Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
L’art. 832 c.p.c. prevede, poi, che la convenzione di arbitrato possa rinviare ad un
REGOLAMENTO ARBITRALE PRECOSTITUITO. In coerenza con l’assetto legislativo generale, è sancito
che nel caso di contrasto tra quanto previsto nella convenzione di arbitrato e quanto previsto dal
regolamento, prevalga la convenzione di arbitrato.
Nel dubbio la convenzione di arbitrato va interpretata come estesa a tutte le controversie che
derivano dal contratto o dal rapporto cui la stessa si riferisce (art. 808quater: interpretazione
della convenzione di arbitrato).
L’eventuale conclusione del procedimento arbitrale senza pronuncia sul merito, non fa venir
meno la convenzione di arbitrato (art.808 quinquies: efficacia della convenzione d’arbitrato).
OGGETTO
Nel compromesso e nella clausola compromissoria devono essere nominati gli arbitri, in numero
dispari, o i criteri per la nomina.
Se non è indicato il numero, gli arbitri sono tre: in caso di indicazione di un numero pari di
arbitri, se le parti non hanno diversamente convenuto, il Presidente del tribunale nomina un
ulteriore arbitro (art. 809 c.p.c.).
Quando gli arbitri devono essere nominati dalle parti, ciascuna di esse può rendere nota all’altra
gli arbitri o l’arbitro nominati, mediante atto notificato per iscritto, con invito a procedere alla
designazione dei propri, con atto da notificarsi nei venti giorni successivi. In mancanza di tale
nomina, la parte può chiedere, con ricorso, che l’arbitro sia nominato dal Presidente del
tribunale nella cui circoscrizione si trova la sede dell’arbitrato (art. 810 c.p.c.).
Se uno o più arbitri vengono a mancare, si provvede alla loro sostituzione secondo quanto
stabilito nel compromesso o nella clausola compromissoria (art. 811 c.p.c.) o in subordine, a
norma dell’art. 810 c.p.c.
Tale disposizione, inoltre, si applica all’ipotesi in cui il terzo, cui demandata la nomina, non via
abbia provveduto.
Il novellato art. 812 c.p.c. prevede la generale capacità ad essere nominati arbitri, con
esclusione di chi sia privo in tutto o in parte della capacità legale di agire.
Sempre in un’ ottica formalista, l’accettazione degli arbitri deve essere data per iscritto e può
risultare dalla sottoscrizione del compromesso ovvero del verbale della prima riunione (art. 813
c.p.c.). Agli arbitri non compete la qualifica di pubblico ufficiale. Questa norma dovrebbe
contribuire a dirimere il contrasto fra chi ritiene sostiene la concezione pubblicistica dell’arbitrato
e chi quella privatistica, in favore della seconda.
Gli arbitri sono tenuti all’espletamento delle funzioni arbitrali e del procedimento con cui far
valere la conseguente decadenza dell’arbitro inadempiente.
Rilevanti novità sono state introdotte dall’art. 813ter in tema di responsabilità di arbitri, con la
previsione secondo cui risponde dei danni cagionati alle parti l’arbitro che:
Con dolo o colpa grave ha omesso o ritardato atti dovuti ed è stato perciò dichiarato
decaduto ovvero ha rinunciato all’incarico senza giustificato motivo;
Con dolo o colpa grave ha omesso o impedito la pronuncia del lodo entro il termine fissato
a norma degli artt. 820 e 826 c.p.c.
Si è, quindi, esteso anche agli arbitri l’ambito applicativo della L. 117 /1988 (sulla responsabilità
civile dei magistrati).
L’azione di responsabilità può essere proposta in pendenza di giudizio arbitrale soltanto nel caso
previsto dal co. 1, n. 1, ossia nel caso in cui l’arbitro per dolo o colpa grave abbia omesso o
ritardato atti dovuti, ed è stato perciò dichiarato decaduto o abbia rinunciato all’incarico senza
giustificato motivo. Se è stato pronunciato il lodo, l’azione di responsabilità può essere proposta
soltanto dopo l’accoglimento dell’impugnazione con sentenza passata in giudicato e per motivi
per cui l’impugnazione è stata accolta. Ciascun arbitro risponde solo per fatto proprio.
RICUSAZIONE DEGLI ARBITRI
La ricusazione va fatta valere mediante ricorso al presidente del tribunale entro il termine
perentorio di dieci giorni dalla notifica della nomina o dalla sopravvenuta conoscenza della causa
di ricusazione. Il Presidente pronuncia con ordinanza non impugnabile, sentito l’arbitro ricusato e
le parti e assunte, quando occorre, sommarie informazioni. La proposizione dell’istanza di
ricusazione non sospende il procedimento arbitrale, salvo diversa determinazione degli arbitri.
Tuttavia, se l’istanza è accolta, l’attività compiuta dall’arbitro ricusato o con il suo concorso è
inefficace.
Gli arbitri hanno diritto al rimborso delle spese e dell’onorario per l’opera prestata, se non vi
hanno rinunciato al momento dell’accettazione o con atto scritto successivo. Le parti sono tenute
solidalmente al pagamento, salvo rivalsa tra loro.
PROCEDIMENTO (artt. 816-819ter c.p.c.)
Gli arbitri decidono secondo le norme di diritto, salvo che le parti li abbiano autorizzati, con
qualsiasi espressione, a pronunciare secondo equità.
L’art. 820c.p.c. prevede un termine di 240gg dall’accettazione della nomina per la pronuncia
del lodo, salvo che le parti non abbiano fissato un termine diverso.
Il termine convenzionale o legale può essere prorogato nei seguenti casi:
mediante dichiarazioni scritte di tutte le parti indirizzate agli arbitri;
dal Presidente del Tribunale su istanza motivata di una delle parti o degli arbitri; l’istanza
può essere proposta fino allo scadere del termine.
Se le parti non hanno disposto diversamente il termine può essere prorogato di 180 gg nei
seguenti casi e per non più di una volta nell’ambito di ciascuno di essi:
se debbono essere assunti mezzi di prova;
se è disposta consulenza tecnica d’ufficio;
se è pronunciato un lodo non definitivo o un lodo parziale;
se è modificata la composizione del collegio arbitrale o è sostituito un arbitro unico.
In ogni caso il termine per la pronuncia del lodo è sospeso durante la sospensione del
procedimento. Dopo la ripresa di quest’ultimo, il termine residuo, se inferiore, sempre esteso a
90 gg.
ART. 821 CPC: Il decorso del termine è rilevante perché se una parte fa valere la decadenza
degli arbitri per il decorso del termine per l’emissione del lodo, gli stessi devono dichiarare
estinto il procedimento una volta verificata la maturazione della decadenza in esame.
ART. 823 CPC: Il lodo è deliberato a maggioranza di voti ed è redatto per iscritto. Esso deve
contenere:
l’indicazione delle parti ed i nominativi degli arbitri;
l’indicazione dell’atto di compromesso o della clausola compromissoria e dei quesiti
relativi;
l’esposizione sommaria dei motivi;
il dispositivo;
l’indicazione della sede dell’arbitrato e del luogo o del modo in cui è stato deliberato;
la sottoscrizione di tutti gli arbitri;
La data delle sottoscrizioni.
Il lodo ha efficacia vincolante tra le parti dalla data della sua ultima sottoscrizione. Il
deposito del lodo presso la cancelleria del tribunale nel cui circondario è posta la sede
dell’arbitrato serve solo per la dichiarazione di esecutività, conferita con decreto del Tribunale
sulla scorta della mera regolarità formale del lodo medesimo.
Oggi è reclamabile non solo il decreto che neghi l’esecutorietà del lodo, ma anche quello che
conceda l’exequatur; il reclamo è deciso con ordinanza dalla Corte d’Appello in camera di
consiglio e non più dal tribunale in composizione monocratica.
Con la riforma la correzione del lodo può essere chiesta agli arbitri solo entro l’anno dalla
comunicazione del medesimo; non solo per omissioni, errori materiali o di calcolo, ma anche nel
caso in cui non siano integralmente o parzialmente indicati il nome degli arbitri o delle parti o la
sede dell’arbitrato o la convenzione di arbitrato e/o le conclusioni delle parti.se gli arbitri non
provvedono o è trascorso l’anno dalla comunicazione l’istanza di correzione è proposta al
tribunale. Dopo il deposito del lodo l’istanza di correzione è proposta al Tribunale del luogo in cui
è stato depositato.
La parte che ha dato causa ad un motivo di nullità o che vi ha rinunciato o che ha eccepito nella
prima istanza o difesa successiva la violazione di una regola che disciplina lo svolgimento del
procedimento arbitrale, non può per questo motivo impugnare il lodo.
ART. 830 CPC: La Corte d’Appello decide sull’impugnazione per nullità e, se l’accoglie, dichiara
con sentenza la nullità del lodo. Se il vizio incide una parte del lodo che sia scindibile dalle altre,
dichiara la nullità parziale.
Salvo volontà contraria di tutte le parti, la Corte d’Appello pronuncia anche sul merito, se la
causa è in condizione di essere decisa, ovvero rimette all’istruttore, se per la decisione del
merito è necessaria una nuova istruzione. In pendenza di giudizio, su istanza di parte, la Corte
d’Appello può sospendere con ordinanza l’efficacia del lodo, quando ricorrono gravi motivi.
Le impugnazioni per revocazione e per opposizione di terzo si propongono davanti alla Corte
d’Appello nel cui distretto è la sede dell’arbitrato. La Corte d’Appello può riunire le impugnazioni
per nullità, per revocazione o per opposizione di terzo nello stesso processo, se lo stato della
causa preventivamente proposta consente l’esauriente trattazione e decisione delle altre cause.
L’arbitrato irrituale (o libero) è una forma di risoluzione convenzionale di una lite mediante atto
negoziale, impegnandosi a considerare come espressione della propria volontà quanto deciso
dagli arbitri.
Come sottolineato costantemente dalla giurisprudenza l’elemento distintivo tra arbitrato rituale e
irritale sta nel fatto che la funzione di quest’ultimo non è quella di risolvere un conflitto, bensì
quella di regolamentazione negoziale dei contrapposti interessi delle parti.
L’arbitrato irrituale deve essere specificamente ed espressamente previsto dalle parti in forma
scritta, dà luogo ad un lodo con mera efficacia contrattuale, peraltro annullabile dal giudice
competente per i seguenti motivi:
o Se la convenzione dell’arbitrato è invalida o gli arbitri hanno pronunciato su conclusioni
che esorbitano dai suoi limiti e la relativa eccezione è stata sollevata nel procedimento
arbitrale;
o Se gli arbitri non sono stati nominati con le forme e nei modi stabiliti dalla convenzione
arbitrale;
o Se il lodo è stato pronunciato da chi non poteva essere nominato arbitro a norma
dell’art. 812;
o Se gli arbitri non si sono attenuti alle regole imposte dalle parti come condizione di
invalidità del lodo;
o Se non è stato rispettato, nel procedimento arbitrale, il principio del contraddittorio.
IL LODO STRANIERO