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NOMENCLATURA
Esempio di VIRUS A
io mi vaccino per l'influenza mi devo vaccinare ogni anno perché il virus cambia. Cambia
perché si verificano essenzialmente due processi nel virus influenzale. Intanto dobbiamo
dire che tutti virus che hanno genoma a RNA. I virus a DNA sono stabili, perché l'RNA
polimerasi che li copia, che è responsabile della loro replicazione, ha la funzione di
proofreading (correttore di bozze) quindi se sbaglia durante la replicazione del genoma torna
indietro e corregge l'errore; i virus a RNA , quindi a RNA polimerasi, non hanno questa
funzione del proofreading, quindi quando sbagliano non possono tornare più indietro e,
siccome i virus a RNA si replicano ad una frequenza elevatissima, succede che ovviamente
statisticamente la percentuale di mutazioni che si verificano nei virus a RNA è elevata.
Quindi nel virus influenzale in particolare si possono presentare sia delle mutazioni minori,
per cui si parla di drift antigenico, e delle mutazioni maggiori (chiamate anche a
riassortimento) per cui si parla di shift antigenico. Drift e shift antigenico impediscono di
prevenire adeguatamente l’infezione virale,perché per esempio facendo il vaccino
quest’anno, l’anno successivo si accumuleranno queste mutazioni, e il vaccino di quest’anno
non è più attivo contro il nuovo virus (inoltre gli anticorpi si dimezzano). Quindi, le mutazioni
minori causano una leggera alterazione nella struttura primaria delle proteine, dando origine
essenzialmente a delle epidemie limitate mentre le mutazioni maggiori, portando alla
creazione di nuove emoagglutinine e di nuove neuroaminidasi, fa sì che il virus cambi
completamente, e verificandosi questi fenomeni di shift antigenico è il caso in cui si viene a
creare un nuovo virus influenzale, generando Pandemie, quando l’epidemia riguarda un
numero elevatissimo di persone a livello mondiale.
Questa è la motivazione per cui il virus influenzale causa queste epidemie annuali
determinate dall’antigenicdrift, quindi dalle mutazioni minori, le pandemie, invece che si
verificano ogni 20, 30, 40 anni, sono determinate invece dall’antigenic shift, quindi dal
riassortimento proprio di pezzi di genomi che variano. Altri antigenic shift che si sono
verificati negli anni:
Nel 1997-98 H5N1 quindi si è verificato un passaggio di specie perché il virus dell’influenza
aviaria (H5), dall’uccello è passato direttamente all’uomo.
MODALITA' DI TRASMISSIONE
Il virus influenzale ha una trasmissione aerogena, quindi viene trasmesso con le
secrezioni respiratorie, per contatto interumano, diretto da persona a persona
per via inalatoria. Il periodo di incubazione è abbastanza breve, inferiore ad una
settimana. I sintomi dell’influenza sono prevalentemente febbre alta, raffreddore,
tosse secca, mal di gola, mal di testa, atralgie, ma si possono instaurare una serie di
complicazioni che riguardano per lo più gli anziani e i bambini, essendo essi i
soggetti più immunocompromessi, così come anche i soggetti con patologie
croniche, come bronco pneumopatie, e le donne gravide, avendo potenzialmente
un sistema immunitario meno efficiente.
Le complicanze sono: polmonari, virali e batteriche, ma prevalentemente batteriche
tanto che, molto spesso, vi è capitato di sentire ad esempio la somministrazione
dell’antibiotico nel corso di una patologia influenzale. L’antibiotico in realtà viene dato per
curare le complicanze e non per curare l’influenza perché è inattivo nei confronti del virus
influenzale. Le complicanze dell’influenza sono prevalentemente polmonari, perché
rispecchiano la sede
dell’infezione, che è quella delle vie aeree, con laringiti, polmoniti e con infezioni
batteriche concomitanti, soprattutto causate da pneuomocco, Staphylococcus
aureus e da haemophilus influenzae.
TRASMISSIONE HIV
Il virus è presente nel sangue e in tutte le secrezioni corporee come: secrezioni vaginali,
saliva, lacrime ma ovviamente non si trasmette con la saliva, però il virus è presente in
queste secrezioni.
La trasmissione è prevalentemente parentale quindi significa attraverso sangue, siringhe
infette, sessuale e verticale, in utero, quindi significa dalla madre al bambino.
È un virus poco resistente nell’ambiente esterno e l’essiccamento provoca la perdita di
fertilità perché è un virus inviluppato e quindi non riesce a sopravvivere molto nell’ambiente
esterno (denaturandosi, infatti, le glicoproteine della superficie dell’envelope perdono
l’infettività virale).
rischio per singola esposizione e per esposizioni multiple: nel caso ad esempio del rapporto
sessuale non protetto con una persona infetta il rischio singolo va da 0,5% al 3%, se invece
la disposizione è multipla il rischio diventa elevato. La puntura accidentale negli operatori
sanitari se si tratta di un’esposizione singola il rischio è abbastanza basso; invece il rischio di
nascita da madre infetta è molto elevato, se il soggetto è HIV positvo.
LA PATOGENESI
Nell’infezione primaria il tempo di incubazione è abbastanza breve (3-6 settimane); si ha una
sindrome acuta di tipo simil influenzale e non si ha una sintomatologia specifica per il
contagio di HIV ma si hanno sintomi come: astemia, febbricola.
Nell’arco di una settimana/3 mesi si ottiene una sorta di immunità umorale cioè si formano
gli anticorpi, ma gli anticorpi poi non saranno neutralizzanti per il virus, quindi non
riusciranno a neutralizzare il virus, ma in realtà la formazione degli anticorpi configura quello
che poi sarà l’HIV positività.
Dopo succede che l’organismo in un certo senso reagisce a questo attacco virale, quindi si
ha una diminuzione della viremia e il virus viene sequestrato nel tessuto linfatico e si verifica
quella che è la cosiddetta latenza clinica. Quindi il virus nel periodo che va dai 5 nei bambini
a 10 anni negli adulti rimarrà “silente”.
Con il passare degli anni andrà sempre a diminuire le difese immunitarie e andrà sempre ad
aumentare invece la carica virale, fino al tracollo totale in cui si avrà l’AIDS conclamato.
Azzerando il sistema immunitario subentrano le infezioni di tipo opportunistico e la maggior
parte muore per un’infezione da pneumocisti, ma anche da parassiti ,funghi e candida
(45%), micobatteri, herpes e citomegalovirus, che diventano infezioni letali per questi
soggetti immunocompromessi.
Diagnosi
Per fare diagnosi esiste un test di screening per la ricerca degli anticorpi che sono le
immunoglobuline totali quindi IG, (né IgG né IgM) ed è un test in ELISA quindi una reazione
di tipo immunoenzimatico. Nel momento in cui questo test risulta positivo (è un test che
ricerca l’antigene p24, la proteina core del core del virus) è obbligatorio per legge ripeterlo.
Se il test è nuovamente positivo viene effettuato un test di conferma. Il test di conferma è
rappresentato dal western blot che è un test che mette in evidenza le proteine del virus. Le
proteine del virus sono adese su delle scalette di micro cellulosa ,quindi si incuba il siero del
paziente e grazie ad una reazione colorimetrica si mettono in evidenza queste proteine, che
appaiono sulla striscia come striscette colorate. In base alla presenza o assenza di queste
strisce, si determina la possibilità di virus o meno, ma anche la differenziazione di genotipo 1
e genotipo 2. Poi è molto importante stabilire anche la carica virale del virus presente nel
sangue perché la quantità di carica virale è prognostica per l’infezione, perché abbiamo
detto che man mano che andremo avanti la carica virale aumenterà e nel momento in cui
aumenta di un certo valore e il sistema immunitario diminuisce sotto un certo valore, si avrà
l’AIDS conclamato.