La funzione del muscolo a prescindere che sia striato o liscio è sempre quella di
contrarsi e rilassarsi. Vi è un’ulteriore classificazione:
- Volontario → muscolo scheletrico;
- Involontario → muscoli viscerali e muscolo cardiaco;
Quando il muscolo si contrae produce una forza o meglio una tensione. Quello che
fece Hodkin fu quello di calcolare la tensione prodotta in funzione della lunghezza del
sarcomero.
Questo grafico ci pone varie situazioni:
Quando il sarcomero ha una lunghezza compresa tra 2 e 2,05 micrometri la
tensione è massima perchè tutti i ponti trasversi del filamento spesso sono
coinvolti correttamente nell'interazione con il filamento sottile.
il sarcomero ha una lunghezza maggiore di 2,05 micrometri la tensione
diminuisce perchè non tutti i ponti trasversi interagiscono correttamente con il
filamento sottile, fino ad arrivare ad una tensione pari a 0 ad un valore di 3,65
micrometri in cui nessun ponte trasverso interagisce.
Quando il sarcomero ha una lunghezza minore di 2 micrometri, la tensione
diminuisce perchè il numero dei ponti trasversi che deve interagire con l'actina
diminuisce e si verifica una sovrapposizione dei filamenti di miosina provocando
un'interazione alterata fino ad arrivare al valore 1,25 micrometri in cui la
tensione è 0.
Le teste di miosina dopo aver idrolizzato ATP assumono una conformazione detta
“forma ad alta energia”, perché le molecole di miosina immagazzinano l’energia che è
stata rilasciata nel corso del processo. Una seconda conformazione che le teste di
miosina possono assumere è detta “forma a bassa energia”, quando l’energia è stata
liberata per dare luogo al movimento dei filamenti sottili.
In ogni ciclo dei ponti trasversali si possono individuare 5 fasi:
1. Aggancio della miosina all’actina: la miosina è nella sua forma ad alta
energia, ciò significa che ADP+Pi sono legati al sito ATPasico della testa della
miosina. In questo stato la miosina presenta un’elevata affinità per l’actina, per
cui la testa di miosina si lega ad un monomero di actina (questa fase può
verificarsi solo in presenza di calcio);
2. Colpo di forza: il legame della miosina all’actina determina la liberazione di
fosfato e dell’ADP dal sito ATPasico. Per cui la testa della miosina ruota verso il
centro del sarcomero tirando il filamento sottile con sé e va verso lo stato a
bassa energia;
3. Stato di rigor: quando la miosina si trova nello stato a bassa energia, actina e
miosina sono strettamente legate. Questa condizione viene detta rigor mortis
per far riferimento allo stato di rigidità che assume il corpo dopo la morte, perché
il ciclo dei ponti trasversali si blocca a causa dell’esaurimento dell’ATP;
4. Distacco della miosina dall’actina: una nuova molecola di ATP si lega al sito
ATPasico della testa della miosina, provocando una variazione conformazionale
della testa che determina una diminuizione dell’affinità della miosina per l’actina,
così che la miosina si stacca dall’actina;
5. Energizzazione della testa di miosina: dopo essersi fissato al sito ATPasico,
l’ATP viene idrolizzato ad ADP e Pi, con rilascio di energia. Parte di questa
energia viene immagazzinata dalla molecola di miosina che raggiunge così la
conformazione ad alta energia. In presenza di calcio, il ciclo riparte nuovamente.
Sebbene un ponte trasversale generi forza solo per una parte del tempo durante il
quale esso è attivo (durante il colpo di forza), una cellula muscolare genera forza in
modo continuo nel corso della contrazione, perché molti ponti trasversali avviano il
ciclo simultaneamente ma non perfettamente in fase gli uni con gli altri. Per questo
motivo, alcuni ponti stanno avviando il ciclo, altri lo stanno portando a termine, altri
ancora sono in fase intermedia.
Nel corso di una contrazione, ciascuna testa di miosina è in grado di completare
soltanto 5 cicli in un secondo, ma poiché ogni filamento spesso è dotato di parecchie
centinaia di teste, possono verificarsi migliaia di colpi di forza al secondo. Per questo
motivo i sarcomeri possono accorciarsi molto rapidamente. I cicli non sono sincroni: se
lo fossero, i filamenti sottili potrebbero scivolare all’indietro nella loro posizione
originale riducendo l’efficienza del meccanismo contrattile.
In teoria, il ciclo dei ponti trasversali potrebbe operare all’infinito, finché vi è
rifornimento di ATP e i siti dell’actina sono disponibili per il legame con la miosina.
Visto che ciò non accade, cosa provoca l’inizio del ciclo e, quando il muscolo è
rilasciato, cosa fa sì che esso non possa contrarsi di nuovo?
La risposta ad entrambe le domande si basa sull’azione svolta dalle proteine regolatrici
troponina e tropomiosina.
- Frequenza di stimolazione
L’aumento della frequenza di stimolazione comporta il passaggio nei muscoli da
contrazioni singole alla generazione di una scala, alla sommazione e al tetano. Il
fenomeno della scale avviene quando la frequenza di stimolazione è tale per cui
singole scosse, indipendenti tra di loro, si susseguono le une alle altre in modo così
ravvicinato che, con il susseguirsi delle scosse, il picco della tensione aumenta fino a
raggiungere un plateau, come fanno i gradini di una scale. Non è noto il motivo per cui
si origina la scala, ma si ritiene che essa sia dovuta ad un aumento del calcio citosolico
tra una contrazione e l’altra.
I fenomeni della sommazione e del tetano, che avvengono a frequenze di stimolazione
ancora maggiori, sono dovuti alla sovrapposizione delle scosse singole. A paragone
con il potenziale d’azione, una scossa singola è un fenomeno più lento. Quando un
muscolo viene stimolato ripetitivamente, in modo tale che il potenziale d’azione
successivo arrivi prima che la scossa precedente sia giunta a completamento, le
scosse si sovrappongono le une alle altre, sviluppando una forza maggiore di quella
generata nel corso di una scossa singola; questo fenomeno è chiamato sommazione.
Essa si verifica ogni volta che le scosse singole sono così frequenti che la rimozione
del calcio dal citosol non può avvenire in modo altrettanto rapido di quanto esso venga
liberato dal RS. Perché avvenga il rilasciamento, è necessaria la rimozione degli ioni
calcio.
A frequenze di stimolazioni superiori, la sommazione raggiunge un valore massimo
chiamato tetano (è la max contrazione).
- Diametro delle fibre muscolari
Esistono muscoli con la capacità intrinseca di produrre una forza maggiore di altri.
Questa capacità, definita forza contrattile. Viene valutata misurando la tensione
tetanica massimale (tutta la forza che un muscolo è in grado di generare) o il picco
della tensione nel corso di una contrazione. La forza contrattile di una fibra muscolare
dipende dal numero di ponti trasversali presenti in ciascun sarcomero e dalla loro
organizzazione geometrica. A parità di condizioni, un muscolo con > ponti trasversali
può generare una forza maggiore. Un muscolo con più sarcomeri, e quindi più filamenti
spessi e sottili, può generare una forza più grande di un muscolo con un numero
inferiore di sarcomeri. Poiché il numero di filamenti spessi e sottili non varia
significativamente da un muscolo all’altro, se ne desume che il diametro della fibra
muscolare costituisce una variabile fondamentale nel determinare la forza contrattile.
Maggiore è il diametro, maggiore è la tensione e maggiore è la forza.
- Variazioni della lunghezza della fibra muscolare
Per ciascuna fibra muscolare esiste una lunghezza ottimale alla quale essa può
sviluppare la massima forza, quando il numero max di ponti trasversali di miosina
partecipa alla generazione della forza. Quando una fibra è più corta o più lunga della
lunghezza ottimale, la sua capacità di generare forza diminuisce perché le variazioni di
lunghezza del muscolo determinano variazioni di lunghezza dei singoli sarcomeri che
si traducono in una riduzione della loro capacità di sviluppare forza.
IL MUSCOLO CARDIACO
È simile a quello scheletrico, in quando presenta una striatura, ha la stessa struttura
del sarcomero e sviluppa contrazioni che sono sotto il controllo del sistema troponina-
tropomiosina. Le cellule del muscolo cardiaco sono simili a quelle del muscolo liscio, in
quanto sono in gran parte collegate fra loro da giunzioni comunicanti e il potenziale
d’azione, una volta generato, si propaga a tutta la rete cellulare.
I potenziali d’azione cardiaci sono ampi e durano centinaia di millisecondi. Poiché esse
durano quasi tutto il tempo che occorre alle cellule cardiache per contrarsi e rilasciarsi,
nel muscolo cardiaco la sommazione delle contrazioni non si può verificare, anche
quando la frequenza dei potenziali d’azione è elevata e il cuore si contrae
rapidamente.
Alcune cellule del muscolo cardiaco, concentrate in due regioni dette nodo senoatriale
e nodo atrioventricolare, sono dotate di attività pacemaker. Il battito cardiaco è avviato
da potenziali d’azione che originano dalle cellule pacemaker e non dipende dalla
stimolazione nervosa. Poiché il segnale da cui si originano il battico cardiaco nasce
all’interno del muscolo cardiaco stesso, l’attività contrattile del muscolo viene detta
miogena, mentre quella del muscolo scheletrico è chiamata neurogena. Pacemaker
miogeno (vertebrati), pacemaker neurogeno (invertebrati).
Integrazione sbobina
Il muscolo cardiaco fa parte dei muscoli strati
ma la differenza del muscolo cardiaco con il
muscolo scheletrico è che nel muscolo
scheletrico le cellule sono longitudinali,
allungate, disposte parallelamente tra di loro,
plurinucleate, sono indipendenti l'una dall'altra e
la contrazione è volontaria, quindi indotta dal
sistema nervoso mentre nel muscolo cardiaco
le cellule sono mononucleate, collegate
elettricamente tra loro e la contrazione è
involontaria, il cuore è innervato ma non è
necessaria per avviare la contrazione ma serve
per regolare l'intensità della tensione.
Nel cuore è presente una zona molto importante a livello del nodo senoatriale che è
costituita da particolari cellule muscolari alle quali viene dato il nome di pacemaker
cioè è un pacemaker endogeno costituito da cellule che sono in grado di generare in
maniera spontanea un potenziale d'azione.