energia di accensione dell’atmosfera
può innescarsi il fenomeno dell’esplosione.
Per evitare che ciò avvenga si può agire in tre differenti modi:
13
IMPIANTI DI TERRA
1
CAPITOLO 9
IMPIANTI DI TERRA
9.1 Generalità
Per impianto di terra si intende un sistema limitato localmente, costituito da
dispersori o da parti metalliche in contatto con il terreno (dispersori), da conduttori
di terra e da conduttori equipotenziali (cfr capitolo “Impianti di messa a terra).
La messa a terra dell’impianto consiste nel collegare parte di un impianto elettrico
o di un apparecchiatura ad un impianto di terra allo scopo di :
• Proteggere le persone dallo shock elettrico (messa a terra di protezione);
• Consentire il corretto funzionamento degli impianti e dei suoi componenti
elettrici (messa a terra di funzionamento);
• Consentire lavori di manutenzione in sicurezza.
In relazione allo stato del neutro ed alla situazione delle masse i sistemi elettrici
sono individuati con due lettere. La prima lettera indica lo stato del neutro:
• T = neutro connesso a terra;
• I = neutro isolato da terra.
La seconda lettera indica la situazione delle masse metalliche:
• T = masse collegate a terra;
• N = masse collegate al neutro.
2
9.2 SISTEMA TT
9.3 SISTEMA TN
Nel sistema TN il neutro è collegato direttamente a terra, mentre le masse
sono collegate al conduttore di neutro. Si distinguono i seguenti tipi di sistemi TN,
a seconda che i conduttori di neutro e di protezione siano separati o meno:
• TN-C: i conduttori di neutro e di protezione sono in comune (fig. 15);
• TN-S: i conduttori di neutro e di protezione sono separati (fig. 15);
Il conduttore che svolge la funzione sia di conduttore di neutro (N) che di
conduttore di protezione equipotenziale (PE) assume la denominazione di
conduttore PEN.
Il sistema di distribuzione TN è tipico degli impianti aventi una propria cabina di
trasformazione.
3
Fig. 3 A sinistra: Sistema di Distribuzione TN-C,a destra Sistema di Distribuzione TN-S.
9.4 SISTEMA IT
4
9.5 METODO PER LA MISURA DELLA RESISTENZA DI TERRA
5
Misurando la tensione che si stabilisce tra due elettrodi “sufficientemente
lontani”, dopo aver iniettato nel terreno una corrente costante, si ottiene un
andamento del tipo indicato in figura.
6
Il metodo consiste nel fare passare una corrente alternata di valore
costante fra il dispersore D ed una sonda di corrente T1 posta ad una distanza da
D tale che le zone di influenza dei due dispersori non si sovrappongano.
La sonda di corrente T1 si può ritenere in genere sufficientemente lontana quando
sia posta ad una distanza almeno cinque volte la dimensione massima di D:
questa, nel caso D sia un semplice dispersore a picchetto, può assumersi pari alla
sua lunghezza.
La sonda di tensione T2, situata al di fuori delle zone di influenza di D e T1,
consente di misurare la tensione totale di terra, come illustra la fig. 7.
Il rapporto delle indicazioni del voltmetro e dell'amperometro fornisce il valore della
resistenza di terra.
Per verificare che la resistenza di terra sia un valore corretto, si fanno altre due
misure con la sonda di tensione T2 spostata di qualche metro, rispettivamente più
lontana e più vicina rispetto a D. Se le tre misure sono sostanzialmente le stesse,
si prende come resistenza di terra del dispersore D la media dei tre. Se non c’è
tale accordo, le prove vengono ripetute con la distanza D e T1 aumentata.
In genere l'insieme dei due strumenti utilizzati per la misura sono inglobati
in un unico apparecchio, comunemente denominati Megger, Tellurometri,
Terrohmetri.
Durante la prova si preferisce iniettare una corrente alternata, poiché la misura in
corrente continua potrebbe essere influenzata da forze elettromotrici di origine
voltaica presenti nel terreno e da eventuali correnti vaganti.
7
La precisione della misura dipende fortemente dalle posizioni reciproche dei
dispersori.
Il dispersore ausiliario T1, se posto troppo vicino al dispersore in prova, non
permette una corretta misura della resistenza di terra; la tensione Ut è infatti
dovuta soltanto ad una porzione di terreno posta intorno al dispersore in prova.
Affinché la misura sia corretta, la sonda di tensione T2 deve essere posta in un
punto a potenziale zero (fig. 8).
8
GENERALITA’ SUI SISTEMI
ELETTRICI
A.A. 2005/2006
Facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Cagliari
CAPITOLO 1. GENERALITA’ SUI SISTEMI ELETTRICI
1. Introduzione…………………………………………………...….pag. 2
2. Costituzione del sistema elettrico per l’energia…...……....pag. 3
1
CAPITOLO 1
GENERALITA’ SUI SISTEMI ELETTRICI
1. Introduzione
2
È bene, però, osservare che, pur essendo gli impianti in corrente alternata
trifase praticamente quelli universalmente impiegati ormai da quasi cento anni,
esistono alcuni casi di importanza non trascurabile, in cui si impiegano ancora la
corrente alternata monofase o gli impianti per la trasmissione in corrente continua.
Ad esempio, il sistema monofase in corrente alternata trova impiego
nell’ambito degli impianti per la trazione elettrica e nel caso della distribuzione in
bassa tensione, mentre gli impianti di trasmissione dell’energia elettrica in corrente
continua vengono impiegati sia quando è necessario trasmettere energia elettrica a
grandi distanze, per i motivi accennati in precedenza, sia quando, dovendo
attraversare il mare, si può usare quest’ultimo come conduttore di ritorno, con ovvi
risparmi economici.
3
necessità di grosse quantità d’acqua per il raffreddamento. Per le centrali
termoelettriche la locazione delle centrali è legata alla disponibilità naturale delle
fonti)
Le linee di trasmissione possono essere di due tipi:
a) Linee di trasmissione primarie: connettono le centrali ai nodi primari di
smistamento, detti a loro volta sottostazioni di distribuzione o più
semplicemente sottostazioni;
4
Fig. 2 Sostegni a stelo: a) Palo in legno per linea 15 kV e telefonica di servizio; b) Palo in cemento armato
centrifugato per linea 15 kV e telefonica di servizio; c) Palo in acciaio tubolare per linea 15 kV e telefonica
di servizio;d) Palo in cemento armato centrifugato per linea 60 kV.
I sistemi elettrici delle singole nazioni europee e mondiali sono in gran parte
interconnessi tra loro sia per garantire una maggiore stabilità e qualità del servizio,
sia per consentire la continuità di servizio attraverso continui scambi di energia
regolati da complessi regimi economici.
Per consentire tali interconnessioni, è stato necessario standardizzare i valori delle
grandezze elettriche, come la tensione e la frequenza.
In ambito europeo la frequenza di rete è pari a 50Hz. La variazione massima
consentita (1%) per il corretto funzionamento di generatori ed utilizzatori è assicurata
attraverso il costante controllo delle produzioni e dei consumi a livello nazionale dai
singoli TSO (Transmission System Operators) ed a livello internazionale da un
Coordinatore Centrale Europeo (UCTE).
La scelta del livello di tensione adeguato per ognuno dei sottosistemi descritti
(dalla produzione alla distribuzione) è anch’ esso uniformato a livello internazionale, e
dipende da motivazioni tecnico-economiche (uniformità e standardizzazione dei valori
commerciali).
5
Inoltre poiché la potenza elettrica in transito su una determinata linea è
proporzionale al prodotto tra il valore della tensione nominale e della corrente
nominale che la attraversa:
P (MW) α V (V) * I (A)
per ottenere un elevato rendimento di trasmissione dell’energia elettrica, occorre
ridurre quanto più possibile le perdite di trasmissione che possono essere di due tipi:
Nelle centrali elettriche l’energia elettrica viene prodotta con valori di tensione
compresi tra 6 ed i 12 kV, che per la trasmissione della energia vengono innalzati a
di 380 kV mediante l’utilizzo di appositi trasformatori elevatori di tensione.
Per questo motivo nelle lunghe linee di trasmissione primarie e secondarie utilizzate
per il trasporto di ingenti potenze, le tensioni di esercizio sono le più alte possibili.
I valori standard europei sono 400-380kV (Linee ad Altissima Tensione, o AAT) e
220-150kV (Linee ad Alta Tensione o AT).
Il livello di tensione in MT è in via di unificazione su tutto il territorio nazionale
al valore di 20 kV (a tutt’oggi esistono anche linee MT con V = 10-15 kV).
Le zone abitate sono interconnesse alla rete principale di trasmissione attraverso
linee di distribuzione in Media Tensione (MT), che fanno capo alle varie stazioni di
conversione (cabine di trasformazione MT/BT). Infine attraverso le sottostazioni
MT/BT avviene il collegamento alle linee a bassa tensione (BT) nelle quali i livelli di
tensione sono rispettivamente uguali a 380 V trifase e 220V monofase.
6
In essa, per semplicità si è rappresentata un unica centrale di produzione, e sebbene
si tratti di un sistema di tipo trifase, si è adottata una rappresentazione di tipo
unifilare.
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PROTEZIONE DAI CONTATTI
DIRETTI ED INDIRETTI
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CAPITOLO 8
PROTEZIONE DAI CONTATTI DIRETTI ED INDIRETTI
8.1 Generalità
La norma CEI 64/8 prevede due condizioni di contatto elettrico pericolose per la
persona:
• CONTATTO DIRETTO
Si verifica quando la persona entra in contatto con parti attive dell’impianto
(fig. 7).
• CONTATTO INDIRETTO
2
Fig. 2 Esempio di contatto indiretto
Gli impianti e gli apparecchi elettrici devono essere isolati e protetti in modo che le
persone non possano venire in contatto con parti in tensione senza deliberato
proposito.
Le misure di protezione contro i contatti diretti possono suddividersi in:
1. Protezioni di grado totale (contro il contatto volontario) che sono ottenute
mediante:
• Isolamento delle parti attive senza possibilità di rimozione;
• Involucri o barriere che sono rimovibili mediante utensili, interblocchi,
barriere intermedie.
2. Protezioni di grado parziale (contro il contatto involontario) che sono ottenute
mediante:
• Allontanamento delle parti a tensione diversa simultaneamente
accessibili.
3. Protezioni addizionali che sono ottenute utilizzando relè differenziali ad alta
sensibilità (IDmax = 30 mA).
3
8.2.1 Tipi di isolamento
Ogni apparecchio elettrico è dotato di un isolamento tra le parti attive1 e tra queste e
la carcassa, senza il quale sarebbe impedito il funzionamento. Tale tipo di
isolamento prende il nome di isolamento funzionale.
Si definisce isolamento principale quello utilizzato per la protezione delle persone
contro il pericolo di folgorazione. Talvolta, al fine di garantire la sicurezza delle
persone in caso di guasto dell’isolamento principale, viene introdotto un ulteriore
isolamento, detto isolamento supplementare.
L’insieme dell’isolamento principale e supplementare prende il nome di doppio
isolamento (fig. 9). In luogo dei due isolamenti distinti, principale e supplementare, si
può inoltre realizzare un unico isolamento avente proprietà elettriche e meccaniche
equivalenti; questo tipo di isolamento viene chiamato isolamento doppio o rinforzato
(CEI 64/8 413.2.1.1). I componenti elettrici aventi isolamento doppio o rinforzato
vengono detti di Classe II (CEI 64/8 413.2.1.1).
1
Parti conduttrici dell’impianto che sono in tensione durante il normale funzionamento dell’impianto
4
Classe 0 Apparecchiature elettriche provviste del
solo isolamento principale e non aventi
alcun dispositivo per il collegamento
delle masse2 ad un conduttore di
protezione; esse quindi non possono
essere collegate a terra e, nel caso di
guasto dell’isolamento, la protezione è
affidata soltanto alle caratteristiche
dell’ambiente in cui si trovano.
Classe I Apparecchiature elettriche provviste del
solo isolamento principale ed aventi un
dispositivo per il collegamento delle
masse ad un conduttore di protezione.
Classe II Apparecchiature elettriche provviste di
isolamento doppio o rinforzato e non
aventi alcun dispositivo per il
collegamento delle masse ad un
conduttore di protezione.
Classe III Apparecchiature elettriche provviste di
isolamento ridotto in quanto destinate ad
essere alimentate da sistemi a
bassissima tensione di sicurezza (BTS).
2
Si definiscono tali le parti metalliche normalmente non in tensione, che potrebbero però andare in tensione a
causa di un difetto dell’isolamento.
5
Quando si vuole indicare solo uno o due tipi di protezione, le cifre mancanti sono
sostituite dalla lettera X. Nella seguente tabella sono riportati alcuni esempi di gradi
di protezione e delle prove corrispondenti a ciascuna cifra, al crescere della cifra
cresce il grado di protezione.
Le parti attive devono essere poste entro involucri, o dietro barriere, tali da
assicurare almeno il grado di protezione IP2X, salvo le eccezioni previste per alcuni
apparecchi per i quali le norme relative richiedono un grado inferiore di protezione
(CEI 64/8 412.2).
Le barriere e gli involucri devono essere saldamente fissati e rimovibili soltanto con
l’uso di un attrezzo (CEI 64-8) o di una chiave, purchè la chiave sia in possesso solo
di personale elettricamente addestrato. Il personale addestrato che abbia avuto
accesso alle parti attive, deve di regola sezionare il circuito prima di intervenire sulle
parti attive o nelle loro vicinanze, in casi di riconosciuta necessità è ammesso di
eseguire lavori su parti in tensione, purchè l’ordine sia dato dal capo responsabile
(DPR 547/55 art. 344). Nei lavori su parti in tensione l’operatore deve indossare
guanti isolanti, visiera di protezione, elmetto dielettrico, utilizzare idonei strumenti di
6
lavoro (CEI 11-16) ed essere accompagnato da un altro operatore specializzato,
munito di dispositivi di intervento in caso di pericolo.
Gli ostacoli sono destinati ad impedire il contatto accidentale con le parti in tensione,
ma non il contatto intenzionale dovuto all’aggiramento deliberato dell’ostacolo.
Gli ostacoli devono impedire:
• l’avvicinamento non intenzionale del corpo con parti attive, oppure
• il contatto non intenzionale con parti attive durante i lavori sotto
tensione nel funzionamento ordinario.
7
Gli ostacoli possono essere rimossi senza l’uso di una chiave o di un attrezzo ma
devono essere fissati in modo da impedirne la rimozione accidentale.
Questa misura di protezione, che non assicura una protezione completa contro i
contatti diretti, è applicata in pratica solo nelle officine, come illustrato nella (fig. 11),
in cui L (distanza fra parti attive) deve essere non inferiore a 900 mm nel caso di
passaggi di manutenzione e 1100 per passaggi di servizio (CEI 64/8 par. 481).
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Fig. 6 Interruttore differenziale
I1 =I 2= 0
9
Se al contrario vi è una corrente di dispersione ID nella linea, la somma
vettoriale delle due correnti assume un valore non nullo, così come anche il flusso
magnetico da essa generato:
I1 = I 2+ I D
NI D
Φ=
ℜ
e conseguentemente si verifica lo sgancio dell’interruttore.
Lo sgancio è rapidissimo, dell’ordine dei 20, 30 o al più 50 ms, quindi con un valore
di taratura dell’interruttore differenziale di 30 mA si ha una sicura protezione.
Esistono anche interruttori differenziali trifasi che sono costituiti da un circuito
toroidale con tre avvolgimenti relativi alle tre fasi; se la linea è a quattro fili bisogna
naturalmente aggiungere il filo di neutro. Esistono anche relè differenziali di tipo
elettronico, che riescono a funzionare anche quando la forma d’onda non è
sinusoidale, ad esempio nel caso di correnti unidirezionali.
8.3.1 Generalità
I metodi di protezione dai contatti indiretti sono classificabili nelle seguenti due
categorie:
• Metodi di protezione attiva, i quali non evitano la nascita di tensioni di
contatto, ma agiscono interrompendo l’alimentazione qualora tali
tensioni diventassero convenzionalmente pericolose, L’esempio più
tipico è l’impianto di terra.
10
8.3.2 Protezione attiva dai contatti indiretti
Definizioni
Prima di affrontare il problema della messa a terra degli impianti elettrici è opportuno
premettere una serie di definizioni dedotte direttamente dalla normativa vigente (CEI
64/8).
• Terra
Termine per designare il terreno sia come luogo che come materiale
conduttore, per esempio humus, terriccio, sabbia, ghiaietto e pietra.
• Dispersore
Conduttore appositamente posto in contatto elettrico con il terreno (dispersore
intenzionale), o parte metallica in contatto elettrico con il terreno o con l’acqua,
direttamente o tramite calcestruzzo, il cui scopo originale non è di mettere a
terra, ma di soddisfare tutti i requisiti di un dispersore senza compromettere la
sua funzione originale (dispersore di fatto).
o Dispersore orizzontale
Dispersore generalmente interrato fino ad una profondità di circa 1 m.
Questo può essere costituito di nastri, di tondini o di conduttori cordati
che possono essere disposti in modo radiale, ad anello, a maglia o da
una loro combinazione.
o Picchetto di terra
Dispersore generalmente interrato od infisso per una profondità
superiore ad 1 m. Questo può essere costituito da un tubo, da una
barra cilindrica o da altri profilati metallici.
• Massa
Parte conduttrice di un componente elettrico che può essere toccata e che in
condizioni ordinarie non è in tensione, ma che può diventarlo in condizioni di
guasto.
11
• Massa estranea
Parte conduttrice che non fa parte dell’impianto elettrico ed è in grado di
introdurre un potenziale, generalmente il potenziale di terra.
• Conduttore di terra
Conduttore che collega una parte dell’impianto che deve essere messo a terra
ad un dispersore o che collega tra loro più dispersori, ubicato al di fuori del
terreno od interrato nel terreno e da esso isolato.
• Collegamento equipotenziale
Collegamento elettrico tra masse per ridurre al minimo le differenze di
potenziale tra queste.
• Conduttore equipotenziale
Conduttore che assicura un collegamento equipotenziale, tra masse estranee
e dispersore (conduttore equipotenziale principale) e tra masse estranee
(conduttore equipotenziale supplementare).
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associata alla scarica è maggiore della minima energia di accensione dell’atmosfera
può innescarsi il fenomeno dell’esplosione.
Per evitare che ciò avvenga si può agire in tre differenti modi:
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IMPIANTI DI TERRA
1
CAPITOLO 9
IMPIANTI DI TERRA
9.1 Generalità
Per impianto di terra si intende un sistema limitato localmente, costituito da
dispersori o da parti metalliche in contatto con il terreno (dispersori), da conduttori
di terra e da conduttori equipotenziali (cfr capitolo “Impianti di messa a terra).
La messa a terra dell’impianto consiste nel collegare parte di un impianto elettrico
o di un apparecchiatura ad un impianto di terra allo scopo di :
• Proteggere le persone dallo shock elettrico (messa a terra di protezione);
• Consentire il corretto funzionamento degli impianti e dei suoi componenti
elettrici (messa a terra di funzionamento);
• Consentire lavori di manutenzione in sicurezza.
In relazione allo stato del neutro ed alla situazione delle masse i sistemi elettrici
sono individuati con due lettere. La prima lettera indica lo stato del neutro:
• T = neutro connesso a terra;
• I = neutro isolato da terra.
La seconda lettera indica la situazione delle masse metalliche:
• T = masse collegate a terra;
• N = masse collegate al neutro.
2
9.2 SISTEMA TT
9.3 SISTEMA TN
Nel sistema TN il neutro è collegato direttamente a terra, mentre le masse
sono collegate al conduttore di neutro. Si distinguono i seguenti tipi di sistemi TN,
a seconda che i conduttori di neutro e di protezione siano separati o meno:
• TN-C: i conduttori di neutro e di protezione sono in comune (fig. 15);
• TN-S: i conduttori di neutro e di protezione sono separati (fig. 15);
Il conduttore che svolge la funzione sia di conduttore di neutro (N) che di
conduttore di protezione equipotenziale (PE) assume la denominazione di
conduttore PEN.
Il sistema di distribuzione TN è tipico degli impianti aventi una propria cabina di
trasformazione.
3
Fig. 3 A sinistra: Sistema di Distribuzione TN-C,a destra Sistema di Distribuzione TN-S.
9.4 SISTEMA IT
4
9.5 METODO PER LA MISURA DELLA RESISTENZA DI TERRA
5
Misurando la tensione che si stabilisce tra due elettrodi “sufficientemente
lontani”, dopo aver iniettato nel terreno una corrente costante, si ottiene un
andamento del tipo indicato in figura.
6
Il metodo consiste nel fare passare una corrente alternata di valore
costante fra il dispersore D ed una sonda di corrente T1 posta ad una distanza da
D tale che le zone di influenza dei due dispersori non si sovrappongano.
La sonda di corrente T1 si può ritenere in genere sufficientemente lontana quando
sia posta ad una distanza almeno cinque volte la dimensione massima di D:
questa, nel caso D sia un semplice dispersore a picchetto, può assumersi pari alla
sua lunghezza.
La sonda di tensione T2, situata al di fuori delle zone di influenza di D e T1,
consente di misurare la tensione totale di terra, come illustra la fig. 7.
Il rapporto delle indicazioni del voltmetro e dell'amperometro fornisce il valore della
resistenza di terra.
Per verificare che la resistenza di terra sia un valore corretto, si fanno altre due
misure con la sonda di tensione T2 spostata di qualche metro, rispettivamente più
lontana e più vicina rispetto a D. Se le tre misure sono sostanzialmente le stesse,
si prende come resistenza di terra del dispersore D la media dei tre. Se non c’è
tale accordo, le prove vengono ripetute con la distanza D e T1 aumentata.
In genere l'insieme dei due strumenti utilizzati per la misura sono inglobati
in un unico apparecchio, comunemente denominati Megger, Tellurometri,
Terrohmetri.
Durante la prova si preferisce iniettare una corrente alternata, poiché la misura in
corrente continua potrebbe essere influenzata da forze elettromotrici di origine
voltaica presenti nel terreno e da eventuali correnti vaganti.
7
La precisione della misura dipende fortemente dalle posizioni reciproche dei
dispersori.
Il dispersore ausiliario T1, se posto troppo vicino al dispersore in prova, non
permette una corretta misura della resistenza di terra; la tensione Ut è infatti
dovuta soltanto ad una porzione di terreno posta intorno al dispersore in prova.
Affinché la misura sia corretta, la sonda di tensione T2 deve essere posta in un
punto a potenziale zero (fig. 8).
8
IMPIANTI DI TERRA
1
CAPITOLO 9
IMPIANTI DI TERRA
9.1 Generalità
Per impianto di terra si intende un sistema limitato localmente, costituito da
dispersori o da parti metalliche in contatto con il terreno (dispersori), da conduttori
di terra e da conduttori equipotenziali (cfr capitolo “Impianti di messa a terra).
La messa a terra dell’impianto consiste nel collegare parte di un impianto elettrico
o di un apparecchiatura ad un impianto di terra allo scopo di :
• Proteggere le persone dallo shock elettrico (messa a terra di protezione);
• Consentire il corretto funzionamento degli impianti e dei suoi componenti
elettrici (messa a terra di funzionamento);
• Consentire lavori di manutenzione in sicurezza.
In relazione allo stato del neutro ed alla situazione delle masse i sistemi elettrici
sono individuati con due lettere. La prima lettera indica lo stato del neutro:
• T = neutro connesso a terra;
• I = neutro isolato da terra.
La seconda lettera indica la situazione delle masse metalliche:
• T = masse collegate a terra;
• N = masse collegate al neutro.
2
9.2 SISTEMA TT
9.3 SISTEMA TN
Nel sistema TN il neutro è collegato direttamente a terra, mentre le masse
sono collegate al conduttore di neutro. Si distinguono i seguenti tipi di sistemi TN,
a seconda che i conduttori di neutro e di protezione siano separati o meno:
• TN-C: i conduttori di neutro e di protezione sono in comune (fig. 15);
• TN-S: i conduttori di neutro e di protezione sono separati (fig. 15);
Il conduttore che svolge la funzione sia di conduttore di neutro (N) che di
conduttore di protezione equipotenziale (PE) assume la denominazione di
conduttore PEN.
Il sistema di distribuzione TN è tipico degli impianti aventi una propria cabina di
trasformazione.
3
Fig. 3 A sinistra: Sistema di Distribuzione TN-C,a destra Sistema di Distribuzione TN-S.
9.4 SISTEMA IT
4
9.5 METODO PER LA MISURA DELLA RESISTENZA DI TERRA
5
Misurando la tensione che si stabilisce tra due elettrodi “sufficientemente
lontani”, dopo aver iniettato nel terreno una corrente costante, si ottiene un
andamento del tipo indicato in figura.
6
Il metodo consiste nel fare passare una corrente alternata di valore
costante fra il dispersore D ed una sonda di corrente T1 posta ad una distanza da
D tale che le zone di influenza dei due dispersori non si sovrappongano.
La sonda di corrente T1 si può ritenere in genere sufficientemente lontana quando
sia posta ad una distanza almeno cinque volte la dimensione massima di D:
questa, nel caso D sia un semplice dispersore a picchetto, può assumersi pari alla
sua lunghezza.
La sonda di tensione T2, situata al di fuori delle zone di influenza di D e T1,
consente di misurare la tensione totale di terra, come illustra la fig. 7.
Il rapporto delle indicazioni del voltmetro e dell'amperometro fornisce il valore della
resistenza di terra.
Per verificare che la resistenza di terra sia un valore corretto, si fanno altre due
misure con la sonda di tensione T2 spostata di qualche metro, rispettivamente più
lontana e più vicina rispetto a D. Se le tre misure sono sostanzialmente le stesse,
si prende come resistenza di terra del dispersore D la media dei tre. Se non c’è
tale accordo, le prove vengono ripetute con la distanza D e T1 aumentata.
In genere l'insieme dei due strumenti utilizzati per la misura sono inglobati
in un unico apparecchio, comunemente denominati Megger, Tellurometri,
Terrohmetri.
Durante la prova si preferisce iniettare una corrente alternata, poiché la misura in
corrente continua potrebbe essere influenzata da forze elettromotrici di origine
voltaica presenti nel terreno e da eventuali correnti vaganti.
7
La precisione della misura dipende fortemente dalle posizioni reciproche dei
dispersori.
Il dispersore ausiliario T1, se posto troppo vicino al dispersore in prova, non
permette una corretta misura della resistenza di terra; la tensione Ut è infatti
dovuta soltanto ad una porzione di terreno posta intorno al dispersore in prova.
Affinché la misura sia corretta, la sonda di tensione T2 deve essere posta in un
punto a potenziale zero (fig. 8).
8
PROTEZIONE DAI CONTATTI
DIRETTI ED INDIRETTI
1
CAPITOLO 8
PROTEZIONE DAI CONTATTI DIRETTI ED INDIRETTI
8.1 Generalità
La norma CEI 64/8 prevede due condizioni di contatto elettrico pericolose per la
persona:
• CONTATTO DIRETTO
Si verifica quando la persona entra in contatto con parti attive dell’impianto
(fig. 7).
• CONTATTO INDIRETTO
2
Fig. 2 Esempio di contatto indiretto
Gli impianti e gli apparecchi elettrici devono essere isolati e protetti in modo che le
persone non possano venire in contatto con parti in tensione senza deliberato
proposito.
Le misure di protezione contro i contatti diretti possono suddividersi in:
1. Protezioni di grado totale (contro il contatto volontario) che sono ottenute
mediante:
• Isolamento delle parti attive senza possibilità di rimozione;
• Involucri o barriere che sono rimovibili mediante utensili, interblocchi,
barriere intermedie.
2. Protezioni di grado parziale (contro il contatto involontario) che sono ottenute
mediante:
• Allontanamento delle parti a tensione diversa simultaneamente
accessibili.
3. Protezioni addizionali che sono ottenute utilizzando relè differenziali ad alta
sensibilità (IDmax = 30 mA).
3
8.2.1 Tipi di isolamento
Ogni apparecchio elettrico è dotato di un isolamento tra le parti attive1 e tra queste e
la carcassa, senza il quale sarebbe impedito il funzionamento. Tale tipo di
isolamento prende il nome di isolamento funzionale.
Si definisce isolamento principale quello utilizzato per la protezione delle persone
contro il pericolo di folgorazione. Talvolta, al fine di garantire la sicurezza delle
persone in caso di guasto dell’isolamento principale, viene introdotto un ulteriore
isolamento, detto isolamento supplementare.
L’insieme dell’isolamento principale e supplementare prende il nome di doppio
isolamento (fig. 9). In luogo dei due isolamenti distinti, principale e supplementare, si
può inoltre realizzare un unico isolamento avente proprietà elettriche e meccaniche
equivalenti; questo tipo di isolamento viene chiamato isolamento doppio o rinforzato
(CEI 64/8 413.2.1.1). I componenti elettrici aventi isolamento doppio o rinforzato
vengono detti di Classe II (CEI 64/8 413.2.1.1).
1
Parti conduttrici dell’impianto che sono in tensione durante il normale funzionamento dell’impianto
4
Classe 0 Apparecchiature elettriche provviste del
solo isolamento principale e non aventi
alcun dispositivo per il collegamento
delle masse2 ad un conduttore di
protezione; esse quindi non possono
essere collegate a terra e, nel caso di
guasto dell’isolamento, la protezione è
affidata soltanto alle caratteristiche
dell’ambiente in cui si trovano.
Classe I Apparecchiature elettriche provviste del
solo isolamento principale ed aventi un
dispositivo per il collegamento delle
masse ad un conduttore di protezione.
Classe II Apparecchiature elettriche provviste di
isolamento doppio o rinforzato e non
aventi alcun dispositivo per il
collegamento delle masse ad un
conduttore di protezione.
Classe III Apparecchiature elettriche provviste di
isolamento ridotto in quanto destinate ad
essere alimentate da sistemi a
bassissima tensione di sicurezza (BTS).
2
Si definiscono tali le parti metalliche normalmente non in tensione, che potrebbero però andare in tensione a
causa di un difetto dell’isolamento.
5
Quando si vuole indicare solo uno o due tipi di protezione, le cifre mancanti sono
sostituite dalla lettera X. Nella seguente tabella sono riportati alcuni esempi di gradi
di protezione e delle prove corrispondenti a ciascuna cifra, al crescere della cifra
cresce il grado di protezione.
Le parti attive devono essere poste entro involucri, o dietro barriere, tali da
assicurare almeno il grado di protezione IP2X, salvo le eccezioni previste per alcuni
apparecchi per i quali le norme relative richiedono un grado inferiore di protezione
(CEI 64/8 412.2).
Le barriere e gli involucri devono essere saldamente fissati e rimovibili soltanto con
l’uso di un attrezzo (CEI 64-8) o di una chiave, purchè la chiave sia in possesso solo
di personale elettricamente addestrato. Il personale addestrato che abbia avuto
accesso alle parti attive, deve di regola sezionare il circuito prima di intervenire sulle
parti attive o nelle loro vicinanze, in casi di riconosciuta necessità è ammesso di
eseguire lavori su parti in tensione, purchè l’ordine sia dato dal capo responsabile
(DPR 547/55 art. 344). Nei lavori su parti in tensione l’operatore deve indossare
guanti isolanti, visiera di protezione, elmetto dielettrico, utilizzare idonei strumenti di
6
lavoro (CEI 11-16) ed essere accompagnato da un altro operatore specializzato,
munito di dispositivi di intervento in caso di pericolo.
Gli ostacoli sono destinati ad impedire il contatto accidentale con le parti in tensione,
ma non il contatto intenzionale dovuto all’aggiramento deliberato dell’ostacolo.
Gli ostacoli devono impedire:
• l’avvicinamento non intenzionale del corpo con parti attive, oppure
• il contatto non intenzionale con parti attive durante i lavori sotto
tensione nel funzionamento ordinario.
7
Gli ostacoli possono essere rimossi senza l’uso di una chiave o di un attrezzo ma
devono essere fissati in modo da impedirne la rimozione accidentale.
Questa misura di protezione, che non assicura una protezione completa contro i
contatti diretti, è applicata in pratica solo nelle officine, come illustrato nella (fig. 11),
in cui L (distanza fra parti attive) deve essere non inferiore a 900 mm nel caso di
passaggi di manutenzione e 1100 per passaggi di servizio (CEI 64/8 par. 481).
8
Fig. 6 Interruttore differenziale
I1 =I 2= 0
9
Se al contrario vi è una corrente di dispersione ID nella linea, la somma
vettoriale delle due correnti assume un valore non nullo, così come anche il flusso
magnetico da essa generato:
I1 = I 2+ I D
NI D
Φ=
ℜ
e conseguentemente si verifica lo sgancio dell’interruttore.
Lo sgancio è rapidissimo, dell’ordine dei 20, 30 o al più 50 ms, quindi con un valore
di taratura dell’interruttore differenziale di 30 mA si ha una sicura protezione.
Esistono anche interruttori differenziali trifasi che sono costituiti da un circuito
toroidale con tre avvolgimenti relativi alle tre fasi; se la linea è a quattro fili bisogna
naturalmente aggiungere il filo di neutro. Esistono anche relè differenziali di tipo
elettronico, che riescono a funzionare anche quando la forma d’onda non è
sinusoidale, ad esempio nel caso di correnti unidirezionali.
8.3.1 Generalità
I metodi di protezione dai contatti indiretti sono classificabili nelle seguenti due
categorie:
• Metodi di protezione attiva, i quali non evitano la nascita di tensioni di
contatto, ma agiscono interrompendo l’alimentazione qualora tali
tensioni diventassero convenzionalmente pericolose, L’esempio più
tipico è l’impianto di terra.
10
8.3.2 Protezione attiva dai contatti indiretti
Definizioni
Prima di affrontare il problema della messa a terra degli impianti elettrici è opportuno
premettere una serie di definizioni dedotte direttamente dalla normativa vigente (CEI
64/8).
• Terra
Termine per designare il terreno sia come luogo che come materiale
conduttore, per esempio humus, terriccio, sabbia, ghiaietto e pietra.
• Dispersore
Conduttore appositamente posto in contatto elettrico con il terreno (dispersore
intenzionale), o parte metallica in contatto elettrico con il terreno o con l’acqua,
direttamente o tramite calcestruzzo, il cui scopo originale non è di mettere a
terra, ma di soddisfare tutti i requisiti di un dispersore senza compromettere la
sua funzione originale (dispersore di fatto).
o Dispersore orizzontale
Dispersore generalmente interrato fino ad una profondità di circa 1 m.
Questo può essere costituito di nastri, di tondini o di conduttori cordati
che possono essere disposti in modo radiale, ad anello, a maglia o da
una loro combinazione.
o Picchetto di terra
Dispersore generalmente interrato od infisso per una profondità
superiore ad 1 m. Questo può essere costituito da un tubo, da una
barra cilindrica o da altri profilati metallici.
• Massa
Parte conduttrice di un componente elettrico che può essere toccata e che in
condizioni ordinarie non è in tensione, ma che può diventarlo in condizioni di
guasto.
11
• Massa estranea
Parte conduttrice che non fa parte dell’impianto elettrico ed è in grado di
introdurre un potenziale, generalmente il potenziale di terra.
• Conduttore di terra
Conduttore che collega una parte dell’impianto che deve essere messo a terra
ad un dispersore o che collega tra loro più dispersori, ubicato al di fuori del
terreno od interrato nel terreno e da esso isolato.
• Collegamento equipotenziale
Collegamento elettrico tra masse per ridurre al minimo le differenze di
potenziale tra queste.
• Conduttore equipotenziale
Conduttore che assicura un collegamento equipotenziale, tra masse estranee
e dispersore (conduttore equipotenziale principale) e tra masse estranee
(conduttore equipotenziale supplementare).
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associata alla scarica è maggiore della minima energia di accensione dell’atmosfera
può innescarsi il fenomeno dell’esplosione.
Per evitare che ciò avvenga si può agire in tre differenti modi:
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