Sei sulla pagina 1di 5

L’ETICA INTERNAZIONALE

11.5.18

INTRO
L’etica non coincide con la morale, studia ciò che si deve e non si deve fare. L’etica internazionale
invece, studia ciò che gli stati, le organizzazioni int. e non governative devono o non devono fare. Quindi
studia i doveri dei governi e degli atri attori a livello internazionale. Vi sono due dimensioni:
 Pone degli standard, delle regole. Ad es. si chiede in quale contesto gli stati sono autorizzati ad
intervenire in altri stati o in quali circostanze bombardare i civili durante la guerra;
 Studia in che modo le regole vengono decise , cioè studia come la gente giustifica o critica delle
specifiche regole. Ad es. E.I. può studiare come la gente giustifica la neutralità di uno stato o un
intervento umanitario.

E.I. inoltre include delle domande tradizionali antiche: ad es. vi e’ un’antica teoria della guerra giusta,
che deriva dalle teorie di Sant’Agostino e San Tommaso D’Acquino. E’ una teoria che fa parte dell’ EI.
Nell’ EI vi sono anche domande che nascono sull’ordine mondiale presente, ad es. la globalizzazione, con
la moltiplicazione degli scambi e l’erosione della sovranità, crea delle nuove domande per l’EI. Gli
studiosi delle RI, ad es. si chiedono se abbiamo bisogno di una giustizia distributiva globale, cioè di un
modo giusto di distribuire le ricchezze (e’ una domanda che nasce dalla globalizzazione). Le nuove
domande dell’EI possono nascere anche dalle nuove sfide. Ad es. il cambio climatico, un problema che
richiede una risposta globale; gli studiosi dell’EI si chiedono quali siano le risposte giuste a livello
globale per risolvere il problema del cambio climatico.
Come situare l’EI nel campo delle teorie delle RI?
L’EI e’ molto diversa dalle teorie viste finora: queste avevano come scopo quello di spiegare (teorie
classiche) o interpretare (teorie critiche) le RI. Al contrario, l’obiettivo dell’etica e’ diverso, ciò non
significa che le altre teorie non abbiano una dimensione etica. Solo il realismo e neo-realismo non trattano
dell’etica, in quanto pensano che questa non sia possibile in campo politico perché i governi, secondo
loro, non seguono le regole morali, come sostenuto anche da Macchiavelli. Secondo i realisti e neo-
realisti siamo in uno stato di anarchia, in cui la cooperazione non e’ possibile e perciò gli stati non
possono sviluppare delle regole etiche, non possono seguire insieme le stesse regole:
“The appeal to moral principles in the International sphere has no concrete universal meaning.. that
could provide rational guidance for political action,.. it will be nothing but the reflection of the morale
preconceptions of a particular notion”
-Morgenthau, Principles of realism.
Questo significa che, secondo I realisti e neo-realisti, non vi sono valori universali che possono essere
seguiti nella sfera politica. Tutte le altre teorie hanno una dimensione etica o almeno sono interessate ad
essa. Il liberalismo, ad es. ha come missione etica la ricerca della pace; il costruttivismo studia le norme,
le regole e il loro ruolo (es. diffusione dei diritti umani). Nonostante ciò, l’EI si e’ sviluppata come una
vera teoria delle RI , indipendentemente dalle altre.
Secondo alcuni, l’EI si e’ sviluppata negli anni ’80, ma in realtà, vi e’ una lunga tradizione dell’etica. Alla
fine degli anni ’60 vi era una visione molto positivista delle RI, vi era poco interesse per l’EI. Lo sviluppo
di altre forme di EI negli anni ’80 fu anche una reazione al modo molto positivista di vedere le RI. Si può
dire che ci fu un punto di svolta negli anni ’70 e che alcuni eventi politici e sviluppi intellettuali hanno
spinto lo sviluppo dell’EI, in quanto hanno costretto gli studiosi a prendere in considerazione gli aspetti
normativi (ossia le regole) delle RI. Tra gli eventi vi sono:
 Guerra del Vietnam, 1977 descritta anche in un libro del filosofo Walzer, dal titolo “Just and un
just war” fondamentale per la storia delle RI;
 Politica di Dissuasione Nucleare della GF, negli anni ’50 e ’60 che spinse gli studiosi delle RI a
chiedersi se fosse giusto minacciare un attacco nucleare, mentre non sarebbe stato giusto fare un
attacco nucleare;
 La Carestia in Africa, che fece nascere altri tipi di domande sui nostri doveri nei confronti dei
distant strangers, ossia dei popoli che soffrono della carestia.
Per contribuire all’EI negli anni ’60 venne pubblicato un libro molto importante “A theory of Justice”
1971 di John Rawls, filosofo americano che si chiede su quali principi si debba basare una societa giusta;
questi principi di giustizia sono poi stati applicati alle RI e ai problemi di giustizia globale da Chales
Beitz, con il libro “Political theory and International relations” 1979.
11.6.18
Pone degli standard e delle regole per definire i doveri degli stati e degli attori nazionali e transnazionali.
Prova a spiegare i fondamenti delle regole che esistono già (es. perché esistono i diritti umani o il principi
di non intervento). E’ un po’ a parte. Il realismo e liberalismo non fanno attenzione, pensano che l’etica
non abbia senso. Tutte Le altre teorie hanno un interesse per l’EI. Alcuni dicono che e’ nata negli anni ’80
come conseguenza di alcuni eventi storici, ma in realtà e’ molto più antica.

1.TEORIA DELLA TRADIZIONE DELLA GUERRA GIUSTA


Presuppone che in condizioni specifiche la guerra può essere giustificata. In più, in un contesto di guerra,
possiamo distinguere le azioni giuste e le azioni non giuste. Lo scopo della teoria della GG e’ di limitare
la guerra e per limitarla definisce le condizioni nelle quali la guerra e’ accettabile o giustificabile. E’ una
tradizione antica, comincia con Sant’Agostino, San Tommaso D’Aquino, Grotious (pensatore olandese),
de Vitoria, sono importanti per questa teoria. E’ antica, ma e’ stata rinnovata da Michael Walzer filosofo
americano degli anni ‘70/’80/’90 con il suo libro “Just and unjust wars” 1977. In questo libro pensa a
come si può fare una guerra giusta, tenendo come esempio la Guerra del Vietnam.
Questa teoria e’ opposta all’idea realista e neo-realista: gli stati possono utilizzare tutti i mezzi possibile
per massimizzare/assicurare la loro sicurezza e potere; non e’ possibile distinguere guerra giusta e
ingiusta e non si può applicare all’idea di guerra. Walzer critica questo punto (negli anni ’60 e ’70
realismo molto diffuso, soprattutto negli USA) e dice che gli stati sono creati dalle persone morali e
perciò gli stati vogliono agire moralmente e giustamente. In più dice che uno stato motivato dalla ricerca
pura del potere massimo perderà il supporto della popolazione almeno sul lungo termine. Questa teoria e’
anche opposta al pacifismo perché per loro la guerra non può mai essere giustificata. Al contrario, nella
teoria della guerra giusta qualche volta, in alcune circostanze può essere giustificata e legittima, ma solo
se i governi (che fanno la guerra) possono trovare argomenti per spiegare 3 cose:
1. Perché fanno la guerra;
2. Le loro azioni durante la guerra, comportamenti;
3. Le condizioni che impongono agli altri paesi quando c’e’ un processo di pace.
Molte regole della teoria della GG sono state codificate nel DI. Il diritto internazionale contemporaneo
include delle regole che spiegano alcuni motivi per cui la guerra e’ giusta, ad es.:
 nella Carta dell’ONU;
 CONVENZIONE DE LAIA 1899-1907: regole importanti per regolare i conflitti armati;
 CONVENZIONE DI GINEVRA: con 4 trattati 1864, 1906, 1929, 1949.
Nella teoria della GG c’e’ una divisione tra classica e antica fra 3 elementi (i governi devono essere in
grado di spiegare, di rispondere alle seguenti domande):
jus = diritto. Queste tre forme definiscono la GG [vedi libro]

 Jus ad bellum: prima cosa che devono seguire quando vogliono cominciare una guerra; definisce
in quale condizioni e’ legittimo cominciare una guerra;

Si hanno 6 condizioni che devono essere rispettate [libro] e se non sono rispettate la guerra non e’
giusta. La regola più importante e’ quella che dice che la guerra e’ giusta se la ragione e’ giusta.
Lo stato può fare la guerra solo per una ragione giusta. Es. stato aggredito; oppure un altro stato
e’ stato aggredito e un governo decide di difenderlo. La guerra e’ giusta solo se e’ difensiva, non
offensiva; deve essere sempre una reazione a un’aggressione (= uso delle forze armate per violare
i diritti di base di qualcuno) es. violare la sovranità; integrità territoriale; diritti individui/diritti
umani es. Germania Nazista invade la Polonia nel ’39; governo aggredisce il proprio popolo con
genocidio come in Rwanda, altri stati intervengono nello stato; attacco terrorista con attacco alle
Torri Gemelle a NY, sponsorizzato dall’Afghanistan, con Al Qaeda, USA fanno la guerra al
regime talebano, guerra giustificata per scopo reagire all’attacco.

 Jus in bello: spiega quali sono le azioni legittime durante la guerra e quali sono le armi e le
tattiche che possono essere utilizzate durante la guerra;

I comandanti militari, gli ufficiali e i soldati hanno la responsabilità di rispettare e di far rispettare
le regole; se non lo fanno sono perseguitati al giudizio perché sono criminali di guerra. Sono
perseguitati dalla corte penale internazionale (es. stupri durante la guerra) o nel loro paese.
Riguarda le armi, il fatto che non si può attaccare i civili, non si può torturare i prigionieri di
guerra, il governo deve rispettare i diritti dei suoi cittadini.

 Jus post bellum: riguarda il processo di pace; teorizzato da studiosi contemporanei es. Walzer, e’
un'altra tappa per la quale si deve determinare quali sono le azioni giuste dopo la guerra nel
processo di pace.

Scopo e’ di regolare la transizione della guerra verso la pace. E’ una nuova tappa/ categoria nella
teoria della GG e non e’ tanto codificato nel diritto internazionale. Si ha:
1. Principio di proporzionalità: se ci sono sanzioni devono essere proporzionali e il trattato
di pace non deve essere una vendetta, deve essere misurato;
2. Principio di pubblicità, deve essere pubblicato.

2.ETICA DELLA GLOBALIZZAZIONE


INTRO
Sull’ordine mondiale la globalizzazione ha effetti che sollevano nuove domande etiche. I principali effetti
della globalizzazione che fanno nascere le domande sono:
1. Moltiplicazione degli scambi + Aumento dell’immigrazione:
le frontiere sono meno chiare e la dicotomia fra estranei/ outsider e insider e’ meno chiara. E
questo fa nascere delle domande nei confronti degli estranei, verso chi non ha la nostra stessa
nazionalità (es. rifugiati politici).

2. I legami sono sempre più forti tra le comunità.


Fa si che sia + frequente che una comunità danneggi un’altra comunità. Es. compagnie
multinazionali che esternalizzano la loro produzione, es. bambini del Bangladesh che fabbricano
vestiti, quali sono le conseguenze delle mie azioni.

3. L’economia globale e le istituzioni internazionali: quali sono i doveri delle istituzioni


internazionali come la banca mondiale o il FMI (fondo monetario internazionale).
Le domande etiche non si pongono + all’interno delle frontiere degli stati Vestfaliani. Adesso le cose sono
cambiate e sono nate nuove domande: es. quali sono i nostri doveri per i cittadini degli altri paesi? Distant
estrangers che sono quelli che non conosciamo. Anche se non li conosciamo, non possiamo ignorare la
loro esistenza. Questo tipo di domanda non si faceva nel passato. La globalizzazione rende necessario
ripensare i nostri principi di giustizia a livello globale (non + a livello della comunità nazionale). Adesso
si cambia, ci sono tanti studiosi che provano a definire i principi etici universali. Per definire i principi
etici universali, per capire quali sono i nostri doveri nei confronti dei distant strangers, ci sono 2
dicotomie:
1. Consequenzialismo e deontologia: il Consequenzialismo dice che quando agisco lo faccio in
funzione delle conseguenze delle mie azioni. Al contrario, la deontologia significa che agisco in
un certo modo perché questo modo di agire e’ morale per sé. Es. tortura giustificata?
-CONS: può essere giustificata se riesco a ottenere informazioni;
-DEONT: la tortura non e’ mai giustificata anche se e’ utile o permette di salvare delle vite
perché non corrisponde al dovere morale (non si può torturare).

2. Cosmopolitismo e comunitarismo: due teorie che hanno delle concezioni dell’umanità diverse.
Cosmopolitismo vede l’umanità come una comunità unica, pensatori importanti sono Kant e
Habermas. Al contrario, il comunitarismo vede l’umanità divisa fra comunità e dice ci sono delle
comunità che coesistono con dei valori diversi, talvolta non compatibili, illusione valori
universali; pensatori importanti sono Michael Sandel, Charles Taylor e Michael Walzer. C’e’ un
dibattito sempre + forte tra il cosmopolitismo e il comunitarismo: le due teorie presuppongono
delle origini diverse, il cosmopolitismo origine nell’umanità; e comunitarismo i valori hanno
origine alla comunità alla quale appartengono. Questa ha una conseguenza perché secondo le 2
teorie i doveri degli stati sulla scena internazionale non sono gli stessi:
COSM: gli stati hanno molti più doveri positivi (si deve fare qualcosa, es. aiutare un altro stato)
nel confronto degli altri stati che nella teoria comunitaria;
COMUN:gli individui hanno doveri nei confronto dei loro concittadini e meno doveri nel
confronto di individui che non appartengono alla loro comunità.
COSMOPOLITISMO: c’e’ una comunità unica e che siamo tutti cittadini del mondo;
l’universalismo e’ possibile; abbiamo gli stessi doveri nei confronti dei nostri concittadini e dei
distant strangers; si basa sugli imperativi categorici di Kant [slide: quando faccio qualcosa mi
devo chiedere se la mia azione potrebbe corrispondere a un principi/ una regola universale, se non
e’ il caso significa che la mia azione non e’ morale/ etica]:
o Possiamo avere principi universali di giustizia;
o Non posso soltanto usare la persona come un mezzo, ma la devo rispettare e deve essere
la fine. La schiavitù e’ immorale
Prova a definire i doveri degli stati che sono:
Doveri Positivi = quello che gli stati devono fare. Es. portare aiuto umanitario in caso di carestia
o disastro naturale e non corrisponde alla carità, ma e’ morale e sarebbe immorale non farlo
perché gli stati hanno per diritto proteggere il diritto di base dell’umanità (e’ minacciato). ≠Carità
es. creare scuole in altro paese;
Dovei Negativi = dovere di non fare qualcosa, e sono i doveri di non fare male agli altri oppure di
non intervenire negli altri stati.
COMUNITARISMO:riconosce i doveri negativi, ma non riesce a riconosce e dice che i doveri
positivi riguardano solo i nostri concittadini. Ogni comunità ha i suoi valori e la sua concezione
della giustizia, questo fa si che abbiamo + doveri nei confronti dei membri della nostra comunità
e, a livello internazionale, gli stati hanno soprattutto doveri negativi
La globalizzazione rende ancora + acceso questo dibattito fra cosmopolitismo e comunitarismo e
secondo molti la globalizzazione dovrebbe favorire regole universali e far applicare regole del
cosmopolitismo. I cosmopoliti dicono che la visione della coesistenza degli stati basata sul
rispetto della sovranità e sul principi di non intervento, non e’ + di attualità.
3. La giustizia globale: la globalizzazione rende necessario questo pensiero sulla giustizia. Siamo
sempre + informati delle situazioni di carestia e di povertà estrema (e’ sempre + difficile ignorare
questo tipo di problema). L’EI prova a capire quali sono i doveri degli stati in questi casi:
PENSIERO COSMOPOLITA: ci sono 3 argomenti per sostenere che dobbiamo ridistribuire la
ricchezza a livello globale:
1. Siamo in società che producono in eccedenza, abbiamo troppo e perciò siamo in obbligo di
aiutare perché se non lo facciamo, non trattiamo i popoli dei paesi poveri come dei fini ma
come dei mezzi, dando + importanza alla nostra comunità che alla loro vita.
2. Non siamo responsabili del luogo dove siamo nati e non lo possiamo giustificare o
legittimare. Quindi dobbiamo anche contribuire a ridistribuire la ricchezza.
3. C’e’ una relazione causale fra la ricchezza di alcune società e la povertà di altre società e fra
la globalizzazione e la povertà globale (vedi Dependency School, sono marxisti). E’ la nostra
responsabilità pensare principi di giustizia globale, perché anche se non lo vogliamo siamo
responsabili della povertà delle altre società. Il cosmopolitismo dice anche la globalizzazione
rende + facile agire in modo efficiente per combattere la carestia e ridistribuire la ricchezza.
Abbiamo meno ragioni di rimanere passivi.

[vedi video slide]

Potrebbero piacerti anche