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IL POST-COLONIALISMO

11.5.18

INTRO
E’ una teoria critica perche ha per scopo cambiare il mondo e vuole attrarre l’attenzione su fenomeni
negretti dagli approcci classici delle Rel. int., ovvero

 sulle colonie

 sui dominati dalle colonie

 sui meno potenti

 sui meno visibili.


E’ una scuola di pensiero che si sviluppa negli anni ’90 ed e’ molto recente. Le teorie classiche
(realismo/liberalismo) si concentrano sul ruolo delle grandi potenze, come quello degli Stati Uniti, e
analizzano l’ordine mondiale attraverso il ruolo delle grandi potenze. Il post-colonialismo, al contrario,
prova ad avere un punto di vista diverso sull’ordine mondiale e a rivolgere l’attenzione ai + deboli. La
particolarità del post-colonialismo non e’ il suo punto di vista epistemologico perché l’epistemologia non
e’ il suo punto forte; non critica le teorie classiche dal punto di vista epistemologico e non pretende di fare
meglio da questa prospettiva, non ha un’ambizione epistemologica. Infatti, il post-colonialismo non e’
una teoria delle Rel. int., bensì e’ un approccio alla realtà che insiste sul colonialismo e sull’eredita del
colonialismo. Si tratta di un approccio alla realtà perché ciò che interessa al post-colonialismo non e’
l’epistemologia, ma l’analisi del ruolo dei paesi dominati. Quest’approccio e’ anche utilizzato nella
letteratura e quindi anche per questa ragione non e’ una teoria delle Scienze Politiche delle Relazioni
Internazionali, ma u soltanto un approccio.
Un fondamentale esponente del post-colonialismo e’ Edward Said, che si interessa ai romanzi e alla
letteratura. E’ un teorico dell’ orientalismo. Said fa parte della scuola del post-colonialismo, che si e’
sviluppato innanzitutto nello studio della letteratura e solo successivamente e’ stato applicato allo studio
delle Rel. int. (come anche il marxismo). Particolarità:

 introduce nuovi argomenti;

 non e’ incentrato sullo stato o sulle grandi potenze, ma si concentra sul punto di vista
dell’individuo/ del dominato

 considera le Relazioni internazionali dal basso, fenomeno definito bottom-up approach.


Il problema del post-colonialismo applicato alle Scienze sociali e allo studio delle Relazioni int. e’ che
manca di materiale empirico, di basi empiriche per spiegare e interpretare la realta: ci sono infatti pochi
archivi e documenti scritti che riflettono la vita e i punti di vista dei + deboli; in generale, essi riflettono la
politica dei governi, il punto di vista degli stati + potenti. Per questo motivo, il post-colonialismo utilizza
la narrativa e le testimonianze orali, le quali fungono da materiale empirico sul quale si basa il post-
colonialismo.

LE EX-COLONIE E LE RI
Lo studio classico delle relazioni internazionali

 trascura le colonie e si focalizza sulle grandi potenze e le loro relazioni (es. relazioni fra gli USA
e Unione Sovietica);

 incentrato sugli stati sovrani, in particolare sugli USA e Europa,

 tende a trascurare il Sud;

 non tengono conto dell’ineguaglianza economica fra gli Stati, della cultura, della razza, del
problema dello sfruttamento delle colonie.
Questo spiega in parte, lo sviluppo del post-colonialismo. La cecità delle teorie classiche delle RI risulta
strana perché dopo la 2 GM, una grande parte delle RI riguardava la decolonizzazione e nonostante ciò
questo fenomeno e’ stato trascurato dalle teorie classiche. Fra la fine della 2 GM e la metà degli anni 60,
+ di 60 ex-colonie sono diventate indipendenti. Per questa ragione, la cecità delle teorie classiche risulta
strana. Inoltre, durante la GF, i due blocchi (USA e URSS) consideravano le ex-colonie come degli alleati
potenziali per affrontare l’avversario e questa politica delle grandi potenze era inaccettabile per paesi
come

 India,

 Pakistan,

 Cina,

 Indonesia.
Esse pensavano che le ex-colonie dovessero prendere il proprio destino in mano e, per questa ragione, nel
1955 organizzarono la Conferenza di Bandung (anche nota come conferenza dei non-allineati), durante ;a
quale 29 paesi (soprattutto asiatici e africani) crearono il primo gruppo non-allineato, che si sviluppò nel
movimento dei non-allineati (anche noto come movimento del Terzo Mondo.
*TERZO MONDO = espressione che non si usa frequentemente, indicante gruppo di paesi
sottosviluppati, si tratta di un progetto politico ed economico che avrebbe potuto aiutare questi paesi ad
uscire dal sottosviluppo; oggi il concetto e’ meno utilizzato, in quanto non vi e’ una vera unita, coerenza
di questo gruppo di paesi. L’espressione venne creata nel 1952 dell’economista Alfred Sauvy, per
designare i paesi che non appartenevano ne’ al Primo Mondo, ossia agli Stati Uniti, ne’ al Secondo
Mondo, ossia quello dell’Unione Sovietica. Il concetto di Terzo Mondo allude al Terzo Stato, cioè la
grande parte della popolazione francese prima della Rivoluzione del 1789, che non faceva parte ne’ della
nobiltà, ne’ della comunità ecclesiastica perche non volevano rientrare in nessuno dei due blocchi, ma
volevano essere indipendenti.
Il blocco dei non-allineati e’ + a favore del socialismo, che del capitalismo, ma in realtà, questi paesi
provano ad ottenere risorse dai due blocchi, al fine di utilizzarle in modo indipendente da essi; non
vogliono seguire nessun blocco, ma cercano l’indipendenza. Il movimento dei non-allineati continuò a
svilupparsi grazie alla TRICONTINENTAL CONFERENCE 1966 a Cuba: si tratta di una conferenza che
riunì 500 delegati degli stati indipendenti e in via di decolonizzazione dell’America Latina, dei Caraibi,
dell’Asia e dell’Africa. Durante questa conferenza ebbe luogo il discorso di Che Guevara, pensatore
argentino della liberazione nazionale, secondo cui le nazioni dovevano liberarsi attraverso la lotta armata
e la guerriglia; secondo loro, questo metodo doveva essere adottato dalle colonie dei paesi europei al fine
di liberarsi. Inoltre, anche nei paesi dell’America del Sud, nei quali gli Stati Uniti esercitavano un potere
neo-coloniale, vi era un neo-colonialismo americano, i popoli dovevano liberarsi utilizzando la guerriglia.
Questo metodo ebbe successo a Cuba negli anni ’50, con la Rivoluzione guidata da Fidel Castro, che fece
cadere il regime corrotto di Battista.
*NEO-COLONIALISMO = glossario e’ un processo informale (non ufficiale, non attraverso i canali
ufficiali), per mezzo del quale le ex-colonie rimangono sotto il controllo e l’influenza economica delle ex-
potenze coloniali, ma anche dei paesi + sviluppati, ad es. gli USA, soprattutto negli anni ’50 e ’60. Ciò
significa che il colonialismo continua, anche se formalmente non esiste +, continua in quanto le ex-
colonie sono controllate dal punto di vista politico dagli ex-imperi, dalle ex-potenze coloniale e dai paesi
+ ricchi.
Con la Tricontinental Conference fu evidente che il movimento di decolonizzazione e di ricerca
dell’indipendenza riguardava molti paesi, mentre le teorie classiche si concentravano solamente sul ruolo
delle grandi potenze e della GF. Le teorie classiche non consideravano tutti i paesi che provavano a
liberarsi perché percepivano i loro movimenti di decolonizzazione come dei movimenti anti-americani.
Durante la Tricontinental conference venne anche fondata una rivista chiamata Tricontinental in cui i
pensatori post-coloniali si esprimevano, scrivendo soprattutto arringhe per l’uso della forza contro gli ex-
coloni. Un esempio di pensatore post-coloniale fondamentale era Franz Fanon, medico della Martinica,
isola francese nei Caraibi. E’ noto per aver avuto l’esperienza del razzismo, che lo spinse a raggiungere il
movimento di ribellione anticoloniale in Algeria, altra colonia francese. Un libro importante di Fanon e’
“Peau noire, masques blancs” in cui spiega che il potere delle colonie si basa sulla loro forza di
convinzione, + che sul potere armato e i coloni hanno colonizzato non soltanto i territori, ma anche le
menti e le anime dei popoli delle colonie. I coloni (Francia) pensano di essere legittimi. Il problema e’ che
i colonizzati accettano la condizione di subordinazione perché ascoltano i discorsi dei coloni, discorsi
razzisti e insultanti per i popoli delle colonie (come sostenuto dalla teoria gramsciana, dal concetto di
Gramsci dell’egemonia, che pensano siano veri). Fanon pensa che soltanto la violenza possa liberare i
popoli colonizzati (come sostenuto anche da Che Guevara).
Gli studiosi delle RI per studiare la decolonizzazione e la creazione di nuovi stati negli anni ’60 e ’70: le
teorie classiche non utilizzavano il pensiero degli intellettuali del Terzo Mondo in quanto veniva
trascurato. Esse si focalizzavano:

 Relazioni fra Nord e Sud e

 Ruolo degli stati.


Es: quando le teorie classiche studiavano il fenomeno della decolonizzazione, si interessavano
alla richiesta di un nuovo ordine economico internazionale New International Economic Order
fatta da un gruppo di paesi non allineati nel 1974 all’ONU. Essi chiesero un nuovo ordine
economico, che fosse + a favore dei paesi sottosviluppati. Il problema era che le teorie classiche
guardavano tutto dall’alto, dal punto di vista dei governi, non prendevano in considerazione
quello dei + deboli. L’idea degli studi post-coloniali, invece, e’ quella di partire dal basso e
cambiare totalmente la prospettiva sulle RI; ciò portò allo sviluppo degli subaltern studies, che
rappresentano la principale scuola del post-colonialismo.

SUBALTERN STUDIES
Rappresentano un cambio di prospettiva del punto di vista sul mondo post-coloniale. E’ soprattutto una
scuola di intellettuali indiani, che studiano la società indiana a livello dei + deboli (i subalterni) al fine di
raccontare la storia dal punto di vista dei dominati. Studiano i + deboli, si concentrano sul punto di vista
dei contadini e delle donne, focalizzandosi sulla loro situazione economica e sul problema del loro
riconoscimento sociale (in quanto non erano riconosciuti dalla società). Questo concetto deriva da
Gramsci, termine con il quale lo studioso designa i gruppi tanti disprezzati che sono stati esclusi dalla
storia nazionale ufficiale. E’ per questa ragione che il post-colonialismo e i subaltern studies non
dispongono di materiale empirico perché nelle documentazioni storiche non se ne parla; mancando di
materiale empirico, gli intellettuali utilizzano romanzi narrativi che descrivano la vita quotidiana di questi
individui.
Said con il suo libro “Orientalism” 1978, studia la fiction, la narrativa e come il Medio Oriente e l’ Asia
sono stati rappresentati nei romanzi della letteratura Occidentale e spiega che questi romanzi hanno creato
degli stereotipi su queste regioni del mondo. Il problema e’ che questi stereotipi hanno un’influenza sulla
RI e sulle politiche internazionali, in quanto hanno un impatto sulle percezioni degli attori + potenti delle
RI (come ad es. USA e Europa). In generale, lo studio della narrativa non e’ ancora stato ben integrato a
quello delle RI, perché gli studiosi classici si concentrano su eventi eccezionali (guerra, crisi, ecc) e non
sono interessati alla vita quotidiana, alle differenze culturali, ecc. anche se queste aiutano a spiegare le RI.
La conseguenza e’ il fatto che l’approccio classico trascuri il ruolo della cultura. Infatti, uno degli scopi
del post-colonialismo coincide con la considerazione del fattore culturale nella spiegazione delle RI.
Un altro contributo importante del post-colonialismo e’ il rilevante ruolo delle donne che hanno
combattuto in Sierra Leone. I subaltern studies sono anche interessati al ruolo dei bambini nei conflitti
(bambini-soldato). Un’autrice importante dei subaltern studies e’ Gayatri Spivak (1942) la quale si chiede
se i subalterni, gli intellettuali dei + deboli, dei dominati si possano veramente confrontare con gli
intellettuali occidentali, in quanto questi, anche se con buone intenzioni, rischiano di non capire i
subalterni e di imporre le proprie categorie e stereotipi sullo studio di questi. Spivak spiega anche che gli
studiosi occidentali potrebbero non essere in grado di studiare i + deboli, in quanto rischiano di imporre e
riprodurre nuovamente la struttura della dominazione e di creare una categoria non differenziata di
subalterni, anche se non vogliono. Questo a causa della loro prospettiva troppo limitata, frutto degli
stereotipi.

CONCLUSIONE
Vi sono state delle critiche contro il post-colonialismo:
 Secondo alcuni questa scuola guarda solamente il passato (ossia il colonialismo) e non il futuro;
 Secondo altri, il problema con il post-colonialismo e’ che attacca l’Occidente, dichiarandolo
responsabile, tralasciando i problemi di governante (ovvero il modo di governare, la gestione
della politica) nelle colonie;
 Secondo altri, il post-colonialismo si focalizza troppo sul ruolo dell’identita’ culturale e della
lingua e non prende in considerazione gli aspetti economici.
Per queste ragioni, secondo alcuni, il post-colonialismo sarebbe troppo astratto e non e’ in grado di
aiutare quelli che studia. Nonostante le critiche, vi e’ un grande contributo del post-colonialismo: esso
attira molto l’attenzione sul ruolo delle donne, dei + deboli e sul livello quotidiano delle RI (ad es. il
razzismo).

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