1848: Prima guerra d’indipendenza (con Austria, che governava direttamente o indirettamente l’Italia) → sconfitta, ma la
popolazione viene sensibilizzata (con Mazzini), prima società segrete
1859: Seconda guerra d'indipendenza → si ottiene la Lombardia, la Toscana e l’Emilia Romagna vengono annesse al Regno di
Sardegna (Piemonte)
1860: Spedizione dei mille (volontari). Garibaldi arriva in Sicilia e inizia a salire, fino a Teano dove incontra il re. Riesce ad
ottenere la Sicilia e Napoli, mentre l’Umbria e le Marche vengono annesse al regno di Sardegna con un plebiscito (votazione del
popolo)
1861: Regno d’Italia
1866: Terza guerra d’indipendenza. L’Italia si allea con la Prussia e ottiene il Veneto
1870: Breccia di Porta Pia, Roma diventa capitale (dopo Torino e Firenze). Il papa, con le leggi delle Guarentigie (garanzie), viene
riconosciuto come capo della Chiesa, ma lui si sente un “prigioniero” ed emana il “No Expedit” (“non conviene”): non vuole che i
cattolici vadano a votare.
La Sinistra (dal 1876 con Depretis, politica del trasformismo → leggi per soddisfare tutti)
- economia protezionista, si mettono dei dazi ai prodotti esteri
- legge coppino: scuola elementare fino a 9 anni obbligatoria e gratuita
- legge elettorale: minimo 21 anni, maschi e con licenza elementare, prima era in base al reddito, ora possono avere anche
reddito basso, basta che sappiano leggere e scrivere
Ragioni colonialismo:
- cercare risorse (materie prime a basso costo)
- vendere (nuovi mercati)
- prestigio
Dal colonialismo diventa Imperialismo, si formano veri e propri imperi (tensioni tra i vari Stati Europei).
1884: Conferenza di Berlino
1870: Seconda rivoluzione industriale
1873-76: Grande depressione, stagnazione dei prodotti, politica protezionista, crisi agraria (il grano che proviene dagli Stati Uniti
costa meno)
- In Francia con la rivoluzione del 1848 si era instaurata la Seconda repubblica, ma Carlo Luigi Bonaparte assumendo il
nome di Napoleone III restaurò l’impero, che si distinse per una politica estera aggressiva e un forte impulso
all’industrializzazione.
- La Prussia divenne una potenza sempre più autoritaria, industriale e militare, sotto il cancelliere Bismarck e il re
Guglielmo I.
- L’Inghilterra della regina Vittoria consolidò la propria organizzazione statale, economica e
finanziaria, oltre a potenziare la flotta mercantile ed espandere i propri confini coloniali.
- La Russia viveva ancora una condizione di arretratezza: non aveva avuto uno sviluppo industriale e le campagne erano
ancora organizzate sul grande latifondo nobiliare basato sulla servitù della gleba.
- L’Austria perse il Veneto nella guerra con la Prussia, e dovette contrastare l’espansionismo della Russia verso i Balcani.
Per mantenere il controllo della situazione, l’imperatore Francesco Giuseppe creò l’impero austro-ungarico (1867),
costituito dagli stati di Austria e Ungheria, con capitali e costituzioni autonome.
Bismark sfruttò un contrasto tra Napoleone III e il re Guglielmo I a proposito della successione al trono spagnolo e nel 1870
dichiarò guerra alla Francia, che crollò nella battaglia decisiva a Sedan. Napoleone III si arrese e venne proclamata la Terza
repubblica. I tedeschi assediarono Parigi e il governo francese si arrese, ma il popolo parigino, pur stremato dal lungo assedio,
insorse costituendo un governo rivoluzionario, democratico e sociale (la Comune) che fu considerato la prima esperienza di
regime proletario nella storia.
Nella seconda metà dell’Ottocento, il processo di industrializzazione visse un’importante trasformazione che gli storici hanno
definito “seconda rivoluzione industriale”. In una prima fase (1850-1870) questo sviluppo interessò la tecnologia,
l’organizzazione della finanza e delle banche, oltre al potenziamento delle infrastrutture e delle vie di comunicazione, che
favorirono la circolazione e lo scambio delle merci. In una seconda fase (1870-1905) si assistette a una crescita senza precedenti
dell’industria, grazie anche alla nuova scoperta e all’utilizzo di nuove fonti energetiche, nuovi metalli e leghe e nuovi strumenti
operativi.
L’innovazione tecnologica e organizzativa comportò una progressiva concentrazione di imprese: solo le più ricche e avanzate
riuscirono a sopravvivere, nacquero così i monopoli. Sorsero grandi banche che divennero finanziatrici dell’industria (capitalismo
finanziario). Dato che alle industrie servivano sempre più materie prime e aree più vaste in cui vendere le proprie merci,
l’economia divenne sempre più mondializzata. Malgrado la forte crescita del settore industriale, l’economia si basava ancora
sull’agricoltura. Tra il 1873 e il 1896 si ebbe infatti una delle più lunghe crisi dell’Età moderna, definita “grande depressione”. La
classe operaia crebbe, rivendicando migliori condizioni di salario e orario, diritto di sciopero e sicurezza, organizzandosi in
sindacati e partiti di matrice socialista. Sul finire dell’Ottocento anche la Chiesa cattolica si mostrò interessata alla questione
sociale. Nacque anche una piccola e media borghesia, costituita in particolare da impiegati del nuovo settore terziario (commercio,
servizi, amministrazione) e dalla burocrazia statale.
Il rapido sviluppo economico e industriale determinò forti contrasti tra le diverse nazioni europee, in concorrenza per lo sviluppo
di mercati sempre più ampi e per l’accaparramento di materie prime a vantaggio dell’industria nazionale. A ciò si aggiunsero
fattori legati al prestigio politico e militare. Questa situazione alimentò quindi un ulteriore e più aggressivo espansionismo verso i
paesi extraeuropei, da qui il diffondersi dell’imperialismo. Per evitare il rischio di continui conflitti armati tra paesi coloniali, nel
1884 venne convocata, a Berlino, una conferenza internazionale per gli affari africani, nel corso della quale le grandi potenze
giunsero a una spartizione delle rispettive aree di influenza. L’Inghilterra → Egitto, Sudan e Sud Africa. Francia → Sud-Est
asiatico, dove dette origine all’Indocina francese. Germania → Togo, Camerun e ampie zone dell’Africa orientale e sud-
occidentale. Anche l’Italia partecipò alla corsa delle colonie con l’idea di trovare uno sbocco per la sua popolazione in aumento.
Potenze coloniali di antica data come Olanda, Portogallo e Spagna furono invece private di gran parte dei territori. Gli Stati Uniti
si impadronirono di Cuba, Portorico e Filippine, e il Giappone riuscì ad aprirsi la via della Cina settentrionale e della Corea.
Situazione italiana: portata quasi a compimento l’unificazione nazionale, l’Italia doveva amalgamare realtà e territori molto
diversi tra loro. C’era un problema di disomogeneità linguistica, aggravato dal diffuso analfabetismo, c’era da risolvere la
questione meridionale, cioè il divario tra il Nord industrializzato, il Centro con l’agricoltura all’avanguardia e il Sud povero. La
mancanza di miglioramenti nella vita dei contadini del sud portò al fenomeno del brigantaggio, che fu affrontato con una
repressione, rendendo ancora più acuti i sentimenti di estraneità e di rivolta. Alla vita pubblica partecipava un numero molto
ristretto di persone: aristocratici, notabili e proprietari. Nell’ultimo decennio dell’Ottocento sorse il Partito socialista italiano, e si
organizzò il movimento sindacale, finalizzato alla tutela dei diritti dei lavoratori.
I due gruppo in cui si suddivisero gli eletti alla Camera erano la Destra, composta da monarchici, cavouriani e liberali moderati, e
la Sinistra, sempre liberale ma formata anche da uomini che erano stati repubblicani, mazziniani e garibaldini. La cosiddetta
Destra storica ottenne il pareggio di bilancio, il completamento dell’unificazione e una demarcazione dei rapporti tra Stato e
Chiesa cattolica. Promosse inoltre la laicizzazione della cultura. Dal punto di vista economico, le scelte liberiste non riuscirono a
mutare la situazione. Nel 1876 la guida del paese passò alla Sinistra storica. Essa riformò il sistema elettorale e quello fiscale,
cercò di combattere l’analfabetismo riproponendo la gratuità e l’obbligatorietà dell’istruzione elementare. Agostino Depretis
contrattò di volta in volta l’appoggio di ogni gruppo o schieramento: politica che fu detta “trasformismo”. In ambito economico
adottò delle misure protezionistiche di cui beneficiarono però solo le industrie del Nord, che nel settore agricolo rafforzarono la
tendenza a non investire per migliorare la produttività e le tecniche di coltivazione. Generarono una guerra doganale con la
Francia che causò un forte calo delle esportazioni. Le difficoltà economiche innescarono un massiccio fenomeno di emigrazione,
in particolare verso l’America, oltre che numerose rivolte e manifestazioni contro il governo.
Nel 1882 si giunse alla firma della Triplice Alleanza, patto che garantiva all’Italia l’aiuto austri-tedesco nel caso di un’aggressione
francese, la liberava dalla minaccia austriaca e favoriva le relazioni commerciali con la Germania. Intanto Depretis avviò una
timida politica di espansione coloniale verso l’Etiopia. Con il successore Francesco Crispi vennero definiti i limiti della zona che
gli italiani avrebbero occupato sulla costa del mar Rosso e nell’entroterra e venne anche riconosciuto il protettorato dell’Italia
sull’Etiopia. Attraverso altri accordi nacque anche in Somalia un protettorato italiano. In seguito a pesanti conflitti sociali, i vari
governi reagirono con una politica autoritaria e repressiva, che culminò con la strage di un centinaio di manifestanti a Milano nel
1898.
In Francia le forze repubblicane, radicali e socialiste, salite al potere nel 1899, rafforzano in senso democratico e laico le
istituzioni (anticlericalismo), ma non seppero placare le spinte nazionaliste alimentate dal desiderio di rivincita verso la Germania,
dopo la pesante sconfitta subita nella guerra franco-prussiana nel 1871.
In Inghilterra, dopo la morte della regina Vittoria, sale al trono il figlio Edoardo VII, con il quale finisce l’epoca durante la quale
la Gran Bretagna era diventata la più grande potenza dello scenario mondiale. Nel 1906 con la vittoria alle elezioni dei liberali e
del partito Laburista, si apre una fase di riforme a favore della giustizia sociale. Tuttavia non mancano le tensioni perché le donne
rivendicano un ruolo più attivo (movimento delle suffragette) e la questione irlandese era ancora attuale.
In Germania l’imperatore Guglielmo II aveva attuato una politica estera aggressiva ed espansionistica, e una politica interna
anch’essa autoritaria e assolutistica. Le aspirazioni di conquista coloniale erano diventate più aggressive che mai in seguito al
crescente nazionalismo, così come la ricerca di mercati più ampi per lo sviluppo industriale. Per soddisfare queste esigenze viene
costruita un’importante flotta militare e avviato il riarmo dell’esercito. Il risultato di tutto ciò fu il riavvicinamento della Francia
con la Russia (che stipularono un accordo di reciproca assistenza in campo militare), e con l’Inghilterra (con l’Intesa cordiale del
1904). Di conseguenza anche la Russia e l’Inghilterra si avvicinarono e insieme stipularono la Triplice Intesa (1907) per
contrastare la Triplice Alleanza (1882).
La rivalità tra le potenze venne aggravata dalla corsa alle colonie. Nel caso del Marocco, il quale subiva da tempo pressioni dalla
Francia a cui si era unita anche la Germania, in occasione delle cosiddette “crisi marocchine” si giunse a un compromesso che
assegnava alla Francia il protettorato sul Marocco e alla Germania una parte del Congo francese. L’Italia rivendicava il Trentino-
Alto Adige, il Friuli, Fiume e Dalmazia. L’impero ottomano voleva espandersi ma era scosso da gravi problemi interni. L’Austria
aveva annesso la Bosnia-Erzegovina non rispettando il Congresso di Vienna. La Serbia non lo accetta in quanto aspira a riunire in
un unico Stato gli slavi (serbi, bosniaci, sloveni e croati). Si coalizza quindi con Grecia, Montenegro e Bulgaria nella Prima
Guerra Balcanica e sottrae dall’impero ottomano la Macedonia. Quando i vincitori devono spartire i territori iniziano i problemi e
la Bulgaria attacca la Serbia e la Grecia nella seconda guerra balcanica. La Serbia ottiene il Kosovo e parte della Macedonia, e
nasce l’Albania.
Sul fronte orientale la Russia, benché militarmente impreparata, aveva invaso la Prussia, la Germania si era quindi opposta e
aveva vinto due battaglie (di Tannenberg e dei laghi Masuri) fermando così l’avanzata da Nord. La Russia si spostò così verso Sud
invadendo l’Austria e ottenendo la Galizia. Anche sul fronte orientale divenne una guerra di trincea.
Dall’autunno del 1914 il conflitto si spostò anche sul mare: Germania e Inghilterra diedero inizio a una guerra navale, con lo
scopo di bloccare i rifornimenti nemici, che venne combattuta da navi corsare camuffate da navi mercantili, attaccavano
all’improvviso e affondavano tutte le imbarcazioni che incontravano. Anche il Giappone dichiarò guerra alla Germania, per
riprendere dei territori tedeschi in Estremo Oriente. In breve anche l’Africa fu coinvolta, e l’Intesa dichiarò guerra anche
all’Impero ottomano che, inizialmente neutrale, si era alleato con la Germania. Nel giro di pochi mesi la guerra assunse
dimensioni davvero mondiali.
Nel maggio 1916 gli austriaci attuarono una spedizione punitiva in Trentino, con l’intenzione di vendicare il tradimento dell’Italia
che aveva abbandonato la Triplice Alleanza per l’Intesa. La spedizione ebbe inizialmente successo, ma l’Austria dovette poi
arretrare grazie anche all’intervento dei russi. Di fronte al grave pericolo corso nel Trentino il governo Salandra si dimise, e il
nuovo governo Boselli di “concentrazione nazionale” dichiarò guerra anche alla Germania, dopo che le truppe italiane avevano
conquistato Gorizia (9 agosto).
3.5 Il fronte interno e l’economia di guerra.
Il conflitto impose profonde trasformazioni anche nell’organizzazione economica e sociale dei Paesi. Tutta l’attività economica
era rivolta alle necessità militari: le industrie erano state convertite alla produzione bellica, i consumi alimentari erano stati
razionati e i prezzi sottoposti a rigidi controlli. Per risolvere il problema della scarsa manodopera vennero impegnate moltissime
donne nella produzione, e i sindacati combatterono per la parità dei salari (gli uomini hanno i salari più alti, una volta finita la
guerra gli imprenditori avrebbero tenuto le donne, i sindacati cercano di farli diventare uguali per farli lavorare entrambi). Le
donne si trovarono a svolgere mansioni fino ad allora impensabili, come autiste e operaie, questa situazione dal punto di vista
sociale rappresentò un grande sconvolgimento, in quanto avevano da sempre occupato ruoli marginali.
La guerra era stata accolta ovunque con entusiasmo, ma si rivelò presto un’esperienza terribile e disumana. Per mantenere sempre
alto il morale e la partecipazione dei civili c’era bisogno di un controllo sull’informazione e una propaganda sempre più
martellante.
Nel corso del 1917 le truppe si abbandonavano sempre di più a manifestazioni di insofferenza, si moltiplicavano i casi di
diserzione e quelli di autolesionismo. Il senso di stanchezza, ormai ampiamente diffuso, assunse in alcuni casi forme di aperta
protesta. A Torino ci fu una grande rivolta per reclamare la distribuzione del pane e anche per chiedere la pace.
Nel frattempo, nell’aprile 1917, gli Stati Uniti erano entrati in guerra, in nome anche degli ideali di libertà del presidente Wilson.
Prima mandavano aiuti alimentari all’Intesa, ma decisero di entrare perché con l’uscita della Russia mancava una potenza, e
perché nella guerra navale la Germania affondava le loro navi mercantili. L’intervento americano fornì all’intesa un notevole
apporto di uomini e mezzi e mise in crisi Germania e Austria, che scatenarono due offensive: una contro gli anglo-francesi,
annullata nella seconda battaglia della Marna (luglio 1918) e l’altra contro gli italiani, annullata a sua volta sul Piave e seguita da
una controffensiva terminata con la disfatta austriaca di Vittorio Veneto (24 ottobre 1918) e l’armistizio di Villa Giusti. Nel
novembre 1918 anche la Germania firmò l’armistizio a Compiègne. Gli imperi crollati furono quattro: l’impero ottomano, la
Russia, e sia l’impero tedesco che quello austro-ungarico si trasformarono in Repubbliche.
Con il trattato di Saint-Germain l’Italia ottenne dall’Austria il Trentino, l’Alto Adige, l’Istria e l’alto bacino dell’Isonzo, ma non la
Dalmazia e Fiume. Questo provocò una forte delusione nel paese, venne chiamata “vittoria mutilata” e contribuì ad alimentare un
sentimento nazionalista. Sempre con questo trattato dal territorio dell’impero austriaco sorsero quattro stati indipendenti: Austria,
Ungheria, Cecoslovacchia e Iugoslavia. Fu inoltre riconosciuta l’indipendenza all’Albania. Sui territori appartenenti alla Russia
nascevano i nuovi stati indipendenti di Finlandia, Estonia, Lettonia e Lituania, mentre il trattato di Neuilly riconosceva
l’indipendenza della Bulgaria. La guerra sancì anche la fine dell’immenso e secolare impero ottomano. Con il trattato di Sèvres la
Turchia si trovò ridotta a uno Stato di modeste dimensioni, privata di tutti i territori arabi e della sovranità sugli stretti (Bosforo e
Dardanelli), e costretta a pagare pesanti ripartizioni.
1940: Nella primavera del 1940 Hitler, con lo scopo di assicurarsi l’approvvigionamento di materie prime e basi d’attacco contro
l’Inghilterra, si impadronì di Danimarca e Norvegia. In Norvegia venne poi creato nel 1942 un governo-fantoccio
collaborazionista presieduto do fascista Quisling. Da quel momento il termine “Quisling” fu sinonimo di “collaborazionista”.
Nel frattempo sul fronte occidentale gli eserciti tedesco e francese si fronteggiavano dietro le linee Sigfrido e Maginot. La linea
Maginot era lunga 400Km e andava dalla Svizzera al Lussemburgo, ed era stata costruita alla fine della Prima guerra mondiale.
Nei primi mesi la Francia definì il conflitto “drole de guerre”, cioè una guerra buffa, strana, in cui non succedeva nulla. Questo
fino al 10 maggio, quando le armate tedesche violarono la neutralità di Olanda, Belgio e Lussemburgo per aggirare la linea
Maginot e penetrare in territorio francese. Il 10 giugno la Germania attaccò la Francia, l’invasione fu rapida e nel giro di pochi
giorni la costa della Manica cadde in mano tedesca. Il corpo di spedizione britannico in Francia fu costretto a imbarcarsi a
Dunkerque. Ma le navi della Marina britannica non riuscivano a raggiungere le acque basse della riva, perciò Churchill chiese
aiuto a proprietari di barche perché soccorressero le truppe, che riuscirono a mettersi in salvo su pescherecci e scialuppe di
salvataggio. Il 10 giugno anche l’Italia entrò in guerra a fianco della Germania, ma i risultati ottenuti dall’esercito italiano furono
deludenti. Il 14 giugno l’esercito tedesco entrò a Parigi, e la Francia chiese l’armistizio, che fu firmato il 22 giugno nello stesso
vagone ferroviario dove era stato siglato l’armistizio del 1918. La Francia del Nord passò così sotto il diretto controllo tedesco,
mentre la Francia centro-meridionale venne presieduta da Pétain, con capitale a Vichy.
La cosiddetta Francia di Vichy diede vita a un regime autoritario, filonazista e collaborazionista. A quel punto Hitler decise di
avanzare una proposta di pace al Regno Unito, ma il primo ministro britannico Churchill rifiutò, allora diede avvio all’operazione
“leone marino”, una guerra navale e sottomarina. L’8 agosto iniziò quindi la “battaglia d’Inghilterra”, una serie di bombardamenti
a tappeto sull’Inghilterra e su Londra, che venne colpita per 57 notti, ma che si risolse in un fallimento grazie alla reazione
dell’aviazione britannica e ai continui rifornimenti da colonie e Stati Uniti. Il 27 settembre venne stipulato l’asse Roma-Berlino-
Tokyo.
ITALIA: l’Italia aveva dichiarato la non belligeranza per tre motivi: l’impreparazione dell’esercito, le insufficienti risorse
industriali e le tensioni con la Germania, che aveva iniziato la guerra senza consultare l’Italia. Ma la sua posizione cambiò di
fronte alle vittorie di Hitler, quindi per poter sedere al tavolo dei vincitori il 10 giugno 1940 dichiarò guerra a Francia e Inghilterra.
L’Italia prevedeva una guerra parallela con i tedeschi (azioni autonome), così il 28 ottobre attaccò la Grecia, questo doveva essere
l’inizio dell’espansione nei Balcani ma l’offensiva mal preparata venne bloccata dall’esercito greco, che, rifornito dagli inglesi,
contrattaccò fino a ripiegare gli italiani in Albania. Hitler fu allora costretto a portare soccorso all’Italia per evitare l’umiliazione
di una sconfitta e per impedire agli inglesi una controffensiva.
Il 22 giugno Hitler decise di attaccare la Russia con l’operazione Barbarossa, perché considerava la Russia il nemico ideologico
del Nazismo, temeva un avvicinamento di Stalin a Churchill e per rifornimenti di grano e petrolio, fondamentali per l’economia
tedesca. Per questo motivo la Germania occupò l’Ucraina e la Bielorussia. La guerra fu inizialmente a favore di Hitler, ma con
l’arrivo dell’inverno l’Unione Sovietica utilizzò la tattiva della terra bruciata, sottraendo al nemico la possibilità di rifornirsi di beni
di prima necessità. Questo bloccò l’avanzata tedesca e impedì l’occupazione di Mosca.
Gli Stati Uniti avevano confermato la linea isolazionista di non intervento, tuttavia nel marzo 1941 avevano adottato la “legge
affitti e prestiti” che autorizzava il governo a vendere, prestare o affittare materiale bellico e prodotti agricoli ai paesi la cui difesa
era stata giudicata vitale per i loro interessi. Il 14 agosto il presidente Roosevelt e il primo ministro Churchill si incontrarono al
largo dell’isola di Terranova e firmarono la Carta Atlantica: una dichiarazione che fissava dei principi per la libertà e la
democrazia da realizzare dopo la sconfitta nazista. Nel gennaio 1942 a Washington venne firmata da USA, Gran Bretagna, Unione
Sovietica e altre 23 nazioni la Dichiarazione delle Nazioni Unite con cui ribadivano l’impegno a lottare contro l’Asse.
Il Giappone aspirava ad una grande Asia, perciò conquistò la Cina e occupò l’Indocina francese. A questo espansionismo gli Stati
Uniti risposero con il blocco di forniture di acciaio e petrolio, e dando il loro sostegno alla Cina. Il 7 dicembre 1941 l’aviazione
giapponese attaccò la base navale statunitense di Pearl Harbor, nelle Hawaii, che determinò l’immediato ingresso in guerra degli
Stati Uniti contro Giappone, Germania e Italia.
In Unione Sovietica l’esercito nazifascista avanzò fino a Stalingrado, dove la popolazione, resistendo per 180 giorni all’assedio,
permise all’esercito sovietico di contrattaccare a novembre e costringere l’armata alla resa. Nella ritirata che seguì, le truppe italo-
tedesche vennero annientate dal freddo e dalla fame, ma l’assedio continuò fino al 2 febbraio 1943 quando il comandante
Friedrich von Paulus fu costretto alla resa.
Nello stesso periodo gli americani iniziarono la loro controffensiva nei territori occupati dai giapponesi in Estremo Oriente:
significative furono le vittorie nelle battaglie aeronavali delle Midway e Guadalcanal (agosto 1942 e febbraio 1943). Gli inglesi
sfondarono il fronte nemico a El Alamein, vicino ad Alessandria d’Egitto, e gli americani sbarcarono in Marocco e Algeria. Da
allora tutta l’Africa del nord si trovò in mano agli alleati.
Il 12 settembre un gruppo di paracadutisti tedeschi liberò Mussolini, prigioniero a Campo Imperatore sul Gran Sasso, e lo
condussero in Germania. Il duce proclamò la Repubblica sociale di Salò, uno stato fascista sotto il controllo tedesco. A questo
punto l’Italia si trovò divisa tra:
- repubblichini: fedeli al governo di Salò e schierati con i tedeschi in difesa del fascismo;
- partigiani: gruppi di combattenti armati (ufficiali e soldati dell’esercito insieme a civili, operai e intellettuali).
Iniziava quindi la Resistenza, che ebbe il duplice carattere di guerra di liberazione dall’invasione nazista e guerra civile tra italiani,
divisi tra sostenitori e oppositori del nazifascismo. Il 9 settembre venne fondato il Comitato di liberazione nazionale (Cln),
formato da partiti antifascisti (partito liberale repubblicano, comunista, socialista, democrazia cristiana e partito d’azione), che
aveva il compito di organizzare la resistenza contro i nazifascisti. Oltre a quello nazionale si formarono Cln locali in tutta Italia.
Le brigate portarono avanti la resistenza armata del popolo italiano contro le truppe tedesche e la guerra civile contro i fascisti, tra
cui le brigate Garibaldi (partito comunista), giustizia e libertà (partito d’azione), Matteotti (partito socialista) e del popolo
(democrazia cristiana). Spesso si verificarono però divergenze tra loro, l’episodio più grave accadde a Porzus quando un gruppo di
partigiani comunisti uccise 21 combattenti di una brigata liberale-cattolica. Badoglio il 13 ottobre dichiarò guerra alla Germania,
mentre il Cln chiedeva l’abdicazione di Vittorio Emanuele per le sue responsabilità nell’ascesa al potere del fascismo.
Il 27 settembre la popolazione di Napoli insorse e liberò la città dopo 4 giorni di insurrezione. Il 1° ottobre gli alleati entrarono a
Napoli, ma le truppe alleate furono costrette a fermarsi per alcuni mesi lungo la linea Gustav, a Cassino vicino a Frosinone.
Per la Germania, l’Italia di Salò aveva grande importanza strategica per tre motivi: era un fronte di guerra, una risorsa di
manodopera e prodotti agricoli e industriali, e permetteva di controllare il paese tramite il governo fascista di Salò.
1944: Il 22 gennaio gli alleati tentarono uno sbarco alle spalle della linea Gustav, ad Anzio nei pressi di Roma, ma furono fermati
dai reparti tedeschi, per cui le operazioni militari si bloccarono. Il 23 marzo la resistenza romana organizzò un attentato che causò
la morte di 33 tedeschi, il giorno successivo i tedeschi risposero con l’eccidio delle Fosse Ardeatine. I soldati del Cef (truppe
coloniali francesi, formate da marocchini, algerini e senegalesi) durante l’avanzata verso Roma, nella zona della Ciociaria, si
resero responsabili di stupri. Ad aprile, con la svolta di Salerno, Togliatti, il segretario del Partito Comunista, convinse il suo
partito e le forze politiche del Cln ad entrare nel governo Badoglio. Vittorio Emanuele II a questo punto trasferì i poteri al figlio
Umberto. In primavera riprese l’avanzata degli alleati, che entrarono a Roma il 4 giugno. Il 4 agosto le truppe anglo-americane
raggiunsero anche Firenze. Il 12 agosto ci fu l’eccidio nazifascista di Sant’Anna di Stazzema, mentre il 29 settembre la strage di
Marzabotto: secondo i fascisti gli abitanti offrivano aiuto alla brigata partigiana “Stella Rossa”: furono uccide 1836 persone tra
donne, vecchi e bambini. L’avanzata alleata fu nuovamente bloccata in settembre quando venne raggiunta la linea gotica, da quel
momento l’Italia restò per un altro inverno divisa in due tronconi. Quello del 1944-1945 fu senza dubbio l’inverno più lungo e
tragico, in particolare per le regioni settentrionali dove, oltre alla fame, al freddo e ai continui bombardamenti, la popolazione
dovette subire prepotenze e violenze di ogni genere. Il 7 dicembre vennero stipulati degli accordi tra il Clnai (Cln dell’alta Italia) e
gli alleati, i quali garantirono un finanziamento alla lotta partigiana ma il Clnai avrebbe riconsegnato le armi al momento della
liberazione.
1945: Gli anglo americani superarono la linea gotica e il 25 aprile le forze della Resistenza insorsero in tutte le maggiori città del
nord, liberandosi dall’oppressione nazista. Il 28 aprile, Mussolini venne catturato dai partigiani nei pressi del lago di Como, venne
fucilato e il suo corpo esposto a Piazzale Loreto a Milano.
Molti civili entrarono poi nei movimenti della Resistenza, che assunsero connotazioni diverse nei vari paesi europei, dedicati
inizialmente a spionaggio e sabotaggio, ma che finirono presto per lottare in veri e propri scontri armati per liberare il territorio
nazionale, fornendo un significativo sostegno alle truppe alleate. La risposta nazista alle azioni dei partigiani fu estremamente
dura: venivano prelevati ostaggi, distrutte intere comunità e ordinate esecuzioni di massa. Anche in Italia i nazifascisti furono
autori di sanguinose stragi, come quelle compiute alle Fosse Ardeatine a Roma e a Marzabotto sull’Appennino bolognese. Molti
italiani residenti sul confine con a Iugoslavia dovettero anche subire la violenza dell’esercito comunista di Tito, che aveva
occupato l’Istria e la Venezia Giulia, il quale voleva liberare il territorio dagli italiani che considerava essere tutti fascisti. In
queste zone si verificarono azioni di “pulizia etnica” da parte iugoslava, con uccisioni in massa di civili, i cui corpi venivano poi
gettati nelle foibe (cavità naturali diffuse nella zona). I morti furono più di 5000, mentre migliaia finirono internati nei campi di
prigionia.