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Vaccino

Differenze vaccino
Antibatterici
Classificazione
Meccanismo d’azione
Inibitori sintesi acidi
Inibitori sintesi metabolica
Resistenza batterica
Farmaci antimicotici
Farmaci antivirali

Come ci si può difendere da un’infezione?


La malattia infettiva può essere prevenuta attraverso l’adozione di una serie di
comportamenti che prevengono la trasmissione dell’agente patogeno.
Il nostro sistema immunitario reagisce al contatto con l’agente patogeno invasore
scatenando tutta una serie di risposte specifiche nei confronti dell’agente che causa la
patologia e si instaura nel nostro organismo quello che va sotto il nome di immunità; viene
attivata una risposta umorale, quindi vengono prodotti anticorpi specifici.
Nell’immunità possiamo distinguere un’immunità naturale attiva, che è quella che viene
acquisita dall’organismo in risposta all’infezione, e un’immunità naturale passiva sono le
reazioni agli anticorpi materni. Quando i bambini nascono, e capita che arrivano i prelievi, i
bambini contengono un’accesa quantità di anticorpi materni, nel senso che sono già
protetti per la rosolia se la mamma è immune alla rosolia, sono protetti per il
citomegalovirus se la mamma era immune al citomegalovirus. Questo perché questi
anticorpi sono in grado di passare la barriera placentare e la mamma conferisce una sorta
di immunità, proprio definita passiva, al bambino.
e un’immunità che può essere acquisita artificialmente e che può essere distinta in attiva
(vaccinazione) il vaccino rappresenta l’agente patogeno, un antigene che viene introdotto
nell’organismo contro cui rispondiamo e formiamo gli anticorpi. La vaccinazione è una
pratica di immunizzazione attiva artificiale che è un’importante fattore di protezione e di
prevenzione rivolta alla popolazione sana per indurre uno stato immunitario specifico. e
passiva (immunoglobuline quindi somministrazione di anticorpi).
Es l’antitetanica che la è somministrazione di un siero iperimmune, sono delle
immunoglobuline preformate. Oppure la vaccinazione dei neonati, nati da madre con
epatite B attiva, quindi il neonato viene vaccinato e gli somministrano le immunoglobuline
preformate per difendersi dall’infezione. L’immunoglobulina non fa altro che avvantaggiare
il nostro organismo, affinché si verifichi la risposta immune si attiva il sistema immunitario
e le prime immunoglobuline che vengono prodotte sono quelle della fase acuta, le
immunoglobuline di classe IgM che si producono dai 7 ai 10 giorni dall’infezione. Dopo un
paio di settimane circa si avrà lo "switch si ha la siero conversione la conversione da IgM a
IgG.
Perché la immunizzazione passiva? Essendo necessario questo tempo finestra finché il
nostro sistema immunitario acquisisca l’infezione, noi intanto preserviamo l’organismo
dalla patologia somministrando un siero immune. Quindi la capacità difendersi, anche se
ancora non è propria, la somministriamo dall’esterno fino a che l’organismo sarà in grado
di rispondere, perché dopo 15 giorni gli anticorpi saranno presenti e quindi poi farà da sé.
Una altra forma di immunizzazione passiva
Quando si è a contatto con un agente patogeno: si ha una risposta primaria, quindi
l’organismo produce in prima istanza anticorpi IgM, e poi nel momento in cui avverrà un
secondo contatto con lo stesso agente patogeno, in quanto gli anticorpi sono specifici nei
confronti di determinati agenti patogeni, non verranno più prodotte le IgG, ma soltanto
immunoglobuline di classe IgM e a titolo elevato. Questo perché, oltre alla risposta di tipo
umorale, nell’organismo si attiva una risposta di tipo cellulo-mediata e quindi si
selezionano le cosiddette cellule della memoria che, nonostante poi non si amplificano
notevolmente, comunque conservano il ricordo di quell’agente invasore e nel momento in
cui questo agente patogeno dovesse venire nuovamente in contatto con noi, queste
cellule già prontamente producono una grande quantità di anticorpo, proprio perché
conservano la memoria della precedente aggressione.

I vaccini possono essere di vario tipo;


---il vaccino può essere costituito da un microorganismo attenuato e significa che è vivo e
mantiene la capacità di replicarsi nell’organismo, ma ha perso il potere patogeno quindi
non è in grado indurre la patogenicità ma è in grado di indurre la immunogenicità così che
il sistema immunitario lo identifichi come invasore e si possa difendere.
---abbiamo vaccini con microorganismi inattivati, quindi morti, e non hanno né la capacità
di replicare, di riprodursi, né la capacità di dare potere patogeno. Ma non sono soltanto
immunogeni.
il vaccino deve rispondere a determinate caratteristiche:
- deve essere efficace, cioè deve essere in grado di indurre la protezione nel sito
appropriato; una produzione di entità notevole e soprattutto di durata adeguata.
ad esempio, il vaccino influenzale che noi ripetiamo ogni anno. Questo perché il
virus influenzale ha la capacità di cambiare nel corso degli anni e poi perché
l’immunità data da questo vaccino non è duratura; in realtà a circa sei mesi dalla
vaccinazione antiinfluenzale si ha il decadimento di circa il 50% della protezione.
Quindi è un vaccino che non ha una protezione molto duratura.
- deve essere disponibile, quindi il patogeno nei confronti del quale si vuole
preparare un vaccino deve essere facilmente coltivabile quindi l’antigeno deve
essere accessibile e facilmente utilizzabile
- deve essere stabile
- deve avere un costo basso e non elevato
- deve essere assolutamente sicuro, ovvero privo di qualsiasi contaminazione deve
essere assolutamente sterile, tant’è che durante la produzione dei vaccini si
effettuano importanti prove di sterilità, anche perché i vaccini vanno somministrati
all’interno dell’organismo, quindi non dobbiamo rischiare di somministrare in
maniera concomitante degli altri microorganismi

BHO L’agente immunizzante può essere rappresentato anche da un polisaccaride, da una


subunità, o da una anatossina, nel senso che questo avviene soprattutto quando ci sono
dei batteri, tipo il clostridium tetani oppure la difterite, in cui la patogenicità è data dalla
tossina. Per fare il vaccino si utilizza la tossina detossificata, che prende il nome di
anatossina o tossoide, che perde l’attività patogena ma non perde quella immunogena.

Esistono delle differenze nell’uso di vaccini vivi e vaccini morti o inattivati. Le differenze
sono diverse:
VIA di somministrazione nel caso del vaccino che utilizza un microorganismo inattivato si
somministra per via parenterale, mentre nel caso di un vaccino che utilizza un
microorganismo vivo la via è quella naturale. Un esempio tra tutti, il vaccino contro il
polivirus e ne esistono due tipi di vaccino: il vaccino costituito da microorganismo vivo e
quello costituito da microorganismo morto. Il polivirus ha una somministrazione orofecale e
in questo caso il vaccino viene somministrato ai bambini tramite goccine che vengono
messe sulla lingua, e segue la via naturale a trasmissione orofecale. Anche se
attualmente si tende a non utilizzarlo più.
DOSE Nel caso di vaccino vivo la dose di virus è bassa, nel caso del vaccino inattivato è
alto. Questo perché essendo costituito da vaccino vivo, capace di riprodursi, si riproduce
all’interno dell’organismo e ha una carica maggiore; quello che è morto e non si potrà
riprodurre, dobbiamo somministrane di più per ottenere una risposta immunitaria.
ADIUVANTE non contiene adiuvante il vaccino vivo, mentre lo contiene quello inattivato.
Cos’è l’adiuvante? E’ una sostanza che si introduce nella preparazione vaccinale che ha la
funzione di aumentare l’immunogenicità, di potenziare la risposta immunitaria.
RISPOSTA ANTICORPALE è, nel caso dei vaccini vivi, IgG e IgA (le IgA sono le
immunoglobuline di mucosa), mentre nel caso del virus inattivato, essendo somministrato
per via parenterale, scatena soltanto la produzione di immunoglobuline di classe IgG. La
risposta cellulare è buona nel caso dei vaccini vivi e scarsa nel caso del vaccino inattivato.
CALORE E’ labile al calore il vaccino vivo, perché muore, mentre non lo è quello inattivato,
perché è già morto.
RETROMUTAZIONE è rara nel vaccino vivo e assente nel vaccino inattivato. Cos’è la
retromutazione? Il vaccino attenuato che acquista di nuovo patogenicità. Es poliomelite
esso è attenuato per mutazione attraverso vari passaggi sulle colture cellulari, veniva
privato della capacità neurotrofica. Tuttavia il virus, replicando, riacquisiva la mutazione
che gli aveva tolto la neuropatogenicità e ridiventava neuropatogeno. Quindi la
somministrazione del vaccino causava la poliomielite, perché il virus replicandosi
nell’organismo riusciva a retromutare.
Come si attenua un virus? Generalmente lo si attenua facendolo replicare per passaggi
attraverso le colture cellulari. Quando il virus passa su più strati subisce delle mutazioni, si
seleziona la mutazione che toglie il potere patogeno.
Quando ha perso il potere patogeno e a questo punto può essere utilizzato nelle pratiche
vaccinali.
Quindi i vantaggi di virus attenuato quali sono? nel caso di un vaccino con
microorganismo attenuato basta una dose singola si ottiene una risposta molto efficiente,
perché il microorganismo dentro l’organismo si continuerà a replicare ed è come se si
facesse delle dosi interne e quindi il sistema immunitario viene costantemente stimolato e
potenziato. La risposta immunitaria che non è solamente di classe IgG ma anche di classe
IgA secretorie. E questo è molto importante perché anche le IgAmucosali significa avere le
mucose gastroenteriche protette nei confronti del virus.
Lo svantaggio principale è la possibile reversione della virulenza, quindi il virus che,
replicandosi nell’organismo, ripristina il potere patogeno.
Virus NON REPLICANTI
I vantaggi sono la stabilità e la sicurezza, perché sono morti e mantengono il potere
patogeno, però tra gli svantaggi la necessità dei richiami (risposta e produzione di
anticorpi che poi tenderanno a diminuire, e quando somministriamo la seconda-terza dose
si ha un aumento progressivo via via che aggiungiamo il richiamo), di elevate
concentrazioni, perché è necessario somministrare una quantità maggiore di antigene di
antigene, e la via di somministrazione e intradermica o sottocutanea.
Esempi di vaccini antivirali disponibili: per il polio abbiamo due vaccini: quello inattivato (di
Salk) e quello attenuato (di Sabin), prendono il nome dagli scienziati che lo misero a
punto.
Quello inattivato, costituito da virus ucciso e somministrato per via parenterale, ha bisogno
di più richiami ed è più sicuro perché non può retrovertire e quindi non può riacquisire per
mutazione la patogenicità. Quello di Sabinha necessità di una singola dose ma che può
dare nel tempo la reversione della patogenicità.
Altri vaccini sono morbillo, parotite e rosolia, che sono tutti attenuati; il virus influenzale è
generalmente inattivato; rabbia, febbre gialla, encefalite orientale.

L’indicazione vaccinale, per lo più i bambini per le prime vaccinazioni obbligatorie. Ci sono
inoltre i cosiddetti vaccini dei viaggiatori che si fanno in genere per profilassi quando ci si
reca in particolari paesi endemici per quella particolare patologia, tipo febbre gialla,
encefalite orientale, epatite A. Tetano, pertosse ed emofilo B sono tutte vaccinazioni
obbligatorie.

I vaccini sono costituiti da componenti differenti che può essere anatossine, polisaccaridi,
sub unità.
La componente del vaccino, tossoide, nel caso del vaccino difterico; il tetano è sempre un
tossoide, quindi significa che la patogenicità è attribuibile alla tossina che poi viene
attenuata.
Mentre l’emofilo, la neisseria e lo streptococco, l’antigene è costituito da un polisaccaride,
quindi il vaccino è costituito da un polisaccaride, quindi non da tossina detossificata, ma
da un polisaccaride che può essere ottenuto per sintesi tramite tecniche di ingegneria
genetica.
Il colera invece è costituito da cellule uccise; il vaccino contro la salmonella da cellule
uccise; il bacillo antracis, che dà antrace, da cellule uccise e sono categorie vaccinali di
differenti. micobatteriumtuberculosis è costituito da bacillo vivo attenuato e si vaccinano
categorie a rischio, anche i medici si vaccinano tutti; francisellatularensis, che causa
tularemia, è costituito da vaccino attenuato e si vaccinano soggetti a rischio.
La tularemia è una zoonosi, che si definisce la patologia che si trasmette dagli animali
all’uomo e viene trasmessa attraverso punture di zecche o zanzare tramite vettore; ormai
siamo abituati a questo doppio stadio nell’uomo e nell’ospite definitivo e nell’ospite
intermedio dell’uomo
Due tipi di meningite A e C, ma in realtà i tipi di meningite sono cinque A,B,C,W, Y.
Ultimamente c’è stata un’emergenza meningite per cui esistono in realtà tre tipi di vaccino:
quello contro il meningo C, per cui si vaccinavano i bambini neonati, e dico si vaccinavano
non in maniera casuale. Ora esiste un tetravalente, costituito dai tipi A,W,Y;C.
Quindi C a parte, un tetravalente che contiene C e un vaccino contro il meningo B.

Oltre ai vaccini costituiti da virus vivi o attenuati, ci sono vaccini prodotti con tecniche più
moderne dell’ingegneria genetica utilizzando tecniche di biologia molecolare, si purificano
soltanto le proteine immunogene, di quelle che sono in grado di stimolare il sistema
immunitario e iniettiamo come antigene solo una proteina purificata. Questa proteina viene
prodotta in laboratorio tramite tecniche di dna ricombinante e si prende un segmento del
gene che codifica per quella specifica proteina, ad esempio il virus influenzale, la cui
proteina immunogena è la emoagglutinina, quindi si prende la sequenza nucleotidica, si
inserisce in un lievito, la si fa produrre in laboratorio in quantità abbondante, poi si purifica
e si utilizza nella preparazione vaccinale e quindi si somministra come antigene. Questo
vaccino è assolutamente sicuro perché non c’è l’informazione genetica per la patogenicità,
c’è soltanto un’ informazione genetica che induce la immunogenicità.
Esistono due tipi di vaccini per l’epatite B, un vaccino costituito plasmaderivato e significa
che da soggetti HBSAG positivo,quindi che esprimono l’antigene per l’epatite B, in cui
veniva purificato e inattivato, quindi preparato tramite plasmaferesi, purificata e inattivata
la proteina che determina la risposta anticorpale contro il virus dell’epatite B e poi veniva
utilizzato come vaccino. Oggi invece il vaccino per l’epatite B è prodotto pure con la
tecnologia del dna ricombinante, si fa esprime l’HBSAG in vitro, si estrae, si purifica e si
somministra. I vantaggi sono innegabili: mancanza di effetti collaterali, una protezione
molto buona, non si utilizza sangue infetto che potrebbe nascondere qualche virus che ,
ad oggi, noi non conosciamo.
Altri vaccini si possono ottenere ad esempio per delezione. Abbiamo una sequenza
nucleotidica, quindi tramite inserimento o delezione di una tripletta. Cosa succede al
codice genetico quando togliamo una tripletta? Sostanzialmente togliamo un amminoacido
e se questa rimozione la facciamo cadere nella sequenza che codifica per la patogenicità,
si può indurre il blocco della sintesi proteica e quindi non si esplica l’azione patogena, per
cui il vaccino è molto sicuro perché non è in grado di dare patogenicità.

Poliomielite Il vaccino inattivato che si chiama IPV proprio messo a punto da Salk nel ’54 e
OPV quello orale attenuato da Sabin nel ‘57
Il virus ucciso rispetto a quello che replica non induce la produzione di IgA; i vaccini hanno
lo stesso tipo di risposta: avviene il contatto, si producono le IgM, ci sono picchi di
produzione e dopo alcuni giorni le IgM si negativizzano. Questo avviene per il virus vivo.
Quasi immediatamente si ha la sieroconversione, quindi si formano le immunoglobuline di
classe IgG che si mantengono per tutta la vita. Stessa cosa avviene per il vaccino vivo. La
differenza è nelle IgA, qua si formano le IgA sieriche, perché il virus viene in contatto col
sangue e l’infezione è sistemica, mentre nel caso del vaccino vivo si formano le IgA nasali,
quelle della mucosa nasale e le IgA duodenali, quindi si ha una risposta immunitaria
ancora più intensa. Però con tutti i rischi che si possono avere e cioè la retromutazione.
Il polio è stato eradicato, la vaccinazione ha raggiunto una copertura tale da impedire al
virus di circolare.
Quando vacciniamo il 100% della popolazione, anche se non accade mai, ma anche se è
il 90% si impedisce al virus di trovare terreno fertile per attecchire e produrre la malattia.
Quindi si impedisce al virus di circolare e ciò comporta la totale eradicazione del virus; il
virus non può più replicarsi e questo significa che va incontro a morte.
Anche raggiunto il 90% e non il 100% di vaccinazione , il 10% di popolazione restante
beneficia di quella che si chiama immunità di gregge, nel senso che raggiunto il 90%
impediamo al virus di circolare e quindi questo 10% non vaccinato comunque rimane
protetto dalla vaccinazione degli altri.

Per l’epatite A esiste una profilassi e generalmente il vaccino è costituito da virus inattivato
con formalina. Si somministra l’immunoprofilassi perché l’immunità si acquisisce dopo
alcune settimane, quindi intanto copriamo col siero iperimmune, dopodiché
somministrando il vaccino si riesce ad ottenere l’immunità. E’ consigliato ai viaggiatori che
si spostano in regioni ad alta endemia, ai tossicodipendenti e ai lavoratori delle industrie
alimentari che potrebbero essere fonte di contaminazioni.
La vaccinazione antiinfluenzale è formata da vaccino trivalente, formato da due tipi.
A sta per il tipo influenzale, ma i virus influenzali sono tre tipi A,B,C; il tipo A e B infettano
l’uomo, il tipo C no
Il virus A/H3N2 ha una nomenclatura particolare, in cui H è l’emoagglutinina che è la
proteina immunogena del virus influenzale ed esistono vari sierotipi e sono inclusi nel
vaccino sierotipi differenti; N è la neuraminidasiun’altra proteina molto importante.
H1N1 è il ceppo che ha scatenato l’allarme di 3/4 anni fa.
Il vaccino antiinfluenzale può essere costituito dal virus intero, che viene poi inattivato con
la formalina e poi a sei mesi l’immunità decade del 50%. Quindi ha una protezione poco
duratura nel tempo, ma che ci protegge. Quindi una protezione di sei mesi ci basta, perché
l’influenza è favorita solo dalla temperatura, dai cambiamenti bruschidi temperatura. In
estate non accade, quando infatti d’estate ci prendiamo il raffreddore o le tracheiti non è
influenza, ma parainfluenzali o Rhinovirus.
Quindi il vaccino antiinfluenzale può essere costituito da virus intero o split cioè particelle
di virus che vengono frammentate, quindi il virus viene distrutto, trattato con detergenti e
somministrato, oppure vaccini a subunità, vaccini moderni, in cui le emoagglutinine e la
neuraminidasi vengono trattate in laboratorio e utilizzati come preparazioni vaccinali.
La dose del vaccino varia a seconda del paziente; ai bambini piccoli vengono
somministrate due dosi da 0,25ml per via intramuscolo, ai bambini più grandi due dosi da
0,5ml sempre intramuscolo, agli adulti una sola dose da 0,5ml e in genere la vaccinazione
viene raccomandataa bambini e adulti con malattie croniche, tipo disturbi cardiocircolatori
e respiratori, ai soggetti con età superiore ai 65 anni e al personale sanitario, per evitare di
diffondere l’infezione nei vari reparti.
Esistono, poi, tutta una serie di vaccini, come quello nuovo del rotavirus, un virus che
provoca gastroenteriti nei bambini fino all’età di 24 mesi. Questa gastroenterite provoca
una diarrea talmente profusa che il bambino per essere reidratato ha bisogno del ricovero
ospedaliero. Quindi da 5-6 anni è stato introdotto questo vaccino che comunque non è
obbligatorio, ma viene proposto dal pediatra. Ne esistono due tipi con alta efficacia: il
primo prevede la somministrazione di due dosi; il secondo di tre dosia 2-4-6 mesi d’età.
Nel 2007 è uscito il tetravalente, il gardasil che agisce contro i due tipi di virus
maggiormente responsabili del cancro alla cervice uterina e sono i genotipi 16 e 18, che
sono ad alto rischio, e due genotipi a basso rischio, 6 e 11, che sono responsabili delle
manifestazioni di basso grado (condilomi) dell’area ano-genitale dell’uomo e della donna.
L’HPV attecchisce alle mucose oro-genitali, ed infatti, l’HPV è stato correlato, oltre che al
cancro dell’ areaano-genitale dell’uomo e della donna, anche head and neck, cioè al
cancro testa-collo.
Tra l’altro, nel 2014, la federazione per l’approvazione dei farmaci negli Stati Uniti ha
approvato un nuovo vaccino contro l’HPV, un nonavalente che contiene nove genotipi di
HPV, oltre il genotipo 6,11,16 e 18 che già era contenuto nel tetravalente, conterrà il
genotipo 31,33, 45, 52 e 58 che sono i sette tipi oncogeni responsabili del tumore della
cervice uterina, ma anche della vulva, della vagina, del pene, dell’ano. Responsabili
complessivamente del più del 90% dei tumori dell’area ano-genitale.

I vaccini, quindi, possono essere sia monovalenti che combinati, non soltanto formati da
più genotipi, come ad esempio l’HPV, ma possono essere combinati, nel senso che ad
esempio l’esavalente un vaccino contro più agenti patogeni. Quindi il monovalente è
formato da un solo agente patogeno, anche se costituito da più sierotipi, mentre quello
combinato, quando è diretto verso antigeni differenti.

In particolare,l’esavalente è formato da tetano, difterite, pertosse, emofilo B, epatite B,


polio; poi al quindicesimo mese viene somministrato il tetravalente, formato da morbillo,
parotite, rosolia e varicella.

Per procedere alla vaccinazione dobbiamo essere in stato di buona salute, perché
controindicazioni al vaccino sono le malattie febbrili, stati di immunodeficienza, allergie ai
componenti della preparazione vaccinale in gravidanza, oppure se si effettua una terapia
cortisonica prolungata, in quanto il cortisone abbassa le difese immunitarie.

Come immunoprofilassi, quindi sieri iper immune disponibili abbiamo quello per
varicella,rabbia,rosolia, epatite A e B, tetano e altri, questo significa che per queste
malattie è possibile, anche se abbiamo avuto il contatto, somministrare un siero immune
per coprirci durante il periodo di attivazione del sistema immunitario.
Se un bambino nasce da una madre con epatite attiva si somministra il vaccino entro la
prima settimana di vita.

Farmaci antibatterici

Storia della farmaco-terapia antibatterica

Alexander Fleming studiando delle varianti dello stafilococco, sulle piastre, si accorse che
una muffa che aveva contaminato la piastra aveva un effetto antibatterico nei confronti dei
batteri che crescevano proprio sulla piastra. Questa muffa apparteneva al genere
Penicillum e come avete capito Fleming scoprì la penicillina.

Differenza tra antibiotici e chemioterapici: gli antibiotici sono farmaci antibatterici prodotti
naturalmente dai microrganismi, invece i chemioterapici sono farmaci antibatterici prodotti
per sintesi, quindi sintesi lipidica e sintetizzati in laboratorio.

Devono avere dei requisiti essenziali: quali avere un effetto massimo sulla cellula batterica
e uno scarso o nessun effetto sulla cellula umana quindi devono avere una tossicità
selettiva.

Quindi antibiotici o chemioterapici agiscono interferendo con la sintesi o con la funzione


dei componenti macromolecolari della cellula batterica hanno un meccanismo d’azione a
risposta batteriostatica, che arresta, impedisce, la moltiplicazione batterica, o battericida,
quindi uccidere il batterio.

Possiamo classificarli in: antibiotici ad ampio spettro quando sono in grado di inibire una
serie di batteri, un numero considerevole di batteri diversi, o a spettro ristretto quando
agiscono specificamente su determinati tipi di batteri. A volte non è sufficiente usare solo
un tipo di antibiotico ma si preferisce un’associazione di due o più farmaci, quindi una
combinazione di antibiotici. Questo si fa: per ampliare lo spettro antibatterico per prevenire
la comparsa di ceppi resistenti es la comparsa di batteri MDR (Multi-Drug Resistance)
batteri che sviluppano resistenze per una serie infinita di antibiotici, diventando pericolosi
poiché ingestibili dato che non vi è una cura;
quindi una combinazione di più antibiotici permette di ottenere un effetto sinergico nei
confronti della terapia, quindi un’azione maggiore dell’antibiotico verso una precisa specie
batterica che è l’esatto opposto dell’antagonismo in cui praticamente l’utilizzo di un
antibiotico interferisce con l’altro antibiotico.

I meccanismi di azione dei farmaci antibatterici

Come agiscono i farmaci antibatterici: la cellula batterica ha più componenti quindi più
punti su cui l’antibiotico può agire. Infatti i farmaci antibatterici (antibiotici) possono agire:
sulla parete cellulare, sulla membrana citoplasmatica, possono inibire la sintesi proteica,
possono inibire la sintesi degli acidi nucleici e possono bloccare ad esempio una via
metabolica. La costituzione della cellula batterica che è costituita da una parete cellulare,
dalla membrana citoplasmatica, dall’acido nucleico, componenti che vanno a costituire
bersagli per la terapia antibiotica.

Inibizione della sintesi della parete cellulare

Il peptidoglicano è un componente che noi ritroviamo nella cellula batterica, ma che non
troviamo nella cellula ospite per cui teoricamente dovremmo raggiungere l’optimum della
tossicità selettiva, perché andiamo a colpire il peptidoglicano ma non andiamo a colpire
nessun analogo nella cellula ospite. Gli antibiotici che agiscono su questa via sono
battericidi, pertanto mandano a morte il batterio, perché se togliamo al batterio la parete o
la possibilità di sintetizzare la parete, il batterio non può sopravvivere nell’ambiente
esterno e va in contro a lisi e muore. La sintesi del peptidoglicano avviene in 3 tappe:

1) sintesi dei precursori nel citoplasma (impedire formazione legame crociato NAM NAG)

2) trasporto dei precursori attraverso la membrana citoplasmatica (INIBIZIONE)

3) inserimento dei precursori nella parete cellulare

Sono queste le tre fasi in cui agiscono la maggior parte degli antibiotici.

1. La prima tappa avviene nel citoplasma dove sono sintetizzate le unità fondamentali del
peptidoglicano, ovvero N-Acetilglucosamina e N-Acetilmuramico quindi precursori della
parete. In particolare sul N-acetilglucosamina. Nel citoplasma il batterio dovrà
sintetizzare i precursori NAG e NAM che devono essere dimerizzati, ovvero devono
collegarsi tra loro formando catene glicaniche, che poi si legano a loro volta tramite 4
amminoacidi (erano 5 ma poi uno viene deleto). Così questa catena di 4 amminoacidi e
quella adiacente stabiliscono un legame diretto o indiretto a seconda se si tratta di
Gram positivo o Gram negativo. Su questa tappa agiscono particolari antibiotici cioè la
D-cicloserina e la fosfomicina che inibiscono la
formazione dei legami crociati perché la cicloserina è un
analogo strutturale dell’alanina, l’ultimo amminoacido. Se
si lega la cicloserina al posto dell’alanina si blocca la
sintesi proteica, il peptidoglicano non forma legami
crociati e resta lasso, e quindi la cellula andrà in lisi, per
cui l’antibiotico è battericida.
La fosfomicina, poiché nella sintesi del dimero N-acetilglucosamina e N-
acetilmuramico, l’N-glucosamina viene legata al fosfoenolpiruvato che poi si legherà al
NAMA, è tutto un processo di sintesi. La fosfomicina è analogo del fosfoenolpiruvato e
quando si lega al suo posto non si può più legare il NAMA e ciò interrompe la sintesi
proteica. Questi dunque sono gli inibitori della prima tappa.

2. La seconda tappa avviene sulla superficie interna della membrana. Il batterio deve
sintetizzare la parete nel citoplasma dove ci sono i ribosomi, questi monomeri devono
attraversare la membrana citoplasmatica per essere portati sulla parete e per
attraversarla, l’N-acetilmuramilpeptide, si lega ad un trasportatore lipidico, ovvero il
bactoprenolo, che dal citoplasma attraversa la membrana e rilascia sulla parete.
L’antibiotico che agisce a questo livello è la bacitracina, un polipeptide prodotto dal
bacillus che va ad inibire il trasporto, inibendo il trasporto il peptidoglicano non si potrà
formare. La bacitracina viene utilizzata in prodotti per uso topico nel trattamento di
infezioni della pelle sostenute da due tipi di gel lo streptococco e lo stafilococco. Sulla
pelle siamo ricchi di stafilococchi e streptococchi non patogeni poiché la cute è integra,
mentre quando si causa una lesione, anche superficiale della pelle, questi germi
possono approfondirsi nella lesione.

3. Durante la terza tappa avviene nel contesto del peptidoglicano e gli antibiotici che
agiscono sono le beta-lattamine suddivise in 4 classi: penicilline e cefalosporine,
monobattamici e carbapenemici. Si trovano nello spazio periplasmico nei gram negativi
dove l’unità basale del peptidoglicano, quindi NAM e NAG, impediscono il legame
crociato. Ricordate quando abbiamo fatto la parete, abbiamo detto che il legame
crociato è inibito dalla penicillina.

Vancomicina. Nella terza tappa agisce anche la vancomicina che si lega a una struttura
complementare all’estremità D-alanina-D-alanina del pentapeptide (all’ N-acil legato alla
catena del NAM o NAG) quindi si lega come se fosse un puzzle, così legandosi la
vancomicina non può instaurarsi il legame crociato. Viene utilizzata nelle infezioni dei
gram positivi resistenti ai beta-lattamici, quindi resistenze alle penicilline, quindi la
vancomicina si può utilizzare come terapia alternativa quando le penicilline non
funzionano. Anche se, anche nei confronti della vancomicina, si sono sviluppate, nel corso
degli anni, con l’uso degli antibiotici, delle resistenze, infatti certe vancomicina-resistenti
sono pericolose. La vancomicina, ad esempio, dimostra una resistenza naturale verso dei
microrganismi, in cui non è attiva perché abbiamo detto che essa lega al dimero D-
alanina-D-alanina e questi microrganismi non hanno tale dimero bensì:
leuconostoc
lactobacillus Hanno D-Ala-D-Lattato
erysipelotrix
mentre
E. gallinarum Hanno D-Ala-D-Serina
E.casselliflarus
Di conseguenza mancando il dimero d-alanina-d-alanina il bersaglio della vancomicina
non può esistere. Quindi questi microrganismi si dice manifestano una resistenza naturale
nei confronti dell’antibiotico.

Betalattamine. Riguardo le beta-lattamine, sono accumunate dalla presenza di un anello


tetratomico azetidinico beta-lattamico. Tra cui PENICILLINE CEFALOSPORINE
CARBAPENEMICI MOXALACTAM CLAVULANICI MONOBATTAMICI

differenza tra penicilline e cefalosporine. L’anello tetratomico è comune ma si differiscono


per l’anello pentatomico della penicillina e l’anello esatomico della cefalosporina.
Comunque restano molto simili, chi è allergico alle penicilline lo è anche alle cefalosporine.

Le beta-lattamine agiscono sul legame di transpeptidazione, legame crociato che si forma


tra gli amminoacidi che si collegano a una MANAD. Agiscono in particolare su 3 enzimi
chiamati, nel loro complesso, penicillin binding proteins (PBP) che catalizzano la
formazione del legame tra le varie catene del peptidoglicano durante la transpeptidazione.
Questi enzimi sono la transpeptidasi, la carbossipeptidasi e l’ endopeptidasi.

Antibiotici che agiscono sulle membrane batteriche

Antibiotici che agiscono sulla membrana citoplasmatica sono le polimixine, dei polipeptidi
prodotti dal Bacillus polymyxa. Bacillus è il genere, polymyxa è la specie. Legano la
membrana dei gram negativi, quindi alterano la membrana esterna distruggendo le
proprietà osmotiche e provocando la fuoriuscita di composti intracellulari. Sono molto
nefrotossici e questa nefrotossicità limita l’uso alle infezioni esterne localizzate cutanee
quindi con non infezioni sistemiche e alle infezioni del tratto intestinale.

Inibizione della sintesi proteica

Tali inibitori sono: tetracicline che agiscono sulla sintesi proteica dei batteri sulla subunità
30S (tetracicline e gli amino glicosidici), mentre macrolidi e cloranfenicolo agiscono sulla
subunità 50S.

Tetracicline. Le tetracicline vengono prodotte per sintesi dello streptomyces, hanno ampio
spettro. Essa blocca il legame dell’amminoacil-tRNA al sito A del ribosoma, bloccando
così la fase di allungamento della catena polipeptidica. La tetraciclina va a legarsi al sito A
del ribosoma, in cui si dovrebbe legare il secondo amminoacido per poi essere trasferito il
primo nel secondo con la peptidintransferasi e quindi l’allungamento della sintesi proteica,
con la tetraciclina si blocca la sintesi proteica.

Amminoglicosidi. Gli amminoglicosidi agiscono sempre sulla subunità 30S. Come


funzionano: si lega il primo amminoacido formil-metionina alla prima tripletta dopodicchè si
lega il farmaco quindi si blocca la sintesi proteica. Sono battericidi per la capacità di legarsi
irreversibilmente ai ribosomi e causano errori di lettura nell’mRNA. I più conosciuti sono la
gentamicina, la streptomicina, la tobramicina e la neomicina. Ad esempio la gentamicina
agisce, a livello cutaneo, contro stafilococchi e streptococchi.

Macrolidi. I macrolidi agiscono sulla subunità 50S legano alla subunità 50S il primo
amminoacido, torna alla tripletta d’inizio, si lega la subunità 50S, si lega il secondo
amminoacido, si ha trasferimento con la peptidiltransferasi, si stacca il primo e si ha la
traslocazione e si blocca la sintesi proteica. Perché si va a legare sulla subunità 50S in
corrispondenza del sito di legame adiacente al sito P.

Cloramfenicolo. Si tratta di un antibiotico che agisce sulla subunità 50S. Si va a legare tra
il sito A e il sito P sempre sulla subunità 50S del ribosoma bloccando l’ enzima
peptidiltranspeptidasi e quindi la traduzione. E’ un farmaco di scelts per il tifo quindi contro
la salmonella quindi secondo un gram negativo. E’ un farmaco batteriostatico molto
tossico infatti provoca come effetto collaterale l’anemia plastica, agendo sulla sintesi delle
cellule del sangue nel midollo osseo.

Inibitori della sintesi degli acidi nucleici

Chinoloni. Essi sono antibiotici di prima scelta nelle infezioni urinarie e delle prime vie
respiratorie. Essi si legano alla subunità A della topoisomerasi 2 enzima responsabile del
superavvolgimento del DNA.Per esempio in caso di cistite si prende il Noroxin o Ciproxin.

I chinoloni si distinguono in tre generazioni in quanto nel tempo è stato necessario


modificarli per avere dei farmaci più attivi e a spettro d’azione + ampia. Essi sono detti di
prima seconda e terza generazione. Nella prima generazione abbiamo l’acido Nalidixico
che in seguito portò allo sviluppo dei fluorochinoloni. Sono stati farmaci molto utilizzati e
molto sintetizzati in laboratorio e con l’avanzamento delle generazioni si amplia lo spettro
di azione, agiva sui gram negativi.

Novobiocina. Un altro inibitore degli acidi nucleici è la novobiocina che agisce allo stesso
modo dei chinoloni, ma si lega alla subunità B, anziché alla subunità A come i chinoloni,
della topoisomerasi II.

Rifampicina. La rifampicina agisce sempre sugli acidi nucleici, in particolare sull’ RNA
polimerasi DNAdipendente quindi l’enzima che è responsabile della sintesi del
messaggero, è in grado di agire contro cocchi gram aerobi e contro il mycobacterium della
tubercolosi, quindi costituisce una terapia molto pesante che viene effettuata anche per
sei-nove mesi. Tra l’altro in corso di terapia si creano delle resistenze quindi il farmaco
diviene inattivo nei confronti del microrganismo per cui la terapia antitubercolare prevede
l’assunzione di più farmaci contemporaneamente.

Inibitori della sintesi metabolica interrompendo la sintesi di sostanze loro necessarie


come proteine carboidrati acidi nucleici.

Sulfamidici. I sulfamidici agiscono sulla sintesi dei folati e generalmente si danno in


associazione col trimetoprim. Agiscono sull’acido para aminobenzoico che rappresenta il
bersaglio di un enzima diidropteroato sintetasi e dalla sintesi dei folati. Sulfamidici e
trimetoprim agiscono inibendo la sintesi dell’acido folico a partire dall’acido para
aminobenzoico, sono infatti inibitori della diidrofolato reduttasi. Siccome i batteri non sono
in grado di produrre da soli i folati, quando viene meno la produzione del folato, il batterio
non sopravvive.

Resistenza

La resistenza batterica a resistenza batterica indica l'insensibilità di un ceppo batterico ad


un determinato antibiotico.
Questa insensibilità può essere di due tipi :
 insensibilità primaria: l’insensibilità primaria si ha quando sul batterio non agisce il
farmaco. Ciò può avvenire per vari motivi , uno tra questi è perché il bersaglio del
farmaco non corrisponde al suo target.
 insensibilità acquisita: l'insensibilità acquisita avviene attraverso la comparsa di
mutazione nel batterio. Succede che il batterio replica il suo DNA ,accumula varie
mutazioni e , una di queste rende il batterio insensibile al farmaco .

Le resistenze vengono acquisite tramite due generi di meccanismi


• cromosomiali , quando si avranno mutazioni nel cromosoma che verranno
trasferite dalla madre al figlio, ciò avviene quando il batterio si duplica.
• extracromosomiali , quando la trasmissione può essere soltanto orizzontale , cioè
quando la mutazione viene trasferita ad un altro batterio tramite il processo della
coniugazione .

Un batterio può diventare insensibile ad un farmaco tramite diversi meccanismi :


 diminuita permeabilità del farmaco. A causa della mutazione batterica alcuni canali
,che si trovano sulla membrana, divengono più piccoli. In questo modo il farmaco
non può più penetrare all'interno della cellula: quindi il batterio diventa intransibile. In
questo modo il batterio ha selezionato una mutazione per sopravvivere all'utilizzo
del farmaco .
 Degradazione enzimatica Un esempio è dato dalle penicilline , che sono delle beta-
lattamine . Alcuni batteri gram +(che sono tra l'altro molto importanti per le infezioni
ospedaliere)hanno sviluppato degli enzimi , che sono le beta-lattamasi ,che si
trovano nello spazio periplasmatico.
Quando il farmaco entra nel batterio attraversa il peptidoglicano ed agisce su quest'ultimo.
Nello spazio periplasmatico il farmaco incontra un enzima che ,taglia l'anello delle
penicilline ed inattiva il farmaco.
Il problema delle resistenze batteriche è veramente grave al giorno d'oggi: infatti sono stati
selezionati dei ceppi batterici ,chiamati mDR,( "multi Drug resistent"), in grado di resistere
a vari farmaci.
Questi batteri complicano il trattamento delle infezioni ,soprattutto il trattamento delle
infezioni ospedaliere. Essi vengono chiamati “batteri killer “: sono dei batteri ambientali
non propriamente dannosi ,ma hanno selezionato la capacità di resistenza nei confronti di
tutti i farmaci.
 modificazione del bersaglio su cui agisce il farmaco, Un esempio è dato dalla
vancomicina che si lega all'amminoacido alanina-alanina , con lo scopo di bloccarlo ed
inibire la crescita della parete. Quando il batterio sostituisce l'alanina con un altro
amminoacido (ad esempio alanina-serina o alanina-lattato) varia l'amminoacido che si
lega all'alanina: in questo modo la vancomicina non potrà più agire.
 creazione di una via metabolica alternativa. Un esempio è dato dal sinergismo di due
farmaci , con il quale viene bloccato un enzima,allora il batterio bypassa una fase e va
direttamente ad un altra fase (per esempio alla produzione del DNA) , creando un'altra
via metabolica. Quando si utilizza un farmaco è importante conoscere la sua MIC, la
minima concentrazione inibente, ovvero la concentrazione di farmaco che va ad inibire
la crescita batterica .

Attività di un agente batterico

È importante conoscere la concentrazione di elezione con cui agisce un batterio. La MIC


rappresenta la concentrazione minima inibente, mentre la MBC è la concentrazione
minima battericida, ovvero la minima concentrazione di farmaco con cui il batterio va
incontro a morte. Il calcolo della MIC è necessario per conoscere la concentrazione con
cui dobbiamo somministrare l’antibiotico. Per calcolarla in genere si fanno delle brodo
colture in cui si semina il batterio mettendolo in crescita, si depositano dei dischetti di
antibiotici sul terreno e si procede con la lettura degli aloni di inibizione che rappresentano
la sensibilità agli antibiotici. Quindi si stabilisce la concentrazione del farmaco ottimale da
somministrare al paziente. Come facciamo a sapere qual è il farmaco invece di elezione?
Si utilizza un terreno particolare detto di Kirby Bauer. Quindi stratifichiamo il batterio che
abbiamo isolato sul terreno, si mette sulla piastra e con un pomellino si schiaccia e
vengono depositati questi dischetti di carta assorbente che contengono ognuno un
antibiotico differente, poi si si formano degli aloni di inibizione e accanto al farmaco se è
attivo non si avrà la crescita. Sulla base della formazione di questi aloni di inibizione si
stabilisce quale antibiotico è più idoneo e quello più attivo. Maggiore sarà l’alone di
inibizione maggiore sarà attivo quell’antibiotico nei confronti di quel determinato batterio.
Nell’ E-test si utilizzano strisce di carta in cui il farmaco non è depositato tutto con la
stessa concentrazione ma con concentrazioni diverse. Così, dopo l’incubazione, si
formerà un alone a goccia che stabilisce, oltre alla resistenza, anche la MIC perché si
forma o più grande o più piccolo. Pertanto col primo test stabiliamo solo se il batterio è
sensibile o resistente, col secondo si stabilisce anche a che concentrazione è più sensibile
o resistente.

Farmaci antimicotici

I farmaci antimicotici agiscono alterando la membrana citoplasmatica (i polieni), inibendo


la sintesi dell’ergosterolo di membrana (azoli) che se ricordate è presente nella membrana
dei miceti, e inibendo la sintesi degli acidi nucleici (5-fluoro-citosina).

Polieni. Quindi,sostanzialmente, tra i polieni ricordiamo l’amfotericina B o nistatina che si


legano al colesterolo. Gli antifungini polienici possono legarsi a vicenda e formano dei
canali di membrana, che provocheranno afflusso di ioni all’esterno della membrana che
manderà in lisi la cellula. Quindi i polieni creano dei canali che fanno fuoriuscire tutto il
materiale interno provocando lisi cellulare.

Azoli. Gli azoli inibiscono gli ergosteroli e di conseguenza degradano le membrane


cellulari. Ne ricordiamo il fluconazolo.

La 5-fluorocitosina è un analogo della citosina e inibisce la sintesi sia del DNA che del
RNA tramite conversione intracitoplasmatica della 5-fluorocitosina in 5-fluorouracile che va
a bloccare la sintesi degli acidi nucleici. Quindi si lega al posto della citosina e inibisce la
sintesi degli acidi nucleici. È particolarmente attivo verso l’aspergillus,della candida e del
cryptococcus neoformans che provocano morte nelle meningiti negli HIV positivi anzi in
realtà nei sogni con nell’AIDS conclamato. Considerato che lo streptococcus è un fungo
che si trova nello sterco dei piccioni, ed è un patogeno opportunista, ai soggetti sani
potrebbe non fare niente ma a soggetti che hanno l’AIDS, che sono immunocompromessi.

Farmaci antivirali
Nella maggior parte dei casi, al contrario delle infezioni batteriche, le infezioni virali non
richiedono un intervento terapeutico, perchè hanno un decorso benigno e quindi si auto
risolvono in maniera spontanea.

I farmaci antivirali possono essere necessari per ridurre la morbillità, che è la capacità di
dare affezione, quindi per non dare spazio a un processo infettivo. Inoltre un farmaco
antivirale ideale deve poter inibire selettivamente le funzioni virali senza danneggiare la
cellula ospite e deve poter ridurre i sintomi della malattia senza modificare l’infezione virale
in modo da non ostacolare la risposta immunitaria dell’ospite.

Quindi deve sicuramente controllare l’infezione ma non deve ostacolare la risposta


immunitaria perché comunque dobbiamo essere in grado di produrre gli anticorpi per
un’eventuale ricomparsa. Inoltre un buon farmaco antivirale deve poter penetrare nella
cellula ospite con una buona attività, interferire al minimo con la fisiologia cellulare,
impedire la replicazione del virus, non essere tossico né mutageno. Quindi non deve
trasferire la tossicità in linea verticale e non ostacolare la risposta immune dell’ospite.
I farmaci antivirali possono agire su vari livelli della replicazione virale , ossia:
 assorbimento ( legame recettore-antirecettore)
 sull'assorbimento
 sugli endosomi
 sull'uncoating (quando il virus si liberava)
 sulla sintesi dei genomi virali
 sulla trascrizione degli mRNA virali
 sulla traduzione
 sulle modificazioni post-traduzionali delle proteine
 sull'assemblaggio delle nuove particelle virali
I farmaci antivirali sono numerosissimi ed agiscono sulle varie fasi della replicazione .
I farmaci antivirali approvati nel 2004 (figura 5) , in base al loro impiego , sono :
 farmaci per la lotta all'AIDS
 farmaci per le infezioni erpetiche
 farmaci per l 'influenza,
 farmaci per le epatiti
 farmaci utilizzati per un altro genere di infezioni.
Si pensa di ridurre (dal diagramma di figura 5 a quello di figura 6 )le quantità di farmaci impiegati
per l'HIV, per gli erpetici e così via.
Oltre a queste infezioni virali emergono nuove infezioni come l'ebola , la SARS (la sindrome
respiratoria acuta).
In base alla scoperta di nuovi virus le case farmaceutiche producono nuovi farmaci antivirali.
CLASSIFICAZIONE

Analoghi dei nucleosidi

analoghi dei nucleosidi (il nucleoside è costituito da zucchero pentoso e base azotata)

Ad esempio acyclovir, gancyclovir sono analoghi dei nucleosidi, in particolare l’acyclovir si


utilizza contro l’herpes labiale. Gli analoghi dei nucleosidi inibiscono poi la sintesi degli
acidi nucleici. Rappresentano la maggior parte degli antivirali prodotti in commercio,
vengono utilizzati principalmente contro gli herpes e contro l’HIV e agiscono inibendo la
replicazione dell’acido nucleico: inibendo gli enzimi delle vie metaboliche che porta alla
sintesi delle basi azotate, purine e pirimidine, oppure inibendo le polimerasi, coinvolte nella
replicazione degli acidi nucleici oppure incorporandosi nell’acido nucleico al posto dei
nucleotidi e determinando il blocco della sintesi proteica.

Analoghi dei nucleotidi

(il nucleotide è costituito da zucchero pentoso , base azotata e gruppo fosfato)

Un analogo dei nucleotidi è lo zovirax, ovvero l’acycloguanosina. Mentre l’azidothymidina


(AZT) è uno dei primi farmaci utilizzati nella terapia dell’HIV. Il cidofovir inibisce la
DNApolimerasi e blocca l’allungamento della catena del DNA, analogo alla timidina,
inibisce la neosintesi del DNA. È uno dei primi farmaci approvato per il trattamento
dell’infezione da HIV.

Inibitori non nucleotidici della trascrittasi inversa

Essi svolgono il loro compito inattivando la retrotrascrizione ,non comportandosi come


analogo strutturale , ma agendo sul sito catalitico dell'enzima. La nevirapina è stato uno
dei primi farmaci ad essere utilizzato nella terapia per l'HIV (nel 96') ,anche se
successivamente si sono selezionati dei mutanti.

La ribavirina che viene utilizzata per l’epatite C inibisce la sintesi dell’RNA. Lo zanamivir è
un inibitore del virus dell’influenza ed in particolare inibisce la neuraminidasi. Ne abbiamo
parlato riguardo le fasi iniziali dell’infezione, entro le 48 ore dal contaggio, perché agisce
sulla neuraminidasi, quindi sull’assorbimento del virus alla membrana citoplasmatica,
quindi sul legame recettore-antirecettore anche se poi vedremo che agisce su una fase
finale. Se invece la malattia è stata contratta ci sono farmaci come l’amantadina e la
rimantadina che agiscono in altro modo, cioè impediscono la glicosidazione delle proteine
a livello dell’apparato del Golgi.

inibitori delle proteasi

Tra gli inibitori delle proteasi virali troviamo il saquinavir, ritonavir ,indinavir,nelfinavir.
Pur avendo la stessa funzione hanno nomi diversi a causa delle ditte farmaceutiche che
le hanno prodotte. L'inibitore della proteasi viene utilizzato nella terapia HAART (Highly
Active Anti-Retroviral Therapy ), ovvero una terapia che viene utilizzata per l'HIV , e
utilizza un cocktail di almeno tre farmaci , l'AZT ,la lamiduvina e l'indinavir ( l'inibitore della
proteasi).
La terapia HAART è molto pesante per i pazienti HIV ; essa viene somministrata anche
agli operatori sanitari quando si pungono durante un prelievo o durante un intervento
chirurgico con un paziente HIV positivo; l'infettivologo consiglia di iniziare questo tipo di
terapia in modo da bloccare le fasi iniziali della replicazione virale, e quindi di abortire
l'infezione.

Inibitore dell'integrasi
Il raltegravir è un esempio di inibitore dell'integrasi.
Dopo che veniva copiato come messaggero sotto forma di DNA da parte della trascrittasi
nversa ,si veniva a creare una molecola a doppio filamento di DNA che doveva essere
integrata nel genoma della cellula. Questo farmaco agisce inibendo l'integrazione del
provirus nella cellula ospite .
Inibitori della sintesi del RNA
La ribavirina , inibitore della sintesi del RNA , viene utilizzata soprattutto nelle terapie
delle infezioni influenzali.

Inibitore della sintesi proteica


Tra gli inibitori della sintesi proteica abbiamo :
• Il formivirsen, che viene utilizzato nelle infezioni del citomegalovirus.
• Lo zalamivir (il cui nome commerciale è relenxa ) che viene per il virus
influenzale.

Un altro farmaco che ha avuto molta importanza nella terapia virale sono stati gli
interferoni. Le cellule si difendono dall’infezione di un virus, producono delle citochine
naturali che sono gli interferoni. Essi sono di tre tipi : alpha, beta ,gamma .
L’interferone protegge dall’infezione dando alla cellula uno stato di resistenza nei confronti
delle altre infezioni virali.
L'interferone viene utilizzato nelle terapie virali e in alcune terapie oncologiche , come ad
esempio in alcune terapie che trattano il melanoma.
Questo farmaco ha degli effetti collaterali molto consistenti , perché causa febbre,
malessere, dolori muscolari.
Il farmaco è molto tossico anche per alcuni organi ,come fegato , reni , midollo osseo
, cuore e tiroide.

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