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Francesco Bacone: la vita

Nato a Londra da una famiglia di medici nel 1561, Francesco Bacone arriva a
ricoprire importanti cariche politiche e contemporaneamente si dedica alla ricerca
scientifica. Nel 1620 pubblica la sua opera più importante, il “Novum Organum”.
Accusato di corruzione, si ritira dalla politica e si applica al progetto di una
riorganizzazione del sapere su base sperimentale, presentando, nello scritto “Sulla
dignità e sull’accrescimento delle scienze” del 1623, il piano grandioso di
un’enciclopedia delle scienze.
Bacone, tuttavia, non rivolse la propria attenzione soltanto al mondo della natura. “I
Saggi”, la sua prima opera, pubblicati nel 1597, contengono sottili ed esperte analisi di vita morale e
politica, in cui si fa ampio ricorso alla sapienza degli antichi.
Ma la maggior attività di Bacone fu dedicata al progetto di un’enciclopedia delle scienze che doveva
rinnovare la ricerca scientifica, ponendola su base sperimentale. Il piano di questa enciclopedia è contenuto
nello scritto “Sulla dignità e sull’accrescimento delle scienze”, pubblicato nel 1623, e comprende: le scienze
che si fondano sulla memoria, quelle che si fondano sulla fantasia e quelle che si fondano sulla ragione. Di
questo vasto progetto Bacone ha realizzato adeguatamente soltanto il “Nuovo Organo”, pubblicato nel
1620 e dedicato a illustrare la logica sottesa al procedimento scientifico.
Bacone delinea anche l’ideale utopico di una società guidata dalla scienza e dalla tecnica, che descrive nella
“Nuova Atlantide”, pubblicata postuma nel 1627. Se Galilei ha chiarito il metodo della ricerca scientifica,
Bacone ha intravisto per primo il potere che la scienza offre all’uomo sul mondo. Egli può dunque essere
considerato il filosofo e il profeta della tecnica.

La concezione della scienza


Muovendo dalla critica alla logica aristotelica, Bacone propone un nuovo “organo” quale strumento per
poter sviluppare la ricerca scientifica e per ottenere il dominio della natura. Egli, infatti, ritiene che la
scienza, grazie alla conoscenza delle leggi naturali, debba rendere l’uomo capace di estendere il proprio
potere sul mondo, secondo il motto «sapere è potere».
Per sottomettere la natura la mente umana ha bisogno di strumenti efficaci, che per Bacone sono gli
esperimenti. Ma questi non possono essere condotti in modo casuale: occorre seguire un metodo
ordinato, che passi per gradi dai casi particolari a enunciazioni via via più generali. Soltanto così si realizza
l’interpretazione della natura.

Per una retta comprensione della natura, è necessario eliminare preliminarmente le cause di tali
“anticipazioni”, ovvero eliminare i quattro possibili tipi di pregiudizi (“idóla”):
• Gli idóla tribus (idoli della tribù), comuni a tutti gli uomini e derivanti dal funzionamento della mente
umana, che pretende di cogliere nella natura ciò che invece è relativo solo all’esperienza sensibile;
• Gli idóla specus (idoli della spelonca), diversi per ciascun individuo e derivanti dalle sue particolari
inclinazioni, dall’educazione ricevuta, dalle abitudini acquisite e dalle circostanze fortuite;
• Gli idóla fori (idoli della piazza), derivanti dagli equivoci del linguaggio;
• Gli idóla theatri (idoli del teatro), derivanti dalle dottrine filosofiche erronee e dalle dimostrazioni
ingannevoli.
Tra le cause che impediscono agli uomini di liberarsi da questi diversi “idoli” e di procedere nella
conoscenza effettiva della natura, Bacone pone in primo luogo la riverenza per la sapienza antica. Questo
atteggiamento, secondo il filosofo, non è giustificabile, perché dovremmo aspettarci dalla nostra epoca
molto più che dal passato, dal momento che la conoscenza è stata via via arricchita nel corso del tempo da
molteplici esperimenti e osservazioni. La verità, dice Bacone, è figlia del tempo, non dell’autorità.
Il metodo induttivo
La scienza, secondo Bacone, richiede la collaborazione tra sensi e intelletto e il procedimento che realizza
questa collaborazione è l’induzione. Con questo termine Bacone non si riferisce al passaggio diretto dai casi
particolari a un principio generale che li spieghi (com’era in Aristotele), ma alla raccolta e selezione dei dati
e, quindi, alla loro interpretazione razionale, nonché al controllo sperimentale di tale interpretazione.

La prima fase del metodo induttivo è quello della “storia naturale e sperimentale”, cioè della raccolta dei
dati ordinati nelle tavole della presenza, dell’assenza e dei gradi (o tavole comparative): queste sono
elenchi di casi in cui il fenomeno studiato, rispettivamente, si manifesta, non si manifesta e si manifesta con
diverse intensità. Le tavole della presenza raccolgono i casi in cui un determinato fenomeno si presenta,
benché in circostanze diverse; le tavole dell’assenza raccolgono i casi in cui lo stesso fenomeno non si
presenta, pur verificandosi condizioni e circostanze vicine o simili a quelle notate nelle tavole della
presenza; le tavole dei gradi, o tavole comparative, raccolgono invece i casi in cui il fenomeno si presenta in
gradi diversi. Le tavole permettono la formulazione di una prima ipotesi (“vindemiatio prima”), che viene
messa alla prova mediante esperimenti, chiamati “istanze prerogative”. Arrivati al dubbio tra due possibili
interpretazioni, un esperimento decisivo, detto “istanza cruciale” (“experimentum crucis”), individua la
causa vera, ossia la forma, del fenomeno, dove per “forma” Bacone intende sia la struttura del fenomeno
stesso, sia la legge in base alla quale esso si produce.

Bacone accetta la distinzione aristotelica delle quattro cause: materiale, formale, efficiente e finale.
Tuttavia, egli elimina subito la causa finale dagli oggetti che la scienza deve ricercare, affermando che essa
nuoce alla scienza, più che giovarle. Inoltre, Bacone ritiene che tanto quella materiale quanto quella
efficiente siano superficiali e inutili per la scienza vera.

Rimane dunque la sola causa formale, a proposito della quale Bacone osserva che soltanto la conoscenza
delle forme rivela l’unità e l’armonia del mondo naturale, rendendo possibile all’uomo la scoperta e la
produzione di quello che non c’è mai stato prima, che non sarebbe mai venuto in mente a nessuno.
Tuttavia, Bacone concepisce la causa formale in modo del tutto diverso da Aristotele. Bacone distingue in
ogni fenomeno naturale due aspetti: lo schematismo latente, cioè la struttura dei corpi considerati
staticamente; il processo latente, cioè il “movimento” che appartiene intrinsecamente ai corpi e che li
porta alla realizzazione della loro forma.

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