Sei sulla pagina 1di 8

Retroviridae HIV

ORTHOMYXOVIRIDAE virus influenzale


Alla famiglia Orthomyxoviridae appartiene un gruppo di virus che causa l'influenza.
L’influenza è una malattia acuta, benigna, autolimitante, ed è caratterizzata da epidemie
ricorrenti.
Il virus influenzale è un virus pleomorfo, di diametro 80-120 nm, con un genoma costituito da
RNA a polarità negativa che però ha la caratteristica di essere costituito non soltanto da un
unico filamento, ma di essere segmentato (quindi più filamenti). È coltivabile in laboratorio
utilizzando le colture cellulari.
Nell’ambito della famiglia distinguiamo quattro generi che vengono nominati con le lettere
dell’alfabeto:
- Influenza virus A; infetta l’uomo, anche gli uccelli, il maiale e il cavallo
- Influenza virus B; infetta soltanto l’uomo
- Influenza virus C; uomini che da maiali
- Influenza virus D.

I primi tre interessano la patologia umana, ci riguardano da vicino, mentre il genere


thogotovirus (D) riguarda prevalentemente gli animali.
Questo sarà molto importante perché il fatto di potere infettare queste specie ha determinato
il famoso concetto del ‘’salto di specie’’ e quindi il passaggio dell’influenza che riguarda
particolari classi di animali. es l’influenza aviaria.

LA STRUTTURA DEL VIRUS


E’ un virus rotondeggiante (pleomorfo), inviluppato, quindi caratterizzato dalla presenza di
un envelope. Abbiamo imparato che ormai sulla superficie dell’envelope sono presenti i
peplomeri, che sono delle proteine che rappresentano gli antirecettori virali. Il genoma è un
RNA singolo SS (STRED), ovvero singolo filamento a polarità negativa, di conseguenza,
una volta che penetra nella cellula non può utilizzare l’apparato sintetico di essa, e ha
bisogno di trasformare il filamento da negativo a positivo, ciò significa che ha bisogno di un
suo enzima, di una sua polimerasi, quindi deve portare con se l’informazione genetica che
codifica per la sua polimerasi.
L’antirecettore virale per il virus influenzale è rappresentato da una proteina che prende il
nome di Emoagglutinina, indicata come HA. Sulla superficie dell’envelope, oltre
all’emoagglutinina, sono presenti almeno altre due proteine: una è la proteina che viene
indicata come canale ionico ed è la proteina M2, e poi una proteina che è la neuroaminidasi.
Neuroaminidasi ed emoagglutinina sono due proteine molto importanti per quanto riguarda
la patogenesi virale.
Il genoma è segmentato. I virus A e B hanno la stessa struttura morfologica e non si
possono distinguere l’uno dall’altro. Mentre il virus C, anziché avere queste due proteine
(l’emoagglutinina e la neuroaminidasi) ne ha una soltanto che svolge entrambe le funzioni e
prende il nome di HEF, quindi è una proteina unica. L’effetto consequenziale è che mentre il
virus A e il virus B hanno 8 segmenti genomici, il virus C ne avrà soltanto 7, perché gli
manca una proteina. Questo accade perché ogni segmento del genoma codifica per una
proteina.
Ogni segmento codifica per una è particolare proteina ed infatti:
Il segmento 1 codifica per la proteina PB2
Il segmento 2 codifica per la proteina PB1
Il segmento 3 codifica per la proteina PA
Queste tre proteine costituiscono la polimerasi virale
Il segmento 4 codifica per la proteina HA , l’emoagglutinina (antirettore virale)
Il segmento 5 codifica per la proteina NP, la nucleoproteina (che si associa al genoma, e la
struttura costituisce il core del virus)
Il segmento 6 codifica per la proteina NA, la neuroaminidasi
Il segmento 7 codifica per le proteine M1, M2 (la M2 è il canale ionico)
Il segmento 8 codifica per le proteine NS1, NS2 (sono coinvolte nella replicazione del
genoma virale e nella maturazione del virus)
Questa è la costituzione del core virale, nel senso che: noi abbiamo l’RNA polimerasi virale
che è costituita da 3 proteine PB1, PB2 e PA e nel loro complesso costituiscono la
polimerasi. Questa polimerasi si associa alla proteina NP, quindi alla nucleoproteina, con
l’RNA.

REPLICAZIONE DEL CICLO VIRALE

L’emoagglutinina è l’antirecettore virale, rappresenta il recettore del virus, quindi quella


porzione del virus, che si trova sull’envelope, che andrà a legarsi col recettore cellulare delle
nostre cellule;
Qual è il recettore cellulare? Il recettore cellulare è rappresentato dall'acido sialico. L'acido
sialico si trova a livello delle cellule dell'epitelio respiratorio infatti il virus influenzale, che è a
trasmissione assolutamente aerogena, penetra a livello delle vie respiratorie. il virus tra
l’altro penetrerà per fusione in quanto virus inviluppato (i virus inviluppati penetrano o per
fusione o per endocitosi). Praticamente l’emoagglutinina si lega all’acido sialico; dopo che vi
si lega, gioca un ruolo molto importante la proteina del canale ionico, che, essendo un
canale, fa sì che gli ioni idrogeno penetrino all'interno della vescicola di endocitosi.
All’interno della vescicola di endocitosi succede che entrandovi gli ioni H+ si abbassa il pH,
la proteina emagglutinina subisce un cambio di conformazione e quindi si attiva la porzione
fusogena. Questa fusione fa sì che l'inviluppo del virus si fonda con l'inviluppo della
vescicola endocitica e quindi il capside viene rilasciato all'interno della cellula.
Una volta che è dentro il nucleo, il virus ha come obiettivi: replicare il suo genoma e
sintetizzare tutte le sue proteine che sono necessarie per la sua replicazione. Una volta che
effettua questi due suoi compiti, le proteine tornano indietro nel citoplasma, il virus viene
assemblato e modificato dall’apparato del Golgi, dove le proteine vengono glicosilate, e
fuoriesce dalla cellula per gemmazione. (NON SI TRATTA DI ESOCITOSI, perché è quel
processo per cui vengono immesse dalla cellula nell’ambiente esterno per lo più delle
sostanze nutritive, delle vescicole che contengono elementi nutritivi; nel caso dei virus si
parla di GEMMAZIONE). Questa è la replicazione del ciclo virale.
FARMACI
LA AMANTADINA: inibisce l'acidificazione della vescicola. Quindi inibendo l'ingresso degli
ioni idrogeno, non si può attivare la porzione fusogena, e quindi che il virus non può essere
rilasciato nell’ambiente esterno. Quindi noi, somministrando questo farmaco, blocchiamo
lareplicazione del virus. La mantadina agisce anche a livello della glicosilazione delle
proteine.
La RELENZA O TAMIFLU: inibisce la gemmazione del virus.
Questi farmaci però non vengono somministrati durante il periodo influenzale, perché
l’influenza si cura con dei farmaci assolutamente palliativi (come il paracetamolo); è infatti
difficile che si somministri un antivirale di questo genere perché gli antivirali hanno una
tossicità abbastanza cospicua e poi perché in realtà essendo una forma auto limitante non
c’è necessità di somministrare il farmaco se non quando ci sono delle particolari pandemie,
che obbligano, per alcuni pazienti, a somministrarlo.
il nucleo della cellula dove i segmenti genomici sono organizzati così:ogni segmento è fatto
da RNA a singolo filamento a polarità negativa. ogni segmento penetra all'interno del nucleo,
viene trascritto da mRna, viene poi replicato quella parte di segmento: fuoriesce
nuovamente nel citoplasma perché nel citoplasma avviene la sintesi proteica, quindi si
formanotutti gli otto segmenti, vengono tradotte tutte le proteine necessarie

NOMENCLATURA

Esempio di VIRUS A

Il virus A / Moscow / 21 / 99 / H3N2


A: tipo di virus
Moscow: area geografica in cui è stato isolato per la prima volta; quindi a Mosca, in Russia
21: il numero dello strain; (ovviamente quando si tenta l’isolamento virale, non se ne tenta
uno solo, ma venti, quaranta,sessanta.. etc. Questo è il ventunesimo isolamento virale che è
stato tentato).
99: anno d' isolamento
H3N2: tipo influenzale (dove H3 vuol dire il tipo 3 dell'emoagglutinina ed N2 il tipo 2 della
neuroamminidasi; quindi sulla base delle due proteine, HA e NA, si stabiliscono i tipi
influenzali).
nell'uomo abbiamo 3 tipi di emoagglutinina che vengono identificati come H1, H2 e H3; 2 nel
suino; 1 nel cavallo; e 15 e altri tipi negli uccelli. E vi sono anche una serie di altri tipi di
neuroaminidasi. l'emoagglutinina rappresenta l'anti recettore virale con due funzioni:
funzione di antirecettore e funzione fusogena; quindi grazie all’emoagglutinina il virus
penetra all’interno.
La neuroamminidasi invece taglia i residui di acido sialico, facendo sì che il virus possa
penetrare all'interno delle cellule.

io mi vaccino per l'influenza mi devo vaccinare ogni anno perché il virus cambia. Cambia
perché si verificano essenzialmente due processi nel virus influenzale. Intanto dobbiamo
dire che tutti virus che hanno genoma a RNA. I virus a DNA sono stabili, perché l'RNA
polimerasi che li copia, che è responsabile della loro replicazione, ha la funzione di
proofreading (correttore di bozze) quindi se sbaglia durante la replicazione del genoma torna
indietro e corregge l'errore; i virus a RNA , quindi a RNA polimerasi, non hanno questa
funzione del proofreading, quindi quando sbagliano non possono tornare più indietro e,
siccome i virus a RNA si replicano ad una frequenza elevatissima, succede che ovviamente
statisticamente la percentuale di mutazioni che si verificano nei virus a RNA è elevata.
Quindi nel virus influenzale in particolare si possono presentare sia delle mutazioni minori,
per cui si parla di drift antigenico, e delle mutazioni maggiori (chiamate anche a
riassortimento) per cui si parla di shift antigenico. Drift e shift antigenico impediscono di
prevenire adeguatamente l’infezione virale,perché per esempio facendo il vaccino
quest’anno, l’anno successivo si accumuleranno queste mutazioni, e il vaccino di quest’anno
non è più attivo contro il nuovo virus (inoltre gli anticorpi si dimezzano). Quindi, le mutazioni
minori causano una leggera alterazione nella struttura primaria delle proteine, dando origine
essenzialmente a delle epidemie limitate mentre le mutazioni maggiori, portando alla
creazione di nuove emoagglutinine e di nuove neuroaminidasi, fa sì che il virus cambi
completamente, e verificandosi questi fenomeni di shift antigenico è il caso in cui si viene a
creare un nuovo virus influenzale, generando Pandemie, quando l’epidemia riguarda un
numero elevatissimo di persone a livello mondiale.
Questa è la motivazione per cui il virus influenzale causa queste epidemie annuali
determinate dall’antigenicdrift, quindi dalle mutazioni minori, le pandemie, invece che si
verificano ogni 20, 30, 40 anni, sono determinate invece dall’antigenic shift, quindi dal
riassortimento proprio di pezzi di genomi che variano. Altri antigenic shift che si sono
verificati negli anni:

Nel 1997-98 H5N1 quindi si è verificato un passaggio di specie perché il virus dell’influenza
aviaria (H5), dall’uccello è passato direttamente all’uomo.

MODALITA' DI TRASMISSIONE
Il virus influenzale ha una trasmissione aerogena, quindi viene trasmesso con le
secrezioni respiratorie, per contatto interumano, diretto da persona a persona
per via inalatoria. Il periodo di incubazione è abbastanza breve, inferiore ad una
settimana. I sintomi dell’influenza sono prevalentemente febbre alta, raffreddore,
tosse secca, mal di gola, mal di testa, atralgie, ma si possono instaurare una serie di
complicazioni che riguardano per lo più gli anziani e i bambini, essendo essi i
soggetti più immunocompromessi, così come anche i soggetti con patologie
croniche, come bronco pneumopatie, e le donne gravide, avendo potenzialmente
un sistema immunitario meno efficiente.
Le complicanze sono: polmonari, virali e batteriche, ma prevalentemente batteriche
tanto che, molto spesso, vi è capitato di sentire ad esempio la somministrazione
dell’antibiotico nel corso di una patologia influenzale. L’antibiotico in realtà viene dato per
curare le complicanze e non per curare l’influenza perché è inattivo nei confronti del virus
influenzale. Le complicanze dell’influenza sono prevalentemente polmonari, perché
rispecchiano la sede
dell’infezione, che è quella delle vie aeree, con laringiti, polmoniti e con infezioni
batteriche concomitanti, soprattutto causate da pneuomocco, Staphylococcus
aureus e da haemophilus influenzae.

La guarigione avviene in maniera spontanea e abbiamo detto che è una patologia


del tutto autolimitante e generalmente in seguito all’infezione virale le cellule
producono una certa quantità di interferone che aiuta nella guarigione. Ovviamente
potremmo fare una diagnosi laboratoristica dell’infezione col virus influenzale anche
se in realtà non si fa mai, perché la diagnosi per l’influenza è assolutamente di tipo
clinico.
VACCINO
Esistono vari tipi di vaccino. Vi è il vaccino a subunità, che è formato da
glicoproteine, dalla emoagglutinina e dalla neuroaminidasi, che sono quelle più
immunogene, poi vi è il vaccino formato da virus intero inattivato ovvero il vaccino
subvirionico o vaccino split che sono quelli disintegrati con i detergenti, e il
vaccino adiuvato che si utilizza per lo più negli anziani e nei bambini, cioè in quei
individui che hanno difficoltà nel sistema immunitario, contenendo sostanze che
sono in grado di stimolare il sistema immunitario più efficacemente.

COME SI PREPARA IL VACCINO INFLUENZALE


Generalmente le epidemie influenzali iniziano a metà dicembre, e già ad ottobre è
pronto il vaccino con il virus che circolerà quell’anno. Questo è possibile perché la
terra è divisa in due emisferi, quindi se nel nostro emisfero è estate, nell’altro è
inverno, se andiamo dall’estate verso la stagione invernale là è inverno ed è lì che
isolano il virus che circola, e così facendo sappiamo il virus che causerà nel
nostro emisfero l’epidemia influenzale stagionale. Quindi, nei primi mesi dell’anno
nell’altro emisfero si isolerà il virus che verrà coltivato nelle uova embrionate (virus
intero inattivato), si prepareranno i vaccini con le glicoproteine, le emoagglutinine e
le neuroaminidasi ed esso sarà in packaging, in preparazione in impacchettamento
già ad ottobre nelle nostre farmacie. Infatti in questo periodo, nell’altro emisfero si
sta già isolando il virus che ci sarà nel nostro emisfero il prossimo anno.
CHI SI DEVE
VACCINARE
Si devono vaccinare gli anziani, i bambini, gli operatori sanitari, e soprattutto quei
individui compromessi sia dal punto di vista respiratorio che cardiaco. A 6 mesi dalla
vaccinazione declina la protezione, il tasso anticorpale di almeno il 50%, infatti il
vaccino ha un’immunità che dura circa 6 mesi, dopo questo tempo decade la
protezione.
Retroviridae
Nell’ambito della famiglia RETROVIRIDAE abbiamo diverse sottofamiglie, in particolare
l’HIV.
L’HIV appartiene alla sottofamiglia delle lentivirinae, e come dice lo stesso nome ha una
patogenesi che si sviluppa molto lentamente quindi si parla di periodo di latenza virale.
L’HIV è un virus INVILUPPATO con un capside di tipo icosaedrico e come dimensioni
perlopiù è analogo a quello del virus influenzale quindi 85-20 nm, con genoma costituto da
RNA a polarità positiva (diploide).
Cosa provoca l’HIV? Provoca la sindrome dell’immunodeficienza acquisita.
Ne esistono due genotipi: HIV1 e HIV2. Quello che circola prevalentemente nel nostro paese
è l’HIV di tipo 1; l’HIV 2 perlopiù riguarda il continente africano. Ha delle differenze con il
tipo 1 perché intanto ha un diverso tipo di latenza virale e un’efficienza replicativa diversa
rispetta a quella 1.
HIV 2 è più simile al virus dell’immunodeficienza della scimmia, quindi al SIB (HIV significa
‘’virus dell’immunodeficienza umana; SIB è ‘’virus dell’immunodeficienza della scimmia’’),
quindi il tipo 2 è più vicino dal punto di vista della sequenza a quello della scimmia rispetto
che all’HIV di tipo 1. È stato isolato prevalentemente nell’Africa di tipo Occidentale e si
manifesta la sindrome dell’immunodeficienza, quindi l’AIDS, dopo un periodo di latenza più
lungo rispetto a quello di tipo 1 e tra l’altro viene trasmesso anche meno efficientemente
rispetto al genotipo 1.
Quale la conformazione?Nel genoma dell’ HIV si possono distinguere i geni GAG, POL ed
ENV.
Il geni GAG è quella porzione del segmento genomico che codifica per le glicoproteine,
ossia per la funzione recettoriale.
Il gene POL codifica per le polimerasi viralie.
Il gene ENV codifica per l’envelope quindi per le proteine che rappresenteranno l’envelope
virale.

La glicoproteina virale è rappresentata dalla GP 120 che rappresenta l’anti-recettore virale,


cioè quella porzione di virus che si trova nell’envelope che adsorbirà alla cellule bersaglio.
Le cellule bersaglio dell’HIV sono rappresentate dai LINFOCITI T. Quindi il recettore
cellulare si troverà sulla superficie dei linfociti e in particolare nei linfociti CD4.
Il virus tramite la GP 120, che rappresenta l’anti recettore, trovala sua porzione recettoriale
nei linfociti CD4 e stabilisce un legame. Oltre al recettore virale è necessario un co-recettore
che è di due tipi: il CCR5 o il CCRX. Esistono due tipi di recettori a seconda se il virus
infetterà i linfociti o i macrofagi perché il virus HIV è capace di infettare sia i linfociti che i
macrofagi e in realtà osserveremo una doppia infezione.
Inizialmente, quando si è conteggiati, il virus avrà una fase così detta M trofica, cioè che
infetta i macrofagi, è una fase successiva T trofica, cioè l’infezione dei linfociti, ma le cellule
bersaglio sono queste due e quindi il virus utilizzare due co-recettori diversi a seconda di
quale tipi cellulare andrà ad infettare.
HIV anziché essere tradotto direttamente viene copiato da un enzima, che è la trascrittasi
inversa che è una DNA polimerasi RNA dipendente, sottoforma di DNA. Quindi da RNA
messaggero viene trasformato in DNA e il DNA si integra nel nucleo delle nostre cellule.
Quindi sostanzialmente si chiamano retrovirus perché retro trascrivono, il che significa che
da RNA fanno DNA, che è una cosa assolutamente contraria a quello che fanno
normalmente le cellule che da DNA fanno RNA, ed è per questo si chiamano retrovirus.
Nel modo di copiare l’RNA si vengono a creare delle sequenze che vengono chiamate LTR(
Long Terminal Repeat) che saranno poi queste sequenze a determinare l’integrazionedel
DNA nel genoma delle cellule ospite e sono delle sequenze che hanno un’importante
funzione regolatoria perché una volta che questo DNA viene inserito nel DNA umano si
comporta come se fosse un gene umano e quindi sarà scritto insieme al genoma cellulare.
Quindi l’HIV diviene un gene della cellula e viene trascritto e tradotto tante volte quanto sarà
trascritto e tradotto il genoma cellulare e quindi diventa a tutti gli effetti un costituente delle
nostre cellule.
La funzione dell’HIV è quella di azzerare il sistema immunitario agendo sui linfociti, quindi
avremmo questa sorta di latenza clinica per cui il virus si amplificherà enormemente fino a
quando si otterrà che: da un lato si produrrà un’enorme quantità di RNA virale e dall’altro
invece avremo un abbassamento notevole dei linfociti CD4.
Non è il virus in se stesso che provocherà la morte ma saranno le infezioni
opportunistiche determinate da altri agenti.

TRASMISSIONE HIV
Il virus è presente nel sangue e in tutte le secrezioni corporee come: secrezioni vaginali,
saliva, lacrime ma ovviamente non si trasmette con la saliva, però il virus è presente in
queste secrezioni.
La trasmissione è prevalentemente parentale quindi significa attraverso sangue, siringhe
infette, sessuale e verticale, in utero, quindi significa dalla madre al bambino.
È un virus poco resistente nell’ambiente esterno e l’essiccamento provoca la perdita di
fertilità perché è un virus inviluppato e quindi non riesce a sopravvivere molto nell’ambiente
esterno (denaturandosi, infatti, le glicoproteine della superficie dell’envelope perdono
l’infettività virale).
rischio per singola esposizione e per esposizioni multiple: nel caso ad esempio del rapporto
sessuale non protetto con una persona infetta il rischio singolo va da 0,5% al 3%, se invece
la disposizione è multipla il rischio diventa elevato. La puntura accidentale negli operatori
sanitari se si tratta di un’esposizione singola il rischio è abbastanza basso; invece il rischio di
nascita da madre infetta è molto elevato, se il soggetto è HIV positvo.

LA PATOGENESI
Nell’infezione primaria il tempo di incubazione è abbastanza breve (3-6 settimane); si ha una
sindrome acuta di tipo simil influenzale e non si ha una sintomatologia specifica per il
contagio di HIV ma si hanno sintomi come: astemia, febbricola.
Nell’arco di una settimana/3 mesi si ottiene una sorta di immunità umorale cioè si formano
gli anticorpi, ma gli anticorpi poi non saranno neutralizzanti per il virus, quindi non
riusciranno a neutralizzare il virus, ma in realtà la formazione degli anticorpi configura quello
che poi sarà l’HIV positività.
Dopo succede che l’organismo in un certo senso reagisce a questo attacco virale, quindi si
ha una diminuzione della viremia e il virus viene sequestrato nel tessuto linfatico e si verifica
quella che è la cosiddetta latenza clinica. Quindi il virus nel periodo che va dai 5 nei bambini
a 10 anni negli adulti rimarrà “silente”.
Con il passare degli anni andrà sempre a diminuire le difese immunitarie e andrà sempre ad
aumentare invece la carica virale, fino al tracollo totale in cui si avrà l’AIDS conclamato.
Azzerando il sistema immunitario subentrano le infezioni di tipo opportunistico e la maggior
parte muore per un’infezione da pneumocisti, ma anche da parassiti ,funghi e candida
(45%), micobatteri, herpes e citomegalovirus, che diventano infezioni letali per questi
soggetti immunocompromessi.
Diagnosi
Per fare diagnosi esiste un test di screening per la ricerca degli anticorpi che sono le
immunoglobuline totali quindi IG, (né IgG né IgM) ed è un test in ELISA quindi una reazione
di tipo immunoenzimatico. Nel momento in cui questo test risulta positivo (è un test che
ricerca l’antigene p24, la proteina core del core del virus) è obbligatorio per legge ripeterlo.
Se il test è nuovamente positivo viene effettuato un test di conferma. Il test di conferma è
rappresentato dal western blot che è un test che mette in evidenza le proteine del virus. Le
proteine del virus sono adese su delle scalette di micro cellulosa ,quindi si incuba il siero del
paziente e grazie ad una reazione colorimetrica si mettono in evidenza queste proteine, che
appaiono sulla striscia come striscette colorate. In base alla presenza o assenza di queste
strisce, si determina la possibilità di virus o meno, ma anche la differenziazione di genotipo 1
e genotipo 2. Poi è molto importante stabilire anche la carica virale del virus presente nel
sangue perché la quantità di carica virale è prognostica per l’infezione, perché abbiamo
detto che man mano che andremo avanti la carica virale aumenterà e nel momento in cui
aumenta di un certo valore e il sistema immunitario diminuisce sotto un certo valore, si avrà
l’AIDS conclamato.

Potrebbero piacerti anche