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Verso il 1840, nelle aree più sviluppate d’Europa, le trasformazioni sociali ed economiche innescate dalla
crescita del capitalismo industriale aumentano gli attriti soprattutto tra i ceti emergenti della borghesia e del
nascente proletariato industriale. Mentre la borghesia resta orientata sul profilo liberale, il secondo inizia
diverse rivendicazioni sociali per migliorare le condizioni di vita ispirandosi alle teorie egualitarie che
ritroviamo nel “Manifesto del partito comunista” di Karl Marx e Friedrich Engels pubblicato nel 1848.
Contemporaneamente in Italia si pongono soprattutto il problema dell’unificazione politica e procedono per
l’indipendenza dando vita a diverse correnti. Si generano tre posizioni politiche che si alternano alla guida
dell’opinione pubblica:
MAZZINI: secondo Mazzini la nazione è sia comunità popolare voluta da Dio, sia un patrimonio di
memorie storiche, artistiche e culturali, per questo si genera un pensiero in cui Dio e il popolo
camminano insieme. Il suo pensiero politico matura insieme all’attenzione critica per la letteratura
contemporanea e combina un sentimento patriottico e le idee del nascente movimento socialista.
GIOBERTI: per Gioberti la nazione italiana nasce da una radice etnica comune e occorre unire gli stati
italiani in una confederazione presieduta dal papa poiché questo ha innestato un’anima cattolica che
rende superiore a tutte le altre, diventando una guida per l’intera comunità e impegnandosi a scacciare
gli austriaci. Creò dunque una “posizione neoguelfa”.
BALBO: a Gioberti si contrappone Cesare Balbo sostenendo tesi liberal-moderate che ritroviamo con la
pubblicazione de “Le speranze d’Italia” (1844). Oltre a sfatare l’idea di una presunta superiorità morale
degli italiani, Balbo ritiene che il progetto rigenerativo potrà essere svolto solo sotto la mano ed il
controllo dello stato dinastico dei Savoia.
Questi tre orientamenti si alternano come guida dell’opinione pubblica ma le idee mazziniane non ebbero un
buon seguito. Vennero viste in direzione riformista da Carlo Cattaneo e in prospettiva rivoluzionaria da Carlo
Pisacane. Per il primo l’unità nazionale doveva realizzarsi tramite una repubblica federale, conciliando la
generalizzazione delle libertà democratiche e l’autonomia delle autorità locali, mentre Pisacane condivide le
idee del nascente movimento socialista, volendo creare un esercito popolare rivoluzionario che realizzi
l’unificazione politica del paese e un ordinamento sociale abbastanza egualitario.
Successivamente, tra il 1840 e il 1850, ci furono diversi tentativi insurrezionali fallimentari, nel 1846 l’elezione
di un nuovo papa che introduce delle riforme liberali aumenta le speranze neoguelfe ma, nel 1848,una
vittoriosa insurrezione democratica in Sicilia creò scompensi in tutta Europa generando guerre di
indipendenza e conflitti. Carlo Albero di Savoia dichiara guerra all’Austria e inizia la prima guerra
d’indiendenza ma alla prima occasione le riforme vengono rievocate e gli austriaci sconfiggono i piemontesi e
riconquisatano il lombardo-veneto, nel frattempo l’esercito francese ripristina la sovranità popolare su Roma.
Solo la Sardegna riuscì a restare fuori da tutto questo grazie al re Vittorio Emanuele II che mantenne in vigore
la propria costituzione e la politica economica liberale e moderatrice di Cavour. Nel 1860 dei volontari
democratici guidati da Garibaldi sbarcano in Sicilia e conquistano il regno borbonico e nel frattempo Cavour
invia un esercito che dveva riunirisi con le “camice rosse” di garibaldi e conquistò Marche e Umbria.
Finalmente, solo il 17 marzo 1861, venne proclamata ufficialmente la nascita del regno d’Italia che
comprendeva la Sicilia, la Sardegna e l’intera penisola ad eccezione del Lazio che era sotto il governo del papa e
il Veneto che era sotto il dominio austriaco.
L’AMBITO LETTERARIO
In questo contiuo succedersi di cospirazioni che prenderanno poi il nome di risorgimento per evocare la
cospirata rinascita della nazione italiana, la maggioranza degli intellettuali si schiera sul fronte dell’opposizione
ai governi assolutistici e assumono posizioni nazionaliste a favore dell’unificazione. Molti scrittori infatti sono
attivi in questi anni e partecipano ai moti risorgimentali e parecchi muoiono in battaglia o vengono esiliati. Lo
sviluppo editoriale cambia: ritorna il giornalismo politico e un gruppo sempre più ampio di lettori fa sì che
aumenti la richiesta letteraria e le piccole aziende librarie diventano società editrici.Torino diventa la capitale
culturale in cui confluiscono molti pariotti intellettuali e a Milano, altro importante centro culturale, promuove
iniziativ culturali in opposizione al governo austriaco. Persoalità importanti furono Carlo Cattaneo e Carlo
Tenca, critici e giornalisti che sostenevano lo sviluppo di una letteratura unita allo sviluppo civile liberandola
dagli schemi ideologici dalla retorica profetico-religiosa. I saggi sono tra i primi tentativi in Italia di una critica
sociologica della letteratura polemizzando contro il decadimento della letteratura nell’eccessivo
sentimentalismo delle innovazioni romantiche.